Giulio Angioni, Alba dei giorni bui - Sardegna Cultura
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E la notte arriva. L’ho pensata sempre come una notte,<br />
anche se chissà se l’ho aspettato, questo momento,<br />
se l’ho premeditato. Temuto sì. C’è molto di premeditato<br />
in questa storia, notti intere in casa nell’attesa che<br />
Carlo ritorni dalla sua giungla di pericoli.<br />
La notte arriva ed è alla fine di una giornataccia.<br />
Uscendo la mattina ho incontrato Gonaria l’Orecchiona<br />
che mi ha chiesto di Valentina, come se già sapesse<br />
che non ne so più niente. Poi al laboratorio arriva la<br />
notizia dell’arresto del figlio della signora Marianna<br />
delle pulizie, che se n’è andata col suo passo rassegnato.<br />
Eccola, pensavo, è come me, io sono diventata come<br />
lei: il tempo ha fatto svanire tutte le speranze e i<br />
piani e lo stupore, non le rimane che la rassegnazione,<br />
che dura da troppo tempo per lasciare posto all’ira, o<br />
alla ribellione. Io però, non avendo risorse più sensate,<br />
ho passato il giorno a immaginare modi di salvarci facendo<br />
fuori fino all’ultimo quelli del giro della roba,<br />
da chi tiene le fila fino ai Manitasca, fino ai Marongiu,<br />
al fratello maggiore <strong>dei</strong> Marongiu che adesso sopravvi-<br />
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