L'esodo visto da Gigi Vidris. - Arcipelago Adriatico
L'esodo visto da Gigi Vidris. - Arcipelago Adriatico L'esodo visto da Gigi Vidris. - Arcipelago Adriatico
MAGGIO 2006 Sped. in abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Trieste - Quadrimestrale n. 75 – Iscritto al n. 718 del Registro Giornali e Periodici del Tribunale di Trieste – 26.01.1988 – Editore: Società Francesco Patrizio della Comunità Chersina L’esodo visto da Gigi Vidris.
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MAGGIO 2006<br />
Sped. in abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Trieste - Quadrimestrale n. 75 – Iscritto al n. 718 del Registro<br />
Giornali e Periodici del Tribunale di Trieste – 26.01.1988 – Editore: Società Francesco Patrizio della Comunità Chersina<br />
L’esodo <strong>visto</strong> <strong>da</strong> <strong>Gigi</strong> <strong>Vidris</strong>.
Sommario<br />
Essere esuli oggi: riflessioni p. 1<br />
La pirateria in <strong>Adriatico</strong> p. 2<br />
Sui cognomi “italianizzati”<br />
<strong>da</strong>l regime fascista p. 5<br />
CRONACHE DI IERI E DI OGGI<br />
L’ultimo treno per Strasburgo p. 7<br />
Sessant’anni di matrimonio p. 8<br />
RICETTE p. 9<br />
Drugarize p. 10<br />
Il piano per la conservazione del patrimonio<br />
monumentale dell’isola di Cherso p. 11<br />
I NOSTRI PATRONI<br />
Cherso, S. Isidoro p. 12<br />
Lussingrande, S.Antonio Abate p. 12<br />
Caisole, S. Antonio Abatte p. 13<br />
NOTIZIE DAI CHERSINI NEL MONDO<br />
Dall’Australia p. 14<br />
Dagli Stati Uniti p. 15<br />
Ancora sul nostro Leone:<br />
casus belli o casus pacis? p. 16<br />
Comunicato Stampa p. 16<br />
NOI E LE ALTRE COMUNITÀ<br />
Dalla Comunità degli Italiani di Cherso p. 17<br />
Smergo p. 18<br />
RECENSIONI p. 19<br />
Dalla Comunità di Lussinpiccolo p. 20<br />
GIORNO DEL RICORDO p. 21<br />
DEFUNTI p. 22<br />
CONTRIBUTI p. 23<br />
Comunità Chersina<br />
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Testi e impaginazione a cura di Carmen Palazzolo Debianchi<br />
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Allegato a questo numero del giornale è l’inserto<br />
DIARIO DI UN CHERSINO IN GUERRA: 1943-1945<br />
di Nicolò (Nick) Chersi<br />
CHERSINI IN FUGA di Giacomo Negovetich<br />
XXX RADUNO ANNUALE<br />
DEI CHERSINI<br />
Aquileia, domenica 21 maggio 2006<br />
Il PROGRAMMA<br />
del raduno si articola in 3 parti: Assemblea Generale, S. Messa, Pranzo<br />
sociale, che si svolgeranno secondo il programma che segue.<br />
All’interno dell’Assemblea Generale si svolgeranno le elezioni per il rinnovo<br />
del Consiglio Direttivo, perciò si raccoman<strong>da</strong> vivamente di partecipare.<br />
Ore 08:30 - Atrio della sala Romana: Accoglimento e registrazione dei<br />
partecipanti<br />
Ore 09:00 / 12:15 - Assemblea Generale secondo il programma descritto<br />
nel riquadro che segue<br />
Ore 12:30 - S. Messa concelebrata nella Basilica <strong>da</strong> sacerdoti chersini<br />
veraci e adottivi come don Maurizio Qualizza<br />
Ore 13:30 – Pranzo sociale all’Hotel Patriarchi<br />
E’ indispensabile la prenotazione del pranzo telefonando al n. 040<br />
395942 / 339 6483874<br />
e dell’eventuale pernottamento della notte precedente telefonando<br />
direttamente all’Hotel Patriarchi (tel. n. 0431 919505)<br />
Costo del pranzo:€ 23,00 a persona<br />
Costo del pernottamento con prima colazione: € 48,00 a persona in stanza<br />
singola; € 39,50 a persona in stanza doppia<br />
ASSEMBLEA GENERALE<br />
PER LE ELEZIONI<br />
Della Società Francesco Patrizio della Comunità Chersina<br />
Il Consiglio direttivo della Società Francesco Patrizio della Comunità<br />
Chersina, nella seduta svoltasi a Trieste il 2 gennaio 2006 nella sua sede<br />
legale di via Belpoggio n. 29/1, ha deliberato - come disposto <strong>da</strong>ll’art. 11/a<br />
dello Statuto – di convocare l’assemblea generale annuale dei soci ad<br />
Aquileia, nella Sala Romana della Basilica,<br />
domenica 21 maggio 2006<br />
alle ore 8:00 in prima convocazione e<br />
alle ore 9:00, nel medesimo luogo e <strong>da</strong>ta, in secon<strong>da</strong> convocazione<br />
col seguente ordine del giorno:<br />
1. Costituzione della commissione elettorale per il rinnovo del Consiglio<br />
Direttivo e suo insediamento<br />
2. Relazione morale e delle attività svolte nel suo quinquennio di presidenza<br />
(2001/2006) del Presidente e relazione particolare delle attività<br />
svolte nel 2005<br />
3. Relazione economico-finanziaria del quinquennio 2001/2006 del<br />
Tesoriere ed in particolare consuntivo 2005<br />
4. Presentazione dei candi<strong>da</strong>ti al Consiglio Direttivo<br />
5. Eventuale esposizione <strong>da</strong> parte dei candi<strong>da</strong>ti consiglieri di idee ed<br />
orientamenti per l’attività futura della Società<br />
6. Dibattito<br />
7. Elezioni per il rinnovo del Consiglio Direttivo<br />
8. Varie ed eventuali<br />
9. Comunicazione dei risultati delle elezioni<br />
Il Presidente<br />
Carmen Palazzolo Debianchi
Maggio 2006 n. 75<br />
Comunità Chersina<br />
Essere esuli oggi: riflessioni<br />
Domenica 21 maggio, ad Aquileia,<br />
si terrà l’Assemblea Generale per il<br />
rinnovo del consiglio direttivo dell’associazione<br />
Francesco Patrizio<br />
della Comunità Chersina.<br />
Prima di votare è secondo me<br />
opportuno che candi<strong>da</strong>ti e votanti<br />
riflettano al significato e allo scopo<br />
della nostra associazione oggi, alla<br />
sua continuità e alle mo<strong>da</strong>lità con<br />
cui continuare.<br />
Innanzitutto - a mio avviso – occorre<br />
essere consapevoli del fatto che la<br />
storia italiana dell’Istria, della<br />
Dalmazia, della Liburnia e delle<br />
isole del Quarnero finisce con l’occupazione<br />
titina e la successiva<br />
annessione di quelle terre alla<br />
Jugoslavia.<br />
Come sappiamo, il passaggio sotto<br />
ad un altro stato ha indotto quasi<br />
tutti i residenti nelle terre occupate<br />
<strong>da</strong>lla Jugoslavia ad an<strong>da</strong>rsene nella<br />
madre-patria Italia. Questo non era<br />
mai accaduto durante le precedenti<br />
occupazioni asburgiche e napoleoniche<br />
ma bisogna anche rilevare<br />
che l’Italia si è costituita come stato<br />
unitario appena nel 1861 e che il<br />
senso dell’unità nazionale italiana e<br />
di appartenenza alla nazione Italia<br />
non poteva dunque esistere né<br />
sotto l’impero austro-ungarico né<br />
durante il breve governo napoleonico.<br />
Gli italiani se ne sono dunque an<strong>da</strong>ti<br />
per scelta politica e culturale, e<br />
cioè per la libertà di parlare la propria<br />
lingua, professare la propria<br />
religione, educare i figli secondo il<br />
proprio sentire, ma anche per sfuggire<br />
alle vessazioni, persecuzioni,<br />
deportazioni degli occupatori.<br />
In Italia e ovunque sono an<strong>da</strong>ti nel<br />
mondo gli esuli si sono costituiti in<br />
associazioni che, all’inizio, hanno<br />
avuto anche un intento consolatorio<br />
e che, nel tempo, hanno acquistato<br />
le finalità attuali di far conoscere e<br />
difendere la storia romano-veneta e<br />
italiana delle nostre terre di origine.<br />
Ora i luoghi in cui siamo nati appartengono<br />
ad un altro stato, con leggi,<br />
lingua e scrittura diverse <strong>da</strong>ll’italia-<br />
na. Inoltre, l’esodo quasi totale della<br />
popolazione italiana <strong>da</strong> quelle terre<br />
ha fatto sì che la componente italiana,<br />
fino a quel momento maggioritaria,<br />
diventasse in breve minoritaria<br />
mentre lo spazio lasciato libero<br />
<strong>da</strong>gli esuli veniva occupato <strong>da</strong> croati,<br />
serbi, montenegrini,… emigrati<br />
<strong>da</strong>ll’interno dell’ex Iugoslavia, che vi<br />
hanno portato la loro lingua, i loro<br />
usi, le loro tradizioni, la loro cucina,<br />
cioè la loro cultura.<br />
Nelle nostre terre, a custodia della<br />
nostra cultura, è rimasto un esiguo<br />
numero di italiani a cui va riconosciuto<br />
il merito della sua conservazione.<br />
Questo è il motivo per il<br />
quale si devono mantenere e curare<br />
i rapporti con la minoranza italiana<br />
residente nei nostri luoghi di origine.<br />
Oggi, a 60 anni <strong>da</strong>ll’occupazione<br />
iugoslava delle nostre terre, quasi<br />
tutti coloro che sono esulati in età<br />
adulta sono deceduti o sono molto<br />
anziani e la stessa cosa vale per<br />
coloro che sono rimasti sul posto ed<br />
hanno ricevuto un’educazione italiana,<br />
che hanno cioè frequentato<br />
scuole italiane e sono vissuti in un<br />
contesto in cui la lingua d’uso era<br />
italiana. A partire <strong>da</strong>ll’occupazione<br />
titina il contesto – scuole, lingua<br />
d’uso, ecc. – è diventato <strong>da</strong> italiano<br />
croato e ciò ha portato ad una sua<br />
progressiva croatizzazione, dove i<br />
pochi italiani costituiscono un’isola.<br />
Ma non bisogna dimenticare che<br />
essi sono anche croati.<br />
Questa è la realtà - di cui fa parte il<br />
cambiamento del nome dei paesi, la<br />
scrittura croata dei cognomi,… - che<br />
dobbiamo accettare. Accettare la<br />
realtà non significa però accettare la<br />
falsificazione della storia, in qualunque<br />
modo essa sia perpetrata: col<br />
silenzio, l’omissione, l’aperta distorsione,…<br />
; anzi, esuli e rimasti devono<br />
unire le loro forze per combatterla.<br />
Il problema è costituito, piuttosto,<br />
<strong>da</strong> come difendersi <strong>da</strong> codeste falsificazioni<br />
e come, quando sono già<br />
avvenute, riuscire a correggerle.<br />
Un cruccio degli esuli che si occupano<br />
delle problematiche dell’esodo<br />
1<br />
di Carmen Palazzolo Debianchi<br />
è la continuità di questo discorso<br />
perciò, nel tentativo di assicurarla,<br />
tutti cerchiamo di suscitare l’interesse<br />
per le nostre terre e la loro storia<br />
nei nostri figli e nipoti, di solito con<br />
risultanti nulli o scarsi anche quando<br />
conoscono bene il paese d’origine<br />
della famiglia e tutti i suoi abitanti,<br />
esuli e rimasti, perché vanno a<br />
trascorrervi le vacanze estive fin<br />
<strong>da</strong>ll’infanzia; ma non basta perché<br />
per occuparsi della storia delle<br />
nostre terre e traman<strong>da</strong>rla bisogna<br />
conoscerla, e per tenere in vita<br />
un’associazione di esuli bisogna<br />
conoscere anche le diverse problematiche<br />
dell’esodo (beni abbandonati<br />
<strong>da</strong> liqui<strong>da</strong>re o restituire, rimasti…).<br />
E’ un impegno forte e per<br />
perseguirlo bisogna “essere innamorati”<br />
– come diceva il defunto<br />
Padre Bommmarco – delle nostre<br />
terre. Allora l’impegno nello studio,<br />
nell’informazione e nell’organizzazione<br />
del discorso esuli (nel nostro<br />
caso della Comunità Chersina) sarà<br />
vissuto come un gioco, nel senso di<br />
lavoro che si fa con piacere e volentieri<br />
e anche il tempo - che non c’è<br />
mai quando si è giovani,… - in qualche<br />
modo lo si trova.<br />
Ma, quanti dei nostri figli e nipoti<br />
hanno quest’interesse forte per le<br />
vicende della nostra terra natia? A<br />
volte collaborano per compiacerci…<br />
ma non basta.<br />
E allora? Tutto è proprio destinato a<br />
finire con noi?<br />
Penso di no, perché ci sono già i<br />
musei e le biblioteche che raccolgono<br />
i documenti dell’esodo e poi perché<br />
dobbiamo cominciare a riporre<br />
le nostre speranze di continuità<br />
anziché sui nostri figli sui ricercatori,<br />
per i quali la nostra storia ha un<br />
interesse professionale. Essi vanno<br />
pertanto sostenuti, gui<strong>da</strong>ti, se<br />
occorre corretti, mai scoraggiati. La<br />
stessa cosa va detta per i giovani<br />
che si affacciano nelle nostre comunità<br />
col desiderio di collaborare,<br />
purché questo desiderio sia genuino,<br />
“forte”.<br />
Detto questo, poiché c’è un tempo
2 Comunità Chersina Maggio 2006 n. 75<br />
per ogni cosa, ritengo che il tempo<br />
dei raggruppamenti per paese di<br />
origine stia per finire per estinzione<br />
quasi totale, ormai, degli oriundi <strong>da</strong><br />
codesti paesi ed è giunto il tempo di<br />
unirsi superando i campanilismi. Lo<br />
si può fare in diverse maniere: per<br />
vicinanza territoriale, perché presuppone<br />
anche una storia e delle<br />
usanze uguali o simili, per affinità di<br />
idee o per altri tipi di somiglianza<br />
finché non esisteranno che le associazioni<br />
come quella delle Comunità<br />
Istriane, dell’Unione degli Istriani o<br />
dell’Associazione Nazionale Venezia<br />
Giulia e Dalmazia, che attualmente<br />
riuniscono un certo numero<br />
di famiglie o comunità che prendono<br />
il nome <strong>da</strong>i paesi <strong>da</strong> cui provengono<br />
i loro associati. A poco a poco<br />
esse diventeranno un tutto, senza<br />
divisioni per luogo di origine, che<br />
riunirà gli esuli superstiti e i loro<br />
discendenti.<br />
Un’altra cosa che vorrei segnalare<br />
e che gli esuli, pur avendo in comune<br />
il fatto di aver tutti lasciato la loro<br />
terra di origine, hanno di essa ricordi<br />
diversi a secon<strong>da</strong> delle esperienze<br />
personali in essa effettuate e/o<br />
di ciò che stato loro trasmesso <strong>da</strong>i<br />
genitori. E i ricordi sono l’ottica, una<br />
sorta di lente, attraverso alla quale<br />
noi guardiamo il passato che, se i<br />
ricordi sono positivi, è luminoso,<br />
rosa,… se i ricordi sono tristi, brutti,<br />
tragici, è nero, buio, oscuro, grigio.<br />
La realtà è fatta di episodi allegri e<br />
tristi perciò anche tutto ciò che<br />
riguar<strong>da</strong> le nostre terre non può<br />
essere né tutto cattivo né tutto<br />
buono, come gli uomini – che si<br />
tratti di esuli o che si tratti di “rimasti”<br />
– non sono né tutti buoni né tutti<br />
cattivi.<br />
Dopo tanti anni, pur non dimenticando<br />
i torti subiti, mi sembra<br />
importante non trasmettere ai<br />
posteri soltanto l’immagine delle<br />
foibe e la rabbia per i beni perduti<br />
ma recuperare anche i vissuti positivi:<br />
i giochi coi coetanei, le prime<br />
esperienze scolastiche, il primo<br />
amore, la nascita del primo figlio, il<br />
profumo delle prime viole o del<br />
pane appena sfornato, la visione<br />
del sole che tramonta sul nostro<br />
splendido mare o illumina le vestigia<br />
romane e venete delle nostre<br />
città.<br />
“La guerra, il commercio e la pirateria<br />
sono una trinità, non si possono separare”<br />
W. Goethe, Faust<br />
La malvivenza – scrisse lo storico<br />
zaratino Giuseppe Praga nella sua<br />
Storia di Dalmazia – più o meno<br />
organizzata, più o meno legalizzata,<br />
insorgente in particolar modo nei<br />
periodi di crisi politica, è nei Balcani<br />
una manifestazione endemica”.<br />
Proprio così! Fino all’inizio del XIX<br />
secolo la pirateria ebbe una parte<br />
importante nella vita delle popolazioni<br />
viventi sulle coste del Mar <strong>Adriatico</strong> e<br />
nei viaggi su questo mare perché le<br />
incursioni piratesche rappresentavano<br />
un pericolo per la navigazione i<br />
commerci e gli abitanti dei paesi<br />
costieri e perché molti abitanti delle<br />
coste praticarono la pirateria come<br />
una risorsa per l’esistenza, furono<br />
dunque essi stessi pirati. Nel tempo,<br />
questo mare fu infatti percorso <strong>da</strong><br />
pirati illirici, narentani, saraceni,<br />
almissani, uscocchi ed altri.<br />
Non è facile narrare la storia della<br />
pirateria nel Mare <strong>Adriatico</strong> perché<br />
essa si intreccia strettamente con<br />
tutte le vicende di questa parte della<br />
terra. Essa fu favorita <strong>da</strong>lla natura del<br />
terreno, caratterizzato <strong>da</strong> profonde<br />
insenature allungate nell’Istria e <strong>da</strong>lle<br />
isole, penisole, anfrattuosità della<br />
costa orientale tutta, che costituivano<br />
ottimi approdi e rifugi per i naviganti,<br />
onesti e disonesti. Inoltre su questo<br />
mare, che nell’antichità era un importantissimo<br />
mezzo di navigazione<br />
<strong>da</strong>ll’Occidente all’Oriente e viceversa,<br />
passavano costantemente navi cariche<br />
di ogni tipo di merci, spesso preziose,<br />
la cui intercettazione offriva ai<br />
pirati l’opportunità di ricchi bottini.<br />
Altre entrate potevano derivare <strong>da</strong>lla<br />
cattura di personaggi importanti, per<br />
la cui liberazione doman<strong>da</strong>re lauti<br />
riscatti o <strong>da</strong>lla cattura di uomini,<br />
donne, bambini <strong>da</strong> vendere come<br />
schiavi.<br />
Per quanto riguar<strong>da</strong> i tempi più<br />
STORIA<br />
Parte XVIII<br />
LA PIRATERIA IN ADRIATICO<br />
di Carmen Palazzolo Debianchi<br />
remoti, mancano documenti sulla<br />
pirateria ma <strong>da</strong>i reperti finora rinvenuti<br />
si deduce che i primi pirati a comparire<br />
sulla scena del Mar<br />
<strong>Adriatico</strong> appartenevano alle tribù<br />
illiriche degli Istri, dei Liburni e dei<br />
Dalmati. Narra infatti lo storico romano<br />
Tito Livio che, nel 303, il re di<br />
Sparta Cleomene, per an<strong>da</strong>re ai lidi<br />
veneti, dovette tenersi lontano <strong>da</strong>lla<br />
costa orientale dell’<strong>Adriatico</strong> “per<br />
timore dei Liburni e degli Istri che la<br />
infestavano”. Gli Istri risiedevano<br />
presso Pola, dove avevano fon<strong>da</strong>to<br />
un piccolo stato con capitale Nesazio<br />
ma, a dimostrazione di quanto detto<br />
sopra, gli abitanti della costa erano,<br />
all’occasione, anche pirati.<br />
Circa otto/sei secoli prima della<br />
nascita di Cristo, in <strong>Adriatico</strong> comparvero<br />
i Greci: popolo di navigatori,<br />
commercianti… e anche pirati. Essi<br />
fon<strong>da</strong>rono le colonie che conosciamo<br />
col nome di Magna Grecia. Alcune di<br />
queste colonie divennero ricche e<br />
potenti città-stato (polis) con una propria<br />
moneta e una flotta per commerciare<br />
ma con la quale <strong>da</strong>vano anche<br />
continuamente la caccia ai predoni<br />
del mare, che costituivano un costante<br />
pericolo per i loro commerci.<br />
Della loro presenza nell’Alto<br />
<strong>Adriatico</strong> rimangono i ruderi di<br />
Palaziol. Sembra infatti che, al tempo<br />
del governo bizantino, un gruppo di<br />
famiglie greche si fosse stabilita nella<br />
parte meridionale dell’isola di Lussino<br />
e che una comunità di monaci greci<br />
(calogeri) si fosse stabilita sugli scogli<br />
di Oru<strong>da</strong> costruendovi un vasto e<br />
solido convento fortificato sullo scoglio<br />
minore, che in seguito sarà chiamato<br />
Palaziol, e una chiesa con spaziosi<br />
sotterranei in quello maggiore.<br />
Secondo la tradizione, questi fabbricati<br />
erano adibiti a deposito dei bottini<br />
razziati <strong>da</strong>i Greci residenti nell’isola di
Maggio 2006 n. 75<br />
Lussino, di cui si è detto sopra.<br />
Intervenne però a un certo punto la<br />
comunità di Ossero che, col sostegno<br />
di Venezia, cacciò definitivamente i<br />
Greci <strong>da</strong>ll’isola e distrusse gli edifici<br />
sui due scogli di Oru<strong>da</strong>.<br />
I Greci saranno sconfitti e soppiantati<br />
<strong>da</strong>i Romani.<br />
I Romani non si occuparono delle<br />
vicende sul Mar <strong>Adriatico</strong> finché non<br />
sconfissero Cartagine. Le esigenze<br />
delle guerre contro di essa li avevano<br />
intanto fatti diventare esperti naviganti.<br />
L’occasione per intervenire venne<br />
offerta ai Romani <strong>da</strong>i frequenti attacchi<br />
alle loro navi cariche di grano <strong>da</strong><br />
parte dei sudditi della regina Teuta<br />
(vedova e successore del re illirico<br />
Argon, morto nel 230), all’epoca i<br />
pirati più pericolosi dell’<strong>Adriatico</strong>. A<br />
sostenere il commercio indisturbato<br />
sul Mar <strong>Adriatico</strong>, i Romani man<strong>da</strong>rono<br />
<strong>da</strong>lla regina Teuta due ambasciatori.<br />
Teuta rispose loro che le azioni<br />
piratesche erano una normale consuetudine<br />
dei suoi sudditi e che lei<br />
non poteva né intendeva vietarle.<br />
Uno degli emissari di Roma rispose<br />
allora che i Romani avrebbero insegnato<br />
agli Illiri consuetudini migliori.<br />
Subito un guerriero illirico lo colpì a<br />
morte. L’episodio fornì ai Romani il<br />
pretesto per intervenire con una<br />
potente flotta, sconfiggere gli Illiri<br />
della regina Teuta e i Greci e sostituirsi<br />
a questi ultimi nel predominio in<br />
<strong>Adriatico</strong>.<br />
Siamo intorno al 230 a. C.<br />
Gra<strong>da</strong>tamente, i Romani trasformarono<br />
le colonie greche in castri fortificati,<br />
basi d’appoggio per le loro<br />
navi o punti di partenza per esplorazioni<br />
all’interno dei Balcani alla ricerca<br />
di nuove risorse <strong>da</strong> sfruttare, come<br />
giacimenti di rame, ferro e argento.<br />
Ma, se la presenza greca sparì<br />
<strong>da</strong>ll’<strong>Adriatico</strong> settentrionale, non fu<br />
così per i pirati, che non si facevano<br />
vedere in presenza delle forze militari<br />
romane e si rifacevano vivi appena<br />
questa presenza si allentava. Per due<br />
secoli i Romani dovranno impiegare<br />
le loro migliori legioni per soffocare, di<br />
volta in volta, le insurrezioni di Ardiei,<br />
Dalmati, Istri, Liburni, compiendo<br />
immani stragi.<br />
Oltre che essere il teatro delle<br />
lotte contro i pirati per il pacifico svolgimento<br />
dei commerci, su questo<br />
mare sono state combattute le impor-<br />
tantissime battaglie per la conquista<br />
del potere di Pompeo, Crasso,<br />
Ottaviano. Le popolazioni costiere si<br />
schierarono ora con l’uno ora con l’altro<br />
dei condottieri romani ma alla fine<br />
le flotte locali vennero del tutto<br />
distrutte e a percorrere questo mare<br />
rimasero solo le navi romane.<br />
L’ultima battaglia dei Romani contro<br />
gli Illiri, quella che portò alla loro<br />
distruzione, avvenne nei primissimi<br />
anni dell’era cristiana. I Romani stavano<br />
reclutando nell’Illirico truppe per<br />
combattere i Germani. Gli Illiri si ribellarono<br />
e la rivolta si estese a tutta la<br />
Dalmazia ed oltre; al comando di<br />
Batone, ottocentomila di essi mossero<br />
guerra a Roma. La guerra durò tre<br />
anni, alla fine dei quali gli Illiri cessarono<br />
di esistere e l’Illirico diventò la<br />
provincia romana di Dalmazia.<br />
Per consoli<strong>da</strong>re il potere di Roma<br />
sul Mar <strong>Adriatico</strong> e sui paesi costieri,<br />
Ottavino fondò Pietas Julia (Pola),<br />
Salona (eletta a capitale della<br />
Dalmazia), Jadera (Zara),<br />
Parentium, Nesactium, Albona,<br />
Flanona, Tarsatica (Fiume) e molte<br />
altre città ancora.<br />
I Romani portarono in Dalmazia e<br />
nelle isole la loro civiltà, la loro lingua,<br />
la loro cultura.<br />
Il problema della pirateria non si<br />
esaurisce però con la sconfitta degli<br />
Illiri perché <strong>da</strong>l sud giungevano di<br />
tanto in tanto a far razzie i Saraceni,<br />
pirati arabi. La loro azione nell’<strong>Adriatico</strong><br />
non fu costante come fu precedentemente<br />
quella degli Illiri e come<br />
sarà in seguito quella degli Uscocchi,<br />
perché essi non erano abitanti della<br />
zona ma vi giungevano proprio a<br />
scopo di rapina.<br />
Nel medesimo periodo cominciarono<br />
le scorrerie dei Narentani, tribù<br />
slava insediatasi alla foce del fiume<br />
Narenta, che costituiva un rifugio<br />
sicurissimo perché imprendibile <strong>da</strong>l<br />
mare, a una quindicina di chilometri<br />
nell’entroterra, vicino a Narona,<br />
importante centro romano. Altre basi<br />
narentane erano le isole di Lagosta e<br />
Curzola.<br />
Intorno all’830, il rischio di incorrere<br />
in incursioni piratesche essendo<br />
diventato particolarmente grave,<br />
Venezia stipulò un accordo coi<br />
Narentani secondo il quale costoro<br />
non avrebbero attaccato le navi veneziane<br />
in cambio di un tributo in dena-<br />
Comunità Chersina<br />
3<br />
ro. Sembra però che il patto non sia<br />
mai stato rispettato. Nell’839, a S.<br />
Martino di Polizza, ne fu quindi stipulato<br />
un altro <strong>da</strong>l doge Tradenigo, col<br />
medesimo risultato, costringendo i<br />
veneziani a combattere per la sicurezza<br />
dei loro commerci. Resi au<strong>da</strong>ci<br />
anche <strong>da</strong>lla presenza dei Saraceni, i<br />
Narentani si spinsero fino alle porte di<br />
Venezia attaccando le sue navi presso<br />
Sansego (844) e due anni dopo<br />
attaccando e saccheggiando addirittura<br />
Castrum Crapulense (Caorle).<br />
In pratica, a partire circa <strong>da</strong>lla<br />
metà del IX secolo e per tutta la<br />
secon<strong>da</strong> metà dello stesso, anche a<br />
causa della debolezza e del disinteresse<br />
dell’imperatore di Bisanzio, la<br />
parte meridionale dell’<strong>Adriatico</strong> fu<br />
infestata <strong>da</strong>i pirati saraceni e quella<br />
settentrionale <strong>da</strong> quelli narentani con<br />
incursioni saltuarie dei primi verso<br />
nord e dei secondi verso sud.<br />
Il papa, preoccupato per le possibili<br />
ripercussioni della crescente<br />
potenza araba in <strong>Adriatico</strong>, chiese<br />
ripetutamente aiuto ai principi slavi<br />
ma con scarsi risultati.<br />
I <strong>da</strong>nni al commercio, alle navi,<br />
alla popolazione costiera, le stragi<br />
furono numerosissime; fra esse si<br />
possono annoverare il saccheggio e<br />
la distruzione di Ossero, <strong>da</strong> parte dei<br />
pirati saraceni, nell’841. La flotta<br />
saracena fece la sua comparsa a<br />
Ossero il 30 marzo, il giorno dopo<br />
Pasqua. All’epoca Ossero era fornita<br />
di potenti bastioni di difesa e di<br />
numerosa flotta, che tuttavia non<br />
bastarono a proteggere la città che fu<br />
saccheggiata, depre<strong>da</strong>ta dei suoi<br />
maggiori tesori e distrutta; molti suoi<br />
abitanti furono uccisi, altri furono<br />
ridotti in schiavitù. La stessa sorte<br />
toccò a Cattaro e ad Ancona. L’anno<br />
successivo i Saraceni si spinsero<br />
nuovamente nel nord e, dopo aver<br />
sconfitto la flotta veneziana presso<br />
Sansego, conquistarono Bari, facendone<br />
la base delle loro incursioni<br />
nell’<strong>Adriatico</strong> settentrionale e alle città<br />
<strong>da</strong>lmate.<br />
Ai pirati saraceni è attribuita<br />
anche la cattura, nei pressi di<br />
Durazzo, della nave pontificia al ritorno<br />
<strong>da</strong>l Concilio di Costantinopoli<br />
dell’870, di cui perciò non rimane<br />
alcuna documentazione scritta, perché<br />
i documenti furono gettati in mare<br />
ed i vescovi che avevano partecipato
4 Comunità Chersina Maggio 2006 n. 75<br />
al concistoro fatti prigionieri a scopo<br />
di riscatto.<br />
Due anni dopo furono i Narentani<br />
a catturare una nave veneziana vicino<br />
a Salvore, in Istria, e a massacrare<br />
tutto il suo equipaggio. Seguirono,<br />
sempre <strong>da</strong> parte narentana, i saccheggi<br />
di Grado, Emona (Cittanova),<br />
Umago, Rovigno, Parenzo, dove la<br />
magnifica basilica di Sant’Eufemia fu<br />
saccheggiata e devastata. Intervenne<br />
il doge Pietro I Candiano, per mare e<br />
per terra, ma fu catturato e barbaramente<br />
ucciso. In seguito a questo<br />
episodio molte città costiere chiesero<br />
la protezione di Venezia, che stipulò<br />
un patto col re croato Branimiro, che<br />
in cambio di una somma di denaro<br />
pattuita si impegnò a tenere a freno i<br />
corsari.<br />
E pace fu per oltre mezzo secolo!<br />
Questo periodo di pace fu assicurato<br />
per merito del denaro corrisposto<br />
“pro bono pacis” <strong>da</strong> Venezia ma<br />
anche per merito del re croato<br />
Tomislavo, saggio e pacifico. Subito<br />
dopo la sua morte i pirati narentani,<br />
non più tenuti a freno, si rifecero vivi.<br />
L’episodio più eclatante di questo<br />
periodo è sicuramente l’incursione<br />
dei narentani nella stessa Venezia<br />
durante la Festa della Purificazione<br />
del 948. Questa festa, che diventerà<br />
la Festa delle Marie o dei Matrimoni,<br />
si teneva tutti gli anni il 2 febbraio. In<br />
essa i promessi sposi, ricchi e poveri<br />
assieme, prendevano posto su barche<br />
ornate di drappi e bandiere che,<br />
in corteo, an<strong>da</strong>vano alla cattedrale di<br />
S. Pietro in Castello, nell’isola di<br />
Olivolo, sede episcopale. Il corteo era<br />
accompagnato <strong>da</strong> canti e suoni e si<br />
concludeva con una solenne benedizione.<br />
I pirati narentani pensarono<br />
che la cerimonia fosse un’ottima<br />
occasione per fare un ricco bottimo…<br />
anche di fanciulle. La notte fra l’1 e il<br />
2 febbraio essi sbarcarono dunque<br />
su un vicino isolotto disabitato e si<br />
nascosero finché il corteo non fu<br />
entrato in chiesa, quindi comparvero<br />
e lestamente arraffarono tutto quel<br />
che trovarono, presero le spose e<br />
fuggirono sulle loro veloci navi. Il<br />
doge organizzò però immediatamente<br />
la flotta e andò all’inseguimento dei<br />
pirati, li raggiunse nella laguna di<br />
Caorle, li trucidò e liberò le fanciulle.<br />
A seguito di questo grave episodio<br />
fu stipulato un altro patto per la libera<br />
navigazione che rimase in vigore fino<br />
al 996, quando il doge Pietro II<br />
Orseolo decise di farla finita per sempre<br />
con la pirateria. Innanzitutto si<br />
rifiutò di pagare il tributo pecuniario<br />
prestabilito e, quando Croati e<br />
Narentani molestarono per rappresaglia<br />
alcune navi veneziane, mandò<br />
sei navi armate, al comando di<br />
Bragadin, alla roccaforte corsara dell’isola<br />
di Lissa, la distrusse, fece prigionieri<br />
molti dei suoi abitanti e ne<br />
portò alcuni come ostaggi a Venezia.<br />
Ma i Narentani non si arresero, intrapresero<br />
anzi una serie di aggressioni<br />
alle fiorenti città costiere per depre<strong>da</strong>rle.<br />
A Zara sequestrarono quaranta<br />
cittadini veneziani. La città chiese<br />
allora aiuto a Venezia, imitata <strong>da</strong><br />
altre. Il doge Pietro Orseolo II risponde<br />
con la famosa spedizione dell’anno<br />
1.000. Durante quest’ultima,<br />
messo al corrente del fatto che alcune<br />
navi narentane stavano rientrando<br />
<strong>da</strong>lle Puglie con a bordo quaranta<br />
nobili mercanti, mandò ad intercettarle<br />
dieci navi <strong>da</strong> guerra. Queste catturarono<br />
le navi corsare e fecero prigionieri<br />
i nobili mercanti, che furono liberati<br />
in cambio della promessa, <strong>da</strong><br />
parte narentana, che Venezia non<br />
avrebbe più dovuto pagar loro alcun<br />
tributo e della cessazione di qualsiasi<br />
attività piratesca. Inoltre, a maggior<br />
garanzia della cessazione delle attività<br />
piratesche, le roccaforti narentane<br />
delle isole di Curzola e di Lesina<br />
furono distrutte.<br />
Purtroppo, dopo qualche anno di<br />
tranquillità, le incursioni dei pirati<br />
ripresero, allettati <strong>da</strong>lle navi di<br />
Venezia e dei comuni <strong>da</strong>lmati, cariche<br />
di ricchezze che percorrevano<br />
l’<strong>Adriatico</strong>, soprattutto all’an<strong>da</strong>ta e al<br />
ritorno <strong>da</strong>lla Terrasanta in occasione<br />
delle Crociate. Questa volta si trattava<br />
di pirati Almissani (secolo XIII e<br />
inizio del XIV), <strong>da</strong>lla città di Almissa,<br />
sul litorale tra i fiumi Cetina e<br />
Narenta, in cui avevano il loro covo.<br />
Ma, oltre che <strong>da</strong>gli Almissani, nel XIII<br />
secolo l’<strong>Adriatico</strong> fu infestato <strong>da</strong> pirati<br />
Istriani attratti <strong>da</strong>lle ricchezze della<br />
Serenissima e in opposizione al<br />
monopolio veneziano sui commerci e<br />
per mantenere le proprie autonomie<br />
amministrative contrastate <strong>da</strong><br />
Venezia; Pisani e Genovesi per contrastare<br />
il predominio in <strong>Adriatico</strong> di<br />
Venezia, e <strong>da</strong> altri ancora. Il proble-<br />
ma dei pirati era così grave che agli<br />
inizi del secolo il papa cercò di indire<br />
una Crociata contro di essi, secondo<br />
papa Onorio “i più feroci nemici di<br />
Cristo”. Le scarse forze raccolte furono<br />
però facilmente sconfitte <strong>da</strong>gli<br />
Almissani. Poi li combattè l’imperatore<br />
Federico II, anche lui con poco<br />
successo. Intervenne allora Venezia<br />
con 160 navi che assalirono ed espugnarono<br />
Pola, Spalato, Durazzo e<br />
Corfù. Dopo di che furono gli<br />
Almissani a proporre la stipula di un<br />
patto di pace, che non fu tuttavia mai<br />
rispettato come gli altri conclusi in<br />
quel periodo. A un certo punto intervenne<br />
nella lotta contro gli Almissani<br />
anche il re di Napoli Carlo d’Angiò,<br />
che per combatterli indisse una lega<br />
fra le principali città adriatiche. Ma<br />
Venezia, a cui non era gradita l’intromissione<br />
del re di Napoli in <strong>Adriatico</strong>,<br />
intervenne diplomaticamente e riuscì<br />
a stipulare un nuovo patto di pace<br />
con gli Almissani. La guerra fra le<br />
città della lega e i pirati si fece<br />
comunque e i pirati sorpresi sul territorio<br />
siculo-napoletano furono incarcerati.<br />
I saccheggi pirateschi furono però<br />
tenuti a freno soltanto <strong>da</strong>lla flotta<br />
veneziana ed ebbero fine solo<br />
distruggendo i secolari rifugi corsari di<br />
Almissa, Lesina e Brazza e con l’impegno<br />
delle principali città costiere a<br />
combattere la pirateria.<br />
All’inizio del XIV secolo ci fu tuttavia<br />
una ripresa, sia pur breve, delle<br />
incursioni dei pirati almissani col<br />
sostegno dei conti croati della dinastia<br />
Œubiµ, ma le forze veneziane,<br />
unite a quelle di Sebenico e Traù, e<br />
col successivo intervento del re<br />
d’Ungheria Caroberto, portarono alla<br />
definitiva scomparsa degli Almissani<br />
e dei conti Œubiµ.<br />
Con la totale conquista veneta<br />
della Dalmazia, nel 1409, di pirati non<br />
si sentì più parlare fino al XVI secolo.<br />
(continuazione e fine del capitolo sulla pirateria nel<br />
prossimo numero)<br />
Le notizie per questo articolo<br />
sono tratte <strong>da</strong>:<br />
Giacomo Scotti, I pirati dell’<strong>Adriatico</strong>,<br />
Lint., Trieste 2001<br />
Tullio Pizzetti, Con la bandiera del<br />
protettor S. Marco, vol. III,<br />
Campanotto, Pasian di Prato (UD)<br />
1999.
Maggio 2006 n. 75<br />
Comunità Chersina<br />
SUI COGNOMI “ITALIANIZZATI”<br />
DAL REGIME FASCISTA<br />
Tra le menzogne antitaliane straripetute<br />
e purtroppo finora poco e non<br />
efficacemente contraddette <strong>da</strong>lla nostra<br />
controparte, c’è quella dei cognomi<br />
slavi che il governo fascista avrebbe<br />
italianizzato autoritariamente d’ufficio.<br />
Il cognome se lo fece italianizzare<br />
soltanto chi presentò regolare doman<strong>da</strong><br />
per sé e discendenti, in base a due<br />
Regi Decreti pubblicati sulla Gazzetta<br />
Ufficiale e perciò facilmente reperibili<br />
<strong>da</strong> chi volesse verificare la verità di<br />
quanto sto scrivendo. Chi non presentò<br />
la doman<strong>da</strong> si tenne il suo cognome<br />
con grafia e desinenza patronimica<br />
slava. Famiglie di grande notorietà<br />
come i Tripcovich e i Cosulich, grandi<br />
armatori, hanno continuato a portare i<br />
cognomi pre-fascisti e l’on. De<br />
Marsanich, col suo ich, non solo è stato<br />
ministro della Repubblica Sociale<br />
Italiana di Benito Mussolini, ma ha tranquillamente<br />
poi fon<strong>da</strong>to il Movimento<br />
Sociale Italiano, nostalgico del “ventennio<br />
fascista”, del quale è stato il primo<br />
segretario nazionale. Il prof. Goi<strong>da</strong>nich<br />
ha tenuto a Pisa e a Bologna la<br />
Cattedra prestigiosa di storia comparata<br />
delle lingue classiche e neolatine ed<br />
ha diretto l’Archivio glottologico italiano,<br />
ed è stato sempre un grande patriota<br />
istro – <strong>da</strong>lmata senza sentire il bisogno<br />
di cambiare il cognome pur portando il<br />
distintivo del Partito Nazionale<br />
Fascista. Tanto valga anche per tanta<br />
gente comune, di basso ceto, come<br />
risulta <strong>da</strong>gli archivi dello stesso Regio<br />
Esercito e della Regia Marina di tutto il<br />
periodo fascista.<br />
Il primo atto governativo fu il Regio<br />
Decreto Legge 10 gennaio 1926, n°<br />
17, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale<br />
n° 11 del 15 gennaio 1926. Riguar<strong>da</strong>va<br />
la restituzione in forma italiana dei<br />
cognomi deformati con grafia straniera<br />
nella provincia di Trento. Ovviamente si<br />
trattava di grafia tedesca. Il secondo<br />
atto fu il Regio Decreto 7 aprile 1927,<br />
n° 494, pubblicato nella Gazzetta<br />
Ufficiale del 22 aprile 1927. Estendeva<br />
la possibilità di restituire in forma italiana<br />
i cognomi deformati con grafia straniera<br />
(evidentemente slava, cioè slovena,<br />
croata e serba) ma anche tedesca,<br />
agli altri territori di recente annessi al<br />
Regno d’Italia cioè alle province di<br />
Gorizia, Trieste, Pola (Istria), Fiume e<br />
Zara.<br />
Si può essere verificata qualche<br />
intimi<strong>da</strong>zione <strong>da</strong> strapaese ma certo<br />
non paragonabile a quanto accaduto in<br />
tutta la Dalmazia dopo la consegna al<br />
Regno dei Serbi Croati e Sloveni –<br />
Jugoslavia – contemporaneamente al<br />
regime fascista nella Venezia Giulia e a<br />
quanto poi accaduto dopo il 1945<br />
anche nella Venezia Giulia occupata<br />
<strong>da</strong>lla Jugoslavia del maresciallo Tito.<br />
A chiedere al governo italiano il<br />
Decreto Legge, i redenti furono spinti<br />
proprio <strong>da</strong>lla propagan<strong>da</strong> nazional –<br />
razzista degli slavi che, <strong>da</strong>lla metà del<br />
1800 continuava a considerare slavi<br />
tutti coloro che portavano cognomi di<br />
suono slavo ereditati ormai <strong>da</strong> generazioni<br />
o slavizzati d’ufficio <strong>da</strong>i parroci,<br />
come vedremo. Chi con un cognome<br />
così si considerava per lingua, cultura e<br />
sentimenti, di famiglia italiana, era considerato<br />
traditore della propria razza.<br />
I Regi Decreti non furono un’imposizione,<br />
ma una vera e propria liberazione.<br />
Il forsennato razzismo slavo, non<br />
dimentichiamolo, ha ribattezzato arbitrariamente<br />
nomi e cognomi di scrittori,<br />
artisti, filosofi e scienziati italianissimi<br />
unicamente perché di nascita giuliano<br />
– <strong>da</strong>lmata. Ci basti ricor<strong>da</strong>re i purissimi<br />
architetti e scultori del primo Rinascimento<br />
Luciano e Francesco Laurana<br />
e Giorgio Orsini Dalmatico, il filosofo<br />
e letterato Francesco Patrizio - Patrizi<br />
<strong>da</strong> Cherso e addirittura il veneziano<br />
Marco Polo perché una leggen<strong>da</strong> lo<br />
vorrebbe nato a Curzola, isola <strong>da</strong>lmata<br />
venezianissima fino al 1920.<br />
Si è arrivati, ancora nell’Ottocento,<br />
al paradosso di dividere in due le stesse<br />
famiglie: i Bianchini sono rimasti,<br />
com’erano, italiani di Dalmazia, mentre<br />
i Biankini sono diventati esponenti<br />
anche rumorosi del razzismo <strong>da</strong>lmato<br />
– slavo. A voce il cognome è rimasto lo<br />
stesso, mentre per iscritto ha cambiato<br />
sangue, DNA, razza e storia!<br />
Asmentire autorevolmente la menzogna<br />
anti-italiana dei cognomi alterati<br />
<strong>da</strong>l fascismo, è venuta la recente riscoperta<br />
di un libro che sbugiar<strong>da</strong> oltre un<br />
5<br />
di <strong>Gigi</strong> Tomaz<br />
secolo di mistificazioni coinvolgendo<br />
purtroppo ancora una volta la responsabilità<br />
del clero slavocattolico. Nel<br />
numero di luglio – dicembre 2003 della<br />
rivista storica Quaderni Giuliani di<br />
Storia, della Deputazione di Storia<br />
Patria per la Venezia Giulia, il valente<br />
ricercatore e storico Almerico Apollonio<br />
ha pubblicato un articolo intitolato: Le<br />
memorie di Luigi Lasciac. Un quarantennio<br />
di governo asburgico nel “litorale”.<br />
L’articolo contiene la recensione<br />
appassionata del libro Erinnerungen<br />
aus meiner beamtencarrière in Österreich<br />
in den Jahren 1881 – 1918, di<br />
Alois Lasciac, Trieste 1939. L’Apollonio<br />
ha riscoperto il libro nella biblioteca<br />
dell’Archivio di Stato di Trieste.<br />
Dall’Archivio di Trieste io ho ottenuto,<br />
tramite l’amico Alvise Bommarco,<br />
fratello del compIanto Arcivescovo di<br />
Gorizia, le fotocopie delle pagine che ci<br />
interessano di più e che, essendo scritte<br />
in tedesco, mi son fatto tradurre l’estate<br />
scorsa 2005 <strong>da</strong>lla professoressa<br />
Na<strong>da</strong> Madronich, insegnante in<br />
Germania dove risiede, e all’estate in<br />
ferie a Cherso assieme alla mamma<br />
chersina signora Valeria Arseni che<br />
vive in America. Ringrazio l’amico di<br />
Trieste e le due signore per il prezioso<br />
contributo alle mie laboriose vacanze<br />
chersine.<br />
Il dott. Alois Lasciac, già Vicepresidente<br />
della Luogotenenza imperial<br />
regia di Trieste ed ex Presidente della<br />
Commissione amministrativa del<br />
Margraviato (Marca) d’Istria, ci presenta<br />
uno spaccato efficacissimo della<br />
lotta politica tra italiani e slavi già negli<br />
anni ’80 dell’800 nelle isole di Cherso –<br />
Lussino e Veglia che costituiscono <strong>da</strong><br />
sempre il ponte di congiunzione tra<br />
Istria e Dalmazia.<br />
Quanto scrive l’alto funzionario<br />
asburgico a riposo, giunto alla conclusione<br />
della sua esistenza (morirà alla<br />
fine dello stesso 1939) è la verità della<br />
vita politica intensissima non solo delle<br />
tre isole, ma di tutto il Litorale che noi<br />
chiamiamo Giuliano – <strong>da</strong>lmata.<br />
Gli lasciamo la parola senza interromperlo.<br />
Non è possibile infatti raccontare<br />
meglio di lui il clima forsennato<br />
nel quale frati esagitati trascinavano gli
6 Comunità Chersina Maggio 2006 n. 75<br />
elettori alle urne, preti parrocchiali alteravano<br />
sistematicamente i cognomi<br />
delle famiglie e fratelli di Vescovi inscenavano<br />
gazzarre intimi<strong>da</strong>torie in<br />
Parlamento.<br />
Nel luglio 887, su mia doman<strong>da</strong><br />
sono stato trasferito a Lussinpiccolo (in<br />
italiano nell’originale) un distretto plurilingue<br />
(italiano e croato) con una popolazione<br />
che si agitava in lotte nazionaliste<br />
<strong>da</strong> molti anni […] Le città hanno<br />
costumi e usanze veneziane, come<br />
hanno in uso la parlata di Venezia. A<br />
Lussinpiccolo, a Lussingrande, a<br />
Cherso e a Veglia alcune famiglie<br />
usano un bruttissimo dialetto croato traboccante<br />
di espressioni italiane. La gioventù<br />
d’altronde è totalmente italiana<br />
perché nelle scuole si insegna l’italiano.<br />
Invece in chiesa le prediche e le confessioni<br />
sono fatte anche in croato. […]<br />
C’erano due partiti elettorali, italiano<br />
e croato, che lottavano per il primato.<br />
Né l’uno né l’altro dei due partiti aveva<br />
fiducia del commissario governativo<br />
man<strong>da</strong>to a presiedere le elezioni. Lo<br />
consideravano infatti come le creature<br />
dell’odiato governo centrale. […] Gli italiani<br />
avevano a disposizione, per agitare<br />
la gente, mezzi finanziari, invece i croati<br />
avevano efficacissimi agitatori – propagandisti:<br />
preti, insegnanti e soprattutto i<br />
frati dei conventi di Veglia i quali anche<br />
se non avevano diritto di votare (perché<br />
erano forestieri) accompagnavano i<br />
votanti fino al seggio elettorale e alle<br />
urne per controllare come votavano. In<br />
molti casi era costretta a intervenire la<br />
Gen<strong>da</strong>rmeria per allontanare gli intrusi<br />
<strong>da</strong>l seggio elettorale. Naturalmente ciò<br />
provocava grandi proteste che denunciavano<br />
l’imparzialità della Gen<strong>da</strong>rmeria<br />
contro il clero. Le proteste consistevano<br />
in interpellanze sia al Parlamento centrale<br />
sia all’assemblea regionale […]<br />
A Bescanova c’erano due locande,<br />
una gestita e frequentata <strong>da</strong> gente del<br />
partito italiano e l’altra <strong>da</strong>i croati. Io perciò<br />
fui costretto a pernottare in un edificio<br />
nuovo, ancora umido che apparteneva<br />
al maestro di posta […]<br />
Anche in quel terreno neutrale non<br />
ero protetto <strong>da</strong>lle dimostrazioni di protesta<br />
di ambi i partiti. Verso le dieci di<br />
sera infatti, durante un corteo di votanti<br />
croati, sono stati scagliati contro le mie<br />
finestre diversi sassi grandi come uova,<br />
con gri<strong>da</strong> di “abbasso il commissario”.<br />
Poco prima della Pasqua 1888, il<br />
dott. Viteziæ di Veglia, deputato al<br />
Parlamento di Vienna presentò in<br />
seduta aperta un’interpellanza accusandomi<br />
non solo di tendenze irredentiste<br />
(italiane) ma anche di aver fatto<br />
propagan<strong>da</strong> irredentista continua e<br />
pressante tra la gente del distretto.<br />
Durante l’illustrazione dell’interpellanza<br />
in aula si è levato un putiferio di disapprovazione,<br />
non solo <strong>da</strong>i banchi dei<br />
deputati italiani di Trento, Trieste, Istria<br />
e Dalmazia, ma anche <strong>da</strong> deputati di<br />
lingua tedesca. […] Il Presidente ha<br />
minacciato di sospendere la seduta<br />
ma Viteziæ, incurante dell’ammonizione,<br />
ha continuato i suoi falsi attacchi<br />
aggiungendo che il Commissario<br />
distrettuale […] frequentava compagnie<br />
di pessimi individui che avevano<br />
rinnegato Religione e Patria […] L’aula<br />
parlamentare esplodeva in gri<strong>da</strong> <strong>da</strong><br />
ogni parte: Basta! Fai schifo! Vattene<br />
via! Buttatelo fuori! Sicché il Presidente<br />
si è <strong>visto</strong> costretto di sospendere la<br />
seduta per dieci minuti. Riaperta la<br />
seduta, il dott. Viteziæ ha ancora preso<br />
la parola per continuare imperterrito il<br />
suo attacco diffamatorio riuscendo<br />
però a dire soltanto: “Sì, lui (Lasciac)<br />
perseguita e punisce il clero slavo e<br />
con<strong>da</strong>nna i preti a pesanti multe perché<br />
i preti hanno scritto nei registri parrocchiali<br />
i nomi (cognomi) delle famiglie<br />
nella nuova grafia croata”. A causa<br />
del baccano il Presidente è stato<br />
costretto a chiudere la seduta parlamentare”.<br />
Storpiatura dei cognomi nei registri<br />
parrocchiali<br />
Segue per una pagina e mezza il<br />
capitolo intitolato: “Storpiatura dei cognomi<br />
nei registri (Verstümmelung der<br />
Familiennamen in den Pfarrmatriken).<br />
Il dott. Lasciac, allora commissario<br />
distrettuale imperial - regio austro -<br />
ungarico ci dà la seguente testimonianza<br />
autorevolissima:<br />
“A questo punto devo spiegare che<br />
alcuni dei compilatori dei registri usavano<br />
le forme grafiche della scrittura<br />
slava introdotte <strong>da</strong>l linguista Gaj nell’anno<br />
1835. Altri continuavano ad<br />
usare le forme latine fino allora tradizionali<br />
[…] finché l’autorità provinciale,<br />
all’uopo autorizzata <strong>da</strong>l Ministero degli<br />
interni, è stata costretta a diramare<br />
una circolare a tutti i commissari<br />
distrettuali incaricandoli di ispezionare<br />
tutti i registri allo scopo di eliminare gli<br />
abusi che creavano confusione e pro-<br />
teste e di ripristinare le forme di scrittura<br />
dell’antichissimo uso latino - veneto.<br />
In occasione di una ispezione di tali<br />
registri presso la parrocchia di<br />
Chiunschi nell’isola di Lussino fatta<br />
personalmente, ho potuto constatare<br />
che l’amministratore parrocchiale <strong>da</strong>ll’anno<br />
1881 non aveva scritto un sol<br />
atto nei registri di nascita, matrimonio<br />
e morte, ma soltanto in foglietti volanti<br />
mescolati in confusione. Si è scusato<br />
di questa grave mancanza al dovere di<br />
incaricato statale, dicendo che d’inverno<br />
aveva i geloni alle mani e perciò<br />
non era in grado di scrivere.<br />
Gli ho prescritto di completare tutto<br />
quanto non aveva fatto entro due<br />
mesi, pena la multa di 50 Gulden.<br />
Siccome in detti foglietti volanti figuravano<br />
scritti in grafia slavica nomi tradizionalmente<br />
scritti alla latina, gli ho<br />
ordinato di attenersi alla circolare che<br />
era stata appena diramata <strong>da</strong>lla citata<br />
Autorità superiore.<br />
Dato che lui mi ha promesso tutto<br />
senza tentennamenti, credetti di non<br />
dover adottare ulteriori provvedimenti.<br />
[…] Questo episodio che tutti dovrebbero<br />
considerare corretto, benevolo e<br />
moderato, ed inoltre il mio rifiuto di<br />
aderire ad un circolo di lettura croato<br />
appena fon<strong>da</strong>to, per rispetto alla preponderante<br />
maggioranza di sentimenti<br />
italiani di Lussinpiccolo, sono stati ritenuti<br />
sufficienti al dott. Viteziæ per diffamarmi<br />
ed insultarmi brutalmente quale<br />
nemico della religione e del clero e<br />
quale irredentista ”puro sangue”.<br />
Dunque i cognomi venivano alterati<br />
<strong>da</strong>l clero slavo già prima del 1888, nei<br />
registri dei nati, dei matrimoni e dei<br />
morti compilati e custoditi <strong>da</strong>lle parrocchie<br />
per conto dello stato austriaco. Il<br />
clero ci teneva tanto a slavizzare i<br />
cognomi <strong>da</strong> ricorrere al parlamento<br />
quando un funzionario solerte tentava<br />
di ristabilire la legalità nelle registrazioni<br />
demografiche. Il dott. Lasciac conclude<br />
anche, piuttosto amareggiato, che<br />
dopo un primo tentativo, le stesse autorità<br />
statali, ovviamente cedendo ai<br />
Vescovi, lasciarono fare. L’Italia sconfiggerà<br />
l’Austria dopo venti anni <strong>da</strong>ll’interpellanza<br />
del deputato Viteziæ ed il<br />
Fascismo, che nascerà in seguito, non<br />
potrà inventare niente di quanto viene<br />
accusato perché nei territori redenti troverà<br />
già tutto inventato, anche l’arte di<br />
trasformare i cognomi, autoritariamente<br />
d’ufficio e senza Regi Decreti Legge.
Maggio 2006 n. 75<br />
Comunità Chersina<br />
CRONACHE DI IERI E DI OGGI<br />
L’ULTIMO TRENO PER STRASBURGO<br />
L’ultimo treno per Strasburgo.<br />
Non è il titolo di un film ma potrebbe<br />
essere un buono spunto per una<br />
sceneggiatura. Quella di una rappresentazione<br />
teatrale che <strong>da</strong> anni<br />
si trascina tra false promesse e<br />
vere fregature. Quella della vicen<strong>da</strong><br />
dei 350.000 profughi <strong>da</strong>ll’Istria,<br />
<strong>da</strong>lla Venezia Giulia e <strong>da</strong>lla<br />
Dalmazia che lasciando tutto credevano<br />
di aver blin<strong>da</strong>to - almeno<br />
un minimo - i propri interessi con il<br />
trattato di pace del 1947. Veniva<br />
sancito il valore inviolabile della<br />
proprietà e, anche se pochi erano i<br />
fiduciosi su un futuro ritorno e una<br />
futura restituzione, la carta scritta e<br />
controfirmata <strong>da</strong>lle nazioni uscite<br />
vincitrici <strong>da</strong>l conflitto mondiale <strong>da</strong>va<br />
in tal senso una indicazione precisa.<br />
Ma forse è stato su questo<br />
punto di sfiducia, di speranza nulla<br />
che sia la Jugoslavia di Tito che<br />
purtroppo l’Italia hanno giocato a<br />
intrallazzare dietro alle nostre spalle,<br />
sopra i nostri interessi.<br />
L’arroganza jugoslava e l’affarismo<br />
italiota si sono incontrati così<br />
successivamente più volte ed<br />
anche in segreto per concor<strong>da</strong>re e<br />
siglare “accordi a due” funzionali ad<br />
interessi più particolari dei due stati<br />
che non rispettosi dei diritti di chi<br />
sulla propria pelle si ritrovò a dover<br />
pagare un po’ per tutti lo sbaglio di<br />
una guerra di aggressione.<br />
Per sessanta e più anni siamo<br />
rimasti muti e silenziosi creditori in<br />
attesa di briciole, manovrati spesso<br />
<strong>da</strong> interessi politici di partiti che, se<br />
<strong>da</strong> una parte ci blandivano con promesse<br />
e attestazioni di riconoscimento<br />
e soli<strong>da</strong>rietà, <strong>da</strong>ll’altra ci<br />
costringevano a digerire piatti<br />
amari come quello infamante di<br />
Osimo.<br />
Un apparato politico italiano che<br />
per i propri scopi ci ha sempre<br />
gestito coltivandoci, allevandoci,<br />
ammaestrandoci alla propria bisogna<br />
elettorale. Alimentando anno<br />
di Biloslavo Franco<br />
membro del consiglio direttivo dell’Associazione delle Comunità Istriane<br />
per la Comunità di Piemonte d’Istria<br />
Strasburgo, 18 gennaio 2006, mentre una delegazione viene ricevuta all’interno, i rappresentanti delle<br />
Comunità Istriane, giunti sul posto in tre pullman, dimostrano fuori <strong>da</strong>l palazzo del Parlamento Europeo.<br />
dopo anno la nostra già ben radicata<br />
non-speranza, la non-speranza<br />
di poter ritornare, la non-speranza<br />
di poter rientrare in possesso dei<br />
nostri beni, la non-speranza di<br />
poter ricevere altro che poche simboliche<br />
e svalutate palanche per di<br />
più diluite molto, ma molto, nel<br />
tempo.<br />
Su questa non-speranza ha giocato<br />
la Jugoslavia per confermarsi<br />
sui territori occupati e per ottenere<br />
anche più di quello che era stato<br />
pre<strong>visto</strong> nel ’47. Su questa nonsperanza<br />
ha giocato (ahi-noi) l’Italia<br />
per far pagare solo che a noi il<br />
prezzo della guerra e per ricavare<br />
pochi e discutibili vantaggi economici<br />
<strong>da</strong> qualche mezzo-affaruccio<br />
con i vicini balcanici.<br />
In questo deprimente clima che<br />
ci ha visti succubi protagonisti per<br />
decenni siamo stati costretti a subire,<br />
con<strong>da</strong>nnati al mutismo, anche<br />
dopo il crollo del muro e l’avvento<br />
7<br />
di nuove possibilità di relazione col<br />
mondo dell’est, anche dopo la<br />
morte di Tito come anche dopo la<br />
dissoluzione della Jugoslavia.<br />
Appuntamenti storici rilevanti che<br />
mai, dico mai, l’Italia ha saputo<br />
interpretare per volgere la situazione<br />
a proprio se non a nostro favore.<br />
Il sonno, il silenzio e ancora la<br />
gestione della non-speranza hanno<br />
regnato <strong>da</strong> questa parte dell’adriatico.<br />
Sonno e silenzio interrotti solamente<br />
<strong>da</strong> un piccolo ma di non<br />
poca importanza momento d’orgoglio<br />
nazionale: il nostro ufficiale<br />
riconoscimento, l’istituzione della<br />
Giornata del Ricordo, ricordo della<br />
nostra disgrazia, che per noi però<br />
continua ancora ad essere un vissuto<br />
di presente ingiustizia. Lo<br />
Stato italiano riconosce il nostro<br />
dramma, celebra con noi, anzi ci<br />
invita alle nuove celebrazioni, ma<br />
continua a cincischiare e a tergiversare<br />
nel mettere in atto azioni che
8 Comunità Chersina Maggio 2006 n. 75<br />
risolvano l’ingiustizia che finalmente<br />
si è deciso di riconoscere e ricor<strong>da</strong>re<br />
con legge dello stato.<br />
Per anni il giochino della nonsperanza<br />
ha funzionato anche per<br />
la nostra stessa incapacità di interpretare<br />
in prima persona il ruolo<br />
che le nostre associazioni erano<br />
chiamate a svolgere. Un mea-culpa<br />
per le cose ancora in lista d’attesa<br />
siamo chiamati a recitarlo tutti noi,<br />
indistintamente, per esserci prestati<br />
al canto delle sirene, per aver<br />
accettato il risibile come meglio del<br />
nulla. La nostra frammentazione<br />
logistica sul territorio nazionale<br />
come in giro per tutto il mondo e le<br />
nostre divisioni anche politiche ma<br />
spesso connotate <strong>da</strong> personalismi<br />
e conflitti spesso del tutto incompresi<br />
<strong>da</strong>lla base non hanno certo<br />
favorito un risultato che sarebbe<br />
stato maggiormente premiante se<br />
supportato <strong>da</strong> una aggregazione<br />
più convinta del nostro movimento.<br />
Ancora oggi le nostre rappresentanze,<br />
alcuni suoi vertici purtroppo<br />
molto rappresentativi e<br />
molto vicini al palazzo ma evidentemente<br />
molto distanti <strong>da</strong>l uomo-profugo<br />
della stra<strong>da</strong>, vagano correndo<br />
appresso a false problematiche<br />
(oggi molto in voga la sensibilità dei<br />
rimasti) e dimentica di riaggiornare<br />
il tiro per far valere quelle che sono<br />
le NOSTRE vere ragioni e le nuove<br />
speranze.<br />
Eh già, perché se altri non se<br />
n’erano accorti, nel nostro composito<br />
arcipelago c’è stato invece chi,<br />
forse anche per migliore freschezza<br />
generazionale, ha capito che in un<br />
nuovo panorama sovranazionale<br />
come quello europeo anche il lacero-confuso<br />
profugo potrebbe trovare<br />
un miglior modo per farsi riconoscere<br />
alcuni dei suoi diritti ad oggi<br />
negati invece che preoccuparsi per<br />
esempio della doppia cittadinanza<br />
di chi rimase.<br />
Ultimo treno per Strasburgo allora,<br />
<strong>da</strong> prendere in fretta, anche se il<br />
bagaglio non è perfettamente preparato,<br />
anche se il torpore del<br />
sonno dormito per tanti anni non<br />
aiuta a compiere un balzo che<br />
potrebbe portare con sé anche<br />
qualche rischio.<br />
Che fare!? Dormire ancor !?<br />
Bearci e autocelebrarci nelle gior-<br />
nate dei ricordi e poi correre a<br />
confortare i rimasti!? Continuare a<br />
NON-sperare per noi stessi ma<br />
dimostrare tanta buona volontà e<br />
comprensione condividendo le<br />
manifestazioni che ci organizzeranno<br />
prossimamente con gli altri !?<br />
Gli istriani hanno detto no, non<br />
ci vogliono stare più! Stavolta nessuno<br />
ci ha tenuto per la giacca e<br />
questo treno l’abbiamo alfine preso.<br />
Tutti a Strasburgo allora, <strong>da</strong>ndo<br />
atto di grande capacità organizzativa<br />
all’Unione degli Istriani che ha<br />
gui<strong>da</strong>to il gruppo stipato in tre pullman<br />
ma anche giusto merito al<br />
Libero Comune di Pola e<br />
all’Associazione delle Comunità<br />
Istriane che appoggiando e partecipando<br />
all’iniziativa con propri rappresentati<br />
hanno saputo <strong>da</strong>re il<br />
segno di quella volontà di riaggregamento<br />
che si sta manifestando<br />
attorno al neocostituito Ufficio di<br />
Coordinamento delle associazioni<br />
istriane.<br />
Il 18 gennaio con il volantinaggio<br />
all’esterno, con la conferenza<br />
stampa all’interno del parlamento<br />
europeo, con le nostre bandiere e<br />
la nostra presenza abbiamo portato<br />
ad un’attenzione di dimensione<br />
europea le nostre istanze, le nostre<br />
richieste ribadendo la nostra identità<br />
e portando a casa un appuntamento<br />
fissato sull’agen<strong>da</strong> del<br />
SESSANTANNI DI MATRIMONIO<br />
Giovanni Fatutta e Maria Purich, il<br />
16 febbraio scorso hanno festeggiato<br />
il traguardo dei 60 anni di fedeltà<br />
coniugale, attorniati <strong>da</strong> figlio, figlia,<br />
nuora, genero e tutti i nipoti, nella<br />
loro bella casa di Cassano Magnago<br />
(Varese).<br />
È giusto che vengano festeggiati<br />
anche <strong>da</strong> tutta la Comunità Chersina<br />
perché se lo meritano per la loro<br />
bontà e simpatia. Come tutti i veri<br />
chersini di nascita e sentimenti, la loro<br />
presenza estiva a Cherso è costante<br />
perché hanno saputo distinguere i<br />
fatti storici che li hanno costretti a partire<br />
esuli <strong>da</strong>lla loro isola, <strong>da</strong>l sano rapporto<br />
d’affetto che ciascuno deve<br />
nutrire per la terra natale.<br />
Presidente della commissione<br />
Europea quando altri allo stesso<br />
tempo non trovano di meglio di<br />
approcciarsi a Fassino: futuro<br />
esponente del futuro governo italiano!?<br />
Futuro interlocutore italiano <strong>da</strong><br />
rincorrere!? Futura ed ulteriore<br />
bidonata per noi esuli!?<br />
Ma non solo gli istriani con le<br />
loro tre associazioni ufficialmente<br />
rappresentate si sono mosse aderendo<br />
all’iniziativa. Confortante è<br />
stata pure la presenza come la soli<strong>da</strong>rietà<br />
“trasversale” di importanti<br />
rappresentanti di altre associazioni<br />
o realtà e solo ad esempio portiamo<br />
quello del segretario della federazione<br />
Stefani.<br />
Ultimo treno per Strasburgo, ma<br />
crediamo che il clima non sia poi<br />
così <strong>da</strong> ultima spiaggia e che i margini<br />
per tentare una nuova impostazione<br />
nel nuovo rapportarsi con<br />
una istituzione super-partes come<br />
quella europea possa <strong>da</strong>re dei frutti.<br />
Gli interlocutori tradizionali, quelli<br />
nazionali come ancor peggio quelli<br />
di oltre confine, hanno dimostrato<br />
di non essere capaci di <strong>da</strong>re risposte<br />
concrete a richieste che vogliono<br />
essere reinterpretate in rapporto<br />
a nuovi scenari. Il treno è stato<br />
preso, inizia un percorso con un<br />
nuova ed inedita compagna di viaggio.<br />
La speranza.<br />
Maria è nata il 25 marzo 1923 in<br />
Pecris, vicino al palazzo comunale e<br />
al giardin – pubblico. Giovanni è nato<br />
il 16 gennaio 1920 in Piazeta presso i<br />
bei palazzotti gotici e rinascimentali<br />
di quella contra<strong>da</strong>.<br />
Si sono sposati il 16 febbraio<br />
1946 nel Duomo di Santa Maria<br />
Maggiore chiamato anche, come<br />
quello di Roma, Madonna della neve<br />
(e non delle nevi come scrivono e<br />
stampano gli ignoranti!) Hanno<br />
messo su casa tra Piazza e Riva, a<br />
tre metri <strong>da</strong>l mare del Mandracchio<br />
ma poco hanno potuto godere di<br />
quella vista stupen<strong>da</strong>. Lui lavorava<br />
nel cantiere Craglietto ma dovette<br />
trasferirsi al cantiere di Pirano d’Istria
Maggio 2006 n. 75<br />
I coniugi Fatutta - Giovanni e Maria nel 60° di matrimonio.<br />
RICETTE<br />
di pietanze delle nostre parti che non si usano più<br />
Pana<strong>da</strong><br />
Ingredienti:<br />
pane raffermo, olio d’oliva, formaggio pecorino stagionato grattugiato, 2 uova, sale.<br />
Comunità Chersina<br />
a cura di Carmen Palazzolo Debianchi<br />
Affettare il pane raffermo, coprirlo con abbon<strong>da</strong>nte acqua e farlo bollire mescolando spesso finché non si trasforma<br />
in una pappetta. Assaggiare ed aggiungere, se necessario, un po’ di sale. Fuori <strong>da</strong>l fuoco incorporare formaggio,<br />
olio e le due uova precedentemente sbattute a parte.<br />
Brodo brustulà<br />
Ingredienti:<br />
2 cucchiai di farina, 2 cucchiai di burro o strutto, 2 uova, maggiorana, formaggio pecorino stagionato grattugiato,<br />
acqua, sale.<br />
Soffriggere la farina nel burro finché non prende un leggero color nocciola. Aggiungere circa un litro d’acqua, il sale<br />
necessario e far bollire. Fuori <strong>da</strong>l fuoco, versare lentamente nella pentola le uova sbattute a parte, mescolando<br />
continuamente perché non si formino grumi.<br />
Disporre nei piatti fette di pane abbrustolito, cospargerle con formaggio grattugiato e un pizzico di maggiorana tritata<br />
e versarvi sopra il brodo brustulà bollente.<br />
Nella mia famiglia le due ricette precedenti si preparavano senza le uova, che pure avevamo in abbon<strong>da</strong>nza.<br />
All’insegna della massima economia!<br />
Spaghetti con le sardelle salate<br />
Ingredienti:<br />
1 sardella e 1/2 per persona, olio, spaghetti, 1 spicchio d’aglio, 1/2 bicchiere di vino bianco.<br />
Lavare e spinare le acciughe, tagliarle a pezzetti e farle saltare nell’olio bollente in cui è stato messo lo spicchio<br />
d’aglio. Aggiungere un po’ di vino e mescolare continuamente schiacciando le acciughe con una forchetta finché<br />
non si sono quasi del tutto sciolte. Condire con questo sugo gli spaghetti.<br />
A casa mia si condiva con questo sugo anche la polenta appena cotta e messa nei piatti a cucchiaiate.<br />
9<br />
<strong>da</strong> dove fu più facile fare il salto del<br />
nuovo confine e passare a Trieste.<br />
Dopo 2 o 3 trasferimenti <strong>da</strong> esuli in<br />
cerca di sistemazione, si sono stabiliti<br />
a Solbiate Arno, in quel di Varese, e lì<br />
hanno lavorato tutti e due come<br />
sanno fare i chersini, tirando su una<br />
famiglia modello. Quando i figli si<br />
furono sposati e loro sono arrivati alle<br />
meritate pensioni, hanno costruito la<br />
bella casa di proprietà - lavorando<br />
ancora tanto - a Cassano, dove oggi<br />
vivono sani e tranquilli e dove hanno<br />
intenzione di vivere ancora tanti e<br />
tanti anni assieme. In questo loro<br />
desiderio ci uniamo tutti noi della<br />
Comunità chersina con gli auguri più<br />
affettuosi.<br />
L.T.
10 Comunità Chersina Maggio 2006 n. 75<br />
Accadde durante l’occupazione titina di Cherso…<br />
Le porte delle case, a Cherso,<br />
erano quasi sempre aperte, soprattutto<br />
nelle belle giornate di sole e chi<br />
passava, di solito, salutava a voce<br />
spiegata: “OOOOOhh, Concetta...<br />
Bel tempo oggi!” e proseguiva.<br />
Quella mattina, all’alba, la porta<br />
era accostata. Mia sorella ed io stavamo<br />
facendo colazione, ancora<br />
assonnate e silenziose, quando la<br />
porta si spalancò violentemente, con<br />
un fragore che ci lasciò esterrefatte<br />
e, sulla soglia, apparve una figura<br />
che ci fece gelare il sangue. Era alta,<br />
con i capelli diritti e unti, indossava<br />
una camicia e dei pantaloni <strong>da</strong> sol<strong>da</strong>to.<br />
In controluce ci sembrò un<br />
uomo, ma quando fece un passo<br />
militaresco in avanti, battendo la<br />
suola con forza, ci accorgemmo che<br />
si trattava di una donna. Dietro ce<br />
n’era un’altra, più bassa, con uno<br />
sguardo torvo e sgradevole. Mia<br />
madre ammutolì e si avvicinò a noi<br />
come per difenderci, ma emotiva<br />
com’era, non riuscì a proferir parola.<br />
Intanto, puntando un’arma contro di<br />
noi e in una lingua a noi sconosciuta,<br />
le due intruse dimostravano di esigere<br />
qualcosa che non riuscivamo a<br />
comprendere. Manifestavano una<br />
fretta e un’agitazione tale che, solo<br />
<strong>da</strong> un gesto inequivocabile, mia<br />
madre capì che avevano la necessità<br />
urgente di trovare un servizio<br />
per i loro bisogni corporali. Mia<br />
madre glielo indicò e, a turno, una<br />
alla volta, si accomo<strong>da</strong>rono. Poi,<br />
senza vuotare il secchio dell’acqua<br />
preparata allo scopo, <strong>da</strong>to che non<br />
avevamo l’acqua corrente, se ne<br />
an<strong>da</strong>rono come erano venute,<br />
lasciando la porta aperta e noi spaventate.<br />
Mio padre in quel periodo era a<br />
Trieste dove risiedeva sua sorella e<br />
non sarebbe ritornato tanto presto,<br />
per cui ci sentivamo senza protezione.<br />
La conclusione inaspettata dell’intrusione<br />
ci aveva lasciate, se pur<br />
sbigottite, indenni, con un sospiro di<br />
sollievo <strong>da</strong> parte di mia madre anche<br />
DRUGARIZE di Anna Maria Zennaro<br />
se dovette pulire e disinfettare con il<br />
cloro la tazza e la tavola di legno<br />
lasciate in condizioni indescrivibili.<br />
Purtroppo l’episodio si ripeté, a<br />
distanza di alcuni giorni, per tre o<br />
quattro volte, sempre con la stessa<br />
procedura. Mia madre lo disse a<br />
qualcuno e per un po’ di tempo non<br />
le vedemmo più.<br />
Ci dissero che si trattava di due<br />
“drugarize” e che era meglio assecon<strong>da</strong>rle<br />
per non avere ritorsioni.<br />
Passarono parecchi giorni senza<br />
sorprese, fino a quel giorno, in cui si<br />
ripresentarono verso mezzogiorno e,<br />
senza profferir parola, si avviarono<br />
su per la scala che conduceva ai<br />
piani superiori. La mamma volle<br />
impedirglielo, ma esse la scostarono<br />
decise, calpestando con energia i<br />
gradini di legno; entrarono nella<br />
stanza <strong>da</strong> letto e, mentre una spalancava<br />
le porte dell’armadio, l’altra<br />
rovistava nei cassetti del lavamano,<br />
rimirandosi furtiva ripetutamente allo<br />
specchio. Altrettanto velocemente<br />
salirono in soffitta, dove erano stesi<br />
su dei grandi teli i “fighi suti, le mandule,<br />
alcune sorbule e i pomigranai”.<br />
Si guar<strong>da</strong>rono intorno, spostarono<br />
con le scarpacce alcuni fagotti e poi<br />
ridiscesero sempre più agitate. Io<br />
stavo ben attaccata alla veste di mia<br />
madre, impaurita e senza capire<br />
quanto stava succedendo. Si fermarono<br />
di botto alla vista del baule.<br />
Stava in un angolo, sotto al ritratto<br />
dei nonni e, come un forziere, racchiudeva<br />
tutti i tesori cari alla famiglia:<br />
biancheria, asciugamani, saponette<br />
profumate che mio padre portava<br />
<strong>da</strong>i suoi lunghi viaggi intorno al<br />
mondo e alcuni dei miei giocattoli più<br />
preziosi. Ordinarono a mia madre di<br />
aprirlo. Ne uscì un delizioso profumo.<br />
Sollevarono le lenzuola ben piegate,<br />
presero due saponette e le<br />
inserirono in una saccoccia che portavano<br />
sulla spalla. Fecero altrettanto<br />
con una penna stilografica e un<br />
pupazzetto in porcellana giapponese.<br />
Poi, sollevarono per un braccio la<br />
mia bambola di caucciù con le rosette<br />
e, girandola e rigirandola, la analizzarono<br />
stupite. A quel punto,<br />
temetti che alla bambola si staccasse<br />
un braccio o una gamba o la<br />
testa e... morisse o addirittura che<br />
finisse nella saccoccia e mi misi a<br />
strillare. Io giocavo raramente con<br />
quella bambola, per non rompere<br />
l’elastico; le <strong>da</strong>vo un bacino e la<br />
mamma la rimetteva a “dormire”.<br />
Quelle di pezza, diceva, erano più<br />
solide.<br />
Dentro al baule c’era anche il<br />
buffo pagliaccetto che, caricandolo,<br />
piroettava gaio sull’altalena e il piccolo<br />
pianoforte a co<strong>da</strong>, di legno, <strong>da</strong>l<br />
quale con un dito potevo trarre dei<br />
suoni molto gradevoli e qualche<br />
semplice motivetto.<br />
Ero terrorizzata al pensiero che<br />
anche quelli finissero nelle saccocce,<br />
dove, ce ne accorgemmo in<br />
seguito, erano entrate anche altre<br />
cose a noi care che risultarono<br />
mancanti. Cercarono di inserirvi<br />
anche la mia bambola preferita,<br />
<strong>da</strong>lla quale sembravano particolarmente<br />
attratte ma, paffuta com’era,<br />
non riuscirono a farla entrare e, con<br />
rabbia, la gettarono a terra.<br />
Inquiete e agitate, uscirono velocemente<br />
<strong>da</strong>lla nostra casa in Pra’, si<br />
avviarono su per la “stra<strong>da</strong> nova”,<br />
allontanandosi definitivamente <strong>da</strong>l<br />
paese.<br />
Non si accorsero della stupen<strong>da</strong><br />
figura femminile che adornava. tra<br />
fiori e veli, la preziosa scatola di profumo<br />
POMPEA, conservata <strong>da</strong> mia<br />
madre, come una reliquia, in fondo<br />
al baule, né della borsetta luccicante<br />
di strass. Se ne an<strong>da</strong>rono, non tornarono<br />
mai più e nessuno seppe chi<br />
fossero né dove erano an<strong>da</strong>te.<br />
Mia madre provò una grande rabbia<br />
e tristezza; io, a 5 anni, conobbi<br />
la prepotenza. Quella prepotenza<br />
che permetteva di spadroneggiare e<br />
di impossessarsi, come un bottino di<br />
guerra, della roba altrui, senza<br />
rispetto, né pietà per nessuno.
Maggio 2006 n. 75<br />
Comunità Chersina<br />
IL PIANO PER LA CONSERVAZIONE DEL PATRIMONIO<br />
MANUMENTALE DELL’ISOLA DI CHERSO<br />
Il Ministero della Cultura della<br />
Repubblica di Croazia ha fatto proprio<br />
il piano per la salvaguardia e la<br />
conservazione di tutti i beni culturali,<br />
artistici e monumentali dell’Isola di<br />
Cherso, re<strong>da</strong>tto <strong>da</strong>lla Sopraintendenza<br />
regionale alla tutela dei beni<br />
culturali e del patrimonio monumentale<br />
di Fiume.<br />
Il piano consta di 403 pagine, o<br />
meglio fogli (Karte), rilegati in tomi<br />
divisi per grandi capitoli relativi ai<br />
vari settori, compresa l’archeologia<br />
terrestre e marina. Il capitolo dedicato<br />
agli edifici sacri in efficienza,<br />
abbandonati e in rudere del territorio<br />
comunale è composto di ben 135<br />
fogli <strong>da</strong>l n. 264 al n. 399 e comprende<br />
le chiese maggiori e le minori,<br />
anche quelle disperse per i monti e<br />
le campagne più deserte.<br />
I compilatori delle schede particolareggiate<br />
per i singoli monumenti si<br />
sono serviti, oltre che dei sopralluogi<br />
diretti, di materiale fotografico in<br />
possesso della Sopraintendenza e<br />
di alcuni studi pubblicati nel passato<br />
cinquantennio <strong>da</strong> riviste scientifiche<br />
di archeologia e ricerca storica e<br />
architettonica. Con nostra gradita<br />
sorpresa abbiamo constatato che,<br />
per la miriade di chiesette cittadine e<br />
rurali è stata <strong>da</strong>ta particolarissima<br />
importanza al Quaderno della<br />
Comunità chersina n. 7 pubblicato<br />
con la presentazione di Padre A.<br />
Vitale Bommarco, Arcivescovo di<br />
Gorizia, nel settembre 1988, <strong>da</strong>lla<br />
tipografia regionale veneta di<br />
Conselve (Padova). Il quaderno, di<br />
ben 286 pagine, s’intitola Le chiese<br />
minori di Cherso e contiene 80 pagine<br />
di descrizioni delle chiesette<br />
urbane scritte <strong>da</strong> don Matteo Fillini e<br />
le altre 206 pagine scritte e disegnate<br />
<strong>da</strong> Luigi Tomaz. Di queste, 37<br />
contengono i Commenti stilistico –<br />
costruttivi di tutte le chiesette urbane<br />
trattate <strong>da</strong> don Fillini e di quante<br />
altre fino al 1988 l’autore era riuscito<br />
a scoprire. Seguono, prima degli<br />
indici, 153 tavole di Rilievi grafici e<br />
disegni eseguiti tutti su schizzi e<br />
misure prese sul posto, salvo 10 dei<br />
quali è mancata l’indicazione dell’ubicazione<br />
per poterli rintracciare.<br />
Con encomiabile serietà e correttezza,<br />
il Piano di tutela dei monumenti<br />
del Comune di Cherso, nei fogli dei<br />
singoli edifici sacri <strong>da</strong> tutelare, ha<br />
riprodotto una cinquantina delle<br />
nostre tavole con l’immancabile<br />
di<strong>da</strong>scalia indicativa: Grafika L.<br />
Tomaz, iz: Le Chiese minori di<br />
Cherso, talvolta anche con la <strong>da</strong>ta di<br />
esecuzione.<br />
Ovviamente i sopralluoghi della<br />
Sopraintendenza hanno verificato<br />
sia la precisione delle misure, indicate<br />
nelle piante e sugli alzati, e sia<br />
l’esattezza delle interpretazioni prospettiche<br />
soprattutto delle parti<br />
idealmente ricostruite.<br />
È questa la prova che le nostre pub-<br />
A lato, una pagina<br />
del PIANO PER LA<br />
11<br />
SALVAGUARDIA E LA<br />
CONSERVAZIONE DEI<br />
BENI CULTURALI<br />
dell’Isola di Cherso.<br />
blicazioni, quando sono serie, vengono<br />
apprezzate per il loro valore e<br />
concorrono alla valorizzazione della<br />
storia e del patrimonio culturale e<br />
monumentale della nostra isola.<br />
Si ricorderà che proprio per il libro<br />
Le Chiese minori di Cherso, a <strong>Gigi</strong><br />
Tomaz era stato riconosciuto<br />
<strong>da</strong>ll’Ente per il Turismo di Cherso e<br />
Lussino, il titolo di Ambasciatore del<br />
turismo dell’isola. Ciò agli inizi degli<br />
anni ’90.<br />
L’autore in questi anni ha continuato<br />
la sua ricerca per l’isola, estendendola<br />
anche al territorio di Ossero. Le<br />
chiesette si sono quasi triplicate e<br />
<strong>Gigi</strong> spera, se Dio vorrà, di <strong>da</strong>re alle<br />
stampe la riedizione del libro entro<br />
l’anno prossimo.<br />
L.T.
12 Comunità Chersina Maggio 2006 n. 75<br />
CHERSO<br />
2 gennaio, festa di S. Isidoro<br />
Da alcuni anni avevo un forte desiderio<br />
di cogliere l’invito ed intervenire alla<br />
“Festa del Santo Patrono di Cherso”.<br />
Ero combattuta tra la nostalgia di rivivere,<br />
tramite il volto dei Chersini, i<br />
ricordi della mia infanzia, di ritrovare la<br />
solidità e i tratti simili di una specie<br />
umana che ha succhiato <strong>da</strong>lla stessa<br />
terra una linfa naturale comune e il<br />
timore di trovarmi in una comunità a<br />
me completamente sconosciuta. Per<br />
evitare una delusione e un disorientamento<br />
iniziale ho pensato di farmi<br />
accompagnare <strong>da</strong> mio marito che<br />
ormai ha assorbito <strong>da</strong> me il fascino di<br />
Cherso, della sua storia, della sua<br />
genuinità e della peculiarità dei suoi<br />
figli.<br />
La prima mia inaspettata impressione<br />
è stata quella di trovare una<br />
chiesa affollata, e non solo di signore,<br />
come avviene di solito, ma di tanti e<br />
ancora molto “gagliardi” uomini.<br />
Mentre ascoltavo le parole di don<br />
Simeone Musich cercavo di ritrovare,<br />
tra i tanti volti, qualcuno che mi fosse<br />
familiare e, stranamente, mi sembrava<br />
di conoscerne parecchi, pur senza<br />
saperli identificare con nome o cognome.<br />
Sapevo che erano Chersini e già<br />
questo me li rendeva quasi consanguinei.<br />
Già all’uscita <strong>da</strong>lla chiesa e poi al<br />
ritrovo di via Belpoggio sono stata<br />
avvicinata e presentata ad alcune<br />
chersine i cui tratti visivi mi erano familiari<br />
e che poi il racconto di vari episodi<br />
ha condotto a un sempre maggior<br />
affiatamento. Sono stata onorata e<br />
molto appagata nel fare la conoscenza<br />
del prof. Tomaz, al quale sono<br />
molto grata per aver insegnato a tutti<br />
noi la storia della nostra terra e per<br />
averla traman<strong>da</strong>ta tramite i suoi preziosi<br />
libri anche ai nostri figli. Mi auguro<br />
che l’ottima memoria che lo sostiene,<br />
la sua forza, il suo impegno e il<br />
suo entusiasmo, gli permettano di<br />
I NOSTRI PATRONI<br />
Statua lignea di S. Isidoro nell’abside<br />
della chiesa romano-gotica di Cherso, a<br />
lui dedicata.<br />
approfondire ancora degli aspetti poco<br />
conosciuti della nostra isola così <strong>da</strong><br />
poter produrre ancora qualche pregiata<br />
opera.<br />
Ho apprezzato e ammirato l’impegno<br />
di Carmen Palazzolo e il suo<br />
discorso garbato sulla comunità.<br />
La proiezione delle diapositive del<br />
sig. Ballarin mi hanno riproposto l’esistenza<br />
di cappelle e chiesette, alcune<br />
delle quali erano completamente sfuggite<br />
ai miei ricordi e che il prof. Tomaz<br />
ha così ben illustrato stimolando in me<br />
il desiderio di riscoprirle <strong>da</strong> vicino.<br />
E, infine, ancora presentazioni, ciacole,<br />
volti riscoperti: Rita, Maria, Etta,<br />
Maria Rosa, Luciana, Francesco,<br />
Bommarco… nomi, cognomi e<br />
soprannomi, proprio come un ritorno<br />
dopo tanto tempo di assenza, seguito<br />
<strong>da</strong>ll’invito allettante ad assaggiare un<br />
dolcetto prodotto <strong>da</strong>lle abili mani di<br />
qualche capace e generosa cuoca<br />
chersina che intendo ringraziare con<br />
un mio brindisi personale di<br />
Lunga vita a tutta la Comunità!<br />
di Annamaria Zennaro Marsi<br />
LUSSINGRANDE<br />
17 gennaio, festa di<br />
S. Antonio Abate<br />
Il 17 gennaio, nonostante il<br />
tempo inclemente, numerosi esuli<br />
<strong>da</strong> Lussingrande residenti a Trieste<br />
si sono trovati nella chiesa di S. Rita<br />
e S. Andrea per assistere alla S.<br />
Messa in onore del Santo Patrono<br />
del loro paese di origine. Come ogni<br />
anno, il rito è stato celebrato <strong>da</strong><br />
Mons. Mario Cosulich, che nell’omelia<br />
ha invitato a partecipare alla<br />
“Settimana di preghiera per l’unità<br />
dei cristiani”.<br />
Dopo la S. Messa i convenuti si<br />
sono trasferiti nella sede dell’Associazione<br />
delle Comunità Istriane.<br />
Qui - dopo il saluto del presidente di<br />
quest’ultima, Lorenzo Rovis, e di<br />
quello della Comunità di Lussingrande,<br />
coman<strong>da</strong>nte Smaldone<br />
Bussani - Licia Giadrossi Gloria e il<br />
prof. Paolo Budinich hanno presentato<br />
il volume “Lussingrande – storia<br />
ed immagini”, ultima pubblicazione<br />
della collana “Ricor<strong>da</strong>ndo Lussino”,<br />
a cura di Neera Hreglich Mercanti.<br />
Subito dopo Corrado Ballarin ha<br />
presentato una serie di immagini di<br />
luoghi e persone di una Lussingrande<br />
che fu, che ha risvegliato in<br />
tutti i presenti tanti ricordi e tanta<br />
nostalgia.<br />
La serata si è conclusa consumando,<br />
fra amabili chiacchiere, un<br />
ricco spuntino dove figuravano,<br />
molto gradite, le fritole nostrane e,<br />
soprattutto le “maride in savor”, arrivate<br />
direttamente <strong>da</strong> Lussingrande e<br />
quest’anno quelle vere, <strong>da</strong> “imbrocco”,<br />
belle e grandi come “samari”<br />
(24 x i Kg) e, a completamento del<br />
tutto, le “OliveLussino” in salamoia –<br />
in acqua de mar, sbrovade - . Per<br />
digerire: l’ottimo Sljvovitz “Doma?o”,<br />
gentilmente offerto <strong>da</strong>l ristorante<br />
“Sirius” di Rovensca.
Maggio 2006 n. 75<br />
CAISOLE<br />
17 gennaio festa di S. Antonio<br />
Abate<br />
di una caisolana vera<br />
nell’anima e nel cuore<br />
La nostra bella Caisole è molto<br />
amata <strong>da</strong> tutti noi un tempo suoi cittadini,<br />
anche se adesso sparsi per<br />
tutto il mondo. Molti anni sono passati<br />
e purtroppo molte cose sono<br />
cambiate. Adesso questo piccolo<br />
paese è conosciuto <strong>da</strong>i nostri figli e<br />
nipoti e <strong>da</strong>i turisti col nome di Beli<br />
ma, quando noi più anziani an<strong>da</strong>vamo<br />
a scuola, sui nostri compiti si<br />
scriveva Caisole. Per quanto questo<br />
paese sia piccolo e in una posizione<br />
disagiata, è molto amato <strong>da</strong> tutti<br />
quelli che vi sono nati e che lo conoscono.<br />
Non per niente, molti anni fa,<br />
un ragazzo di genitori caisolani, e<br />
pure lui nato a Caisole, Ferruccio<br />
(Buscaron) ha composto su di esso<br />
la canzone trascritta nel riquadro,<br />
che è diventata il nostro inno, caro a<br />
tutti.<br />
Cento case tutte vecchie,<br />
cento strade tutte strette<br />
ed intorno tutto mare<br />
tutto mare per pescare.<br />
Questo è il paese dove sono nato io<br />
e dove sono ritornato<br />
per rivedere le mie case le mie strade<br />
ed il mio mar.<br />
Ritornello<br />
La la la la la la…<br />
Tra le cento vecchie case<br />
c’è la Casa del Signore<br />
che ogni volta quando è festa<br />
fa suonar le sue campane<br />
din don <strong>da</strong>n dindon din don <strong>da</strong>n<br />
suonano a festa<br />
din don <strong>da</strong>n dindon din don <strong>da</strong>n<br />
è la festa del Signor<br />
Ritornello<br />
La la la la la la…<br />
Tra le cento strette strade<br />
C’è una piccola piazzetta<br />
Dove vado con gli amici<br />
A cantar le serenate.<br />
Il gruppo dei Caisolani presenti al pranzo per la festa del Patrono.<br />
“Quel mazzolin di fiori…”<br />
“Oh campagnola bella…” e<br />
“Evviva il mar…”<br />
Ritornello<br />
La la la la la la…<br />
Questa la versione originale della<br />
canzone alla quale, nel tempo e<br />
nella pratica, sono state fatte delle<br />
aggiunte.<br />
Quest’anno, dopo tanti anni,<br />
sono stata a Caisole il giorno di S.<br />
Antonio Abate. Entrando in chiesa<br />
mi sono meravigliata nel vedere il<br />
bellissimo presepio e gli addobbi<br />
natalizi che abbellivano la nostra<br />
modesta chiesa anche se mi ha rattristata<br />
il fatto che erano presenti<br />
alla Messa sì e no 20 o 25 persone<br />
ma il nostro don Giuseppe, che non<br />
ci ha mai abbandonato, ha celebrato<br />
la Messa solenne e fatto una lunga<br />
predica ricor<strong>da</strong>ndo la vita del Santo<br />
e tutte le nostre antiche tradizioni<br />
come se la chiesa fosse gremita di<br />
gente.<br />
I caisolani residenti a Trieste<br />
festeggiano ogni anno il patrono del<br />
paese, S. Antonio Abate, così anche<br />
quest’anno la nostra piccola comunità<br />
ha assistito alla S. Messa celebrata<br />
<strong>da</strong> don Mario Cosulich. Nelle<br />
sue “ prediche” don Mario ricor<strong>da</strong><br />
tutti gli anni i caisolani sparsi per il<br />
mondo e non dimentica mai il nostro<br />
Comunità Chersina<br />
13<br />
anziano Parroco, Mons. Giuseppe<br />
Bandera, che lotta sempre perché<br />
non va<strong>da</strong>no perse le usanze caisolane.<br />
Recentemente il papa<br />
Giovanni Paolo II gli ha conferito il<br />
titolo di “Protonotaro Apostolico”.<br />
Dopo la Messa ci siamo ritrovati<br />
al ristorante per concludere assieme<br />
la giornata che viene allietata tutti gli<br />
anni <strong>da</strong> canzoni popolari, accompagnate<br />
<strong>da</strong>lla fisarmonica del bravo<br />
Sergio Bortulin. Lui è uno dei veterani<br />
di Caisole, perché è nato proprio<br />
lì, nella casa di sua nonna Dolarica.<br />
Dopo la sua non ci sono state altre<br />
nascite in quella casa. In memoria di<br />
queste sue origini, egli ha voluto<br />
celebrare in paese il suo matrimonio<br />
ed il battesimo dell’ultima nata in<br />
casa Bortulin.<br />
ATrieste, per la festa del Patrono<br />
di quest’anno, abbiamo avuto la piacevole<br />
sorpresa della presenza di<br />
Giorgio e Vittoria Bandera, nata<br />
Mikicic. Quest’ultima è nata, cresciuta<br />
e tuttora residente a Caisole<br />
come tutta la sua famiglia, soprannominata<br />
“Luki”, e costituita <strong>da</strong>l padre<br />
Domenico e <strong>da</strong>i figli Valentino e<br />
Daria, oltre che <strong>da</strong> Vittoria.<br />
Sono queste persone che oggi<br />
dobbiamo ringraziare per lo splendore<br />
della nostra chiesa.<br />
Certa di incontrarci ancor più<br />
numerosi il prossimo anno, invio un<br />
saluto a tutti e un invito a partecipare.
14 Comunità Chersina Maggio 2006 n. 75<br />
NOTIZIE DAI CHERSINI NEL MONDO<br />
Vita della Society<br />
Il 4 dicembre 2005, nella sede di Marsden Park, i<br />
chersini residenti in Australia hanno chiuso le attività<br />
sociali del 2005 e contemporaneamente festeggiato<br />
il prossimo Natale, atteso in particolare <strong>da</strong>i più piccoli.<br />
Erano presenti circa 250 persone, fra le quali<br />
figuravano, oltre ai chersini e lussignani residenti a<br />
Sydney, gli amici della famiglia bellunese col loro<br />
presidente Bruno Cossalter, un gruppo di fiumani<br />
col loro presidente Mario Stillen e il gruppo giuliano<br />
rappresentato <strong>da</strong>l presidente dell’Associazione<br />
Giuliani Sydney Julius Virant e <strong>da</strong>l segretario Egone<br />
Canevari.<br />
Nella fotografia, <strong>da</strong> sinistra: l’ospite osserino Mario<br />
Muscardin, Daniele Velcich. Mauro Colombis, Toni<br />
Bradicich.<br />
Momento culminante della festa è stata la<br />
consegna <strong>da</strong> parte del presidente Daniele<br />
Velcich di una targa speciale personalizzata di<br />
socio onorario a vita a Maria Gill.<br />
Per i più piccoli è infine arrivato Babbo Natale<br />
col suo carico di doni, per tutti la lotteria coi suoi<br />
ricchi premi.<br />
Dall’Australia<br />
Il presidente dell’Associazione S. Maria di Cherso, Daniele<br />
Velcich, assieme a Maria Dujmovich Gill, di Vasminez, in<br />
Tramontana, che ha ricevuto la targa di membro a vita<br />
dell’Associazione per l’attività svolta nel Comitato Femminile.<br />
Festeggiati ospiti sono stati Mario Muscardin di Ossero,<br />
venuto a trovare gli amici australiani dopo anni di assenza, i<br />
signori Danilo e Mileva Francescani <strong>da</strong> Trieste e Mauro<br />
Colombis, un giovane della terza generazione chersina-lussignana.<br />
Il nonno di Mauro, Giovanni Colombis, è stato per anni<br />
il farmacista di Lussinpiccolo.<br />
Durante l’incontro è stato pure festeggiato col dono di una<br />
torta <strong>da</strong> parte della comunità chersino-lussignana del New<br />
South Wales il compleanno di suor Maria Marin, amica spirituale<br />
dell’Associazione.<br />
Nella fotografia, <strong>da</strong> sinistra: l’ospite osserino Mario Muscardin,<br />
Daniele Velcich. Mauro Colombis, Toni Bradicich.
Maggio 2006 n. 75<br />
Dagli Stati Uniti<br />
Vita della Society<br />
Comunità Chersina<br />
Il nostro giornale non esce quotidianamente e perciò le nostre cronache non sono proprio quelle del giorno<br />
prima ma i chersini sparsi per il mondo sapranno certamente apprezzarle lo stesso.<br />
Dall’uscita dell’ultimo numero di Comunità Chersina, i chersini americani si sono incontrati per festeggiare.<br />
S. Nicolò, domenica 11 dicembre<br />
2005 - Questa ricorrenza è stata sempre<br />
ricor<strong>da</strong>ta <strong>da</strong>i chersini residenti negli Stati<br />
Uniti con una Santa Messa e un incontro<br />
conviviale, come si faceva a Cherso,<br />
perché S. Nicolò era il protettore dei<br />
marinai. La Society Chersina deriva<br />
infatti <strong>da</strong>lla Società Marittima di<br />
Beneficenza, fon<strong>da</strong>ta nel giugno 1910 <strong>da</strong><br />
marinai chersini a scopo assistenziale. A<br />
quell’epoca in America ci an<strong>da</strong>vano soltanto<br />
i marinai ed ora che non ce ne<br />
sono più è stato cambiato anche il nome<br />
della società. Ma tutto questo – scrive<br />
Sabini – fa ormai parte del passato; ora<br />
la Society cerca di tenere uniti coloro<br />
che si ricor<strong>da</strong>no ancora di Cherso organizzando<br />
riunioni varie ma la più importante<br />
rimane sempre quella per S.<br />
Sabini con gli amici Filipas e Chersi.<br />
Nicolò.<br />
Quest’anno la giornata è cominciata<br />
assistendo alla S. Messa, celebrata <strong>da</strong>l chersino don Roberto Zubovich nella chiesa del Monte Carmelo di Astoria.<br />
Dopo la funzione religiosa tutti si sono riversati nel vicino “Astoria Word Manor”, ove ha avuto luogo il banchetto, rallegrato<br />
<strong>da</strong>lla musica di Mario e Joe.<br />
Alla fine è arrivato S. Nicolò sulla sua slitta e col sacco pieno di regali che ha distribuito ai tanti piccoli presenti<br />
rendendoli felici.<br />
Lunedì, 2 gennaio 2006, per la festa del Patrono di Cherso, S. Isidoro, i chersini americani si sono incontrati<br />
di nuovo per iniziativa di don Roberto che ha <strong>da</strong>to il via a questa consuetudine, <strong>da</strong> quando, sette anni fa, è giunto<br />
fra noi per svolgere la funzione di parroco della nostra Comunità. Egli ha celebrato la S. Messa nella Blessed<br />
Sacrament Church, situata a Vally Strema nel Long Island. Alla Messa è seguito un pranzo presso il ristorante<br />
“Bagatto”, a cui hanno preso parte un centinaio di persone.<br />
La fotografia, fornitaci <strong>da</strong> Lucia<br />
Krusic tramite Matteo Sabini, riprende<br />
un gruppo di giovani marinai<br />
chersini della leva nella Regia<br />
Marina Militare Italiana della classe<br />
1905. L’immagine è stata fissata a<br />
Venezia nel 1925 nel deposito<br />
CREM (Corpo Reale Equipaggi<br />
Marittimi) e vi si possono distinguere<br />
<strong>da</strong> sinistra in alto: Matteo Krusic,<br />
Gasparo Carvin, Matteo Fornarich,<br />
Marko Bunicich, Giovanni<br />
Martincich (Palin) e Nicolò<br />
Francovich.<br />
15<br />
Padre Bommarco durante la sua visita negli Stati Uniti nel<br />
1993 con Coglievina e Krusic.
16 Comunità Chersina Maggio 2006 n. 75<br />
Nell’ultimo numero, il 74, del<br />
dicembre 2005, tra le Cronache<br />
dell’Estate chersina 2005, ho riferito<br />
succintamente della pagina dedicata<br />
il 29 luglio, <strong>da</strong> La Voce del Popolo di<br />
Fiume agli Interventi per l’Istria,<br />
Fiume e Dalmazia del Consiglio<br />
regionale veneto, col sottotitolo<br />
Ciambetti: non fare del Leone di<br />
Cherso un casus belli. Ho anche<br />
riprodotto la lettera inviata a La Voce<br />
in merito a quel inopportuno sottotitolo<br />
e <strong>da</strong> La Voce subito pubblicata.<br />
La lettera era firmata <strong>da</strong>l presidente<br />
la Comunità italiana di Cherso, nonché<br />
presidente di quel Consiglio<br />
ANCORA SUL NOSTRO LEONE<br />
CASUS BELLI O CASUS PACIS?<br />
comunale, dr. Nivio Toich, e <strong>da</strong> me<br />
quale vicepresidente provinciale di<br />
Venezia e Consigliere Nazionale<br />
dell’Associazione Nazionale Venezia<br />
Giulia e Dalmazia.<br />
Con chiaro riferimento a quella<br />
lettera, che al casus belli sostituiva<br />
un casus pacis, l’Ufficio Stampa del<br />
Gruppo Consiliare regionale della<br />
Liga Veneta – Lega Nord, ha emesso<br />
l’8 febbraio un comunicato stampa<br />
(a me pervenuto casualmente<br />
dopo oltre un mese) che ben volentieri<br />
pubblichiamo prendendo atto<br />
delle intenzioni che esprime, pur in<br />
una ingenua sottovalutazione delle<br />
COMUNICATO STAMPA<br />
di Luigi - <strong>Gigi</strong> - Tomaz<br />
ragioni politiche che animano l’opposizione<br />
al Leone, apparentemente<br />
giustificate con argomenti storico –<br />
estetici. Il consigliere Ciambetti<br />
doman<strong>da</strong> addirittura scusa ai cittadini<br />
di Cherso e noi che non siamo più<br />
cittadini, ma siamo però figli esuli<br />
dell’isola, ed eredi veri della sua storia,<br />
lo ringraziamo assicurandolo che<br />
la lettera non era rivolta tanto alla<br />
sua frase pronunciata durante una<br />
discussione, quanto al giornale che<br />
l’aveva isolata <strong>da</strong>l suo contesto per<br />
farne addirittura un titolo che aveva<br />
ovviamente impressionato i chersini<br />
de là e de qua <strong>da</strong> mar.<br />
Venezia 08/02/06<br />
CIAMBETTI (LEGA Nord)<br />
Ogni Centro Storico, di piccoli paesi o di grandi città che hanno secoli di vita alle spalle come Cherso, è luogo<br />
della memoria, quindi il luogo dove si ricrea un’armonia, dove il cittadino ritrova un equilibrio tra storia, identità,<br />
ruoli, relazioni economiche, tradizioni e rapporti umani. Nel centro storico c’è la consapevolezza del valore delle.<br />
storia e, contestualmente, il timore di perderete questa memoria, magari per appiattirsi nella omogeneizzazione<br />
generale. Il pericolo è più evidente in quelle località che hanno una forte economia turistica: viste <strong>da</strong> destra o <strong>da</strong><br />
sinistra sono tutte uguali e senza identità, senza storia, senza memoria, alla fine stancano nella loro banalità. Una<br />
delle grandi forze di Cherso, come della vicina Lussino, anche <strong>da</strong> un punto di vista turistico, sta nell’avere una storia<br />
antichissima, una memoria autentica. So bene che storia e memorie si nutrono anche di simboli, di monumenti,<br />
statue. Così queste isole meravigliose, possono giustamente celebrare l’Apoxyomenos di Lisippo, come pure vedere<br />
nel Leone di San Marco un altro grande emblema della storia che proprio qui ha lasciato un segno indelebile,<br />
che non si può cancellare e che invece va riconquistato con l’intelligenza della tolleranza. Quando chiedo cautela<br />
nell’affrontare il tema della ricollocazione nella sede originaria, operazione giustissima e di gran valenza, del Leone<br />
marciano di Cherso, forse posso sembrare troppo prudente: ma la mia è la prudenza di chi, troppe volte nel passato,<br />
ha <strong>visto</strong> svanire occasioni eccezionali per eccessiva fretta o intempestività. Del resto, è nota a tutti la particolare<br />
sensibilità che il nostro partito, la Lega Nord, <strong>da</strong> sempre presta a ai Leoni Marciani. Domando scusa allora, ai cittadini<br />
di Cherso e a quanti seguono con passione questa vicen<strong>da</strong>, se ho <strong>da</strong>to l’impressione di chi sia disinteressato<br />
o, peggio, di chi sottovaluti questa operazione <strong>da</strong> tanti invece attesa. Anch’io sono invece fortemente coinvolto.<br />
Mentre altrove nel mondo assistiamo a scoraggianti episodi, a distruzioni, a van<strong>da</strong>lismi, violenze gratuite, che colpiscono<br />
spesso i simboli e appunto la memoria, <strong>da</strong> Cherso potrebbe giungere invece un grande e bel messaggio di<br />
speranza, pace e civile convivenza, nel segno del recupero della memoria, nel segno del Leone di San Marco e<br />
della storia di questa meravigliosa isola e del suoi primi custodi, i suoi cittadini. Se inquadriamo in questa maniera il<br />
doveroso recupero del Leone Marciano di Cherso credo che tutti, <strong>da</strong>lle autorità pubbliche al più umile, concorderemo<br />
sulla necessità di fare questo gesto di pace e riconciliazione, l’esatto contrario, insomma di un “casus belli” che<br />
nessuno vuole.<br />
Ufficio stampa Gruppo consiliare LIGA VENETA LEGA NORD<br />
Tel. 041.5256360 - Fax 041.5256360<br />
E-mail leganord@consigliovel.1eto.it
Maggio 2006 n. 75<br />
NOI ELEALTRE COMUNITÀ<br />
Comunità Chersina<br />
DALLA COMUNITÀ DEGLI ITALIANI DI CHERSO<br />
MESI DELL’ANNO<br />
Gennaio<br />
Ma mi son gennaio forte<br />
tutti i veci brama la morte<br />
e sti giovanni se la gode<br />
per i venti per le piove<br />
ma mi son gennaio forte<br />
Febbraio<br />
Ma mi son febbraio curto<br />
de febbraio non se parla<br />
se ne cio el brustulino<br />
se ne <strong>da</strong> la buona cal<strong>da</strong><br />
de febbraio non se parla<br />
Marzo<br />
Ma mi son marzo <strong>da</strong>l vento<br />
la pelicia me la comprata<br />
la mia mamma<br />
me la <strong>da</strong>ta<br />
me la <strong>da</strong>ta per inpresto<br />
ma mi son marzo <strong>da</strong>l vento<br />
I POMPIERI DI CHERSO hanno compiuto 100 anni<br />
Aprile<br />
Ma mi son april pulito<br />
perché faccio fiorir la terra<br />
la salata e l’erba vera<br />
e quel albero fiorito<br />
ma mi son april pulito<br />
Maggio<br />
Ma mi son maggio dei fiori<br />
perché io faccio girlande e mazzi<br />
dei fiori<br />
ma mi son maggio dei fiori<br />
Giugno<br />
Ma mi son giugno che sudo<br />
e su<strong>da</strong> l’agricoltura<br />
e che su<strong>da</strong> l’erba dura<br />
ma mi son giugno che sudo<br />
Luglio<br />
Ma mi son luglio che bato<br />
che <strong>da</strong>l sol divento mato<br />
che <strong>da</strong>l sol divento mato<br />
ma mi son luglio che bato<br />
Agosto<br />
Ma mi son agosto mese<br />
questo xe mese della pesca<br />
cio el guzzo e va ala pesca<br />
questo xe mese della pesca<br />
Settembre<br />
Ma mi son settembre mese<br />
questo xe el mese del uveta<br />
siora Maria con la tineta<br />
questo xe el mese del uveta<br />
Ottobre<br />
Ma mi son ottobre<br />
mese questo<br />
xe el mese dei baleti<br />
siora Maria coi i tacheti<br />
xe el mese dei baleti<br />
Novembre<br />
Ma mi son novembre<br />
mese questo<br />
dei parsuti<br />
che ghe piase a tuti<br />
questo xe el mese dei parsuti<br />
Dicembre<br />
Ma mi son dicembre<br />
xe el mese dei baleti<br />
siora Maria coi i tacheti<br />
xe el mese dei baleti<br />
17<br />
La canzone<br />
ci è stata fornita<br />
<strong>da</strong>lla signora<br />
Puric Chechina - Setepanca
18 Comunità Chersina Maggio 2006 n. 75<br />
Io sono nato a Smergo e, dopo<br />
un lungo periodo di lontananza, vi<br />
sono ritornato nel giugno del<br />
2000.<br />
Nel 1948 Smergo aveva una<br />
ventina di case con 70 abitanti.<br />
Oggi le case sono 27 ma gli abitanti<br />
stabili sono ridotti a 5. Tutti<br />
gli altri si sono trasferiti a Cherso.<br />
Nel periodo estivo, <strong>da</strong> giugno a<br />
settembre, le case si riempiono di<br />
turisti: croati, sloveni, italiani e<br />
qualche tedesco. Anch’io e mia<br />
sorella Angela d’estate ci trasferiamo<br />
a Smergo, dove abitiamo la<br />
casa lasciataci <strong>da</strong>i nostri genitori.<br />
Nel 1988 Smergo, nella vicina<br />
baia di Smocovez, è diventata la<br />
stazione di attracco del traghetto<br />
che unisce l’isola di Cherso a<br />
quella di Veglia (Krk). Da lì parte<br />
la stra<strong>da</strong> asfaltata che va a congiungersi<br />
a quella che <strong>da</strong> Cherso<br />
va a Porosina. Specialmente nel<br />
periodo estivo vi passano centinaia<br />
di auto, tanto che <strong>da</strong>ll’anno<br />
scorso tra Smergo e Valbisca fa<br />
servizio il traghetto più grande,<br />
che si chiama “Cres”, capace di<br />
traghettare un centinaio di auto.<br />
SMERGO<br />
di don Francesco Cesari, nativo di Smergo<br />
A Smergo, in mezzo al bosco,<br />
a circa mezzo chilometro <strong>da</strong>ll’abitato,<br />
c’è la chiesa dedicata a S.<br />
Giovanni Battista. Nel 1998, in<br />
occasione del 50° anniversario<br />
della mia ordinazione sacerdotale,<br />
l’abbiamo dotata di un nuovo altare<br />
per la celebrazione della Messa<br />
verso il popolo, con un piccolo<br />
presbiterio, capace di 5 concelebranti.<br />
Nell’ottobre del 2005, in occasione<br />
della Visita Pastorale alla<br />
Parrocchia di Cherso, il vescovo<br />
di Veglia, Mons. Walter ˘upan, ha<br />
voluto che la prima stazione della<br />
Visita fosse la chiesa di Smergo.<br />
Una trentina di fedeli hanno accolto<br />
il Vescovo. Il Parroco di<br />
Cherso, Don Antonio Valhovich,<br />
gli ha rivolto un breve saluto. Io,<br />
come sacerdote nativo di Smergo,<br />
gli ho presentato una breve cronaca<br />
dei lavori compiuti nella nostra<br />
chiesetta in questi ultimi anni. Ho<br />
detto: nel 1998 l’abbiamo dotata<br />
dell’altare per la Messa verso il<br />
popolo con il piccolo presbiterio.<br />
Nel 2004 abbiamo rinnovato il<br />
tetto, completandolo con le gron<strong>da</strong>ie.<br />
Nel 2005 abbiamo rinnovato<br />
il soffitto e la tinteggiatura dell’interno;<br />
rinnovate le due finestre e<br />
pavimentato il sagrato con lastre<br />
di pietra, prelevate <strong>da</strong>lla rinnovata<br />
piazza di Cherso.<br />
Tutto questo sta a dimostrare<br />
l’amore degli smergani per la loro<br />
chiesa anche se non abitano più<br />
nel paese.<br />
A Smergo c’è un piccolo porto,<br />
capace di una ventina di piccole<br />
barche, come si può osservare<br />
nella fotografia. Nello sfondo si<br />
vede la baia di Smocovaz e la<br />
stra<strong>da</strong> che porta a Cherso.<br />
Schizzo <strong>da</strong>l vero di <strong>Gigi</strong> Tomaz del Trittico marmoreo della chiesa di S. Giovanni<br />
Battista di Smergo, raffigurante la Madonna in trono col Bambino tra i Santi Giovanni<br />
Battista e Sebastiano.
Maggio 2006 n. 75<br />
ANNA MARIA MORI<br />
Nata in Istria<br />
Rizzoli, Milano 2006,<br />
pag. 290, € 16,00<br />
Anna Maria Mori è nata a Pola, in<br />
Istria, <strong>da</strong> cui se n’è an<strong>da</strong>ta coi genitori<br />
<strong>da</strong> piccola. E’ un’esule che in questo<br />
libro fa una visita-pellegrinaggio nei<br />
paesi della sua penisola natia e delle<br />
isole di Cherso e di Lussino, dov’era<br />
nata la madre.<br />
Ci torna con nostalgia ed accettazione<br />
e ci trasmette l’immagine di<br />
un’Istria di persone che vivevano in un<br />
ambiente multiculturale prima che si<br />
coniasse la parola.<br />
Ricor<strong>da</strong> la gloriosa storia del passato<br />
attraverso alle sue vestigia disseminate<br />
ovunque. Racconta, attraverso<br />
ai suoi ricordi personali e a quelli delle<br />
persone che conosce e che incontra,<br />
come si viveva in un passato recente,<br />
sotto l’impero austro-ungarico, quando<br />
Fiume era un grande centro internazionale<br />
in cui “uscivano sette quotidiani<br />
in sette lingue diverse: l’austriaco, l’ungherese,<br />
il tedesco, l’italiano, il ceco, lo<br />
slovacco, il croato” e a Sussak, la città<br />
croata alle spalle di Fiume “si an<strong>da</strong>va<br />
al cinema dove proiettavano un film in<br />
tedesco, e la mamma faceva la traduzione<br />
in simultanea in italiano per il<br />
suo bambino, e in ungherese per lo<br />
zio”. Narra col medesimo rispetto le<br />
storie degli esuli, dei rimasti e dei nuovi<br />
venuti. Racconta senza rancore,<br />
anche quando descrive vicende tristissime<br />
come quella di Norma Cossetto o<br />
RECENSIONI<br />
menziona il decreto Peruœko, secondo<br />
il quale la terminazione veneta «ch» fu<br />
sostituita <strong>da</strong> un giorno all’altro con la<br />
terminazione croata c’, ma cita quasi<br />
sempre i paesi che attraversa col<br />
nome italiano e con quello croato.<br />
Nelle ultime 6 pagine sono riportate<br />
dodici ricette, trascritte <strong>da</strong> un quaderno<br />
della madre, <strong>da</strong>tate Pola 1930. Così la<br />
Mori chiude il libro con un ricordo della<br />
madre che cucina come l’aveva<br />
cominciato con la mamma che, benché<br />
ammalata di Alzeheimer, è in<br />
grado di preparare lo strudel di mele.<br />
PIETRO PARENTIN<br />
Itinerari istriani<br />
fotografie di Corrado Ballarin,<br />
Il volume è edito <strong>da</strong>ll’Associazione<br />
delle Comunità Istriane di via<br />
Belpoggio, 29/1 – 34123 Trieste, alla<br />
quale può essere chiesto, ed è stato<br />
pubblicato col contributo dello Stato<br />
Italiano (L. 16.03.2001 N. 72).<br />
Il volume raccoglie gli articoli che<br />
Pietro Parentin scrive <strong>da</strong> anni su “La<br />
Nuova Voce Giuliana”, giornale dell’associazione<br />
<strong>da</strong>lla quale è stato pubblicato,<br />
con lo pseudonimo di<br />
“Peregrinus”. Ed il suo è stato proprio,<br />
per sua stessa confessione, un peregrinare<br />
per l’Istria più che un rivisitarla.<br />
Nella pubblicazione questo viaggio un<br />
po’ casuale è stato ordinato ed organizzato<br />
secondo la logica delle strade<br />
Comunità Chersina<br />
19<br />
<strong>da</strong> percorrere ma anche delle caratteristiche<br />
ambientali, per cui, ad esempio,<br />
il primo itinerario propone un percorso<br />
<strong>da</strong>l mare ai monti attraverso terreni<br />
marmo arenacei oggi appartenenti alla<br />
Slovenia e che prevedono le visite a<br />
Strugnano, Portorose, Pedena, Costabona,<br />
Toppolo, Gradina, Pegara; il<br />
decimo itinerario, lungo la dorsale delle<br />
isole di Cherso e Lussino, tocca le<br />
località di Caisole, Cherso, Ossero,<br />
Lussinpiccolo, Lussingrande.<br />
Il testo è corre<strong>da</strong>to <strong>da</strong> numerose e<br />
bellissime fotografie a colori di panorami<br />
e particolari dei luoghi presi in considerazione<br />
tratti <strong>da</strong>l ricchissimo archivio<br />
di Corrado Ballarin, che rendono<br />
visibili ai lettori che non li conoscono<br />
posti e monumenti, completano ed<br />
arricchiscono lo scritto e non sono<br />
meno importanti di esso. Esse rendono<br />
finalmente onore all’arte fotografica<br />
del Ballarin, molto sacrificata <strong>da</strong>lle<br />
riproduzioni non proprio perfette e in<br />
bianco e nero del periodico.<br />
E’ un invito e una gui<strong>da</strong> alla visita<br />
dell’Istria e delle isole del Quarnero<br />
delle quali fornisce descrizione e informazione<br />
storica alla portata di tutti.<br />
GABRIO GABRIELE,<br />
Oltre il Confine<br />
Nuovi Autori, Milano 2004,<br />
pag. 110, € 12,00<br />
In questo<br />
scritto, l’Autore<br />
conduce il lettore<br />
a Gabrova, in<br />
Istria, un paese<br />
di contadini che<br />
si affaccia sul<br />
mare e dove la<br />
gente, al di là<br />
delle barriere<br />
socio-politiche, vive secondo una commistione<br />
della cultura italiana con quella<br />
croata. E’ un libro di ricordi vecchi e<br />
nuovi, <strong>da</strong>lla struttura un po’ a mosaico,<br />
che avvince per lo spirito umano che lo<br />
pervade.
20 Comunità Chersina Maggio 2006 n. 75<br />
DALLA COMUNITÀ DI LUSSINPICCOLO<br />
La Comunità di Lussinpiccolo ha perso il suo<br />
Segretario responsabile<br />
Giuseppe Favrini, Segretario<br />
responsabile della Comunità di<br />
Lussinpiccolo, suo cofon<strong>da</strong>tore e<br />
animatore, è deceduto il 2 dicembre<br />
2005 a Trieste, dopo una<br />
lunga malattia.<br />
Ne abbiamo <strong>da</strong>to l’annuncio<br />
sul n. 74 di Comunità Chersina,<br />
perché ci era giunta notizia della<br />
sua scomparsa quando il giornale<br />
era già in tipografia, ma la sua<br />
statura morale di uomo e di esule<br />
<strong>da</strong>lla contigua isola di Lussino ci<br />
impone di ricor<strong>da</strong>rlo in maniera<br />
più adeguata.<br />
Era nato a Lussinpiccolo il 28<br />
novembre 1928 <strong>da</strong> Nicoletta<br />
Martinolli, maestra, e <strong>da</strong><br />
Alessandro Favrini, dirigente<br />
dell’Ufficio Registro. Frequentò le<br />
scuole elementari, tecniche inferiori<br />
e l’Istituto Nautico, dove si<br />
diplomò nel 1946, a<br />
Lussinpiccolo. Subito dopo esulò<br />
con la famiglia a Trieste, dove<br />
riprese gli studi conseguendo prima la<br />
maturità scientifica e poi la laurea in<br />
Matematica Attuariale, branca della<br />
Matematica che si occupa della valutazione<br />
attuale degli impegni futuri relativi<br />
alle assicurazioni sulla vita.<br />
Contemporaneamente lavorò, anche<br />
per pagarsi gli studi, come segretario<br />
al liceo scientifico Guglielmo Ober<strong>da</strong>n.<br />
Dopo la laurea, conseguita nel 1957,<br />
entrò come attuario alla RAS<br />
(Riunione Adriatica di Sicurtà), società<br />
nella quale fece una brillante carriera.<br />
Contemporaneamente all’attività di<br />
attuario e dopo la quiescenza svolse<br />
anche, per passione, la professione di<br />
insegnante di matematica, con incarichi<br />
temporanei, nei corsi serali<br />
dell’Istituto Tecnico Alessandro Volta,<br />
al liceo classico Dante Alighieri e poi<br />
all’Istituto Tecnico Sandrinelli.<br />
Da cattolico convinto e praticante,<br />
partecipò sempre, in diverse maniere,<br />
alla vita della sua parrocchia.<br />
Dal 1998, fon<strong>da</strong>ta la Comunità di<br />
Lussinpiccolo, le dedicò tutto il suo<br />
tempo.<br />
Esule per “scelta politica e culturale”,<br />
era un convinto sostenitore del<br />
fatto che all’esodo dei 350.000 giuliani,<br />
fiumani e <strong>da</strong>lmati an<strong>da</strong>sse attribuita<br />
questa sola motivazione e che addurne<br />
altre, come la paura delle persecuzioni,<br />
il desiderio di migliorare la propria<br />
situazione economica o altro significasse<br />
sminuire il valore dell’esodo.<br />
“La Comunità degli esuli <strong>da</strong><br />
Lussinpiccolo - ha detto Licia<br />
Giadrossi Gloria nel discorso commemorativo<br />
al suo funerale - dispersa in<br />
Italia e nel mondo anche nei ricordi,<br />
troppo dolorosi e perciò sepolti nell’inconscio<br />
<strong>da</strong> tanto tempo, gli riconosce il<br />
merito di averle <strong>da</strong>to vita e ideali….. In<br />
particolare attraverso la pubblicazione<br />
del foglio “Lussino”, che si è rivelato un<br />
importantissimo strumento di comunicazione<br />
e di collegamenti fra i lussignani<br />
sparsi per il mondo, Giuseppe<br />
Favrini è riuscito a far estrarre <strong>da</strong> una<br />
di Carmen Palazzolo Debianchi<br />
rimozione prolungata storie personali<br />
di fughe e persecuzioni, episodi familiari<br />
antichi che, se non vengono raccolti<br />
e pubblicati per essere conservati<br />
e traman<strong>da</strong>ti, verranno irrimediabilmente<br />
cancellati <strong>da</strong>lla scomparsa di<br />
chi li ha vissuti o li ha raccolti <strong>da</strong> essi”.<br />
Ma il suo obiettivo principale, quello<br />
a cui dedicò fin <strong>da</strong>ll’inizio tutte le sue<br />
energie, fu far conoscere, traman<strong>da</strong>re<br />
e difendere <strong>da</strong>lle mistificazioni la storia<br />
romano-veneta dell’Istria, della<br />
Dalmazia e delle Isole del Quarnero, e<br />
in particolare far conoscere e difendere<br />
la storia gloriosa della marineria di<br />
Lussino.<br />
Ora il testimone di Segretario della<br />
Comunità è passato a Licia Giadrossi<br />
Gloria, che ha collaborato fin <strong>da</strong>ll’inizio<br />
col prof. Giuseppe Favrini e col presidente<br />
della Comunità, don Nevio<br />
Martinoli, come direttore responsabile<br />
del periodico “Lussino”.<br />
Le facciamo i migliori auguri.
Maggio 2006 n. 75<br />
GIORNO DEL RICORDO 2006<br />
Comunità Chersina<br />
21<br />
Un intervento di Paolo Barbi<br />
IL RICORDO DEL DOLOROSO PASSATO PER COSTRUIRE UN MIGLIORE FUTURO<br />
L’alzabandiera in piazza dell’Unità d’Italia a Trieste.<br />
27 gennaio: Memory <strong>da</strong>y dello Shoah.<br />
10 febbraio: Giorno del Ricordo delle foibe.<br />
C'è un legame fra i due avvenimenti?<br />
Credo di sì. Tutti e due pur nelle così diverse<br />
dimensioni: europea o addirittura mondiale<br />
il primo, regionale o al massimo<br />
nazionale il secondo - rappresentano l'intenzione<br />
di non dimenticare mai le ignominiose<br />
manifestazioni di malvagità disumana<br />
in cui si concretarono le aberranti concezioni<br />
culturali e politiche della pulizia etnica,<br />
prodotte e alimentate <strong>da</strong>Il'esasperato, sciovinistico<br />
nazionalismo otto-novecentesco.<br />
Sull'altare dell'idolo "Stato nazionale" - reso<br />
onnipotente <strong>da</strong>i totalitarismi nazista e<br />
comunista - si ritenne di dover sacrificare<br />
non solo i diritti ma persino la dignità<br />
umana e la vita stessa delle minoranze che<br />
"inquinavano" la purezza e la compattezza<br />
del popolo dominante. Ne furono vittime a<br />
milioni ebrei, zingari e altre minoranze in<br />
Germania; a decine di milioni kulaki e tartari,<br />
esponenti religiosi e dissidenti politici in<br />
URSS. Ed anche a centinaia di migliaia gli<br />
italiani dell'altra spon<strong>da</strong> dell'<strong>Adriatico</strong>: molti<br />
torturati, fucilati e "infoibati", quasi tutti gli<br />
altri costretti all' "esilio in patria". Da Pola e<br />
<strong>da</strong> tutta l'lstria, <strong>da</strong> Fiume e <strong>da</strong>l Carnaro, <strong>da</strong><br />
Zara e <strong>da</strong>lla Dalmazia si fuggì con ogni<br />
mezzo e spesso a rischio della vita: per<br />
paura delle persecuzioni, certo, ma anche e<br />
nella maggior parte dei casi per sottrarsi al<br />
regime totalitario di Tito (che quel terrore<br />
aveva intenzionalmente creato), per rimanere<br />
liberi, per continuare ad essere italiani<br />
e cristiani, per rimanere fedeli alla Patria.<br />
Sennonché le vicende politiche di quegli<br />
anni, la situazione internazionale, i condi-<br />
zionamenti della "guerra<br />
fred<strong>da</strong>" fecero di quella<br />
Madre Patria agognata, per<br />
cui si era sacrificato tutta,<br />
una matrigna. Costretta a<br />
chiudere sbrigativamente la<br />
"questione adriatica" - perché<br />
Tito doveva essere blandito<br />
e incoraggiato nella rottura<br />
con Mosca - l'Italia fu<br />
indotta a rimuovere il problema<br />
degli esuli giuliano <strong>da</strong>lmati,<br />
a farli dimenticare. E<br />
questo fu l'aspetto più doloroso<br />
dell'esilio: sentirsi ignorati<br />
nelle proprie esigenze<br />
materiali e nei propri diritti, e, ancor più,<br />
cancellati <strong>da</strong>lla memoria stessa del proprio<br />
popolo.<br />
Ma ora, morto Tito e tragicamente dissolta<br />
la Jugoslavia, fallito il comunismo e<br />
Trieste - La Presidente della Comunità Chersina con la<br />
signora Giulia Colombis nella Sala del Consiglio<br />
Comunale col labaro di Cherso in rappresentanza<br />
della Comunità.<br />
radicalmente cambiati gli equilibri - o gli<br />
squilibri! - internazionali, si è potuto rompere<br />
quel silenzio e far rivivere quel ricordo.<br />
Fino al punto di ottenere - prima che l'ONU<br />
codificasse la "giornata della memoria"<br />
dello Shoah - che già l'anno scorso iI<br />
Parlamento italiano votasse all'unanimità<br />
una legge per fissare "il giorno del ricordo"<br />
dell'esodo giuliano-<strong>da</strong>lmata in quel 1 O febbraio<br />
1947 in cui fu firmato a Versailles il<br />
Trattato di pace che aveva segnato la "perdita<br />
delle terre dell'<strong>Adriatico</strong> orientale".<br />
Ma come vivere questa giornata? Come<br />
fare in modo che <strong>da</strong>lle radici della memoria<br />
storica nasca e venga alimentata la pianta<br />
della vita attuale e futura? Ecco: anzitutto io<br />
credo che gli ormai pochi sopravissuti degli<br />
esuli debbano liberarsi <strong>da</strong>lla forte e umanamente<br />
ben compresile tentazione delle<br />
recriminazioni sulle sofferenze e sulle<br />
rinunce di allora e anche <strong>da</strong>l nobile ma sterile<br />
sentimento di nostalgia per le loro terre.<br />
Poi vorrei che si rinunciasse alle insopportabili<br />
speculazioni politiche che alcuni partiti<br />
hanno fatto e fanno sulla nostra tragica<br />
vicen<strong>da</strong> e che, piuttosto, si cogliesse l'occasione<br />
per riflettere sulle rovinose teorie e<br />
prassi dei contrapposti nazionalismi coi loro<br />
strascichi di sogni di rivincite, di propositi di<br />
vendette, di esplosioni di odio e di violenza.<br />
Siamo a mezzo secolo di distanza della<br />
nostra tragedia: oggi non serve recriminare,<br />
né progettare rivalse di qualsiasi tipo.<br />
Serve una riflessione storica che<br />
abbandoni la pretesa di con<strong>da</strong>nnare<br />
o di difendere, e si<br />
proponga, invece, di capire la<br />
ragioni di quel conflitto e dei<br />
tragici avvenimenti di cui siamo<br />
stati attori e vittime. Serve capire<br />
gli errori e le responsabilità<br />
di una parte e dell'altra per<br />
poter an<strong>da</strong>re oltre e per riscattare<br />
quelle lacerazioni e quelle<br />
sofferenze della nostra gente,<br />
per far maturare sulla nostalgia<br />
del passato la speranza del<br />
futuro.<br />
"An<strong>da</strong>re oltre" per costruire<br />
realisticamente, concretamente<br />
il futuro della presenza italiana<br />
sulla spon<strong>da</strong> orientale<br />
dell' <strong>Adriatico</strong> - che è stata -<br />
prodotta ed alimentata non<br />
<strong>da</strong>lla forza delle armi, ma <strong>da</strong>i valori della<br />
cultura e dei commerci.<br />
Cosa possibile oggi - crollata la "cortina<br />
di ferro" e realizzata, per nostra fortuna, la<br />
sperata "utopia" del l'estensione dell'Unione<br />
Europea anche ai paesi della ex Jugoslavia<br />
- oggi è effettivamente possibile perché si è<br />
aperta la via a quei rapporti umani pacifici e<br />
a quegli scambi culturali ed economici che<br />
avevano caratterizzato la vita di tutti i popoli<br />
delle due sponde dell'<strong>Adriatico</strong> per molti<br />
secoli, prima che venisse avvelenata <strong>da</strong>l<br />
più nefasto nazionalismo.
22 Comunità Chersina Maggio 2006 n. 75<br />
MATTEO BOMMARCO<br />
Matteo Bommarco, nato a<br />
Cherso il 4 dicembre 1921, è deceduto<br />
a Brescia dopo lunghe sofferenze<br />
l’8 dicembre 2005. I familiari e gli<br />
amici lo ricor<strong>da</strong>no con tanto affetto.<br />
RENATO MARITI<br />
Renato ci ha lascitato<br />
Era ormai <strong>da</strong> tempo uno di noi. Il<br />
giorno 8 gennaio è passato a miglior<br />
vita, a Marghera di Venezia, all’età di 68<br />
anni, Renato Mariti, sposo di mia cugina<br />
Meri Bellemo. È stato un decesso<br />
inaspettato, dovuto ad infarto. Era<br />
appena rientrato a casa <strong>da</strong> Verona<br />
dove risiede la figlia maggiore.<br />
Lascia la moglie, le tre figlie, Dorina,<br />
Roberta e Daniela e diversi nipoti. Con<br />
grande tristezza abbiamo partecipato ai<br />
suoi funerali, celebrati a Marghera nella<br />
grande chiesa di Sant’Antonio, gremita<br />
di gente. Al cimitero erano presenti mol-<br />
tissimi chersini tutti residenti a Venezia<br />
e nel circon<strong>da</strong>rio. Alcuni parenti erano<br />
giunti <strong>da</strong> Cherso e <strong>da</strong>lla Francia.<br />
Non mancava mai, con la moglie,<br />
alla messa italiana del sabato sera d’estate<br />
a Cherso. Il mio pensiero torna<br />
indietro nel tempo, a quando i nostri figli<br />
erano piccoli e adolescenti. Durante l’estate<br />
eravamo sempre insieme a<br />
Cherso. In tre cugini avevamo undici<br />
figli e tutti i giorni ci ponevamo una meta<br />
diversa: Vallon, San Biagio, San Martin,<br />
Smergo, Neresine, Lussin. Su e giù per<br />
i monti <strong>da</strong> una pineta all’altra. Così<br />
abbiamo trasmesso ai nostri figli l’amore<br />
per Cherso che tuttora li spinge,<br />
ormai adulti, a ritornare continuamente.<br />
Renato <strong>da</strong> oltre 35 anni frequentava<br />
il Campeggio di Lanterna con la sua<br />
roulotte sempre piazzata in prima fila in<br />
riva al mare, assieme ad altre quattro di<br />
altri nostri cugini. Molte volte ci fermavamo<br />
a mangiare tutti assieme, quando il<br />
turismo era agli inizi ed era permesso di<br />
farlo.<br />
Durante la cerimonia funebre le figlie<br />
hanno letto un bel saluto molto poetico e<br />
commovente che verso la fine diceva:<br />
Ora per noi sei diventato quel gabbiano<br />
libero, che vola nel cielo e che hai sempre<br />
immaginato di essere”.<br />
Antonio Puggiotto<br />
La nostra Comunità ricor<strong>da</strong> chi ci ha lasciato<br />
Craglietto Giuseppe a Mestre il -11-05 a 78 anni<br />
Bacchia Maria ved. Pugiotto a La Spezia il 12-11-05 a 88 anni<br />
Bommarco Matteo a Brescia il 08-12-05 a 84 anni<br />
Franco Giovanna ved. Perini a Trieste il 14-12-05 a 92 anni<br />
Malusà Meri a Trieste il 05-01-06 a 86 anni<br />
Mariti Renato a Marghera (Ve) l’8-01-2006 a 68 anni<br />
Parcori Donvio Concetta a Trieste il 28-02-06 a 94 anni<br />
Trapani Maria Pia a Palermo il -02-06 a 84 anni<br />
Dooner Bunici Mary a New York il 30-03-06 a 77 anni<br />
Deceduti a Cherso<br />
a cura di Maria Rogić<br />
Filinich Maria in Fatutta a Cherso il 11.11.2005 a 85 anni<br />
Velcich Anain Sol<strong>da</strong>tich a Cherso il 13.12.2005 a 93 anni<br />
Vitkovich Maria in Tankoviæ a Cherso il 01.01.2006 a 86 anni<br />
Miculiniæ Arsen a Cherso il 21.01.2006 a 65 anni<br />
Kerœiæ Maria a Cherso il 03.02.2006 a 64 anni<br />
Muœkardin Giulio a Cherso il10.02.2006 a 62 anni<br />
Bolmarcich Giuseppe (Jusepe Garina) a cherso il 12.02.2006 a 82 anni<br />
Negovetich in Bacchia Maria a Cherso il 02.03.2006 a 94 anni<br />
Bukœa Rita in Vo<strong>da</strong>riæ (maestra) a Cherso il 02.03.2006 a 77 anni
Maggio 2006 n. 75<br />
Comunità Chersina<br />
GRAZIE PER I VOSTRI CONTRIBUTI<br />
Dall’Italia: Conto Corrente Postale: 11338340, intestato a: Soc. Francesco Patrizio della Comunità Chersina - Via Belpoggio, 29/1 - 34123 Trieste<br />
Dall’Estero: Bonifico bancario o postale, a secon<strong>da</strong> degli Stati, sul c/c 11338340, CAB 12400, ABI 07601,<br />
intestato a: Soc. Francesco Patrizio della Comunità Chersina - Via Belpoggio, 29/1 - 34123 Trieste<br />
Albano Giovanni pro stampa e 30.00<br />
Anelli Carmen “ e 15.00<br />
Ass. Naz. Venezia G. e D. di Venezia e 5.00<br />
Asta Flavio pro stampa e 15.00<br />
Bacchia Suor Giuseppina “ e 15.00<br />
Bacchia M. Giuseppina in memoria della mamma Maria Bacchia e 20.00<br />
Baicich Antonia auguri agli amici di Cherso<br />
Etta e Duilio e 20.00<br />
Bandera Gianfranco pro stampa e 10.00<br />
Bandera Gianni » e 10.00<br />
Bandera Giorgio » e 10.00<br />
Bandera Maria » e 10.00<br />
Bandera Maria Vittoria » e 10.00<br />
Bandera Vittoria di Caisole » e 10.00<br />
Banic Franco » e 20.00<br />
Bassanese Rosa » e 10.00<br />
Bellemo Antonio » e 20.00<br />
Bellemo Domenico » e 20.00<br />
Bellemo Mariti M. Vittoria » e 15.00<br />
Giannella e Mariuccia de Petris » e 30.00<br />
Bellemo Sergio » e 30.00<br />
Bertotto Enzo » e 50.00<br />
Biaggini Francesco » e 30.00<br />
Biaggini Giuseppe » e 20.00<br />
Biaggini Maria » e 10.00<br />
Bommarco Carmen in ricordo del marito Teo e 30.00<br />
Bommarco Francesco in memoria del fratello Matteo e 50.00<br />
Bommarco Gianna per i propri defunti e 40.00<br />
Bon Antonia pro stampa e 30.00<br />
Bon Domenico un sentito grazie all’amico<br />
G. Tomaz per l’intervento su<br />
“tramontana” nel supplemento 3<br />
della Com. Chersina n° 74 e 150.00<br />
Bon Edi pro stampa e 10.00<br />
Boni Domenico » e 20.00<br />
Bortulin Domenico » e 10.00<br />
Bortulin Giovanni » e 10.00<br />
Bortulin Riccardo » e 10.00<br />
Bortulin Sergio » e 10.00<br />
Bradizza Giacomina in memoria dei nostri defunti e 20.00<br />
Bravuzzo Antonio in memoria dei propri cari e 20.00<br />
Broggini Claudia e Gianna in memoria dei nonni e zii defunti e 30.00<br />
Brunetti Fortunato pro stampa e 10.00<br />
Bunicci Gianna » e 20.00<br />
Burburan Giovanni » e 30.00<br />
Capitanio Luciano » e 10.00<br />
Castellan Giannina » e 10.00<br />
Castellan Negovetich Meri in memoria del marito Giovanni e 20.00<br />
Castellan Piero e Meri pro stampa e 20.00<br />
Castelli Bruno e Fulvio » e 15.00<br />
Ceglian Francesco » e 30.00<br />
Ceglian Ninetta Marino in memoria del<br />
chersino Sergio Ceglian e 100.00<br />
Cesari Don Francesco pro stampa e 50.00<br />
Coglievina Antonio in memoria dei genitori e 30.00<br />
Coglievina Giannina per i propri defunti e 20.00<br />
Coglievina Marino pro stampa e 20.00<br />
Colombis Raul » e 30.00<br />
Colombi Sergio » e 20.00<br />
Comunità di Neresine » e 50.00<br />
Conte Ester De Falco » e 25.00<br />
Cralli Benussi Il<strong>da</strong> » e 20.00<br />
Cremeni Silvio » e 20.00<br />
23<br />
Crivellari Beatrice » e 25.00<br />
Crivici Donato » e 20.00<br />
Crusi Meri in memoria di Domenico e 20.00<br />
Cugliancich Giovanni pro stampa e 25.00<br />
Cugliancich Suor Giannantonia in memoria dei miei genitori e 20.00<br />
De Petris Giovanni pro stampa e 30.00<br />
Del Gos Mario » e 20.00<br />
Diacci Renato » e 15.00<br />
Doimi Battain Annamaria » e 10.00<br />
Domini Patrizia in memoria dei nonni e del papà Carlo e 10.00<br />
Donà Meri pro stampa e 20.00<br />
Doncovio Mercedes in ricordo dei genitori Ersilia e Miro <strong>da</strong><br />
Zaccaria, Nives e Mercedes e 30.00<br />
Dorci Antonio in memoria dei nostri defunti e 30.00<br />
Dunkovic Giannina pro stampa e 30.00<br />
Dvornicich Bernardino » e 20.00<br />
Fatutta Giovanni e Maria » e 30.00<br />
Favrin Antonio » e 100.00<br />
Filippas Giuseppe » e 50.00<br />
Filippas Maria » e 10.00<br />
Filippas Stefano per i propri defunti e 20.00<br />
Fillini Don Antonio pro stampa e 100.00<br />
Francesconi Apollonio Maria » e 20.00<br />
Fuccini Claudio » e 20.00<br />
Fucich Elena » e 15.00<br />
Glavich Gina ricor<strong>da</strong>ndo la cara mamma<br />
Smundin Giovanna e 15.00<br />
Glavina Pugiotto Antonia pro stampa e 30.00<br />
Grisan Sciucca Corinna per i propri defunti e 15.00<br />
Grus Pia ed Elio pro stampa e 10.00<br />
Hreglich Neera » e 20.00<br />
Iurassi Albino indimenticabile ricordo e 20.00<br />
Juriaco Maria » e 10.00<br />
Lemessi Cristoforo » e 30.00<br />
Lemessi Maria e Fiorenza » e 100.00<br />
Lemessi Maria Luisa » e 100.00<br />
Linardi Andrea » e 30.00<br />
Lodi Giovanni » e 20.00<br />
Lovrich Corsano Rosa » e 15.00<br />
Malatestinich Edi » e 10.00<br />
Manzardo Antonio e Luciana » e 25.00<br />
Maracich Renato » e 30.00<br />
Martinoli Don Nevio » e 15.00<br />
Mauri Lucia » e 20.00<br />
Mauri Marina in memoria della sorella Aurora Mauri<br />
in Berna e 50.00<br />
Maver Maria per i propri defunti e 20.00<br />
Mazzoni Marzio per ricor<strong>da</strong>re il “PADRE” e 100.00<br />
Me<strong>da</strong>rich Giuseppe in memoria della moglie Maria Jacuzzi e 50.00<br />
Merlin Maria Giustina in ricordo della mamma Giovanna Chersi<br />
e di tutti i parenti delle famiglie<br />
Chersi e Valentin e 50.00<br />
Mese Alice pro stampa e 30.00<br />
Mese Alice » e 25.00<br />
Mese Maria » e 20.00<br />
Micalessin Longo Etta » e 10.00<br />
Michicich Giorgio » e 20.00<br />
Miniutti Cesira » e 20.00<br />
Mocolo Bruna in memoria di Giacomo e 20.00<br />
Mocolo De Vita Ettuccia pro stampa e 15.00<br />
Mohovich Giovanni » e 10.00<br />
Mohovich Paolo » e 10.00<br />
Mohovich Romano » e 10.00
24 Comunità Chersina Maggio 2006 n. 75<br />
Moise Jolan<strong>da</strong> in memoria della famiglia Moise e 20.00<br />
Montanari Zito Maria pro stampa e 25.00<br />
Muscardin Piero » e 30.00<br />
Negovetti Fortunata » e 20.00<br />
Negovetti Maria » e 20.00<br />
Negovetti Mario » e 20.00<br />
Nuclich Nino » e 25.00<br />
Orlich Etta e Nicolò » e 20.00<br />
Orlini Nicolò » e 100.00<br />
Ottoli Giovanni » e 15.00<br />
Ottulich Maria in memoria dei propri cari di Ossero e 15.00<br />
Palisca Musich Antonia pro stampa e 20.00<br />
Pavan Concetta » e 15.00<br />
Pavan Romano » e 30.00<br />
Pellegrini Paolo-Paolo e Anna Pellegrini<br />
in memoria dei loro genitori e 40.00<br />
Pescarolo Domenioco pro stampa e 10.00<br />
Petronio Sergio e Fabia » e 100.00<br />
Piccini Giovanni » e 38.00<br />
Piccini Rina e Antonio » e 25.00<br />
Piovesan Andrea in memoria dei nonni<br />
Antonio e Antonietta e 200.00<br />
Pittalis Marisa e Luciana in memoria della mamma e 70.00<br />
Pugiotto Antonio e Liliana pro stampa e 15.00<br />
Pugiotto Rita e Anna in memoria della mamma Maria Bacchia<br />
e papà Domenico e 30.00<br />
Roghich Francesco pro stampa e 20.00<br />
Rupnik Meri » e 25.00<br />
Sablich Antonio e Gianpaolo » e 30.00<br />
Sambo Licia » e 25.00<br />
Seberini Marina » e 15.00<br />
Segulin Nevio » e 20.00<br />
Sepci Muzzonigro Nives in memoria dei genitori e 50.00<br />
Soccoli Ivana pro stampa e 20.00<br />
Solis Cattich Marina in ricordo dei miei cari e 30.00<br />
Sorelle Prettegiani in ricordo dei nostri defunti e 40.00<br />
Sovich Matteo e Luisella pro stampa e 20.00<br />
Stagni Giuliana » e 30.00<br />
Stefani Antonella » e 30.00<br />
Surdich Bruno » e 30.00<br />
Sussich Bonavita Paola per onorare la memoria di<br />
Lore<strong>da</strong>na Sussich e 25.00<br />
Sussich Bonavita Paola per onorare la memoria di<br />
Matteo Bommarco e 25.00<br />
Sussich Matteo pro stampa e 20.00<br />
Taraborra Oscar » e 10.00<br />
Terdossi Antonio » e 50.00<br />
Toffani Giovanna in Vidulli » e 25.00<br />
Torcolini Francesco » e 25.00<br />
Trapani Nina e Maria Pia » e 50.00<br />
Valbusa Valentino in memoria di Franca Sussich e 50.00<br />
Valenta Lorena pro stampa e 10.00<br />
Vassalle Riccardo e Maria in memoria dei propri defunti e 50.00<br />
Verani Leone Graziella in memoria della mamma<br />
Giovanna Tonetti e 30.00<br />
Verbas Elena e Etta pro stampa e 50.00<br />
Vezzani Ausilia » e 10.00<br />
Vidinich Antonio » e 20.00<br />
Vlacancich Floruio » e 20.00<br />
Vo<strong>da</strong>rich Antonio » e 20.00<br />
Zar Antonio in memoria dei miei cari e 50.00<br />
Zennaro Annamaria e Concetta » “ 20.00<br />
Zmarich Nori e Tonin in memoria del caroTomaz Sergio e 20.00<br />
Zorich Dora » e 10.00<br />
Zulini Roberto » e 20.00<br />
Contributi Americani $ U.S.A.<br />
Baicich Rudy e Mary\pro stampa “ 10.00<br />
Bandera Domenico » “ 20.00<br />
Bandera Nick » “ 20.00<br />
Bandera Vittorio » “ 20.00<br />
Bassi Etta in memoria di Antonio e Anna Bassi “ 30.00<br />
Benvin Anton “ 20.00<br />
Bon Berto e Aurelia “ 20.00<br />
Bosicevich Fillini Mary “ 20.00<br />
Buccaran Sabino “ 30.00<br />
Bunicci Gianna e Marco “ 30.00<br />
Bunicci John per ricor<strong>da</strong>re i propri cari defunti “ 140.00<br />
Castellan Piero “ 20.00<br />
Castellan Tonin e Nadia in memoria delle famiglie<br />
Castellan e Radoslovich “ 100.00<br />
Cralli Giuseppe “ 20.00<br />
Dessanti Musich Rosaria “ 10.00<br />
Diacci Maria “ 20.00<br />
Doncovio Garbutt Vivien in memoria del padre Doncovio Antonio “ 100.00<br />
Dumicich Piero in memoria di Graziella “ 15.00<br />
Fatutta Elvina “ 20.00<br />
Fermeglia Laura in memoria di zia Nina Tomaz “ 30.00<br />
Filipas John “ 50.00<br />
Fipas Antonio “ 50.00<br />
Galosich Vitich Laura “ 30.00<br />
Jurassi Domenico “ 20.00<br />
Jurassich Vito “ 20.00<br />
Koljivina Andrino e Maria “ 50.00<br />
Krivicic John e Giuliana “ 20.00<br />
Kucica Tony “ 20.00<br />
Legaz John “ 10.00<br />
Madronich Valeria “ 30.00<br />
Michicich Anton “ 20.00<br />
Miss Giusto e Maria “ 20.00<br />
Mocolo Carmela “ 20.00<br />
Morin Maria in memoria del figlio Leonardo “ 20.00<br />
Murljacic Maria “ 20.00<br />
Negovetti Antonia in memoria di Teo Fornarich “ 40.00<br />
Padijen Petar “ 20.00<br />
Perovich Fabiano “ 20.00<br />
Petrani Guido e Terry “ 50.00<br />
Prendivoj Anna “ 20.00<br />
Purich Giuseppe “ 100.00<br />
Romita Giorgio “ 20.00<br />
Sabini Matteo e Vittoria “ 20.00<br />
Sablich Giorgio e Lina “ 20.00<br />
Sepcich Giorgio e Rosemary“ 20.00<br />
Sepcich Nick e Mary “ 20.00<br />
Sintich Domenico “ 20.00<br />
Solis Nick “ 25.00<br />
Spadoni Edoardo e Vittorino in memoria della sorella<br />
Maria Teresa “ 10.00<br />
Spadoni Maria in memoria del marito Vittorio “ 10.00<br />
Spadoni Nick e Elisabetta “ 20.00<br />
Sucich Maria “ 20.00<br />
Tanfara Boris “ 20.00<br />
Tentor Anthony e Inga “ 40.00<br />
Valà Rosario “ 30.00<br />
Velcich Dino “ 20.00<br />
Velcich Domenica in memoria del fratello Giuseppe “ 50.00<br />
Velcich John “ 20.00<br />
Verbora Giuseppe “ 20.00<br />
Zorovich Nori “ 60.00<br />
Contributi Australiani $ Austr.<br />
Ass. S. Maria “ 50.00<br />
Battaia Giacomo “ 30.00<br />
Bradizza Nello “ 30.00<br />
Carvin Mary “ 50.00<br />
Kucic Felice “ 20.00<br />
Marchetti Laura “ 20.00<br />
Perovich Gino “ 20.00<br />
Perovich Piero e Anna “ 30.00<br />
Stillen Mario “ 20.00<br />
Ellis Mercedes per ricor<strong>da</strong>re il papà Giorgio Bunicci “ 100.00<br />
Velcich Daniele “ 30.00<br />
Velcich Giovanni “ 50.00<br />
Zec Tony “ 50.00
Elezioni per il rinnovo del Consiglio Direttivo<br />
Chi desidera proporre la propria candi<strong>da</strong>tura a consigliere, può spedire per<br />
posta o portare la propria adesione alla sede dell’Associazione Francesco<br />
Patrizio della Comunità Chersina, presso l’Associazione delle Comunità<br />
Istriane di via Belpoggio, 29/1 – 34123 Trieste<br />
- spedire la propria adesione per e-mail a: carmen.palazzolo@fastwebnet.it<br />
- <strong>da</strong>re la propria adesione sul posto, il giorno delle elezioni.<br />
Tutti i soci sono eleggibili, pertanto si può votare anche per soci che non<br />
risultano nell’elenco dei candi<strong>da</strong>ti.<br />
Istruzioni precise inerenti le votazioni verranno fornite sul posto il giorno<br />
delle stesse.<br />
In merito all’acquisizione della qualifica di profugo, l’on. Benvenuto, nel novembre 2005,<br />
ha proposto alla Camera la seguente modifica della legge 26 dicembre 1981, n. 763<br />
ART. 2-bis. (Ulteriori presupposti della qualifica).<br />
1. Sono inoltre considerati profughi, ai fini e per gli effetti della presente legge, i seguenti<br />
soggetti:<br />
a) le persone di lingua e cultura italiane, che hanno comunque risieduto nei territori facenti<br />
parte dello Stato italiano, successivamente ceduti alla Repubblica federativa di Jugoslavia in<br />
forza del Trattato di pace firmato a Parigi il 10 febbraio 1947, reso esecutivo <strong>da</strong>l decreto legislativo<br />
del Capo provvisorio dello Stato 28 novembre 1947, n. 1430, ovvero del Trattato di Osimo del<br />
10 novembre 1975, reso esecutivo <strong>da</strong>lla legge 14 marzo 1977, n. 73, il cui rientro in patria è<br />
avvenuto anteriormente al 31 dicembre 1960;<br />
b) le persone, nate in Italia, che hanno avuto almeno un genitore che è od è stato cittadino<br />
italiano e ha risieduto nei territori di cui alla lettera a).<br />
La legge sulla doppia cittadinanza, appena firmata <strong>da</strong>l Presidente della Repubblica italiana,<br />
estende il diritto al riacquisto della cittadinanza italiana ai connazionali dell’Istria, di Fiume e della<br />
Dalmazia e ai loro discendenti.<br />
Federazione delle Associazioni degli Esuli Istriani Fiumani e Dalmati – nella riunione di<br />
sabato, 18 marzo 2006, sono stati eletti i nuovi vertici della Federazione, così come di seguito<br />
indicato:<br />
PRESIDENTE Renzo Co<strong>da</strong>rin (vicepresidente nazionale ANVGD)<br />
VICEPRESIDENTE VICARIO Silvio Mazzaroli (Sind.Libero Comune Pola in Esilio)<br />
VICEPRESIDENTE Lucio Toth (presidente ANVGD)<br />
SEGRETARIO Giorgio Varisco
Cherso 1918, Signore in visita alla motonave Stocco.