12.06.2013 Views

Giulio Angioni, Alba dei giorni bui - Sardegna Cultura

Giulio Angioni, Alba dei giorni bui - Sardegna Cultura

Giulio Angioni, Alba dei giorni bui - Sardegna Cultura

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

vulsa, si schiarisce la gola, mi guarda poco interessato:<br />

– Noi quattro chi? Sei matta?<br />

Sì, lo temo notte e giorno, di essere matta, o di diventarlo.<br />

Un giorno insisto di più, dopo che ho criticato il suo<br />

modo di vestire. Lui mi fa il moralista, si sfoga a dire<br />

che certuni da come si vestono ti fanno capire com’è<br />

che la pensano: e cioè, vèstiti bene e il resto va da sé, a<br />

questo pensano, solo all’apparenza.<br />

Senti da che pulpito. Ma sì, l’apparenza non è tutto,<br />

mi butto a consentire, perché questo è già una finestra<br />

di dialogo, bisogna approfittarne, prima che la finestra<br />

imploda sullo schermo e vada via. Ma Carlo mi guarda<br />

senza amicizia, senza complicità, e infine distoglie il viso,<br />

che mi sembra contratto da uno sforzo, lo sforzo di<br />

parlare, lo capisco bene, così come capisco che lo fa<br />

per ricavarne un utile.<br />

Sì, mi guarda in un modo, per farmi capire che non<br />

posso capire. E ha ragione.<br />

Si allontana, si rifugia vicino alla finestra, come faceva<br />

offeso da bambino, fissando in giù la strada. Fuori<br />

c’è il sole.<br />

Ma questo non è solo Carlo da bambino: questo è<br />

anche babbo, con il suo modo di affacciarsi alla finestra,<br />

scostare la tenda con un dito per guardare fuori,<br />

con una specie di curiosità furtiva: quel suo modo di<br />

affacciarsi alla finestra e di guardare l’orizzonte.<br />

168<br />

Ed è uno strazio adesso questo solo gesto, facendo<br />

tintinnare gli spiccioli dentro la tasca <strong>dei</strong> calzoni.<br />

Babbo si dava una guardata attenta fuori ogni mattina,<br />

anche più volte al giorno, per giudicare il tempo,<br />

lui che per vent’anni era andato per mare, ufficiale di<br />

macchina, sempre sotto coperta, con un oblò sul cielo<br />

a pelo d’acqua, un orizzonte mobile.<br />

Così poi dopo che ha lasciato il mare continuava a<br />

guardare in su dalla finestra, e dispensava brevi oracoli<br />

meteorologici, a tutti la mattina appena alzati: – Oggi<br />

sole.<br />

Era il suo buongiorno. Lanciava imprecazioni al cielo<br />

nero. O dava una sbirciata a questo mondo per poterlo<br />

giudicare. Ma da sotto in su, sempre verso il cielo.<br />

– Oggi sole, – dico io come babbo tanto per cambiare.<br />

Ma Carlo guarda in giù. Lui guarda giù in strada.<br />

Non alle altezze di questi miei propositi di redenzione.<br />

Guardare in basso è la sua ragione di vita, la sua scusa,<br />

la sua piccola gloria puntigliosa: – Già, sole: tra qualche<br />

miliardo di anni il tuo sole sarà una stella nana,<br />

fredda e nera.<br />

Gli vado vicino ansiosa di sfruttare la sua voglia di<br />

polemica, lo costringo a voltarsi: – Sì ma intanto il sole<br />

splende e scalda fuori lassù… Carlo, io ti posso aiutare,<br />

– riprendo adagio, – se tu provi a guardare un poco<br />

in alto… sì, Carlo, come facevi quando al limite dello<br />

169

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!