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Untitled - Comune di Casnigo

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essere sede <strong>di</strong> un fonte battesimale e che da sempre riven<strong>di</strong>cava la sua autonomia.<br />

Dallo statuto è proibito ai Casnighesi accordarsi per far eleggere un sacerdote piuttosto che un altro: l’elezione<br />

deve infatti avvenire senza sotterfugi. Il prete che accetta deve garantire, nelle mani dei consoli del <strong>Comune</strong>, <strong>di</strong><br />

osservare gli obblighi del ministero e <strong>di</strong> riconsegnare, quando lascerà la parrocchia, tutte le cose della chiesa che<br />

gli sono state consegnate. Lo stesso arciprete deve osservare certe limitazioni nell’esercizio della sua missione:<br />

se può lasciare momentaneamente la parrocchia per il suo ministero, è però tenuto a celebrare la messa, nei<br />

giorni d’obbligo, nella chiesa <strong>di</strong> <strong>Casnigo</strong>.<br />

I consoli possono autorizzare l’arciprete a recarsi, se richiesto, nei paesi della Valgan<strong>di</strong>no per uffici funebri: se<br />

però deve assentarsi in giorno <strong>di</strong> festa, è obbligato a calebrare prima la messa a <strong>Casnigo</strong>. Il parroco è inoltre<br />

obbligato a portare il viatico ai moribon<strong>di</strong> senza chiedere alcun compenso, ma può accettare quello che gli viene<br />

offerto. Come è lecito al <strong>Comune</strong> “descazar e deponer e licentiar” il sacerdote che ingiuria e offende uno o più<br />

casnighesi, così egli può lasciare la parrocchia, rompendo i patti, se viene a sua volta ingiuriato o offeso da uno o<br />

più vicini.<br />

La figura del parroco <strong>di</strong> campagna è in genere quella <strong>di</strong> un bonaccione, sempre presente alla fiera e ai mercati,<br />

per partecipare alle feste conta<strong>di</strong>ne. Egli gode <strong>di</strong> una reale e genuina popolarità tra gente <strong>di</strong> cui è l’immagine.<br />

Spesso il clero parrocchiale, reclutato senza sufficiente controllo ed imperfettamente istruito, è, nel suo<br />

complesso, intellettualmente e moralmente inferiore al suo compito. Il clero appare spesso in cattiva luce,<br />

accusato <strong>di</strong> cattivi costumi, <strong>di</strong> intemperanze, <strong>di</strong> scandali. Alla miseria morale si affianca del resto la miseria<br />

materiale che induce i membri del clero a reclamare senza ritegno quanto è loro dovuto in occasione, ad<br />

esempio, <strong>di</strong> matrimoni e sepolture, esigendo senza remissione le decime persino dai parrocchiani in miseria.<br />

Un secolo dopo la riorganizzazione dello statuto, risultano illuminanti, su tale permanente con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> miseria<br />

e <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio, <strong>di</strong> espe<strong>di</strong>enti al limite della tollerabilità da parte del clero, i verbali della visita <strong>di</strong> S. Carlo<br />

Borromeo, car<strong>di</strong>nale e arcivescovo <strong>di</strong> Milano, alla parrocchia <strong>di</strong> <strong>Casnigo</strong> (9 ottobre 1575).<br />

Ecco uno stralcio: “Sia sistemato l’ingresso del cimitero, perché non vi possano entrar bestie al pascolo ... (lo<br />

Statuto, al cap. 67°, prevedeva già pene dettagliate per i proprietari <strong>di</strong> bestie pascolanti nel cimitero della chiesa).<br />

Siano sra<strong>di</strong>cati entro quin<strong>di</strong>ci giorni alberi e viti che vi crescono ... . I legni infissi alle pareti della chiesa per<br />

sostegno delle viti nell’orto dell’arciprete siano rimossi entro tre giorni ... . L’arciprete Tranquillo Canali si astenga<br />

in futuro da ogni sorta <strong>di</strong> <strong>di</strong>vertimenti, cacce, traffici e contrattazioni illecite o scandalose per le quali è stato<br />

condannato ...” (al processo una testimonianza giurata aveva sostenuto che l’arciprete “non era solito de<strong>di</strong>carsi a<br />

giochi proibiti, né ingiuriare né questionare con parole gravemente offensive ... benché qualche volta avesse<br />

giocato ai tarocchi con gli amici”).<br />

Il 28 gennaio dell’anno seguente, lo stesso car<strong>di</strong>nale celebrava il processo contro il prete Giacomo Lanza,<br />

cappellano <strong>di</strong> <strong>Casnigo</strong>, accusato <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> colpe.<br />

Eccone alcune, tratte da una testimonianza giurata: “<strong>di</strong>ce la messa, ma non la legge troppo bene ... . A volte<br />

comprava qualche bestia et le ingrassava et le fa morire et le sala lui et quello che avanza per lui, lo vende ... .<br />

Lui quando è chiamato a far la cucina, lui ci va volentieri, ma senza denari ...”.<br />

Un’altra testimonianza giurata <strong>di</strong>fese la moralità del prete Lanza: “...Io lo tengo per homo da bene ...”.<br />

(Cfr. ‘Fontes ambrosiani’, ‘Gli atti della visita apostolica <strong>di</strong> S. Carlo Borromeo a Bergamo’, 1575, a.c. <strong>di</strong><br />

A.G. Roncalli e P. Forno, Olschki, Firenze, 1939, vol. II, parte I, pagg. 406-427, passim).<br />

154<br />

[pp. 77-78]<br />

NOTE<br />

…<br />

3 La terra della valle non è certo la “terra pulcherrima, soli fertilitate pabulique ubertate gratissima” <strong>di</strong> cui<br />

fantastica per l’Italia Pierre d’Ailly, nella sua ‘Yamayo mun<strong>di</strong>’, uno dei più celebri trattati <strong>di</strong> geografia me<strong>di</strong>evale.<br />

Anche lo splen<strong>di</strong>do paesaggio agrario italiano, <strong>di</strong> cui riferiscono <strong>di</strong>versi osservatori del Quattrocento e del<br />

Cinquecento, piuttosto che il prodotto dell’attività dei suoi abitanti rappresentava il carattere <strong>di</strong>stintivo <strong>di</strong> una<br />

regione naturale.<br />

Infatti, appena oltre la fascia <strong>di</strong> campi coltivati e <strong>di</strong> colture arboree specializzate che circondava la città, si<br />

aprivano <strong>di</strong>stese <strong>di</strong> pascoli e <strong>di</strong> campi aperti “e una squallida realtà <strong>di</strong> terreni incolti” (Cfr. St. d’It, Einau<strong>di</strong>,<br />

Documenti, 5*, pp. 76-78).<br />

A <strong>Casnigo</strong> dovette essere piuttosto la povertà dei terreni a contrastare il bisogno <strong>di</strong> risorse, perché lo<br />

statuto testimonia la puntigliosa attenzione anche per gli appezzamenti meno produttivi, da cui, si<br />

dovette spremere un necessario complemento delle risorse (Cfr. <strong>Casnigo</strong> e Casnighesi, o.c., p. 53).

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