6. 2.2007 - Edit
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DEL POPOLO palcoscenico www.edit.hr/lavoce Anno III • n. 2 • Martedì, 6 febbraio 2007 Sipario UN CAFFÈ CON... Hristo Boytchev Pagina 2 RECENSIONI Questi fantasmi Lo zoo di vetro Pagina 3 PREMIÈRE Liolà Orchestra Titanic Pagine 4-5 COLPO DI SCENA ...e venne l’uomo TEATRALIA Premi UBU 2007 Pagina 6 Pagina 7 NOTES Febbraio nelle CI Pagina 7 CARNET PALCOSCENICO Il cartellone del mese Pagina 8
- Page 2 and 3: 2 palcoscenico UN CAFFÈ CON... Hri
- Page 4 and 5: 4 palcoscenico 5 Martedì, 6 febbra
- Page 6 and 7: Martedì, 6 febbraio 2007 BAMBINO:
DEL POPOLO<br />
palcoscenico<br />
www.edit.hr/lavoce Anno III • n. 2 • Martedì, 6 febbraio 2007<br />
Sipario<br />
UN CAFFÈ CON...<br />
Hristo Boytchev Pagina 2<br />
RECENSIONI<br />
Questi fantasmi<br />
Lo zoo di vetro<br />
Pagina 3<br />
PREMIÈRE<br />
Liolà<br />
Orchestra Titanic<br />
Pagine 4-5<br />
COLPO DI SCENA<br />
...e venne l’uomo<br />
TEATRALIA<br />
Premi UBU 2007<br />
Pagina 6<br />
Pagina 7<br />
NOTES<br />
Febbraio nelle CI<br />
Pagina 7<br />
CARNET PALCOSCENICO<br />
Il cartellone del mese<br />
Pagina 8
2 palcoscenico<br />
UN CAFFÈ CON...<br />
Hristo Boytchev<br />
Martedì, 6 febbraio 2007<br />
Sono di Bulgaria... ma mi conoscono<br />
altrove<br />
anche altrove<br />
anche<br />
conoscono<br />
mi ma Bulgaria... di Sono<br />
Di Arletta Fonio Grubiša<br />
Io sono Hristo Boytchev di<br />
Bulgaria... Ma mi conoscono<br />
anche altrove... Dovete<br />
scusare il mio esperanto<br />
balcanico...<br />
come la pioggia<br />
d’agosto<br />
Ingresso senza troppi convenevoli<br />
al Teatro Istriano di<br />
Pola, a tu per tu con il personaggio<br />
sui generis, drammaturgo<br />
per caso ...poi anche di<br />
fama mondiale, si dirà appren-<br />
Un giro in psichiatria per essere<br />
più credibile come artista...<br />
e mi sono detto: “Hristo, non<br />
hai tutte le rotelle a posto”<br />
dendo dagli aneddoti di una<br />
bizzarra biografi a. A dire il<br />
vero autobiografi a, raccontata<br />
in una diretta fl ash per il pubblico,<br />
in anteprima, alla vigilia<br />
della première polese (anzi,<br />
ad essere fi scali, nazionale) di<br />
“Orchestra Titanic”. Uno spettacolo-sketch<br />
a parte, lo stesso<br />
effetto benefi co di un fresco<br />
rovescio estivo. Breve. Di<br />
quelli che non si dimenticano.<br />
Toccata e fuga di quelli... suffi<br />
cienti per dirla lunga. A buon<br />
intenditor poche parole: attenzione,<br />
Hristo Boytchev va preso<br />
sul serio ... fi no ad un certo<br />
punto...<br />
A cominiciare dalla vendita<br />
dei diritti d’autore per metter<br />
in scena il suo dramma del<br />
piccolo uomo, relegato a un<br />
destino ai margini di una società<br />
post-beckettiana, per una<br />
prima croata, Hristo Boytchev<br />
ha detto che avrebbe potuto<br />
anche approfi ttare, intascare,<br />
ma è valsa più l’amicizia<br />
con il regista Dino Mustafi ć:<br />
E’ mio giovane-vecchio amico.<br />
La collaborazione con lui<br />
è iniziata ...fatemi pensare...<br />
cinque anni fa. Proprio con il<br />
“Colonnello con le ali”, rappresentazione<br />
che ha incontrato<br />
fortuna e che continua<br />
a incontrarla. Ora in Europa<br />
l’hanno proibito per via dell’infl<br />
uenza dei polli. Noi due<br />
ci siamo trovati su un medesimo<br />
piano spirituale. Poi abbiamo<br />
cooperato nella realizzazione<br />
di “Hanibal” in Montenegro<br />
mentre sono stato<br />
spesso ospite al suo festival, il<br />
MESS di Sarajevo.<br />
ah, se non ci fossero<br />
i Balcani!<br />
In medias res con la sua visione<br />
dei Balcani, l’ingresso in<br />
Europa, l’attesa del treno per<br />
il vecchio continente, del Godot,<br />
come i suoi relegati dell’”Orchestra”.<br />
La Croazia si sarebbe<br />
dovuta imbarcare prima.<br />
Invece...<br />
Certo. La Croazia merita<br />
prima di altri di entrare nell’UE,<br />
perchè più europea di altri.<br />
L’avevo detto qualche anno<br />
fa e lo penso ancora.<br />
Defi nizione boytcheviana<br />
dei Balcani:<br />
E’ la riserva spirituale d’Europa.<br />
Signifi ca?<br />
Mi spiego. L’ispirazione<br />
concettuale è balenata qualche<br />
anno fa. Ero in Polonia. Compravo<br />
souvenirs. Negli shops<br />
ho visto quello che puoi vedere<br />
ovunque in Europa: Jonny<br />
Walker, Milka, Nestlè, ho visto i<br />
fi lm di Hollywood,.. Harry Potter.<br />
Il medesimo euro-pudding<br />
in ogni caso. Niente di polacco.<br />
Nei Balcani, si può respirare ancora<br />
l’autentico, trovare l’altro-<br />
ve introvabile, come la “Boza”<br />
in Bulgaria. I romeni vengono<br />
da noi a comprarla per le loro<br />
mogli, per far loro crescere il<br />
seno.<br />
Poi barzelletta sul futuro europeo<br />
dei turchi:<br />
Diffi cilmente entreranno in<br />
famiglia dopo 500 anni che abbiamo<br />
tentato di liberarcene<br />
il regime ci ha fatto<br />
conservare<br />
e sugli anni del regime comunista:<br />
eravamo talmente isolati da<br />
riuscire a conservare autentici<br />
valori patriarcali. Se è per questo,<br />
noi bulgari ci siamo conservati<br />
meglio di tutti. Ci battono solo<br />
gli albanesi. Balcani - intellettuali<br />
– letteratura: per Boytchev i nomi<br />
più interessanti dell’arte della penna<br />
vengono proprio da queste ter-<br />
I Balcani<br />
sono la riserva<br />
spirituale<br />
d’Europa: vi<br />
puoi trovare<br />
l’autentico,<br />
altrove<br />
introvabile<br />
re: Pensiamo a Orhan Pamuk,<br />
certo che vi sono anche balcanici<br />
migliori, ma tant’è...<br />
E’ interessante apprendere dalla<br />
sua biografi a che al trentaquattresimo<br />
anno d’età era entrato in<br />
teatro già direttore di fabbrica.<br />
Macchè direttore, fossi stato<br />
tale non avrei mollato! La carriera<br />
da ingegnere meccanico mi ha<br />
aiutato a cambiare.<br />
essere picchiatelli<br />
a volte aiuta<br />
Oltre a ciò c’è stato il fatto<br />
di assistere al momento magico<br />
di una messa in scena teatrale.<br />
Così, dal giorno, alla notte. In<br />
inverno l’ispirazione. In primavera<br />
il tentativo di entrare all’accademia<br />
per attori. Ma come fare<br />
con il rapporto di lavoro contrattuale<br />
da fabbrica in pieno regime<br />
comunista?<br />
Il consiglio che mi venne<br />
dato quale unica possibilità<br />
d’uscita era di mettere<br />
in scena una crisi di<br />
nervi...”Sa, per ragioni di<br />
credibilità dovrebbe farsi<br />
uno stage in psichiatria”,<br />
mi dissero. E così fu. Un<br />
mese. Disteso. Paziente.<br />
In attesa. Col tipo, compagno<br />
di “stanz<br />
a ” ,<br />
ostinato<br />
a<br />
convincermi: “tu non credi di<br />
essere matto. Ma sei matto. Lo<br />
sono anche i dottori. Ricordati,<br />
nella vita, quando uscirai da qui<br />
di ripeterti sempre: sono uscito<br />
ma non sto bene, non sono a posto.”<br />
E quando andai all’Accademia<br />
per attori mi dissi: Hristo<br />
tu non hai le rotelle a posto.<br />
Al primo tentativo d’ingresso<br />
fallì. Poi venne accettato al corso<br />
per critica teatrale con tutta una lista<br />
di drammi da leggersi.<br />
Fino ad allora non ne avevo<br />
letto uno...<br />
un’assicurazione<br />
per il teatro<br />
Seguito rocambolesco: dalle<br />
sigarette fumate durante le pause<br />
davanti alla biblioteca di Sofi a<br />
e la stesura del primo dramma, ai<br />
rientri forzati in fabbrica, poi la<br />
fortuna:<br />
Avevo un buon amico agente<br />
delle assicurazioni che si occupava<br />
di automobili che valutava<br />
un tantino di più quelle di attori<br />
e registi. Così ne fermò uno: “Io<br />
ti scrivo questo valore per la tua<br />
vettura e tu, in cambio, ti leggi<br />
questo”. Il mio testo teatrale.<br />
Il giorno dopo ricevetti una<br />
chiamata telefonica dal Teatro<br />
Popolare di Sofi a da uno<br />
dei più noti registi bulgari. Gli<br />
sbattei la cornetta<br />
in faccia. Convinto che<br />
si trattasse di uno scherzo. Poi<br />
chiamò l’amico agente per dirmi<br />
se ero pazzo... La rappresentazione<br />
teatrale “Quella cosa”<br />
aspettò quattro anni di analisi<br />
della censura prima di andare<br />
in scena. Poi ci si mise an-<br />
È la polizia<br />
che mi ha<br />
aiutato<br />
a scrivere<br />
sempre più<br />
che il poliziotto che mi arrestò<br />
a Veliko Trnovo perchè sprovvisto<br />
di documenti. L’unico scritto<br />
che trovò in tasca fu la lettera<br />
del presidente dell’associazione<br />
degli scrittori bulgari. Gli dissi<br />
che ero l’autore di “Quella<br />
cosa”. Per farmi credere dovetti<br />
raccontargli e spiegargli per fi lo<br />
e per segno tutti i personaggi,<br />
specifi care che non si tratta di<br />
un testo teatrale che fa allusione<br />
a tematiche poliziesche, dire<br />
chi è “Quella cosa” che nessuno<br />
conosce per sentirmi dire che<br />
nessuno, ma proprio nessuno,<br />
può sfuggire alla polizia, bla,<br />
bla. Fu così che, grazie alla po-<br />
lizia, fui stimolato a scrivere<br />
sempre più...<br />
“Orchestra Titanic”, è<br />
un testo politico?<br />
Quando l’ho scritto non<br />
pensavo a fare alcuna allusione<br />
politica, anche se devo<br />
ammetterlo che tutto in questo<br />
mondo è politica, che la vita<br />
dell’uomo è politica. Spesso,<br />
però, è successo<br />
che<br />
i l<br />
dramma era stato trattato<br />
alla stregua di un messaggio<br />
politico. Soprattutto all’inizio.<br />
Cosa che mi ha disturbato<br />
parecchio. Nel caso del debutto<br />
bulgaro, l’ex zar di Bulgaria divenuto<br />
Premier, è stato interpretato<br />
quale eroe della rappresentazione<br />
mentre in Macedonia e<br />
ad Istanbul mi hanno chiesto se<br />
uno dei personaggi sia simbolo<br />
della Russia.<br />
il rischio di diventare<br />
presidente<br />
La bravata più ardita tratto<br />
dalla biografi a Boytchev: la candidatura<br />
a presidente di Bulgaria.<br />
TV di Stato accesa, massima audience,<br />
campagna elettorale prima<br />
del telegiornale di punta. Per<br />
due ore intere ha fatto sbellicare<br />
dalle risa. Che cosa ha raccontato?<br />
Mah! Niente. Dal dire di che<br />
colore fosse la sedia, a distribuire<br />
preservativi, fi no a vendere fi -<br />
schi per fi aschi, frottole sulla delimitazione<br />
confi naria della Bulgaria.<br />
Potenza della satira teatrale.<br />
Del bisogno di far ridere una nazione<br />
uscita dalle morse di regime,<br />
disciplina da annientamento della<br />
fantasia che si slaccia sotto infl usso<br />
di terapie liberatorie. Terapia di<br />
nome Boytchev.
Martedì, 6 febbraio 2007<br />
LA RECENSIONE<br />
Di Rossana Poletti<br />
poter Basta poter Basta<br />
Alcuni fattori contraddistinguono<br />
nel bene e nel<br />
male la riuscita delle<br />
commedie di Eduardo De Filippo.<br />
Non tanto la loro scrittura<br />
originaria e l’allestimento fatto<br />
dall’autore e grande attore napoletano,<br />
si badi bene, quanto<br />
la loro messa in scena attuale.<br />
Uno dei problemi principali è la<br />
lingua. Il napoletano è un dialetto<br />
ma anche una lingua vera<br />
e propria, che con le sue sfumature,<br />
con le sue espressioni colorite,<br />
ricche di accenti passionali<br />
e compassionevoli, rende<br />
pienamente lo spirito e l’intento<br />
dell’autore. Proprio perché<br />
di lingua si tratta, porta con sé<br />
molte differenze di sintassi, di<br />
vocaboli, di accenti dall’italiano<br />
e in particolare da quello che<br />
noi abbiamo addomesticato e<br />
piegato al nostro dialetto. E allora<br />
capita che durante una rappresentazione<br />
perdiamo molto<br />
nell’ascolto. Si capisce la storia,<br />
cosa accade è chiaro, ma non si<br />
colgono battute, sfumature, non<br />
irrilevanti per un pieno godimento<br />
della commedia.<br />
come si dice<br />
«napoletano»?<br />
Per “Questi fantasmi”, che<br />
non era stato mai ospitato dal<br />
Teatro Stabile del FVG nei suoi<br />
cinquant’anni di vita, andato in<br />
scena nei giorni scorsi a Trieste,<br />
l’aderenza stretta ad un linguaggio<br />
autentico, come si diceva<br />
prima, non è stata una scelta<br />
completamente felice, perlomeno<br />
per noi gente del nord.<br />
Chi ha avuto la fortuna di vederne<br />
la versione cinematografi<br />
ca con Giuffrè ricorderà sicuramente<br />
quanto fosse godibile<br />
nella sua tragicomicità il per-<br />
sonaggio principale di Pasquale<br />
Lojacono, qui invece interpretato<br />
da Silvio Orlando, e tutto l’insieme<br />
dei personaggi e delle storie ad<br />
essi legati.<br />
ma i fantasmi<br />
non esistono<br />
La trama è semplice: il Lojacono<br />
è un piccolo borghese, mezzo<br />
fallito, senza un soldo, con una<br />
bella moglie giovane; egli non si<br />
rassegna alla povertà ed accetta<br />
di andare a vivere in una casa, un<br />
bel palazzo del Seicento, che si<br />
dice infestato dai fantasmi. L’affi<br />
tto è gratuito, proprio perché il<br />
proprietario spera che attraverso<br />
questo stratagemma ci si convinca<br />
che i fantasmi non esistono. Il<br />
nuovo inquilino spera di farne<br />
un pensionato, con il cui ricavato<br />
viverci egregiamente. Non sa<br />
il disgraziato che la moglie Maria<br />
ha un amante, il quale si fi nge<br />
fantasma per vederla e attraverso<br />
strani rituali lascia soldi e<br />
mezzi di prima necessità ai due<br />
affi nché vivano degnamente. Pasquale<br />
Lojacono non vuole credere<br />
ai fantasmi, nasconde la sua<br />
paura a sé e agli altri, anche al<br />
professore dirimpettaio con cui<br />
intrattiene un dialogo rivelatore<br />
della fi losofi a napoletana sulla<br />
sopravvivenza. Lascia vivere<br />
ma non troppo, anche il custode<br />
del palazzo, un furbastro che con<br />
la scusa dei fantasmi rubacchia a<br />
destra e a manca.<br />
la colpa<br />
(è) degli altri<br />
Abbiamo conosciuto da sempre<br />
un Eduardo De Filippo malinconico,<br />
ma non triste, ironico, ma non<br />
cattivo con i suoi personaggi. E se<br />
fosse possibile fare un parallelo<br />
LA RECENSIONE<br />
Lo zoo di vetro<br />
con l’antichità, si potrebbe dire che<br />
abbia preso dai greci il senso trascendentale<br />
del fato, per discolpare<br />
in qualche modo gli uomini dalle<br />
loro mancanze. Come dire che se<br />
il custode ruba, non è sua la colpa:<br />
sono le circostanze, le disgrazie,<br />
la sorella mentecatta, il mondo<br />
che gira così e manda avanti alcuni<br />
lasciando indietro gli altri, che<br />
si arrangiano come possono. E in<br />
questo modo il suo personaggio<br />
nella visione eduardiana sarà sicuramente<br />
di un piccolo furfante, ma<br />
anche di un povero buon’uomo.<br />
dov’è De Filippo?<br />
Ma non è così in questo allestimento<br />
di Armando Pugliese<br />
che, a mio parere, ha in sé un<br />
secondo peccato non proprio veniale.<br />
Emerge troppo la malvagità<br />
e la crudezza, manca molto<br />
l’ironia e il disincanto a cui<br />
siamo stati allenati dallo stesso<br />
autore. Della storia fanno parte<br />
tanti altri elementi, tutti napoletani:<br />
l’indulgere alla rifl essione<br />
piuttosto che al lavoro, la creduloneria<br />
e la superstizione, il bisogno<br />
irrefrenabile di comunicare a<br />
Questa fragile esistenza terrena vet<br />
Questa fragile vita di vetr<br />
Questa fragile vita di vetro di vita fragile Questa vetro di vita fragile Questa<br />
Ci sono momenti nella vita di<br />
ogni uomo in cui la cupezza,<br />
il senso di vuoto, l’andare<br />
senza una meta, senza una prospettiva<br />
che illumini il futuro si<br />
fanno largo nella mente e imprigionano<br />
i movimenti, le idee e<br />
la volontà. Allora a quest’uomo<br />
viene voglia di obliare, di fi nire<br />
lì la sua esperienza terrena, tanto<br />
pienamente percepisce l’inutilità<br />
dei suoi gesti, delle sue azioni<br />
e della sua vita. Se questo è<br />
il sentimento con cui Tennessee<br />
Williams scrisse molta della sua<br />
drammaturgia e, nello specifi co,<br />
“Lo zoo di vetro”, allora il regista<br />
Liberovici è riuscito a comunicarlo<br />
pienamente. Non solo<br />
per mano dei suoi attori, ma<br />
anche e soprattutto con la for-<br />
Questi fantasmi<br />
Basta poter vivere<br />
za della costruzione scenica che<br />
ricrea l’atmosfera e le situazioni.<br />
Pochi livelli a scale, alcuni pannelli<br />
posti a guisa di quinte e un’enorme<br />
spirale che sembra risucchiare<br />
tutta la poca vita che scorre nella<br />
famiglia Wingfi eld. Davanti, in<br />
bella mostra, la collezione di fragili<br />
statuine di vetro di Laura, la<br />
fi glia zoppa e timida ai limiti della<br />
patologia. Poche luci e anche<br />
quelle fl ebili, illuminano la scena.<br />
Un velo la divide dalla platea e su<br />
di esso scorrono immagini, prevalentemente<br />
di pioggia lenta e continua.<br />
Ogni tanto le gocce scompaiono<br />
per lasciare il posto al testo<br />
originale dell’autore battuto a<br />
macchina, parole che in sottofondo<br />
gli attori ripetono, mentre suoni<br />
martellanti scandiscono il tempo<br />
doloroso della famiglia.<br />
decadenza<br />
senza uscita<br />
C’è una madre Amanda (Claudia<br />
Cardinale), un fi glio Tom<br />
(Ivan Castiglione) e Laura (Olga<br />
Rossi) che vivono una decadenza<br />
senza vie di fuga. Amanda non si<br />
rassegna di aver perso la bellezza<br />
e la ricchezza, che avevano caratterizzato<br />
la sua giovinezza. Il suo<br />
carattere autoritario e petulante la<br />
pongono colpevole al centro degli<br />
schizofrenici comportamenti dei<br />
due fi gli: lui poeta, ma magazziniere<br />
senza speranze, che non ha<br />
alternative se non la fuga, lei povera<br />
ragazza sofferente che è già<br />
fuggita dalla vita, rifugiandosi in<br />
un mondo interiore fatto di statuine<br />
di vetro appunto. Tom è costretto<br />
ad un impiego che gli va<br />
stretto perché è l’unico sostentamento<br />
della famiglia, il padre li<br />
abbandonò molto tempo prima<br />
per seguire una sua chimera. La<br />
ragazza si è sempre vergognata<br />
della sua menomazione ed è<br />
proprio questa che l’ha costretta<br />
ad isolarsi dal mondo senza aver<br />
mai conosciuto l’amore. Sarà proprio<br />
il tentativo estenuante e maldestro<br />
di madre e fi glio di trovarle<br />
marito a ricacciarla ancor di più<br />
nell’angosciante solitudine e a far<br />
scappare Tom da quella situazione.<br />
Agli occhi di Amanda è infatti<br />
evidente che soltanto un matrimonio<br />
possa salvare lei e la fi glia<br />
dalla miseria. Costringe così Tom<br />
ad invitare a cena un collega di lavoro.<br />
Jim (Orlando Cinque), comprendendo<br />
la situazione, affronta<br />
la ragazza, cerca di farle forza, le<br />
suggerisce di trovare in se stessa<br />
la bellezza che ha e che non riesce<br />
a vedere. In un momento di smarrimento<br />
la bacia, illudendola per<br />
un istante, per raccontarle, scusandosi<br />
poco dopo, che è prossimo<br />
al matrimonio con la sua Bettj.<br />
Tom abbandona tutto e scappa<br />
lasciando le due donne al loro destino.<br />
Si chiude il sipario e la domanda<br />
che serpeggia nella mente<br />
di tutti è: “cosa succederà ora a<br />
quelle due disgraziate”, domanda<br />
a cui Tennessee Williams non<br />
volle e probabilmente non seppe<br />
dar risposta.<br />
introduzione<br />
al disagio<br />
Detta così questa sembrerebbe<br />
una famiglia straordinaria, quasi<br />
soltanto frutto della fantasia letteraria,<br />
invece sappiamo che questa<br />
situazione è purtroppo ben presente<br />
nella nostra società attuale.<br />
Il drammaturgo americano fu sicuramente<br />
un precursore dei tempi<br />
nel descriverne i vari contenuti,<br />
come peraltro sappiamo che la<br />
società americana stessa anticipa<br />
quasi sempre i fenomeni deteriori<br />
dei comportamenti sociali. Indubbiamente<br />
la travagliata vita<br />
del grande scrittore segnò la sua<br />
palcoscenico 3<br />
parole, l’onore e la dignità. Ma<br />
mancano gli ingredienti principali<br />
di De Filippo per farne una<br />
commedia al livello delle tante<br />
già viste anche recentemente<br />
come “Natale in casa Cupiello”<br />
piuttosto che “Filumena Maturano”.<br />
Il regista nel costruire i suoi<br />
personaggi ha dimenticato proprio<br />
quel senso di benevolenza<br />
che pervade il modo di sentire<br />
l’umanità del grande artista napoletano,<br />
ma che è anche il modo<br />
di essere intrinseco dei napoletani,<br />
il loro grande merito.<br />
percezione della realtà, come segnò<br />
drammaticamente la sua fi ne:<br />
il 24 febbraio del 1983 ingerì un<br />
tubetto di barbiturici, ponendo<br />
così termine alle sue sofferenze<br />
psichiche, dopo un’esistenza diffi<br />
cile per la confl ittualità familiare<br />
prima e per la successiva omosessualità,<br />
che lo confi nò alla solitudine.<br />
Per concludere un breve<br />
commento doveroso sugli attori,<br />
bravi, proprio bravi i comprimari,<br />
che si trovano sotto i<br />
riflettori di una platea sicuramente<br />
attratta maggiormente<br />
dal grande nome della protagonista.<br />
Però un conto è il cinema<br />
e un altro il teatro. Claudia Cardinale<br />
se la cava egregiamente<br />
ma non emerge e non giganteggia.<br />
Comunque resta il ricordo,<br />
per quanti abbiano seguito<br />
la sua sfolgorante carriera fatta<br />
di 150 film, della sua selvaggia<br />
bellezza e delle sue doti interpretative<br />
in altrettanti ruoli e<br />
personaggi diversi. (rp)
4<br />
palcoscenico 5<br />
Martedì, 6 febbraio 2007 Martedì, 6 febbraio 2007<br />
Defi nirla impegnativa è<br />
poco: è dall’inizio di questa<br />
Stagione teatrale che<br />
la Compagnia del Dramma Italiano<br />
non ha un attimo di riposo.<br />
Artisti, personale di sostegno<br />
e direzione, non si sono fermati<br />
dal 4 settembre 200<strong>6.</strong> Lunghe ed<br />
estenuanti sono state le prove di<br />
Dramma Italiano/Kuća cvijeća<br />
koje leti di Edoardo Erba, spettacolo<br />
che ha debuttato a novembre.<br />
Il giorno dopo essere tornata<br />
dalla tradizionale tournée per<br />
l’Istria e le isole del Quarnero, la<br />
nostra energica e vitale Compagnia<br />
di prosa si è ritrovata a teatro<br />
per iniziare le prove di un altro<br />
spettacolo, Liolà, commedia<br />
campestre di Luigi Pirandello.<br />
Firma la regia di questa frizzan-<br />
Di Carla Rotta<br />
te messa in scena ricca di canti e<br />
numeri di danza, un vecchio amico<br />
del Dramma Italiano, il siciliano<br />
Nino Mangano. La prima del<br />
nuovo lavoro teatrale è andata in<br />
scena all’”Ivan de Zajc” di Fiume<br />
il 19 gennaio scorso e in questi<br />
giorni Liolà viene presentato<br />
in tournée. Lo spettacolo ha fatto<br />
tappa a Cherso, Lussino, Buie,<br />
Parenzo, Pirano, Verteneglio. Il 9<br />
febbraio Liolà verrà proposto al<br />
Teatro Popolare Istriano di Pola e<br />
il 10 febbraio al Gandusio di Rovigno.<br />
Troppo poche, rispetto all’interesse<br />
dimostrato dal pubblico, le<br />
repliche serali di Fiume, due solamente.<br />
Numerosi sono i fi umani<br />
della minoranza e della maggioranza<br />
che protestano perché non<br />
hanno avuto la possibilità di as-<br />
L Liolà<br />
La vita? Un Titanic che affonda mentre l’orchestra<br />
continua a suonare, anzi è one man show<br />
fi nchè l’orchestra ecc. ecc.<br />
Dicono che mentre il piroscafo scendeva nel<br />
mare ghiacciato, le note continuavano a riempire<br />
l’aria; dicono che la musica si sentiva anche quando<br />
del piroscafo, in superfi cie, era rimasto solo il tragico<br />
carico di varia umanità. Dicono... dicono che,<br />
nonostante tutto, da questa vita non se ne esce vivi:<br />
fi losofi a spiccia per dire che siamo, ognuno di noi, in<br />
viaggio su una personale rotta del Titanic.<br />
La storia messa in scena sul palco del Teatro Popolare<br />
Istriano, produzione della Casa, “Orchestra<br />
Titanic”, porta la fi rma del bulgaro Hristo Boytchev.<br />
Teatro possente, il suo. Solido. Dolce - amaro, nello<br />
specifi co. Un po’ ferisce, asciuga la gola, un po’ fa<br />
ridere o perlomeno sorridere. Ti fa pensare “io, in<br />
sistere alla prima e alla replica e<br />
chiedono che Liolà venga riproposto<br />
sulla scena dello “Zajc” La colpa<br />
è probabilmente di una sbagliata<br />
programmazione all’interno dello<br />
stesso Teatro Nazionale che non<br />
tiene conto del fatto che il Dramma<br />
Italiano sta recuperando alla grande<br />
il suo pubblico. È fi nito, a quanto<br />
pare, il periodo delle sale vuote e<br />
delle assenze clamorose. Sarà forse<br />
per la scelta del repertorio, sarà per<br />
l’informazione capillare svolta sul<br />
territorio, o forse perché si è voluto<br />
puntare anche su un’immagine<br />
diversa, più fresca e pattinata della<br />
compagnia, sarà per tutto questo,<br />
sta di fatto che i connazionali che<br />
un tempo snobbavano gli spettacoli<br />
del DI, ora ritornano a teatro. Questa<br />
non è certo una cosa da poco.<br />
fondo, sto bene” e guardare con un po’ di supponenza<br />
gli emarginati che guardano la vita passare senza<br />
allungare la mano per prenderne una fetta; almeno<br />
il minimo che ad ognuno di noi appartiene. Ma ti fa<br />
anche ridere perchè in fondo, in questi poveracci c’è<br />
tanta di quella ingenua fragilità o fragile ingenuità<br />
che ispirano tenerezza e indulgenza. Non si può pensare<br />
male nemmeno di Meto, un passato da criminale<br />
(ma non certo sanguinario) ed un animo da musicista<br />
(le pareti del gabinetto della stazione dimenticata,<br />
sono tapezzate di note); appoggiamo Ljupka<br />
dai suoi foschi trascorsi nella palese ricerca di amore;<br />
Prodan ha nel dna i treni e la vita che ha fermato<br />
e lasciato partire e si fa ricco di questa esperienza;<br />
Doko è alla ricerca di un’occasione di riscatto: giramondo<br />
saltimbanco, si guadagnava il pane con un<br />
orso ammaestrato; la bestia è morta di fame perchè<br />
Da non sottovalutare il fatto che le<br />
produzioni della nostra Compagnia<br />
stanno suscitando anche l’interesse<br />
del pubblico della maggioranza.<br />
Fondamentale, per superare la<br />
barriera della lingua, è l’uso dei soprattitoli<br />
in croato, ma, a volte, anche<br />
in sloveno.<br />
Dopo diversi anni il DI ha ripreso<br />
con le matinée nelle scuole. Il contatto<br />
diretto fra gli attori e gli alunni<br />
delle elementari e medie, contribuisce<br />
in modo determinante ad avvicinare<br />
i ragazzi delle nostre scuole al<br />
mondo del teatro. Questa serie d’incontri<br />
propedeutici che attualmente<br />
i soldi diventavano alcol che ha bruciato la vita dell’uomo.<br />
Quattro personaggi che più strani e disparati<br />
non si può vivono in una vecchia stazione ferroviaria.<br />
Talmente vecchia e fuori dal mondo che ormai<br />
nessun treno si ferma: la vita va di fretta, non ha fermate;<br />
tutto una corsa dalla partenza all’arrivo. Alle<br />
(presunte) fermate si scarica quello che non serve:<br />
bottiglie vuote o mezze vuote per chi viaggia, mezze<br />
piene per i Nostri che le raccolgono e le vuotano da<br />
se; gli avanzi della vita degli altri. Sogni, delusioni e<br />
illusioni. O forse i sogni, cadendo dal treno, dalla nostra<br />
corsa sui binari della vita, diventano illusioni.<br />
Aspettano l’OCCASIONE, i Nostri: metti che un<br />
giorno un treno si ferma... bisogna salirci, presto,<br />
con quello che si ha. Prova generale: ARRIVA IL<br />
TRENO. UNO DUE TRE: SI SALE! Ma si sa come<br />
va, no? fi nchè si pensa la vita, questa succede. Solitamente<br />
agli altri. Alla stazione che stazione<br />
non è (se nessun treno si ferma, se non<br />
è partenza, se non è arrivo, che stazione<br />
è?), cade da un treno in corsa per chissà<br />
quale destinazione, un baule. Abiti? Soldi?<br />
Cibo? No: un illusionista. Tale Hari Houdini.<br />
La vita, signori, è illusione. A ciascuno<br />
la sua. Alcol. Religione. Soldi. E poi,<br />
tanto altro. Amore, anche. Ma una vita<br />
senza illusioni, vale davvero la pena di essere<br />
vissuta? Illusione è (s)fuggire da una<br />
vita senza illusioni, senza sogni, senza battiti.<br />
Illusione è sapere che domani potrai<br />
acquistare un biglietto per la vita. Perchè<br />
ogni giorno porta le sue opportunità.<br />
Ma è talmente cementata questa fuga<br />
immobile verso la vita che anche quando fi -<br />
nalmente un treno si ferma (o è solo illusio-<br />
vedono impegnati Mirko Soldano,<br />
Rosanna Bubbola ed Elana Brumini,<br />
contribuiscono a formare il nuovo<br />
pubblico del Dramma Italiano, a<br />
creare degli spettatori in grado di<br />
comprendere il linguaggio del teatro,<br />
a decifrarne i codici.<br />
Tornando a Liolà, non possiamo<br />
non notare che il pubblico delle<br />
varie Comunità sta dimostrando<br />
di gradire questa messa in scena.<br />
Liolà piace per il rigore e la<br />
pulizia dell’impianto registico, per<br />
il brio delle coreografi e ideate da<br />
Žak Valenta, la melodiosità e l’allegria<br />
delle musiche di Bruno Nacinovich,<br />
la sobrietà dei costumi di<br />
Atonia Petrocelli, per le scene di<br />
Anusc Castiglioni e Giulia Bonaldi<br />
che sono riuscite sottomettere la<br />
modernità di pannelli le cui superfi<br />
ci in rilievo li trasformano quasi<br />
in una serie di quadri informali,<br />
all’essenza rurale della piéce che ci<br />
fa rivivere atmosfere di altri tempi.<br />
Seguendo questa storia ambientata<br />
nella campagna siciliana del 1916,<br />
ne, maledetto Hari) e ci si imbarca, non c’è meta sicura.<br />
Si spengono, in questa ricerca, Meto (strafottente<br />
“capo” di questo quartetto sgangherato, come se fosse<br />
una gang), Ljupka (forse l’amore è illusione), Prodan<br />
(sa far partire i treni altrui, mai il suo no). Resta, rea-<br />
si scopre improvvisamente di provare<br />
una grande nostalgia per la vita<br />
agreste, per un mondo ormai quasi<br />
scomparso in cui la vita era regolata<br />
dalle stagioni e in cui il contatto<br />
diretto dell’uomo con la terra, gli<br />
permetteva di vivere in piena armonia<br />
con la natura e i suoi ritmi. Generosi<br />
sono stati gli applausi che il<br />
pubblico delle varie CI ha rivolto a<br />
questa compagnia che ancora una<br />
volta ha dimostrato la propria maestria<br />
nell’allestimento di una commedia<br />
corale. È proprio la coralità<br />
uno dei grandi punti di forza di<br />
questa messa in scena che rifugge<br />
dai protagonismi di maniera e dà<br />
spazio in primo luogo alla vicenda<br />
che si segue con grande interesse.<br />
I protagonisti di questo lavoro teatrale,<br />
gli ottimi Mirko Soldano nel<br />
ruolo di Liolà, Don Giovani di campagna,<br />
seduttore canterino e collezionatore<br />
di fi gli, Elvia Nacinovich<br />
che veste i panni di Zia Croce, Bruno<br />
Nacinovich nel ruolo del vecchio<br />
Zio Simone e quindi la giovane at-<br />
le nella sua tristezza, nel suo rimorso e nella sua disarmante<br />
quasi sciocca ingenuità, Doko. Ogni ombra<br />
è il suo orso, come se non fosse mai sparito, come se<br />
questa presenza dovesse esorcizzare, con un “vedi che<br />
succede a prendere certe strade?”, futuri dolori. Un<br />
biglietto, dice a Doko. Ma io non parto, risponde l’uomo.<br />
Oh, certo che parti!, dice l’orso-bigliettaio. Ed<br />
ogni biglietto staccato ha la data del giorno che verrà.<br />
Un monito: anche domani avrai un’occasione.<br />
E’ il caso di guardarsi in tasca: forse abbiamo un<br />
biglietto. Ci imbarchiamo domani.<br />
Così “Orchestra Titanic”. In un teatro che per<br />
l’occasione ha subito una metamorfosi strutturale:<br />
non le solite poltroncine in platea (niente biglietti<br />
per la balconata), ma sedie disposte su un’impalcatura<br />
essenziale. Niente stucchi e luci a distogliere<br />
trice triestina Sara Cechet nel ruolo<br />
di Mita e Andreja Blagojević in<br />
quello di Tuzza, hanno creato dei<br />
personaggi il cui carattere ricco di<br />
sfaccettature non tende però mai a<br />
prevaricare su quello degli altri. All’interno<br />
della lavoro si crea un melange<br />
in cui tutti i personaggi posseggono<br />
una dimensione ben defi -<br />
nita e un loro spessore. Gradevole è<br />
la presenza di un gruppo di giovani<br />
attrici che si distinguono per la loro<br />
energia e il talento, dalla napoletana<br />
Chiara Cavalieri, alla piranese<br />
Myriam Monica, alla fi umana Elena<br />
Brumini (le incontenibili piccole<br />
pettegole Ciuzza, Luzza e Nela). Ali-<br />
da Delcaro (Zia Ninfa), è un’attrice<br />
che come un buon vino sta dando il<br />
meglio di sé proprio in questi ultimi<br />
anni e si sta dimostrando un’artista<br />
versatile dalla spiccata verve<br />
comica.<br />
Laura Marchig si è voluta togliere<br />
lo sfi zio di ritornare dopo diversi<br />
anni per interpretare il ruolo di Gesa,<br />
la zia di Mita.<br />
Dolcissimi sono i bambini che<br />
partecipano allo spettacolo, i fratellini<br />
Tijan (6 anni) e Julian (2 anni<br />
e mezzo) Cvetković e Andrija Medić<br />
(5 anni).<br />
Prezioso coordinatore per la scena<br />
e i costumi è stato Toni Plešić.<br />
l’attenzione e a ricordarci che siamo a teatro e che<br />
la faccenda, in fondo, non ci riguarda: quando si accendono<br />
le luci e cala il sipario, non, da questa storia<br />
ne usciamo da spettatori. Ci si sentiva un po’ protagonisti,<br />
invece, come se in quella stazione di solo<br />
transito ci dovesse essere anche un posto per noi.<br />
Come a dirci, nell’essenzialità, di capire e prendere<br />
la vita per quello che è, oltre a orpelli e corse senza<br />
respiro dietro a ... che cosa, in fondo?<br />
Bravi gli attori: Goran Navojec, Aleksandar<br />
Seksan, Csilla Barath Bastaić, Borko Perić, Nikola<br />
Ivošević. Regia Dino Mustafi ć. A tutti l’applauso<br />
(anche) di Hristo Boytchev, (s)comodamente intento<br />
ad aspettare il treno, seduto nella sedia accanto.<br />
Ridendo. Ma tanto, lui, sapeva già come andava a<br />
fi nire.
6 palcoscenico<br />
COLPO DI Il teatro secondo ... Noi<br />
orna<br />
l’uomo<br />
l’uomo<br />
SCENA..e torna<br />
...e torna orna l’uomo<br />
di Gianna Mazzieri Sanković<br />
UOMO: Anche dopo ciò che<br />
hai visto oggi?<br />
DONNA: Pure! Io ci credo<br />
a questi sipari, credo alla scena,<br />
credo a questo palcoscenico<br />
che mi ha vista piangere, soffrire,<br />
ridere, rifl ettere. Ci ho sofferto<br />
davvero. Ero pure io, un’altra<br />
io, forse un’immagine risvegliata<br />
della mia coscienza che, così,<br />
nella quotidianità non sarebbe<br />
emersa mai e che grazie al palcoscenico<br />
potevo vivere.<br />
UOMO: E’ vero... ma per chi<br />
lo hai fatto? Per te o per loro?<br />
Indica con la mano verso il pubblico<br />
L’hai fatto per te o per quel<br />
pubblico indefi nibile che ti giudicava<br />
esaltandoti o bocciandoti di<br />
volta in volta?<br />
DONNA: Rifl ettendo Non lo<br />
so per certo. Credo, comunque<br />
di averlo fatto principalmente per<br />
me. E’ stato come l’amore.<br />
UOMO: Come l’amore?<br />
DONNA: E’ stato sì, come<br />
l’amore, come il darsi e il ricevere<br />
che si confondono per cui non<br />
capisci più se provi maggior soddisfazione<br />
nel dare o nell’avere.<br />
Vivi l’amore e basta. Ci sei dentro<br />
fi no al collo e lo senti, lo provi, ti<br />
confondi con questo sentire e ne<br />
diventi tuttuno perché ti piace e<br />
perché piaci....<br />
UOMO: Lo so, tutta la tua<br />
vita, ogni parte che hai dovuto<br />
fare, l’hai vissuta intensamente!<br />
Ti ricordo ancora coi capelli<br />
lunghi, ondulati e sciolti, mentre<br />
in camicia da notte, davanti<br />
allo specchio ripetevi le battute<br />
e ti osservavi per accertarti se<br />
riuscivi a render con lo sguardo<br />
l’immagine del sentimento<br />
che dovevi suscitare. Ce la mettevi<br />
tutta!<br />
DONNA: Me le studiavo le<br />
parti e mi immedesimavo in quel<br />
personaggio curioso cercando di<br />
capire le sue azioni, cercando di<br />
giustifi carle, poi pure il pubblico<br />
avrebbe dovuto giustifi carle. Ma<br />
credi veramente che sarei riuscita<br />
ad interpretare una parte, un sentimento,<br />
senza che questo facesse<br />
parte di me stessa? Non credi che<br />
forse tutto ciò che abbiamo interpretato,<br />
anche sentimenti che non<br />
avremmo voluto riconoscere appartenenti<br />
alla nostra indole al nostro<br />
essere, credi veramente che<br />
saremmo stati in grado di recitarli<br />
se non fossero stati, in qualche<br />
modo almeno, nascosti da qualche<br />
parte in noi ?<br />
UOMO: Tu credi che sia possibile<br />
che in ogni uomo ci siano<br />
tutti questi modi di sentire? Ma è<br />
assurdo!<br />
DONNA: Perché? Forse in<br />
qualcuno sono più evidenti in altri<br />
maggiormente nascosti. Qualcuno<br />
li rende palesi, qualcun altro<br />
li custodisce come un segreto, un<br />
aspetto del proprio essere di cui si<br />
vergogna e che vuole negare.<br />
UOMO: Non l’ho mai intesa<br />
in questo modo. L’ho vista sempre<br />
come negazione del mio essere,<br />
negazione del sentimento<br />
interiore volta ad ancorare un<br />
sentire altrui, non sempre condiviso.<br />
Mi sono sentito spesso<br />
come ucciso, come schiacciato<br />
da certe parti che non sentivo<br />
mie.<br />
DONNA: Osserva questi capelli,<br />
osserva le manine candide<br />
e tenere, il sorriso mentre sogna<br />
Osserva il bambino Chissà se<br />
qualcosa di tutto questo ci è rimasto<br />
dentro? Chissà se pur sempre,<br />
da qualche parte, c’è spazio per<br />
quello che siamo stati.<br />
UOMO: Forse non lo sappiamo,<br />
ma forse c’è sempre in noi.<br />
Lo gettiamo da parte, lo nascondiamo,<br />
lo sopprimiamo. Ma, forse,<br />
rimane dentro di noi quel sorriso,<br />
quella beatitudine, quell’essere<br />
sereno in tutto. Vedere il bello<br />
di tutto, apparire padrone di<br />
tutto. Nella certezza del tutto: misurabile<br />
secondo le nostre forze.<br />
DONNA: Sempre dentro noi,<br />
lo credo sinceramente...<br />
UOMO: M’è stato suffi ciente<br />
discorrere or ora con questo fanciullo<br />
per tornare in una dimensione<br />
diversa, magica. E ti giuro<br />
mi è piaciuto. Forse questo è dentro<br />
di noi. Ma lo nascondiamo, lo<br />
sopprimiamo senza capire il perché.<br />
Quando l’abbiamo allontanato<br />
per la prima volta, secondo<br />
te?<br />
DONNA: Forse volendo crescere<br />
lo abbiamo messo da parte.<br />
UOMO: Ma perché si deve<br />
crescere in questo modo? Perché<br />
non si può portare avanti la spontaneità<br />
dei gesti, la verità delle<br />
idee anche più bizzarre, le immagini<br />
pulite e innocenti che ci capitano<br />
per la mente?<br />
DONNA: Non lo so. So soltanto<br />
che proprio qui, su questo<br />
palcoscenico, sono riuscita, spesso<br />
a farlo. In altre forme dirai, in<br />
alri momenti, seguendo altre vite.<br />
Sono riuscita a raggiungere quel<br />
qualcosa di nascosto che non potevo<br />
altrimenti esternare. Non lo<br />
avrei potuto esternare mai perché<br />
sarei stata condannata da tutti.<br />
Qui invece, con la scusa della fi nzione,<br />
ciò mi era permesso!<br />
UOMO: L’hai vissuto così tu,<br />
il Teatro?<br />
DONNA: Sì, per me è stata<br />
una liberazione continua. Un voler<br />
fare cose che devi fare. Un voler<br />
aprire momenti che devi esternare.<br />
UOMO: E oggi, che cosa hai<br />
provato?<br />
DONNA: Al di là del palcoscenico?<br />
UOMO: Sì, mentre stavi seduta<br />
dall’altra parte?<br />
DONNA: Un vuoto, uno strano<br />
vuoto, come se fosse mancato<br />
qualcosa.<br />
UOMO: Non ti è piaciuto lo<br />
spettacolo?<br />
DONNA: Non si tratta di piacere.<br />
Non lo so, non saprei. spiegartelo.<br />
E’ come se, a conclusione<br />
di tutto, mancasse lo spirito, mancasse<br />
l’anima dello spettacolo.<br />
UOMO: Sì, eppure c’erano<br />
scene spettacolari, artifi zi audio<br />
e scenici autorevoli, non ti pare ?<br />
Le luci poi...<br />
DONNA: Sì, c’era tutto, ma<br />
tutto era vuoto.<br />
UOMO: Ma, allora, il pubblico?<br />
DONNA: Il pubblico, sì, proprio<br />
quello avrebbe dovuto farsi<br />
un esame di coscienza.<br />
UOMO: Quanto sei spietata.<br />
E’ vero che la donna sa esser proprio<br />
spietata, ma dimentichi tutte<br />
quelle volte che trepidavi dinanzi<br />
al giudizio del pubblico?<br />
DONNA: Sì, però al di là del<br />
mio terrore nell’esser criticata<br />
aspramente e senza pietà, ci tenevo<br />
ad una critica reale, giusta.<br />
Non lo so, come tra i banchi di<br />
scuola, quando l’insegnante ti<br />
interroga e tu, pur non sapendo,<br />
prendi un alto voto...Non sei<br />
felice...Dio, al momento sei con-<br />
tento perché sei riuscito a spuntarla<br />
ma, in cuor tuo non ti senti<br />
bene, sai che non l’hai meritato...<br />
UOMO: Credi che sia stato<br />
troppo indifferente.<br />
DONNA: Sì, è la parola giusta.<br />
L’indifferenza è peggio della<br />
critica spietata. L’hai visto, hanno<br />
applaudito una volta, poi un’altra<br />
volta ma non c’era passione.<br />
UOMO: E’ vero, c’era indifferenza.<br />
Come se non ci fosse il<br />
pubblico. Anch’io ho avuto questa<br />
sensazione. Non c’era più il<br />
pubblico.<br />
DONNA: Ti sei chiesto il perché?<br />
UOMO: Sì, proprio mentre<br />
ti attendevo, facevo un po’ così<br />
qui tra me e me, una valutazione<br />
dei motivi. Non riesco a capire.<br />
Niente ha più senso.<br />
DONNA: Invece non è<br />
così...Ti lasci trascinare dal solito<br />
impatto pessimistico di chi ne è<br />
fuori. “Dopo di me l’apocalisse!”<br />
Invece non è così, c’è sempre un<br />
qualcuno che prosegue...si trova<br />
sempre una via d’uscita.<br />
UOMO: Vuoi dire che il nostro<br />
tempo non c’è più? Non riusciamo<br />
a capire più neanche il<br />
pane che abbiamo mangiato per<br />
decenni?<br />
DONNA: Non è così! E’ che<br />
si tende a vedere sempre tutto<br />
il bene nel passato criticando il<br />
presente o meglio non trovando<br />
uscite al presente...Ma, nel caso<br />
di questa sera, è solo un periodo<br />
di crisi e basta!<br />
UOMO: Credi che si possa riprendere?<br />
DONNA: Certo, la scena non<br />
tramonterà mai, ora però, ha bisogno<br />
di una ripensata e ha bisogno<br />
pure di un pubblico che sia sincero,<br />
che la faccia ripensare!<br />
UOMO: Quanto ottimismo,<br />
quanto entusiasmo emani..Sei<br />
sempre la solita, non ti hanno<br />
cambiato gli anni...<br />
DONNA: Ma non capisci che<br />
la scena è lì, l’uomo è lì, è la vita,<br />
è tutto, e viene presentato in poche<br />
ore... In due ore, al massimo<br />
tre, tu entri nella vita di un uomo,<br />
anzi no, di due, di tre, li senti palpitare,<br />
tremare, desiderare. Li<br />
senti e riesci, anche nel pubblico<br />
a sentirli vivi.<br />
UOMO: Peccato, però, che<br />
io questa sera non abbia sentito<br />
niente!<br />
DONNA: No, questa sera no,<br />
e, devo dir con rammarico, già da<br />
tempo poco o niente. Ma ciò non<br />
vuol dire che è perduta la partita,<br />
vuol dire temporanea crisi,<br />
non fi ne..<br />
UOMO Come fai ad esserne<br />
certa?<br />
DONNA: Perché fi nché ci<br />
sarà l’uomo ci sarà da raccontare<br />
la vita, ci sarà da riproporla in<br />
forme impossibili, ci sarà tanto<br />
da capire.<br />
UOMO: Non riesco a condividere<br />
tanta speranza. Oggi, mi<br />
sono sentito male e invece loro<br />
si gira indicando gli attori che<br />
brindano loro non hanno battuto<br />
ciglio, come se non se ne fossero<br />
accorti...indifferenza...<br />
DONNA: Che vai dicendo?<br />
Non è vero! Hanno nascosto tutto,<br />
hanno celato le loro frustrazioni<br />
dietro alle cortine di seta, dietro<br />
ai sorrisi smaglianti e al fumo<br />
che usciva dalle loro labbra. Le<br />
risate forzate come se fossero ancora<br />
in scena, le risate tradiscono.<br />
Riconosco quelle risate!<br />
UOMO: Allora pure in loro<br />
c’è l’indifferenza?<br />
DONNA: Mai! Non è possibile.<br />
Quando intraprendi questo<br />
mestiere non c’è posto per<br />
l’indifferenza, non c’è posto<br />
per il disonore del malinteso,<br />
c’è solo tanto amore e tanto dolore!<br />
Probabilmente ora stanno<br />
male. Anzi stavano male già<br />
durante le prove perché lo sapevano.<br />
UOMO: Che cosa sapevano?<br />
DONNA: Sapevano che portavano<br />
in scena il nulla, il vuoto,<br />
i buio...<br />
UOMO: Ma perché non hanno<br />
fatto niente allora?<br />
DONNA: Non potevano. Forse<br />
è più forte di loro. Forse li circonda<br />
tutti ma, al momento non<br />
possono far nulla.<br />
UOMO: Allora, dicevo bene,<br />
non c’è alcuna speranza?<br />
DONNA: No! Invece c’è speranza.<br />
Finché c’è l’uomo c’è<br />
speranza. L’uomo deve parlare,<br />
deve dire, raccontare. C’è tanto<br />
da dire, raccontare. L’uomo non<br />
deve aver paura, nascondersi.<br />
Deve parlare.<br />
UOMO: Poi che succede?<br />
DONNA: Succede che il pubblico,<br />
uomo pure lui, capisce,<br />
teme, palpita, desidera. Come<br />
l’attore. Vive un’altra vita, la<br />
confronta alla sua, vive...vive..Il<br />
pubblico allora c’è...<br />
UOMO: Ma allora loro stanno<br />
proseguendo? indica gli attori<br />
Non hanno smesso di recitare?<br />
DONNA: Secondo me, ora<br />
recitano la parte più turpe, quella<br />
più ingrata, quella del non essere!<br />
UOMO: Quella di chi si nasconde<br />
dietro alla verità! Di chi<br />
non vuole coglierla né trasmetterla.<br />
Ma no! come in una sorta<br />
di ripensamento Ma no! Non è<br />
così, non è così semplice come<br />
la fai tu.<br />
DONNA: Perché no?<br />
UOMO: I momenti che vivamo<br />
oggi sono diversi, più diffi cili,<br />
più complicati. Ci si perde.<br />
DONNA: Anche se sembra<br />
tutto più diffi cile, l’uomo c’è ancora<br />
e quindi non devono esserci<br />
timori. E’ solo una questione<br />
di forme, di modi, di esistenze.<br />
Se questa forma di oggi non ci<br />
ha dato niente, se oggi abbiamo<br />
sentito un pubblico freddo, assente,<br />
vuole dire che è necessario<br />
cambiare.<br />
UOMO: Cambiare come?<br />
DONNA: Non saremo né te<br />
né io. Saranno coloro che vengono<br />
dopo, che hanno bisogno solo<br />
di capire il fondo, di annegare per<br />
qualche minuto per poi apprezzare<br />
a vita e ciò che porta, per riemergere<br />
più forti, più sicuri. Sarà<br />
questo bimbo...<br />
UOMO: Mi piacerebbe vivere<br />
questa realtà...<br />
DONNA: Chissà, forse viene<br />
prima di quanto te l’immagini...<br />
BAMBINO: Si sveglia E’ tardi,<br />
m’ero appisolato. E la mamma?<br />
DONNA: Ma dov’è la mamma<br />
di questo bambino? Ma con<br />
chi è venuto?<br />
UOMO: Non lo so, ero qui seduto,<br />
solo, e lui è venuto a parlarmi<br />
BAMBINO: Ho paura, ho<br />
sonno, voglio la mamma<br />
DONNA: Ma che facciamo<br />
ora, che si fa con questo piccino?<br />
Dove la troviamo la mamma?<br />
Martedì, 6 febbraio 2007<br />
UOMO: Magari sarà una giornalista,<br />
oppure una comparsa.<br />
Il piccolo ha assistito a tutto lo<br />
spettacolo, probabilmente sarà di<br />
là. Indica la sala dove tutti brindano,<br />
ma là non c’è più luce e i<br />
movimenti delle persone (divenute<br />
quasi ombre) sono rallentati. Il<br />
bambino continua a piangere<br />
DONNA: Corro di là, mi fa<br />
tenerezza questo piccolo. Vado<br />
a cercar sua madre. esce dalla<br />
scena<br />
BAMBINO improvvisamente<br />
sorride felice come chi l’ha combinata<br />
grossa. In effetti fi ngeva<br />
Ecco ora siamo nuovamente soli.<br />
UOMO: Ma che fai? Non<br />
piangi? Fingevi? Continui con i<br />
tuoi scherzi?<br />
BAMBINO: Sì, fi ngevo, perché<br />
volevo rimaner solo con te.<br />
UOMO: Ma ti sembrano<br />
scherzi da fare. Ti sembrano momenti<br />
da far vivere a persone della<br />
nostra età?<br />
BAMBINO: Voi non avete<br />
età, siete sempre così. Siete sempre<br />
voi e tu lo sai.<br />
UOMO: Quanto sembri diverso,<br />
piccolo, dagli altri bambini<br />
che ho conosciuto. Come puoi<br />
parlare così, da adulto... Ma chi<br />
sei? Ho parlato con te per tante<br />
ore e non ti conosco.<br />
BAMBINO: Mi conosci, mi<br />
conosci, ma non vuoi ammetterlo!<br />
La storia di nonna Luisa, di<br />
zio Natale, di Alice, di Anna....Le<br />
conoscevo già, non te ne sei accorto?!<br />
UOMO: Ma sì, certo, mentre<br />
parlavo, tu proseguivi, tu le<br />
conoscevi, certo certo che le conoscevi<br />
queste storie. Poi ripensando<br />
tra sé e sé la conoscevi! E<br />
come, come facevi a conoscerle?<br />
Ma chi sei?<br />
BAMBINO: Tu mi conosci<br />
molto bene, tu volevi parlare con<br />
me, questa sera, ed io sono venuto.<br />
Ora vado s’è fatto tardi.<br />
UOMO: Ma come puoi lasciarmi?<br />
Ma chi sei? Ma non è<br />
possibile..sei...sei...<br />
BAMBINO: Vedi che ora mi<br />
riconosci! Vedi che hai avuto piacere<br />
nel discorrere con me e ti<br />
prego: non scordarti di me. Rimani<br />
così, come questa sera, rimani.<br />
Non sei solo, non sei l’unico, ricordati<br />
e rimani così...Vado ...e si<br />
allontana verso l’uscita<br />
UOMO: Cerca di fermarlo<br />
prendendolo per la mano cerca di<br />
trattenerlo Non andartene, voglio<br />
parlare con te ancora, ho ancora<br />
tante cose da chiederti, da dirti...<br />
BAMBINO: Ma io non me ne<br />
vado mica lontano, sono sempre<br />
qui. Non mi vedrai ma ci sarò,<br />
sempre, io.<br />
UOMO: Ma il pubblico...ma<br />
io ti chiedevo del pubblico e tu<br />
rassicuravi... Erano certezze le<br />
tue... certezze...Il pubblico invece<br />
non c’è.
Martedì, 6 febbraio 2007<br />
BAMBINO: Non vuoi vedere,<br />
continui a non voler vedere,<br />
devi liberarti delle tue paure. Devi<br />
fare soltanto ciò che senti giusto e<br />
poi liberarti delle tue paure. Devi<br />
osare!<br />
UOMO: Invece non c’è, non<br />
c’è! E’ un sogno, una bugia,<br />
un’ulteriore fi nzione!<br />
si accendono le luci del pubblico<br />
- il pubblico a teatro viene<br />
illuminato l’uomo rimane sorpreso<br />
- esterrefatto e incredulo lo osserva<br />
BAMBINO: Il pubblico c’è, lo<br />
vedi, c’è sempre stato...Ci sarà!<br />
Ora, ciao. si allontana di corsa.<br />
L’uomo osserva il pubblico a lungo,<br />
passeggia lì davanti e punta<br />
il dito, poi mette la mano in tasca,<br />
passeggia ancora, poi stanco<br />
appoggia la mano sulla fronte,<br />
torna sui suoi passi, si siede sulla<br />
poltrona in mezzo alla scena<br />
UOMO: Ora ci siete rivolto al<br />
pubblico E vi devo delle spiegazioni.<br />
Anzi vorrei fare delle domande.<br />
Ma so che è impossibile<br />
ottenere una risposta, da voi. La<br />
vostra risposta è l’applauso...Un<br />
applauso che vuol dire va bene?<br />
No, voi applaudite per dire<br />
bravo...ci vogliono più applausi<br />
per dire “va bene.”<br />
Entrano in scena due attori<br />
dall’altra parte viso rugoso vecchio<br />
tolgono il viso (maschera)<br />
tolgono vestiti da festa rimangono<br />
in abiti quotidiani, semplici e<br />
con visi semplici senza trucco, si<br />
abbracciano e procedono verso il<br />
pubblico a destra. L’uomo li osserva.<br />
LEI: Ma credi che possiamo<br />
tentare<br />
LUI: Io vorrei provare, non<br />
possiamo sbagliare, così almeno<br />
si cerca... si tenta... la vita<br />
mentre le dice le ultime parole<br />
l’uomo offre un fi ore, un giglio<br />
bianco (quello di plastica - di prima-)<br />
alla donna<br />
UOMO: Volete questo...volete<br />
che ci togliamo la maschera<br />
vuota, volete che scopriamo il<br />
volto...Anch’io oggi ero pubblico<br />
e so che volevo raggiungerli...<br />
Ma con quelle maschere, con<br />
quelle facce spente non ci riuscivo.<br />
Allora che volete voi? Che voglio<br />
io, da quando sono divenuto<br />
pubblico? Voglio l’uomo e tutto<br />
ciò che l’uomo ha da raccontarmi,<br />
e voglio la sincerità, l’assenza<br />
di limiti, il divenire l’essere. Direte:<br />
ma c’è già stato l’essere, c’è<br />
già stato.”<br />
Tutti coloro che festeggiavano<br />
dietro alla porta di vetro aprono<br />
la porta e si avvicinano con massima<br />
lentezza verso l’uomo in semicerchio.<br />
Attraversando la porta<br />
si levano la maschera, ognuno<br />
presenta un’altra faccia (espressione-<br />
allegra, triste, emozionata,<br />
ecc)<br />
E’ pure vero, ci sono stati momenti,<br />
in cui c’è stato... Momenti<br />
grandi... passati però... Non ho<br />
visto da tempo l’uomo qui indica<br />
la scena seduto o in piedi, che<br />
sia, a raccontarvi la sua storia, la<br />
sua storia che poi sarebbe divenuta<br />
vostra... per sempre...Eppure<br />
ci siete, ci sono, ci siamo. Indica<br />
tutti coloro che lo circondano Abbiamo<br />
bisogno di poco, di essere<br />
così come ci conviene ogni giorno.<br />
Giorno dopo giorno: nelle ore<br />
serene e buie, nei momenti di disperazione<br />
e di felicità. E vi ringrazio<br />
per esser qui, di aver fi ducia,<br />
di attendere pazienti.<br />
Vi chiedo di non applaudire,<br />
perché non c’è ancora niente.<br />
Vi chiedo di non applaudire<br />
al niente. Ricordatelo che prima<br />
o poi... e speriamo quanto prima...<br />
forse domani, l’uomo ritornerà!<br />
Se il teatro rinasce domani...<br />
e torna ad essere. E ...<br />
torna l’uomo!<br />
CALA IL SIPARIO<br />
FINE<br />
TEATRALIA<br />
MILANO - Cerimonia di consegna<br />
dei Premi UBU (per la stagione<br />
teatrale 2005 – 2006) al Piccolo<br />
Teatro di Milano. Hanno<br />
trionfato “Gli uccelli” di Aristofane<br />
nella rilettura della compagnia<br />
Lombardi – Tiezzi e “Il silenzio<br />
dei comunisti” di Luca Ronconi<br />
per lo Stabile torinese. Luigi Lo<br />
Cascio e Maria Paiato, due dei tre<br />
interpreti del “Silenzio” si sono<br />
aggiudicati rispettivamente il premio<br />
per il miglior attore e la migliore<br />
attrice.<br />
Tra i nomi emergenti, il premio<br />
Ubu per gli interpreti under 30 è<br />
andato ex aequo, a tre attori: Alessandro<br />
Argnani, Raffaele Esposito<br />
e Lorenzo Gleijeses. Come miglior<br />
nuovo testo il riconoscimento<br />
è andato invece a Vittorio Franceschi<br />
per Il sorriso di Daphne.<br />
Le candidature e, in neretto, i<br />
vincitori:<br />
SPETTACOLO DELL’AN-<br />
NO: Gli uccelli di Aristofane (Federico<br />
Tiezzi, Compagnia Lombardi-Tiezzi)<br />
“Il silenzio dei comunisti”<br />
di Luca Ronconi (Vittorio<br />
Foa, Miriam Mafai, Alfredo<br />
Reichlin), “Morte di un commesso<br />
viaggiatore” di Arthur Miller<br />
CI BUIE<br />
9 febbraio ore 19 “In Piaseta”,<br />
spettacolo allestito dalla CI<br />
“Dante Alighieri” di Isola<br />
17 febbraio ore 19 “Fiochi de<br />
Carneval”, serata sociale di<br />
Carnevale<br />
CI CAPODISTRIA<br />
19 febbraio ore 20 al Teatro di<br />
Capodistria, rappresentazione<br />
teatrale “Lei dunque capirà” di<br />
Claudio Magris, messa in scena<br />
dal Teatro stabile del Friuli<br />
- Venezia Giulia. Regia di Antonio<br />
Calenda<br />
CI DIGNANO<br />
17 febbraio ore 18 “In piaseta”<br />
ospite il Gruppo fi lodrammatico<br />
della CI di Isola<br />
18 febbraio ore 16 Casa del Giovane,<br />
Ballo mascherato per<br />
bambini<br />
CI FIUME<br />
5 febbraio ore 19 personale di<br />
Loredana Bradaschia, della<br />
Sezione arti fi gurative “Romolo<br />
Venucci“ della SAC<br />
“Fratellanza“. La mostra è visitabile<br />
fi no al 10 febbraio dalle<br />
17 alle 20<br />
Il silenzio dei comunisti<br />
NOTES<br />
Febbraio nelle CI<br />
Applausi al Piccolo ddi<br />
i Milano<br />
Assegnati i Premi<br />
UBU 2007<br />
(Marco Sciaccaluga, Teatro Stabile<br />
di Genova)<br />
MIGLIOR REGIA: Federico<br />
Tiezzi (Gli uccelli di Aristofane)<br />
- Antonio Latella (La cena de le<br />
ceneri da Giordano Bruno) - Vincenzo<br />
Pirrotta (La sagra del signore<br />
della nave di Luigi Pirandello)<br />
MIGLIOR SCENOGRAFIA:<br />
Tiziano Santi (Troilo e Cressida,<br />
Il silenzio dei comunisti, Lo specchio<br />
del diavolo) - Maurizio Balò<br />
(Il padre e Alcesti) - Carlo Sala<br />
(Riva abbandonata Materiale per<br />
Medea Paesaggio con Argonauti)<br />
MIGLIOR ATTORE: Luigi Lo<br />
Cascio (Il silenzio dei comunisti) -<br />
Eros Pagni (Morte di un commes-<br />
so viaggiatore) - Glauco Mauri<br />
(Delitto e castigo) - Umberto Orsini<br />
(Il padre) - Massimo Popolizio<br />
(Atti di guerra: una trilogia)<br />
MIGLIOR ATTRICE: Maria<br />
Paiato (Il silenzio dei comunisti) -<br />
Elisabetta Pozzi (Ecuba) - Mascia<br />
Musy (La locandiera)<br />
MIGLIOR ATTORE NON<br />
PROTAGONISTA: Arturo Cirillo<br />
(Le intellettuali) - Massimo<br />
Verdastro (Gli uccelli)<br />
MIGLIOR ATTRICE NON<br />
ATTRICE: Gianna Giachet-<br />
8 febbraio ore18 serata di poesia<br />
e musica con il Collegio del<br />
Mondo Unito<br />
14 febbraio ore 18,30 concerto dei<br />
Virtuosi fi umani, solisti della<br />
SAC “Fratellanza” di Fiume<br />
16 febbraio al Palazzo della Filodrammatica,<br />
inaugurazione<br />
della mostra di tutte le sezioni<br />
della Sezione arti fi gurative<br />
“Romolo Venucci“ della SAC<br />
“Fratellanza“. La mostra è visitabile<br />
fi no al 2 marzo<br />
CI PIRANO<br />
2 febbraio ore 20 al Teatro Tartini<br />
di Pirano, il Dramma Italiano<br />
di Fiume presenta “Liolà”<br />
di L. Pirandello. Regia di Nino<br />
Mangano<br />
5 febbraio ore 17 in Casa Tartini,<br />
per “L’ora della fi aba”, con<br />
Gloria Frlič, “Incanti” di Silvia<br />
Roncaglia<br />
6 febbraio ore 18 nella Sala delle<br />
vedute di Casa Tartini, saggio<br />
degli allievi del corso di chitarra<br />
guidato da Vanja Pegan<br />
17 febbraio ore 17 al Teatro Tartini,<br />
Festa in maschera, manifestazione<br />
organizzata dalla<br />
CI di Pirano in collaborazione<br />
con l’Associazione Ami-<br />
Troilo e Cressida<br />
ti (Il padre) - Monica Piseddu<br />
(Le intellettuali) - Orietta Notari<br />
(Morte di un commesso viaggiatore)<br />
NUOVO ATTORE O ATTRI-<br />
CE (under 30): Alessandro Argnani,<br />
Raffaele Esposito, Lorenzo<br />
Gleijeses<br />
MIGLIORE NOVITA’ ITA-<br />
LIANA: Il sorriso di Daphne di<br />
Vittorio Franceschi - La gabbia di<br />
Stefano Massini - La pecora nera<br />
di Ascanio Celestini<br />
MIGLIORE NOVITA’ STRA-<br />
NIERA: La chiusa di Conor<br />
Mcpherson - Disco Pigs di Enda<br />
Walsh - Les escaliers du Sacré-<br />
Coeur di Copi<br />
MIGLIOR SPETTACOLO DI<br />
TEATRO-DANZA: non assegnato<br />
per mancanza di quorum<br />
ci dei giovani, il Centro sportivo<br />
giovanile e il Comune di<br />
Pirano<br />
17 febbraio ore 20.30 al Teatro<br />
Tartini, Gran ballo di Carnevale,<br />
musica da ballo con il<br />
gruppo musicale »Faraoni« ed<br />
il dj »Adriano Roj«. Premiazione<br />
delle maschere<br />
19 febbraio ore 17 per “L’ora della<br />
fi aba”, con Elena Bulfon,<br />
“Il vestito di Arlecchino” di<br />
Gianni Rodari, con giochi carnascialeschi<br />
CI PARENZO<br />
1 febbraio ore 20 al Teatrino della<br />
CI, il Dramma Italiano di Fiume<br />
presenta “Liolà” di L. Pirandello.<br />
Regia di Nino Mangano<br />
CI POLA<br />
18 febbraio ore 18 “Lei dunque<br />
capirà” di Claudio Magris,<br />
messa in scena dal Teatro stabile<br />
del Friuli - Venezia Giulia.<br />
Regia di Antonio Calenda<br />
CI ROVIGNO<br />
10 febbraio ore 20 Teatro “Gandusio”,<br />
“Liolà” con il Dramma<br />
Italiano<br />
palcoscenico 7<br />
Umberto Orsini<br />
MIGLIOR SPETTACO-<br />
LO STRANIERO PRESENTA-<br />
TO IN ITALIA:Winch Only di<br />
Christoph Marthaler -La Celestina<br />
di Robert Lepage - Eraritjaritjaka<br />
di Heiner Goebbels.<br />
(Cierre)<br />
A cura di Daniela Rotta Stoiljković<br />
14 febbraio ore 18 Centro Multimediale,<br />
“Lei dunque capirà”<br />
di Claudio Magris, messa<br />
in scena dal Teatro stabile del<br />
Friuli - Venezia Giulia. Regia<br />
di Antonio Calenda<br />
15 febbraio ore 18 Centro Multimediale,<br />
“Carnval a Ruveigno”<br />
(musica, recital e processo<br />
“alla vecia”)<br />
CI SISSANO<br />
24 febbraio ore 16 Ballo in maschera<br />
dei bambini dell’asilo<br />
“Coccinella” di Sissano e della<br />
locale scuola elementare<br />
CI UMAGO<br />
10 febbraio ore 18 serata sociale<br />
con sketch della Filodrammatica<br />
e il gioco della tombola<br />
24 febbraio ore 19,30 Concerto<br />
del cantante rovignese Sergio<br />
Preden – Gato e del complesso<br />
musicale di Riccardo Bosazzi<br />
CI VERTENEGLIO<br />
3 febbraio ore 20 “Liolà” di<br />
L.Pirandello messo in scena<br />
dal Dramma Italiano di Fiume<br />
N.B. Il programma può subire modifi<br />
che<br />
ll C<br />
Febbraio nelle CI<br />
bb
8 palcoscenico<br />
CARNET PALCOSCENICO rubriche a cura di Daniela Rotta Stoiljković<br />
TEATRO Il cartellone del mese<br />
IN CROAZIA<br />
Teatro Nazionale Ivan de Zajc - Fiume<br />
2 febbraio ore 19,30; 3 febbraio<br />
ore 19; 14 febbraio ore<br />
20<br />
Tangodi E. Clug. Interpreti<br />
Paula Rus, Anka Popa,<br />
Laura Popa, Sabina Voinea,<br />
Cristina Dicu Lukanec, Irina<br />
Köteles, Antonija Družeta, Kristina<br />
Kaplan, Anna Ponomareva,<br />
Vitali Klok, Andrei Köteles,<br />
Valeri Rasskazov, Dmitri<br />
Andrejčuk<br />
(Ashatbek Yusupzahanov),<br />
Leonid Antontsev<br />
5 febbraio ore 20; 6, 7 e 8<br />
febbraio ore 19,30<br />
Ničiji sin - Figlio di nessunodi<br />
Mato Matišić. Regia<br />
Vinko Brešan. Interpreti<br />
Božidar Alić, Zdenko Botić,<br />
Olivera Baljak, Damir Orlić,<br />
Nikola Stanišić, Leonora Surian,<br />
Alex Đaković,Dražen<br />
Mikulić, Mislav Čavajda, Nenad<br />
Vukelić, Sabina Salamon,<br />
Biljana Torić, Andreja<br />
Blagojević<br />
Teatro cittadino - Pola<br />
2 febbraio ore 20<br />
Ma non passeggiare sempre<br />
nuda! commedia di Georges<br />
Feydeau. Regia Vanča<br />
Kljaković. Interpreti V.<br />
Davidović, J. Žiljak, F. Radoš,<br />
F. Stmotić, V. Mihanović<br />
9 febbraio ore 20<br />
Liolà di Luigi Pirandello.<br />
Regia Nino Mangano. Interpreti<br />
Mirko Soldano, Bruno Nacinovich,<br />
Elvia Nacinovich, Andreja<br />
Blagojević, Sara Cechet,<br />
Rosana Bubola, Laura Marchig,<br />
Alida Declaro, Chiara Cavalieri,<br />
Miryam Monica, Elena Brumini,<br />
Paola Maroti, Marko Maroti,<br />
Andrija Medić<br />
12 febbraio ore 20<br />
Erzegovesi al volante commedia.<br />
Regia Zoran Mužić.<br />
IN SLOVENIA<br />
10 e 12 febbraio ore 19,30<br />
Juditadi F. Parać. Regia Petar<br />
Selem. Interpreti Nelli Manuilenko,<br />
Terezija Kusanović,<br />
Ivica Čikeš, Voljen Grbac,<br />
Siniša Štork, Sergej Kiseljev,<br />
Ivanica Lovrić, Vanja Kruljac,<br />
Robert Kolar, Davor Lešić,<br />
Igor Vlajnić, Ivan Zorco<br />
16 e 19 febbraio ore 19<br />
Amadeusdi Shaffer. Dramma<br />
con musiche di Mozart.<br />
Regia Toni Janežič. Interpreti<br />
Žarko Radić, Alen Liverić e<br />
Daria Lorenzi<br />
21 e 22 febbraio ore 19,30<br />
Casimiro e Carolinadi Odon<br />
von Horvàth. Regia Paolo Magelli.<br />
Interpreti Milan Pleština,<br />
Daria Lorenci, Žarko Radić,<br />
Damir Orlić, Galiano Pahor,<br />
Alen Liverić, Nina Violić<br />
Interpreti Zvonimir Zoričić,<br />
Slavica Knežević, Siniša<br />
Popović, Ivica Pucar, Marija<br />
Borić<br />
17 febbraio ore 20<br />
Testamento commedia.<br />
Regia Ivan Leo Lemo. Interpreti<br />
Branimir Vidić, Milka<br />
Podrug Kokotović, Jasna<br />
Ančić, Mirko Šatalić, Izmira<br />
Brautović, Ivica Barišić, Frane<br />
Perišin<br />
19 febbraio ore 9,30, 11 e<br />
18; 20 febbraio ore 9,30 e 11<br />
Sette capretti e un povero<br />
lupo di Tahir Mujičić. Regia<br />
Zoran Mužić. Spettacolo di marionette<br />
25 febbraio ore 20; 26 febbraio<br />
ore 11 e 20; 27 febbraio<br />
ore 11<br />
Innamorati Regia Robert<br />
Raponja. Interpreti Luka<br />
Juričić, Lana Gojak, Romina<br />
Vitasović, Vedran Živolić, Gordana<br />
Šimić, Franjo Tončinić,<br />
Majkl Mikolić, Lara Živolić,<br />
Ivan Blagajčević/Filip Križan,<br />
Robert Raponja<br />
Teatro cittadino - Capodistria<br />
9, 14, 15 e 17 febbraio ore 20;<br />
12 e 13 febbraio ore 16 e 20;<br />
Un tram chiamato desiderio<br />
di Tennessee Williams. Regia<br />
Boris Cavazza. Interpreti Nataša<br />
Matjašec, Mojca Fatur, Sebastijan<br />
Cavazza, Gregor Zorc, Brane<br />
Grubar<br />
19 febbraio ore 20<br />
Lei dunque capirà Teatro Stabile<br />
FVG<br />
IN ITALIA<br />
Teatro lirico Giuseppe Verdi - Trieste<br />
6, 7 e 8 febbraio ore 20,30<br />
Balletto con la Compañía Antonio Márquez<br />
e Antonio Márquez. (Fiesta Española -<br />
Musica fl amenca; Danzas de la Vida Breve- Musica<br />
di Manuel de Falla; Bolero -Musica di Maurice<br />
Ravel). Maestro concertatore e direttore Hirofumi<br />
Yoshida<br />
27 febbraio ore 20,30<br />
La sonnambula melodramma in due atti di<br />
Francesco Bellini. Regia Hugo de Ana. Interpreti<br />
Giovanni Furlanetto, Rafael Siwek, Eva Mei, Eglise<br />
Gutierrez, Antonino Siragusa,<br />
Dario Schmunck, Dionisia Di Vico, Ivanna<br />
Speranza. Maestro concertatore e direttore Patrick<br />
Fournellier<br />
Politeama Rossetti - Trieste<br />
Ciclo:Prosa<br />
13 febbraio ore 20,30; 14 febbraio ore 16<br />
Sul lago dorato di Ernest Thomson. Regia Maurizio<br />
Panici. Interpreti Arnoldo Foà, Erica Blanc, Loredana<br />
Giordano, Valerio Santoro<br />
28 febbraio ore 29,30<br />
Un curioso accidente di Carlo Goldoni. Regia<br />
Beppe Arena. Interpreti Mario Scaccia, Debora Caprioglio,<br />
Edoardo Sala<br />
Ciclo:Altri percorsi<br />
6, 8, 9, 10, 12 e 13 febbraio ore 21; 7 febbraio ore<br />
21,30; 11 febbraio ore 17<br />
L’arte e la maniera di abbordare il proprio capouffi<br />
cio per chiedergli un aumento di Georges Perec.<br />
Regia Alessandro Marinuzzi. Interpreti Rita Maffei<br />
Ciclo:Musical e grandi eventi<br />
22, 23 e 24 febbraio ore 20,30; 25 febbraio ore<br />
16<br />
Concha Bonita di Alfredo Arias, René de Ceccaty,<br />
Nicola Piovani. Regia Alfredo Arias. Interpreti Gen-<br />
La Contrada - Trieste<br />
16, 17, 21, 22, 23 e 24 febbraio<br />
ore 20,30; 18, 20 e 25<br />
febbraio ore 16,30<br />
Io, l’erede commedia di<br />
Edoardo De Filippo. Regia<br />
Andrèe Ruth Shammah. Interpreti<br />
Geppy Gleijeses e<br />
Leopoldo Mastelloni e con la<br />
partecipazione di Marianella<br />
Bargilli<br />
Anno III / n. 2 6 febbraio 2007<br />
“LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol Superina<br />
IN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina<br />
Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat<br />
edizione: PALCOSCENICO<br />
Redattore esecutivo: Carla Rotta / Impaginazione: Željka Kovačić<br />
Collaboratori: Gianna Mazzieri Sanković, Rossana Poletti, Daniela Rotta Stoiljković,<br />
Arletta Fonio Grubiša / Foto: Graziella Tatalović<br />
Martedì, 6 febbraio 2007<br />
naro Cannavacciuolo, Mauro Gioia, Sibilla Malara,<br />
Alejandra Radano,<br />
Gabriella Zanchi<br />
Ciclo: Danza e<br />
dintorni<br />
16 e 17 febbraio<br />
ore 20,30<br />
The Martha<br />
Graham Dance<br />
Company Coreografi<br />
e di Martha Graham. Direttore artistico Janet Eilber.<br />
Musiche Aaron Coipland, Luis Horst, Giancarlo Menotti,<br />
Norman Dello Joio, Henry Cowell<br />
Ciclo: Fuori abbonamento<br />
6 febbraio ore<br />
20,30<br />
Cochi e Renato<br />
nuotando con le lacrime<br />
agli occhi Interpreti<br />
Cochi Ponzoni,<br />
Renato Pozzetto<br />
7 febbraio ore 21<br />
PFM in concerto: Stati di immaginazione Interpreti<br />
Premiata Forneria Marconi<br />
8 febbraio ore 20,30<br />
Goran Bregovic e la Weddings e Funerals Band.<br />
Interpreti Goran Bregovic e la Weddings e Funerals<br />
Band<br />
10 febbraio ore 20,30<br />
Don Chisciotte senza esagerare da un’idea di<br />
Paolo Migone. Regia Laura Cantarelli. Interpreti Paolo<br />
Migone, Marco Marzocca e con Francesca Censi<br />
20 febbraio ore 21<br />
Fiorella Mannoia<br />
in concerto Interprete<br />
Fiorella Mannoia<br />
24 febbraio ore 17;<br />
25 febbraio ore 16; 26,<br />
27 e 28 febbraio ore<br />
10,30<br />
Bobo e l’isola dei<br />
pirati di Andrea Andolina, Valentina Burolo. Regia<br />
Andrea Andolia, Valentina Burolo<br />
Il presente supplemento viene realizzato nell’ambito del Progetto EDIT Più in esecuzione della Convenzione MAE-UPT 1868<br />
del 22 dicembre 1992 Premessa 8, supportato fi nanziariamente dall’UI-UPT e dal Ministero Affari Esteri della Repubblica italiana.