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Giulio Angioni, Alba dei giorni bui - Sardegna Cultura

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che della mia solitudine notturna, non più triste e nemica,<br />

ma amica servizievole anche lei, calda e forte, che<br />

mi entra nel corpo, nel petto e nella pancia, e sì, mi<br />

espando e mi dileguo, mi completo del mondo tutto attorno.<br />

Cristalli aguzzi di gioia totale. Tutto fila liscio,<br />

come in cielo le nuvole. E sole, sole, sole che scalda e illumina,<br />

non brucia e non abbaglia. Sono io che comando,<br />

tutto è sulla mia misura. Il male lo conosco a modo<br />

mio, ma questo bene spudorato: – To’, provala, – mi ha<br />

detto Manintasca, – così sai che cosa è il recupero, tempo<br />

e soldi sprecati.<br />

Manintasca, di parola forbita, fornitore abituale, per<br />

conto di Carlo, è persino fidato e scrupoloso, meglio<br />

<strong>dei</strong> Marongiu del nostro palazzo, qui sopra di noi, di<br />

fronte a Gonaria l’Orecchiona, pasticcioni, di loro non<br />

c’è da fidarsi.<br />

Se non ho tolto Carlo dal suo guaio, eccomi dentro<br />

io. Manintasca è maestro nel farti sentire il senso di minaccia.<br />

Un giorno ha avuto la pazienza di spiegarmi: –<br />

Prendi tutte insieme le scopate di questa città di segaioli,<br />

moltiplica il risultato per mille e sarai ancora<br />

lontana da uno schizzo in vena, chiaro?<br />

No, però mi è chiaro adesso questo sciogliersi di<br />

groppi e di viluppi, questo aprirsi improvviso e inaspettato,<br />

ma felice, di che cosa? Forse di tutto quanto<br />

società e natura s’ingegnano a tenere a bada, a cominciare<br />

da quest’agio di essere fatti di organi, sudori,<br />

emanazioni. Tutto un tumulto di energie non sospetta-<br />

182<br />

te. Anima e corpo, i sensi e la mente in equilibrio, al<br />

centro del mondo sulla cassapanca dell’ingresso.<br />

Chi è che finora ti ha nascosto questa vita, perché te<br />

l’ha impedita?<br />

Sì che la vita è bella, è un frutteto carico, il giardino<br />

del re con l’erba voglio, messi rigogliose, campi di papaveri,<br />

bambini dietro gli aquiloni, canarini felici di<br />

tornare in gabbia, il miele e le rose, notti calme e serene<br />

d’amore, fratello sole e sorella luna. Bisognerebbe<br />

sempre vivere così, con questo sole dentro, senza ricordo<br />

di com’era prima, senza attese del dopo.<br />

Poi si sa quanto è amara la vita, nei luoghi in ombra<br />

del normale, il rimpianto del primo e l’attesa del dopo,<br />

sognando quel tuo mondo rivelato, dove anche i morti<br />

sono perfetti nel ricordo, perfino nel modo di rifarmeli<br />

di Carlo, babbo e mamma che tornano e continuano<br />

nei figli, com’è giusto e bello, babbo e mamma al meglio:<br />

– Figli belli dell’anima mia, fatti da Dio a mia immagine<br />

e somiglianza, – diceva babbo.<br />

Non te lo dice mai nessuno, questo uscire dai limiti<br />

del mondo e della vita, questo cadere <strong>dei</strong> muri della<br />

tua prigione, questo scorrazzare nel giardino da cui sei<br />

stata sempre esclusa. Sfido io che poi ci riprovi.<br />

Nessuno te lo dice. E si rimane sprovveduti, quando<br />

la maledetta poi ti chiede tutto quanto indietro, con<br />

interessi esosi. Mentre la vita giusta è tutta nella massi-<br />

183

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