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Untitled - L'Arte Antica Silverio Salamon

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Stuzzicato nella sua curiosità, l’osservatore può tentare di decifrare la misteriosa iscrizione,<br />

ma la ricerca potrebbe rivelarsi del tutto vana. Analogamente, l’interno invita<br />

all’esplorazione, ma porta a poche concrete scoperte. In primo piano, che è delineato con rapidi<br />

tratti, l’osservatore non identifica nessun libro e non è nemmeno in grado di stabilire se<br />

il globo sia un globo terracqueo o un globo celeste. Nell’angolo lontano della stanza, vediamo<br />

solo pile indistinte di libri. Anche il mucchio di carte che salta all’occhio alla luce del<br />

finestrone piombato non ci suggerisce alcunché del suo contenuto. L’unico dettaglio evidente<br />

e carico di significato è il teschio, messo appositamente in modo tale da ricordare il<br />

profilo del vecchio, memento a immagine dell’inevitabilità della morte e del mistero di ciò che<br />

va oltre la vita.<br />

Questa immagine vanta una lunga storia interpretativa. Il titolo più antico è quello che fu attributo<br />

all’opera nell’inventario risalente al 1679 delle proprietà appartenenti allo stampatore<br />

Clement de Jonghe. In quell’inventario, l’opera veniva denominata Practiserende alchimist,<br />

titolo di solito tradotto come Alchimista al lavoro.<br />

Attorno al 1731, il collezionista di Delft Valerius Röver (1686-1739) classificò la stampa come<br />

ritratto e gli attribuì il titolo di Il Dottor Faust. Edme-François Gersaint (1694-1750), autore<br />

del primo catalogo pubblicato delle stampe di Rembrandt intuì che il nome “Fautrius” affondava<br />

le sue radici nei misteri cabalistici. Quasi tutte le interpretazioni d’epoca successiva<br />

derivano da queste tre.<br />

L’attribuzione della figura di Faust a soggetto della stampa offre due ipotesi interpretative. La<br />

prima lo identifica come protagonista del Dr. Faust, la commedia di Christopher Marlowe<br />

(1564-1593), che drammatizza la leggenda che ha come argomento la vita e la morte misteriosa<br />

di Johann Faust, famoso stregone del XVI secolo. Benché i suoi disegni di attori e la sua illustrazione<br />

di Medea forniscano prove incontrovertibili dell’interesse di Rembrandt per il teatro,<br />

tuttavia non ci è dato sapere con precisione come saremmo potuti venire a conoscenza del<br />

racconto di Marlowe.<br />

La seconda ipotesi interpretativa suggerisce che la stampa sia in realtà un ritratto commemorativo<br />

di Fausto Socinio (1539-1604), fondatore della setta antitrinitaria, i cui adepti – con eccessivo<br />

ottimismo – ebbero a cercare rifugio nel relativamente tollerante ambiente religioso di<br />

Amsterdam. Questo complesso argomento richiama l’eco, peraltro piuttosto distante, di silografia<br />

di Rembrandt rappresentante un angelo reggente uno specchio che compare nello<br />

studio di Martin Lutero, uno degli eroi di Socinio. La relativa indipendenza di Rembrandt<br />

dalla chiesa calvinista e i suoi amplissimi interessi religiosi rendono plausibile la ricettività da<br />

parte dell’artista di idee non convenzionali. Come spesso ebbe a fare, anche stavolta<br />

Rembrandt lasciò l’incisione non firmata. Se costui fosse davvero Socinio, sarebbe stato pericoloso<br />

per l’artista identificarsi come autore dell’immagine. L’interpretazione ebraica della<br />

cabala ha precedenti in una pubblicazione del 1676 su amuleti che presentano una configurazione<br />

molto simile per testo e forma a quella di Rembrandt.<br />

Una silografia allegorica del 1652 che rappresenta un girasole cabalistico rivela che i due cerchi<br />

esterni di testo contengono vari nomi in riferimento a Dio. Il contatto di Rembrandt con<br />

il misticismo ebraico è in relazione con le sue illustrazioni del trattato mistico del rabbino<br />

Menassah ben Israel (1655), dal titolo La Piedra Gloriosa. Se il vecchio del ritratto fosse stato<br />

giudeo, il panno appeso sul lato sinistro dell’immagine potrebbe essere un tallith, cioè lo<br />

scialle con cui gli ebrei si avvolgono quando sono in preghiera.<br />

Se da un lato la spiegazione cabalistica ben si adatta agli elementi dell’immagine, dall’altro<br />

però, si dovrebbe essere molto cauti nell’usare il simbolo dell’amuleto come chiave di una<br />

specifica interpretazione, in quanto Rembrandt avrebbe potuto adottare quel simbolo semplicemente<br />

come esempio esotico di esoterismo, cioè una sorta di emblema stesso del mistero.<br />

L’interpretazione alchimistica è probabilmente quella più flessibile. Anche se l’alchimia è sostanzialmente<br />

la trasformazione del metallo base in oro, con il tempo essa ha assunto i connotati<br />

della magia e della ricerca delle conoscenze esoteriche. Fra i praticanti alchimisti troviamo<br />

giudei, cristiani ed eretici di qualsiasi tipo.<br />

Se non fosse stata così irresistibile come creazione puramente artistica, la stampa di<br />

Rembrandt non avrebbe attratto tanta curiosità. Grazie alla variazione di carta e inchiostro da<br />

una stampa all’altra dell’incisione, l’opera offre un’ampia gamma d’effetti. La stampa vivacemente<br />

luminosa che qui vediamo raffigurata fu impressa su carta europea bianca. Rembrandt<br />

asciugò selettivamente l’inchiostro dall’incisione, lasciandone solo un leggero velo su gran<br />

parte della superficie, come si può vedere nel primo piano lavorato con densità limitata, per<br />

enfatizzare l’oscurità della stanza. Il disco e la testa dell’uomo sono stati asciugati maggiormente<br />

per produrre una luminosità più focalizzata.

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