Antologia Pagine Ribelli Volume Terzo

Antologia Pagine Ribelli Volume Terzo
che non li conosca, perché i giovani di quell’età, se
sono del paese, li ho fatti nascere io e li ho visti poi
crescere sotto i miei occhi. Non devono essere di
queste parti, è evidente.
Arrivo vicino al portone e sto tirando fuori di tasca le
chiavi di casa, quando uno di loro, con fare
circospetto, mi viene vicino vicino e quasi mi sussurra
all’orecchio: “Lei è la sciura Maria?” Dico di sì, che
sono io. “Avremmo bisogno dell’aiuto di suo figlio”,
continua sottovoce. “Abbiamo un compagno ferito
gravemente e ci hanno detto che suo figlio, Adriano
vero?, studia da medico e cura i partigiani che sono
stati feriti. Ci hanno detto che è in gamba e che sta
dalla nostra parte. Gli dica di seguirci, solo lui può
salvare il nostro amico. Siamo nascosti in un capanno
nei boschi. Non possiamo portarlo allo scoperto,
sarebbe troppo rischioso, qui girano un sacco di quei
bastardi di fascisti”.
Mi prende il panico. Non so perché, ma io che non
ho mai paura di nulla e sono abituata, col mio lavoro,
a dovere prendere decisioni immediate, in questo
caso non so cosa fare e nemmeno cosa dire. Prendo
tempo: “Credo che mio figlio non sia in casa.
Quando arriverà, gli dirò di voi. Vedrà lui cosa fare”.
“Signora, la prego, si metta una mano sulla coscienza!
Non si può lasciare morire così un giovane! glielo
dica che il nostro compagno ha una grossa ferita alla
gamba, che perde molto sangue. Bisogna fare in
fretta, altrimenti non se la caverà. Che prenda tutto
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