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Giulio Angioni, Alba dei giorni bui - Sardegna Cultura

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forte quanto una donna. Un uomo al massimo riesce a<br />

badare a se stesso.<br />

Mi chiedo quale <strong>dei</strong> due guai è il peggiore: quello di<br />

Carlo che mi lega a lui, mani e piedi, testa e cuore, o<br />

questa conseguenza, il taglio <strong>dei</strong> legami col mio Fabio.<br />

Comunque non è vero che chiodo scaccia chiodo.<br />

Povero Fabio, quante volte, preoccupata di Carlo,<br />

ho passato il mio tempo insieme a lui mostrandogli attenzione<br />

provvisoria, e in fondo dandogli una specie di<br />

affetto truffaldino. Fabio mi apre il suo cuore, abbastanza,<br />

come sempre. Mentre io mi sforzo di non rivelargli<br />

che il mio cuore sta soffrendo per Carlo, che sono<br />

mille miglia da lui, da Fabio lì presente. Gli dispenso<br />

parole senza alcun legame col mio affanno reale e<br />

dominante. Gli sfuggo senza rimorso e senza sforzo.<br />

Sono sempre altrove, sono sempre con Carlo, anche<br />

quando invece sono lì con Fabio e devo essere con lui<br />

completamente.<br />

Ma quando glielo dico, a Fabio, di questo nuovo Carlo,<br />

è troppo tardi. Gli sembra una scusa, per chissà che<br />

cosa: – Perché non me l’hai detto prima, subito?<br />

Tra l’altro Fabio è un medico. Le sue guardie mediche<br />

notturne mi hanno suggerito a suo tempo di passare<br />

anch’io le notti al mio laboratorio.<br />

Cosa dovevo dirgli? Era già troppo tardi anche per<br />

me, quando l’ho saputo, di Carlo, ed era sempre trop-<br />

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po tardi quando venivo a sapere qualcos’altro di nuovo<br />

su mio fratello. Ed era sempre troppo tardi anche<br />

per Carlo. Figurarsi per Fabio.<br />

Fabio, Fabio, quanto l’ho amato? Che domande. La<br />

risposta è una: so che l’amo ancora. Ho mille cose dentro<br />

e fuori a darmi la misura di quell’abbandono, io<br />

che mi ero fatta da tempo l’abitudine a dormire con<br />

quelle sue braccia maschili intorno a me, nel profumo<br />

di lenzuola a due piazze che consideravo già matrimoniali,<br />

adesso troppo stretti per riuscire a contenere la<br />

mia agitazione di ogni notte a casa, dove anche il sonno<br />

sprofonda in incubi di annegamento, di Carlo, che<br />

erano anche miei.<br />

Fino a quando siamo stati insieme, dopo il guaio di<br />

Carlo, so di essermela cavata con discreta dignità, con<br />

Fabio, con moderato affetto e una quiete solidale. Forse<br />

era meno di quanto provano altri, ma era ancora<br />

piacevole il nostro rapporto, non proprio insoddisfacente,<br />

per lui, ne sono certa. E se non ci eravamo già<br />

sposati era perché toccava a me tenere insieme la vita<br />

di tre Pistis, morti i genitori. Tenere insieme i Pistis, mi<br />

dicevo, tutti e tre.<br />

Non ne tenevo insieme neanche uno. Tanto meno<br />

me stessa.<br />

Gliel’ho dovuto dire, a Fabio, questo guaio di Carlo.<br />

Lui ci ha pensato su. E ha detto: – Guai alle donne che<br />

vogliono cambiare gli uomini.<br />

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