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Notiziario Rotary 128 WEB.indd - Rotary Cagliari Est

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tradizione e globalizzazione<br />

UN FALÒ IN OCCASIONE DELLA FESTA DI SANT’ANTONIO<br />

casi viene dato secondo una certa logica<br />

e non come per Natale, la festa di Gesù,<br />

anch’essa superglobalizzata, nella quale<br />

è, invece, il festeggiato a recare i doni<br />

agli altri!<br />

Ma per noi sardi sono ben altra<br />

cosa persino i falò (is fogadonis) che<br />

in molti centri dell’isola si accendono<br />

ancora oggi in onore di Sant’Antonio<br />

abate (gennaio), San Giovanni Battista<br />

(giugno), Santa Barbara (dicembre) e<br />

San Sebastiano (gennaio). Anch’essi<br />

rappresentano circostanze molto attese<br />

per fare festa tutti insieme con i vicini<br />

di casa, i parenti, gli amici ed i passanti<br />

occasionali. Per tutti c’è da mangiare e<br />

da bere, con tutti si parla e si scherza<br />

incuranti del freddo e fi no a sera tarda.<br />

Nei fuochi di San Giovanni si impiega<br />

una quantità di legna molto più ridotta<br />

rispetto agli altri per consentire ai<br />

giovani ed agli adulti di ambo i sessi di<br />

saltarli in un gaio e crescente tripudio<br />

collettivo, nel convincimento popolare<br />

di contribuire a purifi care l’ambiente e a<br />

liberare se stessi da qualunque presenza<br />

maligna.<br />

La socializzazione e l’aggregazione<br />

sono, quindi, le componenti essenziali<br />

delle feste isolane. Stando insieme si<br />

balla e si canta, si beve e si mangia, si<br />

fanno nuove conoscenze, si raff orzano<br />

le vecchie amicizie e si cerca di eliminare<br />

i vecchi rancori. Si è tutti sullo stesso<br />

piano. Al ballo tondo di un tempo<br />

prendeva parte l’intera popolazione: era<br />

suffi ciente darsi la mano ed entrare nel<br />

cerchio che così diventava sempre più<br />

ampio.<br />

A partire, tuttavia, dagli anni Sessanta<br />

e Settanta del secolo scorso anche le<br />

feste, in conseguenza del noto processo<br />

di industrializzazione ed in nome di una<br />

modernizzazione non meglio precisata,<br />

hanno perso gran parte del loro antico<br />

fascino, così come, del resto, è accaduto<br />

per il nostro vasto e ricco patrimonio di<br />

tradizioni culturali e popolari. Specie<br />

nei paesi più spopolati per la consistente<br />

emigrazione di quel periodo, è subentra<br />

un’aria di sconforto e di rassegnazione<br />

che pian piano ha alquanto attenuato<br />

sul nascere, ma, per fortuna, non<br />

eliminato del tutto, la stessa voglia di<br />

ballare, di cantare e di suonare.<br />

Una volta le feste del Santo Patrono,<br />

in particolare, duravano anche più giorni<br />

ed erano seguite con molta trepidazione.<br />

I preparativi erano frenetici e pieni<br />

di grande entusiasmo. Un apposito<br />

Comitato (is obreris) organizzava con<br />

meticolosità i vari momenti, sia quelli<br />

religiosi, come i riti liturgici, le messe,<br />

la processione, sia quelli più meramente<br />

profani come i balli in piazza con i<br />

suonatori più famosi, le gare tra i poeti<br />

improvvisatori e quelle tra i cantadoris,<br />

i divertimenti per ogni età, le tenzoni<br />

sportive e le attrazioni di qualsiasi tipo.<br />

tradizione e globalizzazione<br />

Nei mesi precedenti si raccoglievano,<br />

mediante l’apposita questua, i fondi<br />

occorrenti per garantire lo svolgimento<br />

migliore delle manifestazioni più<br />

gradite e coinvolgenti.<br />

L’obiettivo era quello di programmare<br />

una festa migliore di quella dell’anno<br />

precedente, con novità e sorprese<br />

eccezionali di cui parlare per lungo<br />

tempo. Pertanto gli organizzatori<br />

non lasciavano niente al caso, ma si<br />

impegnavano al massimo per ben<br />

fi gurare ed avere l’apprezzamento della<br />

gente che in quei giorni cercava di<br />

dimenticare, almeno per qualche ora,<br />

le fatiche ed i problemi quotidiani,<br />

allontanando i pensieri sgraditi e<br />

distraendosi il più possibile, magari<br />

con il semplice passeggiare per le viuzze<br />

del paese allegramente ornate da una<br />

miriade di bandierine e ravvivate, la<br />

sera, dalle fantasmagoriche luminarie.<br />

Nei giorni della festa erano presenti<br />

anche le persone che per motivi di<br />

studio o di lavoro, durante l’anno erano<br />

impegnate altrove. Si indossava l’abito<br />

buono e quando ancora si usava portare<br />

il costume sardo, era tutto uno stupendo<br />

trionfo di ori e di colori: broccati, sete<br />

e velluti splendevano come fi ori di un<br />

giardino ben curato.<br />

Persino i buoi che, nel corso della<br />

processione, in molti paesi trainavano<br />

il carro con il simulacro del Santo,<br />

venivano addobbati in modo inusuale<br />

e decisamente vivace: sulla punta delle<br />

corna ben lucidate erano confi ccate<br />

grosse arance o limoni adornati con<br />

mazzolini di fi ori e nastri multicolori;<br />

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