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Giulio Angioni, Alba dei giorni bui - Sardegna Cultura

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quando la incontrava e lei gli faceva le sue feste, ma lui<br />

non voleva che nemmeno lo notasse, quella lì: – No ti<br />

vojo!<br />

L’antiorecchionismo ci unisce ancora adesso. Tutti e<br />

due lo sfruttiamo, per scopi diversi perché Carlo con<br />

me lo monetizza. Se non ho più risorse io gli dico spesso<br />

che di un Carlo così chissà quanto riderebbe Gonaria<br />

l’Orecchiona, se sapesse. E lui solo al pensiero di<br />

Gonaria che ride di lui, si tira su, non vuole passare per<br />

minchione.<br />

Piccola e compatta, stretta stretta, Gonaria passa scivolando<br />

accanto ai muri, frettolosa, schiva <strong>dei</strong> luoghi<br />

aperti e frequentati, “tenendosi al guinzaglio da lei<br />

stessa”, parola di Carlo ragazzino, tutta a passetti pechinesi,<br />

con sotto il mento un invisibile ciadòr barbaricino.<br />

Ma questo è niente. Anzi, sarebbe anche simpatica,<br />

diceva babbo. È che Gonaria l’Orecchiona, mentre chiede<br />

fiducia a tutti quanti, non si fida di niente e di nessuno:<br />

– Lei le angurie le compra solo dopo che ne assaggia<br />

un tassello o anche due, – diceva mamma, anche attenta<br />

a Carlo, che non mangiasse troppa anguria, che le<br />

faceva fare la pipì a letto.<br />

– Chissà chi se le compra poi le angurie con le tacche,<br />

– si è chiesto a lungo Carlo da bambino, come uno <strong>dei</strong><br />

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misteri della vita, ai tempi che io gli simulavo gravidanze<br />

con meloni sotto il vestito, e lui grandi bicipiti con i<br />

pompelmi nelle maniche.<br />

Anche Gonaria l’Orecchiona ama le storie. Ma lei<br />

se le fila con spolette di pettegolezzi. Anche se coi<br />

suoi chiari occhi verdi da gatta non vede granché al di<br />

là del suo naso, dalle sue uscite guardinghe porta a<br />

casa il pattume quotidiano della vita, le notizie che<br />

escono dalle case giù in istrada, dalle finestre, come<br />

gli odori.<br />

Gonaria l’Orecchiona si concede il lusso quotidiano<br />

di un qualche lamento contro il mondo e della critica<br />

del prossimo. Anche se poi ostenta un’assoluta sufficienza,<br />

perché lei basta a se stessa, perciò accetta ogni<br />

cosa con mille proteste, meno i pettegolezzi, che azzanna<br />

col piacere più evidente, senza finte, poi se li<br />

rumina paziente e infine li rigurgita all’intorno: – Ha<br />

il piacere della disgrazia, del peccato, – diceva babbo<br />

di Gonaria l’Orecchiona.<br />

Così nel palazzo tutto si trasforma nel racconto delle<br />

più strane e preoccupanti cattiverie, orribili segreti,<br />

tremende meraviglie: bisbigliando, come se rivelasse il<br />

nome e il parentado dell’autore ufficialmente ignoto<br />

dell’ultimo assassinio del paese, o il nascondiglio impervio<br />

di un ostaggio sequestrato in pianura dai suoi<br />

compaesani.<br />

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