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Giulio Angioni, Alba dei giorni bui - Sardegna Cultura

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segreto, come una specie di scaramanzia: se riesce con<br />

Gonaria l’Orecchiona, il segreto riesce anche con tutti,<br />

e se riesce il segreto, riesce anche il progetto di venirne<br />

fuori: – Riesce anche il recupero.<br />

– Recupero? – mi fa Carlo schifato. Odia la parola, lo<br />

manda in bestia.<br />

Va bene, d’accordo, questa parola non dovrà mai essere<br />

più detta fra di noi, pena la non riuscita, del recupero,<br />

dell’uscita dal tunnel, di quel che è. Hai ragione,<br />

è anche questione di parole. E anche di non dirle. Giusto,<br />

ci sto, niente recupero, niente tunnel.<br />

Anche Carlo ci sta. Gli conviene. Per lo meno ci sta<br />

per lunghi tratti a questo gioco del segreto, del camuffamento:<br />

– Tanto per l’Orecchiona tu sembri lo stesso<br />

uno qualsiasi.<br />

Perché l’aspetto di Carlo mostra poco, fuori casa. La<br />

faccia che esibisce, da bravo ragazzo, per tutti è tanto<br />

più vera di qualunque orrore di cui è responsabile.<br />

Perfino agli occhi furbi di Gonaria l’Orecchiona.<br />

Quello che mi è parso un tradimento, quel suo aspetto<br />

plausibile, perbene, che mi ha ingannato a lungo,<br />

eccola diventata una risorsa: non solo con Gonaria<br />

l’Orecchiona, ma con tutti gli altri, indifferenti sì, però<br />

curiosi, e me li immagino maligni: – Perché certe disgrazie<br />

sono sempre segrete e sempre risapute, – dice la<br />

signora Marianna che fa le pulizie al laboratorio. Già,<br />

le voci corrono invocando falsamente discrezione. Si<br />

compatisce la famiglia, però malignamente se ne cer-<br />

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cano i motivi, nelle pieghe nascoste della vita, nella teca<br />

genetica di tutto il parentado.<br />

Ma per Carlo e per me questo segreto mantenuto è<br />

l’ultimo legame, non solo una specie di speranza, di<br />

scaramanzia. Condividiamo questa sensazione, che se<br />

ci tradiamo, siamo perduti.<br />

Sembra poco ma è tanto. A Valentina non è bastato.<br />

A me sì, finora. Sono più fortunata, mi dico, mentre<br />

per lei vale di più la sentenza peggiore di babbo in pessimismo<br />

livornese, che Carlo adesso ci ripete: – La vita<br />

è un errore, chissà chi l’ha commesso, comunque è irrimediabile.<br />

Questo sentimento della crudeltà del mondo, della<br />

folla in agguato per colpirci, lo abbiamo riscoperto come<br />

qualcosa che avevamo condiviso in altri tempi,<br />

quando gli raccontavo certi orrori sul lettone grande in<br />

camera di mamma.<br />

Consolazione, merito, parte dell’errore? È stato un<br />

gioco serio, nel senso di babbo. Anche se Carlo lo monetizzava,<br />

questo nuovo segreto tra noi due. Ma lo teneva:<br />

– Cosa nostra, – diceva mafioso. E a volte tutto il<br />

guaio era come se così, in due, in combutta, lo potessimo<br />

prendere e buttare a quattro mani, forza, fuori dalla<br />

finestra, via dalla nostra vita, che tocchi a qualcun altro,<br />

direbbe Gonaria l’Orecchiona.<br />

Il segreto regge, a scanso di ostracismi, di pietà eccessive,<br />

di consolazioni indiscrete, di solidarietà troppo<br />

pelose, regge. Perché noi un giorno abbiamo fatto<br />

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