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n° 59 - Eco della Brigna

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Bimestrale di informazione religiosa,<br />

cultura e attualità<br />

Nuova serie - Parrocchia Maria SS. Annunziata<br />

Piazza F. Spallitta - 90030 Mezzojuso (Pa) - Italia - ecobrigna@libero.it<br />

Spedizione in abb. post. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Palermo<br />

Numero <strong>59</strong><br />

Settembre 2007<br />

• L’acqua, sorgente di vita • 5° campo di lavoro in Kosovo • Un’estate accanto a Te<br />

• In cammino per un incontro importante • Padre Frank, un’<strong>Eco</strong> per la <strong>Brigna</strong><br />

• Il rosario <strong>della</strong> Madonna Assunta • E lucean le stelle... • Estate 2007<br />

• Esperienze d’emigrazione (2 a parte) • Memorie scomode


editoriale<br />

e2<br />

di don Enzo Cosentino<br />

“<br />

Laudato si, mi<br />

Signore, per sor Aqua,<br />

/ la quale è multo utile et<br />

umile et preziosa et<br />

casta”. Come Francesco d’Assisi<br />

poneva l’acqua al centro del Cantico<br />

delle Creature, sua altissima lode a<br />

Dio così anche noi oggi siamo chiamati<br />

a ringraziare il Signore per questo<br />

incomparabile dono e riflettere<br />

sull’importanza che essa ha per la<br />

nostra esistenza. L’acqua è stato il<br />

tema di riflessione scelto quest’anno<br />

per celebrare, il 1° Settembre, la<br />

Seconda Giornata per la salvaguardia<br />

del Creato. “L’acqua è una risorsa preziosa!<br />

L’acqua è vita! L’acqua è un<br />

bene di tutti!” Sono questi i principi<br />

da cui dobbiamo partire quando pensiamo<br />

a questo dono unico che ci<br />

viene concesso e a cui attingiamo in<br />

modo diseguale ed improprio.<br />

L’acqua, sorgente di vita è, come la<br />

luce e l’aria, elemento essenziale del<br />

cosmo. Senza di essa la Terra sarebbe<br />

un arido deserto. Essa ha un uso multiforme:<br />

è bevanda, è refrigerio, è<br />

“<br />

Il Signore<br />

vostro Dio<br />

vi dà la pioggia<br />

in giusta misura,<br />

per voi fa<br />

scendere l’acqua”<br />

(Gl 2,23)<br />

L’acqua, sorgente di vita è, come la luce e l’aria,<br />

elemento essenziale del cosmo.<br />

lavacro. È importante riflettere sull’acqua,<br />

in primo luogo per la drammatica<br />

attualità del tema e per il peso<br />

<strong>della</strong> crisi idrica che investe numerose<br />

popolazioni. Quasi un miliardo e<br />

mezzo di persone manca di un accesso<br />

adeguato all’acqua, mentre anche<br />

più numerose sono quelle cui manca<br />

una sufficiente disponibilità di acqua<br />

potabile. È una realtà che interessa<br />

soprattutto le regioni a più basso reddito,<br />

nelle quali, tra l’altro, l’accesso<br />

all’acqua può spesso scatenare veri e<br />

propri conflitti. Il 20% <strong>della</strong> popolazione<br />

mondiale, concentrata in 30<br />

Paesi, deve fronteggiare problemi di<br />

carenza di acqua: una percentuale che<br />

entro il 2025 diventerà del 30% in 50<br />

Paesi. Un uso inadeguato e improprio<br />

dell’acqua, fa sì che anche il nostro<br />

Paese, e non soltanto ormai le sue<br />

zone più calde, conosca spesso<br />

un’emergenza idrica, che ancora è<br />

limitata al solo periodo estivo. Nel<br />

celebrare la Giornata per la salvaguardia<br />

del Creato la Chiesa testimonia<br />

l’importanza che essa attribuisce al<br />

dono <strong>della</strong> creazione e ricorda a tutti<br />

gli uomini il compito che Dio ha affi-<br />

dato all’umanità: custodire e coltivare<br />

la terra come un giardino (Gn 2,15).<br />

Anche il Santo Padre, nel Messaggio<br />

per la Giornata Mondiale per la Pace<br />

2007 pone l’accento sulle “connessioni<br />

esistenti tra l’ecologia naturale, il<br />

rispetto <strong>della</strong> natura, e l’ecologia<br />

umana”, tra “la pace con il creato e la<br />

pace tra gli uomini”; pace, come<br />

“capacità di vivere con giustizia gli<br />

uni accanto agli altri tessendo rapporti<br />

di giustizia e solidarietà” che si realizza<br />

in un “mondo ordinato e armonioso”,<br />

creazione di Dio. Emerge con<br />

chiarezza quello stretto rapporto tra<br />

giustizia, pace e salvaguardia del creato.<br />

L’acqua, dunque, è un bene comune<br />

<strong>della</strong> famiglia umana, da gestire in<br />

modo adeguato per garantire la vivibilità<br />

del pianeta anche alle prossime<br />

generazioni. È necessario impostare<br />

politiche dell’acqua capaci di contrastare<br />

gli sprechi e le inefficienze e di<br />

promuovere un uso responsabile nei<br />

vari settori (industria, agricoltura…).<br />

Queste gravi e complesse problematiche<br />

sollecitano, in primo luogo, le<br />

responsabilità dei governanti e dei<br />

politici, ma interpellano tutti noi in<br />

ordine al consumo individuale. Tutti,<br />

infatti, siamo invitati a rinnovare i<br />

nostri stili di vita, nel segno <strong>della</strong><br />

sobrietà e dell’efficienza, testimoniando<br />

nel quotidiano il valore che riconosciamo<br />

a questo grande dono. In quanto<br />

bene di tutti, d’altra parte, l’acqua<br />

non è una realtà meramente economica.<br />

Come dono derivante dalla creazione,<br />

l’acqua ha destinazione universale,<br />

da regolamentare a livello normativo.<br />

Trasformare l’acqua in bene<br />

economico significa non riconoscerla<br />

più come diritto umano. In tutto il<br />

mondo vi sono lotte e vertenze contro<br />

la privatizzazione dell’acqua. L’acqua<br />

è un bene comune, universale, ma essa<br />

è un bene finito da tutelare e da conservare<br />

perché indispensabile non solo<br />

alla presente ma anche alle future<br />

generazioni. Nel rendere grazie al<br />

Signore, che ci concede questo “utile<br />

et prezioso” elemento, lodiamo l’acqua<br />

con dei versi di P. Lombardo:<br />

“Voglio essere come te, / tenera creatura,<br />

/ che affratelli il ricco ed il povero<br />

/ come figli di Dio; / voglio scorrere<br />

come, / generosa sorgente di vita<br />

/che affratelli gli uomini senza badare/alle<br />

tante diversità, / come figli di<br />

un unico Padre”.


DESTINAZIONE KOSOVO<br />

5° campo di lavoro, Luglio 2007<br />

Per realizzare se stesso ognuno sceglie<br />

la propria strada: c’è chi segue<br />

l’istinto e chi agisce razionalmente,<br />

chi corre dietro ad un remoto ideale e<br />

chi preferisce la via di un concreto<br />

operare, chi agisce per paura e chi con<br />

coraggio, chi tiene lo sguardo fisso<br />

sulla meta, chi si volta a guardare la<br />

strada percorsa. Alla fine ognuno percorre<br />

il proprio sentiero alla maniera<br />

che gli è più congeniale e poi, chissà<br />

per quale strano scherzo del destino,<br />

per quale sbavato tratto di un preventivo<br />

disegno nove percorsi l’uno<br />

diverso e lontano d’altro si sono incrociati.<br />

Non poteva esistere gruppo più<br />

eterogeneo: una giovane psicologa<br />

con tanta voglia di dare un senso concreto<br />

alla propria esistenza, Titti,<br />

un’assistente sociale, Salvatore I., un<br />

appassionato delle tradizioni popolari<br />

di Mezzojuso, Salvatore B., una bionda<br />

con la testa tra le nuvole, Federica,<br />

un’anima in bilico tra reale e ideale,<br />

Francesca, un ragazzo taciturno ma<br />

con gli occhi colmi di sensibilità,<br />

Willy, un idealista chiacchierone,<br />

Ciccio, un ottimo giardiniere,<br />

Giovanni, un prete dal cuore immensamente<br />

generoso, don Enzo. Erano<br />

circa le 23:00 del nove luglio quando<br />

quella nave che ci avrebbe portati da<br />

Bari a Bar, in Montenegro, si mosse<br />

alla volta dei Balcani. Alle nostre spalle<br />

le luci del porto <strong>della</strong> città pugliese<br />

si facevano sempre più lontane, mentre<br />

davanti a noi l’oscurità del mare si<br />

fondeva con il buio <strong>della</strong> notte dando<br />

vita ad un panorama senza orizzonte.<br />

Ed eccole quelle luci, sfuocati simboli<br />

delle nostre certezze: gli amici, la<br />

famiglia, i fidanzati, i libri letti a metà<br />

e lasciati sul comodino ad attendere il<br />

ritorno, la scuola, il lavoro, i ricordi<br />

belli e brutti, si facevano sempre più<br />

remoti mentre davanti ai nostri occhi<br />

prendeva corpo il sogno più bello che<br />

si possa fare: l’assenza di quegli stupidi<br />

confini, di quei limiti, di quelle barriere<br />

che l’essere umano crea seguendo<br />

la masochista tendenza a complicarsi<br />

l’esistenza. E così strane sensazioni<br />

ci travolgono: la paura dell’incerto<br />

e l’indomabile fascino di una<br />

pagina ancora da scrivere.<br />

Il pomeriggio successivo arrivammo a<br />

destinazione e i giorni trascorsi in quel<br />

paese dove un’ostentata ripresa cela a<br />

fatica la ferita ancora non del tutto<br />

cicatrizzata, si susseguirono velocissimi<br />

tra gli splendidi momenti passati<br />

con quei bambini meravigliosi, fatti di<br />

Le foto di questo articolo sono di S. Bisulca<br />

abbracci, sorrisi, canti, sudore e colori<br />

a tempera, tra le visite alle gentilissime<br />

famiglie, i momenti passati a lavare<br />

i piatti, preparare il pranzo, guardare<br />

le stelle mentre mancava la corrente,<br />

organizzare giochi, tra quelle<br />

escursioni che ci mostravano il volto<br />

nudo del dolore di un popolo: le fosse<br />

comuni che costeggiavano le strade, le<br />

enclavi serbe, le parole di chi aveva<br />

sofferto guerra e povertà.<br />

E così il tempo passava e le esperienza<br />

che si avvicendavano sempre diverse,<br />

sempre nuove, sempre forti, si insinuavano<br />

pian piano nelle più remote profondità<br />

dei nostri cuori, fino a solcare<br />

le nostre anime, fino a cambiare il<br />

nostro modo di pensare. Avevamo scoperto<br />

un’altra faccia del mondo, un<br />

altro tipo di esistenza, un altro modo di<br />

vedere la vita, una vita dove non c’è<br />

bisogno di avere tutto, perché tutto non<br />

è necessario, una vita dove la vanità<br />

lascia il posto all’autenticità, una vita<br />

dove apparire non serve a niente, si<br />

deve essere. Si, bisogna essere.<br />

Bisogna essere veri, essere utili, essere<br />

pronti, essere capaci di piangere e sorridere,<br />

di lottare e giocare, di avere<br />

coraggio e di provare paura. Si, bisogna<br />

essere e bisogna esserci. Bisogna<br />

esserci per sé e per gli altri , per donare<br />

gratuitamente e per ricevere con<br />

semplicità, per provare la gioia <strong>della</strong><br />

condivisione e il bisogno di solitudine,<br />

per scoprire un’alternativa al vuoto<br />

nulla di un’esistenza senza scopi.<br />

Solo due settimane, due settimane che<br />

però hanno cambiato la rotta dei nostri<br />

percorsi, due settimane che rimarranno<br />

marchiate a fuoco nella nostra<br />

memoria, stampate nei nostri cuori,<br />

due settimane che sarà impossibile<br />

cancellare come i segni di pittura la<br />

sciati sul sagrato <strong>della</strong> chiesa a<br />

Bishtazhin.<br />

Francesca Bini<br />

e3


e4<br />

In cammino per un incontro importante...<br />

Cronaca di un’esperienza unica: Loreto 2 Settembre 2007<br />

Un’esperienza unica, indimenticabile,<br />

che ti segna e ti accompagna…!<br />

Un’esperienza che è difficile<br />

spiegare, perché è difficile tradurre in<br />

parole il ricordo delle emozioni provate<br />

assieme da un gruppo di giovani<br />

diventati fra loro veri amici e suscitate<br />

dall’amore e dall’affetto di un’allegra<br />

comunità di Suore e Frati<br />

Carmelitani Messaggeri dello Spirito<br />

Santo (C.M.S.S.), che ci hanno offerto<br />

l’opportunità di compiere uno straordinario<br />

pellegrinaggio verso Loreto e<br />

l’incontro con il Papa. Siamo partiti da<br />

Palermo in 26, giovani delle Diocesi<br />

di Monreale, Trapani e Piana degli<br />

Albanesi, per una “intensa” settimana,<br />

dal 26 Agosto al 2 Settembre scorso,<br />

in cui ingredienti fondamentali del<br />

viaggio sono stati spirito di sacrificio<br />

e spirito di preghiera. E subito il<br />

nostro spirito di sacrificio è stato<br />

messo a dura prova nell’odissea di un<br />

interminabile viaggio in treno<br />

Palermo-Roma durato 18 ore. Ma una<br />

volta giunti a Roma, la stanchezza e lo<br />

stress ci hanno abbandonati, per<br />

lasciare posto nei nostri cuori soltanto<br />

alla gioia e all’allegria che, con i loro<br />

volti sorridenti, le Suore C.M.S.S. ci<br />

hanno subito regalato. Il cammino di<br />

preparazione all’incontro con papa<br />

Benedetto XVI, a Loreto, non poteva<br />

che cominciare visitando nella Città<br />

Eterna alcuni fra i luoghi di più intensa<br />

spiritualità cristiana: la Basilica di<br />

San Pietro, la cappella con la spoglie<br />

di Anna Gebbia, Rita Gebbia e Francesca Brancato<br />

di Papa Giovanni XXIII; la visita nei<br />

sepolcri alla tomba di papa Giovanni<br />

Paolo II; la Santa Messa presso la cappella<br />

<strong>della</strong> Madonna <strong>della</strong><br />

Misericordia; Santa Maria Maggiore;<br />

San Giovanni in Laterano e la Scala<br />

Santa. Un momento unico lo abbiamo<br />

vissuto la mattina del mercoledì 29<br />

Agosto, quando, a Piazza San Pietro,<br />

tra canti ed acclamazioni in tutte la<br />

lingue, abbiamo assistito alla 105 ma<br />

Udienza del Santo Padre, che richiamandosi<br />

ai santi bizantini Gregorio il<br />

Teologo, Basilio e a Santa Macrina ci<br />

ha fatto ricordare le origini <strong>della</strong><br />

nostra Eparchia e ci ha fatto sentire un<br />

po’… a casa nostra! L’entusiasmo da<br />

turisti di “vacanze romane” ha poi<br />

gradualmente lasciato il posto a intensi<br />

momenti di riflessione e preghiera<br />

vissuti durante il soggiorno a Nocera<br />

Umbra, ospiti presso il Convento dei<br />

Frati C.M.S.S. Tutto era in armonia,<br />

anche i luoghi, ricchi di verde, di<br />

acqua, i borghi medievali, tipici <strong>della</strong><br />

terra di Francesco, invitavano al<br />

silenzio e alla meditazione. I Frati e le<br />

Suore, come degli angeli presenti fra<br />

noi, ci hanno offerto con mille piccoli<br />

affettuosi gesti tutto il loro amore e ci<br />

hanno insegnato con la loro dottrina la<br />

predilezione che Gesù ha verso i giovani.<br />

Egli ci guarda sempre con grande<br />

amore, sia nei momenti di gioia che<br />

di smarrimento. Anche l’omelia di<br />

S.E. il vescovo di Assisi, Mons.<br />

Domenico Sorrentino, ci esortava a<br />

seguire Gesù, richiamandosi a Marco<br />

10, 21: “Allora Gesù, fissatolo lo amò<br />

e gli disse: «va’, vendi quello che hai<br />

e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in<br />

cielo; poi vieni e seguimi»”.<br />

L’esempio da seguire è quello offertoci<br />

dalla vita di San Francesco e Santa<br />

Chiara: cercare la strada che porti alla<br />

vera conversione, la metànoia: la conversione<br />

del cuore. Convertirci in<br />

Cristo, ossia trasformarci in Lui attraverso<br />

l’unione nello Spirito Santo.<br />

L’insegnamento che abbiamo ricevuto<br />

è di tendere a Cristo che è l’Infinito,<br />

esaminando la coerenza tra la nostra<br />

fede e la nostra vita; raggiungendo<br />

una conversione personale, comunitaria<br />

e pastorale; diventando infine apostoli<br />

<strong>della</strong> Sua pace. Per noi, piccolo<br />

gruppo di pellegrini molisani, romani,<br />

napoletani e siciliani, riuniti intorno<br />

alle Suore e ai Frati Carmelitani, non è<br />

stato difficile vivere momenti di profonda<br />

spiritualità nella Città di<br />

Francesco e Chiara, pregando a San


Damiano, alla Porziuncola, nella<br />

Basilica Superiore e davanti la tomba<br />

del Santo Poverello; fissando gli<br />

immensi occhi spalancati del<br />

Crocifisso che parlò a Francesco ottocento<br />

anni fa e che parla a noi ancora<br />

oggi, se solo noi lo vogliamo…!;<br />

meditando sul consiglio dei Frati<br />

Francescani di confidare a Lui ogni<br />

pensiero e sentimento, di interrogarLo<br />

e interrogarci, di cercare la risposta<br />

nel Suo sguardo; cercando di essere<br />

sempre nella vita “furbi e santi”.<br />

Questa palestra spirituale vissuta ad<br />

Assisi ha temprato i nostri animi e ci<br />

ha preparati all’Agorà dei giovani a<br />

Loreto con il Papa, Domenica 2<br />

Settembre. Sulla spianata di<br />

Montorso, abbiamo condiviso con<br />

migliaia di pellegrini provenienti da<br />

tutto il mondo un’intensa giornata di<br />

Comunione. La condivisione è un<br />

grande dono che si manifesta anche<br />

con piccoli e semplici gesti, come<br />

essere accolti sotto un ulivo da un<br />

gruppo di polacchi che sorridenti ci<br />

hanno offerto uno stuoino dove sederci<br />

e un po’ di ombra. E’ stato bello<br />

seguire con loro la Messa in italiano<br />

dal vivo e in polacco dalla loro radiolina!<br />

Il senso di smarrimento tra l’infinita<br />

folla, i 7 km da fare a piedi per il<br />

ritorno, il gran caldo facevano parte<br />

dello spirito di sacrificio che ha resistito<br />

in noi, tenaci pellegrini siciliani.<br />

Ed anche lo spirito di preghiera ha<br />

prevalso su ogni distrazione, facendo-<br />

Le foto di questo articolo<br />

sono di Francesca Brancato<br />

ci partecipare vivamente alla<br />

Comunione Eucaristica e facendoci<br />

prestare attenzione alle parole del<br />

Santo Padre. Il Signore scrive dritto<br />

sulle righe storte. Nulla viene da noi:<br />

dobbiamo abbandonarci alla volontà<br />

di Dio per raggiungere la Santità. Noi<br />

giovani apparteniamo alla schiera dei<br />

santi anonimi, ma Dio ci riconosce<br />

secondo l’originalità di ciascun individuo.<br />

Bisogna fare <strong>della</strong> propria vita<br />

esempio di testimonianza vera e credibile.<br />

L’esempio da seguire è Maria:<br />

Santuario dell’umiltà. In Lei, donna<br />

giovanissima, si realizza l’incontro tra<br />

l’umiltà del Creatore che si fa uomo, e<br />

l’umiltà <strong>della</strong> creatura che Lo accoglie<br />

in grembo. Tanto più si è grandi, tanto<br />

più si deve essere umili. Maria è<br />

esempio di umiltà, esempio di chi vive<br />

non seguendo la strada dell’orgoglio,<br />

dell’apparenza, dell’effimero e dell’avere,<br />

ma la via dell’Essere e<br />

dell’Amore. Il fine ultimo è il Bene, è<br />

seguire Cristo fino in fondo, sentendosi<br />

parte viva di quel Corpo che è la<br />

Chiesa, nostra famiglia. Durante il<br />

viaggio di ritorno, i nostri cuori, gli<br />

occhi, i volti erano pieni di tutta la<br />

Grazia e i segni ricevuti. Un po’ di tristezza<br />

ci ha assalito al momento dei<br />

saluti, anche se, dopo aver compiuto<br />

assieme questo cammino indimenticabile,<br />

ci è rimasta la consapevolezza<br />

che resteremo sempre uniti nella preghiera,<br />

nell’amore e nell’amicizia.<br />

Abbiamo capito quanto il Signore è<br />

stato benevolo con noi, mettendo<br />

lungo le nostre strade un vero dono<br />

<strong>della</strong> Sua Provvidenza, quello stesso<br />

dono che Egli ha concesso a tutta<br />

l’Eparchia di Piana degli Albanesi: la<br />

presenza di una comunità di Suore brasiliane<br />

dell’ordine delle Carmelitane<br />

Messaggere dello Spirito Santo, che<br />

con grande gioia ed amore realizzano<br />

la loro missione evangelizzatrice,<br />

facendo conoscere al prossimo l’amore<br />

di Dio Che si offre a noi mediante lo<br />

Spirito Santo e diffondendo il messaggio<br />

che “Ninguna cumbre es imposible<br />

si elegis a Diòs como tu guia” (nessuna<br />

impresa è impossibile se scegli Dio<br />

come tua guida).<br />

e5


e6<br />

Riposano nel Signore<br />

“ Feci voto di offrir la mia vita, in eterno<br />

a Gesù e a Maria. Lo giurai! Nel<br />

profondo del cuore lo scrissi e giammai<br />

lo rinnegherò! Con le parole di questo<br />

dolcissimo canto, eseguito nelle consacrazioni<br />

religiose e sacerdotali, i sacerdoti,<br />

le suore e il popolo santo di Dio,<br />

presente nella Chiesa dell’Odigitria di<br />

Piana, dava l’addio, o meglio dire l’arrivederci<br />

a Sr. Angela. Un saluto pieno<br />

di affetto verso colei che, appartenuta<br />

sempre e solamente al Cristo e alla<br />

Suor Serafina Rizzo, nata a S. Cosmo<br />

Albanese (CS) il 13 Febbraio 1935<br />

è entrata a Mezzojuso tra le Suore<br />

Basiliane di S. Macrina il 9 giugno<br />

1958. Dopo il noviziato e la sua professione<br />

religiosa il 19 luglio 1961, ha<br />

seguito il Signore con amore e incondizionata<br />

fedeltà.<br />

Appena professa ha lavorato nella<br />

comunità <strong>della</strong> Badia di Grottaferrata al<br />

servizio dei monaci e nel Seminario<br />

Benedetto XV. Dopo alcuni anni tra-<br />

Santissima sua Madre, era diventata<br />

per tutti la madre, la superiora, la maestra,<br />

l’istitutrice, la sorella, la consigliera,<br />

l’educatrice, l’animatrice <strong>della</strong> liturgia.<br />

Tanti carismi, tanti doni, ricevuti e<br />

accolti nel silenzio e nel nascondimento,<br />

quasi imbarazzata per ciò che il<br />

Signore l’aveva arricchita, o degli incarichi<br />

che la Chiesa e la Famiglia delle<br />

Suore Collegine le aveva affidato. Nata<br />

a Piana degli Albanesi il 16 maggio<br />

1924, entra nella famiglia delle<br />

Collegine nel 1955, pronunziando la<br />

professione perpetua il 7 gennaio 1962.<br />

Il 3 settembre di quest’anno rende la<br />

sua bell’anima a Dio, all’indomani<br />

delle celebrazioni <strong>della</strong> sua amata<br />

Maria SS. Odigitria. Una vita spesa per<br />

il Signore e per la Madre sua e, in<br />

comunione con loro, a servizio <strong>della</strong><br />

Chiesa e <strong>della</strong> Congregazione delle<br />

Suore <strong>della</strong> Sacra Famiglia, nonché<br />

<strong>della</strong> sua prediletta Comunità di Piana.<br />

Col sorriso sempre sulle sue labbra,<br />

amabile con tutti. Ma il Signore non le<br />

ha concesso solo doni che per il mondo<br />

sono “gratificazioni”, le ha dato la perla<br />

scorsi a Palermo come cuciniera e assistente<br />

delle ragazze, è stata 33 anni<br />

nella comunità del noviziato a<br />

Grottaferrata, collaborando con la<br />

Maestra nella formazione delle candidate<br />

provenienti da varie nazioni.<br />

Era una persona semplice, di fede profonda<br />

ed operante, umile, sincera, sensibile,<br />

disinteressata, e sempre pronta a<br />

venire incontro agli altri con grande<br />

amore e dedizione.<br />

Il suo sorriso e la sua mitezza conquistavano<br />

tutti. La sua presenza, la sua testimonianza<br />

di vita, coerente al “SI” pronunziato<br />

al Signore, sono stati un grande<br />

e valido sostegno, non solo per le suore<br />

ma anche per le giovani candidate.<br />

Donna di preghiera profonda, di pace e<br />

di riconciliazione, soleva ripetere: “ la<br />

pace bisogna costruirla prima nel proprio<br />

cuore”; dalla preghiera prendeva<br />

la forza, la gioia e la generosità per<br />

vivere quotidianamente, con serenità ed<br />

equilibrio, la vita fraterna.<br />

Era una persona molto versatile, ricamava<br />

in oro, confezionava paramenti<br />

sacri e amava la natura, infatti nelle sue<br />

Suor Angela Musacchia<br />

Suor Serafina Rizzo<br />

più preziosa, incastonandola nella corona<br />

sponsale <strong>della</strong> sua professione religiosa:<br />

l’essere assimilata alla umiliazione<br />

del suo Amato. E ciò che per il<br />

mondo è follia, per noi è sapienza di<br />

Dio, poiché Sr. Angela, mediante la<br />

sofferenza, che porta alla salvezza, si è<br />

perfezionata per poter entrare nella sala<br />

nuziale per sempre. Sr. Angela, per permesso<br />

divino, infatti, verso la fine <strong>della</strong><br />

sua vita terrena ha perduto la memoria,<br />

non si ricordava più di niente: Ma quello<br />

che sorprende è che lei, pur non riconoscendo<br />

l’identità di qualcuno, riusciva<br />

a distinguere se una persona era consacrata<br />

o laica, sacerdote o secolare. E<br />

la cosa più straordinaria è stata che lei<br />

non si è mai dimenticata del suo essere<br />

consacrata. Lei sapeva di essere suora,<br />

di essere sposa di Cristo e di Cristo<br />

umiliato. Così se n’è andata, lasciandoci<br />

l’esempio più grande: il ricordarci<br />

che siamo solo e sempre di Cristo,<br />

benedetto nei secoli. Riposa in pace<br />

sorella nostra amatissima, eterna sia la<br />

tua memoria.<br />

Marco archimandrita<br />

molteplici attività curava con gioia l’orto,<br />

i fiori e gli animali. Ha accettato la<br />

sua lunga ed estenuante malattia, come<br />

mezzo di purificazione e di riparazione,<br />

scoprendo il valore salvifico <strong>della</strong><br />

prova e <strong>della</strong> sofferenza che ha offerto<br />

per l’unità <strong>della</strong> Chiesa e il bene <strong>della</strong><br />

Congregazione.<br />

Nei vari ricoveri presso gli ospedali,<br />

era sempre serena e piena di speranza,<br />

mai un lamento, anzi cercava di dare<br />

coraggio a tutti e di nascondere le sue<br />

sofferenze con il sorriso.<br />

Alle ore 21,15 del giorno 2 Agosto<br />

2007, dopo aver pregato il S. Rosario,<br />

insieme alle consorelle che l’assistevano,<br />

è andata in modo silenzioso e sereno,<br />

incontro al Signore, consapevole<br />

come lei stessa diceva che non aveva<br />

niente di cui rimproverarsi e che aveva<br />

fatto una vita piena, lavorando sempre<br />

e compiendo la volontà di Dio.<br />

La sua vita è stata per tutti un dono inestimabile<br />

del Signore, il suo ricordo<br />

rimane impresso in modo indelebile nel<br />

cuore di tutti coloro che l’hanno conosciuta,<br />

amata e stimata.


Un’estate<br />

ACcanto<br />

a te!<br />

di Francesco D’Orsa<br />

Anche l’estate è tempo d’Azione in<br />

AC! Quest’anno un grande impegno<br />

fatto da una rete di contatti e amicizie<br />

sempre più consolidate nell’ambito<br />

associativo ha permesso alla Presidenza<br />

Diocesana di AC di prendere il largo in<br />

un duplice appuntamento per i<br />

Giovanissimi e l’A.C.R. dell’Eparchia.<br />

L’estate in A.C.R. è: Tempo Estate<br />

Eccezionale! E così, oltre le attività ricreative<br />

parrocchiali quali GREST e Campo<br />

Scuola, anche se con qualche difficoltà ma<br />

con tanto entusiasmo, per la prima volta<br />

quattro gruppi parrocchiali ACR, al termine<br />

di un cammino compiuto e condiviso,<br />

si sono incontrati a Contessa Entellina per<br />

il Campo Scuola Diocesano.<br />

Anche tre educatori ACR, con tanta<br />

disponibilità e dedizione al servizio educativo<br />

nelle Parrocchie ed in Eparchia,<br />

hanno partecipato al Campo Nazionale<br />

per Membri d’èquipe Diocesana ACR<br />

dal 3 al 9 agosto<br />

ad Orgosoli, in<br />

Sardegna:<br />

Samuele La Gattuta<br />

da Mezzojuso,<br />

Giuseppe Trupiano da<br />

Santa Cristina Gela, Roberto<br />

Vaccaro da Palazzo Adriano.<br />

I Giovanissimi di A.C. di Mezzojuso<br />

hanno invece fatto da traino per<br />

l’Eparchia nel Campo Scuola organizzato<br />

al “Borgo <strong>della</strong> Pace” in località<br />

Tumminia (Villafrati - PA) con la<br />

Diocesi di Patti.<br />

L’A.C. come ogni realtà che richiede<br />

collaborazione è più bella quando tutti<br />

(soci, vicepresidenti di settore – Giovani<br />

e Adulti – responsabili parrocchiali,<br />

Parroci Assistenti) assolvono all’incarico<br />

affidato loro e non quando pochi<br />

fanno per tutti.<br />

Ma del resto il Vangelo è Verità: “La<br />

messe è molta ma gli operai sono pochi”.<br />

Al termine di ogni Campo è stato presentato<br />

il nuovo Anno Associativo<br />

2007/2008 il cui slogan è: “Andate, Io<br />

sono con voi!”, e il compito che ognuno<br />

di noi ha nel rinforzare e creare occasioni<br />

che in Eparchia siano forte testimonianza<br />

di Ecclesialità, Responsabilità,<br />

Fraternità e d’Interiorità nell’incontrare<br />

Dio nella nostra vita.<br />

Campo Scuola Parrocchiale ACR<br />

“Come chicco di grano…”<br />

A conclusione di un anno che per l’ACR<br />

è stato “Bello, vero!?” non poteva mancare<br />

il tanto atteso Campo Scuola parrocchiale<br />

ACR. I Ragazzi interessati<br />

sono stati quelli delle scuole elementari<br />

(8/10 anni). Il Campo, se pur più breve<br />

rispetto agli anni passati, dal 10 al 12<br />

agosto, è stato bello per le iniziative e i<br />

giochi proposti ai Ragazzi e ben strutturato<br />

nei momenti di riflessione con delle<br />

schede che i Ragazzi a piccoli gruppi,<br />

seguiti dagli educatori, riempivano giorno<br />

per giorno in un libro-quaderno del<br />

Campo per rendere sempre viva l’esperienza.<br />

Sabato 11 immancabili giochi<br />

d’acqua, pizza, patatine e la band dei<br />

“Mystica” molto affezionata ai Ragazzi<br />

dell’ACR che li hanno accolti lo scorso<br />

ottobre al primo esordio!<br />

I Campi Scuola, ormai i Ragazzi, ma<br />

non tutte le famiglie li percepiscono<br />

come tali, sono sì un momento di svago<br />

ma sono pure un momento in cui il<br />

Signore chiama ognuno di loro a<br />

seguirLo in disparte. Il brano <strong>della</strong><br />

Trasfigurazione lo insegna.<br />

Tutti noi siamo stati chiamati a riflettere<br />

sulla parabola del Seminatore (LC<br />

8,4-8); la strada che ci è dinanzi come<br />

ACR parrocchiale e più in generale<br />

come battezzati, può essere fatta da<br />

ogni “terreno” che Gesù ci dice nel racconto<br />

evangelico. Sta però a noi seminare<br />

senza mai stancarci anche quando<br />

le difficoltà ci temprano nella fiducia e<br />

nella speranza che è riposta in Lui per<br />

un cammino che dal prossimo ottobre<br />

in ACR sarà “SuPerStrada con Te!”.<br />

Nel pomeriggio di Domenica 12 la<br />

Santa Messa officiata da Padre<br />

Salvatore Ruffino con le famiglie presso<br />

la casa estiva delle Suore Collegine<br />

<strong>della</strong> Sacra Famiglia, in Contrada<br />

Croce a Mezzojuso; al termine la consegna<br />

<strong>della</strong> Tessera Associativa al più<br />

piccolo acierrino dell’Eparchia,<br />

Claudio Cosentino, con i suoi 4 anni e<br />

infinita voglia di essere in ACR!<br />

e7


e8<br />

nel 60° anniversario<br />

dell’ordinazione sacerdotale<br />

Mi è stato chiesto un contributo<br />

scritto in occasione del 60°<br />

anniversario dell’ordinazione sacerdotale<br />

di p. Frank Verecondia: con piacere<br />

ho accolto la proposta. E i ricordi si<br />

mescolano subito alle analisi: i<br />

momenti di grande coincidenza di<br />

vedute e quelli di massima discordanza<br />

di idee mi creano un turbinio che<br />

però non può non tener conto del<br />

rispetto reciproco che c’è stato sempre<br />

tra noi due.<br />

Il primo approccio? Ad Deum qui laetificat<br />

iuventutem meam. E noi piccoli<br />

chierichetti imparammo il latino.<br />

Bambini <strong>della</strong> scuola elementare<br />

imparavamo a rispondere alla messa.<br />

Di lì a poco avremmo imparato a parteciparvi,<br />

con buona pace di chi ancor<br />

oggi non aspetta altro che rispolverare<br />

il latino per gustare mistiche ed esclusive<br />

emozioni negate ai più.<br />

Comunque, il discorso porterebbe lontano,<br />

anzi vicino, molto vicino: all’oggi<br />

di una chiesa - specialmente quella<br />

italiana - che mi sembra impaurita.<br />

Proprio come padre Frank di alcuni<br />

PADRE FRANK,<br />

UN’ECO PER LA BRIGNA<br />

di Pino Di Miceli<br />

“Ora mi annoio più di allora, neanche un prete per chiacchierar”<br />

(Pallavicini-Conte, Azzurro, 1968)<br />

decenni fa, quando con molte riserve<br />

si affacciava alla lettura inculturante<br />

dei documenti del Concilio. Assieme<br />

facemmo un bel pezzo di strada: lui<br />

ormai non più perplesso, noi sicuri di<br />

avere l’appoggio del parroco per le<br />

nostre iniziative.<br />

Data la finalità costitutiva di questo<br />

bimestrale che si avvia a celebrare il<br />

decennale <strong>della</strong> sua ri-nascita, mi è<br />

sembrato opportuno onorare l’invito<br />

di don Enzo ripercorrendo soprattutto<br />

l’avventura di <strong>Eco</strong> <strong>della</strong> <strong>Brigna</strong>, prima<br />

serie, fondato da padre Frank nel 1968<br />

e diffuso fino al 1985. Penso che<br />

padre Frank gradirà questo approccio,<br />

anche se limitato, alla sua grande<br />

opera pastorale svolta a Mezzojuso.<br />

4.700 abitanti nel 1961, 3800 nel<br />

1970. Novecento abitanti in meno in<br />

dieci anni. Questi furono gli anni<br />

Sessanta a Mezzojuso. Ci accorgevamo<br />

del calo demografico fra i banchi<br />

di scuola e per le strade dei nostri<br />

quartieri: a scadenza mensile, se non<br />

settimanale, qualche compagno di<br />

classe o di giochi ci salutava: “trasfe-<br />

rito”, si legge nei registri scolastici di<br />

allora.<br />

Riprendeva una massiccia emigrazione.<br />

All’inizio l’America - USA ed<br />

Argentina - era ancora una meta.<br />

Dopo qualche anno si scoprirono il<br />

Nord Italia e quindi la Svizzera e la<br />

Germania. Interi gruppi familiari si<br />

trasferirono altrove.<br />

Tanto per citarne alcuni, si possono<br />

ricordare i Musacchia, i Burriesci, gli<br />

Sciulara emigrati in USA. I Magnate<br />

in Argentina. Come si possono pure<br />

ricordare le località del Piemonte o<br />

<strong>della</strong> Lombardia che si popolarono di<br />

mezzojusari: Galbiate, Leinì, Torino,<br />

Pinerolo, Cossato, Asti, Legnano,<br />

Arona, Alba, Castagnole Lanze,<br />

Castellanza, Grugliasco Saronno e via<br />

di seguito. Alcuni si spinsero fin nel<br />

Veneto (Villafranca di Verona), altri<br />

addirittura a Bolzano. La sparuta<br />

comunità mezzojusara d’Australia<br />

dopo il terremoto del Belice si infoltì.<br />

Gli emigrati nel Nord Italia e in<br />

Svizzera-Germania a scadenza annuale<br />

- se potevano - rientravano a


Mezzojuso per le ferie estive. Che<br />

strana parola: le “ferie”: e chi le conosceva!<br />

Le stradine di Mezzojuso si<br />

riempivano di automobili, non sempre<br />

di proprietà (lo capimmo in seguito)<br />

con targhe inusuali: To, Cn, Mi, Va,<br />

No, Bz! E la sera tutti in piazza e per<br />

il corso a passeggiare: la zona dell’edificio<br />

scolastico infatti non era<br />

ancora illuminata. Nelle calde giornate<br />

estive alcuni andavano al mare e<br />

portavano con loro fratelli, sorelle,<br />

nipoti e cugini. La scoperta del mare<br />

da parte dei mezzojusari aveva allora<br />

qualcosa di fantozziano.<br />

Detto così, può sembrare solo un<br />

discorso di bei ricordi, di “come eravamo”.<br />

Ma i drammi delle famiglie<br />

sradicate o divise, dei bambini che<br />

crescevano con i nonni, <strong>della</strong> coabitazione<br />

non sempre facile con le popolazioni<br />

del nord, delle abitazioni insufficienti<br />

e malsane, <strong>della</strong> promiscuità e<br />

delle rimesse sempre scarse, a noi<br />

ragazzi arrivavano molto affievoliti.<br />

La comunicazione con i parenti emigrati<br />

era affidata a cartoline o lettere.<br />

Il telefono, rarissimo, era utilizzato,<br />

assieme ai telegrammi, quasi esclusivamente<br />

per le brutte notizie.<br />

In tale contesto si inserì man mano<br />

padre Frank Verecondia, cominciando<br />

a visitare le colonie di mezzojusari<br />

emigrati.<br />

Padre Frank andava in ferie, partiva<br />

per una ventina di giorni, non ad agosto<br />

ma ad ottobre, subito dopo la festa<br />

di San Giuseppe. Anzi questa festa<br />

serviva al parroco per annunciare ai<br />

mezzojusari la meta del suo viaggio.<br />

Quando la processione con la statua<br />

del Santo volgeva al termine, padre<br />

Frank dal palco allestito in piazza<br />

teneva il panegirico e alla fine comunicava<br />

ai mezzojusari la meta del suo<br />

prossimo viaggio invitando “chiunque<br />

abbia dei parenti a… o nei dintorni a<br />

farmi recapitare lettere o biglietti in<br />

modo da far sentire la vostra vicinanza<br />

”. Dopo alcuni anni padre Frank,<br />

che in quanto all’uso <strong>della</strong> tecnologia<br />

mediatica era all’avanguardia, si fornirà<br />

addirittura di un magnetofono per<br />

registrare la voce dei mezzojusari per<br />

i parenti emigrati.<br />

In uno di questi incontri con gli emigrati<br />

del nord Italia al nostro parroco<br />

balenò l’idea <strong>della</strong> realizzazione di un<br />

bollettino bimestrale e così il 1 dicembre<br />

1967 ne dava comunicazione “ai<br />

cari emigrati di Mezzojuso”. Nasceva<br />

l’<strong>Eco</strong> <strong>della</strong> <strong>Brigna</strong>.<br />

Il primo numero uscì a febbraio del<br />

1968. Un anno fondamentale per la<br />

vita politica e sociale italiana. Un<br />

anno difficile per la nostra Sicilia, colpita<br />

dal terremoto del Belice.<br />

Terremoto che, tra l’altro, alimentò un<br />

nuovo flusso migratorio.<br />

Il bollettino era ciclostilato. Padre<br />

Frank, da solo, raccoglieva gli articoli,<br />

impaginava, correggeva direttamente<br />

sulla matrice, intervenendo<br />

raramente con lo smalto correttore. Ne<br />

parlammo e si convinse a curare<br />

meglio l’impaginazione. In ciò sollecitato<br />

anche da Ignazio Gattuso che<br />

dopo qualche numero iniziò una collaborazione<br />

stabile. Gattuso era però<br />

autonomo nella sua collaborazione:<br />

curava anche l’impaginazione e portava<br />

a padre Frank le matrici già pronte,<br />

col testo a volte su due colonne. I<br />

ragazzi <strong>della</strong> parrocchia erano impegnati<br />

a spillare, imbustare il giornalino<br />

e attaccare i francobolli.<br />

Partito il notiziario con regolare scadenza<br />

(figuratevi un po’ con la prover-<br />

biale puntualità del parroco!), bisognava<br />

scegliere un direttore responsabile.<br />

La scelta cadde su Mario<br />

D’Acquisto, personaggio politico<br />

democristiano molto noto a<br />

Mezzojuso. La scelta non influenzò di<br />

tanto la linea editoriale.<br />

Dopo alcuni numeri sul bollettino fece<br />

la sua apparizione la fotografia, incisa<br />

su matrice o incollata. Ogni numero<br />

conteneva una foto riproducente un<br />

avvenimento ritenuto importante o<br />

l’effige di una persona deceduta da<br />

poco e ritenuta meritevole di ricordo<br />

da tutta la comunità dei lettori.<br />

La struttura del notiziario si conservò<br />

quasi identica fino alla fine <strong>della</strong> pubblicazione.<br />

Apriva una lettera del parroco<br />

o dei due parroci, del vescovo o<br />

del sindaco. Seguiva la cronaca: un<br />

vero e proprio diario giornaliero su<br />

tutto quello che accadeva in paese. La<br />

vita parrocchiale, amministrativa e<br />

scolastica prendevamo molto spazio.<br />

Ma non mancavano notizie di altri<br />

fronti: gli incendi, gli incidenti, i fatti<br />

di cronaca nera, i risultati delle competizioni<br />

elettorali, i “cambi di guar-<br />

e9


e10<br />

dia”, l’avvicendamento, cioè, di funzionari<br />

e dirigenti o anche di semplici<br />

impiegati a cui la comunità mezzojusara<br />

si era affezionata. Le nascite, i<br />

decessi e i matrimoni venivano pubblicati<br />

in una rubrica a parte.<br />

L’impostazione delle pagine di cronaca<br />

non sempre convinceva, su alcuni<br />

argomenti era troppo sintetica, su altri<br />

troppo minuziosa (ad esempio, quando<br />

riportava la classifica di mini festival<br />

canori improvvisati durante le gite<br />

parrocchiali). Ma a distanza di anni le<br />

notizie contenute in quelle pagine<br />

sono diventate preziosissime per chi si<br />

accingere a fare storia locale.<br />

Tra le rubriche fisse non mancavano le<br />

lettere dei lettori, o “Ridiamo insieme”,<br />

brevi battute che ironizzavano<br />

soprattutto sull’arrivo <strong>della</strong> modernità,<br />

in special modo nell’universo femminile.<br />

Allorché venivano emanate<br />

leggi o norme destinate al mondo<br />

degli emigrati, il notiziario ne dava<br />

puntuale informazione. Non si può<br />

tacere anche <strong>della</strong> pubblicazione di<br />

poesie, in lingua e in dialetto, di molti<br />

nostri concittadini.<br />

Gli argomenti degli altri articoli?<br />

Sport, mondo giovanile, biografie di<br />

personaggi illustri locali, spiritualità.<br />

Una serie di articoli cominciò a scan-<br />

dagliare la possibilità di creare a<br />

Mezzojuso un circolo giovanile<br />

(club!) aperto a giovani d’ambi i sessi.<br />

Anzi, nacque un puntuale appuntamento<br />

con l’argomento, in cui si misurarono<br />

diverse voci: l’insegnante, la<br />

madre, l’emigrato… ed evidentemente<br />

i giovani. In tal modo il notiziario,<br />

in maniera molto soft, divenne l’eco di<br />

eventi che a livello ampio connoteranno<br />

il Sessantotto e giù di lì e che a<br />

livello locale cominciarono a minare il<br />

monopolio parrocchiale nel mondo<br />

dell’associazionismo giovanile. Si<br />

costituì infatti da lì a qualche mese il<br />

famoso Club Manzoni, che avrebbe<br />

dovuto formalizzarsi all’inizio come<br />

circolo parrocchiale, ma che divenne<br />

subito autonomo ed anzi con una<br />

punta di antagonismo nei confronti<br />

<strong>della</strong> vita parrocchiale. Erano dei<br />

segnali. Ma questa è un’altra storia o<br />

meglio la stessa storia che può essere<br />

raccontata in altro articolo.<br />

Padre Frank lanciò anche un sondaggio<br />

tra i lettori: unificare o no le processioni<br />

<strong>della</strong> Settimana Santa? Il<br />

dibattito fu appassionante: gli schieramenti<br />

evidenziavano il tentativo di<br />

dare basi giustificative alle diverse<br />

tesi: basi pastorali, teologiche, culturali.<br />

Il risultato pratico? Nessuno. A<br />

lunga scadenza? Tanto: si capì che il<br />

fanatismo non poteva avere dignità<br />

culturale.<br />

Un’altra serie di articoli riguardò la<br />

vita dei personaggi illustri mezzojuari.<br />

Simone Cuccia, Gabriele Buccola,<br />

Francesco Spallitta e le loro opere<br />

furono conosciuti da un vasto pubblico.<br />

Onofrio Trippodo fu addirittura<br />

scoperto dai più ed in suo onore fu<br />

organizzato un convegno e scoperta<br />

una lapide.<br />

Nel 1968 Ignazio Gattuso iniziò la<br />

collaborazione con <strong>Eco</strong> <strong>della</strong> <strong>Brigna</strong>,<br />

collaborazione che manterrà fino alla<br />

morte avvenuta nel 1978. In tal modo<br />

la storia locale entrò ad alto livello<br />

nelle pagine del notiziario: feste, tradizioni<br />

varie, curiosità, personaggi sconosciuti<br />

animarono le sue pagine contribuendo<br />

a dare spessore ad una identità<br />

culturale costruita a volte maldestramente.<br />

Il decennio coincideva<br />

anche con la pubblicazione di quasi<br />

tutte le opere dello storico mezzojusaro.<br />

E molti articoli scritti per <strong>Eco</strong> verranno<br />

pubblicati nelle sue opere, il che<br />

valorizzava ancor più il giornalino di<br />

padre Frank.<br />

Il periodo più florido di <strong>Eco</strong> <strong>della</strong><br />

<strong>Brigna</strong> è quello <strong>della</strong> prima metà degli<br />

anni Settanta: lo si nota dal numero di


pagine, molto più alto rispetto a quello<br />

degli anni seguenti, dalla impaginazione<br />

più curata e dal numero dei collaboratori.<br />

Il ponte che padre Frank crea con la<br />

comunità degli emigrati funziona, si<br />

fortifica, ma ad un certo punto sembra<br />

mostrare un limite. Per il 14 agosto<br />

1971, nelle ore pomeridiane, viene<br />

organizzata a Mezzojuso una “Festa<br />

degli Emigrati”, sponsorizzata da <strong>Eco</strong><br />

<strong>della</strong> <strong>Brigna</strong> e da qualche emigrato,<br />

con il patrocinio del Comune e la collaborazione<br />

<strong>della</strong> commissione organizzatrice<br />

<strong>della</strong> festa di San Rocco.<br />

Nell’atrio e nel salone dell’istituto<br />

Andrea Reres sono presenti autorità<br />

civili e religiose: mancano gli emigrati,<br />

li si attende, ne arrivano pochissimi,<br />

da contare sulle dita di due mani. Il<br />

sottoscritto diciassettenne, incaricato<br />

da padre Frank per redigere per <strong>Eco</strong> la<br />

cronaca dell’avvenimento, fa i salti<br />

mortali per raccontare o non raccontare<br />

l’episodio nella sua reale consistenza.<br />

E’ un altro segnale.<br />

Probabilmente il variegato mondo dell’emigrazione<br />

mezzojusara è in po’<br />

diverso rispetto a quanto percepito<br />

dalle nostre parti.<br />

Ma padre Frank va avanti. Il notiziario<br />

continua per la sua strada raccontando<br />

la vita di paese e ospitando, a volte,<br />

articoli di un’altra generazione di giovani<br />

cresciuti con il parroco e che alle<br />

grandi aperture uniscono una forte<br />

fedeltà alla parrocchia. Forse sono i<br />

frutti del Concilio. Pensate: padre<br />

Frank metterà loro a disposizione il<br />

ciclostile per la nascita di un altro bollettino<br />

diffuso localmente in tre numeri<br />

unici (“Scongelamento”), non<br />

temendo alcuna concorrenza.<br />

Tutto ciò fino al giorno in cui egli è<br />

trasferito a Palazzo Adriano (1985).<br />

Saranno momenti turbolenti per la vita<br />

<strong>della</strong> parrocchia quelli coincidenti con<br />

la decisione presa da mons. Ercole<br />

Lupinacci. Alcune ferite si sono rimarginate<br />

altre vengono ancor oggi interessatamente<br />

nascoste. L’obbedisco<br />

verecondiano è seguito dalla creazione<br />

a Palazzo Adriano del notiziario<br />

“L’<strong>Eco</strong> delle Rose” dal nome del mitico<br />

monte palazzese. Il resto è cronaca<br />

di questi ultimi anni.<br />

Come già detto all’inizio di questo<br />

scritto, ho saltato tanti aspetti dell’attività<br />

pastorale di padre Frank, aspetti<br />

che avrebbero toccato ancor di più il<br />

vissuto personale del sottoscritto (i<br />

chierichetti, l’oratorio, il circolo<br />

“Cristo Re”, le gite, la generazione di<br />

ACI degli anni Cinquanta, il rapporto<br />

con le devozioni popolari, l’assistenza<br />

parrocchiale, il rapporto con la comunità<br />

bizantina e con l’Eparchia, l’irrigidimento<br />

pastorale per alcuni ambiti e le<br />

improvvise aperture verso altri, ecc.).<br />

A padre Frank che gode un meritato<br />

riposo nella casetta del vicolo Schirò<br />

va il mio grazie e penso anche quello<br />

dei mezzojusari sparsi per il mondo.<br />

Ad multos annos!<br />

Padre Frank con da sinistra, Sandro Miano, Enzo Cosentino (don Enzo), Pino Terrano,<br />

Epifanio Sgroi, Tommaso Battaglia, Franco Russotto<br />

Mons. Frank Verecondia, figlio<br />

di fu Pietro e fu Carmela<br />

Raimondi, è nato a New York<br />

(U.S.A.) il 16 novembre 1922. A 11<br />

anni, il 18 ottobre del 1933, ritorna<br />

in Italia e due anni dopo, il 9 ottobre<br />

1935, entra nel Seminario di Baida<br />

dove vi rimane per tre anni e successivamente<br />

passa al Seminario<br />

Arcivescovile di Palermo dove vi<br />

trascorre nove anni. Viene ordinato<br />

sacerdote nella Cattedrale di<br />

Palermo dal Card. Ernesto Ruffini<br />

il 6 luglio 1947. Dopo l’ordinazione<br />

e l’ingresso come novello sacerdote<br />

a Mezzojuso vi rimane per le<br />

vacanze estive, durante questo<br />

periodo il vecchio Arciprete, a<br />

seguito di una brutta caduta, si<br />

rompe il femore, e così il card.<br />

Ruffini, il 5 agosto 1947, nomina<br />

Padre Frank, Vicario Cooperatore.<br />

Alla morte dell’Arciprete Nicolò Di<br />

Giacomo, avvenuta a Palermo il 28<br />

febbraio 1966, viene nominato<br />

Parroco <strong>della</strong> Chiesa latina di<br />

Mezzojuso, il 19 marzo 1966. Il 10<br />

ottobre 1966 la S. Sede su proposta<br />

del vescovo Mons. Giuseppe<br />

Perniciaro lo nomina Monsignore<br />

(Cameriere Segreto di S. Santità).<br />

Il 17 novembre 1985 viene nominato<br />

Parroco di Palazzo Adriano, il<br />

1° dicembre 1985 da Mons. Ercole<br />

Lupinacci, viene nominato Vicario<br />

Episcopale per il rito latino. Per<br />

qualche anno è stato anche<br />

Amministratore parrocchiale <strong>della</strong><br />

parrocchia Maria SS. <strong>della</strong> Favara<br />

di Contessa Entellina. Il 28 febbraio<br />

1999 si dimette da Parroco di<br />

Palazzo Adriano e nell’ottobre del<br />

1999 ritorna a Mezzojuso.<br />

Attualmente svolge il ministero<br />

sacerdotale come Cappellano presso<br />

le suore <strong>della</strong> Sacra Famiglia di<br />

Mezzojuso.<br />

e11


e12<br />

Il rosario <strong>della</strong> Madonna Assunta<br />

di Nino Brancato<br />

Nel trascrivere i brani di devozione popolare fin qui pubblicati<br />

sull’<strong>Eco</strong>, ho potuto sperimentare come talvolta il riportare in<br />

notazione moderna il contenuto specificamente musicale (melodia,<br />

quantità, ritmo) di una tradizione orale rappresenti, appunto, un po’<br />

un “tradimento”. Si è tentati spesso di assumere un modello più o<br />

meno definito (soprattutto per la ritmica): un vestito classico “allestito”<br />

per l’occasione, insomma. Anche quando l’operazione sembra<br />

riuscita però, la confezione alla fine risulta sempre o un po’ attillata<br />

o ampia, mai perfettamente “a pennello”. E non si tratta solo dell’agogica,<br />

cioè di quel tanto di personale che ognuno di noi mette,<br />

anche inconsapevolmente, nell’eseguire un brano musicale.<br />

Ciascuno di noi, ogni volta che canta o suona un brano, non lo ripete<br />

mai esattamente. Ciò vale anche per quel repertorio tradizionale<br />

che fa parte del nostro bagaglio culturale di appartenenti ad una specifica<br />

comunità. Apparentemente fissato, appunto, nella tradizione,<br />

esso viene continuamente variato ed adattato; cambiamenti macroscopici<br />

(si pensi alla italianizzazione di parti del testo), e, ancora di<br />

più nell’immediato, nel microscopico <strong>della</strong> nostra sensibilità musicale.<br />

Strano percorso questo per brani (e testi) che spesso hanno una origine colta (dal seicento fino ad oggi) e che, nel<br />

sedimentarsi nella quotidianità paraliturgica e nella diretta <strong>della</strong> religiosità dei fedeli e dei devoti, si stratificano nell’immediatezza<br />

di una sensibilità (musicale) altra rispetto a quella dalla quale erano state elaborate1 Alcuni fedeli alla recita del rosario rionale in Via Gessai<br />

. Ho pertanto ritenuto<br />

accessorie e spesso non inserito tutte quelle indicazioni (armatura di chiave completa, più raramente appoggiature e piccoli<br />

passaggi melodici) che, pur potendo contribuire a “cesellare” la trascrizione, ne avrebbero inficiato la linearità (e la<br />

leggibilità per i non musicisti, cioè la validità stessa <strong>della</strong> trascrizione) e che avrebbero inoltre costretto il contenuto nella<br />

rigidità di uno schema prescrittivo. La scrittura musicale nasce infatti come aiuto mnemonico per il ricordo del suono e<br />

<strong>della</strong> sua espressione. Allora nei brani così “traditi”, e quello qui riportato è uno di questi, ciò che renderà maggiormente<br />

fruibile la scrittura sarà soprattutto la corretta prosodia, pronuncia e l’accentazione del testo siciliano. Quanto detto può<br />

sembrare ovvio, ma basterà ricordare le difficoltà che incontra un gruppo (anche di professionisti) che si trovi a cantare<br />

una monodia con testo siciliano: il più grosso ostacolo nel raggiungimento <strong>della</strong> necessaria identità di lettura per una buona<br />

esecuzione è sempre risultato essere la diversa pronuncia dei vari componenti, ed è quindi stato necessario adottare un dialetto<br />

comune. Nel Rosario dell’Immacolata qui riportato ho esitato parecchio prima di stabilire la figurazione di alcune<br />

quantità e la ritmica delle semifrasi. Ho preferito ancora una volta non inserire indicazione di tempo, cercando di inserire<br />

le quantità così come eseguite, ed avendo solo nell’accentazione del testo un sicuro riferimento per la metrica.<br />

1 Cito ad esempio la Canzuna di Natali riportata dal Favara nella quale ad una invocazione alle Sante protettrici <strong>della</strong> città di Palermo è anteposto<br />

un coloritissimo quadro agreste <strong>della</strong> natività in cui nulla c’è di tutto l’arredo natalizio a noi consueto, ivi compresa grotta, bue asinello.


Il “Gloria”, già di per sé una piccola antifona, contrappone un attacco slanciato verso l’acuto guadagnato sulla tonica di<br />

(ce di celu) e poi prolungato dopo la volta superiore<br />

ad una chiusa aritmicamente più serrata che riguadagna , dopo l’ascesa alla 4 a il centro tonale dell’intonazione con la successione<br />

reale dal 3° al 1°<br />

che viene ripetuta due volte quale finale con qualche occasionale variante d’attacco e più raramente con un II° sull’inizio<br />

dell’inciso finale (de di <strong>della</strong> su sol)<br />

Il rosario vero e proprio, poi, risulta a mio sentire dalla aggiunta, alla recita da parte del solo di un verso testuale, che già<br />

abbiamo incontrato in altri rosari, sulla melodia <strong>della</strong> prima semifrase del gloria, ma con un andamento ritmico stavolta<br />

più marcatamente ternario<br />

con una risposta che per metà sembra chiaramente provenire da un altro rosario, ma che chiude riprendendo la figurazione<br />

e la metrica propria di questo<br />

Quindi una frase comune a diverse recitazioni con musica propria di questa occasione e poi una frase comune ma con la<br />

chiusa adattata nel testo e, conseguentemente, nella intonazione.<br />

Questa seconda parte rappresenta quindi, ancora una volta un composito, analogamente a quanto ipotizzato per quasi tutti i<br />

recitativi dei brani finora esaminati. Ma, stavolta in modo piuttosto palese, non un semplice accostamento di diverse parti<br />

desunte da diversi nomoi, modelli preesistenti e ben conosciuti. Qui le parole del testo hanno fuso, dentro le singole frasi,<br />

modelli melodici diversi, e ciò è avvenuto per immediato utilizzo di “frasi”, che dovevano già essere state tanto assorbite<br />

dalla memoria musicale collettiva senza che si potessero più disitnguere melodia e testo. Un utilizzo intonativo dei versi, e<br />

<strong>della</strong> lingua, quindi. Ed è la prima volta che all’ascolto chiaramente si può cogliere quella stratificazione di brani diversi che<br />

si contaminano nella memoria di chi effettua pratiche analoghe nelle diverse parti e occasioni dell’anno.<br />

Copyright <strong>Eco</strong> <strong>della</strong> <strong>Brigna</strong> 2007<br />

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e14<br />

E lucean le stelle…<br />

di Lillo Pennacchio<br />

Le sedie erano già state sistemate nell’atrio<br />

del Monastero dei Padri<br />

Basiliani, le maestranze del Teatro<br />

Massimo di Palermo avevano messo a<br />

posto una pedana e scaricato un bellissimo<br />

pianoforte a coda.<br />

Tutto era pronto per accogliere in paese<br />

un evento musicale di straordinaria<br />

importanza. Sarebbe stata una serata da<br />

gran pienone con tantissime persone<br />

anche all’impiedi.<br />

Grazie ai manifesti tutti avevano saputo,<br />

anche nei paesi vicini, che quella<br />

sera, 7 agosto del 1987, a Mezzojuso si<br />

sarebbe esibito uno dei più grandi tenori<br />

italiani di sempre: Giuseppe Di<br />

Stefano!<br />

Su come accoglierlo degnamente ci si<br />

era interrogati parecchio, poi io avevo<br />

deciso che era meglio affidarsi a chi<br />

aveva maggiore dimestichezza con questo<br />

tipo di cose e avevo chiesto quindi<br />

consiglio ai funzionari del Teatro<br />

Massimo.<br />

Grazie alla grande disponibilità del<br />

compianto padre Samuele Cuttitta, ultimo<br />

monaco allora rimasto nel monastero,<br />

fu possibile allestire un camerino<br />

eccezionale nella sala d’aspetto del convento.<br />

Nella sala vi era un vecchio pianoforte<br />

dalla tastiera sgangherata, che<br />

però dava un certo tono all’ambiente.<br />

Sapientemente provvedemmo a coprire<br />

lo strumento con una tovaglia tutta ricamata<br />

a punto cinquecento, anche per evitare<br />

che si svelasse il suo stato più che<br />

precario, sopra ad una certa ora facemmo<br />

disporre termos con caffè o the, liquori<br />

diversi, acqua fresca, dolcini e bicchieri<br />

di cristallo, il tutto in quantità tale che il<br />

tenore ne potesse offrire a piacimento.<br />

Trovammo pure un piccolo stender su<br />

cui appendere abiti e smoking del grande<br />

ospite. Tutto bello e sistemato.<br />

Sul far <strong>della</strong> sera, guidando una splendida<br />

Mercedes color verde bottiglia,<br />

Giuseppe Di Stefano arrivò a Santa<br />

Maria e posteggiò sotto una delle due<br />

splendide palme che ancora oggi possiamo<br />

ammirare. Io mi feci avanti impettito,<br />

come quelli che accolgono gli onorevoli<br />

in piazza per le campagne elettorali,<br />

mi esibii in un impeccabile baciamano<br />

alle due signore che accompagnavano<br />

l’illustre ospite (avevo imparato a<br />

farlo a Trieste, da giovanissimo tenentino),<br />

strinsi la mano con una certa emozione<br />

a quel mitico artista ed accompagnai<br />

gli ospiti all’interno del Monastero.<br />

Padre Samuele ci guidò in una visita che<br />

lasciò esterrefatti tutti quelli che per la<br />

prima volta vedevano le icone bizantine<br />

custodite nella chiesa o il laboratorio di<br />

restauro del libro antico. Non si aspettavano<br />

che solo in un angolo di un così<br />

piccolo paese potessero essere racchiuse<br />

così tante meraviglie. Spiegai che il<br />

nostro era un piccolo grande paese e<br />

che, se solo ne avessimo avuto il tempo,<br />

avremmo potuto mostrare altre opere e<br />

manufatti preziosi distribuiti in tutte le<br />

altre chiese. Ma ormai era tempo di pensare<br />

allo spettacolo! Mi accomiatai dopo<br />

avere accompagnato tutti nella sala per<br />

loro approntata e me ne andai a pensare<br />

come presentare quella serata.<br />

Incrociavo le dita perché tutto andasse<br />

bene come fino a quel momento.<br />

Qualche minuto prima dell’ora di inizio,<br />

il pianista era già in pedana e stava sistemando<br />

i suoi spartiti. Io bussai alla salacamerino;<br />

ottenuto il permesso entrai e<br />

vidi che Di Stefano era già pronto. Ebbi<br />

l’impressione di avere interrotto degli<br />

esercizi respiratori; chiesi se era necessario<br />

che io di volta in volta presentassi<br />

le singole esecuzioni, ma lui mi rispose<br />

che lo avrebbe fatto personalmente, poiché<br />

si trattava di un programma molto<br />

particolare. Ci accordammo allora su<br />

una mia breve presentazione iniziale e<br />

lui, che intanto sarebbe rimasto ad origliare<br />

con la porta socchiusa, sarebbe<br />

entrato in scena non appena io lo avessi<br />

chiamato.<br />

Raggiunsi la pedana, passando fra<br />

numerosissimi spettatori rimasti privi di<br />

posto a sedere e davanti a una platea che<br />

mi parve immensa, come se l’atrio del<br />

monastero per magia fosse diventato<br />

grande come uno stadio. Cominciai:<br />

«Buona sera a tutti e benvenuti. Questa<br />

è una serata importantissima per<br />

Mezzojuso. Stiamo per assistere ad un<br />

evento musicale, organizzato nell’ambito<br />

<strong>della</strong> nostra estate mezzojusara, del<br />

quale ci ricorderemo per molto tempo.<br />

Grazie alla collaborazione tra il nostro<br />

Comune e l’Ufficio di promozione del<br />

Teatro Massimo di Palermo, questa sera<br />

potremo sentire una delle voci italiane<br />

più apprezzate nel mondo, una voce che<br />

con quella di Caruso, di Gigli e<br />

Pavarotti ha segnato la storia del bel<br />

canto italico nei teatri più importanti di<br />

tutto il mondo.<br />

Con un programma molto originale,<br />

fatto di antichi ed inediti canti popolari,<br />

da lui stesso raccolti e recuperati.<br />

Questa sera li canterà per rendere<br />

omaggio alla sua terra natia, la nostra<br />

Sicilia. E’ qui con noi…..» SI SPENSE<br />

LA LUCE!!!!! Rimanemmo al buio una<br />

frazione di secondo prima che io potessi<br />

gridare “GIUSEPPE DI STEFANO”.<br />

Dal pubblico si alzò un immenso<br />

Ooooooooh! Di delusione. Rimasi<br />

immobile e frastornato, il pubblico per<br />

fortuna si comportò come da manuale


estando calmo, ciascuno al proprio<br />

posto, alla fioca luce di alcune lampadine<br />

d’emergenza molto improvvisate. Ad<br />

un tratto nel buio qualcuno mi strinse<br />

forte un braccio gridandomi forte in un<br />

orecchio, a modo suo in confidenza : «I<br />

Villafratisi! Iddi foru. Su mmiriusi. Iddi<br />

travagghianu ca luci!» mi divincolai gridando:<br />

«Ma non diciamo scemenze!».<br />

La rabbia per quella stupidaggine mi<br />

scosse, tornai a respirare normalmente e<br />

mi preoccupai dell’illustre ospite. Nella<br />

sala riservata non lo trovai. Davanti al<br />

portone del monastero riconobbi nel<br />

buio uno dei funzionari del Massimo e<br />

chiesi se per caso lo avesse visto. Con<br />

un cenno del capo, nonostante il buio,<br />

accompagnò il mio sguardo in direzione<br />

<strong>della</strong> palma più lontana, quella vicina<br />

all’angolo <strong>della</strong> chiesa di Santa Maria.<br />

Era lì. Passeggiava da solo. La sua camicia<br />

bianca sembrava splendere nel buio<br />

fitto, evidentemente aveva tolto la giacca<br />

dello smoking non appena si era reso<br />

conto che la luce non sarebbe tornata<br />

subito. Rimasi per un po’ a guardarlo<br />

passeggiare in lungo e in largo nel buio.<br />

Per la verità intuivo che stesse passeggiando,<br />

perché si vedeva solo la camicia<br />

che come un fantasmino segnava percorsi<br />

irregolari sullo schermo nero <strong>della</strong><br />

notte. Mi lasciai andare a una serie di<br />

considerazioni, ma parlavo da solo,<br />

l’amico accompagnatore del teatro si<br />

limitava a scuotere la testa ogni tanto.<br />

Dicevo che stavamo vivendo una situazione<br />

paradossale!<br />

Giuseppe Di Stefano, grande e popolarissimo<br />

interprete, apprezzato in particolare<br />

per la qualità e la bellezza <strong>della</strong> sua voce,<br />

il suo modo di porgersi accattivante, la<br />

grande presenza scenica, unita a un timbro<br />

vellutato. Amato e osannato dal grande<br />

pubblico, per oltre venti anni aveva<br />

calcato i palcoscenici più famosi del<br />

mondo, formando una coppia artistica<br />

impareggiabile con Maria Callas. Dotato<br />

di innata simpatia, di una voce chiara e di<br />

versatilità interpretativa , che gli avevano<br />

consentito di rivestire oltre cento ruoli da<br />

protagonista. Il tenore che al<br />

Metropolitan di New York, una delle<br />

innumerevoli volte che si era esibito in<br />

quel teatro, aveva avuto, complice la<br />

Callas, la capacità inventiva e la disinvoltura<br />

di continuare sul palco un diverbio<br />

iniziato nei camerini, parafrasando<br />

all’impronta i testi che stavano cantando<br />

(in pratica se le erano cantate di santa<br />

ragione tra gorgheggi e virtuosismi vocali<br />

senza che il pubblico si accorgesse di<br />

niente). Ebbene. Ora, in un momento<br />

<strong>della</strong> sua carriera in cui, dopo avere gira-<br />

to il mondo, aveva accettato di svolgere<br />

un ciclo di concerti dedicati esclusivamente<br />

alla sua gente ed alla sua Sicilia…<br />

ora non poteva cantare a Mezzojuso perché<br />

…… mancava la luce!<br />

Invitai il mio taciturno compagno di<br />

sventura a venire con me e raggiungere<br />

l’ospite per fargli compagnia. Ma lui mi<br />

disse che se volevo potevo accomodarmi,<br />

lui preferiva non avvicinarsi. Un po’<br />

stizzito per il rifiuto e perché dovevo<br />

confessare una mia ignoranza, gli chiesi<br />

come ci si doveva rivolgere ad un tenore.<br />

Mi avvicinai piano sia perché non si<br />

vedeva un accidente sia perché temevo<br />

qualche mala sfuriata. Giunto alle sue<br />

spalle «Maestro - gli dissi - ha bisogno<br />

di qualcosa?». Lui si fermò un attimo,<br />

girò piano la testa verso di me continuando<br />

a darmi le spalle e rispose: «Si.<br />

Di essere lasciato solo!». Battei in ritirata<br />

verso il portone del monastero. Per<br />

fortuna il pubblico, nonostante fosse passata<br />

quasi un’ora, rimaneva più o meno<br />

ordinato al suo posto, anche se circolava<br />

una voce per nulla confortante: qualcuno<br />

aveva chiamato l’Enel dal municipio e<br />

pareva proprio che ci si dovesse rassegnare<br />

a rimanere tutta la notte al buio.<br />

Ero sul punto di arrendermi e stavo per<br />

congedare tutti quando mi accorsi che il<br />

Maestro rovistava dentro il portabagagli<br />

<strong>della</strong> sua Mercedes. Subito dopo lo vidi<br />

avvicinarsi con una piccola torcia elettrica<br />

accesa. Mi illuminò e disse:<br />

«Vede? Anche se è difficile prevedere<br />

che ad agosto vada via la luce in questo<br />

modo, io la mia piccola lampadina la<br />

porto sempre, e lei?». Lo guardai con un<br />

sorriso da deficiente non sapendo cosa<br />

rispondere. Lui incalzò: «Insomma la sa<br />

trovare un po’ di luce perché il maestro<br />

possa leggere sugli spartiti? Questo<br />

splendido cielo stellato renderà tutto<br />

ancora più bello e suggestivo. Si sbrighi!<br />

Trovi due lumi da mettere sul pianoforte<br />

e cominciamo».<br />

In un attimo trovai i lumi e li sistemai<br />

sul pianoforte. La gente esplose in un<br />

applauso. Lui si avvicinò e mi disse che<br />

se volevo potevo ripetere il bel discorsetto<br />

che avevo fatto prima. Gli risposi<br />

che non ci pensavo proprio perché ‘nsamaidio<br />

stavolta facevo tornare la luce<br />

mentre parlavo, avrei di nuovo rovinato<br />

una serata ormai destinata a rimanere<br />

irripetibile. Ci godemmo una bella risata<br />

liberatoria. Mi sfiorò una spalla con la<br />

mano, si avvicinò al pianoforte e, salutato<br />

il pianista, diede inizio al concerto.<br />

Si esibì dando vita ad una interpretazione<br />

appassionata dei brani che aveva preparato.<br />

Accompagnato dal maestro Roberto<br />

Negri cantò antiche e forse inedite canzoni<br />

napoletane e romanze di F.P. Tosti.<br />

La sua arte interpretativa affascinò tutti<br />

e in quell’atmosfera così raccolta sembrava<br />

che centinaia di occhi per vederlo<br />

meglio riuscissero ad illuminargli il viso<br />

fissandolo e dilatando le pupille. Per<br />

un’ora e mezza fummo allietati da una<br />

voce stupenda e da versi che stimolavano<br />

i più bei sentimenti. Venne fuori tutta<br />

la sensibilità di Giuseppe Di Stefano nei<br />

concerti dal vivo. Si creò quasi una sorta<br />

di familiarità fra lui ed il pubblico. Ad<br />

un certo punto, il compianto Mimmo<br />

Lopes, nostro tabaccaio storico <strong>della</strong><br />

Fontana Nuova, si spostò piano piano<br />

con una sedia fra le mani e si andò a<br />

sedere un po’ più avanti <strong>della</strong> prima fila<br />

per goderselo meglio il suo mito.<br />

Nessuno gli disse nulla né protestò,<br />

tanto era nota in paese la sua passione<br />

per la lirica. Ad un certo punto fra una<br />

cantata e l’altra Mimmo pensò di potere<br />

osare di più e gridò una richiesta:<br />

«Mamma!» e Di Stefano a tono e per<br />

nulla irritato: «E’ a Milano! Sta bene,<br />

grazie!». Risata di tutti e applausi.<br />

Io allungai le gambe stiracchiandomi al<br />

buio sulla sedia. Mi misi a fissare il cielo<br />

incorniciato dal quadrato dell’atrio del<br />

monastero, le stelle brillavano come non<br />

le avevo viste mai brillare. Ne contai<br />

almeno tre di stelle cadenti intanto che il<br />

bel canto riempiva l’aria.<br />

Mi venne in mente in modo spontaneo e<br />

immediato Mario Cavaradossi <strong>della</strong><br />

Tosca e ribaltai il senso dell’aria più<br />

famosa di quell’opera: E lucean le stelle.<br />

Nessuno era disperato, anzi eravamo<br />

tutti molto felici. Sembrava di essere in<br />

Paradiso.<br />

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di Doriana Bua<br />

foto di Danilo Figlia<br />

La scorsa estate c’eravamo<br />

lasciati con<br />

l’augurio di poter trascorrere,<br />

nel 2007, un’estate più<br />

divertente e ricca di eventi; invece….<br />

Abbiamo passato una calda<br />

estate sulla scia di quella precedente:<br />

cinema, tornei, caffè-concerto e poi<br />

… serate a consumare litri di birra e<br />

a “godere” <strong>della</strong> scomodità delle<br />

panchine lungo il corso. “R…estate<br />

a Mezzojuso”, questo era lo slogan<br />

del programma estivo: un esplicito<br />

invito ad assaporare l’estate mezzojusara<br />

o forse un’ironica domanda,<br />

nonostante tutto. E’ pur vero che la<br />

nuova amministrazione si è insediata<br />

solo da qualche mese e che le casse<br />

del Comune, si sa, sono sempre<br />

vuote. Bisognerebbe indagare, su<br />

come facciano i paesi limitrofi ad<br />

essere più intraprendenti e a stare<br />

sempre un passo avanti, rispetto a<br />

noi, ma questa è un’altra storia!<br />

Tornando alla nostra estate, essa è<br />

cominciata all’insegna dello sport,<br />

con il consueto torneo di calcio a 7<br />

che, nella finale del 3 agosto, ha<br />

incoronato, per il terzo anno consecutivo,<br />

la squadra Renault 4 che ha<br />

battuto i Chianoti per 4-1. Il 25<br />

luglio cinema in piazza, con la proiezione<br />

del film “La ricerca <strong>della</strong> felicità”,<br />

hanno seguito poi “Notte<br />

prima degli esami oggi” il 13 agosto<br />

e “Scoop” il 24. Anche quest’anno il<br />

caffè-concerto ci ha regalato, si fa<br />

per dire, musica dal vivo con<br />

Mandreucci e Vella, i Mystica,<br />

Salvatore Strano e serate danzanti,<br />

quest’ultime forse un po’distanti dai<br />

canoni propri dell’iniziativa. Il 10<br />

agosto, invece, un delizioso e divertente<br />

fuori programma, ha reso meno<br />

noioso un caldo pomeriggio: la gara<br />

dei carruzzuna, organizzata dal<br />

Centro Intergenerazionale con la collaborazione<br />

del Comune. Una gara<br />

che ha divertito i più piccoli ma<br />

anche i grandi che, vedendo competere<br />

i loro figli o i loro nipoti, hanno<br />

rivissuto la loro infanzia. Il vincitore<br />

<strong>della</strong> gara è stato Piero Farini.<br />

Domenica 12 il calcio saponato,<br />

organizzato dall’Associazione<br />

Nuova Era, ha divertito un po’ tutti,<br />

nonostante gli scivoloni. Finalmente<br />

musica, sabato 18, con i Famelika, e<br />

Nicolò Carnesi e Gli Apocrifi che<br />

hanno preceduto il gruppo, un vero e<br />

proprio concerto nel concerto.


Peccato che molti giovani, quella<br />

sera, abbiano preferito andare altrove.<br />

Anche il 29 abbiamo assistito ad<br />

un concerto di musica rock: i<br />

Mystica, il gruppo mezzojusaro che<br />

si è esibito in piazza per la prima<br />

volta, davanti a un pubblico numeroso.<br />

Ancora hanno molto da imparare<br />

e da lavorare, ma la volontà e il<br />

coraggio sicuramente non mancano.<br />

In questa calda estate, non poteva<br />

però mancare uno spettacolo teatrale:<br />

“A famigghia difittusa”, una<br />

divertente commedia in due atti realizzata<br />

dai ragazzi del Centro<br />

Intergenerazionale.<br />

Il 20 agosto ancora sport, con l’inizio<br />

del torneo di pallavolo, organizzato<br />

dall’Ass. Nuova Era e da alcuni<br />

ragazzi volonterosi, che ha visto<br />

coinvolte ben undici squadre.<br />

Sappiamo benissimo che il paese non<br />

possiede infrastrutture, ma quel poco<br />

che abbiamo, a quanto pare, non è<br />

più fruibile, quantomeno gratuita-<br />

mente. Per poter giocare nel campetto<br />

dell’Istituto A. Reres, infatti, ogni<br />

partecipante ha dovuto pagare una<br />

quota che è servita anche per far<br />

fronte alle spese concernente l’organizzazione<br />

(palloni, coppe, medaglie,<br />

acqua…). Un torneo che rende<br />

partecipi un numero così elevato di<br />

ragazzi, alcuni dei quali sono stati<br />

scelti per far parte di una squadra<br />

maschile, è certamente un dato indicativo<br />

sul quale molti dovrebbero<br />

riflettere. Al primo posto si è classificata<br />

la squadra I putri che in finale<br />

ha battuto i Fate voi. Mercoledì 29<br />

l’Ass. Adrasto Mezzojuso ha organizzato,<br />

in Piazza G. Bellone, la gimkana<br />

che, nonostante il caldo, ha<br />

richiamato a raduno numerosi bambini.<br />

Infine quest’anno una novità (l’unica):<br />

su imitazione del Palio dei SS.<br />

Patroni, il Palio dei quartieri. Gare,<br />

giochi e tornei hanno coinvolto decine<br />

di adolescenti, che quasi ogni<br />

giorno si sono affrontati in diverse<br />

competizioni. A conquistare il primo<br />

palio, è stato il gruppo dei quartieri<br />

periferici (San Remo, Cursa,<br />

Nocilla….). E’ un vero peccato,<br />

però, che il coinvolgimento e l’interesse<br />

si siano limitati solo ai partecipanti.<br />

Si potrà sempre rimediare<br />

l’anno prossimo!<br />

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Esperienze<br />

d’emigrazione delle<br />

comunità albanesi<br />

di Sicilia<br />

dagli anni ’50<br />

ai nostri giorni<br />

Continua dal numero precedente<br />

Dopo dodici anni di delusione e di<br />

silenzio nel 1997, grazie all’iniziativa<br />

di don Enzo Cosentino “<strong>Eco</strong><br />

<strong>della</strong> <strong>Brigna</strong>” incomincia per la seconda<br />

volta ad esistere.<br />

I destinatari sono sempre gli stessi<br />

<strong>della</strong> prima serie, i mezzojusari vicini<br />

e lontani, ma c’è stata un’apertura nei<br />

confronti di tutte le persone di qualsiasi<br />

luogo, per ricevere o scrivere il proprio<br />

pensiero.<br />

I tempi cambiano, le nuove tecnologie<br />

ci allontanano sempre più alle varie<br />

forme tradizionali di comportamento e<br />

di idee.<br />

Nella prima serie del notiziario le lettere<br />

che gli emigrati mandavano dall’estero<br />

erano incalcolabili, man mano<br />

diventano sempre meno le persone<br />

che scrivono alla redazione, qualcuno<br />

per fortuna ancora chiede notizie,<br />

manda pensieri nostalgici verso il<br />

popolo e il paese.<br />

I nostri compaesani dall’estero attraverso<br />

le lettere, le cartoline parlano di<br />

ricordi, anche dei più<br />

Minuziosi, e traspare dalle loro parole<br />

tanta nostalgia dei vecchi tempi dei<br />

profumi del paese.<br />

Gli abitanti di Piana richiameranno<br />

sempre alla memoria i rituali religiosi<br />

che vengono svolti durante la<br />

Settimana Santa, i colori dei costumi<br />

tradizionali che il giorno di Pasqua<br />

tingono il paese donando un magico<br />

splendore; nessun mezzojusaro<br />

dimenticherà la suggestiva processione<br />

dell’Addolorata del Giovedì Santo<br />

o i commoventi “Tocchi di San<br />

Giuseppe”, e specialmente l’allegorica<br />

festa del “Mastro di Campo”.<br />

A Contessa Entellina il fascino <strong>della</strong><br />

festa dell’Immacolata nella chiesa di<br />

San Rocco rimarrà impressa nelle<br />

menti delle persone emigrate. L’unico<br />

paese che ancora riesce ad esprimere<br />

con rituali di origine balcanica una<br />

forma di solidarietà sociale è Palazzo<br />

Adriano, in occasione <strong>della</strong> festa di<br />

San Martino.<br />

Santa Cristina Gela viene ancora oggi<br />

visitata dagli emigrati soprattutto in<br />

occasione <strong>della</strong> festa <strong>della</strong> patrona<br />

“Santa Cristina” e ripensata nostalgi-<br />

camente durante la festa di San<br />

Giuseppe, che nei tempi antichi coinvolgeva<br />

tutta la popolazione nell’organizzare<br />

la ricca tavolata nella piazza<br />

del paese, con dolciumi e pietanze<br />

varie, dai formaggi alle minestre,<br />

destinate alle famiglie più bisognose.<br />

Come poter risolvere il problema emigrazione<br />

delle nostre colonie? Noi<br />

giovani continuiamo a sfuggire dalla<br />

nostra realtà piuttosto che affrontarla,<br />

questa è la triste verità!<br />

Sarebbe opportuno investire sulle<br />

nostre preziose colonie, piuttosto che<br />

abbandonarle; rivalutare il lavoro<br />

agricolo, il vitivinicolo, il cerealicolo,<br />

la coltivazione dell’ulivo, la produzione<br />

degli ortaggi e la zootecnica, la<br />

quale rappresenta un aspetto importante<br />

per l’economia locale.<br />

Incrementare l’allevamento dei bovini<br />

e ovini potrebbe aprire le porte a molti<br />

giovani nell’edificazione di industrie<br />

atte a fornire latte, formaggi e altri derivati<br />

che il bestiame offre. Incentivare il<br />

lavoro agricolo risulterebbe vantaggioso<br />

verso tutti coloro che si trovano ad<br />

affrontare il problema <strong>della</strong> disoccupazione.<br />

La cultura dei siculo - albanesi<br />

vanta diverse attività artigianali, un<br />

tempo preziosamente conservate e<br />

riprodotte dagli albanesi, si tratta dell’iconografia,<br />

dell’oreficeria e del ricamo.<br />

Oggi queste attività non rappresentano<br />

fonte di produzione, ma rischiano<br />

la scomparsa. Sarebbe interessante<br />

introdurre progetti destinati all’insegnamento<br />

di tali attività, chiedendo<br />

aiuto a figure professionali come iconografi,<br />

orafi ed altri.<br />

Solo il nostro impegno e la nostra<br />

volontà possono garantire un nuovo<br />

sviluppo proficuo nelle nostre colonie,<br />

le iniziative devono essere incentivate<br />

da enti idonei e forse in tal modo<br />

potremmo reprimere il desiderio di<br />

cercar fortuna altrove e seguire l’insegnamento<br />

dei nostri padri, che nei<br />

secoli passati, grazie al loro duro lavoro,<br />

sono riusciti a far risorgere quei<br />

feudi, gli stessi che oggi ospitano la<br />

nostra popolazione albanese.<br />

Marisa Comandè Billone


La squadra del Mezzojuso che parteciperà al campionato di II categoria<br />

Non so più a quante partite ho assistito<br />

in questi ultimi anni: da<br />

spettatore, arbitro, allenatore. Così<br />

tante che oggi mi è impossibile non<br />

pensare al calcio come ad una metafora<br />

<strong>della</strong> vita. Ci sono, infatti, incontri<br />

importanti che devi vincere, altri che<br />

puoi lasciare andare e perdere; e poi ci<br />

sono i giocatori, quelli leali, quelli che<br />

osano e attaccano sempre, quelli che<br />

difendono e che per questo non sono<br />

mai in prima linea; infine ci sono i<br />

furbi, quelli che non hanno ancora<br />

capito che vincere è troppo facile e<br />

che a volte nella vita è necessario<br />

imparare a perdere.<br />

Ho trascorso nove anni ad allenare<br />

quelli che consideravo i “miei ragazzi”,<br />

li ho visti crescere negli anni più<br />

importanti <strong>della</strong> loro vita, li ho visti<br />

MEMORIE SCOMODE<br />

di Nicola La Barbera<br />

giocare mentre, partita dopo partita,<br />

diventavano uomini. Oggi alla fine del<br />

mio incarico è giunto il momento dei<br />

consuntivi, quel momento in cui ognuno<br />

di noi tende normalmente a dimenticare<br />

le esperienze negative per lasciare<br />

spazio a quelle positive. Eppure non<br />

posso non ammettere, che i successi<br />

conseguiti dalla mia “squadra” non<br />

sono riusciti a dar vita al gruppo che<br />

speravo, a quell’affiatamento e a quello<br />

spirito di collaborazione e solidarietà<br />

che, in un “gruppo” umano, riescono<br />

a fare la differenza e che a me, qualora<br />

ci fossero stati, non avrebbero<br />

lasciato la spiacevole situazione di<br />

aver disatteso il mio compito più<br />

importante: quello di far nascere in<br />

loro i principi fondamentali su cui si<br />

fonda, da sempre, la mia idea di sport.<br />

E’ buffo, ma penso di aver perso la partita<br />

più importante proprio con loro,<br />

come se ad un certo momento avessimo<br />

giocato in campi diversi e da avversari.<br />

Così, nonostante tutti i miei sforzi e i<br />

miei sacrifici, i miei ragazzi non sono<br />

riusciti a capire che l’importante in<br />

campo, come nella vita, non è giocare<br />

ad ogni costo, ma è come si gioca insieme<br />

agli altri, condividendo passione e<br />

agonismo, vittorie e sconfitte, e che<br />

solo questo costituisce il vero spirito di<br />

una squadra. Spero che questo obiettivo<br />

possa essere raggiunto da chi oggi continua<br />

l’impegno di canalizzare la voglia<br />

di sport dei ragazzi di Mezzojuso, nell’abitudine<br />

del “realizzare insieme”. Al<br />

neo Presidente Giuseppe Sgroi, al<br />

Vicepresidente Giuseppe Chisesi, al<br />

Segretario Mariano Visocaro, al<br />

Cassiere Giuseppe Lo Vico e a tutti i<br />

consiglieri, auguro proficuo lavoro e un<br />

in bocca al lupo sincero.<br />

Confesso tuttavia che, come ex allenatore,<br />

avrei voluto tracciare un bilancio<br />

diverso. Mi auguravo che dopo tutto il<br />

tempo trascorso con loro e per loro,<br />

nonché sottratto alla mia famiglia e ai<br />

miei affetti, avrei potuto almeno conservare<br />

il ricordo di un gesto di affetto<br />

e di riconoscenza, o più semplicemente<br />

un: grazie Nicola!<br />

e19


e20<br />

VIA ARCIPRETE ANSELMO<br />

Quartiere: Piazza.<br />

Dalla Via Barone Schiros alla Via Don Angelo Franco.<br />

Numeri civici fino a 16.<br />

Caratteristiche morfologiche: salita/discesa – rotabile.<br />

Tipo di pavimentazione: asfalto ridotto male.<br />

Elementi notevoli: bagno pensile.<br />

Il nome: Don Salvatore Anselmo esercitò il ministero di arciprete <strong>della</strong> parrocchia<br />

latina di Mezzojuso nella seconda metà del XIX secolo.<br />

VIA ARCIPRETE GEBBIA<br />

Quartiere: Convento.<br />

Dalla Via Nicolò Di Marco alla Via Simone Cuccia.<br />

Numeri civici fino a 10.<br />

Caratteristiche morfologiche: salita/discesa – non rotabile.<br />

Tipo di pavimentazione: gradinata in pietra calcarea, mattoni rossi e cemento.<br />

Elementi notevoli: vasi con piante e fiori.<br />

Il nome: L’arciprete Gebbia fu parroco <strong>della</strong> parrocchia dell’Annunziata a<br />

Mezzojuso. Visse nel XIX secolo. Nel 1848 fondò una scuola secondaria, una specie<br />

di seminario a cui potevano accedere, dietro pagamento mensile, i ragazzi di<br />

Mezzojuso. L’istituzione non ebbe lunga durata forse per i pochi iscritti.<br />

VIA ARCIPRETE PARISI<br />

Quartiere: Piazza.<br />

Dal vicolo Annunziata alla Via Gioacchino Romano.<br />

Numeri civici fino a 22.<br />

Caratteristiche morfologiche: salita/discesa – rotabile.<br />

Tipo di pavimentazione: cemento.<br />

Progetto realizzato dalle classi quarte A e B dell’Istituto Comprensivo “G. Buccola” di Mezzojuso - Anno scolastico 2004-2005<br />

e coordinato dai docenti Lidia Lala, Lina Musacchia, Sara Schillizzi e Giuseppe Di Miceli<br />

Elementi notevoli: vasi con fiori, la strada si presenta molto stretta e ha le caratteristiche<br />

di un vicolo.<br />

Il nome: Giuseppe Parisi fu arciprete <strong>della</strong> chiesa dell’Annunziata nel XVIII secolo.<br />

Restituì al culto la chiesa delle Anime Sante (ora oratorio P. Puglisi). Donò alla<br />

chiesa dell’Annunziata le statue <strong>della</strong> Sacra Famiglia.


Lillo mentre riscalda le coperte per i “Panuzzi” di San Giuseppe<br />

Mercoledì 22 agosto, all’ora sesta,<br />

quando la Chiesa celebra Maria<br />

Regina, quando il meriggio si accende<br />

di fuoco, il nostro compaesano Lillo<br />

Pennacchio (12/05/19<strong>59</strong>-22/08/2007)<br />

silenziosamente ci ha lasciato per<br />

andare ad incontrare il Signore,<br />

accompagnato da S. Giuseppe, nella<br />

cui benevolenza Lillo ha sempre confidato,<br />

affidandosi alle parole del<br />

canto: Giuseppe sia tuo impegno/ di<br />

salvar chi tanto t’ama / con te sospira<br />

e brama / posseder l’eterno ben. Tanti<br />

ricordi affollano la mia mente, ripensando<br />

a Lillo con il quale, essendo<br />

coetaneo ho condiviso l’infanzia, la<br />

scuola elementare. Ricordo le attenzioni<br />

e l’amore che sua madre aveva<br />

per lui, la sua appartenenza alla<br />

Confraternita di S. Giuseppe, la sua<br />

semplicità e la sua giovialità, il suo<br />

spirito libero. Sentiremo la sua mancanza,<br />

specialmente tutti noi confratelli<br />

di S. Giuseppe, a Marzo, quando<br />

si impegnava e prodigava nella prepa-<br />

Ciao Lillo!<br />

razione dei panuzzi e <strong>della</strong> minestra.<br />

La cospicua partecipazione popolare<br />

ai suoi funerali ha confermato la cordialità<br />

e l’amicizia che lo legavano ai<br />

compaesani di tutte le età. La morte<br />

improvvisa di Lillo deve farci riflettere<br />

sul senso dell’esistenza: è una mattina<br />

come tante altre e all’improvviso<br />

un malore in una caldissima giornata<br />

estiva segna, in attimo, il passaggio<br />

dalla vita alla morte. Quanto sono<br />

imprescrutabili i disegni di Dio e<br />

quante sono vere le parole del<br />

Signore: “Tenetevi pronti, poiché non<br />

conoscete né il giorno né l’ora in cui<br />

verrà il Figlio dell’Uomo”.<br />

Raccomandiamo al Signore con la<br />

nostra preghiera l’anima del nostro<br />

fratello Lillo e lo affidiamo al Risorto<br />

per intercessione di San Giuseppe con<br />

le parole del canto: Giuseppe in te<br />

confido / in te tutto mi abbandono / il<br />

mio cuore ti apro e dono / e riposa nel<br />

tuo sen.<br />

don Enzo<br />

OFFERTE RICEVUTE<br />

Rizzo Ina Durante, Palermo € 25,00<br />

Barcia Salvatore, Lesa (No) € 25,00<br />

Muscarello Salv., Brescello € 20,00<br />

Giammanco Rosalia, Roma € 20,00<br />

Corbello Alfio, Svizzera € 20,00<br />

Caravella Rosa Maria, Palermo € 50,00<br />

Mamola Salvatore, Palermo € 10,00<br />

Militello Giuseppe, USA $ 100,00<br />

Siragusa Patrizia, Castelnuovo € 20,00<br />

Bellone Andrea, N.Y. USA € 20,00<br />

Cuttitta Maria, Palermo € 50,00<br />

Perniciaro Rosolino, Castellanza € 30,00<br />

Perniciaro Luciano, Legnano MI € 20,00<br />

Di Grigoli Leonardo, Germania € 50,00<br />

Muscarello Gaspare, Settimo T. € 20,00<br />

D’Orsa Nicolò, Palermo € 20,00<br />

Reina Enzo, USA $ 50,00<br />

Brancato Basilio, S. Flavia € 20,00<br />

Bua Salvatore, Palermo € 20,00<br />

Scarpulla Ciro, USA $ 50,00<br />

Canfora Enzo, Germania € 20,00<br />

Burriesci Nicolò, Castelforte RM € 20,00<br />

Di Miceli Giovanni, Mezzojuso € 30,00<br />

Settineri Ettore, Palermo € 50,00<br />

Burriesci Luciano, Germania € 30,00<br />

D’Arrigo Giuseppe, Mezzojuso € 20,00<br />

Barcia Piscitello E., Palermo € 25,00<br />

Barcia Salvatore, Lesa (TO) € 20,00<br />

Bellone Gianni, USA € 100,00<br />

I NUOVI ARRIVATI<br />

MARCO DOMENICO D’ORSA<br />

di Francesco e Carmela Melagranato<br />

GIORGIA SCHILLIZZI<br />

di Gianni e Marianna Ilardi<br />

GINEVRA CORTICCHIA<br />

di Nicolò e Patrizia Plescia<br />

RIPOSANO NEL SIGNORE<br />

CATERINA ZAMBIANCHI<br />

08/09/1938 - 24/06/2007<br />

ANDREA SPITALERI<br />

28/01/1925 - 29/07/2007<br />

DOMENICO BONOMO<br />

29/08/1936 - 08/08/2007<br />

GIOACCHINO VITTORINO<br />

21/07/1919 - 18/08/2007<br />

LIBORIO PENNACCHIO<br />

12/05/19<strong>59</strong> - 22/08/2007<br />

e21


e22<br />

Il saluto del Dirigente scolastico<br />

Il Prof. Lucio Vincenzo Granata<br />

Sono felice di essere tra di voi come<br />

dirigente scolastico. Avevo altre possibilità<br />

di scelta di sedi più vicine al mio<br />

luogo di residenza (Misilmeri) ma non ci<br />

ho pensato un attimo, quando ho appreso<br />

che mi capitava questa opportunità.<br />

Per me rappresenta un ritorno tra questa<br />

comunità, che ho cominciato a conoscere<br />

all’inizio <strong>della</strong> mia carriera, quando<br />

giovanissimo e unico tra tante donne,<br />

partecipavo alle riunioni collegiali che si<br />

svolgevano a Mezzojuso, in qualità di<br />

membro del Collegio dei docenti di<br />

scuola elementare, che comprendeva<br />

anche Villafrati, in cui io prestavo servizio.<br />

Questo rapporto con la vostra comunità<br />

è continuato con mia moglie (la professoressa<br />

di Lettere Strano Rosalia),<br />

che ha prestato servizio alla scuola<br />

media.<br />

Certamente da allora ad oggi i tempi<br />

sono cambiati, così come è cambiato il<br />

ruolo del capo d’istituto: da direttore<br />

didattico a dirigente scolastico con maggiori<br />

responsabilità in ordine al governo<br />

<strong>della</strong> scuola autonoma. Consapevole di<br />

queste nuove responsabilità, che hanno<br />

come scopo principale quello di garantire<br />

ad ogni alunno, nessuno escluso , il<br />

diritto all’apprendimento per il successo<br />

formativo; consapevole che ogni risorsa<br />

umana è determinante per la crescita culturale,<br />

sociale ed economica non solo<br />

del territorio locale, ma anche di quello<br />

nazionale, farò ricorso a tutti gli strumenti<br />

normativi, finanziari, contrattuali<br />

e relazionali per creare le condizioni per<br />

garantire il miglior sviluppo possibile<br />

delle potenzialità di ogni alunno.<br />

So che è un compito arduo, che da solo<br />

non potrei realizzare, perciò chiedo a<br />

tutti voi, ognuno col proprio ruolo e con<br />

le proprie responsabilità (docenti,<br />

DSGA, personale amministrativo, personale<br />

collaboratore scolastico, famiglie,<br />

Comuni, Chiese, ASL,<br />

Associazioni, Forze dell’ordine e altre<br />

agenzie educative presenti sul territorio),<br />

di collaborare costantemente in un percorso<br />

condiviso, che porterà ogni alunno<br />

a dotarsi di strumenti adeguati per poter<br />

navigare con certezze in un mare d’incertezze<br />

cognitive e valoriali. Concludo<br />

con un monito: come recita un proverbio<br />

africano “ogni alunno è figlio del<br />

villaggio” e perciò ognuno di noi deve<br />

mettere a disposizione di ogni alunno le<br />

proprie risorse e competenze, al fine di<br />

offrire quante più opportunità possibili<br />

per garantire il successo formativo<br />

delle nuove generazioni, che tanto si<br />

aspettano da noi e tanto confidano in<br />

noi. Auguro a tutti buon lavoro. Mi<br />

spiace tanto di non avere vicino a noi<br />

quanti sono stati costretti ad emigrare e<br />

che avrebbero potuto essere una risorsa<br />

in più.<br />

Un pensiero particolare va alla dirigente<br />

scolastica, che mi ha preceduto, la professoressa<br />

Carmelina Bova, a cui auguro<br />

un mondo di bene. Buon lavoro a tutti.<br />

Lucio Vincenzo Granata<br />

Il 13 Luglio 2006 presso l’Università<br />

degli Studi di Milano, Grazia<br />

Tavolacci ha conseguito la laurea<br />

Magistrale in Relazioni<br />

Internazionali, discutendo la tesi “Il<br />

crimine di genocidio nel diritto internazionale”.<br />

Relatrice è stata la<br />

Prof.ssa Gabriella Venturini.<br />

Il 20 giugno 2007, presso l’Università<br />

degli Studi di Parma, Rossana<br />

Muscarello ha conseguito la laurea in<br />

Civiltà e Lingue Straniere Moderne,<br />

discutendo la tesi “Carol Ann Duffy:<br />

femminismo, poesia e poetica”.<br />

Il 12 Luglio 2007 presso l’Università<br />

degli Studi di Palermo, Manuela<br />

Tavolacci ha conseguito la laurea in<br />

LAUREE<br />

Puglisiani alla Croce<br />

“Puglisiani”: così siamo stati definiti a<br />

Mezzojuso noi giovani di P. Puglisi.<br />

Ci siamo ritrovati ad agosto nelle casa<br />

delle suore collegine per un campo di<br />

spiritualità. Eravamo una trentina tra<br />

adulti e bambini, soci dell’Associazione<br />

“Padre Giuseppe Puglisi. Sì, ma verso<br />

dove?” nata per portare avanti il carisma<br />

di P. Puglisi.<br />

Mezzojuso ci ha nuovamente accolto<br />

con i suoi profumi ed i suoi rumori di<br />

campagna, con la ricotta appena fatta<br />

per noi e gli agnellini appena nati<br />

accanto alla nostra casa. Abbiamo pregato,<br />

riflettuto sul tema: “Testimoni di<br />

speranza”, cantato ed ascoltato le<br />

riflessioni sollecitate dalle parole di P.<br />

Taddeo Mattowo, un sacerdote <strong>della</strong><br />

Tanzania in forza, per agosto, a<br />

Godrano. Ci siamo rinnovati nello spirito<br />

e ritemprati come ai vecchi tempi,<br />

pronti per affrontare con vigore il<br />

nuovo anno di impegno per testimoniare<br />

Cristo nelle nostre vite, in tutte<br />

le città in cui ognuno di noi si trova.<br />

Seguendo ancora l’esempio di P.<br />

Puglisi. Per conoscerci meglio visitate<br />

www.simaversodove.org: è il sito<br />

<strong>della</strong> nostra associazione.<br />

Rosaria Cascio<br />

Presidente di “P. G. Puglisi.<br />

Sì, ma verso dove?”<br />

Lingue straniere e italiano L2 per le<br />

relazioni internazionali e interculturali,<br />

discutendo la tesi “I problemi <strong>della</strong> traduzione<br />

letteraria: da Les hommes qui<br />

marchent a gente in cammino”.<br />

Relatore è stato il Prof. Antonino Velez.<br />

Il 19 luglio 2007, presso l’Università<br />

di Palermo, Valentina Gnizio ha conseguito<br />

la laurea in Scienze e Tecniche<br />

Psicologiche <strong>della</strong> personalità e delle<br />

relazioni d’aiuto, discutendo la tesi:<br />

“Delinquenza minorile e criminalità<br />

organizzata: disagio, sanzione penale<br />

e prevenzione”, Relatrice è stata la<br />

Prof.ssa Maria Garro.<br />

Alle neo laureate i migliori auguri<br />

<strong>della</strong> Redazione.


BREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBRE<br />

Luglio<br />

Giovedì 5<br />

Ha inizio presso l’Istituto “A. Reres” di<br />

Mezzojuso, il XVI Convegno Ecclesiale<br />

dell’Eparchia di Piana degli Albanesi.<br />

Tema del Convegno è stato “Fragilità<br />

d’immagine e annuncio divinizzante”.<br />

Lunedì 23<br />

Alla Stazione dei Carabinieri di<br />

Mezzojuso si è insediato il nuovo vice<br />

comandante, Maresciallo Rocco<br />

Salerno originario di Rende (Cs).<br />

Al neo vice comandante auguriamo<br />

buon lavoro!<br />

Lunedì 9 Luglio<br />

Presso i locali dell’oratorio “Padre P. Puglisi”, alcuni ex alunni dell’ITG di<br />

Vicari hanno incontrato la Prof.ssa Guttilla, fiduciaria dell’Istituto.<br />

Durante l’incontro, vecchi e nuovi ricordi sono affiorati alla mente dei ragazzi,<br />

ma soprattutto dell’insegnante che da più di trent’anni svolge questa “missione”,<br />

come lei stessa l’ha definita. Una missione a 360° che coinvolge anche i<br />

meno fortunati, in altre parole coloro i quali non possiedono nemmeno una<br />

scuola. Con l’aiuto e il contributo di tutti gli ex alunni dei paesi limitrofi, infatti,<br />

si organizzerà una grande festa per raccogliere fondi per la costruzione di una<br />

scuola in Tanzania. Per molti sarà una piacevole occasione d’incontro, per decine<br />

di bambini una grande opportunità.<br />

Sabato 14<br />

Al campo sportivo la nuova<br />

Amministrazione ha organizzato una<br />

gran grigliata per ringraziare tutti<br />

quelli che, il 13 e 14 maggio, li hanno<br />

sostenuti e votati, affidandogli il<br />

governo del nostro paese.<br />

Lunedì 16<br />

Presso i locali dell’ex macello comunale<br />

Michelangelo Papuzza ha esposto<br />

alcune opere sul Mastro di Campo,<br />

fino al 19 agosto.<br />

Giovedì 19<br />

Nella chiesa del SS. Crocifisso è stata<br />

celebrata la festa di S. Macrina, presieduta<br />

da S.E. il vescovo Sotìr Ferrara.<br />

Durante la solenne liturgia, Suor<br />

Clementina Pecoraro, Suor Rosalia<br />

Pecoraro e Suor Luciana Campanaro,<br />

hanno ricordato il loro 50° anniversario<br />

per la Professione Religiosa; mentre<br />

Suor Alessia Mrijaj il suo 25°.<br />

Messa; nel pomeriggio alle 19,00,<br />

celebrazione dei Vespri.<br />

Domenica 5<br />

In Parrocchia, la messa delle ore 11,00<br />

è animata dai canti di un gruppo di<br />

scout di Agrigento.<br />

Un gruppo di ex alunni dell’I.T.G. di Vicari con la Prof.ssa Saveria Guttilla Un momento dell’inaugurazione <strong>della</strong> Macelleria<br />

Un momento <strong>della</strong> “grigliata” di Ringraziamento<br />

Agosto<br />

Mercoledì 1<br />

Inizio <strong>della</strong> “quindicina” <strong>della</strong><br />

Madonna Assunta: alle ore 6,30 ha inizio<br />

il Rosario seguito dalla Santa<br />

Domenica 12<br />

Nel pomeriggio è stata inaugurata, in<br />

Corso Vittorio Emanuele, la<br />

Macelleria di Tonino Pennacchio (ex<br />

macelleria La Gattuta Carmelo).<br />

All’inaugurazione erano presenti il<br />

Sindaco, amici e parenti e Don Enzo<br />

che ha impartito la benedizione per la<br />

nuova attività.<br />

Il trasporto del Crocifisso ligneo<br />

Mercoledì 22<br />

Nel pomeriggio le statue<br />

dell’Immacolata, dell’Annunziata, e il<br />

Crocifisso ligneo sono stati trasportati<br />

al laboratorio di restauro di Misilmeri.<br />

Domenica 26<br />

In serata ha avuto luogo la processione<br />

del simulacro di Santa Lucia.<br />

e23


eECO<br />

BRIGNA<br />

<strong>della</strong><br />

In copertina:<br />

Bambini alla Fontana Vecchia<br />

(foto Danilo Figlia)<br />

24<br />

eNelle<br />

eNelle<br />

Parrocchie<br />

e in diocesi<br />

Mons. Frank Verecondia<br />

nel giorno del 60° anniversario<br />

di ordinazione sacerdotale<br />

(foto D. Figlia)<br />

PERIODICO BIMESTRALE - PARROCCHIA MARIA SS. ANNUNZIATA - MEZZOJUSO<br />

Nuova Serie, Registrato presso il Tribunale di Palermo al n. 33 del 15.10.97<br />

Direttore Responsabile: Vincenzo Cosentino<br />

Condirettore: Carlo Parisi<br />

Redazione: Francesca Brancato, Doriana Bua, Danilo Figlia, Concetta Lala<br />

Indirizzo: Piazza Francesco Spallitta - 90030 Mezzojuso (Pa) - tel e fax 091.8203179 - ccp n. 20148904 - e-mail: ecobrigna@libero.it<br />

Grafica ed impaginazione: Gianni Schillizzi<br />

Stampa: Consorzio ASTER Stampa, Roccapalumba (Pa).

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