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Giulio Angioni, Alba dei giorni bui - Sardegna Cultura

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Il frate alza le mani, le congiunge: – Impariamo a ottenere<br />

dal passato solo il bene e il bello.<br />

– Bisogna potenziare la sua soggettività, – insiste la<br />

psicologa prendendo sempre appunti: – quella di suo<br />

fratello è una soggettività precaria.<br />

– Come si fa, che cosa posso fare, io?<br />

– Le ho già detto che io non trovo negativo, anzi lo ritengo<br />

molto positivo, in suo fratello, il rifarsi a sua madre,<br />

questo recupero filiale del corpo materno.<br />

– Mio fratello mi rifà anche il corpo paterno.<br />

– Quello non è un recupero da incoraggiare: il dominio<br />

s’insinua nei corpi, e il dominio è maschile, paterno.<br />

– Sarà. Ma il guaio di Carlo è che lui è… lui è… molteplice.<br />

– Siamo tutti molteplici, siamo vecchi e giovani, in<br />

decadenza o in crescita.<br />

– Sì, ma c’è modo e modo.<br />

– La personalità plurima è una fantasia letteraria, da<br />

film di fantascienza, pirandellismo: uno, nessuno centomila.<br />

Suggestivo, ma clinicamente inconsistente.<br />

– Sì ma almeno i corpi esistono. Il corpo di Carlo<br />

non esiste abbastanza.<br />

– Si spieghi meglio.<br />

– Compare, scompare, ricompare. E il peggio è,<br />

come dire, le mort saisit le vivant…<br />

– Va be’ ma allora portiamolo da un esorcista! – di-<br />

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ce facendo fuoco e fiamme per accendersi la sigaretta.<br />

– E voi altri psicologi chi siete? Non siete i successori<br />

<strong>dei</strong> confessori e degli esorcisti? – mi viene da dire troppo<br />

tardi mentre vado via, sullo scalone.<br />

– Sono talmente tutti uguali, – continua a dirmi il<br />

frate di strada. – Già, quanto si assomigliano, sempre<br />

uguali tra loro, sempre uguali a se stessi.<br />

– Sì ma Carlo è più uguale, assomiglia di più.<br />

E allora anche ipnosi maghi e praticoni, veggenti e<br />

spiritate di paese, venditori di fumo e d’illusioni, profittatori<br />

del bisogno di speranza. Troppe grandi insegne<br />

luminose su bottegucce misere. E ciurmeria, di<br />

profeti e affaristi. Tutti siamo buoni a far castelli in aria,<br />

dice il frate di strada, ma poi i matti vanno ad abitarli, e<br />

gli imbroglioni chiedono l’affitto. E Carlo: – Meglio dipendere<br />

dalla roba che da tutti questi figli di puttana.<br />

Anche dal guru indiano me lo porto, esperto in astrologia<br />

vedica, con un diploma in tecnico del destino<br />

umano, maestro degli oroscopi, <strong>dei</strong> segni visibili di<br />

cause invisibili: – Guardiamoci da Saturno, – dice solenne<br />

guardando chissà dove, – è colpa di Saturno, –<br />

che sta in non so più quale casa, ci porterà sette anni e<br />

mezzo di disgrazia, poi una remissione e poi può anche<br />

ritornare, ciclico, maledetto Saturno. Rimedio? Un<br />

anello di ferro, nel caso di Carlo, con una pietra di corallo.<br />

Sì, detto fatto. Carlo se l’è venduto pochi <strong>giorni</strong><br />

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