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Giulio Angioni, Alba dei giorni bui - Sardegna Cultura

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Ma Fabio insiste: – Oh, quale baccalà?<br />

Carlo si rab<strong>bui</strong>a, morde il labbro, sta per piangere, la<br />

faccia brutta, perché vede che io non gli do retta. Ma fa<br />

uno sforzo e gioca con me al segreto suggellato da un<br />

antico patto: sì, sono cose nostre, queste, cosa c’entra<br />

Fabio? E cerca di approfondire la trincea dove difendere<br />

la nostra intimità dall’intrusione di Fabio nella<br />

mia vita, nella sua vita, nella nostra vita.<br />

Fabio lascia perdere, con gesti e con parole che mi offendono:<br />

– Un’altra di quelle vostre solite cose da bambini,<br />

– dice con più di una punta di fastidio.<br />

Carlo stavolta impallidisce: – Come ti permetti? – grido<br />

quasi a Fabio, che poco prima aveva pure detto<br />

quella sull’amore, che se ti prende poi stai fresco.<br />

E giù botta e risposta, tra me e Fabio. E finisce che io<br />

gli do un ceffone, involontariamente in quel gesticolare,<br />

e Fabio che mi sanguina dal naso. Ed eccolo lì, Carlo<br />

è raggiante per un attimo, finché non vede il sorriso<br />

di Fabio, padrone di accettare che io gli faccia male, e<br />

vede me che gli sto attorno con un fazzoletto: – Su, sta<br />

su col braccio! Scusa, amore mio.<br />

La faccia di Carlo, di Carlo che si sente escluso da<br />

quel nostro mondo, dove uno schiaffo vale una carezza,<br />

e le ingiurie non sono meno cariche d’amore delle<br />

tenerezze. Si è allontanato con le mani in tasca, girando<br />

la testa inquieto come i cagnolini che sentono abbaiare<br />

ma non sanno dove. E quella volta io con Fabio finalmente<br />

ci siamo baciati, come non mai, come si deve, a<br />

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perdifiato. Quando siamo riemersi a prendere aria,<br />

pah! un colpo: sì, una sassata, anche se è un bolo d’alghe<br />

l’effetto è proprio quello di una sassata, qui tra i<br />

denti, con un violento sapore di salsedine e l’odore delle<br />

alghe.<br />

Era stato Carlo, lì sulla spiaggia tra la gente. – I ragazzi<br />

hanno sempre bisogno di buttare cose in mare, –<br />

lo scusava babbo. In mare, non addosso a sua sorella.<br />

Carlo, lontano e solo, lacrime negli occhi. Perché io col<br />

mio ragazzo ci collocavamo dietro una cortina di ferro<br />

impenetrabile, là nella terra irraggiungibile <strong>dei</strong> grandi.<br />

Dove lui quella sera aveva cercato di entrare, chiedendomi<br />

di fargli provare che cos’è un bacio sulla bocca, e<br />

ha insistito tanto che io gli ho ceduto, un poco: lui ha<br />

fatto una faccia strana e ha detto ma che schifo che è<br />

questa cosa lumacosa.<br />

Me la rivedo adesso quella faccia, sfocata nel ricordo<br />

ma ridisegnata da quest’altra vita, dopo anni di rude<br />

amicizia atletica maschile di Carlo con Fabio, uomini<br />

di mare.<br />

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