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Untitled - Comune di Casnigo

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LA MECELLERIA – A <strong>Casnigo</strong> la carne fresca <strong>di</strong> qualsiasi tipo <strong>di</strong> animale è commerciata soltanto nella macelleria<br />

comunale (beccharia) – che è aperta in piazza –, con il pagamento del dazio. Sono escluse dal pagamento del<br />

dazio le carni <strong>di</strong> “bestie salvadege”, cioè <strong>di</strong> animali selvatici. Quin<strong>di</strong> la macelleria comunale serve esclusivamente<br />

per riscuotere le imposte da parte dei ‘factori’ e del ‘condutor’ del dazio, non per macellare gli animali.<br />

LE STRADE – L’esistenza <strong>di</strong> strade facilmente transitabili è sempre stato un fattore molto importante al fine <strong>di</strong> più<br />

facili e più imme<strong>di</strong>ate comunicazioni, soprattutto per le popolazioni delle valli che sono sempre state spinte<br />

dall’esigenza <strong>di</strong> scendere a Bergamo per ragioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza politica ed economica. Tutto ciò fa presumere<br />

l’esistenza <strong>di</strong> percorsi stradali in gran parte ricalcati da quelli attuali. L’arteria principale che collega la Valle<br />

Seriana con Bergamo è, da sempre, quella strada che, risalendo il corso del Serio, raggiunge Clusone e<br />

la Valle <strong>di</strong> Scalve. Importantissima arteria tracciata durante il periodo romano. E poiché sappiamo che fin<br />

dai primi anni del secolo X a Bergamo si teneva il sabato un mercato e annualmente una fiera in occasione della<br />

festa <strong>di</strong> S. Alessandro, patrono della città, è indubbio che per tale ricorrenza anche <strong>di</strong>versi casnighesi si<br />

muovevano per ragioni religiose ed economiche alla volta della città, servendosi <strong>di</strong> quella strada romana. In uno<br />

statuto <strong>di</strong> Bergamo del 1353 è introdotto il sistema <strong>di</strong> manutenzione dell’intera via che, staccandosi dall’esterno<br />

della città, conduce agli estremi confini del contado o a quelle terre con le quali interessa avere sicure<br />

comunicazioni: i Comuni sono riuniti in gruppi (Consorzi), obbligati alla manutenzione delle parti della via che<br />

attraversa il loro territorio.<br />

L’importanza delle vie <strong>di</strong> comunicazione è avvalorata anche dallo statuto <strong>di</strong> <strong>Casnigo</strong>, che si occupa<br />

puntigliosamente della loro efficienza, intervenendo perché i vicini non solo lascino sgombre tali strade, ma<br />

soprattutto prestino perio<strong>di</strong>camente (almeno due volte l’anno) e in caso <strong>di</strong> necessità opera <strong>di</strong> manutenzione e <strong>di</strong><br />

riparazione nelle strade <strong>di</strong> maggior transito. Anche nell’età comunale il movente delle riparazioni è sempre il<br />

red<strong>di</strong>to che si ricava dal pagamento del pedaggio per poter transitare sulle strade (8) .<br />

L’AGRICOLTURA E L’ALLEVAMENTO – L’estensione dei boschi, unitamente a quella dei pascoli, ha contribuito<br />

nell’età feudale, e in egual misura nell’età comunale, a quella combinazione <strong>di</strong> agricoltura e <strong>di</strong> allevamento che è<br />

il principale tratto dell’economia rurale (9) . Il bosco è sempre stato fornitore <strong>di</strong> cibo, oltre che <strong>di</strong> materiale da<br />

costruzione. Fin dai tempi lontani, sono stati messi a punto regolamentati sistemi per il suo sfruttamento in<br />

comune: quanti animali ogni “capo <strong>di</strong> casa” può mandare al pascolo, quali <strong>di</strong>ritti sono concessi per l’uso delle<br />

terre incolte. Tali <strong>di</strong>ritti d’uso rimangono anche più tar<strong>di</strong>, <strong>di</strong>venuti ormai consuetu<strong>di</strong>ne: mandare le bestie a<br />

pascolare nel bosco, raccogliere ghiande e legna secca, tagliare in una parte del bosco una certa quantità <strong>di</strong><br />

legno vivo (10) .<br />

Il bosco fornisce una quantità <strong>di</strong> materiali che si rivelano ogni giorno più necessari, con il miglioramento<br />

continuo delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> esistenza: fascine per il fuoco, carbonella per i forni, per i laboratori (11) , resina per le<br />

torce, cera per le candele, ceneri. Dal fatto poi che esistano vigneti deriva una domanda <strong>di</strong> legno per i pali <strong>di</strong><br />

sostegno, per la fabbricazione <strong>di</strong> botti e tini, <strong>di</strong> recipienti vinari, che parzialmente bisogna rinnovare a ogni<br />

vendemmia (12) .<br />

Nello statuto si legge che vengono eletti per un anno quattro vicini incaricati <strong>di</strong> stabilire a chi sono assegnati e<br />

dove devono essere piantati viti, castagni e altri alberi da frutto a spese del <strong>Comune</strong>, con obbligo, da parte<br />

dell’assegnatario, <strong>di</strong> coltivarli e <strong>di</strong> non tagliarli senza autorizzazione. Sono i ‘partidori’ e i ‘taleatori’. I consoli<br />

devono poi sorvegliare attentamente affinché le terre assegnate vengano curate con estrema <strong>di</strong>ligenza da parte<br />

dei vicini.<br />

Ai primi <strong>di</strong> maggio, i consoli traggono a sorte “doi homini, zoe: uno litterato, e laltro, non litterato, per<br />

numerador”, con l’incarico <strong>di</strong> compilare l’elenco <strong>di</strong> tutti gli animali pascolanti nel <strong>Comune</strong>; l’inventario deve essere<br />

ripetuto al principio <strong>di</strong> agosto e <strong>di</strong> ottobre <strong>di</strong> ogni anno: nell’arengo poi viene letto l’elenco degli animali che sono<br />

tassati.<br />

Ai primi <strong>di</strong> marzo e a S. Martino <strong>di</strong> ogni anno vengono piantate quattro piante <strong>di</strong> pioppo o <strong>di</strong> salice (o anche in<br />

numero maggiore se necessario) al fine <strong>di</strong> evitare ‘ruine’ nei prati e nei campi, e per “mantegnere le vie”.<br />

Altre <strong>di</strong>sposizioni dello statuto riguardano sempre la cura dei prati, dei boschi, delle siepi, della proprietà (non<br />

fare erba o fieno nei prati altrui, non rastrellare sotto le piante degli altri, non accendere fuochi specie nei boschi,<br />

non fare calcare in certi luoghi (13) , non danneggiare le siepi ...).<br />

In alcuni perio<strong>di</strong> dell’anno le terre del <strong>Comune</strong> e dei vicini vengono lasciate libere al pascolo; sono escluse<br />

soltanto quelle che sono seminate o poste nell’agro.<br />

Tale nomina mira a favorire la pastorizia; ciò spiega perché tra la popolazione della Valseriana (ove fiorì la<br />

pastorizia) dura tuttora il detto ‘a san Martino l’erba è dell’agnellino’.<br />

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