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NOTE [pp. 22-35]<br />
…<br />
11 . Riferendosi alle con<strong>di</strong>zioni del territorio bergamasco alla fine del Cinquecento, L. Pagani scrive: “Ambiente<br />
<strong>di</strong> fatica (...) guadagnato e dominato con costanza e sacrificio, e tuttavia non adeguato al mantenimento <strong>di</strong> una<br />
popolazione che vi risulta sproporzionata, sì che per tempo si sviluppa, accanto all’attaccamento ra<strong>di</strong>cato,<br />
anche la tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> quell’esodo multi<strong>di</strong>rezionale che costruisce, almeno dal Me<strong>di</strong>oevo, una particolare<br />
geografia <strong>di</strong> Bergamo fuori <strong>di</strong> Bergamo” (Giovanni da Lezze, ‘Descrizione <strong>di</strong> Bergamo e suo territorio 1596’, a c<br />
<strong>di</strong> V. Marchetti e L. Pagani, Bergamo, 1989, p. XV).<br />
Tuttavia, secondo quanto osserva lo storico G. De Rosa, “la storia locale non vive passivamente gli effetti dei<br />
gran<strong>di</strong> eventi politici, e economici, religiosi ed istituzionali, non può essere e non è una cassa <strong>di</strong> risonanza delle<br />
scelte che si compiono ai vertici della politica (...). Gli effetti delle gran<strong>di</strong> trasformazioni sociali contemporanee si<br />
producono su strutture ambientali, che hanno uno spessore temporale e culturale che va oltre le nostre date e<br />
che vanno indagate. In ogni ricerca locale c’è una doppia storia: una (...) <strong>di</strong> semplice applicazione e verifica del<br />
modello generale, e l’altra (...) che non si lascia vedere subito e che è costituita <strong>di</strong> atteggiamenti, <strong>di</strong> filosofie, <strong>di</strong><br />
senso comune, che sono molto precedenti” (Cit. da G. Politi, ‘Storia ‘locale’ e ‘grande’ storia. Il terreno dello<br />
storico locale’, in ‘Archivio Storico Bergamasco’, 12, p. 169).<br />
12 . L’archivio parrocchiale – ere<strong>di</strong>tà preziosa ma manomessa e depredata nel passato e che attende ancora la<br />
pazienza <strong>di</strong> un certosino – conserva tracce <strong>di</strong> una forte vitalità religiosa nel Quattrocento, ma <strong>di</strong>viene eloquente<br />
soltanto un secolo dopo, con la visita <strong>di</strong> S. Carlo Borromeo (9 ottobre 1575).<br />
Tuttavia non appaiono finora ricostruibili i termini <strong>di</strong> una relazione (certamente strettissima) tra comunità<br />
religiosa e comunità civile, se non nella <strong>di</strong>dascalia <strong>di</strong> un affresco: in uno strappo raffigurante la SS. Trinità,<br />
proveniente dalla ‘Casa del Suffragio’ sul sagrato della chiesa parrocchiale, si legge: “ANDRIOLUS TADEY XXIV<br />
MADII MCCCCXXIV FECIT FIERI HOC OPUS”.<br />
Lo statuto (c5r, 21) recita: ‘Tade de Andreol <strong>di</strong> Capitani’: nel primo caso: Andreuccio figlio <strong>di</strong> Taddeo e<br />
committente dell’affresco, riformatore e notaio dello Statuto, e forse nipote del primo.<br />
13 . “Si tratta <strong>di</strong> una città che si <strong>di</strong>stingue nettamente dai suoi territori d’Oltremare o <strong>di</strong> Terraferma, <strong>di</strong> uno Stato<br />
monopolizzato da una classe <strong>di</strong>rigente omogenea, <strong>di</strong> una società dalle dominanti economiche e culturali ben<br />
definite. L’incidenza dei gruppi stranieri che fanno parte del variegato mondo <strong>di</strong> Venezia è ancora debole, si<br />
tratta <strong>di</strong> Fiorentini, Tedeschi o ebrei. Pur trattandosi <strong>di</strong> una popolazione numerosa e sottomessa, governata da<br />
classi ristrette <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni e nobili, quella <strong>di</strong> Venezia ha un senso potente del destino collettivo. Questo popolo,<br />
che comprende nel suo seno i provinciali della Dalmazia e della Grecia, del Friuli o <strong>di</strong> Bergamo, non si rivolterà<br />
mai contro i signori, neppure nei giorni più drammatici del 1509” (A. Tenenti; cit. da R. Ceserani – L. De<br />
Federicis, Il materiale e l’immaginario. La società dell’antico regime, II, Loescher, 1986. p. 54). (La data si<br />
riferisce alla sconfitta patita dai Veneziani ad Agnadello (il 14 maggio 1509 per opera dei Francesi comandati<br />
da Luigi XII e da Gian Giacomo Trivulzio, nell’ambito della guerra della Lega <strong>di</strong> Cambrai contro Venezia).<br />
“Quanto al contado, la Repubblica (<strong>di</strong> Venezia) ebbe la tendenza <strong>di</strong> attribuire ai gran<strong>di</strong> centri una funzione <strong>di</strong><br />
controllo e <strong>di</strong> guida su <strong>di</strong> esso, anche se fu una costante del suo pragmatismo politico il giocare sulle rivalità fra<br />
città e vallate ‘per assicurarsi la fedeltà <strong>di</strong> quelle popolazioni e gestire un ruolo <strong>di</strong> me<strong>di</strong>atore che le conferisse<br />
prestigio e rispetto (C. Povolo)” (S. Rossi, ‘Un notaio del vicario in Valle Brembana a metà del Cinquecento’, in<br />
‘Archivio Storico Bergamasco’, 14, p. 21).<br />
Cfr. anche Giovanni da Lezze, o.c., p. XIX.<br />
…<br />
15 . G. Ronchetti, ‘Memorie istoriche della città e Chiesa <strong>di</strong> Bergamo’, Archivio Storico Brembatese, 1973, I, pp.<br />
283 e 359.<br />
S. Del Bello (In<strong>di</strong>ce toponomastico altome<strong>di</strong>evale del territorio <strong>di</strong> Bergamo – secoli VII – IX – Biblioteca Civica <strong>di</strong><br />
Bergamo, 1986) <strong>di</strong>mostra invece che Auliuno apparteneva al territorio <strong>di</strong> Calcinate e che Cassenago<br />
(Casenago) è sicuramente un toponimo, oggi scomparso, riferito a un ‘vicus’ posto a sud <strong>di</strong> Calcinate (Ibid. p.<br />
113, n. 2).<br />
…<br />
24 . Dal 1428 al 1797 (trattato <strong>di</strong> Campoformio) Bergamo apparterrà alla Repubblica Veneziana e costituirà, in<br />
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