Notiziario Rotary 128 WEB.indd - Rotary Cagliari Est
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UN RAPPORTO ANCORA DIFFICILE<br />
CON IL GRANDE PUBBLICO<br />
Naturalmente la faccenda può diventare<br />
lunga e complicata quanto basta<br />
per scrivere un paio di trattati. E allora<br />
sarebbe un altro paio di maniche.<br />
Non essendo però l’obbiettivo quello<br />
di dissertare su “comunicazione”, “informazione”<br />
(completa, corretta o no),<br />
con il conseguente rimbalzo su “notizia”<br />
(che porta alle appendici di vera, falsa,<br />
parziale, inventata, distorta e via di seguito),<br />
ma di ipotizzare una soluzione<br />
alla giusta preoccupazione del <strong>Rotary</strong> di<br />
inserirsi in un mondo sempre più frenetico,<br />
fragoroso e selvaggio quale quello<br />
della “comunicazione”, l’approccio può<br />
essere tentato. A spingere la navigazione<br />
di Alberto AIME<br />
UN’IMMAGINE SIMBOLO DELLA COMUNICAZIONE<br />
in un mare infi do è la necessità della più<br />
grande associazione del mondo di spiegare<br />
al colto e all’inclita che l’immagine<br />
distorta e a volte impietosa che veleggia<br />
tra la folla è frutto di strani pregiudizi<br />
che risalgono alle origini dell’ormai ultracentenario<br />
sodalizio. Tutto qui. Poca<br />
cosa, a prima vista, dato che per correggere,<br />
rinnovare, rinvigorire, rinverdire<br />
un’immagine con la comunicazione<br />
esistono pacchi di regole per di più codifi<br />
cate.<br />
Ma, se la navigazione continua con<br />
fortune alterne, molto probabilmente<br />
i nuovi codici e pandette non bastano.<br />
Da un lato infatti il <strong>Rotary</strong> le applica<br />
da un bel pezzo (del resto, non è nato<br />
in America dove il marchingegno è<br />
stato inventato?); dall’altro, adottato il<br />
principio, si è anche munito di mezzi,<br />
strumenti e quant’altro serve all’uopo<br />
(organi di informazione – reali e virtuali<br />
– pubbliche relazioni, eccetera). Con<br />
successo mediocre se resta (e pesa, altro<br />
se pesa) la distorsione iniziale (frutto<br />
anch’essa di una comunicazione) per<br />
cui il <strong>Rotary</strong>, etichettato alle origini<br />
come raduno di plutocrati, di nobili (almeno<br />
in Europa) e di potenti della terra<br />
in genere continua ad essere additato<br />
come tale. Così come viene considerato<br />
organizzatore di banchetti pantagruelici<br />
ad opera di nullafacenti, nella migliore<br />
delle ipotesi. Potenza della comunicazione,<br />
anche quando, frutto di un errore<br />
iniziale, perpetua un peccato veniale<br />
dandogli il marchio di originale, per<br />
di più indelebile. L’antefatto è collocato<br />
intorno agli anni ’20, ’30 del secolo<br />
scorso: selezione degli iscritti (tutti astri<br />
di prima grandezza), scelta dei luoghi<br />
di riunione dei primi club rotariani italiani,<br />
diff usi con molta magniloquenza,<br />
quanto meno sconcertano chi non<br />
aveva interesse non voleva o non poteva<br />
approfondire motivazioni ed obbiettivi<br />
della nuova associazione. La quale inoltre<br />
ha, all’epoca, il potere di far pubblicare<br />
i resoconti di quasi tutto ciò che<br />
fa, insistendo così nella costruzione di<br />
un’immagine a dir poco infi da (ci furono<br />
contrasti ideologici) della ancor giovane<br />
creatura di Paul Harris.<br />
Peccato di gioventù e di entusiasmo<br />
che però non ha ancora trovato gene-<br />
Il rotary e la comunicazione<br />
rale assoluzione. Risultato: anche se il<br />
<strong>Rotary</strong> non è più giovane ed ha dato<br />
dimostrazione urbi et orbi di quanto<br />
valga, il diffi cile rapporto col “grande<br />
pubblico” resta. Non solo, si enfatizza e<br />
si moltiplica grazie alla sempre più rapida<br />
e incontrollabile diff usione e utilizzo<br />
di mass media tradizionali e nuovi (la<br />
rete, grande punto d’incontro di realtà<br />
e di illusioni). Insomma, globalizzazione<br />
perversa che qui crea non eff etti positivi,<br />
ma esalta al massimo il peccato<br />
iniziale.<br />
Problema odierno: rimontare una<br />
corrente avversa con l’ulteriore ostacolo<br />
di venti contrari; ad esempio il confronto<br />
con tante associazioni di volontariato<br />
(inesistenti o quasi prima), la maggior<br />
parte delle quali attivissime e validissime.<br />
Realtà che, consce del proprio valore<br />
e sacrifi cio, tendono non tanto a<br />
“stare in vetrina” quanto a raccogliere<br />
mezzi fi nanziari da reinvestire in opere<br />
di bene. Esattamente come il <strong>Rotary</strong>, il<br />
quale però parte con l’handicap di esser<br />
preso, bene che vada, come elargitore<br />
di carità pelosa, perché proveniente da<br />
ricconi sbafatori in momentanea vena<br />
fi lantropica.<br />
Rimedio Primo: dotarsi dei mezzi canonicamente<br />
previsti per “comunicare”.<br />
Il <strong>Rotary</strong> ne è ormai saldamente in possesso<br />
e almeno in questi si può leggere<br />
(per chi ne ha voglia, come cent’anni fa)<br />
la reale essenza e attività dell’associazione:<br />
quindi professionisti riuniti attorno<br />
ad un tavolo (quasi sempre con poche<br />
vivande) per progettare opere di bene<br />
e per riuscire a trovare abbastanza soldi<br />
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