Untitled - L'Arte Antica Silverio Salamon

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ISRAHEL VAN MECKENEM, Mechenheim 1440-45 – Bocholt 1503 4 I GIOCHI DEI BAMBINI, oggi I BAMBINI, 1480 c.a Bulino, monogrammato in lastra in basso verso destra. Bibliografia: Hollstein –German – XXIV.479 II/II, Lehrs IX.479 II/II. (mm. 109x139). [22664G] Splendida ed estremamente rara prova nel secondo stato su due (del primo stato non esistono più di 10-12 prove). Impressa su carta coeva con la filigrana della ‘Y gotica con la croce’ (Lehrs 43), databile alla fine del XV secolo e caratteristica delle stampe di Israhel van Meckenem. In perfetto stato di conservazione, completa della parte incisa e con la linea marginale visibile sul lato destro e in molti tratti degli altri lati. Al verso: Timbro di collezione ‘C.F. in un rettangolo’ non riportato dal Lugt, ma segnalato alla Fondazione Custodia di Parigi per l’edizione del Lugt 2008-2009. Lehrs, nel suo studio sull’opera grafica di van Meckenem, stima esistenti circa 80 esemplari tra il primo e il secondo stato, e compresi quelli conservati nei musei. Per la nostra esperienza gli esemplari esistenti sono molto meno. La letteratura considera questa stampa interpretazione di disegni perduti del Maestro del Libro di Casa (attivo in Germania alla fine del XV secolo - morto dopo il 1505). Sono bimbetti umani esili e seri, quelli dell’immagine di van Meckenem, non putti spesso dotati di alucce, o esserini dell’immaginario mitologico; e appaiono ben diversi anche dai molti bimbi della statuaria quattrocentesca, paffuti e ridenti. Piccoli impegnati, ognuno per conto proprio o in coppia, là dove decifrano segni su una tavoletta cerata, tipica dell’armamentario scolastico antico. Giocano? Direi piuttosto che, tranne quello che cavalca un cavallino di legno e lo colpisce con una frusta, sono occupati in imprese adultomorfe: versano o attingono acqua, circondati da arnesi propri della quotidianità dei “grandi”-tazze, recipienti, cuscini, cucchiai, oggetti certamente non ludiformi -. Questo aspetto l’hanno sì in comune con molta infanzia idealizzata dell’epoca : si tratta quasi sempre di bimbi che non sono oziosi, ma appaiono indaffarati in attività utili. L’ arte del XV secolo insiste su questa operosità non improduttiva del bambino, e pare continuare la tradizione classica che, secondo Filostrato di Lemno, autore del III secolo d.C., narra che Dedalo aveva affidato la pulizia del labirinto di Creta a dei putti, piccoli lavoratori ante litteram. Se anche tutti questi bimbi quattrocenteschi sono esaltati in alcuni tratti della loro bellezza, e appaiono al di fuori di ogni costrizione e fatica, si tratta pur sempre di piccoli stornati dai loro giochi – inutili se non oziosi agli occhi degli adulti - e rappresentati come impegnati – da chi e perché ? – in imprese mirate, i quali si avvalgono di arnesi del mondo adulto, che usano compatibilmente con la loro statura e le loro forze: sostengono colonne, reggono tende, raccolgono frutti, versano acqua, suonano strumenti, danzano in modo composto, cantano, pregano; imitano, insomma, comportamenti dei “grandi”, come lo fanno anche gli angioletti ormai infanti sacri della pittura e della grafica dell’epoca, e si dimostrano capaci di azioni mirabili, quale il Cristo Bambino che tiene il mondo nella sua manina. Nel farlo non sembrano né costretti né affaticati, ma allegri e divertiti, come se giocassero a loro piacere. Del gioco questo lavoro infantile presenta, infatti, dei residui: molto spesso, mentre operano in modo utile, si fanno dispetti l’un l’altro, si rincorrono, si rubano oggetti, disfano quanto un altro bambino compie: nel nostro caso si può pensare che il bambino con l’abitino lungo versi acqua e che il suo compagno non l’aiuti, ma vuoti il grande vaso che l’altro si industria a riempire, impedito nella sua attività dal bambino sdraiato sotto il recipiente, che lo allontana con un piedino, quasi a dire che il loro fare sta tra il gioco, attività elettiva del bambino, e il produrre socialmente accreditato del mondo adulto. Continua al fondo del catalogo

ISRAHEL VAN MECKENEM,<br />

Mechenheim 1440-45 – Bocholt 1503<br />

4 I GIOCHI DEI BAMBINI, oggi I BAMBINI, 1480 c.a<br />

Bulino, monogrammato in lastra in basso verso destra.<br />

Bibliografia: Hollstein –German – XXIV.479 II/II, Lehrs IX.479 II/II.<br />

(mm. 109x139). [22664G]<br />

Splendida ed estremamente rara prova nel secondo stato su due (del primo<br />

stato non esistono più di 10-12 prove). Impressa su carta coeva con la filigrana<br />

della ‘Y gotica con la croce’ (Lehrs 43), databile alla fine del XV secolo e<br />

caratteristica delle stampe di Israhel van Meckenem. In perfetto stato di conservazione,<br />

completa della parte incisa e con la linea marginale visibile sul lato<br />

destro e in molti tratti degli altri lati.<br />

Al verso:<br />

Timbro di collezione ‘C.F. in un rettangolo’ non riportato dal Lugt, ma segnalato<br />

alla Fondazione Custodia di Parigi per l’edizione del Lugt 2008-2009.<br />

Lehrs, nel suo studio sull’opera grafica di van Meckenem, stima esistenti circa<br />

80 esemplari tra il primo e il secondo stato, e compresi quelli conservati nei<br />

musei. Per la nostra esperienza gli esemplari esistenti sono molto meno. La<br />

letteratura considera questa stampa interpretazione di disegni perduti del<br />

Maestro del Libro di Casa (attivo in Germania alla fine del XV secolo - morto<br />

dopo il 1505).<br />

Sono bimbetti umani esili e seri, quelli dell’immagine di van Meckenem, non putti spesso dotati<br />

di alucce, o esserini dell’immaginario mitologico; e appaiono ben diversi anche dai molti<br />

bimbi della statuaria quattrocentesca, paffuti e ridenti. Piccoli impegnati, ognuno per conto<br />

proprio o in coppia, là dove decifrano segni su una tavoletta cerata, tipica dell’armamentario<br />

scolastico antico. Giocano? Direi piuttosto che, tranne quello che cavalca un cavallino di legno<br />

e lo colpisce con una frusta, sono occupati in imprese adultomorfe: versano o attingono acqua,<br />

circondati da arnesi propri della quotidianità dei “grandi”-tazze, recipienti, cuscini, cucchiai,<br />

oggetti certamente non ludiformi -. Questo aspetto l’hanno sì in comune con molta infanzia<br />

idealizzata dell’epoca : si tratta quasi sempre di bimbi che non sono oziosi, ma appaiono indaffarati<br />

in attività utili. L’ arte del XV secolo insiste su questa operosità non improduttiva del<br />

bambino, e pare continuare la tradizione classica che, secondo Filostrato di Lemno, autore del<br />

III secolo d.C., narra che Dedalo aveva affidato la pulizia del labirinto di Creta a dei putti, piccoli<br />

lavoratori ante litteram. Se anche tutti questi bimbi quattrocenteschi sono esaltati in alcuni<br />

tratti della loro bellezza, e appaiono al di fuori di ogni costrizione e fatica, si tratta pur sempre<br />

di piccoli stornati dai loro giochi – inutili se non oziosi agli occhi degli adulti - e rappresentati<br />

come impegnati – da chi e perché ? – in imprese mirate, i quali si avvalgono di arnesi del<br />

mondo adulto, che usano compatibilmente con la loro statura e le loro forze: sostengono colonne,<br />

reggono tende, raccolgono frutti, versano acqua, suonano strumenti, danzano in modo<br />

composto, cantano, pregano; imitano, insomma, comportamenti dei “grandi”, come lo fanno<br />

anche gli angioletti ormai infanti sacri della pittura e della grafica dell’epoca, e si dimostrano<br />

capaci di azioni mirabili, quale il Cristo Bambino che tiene il mondo nella sua manina. Nel<br />

farlo non sembrano né costretti né affaticati, ma allegri e divertiti, come se giocassero a loro piacere.<br />

Del gioco questo lavoro infantile presenta, infatti, dei residui: molto spesso, mentre operano<br />

in modo utile, si fanno dispetti l’un l’altro, si rincorrono, si rubano oggetti, disfano<br />

quanto un altro bambino compie: nel nostro caso si può pensare che il bambino con l’abitino<br />

lungo versi acqua e che il suo compagno non l’aiuti, ma vuoti il grande vaso che l’altro si industria<br />

a riempire, impedito nella sua attività dal bambino sdraiato sotto il recipiente, che lo<br />

allontana con un piedino, quasi a dire che il loro fare sta tra il gioco, attività elettiva del bambino,<br />

e il produrre socialmente accreditato del mondo adulto.<br />

Continua al fondo del catalogo

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