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Giulio Angioni, Alba dei giorni bui - Sardegna Cultura

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abbo sgridato da mamma per quel modo di usare le<br />

sedie alla rovescia: – La vergogna di esibirmi qui da noi<br />

in città, questo ti ho risparmiato, – e si stringe le mani<br />

sotto le ascelle, come mamma.<br />

– Grazie tante.<br />

La signora Marianna delle pulizie sogna sempre il figlio<br />

che in forma di topo si mangia e rode tutto quanto<br />

intorno, corpi compresi. Anche Carlo ci ha roso a poco<br />

a poco, senza più rubare, con le sue mani. Così io<br />

stessa sono diventata parte della refurtiva. Ma Valentina<br />

già prima di me. Per questo Valentina se n’è andata<br />

all’improvviso, davvero via, mica solo spalmandosi colori<br />

sulla faccia.<br />

Perché Valentina se n’è andata? Di se stessa, di questo<br />

nuovo Carlo, <strong>dei</strong> rapporti tra loro, Valentina non<br />

mi ha voluto mai parlare. Solo lamenti monchi, silenzi<br />

accusatori, di un’accusa totale contro il mondo che<br />

non vale la pena di cercare di capire.<br />

– Tu vuoi versare il mare in un bicchiere, – mi ha detto<br />

un giorno Valentina. – Ma il tuo Carlo svuoterebbe<br />

la casa e tutto il mondo per riempirsi la siringa.<br />

– Sarà, ma io, questo nostro Carlo lo devo salvare, –<br />

le grido.<br />

Valentina prende e va, mi lascia lì a sopportare l’eco<br />

del mio grido, nella casa vuota, a mani vuote. Ogni tentativo<br />

di colloquio con lei mi svuotava di coraggio, mi<br />

legava le mani, mi faceva scattare via senza il testimone.<br />

100<br />

E loro due? Da quella notte si sono evitati, Valentina<br />

e Carlo, qui in casa, lei dura e perentoria, lui noncurante,<br />

apatico, nel darsi un contegno anche con lei<br />

che semplicemente lo evitava. O meglio, faceva come<br />

se Carlo non ci fosse. Io la rimproveravo, e Valentina:<br />

– Infatti non c’è più, se mai c’è stato, il Carlo tuo.<br />

Non era difficile evitarsi. È un albergo da tempo ormai<br />

la nostra casa, come diceva mamma per ritardi a<br />

tavola e al riposo: – Non è un albergo qui santa madonna!<br />

– rincarava babbo.<br />

Dunque sono colpevole, la massima colpevole, io coi<br />

miei tempi alla rovescia: – Tu però, Valentina… Io non<br />

lo reggo questo tuo silenzio.<br />

Ma un giorno mi parla, Valentina con un asciugamano<br />

a turbante sui capelli lavati, telegrafica, in cucina di<br />

spalle, fingendo di rigovernare i piatti. Io le vado vicino,<br />

per incoraggiarla. Ma lei s’irrigidisce e si ritrae, con<br />

la scusa del turbante.<br />

Cosa mi dice Valentina non capisco bene, ma forse<br />

non posso, non voglio capire. E adesso devo mettere<br />

insieme troppe cose: il suo racconto a spizzichi e bocconi<br />

di quel giorno lì in cucina, i sogni che ci ho fatto<br />

e che continuo a fare, e sono incubi, le notizie e i commenti<br />

di Gonaria l’Orecchiona che presume che io<br />

sappia già tutto, più di lei, del perché quel giorno Valentina<br />

è finita in questura a denunciare… a denunciare<br />

cosa?, quel giorno lì, il giorno che poi Valentina<br />

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