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Giulio Angioni, Alba dei giorni bui - Sardegna Cultura

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lo metto io. Sento una specie di lamento, di respiro sospeso.<br />

Ma dorme, riesce a dormire, lei. Dunque ci si può<br />

dormire sopra.<br />

E mi ricordo di altre volte, lontane, da bambina,<br />

quando la sentivo piangere nel sonno e la trovavo seduta<br />

rigida sul letto, con lo sguardo fisso, fredda e bagnata<br />

di sudore. La svegliavo: su, forza, sveglia, piccola, sei<br />

qui.<br />

Aveva quel suo incubo: che Carlo le faceva qualche<br />

cosa di tremendo, chissà cosa, ma definitivo. Le succedeva<br />

se era stata dura con Carlo, quando ci aveva bisticciato.<br />

Me la portavo nel mio letto e rannicchiata<br />

contro di me Valentina si sentiva un pulcino in un morbido<br />

nido, degna di nuovo di dormire.<br />

E adesso questa nuova chiusura proprio sua, di Valentina,<br />

che si rivela col guaio di Carlo: ci sta connesso,<br />

ne fa un tutto, anche col profumo, il passo duro, le staffilate<br />

di capelli e jeans su tutto il corpo.<br />

Valentina nel letto sospira a lungo, poi geme, si rivolta<br />

e tace.<br />

Carlo rientra anche più tardi. Sento la macchina nel<br />

viale, il tonfo del portone.<br />

Anche lui vado a riceverlo, in corridoio, perché lo<br />

devo rivedere, riguardarlo, ritrovarlo, dirgli…: – Sei<br />

uscito senza la sciarpa, – gli dico scioccamente mentre<br />

mi sorpassa verso la sua stanza.<br />

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– E che sono, il tenore della Bohème? – dice esattamente<br />

come babbo sulle sciarpe invocate troppo spesso<br />

dalla mamma quando lui usciva.<br />

Io me lo guardo, spaventata. Lui se n’accorge: – Non<br />

ce l’ho scritto in faccia, – dice, – niente sta scritto in faccia<br />

di nessuno. – Ancora come babbo. E ancora: – Be’,<br />

sono a pezzi, – e se ne va anche lui nella sua stanza. A<br />

pezzi: questo modo di dire, da bambina mi faceva fantasticare<br />

del corpo di babbo fatto a pezzi nella notte<br />

chissà dove con la testa e le membra sparpagliate in<br />

un’oscurità maleodorante. E adesso è il corpo di Carlo.<br />

Ma Carlo è qui. Non è al sicuro? Per la prima volta<br />

mi pare di sentire la tensione della sua presenza nella<br />

casa, una pressione insopportabile, come non era sopportabile<br />

la sua assenza in chi sa quali luoghi, prima<br />

che rientrasse.<br />

Sarà sempre così, d’ora in poi?<br />

Poi entro anche da Carlo, che ha lasciato la porta<br />

aperta, entro scarmigliata, quando i suoi rumori cessano<br />

di grattare l’oscurità della casa. Infatti adesso<br />

dorme.<br />

Sì, ci si può dormire sopra. Carlo respira in modo<br />

profondo, tranquillo, regolare. Nella penombra indovino<br />

le sue lunghe ciglia nere che gli riposano sulle<br />

guance, come quando non sapeva dire erre ed esse<br />

mentre Valentina diceva già di capre sopra e sotto le<br />

panche.<br />

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