Untitled - L'Arte Antica Silverio Salamon

Untitled - L'Arte Antica Silverio Salamon Untitled - L'Arte Antica Silverio Salamon

salamonprints.com
from salamonprints.com More from this publisher
12.06.2013 Views

4 I GIOCHI DEI BAMBINI, oggi I BAMBINI, 1480 c.a (continua) Casi emblematici - rimanendo sempre nell’immagine di van Meckenem, che trova molte corrispondenze nelle incisioni e silografie dell’epoca - di un comportamento ambiguo, tra l’operare senza fini produttivi e socialmente riconosciuti, peculiare dell’ infanzia che gioca, e il fare, riconosciuto nei suoi modi e obiettivi tipico delle persone grandi; nesso tra queste due modalità operative sarebbe l’uso di arnesi da lavoro, che i bambini impiegano, ma sovente in modo defunzionalizzato, per trasformarli in attrezzi ludici, quasi a sedare la loro fatica e la loro ansia di piccoli operai. Così le stoviglie sul suolo possono essere degli strumenti serviti per giocare o troppo impegnativi per essere usati nel lavoro infantile, la frusta con cui il piccolo sollecita il cavallino un arnese rubato a un adulto e adoperato nel gioco, che a sua volta è mimetico di - o propedeutico a - condotte dei “grandi”. Si tratta di ambiguità frequenti nelle raffigurazioni rinascimentali dell’universo infantile, che ne suggeriscono plurime interpretazioni. (Egle Becchi, Milano, Settembre 2007). 7 LA SACRA FAMIGLIA CON SAN GIOVANNI, MADDALENA E NICODEMO, 1512 c.a (continua) in alto a sinistra è vuota tranne che per il paesaggio non portato a termine; e questa diagonale, quasi barocca trova un’eco e un’accentuazione in un muro che sale gradatamente da sinistra a destra, con la parte più bassa che risulta più alta della figura accovacciata di San Giuseppe, mentre la sua sezione più alta risulta più bassa del gruppo serrato dei “testimoni.” La tecnica grafica di questa stampa è audace e libera come il suo disegno e la sua iconografia. Limatura e Plattenton (una sorta di effetto velato probabilmente ottenuto con cartavetro) sono impiegati liberamente, ma alcune parti, come le teste di San Giovanni e di Nicodemo, sono cosi attenuate nella consistenza volumetrica da produrre un autentico effetto di plein air. Nel volto di San Giovanni non solo il modellato plastico ma anche i contorni sono ridotti a favore di un delicato gioco di luce e d’ombra, e il volto della Vergine, costruito di innumerevoli minuscoli colpi e graffi, non ha praticamente alcun contorno. Qui Dürer si avvicina, per una volta, all’ideale leonardesco dello sfumato, e in effetti la sua Vergine fa pensare alla Sant’Anna di Leonardo al Louvre. (E. PANOFSKY La vita e le opere di Albrecht Dürer, Londra 1965 Milano 1967, pag.195). 27 IL DOTTOR FAUST - L’ ERUDITO NEL SUO STUDIO, 1652 c.a (continua) Una misteriosa apparizione alla finestra del suo studio spinge un vecchio erudito ad alzarsi in piedi. Un raggio di luce proiettato attraverso la stanza fiocamente illuminata rischiara le scarne fattezze dell’uomo, che indossa un berretto bianco e vari strati di pelliccia, velluto e lino per proteggersi dal freddo. L’uomo ha lavorato a lungo, impegnato a leggere e a scrivere. Sul lato sinistro del bracciolo della sedia e su quello destro dello scrittoio, l’uomo si appoggia a fatica sulle nocche e si alza, nel tentativo di osservare meglio l’abbagliante visione. Fra le mezze tende parzialmente tirate, un alone luminoso circonda un disco con tre cerchi concentrici di lettere, di cui quello centrale porta l’iscrizione “INRI” (l’acronimo latino per “Gesù di Nazareth, Re dei Giudei”). Il disco criptico, trasformazione dei pannelli rotondi dipinti piombati tipici di tante finestre fiamminghe, funge da testa del corpo indistinto della figura visionaria. Fra nubi di vapore appaiono due mani spettrali, una indicante un vago riflesso del disco criptico nello specchio che l’altra mano tiene. Il vecchio erudito è stato interrotto, ma l’apparizione convoglia la conoscenza esoterica che egli stava cercando. Per lui si tratta di una rivelazione mistica. L’osservatore vede la scena da una prospettiva rialzata e l’occhio spazia su ogni più piccolo aspetto circostante, dal mappamondo, allo scrittoio ricoperto da un tappetino, ai libri, alle carte. Rembrandt sembra voler spostare con urgenza l’attenzione dell’osservatore oltre l’ingombro delle cose, verso il centro stesso dell’azione. Comprendiamo all’istante che l’uomo ha una visione, ma Rembrandt non ci consente di condividere in pieno ciò che il dotto erudito sta vedendo.

Stuzzicato nella sua curiosità, l’osservatore può tentare di decifrare la misteriosa iscrizione, ma la ricerca potrebbe rivelarsi del tutto vana. Analogamente, l’interno invita all’esplorazione, ma porta a poche concrete scoperte. In primo piano, che è delineato con rapidi tratti, l’osservatore non identifica nessun libro e non è nemmeno in grado di stabilire se il globo sia un globo terracqueo o un globo celeste. Nell’angolo lontano della stanza, vediamo solo pile indistinte di libri. Anche il mucchio di carte che salta all’occhio alla luce del finestrone piombato non ci suggerisce alcunché del suo contenuto. L’unico dettaglio evidente e carico di significato è il teschio, messo appositamente in modo tale da ricordare il profilo del vecchio, memento a immagine dell’inevitabilità della morte e del mistero di ciò che va oltre la vita. Questa immagine vanta una lunga storia interpretativa. Il titolo più antico è quello che fu attributo all’opera nell’inventario risalente al 1679 delle proprietà appartenenti allo stampatore Clement de Jonghe. In quell’inventario, l’opera veniva denominata Practiserende alchimist, titolo di solito tradotto come Alchimista al lavoro. Attorno al 1731, il collezionista di Delft Valerius Röver (1686-1739) classificò la stampa come ritratto e gli attribuì il titolo di Il Dottor Faust. Edme-François Gersaint (1694-1750), autore del primo catalogo pubblicato delle stampe di Rembrandt intuì che il nome “Fautrius” affondava le sue radici nei misteri cabalistici. Quasi tutte le interpretazioni d’epoca successiva derivano da queste tre. L’attribuzione della figura di Faust a soggetto della stampa offre due ipotesi interpretative. La prima lo identifica come protagonista del Dr. Faust, la commedia di Christopher Marlowe (1564-1593), che drammatizza la leggenda che ha come argomento la vita e la morte misteriosa di Johann Faust, famoso stregone del XVI secolo. Benché i suoi disegni di attori e la sua illustrazione di Medea forniscano prove incontrovertibili dell’interesse di Rembrandt per il teatro, tuttavia non ci è dato sapere con precisione come saremmo potuti venire a conoscenza del racconto di Marlowe. La seconda ipotesi interpretativa suggerisce che la stampa sia in realtà un ritratto commemorativo di Fausto Socinio (1539-1604), fondatore della setta antitrinitaria, i cui adepti – con eccessivo ottimismo – ebbero a cercare rifugio nel relativamente tollerante ambiente religioso di Amsterdam. Questo complesso argomento richiama l’eco, peraltro piuttosto distante, di silografia di Rembrandt rappresentante un angelo reggente uno specchio che compare nello studio di Martin Lutero, uno degli eroi di Socinio. La relativa indipendenza di Rembrandt dalla chiesa calvinista e i suoi amplissimi interessi religiosi rendono plausibile la ricettività da parte dell’artista di idee non convenzionali. Come spesso ebbe a fare, anche stavolta Rembrandt lasciò l’incisione non firmata. Se costui fosse davvero Socinio, sarebbe stato pericoloso per l’artista identificarsi come autore dell’immagine. L’interpretazione ebraica della cabala ha precedenti in una pubblicazione del 1676 su amuleti che presentano una configurazione molto simile per testo e forma a quella di Rembrandt. Una silografia allegorica del 1652 che rappresenta un girasole cabalistico rivela che i due cerchi esterni di testo contengono vari nomi in riferimento a Dio. Il contatto di Rembrandt con il misticismo ebraico è in relazione con le sue illustrazioni del trattato mistico del rabbino Menassah ben Israel (1655), dal titolo La Piedra Gloriosa. Se il vecchio del ritratto fosse stato giudeo, il panno appeso sul lato sinistro dell’immagine potrebbe essere un tallith, cioè lo scialle con cui gli ebrei si avvolgono quando sono in preghiera. Se da un lato la spiegazione cabalistica ben si adatta agli elementi dell’immagine, dall’altro però, si dovrebbe essere molto cauti nell’usare il simbolo dell’amuleto come chiave di una specifica interpretazione, in quanto Rembrandt avrebbe potuto adottare quel simbolo semplicemente come esempio esotico di esoterismo, cioè una sorta di emblema stesso del mistero. L’interpretazione alchimistica è probabilmente quella più flessibile. Anche se l’alchimia è sostanzialmente la trasformazione del metallo base in oro, con il tempo essa ha assunto i connotati della magia e della ricerca delle conoscenze esoteriche. Fra i praticanti alchimisti troviamo giudei, cristiani ed eretici di qualsiasi tipo. Se non fosse stata così irresistibile come creazione puramente artistica, la stampa di Rembrandt non avrebbe attratto tanta curiosità. Grazie alla variazione di carta e inchiostro da una stampa all’altra dell’incisione, l’opera offre un’ampia gamma d’effetti. La stampa vivacemente luminosa che qui vediamo raffigurata fu impressa su carta europea bianca. Rembrandt asciugò selettivamente l’inchiostro dall’incisione, lasciandone solo un leggero velo su gran parte della superficie, come si può vedere nel primo piano lavorato con densità limitata, per enfatizzare l’oscurità della stanza. Il disco e la testa dell’uomo sono stati asciugati maggiormente per produrre una luminosità più focalizzata.

4 I GIOCHI DEI BAMBINI, oggi I BAMBINI, 1480 c.a (continua)<br />

Casi emblematici - rimanendo sempre nell’immagine di van Meckenem, che trova molte corrispondenze<br />

nelle incisioni e silografie dell’epoca - di un comportamento ambiguo, tra<br />

l’operare senza fini produttivi e socialmente riconosciuti, peculiare dell’ infanzia che gioca, e<br />

il fare, riconosciuto nei suoi modi e obiettivi tipico delle persone grandi; nesso tra queste<br />

due modalità operative sarebbe l’uso di arnesi da lavoro, che i bambini impiegano, ma sovente<br />

in modo defunzionalizzato, per trasformarli in attrezzi ludici, quasi a sedare la loro fatica<br />

e la loro ansia di piccoli operai. Così le stoviglie sul suolo possono essere degli strumenti<br />

serviti per giocare o troppo impegnativi per essere usati nel lavoro infantile, la frusta<br />

con cui il piccolo sollecita il cavallino un arnese rubato a un adulto e adoperato nel gioco,<br />

che a sua volta è mimetico di - o propedeutico a - condotte dei “grandi”. Si tratta di ambiguità<br />

frequenti nelle raffigurazioni rinascimentali dell’universo infantile, che ne suggeriscono plurime<br />

interpretazioni. (Egle Becchi, Milano, Settembre 2007).<br />

7 LA SACRA FAMIGLIA CON SAN GIOVANNI, MADDALENA E NICODEMO,<br />

1512 c.a (continua)<br />

in alto a sinistra è vuota tranne che per il paesaggio non portato a termine; e questa diagonale,<br />

quasi barocca trova un’eco e un’accentuazione in un muro che sale gradatamente da sinistra a<br />

destra, con la parte più bassa che risulta più alta della figura accovacciata di San Giuseppe,<br />

mentre la sua sezione più alta risulta più bassa del gruppo serrato dei “testimoni.”<br />

La tecnica grafica di questa stampa è audace e libera come il suo disegno e la sua iconografia.<br />

Limatura e Plattenton (una sorta di effetto velato probabilmente ottenuto con cartavetro)<br />

sono impiegati liberamente, ma alcune parti, come le teste di San Giovanni e di Nicodemo,<br />

sono cosi attenuate nella consistenza volumetrica da produrre un autentico effetto di plein<br />

air. Nel volto di San Giovanni non solo il modellato plastico ma anche i contorni sono ridotti<br />

a favore di un delicato gioco di luce e d’ombra, e il volto della Vergine, costruito di innumerevoli<br />

minuscoli colpi e graffi, non ha praticamente alcun contorno. Qui Dürer si avvicina,<br />

per una volta, all’ideale leonardesco dello sfumato, e in effetti la sua Vergine fa pensare<br />

alla Sant’Anna di Leonardo al Louvre.<br />

(E. PANOFSKY La vita e le opere di Albrecht Dürer, Londra 1965 Milano 1967, pag.195).<br />

27 IL DOTTOR FAUST - L’ ERUDITO NEL SUO STUDIO, 1652 c.a (continua)<br />

Una misteriosa apparizione alla finestra del suo studio spinge un vecchio erudito ad alzarsi<br />

in piedi. Un raggio di luce proiettato attraverso la stanza fiocamente illuminata rischiara le<br />

scarne fattezze dell’uomo, che indossa un berretto bianco e vari strati di pelliccia, velluto e<br />

lino per proteggersi dal freddo. L’uomo ha lavorato a lungo, impegnato a leggere e a scrivere.<br />

Sul lato sinistro del bracciolo della sedia e su quello destro dello scrittoio, l’uomo si appoggia<br />

a fatica sulle nocche e si alza, nel tentativo di osservare meglio l’abbagliante visione. Fra le<br />

mezze tende parzialmente tirate, un alone luminoso circonda un disco con tre cerchi concentrici<br />

di lettere, di cui quello centrale porta l’iscrizione “INRI” (l’acronimo latino per<br />

“Gesù di Nazareth, Re dei Giudei”). Il disco criptico, trasformazione dei pannelli rotondi<br />

dipinti piombati tipici di tante finestre fiamminghe, funge da testa del corpo indistinto della<br />

figura visionaria. Fra nubi di vapore appaiono due mani spettrali, una indicante un vago riflesso<br />

del disco criptico nello specchio che l’altra mano tiene. Il vecchio erudito è stato interrotto,<br />

ma l’apparizione convoglia la conoscenza esoterica che egli stava cercando. Per lui si<br />

tratta di una rivelazione mistica.<br />

L’osservatore vede la scena da una prospettiva rialzata e l’occhio spazia su ogni più piccolo<br />

aspetto circostante, dal mappamondo, allo scrittoio ricoperto da un tappetino, ai libri, alle<br />

carte. Rembrandt sembra voler spostare con urgenza l’attenzione dell’osservatore oltre<br />

l’ingombro delle cose, verso il centro stesso dell’azione. Comprendiamo all’istante che<br />

l’uomo ha una visione, ma Rembrandt non ci consente di condividere in pieno ciò che il<br />

dotto erudito sta vedendo.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!