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Untitled - Comune di Casnigo

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che <strong>di</strong> presente si vede. E Chiesa Arcipetrale noncupata ricca <strong>di</strong> moltissimi tesori de corpi santi, e beate reliquie<br />

(...) e per molte prerogative illustre. Nel suo <strong>di</strong>stretto si cava Bolo molto buono quasi simile all’Armeno, e alla<br />

ra<strong>di</strong>ce del Monte verso sera vedesi un flusso, e reflusso mirabile d’acque in modo che quattro, e sei volte al<br />

giorno crescono, e decrescono, ora comparendo abbondantissime, e ora affatto asciutte; e perché quando<br />

cominciano, e poi quando finiscono, specialmente <strong>di</strong> notte, fanno molto strepito, perciò si chiama il fonte del<br />

Dragone”.<br />

Anche Giambattista Angelini (Bergamo descritto nel 1720, manoscritto presso la Biblioteca Civica, nuova<br />

numerazione a stampiglia p. 144) dei più che un<strong>di</strong>cimila versi ne de<strong>di</strong>ca una cinquantina a <strong>Casnigo</strong>, <strong>di</strong> cui 37 al<br />

fenomeno: ‘Dragon si chiama il fonte ...’.<br />

Ancora Giovanni Maironi da Ponte (‘Dizionario odeporico o sia storico-politico-naturale della provincia<br />

bergamasca’, Bergamo, dalla Stamperia Mazzoleni 1819, 3 voll., I, pp. 235-236) annota:<br />

“Nella detta contrada <strong>di</strong> Serio sotto l’alta sponda, che serve <strong>di</strong> sostegno alla pianura, su cui poggia <strong>Casnigo</strong><br />

trovasi una fonte intermittente conosciuta sotto il nome <strong>di</strong> Dragone. Essa non isgorga in alcun recipiente,<br />

siccome il più delle fontane; ma sbucciando dal piede <strong>di</strong> questa specie <strong>di</strong> monte si forma subito in un ruscello.<br />

In meno <strong>di</strong> un quarto d’ora si è veduta alzarsi ed abbassarsi <strong>di</strong> livello sino sette volte. Il maggiore<br />

abbassamento non era che <strong>di</strong> tre pollici, gli altri tutti erano minori, e fra loro <strong>di</strong>suguali. Si è avuto qui occasione<br />

<strong>di</strong> osservare che sotto i detti gran massi <strong>di</strong> pietra calcare e <strong>di</strong> breccia cavernosa gli strati sono prima <strong>di</strong> una<br />

porosissima ghiaia, e sotto <strong>di</strong> una minutissima sabbia mista <strong>di</strong> terra vegetabile, almeno sin dove si è potuto<br />

arrivare con la osservazione. Quin<strong>di</strong> non irragionevole l’ipotesi che tali intermittenze siano originate da <strong>di</strong>versi<br />

gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> ostacolo, che provino i primi fili <strong>di</strong> questa sorgente nel passare attraverso <strong>di</strong> tante <strong>di</strong>verse sostanze,<br />

sicché in certi punti non ci voglia meno che della sopravvivenza <strong>di</strong> un nuovo volume <strong>di</strong> acqua ad aiutar col suo<br />

peso la prima a superare l’ostacolo, che la teneva imbrigliata”.<br />

E’ da notare tuttavia che lo statuto, generalmente attento alle fonti <strong>di</strong> approvvigionamento idrico, non fa<br />

menzione <strong>di</strong> questa sorgente la quale ancor oggi è attiva benché irrime<strong>di</strong>abilmente compromessa nella<br />

sua documentata caratteristica originaria e è conosciuta col nome <strong>di</strong> “Regù”.<br />

La non considerazione <strong>di</strong> quest’acqua da parte dello statuto è forse dovuta alla sua posizione geografica, che,<br />

se oggi è all’ingresso della principale strada <strong>di</strong> accesso al paese, fino agli inizi del secolo scorso si trovava<br />

isolata rispetto alla zona d’interesse, tanto che, ancora nel 1596, il Mozzi l’assegnava a Vertova, e nel 1819, il<br />

Mairone da Ponte si sentiva in dovere <strong>di</strong> osservare:<br />

“La vecchia strada <strong>di</strong> comunicazione del villaggio con Bergamo si separa da quella <strong>di</strong> Gan<strong>di</strong>no poco<br />

superiormente passato il ponte <strong>di</strong> Fiorano. Ma ora che si è costrutto un nuovo ponte sul Serio poco sopra <strong>di</strong><br />

Vertova, gli abitanti <strong>di</strong> <strong>Casnigo</strong> trovano assai più breve e sicura la strada per questa parte” (o.c., p. 234).<br />

Associazione Culturale “S. Spirito” (a cura della), Lo stradario <strong>di</strong> <strong>Casnigo</strong>. Descrizione delle vie<br />

nel 1487, Quaderni Casnighesi, n. 2, s.l. 1996, pp. 7-8<br />

COLLOCAZIONE STORICA<br />

Quando il manoscritto viene steso <strong>Casnigo</strong> è un comune in<strong>di</strong>pendente, inserito nella Quadra della Val<br />

Gan<strong>di</strong>no, che fa capo a Venezia. Per il nostro paese i bei tempi ormai sono finiti, perché la ricchezza è <strong>di</strong><br />

chi possiede acqua per far girare i folli in cui si lavora la lana, dopo che da Venezia si è avuta la conferma<br />

della possibilità <strong>di</strong> lavorarla anche al <strong>di</strong> fuori della città <strong>di</strong> Bergamo. Vertova ha colto la palla al balzo, ma come<br />

conseguenza delle lotte tra Guelfi e Ghibellini, il paese è stato raso al suolo nel 1398 e Gan<strong>di</strong>no si appresta a<br />

subentrare. L’Agro, o meglio i Campi del Subtu, non sono più una ricchezza unica, il castello sito, a<br />

quanto pare, a ridosso dell’attuale via Marconi è ormai in rovina, le famiglie più potenti se ne sono<br />

andate. E <strong>di</strong> tutto questo, col tempo, sparirà ogni traccia, avvalorandosi l’ipotesi che <strong>Casnigo</strong> non abbia mai<br />

avuto storia. Eppure nel 1487, anno <strong>di</strong> stesura del manoscritto, a <strong>Casnigo</strong> opera un notaio importante come<br />

Bortolo Cattaneo, che curerà anche gli interessi della Valgan<strong>di</strong>no a Venezia e che, tra i notai dell’epoca, pare<br />

quello che meglio conosce il latino, testimonianza <strong>di</strong> una cultura fuori posto se davvero il paese era <strong>di</strong>menticato.<br />

In altri testi, ad<strong>di</strong>rittura, il nostro notaio accenna a locali dove faceva scuola, cosa assai significativa e rara per<br />

quei tempi.<br />

La scelta delle date merita un <strong>di</strong>scorso a parte in quanto testimonianza della tipica mentalità me<strong>di</strong>oevale, che<br />

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