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Giulio Angioni, Alba dei giorni bui - Sardegna Cultura

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con gli altri sembra sempre lui. Sembra. Ma che ne sanno<br />

gli altri?<br />

Io so, ma è tutto intorbidato, se prima non lo era.<br />

Tento e ritento e non c’è medico dell’anima o del corpo<br />

che non caschi dalle nuvole. Uno mi dice chiaro e<br />

tondo: – Qui se una sindrome c’è, è una sindrome a<br />

due, che funziona tra voi. – Come dire che funziona per<br />

me. Io l’allucinata. Se questa cosa c’è, c’è per me sola.<br />

Sono affari miei, non miei e di Carlo, solo miei, della sorella<br />

di Carlo. Ecco perché quando provo a dirlo sento<br />

tutto falso, irreale, anche la mia voce.<br />

<strong>Alba</strong> Pistis, datti una regolata.<br />

Lo so che sono parte della cosa. Sono io che vedo in<br />

Carlo gli spettri <strong>dei</strong> miei cari. Chi altri se non io? Se sono<br />

matta, sono qui per scoprirlo. Perché io spero nella<br />

mia pazzia. Non spero di meglio che tutto l’orrore sia<br />

un costrutto mio.<br />

Torno a casa arrabbiata e non so con chi devo essere<br />

arrabbiata. Nemmeno per che cosa. Dicono che sono<br />

tutti uguali. Carlo no, Carlo cambia troppo.<br />

Ci fosse almeno un poco di confronto, di riscontro,<br />

di Valentina soprattutto, forte e sicura in tutto, con il<br />

suo fiato calmo da maratoneta. Le dico, come mamma<br />

quando voleva che parlassimo con lei, di noi: – Lo sai,<br />

non si è mai certi che sia proprio vero ciò di cui non<br />

parli con qualcuno.<br />

Ne scrivo a Valentina. Raro il giorno che non scriva a<br />

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Valentina per e-mail. A volte mi dilungo. Aiuta. Anche<br />

se lei mi fa risposte brevi, saluti e rassicurazioni, come<br />

va, un po’ cosa fa, gli studi: sembra un rimprovero, un<br />

lamento, e in fondo un’accusa. Le dico di Carlo. Anche<br />

di questo suo rifare babbo e mamma: se n’era mai<br />

accorta, lei? Non mi risponde a tono. Su Carlo non abbocca.<br />

E non ne chiede mai. Certe volte insisto. Niente.<br />

Non ci sta. Che bella famiglia siamo diventati. So<br />

che tiene contatti meno evasivi con certe amiche sue di<br />

qua. Ogni tanto si piazza in una maratona, me lo fa sapere,<br />

io lo dico a Carlo, lui dà un pugno all’aria e dice<br />

uàu! Almeno ogni semestre le chiedo quando torna a<br />

casa, in questa gabbia di matti, scrivo proprio così.<br />

Neanche a questo risponde.<br />

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