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Untitled - Comune di Casnigo

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terraferma, un caposaldo dei territori della Serenissima.<br />

E’ interessante la nota delle terre <strong>di</strong> Bergamo che il Senato, già il 16 marzo 1428, faceva avere ai suoi oratori a<br />

Ferrara:<br />

“(...) Vallis Seriana Inferior et Vallis Seriana superior. (...) castrum de Vertua: tenetur per homines <strong>di</strong>cte terre et<br />

est in Valle Seriana inferiori; castrum de Gan<strong>di</strong>no est in Valle Seriana inferiori et est (una) pulcra terra (...)” (A.S.<br />

Venezia, Senato, Secreta, reg. 10, c. 136). (Cfr. tavola fuori testo, Id. p. 328). (Id., pp. 368-369, n. 40).<br />

E’ strano come la nota non contenga notizie <strong>di</strong> un ‘castrum’ <strong>di</strong> <strong>Casnigo</strong>, poiché, non solo la<br />

toponomastica conserva attualmente due in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> ‘castèl’, ma le stesse sovrastrutture e<strong>di</strong>lizie<br />

successive lasciano chiaramente intendere l’originaria impostazione <strong>di</strong>fensiva in entrambi i casi. In un<br />

caso, poi, non solo è possibile leggere una data (il 1627, su una lastra <strong>di</strong> biellone posta sotto la finestra <strong>di</strong> un<br />

ambiente oggi a<strong>di</strong>bito a stalla) ma la posizione strategica è tale (sperone sud-ovest dell’altipiano che <strong>di</strong>vide la<br />

Valgan<strong>di</strong>no dalla me<strong>di</strong>a Val Seriana) da giustificare pienamente l’ipotesi <strong>di</strong> un ‘castrum’ primitivo.<br />

…<br />

44 . La pergamena del 1392 relativa ai confini <strong>di</strong> Vertova (Cfr. P. Gusmini, o.c., p. 214) testimonia <strong>di</strong> un<br />

“Terminus lapis ciriciis fixus et erectus in ripa comunis de Cazanigo”.<br />

Nel 1958, nel corso dei lavori <strong>di</strong> sistemazione della strada che da <strong>Casnigo</strong> procede verso Ponte Nossa, fu<br />

scoperta una grossa pietra poligonale con una significativa iscrizione in caratteri maiuscoli: “1694 – QUESTO E’ IL<br />

CONFINE DELLA VALLE SERIANA SUPERIORE” (Cfr. la riproduzione fotografica in Belotti, IV, p. 239).<br />

Un termine, in pietra <strong>di</strong> Sarnico, che in<strong>di</strong>ca il confine della Val Seriana Superiore con la Val Cavallina Superiore,<br />

datato 1787, è riprodotto fotograficamente in ‘Sovere’, ac. <strong>di</strong> S. Del Bello – B. F. Duina, C. Ferrari, Clusone,<br />

1983, p. 296; un altro, relativo ai confini tra Scalve e Bon<strong>di</strong>one, e posto in data 1736, è riprodotto in E. Bonal<strong>di</strong>,<br />

o.c., p. 57.<br />

…<br />

48 . “L’industria manifatturiera aveva cominciato il suo vivace sviluppo anche nel territorio, e specialmente nella<br />

Valle Seriana; e Antonio Tiraboschi (‘Cenni intorno alla Valle Gan<strong>di</strong>no ed ai suoi statuti’, Arch. Stor. Lom., 1880,<br />

e per estratto, Bortolotti, Milano, 1882, passim), si ritiene che già nel sec. XII la Valle Gan<strong>di</strong>no coltivasse il<br />

lanificio, e quei valligiani portassero le loro pannine alla fiera <strong>di</strong> S. Alessandro in Bergamo. Certo poi il lanificio<br />

prosperava in Val Gan<strong>di</strong>no sul principio del sec. XIV, perché (...), il più antico statuto <strong>di</strong> Vertova tratta del follo<br />

comunale” (Id., p. 176; Cfr. P. Gusmini, o.c., capp. L e LXIX, pp. 188-189).<br />

Attività che saranno, con le persone, le prime vittime delle fazioni locali già nella seconda metà del Trecento.<br />

Continua il Belotti: “Disturbate e <strong>di</strong>sorganizzate devono essere state anche le nostre industria solite e già<br />

precedentemente ricordate: quella mineraria e quella dei panni. Difatti non è <strong>di</strong>fficile pensare quali saranno le<br />

conseguenze delle gesta devastatrici delle bande guelfe e ghibelline nelle alte valli, dove erano le miniere, e più<br />

ancora in quel <strong>di</strong> Gan<strong>di</strong>no e <strong>di</strong> Vartova, già emporio del mercato dei panni bergamaschi, e nella stessa<br />

Bergamo, dove erano le industrie manifatturiere, e in genere nel territorio dove i mercanti venivano aggre<strong>di</strong>ti e<br />

spogliati” (Id., pp. 371-372).<br />

A proposito ‘Della Val Seriana <strong>di</strong> mezzo, detta <strong>di</strong> Gan<strong>di</strong>no’, agli inizi del sec. XVII, fra Celestino potrà<br />

scrivere: “Questa Valle fa il maggior traffico <strong>di</strong> panni alti, e bassi <strong>di</strong> ogni sorte, che si faccia in tutta la Montagna.<br />

Quin<strong>di</strong> manda la Comunità <strong>di</strong> Bergomo, un Vicario con podestà limitata, come nella Inferiore. Seguendo la<br />

strada <strong>di</strong> Disenzano <strong>di</strong> qua dal Serio, si entra in questa Valle, e si trova primieramente Roha, che è una piccola<br />

contrada pertinente a Gazaniga, la quale segue poco dopo; qui si fanno ottimi pettini per la lana, ha ottime vene<br />

<strong>di</strong> pietra non miga in tutto negre come quelle <strong>di</strong> Ceno, ma più gran<strong>di</strong>, come si può vedere ne vasi dell’acqua<br />

benedetta in Santa Maria Maggiore.<br />

Il Mucio lauda gli habitanti <strong>di</strong> Gazaniga <strong>di</strong> numero, e <strong>di</strong> buoni lavoratori <strong>di</strong> lana.<br />

Fiorano. Semonte.<br />

Vertova dove si fa mercato essente ogni Mercoledì, e Venerdì <strong>di</strong> panni <strong>di</strong> lana in particolare, d’ogni sorte, il più<br />

celebre, ricco, e frequentato in tutta Italia; e perciò oltre sette Purghi, e due Tintorie sono quivi assaissimi e<strong>di</strong>fici,<br />

de’ quali <strong>di</strong>rassi fra poco. Havea già un antico, e forte Castello, c’hora è <strong>di</strong>strutto, dove teneva presi<strong>di</strong>o<br />

or<strong>di</strong>nario, a sue spese tassatele dalla Città; sotto la cui obbe<strong>di</strong>enza era, come era la Terra stessa; la quale se<br />

bene con Semonte si governava per se stessa, onde eleggeva il Podestà, a suo arbitrio, nobile però <strong>di</strong><br />

Bergomo, (cui dava <strong>di</strong> salario <strong>di</strong>eci lire, tassando à questo fine otto <strong>di</strong>nari per fuoco, <strong>di</strong> cui si vedono anco le<br />

quitanze fatte sotto ‘l Palazzo <strong>di</strong> Bergomo, l’anno 1304. 1330. e 1331; dal qual computo si può dedurre il<br />

numero de gli habitanti <strong>di</strong> quei tempi) e ne’ suoi Statuti si legge ancora la forma del giuramento, ch’ei faceva<br />

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