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Giulio Angioni, Alba dei giorni bui - Sardegna Cultura

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E come da bambino quando Carlo era fragile e piangeva<br />

nella notte, di nuovo ogni mattina bella o brutta<br />

gli faccio trovare la finestra spalancata, davanti al nostro<br />

antico panorama verso il mare, sempre ancora bello,<br />

sempre una sorpresa, anche dietro le nappe della<br />

pioggia: ecco, quello è Monte Urpinu, quella è la Sella<br />

del Diavolo, gli stagni e il mare largo del Golfo degli<br />

Angeli e noi sempre qui, non ci smuove nessuno, sani e<br />

salvi. E il mare che per gli altri è orizzontale, per te rimane<br />

verticale.<br />

Le notti giuste poi all’ora giusta ecco la luna in cima<br />

al cipresso nel giardino delle monache, l’ora migliore<br />

per parlare a tutti e due, per Carlo bambino amico del<br />

cipresso e della luna. E c’è un sacco di belle giornate<br />

qui da salutare la mattina, quando le schiere triangolari<br />

<strong>dei</strong> fenicotteri lasciano il Molentargius verso Santa<br />

Gilla, e viceversa poi la sera. O quando i gabbiani, come<br />

dicevo a Carlo da bambino, fanno le loro lente evoluzioni<br />

su e giù in cielo su trapezi d’aria.<br />

Certo che la sera per addormentarlo io gli raccontavo<br />

le mie storie, da bambino. Si accontentava di poco<br />

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