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Giulio Angioni, Alba dei giorni bui - Sardegna Cultura

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anche a organizzarmi un mio convincimento d’innocenza,<br />

prima che succedesse?<br />

Prima. Adesso tutto il passato è un eden perduto, dove<br />

anche le cose tristi della mia vita con Carlo sono un<br />

bene sperperato, tutte, anche le cose di quando ero ancora<br />

capace di accettare che Carlo mi facesse e si facesse<br />

solo male.<br />

Uccise come da una grande delusione, le membra rigide<br />

di Carlo, troppo morte, adesso sì che sono quelle<br />

già di nostro padre, nell’assetto finale, inaccessibile,<br />

quando mamma, dopo un primo colpevole sollievo, gli<br />

teneva a lungo sulla bocca uno specchietto ripulito<br />

cento volte per potere captare ancora un suo respiro,<br />

mentre a lungo prima di spirare aveva agitato davanti a<br />

quel viso un suo ventaglio antico, piano piano.<br />

Insufficienza respiratoria, questa la causa della morte,<br />

dicono qui intorno. Ma quale insufficienza: c’è sempre<br />

troppa sufficienza nella morte. Ed è sempre una tale<br />

sorpresa.<br />

Lui, Carlo, ha ritrovato il sale delle lacrime alla fine:<br />

con <strong>dei</strong> piccoli spasimi, come da bambino dopo un<br />

uragano di singhiozzi. Lui sì, e io gliele ho asciugate come<br />

da bambino quelle poche lacrime, povero Carlo,<br />

venuto al mondo con due grandi sopracciglia brune arrotondate<br />

di stupore come quelle di babbo, sopra gli<br />

occhi di mamma: questo è l’occhio bello, questo è suo<br />

fratello… Stai attento Carlo che se passa l’angelo e dice<br />

222<br />

Amen così sia poi ci rimani per sempre con quella faccia<br />

lì… In silenzio gli canto ciò che gli cantavo per addormentarlo<br />

nella culla:<br />

Fate la nanna begli occhi di sole,<br />

il letto è fatto di tutte le viole<br />

e le coperte di panno sottile…<br />

Non gli si sono distese mai più le sopracciglia, neanche<br />

adesso da morto, dopo che mi ha guardato, per<br />

sempre, e ha tirato un lungo, ultimo respiro, come se<br />

dovesse immergersi in apnea giù nell’eternità.<br />

223

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