12.06.2013 Views

Untitled - Comune di Casnigo

Untitled - Comune di Casnigo

Untitled - Comune di Casnigo

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

LEVA (O LEVE) (con cerchietto)<br />

1<br />

GHANDIN (con cerchietto)<br />

Il torrente Romna vi ha un corso interamente a nord <strong>di</strong> queste ultime quattro terre, il che, come vedremo,<br />

sembra provi che Leonardo abbia meglio avuto in vista la Valle del Re’.<br />

Per poco che si conosca la nostra topografia, risulta aperto come qui sia alterato l’or<strong>di</strong>ne, col quale si seguono<br />

le nostre terre: Seriate – (Pedrengo) – Scanzo – Villa <strong>di</strong> Serio – Pradalunga.<br />

Non ripeterò su questo punto i rilievi già fatti dal Baratta: la via sale a ‘Vallolta’, così parmi <strong>di</strong> leggere nello<br />

schizzo la forma locale del nome, per ri<strong>di</strong>scendere e raggiungere ‘Ghazanigho’ ove è segnata la via, che per ‘Pia’<br />

e ‘Leve’, come sembrami <strong>di</strong> dover leggere questo nome nello schizzo troppo ridotto nelle sue proporzioni,<br />

conduce a ‘Ghan<strong>di</strong>n’. Che ‘Ghazanigho’ si abbia ad interpretare per l’attuale <strong>Casnigo</strong>, pare non sia a<br />

dubitare, perché sulla opposta sponda con forma pressoché identica all’attuale troviamo chiaramente<br />

segnata ‘Ghazanigha’. E che quella <strong>di</strong> ‘<strong>Casnigo</strong>’ sia forma assai recente lo provano i più antichi documenti, nei<br />

quali abbiamo sempre ‘Cazanico, Cazanicho’ (Lupi, Cod. Diplom., coll.733, 846; Statuto an.1331, coll.2, c.53<br />

[54]) ma essa si mantenne anche in altri assai più recenti, come nello Statuto del 1493, dove troviamo<br />

<strong>di</strong>stintamente enumerati i due comuni <strong>di</strong> ‘Cazanicho’ e <strong>di</strong> ‘Gazanicha’ (Statut. an.1493, collat.2, c.24, p.450) e<br />

perfino nello Statuto volgare <strong>di</strong> Leffe del 1479 troviamo le seguenti espressioni: ‘fina in som del prat Cazanich’;<br />

fina in la rosta <strong>di</strong> fioy dol Mul de Cazanich’; così similment a Barziza e a Cazanich’ (Statuto <strong>di</strong> Leffe del 1479, cc.<br />

90, 185, 195, in Raccolta Tiraboschi cartella ΨV, I, nella Civica Biblioteca, espressioni che compaiono ancora<br />

nell’estimo del 1610 con un Antonio Biada de Cazanigo’ (Angelini, Famiglie Bergamasche, fol. 75 V, ms. Ψ, III,<br />

23 nella Civ. Bibl.).<br />

Se non può restare dubbio sul nome, il dubbio sorge rispetto alla posizione assegnata da Leonardo al<br />

suo Ghazanigho, poiché il villaggio <strong>di</strong> tal nome sorge a circa 2 Km. a N. e con un’altitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> più che m.<br />

200 superiore al punto segnato nello schizzo; onde il Baratta suppose (Id., p. 22), che nello schizzo siasi<br />

voluto in<strong>di</strong>care il cascinale oggidì chiamato Castello <strong>di</strong> <strong>Casnigo</strong>, che a un <strong>di</strong> presso risponderebbe a<br />

quella situazione; sul che però è da osservare, che questo cascinale si trova a tramontana del torrente<br />

Romna, non a mezzodì come parrebbe dallo schizzo vinciano” (64) .<br />

E conclude le sue osservazioni sulla Valgan<strong>di</strong>no (65) avanzando un’ipotesi interessante, nonché preve<strong>di</strong>bile:<br />

“Ma sebbene lo schizzo sembri segnare una via tutta seguita da Vallalta, <strong>Casnigo</strong>, Leffe, Peia e Gan<strong>di</strong>no,<br />

nullameno è assai probabile che il nome <strong>di</strong> <strong>Casnigo</strong> vi appaia per un intento tutt’altro che topografico, ma<br />

solo come richiamo <strong>di</strong> cose, che più interessavano lui sempre in cerca <strong>di</strong> curiosità naturali.<br />

La fonte intermittente del Drago godeva fra noi <strong>di</strong> una fama, che può essere misurata dai versi enfatici,<br />

onde a meno <strong>di</strong> un secolo dopo celebravala Achille Mozzi (66) e d’altro canto <strong>Casnigo</strong> era noto per il suo<br />

bolo somigliante all’armeno e con qualità, che a questo avvicinavanlo, onde non poteva da un pittore essere<br />

trascurato”.<br />

Da una corrispondenza <strong>di</strong> P. Previtali con l’architetto Armen Zarian <strong>di</strong> Erevan (Armenia S.S.R. – U.R.S.S.)<br />

appren<strong>di</strong>amo che nella lingua locale ‘bolo armen’ corrisponde alla parola ‘haykav’ e compare in un manoscritto<br />

<strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina compilato a Costantinopoli nel 1492.<br />

Il ‘Lexikon der Kunst’ (Leipzig, 1968, Band I, S. 319) definisce il bolo “un’argilla, prodotto <strong>di</strong> decomposizione <strong>di</strong><br />

rocce contenenti feldspato (...). Il bolo rosso (sanguigna, ocra rossastra, terra rossa, Poliment) è un’argilla<br />

grassa, con alta percentuale <strong>di</strong> ossido <strong>di</strong> ferro, che determina il suo colore (dal giallo al rosso al marrone).<br />

Compare, tra l’altro, in Sassonia, Renania, Italia e a Lemno, e viene usato per la fabbricazione <strong>di</strong> prodotti in<br />

ceramica (terra sigillata, gres per bottaio). Bolo rosso e bolo marrone servono come base per sfon<strong>di</strong> dorati e<br />

sculture dorate e anche come prima mano per <strong>di</strong>pinti su tavola (dal XVI sec.)”.<br />

Dalla testimonianza orale <strong>di</strong> uno degli ultimi doratori bergamaschi sappiamo che “il bolo si pone su una lastra <strong>di</strong><br />

marmo; lo si macina con un pezzo <strong>di</strong> marmo tagliato a tronco <strong>di</strong> piramide, miscelando gocce <strong>di</strong> acqua e sego; si<br />

impasta poi con albume d’uovo, aggiungendo acqua sino a ottenere un colloide molto <strong>di</strong>luito che, nello spazio <strong>di</strong><br />

mezza giornata, viene steso in tre o quattro strati sulla superficie da dorare (già preparata con uno strato <strong>di</strong><br />

‘gesso <strong>di</strong> Bologna’ impastato con colla ‘lapin’).<br />

Sopra il bolo si stendono poi abbondanti pennellature <strong>di</strong> colla ‘lapin’ molto <strong>di</strong>luita con acqua. Sopra quest’ultima<br />

si stende imme<strong>di</strong>atamente l’oro in foglia, me<strong>di</strong>ante pennelli <strong>di</strong> piuma.<br />

Dieci – do<strong>di</strong>ci ore dopo, asciutto, l’oro viene lucidato con la durissima pietra ‘calcedonio’ ”.<br />

Di questa argilla che avrebbe attirato l’attenzione <strong>di</strong> Leonardo lo statuto non parla. Ma la denominazione<br />

locale <strong>di</strong> tale terra, su cui è impiantato <strong>Casnigo</strong> con tutto il suo agro, vale più <strong>di</strong> un documento scritto:<br />

“Trèbolarmì” (= terra – bolo – armeno) o ‘Trèbonarmì’ (= terra buona d’Armenia).<br />

104

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!