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Giulio Angioni, Alba dei giorni bui - Sardegna Cultura

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lei, di denunciare uno scippo, ce l’ha portata quasi di<br />

peso lì al commissariato, Gonaria l’Orecchiona nel suo<br />

ruolo di vicina. E per gentilezza Valentina legge quel<br />

verbale, l’elenco delle cose rubate che teneva dentro la<br />

borsetta: carta d’identità, cinquanta euro… Le viene<br />

voglia di piangere, adesso, ma di piangere molto, di<br />

starsene da sola a piangere tranquilla. Gonaria l’Orecchiona<br />

la guarda e se n’accorge. A volte si ritrovano anche<br />

i soldi, dice l’Orecchiona, col dito ad indicare dove<br />

va la firma. Io i soldi non li voglio, sbotta Valentina,<br />

cercando invano un fazzoletto nella borsa che non c’è.<br />

Come sarebbe, non li vuole? Non li voglio, ripete lei<br />

con meno forza, mentre prende la penna, si china sul<br />

verbale, firma… contenti voi. E poi senza borsetta le<br />

pare di non essere capace di scendere le scale al modo<br />

solito: la cerca, la mano va alla spalla, dove metterle<br />

adesso queste mani? Le manca il contrappeso e su quei<br />

tacchi alti le si sbilancia l’universo mondo. Se l’Orecchiona<br />

la sorregge, lei si sbilancia anche di più. Gonaria<br />

l’Orecchiona se la tira via, se la porta in un bar.<br />

Qualcosa di caldo, sì, per tirarsi su, perché Valentina<br />

trema ancora tutta e il cameriere se la coccola, le prepara<br />

il ghiaccio in un sacchetto da mettere sulla guancia<br />

che ha un livido che cresce, mentre sul televisore,<br />

appeso in alto lì davanti al banco del bar, Gatto Silvestro<br />

insegue Titti il Canarino e non lo prende mai.<br />

Finito il suo racconto, come vorrei che Valentina mi<br />

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cadesse tra le braccia per sfogarsi in pianto, abbandonando<br />

su di me il suo corpo virtuoso di maratoneta.<br />

Lei non lo fa, ma non continua a trafficare nel lavello<br />

di cucina, si scioglie il turbante bruscamente, se ne va<br />

in bagno e si mette a vomitare.<br />

Non mi ricordo più quanto ci ho messo a smettere il<br />

pensiero di ammazzarlo.<br />

Poi a riuscire a parlargli: per venire a sapere che lui<br />

non si era reso conto, e giura sulla tomba <strong>dei</strong> nostri<br />

genitori. Una deve crederci. Cosa conviene credere se<br />

no?<br />

Che ti serve sapere che si usano fra loro queste cose, e<br />

che hanno modi loro per farti cadere nella pania? Modi<br />

collaudati.<br />

E Carlo è uno di loro, di quelli che si devono aiutare,<br />

anche se fanno il mulo. Della nostra vecchia educazione<br />

cristiana ci rimane questa segreta passione verso gli<br />

esseri colpiti dalla vita, che non si curano di perdersi o<br />

salvarsi, – Verso quelli che noi dobbiamo farci garanti<br />

davanti a Dio, – diceva mamma; – Davanti all’umanità,<br />

– diceva babbo; – Insomma, verso gli sfigati, – aggiunge<br />

un giorno Carlo, e per cena schiaffi, come quell’altra<br />

sola volta, quando al problema di quale scuola scegliere,<br />

dopo le medie: – Io scelgo il motorino, – dice Carlo.<br />

E anche quest’altra idea sicuramente ci rimane, che<br />

mamma proclamava in questo modo: – Il tuo cuore<br />

non chieda mai nulla, in cambio di quello che dà. – E<br />

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