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Untitled - Comune di Casnigo

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<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Bergamo (Città alta), che in <strong>di</strong>aletto è chiamata ‘Casnida’.<br />

Circa le espressioni <strong>di</strong>alettali citate dallo Zambetti, è interessante un verso del sonetto “ t¬rno’ del poeta<br />

<strong>di</strong>alettale Abele Ruggeri” (8) : “F¬ so i casnigar¬i al grigna i ress”. L’autore del sonetto spiega che ‘casnigar i’<br />

sta per “zona con giovani castagni”, e ricorda <strong>di</strong> aver colto tale vocabolo dalla voce <strong>di</strong> un novantenne <strong>di</strong> Ranica,<br />

quando gli in<strong>di</strong>cava una località della collina così detta perché ricca <strong>di</strong> giovani piante <strong>di</strong> castagno.<br />

Dante Olivieri (che cita anche il co<strong>di</strong>ce longobardo del 905 ) scrive (9) : “Parecchi fra i nostri nomi in -igo<br />

paiono aggettivi dedotti da nomi <strong>di</strong> persona in epoca romana o romanza: però ve<strong>di</strong> anche <strong>Casnigo</strong> da<br />

castanitum ”. E alla voce <strong>Casnigo</strong> richiama un atto antecedente al Mille (esattamente del 910) che <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> un<br />

campo ‘Casnìo de Walberga’, presso il fiume Lambro nel milanese, e cita pure i cognomi milanesi <strong>di</strong> ‘Casnighi’ e<br />

‘Casnici’. Conclude l’Olivieri: “Casnìo (reintegrato inesattamente in ‘Casinico’, ‘<strong>Casnigo</strong>’) risponde a castanitum”.<br />

Bortolo Belotti ipotizza (10) una nobile famiglia ‘Cassinius’, nome <strong>di</strong> “forma celtica su cui si è innestata la forma<br />

romana”.<br />

LA STORIA<br />

La storia esterna <strong>di</strong> <strong>Casnigo</strong> nel Quattrocento non trova grande eco nei documenti conosciuti: è la<br />

vicenda <strong>di</strong> una comunità valligiana povera, che sopravvive abbarbicata alla sua terra avara, tra beghe<br />

testamentarie e fede tenace in un al <strong>di</strong> là migliore (11) .<br />

Tuttavia quella terra, benché povera, la comunità l’ha progressivamente umanizzata, trasferendovi elementi<br />

propri, fino a far coincidere l’articolazione della società con l’articolazione <strong>di</strong> quella, fino a trasformarla in un<br />

oggetto non secondario dell’affettività (12) .<br />

E’ certo il fatto che la posizione geografica associò <strong>Casnigo</strong> alla sorte <strong>di</strong> Gan<strong>di</strong>no, almeno da quando i<br />

due comuni entrarono nell’ambito d’interessi <strong>di</strong> Venezia (13) .<br />

E poiché fu il nome <strong>di</strong> Gan<strong>di</strong>no a informare nella prassi politica gli atti ufficiali – e le fazioni poterono trovare<br />

spora<strong>di</strong>camente all’interno dei singoli comuni della stessa Valle occasione e alimento <strong>di</strong> coesione o <strong>di</strong> lotta solo<br />

quando fu in gioco la propria in<strong>di</strong>pendenza – bisogna convenire che in relazione alla vicenda <strong>di</strong> Gan<strong>di</strong>no si<br />

articolò <strong>di</strong> fatto la vita <strong>di</strong> tutta la piccola Valle.<br />

Nell’ultimo quarto del secolo X, l’imperatore Ottone II (973-983) donava con suo <strong>di</strong>ploma al vescovo <strong>di</strong><br />

Bergamo e cancelliere imperiale, Ambrogio I, le contribuzioni e i <strong>di</strong>ritti sui villaggi e castelli <strong>di</strong> tutta la Valseriana,<br />

fino ai confini con la Valcamonica (14) .<br />

Il Ronchetti (15) riferisce che “in Bergamo nel mese <strong>di</strong> marzo dell’anno 1011 fu conchiuso un contratto <strong>di</strong><br />

permuta tra il vescovo Reginfredo e Andrea <strong>di</strong> Momico, figlio del fu Alperto, con l’assistenza <strong>di</strong> Andrea, prete<br />

or<strong>di</strong>nario della santa Chiesa <strong>di</strong> Bergamo, delegato dal vescovo. Cedé questi ad Andrea le decime, che era solito<br />

ritrarre dalla terra, e dal territorio <strong>di</strong> Momico, e in cambio Andrea <strong>di</strong>ede al vescovo sei pezzi <strong>di</strong> terra in Palosco e<br />

in Auliuno, cioè Taliuno, e cinque altri pezzi in Casinago, che è forse lo stesso che <strong>Casnigo</strong>”.<br />

Nel 1082, sempre il Ronchetti <strong>di</strong>ce che il vescovo <strong>di</strong> Bergamo Arnolfo (1077-1110) donava ai Canonici <strong>di</strong> S.<br />

Alessandro, per il bene dell’anima sua e <strong>di</strong> Otta sua madre, “alcune case e beni, che avea comperati per il<br />

prezzo <strong>di</strong> se<strong>di</strong>ci lire in buon argento sì dentro il Castello <strong>di</strong> <strong>Casnigo</strong>, che fuori”, e or<strong>di</strong>nava che dei<br />

quattor<strong>di</strong>ci sol<strong>di</strong> milanesi d’affitto <strong>di</strong>eci spettassero ai Canonici e quattro fossero destinati a sfamare, il mercoledì<br />

delle Ceneri, do<strong>di</strong>ci poveri della città.<br />

Se il capitale impiegato fu <strong>di</strong> se<strong>di</strong>ci lire, si deduce che la ren<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> quei terreni <strong>di</strong> <strong>Casnigo</strong> era <strong>di</strong> circa il quattro e<br />

mezzo per cento.<br />

Con atto del 3 maggio 1180, rogato nella sua cappella privata, il vescovo <strong>di</strong> Bergamo Guala (1168-1186)<br />

rinunciava in parte ai suoi <strong>di</strong>ritti, relativi alla caccia e ai prodotti della terra, sulla Valgan<strong>di</strong>no – eccettuato <strong>Casnigo</strong><br />

– a favore degli uomini <strong>di</strong> Gan<strong>di</strong>no (16) . La copia dell’atto fu autenticata dal notaio Blaci <strong>di</strong> <strong>Casnigo</strong>.<br />

Il 6 luglio 1233, il pubblico consiglio, convocato a Gan<strong>di</strong>no “ad tolam batutam et ad campanas sonatas” (“col<br />

battere della ‘ciàcla’ e col suono delle campane”) approvava l’in<strong>di</strong>pendenza dai Ficieni – potente famiglia <strong>di</strong><br />

Bergamo a cui il vescovo aveva concesso la Valgan<strong>di</strong>no in feudo – e Arpinello Ficieni ne prendeva atto (17) .<br />

Tale atto <strong>di</strong> emancipazione abbracciava tutta la Valle: comprendeva dunque anche <strong>Casnigo</strong>, che, nelle<br />

successive sanguinose lotte tra guelfi (sostenitori del papa) e ghibellini (partigiani della causa imperiale) nel<br />

secolo XIV, sarà <strong>di</strong> parte ghibellina.<br />

Dal Colleoni e dal Calvi (18) , che citano il ‘Chronicon’ <strong>di</strong> Castello Castelli, si apprende che il 23 maggio 1380<br />

bande <strong>di</strong> guelfi della Valbrembana, della Valseriana superiore, della Valcamonica devastarono <strong>Casnigo</strong> e i<br />

<strong>di</strong>ntorni <strong>di</strong> Gan<strong>di</strong>no “e vi fecero gran<strong>di</strong>ssimi danni d’homici<strong>di</strong>, <strong>di</strong> rubarie, d’incen<strong>di</strong>i” (19) .<br />

Pandolfo III Malatesta (1370-1427), signore <strong>di</strong> Fano e Cesena, capitano <strong>di</strong> Caterina Visconti, approfittando<br />

della crisi viscontea seguita alla morte <strong>di</strong> Gian Galeazzo (1402), acquistava, nel 1408 per 30.000 ducati d’oro,<br />

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