Giulio Angioni, Alba dei giorni bui - Sardegna Cultura
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E adesso nessun altro fornitore.<br />
Fuori piove. Il traffico fa i suoi rumori, a scrosci, a<br />
ringhi, la città sembra pronta ad azzannarti.<br />
Non ho mai voluto contare sui Marongiu, qui sopra<br />
di noi, la feccia della feccia. In questi <strong>giorni</strong> i Marongiu<br />
pasticcioni stanno mettendo in giro roba pazza, dicono<br />
nel giro, vendono a chiunque a modo loro, senza<br />
badare alle esigenze individuali, a dosi e tolleranze e<br />
assuefazioni individuali. Non hanno la sapienza chimica<br />
di Manintasca.<br />
Esco in cerca d’altro.<br />
Fuori diluvia di una pioggia spessa e tutta punte, che<br />
sull’ombrello tamburella come un incubo, e ti arriva<br />
sul corpo da ogni parte, ti attacca i vestiti sulla pelle: a<br />
gattinelle, diceva Carlo da bambino, e lo diciamo ancora,<br />
come pure quel suo pioviniggia. Ma qui non pioviniggia,<br />
piove a gattinelle e io non mi ricordo più dove<br />
ho parcheggiato, tre ore fa. Non riesco a ricordarlo, e<br />
sbaglio molte volte nel diluvio.<br />
Il vento strappa via l’ombrello, subito lontano, e<br />
adesso sono zuppa in un istante. Stanca. Infreddolita.<br />
Senza nessuna protezione. Un lampo rabbioso divide<br />
lontano tutto il mondo in due. E tu adesso che fai?<br />
Quando piove così, anche i topi di fogna si riparano,<br />
stanno tutti al chiuso.<br />
Torno al nostro palazzo, sotto l’acqua che scioglie i<br />
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propositi più solidi. Mi torna ancora in mente Carlo da<br />
bambino sotto il temporale, che da me vuole protezione<br />
e nascondiglio, ma vuole anche guardare lo sconquasso,<br />
gli interessa, lo attira, spera che succeda qualcosa<br />
di tremendo da vedere, purché però non muoia.<br />
Su in fretta dai Marongiu, bagnando le scale. Sul pianerottolo<br />
a quest’ora può vigilare l’occhio di Gonaria<br />
l’Orecchiona. Ma non riesco a pensare, a fiato corto.<br />
So solo di essere bagnata, che bagno dove passo, che<br />
fuori piove troppo per tornarci.<br />
E sto male. Sul pianerottolo <strong>dei</strong> Marongiu e di Gonaria<br />
l’Orecchiona sto anche peggio. Io qua non sto<br />
aiutando a risolvere il problema, io sono il problema.<br />
Dai Marongiu non entro in questo stato. Sono brutti e<br />
cattivi, i Marongiu.<br />
Scendo una rampa e torno al nostro pianerottolo. Mi<br />
fa meno paura. Mi appoggio alla parete, col cuore raddoppiato,<br />
proprio nel punto dove ragazzina un giorno<br />
Gonaria l’Orecchiona parlava con mamma e le diceva<br />
tutte quelle cose, mentre io l’ascoltavo di nascosto,<br />
dietro la nostra porta, seduta sulla cassapanca dell’ingresso.<br />
– <strong>Alba</strong>, tu rientra a casa, – mi aveva ordinato mamma<br />
quando era stato chiaro che Gonaria stava incominciando<br />
con qualcuna delle sue cose terribili, si capiva<br />
dal tono e dalla faccia. E quando invece dopo mamma<br />
mi ha scoperta lì, tremante, tradita da uno starnuto, in<br />
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