12.06.2013 Views

Giulio Angioni, Alba dei giorni bui - Sardegna Cultura

Giulio Angioni, Alba dei giorni bui - Sardegna Cultura

Giulio Angioni, Alba dei giorni bui - Sardegna Cultura

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

fossero state fatte anche da donne, e giudici e legislatori<br />

fossero stati di più donne, quante più donne avremmo<br />

in cella o sulla forca, grida Gonaria l’Orecchiona<br />

scivolando nella sua dura parlata barbaricina. Eh sì<br />

perché sono troppi i delitti di donne mai puniti, perché<br />

non punibili da leggi non previste dai maschi addetti ai<br />

lavori <strong>dei</strong> delitti e delle pene: le morti provocate, le<br />

morti propiziate, le morti tollerate, le morti inflitte negandosi<br />

alla legge più forte della vita. E poi farla franca.<br />

Anche se poi noi donne abbiamo i modi nostri di punire,<br />

dice mamma, modi crudeli più di certi ergastoli,<br />

anch’essi ignoti ai maschi che ci stanno intorno, ciechi,<br />

sordi, impettiti, che credono perfino di poterci assicurare<br />

impunità coi loro bei discorsi astratti intorno all’uguaglianza<br />

e alla giustizia.<br />

E se ogni tanto i maschi ci aggiungono anche la fraternità,<br />

all’uguaglianza e alla giustizia (come faceva<br />

babbo: sì perché mamma in quel momento con Gonaria<br />

l’Orecchiona riusciva anche a sfogarsi un po’ di<br />

babbo), certo che la fraternità questi maschietti se la lasciano<br />

subito cadere, troppo carne e sangue, e così familiare<br />

e casalinga, da riordina e pulisci, non come l’uguaglianza<br />

e la giustizia, o la libertà, che vanno a proclamare<br />

solo fuori casa, con bandiere e tamburi e pugni<br />

chiusi.<br />

Be’, comunque però l’Orecchiona esagerava, le diceva<br />

mamma: – Alla fine decide sempre il maschio: l’uomo<br />

è governante, la donna rigoverna.<br />

206<br />

– Ah no, signora mia, mica ce la caviamo con un gioco<br />

di parole, come suo marito.<br />

Tutto mi è parso già da allora vero e falso quello che<br />

diceva qui Gonaria l’Orecchiona. Ma tutto spaventoso.<br />

Così altrettanto vere e false mi suonavano a quei tempi<br />

le sentenze di babbo, condite con l’aceto <strong>dei</strong> sorrisi<br />

di mamma, e adesso riproposte da Carlo come cavoli a<br />

merenda.<br />

Non tutte a sproposito perché ha un senso smisurato<br />

adesso la frase di babbo che seduto a tavola è impaziente<br />

di mamma che lo serva: – Non crederai che se ci<br />

metti tanto a portare in tavola, mi passa l’appetito.<br />

Carlo stasera me l’ha appena ripetuta, questa dell’appetito,<br />

stralunata, quell’antica frase, perché mi sbrigassi<br />

a uscire nel diluvio in cerca della roba.<br />

Sono così stanca. Ma sul pianerottolo il mio corpo riprende<br />

la voglia di darsi da fare. Forza, sbrighiamoci,<br />

facciamola finita tutti e due.<br />

Torno su di un piano e suono dai Marongiu. Mi apre<br />

la porta uno <strong>dei</strong> gemelli Marongiu, quello che non saluta,<br />

piccolo e furtivo più del suo gemello, loro gemelli<br />

veri, monozigoti. E adesso il nanerottolo, col cane alle<br />

calcagna (quello che mi sveglia abbaiando notte e giorno),<br />

mi lascia sulla soglia per la voglia di andare ad annunciare<br />

la mia visita ai fratelli, la grande novità. Non<br />

ho detto ancora una parola e lui già sa lo scopo della vi-<br />

207

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!