2-il bacio del peccato - only fantasy
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Lisa Desrochers<br />
IL BACIO DEL<br />
PECCATO<br />
Personal Demons<br />
(VOL. 2)
MML 020
A Steven, perché capisce<br />
senza dover chiedere.<br />
[...] Però che tu rificchi<br />
la mente pur a le cose terrene,<br />
di vera luce tenebre dispicchi.<br />
Dante Alighieri, Purgatorio, XV 64-66
Capitolo 1<br />
Si può tirar fuori <strong>il</strong> demone<br />
dall’Inferno...<br />
Luc<br />
Non che io mi stia lamentando, ma uno degli<br />
svantaggi di essere un demone divenuto uomo è che<br />
non sono più indistruttib<strong>il</strong>e. Fisso <strong>il</strong> mio volto<br />
sanguinante nello specchio e risciacquo <strong>il</strong> rasoio nel<br />
lavandino. Quando esamino la moltitudine di ferite<br />
grondanti, mi domando quanto sangue un uomo possa<br />
permettersi di perdere.<br />
Il che mi porta a un altro degli svantaggi <strong>del</strong>l’essere<br />
umano: l’igiene personale. Perché l’Onnipotente<br />
progetti degli umani che necessitano di tanta<br />
manutenzione va oltre la mia comprensione. E in tutti<br />
questi m<strong>il</strong>lenni ho pensato che fossimo noi demoni<br />
quelli attratti dalla tortura.<br />
Ho ancora difficoltà ad abituarmi all’idea di tutto<br />
questo: la mia nuova vita. Frannie. Mi sono svegliato<br />
nella mia macchina stamattina e ho avuto una fitta al<br />
cuore perché, per un istante, ero sicuro che fosse stato<br />
tutto un sogno. Ma è stato <strong>il</strong> mio cuore dolorante – e<br />
innanzitutto <strong>il</strong> fatto che ero addormentato – a<br />
convincermi <strong>del</strong> contrario.<br />
Lo zolfo non prova dolore.<br />
Il che mi porta a considerare un ulteriore svantaggio:<br />
<strong>il</strong> sonno. Ora che devo dormire, non posso proteggere<br />
Frannie come voglio. Con un po’ di aiuto <strong>del</strong> caffè di
Starbucks, sono stato in grado di resistere fino a ieri<br />
notte. Ma alle quattro di questa mattina ero<br />
profondamente addormentato nella mia macchina<br />
davanti a casa sua, appoggiato al volante, con la bava<br />
sulla manica. Finirò per dover discutere i turni con<br />
Matt.<br />
Frannie insiste che non ha bisogno di un angelo<br />
custode, ma io sono contento di aiutarla. Ovviamente,<br />
con lei non sono stato <strong>del</strong> tutto sincero. Lei non sa che<br />
veglio ancora ogni notte. Probab<strong>il</strong>mente mi farebbe<br />
vomitare l’anima, se lo sapesse. È un po’ imbarazzante<br />
pensare che la mia fidanzata, che è alta 1,58 m e pesa<br />
45 ch<strong>il</strong>i, potrebbe prendermi a calci nel sedere, ma<br />
sfortunatamente è vero.<br />
«Frannie sta arrivando».<br />
Nonostante la voce suoni <strong>del</strong>icata e musicale, mi<br />
terrorizza ancora tremendamente. È bene che <strong>il</strong> rasoio<br />
sia nel lavandino, perché se fosse stato sul mio volto<br />
avrebbe provocato un altro fiotto di sangue.<br />
Ruoto su me stesso ed esploro <strong>il</strong> mio studio alla<br />
ricerca <strong>del</strong>la fonte di quell’affermazione. Matt sta<br />
appoggiato alla parete accanto a un’estremità <strong>del</strong> mio<br />
murale incompleto, con i pollici appesi alle tasche<br />
anteriori dei suoi jeans consumati.<br />
«Tua madre non ti ha mai detto che non bussare è da<br />
maleducati?», faccio io. Ma vedere un angelo lì, in<br />
piedi, accanto alla mia pittura <strong>del</strong>l’Inferno a tutta<br />
parete è più di quanto riesca a sopportare, e scoppio a<br />
ridere.<br />
I riccioli biondo sabbia di Matt gli arrivano quasi alle<br />
spalle, e <strong>il</strong> suo volto abbronzato è benevolmente<br />
angelico – salvo per <strong>il</strong> fatto che mi guarda come se<br />
volesse uccidermi. Se non lo conoscessi bene, giurerei<br />
che si tratta di un angelo vendicatore, non di un<br />
custode. Ma, appena mi riprendo, un accenno di
sorriso si fa breccia in quegli occhi azzurri.<br />
«Potrebbe aver detto qualcosa in proposito».<br />
Odio che Frannie abbia bisogno di un custode. Odio<br />
non poter più proteggerla. Ma la mia forza si è<br />
completamente prosciugata. Non c’è più energia nelle<br />
can<strong>del</strong>e. Mi manca davvero essere in grado di sparare<br />
le fiamme <strong>del</strong>l’Inferno dai pugni e polverizzare anche <strong>il</strong><br />
ricordo stesso <strong>del</strong>le cose.<br />
Ma tornerei ad essere quello che ero?<br />
Mai.<br />
Sollevo un sopracciglio, guardandolo. «Allora, se<br />
Frannie sta arrivando, perché non stai vegliando su di<br />
lei? Già fallisci nel tuo lavoro? Che diavolo di angelo<br />
custode sei?».<br />
Un gran sorriso si apre sul volto di Matt, mentre si<br />
scosta dal muro. «Guida così veloce che neanche i<br />
Segugi <strong>del</strong>l’Inferno potrebbero prenderla da lì a qui».<br />
Sorrido pensando a lei che guida quella Mustang <strong>del</strong><br />
’65 color blu mezzanotte decappottab<strong>il</strong>e, con <strong>il</strong><br />
tettuccio abbassato, la musica al massimo. Guida<br />
pericolosamente veloce, ma questo ha un qualcosa di<br />
sensuale.<br />
«A proposito, grazie per <strong>il</strong> cambio di ieri notte», dico,<br />
mentre Matt scivola lungo la mia libreria e scorre i<br />
titoli. «Speravo che tutta questa cosa <strong>del</strong> sonno fosse<br />
superata. Immagino che avessi torto».<br />
Estraendo dai volumi la mia copia originale <strong>del</strong><br />
Purgatorio di Dante, aggrotta le sopracciglia. «Sapevo<br />
che saresti stato inut<strong>il</strong>e. Non capirò mai come abbia<br />
fatto Gabriel a pensare che saresti stato di qualche<br />
aiuto». Sfoglia le pagine, poi volta nuovamente lo<br />
sguardo accigliato verso di me. «Finirai per cadere di<br />
nuovo nelle tue vecchie abitudini. Ne sono certo. I<br />
demoni non cambiano».<br />
«Ma io non sono più un demone. Non ci sono
“vecchie abitudini”. È tutto cancellato».<br />
«Cadrai». Mi lancia uno sguardo furbo di<br />
autocompiacimento, poi ripone Dante nella libreria.<br />
«E quando succederà, spero che sia una bella caduta.<br />
Muoio dalla voglia di punire qualcuno. Nulla mi<br />
farebbe più felice se si trattasse di te».<br />
«Pensavo che solo la mano di Dio potesse punire».<br />
Un sorriso enigmatico arriccia gli angoli <strong>del</strong>la sua<br />
bocca. «Non credere a tutto ciò che senti».<br />
Torno in bagno, scuotendo la testa, e con un<br />
asciugamano mi tolgo dal viso le ultime tracce di<br />
crema da barba.<br />
«Quando arriverà?», dico, esaminando ancora le mie<br />
ferite allo specchio e stirandomi le occhiaie scure.<br />
Il mio dito scorre lungo la cicatrice rosso sangue che<br />
mi scende sulla parte destra <strong>del</strong> volto – <strong>il</strong> regalo di<br />
addio di Beherit –, mentre Matt scruta nello specchio<br />
da sopra la mia spalla e dice: «Ora».<br />
Lo spingo da un lato e attraverso lo studio fino alla<br />
finestra, aprendola con forza, giusto in tempo per<br />
vederla accostare accanto alla mia Shelby Cobra nera<br />
<strong>del</strong> ’68 e saltare giù dalla macchina. Il suo volto è<br />
raggiante mentre mi saluta con la mano e procede<br />
verso la porta <strong>del</strong> palazzo. Mi affretto giù nell’androne<br />
e la incontro sulle scale.<br />
Lei sale di corsa, sorridendo. «Ehi. Mi sei mancato».<br />
I capelli ondulati di Frannie sono color biondo<br />
sabbia, scossi dal vento e capricciosi. E io non posso<br />
far altro che ammirare come quel top bianco e quei<br />
jeans logori accarezzino ogni curva <strong>del</strong> suo corpo pur<br />
senza essere stretti. Un ampio strappo nei jeans mi<br />
stuzzica con un accenno di pelle, e provo un brivido.<br />
«Ehi», dico. Le avvolgo le spalle tra le braccia e le<br />
passo le mani tra i capelli, stringendoli in un nodo alla<br />
base <strong>del</strong> collo. «Anche tu mi sei mancata».
Si solleva sulle punte dei piedi, allungando al<br />
massimo la sua figura minuta, ma devo comunque<br />
inchinarmi e incontrarla a metà strada perché<br />
possiamo baciarci. La guido su per le scale fino al mio<br />
appartamento.<br />
Lei varca l’ingresso, e quando vede Matt le si<br />
<strong>il</strong>luminano gli occhi. Solo guardandoli insieme,<br />
vedendo quanto lei sia felice di riaverlo, non ho dubbi<br />
che sia stato <strong>il</strong> suo Sway a influenzare Gabriel a<br />
scegliere Matt come custode di Frannie. E questo è <strong>il</strong><br />
meglio: lei ora lo guarda con un cuore leggero e occhi<br />
limpidi. Il senso di colpa se n’è andato. Ha dovuto<br />
perdonare se stessa per la morte di Matt, cosicché<br />
Gabriel potesse destinare la sua anima al Paradiso; e<br />
sapevo che lo aveva fatto, ma qualcosa si accende nel<br />
mio intimo nel leggerlo così chiaramente sul suo viso.<br />
«Ehi, Matt. Non ci si vede da tanto», dice lei.<br />
L’espressione di Matt è calorosa e sincera, mentre<br />
saluta la sorella. «Pensavo che avresti abbattuto <strong>il</strong><br />
muro <strong>del</strong> suono venendo. Ero quasi sicuro che saresti<br />
arrivata qui prima di me». Le passa un braccio sulla<br />
spalla. «Se non guiderai con più cautela finirò per<br />
dover avvolgere quella Mustang con Pluriball celeste».<br />
Volge lo sguardo verso <strong>il</strong> soffitto. «E forse<br />
manomettere l’acceleratore».<br />
«Tocca la mia macchina e sei morto, fratellino». Non<br />
appena quelle parole le escono dalle labbra, i suoi<br />
occhi si spalancano. «Intendevo...».<br />
Matt sogghigna e la tira nuovamente a sé. «Sì, buona<br />
fortuna, per quello. E io non sono <strong>il</strong> tuo “fratellino”».<br />
Lei deglutisce con difficoltà, e mostra un sorriso<br />
malizioso. «Sì, lo sei. Per otto minuti e mezzo, secondo<br />
la mamma». Si scosta da lui e si dirige verso <strong>il</strong> piccolo<br />
tavolo di legno <strong>del</strong>la cucina, dove poggia la borsa su<br />
una sedia.
Fino a poche settimane fa non avevo bisogno di<br />
mangiare; così, nel mio appartamento, l’unico mob<strong>il</strong>e<br />
era un letto nero di dimensioni giganti: per motivi<br />
ricreativi. L’aggiunta <strong>del</strong> tavolo e di due sedie si è resa<br />
necessaria, dato che continuavo a trovare cibo nel<br />
letto. E ora che anche <strong>il</strong> bucato è una necessità – gli<br />
svantaggi <strong>del</strong>l’essere umano si accumulano<br />
rapidamente – mangiamo a tavola.<br />
Intreccio le mie dita alle sue. «Hai mangiato? Stavo<br />
per fare una frittata».<br />
Mi guarda fisso, scorrendo un dito lungo la cicatrice<br />
sul mio volto, e io mi perdo completamente nei suoi<br />
occhi.<br />
«Sembra invitante», dice.<br />
«Cosa?».<br />
Un sorriso diabolico irrompe sul suo viso. «La<br />
frittata?»<br />
«Oh, sì...».<br />
Matt<br />
«Non ho fame, grazie», dico.<br />
Mi guardano entrambi, e Frannie accenna un sorriso.<br />
«È perché non hai mai assaggiato una <strong>del</strong>le frittate di<br />
Luc. Ha preso la ricetta dal sito web di Rachael Ray.<br />
Sono buone da morire», dice, poi fa un inchino.<br />
«Ho capito, sorellina. Sono buone. Allora, qual è <strong>il</strong><br />
programma per oggi?».<br />
Frannie alza le spalle. «Be’, pranzare, immagino.<br />
Poi...». Guarda <strong>il</strong> demone, e una smorfia maliziosa le<br />
arriccia le labbra. «Stai pensando quello che penso<br />
io...?».<br />
Mi volto a guardare Luc con occhi torvi.<br />
Lui si appoggia di nuovo al tavolo e mi fa un
sogghigno allusivo, quando Frannie si dirige verso <strong>il</strong><br />
frigorifero. «Non farti venire strane idee, angioletto.<br />
La Mustang ha bisogno di un cambio d’olio».<br />
Luc si allontana dal tavolo, si dirige verso la cucina e<br />
prende una pa<strong>del</strong>la e una pentola dal vano sotto i<br />
fornelli. Frannie estrae dal frigorifero le uova, <strong>il</strong> latte e<br />
alcune buste di verdure. Si muovono per la stanza<br />
senza parlare, e mentre cucinano sembrano ignari <strong>del</strong><br />
fatto che si toccano continuamente – connessi. E in<br />
perfetta sincronia.<br />
Improvvisamente, sembra tutto troppo intimo. Come<br />
può essere così intimo cucinare <strong>il</strong> pranzo?<br />
Serro i denti per trattenere un gemito. Non posso<br />
sopportarlo. Devo andare via da qui.<br />
«Dunque, se voi non avete bisogno di me, penso che<br />
andrò».<br />
Frannie si volta verso di me e sorride. «Sicuro che<br />
non vuoi una frittata?», dice, tenendo in mano un<br />
pomodoro. Non posso fare a meno di ricambiare <strong>il</strong><br />
sorriso. «Devo mantenere la mia figura efebica».<br />
Lei esplode in una risata, mentre io attraverso <strong>il</strong><br />
muro ed entro nell’androne, dove resto di guardia.<br />
Da solo.<br />
Come al solito.<br />
Scivolo giù per sedermi a terra, con la schiena contro<br />
<strong>il</strong> muro.<br />
Quando Gabriel mi fece uscire dall’apprendistato per<br />
lavorare lui stesso con me, disse che aveva un compito<br />
speciale da darmi. Un lavoro per cui nessuno era più<br />
adatto. Quando mi disse che sarei stato <strong>il</strong> custode di<br />
Frannie, non potevo crederci. Non andavo fiero di<br />
come l’avevo trattata durante la vita, e avere sette anni<br />
non era una giustificazione. Così era perfetto. Quante<br />
persone hanno la possib<strong>il</strong>ità di rimediare agli errori<br />
commessi con la propria sorella gemella dall’ald<strong>il</strong>à?
Quello che dimenticò di dirmi è che mia sorella è<br />
innamorata di un maledetto demone. Come ha potuto<br />
lasciare che accadesse?<br />
Quindi eccomi qui seduto, impotente, che ragiono<br />
invano, mentre mia sorella è là dentro – in pericolo.<br />
Gabriel era stato chiaro. Non posso interferire. Lui<br />
dice che è la sua vita. La sua scelta. Dice che le cose<br />
funzioneranno.<br />
Non gli credo.<br />
Ed è soltanto una questione di tempo, prima che <strong>il</strong><br />
demone faccia qualcosa per dimostrarmi che ho<br />
ragione.<br />
Frannie<br />
«Gabe mi ha fatto sperimentare questa cosa <strong>del</strong>lo<br />
Sway», dico dopo <strong>il</strong> pranzo, porgendo a Luc la pa<strong>del</strong>la<br />
di ghisa da asciugare.<br />
Lui affina lo sguardo, e non cerca affatto di<br />
nascondere una punta di gelosia nel tono di voce.<br />
«Fammi indovinare: a notte fonda, tutti soli in camera<br />
tua».<br />
Non posso fare a meno di provare una morsa allo<br />
stomaco e arrossisco; odio sentirmi in colpa. Ma è così.<br />
Non riesco ancora a capire quello che provo per Gabe.<br />
Tutto ciò che so è che ho bisogno di lui. Quando c’è lui,<br />
riesco quasi a credere che andrà tutto bene, e quando<br />
mi tocca, tutte le mie paure sembrano svanire.<br />
Immergo le mani nell’acqua saponata e inizio a<br />
strofinare i piatti furiosamente. «A volte. Ma se la sola<br />
persona su cui posso esercitare lo Sway è Gabe, si<br />
tratta di ben poca cosa».<br />
Lui sbatte la pa<strong>del</strong>la sul bancone <strong>del</strong>la cucina con un<br />
colpo che scuote <strong>il</strong> pavimento, e fissa le proprie mani
aperte, appoggiate ai lati di quella. «Sinceramente,<br />
dubito che ci sia qualcosa che Gabriel non farebbe per<br />
te, se soltanto tu glielo chiedessi».<br />
Sussulto, perché è Gabe che può leggere nella mia<br />
mente, non Luc. Ma <strong>il</strong> modo in cui mi sta guardando<br />
mi dà da pensare.<br />
Respiro profondamente e mi ci vuole un momento<br />
per tornare in me.<br />
«Comunque... abbiamo soprattutto passeggiato al<br />
parco». Sento una stretta al petto, mentre allontano <strong>il</strong><br />
senso di frustrazione che minaccia di prendere <strong>il</strong><br />
sopravvento ogni volta che penso a tutta questa<br />
stupidaggine. «Lui pensa che i bambini dovrebbero<br />
essere più fac<strong>il</strong>mente influenzab<strong>il</strong>i. Ma io sembro fatta<br />
più per provocare gli eventi che non per arrestarli».<br />
Lui tira via la pa<strong>del</strong>la dal ripiano, afferrandola dal<br />
manico. «Be’, promette bene per la pace nel mondo».<br />
Immergo <strong>il</strong> volto nelle mani insaponate e mormoro:<br />
«Non sono capace. Non so cosa lui pensi che dovrei<br />
essere in grado di fare, ma non riesco neanche a<br />
interrompere una zuffa tra due neonati in una culla».<br />
Odio le lacrime che dagli occhi mi gocciano nelle mani.<br />
Odio tutto, in questo momento. «Non ci riesco. Non<br />
funziona».<br />
Non lo guardo, mentre mi fa ruotare e mi spinge<br />
contro <strong>il</strong> bancone, con <strong>il</strong> suo corpo caldo contro <strong>il</strong> mio,<br />
la voce improvvisamente dolce: «Mi dispiace, Frannie.<br />
Sai quanto questo sia diffic<strong>il</strong>e per me... gestire tutte<br />
queste sensazioni. Andrà tutto bene...». Mi solleva <strong>il</strong><br />
mento con un dito, e con la mano mi toglie la schiuma<br />
<strong>del</strong> detersivo dalla fronte. «Verrà tutto da sé». Alza un<br />
sopracciglio. «Ti lascerò fare pratica su di me».<br />
Sospiro e mi asciugo <strong>il</strong> naso con <strong>il</strong> braccio. «L’ho già<br />
fatto».<br />
Lui sorride, dandosi un’occhiata per accertarsi di
essere ancora tutto intero. «Dovrei preoccuparmi?».<br />
Faccio una specie di sorriso. «No. Su di te ho già fatto<br />
quello che dovevo fare, e senza neanche saperlo. Tu eri<br />
come <strong>il</strong> mio topo di laboratorio, o qualcosa <strong>del</strong> genere.<br />
La mia prima vittima».<br />
Prima ancora di sapere cosa fosse lo Sway, o di<br />
sapere di possederlo, lo stavo usando su Luc.<br />
Ovviamente all’epoca non sapevo neanche che Luc<br />
fosse un demone. Ma lo desideravo. Molto. E l’ho<br />
avuto facendolo, per così dire, inavvertitamente<br />
diventare mortale con <strong>il</strong> mio Sway.<br />
Mi spinge con forza contro <strong>il</strong> bancone, e non posso<br />
ignorare la sensazione che mi dà <strong>il</strong> suo corpo contro <strong>il</strong><br />
mio: come se fossi di gelatina. Guardare nei suoi<br />
ardenti occhi neri mi manda <strong>il</strong> cuore fuori giri.<br />
«E com’è andato l’esperimento?».<br />
Sento che mi sto scaldando, nonostante la fredda<br />
schiuma dei piatti che mi scende dalle braccia. Gli<br />
avvolgo le mani insaponate attorno al collo e osservo la<br />
sua smorfia, mentre l’acqua fredda gli cola lungo la<br />
schiena.<br />
«Non credo di poter dire che sia finito. È una ricerca<br />
ancora in corso. Capisci, come...». Mi stringo più forte<br />
a lui: «...come quello che succede se faccio così».<br />
Sento che <strong>il</strong> suo corpo reagisce: i muscoli si tendono,<br />
<strong>il</strong> suo respiro si fa veloce. Sorrido.<br />
«O così», dico, sollevandomi sulla punta dei piedi per<br />
baciare <strong>il</strong> suo pomo d’Adamo.<br />
«Reazione interessante», aggiungo quando ritrae la<br />
testa e sussulta. «Devo annotarlo sul mio diario».<br />
«Così, sembra che quando ti comporti con<br />
naturalezza, <strong>il</strong> tuo Sway funzioni a dovere. Forse ti stai<br />
solo impegnando troppo». Lui abbassa la testa e mi<br />
guarda, con quegli occhi neri insondab<strong>il</strong>i, ancora<br />
infuocati. Ma poi si allontana. «Se solo potessi portare
a termine quello che ho cominciato».<br />
Lo trattengo a me da un lembo dei jeans. «Perché<br />
non puoi?»<br />
«Perché la signora <strong>del</strong>la biblioteca mi ha detto di<br />
chiamarla all’una». Accenna all’orologio sul<br />
microonde, che segna le 12:58.<br />
Lo allontano e torno al lavandino insaponato e pieno<br />
di piatti. «Sei così fastidioso». Scuoto la testa,<br />
frustrata. «Vedi come funziona bene <strong>il</strong> mio Sway? Non<br />
sono neanche riuscita a farti dimenticare una<br />
telefonata».<br />
Le sue mani scorrono lungo i miei fianchi, e io lo<br />
guardo alle mie spalle. «Oh, mi hai sedotto al punto<br />
giusto», dice con uno stupendo sorriso malizioso.<br />
«L’unico motivo per cui ora riesco a trattenermi è che<br />
quasi certamente potremo riprendere da dove<br />
abbiamo interrotto, una volta che avrò finito».<br />
«Non esserne così certo», dico, sapendo che ha<br />
ragione. «Ogni lasciata è persa».<br />
Per un attimo sembra davvero preoccupato; poi <strong>il</strong> suo<br />
volto si rasserena. «Vedremo». Gli è tornato <strong>il</strong> sorriso,<br />
e gli balena negli occhi ogni sorta di idea maliziosa.<br />
Mentre parla, sta seduto su una <strong>del</strong>le sedie <strong>del</strong>la<br />
cucina, e si spinge indietro, in equ<strong>il</strong>ibrio sulle gambe<br />
posteriori.<br />
Si alza dieci minuti dopo, quando ripongo nella<br />
dispensa l’ultimo piatto: uno di quelli <strong>del</strong> servizio di<br />
mia madre. Riportando a terra i quattro piedi <strong>del</strong>la<br />
sedia, dice: «Comincio sabato».<br />
«Non so perché tu pensi di aver bisogno di un lavoro.<br />
Dovresti essere in grado di vivere per sempre...». Mi<br />
trattengo, mentre lui sorride. «Intendo, per <strong>il</strong> resto<br />
<strong>del</strong>la tua vita, comunque, con i tuoi folli conti<br />
bancari».<br />
Mi fissa negli occhi. «E anche tu potresti».
Mi volto verso <strong>il</strong> bancone e ignoro <strong>il</strong> brivido che mi<br />
scorre dentro, con tutto ciò che comporta. «Non<br />
prendo i tuoi soldi, Luc». Ci siamo già passati.<br />
«Bene. Quindi tu lavorerai, e io potrei trascorrere<br />
intere giornate a passeggiare intorno alla pizzeria, o<br />
tentare di diventare un membro produttivo <strong>del</strong>la<br />
società».<br />
«Penso sia meglio così», ammetto.<br />
Luc tendeva a distrarmi quando era lì. La prima<br />
settimana <strong>del</strong> mio nuovo lavoro fu piuttosto dura, e<br />
culminò con la pizza che Ricco mi fece pagare perché<br />
mi era caduta a terra dal vassoio, mentre la portavo a<br />
un tavolo.<br />
Appendo <strong>il</strong> panno sul rubinetto e mi volto a guardare<br />
Luc. «Probab<strong>il</strong>mente, Ricco ti farebbe arrestare per<br />
avermi molestata e aver terrorizzato tutti i clienti<br />
standotene lì tutto <strong>il</strong> giorno. Ti capita ancora quella<br />
cosa oscura, lo sai. Ti chiuderebbero dentro e<br />
getterebbero via la chiave».<br />
«A proposito di chiavi...». Mette una mano in tasca e<br />
ne estrae una chiave d’argento splendente, tenendola<br />
in alto, per farla br<strong>il</strong>lare alla luce fioca. «È<br />
<strong>del</strong>l’appartamento. So che è soltanto per un paio di<br />
mesi ancora, ma voglio che tu possa venire e<br />
andartene quando vuoi».<br />
Mi stringo sul suo petto. «Pensavo fosse ciò che stavo<br />
facendo».<br />
«Non dovresti più bussare». Le sue braccia mi<br />
circondano e mi stringono a lui.<br />
«Non hai paura che io entri mentre stai facendo<br />
qualcosa che non dovresti?»<br />
«L’unica persona con cui lo farei sei tu». La sua<br />
espressione si fa intrigante, quando fa scivolare una<br />
mano sotto la mia maglietta. «E tu saresti già qui».<br />
Quando premo le mie labbra contro le sue, <strong>il</strong> battito
<strong>del</strong> mio cuore raddoppia. Lui inizia a sf<strong>il</strong>armi la<br />
maglietta da sopra la testa.<br />
«Non fate caso a me...». La voce di Gabe viene<br />
dall’ingresso e mi fa rabbrividire di paura.<br />
Mi volto e lui è lì, appoggiato allo stipite <strong>del</strong>la porta<br />
con <strong>il</strong> volto angelico: sorriso smagliante, capelli<br />
ondulati biondo platino, e occhi blu di una bellezza<br />
folle che br<strong>il</strong>lano su quel volto abbronzato. A nessuno<br />
dovrebbe essere concessa tanta bellezza.<br />
Luc emette un sospiro di frustrazione e tira di nuovo<br />
giù la mia maglietta. «Per l’amore di tutte le cose<br />
dannate, cos’avete che non va voi <strong>del</strong> Cielo? Volete fare<br />
<strong>il</strong> piacere di imparare a bussare?»<br />
«E perdermi lo spettacolo?», dice sorridendomi,<br />
mentre mi tiro giù la maglietta.<br />
Mi districo da Luc e resto ferma.<br />
«Sei piuttosto pervertito, per essere un angelo»,<br />
commenta Luc.<br />
Gabe si r<strong>il</strong>assa appoggiando la schiena al muro, e<br />
mette le mani nelle tasche dei jeans. «Ci sono cose per<br />
cui varrebbe la pena di perdere le ali». Ora non sorride<br />
più, e i suoi occhi blu trafiggono i miei. «Comunque, in<br />
realtà sono passato soltanto per dire addio».<br />
«Addio?». Il panico che mi si annida costantemente<br />
nel fegato trapela dalla mia voce. Mi fa sentire così in<br />
colpa non poter fare nulla per fermare <strong>il</strong> battito <strong>del</strong><br />
mio cuore, quando mi guarda in quel modo: come se<br />
vedesse nella mia anima.<br />
Luc nota <strong>il</strong> mio imbarazzante sguardo fisso e <strong>il</strong> colore<br />
<strong>del</strong>le mie guance. Si solleva dalla sedia e fulmina con<br />
gli occhi Gabe. «Quella è la porta, e attento a non<br />
sbattere».<br />
«Non passerò dalla porta, carino». Si avvicina al<br />
murale di Luc. «Sai che stai giocando per l’altra<br />
squadra, adesso. Devi davvero fare qualcosa, al
iguardo», dice, scorrendo un dito sul colore arancio<br />
spento e oro <strong>del</strong>la superficie fusa <strong>del</strong> Lago di fuoco.<br />
«Ehi, si può tirar fuori <strong>il</strong> demone dall’Inferno, ma<br />
non tirar fuori l’Inferno dal demone». Il sorriso di Luc<br />
mi fa schizzare <strong>il</strong> battito <strong>del</strong> cuore.<br />
Gli occhi di Gabe si volgono nuovamente verso di me:<br />
«Starai bene, Frannie», dice. E una parte di me odia <strong>il</strong><br />
fatto che lui sia nella mia testa: che legga nella mia<br />
mente. Che sappia cosa sento per lui, quando io stessa<br />
non lo so.<br />
Soltanto allora mi rendo conto di cosa sta dicendo. Il<br />
battito <strong>del</strong> mio cuore accelera, mentre uno<br />
schiacciante senso di pericolo mi assale al pensiero che<br />
Gabe vada via. «Non puoi andartene», è tutto quello<br />
che riesco a dire senza sembrare totalmente isterica o<br />
svelare un fremito nella voce.<br />
Lui si avvicina e mi scansa i capelli dal volto con la<br />
mano. «È meglio così. Per tutti», aggiunge, lanciando<br />
un’occhiata a Luc.<br />
«Ma...».<br />
«Sarai in buone mani, Frannie. Matt sarà qui, se<br />
avrai bisogno di lui, e Luc...». Stringe i denti e aguzza<br />
lo sguardo in modo quasi impercettib<strong>il</strong>e. «Luc non<br />
permetterà che ti accada nulla».<br />
Luc, percependo la sfida lanciata dalle parole di<br />
Gabe, si avvicina e mi cinge con un braccio: «Hai<br />
ragione, non lo permetterò».<br />
Mi districo dall’abbraccio di Luc e avanzo verso Gabe.<br />
«Perché?».<br />
Lui solleva la mano e scorre un dito lungo la mia<br />
mascella. Respiro <strong>il</strong> suo profumo di fresco sole<br />
invernale e mi sento più serena già soltanto stando qui<br />
accanto a lui. Quando mi risponde, la sua voce è bassa<br />
e morbida: ed è solo per me. «Certo non è saggio, per<br />
me, dedicarti tutto questo tempo, Frannie».
«Ma...».<br />
«Siete stati entrambi destinati al Paradiso, e se volete<br />
andar via, i vostri Scudi celesti vi nasconderanno<br />
entrambi. Con Matt di guardia, sarete a posto. Ma io<br />
non posso restare qui». Il suo sguardo si rivolge a<br />
terra.<br />
Ingoio <strong>il</strong> groppo che mi si è formato in gola. «Okay»,<br />
dico, sapendo che ha ragione, poiché c’è un motivo per<br />
cui sono terrorizzata di voltarmi a guardare Luc. Non<br />
posso negarlo: tanto amo Luc, quanto sono in qualche<br />
modo profondamente connessa con Gabe. Luc è <strong>il</strong> mio<br />
cuore e la mia anima, ma Gabe è la mia àncora. Lo<br />
abbraccio, poi lo spingo via quando sento le lacrime<br />
pungermi gli occhi. Indietreggio, e <strong>il</strong> braccio di Luc<br />
esita intorno ai miei fianchi, con fare molto meno<br />
possessivo. Lo osservo, certa di ciò che vedrò, ma <strong>il</strong><br />
suo sguardo è dolce e pieno di compassione. Mi stringe<br />
teneramente e fa un sorriso rassicurante.<br />
Mi volto verso Gabe e fisso i suoi occhi blu, infiniti<br />
come <strong>il</strong> cielo. «Quand’è che ti vedrò, allora?»<br />
«Tornerò di tanto in tanto per controllare come stai».<br />
«Lo prometti?». So quanto possa suonare disperato,<br />
ma non ne tengo conto.<br />
Solleva lo sguardo, ma non la testa, fissandomi da<br />
dietro le bianche sopracciglia. «Prometti». Continua a<br />
fissarmi, e nonostante le sue labbra non si muovano,<br />
giuro di sentirlo aggiungere: «Per te ci sarò sempre».<br />
Faccio ancora un cenno con la testa e cerco di<br />
trattenere le lacrime. Apro la bocca, ma non ci sono<br />
parole, così la richiudo. Però i miei occhi dicono quello<br />
che la mia bocca non è riuscita a dire. E so che lui può<br />
vederlo, poiché i suoi si annebbiano e deglutisce a<br />
fatica, mentre scompare.<br />
«Perdonami, Frannie», dice Luc, tirandomi a sé.<br />
«Cerco di non essere geloso, di comprendere <strong>il</strong> vostro
legame...».<br />
«Non è colpa tua». Lo abbraccio più forte. Come<br />
posso aspettarmi che lui capisca, quando io stessa non<br />
riesco a farlo?<br />
La sua mano risale fino al mio viso, e mi avvicina per<br />
baciarmi, con le labbra <strong>del</strong>icate sulle mie, come se<br />
avesse timore di rompermi. Scorro la mano tra i suoi<br />
capelli e lo tiro più vicino a me, ma passa soltanto un<br />
secondo e mi ritraggo, con vergogna. Sto cercando nel<br />
suo <strong>bacio</strong> qualcosa che non c’è. Qualcosa che ho<br />
provato solamente con un altro <strong>bacio</strong>. Avrò bisogno di<br />
trovare un’altra maniera per calmarmi.<br />
Ignoro la domanda che si agita negli occhi di Luc, che<br />
mi fissa col sopracciglio inarcato.<br />
«Mi aiuti a cambiare l’olio prima di andare al<br />
lavoro?».<br />
Dal suo sospiro rassegnato, direi che sa che stavo<br />
pensando a Gabe, e odio essere tanto incapace di<br />
nasconderlo.<br />
«Ogni tuo desiderio è un ordine, per me», dice. «A<br />
che ora devi essere lì?»<br />
«Alle tre».<br />
Dà un’occhiata all’orologio in cucina. «Sarà meglio<br />
iniziare. Hai tutto <strong>il</strong> necessario?»<br />
«Nel baule». Dalla mia tasca prendo le due chiavi,<br />
che ora penzolano dalla zampa di coniglio <strong>del</strong> mio<br />
portachiavi, facendole tintinnare con un sorriso<br />
incerto.<br />
Anche lui sorride, e mi prende per mano,<br />
guidandomi verso la porta. «Ho dimenticato di<br />
provare le tue chiavi», dice. «Fallo tu».<br />
Le faccio tintinnare di nuovo, mentre procediamo<br />
verso l’androne, e uso quella nuova per chiudere la<br />
porta alle nostre spalle. Estraggo la chiave dalla<br />
serratura e lo sento che mi pressa da dietro, facendo
scorrere <strong>del</strong>icatamente le mani dalla mia vita alla<br />
pancia. Le sue labbra tracciano una linea lungo la mia<br />
guancia e fino all’orecchio, dove sospira: «Ci siamo<br />
dentro insieme, Frannie. Andrà tutto bene».<br />
Mi volto, tra le sue braccia, e lo <strong>bacio</strong> ancora,<br />
desiderando soltanto lui, questa volta. Il calore <strong>del</strong> suo<br />
<strong>bacio</strong> si diffonde dentro di me fino a farmi bruciare.<br />
Scorrendo <strong>il</strong> dito lungo la cicatrice che Beherit gli ha<br />
lasciato sulla guancia, ho un brivido e penso a quanto<br />
vicina sia stata a perderlo. Voglio dirgli quanta fiducia<br />
ho in lui e che so che farebbe qualunque cosa per me.<br />
Lo ha dimostrato quando ha rischiato la propria vita<br />
per salvarmi da Beherit. Voglio dirgli che anche io<br />
farei qualunque cosa per lui. Ma non riesco a trovare le<br />
parole a causa <strong>del</strong> groppo che ho in gola. Invece, torno<br />
verso la porta, cacciando via le lacrime, apro la<br />
serratura e lo trascino nell’appartamento.<br />
Lo conduco verso <strong>il</strong> letto, poi lo <strong>bacio</strong> di nuovo.<br />
Sprofondiamo tra le lenzuola, e non desidero altro che<br />
perdermi in lui: senza dover pensare a nulla per un<br />
po’. Ma quando arrivo al bottone dei suoi jeans,<br />
intreccia le dita alle mie e si porta la mia mano sul<br />
volto, poi mi bacia i polpastrelli.<br />
«Non così, Frannie. La nostra prima volta non sarà<br />
per causa sua».<br />
«Non è per causa sua. Voglio solo che noi siamo più<br />
vicini». Ma anche mentre dico questo, non sono<br />
davvero <strong>del</strong> tutto sicura che sia vero, perché quegli<br />
occhi blu e quel sorriso smagliante sono lì nella mia<br />
testa.<br />
Nel cuore sento <strong>il</strong> vuoto, là dove dovrebbe esserci lui.<br />
Gabe già mi manca.<br />
«Presto», dice Luc, e mi bacia. «Ma non ora».
Matt<br />
Gabriel mi ha istruito, prima di entrare<br />
nell’appartamento di Luc. Sto per i fatti miei. Quando<br />
ho iniziato a seguirlo mentre entrava, mi ha fatto<br />
cenno di aspettarlo nell’atrio. Ha detto di aver bisogno<br />
di stare un momento solo con Frannie. Non riesco a<br />
capire come abbia pensato di riuscirci, con <strong>il</strong> demone<br />
nella stessa stanza.<br />
Frannie e <strong>il</strong> demone sono usciti qualche tempo dopo,<br />
e lei sembrava davvero scossa. Ma lui le ha sospirato<br />
qualcosa e sono scomparsi di nuovo oltre la porta.<br />
E da allora sono stato seduto qui, pensando a quale<br />
sia <strong>il</strong> loro rapporto: di tutti e tre.<br />
Gabriel è una Dominazione. Uno dei più potenti <strong>del</strong><br />
Paradiso. Il terzo in ordine di potere dopo Dio stesso.<br />
Ma quando lo osservo con Frannie, ogni cosa in lui<br />
cambia: si addolcisce. Farebbe qualunque cosa per lei.<br />
E <strong>il</strong> suo sguardo, quando mi ha detto che sarebbe<br />
andato via... Sofferenza pura. Se non lo conoscessi<br />
bene, giurerei che si è innamorato di lei.<br />
Potrebbe davvero amarla? Gli angeli amano<br />
chiunque. È ciò che facciamo. Ma, intendo... c’è<br />
qualcosa di più? È seriamente innamorato di lei?<br />
Ci sto ancora ragionando, quando Frannie e <strong>il</strong><br />
demone escono di nuovo sul pianerottolo. Li seguo<br />
verso le scale mentre camminano attaccati, a<br />
braccetto. Proprio mentre arriviamo in fondo alle<br />
scale, la porta si apre. Mentre Frannie la tiene aperta,<br />
una p<strong>il</strong>a di scatole con le gambe varca la soglia,<br />
andandole a sbattere contro. La scatola in cima cade,<br />
mostrando <strong>il</strong> volto di una ragazza. Ha circa la nostra<br />
età, ma è più alta di Frannie, e ha i capelli marroni<br />
come cioccolata, sott<strong>il</strong>i e lunghi davanti agli occhi<br />
verdi.
«Ops. Scusate», dice, proprio quando la scatola cade<br />
dalla p<strong>il</strong>a. Il demone la afferra prima che tocchi terra.<br />
«Presa», dice. «Dove andavi?»<br />
«Duecentodiciotto», risponde lei.<br />
Luc dà un’occhiata a Frannie. «Ti aiutiamo noi?»<br />
«Certo», annuisce Frannie, prendendo una scatola<br />
dalla p<strong>il</strong>a. «Stai traslocando?»<br />
«Sì», fa lei, voltando lo sguardo. «Grazie, ragazzi, ma<br />
non c’è bisogno che mi aiutiate. Sembra che stiate<br />
andando da qualche parte».<br />
«Niente di importante. L’olio può attendere», dice<br />
Frannie, e torna verso le scale.<br />
L’appartamento 218 è accanto a quello di Luc.<br />
Osservo, mentre tutti e tre trasportano le scatole dal<br />
cassone <strong>del</strong> malconcio pickup Ford Hunter arancione<br />
<strong>del</strong>la ragazza, su per le scale e nel suo appartamento.<br />
In tre viaggi portano tutto. La ragazza si asciuga le<br />
gocce di sudore dalla fronte con la manica <strong>del</strong>la felpa<br />
grigia.<br />
«Devo andare al lavoro», dice Frannie. «Ce la fai con<br />
<strong>il</strong> resto?».<br />
La ragazza fissa <strong>il</strong> pavimento, senza guardare Frannie<br />
negli occhi, mentre parla. «Tutto okay... non ho molte<br />
cose».<br />
La guardo osservare la stanza. Esclusi gli armadietti<br />
in cucina, dipinti in un accogliente color mandarino, <strong>il</strong><br />
posto sembra abbastanza tetro. Un unico ambiente<br />
con i muri scrostati e grigiastri. Come<br />
nell’appartamento di Luc, c’è una grande finestra che<br />
si affaccia sullo spiazzo <strong>del</strong> parcheggio. La parte alta<br />
<strong>del</strong> vetro <strong>del</strong>la finestra è rotta, e forma un intricato<br />
motivo a tela di ragno che sembra pronto a esplodere<br />
in centinaia di frammenti al minimo contatto. Lungo <strong>il</strong><br />
muro a destra <strong>del</strong>la finestra c’è un divano verde<br />
consumato, con un ampio strappo nel cuscino
centrale, da cui si è sparsa sul pavimento una<br />
montagna di pezzi di spugna <strong>del</strong>l’imbottitura.<br />
Guardandosi attorno, è diffic<strong>il</strong>e comprendere <strong>il</strong><br />
bagliore di eccitazione negli occhi <strong>del</strong>la nuova arrivata.<br />
Per me è semplicemente deprimente, che è dire tanto,<br />
poiché gli angeli non si deprimono.<br />
Frannie tende la mano. «Dunque, io sono Frannie, e<br />
questo è Luc».<br />
La ragazza prende la mano di Frannie con incertezza<br />
e la scuote. «L<strong>il</strong>i». Abbassa la testa come se la mettesse<br />
a disagio essere al centro <strong>del</strong>l’attenzione.<br />
«Quindi, da dov’è che vieni?», chiede Frannie.<br />
«Oh... uhm... da nessuna parte, in realtà. Mi sono<br />
appena trasferita qui perché andrò alla State in<br />
autunno. Questo è <strong>il</strong> posto più vicino alla città che<br />
potessi permettermi».<br />
«Bene, io sono alla porta accanto, quindi se hai<br />
bisogno di qualunque cosa...», dice Luc, mentre lui e<br />
Frannie vanno verso la porta.<br />
«Grazie», risponde lei, e si passa una mano tra i<br />
capelli, tirando via le ciocche umide dalla fronte<br />
sudata e permettendomi di vedere brevemente uno<br />
scorcio <strong>del</strong> suo viso.<br />
È una buona cosa che io sia invisib<strong>il</strong>e, poiché quando<br />
<strong>il</strong> demone e Frannie scompaiono verso l’androne e<br />
sulle scale, mi trovo immob<strong>il</strong>izzato lì. Non posso<br />
smettere di fissarla. Lei è diversa da chiunque io abbia<br />
mai visto prima. O abbia sentito prima. C’è qualcosa di<br />
totalmente sconosciuto nella sua anima. Non riesco a<br />
leggerla molto bene; mi arrivano soltanto dei<br />
frammenti: sensazioni vaghe. C’è un lato oscuro in lei,<br />
e la sua anima è già destinata all’Inferno, ma c’è anche<br />
una parte ferita che chiede aiuto. E qualcosa in quegli<br />
occhi verdi mi fa desiderare di essere quello che la<br />
aiuterà.
Sono talmente ipnotizzato da lei che dimentico me<br />
stesso, e non faccio in tempo a uscire quando si dirige<br />
verso la porta per chiuderla. Quando mi passa<br />
attraverso, sento una scarica di... qualcosa.<br />
Desiderio?<br />
Credo di sì. Ho un brivido, mentre una scossa<br />
elettrica mi scorre dentro, poi ruoto su me stesso e la<br />
guardo chiudere la porta e girare la chiave.<br />
Improvvisamente mi ritrovo a essere dalla parte<br />
sbagliata <strong>del</strong>la porta. Queste chiusure sono previste<br />
per tenere fuori gli altri. Indietreggio, ma esito, prima<br />
di attraversare <strong>il</strong> muro per passare nel corridoio.<br />
Quegli occhi. C’è qualcosa in quegli occhi.<br />
Mi avvicino e raggiungo <strong>il</strong> suo viso, sentendomi come<br />
una falena inspiegab<strong>il</strong>mente attratta da una fiamma.<br />
Ho bisogno di toccarla. Ma prima che la mia mano<br />
l’abbia sfiorata, si volta e si dirige verso la p<strong>il</strong>a di<br />
scatole.<br />
Santo Cielo. Cosa sto facendo?<br />
Scuoto la testa, poi attraverso <strong>il</strong> muro e me ne sto<br />
semplicemente in piedi sul pianerottolo per un lungo<br />
momento, cercando di riprendermi. Cos’era? Non ho<br />
mai provato prima d’ora un bisogno come questo:<br />
desiderio primitivo, che smuove qualcosa di selvaggio<br />
dentro di me. Respirando profondamente, faccio<br />
alcuni saltelli per mandar via la tensione, ma non sono<br />
ancora tornato completamente in me quando mi<br />
proietto sul sed<strong>il</strong>e posteriore <strong>del</strong>la macchina di<br />
Frannie. Resto invisib<strong>il</strong>e, mentre esce dallo spiazzo <strong>del</strong><br />
parcheggio, e non ricompaio finché non siamo arrivati<br />
a metà strada, e solo allora permetto a Frannie e al<br />
demone di vedermi, sul sed<strong>il</strong>e posteriore <strong>del</strong>la<br />
decappottab<strong>il</strong>e.
«È carino da parte tua unirti a noi», dice lui, mentre<br />
prendo la mia cintura di sicurezza e la aggancio.<br />
Riprendo a ciondolare sul sed<strong>il</strong>e, sentendomi ancora<br />
leggermente scosso da quello che è successo con L<strong>il</strong>i.<br />
«Quindi... cosa pensi di quella ragazza?».<br />
Il demone mi lancia un’occhiata di traverso. «Be’,<br />
penso che sia una ragazza».<br />
Aggrotto le sopracciglia. «Ah, ah. Intendo, non<br />
sembrava, non so... come se avesse bisogno di aiuto, o<br />
altro?».<br />
Frannie mi guarda dallo specchietto retrovisore.<br />
«Forse. Sembrava davvero timida, e come impaurita.<br />
La terrò d’occhio».<br />
Anch’io.
Frannie<br />
Capitolo 2<br />
La cucina <strong>del</strong>l’Inferno<br />
Il tempo di arrivare a casa e indossare la mia<br />
strettissima T-shirt di Ricco’s, e sono in ritardo per <strong>il</strong><br />
lavoro. E Ricco non lascerà che me ne dimentichi.<br />
La migliore amica di mia sorella Maggie, Delanie –<br />
cameriera extraordinaire –, sta accanto a Ricco alla<br />
cassa, con i lunghi capelli neri tirati indietro e stretti a<br />
coda di cavallo e uno scint<strong>il</strong>lio negli occhi grigio fumo.<br />
«Ehi, Frannie», dice, poi dà un’occhiata laterale a<br />
Ricco e fa una piccola smorfia, prima di dirigersi al<br />
rubinetto <strong>del</strong>la soda.<br />
Ricco mi guarda accigliato, con i suoi lineamenti tesi<br />
e severi da italiano. Non la prendo sul personale, però.<br />
Mi sono resa conto che Ricco odia tutti i suoi<br />
dipendenti. È convinto che lo facciamo fesso. «A te<br />
tocca la festa di compleanno <strong>del</strong>le tre e mezza», dice.<br />
Grandioso. Ragazzini infernali e niente mance.<br />
Guarda oltre la mia spalla, e sul viso gli si forma un<br />
sorriso: una boccata di denti storti e macchiati di caffè.<br />
Tiene <strong>il</strong> pugno alzato in aria, mostrando ampie<br />
macchie gialle tra le pieghe <strong>del</strong> suo camice bianco da<br />
cuoco. «Un toro!» 1 , dice a Luc, tendendogli <strong>il</strong> pugno<br />
da colpire.<br />
Immagino che dopo tutto non gli importi <strong>del</strong> fatto<br />
che Luc si aggiri lì.<br />
«Un toro?», dico.
Un sorriso cinico increspa le labbra di Luc, che<br />
scuote la testa.<br />
Guardo di nuovo Ricco, che continua a sorridere a<br />
Luc, ma non mi risponde. Probab<strong>il</strong>mente sta<br />
rimuginando qualcosa che ha a che vedere con le<br />
ragazze. Ed eccole lì. Mentre guardo Luc dirigersi<br />
verso <strong>il</strong> suo solito box nella sala sul retro, vedo le<br />
uniche altre persone presenti – un gruppo di quattro<br />
ragazze <strong>del</strong>le scuole medie nel porticato sul retro – che<br />
si dirigono in f<strong>il</strong>a verso quello accanto al suo.<br />
Mi rendo conto che sto fissando Luc e sorridendo<br />
inebetita, quando la voce di Ricco interrompe <strong>il</strong> mio<br />
sognare.<br />
«Sembri felice riguardo a quella festa. Forse le darò<br />
tutte a te».<br />
«Tanto...», dico, e mi dirigo verso <strong>il</strong> bancone, dove<br />
Dana, l’unica altra cameriera che Ricco non ha<br />
cacciato, trascina i piedi con una brocca di soda.<br />
Faccio un respiro profondo e cerco di liberare la<br />
mente. «Niente pizze per terra, oggi», prometto ad alta<br />
voce, facendo un patto con me stessa. Devo restare<br />
concentrata. Ma già so che è inut<strong>il</strong>e. Ho una stretta al<br />
cuore, ed è quasi impossib<strong>il</strong>e togliermi Gabe dalla<br />
testa. Non posso credere che sia davvero andato via...<br />
ma so che è vero. Non riesco più a sentirlo. Non mi ero<br />
resa conto di quanto fosse diventato parte di me finché<br />
non l’ho perso. Faccio un altro respiro profondo ed<br />
emetto un lungo sospiro, voltandomi verso dove è<br />
seduto Luc. Immediatamente mi sento di nuovo in<br />
colpa.<br />
«Fai bene a tenerlo d’occhio».<br />
Mi allaccio <strong>il</strong> grembiulino nero e mi volto a guardare<br />
Delanie, che sta dietro di me.<br />
C’è un sorriso ambiguo sul suo viso, quando inclina la<br />
testa e accenna al box accanto a quello di Luc. Dana
poggia la brocca di soda sul tavolo, mentre le<br />
studentesse discutono su chi debba sedersi con le<br />
spalle a Luc. Tre di loro si stringono su un lato,<br />
lasciando <strong>il</strong> posto di spalle a Luc a una bionda<br />
imbronciata, con l’acne e l’apparecchio ai denti.<br />
Delanie alza le spalle e si dirige al tavolo di Luc per<br />
asciugarlo con uno strofinaccio.<br />
Luc<br />
Non ho deciso se dire o meno a Frannie che lavora<br />
per un Imp. L’ho osservato attentamente, e finora<br />
sembra inoffensivo. Non sono neanche certo che<br />
sappia davvero di esserlo. Come la loro controparte<br />
angelica, i Neph<strong>il</strong>im, gli Imp sono mortali; così, se non<br />
ereditano alcun potere speciale dal loro demone,<br />
potrebbero non sapere mai di esserlo. Ma ci sono<br />
alcuni segnali rivelatori.<br />
Gli Imp odorano sempre leggermente di zolfo. Non<br />
proprio percepib<strong>il</strong>e all’olfatto di un uomo, ma <strong>il</strong> mio lo<br />
sente ancora.<br />
Portando in giro Matt, ho scoperto che gli Imp non<br />
sono i soli che si possono riconoscere da segnali<br />
rivelatori. Gli angeli non proiettano un’ombra ben<br />
<strong>del</strong>ineata. Le loro ombre sono sempre leggermente<br />
sfumate ai bordi. Così, a meno che non sia buio pesto,<br />
è fac<strong>il</strong>e identificarli. Con i demoni è anche più fac<strong>il</strong>e.<br />
Non riescono mai a nascondere completamente lo<br />
scint<strong>il</strong>lio dei loro occhi. Ne rimane sempre un<br />
barlume, che è fac<strong>il</strong>e individuare, con la pratica: cosa<br />
che non mi manca.<br />
Scivolo nell’angolo <strong>del</strong>la sala sul retro, con le spalle al<br />
muro, e poggio una gamba sulla panca. Delanie arriva<br />
e asciuga <strong>il</strong> mio tavolo con uno strofinaccio sporco,
lasciandolo peggio di prima.<br />
«Ehi, Luc. Venite dai Gallagher a sentirci suonare,<br />
domani?», chiede lei, sedendosi di fronte a me.<br />
«Non ce lo perderemo».<br />
«Bene. Ci dovrebbe essere anche un talent scout. Se<br />
qualcuno te lo chiede, digli che sei venuto per sentire<br />
noi».<br />
«Vi state avviando al successo? Vi ricorderete tutti i<br />
vostri vecchi fan, quando suonerete negli stadi pieni?».<br />
Un sorriso sarcastico le solleva un angolo <strong>del</strong>la bocca.<br />
«Lo spero».<br />
Frannie si avvicina con la penna e <strong>il</strong> blocchetto in<br />
mano. «Cosa posso portarle, signore?», poi fa le fusa.<br />
Delanie sorride a Frannie e si allontana dal tavolo.<br />
«Ci vediamo».<br />
«Quello che voglio...», dico, sfregando <strong>il</strong> piede<br />
sull’esterno <strong>del</strong>la coscia di Frannie, «...non è nel<br />
menù».<br />
Lei aggrotta le sopracciglia, ma non si allontana. «E<br />
un’ora fa non lo volevi?»<br />
«Stavo pensando a un cheeseburger», rispondo,<br />
cercando di trattenere una risatina, mentre lei alza gli<br />
occhi al cielo.<br />
«Una fetta di pizza di cartone al formaggio subito in<br />
arrivo», fa lei, scribacchiando sul blocchetto con<br />
enfasi.<br />
Guardando Frannie che torna al bancone, non posso<br />
trattenere <strong>il</strong> sorriso che mi si forma sulle labbra.<br />
Respiro profondamente, mi sforzo di distogliere lo<br />
sguardo da lei, e osservo <strong>il</strong> ristorante.<br />
Da questa postazione posso vedere bene l’intero<br />
locale, compreso l’Imp dietro al bancone. Ne<br />
approfitto per studiarlo, mentre Frannie appende la<br />
mia ordinazione alla finestra <strong>del</strong>la cucina. È<br />
impegnato ad armeggiare con <strong>il</strong> cassetto <strong>del</strong>
egistratore di cassa, un’avarizia incontrollata che gli<br />
<strong>il</strong>lumina gli occhi e <strong>il</strong> volto intero. Chiude <strong>il</strong> cassetto<br />
proprio mentre la porta si apre. Alza lo sguardo pieno<br />
di aspettative, ma subito <strong>il</strong> suo volto diventa una<br />
maschera di paura.<br />
Mi si rizzano i peli sulla nuca. Un attimo dopo<br />
capisco perché.<br />
Rhenorian.<br />
Forse, dopo tutto, ho conservato un po’ <strong>del</strong> mio sesto<br />
senso, in questa mia umanità.<br />
Incute timore, anche a un ex demone. Alto due metri<br />
e dieci, e con una montagna di muscoli,<br />
terrorizzerebbe la maggior parte degli esseri umani. Si<br />
passa una mano aperta tra i lunghi capelli scuri ramati<br />
ed entra con indifferenza. Quando mi vede, i suoi occhi<br />
si assottigliano, e un ghigno gli appare sul viso largo e<br />
tondo. Le ragazze <strong>del</strong> box accanto al mio<br />
ammutoliscono immediatamente, mentre lui si<br />
avvicina a passi lunghi e si piazza seduto davanti a me<br />
con la sua mole ingombrante.<br />
«Lucifer. Che piacevole sorpresa».<br />
Combatto l’impulso di prendere Frannie e correre<br />
via. Ormai è troppo tardi. La Sicurezza si muove in<br />
gruppi. Sono certo che alcuni degli scagnozzi di<br />
Rhenorian sono fuori in attesa. E devo scoprire quello<br />
che sa, e per quale motivo si trova lì.<br />
«Rhenorian». Gli faccio un cenno. «Mi riesce diffic<strong>il</strong>e<br />
pensare che sia stata una sorpresa».<br />
Un sorriso enorme si forma lentamente sul faccione<br />
<strong>del</strong> demone. «Dunque, come andranno le cose?»<br />
«Be’, per cominciare, dai un’occhiata al menù», dico,<br />
passandogliene uno sul tavolo, «e quando avrai deciso,<br />
la cameriera verrà a prendere la tua ordinazione». Do<br />
uno sguardo a Frannie e Dana, che ci fissano da dietro
<strong>il</strong> bancone.<br />
L’ironia scompare dal sorriso, ma <strong>il</strong> sorriso no. «Sei<br />
sempre stato abbastanza comico, Lucifer, ma ora<br />
smett<strong>il</strong>a con le buffonate».<br />
«Okay, allora. Dimmelo tu: come andranno le cose?»<br />
«Be’, dipende. Fac<strong>il</strong>e: ti alzi e vieni fuori con me, poi<br />
ci proiettiamo all’Inferno per <strong>il</strong> tuo processo. Diffic<strong>il</strong>e:<br />
ti prendo e ti trascino fuori, poi ci proiettiamo<br />
all’Inferno per <strong>il</strong> tuo processo».<br />
«Uhm. Noto un solo difetto nel tuo piano<br />
grandiosamente concepito».<br />
Si inclina verso di me. «E sarebbe...?»<br />
«Cosa sto pensando?».<br />
Il suo volto si incupisce, e rimugina. «Non lo so. Hai<br />
<strong>del</strong>le zone schermate all’Inferno, o qualcosa di sim<strong>il</strong>e».<br />
«Pensa più in grande, Rhen».<br />
Alzo lo sguardo e vedo Frannie dietro al bancone,<br />
nella sala, sollecitata da qualche energia invisib<strong>il</strong>e.<br />
Matt. Mi sento meglio, sapendo che lei è sotto la sua<br />
protezione. Eppure, i suoi occhi sono ancora puntati<br />
su Rhenorian, e ha le mascelle serrate e i muscoli in<br />
tensione. Conosco quello sguardo. Sta pensando a<br />
come distruggerlo. Incrocio i suoi occhi e scuoto<br />
impercettib<strong>il</strong>mente la testa. Rhenorian è concentrato<br />
su di me, e voglio che ci resti. Sembra totalmente<br />
ignaro <strong>del</strong> fatto che è Frannie <strong>il</strong> bersaglio più<br />
importante.<br />
Frannie mi osserva, e quando torno a guardare<br />
Rhenorian <strong>il</strong> suo volto è aggrottato in un’espressione<br />
frustrata. «Non riesco a leggere nulla. È quasi come se<br />
tu fossi umano, o altro».<br />
Mi volto lentamente verso di lui e alzo un<br />
sopracciglio.<br />
Lui mi fissa per un secondo con uno sguardo<br />
enigmatico; poi spalanca gli occhi e scatta in piedi,
spingendo <strong>il</strong> tavolo contro di me e mandando all’aria <strong>il</strong><br />
menù. «Cosa diavolo...?».<br />
Do uno sguardo alle ragazzine nel box alle spalle di<br />
Rhenorian, che hanno osservato con prudenza.<br />
«Stai giù, ragazzo», dico con calma.<br />
Lui si inf<strong>il</strong>a di nuovo al suo posto, raddrizzando <strong>il</strong><br />
tavolo. Per un lungo momento non dice nulla. Mi<br />
osserva soltanto, come se cercasse di vedermi dentro.<br />
«Come ci sei riuscito?», chiede alla fine.<br />
«Non sono stato io. Mi è stato fatto».<br />
«Qualcun altro ti ha fatto diventare umano? Hai<br />
trovato un... cosa? Un prestigiatore?».<br />
Mi rendo conto che probab<strong>il</strong>mente ho parlato troppo.<br />
Per riportare la conversazione su di me, dico:<br />
«Dunque, capisci che non posso proiettarmi da<br />
nessuna parte. Potresti soltanto uccidermi e condurre<br />
di nuovo la mia anima all’Inferno, se non fosse per<br />
quell’altra cosa».<br />
Pianta le dita sul tavolo, davanti a sé, e gli si<br />
assottigliano gli occhi. «Quale altra cosa?».<br />
Lo fisso a lungo dritto negli occhi, e non riesco a<br />
impedire che un sorriso mi increspi le labbra quando<br />
dalla sua espressione mi rendo conto che ha capito.<br />
«Dannato Inferno! Sei destinato al Paradiso!», dice,<br />
saltando di nuovo via dal box.<br />
«Quindi, come vedi, Rhen, se Lui vuole che torni<br />
all’Inferno, avrete bisogno di pianificare ancora un po’,<br />
per escogitare <strong>il</strong> modo di riportarmi lì».<br />
«E perché diavolo non me l’avrebbe detto?»<br />
«Non lo so. Forse ha pensato che con la tua<br />
intelligenza limitata...».<br />
Spinge <strong>il</strong> tavolo contro di me, poi mi guarda furioso e<br />
borbotta: «Fottiti, faccia d’angelo». Ruota sui tacchi e<br />
f<strong>il</strong>a via uscendo da Ricco’s, lasciando un sentore di<br />
uova marce al suo passaggio.
Alzo lo sguardo mentre allontano da me <strong>il</strong> tavolo, e<br />
vedo le quattro ragazze <strong>del</strong> box accanto darsela a<br />
gambe. E quando guardo verso <strong>il</strong> bancone, Ricco,<br />
Dana e Delanie sono immob<strong>il</strong>i, a bocca aperta.<br />
Ricco sembra sinceramente sconvolto, e anche un po’<br />
impaurito. Sono certo di notare un brivido, nella sua<br />
corporatura minuta, quando si aggira attorno al<br />
registratore di cassa in modo protettivo. Ma non c’è<br />
traccia di consapevolezza, né di comprensione nei suoi<br />
occhi scuri. Non credo neanche che sappia che<br />
esistono i demoni.<br />
Così, apparentemente, la metà demoniaca dei suoi<br />
fam<strong>il</strong>iari non si è trattenuta quaggiù. Non mi<br />
sorprende. I demoni non sono dei geni nell’allevare<br />
figli.<br />
Il mio sguardo si rivolge a Frannie, che corre verso di<br />
me attraverso la stanza.<br />
«Va tutto bene, Frannie».<br />
«Cosa voleva?»<br />
«Rhenorian è <strong>il</strong> capo <strong>del</strong>la Sicurezza. È stato inviato<br />
per riportarmi indietro. Ma sembra che non sia stato<br />
istruito sui dettagli di ciò che questo avrebbe<br />
comportato». La guardo negli occhi. «E credo che lui<br />
non sappia neanche che esisti, quindi è tutto okay».<br />
Si avvicina di più, con <strong>il</strong> terrore ancora evidente sul<br />
volto. «È tutto okay? Non è per niente okay! Non può<br />
averti».<br />
«Non può prendermi, finché sono destinato al<br />
Paradiso», la rassicuro.<br />
Faccio questa considerazione mentre Frannie mi<br />
guarda. Ha un senso che re Lucifero insegua<br />
accanitamente ciò che è Suo di diritto, suppongo.<br />
Questo spiegherebbe perché Rhenorian è venuto da<br />
me, e perché sembra non aver notato affatto Frannie,<br />
ma...
«Perché Lucifero avrebbe mandato Rhenorian a<br />
cercarmi senza dirgli che ero umano?», mi chiedo ad<br />
alta voce. «A meno che...».<br />
È allora che mi viene in mente: forse neanche Lui lo<br />
sa. Il mio capo, Beherit, era l’unico a saperlo. L’unico<br />
ad essere stato testimone <strong>del</strong>la mia umanità. Se per<br />
qualche ragione non lo avesse detto...<br />
Ma ora Lui lo saprà. Rhenorian glielo riferirà. Poi<br />
cosa succederà?<br />
La porta si apre di nuovo, e tutti ci voltiamo di colpo<br />
per vedere chi è. Quando <strong>il</strong> nonno di Frannie fa <strong>il</strong> suo<br />
ingresso, tutti insieme sospiriamo di sollievo.<br />
Il nonno viene al nostro tavolo. Percependo la<br />
tensione che regna nel locale, aggrotta la fronte. «Cosa<br />
mi sono perso?».<br />
Frannie mi lancia un’occhiata di avvertimento,<br />
mentre suo nonno si inf<strong>il</strong>a nel box sedendosi di fronte<br />
a me. Lui sa cosa sono... o ero. Glielo dicemmo perché<br />
avevamo bisogno <strong>del</strong> suo aiuto. Ma non sa quanto sia<br />
incombente <strong>il</strong> pericolo per sua nipote. Il fatto che<br />
Rhenorian fosse qui per me, e non per lei, sarebbe<br />
troppo poco per alleviare la sua preoccupazione.<br />
Lei ostenta un gran sorriso, br<strong>il</strong>lante come uno<br />
zircone gigante.<br />
«Niente, nonno», dice poggiando <strong>il</strong> mio piatto<br />
davanti a me, sul tavolo. «Cosa ti porto? Il solito?».<br />
Si esprime con circospezione. «Va bene». Quando<br />
Frannie torna in cucina con la sua ordinazione, lui mi<br />
guarda minaccioso. «Cosa sta succedendo?»<br />
«Niente, davvero».<br />
«Quelle stronzate da demone possono andar bene<br />
per i genitori di Frannie, ma io so riconoscere un<br />
pericolo, quando lo vedo».<br />
Faccio un gran sospiro, e i miei occhi cercano<br />
Frannie, al rubinetto <strong>del</strong>la soda. «Sembra che
all’Inferno non siano rimasti entusiasti <strong>del</strong>la mia<br />
defezione».<br />
Il suo sguardo ost<strong>il</strong>e diventa furioso. «Se d’ora in<br />
avanti metterai Frannie in pericolo...».<br />
«Allora dovrei andarmene», finisco la frase per lui.<br />
Mi guarda minaccioso ancora per un po’, poi si<br />
sporge un po’ di più verso di me. «Dicevi che è stata<br />
Frannie a cambiarti». Posso comprendere la domanda<br />
che mi ha appena fatto, e la preoccupazione nei suoi<br />
occhi.<br />
Guardo in basso le mie mani, e ruoto <strong>il</strong> piatto sul<br />
tavolo. «Non so come funziona», dico, cercando di<br />
prevenire la sua domanda con una mezza risposta.<br />
«Ma hai detto che comunque è stata lei; è per questo<br />
che l’Inferno la vuole».<br />
Alzo lo sguardo. Ma non la testa. «Sì».<br />
«Quindi, cosa farai per impedire che la prendano?»<br />
«Ci sto ancora pensando».<br />
«Questo tipo, Gabriel...».<br />
Dio, ma quante cose gli abbiamo raccontato quella<br />
notte? «È un angelo, e ci sta aiutando».<br />
«Ha destinato la sua anima come volevi?».<br />
Stavolta sollevo la testa e sorrido. «Sì».<br />
«E hai detto che questo l’avrebbe protetta».<br />
«Dovrebbe».<br />
Sembra soddisfatto, per <strong>il</strong> momento, e sorride a<br />
Frannie, quando si avvicina con la sua pizza e la soda.<br />
Matt<br />
È perfetto. Ora anche <strong>il</strong> demone ne ha uno, proprio<br />
accanto a sé. Forse quel grande demone mi toglierà<br />
Luc di torno. Me lo toglierà dalle mani.<br />
Seguo Frannie in cucina, mentre appende
l’ordinazione <strong>del</strong> nonno, ma mi fermo quando vedo <strong>il</strong><br />
nonno e Luc avvicinare le teste l’una all’altra. Torno<br />
indietro al loro tavolo per origliare. Non posso credere<br />
che <strong>il</strong> nonno sappia così tanto. Una schiacciante<br />
sensazione di bisogno di lui – la voglia di mostrarmi a<br />
lui – quasi mi butta a terra. Perché no, se sa<br />
<strong>del</strong>l’esistenza degli angeli e dei demoni? Perché non<br />
dovrei dirglielo? Io non ho nessuno, e Frannie ha tutti.<br />
Perché non posso avere <strong>il</strong> nonno?<br />
Sono sul punto di comparire, quando entra una<br />
coppia con quattordici ragazzini scalmanati. Una festa<br />
di compleanno.<br />
E torno bruscamente in me.<br />
Non posso avere <strong>il</strong> nonno perché questo è contrario a<br />
<strong>del</strong>le stupide regole. Ci è vietato apparire ai nostri<br />
parenti. Causa troppo dolore e sofferenza in chi è<br />
ancora vivo. Se mi rivelassi al nonno soltanto perché<br />
ne ho voglia, rischierei le ali.<br />
Questo è <strong>il</strong> motivo per cui così pochi, tra noi, vengono<br />
scelti come custodi, e l’addestramento è così lungo e<br />
intenso. Le tentazioni sono pressoché irresistib<strong>il</strong>i.<br />
Quasi tutti i custodi si allenano per secoli prima di<br />
essere pronti – almeno fino a quando i loro fam<strong>il</strong>iari<br />
più vicini non sono morti – ma io mi sono allenato<br />
soltanto per dieci anni.<br />
Guardo di nuovo <strong>il</strong> nonno, poi mi allontano dal<br />
tavolo. Forse non sono ancora pronto, dopo tutto.<br />
Forse non avrei dovuto bruciare le tappe per essere <strong>il</strong><br />
custode di Frannie.<br />
Forse Gabriel ha commesso un errore enorme.<br />
1 In italiano nel testo.
Frannie<br />
Capitolo 3<br />
Il diavolo in corpo<br />
Ieri, da Ricco’s, quel demone mi ha spaventato a<br />
morte. Incubi in cui <strong>il</strong> pavimento si apriva per<br />
inghiottire Luc in una sorta di orrib<strong>il</strong>e terremoto<br />
infernale mi hanno tenuta sveglia tutta la notte. Ho<br />
iniziato ad alzarmi e ad andare alla finestra per<br />
assicurarmi che la Shelby fosse ancora lì. Quando è<br />
andato via, questa mattina, mi sono sentita male. Ho<br />
pensato di dire a Matt di andare con lui.<br />
Mi sono sempre aspettata che l’Inferno sarebbe<br />
venuto a cercare me, ma non avevo mai pensato a Luc:<br />
che avrebbero voluto indietro anche lui. La b<strong>il</strong>e ribolle<br />
nel mio stomaco chiuso, mentre guido, velocissima,<br />
per poterlo raggiungere. Forse Gabe dovrebbe tornare.<br />
Penso che entrambi abbiamo bisogno di un angelo<br />
custode.<br />
«Stavo pensando». Matt si ciondola sul sed<strong>il</strong>e <strong>del</strong><br />
passeggero con gli occhi chiusi. Il vento, nella<br />
decappottab<strong>il</strong>e aperta, gli fa danzare i capelli, che<br />
luccicano intorno al suo viso, facendolo apparire<br />
ancora più angelico.<br />
«A cosa?».<br />
Quando apre gli occhi per guardarmi, br<strong>il</strong>lano di<br />
speranza. «Forse dovrei provare a essere visib<strong>il</strong>e».<br />
«Intendi a casa? Potresti, che so, incontrare mamma<br />
e papà?». Il mio cuore quasi salta via dal petto quando
gli lancio un’occhiata.<br />
Lui scuote lentamente la testa, mentre un sorriso<br />
sconsolato gli appare in viso. «È vietato. Non mi è<br />
permesso mostrarmi a nessuno <strong>del</strong>la mia famiglia – o<br />
a nessuno che mi conosca, in realtà».<br />
«Ma potresti avere una vita, o qualcosa <strong>del</strong> genere?<br />
Intendo, cioè... non lo so... farti degli amici e cose<br />
sim<strong>il</strong>i?». Osservo le mie nocche bianche, mentre<br />
stringo <strong>il</strong> volante e cerco di r<strong>il</strong>assarmi.<br />
Lo guardo ancora, quando si solleva scomodamente<br />
sul sed<strong>il</strong>e. Sembra che stia per dire no, poi si volta<br />
verso di me con un temporale negli occhi. La speranza<br />
c’è ancora, ma è annebbiata dal dubbio – e dalla<br />
tristezza. «Non lo so».<br />
«Allora, perché vuoi essere visib<strong>il</strong>e?»<br />
«Penso soltanto che mi sarebbe più fac<strong>il</strong>e proteggerti.<br />
Non mi piace che ci sia quel demone squ<strong>il</strong>ibrato che<br />
tallona <strong>il</strong> tuo ragazzo».<br />
Un gelo mi sale lungo la schiena, quando l’immagine<br />
<strong>del</strong>l’incubo mi torna in mente all’improvviso. Faccio<br />
un sospiro profondo e la caccio via. «Be’, sarebbe più<br />
fac<strong>il</strong>e per me, se sapessi quando ci sei».<br />
Mi ritrovo ad agitarmi sul sed<strong>il</strong>e e mi fermo. Non c’è<br />
bisogno che gli dica quanto mi fa sentire a disagio<br />
essere sempre osservata. Sta soltanto facendo <strong>il</strong> suo<br />
lavoro, e sono così contenta di averlo riavuto indietro.<br />
Non voglio che ci rimanga male per qualche<br />
situazione.<br />
Lui alza le spalle. «Penso anche che dovrei iniziare a<br />
conoscere alcune <strong>del</strong>le persone che abitano nel palazzo<br />
di Luc». Accenna all’edificio con un gesto <strong>del</strong>la testa,<br />
mentre svoltiamo l’angolo <strong>del</strong>lo spiazzo <strong>del</strong><br />
parcheggio.<br />
«Come... L<strong>il</strong>i», dico, indicandola quando compare<br />
sulla porta con una grande busta di spazzatura.
Matt ruota la testa come una molla in direzione <strong>del</strong><br />
palazzo di Luc. «Uhm...», mormora lui, appena prima<br />
di scomparire.<br />
Sto ancora ridendo, mentre mi inf<strong>il</strong>o in un posto<br />
vicino alla porta e spengo <strong>il</strong> motore.<br />
«Ehi, Frannie». L<strong>il</strong>i passa accanto alla mia macchina<br />
e getta <strong>il</strong> sacco di spazzatura nel cassonetto.<br />
«Ehi».<br />
Lei viene verso lo sportello <strong>del</strong> guidatore. «Ho visto<br />
uscire Luc poco fa».<br />
«Oh». Do un’occhiata allo spiazzo. «Mi chiedo dove<br />
sia andato».<br />
Lei alza le spalle. «Non gliel’ho chiesto. Ma entra»,<br />
dice, alludendo all’edificio con un gesto <strong>del</strong>la mano.<br />
«Puoi aspettarlo nel mio appartamento».<br />
«In realtà sto andando al lavoro», dico tirando la mia<br />
T-shirt di Ricco’s.<br />
I suoi lunghi capelli scuri le si riversano sul viso,<br />
quando abbassa la testa. «Oh... okay».<br />
Immediatamente mi sento a disagio pensando che<br />
questa poverina non conosce nessuno. Probab<strong>il</strong>mente<br />
è sola. «Ma penso di potermi fermare un po’», ribatto,<br />
saltando giù dalla macchina.<br />
Gli occhi di L<strong>il</strong>i si <strong>il</strong>luminano quando scosta via le<br />
ciocche di capelli dal volto con <strong>il</strong> dorso <strong>del</strong>la mano. Si<br />
avvicina e tocca <strong>il</strong> crocifisso che spunta da sotto la mia<br />
camicia.<br />
«È un bell’oggetto. Ha qualcosa di gotico. Dove l’hai<br />
preso?».<br />
Lo sollevo dalla catenina, così può dare meglio<br />
un’occhiata. «Luc».<br />
Scoppia a ridere. «Pensavo a tua nonna o qualcosa<br />
<strong>del</strong> genere. Questo è... uhm... romantico?».<br />
Rido. «Non tanto. Diciamo che per noi rappresenta<br />
qualcosa».
Saliamo insieme nel suo appartamento, e giuro che<br />
sembra che vi sia esplosa una bomba: una<br />
combinazione tra le cose spacchettate a metà e<br />
l’assenza di posti per riporle. All’angolo c’è un divano<br />
rovinato con documenti e vestiti – soprattutto felpe e<br />
pantaloni da tuta in varie tonalità di grigio – sparsi<br />
sopra. L’unico altro pezzo di arredamento è uno<br />
sgabello da bar accanto al piccolo ripiano <strong>del</strong>la cucina.<br />
Niente letto. Deve dormire sul divano.<br />
«Vuoi qualcosa da bere?», dice aprendo l’antiquato<br />
frigorifero bianco nella piccola cucina. «Ho... uh...».<br />
Chiude <strong>il</strong> frigorifero e punta al lavandino, sembrando<br />
leggermente imbarazzata. «Acqua».<br />
Scuoto la testa e mi siedo sulla parte libera <strong>del</strong><br />
divano. «No, grazie».<br />
Lei trascina i piedi e mi raggiunge, spostando le carte<br />
sul pavimento di linoleum scrostato. Si rannicchia,<br />
sollevando le ginocchia al petto e abbracciandole. «Mi<br />
dispiace che qui sembri una discarica. Diciamo che sto<br />
vivendo di scatole».<br />
Mi guardo attorno. C’è davvero confusione. «Vuoi un<br />
aiuto per sistemare?»<br />
«Noo... grazie. In fondo non ho poi tante cose».<br />
Sembra ancora imbarazzata, e stringe più forte le<br />
ginocchia a sé, osservandosi lo smalto verde scrostato<br />
sulle unghie. «La verità è che non ho altro posto dove<br />
metterle, se non di nuovo nelle scatole».<br />
«Mia madre ha un vecchio mob<strong>il</strong>e in garage, se lo<br />
vuoi».<br />
Lei risponde troppo velocemente. «No...».<br />
«Davvero. Dovresti prenderlo. Sta lì buttato a<br />
raccogliere polvere e a occupare spazio. Mamma<br />
sarebbe felice di liberarsene».<br />
Distoglie gli occhi dalle sue unghie e mi guarda.<br />
«Be’... se sei sicura che non ne avete bisogno...».
«Ne sono sicura. Possiamo caricarlo sul tuo pickup e<br />
portarlo qui». Le faccio <strong>il</strong> mio migliore sorriso di<br />
rassicurazione.<br />
Lei azzarda un accenno di sorriso. «Grazie».<br />
«E visto che avrai un posto per mettere i vestiti...»,<br />
dico, passando un dito sulle felpe grigie sul bracciolo<br />
<strong>del</strong> divano accanto a me, «...forse puoi ampliare un po’<br />
<strong>il</strong> tuo guardaroba».<br />
«Cos’ha che non va <strong>il</strong> mio guardaroba?».<br />
Dall’espressione sofferta <strong>del</strong> volto e dal tono sulla<br />
difensiva mi rendo conto di averla offesa.<br />
«Scusa. Niente, in realtà. Ma è giugno, e <strong>il</strong> caldo può<br />
soltanto aumentare. Non vorresti qualcosa di più...<br />
estivo?».<br />
Sembra timida, con gli occhi rivolti al pavimento, e<br />
improvvisamente capisco che <strong>il</strong> problema sono i soldi.<br />
«Sto bene così».<br />
«Tutte le cose estive sono in saldi al centro<br />
commerciale. È <strong>il</strong> momento migliore per fare degli<br />
ottimi affari». Le proporrei di venire a fare shopping<br />
nel mio armadio, ma sono certa che questo la<br />
offenderebbe ancora di più, e sfortunatamente non<br />
abbiamo proprio la stessa taglia. Lei è almeno diciotto<br />
centimetri più alta di me, e non riesco a capire se sia<br />
soltanto un po’ robusta o enormemente prosperosa. È<br />
diffic<strong>il</strong>e dirlo, attraverso la felpa che la infagotta.<br />
«Tutto sommato non me ne importa niente di come<br />
mi vesto», dice tirando la sua felpa.<br />
«Soltanto alcuni top... magari una T-shirt?»<br />
«Forse...». Mi guarda di nuovo. «Be’... sì... okay...».<br />
Un grande sorriso le si apre sul viso. «Ottimo.<br />
Quando?».<br />
Controllo mentalmente i miei orari di lavoro.<br />
«Giovedì prossimo, nel pomeriggio. Vedrò se le mie<br />
amiche Taylor e R<strong>il</strong>ey vogliono venire. Giornata di
uscita per le donne».<br />
Il suo sorriso vac<strong>il</strong>la. «Oh... se vuoi andare con le tue<br />
amiche...».<br />
«Ti piaceranno, non ti preoccupare. E ti farà bene<br />
incontrare altre persone. Anche loro due andranno alla<br />
State».<br />
Lei sembra ancora incerta, e prende <strong>il</strong> suo smalto da<br />
unghie. «Va bene, immagino».<br />
«Sarà grandioso. E poi possiamo anche andare a<br />
prendere <strong>il</strong> mob<strong>il</strong>e».<br />
Il borbottio <strong>del</strong>la Shelby attraverso la finestra aperta<br />
cattura la mia attenzione, e sorrido.<br />
«Sembra che Luc sia tornato», dice alzandosi dal<br />
divano. Sono sorpresa che abbia riconosciuto <strong>il</strong><br />
rumore <strong>del</strong>la Shelby così fac<strong>il</strong>mente.<br />
Mi alzo dal divano e la seguo alla finestra. «Brava».<br />
Osservo Luc scendere dalla macchina, afferrare un<br />
paio di sacchetti di provviste dal sed<strong>il</strong>e <strong>del</strong> passeggero,<br />
e incamminarsi verso l’edificio.<br />
Il suo sorriso si fa improvvisamente ampio e sincero.<br />
«No. Tu lo sei. Ho capito che era lui grazie a te».<br />
«Oh». Ignoro <strong>il</strong> calore che mi invade le guance.<br />
«Se vuoi andare...», esordisce.<br />
«Perché non vieni da Luc? Potremmo stare un po’<br />
insieme».<br />
Lei sorride ancora. «Certo, è proprio quello di cui<br />
avete bisogno, ragazzi. Uno spettatore».<br />
Le mie guance diventano ancora più calde. «Noi<br />
non... cioè...».<br />
Lascio perdere, chiedendomi perché mi importi cosa<br />
pensa questa sconosciuta di ciò che facciamo io e Luc.<br />
«Vai», dice accennando alla porta con un gesto <strong>del</strong>la<br />
testa. «È tutto a posto».<br />
«Va bene. Ma verrò giovedì a mezzogiorno, e<br />
andremo a prendere <strong>il</strong> mob<strong>il</strong>e».
Mentre mi accompagna alla porta i capelli le<br />
ripiovono addosso. «Okay».<br />
Matt<br />
Frannie esce sul pianerottolo proprio quando Luc<br />
raggiunge la sua porta, e mi accorgo che sto ancora<br />
girando accanto a L<strong>il</strong>i che indugia sull’uscio.<br />
«Ehi, Luc», dice, salutando con la mano. Quando lei<br />
rientra per chiudere la porta, mi dispero perché non lo<br />
faccia. Chiusa la porta, lei non ci sarà più.<br />
Prima ancora di rendermi conto di averlo fatto, sono<br />
sul pianerottolo a dare un calcio a uno dei sacchetti<br />
<strong>del</strong>la spesa che dondolano dalle mani di Luc. Un<br />
attimo dopo le provviste sono sparse nell’androne, e<br />
pomodori e arance rotolano in ogni direzione. L<strong>il</strong>i<br />
torna indietro e raccoglie un’arancia e due pomodori<br />
andando verso Luc, che guarda minaccioso, ma non<br />
qualcosa in particolare.<br />
«Gesù», dice Frannie sorpresa, chinandosi a<br />
raccogliere una cipolla. «Uhm...», aggiunge,<br />
sollevando una confezione di uova gocciolante da un<br />
angolo.<br />
L<strong>il</strong>i porge a Luc le cose che ha raccolto. «Strano. È<br />
come se ci fosse stata una bomba in quella busta».<br />
«Grazie». Gli occhi di Luc scandagliano l’androne,<br />
mentre le prende. L<strong>il</strong>i raccoglie una busta di lattuga e<br />
la porge a Frannie.<br />
«Grazie, L<strong>il</strong>i. Ce l’abbiamo fatta».<br />
«Nessun problema», fa L<strong>il</strong>i tornando verso la sua<br />
porta.<br />
Non posso fare a meno di seguirla sul pianerottolo, e<br />
quando chiude sento qualcosa dentro di me stringersi<br />
in un nodo serrato. Sollevo le mani e le appoggio
aperte sulla porta, lottando per trattenermi<br />
dall’attraversarla. Infine, quando ho ripreso quasi<br />
completamente <strong>il</strong> controllo, torno verso<br />
l’appartamento di Luc, ma l’androne è vuoto.<br />
Passo attraverso <strong>il</strong> muro per entrare nella casa <strong>del</strong><br />
demone, dove Frannie sta sistemando la spesa e Luc<br />
getta <strong>il</strong> cartone di uova gocciolanti nella spazzatura.<br />
Lui si gira lentamente verso di me. «Cos’è<br />
successo?».<br />
Alzo le spalle, sperando di non apparire così in colpa<br />
come mi sento. «Cosa?»<br />
«Lo scherzo <strong>del</strong>la busta <strong>del</strong>la spesa esplosiva».<br />
Tengo le mani in alto per passare da innocente,<br />
perché non posso aprire bocca per negare.<br />
Lui scuote la testa, con un sorriso sott<strong>il</strong>e che gli si<br />
forma sulla bocca, mentre finisce di mettere via la<br />
spesa.<br />
«Rientrando, Matt mi stava dicendo che vuole<br />
provare a essere visib<strong>il</strong>e, quando è qui», dice Frannie<br />
chiudendo <strong>il</strong> frigorifero.<br />
Gli occhi <strong>del</strong> demone si alzano su di me. «Perché?».<br />
Mi avvicino al tavolo e mi sistemo su una sedia.<br />
«Voglio conoscere meglio la gente <strong>del</strong> tuo palazzo».<br />
«Io stesso non conosco la gente <strong>del</strong> mio palazzo».<br />
«Che mi dici di quella ragazza? L<strong>il</strong>i?». Mi sento<br />
fremere sotto pelle, e spero che non mi si veda sul viso.<br />
«Che mi dici?». La sua voce ha una sfumatura<br />
pungente.<br />
Lo guardo da più vicino, cercando di leggere nei suoi<br />
occhi. Infine, alzo le spalle. «Niente, in realtà».<br />
Frannie appoggia un fianco al tavolo, accanto a me, e<br />
guarda speranzosamente Luc.<br />
«Non lo so...», inizia lui, ma poi incrocia lo sguardo<br />
di Frannie, e <strong>il</strong> suo volto si addolcisce. «Suppongo che<br />
sarebbe più fac<strong>il</strong>e se tu fossi visib<strong>il</strong>e. Almeno così
sapremmo con certezza quando ci sei», dice, facendo<br />
eco a Frannie.<br />
Sorrido, sollevato, e appoggio i piedi sul tavolo,<br />
inclinando la sedia sulle gambe posteriori. «Penso...».<br />
Frannie mi è addosso in un baleno, e spinge via i miei<br />
piedi dal tavolo, facendo cadere la sedia sul pavimento.<br />
«Per l’amor di Dio, Matt! Forse tu non hai bisogno di<br />
mangiare, ma noi sì. Piedi giù dal tavolo».<br />
«Scusate», dice lui raddrizzando la sedia. «Dunque,<br />
penso che dovremmo iniziare con le persone che sono<br />
qui. Posso incontrarle e vedremo come va».<br />
La testa <strong>del</strong> demone si risolleva di scatto, e qualcosa<br />
si infiamma nei suoi occhi. «L<strong>il</strong>i?»<br />
«Ad esempio. E chiunque altro tu conosca», dico,<br />
sapendo che non c’è nessuno.<br />
Frannie è seduta sulla sedia di fronte a me, e gli<br />
lancia un’occhiata. «Cosa ne pensi?».<br />
Socchiude gli occhi. «Perché no?»<br />
«Grandioso. Quindi la prossima volta che L<strong>il</strong>i è qui,<br />
faremo semplicemente finta che io sia passato per fare<br />
due chiacchiere. Sai... per vedere come va».<br />
Frannie mi sorride raggiante, alzandosi da tavola.<br />
«Sarà grandioso!».<br />
Mi riprendo, pregando che lei abbia ragione, mentre<br />
lei dà un bacetto sulla guancia al demone e si dirige<br />
verso la porta.<br />
«Devo andare al lavoro. Verrai a prendermi per<br />
andare dai Gallagher?», dice.<br />
Luc sorride, uscendo con lei. «Mi piacerebbe vedere<br />
come provi a fermarmi».
Capitolo 4<br />
Lottando con i tuoi demoni<br />
Frannie<br />
Il primo turno da Ricco’s è sempre <strong>il</strong> meno faticoso.<br />
Eppure, puzzo quando arrivo a casa, e vado dritta alla<br />
doccia. Mi sento di nuovo quasi umana in top e jeans,<br />
quando rientro nella mia camera.<br />
Matt sta sdraiato sul mio letto a pancia sotto, con i<br />
miei auricolari, e scorre <strong>il</strong> menù <strong>del</strong> mio iPod. Solleva<br />
la testa e mi sorride, poi inizia a dimenare la testa su e<br />
giù, con i ricci color sabbia che ondeggiano, al ritmo<br />
<strong>del</strong>la musica che soltanto lui può sentire. «Nella mia<br />
prossima vita sarò una rockstar!», grida.<br />
Faccio uno scatto e gli strappo via le cuffie dalle<br />
orecchie. «Shhh! Vuoi che tutto <strong>il</strong> mondo ti senta?».<br />
Contrae le labbra e spalanca gli occhi. «Oops».<br />
Sorrido, quando realizzo cos’ha detto. «Nella tua<br />
prossima vita?»<br />
«Eh già».<br />
«Avrai un’altra vita?», dico, sedendomi accanto a lui<br />
sul letto.<br />
«No. Non in senso vero e proprio, comunque. Ma<br />
quando <strong>il</strong> mio incarico come custode sarà finito, forse<br />
fonderò un gruppo rock».<br />
«Ci sono gruppi rock in Paradiso?», dico, cercando di<br />
immaginarmeli. «Questo non somiglia certo al “coro<br />
degli angeli” di cui parlano in chiesa».<br />
Lui sbuffa. «Nessun coro».
«Quindi, <strong>il</strong> ritornello <strong>del</strong> Paradiso è più in linea con<br />
Highway to Hell?». Rido, pensando a come padre<br />
O’Donnell prenderebbe la notizia.<br />
Quando guardo di nuovo Matt, lui mi sta sorridendo.<br />
«Che c’è?»<br />
«Ti ricordi quando cercammo di vendere Maggie ai<br />
vicini?», dice.<br />
Rido al pensiero. «Perché volevamo un cagnolino, e<br />
mamma disse di iniziare a risparmiare i nostri soldi».<br />
Si gira sulla schiena, ridendo. Poi si appoggia sui<br />
gomiti. La sua risata si spegne, ma lui conserva un<br />
sorriso radioso. «Padre Mahoney ebbe l’idea giusta. Il<br />
Paradiso non è affatto tanto antiquato come la gente è<br />
portata a credere».<br />
Mi sdraio sulla schiena accanto a lui e fisso <strong>il</strong> soffitto,<br />
chiedendomi come sarebbero state adesso le cose se<br />
Matt fosse ancora vivo. Finché Mary non è andata via<br />
<strong>il</strong> mese scorso, ero l’unica sorella senza un compagno<br />
di stanza, perché <strong>il</strong> mio era morto. Nonostante sia<br />
sicura che io e Matt non condivideremo mai più una<br />
stanza, so che sarà ancora <strong>il</strong> mio migliore amico.<br />
«Ho riflettuto sullo Sway...». Lascio perdere, non<br />
essendo certa di come proseguire.<br />
«Sì, ho visto <strong>il</strong> combattimento nel parco, la settimana<br />
scorsa. Un ottimo lavoro, sorellina». Fa un gran<br />
sorriso, e io voglio dargli un pugno.<br />
«Sai cosa? Dimenticatene e basta».<br />
«Scusa», risponde, ma continua a sorridere.<br />
«Dunque, cos’hai da dirmi?».<br />
Faccio un respiro profondo. «Se ho reso Luc<br />
mortale...».<br />
Lui ruota su un fianco e mi strattona la spalla. «Tutti<br />
fanno degli errori».<br />
Sento un tono di derisione nella sua voce, e<br />
improvvisamente divento furiosa. Mi metto seduta sul
letto e lo guardo minacciosamente. «Cristo, Matt! Ora<br />
sto cercando di essere seria».<br />
I suoi occhi si allargano e si allontana da me.<br />
«Perdonami...».<br />
«Voglio che anche tu sia mortale», mi lascio sfuggire.<br />
«Ti rivoglio indietro».<br />
Spalanca ancora di più gli occhi e si mette seduto. Poi<br />
semplicemente mi fissa per un lungo minuto, e<br />
nessuno dei due dice nulla. Infine inizia a scuotere la<br />
testa. «No, Frannie. È troppo tardi per quello. Ora ho<br />
un lavoro». Si avvicina di più a me. «Uno importante.<br />
E non potrei comunque tornare a essere tuo fratello.<br />
Se fossi mortale, dovrei ricominciare nuovamente da<br />
qualche altra parte. Così, almeno, posso stare con te».<br />
Poi gli si schiude un sorriso sul volto. «Essere un<br />
angelo ha i suoi vantaggi».<br />
Ho un tuffo al cuore, ma so che ha ragione. «Quindi,<br />
questo è quanto di più vicino all’averti indietro io<br />
potrò mai ottenere».<br />
«Non è poi così male. Posso sempre farti un wet<br />
w<strong>il</strong>lie 2 », dice, poi si lecca un dito e me lo inf<strong>il</strong>a in un<br />
orecchio.<br />
Salto giù dal letto e afferro un fazzoletto di carta dalla<br />
scatola sul comodino. «Aww! È disgustoso», dico,<br />
asciugandomi la saliva dall’orecchio.<br />
«La saliva degli angeli ha proprietà magiche.<br />
Dovresti conservarlo», dice, indicando <strong>il</strong> fazzoletto con<br />
un sorriso.<br />
Lo guardo male, tenendo per un angolo e a distanza <strong>il</strong><br />
fazzoletto contaminato. «Ad esempio?».<br />
Il suo viso si dipinge di stupore. «Penso di aver<br />
appena mentito».<br />
«Lo sapevo che non eri un angelo», dico, gettando <strong>il</strong><br />
fazzoletto nel cestino, proprio quando mamma dalle<br />
scale avverte che la cena è pronta. Lancio un sorriso
alle mie spalle, e Matt scompare, mentre io apro la<br />
porta e scendo al piano inferiore.<br />
Arrivo in cucina proprio quando <strong>il</strong> vetro <strong>del</strong>la porta<br />
sul retro sbatte. Alzo lo sguardo e vedo <strong>il</strong> nonno.<br />
«Nonno!», str<strong>il</strong>lo dolcemente, e corro per<br />
abbracciarlo.<br />
«Ecco la mia bambina», dice mentre Maggie entra<br />
nella stanza, e non mi sfugge <strong>il</strong> disappunto sul suo<br />
viso. Sono sempre stata la preferita <strong>del</strong> nonno, fin da<br />
quando Matt e io iniziammo a lavorare con lui sulle<br />
macchine, quando eravamo piccoli – non che fossimo<br />
di grande aiuto. A nessuna <strong>del</strong>le mie sorelle interessò<br />
mai unirsi a noi nel garage, così, quando Matt morì,<br />
dieci anni fa, siamo rimasti soltanto io e <strong>il</strong> nonno, ogni<br />
domenica, dopo la messa. La mia Mustang <strong>del</strong> ’65<br />
color blu mezzanotte decappottab<strong>il</strong>e fu <strong>il</strong> nostro ultimo<br />
progetto di restauro.<br />
«Avete finito con la Shelby?», chiedo, trascinandolo<br />
per la mano fino al tavolo.<br />
«Si procede». Tira una sedia accanto alla mia e si<br />
siede.<br />
«È da ricostruire completamente?»<br />
«Eh già. Più o meno un disastro. Non so cosa farò<br />
senza di te quando te ne andrai al college».<br />
«Be’, non pensare di rimuovere quel motore senza <strong>il</strong><br />
nostro aiuto».<br />
«Nostro aiuto?».<br />
Mi faccio piccola piccola. «Luc ci avrebbe raggiunto a<br />
casa tua dopo la messa».<br />
«Luc vuole partecipare, eh?», dice grattandosi la<br />
testa con pochi capelli.<br />
Alzo le mani e gli rimetto a posto la frangia di capelli<br />
grigi. «Se ti va bene...?».<br />
«Non sono certo di voler condividere <strong>il</strong> mio miglior<br />
meccanico».
Mi faccio ancora più piccola, e con una smorfia di<br />
supplica.<br />
Lui esplode in una profonda risata. «Sembra che si<br />
tratti di una proposta “o tutto o niente”».<br />
«È davvero bravo. Non te ne pentirai».<br />
I suoi occhi blu luccicano. «Lo vedremo».<br />
Mamma lo raggiunge da dietro, asciugandosi le mani<br />
sul canovaccio e chinandosi per baciarlo sulla guancia<br />
prima di sedersi al suo posto a tavola. Si sistema un<br />
ricciolo scomposto di capelli biondo sabbia prima di<br />
prendere <strong>il</strong> piatto <strong>del</strong> nonno e servirgli <strong>il</strong> pollo.<br />
Guardandola, non posso fare a meno di pensare a<br />
quanto è cambiata in queste poche ultime settimane.<br />
Sembra molto più vitale, come se finalmente si fosse<br />
liberata di Matt. Ho un piccolo sussulto al cuore<br />
quando do uno sguardo alla cucina: so che lui si trova<br />
lì e vorrei poterlo condividere con lei.<br />
Mamma porge al nonno un piatto ricolmo di cibo.<br />
«Sarei contenta se lo finissi. Penso che tu non mangi<br />
quanto dovresti».<br />
«Mangio <strong>il</strong> giusto», ribatte lui, poggiando <strong>il</strong> piatto sul<br />
tavolo e dandosi dei colpetti sulla pancia rotonda.<br />
Papà entra dal soggiorno mentre le altre mie sorelle<br />
– tutte tranne Mary – prendono posto a tavola. «Ooh.<br />
Il mio preferito. Pollo con frittelle», dice lui,<br />
aggiustandosi <strong>il</strong> tovagliolo in grembo.<br />
La cena viene servita, e tutti mangiano, ma i pasti dei<br />
Cavanaugh non sono di quelli tranqu<strong>il</strong>li. Grace e<br />
Maggie litigano su chi debba fare <strong>il</strong> turno serale di<br />
pulizia <strong>del</strong>la cucina, mentre papà ass<strong>il</strong>la Kate perché<br />
non ha trovato un lavoro estivo quest’anno. Ognuno ha<br />
qualcosa da dire: e tutti contemporaneamente.<br />
Quando finalmente c’è una pausa nella conversazione,<br />
mamma si rivolge a me.<br />
«Dunque, per quale evento sei vestita a festa?».
Guardo in basso al mio top nero e ai jeans. Mi chiedo<br />
cosa faccia pensare che io sia “vestita a festa”.<br />
«Stasera Luc e io andiamo dai Gallagher con Taylor,<br />
R<strong>il</strong>ey e Trev».<br />
«Trev? R<strong>il</strong>ey esce ancora con Trevor?».<br />
Non riesco a trattenere un sorriso. «Certamente, e va<br />
alla grande».<br />
«E Taylor è tranqu<strong>il</strong>la riguardo al fatto che R<strong>il</strong>ey sta<br />
con <strong>il</strong> suo fratellino?»<br />
«Ci sta arrivando». Effettivamente, questa è in parte<br />
una bugia. Taylor è ancora abbastanza incavolata. Ma<br />
Taylor è fatta così: in quanto a perdonare, non è <strong>il</strong><br />
massimo.<br />
Taylor è stata la prima persona che ho conosciuto ad<br />
Haden, ed è stata per me l’amica perfetta. Ci siamo<br />
trasferiti qui non molto tempo dopo la morte di Matt.<br />
Ero piuttosto sconvolta in quel periodo, così mi ci volle<br />
<strong>del</strong> tempo per accorgermi che anche mia madre lo era.<br />
Tutto ciò che so è che mio padre ci fece trasferire<br />
perché la mamma potesse stare più vicina ai suoi<br />
genitori.<br />
Comunque, Taylor era proprio ciò di cui avevo<br />
bisogno. Nessuna <strong>del</strong>le due è molto brava a<br />
condividere i propri sentimenti, o stronzate <strong>del</strong> genere.<br />
R<strong>il</strong>ey arrivò molto tempo dopo, ed è una specie di<br />
nostra amica accidentale. Lei e tutti i suoi sentimenti<br />
sono pericolosi. Ma non posso fare a meno di essere<br />
felice per lei, che ha trovato “la sua metà”. Ha sempre<br />
saputo che lui era lì da qualche parte. Mi dispiace<br />
soltanto per lei che sia finito per trattarsi <strong>del</strong> fratello di<br />
Taylor.<br />
«Anche Chase viene a prendermi, mamma», dice<br />
Kate. Controllo come si è vestita e ricaccio dentro <strong>il</strong><br />
pungolo <strong>del</strong>la gelosia. Lei è sempre assolutamente<br />
meravigliosa. In un eccesso di scorrettezza universale,
Kate ha avuto non solo la più bella presenza di tutta la<br />
famiglia, ma anche l’altezza. È l’unica tra noi sorelle a<br />
superare 1,68 m.<br />
«I suoi genitori non si stufano di tutte queste feste?»,<br />
chiede mamma.<br />
«No, sono d’accordo. Almeno sanno dove sono tutti i<br />
loro figli», risponde Kate.<br />
Il ragazzo di Kate, Chase, è uno dei dieci figli dei<br />
Gallagher, e sin dall’alba dei tempi, ogni festa <strong>del</strong>le<br />
scuole superiori si è svolta nel loro giardino.<br />
Maggie sussulta sulla sedia. «Vado anch’io».<br />
Papà le punta la forchetta contro e la fissa<br />
lungamente. «Io non credo proprio».<br />
«Ma lì stasera suonano i Roadk<strong>il</strong>l. Delanie vuole che<br />
vada», si lamenta, voltandosi verso di me con uno<br />
sguardo implorante.<br />
Finisco i resti <strong>del</strong> mio pollo. «Non dipende da me,<br />
Maggs. Mi dispiace».<br />
Papà guarda Maggie con i suoi occhi seri color<br />
nocciola. «Avrai un sacco di tempo per queste cose,<br />
quando sarai più grande».<br />
Lei si passa una mano tra i riccioli scuri, stirandoli, e<br />
alza gli occhi al cielo. «Papà! Non sono più una<br />
matricola. È estate, quindi sono al secondo anno».<br />
Lo sguardo di papà si fa ancora più rigido.<br />
«Maggie...».<br />
Maggie schizza via dal tavolo con una spinta che fa<br />
quasi cadere tutti i bicchieri. Nello stesso istante, due<br />
<strong>del</strong>le tre lampadine <strong>del</strong> soffitto schioccano<br />
rumorosamente e si spengono.<br />
«Odio essere la più piccola!».<br />
Sbattendo i piedi, Maggie esce infuriata dalla cucina,<br />
mentre schiocca anche l’ultima lampadina, lasciandoci<br />
seduti al buio.<br />
Papà osserva attentamente <strong>il</strong> soffitto, poi si allontana
dal tavolo. «Me ne occuperò io».<br />
La luce nella lavanderia si accende e sento che lui fa<br />
scattare gli interruttori <strong>del</strong> quadro elettrico. Torna in<br />
un minuto con <strong>del</strong>le lampadine nuove e sale sulla sua<br />
sedia per sostituirle. «Deve esserci un corto circuito da<br />
qualche parte», dice, scendendo dalla sedia.<br />
Quando la cucina si <strong>il</strong>lumina mamma sospira, poi mi<br />
rivolge uno sguardo preoccupato. «Chi guida?»<br />
«Luc e R<strong>il</strong>ey».<br />
Leggo <strong>il</strong> sollievo nei suoi occhi, mentre si pulisce gli<br />
angoli <strong>del</strong>la bocca con <strong>il</strong> tovagliolo.<br />
«Mamma», dico, esasperata. «Io non guido male».<br />
«Io non l’ho mai detto, mia cara».<br />
«In qualsiasi caso», grugnisco, spingendo indietro la<br />
sedia e alzandomi.<br />
Risciacquo i piatti, e finisco proprio quando suona <strong>il</strong><br />
campanello. Apro la porta e scivolo via, sorridendo a<br />
Luc, che sta nel portico sul davanti.<br />
Mi sorride. «Dov’è l’incendio?»<br />
«In cucina». Indietreggio per ammirarlo, e <strong>il</strong> mio<br />
cuore fatica a tenere <strong>il</strong> ritmo. Ha un aspetto molto<br />
sensuale con la camicia blu zaffiro, una falda <strong>del</strong><br />
colletto tirata su, e dei jeans neri molto consumati.<br />
«Tu sei...». Non riesco a terminare. Non ci sono<br />
parole. «Carina la maglietta».<br />
«È <strong>del</strong> colore dei tuoi occhi», dice, facendomi<br />
fermare <strong>il</strong> cuore.<br />
Faccio un respiro profondo, distolgo lo sguardo da lui<br />
e scendo le scale <strong>del</strong> portico. Lui si volta e mi segue.<br />
«Hai già preso l’olio? Potremmo cambiarlo prima di<br />
andare», mi dice da dietro.<br />
Mi volto e gli sorrido. «Hai proprio <strong>il</strong> vestito giusto<br />
per un cambio d’olio». Ma quando lo immagino<br />
togliersi quella maglietta per lavorare alla mia<br />
macchina, <strong>il</strong> calore mi punge le guance, e distolgo <strong>il</strong>
pensiero. «Il nonno ha detto che l’avremmo fatto<br />
domenica».<br />
«Ci sarò», assicura, e cerco di non immaginarmi<br />
quanto sarà bello, sporco di grasso, sotto la mia<br />
macchina.<br />
«Andiamo a piedi da Taylor. Vediamo quando<br />
pensano di partire».<br />
«C’era quel tale, Alexander Graham Bell. Ha<br />
inventato quella cosa chiamata telefono. Dovresti<br />
proprio prenderne uno. Sono molto di moda». Un<br />
sorriso furbo gli si affaccia sulle labbra, facendomi<br />
venire ancora più voglia di baciarlo.<br />
Mi sforzo di distogliere lo sguardo da lui prima che<br />
mi risucchi completamente. «Ah, ah», dico, agitando <strong>il</strong><br />
mio telefono davanti al suo viso. «Non dirmi... eri<br />
anche una sua Musa».<br />
Senza preavviso, Luc si avventa su di me e mi ruota <strong>il</strong><br />
braccio disteso in una presa. Il panico mi fa accelerare<br />
<strong>il</strong> cuore. Lui, stando alle mie spalle, si inclina in avanti.<br />
«No. Soltanto di Dante», mi sospira in un orecchio.<br />
«Figlio di puttana», dico senza farmi sentire,<br />
cercando di liberarmi. Ogni strattone mi stringe la<br />
spalla ancor più nella morsa, lanciando scosse di<br />
dolore acuto lungo <strong>il</strong> braccio e fino alla spina dorsale.<br />
«Falla finita, Luc. Lasciami andare», dico, sapendo che<br />
non c’è una sola fottuta speranza che mi lasci.<br />
«Ti arrendi?», chiede con un sorriso compiaciuto.<br />
Smetto di dimenarmi e ruoto la testa oltre la spalla<br />
per guardarlo. «Molto bene. Le tue lezioni stanno<br />
dando i loro frutti», dico, un attimo prima di ruotare la<br />
gamba per afferrarlo e trascinarlo a terra, sul prato di<br />
fronte a casa. Atterra pesantemente sulla schiena e io<br />
piombo su di lui, trattenendolo in una morsa e<br />
premendogli l’avambraccio sulla trachea. «Ti<br />
arrendi?»
«Mi arrendo», gracchia strabuzzando gli occhi.<br />
Allento la spinta alla gola, ma mantengo la presa e<br />
sorrido, osservandolo lì sotto di me. «Penso che mi<br />
piace... averti completamente in mio potere».<br />
«I vicini, Frannie», avverte, ma c’è come un sorriso<br />
nella sua voce.<br />
Gli lascio andare le braccia e resto seduta, a cavallo<br />
su di lui. «Stai dicendo che non ti piace? Bugiardo».<br />
«Non ho detto niente di tutto questo». Si sfrega una<br />
spalla, poi fa scivolare le mani lungo le curve dei miei<br />
fianchi, facendomi attraversare da un brivido. «Ero<br />
soltanto sorpreso che volessi dar loro uno spettacolo<br />
gratis».<br />
Matt<br />
Giuro su Dio che stavo per abbattere <strong>il</strong> demone con<br />
un fulmine, quando ha afferrato Frannie. Le lezioni di<br />
judo sono state una sua idea. Ora che <strong>il</strong> demone è<br />
“vulnerab<strong>il</strong>e”, lei pensa che dovrebbe imparare a<br />
difendersi. Ma lo “judo” sembra sempre degenerare in<br />
qualcosa che somiglia di più al wrestling, salvo che per<br />
la quantità di baci e di risatine.<br />
E adesso sono stati assolutamente disgustosi. Lei<br />
smette di pensare, quando sta con lui.<br />
Ancora invisib<strong>il</strong>e, e cercando di non guardare quello<br />
spettacolo pubblico, procedo furtivamente verso di<br />
loro, che si stanno scaldando sul prato, e urto la spalla<br />
di Frannie con un ginocchio. «Fai spazio, sorellina».<br />
Lei balza via dal demone e resta rannicchiata su di<br />
lui, in posizione di difesa, guardandosi attorno<br />
selvaggiamente, con occhiate rapide.<br />
D’istinto faccio un passo indietro. «Stai tranqu<strong>il</strong>la.<br />
Sono soltanto io».
Lei aggrotta le sopracciglia e si alza in piedi, poi<br />
porge una mano a Luc, che è ancora sdraiato sul prato.<br />
Lui la prende, e Frannie lo tira su. Lei si volta di<br />
nuovo, mentre <strong>il</strong> colore le scivola via dalle guance.<br />
«Devi seguirmi dappertutto?»<br />
«Sì!». Il demone risponde prima di me.<br />
Guardo minaccioso verso di lui, anche se non può<br />
vedermi.<br />
«Quasi», lo correggo. «E in più non puoi fare sesso<br />
sul prato di fronte a casa... per diversi motivi che non<br />
posso elencare».<br />
«Stai zitto». Lei corruga la fronte in direzione <strong>del</strong>la<br />
mia voce, guardandomi quasi direttamente. «Non<br />
stavamo facendo sesso. Gli stavo dando una lezione».<br />
L’orrendo demone è in piedi accanto a lei, e le poggia<br />
una mano sulla spalla. «Camminiamo», dice, tirandola<br />
verso <strong>il</strong> viottolo e dando un’occhiata nella mia<br />
direzione.<br />
Lei emette un lungo sospiro. «D’accordo».<br />
Li seguo da dietro, mentre si dirigono verso <strong>il</strong> parco.<br />
C’è un crepuscolo rosa dorato, e io osservo le ombre<br />
sotto i salici, mentre Frannie e <strong>il</strong> suo demone trovano<br />
una panchina e si siedono. Lui le cinge le spalle con un<br />
braccio, e io vago dietro di loro, cercando di stare fuori<br />
<strong>del</strong>la portata di ascolto quando parlano sospirando.<br />
Ci sono <strong>del</strong>le regole per gli angeli custodi. La regola<br />
numero uno è che non possiamo interferire con le vite<br />
dei nostri protetti. Devono essere liberi di scegliere da<br />
soli. La regola numero due è che non possiamo violare<br />
la loro privacy. Né quella di chiunque altro. Luc è un<br />
essere umano, ora; quindi le regole valgono anche per<br />
lui, sfortunatamente.<br />
Eppure non posso farne a meno, e <strong>il</strong> mio senso di<br />
responsab<strong>il</strong>ità sovrasta <strong>il</strong> suo bisogno di privacy. Mi<br />
avvicino un po’ e mi appoggio alla radice cava di un
salice, non lontano dalla loro panchina.<br />
«Scegline uno e concentrati», dice Luc, a bassa voce.<br />
Seguo <strong>il</strong> loro sguardo e vedo un gruppo di ragazzi<br />
<strong>del</strong>le scuole medie sulla pista da skate proprio davanti<br />
a loro. Guardo per alcuni minuti come si prendono in<br />
giro tra loro quando cadono.<br />
«Concentrarmi su cosa? Cosa dovrei fargli fare?».<br />
Luc fa un grande sorriso e lancia uno sguardo alle sue<br />
spalle. «Be’, immagino che Matt mi distruggerebbe<br />
con un fulmine, se ti dicessi qualcosa tipo... fagli<br />
parlare un’altra lingua, quindi che ne pensi di fargli<br />
dire qualcosa di carino ai suoi amici?».<br />
Lui solleva la mano che non abbraccia mia sorella e<br />
punta <strong>il</strong> dito. «Quello lì con la maglietta arancione<br />
sembra particolarmente antipatico. Vedi cosa puoi fare<br />
con lui».<br />
Lei si allontana da Luc e si appoggia con i gomiti<br />
sulle ginocchia, corrugando le sopracciglia per la<br />
concentrazione.<br />
Osservo quello con la maglietta arancione. Compie<br />
un giro <strong>del</strong>la morte sulla half pipe, poi scivola giù<br />
lungo la ringhiera e fa un kick turn davanti a un<br />
bambino più piccolo, che a malapena si regge in piedi<br />
sulla tavola. Per un secondo, sembra quasi che<br />
Ragazzino Arancione stia uscendo dalla sua traiettoria.<br />
Ma un attimo dopo passa oltre e dà una spallata al<br />
bambino facendolo cadere dalla tavola. Il piccolo urta<br />
a terra con <strong>il</strong> sedere, e Ragazzino Arancione sorride,<br />
tenendo in alto la mano per colpire con le nocche un<br />
terzo ragazzo mentre gli passa accanto.<br />
Frannie si sporge indietro, con <strong>il</strong> palmo <strong>del</strong>la mano<br />
sulla fronte, gemendo. «Sono davvero una frana».<br />
Luc si sposta per abbracciarla di nuovo, ma Frannie<br />
lo allontana. «Credo di avere un d<strong>il</strong>emma morale»,<br />
dice lei, con la fronte ancora tra le mani.
Lui ride apertamente, e lei lo strattona.<br />
«Grazie per <strong>il</strong> sostegno, Luc».<br />
«Scusa», dice lui, smettendo di ridere. «Forza, dimmi<br />
di questo d<strong>il</strong>emma».<br />
«Io credo che non sia giusto trafficare con la mente<br />
<strong>del</strong>le persone».<br />
Lui la guarda per un lungo minuto senza rispondere.<br />
Alla fine fa un sospiro e si sporge verso di lei. «Quando<br />
ero un demone», inizia con voce bassa e tesa, come se<br />
fosse doloroso da ricordare, «non potevo realmente far<br />
fare a una persona una cosa che non volesse fare.<br />
Potevo “trafficare con le loro menti”, come l’hai posta<br />
tu eloquentemente, ma non potevo fargli fare nulla che<br />
fosse fuori <strong>del</strong> personaggio. Io penso che <strong>il</strong> tuo Sway<br />
potrebbe essere molto sim<strong>il</strong>e».<br />
«Penso comunque che non sia giusto». Lei si<br />
appoggia allo schienale <strong>del</strong>la panchina. «Non lo userò<br />
sui miei fam<strong>il</strong>iari, né su alcuno che non stia facendo<br />
qualcosa di veramente sbagliato... o di cattivo... o<br />
qualcosa».<br />
«Questa è una tua prerogativa, suppongo», dice Luc,<br />
sfregandosi una tempia. «E probab<strong>il</strong>mente è quanto<br />
intendeva Gabriel, quando ha detto che volevano che<br />
facessi soltanto ciò che era giusto».<br />
Questa volta, quando <strong>il</strong> demone le si avvicina, lei gli<br />
si appoggia contro, dicendo: «Io...», per poi lasciar<br />
cadere.<br />
«Cosa?».<br />
Lei si stringe forte a Luc, e lo guarda negli occhi.<br />
«Sembra davvero stupido, ma ho sempre sentito come<br />
di essere destinata a qualcosa. Quando pensavo di<br />
voler diventare una specie di diplomatico, era perché<br />
ho sempre sentito che avrei potuto fare la differenza.<br />
Ma tutta questa faccenda <strong>del</strong>lo Sway... temo che, a<br />
qualunque cosa io sia destinata, sia superiore alle mie
possib<strong>il</strong>ità».<br />
Poi si appoggia di nuovo a lui. «Ho paura», dice con<br />
una voce improvvisamente es<strong>il</strong>e, vulnerab<strong>il</strong>e.<br />
Il demone sospira e le appoggia una guancia tra i<br />
capelli.<br />
Ma dopo appena un minuto lei si allontana ed estrae<br />
dalla tasca <strong>il</strong> telefono, che sta squ<strong>il</strong>lando, poi guarda lo<br />
schermo. «Taylor e R<strong>il</strong>ey sono pronte per andare».<br />
2 Scherzo infant<strong>il</strong>e che consiste nel leccarsi un dito e<br />
inf<strong>il</strong>arlo nell’orecchio di qualcuno.
Frannie<br />
Capitolo 5<br />
Le mani oziose sono gli<br />
strumenti <strong>del</strong> demonio<br />
Quando riusciamo ad arrivare alla casa dei Gallagher,<br />
la festa è in pieno svolgimento. Gruppi di teenager<br />
rapaci sciamano dalle macchine, parcheggiate accanto<br />
agli alberi ai lati <strong>del</strong>la strada, verso la musica nel<br />
cort<strong>il</strong>e sul retro, gridando e urlando.<br />
Io e Luc attraversiamo la strada verso <strong>il</strong> parcheggio di<br />
R<strong>il</strong>ey. Taylor si agghinda i capelli rosa e gialli da<br />
istrice, poi esce dal sed<strong>il</strong>e posteriore <strong>del</strong>la macchina di<br />
R<strong>il</strong>ey e mi dà una gomitata. «Dobbiamo sganciarci...<br />
magari improvvisare una festa a Marblehead. Sono<br />
stanca di questa folla».<br />
R<strong>il</strong>ey aggira la macchina per raggiungerci. «Paghi tu<br />
la benzina per arrivarci?», dice, mentre Trevor le tira<br />
indietro i lunghi ricci castani e le mette un braccio<br />
sopra le spalle.<br />
«Come volete», risponde Taylor. La sua bella pelle<br />
arrossisce quando preme la lingua nell’anello<br />
all’angolo <strong>del</strong>la sua bocca. Poi lancia un’occhiataccia al<br />
fratello e ruota su se stessa, incamminandosi verso la<br />
festa a passi rabbiosi. R<strong>il</strong>ey alza le spalle e Trevor le<br />
sorride, entrambi rossi in viso, mentre seguono Taylor<br />
oltre la strada.<br />
Luc intreccia le dita alle mie. «Ecco un esperimento<br />
per <strong>il</strong> tuo Sway», dice, accennando con un gesto <strong>del</strong>la
testa alle spalle dei miei amici che si allontanano.<br />
Gli do una scrollata. «Sì, certo. Stiamo parlando di<br />
Taylor. Ti piace vedermi fallire?»<br />
«Mi piace vederti fare praticamente qualunque<br />
cosa». Mi afferra di nuovo la mano e seguiamo Taylor<br />
tra la folla che si accalca.<br />
Il gruppo di Delanie, i Roadk<strong>il</strong>l, si è installato dietro<br />
la casa, vicino al portico. La musica si fa più alta mano<br />
a mano che ci avviciniamo. Mi tiro dietro Luc<br />
attraverso la calca fino a dove Taylor, R<strong>il</strong>ey e Trevor si<br />
sono fermati, accanto al falò.<br />
«Vado a prendere qualcosa da bere», dice Luc. Mi<br />
stringe la mano, poi si dirige verso l’altro lato <strong>del</strong><br />
cort<strong>il</strong>e, dove sono allineate <strong>del</strong>le casse piene di<br />
ghiaccio, accanto alla casa. Mi ritrovo a fissarlo,<br />
mentre si allontana. Il mio ombelico pulsa e sento un<br />
sorriso crescermi lentamente sul viso. Dio, è perfetto.<br />
«Reefer è infuocato», mi dice Trevor in un orecchio,<br />
risvegliandomi dal mio rapimento.<br />
Il cuore mi salta in gola, e istintivamente mi volto di<br />
scatto a guardare <strong>il</strong> falò, quasi aspettandosi di vedere<br />
Reefer scatenato e invaso dalle fiamme.<br />
Trevor girando i suoi occhi occhi blu indica verso la<br />
casa. «Laggiù», grida, «con la chitarra».<br />
Ho un fremito appena mi volto verso la loro<br />
postazione. Anche se <strong>il</strong> mio ex ragazzo è inetto in<br />
qualsiasi altra cosa, con la chitarra è un genio. E, devo<br />
ammetterlo, sembra che suonino bene. Delanie salta<br />
su e giù, con i lunghi capelli neri che ondeggiano<br />
selvaggiamente sulle spalle, e canta con forza come<br />
una perfetta Avr<strong>il</strong> Lavigne. Indossa dei jeans strappati<br />
e una giacchetta di pelle, gli occhi pesantemente<br />
bistrati di eyeliner nero. Ha un aspetto totalmente<br />
diverso rispetto a quando porta la sua maglietta di<br />
Ricco’s e la coda di cavallo, al lavoro. Chi non la
conoscesse penserebbe che sia più vicina ai<br />
venticinque anni che non ai quindici.<br />
«Delanie canta alla grande», aggiunge Trevor; poi<br />
posa i suoi occhi su di me. «Ma...», balbetta, «erano<br />
molto meglio quando eri tu la loro cantante».<br />
Alzo gli occhi al cielo. «Se lo dici tu».<br />
Quando la canzone finisce, Reefer si toglie la chitarra<br />
di dosso e cinge Delanie con un braccio.<br />
«Si comporta come faceva con te», dice Trevor<br />
colpendomi con <strong>il</strong> gomito.<br />
«Bene», annuisco. Sembra un’altra vita, da quando<br />
stavamo insieme, anche se effettivamente non era così<br />
tanto tempo fa.<br />
Torno a guardare la band, e mi rendo conto che non<br />
li conosco tutti. Il bassista è un ragazzo alto, robusto,<br />
con i capelli neri, che sono certa di non aver mai visto<br />
prima. Do un colpetto di gomito a Trevor. «Chi è <strong>il</strong><br />
bassista?».<br />
Trevor aguzza lo sguardo lungo <strong>il</strong> cort<strong>il</strong>e, verso <strong>il</strong><br />
gruppetto. «Non lo so», dice infine.<br />
«Ma io lo scoprirò», fa Taylor da dietro di me. Inizio<br />
a voltarmi, ma la sua mano mi ha già afferrato per un<br />
braccio e mi strattona verso <strong>il</strong> gruppo.<br />
Quando li raggiungiamo, Delanie sorride. «Dov’è<br />
Maggie?».<br />
Alzo le spalle. «Papà non l’ha lasciata venire».<br />
Taylor, con un luccichio sensuale negli occhi color<br />
carbone, le dà una spallata. «Chi è quel ragazzo<br />
eccitante?», chiede senza farsi sentire.<br />
Delanie lancia un’occhiata alle sue spalle, verso <strong>il</strong><br />
resto <strong>del</strong> gruppo.<br />
Reefer prende l’occhiata per un invito a unirsi a noi.<br />
Si inf<strong>il</strong>a accanto a Delanie e, con <strong>il</strong> dorso <strong>del</strong>la mano, si<br />
scansa i dread castani dorati dagli occhi marrone<br />
chiaro. «Ehi, Frannie», dice lui, avvolgendo le spalle di
Delanie con un braccio. Sussulto per l’esplosione <strong>del</strong><br />
senso di colpa, e spero che Delanie stia con lui perché<br />
lo desidera, non perché, in un certo senso, sono io che<br />
li ho fatti mettere insieme.<br />
«Ehi, Reef. Come va?».<br />
Si strofina <strong>il</strong> naso contro <strong>il</strong> collo di Delanie. «Alla<br />
grande».<br />
Trattengo una risata con i denti, prima che mi sfugga.<br />
Non è male come persona – fondamentalmente un<br />
fissato <strong>del</strong> tipo Guitar Hero, e in qualche modo l’ho<br />
quasi amato –, ma non capirò mai perché pensa che io<br />
sia gelosa. Sono io che l’ho lasciato.<br />
Quando finalmente si è fatto un’idea <strong>del</strong>la situazione<br />
– che assomiglia molto a qualcosa tipo “è quello che<br />
avresti potuto avere” –, mi guarda. «Allora, ti manca<br />
tutto questo?».<br />
Faccio un grande sorriso, incerta se si riferisca alla<br />
musica o a se stesso. «No», rispondo, ed è valido in<br />
entrambi i casi.<br />
Per un attimo sembra ferito, prima di riprendersi.<br />
«Bene. Il fatto che tu abbia lasciato <strong>il</strong> gruppo è stata la<br />
cosa migliore che potesse succedere. La voce di<br />
Delanie è eccezionale... davvero unica nel suo genere»,<br />
dice insinuando che la mia non lo è. Ed è vero.<br />
«Un’etichetta major ci ha chiesto una demo».<br />
«Santo cielo! È fantastico!».<br />
Taylor mi dà una forte gomitata tra le costole,<br />
facendomi mancare <strong>il</strong> respiro.<br />
«Cristo, Tay, ci sto arrivando». Mi sfrego la parte<br />
colpita e do uno sguardo oltre Reefer, ai ragazzi. «Chi<br />
è <strong>il</strong> vostro bassista?»<br />
«Marc. È nuovo». Reefer si volta e alza una mano. Il<br />
ragazzo nuovo solleva lo sguardo dal basso che stava<br />
accordando e mi guarda abbozzando un sorriso, come<br />
se sapesse che stavamo parlando di lui. Si alza in piedi
e mi squadra con gli occhi, poi ammicca con la testa e<br />
riprende ad accordare <strong>il</strong> suo basso.<br />
Voltandosi verso di me, Reefer accenna con la testa al<br />
ragazzo nuovo. «È lui che ha l’aggancio per la demo.<br />
Dice che <strong>il</strong> tizio gli deve un favore».<br />
Nonostante sia sicura di non aver mai visto quel<br />
ragazzo prima d’ora, c’è qualcosa di tremendamente<br />
fam<strong>il</strong>iare in lui. Mi ritrovo a fissarlo, e distolgo lo<br />
sguardo quando lui alza di nuovo gli occhi dal basso.<br />
Solleva un sopracciglio, guardandomi e facendo un<br />
mezzo sorriso. Mi volto ancora verso Reefer e Delanie,<br />
mentre <strong>il</strong> calore mi si diffonde sul collo.<br />
Gli occhi di Delanie si <strong>il</strong>luminano. Mi si avvicina e mi<br />
dà un colpetto sulla spalla, e le appare un sorriso sul<br />
volto. «Ehi! Dovresti cantare qualcosa».<br />
Reefer resta a bocca aperta. «Io non credo...».<br />
«Non accadrà», dico indietreggiando.<br />
Delanie mi afferra una mano tra le sue, tirandomi al<br />
di là degli amplificatori imp<strong>il</strong>ati. «Certo che sì. Che<br />
pezzo vuoi fare?».<br />
Tiro indietro <strong>il</strong> braccio con forza. «Davvero, Delanie.<br />
Non vorrai che vi rovini <strong>il</strong> repertorio salendo lassù a<br />
massacrare qualche canzone! Soprattutto se ci sono<br />
<strong>del</strong>le case discografiche che vi osservano».<br />
Reefer scandaglia la folla con attenzione. «Ha<br />
ragione».<br />
«Fallo, Fee!», urla R<strong>il</strong>ey. La guardo, in piedi accanto<br />
a Taylor. Trevor mi sorride da oltre la spalla.<br />
Ma proprio in quel momento sento una scarica<br />
elettrostatica talmente intensa che mi si rizzano tutti i<br />
peli. Riesco quasi a sentirla crepitare sulla mia pelle.<br />
Matt.
Matt<br />
Resto invisib<strong>il</strong>e, e mi tengo indietro rispetto alla<br />
comitiva di Frannie, aggirando <strong>il</strong> bosco e studiando <strong>il</strong><br />
circondario. Ovunque io guardi, ci sono coppie<br />
raggomitolate su loro stesse in diverse fasi <strong>del</strong><br />
corteggiamento. Tutte piuttosto innocenti, in realtà...<br />
nessuna anima in pericolo, per <strong>il</strong> momento. Ma<br />
mentre scruto tra la folla nella mente mi appare <strong>il</strong><br />
volto di L<strong>il</strong>i, così, dal nulla. È successo spesso, durante<br />
gli ultimi due giorni, da quando l’ho conosciuta, e ogni<br />
volta che penso a lei una scarica elettrica mi<br />
attraversa. La stessa scossa che ho sentito quando mi è<br />
passata attraverso, nel suo appartamento. L’ho vista<br />
soltanto due volte. Lei non sa nemmeno che esisto. Ma<br />
c’è qualcosa in lei che la rende diffic<strong>il</strong>e da dimenticare.<br />
Mi apposto appoggiato al tronco di un vecchio acero<br />
in cima al cort<strong>il</strong>e e osservo. E ogni volta che vedo una<br />
coppia che si tocca, o si bacia, non posso fare a meno<br />
di sognare come sarebbe stare così con L<strong>il</strong>i... toccarla<br />
in quel modo. Chiudo gli occhi e cerco di immaginare<br />
come sarebbe la sua pelle. Quale odore avrebbe. Quale<br />
sapore. Sento un brivido, e <strong>il</strong> retro <strong>del</strong> mio collo si<br />
stacca violentemente dall’albero.<br />
Concentrati.<br />
Apro gli occhi. Frannie sta parlando con la ragazza<br />
<strong>del</strong> gruppo, e Luc è allo sp<strong>il</strong>latore <strong>del</strong>la birra. Porge un<br />
boccale a una bionda che sta facendo <strong>del</strong> suo meglio<br />
per incastrarlo contro la recinzione <strong>del</strong> portico. Gli<br />
sorride, con le labbra luccicanti di rossetto rosso, e<br />
fruga nella borsetta tirandone fuori un foglietto di<br />
carta rosa. Lo osservo inf<strong>il</strong>arselo in tasca, prima di<br />
afferrare un altro boccale e iniziare a riempirlo.<br />
Pare che mia sorella si sia innamorata di un
acchiappafemmine demoniaco. Il suo cuore aspetta<br />
solo di venire spezzato. Meglio, secondo me. Prima si<br />
renderà conto di chi è veramente, prima lo scaricherà.<br />
Forse potrei fare in modo che trovi quel foglietto...<br />
Scandaglio ancora <strong>il</strong> cort<strong>il</strong>e, scorrendo con gli occhi i<br />
gruppi di persone che parlano e ridono, e oltre, nei<br />
dintorni <strong>del</strong> cort<strong>il</strong>e, dove i corpi si stringono l’uno<br />
all’altro tra le ombre degli alberi.<br />
E L<strong>il</strong>i è di nuovo lì, nella mia testa. Cerco di<br />
respingerla, ma non se ne andrà. Quindi mi lascio<br />
andare all’immaginazione. La sento premere <strong>il</strong> suo<br />
corpo contro <strong>il</strong> mio, portandomi a desiderarla in modi<br />
che non dovrei. Ma nella mia fantasia posso averla. La<br />
avvolgo tra le mie braccia, e quando si allunga per<br />
avvicinare <strong>il</strong> viso al mio la <strong>bacio</strong>. Scorro le mani lungo<br />
le curve <strong>del</strong> suo corpo, con i sensi accesi dal suo ardore<br />
crescente, mentre lei stessa mi divora con le mani.<br />
Sento l’intensità <strong>del</strong> mio bisogno di lei corrermi<br />
dentro: una vertiginosa ondata di disperazione.<br />
L’allarme <strong>del</strong> mio sesto senso sembra come<br />
fulminato. Immediatamente mi rendo conto che <strong>il</strong><br />
tr<strong>il</strong>lo nella mia fantasia non proveniva soltanto dalle<br />
mani di L<strong>il</strong>i. L’allarme demoni si era attivato gia da un<br />
po’.<br />
Ho perso la concentrazione.<br />
Non mi fermo neanche per cercare di capire da dove<br />
arriva – o per rimproverarmi di questa svista. In un<br />
baleno attraverso <strong>il</strong> cort<strong>il</strong>e, avvolgendo Frannie in un<br />
campo.<br />
Lei si allontana ansimante dalla comitiva. «Devo<br />
andare», dice ai suoi amici e si volta a cercare Luc, che<br />
sta tornando con due bicchieri pieni di birra.<br />
«La cricca <strong>del</strong> tuo ragazzo è arrivata», sospiro in un<br />
orecchio a Frannie.<br />
«Dov’è?», dice lei spalancando gli occhi, che si
guardano attorno rapidi.<br />
«Non lo so, esattamente, ma ce n’è più di uno.<br />
Andiamo». Le do una spinta leggera, ma si è già<br />
incamminata.<br />
Lei agguanta Luc. «Matt dice che dobbiamo andare».<br />
Luc poggia la birra e la prende per mano. Torniamo<br />
alla macchina camminando rapidamente, e appena<br />
raggiunta la strada vedo tre paia di occhi rossi che<br />
spuntano fuori dall’oscurità <strong>del</strong> bosco. L’immenso<br />
demone dai capelli rossi che stava da Ricco’s avanza<br />
camminando fuori dal buio e ci guarda passare.<br />
Nonostante non faccia una mossa per fermarci, una<br />
sott<strong>il</strong>e scarica elettrica mi attraversa crepitante.<br />
Frannie è in posizione di difesa, pronta a colpire, ma<br />
Luc la afferra per la mano e la trascina verso la<br />
macchina correndo.<br />
Il demone mi lancia un ghigno minaccioso. Per<br />
quanto io sia invisib<strong>il</strong>e, lui sa che sono lì – proprio<br />
come io avrei potuto sapere che lui era lì, se avessi<br />
fatto attenzione. Altri due, più bassi, ma altrettanto<br />
robusti, escono dall’oscurità, mentre torno verso la<br />
macchina di Luc.<br />
Cosa diavolo sta succedendo? Ha forse seguito<br />
Frannie?<br />
Do un’occhiata a Frannie e Luc che sprofondano<br />
nella macchina. Osservo ancora per un secondo <strong>il</strong><br />
gruppo di demoni, poi mi proietto nel sed<strong>il</strong>e posteriore<br />
<strong>del</strong>la Shelby.<br />
Luc appare molto determinato: le nocche bianche sul<br />
volante, zigzaga tra le buche.<br />
«Non riuscirai a seminarli», dico sprofondando nel<br />
sed<strong>il</strong>e posteriore. Il mio sguardo si volge a Frannie.<br />
«Tutto okay?», chiedo.<br />
«Sto bene».<br />
«Ti hanno fatto nulla?»
«No, soltanto quello che hai visto».<br />
«È colpa mia». La voce di Luc è debole: quasi un<br />
sospiro.<br />
«Smett<strong>il</strong>a, Luc». Frannie gli poggia una mano sulla<br />
spalla, <strong>il</strong> viso pieno di apprensione.<br />
Luc continua a fissare dritto oltre <strong>il</strong> parabrezza, con<br />
la faccia tesa e le mascelle serrate. «Non credo che sia<br />
sicuro per te girarmi attorno».<br />
«Non vado da nessuna parte».<br />
I suoi occhi si spostano sulla sommità <strong>del</strong>la testa di<br />
lei, che riposa con una guancia appoggiata alla sua<br />
spalla, e sospira, prima di riportare l’attenzione sulla<br />
strada. Sembra ancora determinato, entrambe le mani<br />
strette sul volante e la bocca che forma una linea retta.<br />
Ma in quella breve occhiata, l’ho vista.<br />
La risposta.<br />
Ho osservato i suoi occhi passare da tormentati a<br />
risoluti. Forse è davvero all’altezza di fare la cosa<br />
giusta, dopo tutto. Se Luc credesse di aver messo<br />
Frannie in pericolo, penso che se ne andrebbe.<br />
Con questa consapevolezza, <strong>il</strong> demone si è<br />
guadagnato un po’ <strong>del</strong> mio rispetto. Come dato di<br />
fatto, se lui non fosse un demone, potrei addirittura<br />
essere in grado di tollerare che stia con mia sorella.<br />
Ma lui è un demone.<br />
Quindi, so cosa devo fare.<br />
Frannie<br />
Luc è parcheggiato al solito posto: sotto <strong>il</strong> gigantesco<br />
acero vicino alla staccionata dall’altra parte <strong>del</strong>la<br />
strada. Posso a malapena scorgere <strong>il</strong> parafango<br />
anteriore <strong>del</strong>la Shelby che br<strong>il</strong>la, attraverso le foglie<br />
che ondeggiano, al chiaro di luna. Ma sono rimasta a
fissarlo per ore, da quando Luc mi ha riportata a casa,<br />
immaginando di essere là fuori con lui.<br />
Sollevo <strong>il</strong> mento dalle braccia, puntellate sul<br />
davanzale <strong>del</strong>la finestra, e mi massaggio una<br />
contrattura sul collo dolorante. Prendo <strong>il</strong> cellulare dal<br />
comodino con l’intenzione di chiamare Luc, ma lo fisso<br />
nella mia mano per un lungo minuto prima di<br />
impostare una chiamata rapida a Gabe, invece.<br />
Non squ<strong>il</strong>la nemmeno prima che la voce automatica<br />
attacchi a dire quello che già sapevo. Gabe è<br />
irraggiungib<strong>il</strong>e. Il telefono è spento.<br />
Penso che potrei chiamarlo con la mente...<br />
mandandogli un messaggio per dire che ho bisogno <strong>del</strong><br />
suo aiuto. Verrebbe?<br />
Borbotto tra me e me, tirandomi giù dal letto. Gabe<br />
se n’è andato per una ragione. Potrei star qui seduta e<br />
convincermi che abbiamo bisogno che lui torni, ma in<br />
realtà sono solo io. È stupido e scorretto, da parte mia,<br />
richiamarlo qui soltanto perché mi manca.<br />
Sospiro e mi tiro su i jeans, sotto la lunga T-shirt con<br />
cui dormo. Socchiudendo l’uscio sbircio fuori,<br />
nell’androne buio e s<strong>il</strong>enzioso. I cardini gemono<br />
quando apro lentamente la porta, e prendo un<br />
appunto mentale di ricordarmi di oliarli. Mentre<br />
scendo le scale in punta di piedi prendo altri appunti<br />
mentali. Conoscevo i gradini scricchiolanti <strong>del</strong> piano di<br />
sopra, ma ce ne sono altri che protestano, sebbene con<br />
meno rumore, sotto <strong>il</strong> mio peso.<br />
Quando raggiungo la maniglia <strong>del</strong>la porta d’ingresso<br />
<strong>il</strong> cuore mi pulsa nelle orecchie. Con un ultimo<br />
sguardo su per le scale la tiro ed esco rapidamente<br />
fuori, nel portico.<br />
Luc salta fuori dalla macchina e, quando mi vede,<br />
attraversa la strada di corsa. Mi afferra per la mano e<br />
mi trascina verso la Shelby. «Che succede? Cosa c’è
che non va?», chiede indagando con occhi svelti,<br />
selvaggiamente, <strong>il</strong> mio cort<strong>il</strong>e.<br />
«Io...».<br />
«Lui è qui? Dannazione! Come ho fatto a farmelo<br />
sfuggire?». Mi spinge sul sed<strong>il</strong>e <strong>del</strong> passeggero <strong>del</strong>la<br />
sua macchina.<br />
«No. Non è quello. È solo che io...».<br />
«Cos’ha fatto, Frannie?». Mi si accoccola accanto<br />
scrutandomi con occhi terrorizzati.<br />
Sento <strong>il</strong> caffè sulle sue labbra, quando mi sporgo in<br />
avanti, gli passo una mano tra i capelli e premo le<br />
labbra sulle sue. I suoi muscoli tesi non si r<strong>il</strong>assano,<br />
ma cambia <strong>il</strong> tipo di tensione. La sua attenzione si<br />
sposta da “là fuori” a “proprio qui”. A me. Che è<br />
proprio dove desideravo che fosse. Dopo un minuto, si<br />
schiaccia su di me e, con la mano a coppa attorno alla<br />
mia nuca, mi tira a sé baciandomi più profondamente.<br />
Alla fine, mi ritraggo.<br />
«Non volevo stare da sola».<br />
Luc mi tira fuori dalla macchina per una mano, e mi<br />
schiaccia contro le curve <strong>del</strong> suo corpo. «Non è sicuro,<br />
per te, stare qua fuori», mi dice dolcemente tra i<br />
capelli. «Devi stare in casa, restare dietro <strong>il</strong> campo di<br />
tuo padre».<br />
Mi allontano da lui. «Il cosa di mio padre?».<br />
Le sue labbra si serrano a linea retta, mentre valuta<br />
come rispondere. «C’è qualcosa a proposito di tuo<br />
padre, Frannie. Non so di cosa si tratti, ma non potevo<br />
leggere dentro di lui... quando ero un demone». I suoi<br />
occhi corrono lungo la strada, poi tornano su di me.<br />
«Non potevo neanche proiettarmi in casa tua, e questo<br />
può accadere soltanto in presenza di un campo<br />
celeste».<br />
Penso a mio padre: Mr Torta di Mele e Baseball.<br />
«Pensi che ci sia qualcosa che non va in mio padre?».
Lui scuote la testa, ma ha un sopracciglio alzato, e<br />
medita ancora. «Non che non vada, ma è connesso<br />
con i piani alti. Non sai se per qualche ragione...?»<br />
«No. Non c’è niente di bizzarro in mio padre... be’, a<br />
parte che effettivamente gli piacciono i cavolini di<br />
Bruxelles». Sento la mia faccia accartocciarsi in una<br />
smorfia involontaria.<br />
Gli occhi neri di Luc br<strong>il</strong>lano alla luce d’argento <strong>del</strong>la<br />
luna, mentre sorride e mi avvolge la vita con un<br />
braccio, conducendomi di nuovo a casa. «Che ora è?»<br />
«Non lo so... forse le quattro».<br />
«Dovresti essere a dormire».<br />
Gli sorrido. «Anche tu. Il tuo primo giorno di lavoro<br />
inizia tra quanto, sei ore? Non vorrai addormentarti e<br />
sbavare sui libri».<br />
Volta verso di me gli occhi preoccupati. «Non dopo<br />
quanto è successo dai Gallagher stasera. Rhenorian è<br />
in agguato. Non voglio perderti di vista».<br />
Arriviamo all’ingresso di casa mia e lui spinge<br />
lentamente la porta per aprire. Mi bacia, e quando<br />
tenta di allontanarsi non glielo permetto. Mentre gli<br />
accarezzo <strong>il</strong> petto con le mani posso sentire <strong>il</strong> suo<br />
cuore tamburellare sotto le mie dita, veloce quasi<br />
quanto <strong>il</strong> mio. Le sue labbra si muovono dalla mia<br />
bocca a un orecchio, e giù fino al collo.<br />
Mi sf<strong>il</strong>o dal suo abbraccio e lo guardo negli occhi.<br />
«Penso che questo significhi che devi venire di sopra<br />
con me», sussurro.<br />
Intreccio le dita tremanti con le sue e lo tiro oltre la<br />
porta. Lui esita sulla soglia e scuote la testa.<br />
Per favore. Per favore. Per favore entra.<br />
Lui accentua un respiro profondo. Un sorriso<br />
colpevole gli increspa un angolo <strong>del</strong>le labbra, mentre<br />
entra. Mi interroga con gli occhi, e io mi volto e lo
guido rapidamente su per le scale, sperando che i<br />
gradini scricchiolanti non siano poi così rumorosi<br />
quanto sembrano.<br />
Chiudo la porta <strong>del</strong>la mia stanza e mi avvinghio a lui,<br />
cercando di percepire <strong>il</strong> minimo rumore dall’esterno.<br />
Dopo un minuto, quando è tutto tranqu<strong>il</strong>lo, mi r<strong>il</strong>asso<br />
e guardo Luc.<br />
Nella pallida luce d’argento <strong>del</strong>la luna, i suoi occhi<br />
br<strong>il</strong>lano. Un fremito elettrico mormora sulla mia pelle<br />
quando lui si avvicina e mi bacia ancora, facendomi<br />
venire la pelle d’oca. Lo tiro verso <strong>il</strong> letto e mi sf<strong>il</strong>o i<br />
jeans. Lui emette un sospiro tremante quando salto<br />
nel letto e tendo un braccio verso di lui.<br />
«Frannie...», sussurra, allungando indietro la mano<br />
verso la maniglia <strong>del</strong>la porta.<br />
Mi porto un dito alle labbra, poi gli tendo di nuovo <strong>il</strong><br />
braccio.<br />
Lui dà uno sguardo alla porta, poi si sf<strong>il</strong>a gli stivali e<br />
scivola nel mio letto. Mi accoccolo contro di lui,<br />
strofinandogli <strong>il</strong> naso sul collo.<br />
«Questa è davvero una pessima idea», mi sussurra<br />
tra i capelli. Ma quando scivolo con le mani sul suo<br />
petto, la sua pancia, e più in basso, sono certa che <strong>il</strong><br />
suo corpo gradisce quell’idea.<br />
Lo mordicchio fino a raggiungere l’orecchio. «Io<br />
penso che sia la migliore idea che abbia mai avuto».<br />
Mi stringo a lui e lo <strong>bacio</strong> con forza. «Hai davvero<br />
troppi vestiti addosso», bisbiglio sulle sue labbra. Lui<br />
si appoggia su un gomito, e io gli tiro via la T-shirt<br />
dalla testa, poi tolgo anche la mia. Per un minuto fissa<br />
immob<strong>il</strong>e la mia quasi nudità, e cerco di non fargli<br />
vedere che sto tremando.<br />
«Frannie...», sussurra ancora, e mi rendo conto che<br />
non sono la sola a tremare.<br />
Gli passo una mano tra i capelli e porto di nuovo le
sue labbra sulle mie. Lui scivola con la bocca fino al<br />
mio orecchio. «E questo lo chiami non usare <strong>il</strong> tuo<br />
Sway sulla gente».<br />
Il suo respiro caldo nell’orecchio mi dà un brivido, e<br />
sorrido. «Sei tu quello che mi ha detto che avevo<br />
bisogno di esercitarmi».<br />
Quando si appoggia di nuovo sul cuscino ha<br />
un’espressione tesa. «Speravo che tu potessi scegliere<br />
un altro bersaglio. Sai già che <strong>il</strong> tuo Sway funziona, su<br />
di me». Mi copre con <strong>il</strong> lenzuolo, avvolgendomelo<br />
attorno, e mi scansa i capelli arruffati dal viso con un<br />
dito.<br />
Voltandomi sulla schiena, emetto un sospiro<br />
frustrato. «Tu vuoi che io usi <strong>il</strong> mio Sway per attirare<br />
qualcun altro nel mio letto? La maggior parte dei<br />
ragazzi non avrebbe bisogno di essere esortata per<br />
dormire con la propria fidanzata».<br />
«Penso che d’ora in avanti saprai che io non sono “la<br />
maggior parte dei ragazzi”». Il suo dito segue la linea<br />
<strong>del</strong> mio sopracciglio. «Ho passato settem<strong>il</strong>a anni a fare<br />
la cosa sbagliata. Questa è una cosa che voglio fare<br />
bene».<br />
«Ma io ti amo. Non è sbagliato, desiderare di stare<br />
con te».<br />
Il suo volto si rabbuia e i suoi occhi si allontanano.<br />
«Sono praticamente certo che tutto ciò che riguarda <strong>il</strong><br />
fatto che tu stia con me è sbagliato».<br />
«Non costringermi a usare di nuovo <strong>il</strong> mio Sway con<br />
te», dico, sfiorandogli una guancia e riportandolo nella<br />
mia stanza.<br />
Quando i suoi occhi si fermano sui miei, sono<br />
profondi. «Frannie...», poi lascia perdere e si solleva<br />
su un gomito, sopra di me, fissandomi ancora negli<br />
occhi. «Non devi usare <strong>il</strong> tuo Sway su di me per far sì<br />
che io ti desideri. In tutta la mia esistenza non ho mai
desiderato qualcosa così tanto. Ma ho bisogno che<br />
questo», fa un gesto tra noi due, «sia qualcosa di più<br />
che sesso». Mi chiude una guancia nel palmo <strong>del</strong>la<br />
mano. «Non voglio rovinarlo facendo qualcosa di<br />
imprudente».<br />
Gli do una scrollata. «Vuoi insinuare che ho qualche<br />
malattia infettiva?».<br />
Trattiene una risata e si inf<strong>il</strong>a accanto a me sul letto,<br />
avvolgendomi con le braccia e strofinando <strong>il</strong> naso tra i<br />
miei capelli.<br />
Voglio impazzire, ma mi sento stranamente appagata<br />
quando mi installo sulla curva <strong>del</strong>la sua spalla, e mi<br />
abbandono sulla sua pelle di seta.<br />
Fin quando si ode un boato dal salone.<br />
In un baleno Luc è di fianco al letto, sul pavimento,<br />
tra <strong>il</strong> letto e la finestra. Afferro la mia T-shirt da terra,<br />
ma quando ci inf<strong>il</strong>o la testa... profumo di cannella. Ho<br />
preso quella di Luc, invece. Me la metto comunque, e<br />
mi stringo <strong>il</strong> lenzuolo attorno.<br />
La luce in corridoio si accende, e sento aprirsi le<br />
porte mentre la mia intera famiglia vi si riversa. Dopo<br />
un minuto bussano alla mia porta.<br />
«Eh», dico cercando di sembrare intontita, anche se<br />
ho <strong>il</strong> cuore che martella e riesco a malapena a<br />
respirare. In pratica, meno assonnata di così non<br />
potrei essere. Non sono mai stata tanto tesa in vita<br />
mia.<br />
La porta si apre e papà fa capolino. Guarda attorno e<br />
dice: «Stai bene?»<br />
«Uh uh. Cos’è stato?»<br />
«Lo specchio in salone è caduto dal muro. Il chiodo<br />
deve aver ceduto».<br />
«Okay», dico, allontanandomi da lui e facendo finta<br />
di essere quasi addormentata. Dopo un lungo<br />
momento la porta si chiude.
Giaccio completamente immob<strong>il</strong>e, mentre la casa<br />
torna s<strong>il</strong>enziosa e qualcuno spegne la luce in corridoio.<br />
Dopo un’eternità, Luc fa spuntare la testa da un lato<br />
<strong>del</strong> letto. «Ti avevo detto che era una pessima idea»,<br />
sussurra con un sorrisetto rapido. «Se i tuoi genitori<br />
mi avessero trovato qui...».<br />
Non c’è bisogno che termini <strong>il</strong> ragionamento. Io e i<br />
miei genitori abbiamo appena iniziato a fare dei<br />
progressi. A loro Luc non piace poi molto, ma allo<br />
stesso modo non sembrano neanche odiarlo.<br />
Sono seduta sul letto, e lui nota la mia T-shirt. «Mi<br />
piace <strong>il</strong> tuo look».<br />
«Scusa», dico, e inizio a tirarla su per sf<strong>il</strong>armela.<br />
Lui alza una mano, una punta di terrore nello<br />
sguardo. «Non farlo. Ho una camicia in macchina».<br />
Sorrido: mi piace <strong>il</strong> suo aspetto, senza. Alzo di nuovo<br />
<strong>il</strong> braccio verso di lui, ma scuote la testa, anche se un<br />
sorriso gli si forma lentamente sul viso. «Penso che<br />
non possiamo tentare la fortuna più di quanto non<br />
abbiamo già fatto».<br />
Lui si dirige alla finestra, guarda in basso e indugia.<br />
«Sarebbe molto più fac<strong>il</strong>e se potessi proiettarmi fuori<br />
da qui».<br />
Salto giù dal letto e gli vado accanto. «Ti romperai <strong>il</strong><br />
collo. Dovresti rimanere». Gli prendo una mano e<br />
avvolgo <strong>il</strong> suo braccio intorno a me.<br />
Resta con me.<br />
«Frannie, per favore. È stato <strong>il</strong> tuo Sway a portarmi<br />
fin qui, inizialmente, e contro <strong>il</strong> mio parere, potrei<br />
aggiungere. Ma ora devo davvero andare».<br />
Mi bacia, poi guarda di nuovo fuori, verso l’albero.<br />
Con <strong>il</strong> cuore martellante, lo vedo aprire la finestra e<br />
saltare sul davanzale. Raggiunge un ramo e lo tira<br />
alcune volte, quindi vi si appende con entrambe le
mani e dondola via dalla casa. Il ramo si piega sotto <strong>il</strong><br />
suo peso. Ansimo quando lo sento scricchiolare, ma<br />
regge tanto da permettere a Luc di atterrare su un<br />
ramo più grande, posto più in basso e più vicino al<br />
tronco. Mi fa pensare a un gatto nero e ag<strong>il</strong>e, mentre<br />
salta da un ramo all’altro, con i piedi sicuri e stab<strong>il</strong>i, e<br />
finalmente si lascia cadere a terra. Mi accorgo che sto<br />
trattenendo <strong>il</strong> respiro, e lo r<strong>il</strong>ascio in un soffio lento e<br />
tremante quando lui torna indietro per guardarmi.<br />
Mio Dio, è bellissimo.<br />
L’orizzonte si sta facendo rosa, con l’inizio <strong>del</strong> nuovo<br />
giorno. Lui si allontana lentamente verso la macchina<br />
e la mia sofferenza aumenta di più a ogni passo.<br />
«Cosa diavolo c’è che non va?». Il sib<strong>il</strong>o di Matt mi<br />
spaventa a morte.<br />
Trattengo un urlo tra i denti, poi mi volto verso di lui.<br />
Mi guarda accigliato, e quando vede la mia T-shirt<br />
strabuzza gli occhi. «Qui? Lo stavate facendo qui? Con<br />
mamma e papà giù in salone?».<br />
Il mio volto avvampa, e devo lottare per tenere la<br />
voce al volume di un sussurro. «Stavi guardando?».<br />
Fa alcuni passi indietro. «Sono un angelo, non un<br />
guardone. Non stavo guardando. Ma non serve un<br />
ingegnere aerospaziale per supporre che non ti porti <strong>il</strong><br />
tuo ragazzo in camera nel mezzo <strong>del</strong>la notte per<br />
parlare».<br />
«Per tua informazione, noi stavamo soltanto<br />
parlando, perché Luc ha messo un freno».<br />
«Certo. È per questo che indossi la sua T-shirt». Fa<br />
un sorriso acido.<br />
Mi volto per nascondere le mie guance in fiamme. «E<br />
comunque, non sono affari tuoi cosa facciamo io e Luc.<br />
O dove».<br />
«Sono proprio quelli i miei affari. Il mio compito è<br />
proteggerti, anche se dal tuo stesso stupido
comportamento. Non permetterò che tu faccia questo,<br />
Frannie. Non lascerò che ti rovini la vita».<br />
La rabbia esplode dal regno <strong>del</strong>le mie più cupe<br />
emozioni, quando capisco... cos’ha fatto. Mi alzo e lo<br />
spingo più forte che posso. «Tu hai fatto cadere lo<br />
specchio dal muro. Non è vero?».<br />
Lui barcolla indietreggiando di alcuni passi, e un<br />
ghigno gli arriccia le labbra.<br />
«Cristo, Matt!». Mi afferro i capelli tra le mani e li<br />
tiro, prima di borbottare e tornare alla finestra.<br />
Controllo la Shelby, ancora parcheggiata là fuori, e<br />
faccio un respiro profondo, poi torno a Matt.<br />
«Possiamo parlarne più tardi?».<br />
Addolcendo <strong>il</strong> viso, annuisce e scompare.<br />
Salto nel letto e mi tiro le lenzuola fin sopra la testa.<br />
Dopo un lungo minuto, tiro fuori la testa da sotto le<br />
lenzuola e osservo la stanza. Ancora vuota.<br />
Traccio con la mano <strong>il</strong> percorso <strong>del</strong>le labbra di Luc,<br />
sentendo ancora la pelle fremere per <strong>il</strong> suo tocco.<br />
Chiudendo gli occhi, mi tiro la sua T-shirt sul viso,<br />
respirando per riportare <strong>il</strong> battito <strong>del</strong> mio cuore a un<br />
ritmo normale.<br />
Sono così contenta di aver riavuto Matt, ma chi<br />
l’avrebbe detto che un angelo custode si sarebbe<br />
rivelato un guastafeste epico? Lui è come la mia<br />
cintura di castità personale. Anche se ho giurato di<br />
non usare <strong>il</strong> mio Sway in famiglia, forse dovrei provare<br />
con Matt, giusto per permettergli di ravvivarsi un po’.<br />
Del resto, ho bisogno di allenarmi.<br />
Sorrido, ricordando come ha funzionato bene con<br />
Luc. Ovviamente, io in realtà non intendevo usarlo.<br />
Infine mi addormento con l’odore di cannella nel naso<br />
e <strong>il</strong> fremito di un incendio sotto la pelle. E nel mio<br />
sogno, Matt non ci interrompe.
Luc<br />
Capitolo 6<br />
Un patto col diavolo<br />
La sede di Haden <strong>del</strong>la Essex County Library è una<br />
mostruosità di granito grigio accanto alla scuola. Si<br />
trova all’interno di quello che una volta era <strong>il</strong> Palazzo<br />
comunale, uno degli edifici più antichi <strong>del</strong>la città, che<br />
data alla metà <strong>del</strong> Settecento. E come la maggior parte<br />
degli edifici di Haden, dimostra ognuno dei suoi<br />
giorni. Accedo al parcheggio e attraverso la strada<br />
leggermente di corsa fino all’edificio di pietra. Dando<br />
uno sguardo alla torre <strong>del</strong>l’orologio, vedo che sono<br />
appena in orario. Pensavo di arrivare in anticipo, per <strong>il</strong><br />
mio primo giorno, ma ho portato Frannie da Taylor,<br />
lungo <strong>il</strong> tragitto, e non potevo andar via prima che<br />
Matt arrivasse.<br />
Non posso fare a meno di sorridere mentre scruto<br />
attraverso <strong>il</strong> pannello di vetro <strong>del</strong>le porte di legno, poi<br />
spingo per aprirle ed entrare. Anche <strong>il</strong> mio naso<br />
umano può apprezzare <strong>il</strong> profumo <strong>del</strong>la biblioteca:<br />
polvere, carta vecchia e storia. Scandaglio <strong>il</strong> dorso dei<br />
libri sugli scaffali, mentre procedo verso <strong>il</strong> bancone:<br />
una selezione piuttosto limitata, ma tutti i classici e<br />
anche qualche eccellente titolo tenebroso.<br />
La donna magrissima dietro <strong>il</strong> bancone arrotondato,<br />
al centro <strong>del</strong>la sala cavernosa, sta schedando i libri che<br />
estrae dal carrello e dispone su uno scaffale con<br />
l’etichetta IN LETTURA.
Allungo <strong>il</strong> passo, mi appoggio al bancone e mi<br />
schiarisco la gola. Quando lei si volta, le porgo la<br />
mano. «Buongiorno. Sono Luc Cain».<br />
Lei mi squadra valutandomi con occhi grigio chiaro.<br />
Non può avere un giorno in meno di cento anni,<br />
nonostante i ricci nero corvino che le incorniciano <strong>il</strong><br />
volto raggrinzito. Mi prende la mano con la sua, magra<br />
e ossuta, e la stringe con una forza sorprendente.<br />
«Sono Mavis Burnes, bibliotecario capo. Abbiamo<br />
parlato al telefono».<br />
«È un piacere incontrarla».<br />
«Altrettanto», dice con voce tremolante, lasciandomi<br />
la mano. «Devo dire che sono stata sorpresa, e non<br />
poco, dalla sua conoscenza dei libri e <strong>del</strong> nostro<br />
sistema», prosegue squadrandomi nuovamente. «Lei è<br />
chiaramente troppo giovane per avere già lavorato in<br />
una biblioteca».<br />
«Ma ho passato molto tempo a leggere». Mi volto e<br />
scandaglio di nuovo le f<strong>il</strong>e di libri, chiedendomi se<br />
contengano qualcosa che non ho ancora letto – e che<br />
comunque valga la pena leggere.<br />
Chase Gallagher, che è quello tramite <strong>il</strong> quale ho<br />
saputo di questo lavoro, spunta dagli scaffali con una<br />
T-shirt per certi aspetti troppo sgargiante. Si avvicina e<br />
poggia una p<strong>il</strong>a di libri sul bancone, poi con i palmi si<br />
tira indietro i capelli neri in una corta coda di cavallo.<br />
«Ehi, Luc. Pronto?»<br />
«Certamente».<br />
Chase mi istruisce sui sistemi informatici e di<br />
schedatura, mentre Mavis origlia e interviene per<br />
sottolineare l’importanza di alcuni punti specifici.<br />
Completa quelle istruzioni con una visita.<br />
«La prossima settimana sposteremo qui la sezione<br />
dedicata all’infanzia...», indica un settore più ampio<br />
<strong>del</strong>la biblioteca, accanto all’ingresso, che attualmente
ospita pubblicazioni sui viaggi, «...quindi avremo<br />
bisogno che tu resti fino a tardi almeno una sera –<br />
probab<strong>il</strong>mente giovedì <strong>del</strong>la prossima settimana – per<br />
aiutare a rimettere i libri sugli scaffali».<br />
«Non dovrebbe essere un problema».<br />
Mi dà un colpetto con <strong>il</strong> gomito. «Così, forse,<br />
possiamo andare dai Cavanaugh a trovare le nostre<br />
donne».<br />
Quasi non riesco a trattenere una risata pensando a<br />
cos’avrebbe fatto Frannie sentendolo riferirsi a lei<br />
come alla “mia donna”. Me la immagino sbattere<br />
Chase a terra a gambe all’aria. Un sorriso mi compare<br />
sul viso. Lui lo fraintende e fa su e giù con le<br />
sopracciglia ammiccando.<br />
«Queste Canavaugh hanno qualcosa, eh?».<br />
Il mio sorriso si allarga. «Qualcosa, certo».<br />
Lui inf<strong>il</strong>a la mano in tasca e ne tira fuori una chiave.<br />
«Apre sempre Mavis», dice, accennando con la testa<br />
verso <strong>il</strong> bancone. «E noi chiudiamo, e spegniamo tutto,<br />
quindi avrai bisogno di questa».<br />
Mentre prendo la chiave dalla sua mano guardo oltre<br />
la sua spalla e vedo quella ragazza <strong>del</strong> mio palazzo –<br />
L<strong>il</strong>i – passare dietro un cliente in uscita ed entrare<br />
nella sala. Si ferma appena superata la porta, poi si<br />
volta, e sembra che se ne stia per andare di nuovo.<br />
«Scusami», dico a Chase. Procedo a passi lunghi<br />
verso di lei, che sta tirando la porta per aprire.<br />
«Avevi bisogno di qualcosa, L<strong>il</strong>i?».<br />
Lei sobbalza leggermente e si volta a guardarmi, con<br />
gli occhi sgranati. Quando mi riconosce emette un<br />
sospiro. «Oh, ciao, Luc».<br />
Le sorrido con fare rassicurante. «Posso aiutarti a<br />
trovare qualcosa?»<br />
«Uhm... speravo che ci fosse una bacheca con gli<br />
annunci di lavoro o qualcosa <strong>del</strong> genere».
«Stai cercando un lavoro?»<br />
«Ho a malapena racimolato i soldi per l’affitto di<br />
questo mese. Ho bisogno di trovare qualcosa al più<br />
presto».<br />
«Hmm...». Do un’occhiata attorno, e l’unica bacheca<br />
degli annunci che vedo è quella, relativa alla<br />
biblioteca, degli avvisi per l’angolo <strong>del</strong>le favole e la<br />
lettura pubblica di un autore. «Fammi chiedere a<br />
Mavis».<br />
Lei sussulta di nuovo quando le tocco un braccio per<br />
condurla al bancone, ma lascia andare ancora un<br />
lungo sospiro e azzarda un lieve sorriso. Cammina con<br />
me fin dove Mavis sta schedando i libri.<br />
«Mavis, saprebbe indicarci un posto dove trovare gli<br />
annunci di lavoro <strong>del</strong>la comunità?».<br />
Mavis volge lo sguardo da me a L<strong>il</strong>i e tocca la sott<strong>il</strong>e<br />
croce d’argento che le pende da una catenina che ha<br />
intorno al collo. «Oltre a quelli dei giornali... c’è<br />
sempre <strong>il</strong> centro comunitario su Elm Street. Quello è <strong>il</strong><br />
posto migliore per tentare».<br />
«Grazie», dice L<strong>il</strong>i abbassando lo sguardo.<br />
«Sai dove si trova?», chiedo mentre torniamo alla<br />
porta.<br />
L<strong>il</strong>i annuisce. «Quindi, tu lavori qui?». Osserva le<br />
p<strong>il</strong>e di libri, prima di posare lo sguardo su di me.<br />
«Proprio da oggi».<br />
Gli occhi le si <strong>il</strong>luminano, quando sorride davvero.<br />
«Allora non sei soltanto un bel faccino».<br />
Rido fragorosamente, e Mavis mi guarda accigliata<br />
da sopra gli occhiali.<br />
L<strong>il</strong>i osserva Mavis, poi si rannicchia su se stessa e<br />
abbassa le ciglia. «Scusami», bisbiglia.<br />
«Colpa mia». Le faccio un altro sorriso rassicurante.<br />
«Non preoccuparti. Ci vediamo dopo?».<br />
Lei annuisce e sguscia via dalla porta.
Ma non appena mi avvio verso <strong>il</strong> bancone la porta si<br />
apre di nuovo e Rhenorian fa <strong>il</strong> suo ingresso. Esamina<br />
gli scaffali che ha di fronte, ma i suoi occhi non<br />
guardano i libri. Puntano su di me. Fa un cenno quasi<br />
impercettib<strong>il</strong>e con la testa: segno che mi sta<br />
osservando.<br />
Pedinando, per l’esattezza.<br />
Ma meglio me che Frannie. A lei non direi niente, ma<br />
dopo quella festa a casa di Chase, non sono certo che<br />
Matt sia concentrato quanto dovrebbe. È stata colpa<br />
mia se Rhenorian e la sua cricca erano lì, ma Matt<br />
avrebbe dovuto intuirlo prima che si avvicinassero<br />
tanto. Gabriel ha scelto Matt poiché ha un diritto<br />
acquisito su Frannie, ma non credo che questo sia<br />
sufficiente.<br />
Rhenorian accenna un sorriso, facendo intravedere le<br />
zanne per un istante, prima di voltarsi e uscire<br />
nuovamente sul marciapiede. Mi accosto alla porta e lo<br />
osservo entrare al posto di guida di una Lincoln color<br />
argento con un tettuccio di stoffa nera. Una parte di<br />
me spera che se ne vada, ma quando non lo fa penso<br />
che sia meglio così. C’è qualcosa di rassicurante nel<br />
fatto di essere informati sul proprio nemico – o<br />
almeno di sapere dove si trova.<br />
Penso a Frannie che sta festeggiando con i suoi amici<br />
alla cava. Ho cercato di parlarle chiaramente di tutto<br />
questo, ma lei voleva andare, e Matt ha giurato che<br />
avrebbe fatto <strong>il</strong> suo lavoro. Alla fine mi sono arreso,<br />
poiché Frannie non può vivere come un animale in<br />
gabbia. Ha bisogno di avere una vita. E questo vuol<br />
dire che devo fidarmi di Matt.<br />
Eppure, è meglio che Rhenorian si trovi dove posso<br />
tenerlo d’occhio.<br />
Quando lascio la biblioteca, alle cinque, sta ancora lì.<br />
Mi osserva attraversare la strada verso la Shelby.
Penso di tornare al mio appartamento – per stare per<br />
conto mio, lontano da Frannie. Ma non ce la faccio. Ho<br />
bisogno di vederla: di assicurarmi che stia bene.<br />
Quindi dirigo la macchina verso la cava.<br />
E Rhenorian mi segue.<br />
Nonostante non sembri rappresentare una minaccia<br />
immediata per Frannie, comunque non mi piace. Per<br />
quanto odi ammetterlo, una parte di me vorrebbe che<br />
Gabriel non fosse partito, poiché la mia ombra<br />
infernale metterà a dura prova la mia capacità di<br />
proteggere Frannie.<br />
Mi svolazza in testa <strong>il</strong> pensiero che Frannie potrebbe<br />
essere più al sicuro se io me ne andassi, mentre<br />
osservo Rhenorian che mi insegue. Ma anche se fosse<br />
vero, malgrado la promessa che ho fatto a suo nonno<br />
non sono sicuro che riuscirei a farlo davvero.<br />
Frannie<br />
Quando vedo Luc in piedi su un masso accanto al<br />
sentiero non posso trattenere un grande sorriso.<br />
Nuoto fino alle rocce e mi sollevo fuori <strong>del</strong>l’acqua,<br />
stringendomi a lui e inzuppandogli completamente <strong>il</strong><br />
davanti <strong>del</strong>la T-shirt e dei jeans. Ma lui mi stringe<br />
ancora più forte.<br />
Stare tra le sue braccia sulla sommità rocciosa <strong>del</strong>la<br />
cava mi porta ricordi <strong>del</strong> passato. Guardo verso la rope<br />
swing 3 che osc<strong>il</strong>la, ricordando la notte in cui portai<br />
Luc qui fuori, sotto le stelle. Sento un brivido al<br />
ricordo. Non era <strong>il</strong> nostro primo <strong>bacio</strong>, ma fu<br />
decisamente <strong>il</strong> più romantico: e la notte più romantica<br />
<strong>del</strong>la mia vita fino a quel momento. Qualcosa che<br />
aveva a che fare con le stelle, forse. Ma più di quello,
quella notte Luc abbassò la guardia e mi mostrò chi<br />
fosse veramente. Sono praticamente certa che è allora<br />
che mi innamorai di lui, nonostante a quel tempo non<br />
lo avrei mai ammesso a me stessa.<br />
Ora, comunque, una <strong>del</strong>le persone che mi piacciono<br />
meno reclama l’altalena. Angelique Preston sta seduta<br />
sul disco di legno all’estremità, con i ricci biondi<br />
sospinti all’indietro, sollevando i piedi sulla superficie<br />
<strong>del</strong>l’acqua quando osc<strong>il</strong>la oltre la cava e, in tutto<br />
questo, cercando di apparire più sexy possib<strong>il</strong>e.<br />
Tuttavia, non finirà davvero in acqua. Dio ha vietato<br />
che potesse rovinarsi i capelli e <strong>il</strong> trucco, e venir fuori<br />
assomigliando a un ratto annegato. Il suo seno enorme<br />
è contenuto a malapena nel bikini nero, e spero che io<br />
e Luc ce ne saremo andati prima che lei beva altre due<br />
birre e quello faccia la sua apparizione. A suo dire, è<br />
completamente vero. Tutti noi, i ragazzi come le<br />
ragazze, abbiamo osservato con affascinato interesse <strong>il</strong><br />
suo sv<strong>il</strong>uppo fin dalla quinta elementare.<br />
R<strong>il</strong>ey e Trevor escono dall’acqua scalando le rocce e ci<br />
raggiungono.<br />
«Ehi, Luc», dice Trevor. «Hai lasciato quei libri a<br />
malincuore, eh?».<br />
Gli do una gomitata. «Taci, Trev. Forse se tu sapessi<br />
leggere...».<br />
Mi fa un sorriso sarcastico.<br />
«Dov’è Tay?», chiedo.<br />
R<strong>il</strong>ey indica la cava, verso un gruppo di ragazzi che si<br />
esibiscono tuffandosi dalla scogliera – che non è<br />
davvero una scogliera. Soltanto un punto in cui le<br />
rocce spuntano dall’acqua. Sarà un salto di appena tre<br />
metri, ma chiamarla scogliera fa sentire i ragazzi più<br />
vir<strong>il</strong>i, suppongo.<br />
Come previsto Taylor è lassù, con un look strepitoso<br />
in microbikini rosso. Aguzzo la vista, per vedere con
chi sta parlando.<br />
«Santo cielo! Quello è Brendan?».<br />
R<strong>il</strong>ey annuisce. «È tornato per l’estate».<br />
Cosa diavolo ha in mente Taylor?<br />
Il mio volto si fa corrucciato. «Quindi Taylor è di<br />
nuovo viva. Che carino da parte di Brendan».<br />
Brendan Nelson è <strong>il</strong> ragazzo con cui Taylor ha perso<br />
la verginità, e al di là di tutte le sue sparate, è l’unico<br />
ragazzo con cui sia mai stata a letto. È anche l’unico<br />
ragazzo ad averle mai spezzato <strong>il</strong> cuore. È partito per la<br />
Penn State l’anno scorso grazie a una borsa di studio<br />
integrale per <strong>il</strong> football, e per quanto ne sapesse Taylor<br />
stavano ancora insieme. Quando lui smise di<br />
rispondere alle sue telefonate e non si scomodò mai a<br />
dirle che tornava a casa <strong>il</strong> Giorno <strong>del</strong> Ringraziamento,<br />
divenne chiaro che non era così.<br />
«Lo so», dice R<strong>il</strong>ey. «Non posso credere che lei ora<br />
sia lì».<br />
Trevor alza gli occhi al cielo. «Quel ragazzo è un<br />
idiota totale».<br />
Guardo di nuovo verso Taylor, proprio mentre<br />
Brendan le fa scivolare <strong>il</strong> braccio supermuscoloso<br />
intorno ai fianchi. Lei avvolge le braccia intorno alle<br />
spalle di lui, e si sporge per baciarlo.<br />
E mi dà <strong>il</strong> voltastomaco.<br />
Ma appena un istante dopo, Brendan Nelson sta<br />
volteggiando nell’aria, e urla come una femminuccia.<br />
Impatta sull’acqua e <strong>il</strong> grido si interrompe, solo per<br />
riprendere di nuovo quando riemerge in superficie.<br />
Dal modo in cui si dibatte alcuni dei suoi compagni<br />
realizzano che non riesce a nuotare, e si tuffano dietro<br />
di lui. Lo trascinano fino alle rocce, con lui che li<br />
trascina sott’acqua a ogni metro, urlando e<br />
imprecando.
Sorrido quando Taylor ci saluta da lontano, poi si<br />
tuffa dalla “scogliera” con uno splendido tuffo arcuato<br />
e a braccia aperte. Poi nuota ed esce dall’acqua. «Che<br />
idiota», dice facendo eco a suo fratello.<br />
Mi volto a spiegare a Luc la situazione e vedo che i<br />
suoi occhi sono ancora puntati sulla scogliera. Quando<br />
seguo <strong>il</strong> suo sguardo, noto tre ragazzi acquattati tra gli<br />
alberi sulla sommità, tutti vestiti in modo davvero<br />
inappropriato per nuotare: in jeans e T-shirt nere.<br />
Riconosco quello al centro. È quello altissimo coi<br />
capelli rossi che stava dai Gallagher e da Ricco’s.<br />
Sento le dita di Luc avvolgersi alle mie. «Non sarei<br />
dovuto venire qui», dice piano abbastanza da farsi<br />
udire soltanto da me.<br />
Mi volto verso la scogliera e sono scomparsi. «Tutto<br />
okay. Possiamo andare».<br />
Mi passa le dita sulla guancia. «Matt è qui?».<br />
Annuisco, piuttosto certa che sia vero, e allora un<br />
sasso vola in aria e colpisce Luc dietro la testa. Lui<br />
sussulta, e lancia uno sguardo dietro di sé – dove,<br />
ovviamente, non c’è nessuno.<br />
«È qui», dice disgustato.<br />
Guardo minacciosamente lo spazio vuoto alle spalle<br />
di Luc. «Andiamo».<br />
Lui sorride e mi bacia dolcemente sulla guancia.<br />
«Dovresti stare con i tuoi amici. Avevo soltanto<br />
bisogno di sapere che stai bene», getta di nuovo<br />
un’occhiata oltre la spalla, «e che non sei sola».<br />
Lo strattono per un braccio. «Resta».<br />
I suoi occhi guardano di nuovo la scogliera in modo<br />
ost<strong>il</strong>e. «Sarebbe meglio che io non lo facessi».<br />
«Bene», sbuffo. «Così sia».<br />
Lui ride e mi tira tra le sue braccia. «Tu non hai idea<br />
di quanto sei carina quando fai <strong>il</strong> broncio».<br />
Rido, poi mi stringo più forte a lui e protendo <strong>il</strong>
labbro inferiore. «Abbastanza carina da farti restare?».<br />
Sorridendo ancora, lui si guarda attorno. Angelique<br />
scende dall’altalena e si mette in mostra. Lui guarda di<br />
nuovo me e alza gli occhi al cielo.<br />
«Divertiti, e ci vediamo dopo».<br />
Mi stringe la mano e si incammina sul sentiero, e tra<br />
le ombre <strong>del</strong> bosco colgo tre sagome scure che si<br />
aggirano tra gli alberi dietro di lui. Inizio ad avviarmi<br />
sul sentiero, seguendolo, ma qualcosa mi strattona la<br />
spalla. Matt.<br />
«È un ragazzo in gamba, Frannie. Se la caverà», mi<br />
sussurra la sua voce in un orecchio.<br />
Quindi osservo Luc andarsene, sperando che non sia<br />
proprio una frana con lo judo.<br />
Matt<br />
Quando capisco che Frannie non si muoverà, seguo i<br />
demoni lungo lo stesso sentiero di Luc. Lui salta nella<br />
Shelby, e quando Rhenorian e i fratelli Tweedle si<br />
proiettano nella Lincoln, faccio lo stesso.<br />
«Dunque, stavo pensando...».<br />
Prima che possa finire <strong>il</strong> ragionamento tre pugni<br />
scint<strong>il</strong>lanti mi sono a pochi centimetri dal viso.<br />
«Ambasciator non porta pena», dico, intrecciando le<br />
dita dietro la testa e affondando all’indietro nel sed<strong>il</strong>e<br />
posteriore.<br />
Gli occhi di Rhenorian seguono la Shelby di Luc, che<br />
accelera e continua a procedere. Lui abbassa <strong>il</strong> pugno e<br />
gli altri lo imitano. «Cosa vuoi?»<br />
«Stavo per farti la stessa domanda».<br />
In un nanosecondo <strong>il</strong> suo pugno mi è di nuovo<br />
contro. «Non giocare con me, angioletto».<br />
Alzo gli occhi al cielo. «Possiamo continuare così tutti
i giorni», dico, allontanandogli <strong>il</strong> pugno dalla mia<br />
faccia, «o possiamo cercare di capire come aiutarci<br />
l’un l’altro».<br />
Lui tace per un lungo attimo, poi dice: «Prima dimmi<br />
se sei stato tu a farlo».<br />
«Fare cosa?»<br />
«Trasformarlo e destinarlo».<br />
Mi sfugge una risata. «Presumo che ti riferisca al<br />
demone».<br />
«Lucifer», conferma.<br />
«Innanzitutto, <strong>il</strong> fatto che lui sia destinato al<br />
Paradiso mi dà <strong>il</strong> voltastomaco... cioè, me lo darebbe<br />
se ne avessi uno. Secondo: io non ho <strong>il</strong> potere di<br />
trasformare un demone in un mortale».<br />
«E allora chi ce l’ha?».<br />
Questo è un tranello. Ho l’impressione che Frannie<br />
potrebbe essere in pericolo, se gli dicessi la verità, ma<br />
non posso mentire. Neanche a un demone. «Perché ti<br />
interessa? Cosa ti cambia se ora <strong>il</strong> demone è<br />
mortale?».<br />
I suoi occhi si assottigliano, mentre mi squadra. «Ho<br />
degli ordini. Lo devo riportare indietro».<br />
«Per <strong>il</strong> processo?», domando, senza riuscire a<br />
nascondere la speranza nella mia voce.<br />
Continua a fissarmi minaccioso, ma non risponde.<br />
Cambio posizione sul sed<strong>il</strong>e e accavallo le gambe.<br />
«Penso che, molto stranamente, potremmo stare dalla<br />
stessa parte».<br />
«Cioè?»<br />
«Cioè, non mi si spezzerebbe <strong>il</strong> cuore se <strong>il</strong> demone<br />
scomparisse».<br />
Un sorriso malefico increspa le sue labbra,<br />
trasformando <strong>il</strong> suo volto in qualcosa di molto più<br />
demoniaco. Mi sono guadagnato <strong>il</strong> suo interesse.<br />
«Lui è un demone. Tanto stupido quanto tutti gli altri
demoni», dico, indicando la coppia di zavorre inut<strong>il</strong>i.<br />
Mi ringhia contro: i suoi occhi sono rosso fuoco, ma<br />
non si muove.<br />
«Dunque, quanto può essere diffic<strong>il</strong>e indurlo al<br />
<strong>peccato</strong>? Invertire la sua destinazione?», proseguo.<br />
Il grande demone si appoggia al sed<strong>il</strong>e. «Ti ascolto».<br />
«Tu hai bisogno di lui in forma di demone per<br />
riportarlo indietro per <strong>il</strong> processo, giusto?»<br />
«Sarebbe preferib<strong>il</strong>e». Il volto di Rhenorian assume<br />
uno sguardo da predatore, come un gatto che adocchia<br />
un topo. «Ma trascinare all’Inferno la sua anima<br />
mortale viene subito dopo».<br />
«Bene. Quindi, se lui si potesse convincere...». Mi<br />
interrompo di colpo, quando realizzo che ho quasi<br />
rivelato <strong>il</strong> segreto di Frannie. «Penso di conoscere un<br />
modo per trasformarlo di nuovo in demone».<br />
Gli occhi di Rhenorian br<strong>il</strong>lano di rosso. «Come?»<br />
«Me ne occuperò io. Tu tieniti soltanto pronto. A<br />
tempo debito dovrai essere rapido, prima che lei...».<br />
Mi fermo ancora. «Tieniti semplicemente pronto. Sarà<br />
tutto chiaro».<br />
Le sue mani aperte si protendono e mi afferrano per<br />
la T-shirt. «Ho bisogno di saperne di più. Dettagli».<br />
Quello dei fratelli Tweedle che mi siede accanto sul<br />
sed<strong>il</strong>e posteriore cerca di prendermi per un braccio, e<br />
gli sparo una scossa di fulmine bianco. Quanto basta<br />
per respingerlo.<br />
«No», dico chiaramente, sporgendomi in avanti e<br />
arrivando faccia a faccia con Rhenorian, per mostrargli<br />
che non ho paura.<br />
Fa un ghigno, guardando Tweedledumb 4 ustionato, e<br />
quando Tweedledumber si volta con un pugno rosso<br />
alzato, per contraccambiare, Rhenorian lascia andare<br />
la mia T-shirt e gli dà un pugno sulla mascella. Poi si<br />
rivolge a me e fa una smorfia. «Quindi, io dovrei
soltanto fidarmi di te? Pensi che sia tanto stupido?».<br />
Non posso trattenere un sorriso compiaciuto sul viso.<br />
«Più o meno quanto <strong>il</strong> resto <strong>del</strong>la tua specie».<br />
Mi porta un pugno sul volto in una frazione di<br />
secondo. Alzo le mani, con una maschera di pretesa<br />
innocenza sul volto. «Ehi, sei tu che me lo hai chiesto,<br />
e gli angeli non possono mentire».<br />
Il suo pugno br<strong>il</strong>la più intensamente per un attimo,<br />
poi lo abbassa aggrottando le sopracciglia.<br />
«Tieniti semplicemente pronto», dico, poi mi<br />
proietto di nuovo alla cava con Frannie. Tutto ciò che<br />
devo fare è convincere Luc che lei è più al sicuro senza<br />
di lui. Lui se ne va, lei se ne fa una ragione, e vo<strong>il</strong>à: o è<br />
morto o torna a essere di nuovo un demone. Mi vanno<br />
bene entrambe. E se si trasforma in un demone, <strong>il</strong> fatto<br />
che Rhenorian lo porti all’Inferno sarà la garanzia che<br />
non cambierà idea e tornerà indietro.<br />
Osservo Frannie e Taylor schizzarsi l’acqua in faccia e<br />
mi sento quasi in colpa. Ma la verità è che Luc la<br />
<strong>del</strong>uderà inevitab<strong>il</strong>mente. Nella sua vera essenza, lui è<br />
un demone. E chissà quanti danni potrebbe fare nel<br />
frattempo.<br />
Meglio per lei che non si arrivi mai a quel punto. Sto<br />
facendo la cosa giusta.<br />
3 Altalena a corda singola, con un disco all’estremità<br />
per sedersi.<br />
4 I soprannomi dei fratelli Tweedle ne storpiano <strong>il</strong><br />
cognome in un gioco di parole su due livelli. Da un lato, ci si<br />
riferisce a Tweedledum e Tweedledee (noti come<br />
Pincopanco e Pancopinco nella traduzione italiana più<br />
conosciuta), che sono i personaggi di una f<strong>il</strong>astrocca inglese<br />
per bambini, poi ripresi anche da Lewis Carroll nel seguito<br />
<strong>del</strong> suo celebre romanzo, Attraverso lo specchio; da un
altro lato, <strong>il</strong> riferimento è alla stupidità dei personaggi, e<br />
quindi uno è stupido (dumb) e l’altro è più stupido<br />
(dumber).
Luc<br />
Capitolo 7<br />
Colpevole come <strong>il</strong> <strong>peccato</strong><br />
Entro nel piazzale <strong>del</strong> mio parcheggio e spengo <strong>il</strong><br />
motore. Nello specchietto retrovisore, osservo<br />
Rhenorian posteggiare all’angolo <strong>del</strong>lo spiazzo. Non<br />
posso vederlo attraverso i finestrini oscurati, ma<br />
quando <strong>il</strong> crepuscolo ambrato volge verso <strong>il</strong> nero, colgo<br />
<strong>il</strong> luccicare degli occhi rossi che mi scrutano<br />
dall’oscurità all’interno <strong>del</strong>la macchina.<br />
È in missione, proprio come ero io. Il fallimento<br />
significa l’espulsione e l’Abisso di Fuoco, poiché sono<br />
praticamente certo che nessuno lo trasformerà in<br />
essere umano e destinerà la sua anima al Paradiso. Il<br />
che significa che non demorderà.<br />
Resto seduto, osservandolo mentre mi osserva, e mi<br />
domando come andrà a finire. Come posso liberarmi<br />
di lui? Finché mi segue come un’ombra, devo stare<br />
lontano da Frannie. Sono stato egoista, prima,<br />
recandomi alla cava. Non posso metterla in pericolo.<br />
Il pickup di L<strong>il</strong>i parcheggia accanto a me proprio<br />
mentre sto scendendo dalla macchina.<br />
«Ehi, Luc», dice L<strong>il</strong>i, tenendo in alto una scatola<br />
piatta bianca. «Ho ordinato una pizza, anche se non<br />
posso davvero permettermelo. Stavo morendo dalla<br />
voglia di peperoni. Facciamo a metà?»<br />
«Buona idea». Le tengo aperta la porta d’ingresso.<br />
Lei passa sotto <strong>il</strong> mio braccio, e quando arriviamo al
secondo piano si volta, con un’espressione dispiaciuta<br />
e imbarazzata sul viso. «Casa tua, okay? La mia è una<br />
specie di disastro».<br />
«Certo». Prendo la scatola dalle sue mani e spalanco<br />
la porta. Poggio la pizza sul tavolo <strong>del</strong>la cucina e vado<br />
a prendere i piatti nella dispensa. «Cosa vuoi da<br />
bere?»<br />
«Quello che bevi tu va bene».<br />
Mi siedo, con i piatti e due bottiglie d’acqua.<br />
«Quanto ti devo per la pizza?», chiedo, svitando <strong>il</strong><br />
tappo <strong>del</strong>l’acqua e porgendogliela.<br />
Lei prende uno spicchio di pizza dalla scatola e<br />
rompe con le dita i f<strong>il</strong>i di formaggio che si allungano.<br />
«Dieci. Immaginavo che ci sarebbero stati certamente<br />
degli avanzi, ma poi ho pensato che forse, se tu non<br />
avevi mangiato, ne avresti potuto desiderare...», si<br />
interrompe, e i suoi occhi scattano verso di me, «...un<br />
po’», termina.<br />
I suoi occhi sono connessi con i miei, e qualcosa di<br />
selvaggio mi scivola dentro, scuotendomi fino alle<br />
ossa. Con un certo sforzo smetto di guardarla e prendo<br />
una fetta dalla scatola. «Grazie».<br />
Mangiamo in s<strong>il</strong>enzio e devo lottare per mantenere la<br />
concentrazione sulla pizza. Ma per quanto mi sforzi al<br />
massimo, i miei occhi si ritrovano a cadere su L<strong>il</strong>i,<br />
cercando di decifrare cosa fosse quello che hanno visto<br />
in quello sguardo. Infine, scuoto la testa. Non era<br />
nulla. Soltanto la mia fantasia iperattiva. Rhenorian<br />
mi ha reso completamente nervoso: ecco tutto.<br />
Facendomi coraggio, permetto ai miei occhi di<br />
guardarla ancora. «Allora, come procede la ricerca <strong>del</strong><br />
lavoro?».<br />
Lei alza le spalle. «Ci sto provando. C’erano degli<br />
annunci per lavori estivi sulla bacheca <strong>del</strong> centro<br />
comunitario, ma devo aver cercato troppo tardi, e la
maggior parte sono già superati».<br />
«Sono certo che qualcosa salterà fuori. Terrò le<br />
orecchie aperte». Sento i miei muscoli contratti<br />
r<strong>il</strong>assarsi, quando rispondo. Era decisamente la mia<br />
fantasia. Non c’è niente di strano... oltre a quegli occhi<br />
verdi che fanno accapponare la pelle.<br />
«Quindi, lavori alla biblioteca. E Frannie? Ha un<br />
lavoro?».<br />
Do un colpetto con <strong>il</strong> dito al coperchio <strong>del</strong>la scatola di<br />
pizza. «Frannie ha iniziato da Ricco’s appena la scuola<br />
è finita».<br />
Lei mi sorride maliziosa. «Ricco’s è un po’ squallido.<br />
Lasci che la tua ragazza lavori lì?».<br />
Rido rumorosamente e sollevo la sedia sulle gambe<br />
posteriori. «Non conosci molto bene Frannie. Io non la<br />
“lascio” fare nulla. È lei che comanda».<br />
«Davvero...? Sembri uno di quei ragazzi che ha tutto<br />
sotto controllo». Un abbozzo di sorriso le curva<br />
appena gli angoli <strong>del</strong>la bocca.<br />
Distraggo gli occhi dai suoi, e agguanto <strong>il</strong> tavolo<br />
giusto in tempo per evitare di far rovesciare la sedia<br />
all’indietro. Perché quando ha sorriso, soltanto per un<br />
istante, quello che mi è balenato nella mente...<br />
Sono in piedi e di fronte alla cucina in una frazione di<br />
secondo. «Dunque hai detto dieci per la pizza?». La<br />
mia mano trema, mentre la inf<strong>il</strong>o in tasca.<br />
«Sì, grazie».<br />
Respiro profondamente e torno lentamente da lei.<br />
«Porta via con te gli ultimi pezzi», dico. «Io ho già<br />
mangiato la mia metà». Azzardo un sorriso, ma è come<br />
se <strong>il</strong> senso di colpa mi avesse ingessato tutto <strong>il</strong> volto.<br />
Lei chiude la scatola <strong>del</strong>la pizza e la solleva dalla<br />
tavola. Mi dirigo verso la porta e la apro, allungandole<br />
i dieci mentre esce nell’androne. Raggiunta la sua<br />
porta, si volta e mi sorride. «Ci vediamo».
Cosa diavolo c’è che non va in me? Pensavo di aver<br />
capito come funzionano questi ormoni da teenager.<br />
Sono ancora immob<strong>il</strong>e sul pianerottolo, che la fisso,<br />
mentre scompare nel suo appartamento.<br />
Ed è per questo motivo che non faccio caso a<br />
Rhenorian fino a quando la sua voce non mi arriva<br />
proprio da sopra la spalla. «Mio caro Lucifer... non te<br />
ne fai sfuggire una. Amoreggiare è <strong>peccato</strong>, nel caso<br />
l’avessi dimenticato. Per tutto questo tempo mi sono<br />
affaticato <strong>il</strong> cervello per escogitare un modo per<br />
invertire la tua destinazione, ma così mi fac<strong>il</strong>iti <strong>il</strong><br />
lavoro».<br />
Mi volto e lo trovo appoggiato al muro, accanto alla<br />
mia porta. Il suo sorriso luccica come la punta di una<br />
lama.<br />
Respiro profondamente e sgombro gli ultimi residui<br />
di nebbia dalla mia mente. «Sei semplicemente<br />
geloso».<br />
Abbozza un mezzo sorriso e si allontana dal muro.<br />
«Lo sono, effettivamente». Il suo sorriso si trasforma<br />
in una smorfia. «Ma al momento ho problemi più<br />
grandi».<br />
In un baleno la sua mano scatta e mi afferra <strong>il</strong><br />
colletto <strong>del</strong>la T-shirt, sbattendomi contro <strong>il</strong> muro. «Chi<br />
è stato?».<br />
Lo fisso con sguardo obliquo. «Non lo so».<br />
I suoi occhi si infiammano di un rosso caldo. Si<br />
protende, con <strong>il</strong> naso a due centimetri dal mio.<br />
«Bugiardo».<br />
«Sono fatto così. Ce l’ho nel sangue». Sfuggo alla sua<br />
stretta e rientro nel mio appartamento. «Perché ti<br />
interessa saperlo?».<br />
Mi pugnala con lo sguardo. «Perché ho bisogno che ti<br />
facciano tornare com’eri, così posso riportarti<br />
indietro».
«Bene, quindi probab<strong>il</strong>mente non sarebbe nei miei<br />
interessi aiutarti a scoprirlo».<br />
Il suo ruggito risuona nell’androne mentre gli sbatto<br />
la porta in faccia.<br />
Frannie<br />
La festa alla cava finisce, e R<strong>il</strong>ey e Trevor danno un<br />
passaggio a casa a me e Taylor. Salendo le scale verso<br />
la mia camera, incrociamo Maggie e Delanie.<br />
«Ehi, Delanie», dice Taylor, prendendola per un<br />
gomito. «Hai <strong>il</strong> numero di Marc? Quel ragazzo <strong>del</strong> tuo<br />
gruppo?».<br />
Lei scuote la testa. «Reefer potrebbe averlo. Cura lui<br />
tutta l’organizzazione».<br />
Taylor puntella <strong>il</strong> pugno contro <strong>il</strong> fianco e fa un<br />
sorrisetto cinico a Delanie. «Bene, puoi<br />
chiederglielo?»<br />
«Proprio ora?», risponde Delanie in un tono tipo “mi<br />
stai prendendo in giro”.<br />
«Sbrigati, Delanie». La mano di Maggie è sulla<br />
maniglia <strong>del</strong>la porta d’ingresso, e lei fissa su per le<br />
scale.<br />
Delanie aggira Taylor. «Dirò a Ryan di chiamarti»,<br />
dice, poi fugge via dalla porta con Maggie.<br />
Alzo gli occhi al cielo e mi volto per salire le scale.<br />
«Perché non la metti alle strette?»<br />
«Lo farei, se mi facesse avere quel dannato numero»,<br />
borbotta Taylor. Poi chiude la porta dietro di sé,<br />
prende <strong>il</strong> mio iPod e lo appoggia sulle casse. Mi lancia<br />
una bottiglia di aloe vera che ha nella borsa e si sdraia<br />
scompostamente sul letto, accanto a me.<br />
«Mettimela sulla schiena», dice, togliendosi la<br />
maglietta cautamente e mostrando la pelle rossa e
lucida. È distesa sulla pancia e slaccia <strong>il</strong> reggiseno <strong>del</strong><br />
bikini.<br />
«Mio Dio, Tay. Mai sentito parlare di protezione<br />
solare?»<br />
Lei mi guarda minacciosa. «Vuoi mettermela sulla<br />
schiena o cosa?».<br />
Ne spremo una buona dose tra le sue scapole, e<br />
sorrido quando lei fa un grido stridente.<br />
«Dannazione, è fredda!».<br />
«Scusa», dico, senza convinzione.<br />
«Puttana», ribatte lei, convinta.<br />
Le massaggio la lozione sulla schiena, facendo in<br />
modo di premere un po’ più a fondo <strong>del</strong> necessario nei<br />
punti più rossi. Dopo averle fatto male abbastanza, mi<br />
alzo dal letto e mi asciugo le mani sul suo telo da mare,<br />
che giace ammucchiato sul pavimento.<br />
«Comunque, cos’ha detto Brendan, allora?», le<br />
domando mettendomi di nuovo sul letto.<br />
«Avresti dovuto sentirlo. Santo cielo». Si siede e<br />
lancia la sua maglietta sul telo da mare. Inizia ad<br />
allacciarsi <strong>il</strong> reggiseno <strong>del</strong> bikini, ma ha un fremito e se<br />
lo sf<strong>il</strong>a, gettandolo sul pavimento, sopra la maglietta.<br />
«Lui è tutto, tipo: “Baby, mi sei mancata tanto”;<br />
mentre io penso: “Ma c’è davvero qualcuno che crede<br />
mai a queste stronzate?”. E poi lui dice: “Sai che ti<br />
amo”. E non sono riuscita a trattenermi: l’ho spinto<br />
giù dalla scogliera». I suoi occhi scint<strong>il</strong>lano, e un<br />
ghigno le deforma <strong>il</strong> volto. «L’hai sentito gridare? Oh,<br />
mio Dio!».<br />
Rido al ricordo. «È stato davvero patetico». Afferro<br />
una <strong>del</strong>le copie di «Elle» di Kate e sfoglio a caso. «Sei<br />
in vena di shopping giovedì?»<br />
«Io sono sempre in vena di shopping».<br />
«Nel palazzo di Luc c’è una ragazza nuova che verrà<br />
con noi».
Lei mi guarda e sussulta. «Stai di nuovo ospitando<br />
vagabondi, Fee? Ricorda cos’è successo con R<strong>il</strong>ey...».<br />
Sorrido, mentre ritaglio una foto <strong>del</strong>le labbra di<br />
Angelina Jolie... a grandezza naturale. No, nel caso<br />
<strong>del</strong>le sue labbra, più che naturale. «Non conosce<br />
nessuno. Oh... e andrà anche lei alla State».<br />
«Comunque». Taylor mi strappa dalle mani <strong>il</strong> ritaglio<br />
e lo tiene sollevato davanti alla bocca. Si alza e si<br />
osserva allo specchio. «Pensi che le mie labbra siano<br />
troppo sott<strong>il</strong>i?».<br />
Mordo le mie per trattenere una risata e lancio <strong>il</strong><br />
tubetto di colla sul mob<strong>il</strong>e davanti a lei. «Eh, già.<br />
Perché non te le incolli sopra le tue?».<br />
«Ah, ah. Questa è buona». Guarda le mie pareti,<br />
attorno a sé, che sono tappezzate di ritagli di riviste<br />
che abbiamo attaccato nell’ultimo anno. «Stai per<br />
esaurire lo spazio sui muri. Sei sicura di non volerle<br />
ridipingere prima di partire?»<br />
«Non riesco a pensare a nulla di più deprimente che<br />
tornare a casa dal college e dover ricominciare tutto<br />
daccapo».<br />
«Capisco. Sembra che ci siano ancora dei piccoli<br />
spazi lassù, vicino al soffitto». Indica verso l’angolo,<br />
sopra la porta.<br />
«Certo. Basterà».<br />
I suoi occhi incontrano i miei, mentre inizio ad<br />
alzarmi dal letto.<br />
«Cos’è successo dai Gallagher, ieri sera? Siete proprio<br />
schizzati via».<br />
«C’era un ragazzo che Luc già conosceva, dove viveva<br />
prima. C’è in ballo una sfida, o qualcosa <strong>del</strong> genere».<br />
I suoi occhi scint<strong>il</strong>lano, e un sorriso le solleva gli<br />
angoli <strong>del</strong>la bocca. «Bande rivali?»<br />
«Qualcosa <strong>del</strong> genere, suppongo. Ma Luc non è mai<br />
stato veramente in una banda. Non come quelle,
comunque».<br />
La sua espressione si fa malinconica, e i suoi occhi si<br />
annebbiano leggermente. «Ho sempre saputo che c’era<br />
qualcosa di pericoloso in lui».<br />
Se solo sapessi. «E avevi ragione, Tay».<br />
I suoi occhi si <strong>il</strong>luminano, e risponde al mio<br />
occhiolino. «Certo. Tu acchiappi, lo sai questo?»<br />
«No. Grazie per avermelo detto... di nuovo. Mi sono<br />
persa le prime cento volte che l’hai detto».<br />
«Tu acchiappi».<br />
«Ricevuto».<br />
«Allora, se quel ragazzo viene da dove Luc abitava,<br />
non deve essere molto distante».<br />
«Suppongo», dico non capendo dove vuole arrivare,<br />
ma di sicuro da qualche parte.<br />
«Dunque, dov’è questo posto?».<br />
Spargo la colla sul retro <strong>del</strong>le labbra di Angelina.<br />
«Sud».<br />
«Tipo Southie? Davvero? Pensavo che tutti quelli di<br />
South Boston fossero irlandesi. Non c’è Inferno che<br />
tenga: Luc non è irlandese».<br />
«Non c’è Inferno che tenga», ripeto. «Non penso che<br />
venga da Southie». Metto la mia sedia contro la porta<br />
e mi allungo per incollare le labbra vicino al soffitto.<br />
Taylor prende uno Sharpie rosso dalla sua borsa e mi<br />
strattona giù dalla sedia. Ci sale sopra e scribacchia<br />
Angelina Blomie 5 in grandi lettere arzigogolate, sotto<br />
le labbra, poi si volta e mi guarda con un grande<br />
sorriso.<br />
Guardo, attorno a me, tutti i ritagli sulle pareti, con<br />
didascalie firmate sia da R<strong>il</strong>ey che da Taylor. «Perché<br />
non riuscite mai a scrivere qualcosa che non abbia a<br />
che fare col sesso?».<br />
Lei mi fa ancora un gran sorriso, mentre salta giù<br />
dalla sedia. «Cos’altro c’è?».
I Breaking Benjamin suonano dalla borsa di Taylor,<br />
sul pavimento. Lei prende <strong>il</strong> suo telefono dalla tasca<br />
frontale e si riversa sul letto. Le luccicano gli occhi,<br />
quando guarda lo schermo.<br />
«A proposito di sesso...», dice con un sorriso<br />
peccaminoso. Solleva <strong>il</strong> telefono all’orecchio. «Ehi,<br />
Reef. Devi darmi un numero?».<br />
5 Gioco di parole che storpia <strong>il</strong> cognome <strong>del</strong>l’attrice<br />
“Jolie” in “Blomie”, che si pronuncia come “Blow me”. In<br />
questo senso, la traduzione sarebbe “Angelina<br />
succhiamelo”. Il senso è reso evidente dall’allusione al sesso<br />
nella frase successiva.
Matt<br />
Capitolo 8<br />
Il Paradiso in Terra<br />
Ci sono voluti due giorni per prendere <strong>il</strong> coraggio di<br />
farlo. Sono così nervoso. E mi sento un perdente<br />
totale. Ero sicuro che avrei vomitato, se non fosse che<br />
non ho uno stomaco.<br />
Dalla finestra <strong>del</strong> demone guardo L<strong>il</strong>i scendere dal<br />
suo pickup.<br />
Cosa sto facendo?<br />
Frannie mi dà una gomitata sulla spalla e mi lancia<br />
un sorriso ambiguo. «Allora, sei pronto per <strong>il</strong> grande<br />
debutto?».<br />
Onestamente, non sono sicuro. Ma ricambio <strong>il</strong><br />
sorriso. «Puoi scommetterci».<br />
I suoi occhi scint<strong>il</strong>lano, mentre ride scioccamente e<br />
mi spinge da un lato. «Ehi, L<strong>il</strong>i! Vieni su!», urla dalla<br />
finestra.<br />
Il demone si avvicina furtivamente e mi osserva dalla<br />
testa ai piedi. «Sei nervoso».<br />
«No, non lo sono», dico, immediatamente certo che,<br />
stomaco o non stomaco, vomiterò.<br />
Mi guarda accigliato. «Sei luminescente. O sei<br />
nervoso o hai ingoiato una pasticca fluorescente. In<br />
ogni caso, devi spegnerla».<br />
Mi rendo conto che ha ragione. La mia<br />
consapevolezza di me non è quella che dovrebbe
essere. Attenuo <strong>il</strong> bagliore e cerco di far concentrare<br />
un neurone sul fattore luminescenza.<br />
Resto accanto alla porta, aspettando che L<strong>il</strong>i bussi,<br />
deciso a non andarmene senza averla conosciuta<br />
ufficialmente.<br />
Quindi, ovviamente, quando lei bussa alla porta,<br />
impazzisco <strong>del</strong> tutto e scompaio.<br />
Frannie scoppia in una risata fragorosa. «È la fine<br />
<strong>del</strong>l’esordio».<br />
Luc apre la porta con un sorriso malizioso, e L<strong>il</strong>i<br />
entra con un cartone di birre da sei.<br />
«Ehi, Frannie», dice lei attraverso i lunghi capelli<br />
castani che le pendono sul viso.<br />
«Cosa festeggiamo?», chiede Frannie indicando la<br />
birra.<br />
Lei tira fuori una birra dal cartone e la porge a<br />
Frannie. «Ho un lavoro al Kwik-Mart. Ho iniziato<br />
proprio oggi. La paga non è eccezionale, ma dovrebbe<br />
bastare per l’affitto e <strong>il</strong> cibo, che è tutto ciò di cui ho<br />
bisogno». Un sorriso diabolico le solleva gli angoli<br />
<strong>del</strong>la bocca. «Effettivamente, <strong>il</strong> cartone di birra da sei<br />
l’ho sgraffignato». Mutando <strong>il</strong> sorriso in un broncio,<br />
aggiunge: «Cosa decisamente <strong>il</strong>legale, considerando<br />
che ho soltanto diciotto anni; quindi probab<strong>il</strong>mente<br />
verrò licenziata, e poi arrestata».<br />
Poggia <strong>il</strong> cartone da sei sul tavolo, come se<br />
improvvisamente fosse diventato veleno. «Avrei<br />
dovuto organizzare un po’ meglio questa festa, credo».<br />
Increspa le labbra pensierosa mentre tira fuori una<br />
birra e la offre a Luc, prima di aprirne una per sé.<br />
«Non sento sirene, quindi sono fiduciosamente al<br />
sicuro. Dovrò cancellare le registrazioni <strong>del</strong>la<br />
telecamera di sicurezza, domani, arrivando al lavoro».<br />
Frannie ride e io non posso smettere di sorridere.<br />
Questo è un aspetto di L<strong>il</strong>i che non mi sarei aspettato.
«Si direbbe un piano», osserva Luc.<br />
L<strong>il</strong>i si getta su una <strong>del</strong>le sedie <strong>del</strong>la cucina di Luc,<br />
reclina la testa indietro e dà una lunga sorsata di birra.<br />
«Ahhh... rinfrescante», dice.<br />
Non mi sorprende che abbia bisogno di rinfrescarsi.<br />
È vestita con gli stessi pantaloni da tuta larghi e<br />
l’ampia felpa grigia che aveva quando ha traslocato lo<br />
scorso fine settimana, nonostante fuori ci saranno<br />
quasi trenta gradi.<br />
Frannie si siede sull’altra sedia <strong>del</strong>la cucina. «Allora,<br />
ti piace Haden».<br />
«Mi va bene, immagino. E non è troppo lontano dalla<br />
metropolitana, così non dovrò guidare dentro Boston<br />
per andare a scuola».<br />
«La T», dice Frannie.<br />
«Cosa?».<br />
Frannie stuzzica l’etichetta <strong>del</strong>la sua birra. «La<br />
metropolitana. Qui la chiamano T».<br />
«Oh».<br />
«Continuerai a lavorare dopo l’inizio <strong>del</strong>la scuola?»,<br />
chiede Luc.<br />
«Devo. Ho bisogno di soldi».<br />
«Uhm. È dura», dice lui.<br />
Lei si solleva scomodamente sulla sedia. «Eh già. E<br />
ho una borsa di studio, quindi devo seguire <strong>il</strong> corso<br />
con programma completo».<br />
Frannie aggrotta un sopracciglio, per la<br />
preoccupazione. «Non c’è nessuno che ti può aiutare?»<br />
«No. Non ho una famiglia», dice L<strong>il</strong>i. Un’ombra le<br />
passa sul volto.<br />
«Nessuno?», dice Frannie, sorpresa.<br />
L<strong>il</strong>i scuote semplicemente la testa, e i suoi occhi si<br />
rabbuiano e si posano sul pavimento. Anche Frannie<br />
abbassa lo sguardo al pavimento.<br />
Non posso sopportare <strong>il</strong> dolore negli occhi di L<strong>il</strong>i.
Qualcuno l’ha davvero ferita. Mi avvicino a lei,<br />
depressa sulla sedia <strong>del</strong>la cucina, con <strong>il</strong> viso per metà<br />
coperto dietro i capelli, e mi inginocchio di fronte a lei.<br />
Ho una voglia tremenda di toccarla. Non riesco<br />
neanche a definire la sensazione, se non che influenza<br />
qualcosa nel mio intimo... come un bisogno molto<br />
pungente. Mi riprendo prima che la mano, che<br />
effettivamente non mi ero accorto di aver sollevato,<br />
tocchi la sua faccia, e la riporto in basso, al mio fianco.<br />
Fissandola negli occhi, vorrei, solo per questa volta,<br />
poter leggere nelle menti.<br />
Chi sei?<br />
I suoi occhi si <strong>il</strong>luminano, quasi come se qualcuno<br />
avesse girato un interruttore, e lei si volta verso Luc.<br />
«Sai, c’era un tizio che osservava la tua macchina,<br />
nello spiazzo <strong>del</strong> parcheggio, quando sono entrata».<br />
Luc scatta alla finestra e guarda fuori, sullo spiazzo.<br />
«Perfetto».<br />
«Cosa?», dice L<strong>il</strong>i.<br />
Luc e Frannie si scambiano un’occhiata.<br />
«Niente», fa lui.<br />
Frannie e L<strong>il</strong>i si alzano dalla sedia e vanno alla<br />
finestra.<br />
«Avrei dovuto dirgli di andarsene. Ho pensato<br />
potesse essere un amico o qualcosa <strong>del</strong> genere»,<br />
aggiunge L<strong>il</strong>i, sbirciando fuori.<br />
«Non ho nessun amico», dice Luc.<br />
Frannie gli dà un colpetto con <strong>il</strong> gomito. «Eccetto<br />
Matt».<br />
«Matt?». L<strong>il</strong>i guarda Luc sollevando le sopracciglia in<br />
modo inquisitorio.<br />
Al suono <strong>del</strong> mio nome pronunciato dalle labbra di<br />
L<strong>il</strong>i sento un’ondata di eccitazione, calda ed elettrica,<br />
attraversarmi, ma è mista alla paura. Terrore, per
l’esattezza. E se dopo avermi conosciuto mi<br />
detestasse? Potrei avere una sola possib<strong>il</strong>ità.<br />
«Sì. Un amico di Luc». Frannie sorride, e i suoi occhi<br />
ispezionano la stanza. «Sarebbe dovuto venire, oggi.<br />
Deve averci scaricato».<br />
Mi proietto dietro di lei, faccio comparire un dito e le<br />
faccio schioccare la spallina <strong>del</strong> reggiseno. Lei salta e<br />
tira un calcio in direzione <strong>del</strong>la mia tibia, colpendo<br />
l’aria.<br />
Luc guarda minaccioso, sorridendo furbescamente, e<br />
L<strong>il</strong>i si sente a disagio.<br />
«Be’, devo andare. Tenete la birra». Le compare un<br />
sorriso sul volto, e <strong>il</strong> mio respiro si blocca. È davvero<br />
bellissima.<br />
Frannie la prende dal tavolo e cerca di dargliela.<br />
«Prend<strong>il</strong>a».<br />
«Non ho mai visto quella birra prima d’ora in vita<br />
mia, agente», dice L<strong>il</strong>i, tenendo in alto le mani e<br />
allontanandosi dal tavolo indietreggiando.<br />
Frannie ride. «Allora, siamo ancora d’accordo per<br />
fare shopping domani?».<br />
L<strong>il</strong>i abbassa le ciglia. «Certo».<br />
«Stupendo. Vengono anche R<strong>il</strong>ey e Taylor. Sarò<br />
davanti casa tua a mezzogiorno, e prima possiamo<br />
andare a prendere quel mob<strong>il</strong>e».<br />
«Okay», dice L<strong>il</strong>i, mentre Luc la accompagna alla<br />
porta.<br />
Prendo una decisione a bruciapelo. Ho bisogno di<br />
parlarle per superare la mia ossessione, qualunque<br />
essa sia. Se scivolo sul pianerottolo, alle sue spalle, e<br />
compaio... penserà che sono appena arrivato.<br />
Ma quando Luc apre la porta a L<strong>il</strong>i, e lei varca la<br />
soglia, la sua mano raggiunge le costole di lui e le<br />
sfiora... una carezza. Lei lo guarda con un accenno di<br />
sorriso e si morde <strong>il</strong> labbro inferiore. «Allora, ci
vediamo più tardi».<br />
Lui alza di colpo le sopracciglia e si volta a dare uno<br />
sguardo a Frannie, che sta mettendo le birre nel<br />
frigorifero, incurante. «Certo, più tardi», dice, e<br />
sorride.<br />
Improvvisamente sono livido. Non riesco a decidere<br />
se colpirlo subito o seguire L<strong>il</strong>i fuori dalla porta, come<br />
previsto. Opto per la seconda, sapendo che dovrei<br />
colpirlo soltanto quando siamo soli, ed esco proprio<br />
davanti a lei. Abbandonando completamente <strong>il</strong> mio<br />
piano, la seguo sul pianerottolo fino al suo<br />
appartamento, e studio <strong>il</strong> suo volto, mentre ruota la<br />
chiave nella serratura. Quella tristezza è di nuovo nei<br />
suoi occhi. Sospira e spinge la porta, entrando. Io<br />
quasi la seguo, ma mi fermo. Per quanto voglia sapere<br />
cosa stia succedendo, non posso invadere la sua<br />
privacy. Non sarebbe giusto.<br />
Mi appoggio con le spalle al muro, scivolo giù seduto<br />
sul pavimento, con la testa tra le mani, e cerco di<br />
tenere a bada le mie vorticose emozioni.<br />
In prima f<strong>il</strong>a c’è sicuramente l’odio. È per quello che<br />
tremo. Odio Luc – a causa di Frannie. Lei lo ama e si<br />
fida di lui. Ma, ovviamente, quella fiducia è mal<br />
riposta. Perché, per un secondo soltanto... <strong>il</strong> modo in<br />
cui L<strong>il</strong>i lo ha guardato...<br />
In uno sprazzo di ironia, mi colpisce che è proprio ciò<br />
che stavo aspettando. Ho bisogno che Frannie veda <strong>il</strong><br />
demone per quello che è. Se brama ogni ragazza che<br />
vede, è un inizio. Ma se lui rovina tutto con L<strong>il</strong>i, questo<br />
ucciderà Frannie.<br />
E potrebbe uccidere anche me.<br />
Perché, quando penso a L<strong>il</strong>i, altre emozioni prendono<br />
<strong>il</strong> sopravvento.<br />
Gelosia. E desiderio. Non posso negarlo, per quanto
mi piacerebbe: la voglio.<br />
Una risata sommessa e senza gioia si fa strada nel<br />
mio petto. Credo di non suonare molto angelico, in<br />
questo momento, vero?<br />
Ma... L<strong>il</strong>i. Dio, L<strong>il</strong>i. Se solo potessi parlarle...<br />
toccarla...<br />
Devo sapere cosa sta succedendo tra di loro.<br />
Mi alzo, e cammino lungo <strong>il</strong> pianerottolo per un bel<br />
po’, cercando di tenere sotto controllo le mie emozioni<br />
confuse. Infine, attraverso <strong>il</strong> muro <strong>del</strong>l’appartamento<br />
di Luc.<br />
Ma la prima cosa che vedo – un lampo di pelle tra le<br />
lenzuola disfatte – mi colpisce come un pugno allo<br />
stomaco. Torno sul pianerottolo e mi siedo di nuovo<br />
con la testa tra le mani, costringendomi a non<br />
irrompere per tirarlo via da lei. È troppo tardi. Mi sono<br />
distratto e ho dimenticato dove fosse <strong>il</strong> vero pericolo.<br />
Ogni volta che si sono avvicinati troppo, sono riuscito<br />
a creare un’interferenza. Ma sapevo che non sarei stato<br />
in grado di farlo per sempre.<br />
In quanti altri modi posso compromettere <strong>il</strong> mio<br />
lavoro a causa <strong>del</strong>la mia ossessione per L<strong>il</strong>i?<br />
Frannie<br />
La maggior parte dei nostri vestiti sta sul pavimento,<br />
e ci muoviamo all’unisono sul grande letto nero di Luc<br />
al ritmo <strong>del</strong>la musica che si diffonde <strong>del</strong>icatamente<br />
dallo stereo. Una piccola parte di me desidera che lui<br />
possa spingere la sua essenza dentro di me così come<br />
faceva quando era un demone. La mia testa fluttua al<br />
ricordo di come mi sentivo ad averlo così vicino. C’è<br />
qualcosa di surreale nell’essere posseduta dall’essenza<br />
<strong>del</strong> ragazzo di cui sei follemente innamorata... anche
se si tratta di un demone.<br />
Ma sentendo la sua pelle contro la mia, e stando così<br />
vicini – più vicina di quanto sia mai stata a un altro<br />
essere umano – c’è qualcos’altro che desidero.<br />
Qualcosa che non avrebbe potuto darmi quando era un<br />
demone, poiché mi avrebbe destinata all’Inferno. Ma<br />
ora lui è umano, e destinato al Paradiso. Lo voglio più<br />
vicino, e non c’è nulla che ci fermi.<br />
Quando Taylor mi diede quel prof<strong>il</strong>attico, dopo che<br />
avevo visto Luc per la prima volta, lo fece per mettermi<br />
in imbarazzo. Sono sicura che non ha mai creduto che<br />
l’avrei usato. Ma ora, mentre penso a quel preservativo<br />
nella mia borsa, <strong>il</strong> mio stomaco sussulta.<br />
Luc mi bacia l’orecchio e bisbiglia: «Stai bene?».<br />
Gli sorrido. «Meglio».<br />
«Sembravi a un m<strong>il</strong>ione di ch<strong>il</strong>ometri da qui».<br />
«Mai. Sono proprio qui». Lo stringo più forte. «Ti<br />
amo».<br />
Un angolo <strong>del</strong>la sua bocca perfetta si solleva. «Lo<br />
so».<br />
Appoggiato al gomito, si sposta verso di me e si<br />
sporge per baciarmi, quando realizzo, e lo spingo<br />
indietro. «D<strong>il</strong>lo».<br />
«Cosa?»<br />
«Lo sai».<br />
Solleva un sopracciglio. «Non lo so».<br />
«Non hai mai detto che mi ami».<br />
Mi guarda accigliato. «Non essere assurda».<br />
Risposta sbagliata.<br />
Sento <strong>il</strong> calore che mi si arrampica sul collo e sul<br />
volto, mentre l’imbarazzo e l’odio lottano per chi<br />
debba prevalere. Mi allontano di più, premendo contro<br />
i cuscini per mettere una distanza tra noi. «Perché non<br />
lo diresti?»<br />
«Frannie, sono soltanto parole».
Mi si rigira lo stomaco quando la verità mi colpisce<br />
come uno schiaffo in pieno volto. Come ho potuto<br />
essere così stupida? Lo spingo via e mi siedo. «Sai<br />
cosa? Scordatelo», dico, mettendomi i jeans.<br />
«Frannie...».<br />
Sollevo le mani in alto e lui si ferma. Ho inf<strong>il</strong>ato la<br />
maglietta, e arrivo a metà strada dalla porta prima che<br />
lui mi segua. Cerca di farmi rallentare con una mano<br />
sulla spalla, e io penso di afferrarla per capovolgerlo,<br />
ma ho bisogno di uscire di qui prima di mettermi a<br />
piangere. Do uno strattone e corro verso la porta. Mi<br />
vola via una ciabatta, ma non me ne curo. Raggiungo<br />
la porta appena prima di lui, ma mi ci vuole troppo<br />
tempo per fare tutti quei giri di chiave, e mi agguanta.<br />
«Frannie, ascoltami». Le sue mani sono piantate<br />
contro la porta, ai due lati <strong>del</strong>la mia testa, e posso<br />
sentire <strong>il</strong> suo respiro caldo in un orecchio.<br />
Un gemito mi si ferma in gola appena prima di<br />
uscire. «Io... va tutto bene», dico armeggiando con le<br />
serrature. «Ma devo andare al lavoro».<br />
Lui preme contro di me da dietro e fa scorrere le<br />
braccia intorno ai miei fianchi. Odio che <strong>il</strong> mio cuore<br />
borbotti, sentendolo vicino. E odio anche di più non<br />
riuscire a fermare le lacrime che mi sfuggono dalle<br />
ciglia.<br />
«Non l’ho mai detto», mi spiega in un orecchio, la<br />
voce bassa, «perché quelle parole... non sono<br />
abbastanza».<br />
Faccio l’ultimo giro di chiave e impugno la maniglia<br />
prima di elaborare ciò che ha detto. Mi fermo e premo<br />
la fronte contro la porta, cercando di pensare, di<br />
respirare.<br />
Lui mi fa ruotare, e le sue mani accolgono <strong>il</strong> mio volto<br />
come una coppa, mentre mi fissa profondamente negli<br />
occhi. «Dio, ti amo». I suoi occhi luccicano. «Ti amo
con tutto me stesso».<br />
La sua voce si rompe sull’ultima parola e lui chiude<br />
gli occhi e fa un respiro profondo. Le sue labbra si<br />
serrano prima che si allontani da me. Va verso <strong>il</strong> tavolo<br />
<strong>del</strong>la cucina, barcollando sull’ultimo passo, e vi<br />
appoggia le mani per sostenersi. Il mio cuore martella,<br />
cercando di sfuggire via dal petto, quando lui abbassa<br />
la testa abbandonata tra le spalle e rimane fermo lì.<br />
«Ti amo così tanto che fa male», dice infine, così<br />
piano che a malapena lo sento.<br />
Sono ancora appoggiata alla porta, totalmente<br />
congelata sul posto. Cerco di aprire la bocca per dire<br />
qualcosa, ma non funziona niente. Il mio cervello non<br />
riesce a trovare parole, e anche se ci riuscisse, la mia<br />
bocca non potrebbe pronunciarle.<br />
Lui si allontana dal tavolo, trascina <strong>il</strong> dorso <strong>del</strong>la<br />
mano sul viso e si volta lentamente verso di me, con i<br />
lineamenti tesissimi, come se lottasse per mantenere <strong>il</strong><br />
controllo. Reclina la testa, chiudendo gli occhi, e fa un<br />
respiro tremante.<br />
«Dopo settem<strong>il</strong>a anni, pensavo di conoscere tutto ciò<br />
che c’era da conoscere». Esita, poi abbassa lo sguardo<br />
e mi fissa con occhi affranti per diversi istanti. «Non<br />
sapevo che questo fosse possib<strong>il</strong>e». Porta un pugno sul<br />
cuore e lo tiene così. «Non ho mai immaginato di aver<br />
bisogno di qualcosa... di qualcuno... così intensamente.<br />
Io...». Lascia cadere la frase e abbassa ancora una<br />
volta la testa.<br />
Prima che me ne accorga le mie gambe mi portano,<br />
attraverso la stanza, tra le sue braccia. Poggio la<br />
guancia sul suo petto e ascolto <strong>il</strong> battito <strong>del</strong> suo cuore,<br />
tanto forte quanto <strong>il</strong> mio, mentre mi racchiude nel suo<br />
abbraccio.<br />
«Tu sei la mia vita, Frannie», mi sussurra tra i<br />
capelli. «Dio, tu sei tutto». Mi solleva da terra e mi
acia, e la cosa successiva che ricordo è che sono nuda<br />
e siamo tornati sul letto. Lui mi bacia più<br />
profondamente, e nonostante io sappia che non è più<br />
possib<strong>il</strong>e, posso quasi sentire la sua anima confondersi<br />
con la mia. E nella sua anima, posso sentirlo: amore<br />
tanto intenso che mi fa piangere un’altra volta.<br />
Lui si ritrae e asciuga le mie lacrime con le dita<br />
tremanti, e con una domanda chiara negli occhi.<br />
Rispondo con un <strong>bacio</strong>, trasmettendogli tutto l’amore<br />
che ho. Sprofondiamo tra le lenzuola, l’uno nell’altro, e<br />
non esiste più nulla. Soltanto io e lui. Le nostre anime<br />
danzano, e lascio che Luc mi porti in Paradiso.
Frannie<br />
Capitolo 9<br />
Per amor <strong>del</strong> cielo<br />
La mia faccia avvampa e la mia pancia ha un fremito<br />
quando penso a ieri. Passo davanti alla porta di Luc,<br />
ed è quasi impossib<strong>il</strong>e avanzare verso quella di L<strong>il</strong>i. Ma<br />
la verità è che se mi fermo da Luc non arriverò mai da<br />
L<strong>il</strong>i.<br />
«Ehi, Frannie», dice lei quando apre la porta. È<br />
vestita con la solita felpa grigia, e ha <strong>del</strong>le perle di<br />
sudore sul labbro superiore, e altre che le incollano i<br />
capelli neri alla fronte.<br />
«Sei pronta per andare a prendere <strong>il</strong> mob<strong>il</strong>e?»,<br />
chiedo.<br />
Lei alza le spalle. «Credo di sì». Esce sul pianerottolo<br />
e chiude a chiave.<br />
Lancio un’occhiata triste alla porta di Luc,<br />
passandole accanto.<br />
L<strong>il</strong>i si inoltra con <strong>il</strong> pickup sul mio vialetto, oltre la<br />
casa, verso <strong>il</strong> garage sul retro. Salto fuori dal pickup e<br />
supero <strong>il</strong> furgone sul vialetto, tossendo per <strong>il</strong><br />
pennacchio di polvere che si diffonde dalla porta<br />
aperta <strong>del</strong> garage. Trattengo <strong>il</strong> fiato e mi avventuro<br />
dentro. Papà è nell’angolo in fondo, che spazza verso<br />
l’esterno.<br />
«Ehi, papà», dico alle sue spalle, tirandomi la T-shirt<br />
sul naso e sulla bocca.
Lui appoggia la scopa all’angolo e si volta. «Frannie.<br />
Vieni a dare una mano al tuo vecchio?». Il sudore<br />
scava rivoli attraverso la patina marrone sul suo volto,<br />
e quando sorride ha i denti sorprendentemente<br />
bianchi rispetto al fango sulla pelle.<br />
«Non proprio», dico, e alzo le spalle. «Sai quel<br />
vecchio mob<strong>il</strong>e?».<br />
Si volta e guarda nell’angolo, dove <strong>il</strong> mob<strong>il</strong>e, coperto<br />
da un telo, è sepolto sotto una catasta di cianfrusaglie.<br />
«Il vecchio mob<strong>il</strong>e di Matt? Certo».<br />
«Posso darlo a L<strong>il</strong>i?»<br />
«Chi?»<br />
«Papà, lei è L<strong>il</strong>i. Si è appena trasferita nel palazzo di<br />
Luc».<br />
Lui si volta verso L<strong>il</strong>i con un sorriso, mentre lei<br />
avanza dietro di me. «Certamente. Se ne hai bisogno».<br />
Le tende la mano.<br />
Mi volto verso L<strong>il</strong>i, che sembra anche più pallida <strong>del</strong><br />
solito. Per un attimo i suoi occhi si allargano, e lei<br />
esita, prima di stringergli la mano. «Salve».<br />
Quando le loro mani si toccano, papà si blocca a metà<br />
stretta, poi trattiene la sua mano per un secondo<br />
ancora. «C’è qualcosa di fam<strong>il</strong>iare in te. La tua famiglia<br />
è di queste parti?».<br />
Lei scuote la testa, sentendosi improvvisamente<br />
triste.<br />
«Oh. Da dove vieni?».<br />
L<strong>il</strong>i non riesce a sostenere <strong>il</strong> suo sguardo, e abbassa<br />
gli occhi ai piedi, che struscia a terra. «Da molti posti.<br />
Mi sposto frequentemente».<br />
Papà la scruta ancora per un secondo. «Potrei giurare<br />
che ci siamo già incontrati. Santa Caterina, forse?».<br />
Lei mi guarda.<br />
«La chiesa cattolica», dico, e lei scuote di nuovo la<br />
testa.
Papà si sfrega la fronte, grattandosi <strong>il</strong> fango tra le<br />
sopracciglia e lasciando una stria bianca sulla gobba<br />
<strong>del</strong> naso. «Hmm... mi verrà in mente». Sorride. «Bene,<br />
vi aiuterò a caricare quel mob<strong>il</strong>e».<br />
Quando torniamo, con <strong>il</strong> mob<strong>il</strong>e fissato sul retro <strong>del</strong><br />
pickup di L<strong>il</strong>i, vedo la Shelby di Luc parcheggiata nello<br />
spiazzo e non riesco a fermare <strong>il</strong> sorriso che mi appare<br />
sul viso. Il sorriso diventa ancora più grande quando<br />
Matt compare al mio finestrino.<br />
Matt<br />
Le osservo entrare, e lotto per restare visib<strong>il</strong>e.<br />
Quando cammino verso <strong>il</strong> pickup di L<strong>il</strong>i e mi sporgo al<br />
sed<strong>il</strong>e <strong>del</strong> passeggero, gli occhi di Frannie si allargano,<br />
e la sua faccia esplode in un sorriso.<br />
«Matt! Ciao».<br />
«Ehi, Frannie. Luc è da queste parti?». Mi rendo<br />
conto che è una domanda da idiota. Ovviamente non<br />
sa se lui c’è. È appena arrivata.<br />
E sono sicuro che ho anche l’aspetto <strong>del</strong>l’idiota,<br />
perché non riesco a fermare gli occhi, che saltano da<br />
Frannie a L<strong>il</strong>i ogni due secondi.<br />
Frannie cerca di mantenere un’aria naturale, ma non<br />
riesce a trattenere la risata nel tono di voce. «Uhm...<br />
be’... la sua macchina è qui, quindi, suppongo di sì».<br />
«Certo. Okay». Non fare lo stupido. Pensa. «Allora...<br />
state portando su questo?». Chiedo, alludendo con un<br />
gesto <strong>del</strong>la mano al mio vecchio mob<strong>il</strong>e nel cassone <strong>del</strong><br />
pickup di L<strong>il</strong>i.<br />
«Eh, già. Ti va di aiutarci?», dice Frannie.<br />
«Certamente».<br />
L<strong>il</strong>i fa <strong>il</strong> giro e abbassa la sponda. Salto dentro,<br />
sorpreso di quanto mi senta rigido, come se <strong>il</strong> mio
intero corpo si fosse contratto... con ogni muscolo teso.<br />
«Dunque, io sono Matt», dico lanciando un’occhiata<br />
ost<strong>il</strong>e a Frannie.<br />
«Ciao. L<strong>il</strong>i». Lei non mi guarda, mentre risponde.<br />
«Così, sei un amico di Luc?»<br />
«Già». Slego le corde intorno al mob<strong>il</strong>e e gli do una<br />
spinta verso la sponda.<br />
E non riesco a pensare a nient’altro da dire.<br />
Frannie tira la parte superiore <strong>del</strong> mob<strong>il</strong>e fuori <strong>del</strong><br />
cassone. Salto giù e prendo l’altra parte.<br />
«Non sono completamente impedita», dice L<strong>il</strong>i,<br />
azzardando un lieve sorriso. «Me lo stai regalando.<br />
Almeno lasciamelo portare».<br />
Frannie scorre oltre. «Prendi l’altro angolo».<br />
Procediamo camminando e passiamo dalla porta, con<br />
Frannie e L<strong>il</strong>i che trascinano i piedi camminando<br />
all’indietro, e iniziamo a salire lentamente lungo le<br />
scale. Ma Frannie scivola salendo sul pianerottolo in<br />
cima alle scale, e poggia <strong>il</strong> suo lato <strong>del</strong> mob<strong>il</strong>e. L<strong>il</strong>i<br />
cerca di compensare, ma è troppo tardi. Il mob<strong>il</strong>e mi<br />
sposta, spingendomi, e volo all’indietro giù dalla<br />
rampa di scale. Nella caduta, sento <strong>il</strong> dietro <strong>del</strong>la testa<br />
battere violentemente sullo spigolo di un gradino <strong>del</strong>la<br />
scala, e <strong>il</strong> mio braccio si piega malamente sotto di me<br />
quando atterro in fondo alla rampa.<br />
L<strong>il</strong>i trascina <strong>il</strong> mob<strong>il</strong>e sul pianerottolo. «Dannato<br />
Inferno!».<br />
Frannie lancia un’occhiata a L<strong>il</strong>i, poi si risolleva e<br />
corre giù per le scale. «Matt, stai bene?».<br />
Giaccio qui in fondo alle scale, e sono indeciso su<br />
come giocarmela. Dovrei essere ferito, ma,<br />
ovviamente, non lo sono. «Uhm... sì, mi sembra di sì».<br />
Forse qualcosa di lieve. Una spalla lussata? Un<br />
bernoccolo in testa? Mi siedo e sussulto, ancora<br />
incerto su cosa dovrebbe dolermi.
L<strong>il</strong>i scende le scale. «Hai battuto la testa davvero<br />
forte. Dovresti stare fermo e sdraiato».<br />
La testa, quindi. Gemo un po’ per fare scena e mi<br />
massaggio <strong>il</strong> dietro <strong>del</strong>la testa, facendo finta di<br />
sussultare. «No, penso sia okay».<br />
«Sei sicuro? Che mi dici <strong>del</strong> collo?».<br />
Le sorrido. «Il collo sta bene».<br />
«Riesci ad alzarti?», dice Frannie, tendendo la mano<br />
verso di me.<br />
«Sì». Afferro la sua mano e la uso per tirarmi su.<br />
«Grazie».<br />
L<strong>il</strong>i mi mette una mano sulla schiena per aiutarmi.<br />
Quando mi tocca, una scossa elettrica mi esplode<br />
dentro, facendomi gemere. Con <strong>il</strong> loro aiuto mi sollevo<br />
in piedi.<br />
«Nessun problema», dice Frannie lasciando la mia<br />
mano.<br />
L<strong>il</strong>i si volta e si dirige di nuovo su per le scale, e<br />
Frannie guarda me. Alzo le spalle.<br />
«Lo prenderemo noi», mi dice L<strong>il</strong>i quando arriviamo<br />
in cima alle scale. Procedo cautamente sul<br />
pianerottolo, massaggiandomi <strong>il</strong> dietro <strong>del</strong>la testa,<br />
mentre loro trasportano <strong>il</strong> mob<strong>il</strong>e in casa di L<strong>il</strong>i.<br />
Luc<br />
Frannie, L<strong>il</strong>i e Matt irrompono dalla mia porta, con<br />
Frannie che tiene la sua chiave in alto perché io la<br />
veda. «Hai <strong>del</strong> ghiaccio?»<br />
«Sì. Che succede?».<br />
Lei cerca di trattenere <strong>il</strong> sorriso divertito che ha sulle<br />
labbra. «Matt ha battuto la testa».<br />
Matt alza le spalle e fa un sorriso ambiguo quando mi<br />
volto a guardarlo. Strabuzzo gli occhi. Questo ragazzo
fa un errore dietro l’altro.<br />
Vado in cucina e metto <strong>del</strong> ghiaccio in un sacchetto,<br />
poi lo porgo a Matt, che si siede sulla sedia <strong>del</strong>la<br />
cucina e non riesce a staccare gli occhi da L<strong>il</strong>i<br />
abbastanza a lungo da ringraziarmi.<br />
«Prego», borbotto.<br />
Lui lo prende voltandosi, e si preme <strong>il</strong> sacchetto sul<br />
dietro <strong>del</strong>la testa. «Oh, già. Grazie».<br />
L<strong>il</strong>i gli si avvicina alle spalle. «Te lo tengo io».<br />
Un’espressione chiaramente eccitata attraversa <strong>il</strong><br />
volto di Matt mentre le porge <strong>il</strong> sacchetto.<br />
«Allora, cos’è successo?». Esamino Matt.<br />
Lui fa un gran sorriso, cercando di ruotare gli occhi<br />
fin dietro la testa per guardare L<strong>il</strong>i. «Frannie ha<br />
cercato di uccidermi. Morte da mob<strong>il</strong>e».<br />
«Mi dispiace», dice Frannie, sistemandosi sull’altra<br />
sedia.<br />
Guardo di nuovo Matt. Decisamente, c’è qualcosa che<br />
non quadra. «Ma tu stai bene?»<br />
«Sì, soltanto un bernoccolo in testa».<br />
La mano libera di L<strong>il</strong>i si poggia sulla spalla di Matt e<br />
lo massaggia. «Sarà doloroso. Se ti si offusca la vista o<br />
hai dei capogiri, devi andare all’ospedale».<br />
Matt ha ancora un sorriso grande così, un sorriso<br />
ebete, e sembra spaesato. Forse ha davvero un trauma.<br />
«Noo, non mi serve un dottore». Si solleva in piedi e<br />
poggia una mano su quella di L<strong>il</strong>i sulla sua spalla.<br />
«Quello che stai facendo funziona».<br />
Mi colpisce come un fulmine a ciel sereno. Dannato<br />
Inferno. Matt desidera L<strong>il</strong>i. Perché Gabriel non mi ha<br />
creduto, quando gli ho detto che era una cattiva idea?<br />
L<strong>il</strong>i arrossisce e si allontana da Matt. «Andiamo<br />
comunque a fare shopping?», chiede lei a Frannie.<br />
«Assolutamente sì», dice Frannie.<br />
L<strong>il</strong>i si dirige verso la porta. «Vado a prendere i soldi e
le mie cose. Mi dai, tipo, un quarto d’ora?»<br />
«Nessun problema. Fai con calma», dice Frannie,<br />
mentre L<strong>il</strong>i sguscia via dalla porta.<br />
Una volta uscita, strattono via Matt dalla sedia<br />
prendendolo per <strong>il</strong> davanti <strong>del</strong>la maglietta. «Cosa<br />
diavolo stai facendo?».<br />
Frannie balza giù dalla sedia così rapidamente da<br />
scaraventarla all’indietro. «Luc...».<br />
«Devi smetterla con questa stronzata e concentrarti»,<br />
dico, con la faccia a due centimetri da quella di Matt.<br />
«E tu devi far sparire la tua maledetta faccia dalla<br />
mia vista», replica lui, sdegnato.<br />
«Ma cos’hai in testa? Non puoi iniziare una relazione<br />
con una mortale».<br />
Mi pianta le mani nel petto e mi scuote. «Io non sto<br />
iniziando una relazione con nessuno. Stavo spostando<br />
un mob<strong>il</strong>e».<br />
«Se non riesci a concentrarti sul tuo lavoro, staremo<br />
molto meglio senza di te».<br />
«Sei davvero tanto stupido quanto sembri. Chi credi<br />
che terrà più al sicuro Frannie, io o te?».<br />
Subito dopo lo affronto faccia a faccia e rincaro la<br />
dose. «Questo dovrebbe essere un lavoro senza<br />
problemi, ma distratto come sei, non ne sono tanto<br />
sicuro».<br />
Matt<br />
«Non sono distratto».<br />
Questo ragazzo mi sorprende. Tutta la sua arroganza<br />
è soltanto gelosia. Con me visib<strong>il</strong>e, ha un concorrente<br />
agli occhi di L<strong>il</strong>i, e non lo sopporta. E quel che è peggio<br />
è che Frannie non lo vede per quello che è. Crede che<br />
lui si sia comportato molto nob<strong>il</strong>mente...
proteggendola. La sola cosa che sta proteggendo è <strong>il</strong><br />
suo ego.<br />
Frannie ci guarda alternatamente, e la<br />
preoccupazione le solleva un sopracciglio. «Luc, io non<br />
credo che Matt cercherebbe davvero di imbastire<br />
qualcosa con L<strong>il</strong>i». Il suo sguardo enigmatico si posa<br />
su di me e io distolgo gli occhi.<br />
«Se è intelligente. Ma al momento, direi che <strong>il</strong> suo QI<br />
è sotto esame», dice Luc.<br />
Frannie mi viene accanto. «Sii serio».<br />
«Sono assolutamente serio, Frannie. Se lui non riesce<br />
a stare concentrato, è inut<strong>il</strong>e per te».<br />
Mentre li ascolto dibattere, sento la frustrazione e la<br />
rabbia crescermi dentro come una tempesta elettrica.<br />
Sono al punto critico, quasi per esplodere.<br />
Rafforzo la stretta e lo strattono, sfidandolo a reagire.<br />
«Sei un tale ipocrita, per non dire uno spregevole». Lo<br />
strattono con più forza, e ottengo ciò che voglio<br />
quando mi afferra per <strong>il</strong> collo <strong>del</strong>la T-shirt e mi spinge<br />
forte contro <strong>il</strong> muro. Sento che la mia forza sta per<br />
erompere, pronta a scaraventarlo nell’oblio, ma<br />
Frannie tira Luc via da me, sfortunatamente, e si<br />
frappone tra noi.<br />
«Fatela finita, ragazzi!».<br />
Do un’occhiata ost<strong>il</strong>e a Luc, oltre la testa di Frannie.<br />
«Non sto imbastendo nulla con L<strong>il</strong>i, ma anche se fosse,<br />
cosa ti importa? Perché un angelo che cerca di<br />
agganciare una mortale è tanto diverso da un demone<br />
che cerca di agganciare una mortale?».<br />
Lui scansa Frannie di lato, come fosse un pacco, e si<br />
sporge verso di me, con <strong>il</strong> naso che tocca decisamente<br />
<strong>il</strong> mio e le mascelle serrate. «Perché <strong>il</strong> tuo compito è<br />
proteggere tua sorella, e non puoi farlo senza le ali».<br />
Un fremito mi scorre sulla pelle. Finirò per ucciderlo<br />
se non me ne vado via da questo dannato posto. «Sai
che c’è? Non ci resisto, qui».<br />
Prima che qualcuno possa rispondere, mi proietto sul<br />
pianerottolo... dove mi siedo con le spalle al muro di<br />
fronte alla porta di L<strong>il</strong>i, invisib<strong>il</strong>e, lottando contro<br />
l’impulso di proiettarmi nel suo appartamento.<br />
Ma la puzza di zolfo mi distrae dai miei pensieri.<br />
Salto in piedi, ancora invisib<strong>il</strong>e.<br />
«Allora, sto aspettando, angioletto. La domanda è:<br />
cosa sto aspettando?». Rhenorian è accanto a me, con<br />
un cipiglio che rabbuia la sua faccia già tenebrosa.<br />
«Ci sto lavorando», ribatto.<br />
«Ci sono tempi da rispettare, qui. Non abbiamo tutto<br />
<strong>il</strong> resto <strong>del</strong> m<strong>il</strong>lennio».<br />
Mi appoggio con le spalle al muro. «Le cose non sono<br />
così fac<strong>il</strong>i come speravo», dico, pensando a quale scusa<br />
avrei per vedere L<strong>il</strong>i, se non ci fosse Luc. Nessuna. «Se<br />
hai un’idea migliore, segu<strong>il</strong>a».<br />
Lui mi guarda minaccioso, facendomi capire che non<br />
ne ha.<br />
«Quanto mai può essere diffic<strong>il</strong>e? Prend<strong>il</strong>o,<br />
semplicemente», dico. Allora capisco che è fatta. Mi<br />
alzo in piedi e lo guardo. «Dovresti soltanto rapirlo».<br />
Immagino me e L<strong>il</strong>i che cerchiamo Luc, tentando di<br />
conoscerci, di legarci. Potrei confortarla... baciarle via<br />
le lacrime.<br />
«E poi?». La voce di Rhenorian mi distoglie dalle mie<br />
fantasie.<br />
Mi scervello inut<strong>il</strong>mente, poi lo guardo in modo<br />
ost<strong>il</strong>e. «Tu sei un demone. Non dirmi che non riesci a<br />
pensare a qualche maniera per invertire la sua<br />
destinazione».<br />
Lui ricambia lo sguardo ost<strong>il</strong>e e si proietta in una<br />
nuvola sulfurea proprio mentre L<strong>il</strong>i apre la porta ed<br />
esce.
Luc<br />
Capitolo 10<br />
Non sparlare<br />
L’intera faccenda di Matt e L<strong>il</strong>i non mi convince.<br />
Perché la verità è che per un po’ ho avuto una<br />
sensazione di disagio riguardo a L<strong>il</strong>i. Nulla di<br />
tangib<strong>il</strong>e, ma c’è qualcosa di strano in lei.<br />
O forse sono io. Forse mi sto comportando<br />
scorrettamente. Perché a volte mi sono ritrovato a<br />
fantasticare... su di lei.<br />
Mi sono detto che erano questi maledetti ormoni<br />
giovan<strong>il</strong>i. Ma sembrava esserci qualcosa di più.<br />
Guardo Frannie che svuota <strong>il</strong> sacchetto di ghiaccio di<br />
Matt nel lavandino e so che non potrei mai desiderare<br />
nient’altro. Ma devo ammettere, anche solo a me<br />
stesso, che ho sentito la fredda punta <strong>del</strong>la gelosia<br />
conficcarmisi dentro, quando ho capito che Matt<br />
bramava L<strong>il</strong>i.<br />
Frannie ha un brivido quando la raggiungo alle spalle<br />
e la <strong>bacio</strong> sulla nuca, mentre scorro un dito lungo <strong>il</strong><br />
suo braccio.<br />
«Non credi che Matt si stesse comportando in modo<br />
un po’... strano con L<strong>il</strong>i?».<br />
Lei volta la testa per guardarmi. «Non lo so. Forse.<br />
Ma anche se lei gli piace, non penso che farà davvero<br />
qualcosa con lei».<br />
«Non ne sono tanto sicuro. Ma anche se solo la sta<br />
adocchiando, è comunque una distrazione».
Lei si volta e si stringe a me, avvolgendomi tra le sue<br />
braccia e facendomi perdere completamente <strong>il</strong> f<strong>il</strong>o dei<br />
pensieri. «Ecco perché ho te».<br />
«Hmm...», dico, cercando di ricordare dove volevo<br />
arrivare col ragionamento. «Ma io devo già<br />
preoccuparmi <strong>del</strong>la mia stessa ombra». Rhenorian è là<br />
fuori, e ha due possib<strong>il</strong>ità: pensare a un modo per<br />
riportarmi all’Inferno, o bruciare nell’Abisso di Fuoco<br />
per l’eternità.<br />
Frannie si stira verso l’alto e mi bacia. «Se ne<br />
andrebbe, se usassi <strong>il</strong> mio Sway?... convincendolo che<br />
non è te che vuole?».<br />
Non riesco a trattenere un sorriso. «Saresti capace di<br />
contravvenire ai tuoi princìpi morali per me?».<br />
Lei mi spinge via, mentre solleva un sopracciglio e le<br />
sue labbra si serrano.<br />
«Taci, o cambierò idea. Vuoi che io ci provi o no?».<br />
La tiro di nuovo a me. «Forse», le dico tra i capelli,<br />
«ma spero di poter scoprire da lui ciò che sta<br />
succedendo. Da quando si è reso conto che sono<br />
umano, sembra venirmi dietro e osservarmi... più<br />
curioso che altro».<br />
«Ma tu hai detto che non può portarti all’Inferno,<br />
giusto? Sei destinato al Paradiso».<br />
«Per ora».<br />
Lei mi stringe più forte. «Per sempre».<br />
«Questo è ancora da vedere. Il punto è che sembra<br />
non stia facendo nulla. Non ha compiuto alcuno sforzo<br />
per invertire la mia destinazione. Il mio stomaco ha un<br />
sussulto di colpevolezza, pensando a quello che ha<br />
detto Rhenorian: non te ne fai sfuggire una. Caccio via<br />
la sua voce dalla testa. «Fa accapponare la pelle. Sta<br />
semplicemente a guardare».<br />
«Forse mi sbaglio, ma direi che guardare è meglio<br />
che fare». Fa un sorriso malizioso, e le sue mani
scivolano sulla mia pancia e sotto la mia T-shirt.<br />
«Almeno finché si parla <strong>del</strong>l’Inferno».<br />
Ho un brivido quando mi tocca. «Questo non è<br />
proprio da lui. È una creatura <strong>del</strong> furore. Per lui,<br />
trattenere la sua foga – guardare soltanto – è<br />
totalmente fuori <strong>del</strong> personaggio. Mi sta facendo<br />
innervosire».<br />
Lei mi avvolge un braccio intorno al collo, tirandomi<br />
verso <strong>il</strong> basso per baciarmi. «Allora, cosa devo fare per<br />
farti calmare?», dice, sorridendo tra le mie labbra.<br />
Ricambio con un grande sorriso. «Quello che stai<br />
facendo».<br />
Ma proprio allora bussano alla porta.<br />
«È L<strong>il</strong>i. È tempo di shopping».<br />
«Ti direi di portare Matt, ma se sta tutto <strong>il</strong> tempo a<br />
sbavare dietro a L<strong>il</strong>i, non sono certo che saresti molto<br />
più al sicuro. Forse dovrei venire con voi». La mia voce<br />
è sofferente. Non posso farci niente. Questo mi agita<br />
molto.<br />
Lei mi fissa soltanto.<br />
Sollevo un sopracciglio. «Mi piace fare shopping».<br />
«Come no, ti ci vedo proprio, tu e la tua ombra di<br />
demone che sbirciate tra gli espositori da Victoria’s<br />
Secret».<br />
Lo immagino per un secondo, e mi si forma un<br />
sorriso sulla faccia. «Allora, posso?».<br />
Lei scuote la testa, mentre si dirige verso la porta<br />
legandosi i capelli all’indietro. «No. Solo femmine.<br />
Eccetto Matt, suppongo, poiché con lui non posso<br />
davvero farci niente», dice, poi apre la porta. «Ehi,<br />
L<strong>il</strong>i».<br />
«Ehi. Sei pronta?», dice L<strong>il</strong>i, spostando lo sguardo da<br />
Frannie a me.<br />
«Sì», dice Frannie. «Passiamo a prendere R<strong>il</strong>ey e<br />
Taylor lungo <strong>il</strong> tragitto per <strong>il</strong> centro commerciale».
L<strong>il</strong>i abbassa la testa, e le cadono i capelli davanti al<br />
viso. «Okay».<br />
Frannie mi dà un <strong>bacio</strong> sulla guancia. «Ci vediamo<br />
tra poco».<br />
Sorrido, immaginando cosa potrebbe trovare sugli<br />
espositori da Victoria’s Secret. «Ti aspetterò col fiato<br />
sospeso».<br />
Frannie<br />
Entriamo nel vialetto di Taylor e lei arriva<br />
rimbalzando sulle scale. R<strong>il</strong>ey e Trevor la seguono,<br />
entrambi con la mano inf<strong>il</strong>ata nella tasca posteriore<br />
dei pantaloni <strong>del</strong>l’altro.<br />
Taylor scatta verso la porta <strong>del</strong> posto accanto al<br />
guidatore prima di accorgersi che c’è già qualcuno su<br />
quel sed<strong>il</strong>e. «Oh. Ehi. Tu sei L<strong>il</strong>i?».<br />
L<strong>il</strong>i scende dalla macchina, tira in avanti lo schienale<br />
<strong>del</strong> sed<strong>il</strong>e e inizia a salire sul sed<strong>il</strong>e posteriore.<br />
«No», dico, «è <strong>il</strong> turno di L<strong>il</strong>i».<br />
Taylor mi lancia un’occhiataccia e io ricambio con<br />
uno sguardo ost<strong>il</strong>e. Lei passa davanti a L<strong>il</strong>i e si inf<strong>il</strong>a<br />
sul sed<strong>il</strong>e posteriore.<br />
Finalmente R<strong>il</strong>ey e Trevor raggiungono la macchina.<br />
Quando la smettono di guardarsi negli occhi faccio le<br />
presentazioni, e R<strong>il</strong>ey sale dietro con Taylor. Trevor<br />
resta in mezzo al vialetto, e somiglia a un cagnolino<br />
sperduto, mentre esco sulla strada.<br />
«Allora, che problemi hai con la tuta?», sogghigna<br />
Taylor dal sed<strong>il</strong>e posteriore.<br />
«Taylor!», dico, e do uno sguardo a L<strong>il</strong>i.<br />
«Tutto bene», fa lei, e alza le spalle. Ma non si volta a<br />
guardare Taylor. «Stanno a tre dollari l’una da<br />
Walmart».
Riesco a cogliere una risposta maligna annidata sulle<br />
labbra di Taylor, ma R<strong>il</strong>ey la colpisce su un braccio e la<br />
punta con uno dei suoi sguardi più minacciosi.<br />
«L<strong>il</strong>i». R<strong>il</strong>ey le tocca la spalla da dietro. «Frannie<br />
dice che andrai alla State».<br />
L<strong>il</strong>i si volta sulla sedia, ma non guarda proprio R<strong>il</strong>ey.<br />
«Già. Questa è l’intenzione».<br />
«Cosa studi? Design d’alta moda?». Taylor sorride<br />
maligna.<br />
Mi volto e la guardo molto male. «Sai che c’è, Tay?<br />
Chiudi quella dannata bocca».<br />
«Uhm... Frannie», dice R<strong>il</strong>ey. «La strada... stai<br />
guidando...». Punta un dito tremolante in avanti.<br />
L<strong>il</strong>i si avvinghia al sed<strong>il</strong>e accanto al mio, fissando<br />
fuori <strong>del</strong> finestrino con gli occhi spalancati, mentre<br />
guido serpeggiando nel traffico. Taylor e R<strong>il</strong>ey<br />
chiacchierano a bassa voce sul sed<strong>il</strong>e posteriore, ma<br />
sento la voce ansiosa di R<strong>il</strong>ey che alza <strong>il</strong> volume ogni<br />
volta che cambio corsia. E Taylor continua a parlare di<br />
abiti lunghi e cose in vendita da Walmart. Avrei<br />
dovuto sapere che era troppo sperare che si sarebbe<br />
comportata bene.<br />
Troviamo un parcheggio decente vicino al padiglione<br />
alimentare ed entriamo nel centro commerciale.<br />
«Aeropostale?», dico, perché fanno sempre buoni<br />
saldi.<br />
«Suona bene». R<strong>il</strong>ey parte in quella direzione e tutti<br />
la seguiamo.<br />
Cerchiamo negli espositori, e L<strong>il</strong>i torna con tre<br />
magliette stampate, un paio di top e dei calzoncini<br />
davvero carini per trentaquattro dollari. Sono un po’<br />
dispiaciuta di non averla vista mentre li provava. Sono<br />
ancora curiosa di capire cosa si nasconda sotto quella<br />
felpa abbondante.<br />
Poi, ci dirigiamo da Victoria’s Secret. È <strong>il</strong> periodo
<strong>del</strong>la svendita di reggiseni di metà anno, quindi ne<br />
prendo uno nuovo con la stringa rossa e alcuni altri. Il<br />
mio migliore affare è una camicia da notte corta, di<br />
seta blu zaffiro, in saldo per quindici dollari, che sono<br />
certa a Luc piacerà.<br />
L<strong>il</strong>i guarda tra gli espositori di reggiseni taglia D e ne<br />
trova due graziosi che si può permettere. Dunque, non<br />
robusta, ma prosperosa.<br />
Passiamo da Macy’s e ci fermiamo a ogni bancone di<br />
profumi. R<strong>il</strong>ey e Taylor si spruzzano tra loro con<br />
profumi a caso, mentre L<strong>il</strong>i raggiunge <strong>il</strong> bancone di<br />
JLo e prova un limone-vaniglia... è raggiante.<br />
«È buonissimo, su di te», le dico, perché è così.<br />
«Dovresti assolutamente prenderlo».<br />
Lei si imbarazza un po’. «Quanto costa?».<br />
Guardo sull’espositore. «Oh... circa trenta dollari.<br />
Ouch».<br />
Il suo volto diventa una smorfia. «Non posso». Lo<br />
ripone e inizia ad allontanarsi, ma poi torna indietro,<br />
annusando di nuovo la sua scia. «È davvero favoloso,<br />
non è vero?».<br />
Le sorrido, felice di vederla uscire un pochino dal suo<br />
guscio. «Veramente».<br />
Lei tira fuori dalla tasca un fascio di piccole<br />
banconote e ricambia <strong>il</strong> sorriso. «Chi ha bisogno di<br />
mangiare, questa settimana?».<br />
Dieci minuti dopo ci allontaniamo tutti dalla<br />
profumeria olezzanti come una combinazione tra un<br />
cesto di frutta e un fioraio.<br />
«Padiglione alimentare?», dico.<br />
«Decisamente», dice Taylor, poiché è lì che tutti i<br />
ragazzi <strong>del</strong>le superiori si vedono, durante <strong>il</strong> giorno.<br />
Rido, quando arriviamo e guardo tra i tavoli. Trevor e<br />
Jackson Harris sono lì con <strong>il</strong> resto <strong>del</strong>la loro comitiva.<br />
Hanno già una montagna di patatine fritte e panini
davanti. Mi convinco che i teenager non possono mai<br />
stare a più di dieci metri dal cibo, altrimenti<br />
avvizziscono e muoiono.<br />
R<strong>il</strong>ey e Trevor si guardano tra loro, ma R<strong>il</strong>ey mostra<br />
un contegno sorprendente e resta con noi, mentre ci<br />
dirigiamo al bancone <strong>del</strong> Panda Express. Prendiamo<br />
qualcosa da mangiare insieme, e L<strong>il</strong>i appare<br />
leggermente imbarazzata quando le dico che offro io.<br />
«Ehi, sono in debito per tutta quella birra», dico.<br />
Lei fa una specie di sorriso, ma non uno vero, mentre<br />
andiamo ai tavoli. E non mangia granché.<br />
Alla fine, dopo esserci ingozzati a volontà, raccolgo<br />
tutti i piatti e vado verso i bidoni <strong>del</strong>la spazzatura.<br />
Proprio mentre sto tornando al tavolo, gli occhi di<br />
Taylor scint<strong>il</strong>lano.<br />
«Ooh... ce n’è uno per te, L<strong>il</strong>i», dice, puntando<br />
apertamente <strong>il</strong> dito su un ragazzo che avanza<br />
furtivamente con i jeans sporchi e la felpa macchiata di<br />
grasso. Lui ci guarda e inciampa sui propri piedi. Ha i<br />
capelli castani lunghi davanti al viso, così riesce quasi<br />
a nascondere <strong>il</strong> rossore <strong>del</strong>l’imbarazzo. E odio doverlo<br />
dire, ma con quella felpa e quei capelli è come se<br />
sembrasse davvero <strong>il</strong> corrispettivo masch<strong>il</strong>e di L<strong>il</strong>i. Lui<br />
si affretta oltre e scompare tra la calca degli acquirenti<br />
estivi.<br />
Lancio un’occhiata minacciosa a Taylor.<br />
Ma proprio in quel momento, più forte <strong>del</strong>la musica<br />
diffusa dagli altoparlanti, sento ridere scioccamente<br />
dall’altro lato di una bassa parete divisoria tra i tavoli e<br />
la fontana. Mi fa drizzare tutti i peli sulla nuca. Perché<br />
conosco quella risata. Mi volto e vedo Angelique<br />
Preston e la sua comitiva venir fuori da Abercrombie.<br />
Angelique alza lo sguardo e ci vede. Immediatamente<br />
<strong>il</strong> suo naso si arriccia. Si avvicina a portata d’orecchio<br />
al nostro tavolo. «Voi lo sentite, ragazzi? Eew.
Qualcuno ha dimenticato di portare fuori la<br />
spazzatura». Mi guarda in modo ost<strong>il</strong>e per un secondo,<br />
poi i suoi occhi si spostano su L<strong>il</strong>i. «È davvero carino,<br />
da parte tua, dar da mangiare ai senzatetto,<br />
Cavanaugh».<br />
Mi accosto a L<strong>il</strong>i e, quando mi guardo attorno, sono<br />
sorpresa di vedere R<strong>il</strong>ey e Taylor anch’esse entrambe<br />
vicino a noi.<br />
Taylor si mette davanti a L<strong>il</strong>i e punge Angelique.<br />
«Fottiti».<br />
Angelique sorride maligna e avanza lentamente verso<br />
Hollister, portandosi dietro le sue favorite.<br />
E per <strong>il</strong> resto <strong>del</strong>la giornata, Taylor e L<strong>il</strong>i restano<br />
l’una incollata all’altra. Immaginatevi.<br />
Matt<br />
Taylor ha vissuto pericolosamente, per un periodo,<br />
ma sembra aver cambiato strada. Ero proprio sul<br />
punto di riuscire a sbirciare nella scollatura <strong>del</strong>la sua<br />
maglietta 6 , quando è comparsa Angelique.<br />
Ma devo dire che per restare fuori dai camerini,<br />
mentre L<strong>il</strong>i si provava le sue cose – specialmente da<br />
Victoria’s Secret –, ho avuto bisogno di tutto <strong>il</strong><br />
contegno angelico di cui potessi disporre.<br />
Le ragazze fanno i loro acquisti e infine tornano alla<br />
macchina. Frannie riporta indietro Taylor e R<strong>il</strong>ey, e<br />
quando entra nello spiazzo <strong>del</strong> parcheggio, davanti al<br />
palazzo <strong>del</strong>l’appartamento di L<strong>il</strong>i, con <strong>il</strong> tettuccio<br />
abbassato e i capelli al vento, guardacaso io sono<br />
proprio lì.<br />
«Signore», dico con <strong>il</strong> mio più largo sorriso, mentre<br />
escono dalla macchina di Frannie.
«Ehi, Matt», dice Frannie.<br />
L<strong>il</strong>i si volta per prendere le buste <strong>del</strong>lo shopping dal<br />
baule.<br />
«Com’è andata?», dico, indicando tutte le sue cose.<br />
«Davvero bene, direi. Frannie conosce tutti i posti<br />
dove fanno buoni saldi». Abbozza un sorriso.<br />
«Ottimo. State salendo?». Sollevo una spalla verso <strong>il</strong><br />
palazzo.<br />
«Eh, già», dice lei.<br />
Le afferro le buste. «Posso portartele io».<br />
Frannie strabuzza gli occhi da dietro L<strong>il</strong>i, ma lei<br />
stringe più forte le buste. «Credo di potercela fare,<br />
grazie».<br />
Metto le mani in alto. Chi non ferisce non ha colpe.<br />
«Chiedevo soltanto...».<br />
Seguo Frannie e L<strong>il</strong>i nel palazzo, e arrivati in cima<br />
alle scale L<strong>il</strong>i si volta verso di me. «Attento a dove<br />
metti i piedi», dice con un sorriso. I suoi occhi<br />
scint<strong>il</strong>lano, quando ci guardiamo, e una calda scarica<br />
elettrica mi attraversa.<br />
Mi massaggio <strong>il</strong> dietro <strong>del</strong>la testa. «D’accordo». È<br />
tutto quello che riesco a dire. Sono proprio uno<br />
stupido.<br />
Frannie usa la sua chiave per entrare da Luc, e<br />
proprio mentre dà l’ultimo giro si sente un boato<br />
dall’interno <strong>del</strong>l’appartamento. La porta si apre, e la<br />
testa di Rhenorian spunta fuori, mentre Tweedledumb<br />
e Tweedledumber tengono Luc schiacciato contro <strong>il</strong><br />
muro. Lui abbassa <strong>il</strong> pugno luccicante, e un’ondata di<br />
angoscia mi attraversa quando mi chiedo quanto abbia<br />
visto L<strong>il</strong>i.<br />
L<strong>il</strong>i. Merda.<br />
Lei si aspetterà che io faccia qualcosa per aiutare <strong>il</strong><br />
mio “amico”.<br />
Rhenorian si volta e sferra un pugno a Luc sulla
guancia sinistra... le vecchie buone maniere. Poi i<br />
fratelli Tweedle lo tirano via dal muro.<br />
«No!». Frannie scatta verso Luc, ma la trattengo e do<br />
un’occhiata a L<strong>il</strong>i. Sta semplicemente fissando la<br />
scena. Questa potrebbe essere la mia grande occasione<br />
di fare impressione su di lei.<br />
Così, ora devo salvare <strong>il</strong> demone.<br />
Merda.<br />
Entro nella stanza. «Lascialo andare».<br />
Rhenorian mi sorride minaccioso. «Sì, certo». Vedo i<br />
suoi occhi saltare su L<strong>il</strong>i, e un grande sorriso aprirsi<br />
sul suo viso. «Mi costringerai tu a farlo?».<br />
In uno scontro onesto, se fossimo esseri umani, sarei<br />
praticamente finito. Il che significa che non posso<br />
battermi correttamente. Attraverso la stanza e guardo<br />
Luc negli occhi. Lui annuisce.<br />
Nello stesso istante, Luc si libera dalla morsa dei<br />
fratelli Tweedle e scaraventa Tweedledumb contro <strong>il</strong><br />
muro, mentre io mando al tappeto Rhenorian con un<br />
pugno elettrizzato sulla mascella. Spero che L<strong>il</strong>i non<br />
noti la lieve scia di ozono che produce. «Per i peccati di<br />
Satana, angioletto, mi chiedo da che parte stai».<br />
Lancio uno sguardo a Luc, ma è troppo impegnato a<br />
battersi con Tweedledumb per aver sentito.<br />
Rhenorian afferra Tweedledumber per la collottola e<br />
si dirige rapidamente verso la porta. «Comunque, era<br />
un piano stupido», brontola con un’occhiata maligna,<br />
passandomi accanto. Luc molla Tweedledumb, che<br />
segue gli altri, lanciandomi uno sguardo ost<strong>il</strong>e da<br />
sopra la spalla.<br />
L<strong>il</strong>i resta appena dentro l’appartamento, con l’aria<br />
scioccata e confusa. Frannie sbatte la porta alle spalle<br />
dei demoni e corre da Luc.<br />
«Oh mio Dio! Stai bene?». Mia sorella raggiunge Luc,
e tocca <strong>il</strong> gonfiore color porpora che si sta ingrossando<br />
sulla sua guancia.<br />
«Sto bene».<br />
L<strong>il</strong>i trema, mentre fissa Luc con gli occhi spalancati e<br />
impauriti. «Chi era quello?»<br />
«Uno con cui ero in affari», dice Luc, sapendo che<br />
effetto avrebbe fatto, ne sono certo.<br />
Sul volto di L<strong>il</strong>i, si vede che inizia a capire.<br />
«Spacciatori».<br />
«In un certo senso», risponde Luc. Poi si volta verso<br />
di me. «Grazie».<br />
Guardo altrove, mentre mi scoppia dentro un odioso<br />
senso di colpa. «Sì, di niente».<br />
Frannie si avvolge a Luc, abbassando la testa per<br />
baciarlo sul livido. «Come sono entrati?»<br />
«Hanno bussato. Ho risposto». Poi la guarda con un<br />
sorriso cinico.<br />
«Oh, Dio», dice lei. «Ti prendo <strong>del</strong> ghiaccio». Lo<br />
guarda per un momento ancora, alzando la mano per<br />
toccare ancora la sua faccia, poi va in cucina.<br />
L<strong>il</strong>i si dirige verso la porta. «Probab<strong>il</strong>mente dovrei<br />
andare...». Afferra la maniglia, ma esita.<br />
La raggiungo, e le sposto la mano. «Lasciami<br />
controllare». Socchiudo la porta e sbircio fuori, sul<br />
pianerottolo. È deserto. Mi volto verso L<strong>il</strong>i. «Se ne<br />
sono andati».<br />
Lei dà uno sguardo a Frannie e Luc. «Allora, se voi<br />
siete a posto, ci vediamo dopo, immagino».<br />
«Permettimi di accompagnarti al tuo appartamento»,<br />
dico, e mi rendo conto di apparire un po’ troppo<br />
impaziente, quindi aggiungo: «Penso che se ne siano<br />
andati, ma... giusto per essere sicuro».<br />
«Okay», dice lei.<br />
Usciamo dalla porta sul pianerottolo, e un secondo<br />
dopo la serratura si chiude alle nostre spalle.
Lei si volta e fa i pochi passi fino alla sua porta,<br />
cercando la chiave. «Okay, be’... immagino che ti vedrò<br />
in giro...».<br />
«Matt», finisco io la frase che ha iniziato, nonostante<br />
lei non avesse dato a intendere che voleva lo facessi.<br />
Mi guarda. «Cosa?»<br />
«Non ero certo che tu ricordassi <strong>il</strong> mio nome. Matt.<br />
Mi chiamo Matt». Ugh, sono un idiota.<br />
Lei gira la chiave e apre la porta. «Okay. Allora ci<br />
vediamo dopo... Matt». I suoi occhi si riportano sui<br />
miei, scaricando una scossa lungo la mia spina<br />
dorsale, e un abbozzo di sorriso le increspa le labbra.<br />
«Stai attento», dice scrutando l’androne verso le scale,<br />
poi varca la soglia. E sono solo.<br />
Di nuovo.<br />
6 Letteralmente: “Ero proprio sul punto di metterle la<br />
duck sauce sul davanti <strong>del</strong>la maglietta”. Doppio senso<br />
intraducib<strong>il</strong>e: la duck sauce (letteralmente: salsa di anatra)<br />
è una salsa da condimento che effettivamente si trova<br />
presso i locali Panda Express. In questo contesto, però,<br />
dove Matt subito dopo ricorda quando sbirciava nei<br />
camerini, le parole assumono anche <strong>il</strong> significato di<br />
“impertinenza” (sauce) e “immergersi/guardare in<br />
basso/sbirciare” (duck). La traduzione, quindi, sarebbe:<br />
“Ero proprio sul punto di piazzare la mia sbirciata<br />
impertinente nella scollatura <strong>del</strong>la sua maglietta”.
Frannie<br />
Capitolo 11<br />
Cosa diavolo...?<br />
Stasera Luc sta spostando i libri alla biblioteca,<br />
quindi mi ha fatto promettere che sarei rimasta a casa.<br />
I Red Sox stanno perdendo così pesantemente contro<br />
gli Yankees che la partita diventa faticosa da guardare,<br />
e le imprecazioni di papà si fanno più colorite <strong>del</strong><br />
solito. Lui tira giù l’appoggio per le gambe <strong>del</strong>la sua<br />
poltrona reclinab<strong>il</strong>e e si sporge in avanti, con i gomiti<br />
sulle ginocchia. Si concentra sulla TV, come se<br />
pensasse di poter far vincere la sua squadra con la sola<br />
forza di volontà. Mi alzo dal pavimento e vado verso le<br />
scale.<br />
«Abbandoni i ragazzi?», dice.<br />
«Io? Mai!», replico ironicamente, come se mi avesse<br />
oltraggiata.<br />
Lui sorride, poi la sua faccia si fa seria. «È bello<br />
averti a casa la sera, per cambiare».<br />
Mamma solleva la testa dalle parole crociate.<br />
«Dovresti passare più tempo con noi, tesoro. Proprio<br />
così. Tra pochi mesi non ci sarai più».<br />
Mi appoggio al muro alla base <strong>del</strong>le scale, con le<br />
braccia incrociate sul petto. «Dunque, questo significa<br />
che siete pronti a smettere di trattare Luc come un...».<br />
Mamma posa <strong>il</strong> giornale in grembo. «Non lo abbiamo<br />
mai trattato altro che con rispetto».<br />
«Sii seria, mamma. Non lo trattate come Chase. Lui
non può mai salire in camera mia».<br />
«Be’... lui... io sono...».<br />
«Quello che la mamma sta cercando di dirti»,<br />
interviene papà, guardandola con un sopracciglio<br />
alzato e un sorriso divertito, «è che, da allora, ha<br />
dimostrato di essere un giovanotto responsab<strong>il</strong>e, e<br />
vogliamo dargli <strong>il</strong> beneficio <strong>del</strong> dubbio».<br />
Mi risollevo mentalmente. «Davvero? Quindi può,<br />
tipo, stare in camera mia?».<br />
Mamma guarda minacciosamente papà. «Con la<br />
porta aperta».<br />
Sento <strong>il</strong> sorriso ridicolo che mi si forma sul volto, ed è<br />
inut<strong>il</strong>e tentare di fermarlo. «D’accordo, okay». Inizio a<br />
uscire dal salone, quando mi viene in mente qualcosa.<br />
Aspetto che mi passi <strong>il</strong> sussulto al cuore prima di<br />
tornare indietro. «Com’è che non ho mai dovuto<br />
tenere la porta aperta quando c’era Gabe?».<br />
Si scambiano un’occhiata, poi guardano me. «Be’...<br />
Gabe è davvero un angelo», dice la mamma.<br />
Sobbalzo leggermente. Non ho nulla da replicare. Lui<br />
è un angelo. Il mio angelo. E Luc decisamente non lo<br />
è. Mentre torno verso le scale, sento un vuoto doloroso<br />
nel cuore: lo stesso che sono stata in grado di evitare<br />
soltanto restando concentrata su cose che non fossero<br />
Gabe e quanto mi manca. Mi costringo a pensare a<br />
qualcos’altro: qualunque altra cosa. Inizio a ripassare<br />
mentalmente gli orari di lavoro, mentre salgo le scale,<br />
ma sono arrivata soltanto a sabato quando arrivo in<br />
cima e mi imbatto in Grace che esce dal bagno.<br />
Lei si toglie l’asciugamano dalla testa, lasciando<br />
cadere sulle spalle i capelli umidi che le bagnano la<br />
schiena. «Sei a casa».<br />
La guardo astiosa. «Non per mia scelta. Luc è alla<br />
biblioteca».<br />
Lei mi guarda appena, col suo sguardo terrificante
alla Grace, come se quegli occhi blu pallido potessero<br />
vedere in qualche modo attraverso di me. Ma quando<br />
faccio per passare oltre, sfiorandola, lei dice: «Lui è<br />
diverso».<br />
Ruoto su me stessa, irritata. «Chi?»<br />
«Luc. È cambiato».<br />
La fisso per un minuto, incerta su cosa dire, e<br />
improvvisamente mi domando soltanto quanto Grace<br />
sia davvero in grado di vedere.<br />
Annuisco. «È vero».<br />
Mi volto e proseguo lungo <strong>il</strong> corridoio, ma appena<br />
prima che io arrivi alla mia camera, lei dice: «Come?<br />
Hai...?». Poi lascia cadere, con la voce incerta.<br />
Quando mi volto verso di lei, i suoi occhi sono<br />
energici. Lei non può certo sapere esattamente quanto<br />
Luc sia cambiato, e non può assolutamente sapere che<br />
ciò dipenda da me. Ma c’è qualcosa nel suo sguardo<br />
che mi fa pensare. «Eppure, suppongo che non sia<br />
tanto cattivo quanto pensi».<br />
Mentre entro in camera mia, la sento dire: «Ma lo<br />
era», più a se stessa che a me.<br />
Prendo la mia vecchia copia de L’ombra <strong>del</strong>lo<br />
scorpione, di Stephen King, dalla scrivania e mi sdraio<br />
sul letto, cercando di entusiasmarmi all’idea. Ma non<br />
riesco a smettere di fantasticare su Grace. Quanto ne<br />
sa? Caccio via <strong>il</strong> ricordo <strong>del</strong>la conversazione scuotendo<br />
la testa, prendo <strong>il</strong> telefono e mando un messaggio a<br />
Taylor: VIENI CN ME STSER AL COVE.<br />
Un minuto dopo mi squ<strong>il</strong>la <strong>il</strong> telefono. NON SONO<br />
IN VENA X IL COVE, dice <strong>il</strong> messaggio.<br />
Cheee? Taylor è sempre in vena per <strong>il</strong> Cove. Sta<br />
diventando un po’ troppo frequentato, ma la galleria è<br />
<strong>il</strong> punto di ritrovo notturno per i ragazzi <strong>del</strong>la scuola,<br />
quando non ci sono feste dai Gallagher. Lei adocchia i<br />
ragazzi, mentre io batto i miei record al simulatore di
corse automob<strong>il</strong>istiche.<br />
NON T VA?, rispondo al messaggio.<br />
Aspetto.<br />
E aspetto.<br />
Proprio quando sto per farle una chiamata rapida, <strong>il</strong><br />
mio telefono squ<strong>il</strong>la. ESCO CN LILI, c’è scritto nel<br />
messaggio sullo schermo.<br />
La vampa di gelosia mi sorprende. Questo era ciò che<br />
volevo: che L<strong>il</strong>i si facesse degli amici. Premo <strong>il</strong><br />
pulsante “Chiama” sul telefono, e Taylor risponde al<br />
primo squ<strong>il</strong>lo.<br />
«Okay, verrò anch’io con voi, piuttosto. Dove<br />
andate?»<br />
«Mi dispiace», dice lei, e sento che mi sto davvero<br />
irritando. «Andiamo a una festa alla quale mi ha<br />
invitato Marc. Non credo sia <strong>il</strong> tuo genere, Fee».<br />
Adoro le feste. «Da quando una festa non fa per<br />
me?»<br />
«Ascolta, Fee... è solo che, per qualche ragione<br />
sconosciuta, sei diventata una calamita per gli uomini.<br />
Non mi è sfuggito <strong>il</strong> modo in cui Marc ti scrutava,<br />
l’altra sera, dai Gallagher, e non voglio davvero entrare<br />
in competizione, stasera».<br />
«Stai scherzando, vero?»<br />
«Uhm... no».<br />
«Non puoi essere seria. Tu pensi che ti soffierò i<br />
ragazzi?»<br />
«Non volontariamente, suppongo, ma... sì».<br />
«Ottimo», dico, e sbatto a terra <strong>il</strong> telefono prima di<br />
attaccare. “Be’, è arrivato <strong>il</strong> mio momento”, dico a me<br />
stessa. “Cosa diavolo c’è che non va in me?”.<br />
Ma so cosa c’è che non va in me. Non ho nessun<br />
amico stretto, per scelta. Taylor è la persona più sicura<br />
che potessi trovare, come amica. Non mi chiede mai di<br />
darle troppo, e in cambio io non ricevo molto. Quindi,
non so da dove venga fuori tutto questo bisogno di<br />
contatto. Ma fa un po’ male che L<strong>il</strong>i si stia prendendo<br />
quello che è stato nostro per nove anni. E mi fa anche<br />
leggermente paura non aver capito fino a ora quanto<br />
mi stessi prendendo in giro da sola sul fatto di non<br />
avere “bisogno” di nessuno.<br />
Matt<br />
La sento salire le scale, mentre aspetto sul<br />
pianerottolo, e inizia a girarmi la testa. Osservo la mia<br />
forma umana e mi appoggio al muro, cercando di<br />
sembrare completamente disinvolto. Dovrei essere<br />
intento a fare qualcosa, non soltanto star lì, con l’aria<br />
di uno che è in agguato. Lei arriva in cima alle scale e<br />
per un attimo vado nel panico, cercando di pensare a<br />
cosa dovrebbe essere quel qualcosa. Scivolo giù lungo<br />
<strong>il</strong> muro e mi siedo appoggiandovi la schiena. Una<br />
vecchia copia di Guerra e pace, di Tolstoj, si<br />
materializza tra le mie mani, e un paio di occhiali con<br />
la montatura nera, sui miei occhi. Vada per <strong>il</strong> look<br />
intellettuale. Passare per un ragazzo intelligente non<br />
può essere dannoso.<br />
So che Gabriel si scaglierebbe contro di me perché<br />
non sono insieme a Frannie, ma lei è a casa, dietro <strong>il</strong><br />
campo <strong>del</strong> padre. È al sicuro lì. Nessun demone può<br />
attraversare quel campo protettivo.<br />
Ed eccomi qui. Non ne posso fare a meno. Ho<br />
bisogno di conoscerla.<br />
L<strong>il</strong>i svolta l’angolo dalla rampa di scale, sfogliando la<br />
sua posta, e non mi vede finché non inciampa nelle<br />
mie gambe. Inveisce e guarda in basso, per capire su<br />
cosa sia inciampata. Quando mi vede indietreggia di<br />
alcuni passi, spalancando gli occhi.
Mi alzo in piedi. «Oh, mi dispiace davvero», dico,<br />
scrollando le spalle e sollevando <strong>il</strong> libro.<br />
Lei socchiude gli occhi, mentre mi supera con<br />
circospezione, restando attaccata al muro opposto, e fa<br />
alcuni passi verso la sua porta. «Cosa ci fai seduto sul<br />
pianerottolo?»<br />
«Sto soltanto aspettando Luc». Accenno alla sua<br />
porta con la mano. «Mi dispiace davvero. Non volevo<br />
farti paura... o cercare di ucciderti», aggiungo con un<br />
sorriso.<br />
Quel sorriso sembra risolutivo, perché lei abbassa le<br />
spalle, e la sua posizione di difesa si ammorbidisce.<br />
«Quindi stai aspettando Luc?»<br />
«Sì. Ho bussato, ma non ha risposto nessuno».<br />
Corruga le sopracciglia. «Ha detto qualcosa a<br />
proposito di un lavoro fino a tardi, penso».<br />
«Oh. Grazie. Suppongo che aspetterò un po’».<br />
Lei torna verso la porta senza rispondere, ma giuro di<br />
aver visto un minuscolo sorriso incresparle le labbra<br />
prima che inf<strong>il</strong>asse la chiave nella serratura. Il mio<br />
morale sprofonda quando apre la porta e scompare<br />
all’interno. Sento scorrere una serie di chiavistelli e<br />
serrature, mentre continuo a fissare.<br />
Attendo, sperando che riemerga, e sono sul punto di<br />
proiettarmi a casa, quando sento i chiavistelli e le<br />
serrature che si aprono nuovamente. La porta si<br />
socchiude, e la sua testa spunta fuori.<br />
«Allora... puoi aspettare dentro, se vuoi».<br />
«Grazie».<br />
Avanzo, e lei semplicemente mi fissa per un lungo,<br />
imbarazzante minuto. Non sono sicuro di cosa dovrei<br />
dire. Poi lei tira a sé la porta, spalancandola. «Vuoi<br />
una birra o qualcosa?».<br />
I miei piedi fanno per entrare, e soltanto per un<br />
secondo <strong>il</strong> pensiero “Cosa stai facendo?” mi penetra
nella mente. Ma lo caccio via, mentre un senso di<br />
vertigine mi attraversa. «Certo».<br />
Lei chiude la porta e mi guardo attorno. La casa è un<br />
disastro. Assomiglia proprio a quella di Luc, salvo che<br />
ci sono piatti sporchi e... cianfrusaglie, suppongo,<br />
accatastate ovunque. Spio la posta che era tra le sue<br />
mani un minuto prima, sparsa sopra una p<strong>il</strong>a più<br />
grande di posta sul bancone.<br />
«Perdonami, è una specie di caos», dice affermando<br />
una cosa ovvia. Poi prende una piccola p<strong>il</strong>a di piatti<br />
sporchi dal divano e li piazza su una p<strong>il</strong>a più grande<br />
nel lavandino. «Siediti».<br />
Lo faccio.<br />
Lei si dirige al frigorifero e sbircia dentro, tirandone<br />
fuori due birre. Poi mi raggiunge e si siede sul divano<br />
accanto a me, porgendomene una. La birra mi<br />
rinfresca la bocca asciutta, e per un bel po’<br />
chiacchieriamo pigramente. La mia mente corre, e<br />
sono a malapena in grado di seguire la conversazione,<br />
ma sono contento che non chieda nulla a cui non possa<br />
rispondere.<br />
«Un’altra birra?», dice scuotendo la sua bottiglia<br />
vuota e alzandosi dal divano. Senza di lei accanto a me,<br />
anche se non eravamo a contatto, sento<br />
improvvisamente freddo.<br />
«Sto bene così».<br />
«Dunque, sto andando a una festa stasera», fa lei,<br />
inf<strong>il</strong>ando la testa nel frigorifero; poi torna da me.<br />
«Potrei chiedere alla mia amica se le dispiacerebbe che<br />
venissi anche tu». Lei guarda in basso e stuzzica<br />
l’etichetta <strong>del</strong>la sua bottiglia. «Se ti va».<br />
Sento come un allarme elettrico che mi si attiva<br />
dentro. So cosa voglio dire, ma...<br />
«Ho già... non posso. Mi dispiace». Che impedito. È<br />
in casi come questo che vorrei poter mentire.
«Lo desidero davvero». L’entusiasmo con cui lo dico<br />
mi fa avvampare in viso, e improvvisamente ho paura<br />
di arrossire. Non sapevo che fosse possib<strong>il</strong>e, senza<br />
sangue.<br />
Allora lei mi guarda. «Ma hai una ragazza».<br />
«No!». Colpito.<br />
«Allora perché non puoi venire?»<br />
«È previsto che io faccia... una cosa». La stessa cosa<br />
che faccio sempre.<br />
«Non farla».<br />
«Vorrei potere».<br />
Il suo sguardo cade verso <strong>il</strong> basso, ma sorride. «È la<br />
storia <strong>del</strong>la mia vita. Quelli giusti hanno sempre<br />
qualcosa di meglio da fare».<br />
Lei pensa che io sia “uno giusto”. Mi fa male tutto,<br />
dentro. Gli angeli possono avere attacchi di cuore?<br />
«Okay, verrò».<br />
I suoi occhi spalancati si alzano di colpo sui miei.<br />
«Davvero?»<br />
«Certo».<br />
Cosa sto facendo?<br />
Rompendo le regole.<br />
Una strana sensazione si fa strada nel mio intimo:<br />
come se stessi implodendo ed esplodendo allo stesso<br />
tempo. Contemporaneamente provo un brivido, e<br />
sento un sorriso che mi appare sul viso. «Certo», dico<br />
di nuovo.<br />
Mi sento completamente nervoso dentro, selvaggio,<br />
fuori controllo. E mi piace. È così che ci si sente<br />
quanto si prendono le decisioni da soli. Quando si fa<br />
ciò che si vuole. È spettacolare: come se forse io<br />
potessi effettivamente avere una vita.<br />
Aspetto sul pianerottolo, mentre L<strong>il</strong>i si cambia, e<br />
quando esce dall’appartamento ogni pensiero
azionale mi abbandona. Ha cambiato la tuta grigia<br />
con un jeans e un top nero. I suoi capelli sono tirati<br />
indietro in una crocchia improvvisata, ed è bellissima.<br />
«Wow».<br />
Santo cielo, perché non riesco a tenere la bocca<br />
chiusa?<br />
Ma quando fa un sorriso e arrossisce, penso che forse<br />
non me la sono cavata troppo male. Non posso<br />
staccarle gli occhi di dosso, mentre andiamo verso <strong>il</strong><br />
suo pickup e passiamo a prendere Taylor. Quando<br />
entriamo nel suo vialetto, fa un effetto un po’ strano<br />
far finta di non esserci mai stato prima, dopo tutto <strong>il</strong><br />
tempo che ho passato in questo portico davanti casa,<br />
mentre Frannie se ne stava qua fuori. Taylor arriva<br />
saltellando, e apre la portiera <strong>del</strong> passeggero <strong>del</strong><br />
pickup. Quando mi vede spalanca gli occhi per un<br />
attimo, prima che un sorriso lascivo le si affacci sul<br />
viso.<br />
«Ooh... che brava, L<strong>il</strong>i».<br />
«Io sono Matt», dico, tendendo la mano.<br />
Lei la afferra e la usa per tirarsi dentro nel pickup. Mi<br />
sposto al centro <strong>del</strong> sed<strong>il</strong>e e lei entra, cosicché le nostre<br />
gambe si toccano. «Taylor», dice mentre mi mangia<br />
vivo con gli occhi.<br />
L<strong>il</strong>i si sporge in avanti e guarda Taylor aggirandomi.<br />
«Spero vada bene, per te».<br />
«I ragazzi vanno sempre bene, L<strong>il</strong>i. Specialmente<br />
ragazzi così appetitosi», dice lei, premendo la spalla<br />
contro la mia e sorridendo.<br />
Procediamo fino all’estremo nord di Boston, in una<br />
zona di vecchie case di pietra arenaria in rovina. Molto<br />
spesso incontriamo gruppi di persone che si aggirano<br />
sui marciapiedi: ragazzi e senzatetto. Tutto appare<br />
grigio: gli edifici, le macchine, la gente. L’intero posto<br />
ha un’essenza di miseria e disperazione.
«Qui», dice Taylor, indicando un parcheggio libero<br />
tra un mare di Harley e un vecchio carro funebre nero.<br />
L<strong>il</strong>i entra nel parcheggio, mentre Taylor spegne <strong>il</strong> suo<br />
GPS e se lo inf<strong>il</strong>a nella borsa. «Come hai saputo <strong>del</strong>la<br />
festa?», chiede L<strong>il</strong>i, adocchiando <strong>il</strong> carro funebre e con<br />
l’aria un po’ insicura.<br />
L’occhio di Taylor ha un bagliore. «Da questo ragazzo<br />
assolutamente sensuale. Lui suona in un gruppo».<br />
L<strong>il</strong>i sembra non sentirsi ancora sicura, ma apre lo<br />
sportello ed esce lentamente sulla strada. Esco dietro<br />
di lei, e camminiamo intorno al pickup per<br />
raggiungere Taylor, che si trova sul marciapiede.<br />
Ci dirigiamo verso una casa in pietra, all’angolo, da<br />
dove si diffonde una cover di Purple Haze di Jimi<br />
Hendrix. Un gruppo di teenager che stanno all’angolo<br />
inizia a fischiare. Non c’è dubbio che Taylor sia bella, e<br />
la sua gonnellina nera è fatta apposta per attirare<br />
l’attenzione.<br />
La porta è aperta, così entriamo. Immediatamente <strong>il</strong><br />
dolce odore di erba si diffonde nel breve e buio<br />
corridoio, tutto intorno alle nostre facce. Seguiamo la<br />
musica e respiriamo <strong>il</strong> fumo <strong>del</strong> corridoio fino a una<br />
vicina stanza buia, stipata di corpi che ballano<br />
ondeggiando. Qui dentro, <strong>il</strong> fumo si mescola con gli<br />
odori più crudi di sudore e muschio, inondando la mia<br />
mente con visioni di bisogni primari che vengono<br />
soddisfatti. Sento i miei stessi desideri agitarsi, e faccio<br />
un respiro profondo.<br />
Lancio uno sguardo a L<strong>il</strong>i, che sembra ipnotizzata da<br />
quella scena. Un sorriso affascinato le increspa le<br />
labbra mentre osserva la folla vestita di cuoio<br />
attraverso la luce fioca.<br />
La bocca di Taylor è spalancata, e <strong>il</strong> suo sguardo è<br />
fisso sul gruppo, che si trova su un basso palco in un<br />
angolo <strong>del</strong>la stanza. Lei, muovendo le spalle alla sua
maniera, cammina lungo la stanza in direzione <strong>del</strong><br />
palco, attraverso i corpi che si dibattono e si girano.<br />
Il mio sesto senso freme... forte. Qui ci sono dei<br />
demoni. E ce ne sono molti. Ma sono così confusi tra la<br />
massa degli umani che ho difficoltà a focalizzare quali<br />
siano esattamente.<br />
L<strong>il</strong>i mi strattona la maglietta e addita un angolo, dove<br />
c’è un bar<strong>il</strong>otto in un secchiello di ghiaccio. Inizia a<br />
camminare in quella direzione e io la seguo. Prende un<br />
bicchiere di plastica rosso dalla confezione e me lo<br />
porge, poi ne prende uno per sé. Afferro lo spinotto e li<br />
riempio.<br />
Qualcuno mi urta da dietro, facendo strabordare le<br />
birre che ho in mano. Mi volto lentamente, e un<br />
ragazzo alto e magro, forse sui venti anni, mi fissa<br />
dall’alto, con gli occhi nero compatto che dicono senza<br />
parole che sa esattamente cosa sono.<br />
E anch’io so cosa è lui.<br />
«Chi ti ha invitato?».<br />
Prima che io possa rispondere i suoi occhi passano da<br />
me a L<strong>il</strong>i, che avanza al mio fianco. «Sei stata tu,<br />
ragazza mia?». Le tende la mano. Lei la prende e lui se<br />
la porta alla bocca, baciandole i polpastrelli. Un sorriso<br />
obliquo gli appare sul volto tenebroso. «Perché, se è<br />
così, perdonerò l’imprudenza».<br />
«Sì, sono stata io». Posso appena sentire L<strong>il</strong>i<br />
rispondere sopra la musica.<br />
«Sono Chax. È davvero un grande piacere per me<br />
conoscerti».<br />
«L<strong>il</strong>i», replica.<br />
Mi faccio davanti a L<strong>il</strong>i e le tiro via la mano dalla sua.<br />
«E io sono Matt». L’impulso di portarla via da qui si fa<br />
schiacciante. «Stavamo giusto andando via», dico<br />
cercando di non guardarlo male.<br />
I suoi occhi non si staccano da L<strong>il</strong>i, ma la sua voce si
fa di ghiaccio. «Non stavo parlando con te». Lui si<br />
volta e guarda alle mie spalle, dove un ragazzo più<br />
basso, con i lunghi capelli neri tirati indietro in una<br />
coda di cavallo e gli stessi occhi neri e freddi, sta<br />
proprio uscendo dalla cucina. Chax alza un braccio.<br />
«Ehi! Andrus!».<br />
Il suo compare sorride e inizia a venire verso di noi. I<br />
corpi sembrano allontanarsi, come <strong>il</strong> Mar Rosso, al suo<br />
passaggio. Ci raggiunge, e un sorriso malefico gli<br />
spunta sul viso.<br />
Il sorriso di Chax diventa uno sguardo voglioso<br />
quando poggia <strong>il</strong> braccio sulla spalla <strong>del</strong> suo amico.<br />
«Andrus, vorrei che tu conoscessi L<strong>il</strong>i», dice dando<br />
una gomitata ad Andrus.<br />
L<strong>il</strong>i si avvicina a me e io le avvolgo un braccio intorno<br />
ai fianchi. Con lei nel mio abbraccio, la mia potenza<br />
aumenta, e mi sento improvvisamente invincib<strong>il</strong>e.<br />
Il sorriso di Chax diventa apertamente cattivo. «Oh, e<br />
<strong>il</strong> suo amico, Matt», aggiunge facendo ondeggiare la<br />
mano.<br />
Proprio allora <strong>il</strong> gruppo smette di suonare, e anche<br />
con le chiacchiere, le urla, e i richiami <strong>del</strong>la folla, tutto<br />
sembra troppo s<strong>il</strong>enzioso.<br />
«Ciao», dice L<strong>il</strong>i, tirandosi la maglietta. Lei guarda<br />
duramente Andrus, e lui ammicca, pieno di idee.<br />
La sua lingua preme sul cerchietto nel labbro<br />
superiore. «E posso chiedervi come avete saputo di<br />
questo piccolo raduno?».<br />
Gli occhi di L<strong>il</strong>i schizzano su Taylor, mentre lei dà<br />
una boccata da uno spinello che un ragazzo alto e<br />
robusto con i capelli neri ispidi le ha appena passato.<br />
Lui porta dei jeans e una T-shirt nera strappata, e ha<br />
un basso sulle spalle.<br />
«Penso che ci abbia invitato quel ragazzo... o la<br />
nostra amica, comunque», dice L<strong>il</strong>i.
Andrus dà una gomitata a Chax. «Marc ha trovato un<br />
nuovo giocattolo», dice, poi guarda ancora L<strong>il</strong>i con un<br />
sorriso rapace.<br />
Devo proprio portare queste ragazze fuori da qui.<br />
Stringo la presa sui suoi fianchi. «Allora, L<strong>il</strong>i... sei<br />
pronta ad andare?».<br />
Il sorriso di Chax si allarga, e i suoi occhi<br />
s’infiammano, nella penombra, senza spostarsi da L<strong>il</strong>i.<br />
«Non te ne andrai già via. La festa è appena iniziata».<br />
Afferra L<strong>il</strong>i per mano, strappandola alla mia presa, e la<br />
conduce verso un divano sul retro <strong>del</strong>la sala, dove<br />
magicamente compare la luce. Lui si accomoda, e batte<br />
una mano sulla coscia per richiamare L<strong>il</strong>i.<br />
Una rabbia gelosa mi attraversa, e l’impulso di<br />
colpirlo è quasi irresistib<strong>il</strong>e. Mi immagino raccogliere<br />
le energie e scaraventarli nell’oblio... o almeno<br />
rispedirli all’Inferno.<br />
«Uhm... Non credo».<br />
Che brava ragazza.<br />
Lei mi guarda, e soltanto per un secondo sembra che<br />
veda <strong>il</strong> vero me. I nostri occhi si fissano, e la sua bocca<br />
si piega con un accenno di sorriso. Poi mi prende per<br />
mano e intreccia le dita con le mie, e io sento esplodere<br />
dentro di me l’estasi.
Capitolo 12<br />
Fronteggiare i propri demoni<br />
Frannie<br />
Finirò per diventare matta sul serio. Sono sulla sedia<br />
<strong>del</strong>la scrivania, con <strong>il</strong> mento appoggiato sul davanzale<br />
<strong>del</strong>la finestra, e fisso inebetita <strong>il</strong> crepuscolo mulinante<br />
di grigio e rosa guardando la Shelby.<br />
Dove diavolo è Luc? Quanto tempo può richiedere<br />
mediamente spostare una p<strong>il</strong>a di libri?<br />
Meno tempo, se lo aiuto.<br />
Salto in piedi, inf<strong>il</strong>o i sandali, e corro giù per le scale.<br />
Passando attraverso <strong>il</strong> soggiorno, saluto mamma e<br />
papà con la mano, mentre esco. «Vado alla<br />
biblioteca».<br />
«Che Dio stramaledica Jeter!», urla papà alla TV.<br />
«Daniel!», borbotta la mamma, poi si volta verso di<br />
me. «Non sono chiusi così tardi?»<br />
«Luc lavora fino a tardi: spostano i libri. Vado ad<br />
aiutarlo», dico, andando verso la porta.<br />
«D’accordo, ma chiamaci se vai da qualche altra<br />
parte».<br />
Sguscio fuori <strong>del</strong>la porta, mi inf<strong>il</strong>o in macchina, giro<br />
la chiave... e grido quando un gigantesco demone dai<br />
capelli rossicci si proietta sul sed<strong>il</strong>e accanto al mio.<br />
«Ciao», dice.<br />
Schizzo via dalla macchina senza spegnerla.<br />
Il mio istinto, ovviamente, è di correre. Ma poi
icordo che Luc diceva che voleva <strong>del</strong>le informazioni.<br />
Pianto i piedi bene a terra e tocco <strong>il</strong> crocifisso che mi<br />
pende dalla catenina intorno al collo, cercando di non<br />
apparire così terrorizzata come sono. Ricordo i danni<br />
che <strong>il</strong> mio vecchio crocifisso fece a Belias, e spero di<br />
non dover usare questo.<br />
«Chi sei tu?»<br />
«Il mio nome è Rhenorian», dice con una voce<br />
morbida, ovviamente cercando di calmarmi. Sorride.<br />
«Ma gli amici mi chiamano Rhen».<br />
Il mio cuore sta tentando <strong>il</strong> suicidio lanciandosi<br />
incessantemente contro la mia cassa toracica. «Cosa<br />
vuoi?».<br />
Lui mi guarda, nonostante stia cercando di leggermi<br />
dentro. «L’ha fatto per te, non è vero?»<br />
«Chi? Fatto cosa?»<br />
«Lucifer. È un umano».<br />
«Lo so».<br />
«Come c’è riuscito?»<br />
«Io... io non lo so», mento.<br />
«Ha detto che qualcun altro lo aveva reso umano.<br />
Chi?»<br />
«Non lo so», ripeto.<br />
Lui gira la chiave, spegnendo <strong>il</strong> motore, la estrae ed<br />
esce dalla macchina. Si stira fino alla sua massima<br />
altezza, torreggiando su di me, e un sorriso di ghiaccio<br />
gli si forma sulla bocca. «Sei una pessima bugiarda».<br />
Mi lancia le chiavi da sopra la macchina. «Fattelo dire<br />
da un professionista».<br />
Mentre <strong>il</strong> panico mi martella dentro, da qualche<br />
parte, in un angolo <strong>del</strong> cervello, mi viene in mente che<br />
Matt dovrebbe essere qui. «Non so come funziona».<br />
Lui cammina lentamente intorno alla macchina. «Io<br />
penso di sì».<br />
«È per questo che stai seguendo Luc?». La paura mi
chiude la gola, strozzando le parole. Cosa sto facendo?<br />
Non mi dirà nulla.<br />
Indietreggio di alcuni passi e mi concentro.<br />
Tu non vuoi Luc.<br />
Lui esita per un secondo, e <strong>il</strong> suo volto si r<strong>il</strong>assa. Ma<br />
poi scuote la testa e mi guarda di nuovo, con occhi<br />
limpidi e penetranti. «Lo scoprirò».<br />
«Neanche lui può dirti come funziona. Non lo sa».<br />
I suoi occhi si fissano sui miei. «Questo lo vedremo».<br />
Mi rannicchio, mentre lui avanza verso di me,<br />
ignorando <strong>il</strong> cuore che impazza e cercando di restare<br />
concentrata sulla sua mente. Vai via. Tu non vuoi Luc.<br />
Tu non vuoi Luc. Tu non vuoi Luc.<br />
Lui indietreggia di un passo, sembrando confuso.<br />
Tu non vuoi Luc, mi sforzo ancora.<br />
Il rumore di una macchina cattura l’attenzione di<br />
Rhenorian e lui alza lo sguardo, col volto rasserenato,<br />
proprio quando la Shelby di Luc si ferma facendo<br />
stridere i freni.<br />
Luc vola fuori <strong>del</strong>la macchina, con gli occhi<br />
spalancati, e si fa accanto a me. «Lasciala andare,<br />
Rhen».<br />
Rhenorian fa un sorrisetto velenoso a Luc. «Quando<br />
avrò le risposte».<br />
«Per l’amore di tutte le cose dannate, Rhen! Non c’è<br />
niente da dire».<br />
Respiro profondamente e mi concentro di nuovo<br />
sulla sua mente. Tu non vuoi Luc.<br />
«Vattene», dice Luc.<br />
Indietreggio di pochi passi, senza mai togliergli gli<br />
occhi di dosso. Lui non fa una mossa nella mia<br />
direzione, ma i suoi occhi osservano anche me, e c’è<br />
qualcosa nella sua espressione che mi sfugge.<br />
Ci dirigiamo verso casa e io trattengo <strong>il</strong> respiro,
mentre affrettiamo <strong>il</strong> passo, quasi aspettandoci che lui<br />
cerchi di fermarci.<br />
Vai via. Tu non vuoi Luc.<br />
«Ci rivedremo», dice alle nostre spalle.<br />
Noi ci inf<strong>il</strong>iamo in casa e ci chiudiamo la porta dietro.<br />
Mi appoggio al muro, tremante, sicura di vomitare.<br />
Kate sta scendendo le scale proprio in quel momento.<br />
Fa una smorfia con <strong>il</strong> viso, quando vede Luc. «Ehi,<br />
come hai fatto a battere Chase?».<br />
Luc intreccia le dita alle mie e mi lancia uno sguardo<br />
preoccupato, prima di voltarsi verso Kate. «Stava<br />
chiudendo, quando sono andato via. Sono sicuro che<br />
arriverà subito dopo di me».<br />
La mamma alza lo sguardo dalle parole crociate. «È<br />
stata una cosa rapida».<br />
Mi allontano dal muro. «Già, Luc è appena arrivato.<br />
Mi ha risparmiato un viaggio». Spero che lei non noti<br />
<strong>il</strong> tremore nella mia voce. «Andiamo di sopra».<br />
Mi guarda soltanto, intendendo tutto con quello<br />
sguardo fisso ed esplicito.<br />
Passiamo accanto a Kate, salendo le scale. In camera<br />
mia, Luc chiude la porta. Penso alla regola <strong>del</strong>la<br />
mamma riguardo alla porta, ma non la apro. «Cos’è<br />
successo?»<br />
«Sto bene. Grazie per avermelo chiesto», dico.<br />
Mi tira a sé, e quasi mi spreme via la vita. «Frannie,<br />
quando ti ho vista là fuori con lui...».<br />
Mi allontano di nuovo da lui. «Ero annoiata. Ho<br />
pensato che se fossi venuta alla biblioteca ad aiutare,<br />
tu avresti finito più in fretta».<br />
I suoi occhi si assottigliano, e le sue labbra si<br />
stringono in una linea retta. «Dove diavolo è Matt?»<br />
«Bella domanda».<br />
«Questo non è giusto. Gabriel aveva torto. Matt non
può gestire questa cosa». Le sue parole sono calme,<br />
ma <strong>il</strong> suo sguardo no. Si agita un temporale in quegli<br />
occhi neri e profondi.<br />
«Smett<strong>il</strong>a, Luc. Matt è qui. Sono certa che avrebbe<br />
fatto qualcosa, se fossi stata davvero in pericolo».<br />
«Chiamalo», dice mettendomi alla prova.<br />
Io mi avvicino a lui e faccio <strong>il</strong> mio migliore sorriso<br />
appassionato, che probab<strong>il</strong>mente non è poi così<br />
appassionato, ma è <strong>il</strong> migliore che ho. «Non voglio lui,<br />
adesso». Passo le mani sulla T-shirt di Luc, cercando<br />
di distrarlo. Poiché la verità è che sono abbastanza<br />
sicura che Matt non sia qui.<br />
Luc avvolge le dita intorno ai miei polsi e si porta le<br />
mie mani sul volto, poi mi sfiora i polpastrelli con le<br />
labbra e mi guarda duramente negli occhi.<br />
«Chiamalo».<br />
«No», dico tirando via le mani da lui. «Lo chiami tu».<br />
«Se lo faccio, lui per dispetto non verrà fuori... o<br />
perché è distratto. Se lo chiami tu, non ha scelta».<br />
Incrocio le braccia e le stringo forte al petto.<br />
«Ottimo».<br />
Matt<br />
Stando qui seduto con L<strong>il</strong>i, sarebbe fac<strong>il</strong>e dimenticare<br />
dove siamo: è una sala piena di demoni. La band<br />
continua a suonare, con <strong>il</strong> suo ritmo martellante che<br />
mi scuote fin nel profondo.<br />
Lancio un’occhiata a Taylor. Nonostante <strong>il</strong> gruppo<br />
stia suonando, lei tiene stretto a sé <strong>il</strong> bassista, con le<br />
braccia attorno alle sue spalle, e osc<strong>il</strong>lano insieme,<br />
mentre si baciano. So che dovrei andare lì e tirarla via,<br />
ma con L<strong>il</strong>i così vicino a me sul divano, e <strong>il</strong> suo calore<br />
che mi riscalda dappertutto... non andrò da nessuna
parte. La sua mano nella mia provoca una sensazione<br />
spettacolare. Elettrica.<br />
Passo <strong>il</strong> braccio sulle sue spalle e la tiro più vicino.<br />
Anche nella luce fioca, non è possib<strong>il</strong>e equivocare <strong>il</strong><br />
modo in cui mi guarda. Attorciglio una ciocca dei suoi<br />
capelli con un dito, mentre lei poggia una mano sulla<br />
mia coscia, e ciò che sento è totalmente sconosciuto. Si<br />
diffonde dentro di me, rimescolandomi nell’intimo, e<br />
anche in alcune zone più esterne, finché non posso<br />
pensare ad altro che a L<strong>il</strong>i. Tutto <strong>il</strong> resto svanisce,<br />
quando la tocco sul viso e la <strong>bacio</strong>.<br />
È allora che sento <strong>il</strong> richiamo mentale.<br />
Frannie.<br />
Dannazione!<br />
Schizzo via dal cuscino. «Devo andare, L<strong>il</strong>i... mi<br />
dispiace».<br />
«Cosa?».<br />
La afferro per una mano e la tiro via dal divano.<br />
«Devo andare: immediatamente».<br />
«Va bene, immagino. Lasciami trovare Taylor».<br />
«È laggiù». Indico <strong>il</strong> palco, mentre mi volto di nuovo<br />
verso la porta, sentendo che <strong>il</strong> controllo sul mio corpo<br />
umano inizia a cedere. «Prend<strong>il</strong>a e uscite da qui».<br />
«Non aspetti?»<br />
«Non posso. Mi dispiace», dico tornando, lungo <strong>il</strong><br />
corridoio, verso la porta. «Prendi Taylor e andate via.<br />
Ora».<br />
«Come arriverai a casa?»<br />
«Non preoccuparti per me. Soltanto, prendi Taylor e<br />
andate». Mantengo lo sguardo ancora per un<br />
momento sui suoi occhi scioccati, poi mi volto e corro<br />
via dalla sala, prima di essere costretto a proiettarmi<br />
davanti a tutti. Questo è <strong>il</strong> rischio <strong>del</strong>l’essere visib<strong>il</strong>e.<br />
Come custode, quando <strong>il</strong> mio protetto mi chiama, devo
trovarlo immediatamente, indipendentemente dalla<br />
situazione in cui sono.<br />
Una volta fuori, impreco a bassa voce, mentre mi<br />
proietto in camera di Frannie. Quando alzo lo sguardo,<br />
Frannie è seduta sul letto e Luc è in piedi accanto alla<br />
porta. Ed entrambi mi guardano malamente.<br />
«Che c’è?»<br />
«Stai scherzando, vero?», dice Luc. La calma nella<br />
sua voce è tradita dai suoi pugni, che si aprono e si<br />
chiudono lentamente lungo i suoi fianchi.<br />
I miei occhi puntano Frannie, e mi incammino verso<br />
<strong>il</strong> letto. «Stai bene? È successo qualcosa?».<br />
Lei semplicemente mi fissa con occhi interrogativi.<br />
«Dove diavolo eri?», grugnisce Luc.<br />
«Ero... non ho sentito nulla». Schivo i suoi occhi, e<br />
un ghigno involontario mi si forma sul viso.<br />
«Non mi interessa cos’hai “sentito”». La voce di Luc è<br />
acida. Lo guardo, mentre contrae le mascelle e<br />
assottiglia gli occhi. «Frannie era nei pasticci, e tu, <strong>il</strong><br />
grande custode, eri introvab<strong>il</strong>e».<br />
Chiudo gli occhi, sentendo un terrore freddo<br />
riempirmi nel profondo. «Cos’è successo?»<br />
«Rhenorian è stato qui», dice Frannie.<br />
Alzo gli occhi verso di lei, sollevato. «È una novità?<br />
Credevo che stesse seguendo Luc».<br />
«Lui era qui, io no», dice Luc, e sento la punta<br />
aff<strong>il</strong>ata <strong>del</strong> suo sguardo ost<strong>il</strong>e.<br />
Le sue parole sono come un pugno allo stomaco.<br />
Questo non faceva parte <strong>del</strong> mio patto con Rhenorian.<br />
Fatico a mantenere la voce ferma, e non smetto di<br />
guardare Frannie. «È venuto per te?»<br />
«Qualcosa <strong>del</strong> genere. Voleva sapere come ha fatto<br />
Luc a trasformarsi».<br />
Anche gli occhi di Luc saltano su di lei. «È questo che<br />
voleva? Non cercava te?»
«No. Mi stava chiedendo <strong>del</strong> fatto che sei diventato<br />
umano. Pensava che tu lo avessi fatto per me, e voleva<br />
sapere come».<br />
Luc si volta e si mette sulla sedia <strong>del</strong>la scrivania di<br />
Frannie, con i gomiti sulle ginocchia e la testa tra le<br />
mani.<br />
Vado alla finestra e guardo fuori. Rhenorian è in<br />
piedi sul marciapiede, accanto alla siepe <strong>del</strong> vicino,<br />
con gli occhi puntati sulla casa. Mi vede che lo fisso e<br />
saluta nella mia direzione. Lo guardo male e gli mando<br />
un avvertimento: un lampo di luce bianca. Se se la<br />
prende con Frannie, non è più un alleato. Ma per<br />
quanto io odi ammetterlo, rappresenta ancora la mia<br />
speranza migliore di allontanare Luc da mia sorella.<br />
Volto lo sguardo minaccioso su Luc. «Dunque, a me<br />
sembra che sia tu quello che mette in pericolo<br />
Frannie».<br />
Luc solleva la testa dalle mani. Il suo volto è<br />
tormentato, come se avesse già pensato la stessa cosa<br />
da sé. Guarda Frannie con occhi sofferenti. «Ha<br />
ragione. Rhenorian vuole me. Se noi fossimo lontani,<br />
non avrebbe motivo di avvicinarsi a te».<br />
Sì... assecondalo soltanto, Frannie.<br />
Ma <strong>il</strong> panico che balena negli occhi di Frannie mi<br />
dice che non lo farà.<br />
«Tu non vai da nessuna parte», dice lei. Si trascina<br />
giù dal letto e si dirige verso Luc.<br />
«Frannie, sii ragionevole...», sussurra lui,<br />
prendendole la mano, quando lei lo raggiunge.<br />
«Dovresti lasciarlo andare, Frannie. Ti sta mettendo<br />
in pericolo. Lui stesso se n’è accorto», osservo in uno<br />
sforzo estremo, ma vedo che è inut<strong>il</strong>e. Frannie si<br />
assesta nel suo grembo e gli avvolge le braccia intorno<br />
al collo.
«Eh, no. Se te ne vai, dovrai portarmi con te», dice<br />
lei.<br />
Testarda, come sempre.<br />
Il volto di Luc si accende di speranza. «Forse è questo<br />
che dovremmo fare... semplicemente andar via. Con <strong>il</strong><br />
nostro Schermo, non dovrebbero essere in grado di<br />
trovarci. Dovremmo soltanto scrollarceli di dosso. Che<br />
ne dici se andiamo a L.A.? Potremmo partire presto».<br />
«E cosa racconto ai miei genitori?»<br />
«Ci crederanno, se dirai loro che abbiamo deciso di<br />
partire presto. Usa <strong>il</strong> tuo Sway».<br />
Lei guarda duramente Luc. «Non userò lo Sway sui<br />
miei genitori, Luc. E, comunque, non sono ancora<br />
pronta a partire».<br />
«Dunque, se tu rimani, e così anche lui...», do<br />
un’occhiataccia a Luc, «...dobbiamo pensare a un<br />
modo per tenere Rhenorian lontano da te».<br />
Luc ricambia l’occhiataccia. «Se tu stessi al tuo posto<br />
aiuterebbe. Hai un lavoro, Matt».<br />
Ha ragione. E devo iniziare a farlo. Sono stato un<br />
idiota a pensare, anche per un secondo soltanto, di<br />
poter avere una “vita”. Questa ossessione per L<strong>il</strong>i deve<br />
finire. Riuscire a conoscerla è stato un errore enorme.<br />
Non ha cambiato nulla, tranne forse peggiorare le<br />
cose. Per lei sono arrivato a parlare di abbandonare<br />
Frannie. Non succederà di nuovo.<br />
Non sapevo che fosse possib<strong>il</strong>e che gli angeli<br />
soffrissero di mal di testa, ma mentre i pensieri mi<br />
ronzano nel cervello in un capogiro che mi confonde,<br />
sono abbastanza sicuro che è proprio quello che mi sta<br />
succedendo. Mi adagio sul letto di Frannie, appoggio i<br />
gomiti sulle ginocchia e mi sfrego la fronte. «Mi<br />
preoccuperò di Frannie. Tu pensa a cosa fare con<br />
Rhenorian».
Luc<br />
Capitolo 13<br />
Le campane <strong>del</strong>l’Inferno<br />
Matt sembra aver preso più seriamente <strong>il</strong> suo<br />
incarico, negli ultimi tre giorni. Ho chiesto a Frannie<br />
di metterlo alla prova, chiamandolo in momenti<br />
casuali, ed era sempre lì. Questa mattina sono meno<br />
preoccupato. Frannie sta con la famiglia in chiesa, e la<br />
possib<strong>il</strong>ità che Rhenorian – o un qualunque altro<br />
demone – la segua lì dentro è decisamente scarsa. Non<br />
che tutto ciò che riguarda la religione ci metta tanta<br />
paura. È che è semplicemente troppo diffic<strong>il</strong>e non<br />
scoppiare a ridere fragorosamente, e questa non è una<br />
buona tattica quando si cerca di passare inosservati.<br />
Bussano alla mia porta, e spero che forse Frannie<br />
abbia disertato la chiesa. Ma quando apro, c’è L<strong>il</strong>i in<br />
piedi sul pianerottolo con una tazza di cereali. «Ehi.<br />
Ho finito <strong>il</strong> latte, e i miei Froot Loops non ne sono<br />
contenti. Puoi prestarmene un po’?»<br />
«Nessun problema», dico, spalancando la porta. Lei<br />
scivola sotto <strong>il</strong> mio braccio per entrare e io chiudo.<br />
«Grazie. Sono affamata, e la sola cosa che ho sono i<br />
Froot Loops. Abbastanza patetico, eh?».<br />
Apro <strong>il</strong> frigorifero e le mostro <strong>il</strong> contenuto: una<br />
bottiglia di latte quasi vuota, mezzo panetto di burro,<br />
una confezione di uova quasi vuota, una fetta solitaria<br />
di pizza con i peperoni avanzata e accuratamente<br />
avvolta nel cellophane, e una scatola di cartone di
Ming’s Bamboo House contenente Dio solo sa cosa.<br />
«Non così patetico», dico con un sorriso.<br />
Lei ricambia <strong>il</strong> sorriso, e per la prima volta noto che<br />
effettivamente è piuttosto attraente. Stamattina ha i<br />
capelli tirati indietro, così posso vedere bene la sua<br />
faccia. Anche senza trucco, è una bellezza classica.<br />
«Prendi una tazza e un paio di cucchiai. Sono piena<br />
di Froot Loops». Lei poggia la sua tazza sul tavolo e<br />
corre fuori nell’androne, lasciando la porta aperta.<br />
Torna dopo un minuto, con una confezione di Fruity<br />
Ohs <strong>del</strong>la marca <strong>del</strong> supermercato.<br />
Metto una tazza sul tavolo, e lei la riempie, poi divide<br />
<strong>il</strong> latte rimanente tra le due tazze.<br />
Sta seduta sulla sedia di fronte a me e si sf<strong>il</strong>a la felpa<br />
grigia extra large. Sotto, porta un paio di pantaloncini<br />
in denim a vita bassa consumati, un top bianco quasi<br />
trasparente e un reggiseno nero che si intravede al di<br />
sotto.<br />
Quindi, wow.<br />
«È nuovo?», dico, additando <strong>il</strong> suo abbigliamento.<br />
Lei sorride timidamente. «Eh, già. Frannie mi ha<br />
aiutato a trovare ottime occasioni».<br />
Non avrei mai immaginato che sotto i suoi soliti abiti<br />
trasandati potesse esserci quel corpo. Lei poggia un<br />
gomito sul tavolo e si culla una guancia nella mano. Mi<br />
ritrovo a fissare la sua scollatura, che è accentuata<br />
dalla posizione, e forzo i miei occhi verso le rotelle<br />
arancioni, verdi e gialle che galleggiano nella tazza<br />
davanti a me. Sono completamente sconvolto, con i<br />
pensieri in un groviglio disordinato.<br />
«Dunque, lei c’è?»<br />
«Chi?»<br />
«Frannie». Sento un sorriso nella sua voce, ma non<br />
alzo ancora lo sguardo.<br />
«Chiesa. È in chiesa». Mi schiarisco la voce. «Allora,
quando iniziano i corsi?», chiedo, guardando la punta<br />
<strong>del</strong> mio cucchiaio che raccoglie le rotelle una alla volta.<br />
«Sei settimane. Fortunatamente, per allora avrò<br />
ancora abbastanza soldi di quelli che ho risparmiato<br />
dal mio lavoro al Kwik-Mart per comprare i libri».<br />
«In bocca al lupo. È all’incirca lo stesso periodo in cui<br />
iniziano i corsi di Frannie. Partiremo per L.A. tra un<br />
mese».<br />
«È un grande trasloco. Sei eccitato?».<br />
Alzo lo sguardo e cerco di tenere gli occhi incollati al<br />
viso di L<strong>il</strong>i. «Ci farà bene iniziare daccapo in qualche<br />
posto lontano da qui».<br />
I miei occhi seguono le sue dita, quando si muovono<br />
dalla guancia alla spallina <strong>del</strong> reggiseno che spunta da<br />
sotto <strong>il</strong> top. «Abbiamo tutti bisogno di ricominciare<br />
daccapo ogni tanto», dice lei, con la voce bassa e<br />
morbida.<br />
«Uhm», concordo, tornando a concentrarmi sulla<br />
mia tazza e portandomi alla bocca una cucchiaiata<br />
colma di cereali.<br />
«Cosa farete a L.A.?»<br />
«Non sappiamo ancora», dico tra una masticata e<br />
l’altra. «Forse cercare un lavoro».<br />
«E fare...?»<br />
«Bella domanda».<br />
«Dovresti tentare come mo<strong>del</strong>lo. Le grandi firme<br />
sono a New York, ma anche a L.A. ci sono alcune<br />
buone agenzie».<br />
La guardo e rido.<br />
«Pensi che io stia scherzando?», dice alzando un<br />
sopracciglio.<br />
Distolgo lo sguardo da lei. «Sì».<br />
«Be’, invece no. Hai un aspetto che fa sbavare le<br />
donne: tenebroso e pericoloso».<br />
Punto di nuovo i miei occhi sui suoi. Anche <strong>il</strong> suo
sguardo non è affatto male. E quando le nostre pup<strong>il</strong>le<br />
si fissano, un che di primordiale si smuove in me. Noto<br />
nel suo sguardo qualcosa che non dovrei notare.<br />
«Vedremo», dico, sollevando la mia tazza dal tavolo.<br />
Mi alzo e cammino verso <strong>il</strong> lavandino, concentrandomi<br />
a lavare la tazza. Libero la mente da tutto ciò che non è<br />
<strong>il</strong> volto di Frannie. Quando riesco a riprendere <strong>il</strong><br />
controllo, mi allontano dal bancone e torno verso di<br />
lei. «Devo andare alla biblioteca».<br />
Lei si alza dalla sedia. «Grazie per <strong>il</strong> latte». Fa per<br />
prendere la sua tazza, ma finisce per farla cadere a<br />
terra, dove <strong>il</strong> latte e i Fruity Ohs si spargono bagnando<br />
<strong>il</strong> pavimento. «Dannazione!». Lei si china e inizia a<br />
raccogliere i Fruity Ohs e a rimetterli nella tazza.<br />
Prendo una manciata di fazzoletti di carta e mi<br />
accuccio accanto a lei per assorbire <strong>il</strong> latte. Quando la<br />
sua mano sfiora la mia, un brivido mi attraversa. Tiro<br />
via la mano e faccio finta di non aver sentito <strong>il</strong> più<br />
carnale desiderio che io abbia mai provato.<br />
«Scusa», fa le fusa.<br />
«Non c’è problema. Ce la faccio». La saluto con la<br />
mano, ma non riesco a guardarla.<br />
Lei si alza e si ferma davanti alla porta. «Se cerchi<br />
qualcosa da fare dopo <strong>il</strong> lavoro, sarò in giro».<br />
Lei si chiude la porta alle spalle e io cado di nuovo<br />
seduto a terra. Sto seduto qui per un tempo indefinito,<br />
cercando di respirare e di capire cosa diavolo sia<br />
appena successo.<br />
Frannie<br />
«Questo ragazzo è da morire», dice Taylor nello<br />
specchio, mentre si passa <strong>il</strong> gloss sulle labbra gonfie.<br />
Fa finta di svenire leggermente. Ora, questa è una cosa
che non le ho mai visto fare.<br />
«Siamo stati insieme tutte le sere da giovedì»,<br />
continua, «e ieri sera, sul retro <strong>del</strong> suo carro funebre, è<br />
andato...».<br />
«Troppe informazioni, Tay», dico, tenendo in alto la<br />
mano. «Non pensi che forse le cose stiano andando un<br />
po’ veloci?».<br />
Lei mi fa lo sguardo minaccioso alla Taylor nello<br />
specchio.<br />
«Voglio dire, lo hai appena conosciuto».<br />
Ripone <strong>il</strong> lucidalabbra nella borsa e ruota su se<br />
stessa, con le mani chiuse a pugno sui fianchi. «Senti<br />
chi parla. Non era così tanto tempo fa che tu uscivi<br />
non con uno, ma con due tipi arrapanti».<br />
Il mio cuore ha uno spasmo al pensiero di Gabe, e<br />
abbasso lo sguardo. «Quello era diverso».<br />
«Soltanto perché ce n’erano due: <strong>il</strong> che ti fa cattiva <strong>il</strong><br />
doppio di me».<br />
Punto di nuovo gli occhi nei suoi. «E si trattava<br />
soltanto di baci».<br />
Un sorriso lascivo le spunta sulle labbra, e lei solleva<br />
un sopracciglio verso di me. «Ma niente di più...».<br />
Il calore mi sale sul collo.<br />
«Lo sapevo!», muggisce in trionfo.<br />
Scuoto la testa e sprofondo nella sedia <strong>del</strong>la mia<br />
scrivania. «Allora, com’era la festa dove siete andate tu<br />
e L<strong>il</strong>i?». Suono dispettosa soltanto la metà di quello<br />
che vorrei.<br />
Lei passeggia verso <strong>il</strong> mio letto, sul quale si lancia<br />
sopra i miei cuscini. «Spettacolare». Ma allora <strong>il</strong> suo<br />
sorriso si trasforma in cipiglio. «Fino a quando L<strong>il</strong>i<br />
non mi ha trascinato fuori di lì».<br />
«E hai detto che L<strong>il</strong>i ha portato un ragazzo?», dico<br />
interessata, a discapito di me stessa.<br />
«Certo. Era anche piuttosto sensuale. Aveva questi
capelli ondulati biondo scuro, un po’ tipo i tuoi, ma più<br />
corti, e quei fantastici occhi blu. Penso che L<strong>il</strong>i se lo<br />
stia lavorando».<br />
Sorrido al pensiero <strong>del</strong>la timida L<strong>il</strong>i che si lavora<br />
qualcuno. «Come si chiamava?»<br />
«Matt».<br />
Il respiro mi si ferma in gola. Maledizione! Quanti<br />
Matt che mi assomigliano potrà mai conoscere L<strong>il</strong>i?<br />
«Davvero?».<br />
Cerco di farmene una ragione. Luc aveva visto bene.<br />
Matt era a una festa con Taylor e L<strong>il</strong>i mentre<br />
Rhenorian mi stava seguendo sul vialetto.<br />
Taylor alza la testa e storce un sopracciglio. «Lo<br />
conosci?»<br />
«Sicuro. È un amico di Luc». Oltre a essere mio<br />
fratello e angelo custode. «È così che L<strong>il</strong>i lo ha<br />
conosciuto».<br />
«Be’, mi sarei fatta un giro con lui se non fosse stato<br />
per Marc, ma... be’... hai visto Marc. È tutto-dagustare».<br />
Si siede e agita un sopracciglio.<br />
«E un buon baciatore, dall’aspetto <strong>del</strong>le tue labbra»,<br />
dico, facendole un sorriso malizioso.<br />
Un sorriso lascivo le increspa le labbra gonfie, e i suoi<br />
occhi scint<strong>il</strong>lano. «Uh-uh. Lui è molto bravo con la<br />
bocca».<br />
Alzo nuovamente la mano, avvertendola di fermarsi<br />
lì. «Allora, vi vedete ancora?»<br />
«Stasera, al Cove».<br />
«Va bene se veniamo io e Luc?».<br />
Lei sembra diffidente per un secondo appena.<br />
«Certo, suppongo. Così, stai andando da Luc?»<br />
«No. Lui è alla biblioteca stamattina, poi ci<br />
incontriamo dal nonno».<br />
Lei si precipita fino alla testata <strong>del</strong> letto. «Puoi darmi<br />
un passaggio da quella parte?»
«Vuoi un passaggio da Luc?»<br />
«Da L<strong>il</strong>i».<br />
«Oh. E che intenzioni avete, voi due?».<br />
Lei si accascia di nuovo sul letto. «Soltanto stare un<br />
po’ insieme».<br />
Aspetto che mi inviti, ma ovviamente non lo farà.<br />
«Prendi l’autobus», dico con voce pungente.<br />
Lei ruota sul bacino e si appoggia su un gomito.<br />
«Qual è <strong>il</strong> problema? Tu stai andando dal nonno. L’hai<br />
appena detto».<br />
«Non so. Suppongo che ho pensato che avremmo<br />
fatto qualcosa, prima che io andassi».<br />
«Lo stiamo facendo. Poi uscirò con L<strong>il</strong>i».<br />
«Ottimo», sbuffo. «Quella è la porta, e attenta a non<br />
sbattere».<br />
Lei si trascina giù dal letto, mi guarda minacciosa,<br />
poi prende <strong>il</strong> telefono <strong>del</strong>la tasca. Mi volto, afferro un<br />
libro a caso dal mio scaffale e lo apro. Lo fisso, mentre<br />
Taylor imperversa fuori dalla mia stanza. Ma prima<br />
che la porta sbatta alle sue spalle, la sento dire: «Ehi,<br />
Ry. Mi serve un passaggio da L<strong>il</strong>i».<br />
Luc<br />
La biblioteca è sempre s<strong>il</strong>enziosa, la domenica. Ho<br />
quasi finito, e mi sto preparando per andare dal nonno<br />
di Frannie, quando distolgo lo sguardo dallo schermo<br />
<strong>del</strong> computer e vedo Taylor e L<strong>il</strong>i che, passeggiando,<br />
entrano dalle porte <strong>del</strong>la biblioteca.<br />
Taylor mi guarda e sorride <strong>del</strong>l’espressione di<br />
stupore sul mio viso. La biblioteca non è <strong>il</strong> suo punto<br />
di ritrovo abituale.<br />
L<strong>il</strong>i porta ancora <strong>il</strong> top e i calzoncini, quindi incollo<br />
gli occhi su Taylor. Esco da dietro la scrivania, mentre
Mavis aggrotta le sopracciglia.<br />
«Signore».<br />
Taylor si avvicina furtivamente, e troppo vicino,<br />
come sempre. «Ehi, Luc. A cosa stai lavorando?».<br />
Indico <strong>il</strong> computer con la mano. «Sto catalogando i<br />
nuovi arrivi». Do un’occhiata a L<strong>il</strong>i, poi ancora a<br />
Taylor. «C’è qualcosa che posso aiutarvi a trovare?».<br />
Taylor da un colpetto con <strong>il</strong> gomito a L<strong>il</strong>i. «No,<br />
grazie. Stiamo soltanto studiando una teoria di L<strong>il</strong>i».<br />
Guardo L<strong>il</strong>i sollevando un sopracciglio. «Una<br />
teoria?»<br />
«Non è niente». Prende Taylor sotto braccio e inizia a<br />
tirarla verso le postazioni dei computer. «Possiamo<br />
trovare da sole quello che cerchiamo».<br />
Taylor inclina la testa sulla spalla e sorride, mentre<br />
L<strong>il</strong>i la tira via. «Ci vediamo».<br />
Si stringono una contro l’altra davanti a un computer<br />
e cercano nel catalogo per diversi minuti, poi<br />
scompaiono tra gli scaffali. Quando riemergono, dieci<br />
minuti più tardi, portano tre grandi libri. Due li<br />
identifico subito, e ne ho una conoscenza<br />
approfondita: Demon lore 7 e una traduzione moderna<br />
di The lesser key of Solomon 8 . Il terzo, un testo più<br />
moderno sulla magia nera, lo conosco soltanto di<br />
sfuggita.<br />
Aprono i libri su un tavolo e si mettono a curiosare,<br />
bisbigliando e ridendo scioccamente. Due o tre volte<br />
scoppiano a ridere fragorosamente, e Mavis trascina i<br />
piedi fin lì per zittirle. A dispetto <strong>del</strong> fatto che <strong>il</strong> corpo<br />
es<strong>il</strong>e di Mavis probab<strong>il</strong>mente volerebbe via con un<br />
soffio, nel suo dominio bibliotecario intimorisce<br />
abbastanza, tanto che le ragazze non ridacchiano più<br />
fin quando non se n’è andata.<br />
Mavis si stringe <strong>il</strong> maglione attorno e cammina
lentamente attraverso gli alti scaffali, raddrizzando i<br />
libri con <strong>il</strong> suo modo ossessivo-compulsivo; poi torna<br />
alla scrivania trascinando i piedi. Lungo <strong>il</strong> tragitto<br />
guarda minacciosamente Taylor e L<strong>il</strong>i.<br />
Le raggiungo e vedo un piccolo notebook sul tavolo,<br />
tra loro due. L<strong>il</strong>i vi digita qualcosa, ma lo chiude prima<br />
che possa dare un’occhiata. Scorro con <strong>il</strong> bacino lungo<br />
<strong>il</strong> bordo <strong>del</strong> tavolo. «Avete trovato quello che<br />
cercavate?».<br />
L<strong>il</strong>i mi guarda e le si forma un sorriso agli angoli<br />
<strong>del</strong>la bocca. «Siamo a posto, grazie».<br />
«Parla per te». Taylor le dà un colpetto col gomito, e<br />
quel sorriso lascivo che è come una firma le si espande<br />
sul viso. «Io, in ogni caso, prenderò un piccolo<br />
bibliotecario insieme ai libri».<br />
«Porterò Mavis, allora. È lei quella piccola», dico,<br />
sbirciando da dietro Taylor The lesser key of Solomon.<br />
La pagina <strong>del</strong> libro che tengono aperta riguarda<br />
l’evocazione e <strong>il</strong> manifestarsi di demoni terrestri. Una<br />
marea di stronzate, in realtà. Non è richiesto un rituale<br />
preciso, come <strong>il</strong> libro suggerirebbe. Semplicemente,<br />
noi ci mostriamo dove vogliamo, quando lo vogliamo.<br />
Non c’è molto che un umano possa fare, in ogni caso.<br />
«Fatemi sapere se avete bisogno di qualcos’altro»,<br />
dico, e mi allontano dal tavolo. Entrambe le ragazze mi<br />
osservano tornare al bancone.<br />
«Giovani d’oggi», dice Mavis quando la raggiungo,<br />
dimenticando che, per quanto ne sappia lei, lo sono<br />
anch’io. «Non hanno rispetto per niente». Si blocca, e<br />
<strong>il</strong> suo cipiglio diventa un sorriso fugace. «Be’, alcuni di<br />
loro, in ogni caso. Tu sei uno all’antica, Luc». Aggrotta<br />
di nuovo le sopracciglia quando guarda le ragazze,<br />
dietro di me. «Adorano <strong>il</strong> Diavolo, probab<strong>il</strong>mente»,<br />
dice, tirando la catenina che ha intorno al collo e<br />
toccando la croce.
Non posso trattenere <strong>il</strong> sorriso che mi si forma sulle<br />
labbra. «Perché dice questo, Mavis?»<br />
«Quel libro... Modern black magic 9 . Stavano<br />
copiando <strong>il</strong> pentacolo che vi si trova. Non capisco<br />
l’attrazione dei ragazzi per vampiri e demoni. Più è<br />
tenebroso, meglio è. Vogliono leggere soltanto questo.<br />
Che ne è stato dei classici?»<br />
«Ci sono dei classici tenebrosi. Bram Stoker, Mary<br />
Shelley, Edgar Allan Poe», dico, riferendomi ad autori<br />
che non sono più vecchi <strong>del</strong>l’edificio, e facendomi un<br />
appunto mentale di chiedere a Frannie di scoprire le<br />
intenzioni di Taylor.<br />
Lei scuote la testa. «Il mondo sta andando in malora<br />
senza troppi sforzi, ed è questa generazione...», tende<br />
la mano verso le ragazze, «...che ci sta portando lì».<br />
Il mio sorriso si allarga. «Vedremo».<br />
Proprio allora, la porta si apre e Rhenorian entra a<br />
passi lunghi. Mi sorride e fa un lento giro <strong>del</strong>la<br />
biblioteca. Quando i suoi occhi vedono L<strong>il</strong>i e Taylor <strong>il</strong><br />
suo passo rallenta, e per un momento sembra<br />
sorpreso. Mi lancia ancora uno sfuggente sorriso di<br />
ghiaccio e se ne va.<br />
Non te ne fai sfuggire una.<br />
Con una rapida occhiata a L<strong>il</strong>i, emetto un sospiro<br />
colpevole. «Sa cosa c’è, Mavis? Potrebbe avere<br />
ragione».<br />
Taylor e L<strong>il</strong>i indietreggiano facendo strusciare le loro<br />
sedie. L<strong>il</strong>i mi guarda da sotto le lunghe ciocche di<br />
capelli scuri, mentre dà un colpetto con la mano sul<br />
libro di mitologie tradizionali; poi escono dalla porta<br />
dietro Rhenorian. Vado al loro tavolo per riporre i libri<br />
sugli scaffali e trovo quello sulle tradizioni aperto alla<br />
storia di Adamo e L<strong>il</strong>ith. Leggo la storia <strong>del</strong>la prima<br />
moglie di Adamo: di come lei lasciò l’Eden stizzita e,
dopo aver vagato sulla Terra per anni seducendo<br />
uomini, si alleò con Lucifero.<br />
Il primo succubo.<br />
Alcune cose, i mortali le capirono bene.<br />
«Che diavolo di intenzioni avete voi due?», dico a me<br />
stesso mentre chiudo <strong>il</strong> libro.<br />
7 Storie tradizionali di demoni.<br />
8 La piccola chiave di Salomone, o Lemegeton clavicula<br />
Salomonis, è un grimorio anonimo <strong>del</strong> Seicento e uno dei<br />
più famosi libri di demonologia.<br />
9 Magia nera moderna.
Frannie<br />
Capitolo 14<br />
Per tutta l’eternità<br />
Il nonno esce tranqu<strong>il</strong>lamente dal garage, quando<br />
arrivo a casa sua con <strong>il</strong> tettuccio abbassato. Salto giù<br />
dalla macchina e mi abbraccia stringendomi forte.<br />
«Oggi togliamo quel motore?», dico, guardando la<br />
Shelby nell’officina.<br />
Lui cammina fino alla macchina. «L’ho sistemata per<br />
lavorarci. Tu manovri l’argano», risponde lui<br />
mostrando la leva di controllo.<br />
«Luc sarà qui in un minuto», proseguo controllando<br />
le catene <strong>del</strong>l’argano fissate al blocco motore.<br />
«Dovremmo aspettare».<br />
Mi guarda accigliato. «Ho fatto questo per tutta la<br />
vita. Non ho bisogno che un ragazzino lo faccia al<br />
posto mio».<br />
«Ti voglio bene, nonno, ma non sei più così giovane<br />
come una volta. Lascia soltanto che solleviamo noi <strong>il</strong><br />
motore».<br />
«È un argano, Frannie: idraulico. Non succederà<br />
niente».<br />
Lo guardo minacciosa proprio mentre la Shelby di<br />
Luc entra nel vialetto. Lui scende dalla macchina e<br />
cammina fin dentro <strong>il</strong> garage aperto, guardando prima<br />
me, poi <strong>il</strong> nonno. «Allora...».<br />
«Di’ al nonno di farsi indietro».<br />
Luc ride fragorosamente e si volta a guardare <strong>il</strong>
nonno. «Frannie pensa che darà retta a me più che a<br />
lei stessa? Non riesco a immaginare da dove possa<br />
aver tratto questa ridicola convinzione».<br />
Un sorriso irrompe sul volto <strong>del</strong> nonno. «Tu prendi <strong>il</strong><br />
motore e io manovrerò l’argano».<br />
Luc solleva le sopracciglia verso di me per scusarsi,<br />
poi mi viene vicino e mi allontana <strong>del</strong>icatamente dalla<br />
macchina. «Pronto», dice.<br />
Il nonno aziona l’argano, mentre Luc guida <strong>il</strong> blocco<br />
motore e cambio fuori <strong>del</strong>l’auto.<br />
Afferro la pedana per <strong>il</strong> motore e la faccio scivolare al<br />
suo posto, ma <strong>il</strong> nonno mi scansa con un gomito. «Luc,<br />
sai manovrare l’argano?».<br />
Luc si dirige verso i comandi. «Sì, signore».<br />
Il nonno fa un sorriso losco, come se stesse<br />
confidando un segreto. «Chiamami Ed».<br />
Luc ricambia <strong>il</strong> sorriso. «Va bene, Ed». Poi cammina<br />
fino all’argano e manovra <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ascio. Il motore si<br />
adagia sulla pedana, dove <strong>il</strong> nonno lo fissa con la<br />
catena.<br />
Luc mi dà un’occhiata con un sopracciglio alzato,<br />
palesemente fiero di sé per essersi guadagnato la<br />
fiducia <strong>del</strong> nonno, e io ricambio con uno sguardo<br />
ost<strong>il</strong>e.<br />
Voglio urlare. Non solo mi stanno lasciando fuori, ma<br />
sono riusciti addirittura a legare tra loro. So che dovrei<br />
esserne contenta, ma in questo momento l’unico<br />
risultato è che mi fa rabbia.<br />
«Be’, suppongo che non abbiate bisogno di me»,<br />
dico. Ruoto su me stessa e rientro furiosamente in<br />
casa, sbattendomi la porta alle spalle. Cado sul divano,<br />
odiando <strong>il</strong> nonno, che non si rende conto che si farà<br />
male se continua a fare cose faticose, e odiando Luc<br />
ancora di più, perché lo asseconda.<br />
Dietro di me sento aprirsi la porta <strong>del</strong> garage, e dopo
un secondo Luc si siede accanto a me sul divano. Fa<br />
per agganciarmi con un braccio sulle spalle, ma io mi<br />
scanso.<br />
«Non pensarci nemmeno».<br />
Lui fa cadere la mano, poi si protende in avanti, con i<br />
gomiti sulle ginocchia. «Ho dovuto scegliere chi di voi<br />
due fare arrabbiare, ed ero abbastanza certo che mi<br />
avresti permesso di optare per te. Ho sbagliato?»<br />
«Sì», sbuffo, sprofondando nel divano con le braccia<br />
rigidamente incrociate sul petto.<br />
«Frannie...». Si avvicina alla mia mano, ma io la<br />
ritraggo via.<br />
«Finirà per ammazzarsi, là fuori, e tu lo aiuterai!».<br />
«Stava soltanto manovrando l’argano. Non gli avrei<br />
permesso di farsi male».<br />
Entrambi sobbalziamo, udendo un fragore e un grido<br />
alle nostre spalle. Quando irrompiamo dalla porta <strong>del</strong><br />
garage, <strong>il</strong> nonno sta sul pavimento di cemento con la<br />
gamba schiacciata dal cambio. Ci guarda dal basso e<br />
sussulta. «Quella dannata catena si è rotta».<br />
Corriamo da lui e io mi inginocchio. «Oh mio Dio,<br />
nonno! Stai bene?»<br />
«Bene», dice. «Soltanto incastrato. Riuscite a<br />
togliermi di dosso quella cosa?». Luc e io risolleviamo<br />
<strong>il</strong> cambio e <strong>il</strong> nonno scivola via da sotto. Lascio Luc a<br />
trattenere <strong>il</strong> cambio e mi inginocchio accanto al<br />
nonno. «C’è <strong>del</strong> sangue sui tuoi pantaloni, nonno. Sei<br />
ferito».<br />
«Non è niente», fa lui, cercando di tirarsi su da terra,<br />
ma gli sollevo la gamba <strong>del</strong> pantalone, svelando<br />
un’ampia e profonda ferita sanguinante sullo stinco.<br />
«Stai qui», gli dico. Poi lancio un’occhiataccia a Luc,<br />
che sta in piedi accanto a noi. «Non farlo muovere».<br />
Corro in casa e rovisto nei cassetti <strong>del</strong> bagno fino a<br />
quando ho tutto quello di cui ho bisogno. Quando esco
di nuovo sbattendo la porta, vedo che Luc ha seguito le<br />
istruzioni... per una volta. La sua mano poggia sulla<br />
spalla <strong>del</strong> nonno, tenendolo giù.<br />
«Stai fermo, nonno», dico, e appoggio <strong>il</strong> materiale<br />
per <strong>il</strong> bendaggio nel punto più pulito <strong>del</strong> pavimento<br />
che riesco a trovare. «Questo farà male». Spruzzo <strong>il</strong><br />
Betadine nel taglio e lo asciugo con un fazzoletto di<br />
stoffa pulito. Il nonno si comporta bene, e non si<br />
muove, mentre lo bendo con garza e cerotto adesivo.<br />
Luc e io lo aiutiamo ad alzarsi. «Te l’avevo detto che<br />
avresti finito con l’ammazzarti, là fuori», dico.<br />
«La catena si è spezzata, Frannie. Non c’entra niente<br />
<strong>il</strong> fatto che sono vecchio».<br />
Camminiamo lentamente fino a casa, e lo vedo che<br />
cerca di non zoppicare. Infine, gli avvolgo un braccio<br />
intorno alla vita per aiutarlo. Inizialmente mi tiene a<br />
distanza, ma poi si arrende e si appoggia alla mia<br />
spalla.<br />
Lo metto giù su una sedia al tavolo <strong>del</strong>la cucina.<br />
«Dobbiamo portarti all’ospedale. Potrebbe essere<br />
rotto».<br />
«Non è rotto».<br />
Luc si china accanto a lui e solleva la gamba <strong>del</strong><br />
nonno, poi gli manipola la caviglia e preme sullo<br />
stinco, osservando <strong>il</strong> volto <strong>del</strong> nonno. Visto che <strong>il</strong><br />
nonno non sobbalza, Luc r<strong>il</strong>ascia la gamba e mi<br />
guarda. «Penso sia tutto a posto, Frannie».<br />
Guardo duramente <strong>il</strong> nonno. «Questa volta sei stato<br />
fortunato, ma non voglio più vederti là fuori senza di<br />
me».<br />
Il nonno ridacchia. «Sì, capo».<br />
«Allora, cosa c’è per cena?», dice Luc, aprendo <strong>il</strong><br />
frigorifero e guardando dentro, per poi estrarre una<br />
confezione di uova. «Frittata?»<br />
«Se cucini tu», dice <strong>il</strong> nonno.
Luc sorride e inizia a cercare una tazza e una pa<strong>del</strong>la<br />
nelle credenze.<br />
Quando abbiamo finito di mangiare, <strong>il</strong> nonno mi fissa<br />
dall’altro lato <strong>del</strong>la tavola, aggrottando le sopracciglia.<br />
«Non puoi avercela ancora con lui dopo un pasto come<br />
questo». Il suo sguardo si rivolge a Luc. «Dove hai<br />
imparato a cucinare?», dice, muovendo la forchetta sul<br />
piatto vuoto.<br />
«Imparo osservando qua e là», risponde Luc.<br />
Emetto un sospiro di frustrazione. La mano di Luc mi<br />
scorre sul ginocchio, stringendolo, e questa volta non<br />
la allontano. «Perché nessuno di voi due mi ascolta<br />
mai?», dico esasperata.<br />
Loro si scambiano un’occhiata ed esplodono<br />
entrambi in una risata fragorosa.<br />
E per quanto voglia prenderli a schiaffi entrambi, mi<br />
ritrovo a sorridere al suono <strong>del</strong>la loro risata. Mi mordo<br />
le labbra fino a farmi male, per smettere di ridere, e<br />
rimetto <strong>il</strong> broncio. Luc mi passa un braccio sulle spalle<br />
e mi bacia sulla fronte. Lo spingo via, e quando guardo<br />
di nuovo <strong>il</strong> nonno, la sua espressione è pensierosa.<br />
«Allora, come funzionerà tutta questa cosa?»<br />
«Cosa?»<br />
«Non sono ancora riuscito a capire qual è la tua<br />
situazione».<br />
«Per quanto ne so, sono umano come tutti», dice<br />
Luc.<br />
Il nonno corruga la fronte. «Ed è lei che ti ha reso<br />
tale?», dice, inclinando la testa verso di me.<br />
«Il suo amore per me», replica Luc con un cenno <strong>del</strong><br />
capo, volgendo gli occhi verso i miei.<br />
«Dunque, forse è un po’ prematuro, ma potreste<br />
stare insieme... sposarvi e avere dei figli e tutte quelle<br />
cose?».<br />
Il mio cuore batte leggermente più veloce. Non ho
mai davvero pensato al lungo termine. Con tutto<br />
quello che è successo, è stata dura pensare anche<br />
soltanto al giorno successivo. E Gabe sembra credere<br />
che <strong>il</strong> Paradiso abbia dei progetti per me. Potremmo<br />
sposarci, un giorno, Luc e io? È questo <strong>il</strong> mio futuro:<br />
una vita normale con una vera famiglia?<br />
Un morso nello stomaco mi dice che la risposta è no.<br />
Basandomi sugli ultimi pochi mesi, sono praticamente<br />
sicura che niente nella mia vita sarà normale.<br />
Eppure, <strong>il</strong> luccichio negli occhi di Luc dice tutt’altro.<br />
«Forse», risponde. «Per quanto ne sappia, non ci sono<br />
precedenti». Non so di nessun altro demone che sia<br />
divenuto umano, quindi non ho uno schema da<br />
seguire.<br />
Il nonno fa un cenno con la testa, ragionando. «Ma<br />
stai andando a L.A. con lei».<br />
Gli occhi di Luc fissano quelli <strong>del</strong> nonno, e lui mi<br />
stringe più forte sulla sua spalla. «È così».<br />
Il nonno annuisce e accenna a vuotare <strong>il</strong> piatto. Glielo<br />
tolgo dalle mani e porto le stoviglie nel lavandino. Lui<br />
si riassesta sulla sedia, e mentre Luc e io stiamo<br />
rigovernando, mi volto e vedo <strong>il</strong> nonno che ci guarda<br />
con un sorriso malinconico.<br />
Ricambio <strong>il</strong> sorriso. «Che c’è?».<br />
Continua a sorridere, ma abbassa gli occhi. «Solo che<br />
mi ricordi qualcuno».<br />
Rammento quello che <strong>il</strong> nonno mi disse a proposito<br />
di lui e <strong>del</strong>la nonna, che si fidanzarono durante l’estate<br />
dopo le scuole superiori. Avevano la nostra età.<br />
Cammino intorno al tavolo e gli abbraccio le spalle da<br />
dietro. «Manca anche a me», gli sussurro all’orecchio.<br />
Lui solleva una mano e stringe la mia.<br />
Dopo aver rimesso <strong>il</strong> motore sulla pedana, assicurato<br />
con catene nuove, osservo <strong>il</strong> nonno per accertarmi che<br />
cammini bene e gli cambio la medicazione, ora che ha
smesso di sanguinare. Una volta che ha promesso di<br />
stare fuori dal garage, andiamo da Luc.<br />
«Allora, stasera andiamo al Cove con Taylor e questo<br />
nuovo ragazzo da sogno che sta frequentando».<br />
Lui sorride. «Dove l’ha trovato?»<br />
«Suona nel gruppo di Reefer. Taylor è tutta eccitata<br />
per lui».<br />
Il suo sorriso si espande. «Ma Taylor non è sempre<br />
eccitata?».<br />
Rido, ricordandomi di come sbavava dietro a Luc,<br />
quando è arrivato alla Haden High per la prima volta.<br />
«Be’, lo incontreremo stasera, quindi vedremo».<br />
Matt<br />
Nonostante con lei non lo ammetterei mai, penso che<br />
<strong>il</strong> viscido demone di mia sorella abbia ragione. Ho<br />
perso la concentrazione. È meglio se resto<br />
semplicemente invisib<strong>il</strong>e. L’ombra di Frannie.<br />
L’ho seguita s<strong>il</strong>enziosamente, negli ultimi tre giorni,<br />
dopo <strong>il</strong> disastro <strong>del</strong>la festa. Il coscienzioso angelo<br />
custode.<br />
Ma non mi sarei mai sognato che essere un angelo<br />
custode fosse così diffic<strong>il</strong>e. Gabriel mi aveva detto che<br />
ci sarebbero state <strong>del</strong>le tentazioni, e che sarei stato<br />
messo alla prova. Ma mi aveva detto anche che ero<br />
fatto per quello... che è <strong>il</strong> motivo per cui sono nato. E<br />
io gli ho creduto.<br />
Ma questo va al di là <strong>del</strong> mettersi alla prova. Questa è<br />
tortura.<br />
C’è tutta la questione <strong>del</strong>l’essere costretto a guardare<br />
mia sorella mentre si rovina la vita stando con quel<br />
demone. Ma non è questo <strong>il</strong> peggio.<br />
Il peggio è che mi rendo conto di quante cose mi sto
perdendo.<br />
Osservando Frannie vivere la sua vita... una vita che<br />
avrebbe potuto essere la mia, se le cose fossero andate<br />
diversamente... non posso fare a meno di desiderarne<br />
una anch’io: una pacca sulla schiena dal nonno; <strong>il</strong> mio<br />
migliore amico che mi dà un problema; <strong>il</strong> mio primo<br />
<strong>bacio</strong> dalla prima fidanzata. Ma tutte queste possib<strong>il</strong>ità<br />
sono scomparse quel giorno di dieci anni fa.<br />
Quindi, ora è questa la mia realtà: stare seduto<br />
nell’atrio, cercando di ragionare su quello che dirò a<br />
Frannie riguardo alla festa con L<strong>il</strong>i e Taylor.<br />
Come ho potuto pensare che Frannie non lo avrebbe<br />
scoperto? Ma allora mi ricordo quel palpito<br />
all’inguine, e mi rendo conto che stavo decisamente<br />
pensando con la testa sbagliata: cosa che non starò a<br />
spiegare a mia sorella.<br />
Mentre aspetto nell’androne che Frannie e Luc<br />
finiscano qualsiasi cosa stiano facendo<br />
nell’appartamento di Luc, L<strong>il</strong>i sale le scale. E sta<br />
piangendo.<br />
Raggelo dentro, mentre la osservo girare la chiave<br />
nella serratura, e so che ho appena deciso di attenermi<br />
al mio incarico, ma sento un bisogno disperato di<br />
aiutarla. Mi proietto dalle scale alla porta e compaio,<br />
visib<strong>il</strong>e, camminando veloce lungo <strong>il</strong> pianerottolo per<br />
raggiungere la porta di Luc proprio mentre lei sta<br />
entrando in casa.<br />
«L<strong>il</strong>i? Stai bene?».<br />
Lei mi guarda con grandi occhi feriti, e prima ancora<br />
di rendermene conto sono alla sua porta che<br />
l’abbraccio.<br />
«Cos’è successo?», le dico tra i capelli.<br />
Si irrigidisce tra le mie braccia e si allontana,<br />
fissando <strong>il</strong> pavimento. «Niente».<br />
Sollevo una mano e le asciugo le lacrime dalla
guancia. «Questo non è “niente”», dico dolcemente,<br />
tenendo in alto le dita bagnate. Nonostante provi<br />
rabbia contro chi ha ferito L<strong>il</strong>i, che ora se ne sta<br />
accucciata sul mio petto come un masso, mi sento<br />
trascinato nei suoi occhi. Sono <strong>del</strong> tutto consapevole<br />
<strong>del</strong> suo corpo contro <strong>il</strong> mio, e <strong>il</strong> calore si diffonde<br />
dentro di me, finché sembra come se ci stessimo<br />
fondendo l’uno nell’altro. Senza rendermi realmente<br />
conto che lo sto facendo, mi protendo e quasi la <strong>bacio</strong>,<br />
ma lei si allontana.<br />
«È solo... lascia stare».<br />
Lei entra nel suo appartamento e inizia a chiudere la<br />
porta, ma metto un piede nell’apertura. «Parla con me,<br />
L<strong>il</strong>i».<br />
Lei alza nuovamente lo sguardo su di me, con gli<br />
occhi in lacrime. «Non è niente. Mi sto soltanto<br />
comportando da stupida».<br />
«Raccontami».<br />
I suoi occhi si abbassano sul pavimento. «Solo che<br />
c’era questo ragazzo. Mi stava seguendo e mi sono<br />
spaventata».<br />
Mi si annoda dolorosamente lo stomaco. «Cos’ha<br />
fatto?».<br />
Lei scuote soltanto la testa, e le lacrime iniziano a<br />
scorrerle di nuovo sulle guance.<br />
«Ti ha fatto <strong>del</strong> male?».<br />
Scuote più forte la testa. «No... ma...».<br />
La tiro a me e l’abbraccio, e questa volta non fa<br />
resistenza. «Va tutto bene, ora. Ti proteggo io».<br />
Mentre la stringo, si sentono come dei fremiti di<br />
elettricità tra di noi. «Chi era? Lo hai riconosciuto?»<br />
«No», dice lei sulla mia spalla. Poi solleva la testa e<br />
mi guarda, le lacrime che le solcano le guance.<br />
«Aspetta... forse. Poteva essere alla festa».<br />
La tengo stretta a me ancora un momento. Posso
sentire <strong>il</strong> suo cuore tamburellare sul mio petto, e sono<br />
certo che, se ne avessi uno, farebbe lo stesso. Infine,<br />
mi stacco da lei. So cosa devo fare. «Resta qui e chiudi<br />
la porta a chiave».<br />
Lei spalanca gli occhi. «Cosa farai tu?»<br />
«Resta semplicemente dentro». Le cullo la faccia nel<br />
palmo <strong>del</strong>le mani e le asciugo le lacrime con i pollici.<br />
Lei mi guarda, e quando i nostri occhi si incontrano<br />
qualcosa scatta, tornando al suo posto dentro di me.<br />
Una parte <strong>del</strong>la mia esistenza mancata e perduta,<br />
come <strong>il</strong> pezzo chiave di un puzzle.<br />
L<strong>il</strong>i e io siamo fatti per stare insieme.<br />
Non ho paura, né mi sento ansioso per questa<br />
rivelazione. Mi sembra soltanto giusto. E anche lei lo<br />
sa. Lo vedo chiaramente nei suoi occhi. «Me ne<br />
occuperò io». Lei mi abbraccia e mi stringe forte, e mi<br />
sento gemere.<br />
«Stai attento», dice sulla mia spalla.<br />
La fisso negli occhi ancora un momento, poi mi<br />
allontano e chiudo la porta, battendoci sopra con un<br />
palmo <strong>del</strong>la mano. «Chiudi a chiave».<br />
I chiavistelli scattano uno a uno. Ma proprio mentre<br />
inizio a proiettarmi, Frannie e Luc escono<br />
dall’appartamento di Luc.<br />
E io sono combattuto tra tornare in quella casa per<br />
dare la caccia al bastardo che sta importunando L<strong>il</strong>i, o<br />
seguire Frannie.<br />
Fai <strong>il</strong> tuo dovere, Matt.<br />
Non ho davvero altra scelta. Do un’occhiata indietro,<br />
alla porta di L<strong>il</strong>i, mentre seguo Frannie e Luc giù per le<br />
scale e nella Shelby, dove salto sul sed<strong>il</strong>e posteriore.
Luc<br />
Dannato Inferno.<br />
Capitolo 15<br />
Peccati mortali<br />
Marchosias.<br />
E Taylor dove ha trovato Marchosias?<br />
Frannie e io apriamo le porte sulla galleria e li<br />
vediamo avvinghiati tra le macchinette <strong>del</strong> cambio e i<br />
tavoli da air hockey 10 . La musica pompa dalle casse<br />
soprastanti, e le luci lampeggiano. La folla sgomita e si<br />
agita nella sala in una danza senza coreografia,<br />
urlando sopra i fischi e i sib<strong>il</strong>i che provengono dai<br />
giochi elettronici e sopra la musica assordante. Ma<br />
Taylor e Marchosias non sembrano esserne affatto<br />
distratti.<br />
Frannie mi lancia un sorriso e inizia a sgomitare a<br />
modo suo attraverso la folla. Le afferro un braccio e la<br />
tiro indietro. Dovrei dirglielo? In ogni caso, non è<br />
sicuro per Frannie stare qui. Perché Marchosias può<br />
trovarsi qui per una sola ragione.<br />
Lei si gira verso di me, l’irritazione che le corruga la<br />
fronte e le labbra serrate. «Che c’è?»<br />
«Lo conosco».<br />
I suoi occhi si spalancano. «Dall’...?»<br />
«Inferno, sì. È un guardiano <strong>del</strong>l’Abisso e un... amico,<br />
suppongo. Marchosias».<br />
Lei guarda di nuovo alle sue spalle, mentre Taylor
avvolge le braccia intorno al collo di Marchosias e<br />
quasi gli salta addosso. «Non puoi dire sul serio».<br />
Le sue orecchie si arrossano, mentre espressioni di<br />
paura e di rabbia si confondono sul suo volto. Si volta<br />
e si dirige furiosa verso di loro, ma le stringo più forte<br />
<strong>il</strong> braccio. «Lasciami andare!», strepita.<br />
«Frannie, fermati. Non è qui in vacanza. Sta<br />
cercando di arrivare a te tramite Taylor».<br />
Lei sf<strong>il</strong>a via la mano dalla mia presa. «Be’, sta<br />
funzionando». Procede attraverso la galleria verso la<br />
coppia, che non si è staccata una volta neanche per<br />
respirare.<br />
La raggiungo a metà strada lungo la sala e la faccio<br />
voltare perché mi guardi, afferrandola per entrambe le<br />
braccia. «Questa non è la strategia migliore, Frannie.<br />
Taylor non deve sapere. Sarebbe ancora più pericoloso<br />
per lei».<br />
Lei chiude gli occhi e fa un respiro profondo,<br />
cercando di calmarsi. «Quindi, cosa faremo?»<br />
«Tu resta qui». Mi guardo attorno, sperando che<br />
Matt sia nelle vicinanze. Come se mi leggesse nella<br />
mente, sento un colpetto sulla nuca. Alzo gli occhi e mi<br />
sfrego la testa. «Andrò a parlare con loro».<br />
«No. Vengo anch’io. Lei è mia amica, Luc». I suoi<br />
occhi sono duri, determinati.<br />
«Bene», mi arrendo, quando è chiaro che non<br />
cambierà idea. «Stai dietro di me».<br />
Procediamo a zigzag attraverso la calca e infine<br />
raggiungiamo <strong>il</strong> posto dove Marchosias tiene Taylor<br />
schiacciata al muro con <strong>il</strong> suo corpo. Prima che me ne<br />
renda conto, Frannie mi passa avanti e strattona la<br />
maglietta di Taylor. «Tay».<br />
Taylor si stacca da Marchosias, con gli occhi<br />
annebbiati e <strong>il</strong> fiato corto. Le ci vuole un minuto per<br />
riprendersi, e i suoi occhi si schiariscono lentamente.
«Oh, ehi, Fee. Ce l’avete fatta, ragazzi».<br />
Non sembra ancora eccitata.<br />
Ma Marchosias appare totalmente su di giri. Ha un<br />
braccio avvinghiato alle spalle di Taylor e volge a<br />
Frannie uno sguardo voglioso. «Tu eri a quella festa.<br />
Frannie, vero?», dice, tendendole una mano.<br />
«E io sono Luc», intervengo, afferrando la sua mano<br />
prima che lo faccia Frannie. Per nessuna ragione al<br />
mondo lascerò che Marchosias la tocchi.<br />
Il suo sorriso si trasforma in un ghigno vorace.<br />
«Marc». Mi stringe la mano con forza – una sfida –,<br />
ma i suoi occhi restano puntati su Frannie.<br />
Gli lascio la mano, e restiamo tutti qui in un s<strong>il</strong>enzio<br />
imbarazzante per un lungo momento.<br />
«Allora, qualcuno ha fame?», dice infine Frannie.<br />
«Potremmo prenderci una pizza alla porta accanto».<br />
Taylor sembra affamata, ma non di pizza. «Uhm... sì,<br />
certo».<br />
Marchosias conduce Taylor attraverso la massa di<br />
gente fino alla porta, e proprio mentre arriviamo<br />
quella si apre, e Angelique entra a braccetto con un<br />
ragazzo supermuscoloso alto circa quanto me, con i<br />
capelli biondi corti e uno sguardo irrequieto negli<br />
occhi marroni profondamente infossati... qualcosa di<br />
perverso e violento. Non ho bisogno di essere un<br />
demone per capire che quel ragazzo è un pessimo<br />
elemento, e molto verosim<strong>il</strong>mente già destinato<br />
all’Inferno. Taylor si ferma di colpo, con gli occhi<br />
spalancati, e Frannie le afferra una mano.<br />
Taylor sembra non notare affatto Angelique. I suoi<br />
occhi sono puntati sul ragazzo. E io mi ricordo dove<br />
l’ho visto. Alla cava.<br />
«Ehi, Brendan», dice Taylor, con l’aria leggermente<br />
stravolta. Quando Marchosias inf<strong>il</strong>a una mano nella<br />
tasca posteriore di Taylor e stringe, gli occhi di lei si
annebbiano, mentre la potenza di lui le scorre<br />
attraverso. Lei gli si stringe al petto e sembra<br />
dimenticarsi completamente di Brendan.<br />
Gli occhi di Angelique si spostano su Marchosias e<br />
infine si fermano su Taylor. «Taylor», dice con un<br />
sorriso furbo e compiaciuto, scorrendo un dito sugli<br />
addominali di Brendan; poi spinge in fuori <strong>il</strong> suo seno<br />
prosperoso e mi guarda vogliosa, come se <strong>il</strong> fatto che<br />
sia appesa al braccio di un bruto che le volterà<br />
semplicemente le spalle non appena avrà dormito con<br />
lei mi farà riconsiderare le sue numerose offerte. «Ehi,<br />
Luc».<br />
Gli occhi di Brendan si spostano da Taylor e si<br />
posano duramente su di me. È uno sguardo<br />
intimidatorio, nessun dubbio. Soffoco una risatina al<br />
ricordo di lui che urla come una femmina. Quell’urlo<br />
andrà per la maggiore, tra i guardiani, quando<br />
trascorrerà l’eternità nell’Inferno 11 . Quelli lì vivono<br />
per i mortali come lui... l’ultimo grido in fatto di<br />
intrattenimento.<br />
Poggio una mano sulla spalla di Taylor e guardo<br />
alternatamente Brendan e Marchosias. In qualche<br />
modo, Taylor è riuscita ad andare di male in peggio.<br />
«Angelique», rispondo dopo un minuto facendo un<br />
cenno con la testa verso di lei. Non riesco a<br />
dissimulare <strong>il</strong> cipiglio mentre guardo <strong>il</strong> suo<br />
accompagnatore. «Chi è <strong>il</strong> tuo amico?».<br />
Brendan mi guarda ancora più ost<strong>il</strong>e. «Brendan»,<br />
dice, scostando Angelique e facendosi avanti.<br />
Sorrido e tendo la mano. «Luc».<br />
Lui la guarda per un momento, poi la afferra e la<br />
stringe forte. Ricambio la forte stretta, come<br />
avvertimento, sperando di poter fare di più.<br />
Brendan si volta verso Taylor. «E chi è <strong>il</strong> tuo<br />
amico?», sogghigna.
Gli occhi di Marchosias emettono un bagliore rosso,<br />
quando allunga un braccio verso Brendan con un<br />
sorriso furbo e malizioso. «Marc», dice.<br />
Brendan prende la sua mano e ricambia <strong>il</strong> sorriso,<br />
mentre dà a Marchosias la stessa forte stretta che ha<br />
dato a me. Ma vedo i suoi occhi spalancarsi, quando la<br />
sua mano viene schiacciata da Marchosias. Lui cerca di<br />
liberarsi tirandola via, ma un sorriso malefico increspa<br />
gli angoli <strong>del</strong>le labbra di Marchosias, mentre un<br />
crepitio di fulmini rossi si diffonde sulla superficie<br />
<strong>del</strong>la sua mano.<br />
«Ahhh!», grida Brendan, con la faccia che si distorce<br />
in una smorfia; poi cade in ginocchio, mentre la forza<br />
di Marchosias gli scorre attraverso, quindi dà uno<br />
strattone disperato al suo braccio, e Marchosias infine<br />
lascia andare.<br />
L’invidia mi sfiora, con la nostalgia per <strong>il</strong> mio vecchio<br />
potere, magari fossi stato io a mettere in ginocchio<br />
questo stronzo. Scuoto la testa, respingendo tale<br />
pensiero, e passo un braccio sulle spalle di Frannie,<br />
mentre ci facciamo strada tra Brendan e Angelique e<br />
usciamo dalla porta, sul marciapiede.<br />
Frannie<br />
«Non posso credere che razza di donnicciola è<br />
Brendan», dice Taylor ridendo. Avvolge le braccia<br />
attorno al collo di Marchosias. «Tutto ciò che hai fatto<br />
è stato scuotergli la mano, ed è finito a terra piangendo<br />
come un bambino. Che dolce».<br />
Varchiamo l’ingresso per entrare da Ricco’s, e io<br />
tengo la testa abbassata, sperando che Ricco non mi<br />
noti. Ma, ovviamente, lui mi vede. Alza una mano a<br />
Luc. «Un toro!», dice, con un ampio sorriso.
Luc fa un cenno con la testa. «Ricco».<br />
Poi, gli occhi di Ricco scivolano su di me e si<br />
assottigliano a fessura. «Niente sconti», dice.<br />
«Come ti pare». Lo scanso, passo oltre e mi siedo al<br />
solito box di Luc, sul retro. Luc si inf<strong>il</strong>a accanto a me,<br />
mentre Marc si siede di fronte a noi e fa accomodare<br />
Taylor sul suo grembo. Ma i suoi occhi non si staccano<br />
mai da me, anche quando Taylor sprofonda con <strong>il</strong> viso<br />
nel suo.<br />
Guardo Luc piena di aspettative. Lui dovrebbe avere<br />
un piano. Uno che non preveda di stare seduti qui a<br />
guardare la mia migliore amica pomiciare con un<br />
demone.<br />
«Ehi, ragazzi!». Guardo in alto, da dove proviene la<br />
voce. Delanie fa scivolare da un lato <strong>del</strong> nostro tavolo<br />
quattro piatti di plastica rovinati e una p<strong>il</strong>a di bicchieri<br />
di soda; poi prende un blocchetto e una penna dal<br />
corto grembiule nero. «Sono in prova, e Dana ha detto<br />
che posso servire <strong>il</strong> vostro tavolo».<br />
Guardo Dana, che sta appoggiata al bancone e<br />
osserva Delanie. La saluto con la mano e lei risponde<br />
con un sorriso. «Ehi, Delanie. Portaci soltanto una<br />
brocca di Coca e...». Guardo Taylor per avere un<br />
suggerimento.<br />
Lei stacca <strong>il</strong> viso da quello di Marc per un tempo<br />
sufficiente a dire: «Niente cipolle... né aglio»; poi<br />
sorride a Marc. Quando lo guardo, lui solleva un<br />
sopracciglio e sposta Taylor dalle sue ginocchia alla<br />
panca.<br />
«Solo una grande al formaggio», dico, guardando di<br />
nuovo Delanie.<br />
Delanie ripete l’ordinazione ad alta voce, mentre la<br />
scrive sul blocchetto. «Arriva subito», fa, poi sorride.<br />
«Avevo una voglia matta di dirlo». Si volta, e la sua<br />
lunga coda nera ondeggia da una parte all’altra,
mentre torna pavoneggiandosi verso <strong>il</strong> bancone, dove<br />
appende <strong>il</strong> nostro ordine alla finestra <strong>del</strong>la cucina. Poi<br />
ruota su se stessa e mi sorride ancora, chiaramente<br />
fiera di sé. Dana le da una pacca sulla schiena.<br />
Quando guardo di nuovo di fronte a me, l’espressione<br />
di Marc mi dà un brivido lungo la spina dorsale.<br />
«Allora, Taylor dice che vi conoscete da molto tempo».<br />
Annuisco.<br />
Lui palpa Taylor, ma i suoi occhi sono ancora fissi su<br />
di me. La mia frustrazione aumenta, e noto che la mia<br />
rabbia è diretta contro Luc. Lui dovrebbe già fare<br />
qualcosa. Poi sento la sua mano sul ginocchio; mi<br />
stringe. I suoi occhi scorrono verso <strong>il</strong> retro <strong>del</strong><br />
ristorante, e io seguo <strong>il</strong> suo sguardo. La to<strong>il</strong>ette. Spingo<br />
Luc e lui si alza, lasciandomi uscire dal box.<br />
«Ehi, Tay. Devo andare al bagno. Vieni con me?».<br />
Taylor esita e lancia uno sguardo verso Marc, prima<br />
di dire: «Sì, come vuoi», e sgusciare fuori dal box.<br />
Afferro Taylor per un braccio e avanzo lungo <strong>il</strong><br />
ristorante fino al corridoio poco <strong>il</strong>luminato sul retro<br />
che porta ai servizi. Una volta fuori dalla vista <strong>del</strong><br />
tavolo, tiro Taylor vicinissima a me. La guardo<br />
duramente. «Tay, questo ragazzo significa problemi».<br />
Taylor tira via <strong>il</strong> braccio. «Oh, questa è bella»,<br />
sogghigna. «Tu sei gelosa!».<br />
«Sii seria. Io non sono gelosa. Penso soltanto che sia<br />
pericoloso».<br />
Gli occhi di Taylor scint<strong>il</strong>lano, e un sorriso le si<br />
allarga sul viso. «E cosa c’è di male con i pericolosi?»<br />
«No, Tay. Intendo seriamente pericoloso. Ho<br />
davvero una brutta sensazione su di lui».<br />
Il sorriso di Taylor non vac<strong>il</strong>la. «Ho sentito la<br />
maggior parte di lui, e credimi, non c’è niente di<br />
“brutto”. E hai visto cos’ha fatto a Brendan. Mi stava<br />
proteggendo».
«Taylor, sii seria!».<br />
Il suo sorriso diventa un cipiglio. «Sai che c’è, Fee?<br />
Sparisci semplicemente dalla mia vista. Tu hai Luc,<br />
quindi è stupido da parte tua essere gelosa».<br />
«Non sono gelosa», ringhio. Non afferra <strong>il</strong> dannato<br />
punto fondamentale <strong>del</strong>la questione.<br />
«Come ti pare». Alza gli occhi. «Allora devi andare o<br />
cosa?», dice, protendendo un braccio lungo <strong>il</strong><br />
corridoio, verso i bagni. «Altrimenti torno al tavolo».<br />
La fisso soltanto, cercando di elaborare cosa dire<br />
perché capisca.<br />
Lei mi guarda ost<strong>il</strong>e, poi si volta e torna<br />
vanitosamente indietro attraverso <strong>il</strong> ristorante.<br />
«Tay, aspetta». La trattengo per un braccio appena<br />
prima che svolti l’angolo per entrare nella sala. «Luc lo<br />
conosce... da dove abitava prima. Dice che quel<br />
ragazzo ha fatto <strong>del</strong>le cose davvero cattive».<br />
«Be’, a me sta facendo <strong>del</strong>le cose davvero buone,<br />
quindi dovrai soltanto fartene una ragione».<br />
Lui non va bene per te. Tu non lo vuoi.<br />
Mi faccio piccola piccola, internamente, mentre<br />
spingo <strong>il</strong> pensiero con la mente, odiando me stessa<br />
perché sto facendo una cosa <strong>del</strong> genere a Taylor.<br />
Lei mi fissa soltanto.<br />
Spingo ancora. Ti farà soffrire come Brendan.<br />
Taylor crolla all’indietro, contro <strong>il</strong> muro, e abbassa gli<br />
occhi. «Credi che mi farà soffrire?».<br />
La sua voce è improvvisamente insicura, e questa<br />
volta mi faccio piccola piccola anche esternamente. Ma<br />
lei deve stare lontano da lui. Sto facendo la cosa giusta.<br />
«Lo credo».<br />
Lei scuote la testa, come se cercasse di schiarirsela,<br />
poi alza gli occhi sui miei. «Ma...».<br />
«Lui è un pessimo elemento, Taylor».
Lei annuisce lentamente. «Pessimo elemento».<br />
Mi aumenta l’acidità nello stomaco, e<br />
improvvisamente mi sento male. Non riesco a<br />
scuotermi dalla sensazione che ciò che sto facendo è<br />
sbagliato, anche se è per aiutare Taylor. «Quindi,<br />
verrai con me e Luc?».<br />
Lei annuisce ancora.<br />
Le lascio andare <strong>il</strong> braccio e torniamo indietro verso<br />
<strong>il</strong> tavolo.<br />
Luc<br />
«Allora, all’Inferno sono a corto di veri demoni? Mi<br />
chiedo proprio perché ne abbiano mandato uno di<br />
livello amatoriale».<br />
Marchosias mi uccide con lo sguardo, dall’altro lato<br />
<strong>del</strong>la tavola. «Senti chi parla». Lampi rossi crepitano<br />
sulla superficie <strong>del</strong>la sua mano, poggiata sul tavolo con<br />
<strong>il</strong> pugno proteso verso di me. «Fammi vedere cos’hai,<br />
Lucifer».<br />
«Seriamente, perché avrebbero inviato un guardiano<br />
<strong>del</strong>l’Abisso a pedinare Frannie?».<br />
I suoi occhi s’infiammano di rosso caldo. «La tua...<br />
defezione ha lasciato un vuoto al reparto Acquisizioni,<br />
che io sono stato più che contento di riempire. È <strong>il</strong><br />
dipartimento con <strong>il</strong> maggior potenziale di mob<strong>il</strong>ità<br />
verso l’alto, visto che Beherit brucia nell’Abisso e tutto<br />
<strong>il</strong> resto». Un sorriso malevolo gli stira <strong>il</strong> viso. «Lui è<br />
stato <strong>il</strong> mio ultimo incarico ufficiale prima <strong>del</strong><br />
passaggio».<br />
Delanie passa all’estremità <strong>del</strong> nostro tavolo e vi<br />
appoggia la pizza; poi mette giù la brocca di soda e<br />
scandaglia <strong>il</strong> tavolo. «Ho dimenticato qualcosa?».<br />
Le sorrido, ma mi sento innaturale. Non mi piace <strong>il</strong>
modo in cui Marchosias la sta guardando. «Grazie,<br />
Delanie. Penso che stiamo bene così».<br />
«Bene, Luc. Fammi sapere se avete bisogno di<br />
qualcos’altro». I suoi occhi si spostano su Marchosias.<br />
«Ci vediamo allo studio, domani?».<br />
Un sorriso assolutamente malizioso gli sboccia sul<br />
viso. «Non mancherò».<br />
Gli occhi di lei s’<strong>il</strong>luminano. «Non riesco a credere<br />
che tu ci abbia messo in condizioni di preparare questa<br />
demo. Sarà grandioso!».<br />
Marchosias annuisce, e intanto la divora con gli<br />
occhi.<br />
«Va bene. Fammi sapere se avete bisogno di<br />
qualcos’altro». Lei si sposta al tavolo dietro di me,<br />
mentre Marchosias la guarda voglioso.<br />
Scorro indietro, nel box, e appoggio una gamba sulla<br />
panca. «Quindi, Frannie non deve essere più una<br />
priorità, se hanno mandato un apprendista».<br />
Lui si appoggia sui gomiti e prende una fetta di pizza.<br />
«Tu dimentichi, Lucifer, che io ti conosco meglio <strong>del</strong>la<br />
maggior parte <strong>del</strong>le persone».<br />
«Devi farti indietro, Marchosias».<br />
«Perché diavolo dovrei farlo? Sto facendo dei tali,<br />
meravigliosi progressi. Guardami, seduto qui a un<br />
tavolo con te e <strong>il</strong> mio bersaglio». I suoi occhi saltano al<br />
corridoio sul retro e la bocca gli si stira in un lento<br />
sorriso. «E Taylor... diciamo soltanto che lei è la<br />
c<strong>il</strong>iegina sulla torta. Un bonus saporito. Sto pensando<br />
di tenerla».<br />
Sento che mi bolle <strong>il</strong> sangue, ed è tutto ciò che posso<br />
fare per non saltare sul tavolo e strangolarlo.<br />
«È una cosa tra noi, Marchosias. Lascia fuori Taylor<br />
da tutto questo».<br />
Il suo sorriso si allarga e gli scint<strong>il</strong>lano gli occhi. «Mi<br />
dispiace... troppo tardi. Lei ci è già davvero... dentro.
Dalle mie parti si dice che non puoi mangiare una<br />
torta e al tempo steso lasciarla intera. Be’, io la mia<br />
torta l’ho mangiata, se capisci cosa intendo».<br />
Non c’è modo di fermarlo. Spingo <strong>il</strong> tavolo contro di<br />
lui e lo afferro per la maglietta mentre la pizza e la<br />
soda volano, poi lo tiro via dalla panca e lo scaravento<br />
per terra. «Starai alla larga da lei».<br />
La sorpresa svanisce dal suo volto e un sorriso<br />
divertito ne prende <strong>il</strong> posto. Si risolleva dal pavimento.<br />
«E a quanto sembra, un ulteriore bonus potrebbe<br />
essere invertire la tua destinazione. Tutti e tre voi in<br />
un colpo solo. Potrebbe essere un record per le<br />
Acquisizioni».<br />
Scuoto la testa. «Scordatelo».<br />
Taylor e Frannie svoltano l’angolo dai bagni e<br />
camminano verso di noi. Quando raggiungono <strong>il</strong><br />
tavolo, Frannie dà un’occhiata allo scompiglio sul<br />
pavimento. I suoi occhi incontrano i miei. «Cosa sta<br />
succedendo?»<br />
«Soltanto una piccola controversia. Marc se ne stava<br />
proprio andando», rispondo, guardando<br />
minacciosamente Marchosias.<br />
Delanie si avvicina alle spalle di Frannie. «Avete<br />
bisogno di aiuto, Fee?». I suoi occhi passano da<br />
Marchosias a me, e poi a Frannie.<br />
«No, va tutto bene», dice Frannie, chinandosi a<br />
raccogliere la brocca vuota sul pavimento. «Scusa per<br />
<strong>il</strong> disastro».<br />
Delanie getta uno straccio a terra, sopra la pozza, e<br />
raccoglie sul vassoio di alluminio ammaccato la pizza<br />
sparsa, poi guarda duramente Frannie. «Sei sicura?».<br />
Poi lancia uno sguardo a Marchosias.<br />
«Sì. Grazie, Delanie». Frannie le porge la brocca.<br />
Si alzano in piedi, e Delanie si affretta a tornare verso<br />
<strong>il</strong> bancone, gettando un’ultima occhiata preoccupata
alle sue spalle.<br />
Lancio una banconota sul tavolo, poi afferro la mano<br />
di Frannie e la stringo. «Andiamocene».<br />
«Muoviti, Taylor», dice Frannie, voltandosi verso<br />
l’amica; e la vedo rimanere di sasso quando scorge<br />
Taylor che fissa Marchosias negli occhi. Lui le passa<br />
lentamente un dito sulla fronte, e Taylor gli sprofonda<br />
addosso.<br />
Frannie guarda disperatamente me e Taylor. «Tay»,<br />
dice, toccando <strong>il</strong> gomito <strong>del</strong>l’amica. «Hai detto che<br />
saresti venuta con me e Luc».<br />
Taylor stacca gli occhi da Marchosias, e <strong>il</strong> suo sorriso<br />
lascivo che è come una firma è di nuovo lì. «Cambio di<br />
programma».<br />
Marchosias mi guarda alzando un sopracciglio, con<br />
un lento sorriso.<br />
Gli occhi di Frannie saltano su di me, implorando,<br />
poi di nuovo su Taylor. «Tay, torna con noi<br />
all’appartamento di Luc... per favore».<br />
Taylor le sorride maliziosa. «E a fare cosa, Fee? A<br />
guardare voi che amoreggiate? Non credo proprio».<br />
«Ho portato qualche passatempo», dice Marchosias<br />
tirando fuori una bustina arrotolata. Sul fondo c’è un<br />
assortimento di pasticche.<br />
Gli occhi di Taylor puntano rapidamente Ricco, che ci<br />
guarda con aria ottusa da dietro <strong>il</strong> bancone, poi i<br />
clienti che chiacchierano. Sorride, mentre gli dà una<br />
gomitata. «Mett<strong>il</strong>e via», borbotta.<br />
Frannie afferra la mano di Taylor. «Per favore, Tay.<br />
Vieni con noi».<br />
Taylor la guarda, aggrottando le sopracciglia con<br />
espressione irritata. «Uhm... no». Si districa dalla<br />
presa di Frannie e si mette dalla parte di Marchosias.<br />
Lui la avvolge con un braccio sulle spalle, e insieme si<br />
voltano ed escono tranqu<strong>il</strong>lamente dalla porta.
Il mio sguardo cade su quello di Frannie, e se gli<br />
sguardi potessero uccidere...<br />
Matt<br />
Mi libro accanto a Frannie, mentre si precipita fuori<br />
<strong>del</strong>la porta dopo Taylor, e sono furioso con Luc per<br />
aver trascinato Frannie in questa situazione. Non<br />
avrebbe mai dovuto lasciarla così vicino a un demone.<br />
Lei procede lungo <strong>il</strong> marciapiede seguendo Taylor e<br />
Marchosias, e si volta verso Luc quando lui le afferra<br />
un braccio da dietro. «Perché li hai lasciati andar<br />
via?», urla. Poi prosegue sul marciapiede cercando di<br />
far tornare indietro Taylor. «Taylor!», grida senza<br />
avere risposta.<br />
Luc la trattiene per un braccio, e lei si districa dalla<br />
presa, poi si accovaccia sul marciapiede con le mani<br />
sulla testa, e un ringhio lacerante da animale ferito le<br />
sale da qualche recesso <strong>del</strong> suo profondo intimo.<br />
Quando alza lo sguardo, <strong>il</strong> suo volto bagnato luccica<br />
sotto le luci al neon che lampeggiano dalle finestre <strong>del</strong><br />
Cove.<br />
«Il mio Sway è così inut<strong>il</strong>e».<br />
Qualcosa si muove nell’ombra, tra la galleria e<br />
Ricco’s, e ho solo un secondo per reagire, avvolgendo<br />
Frannie in un campo, prima che un gigantesco<br />
demone compaia sul marciapiede.<br />
«Rhen», mormora Luc. I suoi occhi si posano sulla<br />
sagoma di Marchosias che si allontana. «Splendido.<br />
Una dannata riunione di famiglia».<br />
Prima che uno di noi due possa fermarla, Frannie è<br />
in piedi e aggredisce Rhenorian. Lo scuote, ma quello<br />
si muove a malapena. «Vogliamo solo che ci lasciate<br />
stare».
Luc la afferra per un polso e la tira via, mentre io mi<br />
metto davanti a lei.<br />
Ma <strong>il</strong> fragore <strong>del</strong>la risata di Rhenorian ci blocca tutti<br />
per la sorpresa. I suoi occhi passano da Frannie a Luc.<br />
«Lei mi piace. È una personcina focosa».<br />
Frannie si libera dalla presa di Luc e rincara la dose<br />
in faccia a Rhenorian: «Non puoi prendere nessuno di<br />
noi».<br />
«Non ancora», risponde lui con un sott<strong>il</strong>e scint<strong>il</strong>lio<br />
nell’occhio. «Ma sto lavorando a un piano». Il suo<br />
sguardo minaccioso si sposta dove sono io, invisib<strong>il</strong>e.<br />
«Uno buono». Poi se ne va.<br />
«Cos’era?». La voce di Luc è sott<strong>il</strong>e, rabbiosa, e io mi<br />
volto e lo vedo afferrare Frannie per le spalle,<br />
fissandola. «Avrebbe potuto ucciderti».<br />
Frannie appare totalmente sconfitta. «Non mi<br />
ucciderà. Sono destinata al Paradiso».<br />
Lui la lascia. «Non ne sarei così sicuro».<br />
«Come vuoi. Dobbiamo aiutare Taylor».<br />
Lui aggancia i pollici alle tasche anteriori e segue<br />
Frannie, che si dirige lungo <strong>il</strong> marciapiede verso la<br />
macchina. «Frannie, non metterò a rischio la tua<br />
sicurezza per Taylor. Farò ciò che posso per lei, ma la<br />
priorità sei tu».<br />
Per una volta sono d’accordo con <strong>il</strong> demone, ma<br />
questo non significa che smetterò di tenerlo d’occhio.<br />
Salgono nella Shelby e io mi proietto sul sed<strong>il</strong>e<br />
posteriore. «Sì, ottima strategia: proteggere Frannie<br />
andando a mangiare una pizza con un demone».<br />
Luc serra le mascelle e mi lancia un’occhiata furiosa<br />
dallo specchietto retrovisore. «Se potessi fare conto sul<br />
fatto che farai <strong>il</strong> tuo dovere, anziché stare a sognare<br />
modi creativi per perdere le ali...», ringhia.<br />
Frannie lancia uno sguardo minaccioso a entrambi,<br />
con gli occhi in una tempesta di furia. «Sapete che c’è?
Potete andare entrambi all’inferno! So badare a me<br />
stessa».<br />
Mi inclino all’indietro sul sed<strong>il</strong>e. «Frannie, so che<br />
puoi prendere a calci qualche vero demone, ma devi<br />
essere ragionevole. Tu non avresti dovuto avvicinarti<br />
in nessun caso a Marchosias... o a Rhenorian.<br />
Cos’avevi in mente?».<br />
Gli occhi le si annebbiano e un’ombra le passa sul<br />
volto. «Devo aiutare Taylor». Abbassa lo sguardo e si<br />
morde <strong>il</strong> labbro inferiore. «È colpa mia. Lui la sta<br />
usando per arrivare a me». Poi guarda<br />
minacciosamente Luc. «Ho usato <strong>il</strong> mio Sway su di lei.<br />
Sarebbe venuta con noi. Poi lui le ha fatto quella cosa<br />
sulla fronte e lei ha cambiato idea. Cos’era?»<br />
«Le ha fatto una pulizia mentale. È una <strong>del</strong>le tecniche<br />
più potenti che abbiamo per entrare nella mente di<br />
qualcuno. Ma ricorda, Frannie: anche con una pulizia<br />
mentale, non avrebbe potuto farle fare nulla che lei<br />
non volesse».<br />
Lei borbotta e abbandona la testa tra le mani, e<br />
restiamo tutti in s<strong>il</strong>enzio per <strong>il</strong> resto <strong>del</strong> viaggio,<br />
assorbiti ognuno dai propri pensieri. Quelli di Frannie<br />
riguardano Taylor, ne sono certo, e quelli di Luc<br />
probab<strong>il</strong>mente riguardano Frannie. I miei sono ancora<br />
all’appartamento. Ogni secondo è una tortura, poiché<br />
non posso togliermi dalla testa <strong>il</strong> volto di L<strong>il</strong>i rigato<br />
dalle lacrime. Qualcuno la sta seguendo. E se stava alla<br />
festa, probab<strong>il</strong>mente è un demone. Devo trovare <strong>il</strong><br />
modo di proteggerla.<br />
Cosa potrebbe volere un demone da L<strong>il</strong>i?<br />
La sua anima è destinata all’Inferno. L’ho capito dal<br />
primo minuto che l’ho vista. Probab<strong>il</strong>mente le è<br />
successo qualcosa su cui non aveva controllo. Ma,<br />
normalmente, essere destinati all’Inferno non preserva
dall’essere seguiti dai demoni. La maggior parte dei<br />
mortali destinati all’Inferno vive la propria intera vita<br />
senza neanche sapere di esserlo.<br />
La mia gola soffoca, quando penso all’unica ragione<br />
logica per cui un demone seguirebbe un’anima già<br />
destinata.<br />
La vogliono subito. Questo tizio è stato mandato per<br />
prenderla.<br />
Non può averla.<br />
Non lascerò che la prenda. Lei non appartiene<br />
all’Inferno.<br />
Come riuscirò a proteggere al tempo stesso Frannie e<br />
L<strong>il</strong>i? Persino io non posso essere in due posti<br />
contemporaneamente.<br />
Luc entra nel vialetto e parcheggia la macchina.<br />
«Vuoi che salga?», chiede.<br />
«No», risponde Frannie, ma non afferra la maniglia.<br />
Lo guarda, e una lacrima le scende sulla guancia. Lui<br />
la stringe sulla sua spalla, e quando le risolleva <strong>il</strong> viso e<br />
la bacia improvvisamente non voglio più stare lì. Mi<br />
proietto sul portico davanti casa e attendo che<br />
finiscano di salutarsi.<br />
Quando infine Frannie scende dalla macchina e<br />
cammina verso la porta passandomi davanti, i suoi<br />
occhi sono cerchiati di rosso. Lei prosegue fin dentro<br />
casa, mentre Luc fa retromarcia ed esce dal vialetto.<br />
Mi libro sul portico, invisib<strong>il</strong>e, in lotta con me stesso.<br />
Devo restare... ma ho bisogno di andare. Volteggio giù<br />
dal portico e guardo la casa, verso l’alto, mentre la luce<br />
in camera di Frannie si accende. È al sicuro, dietro <strong>il</strong><br />
campo <strong>del</strong> padre. Nessuno dovrebbe essere in grado di<br />
arrivare fino a lei.<br />
Ignoro l’ondata di senso di colpa che mi travolge,<br />
mentre mi proietto nel corridoio di fronte alla porta di
L<strong>il</strong>i e busso. Sento qualcuno che si muove al di là <strong>del</strong>la<br />
porta, ma non si apre.<br />
«L<strong>il</strong>i? Sono io, Matt», dico attraverso la porta.<br />
Dopo una pausa che sembra un’eternità i chiavistelli<br />
iniziano a scorrere, poi la porta si socchiude. L<strong>il</strong>i mi<br />
fissa, ma non dice nulla. La porta si apre di più, e<br />
senza una parola lei mi prende per mano e mi tira<br />
dentro. Una volta chiuso, e con le serrature di nuovo al<br />
loro posto, mi trascina verso <strong>il</strong> divano. Mi siedo, e lei si<br />
accoccola accanto a me. Annido la faccia nei suoi<br />
capelli e la tengo così finché non si addormenta.<br />
10 Hockey da tavolo.<br />
11 In italiano nel testo.
Frannie<br />
Capitolo 16<br />
Dannazione<br />
«Non me ne starò seduta qui lasciando che qualche<br />
demone faccia Dio sa cosa a Taylor». Mi scervello,<br />
poggiandomi al tavolo di Luc.<br />
«Sta a lei scegliere, Frannie», dice Luc.<br />
«Ma lui le sta dietro per colpa mia!».<br />
Ho lottato contro questo schiacciante senso di colpa<br />
fin da quando Taylor è andata via da Ricco’s,<br />
domenica sera.<br />
Non riesco a dormire, e ho una sensazione costante<br />
di stare per vomitare. Ma non sono neanche riuscita a<br />
mangiare per tutta la settimana, quindi non c’è niente<br />
da vomitare.<br />
Devo aiutarla, ma lei non mi parlerà nemmeno. Non<br />
risponde alle mie telefonate, e non è mai in casa<br />
quando busso alla sua porta.<br />
E questo stupido Sway... ho provato tutto quello che<br />
mi è venuto in mente: dirle di stare lontano da Marc;<br />
dirle che non lo vuole; dirle di chiamarmi.<br />
È passata quasi una settimana, e <strong>il</strong> telefono non ha<br />
squ<strong>il</strong>lato una volta.<br />
Forse ho lo Sway, ma non ne ho alcun controllo... <strong>il</strong><br />
che lo rende praticamente inut<strong>il</strong>e.<br />
Luc si mette seduto al tavolo di fronte a me, e prende<br />
la mia mano nella sua. «Perché Taylor e L<strong>il</strong>i<br />
leggerebbero libri sui demoni?»
«Cosa?»<br />
«Erano alla biblioteca, domenica. Hanno preso dei<br />
libri di storie tradizionali sui demoni e sulla magia<br />
nera, e stavano copiando simboli magici».<br />
Sento una morsa più forte allo stomaco. «Non lo so».<br />
Emetto un sospiro frustrato. «Quindi, cosa sta<br />
cercando di fare Marc? Come pensa di arrivare a me<br />
tramite lei?»<br />
«Direi che <strong>il</strong> suo piano consiste nel cercare di<br />
avvicinarsi a te... invertire la tua destinazione; ma mi<br />
sembra che la strategia di Taylor di evitarti stia<br />
mandando all’aria i suoi piani ben congegnati». Quello<br />
che non dice, ma che io sento ugualmente, è: “e<br />
mettendo lei in pericolo”.<br />
«Può darsi che lei lo sappia? Forse è per questo che<br />
stavano leggendo cose sui demoni?».<br />
La fronte di Luc si increspa di preoccupazione.<br />
«Spero di no».<br />
«Perché?»<br />
«Lo sai perché, Frannie. Se lei scopre cos’è lui, e ci<br />
sta... insieme...».<br />
«Oddio! Sta cercando di destinarla?».<br />
Improvvisamente impallidisco, e la mia visione<br />
periferica si oscura.<br />
Luc fissa oltre me con occhi turbati e scuote la testa.<br />
«È possib<strong>il</strong>e».<br />
«Forse dovremmo fare quello che dicevi. Se<br />
semplicemente ce ne andiamo, e ci nascondiamo da<br />
qualche parte, la lascerà in pace?».<br />
I suoi occhi si posano sui miei, poi altrove. «Forse».<br />
Quando <strong>il</strong> mio cellulare suona sobbalzo, e mentre<br />
controllo la faccia di Taylor mi sorride maliziosa dallo<br />
schermo. Rispondo. «Tay».<br />
«Marc pensa che mi sono comportata male».<br />
Solo a sentire la sua voce posso notare un sollievo
nella mia. «Che vuoi dire?»<br />
«Sostiene che non avrei dovuto dare di matto con te.<br />
Allora, cosa dicevi sul fatto che lui è uno stronzo?»,<br />
sogghigna lei.<br />
«Mi dispiace».<br />
«Sì, come vuoi. Comunque, vi ha invitato a una festa<br />
da lui. Stasera. Alle dieci».<br />
Guardo l’orologio. Sono le nove e un quarto.<br />
«Fantastico. Dove?».<br />
Annoto l’indirizzo, mentre me lo dice.<br />
«Allora, ci vediamo lì», dice Taylor, e la linea si<br />
interrompe.<br />
Sono ancora molto scossa, poiché quando Matt<br />
compare accanto a me sobbalzo di nuovo. «Porta?<br />
Bussare? Ti dice niente?».<br />
Lui indica <strong>il</strong> foglio sul tavolo, con gli occhi spalancati.<br />
«È dove era l’altra festa. Quel posto era pieno di<br />
demoni. È una trappola, Frannie. Non puoi andarci».<br />
Lo guardo furiosa. «Col cavolo che non ci vado!».<br />
Luc<br />
Matt ha ragione. Frannie non può andare, ma io sì.<br />
«Andremo io e Matt», dico. «Avremo più possib<strong>il</strong>ità di<br />
entrare lì dentro e uscirne interi».<br />
«Sai, tutte queste stronzate da macho, tipo: “Devo<br />
proteggerti”, cominciano seriamente a nausearmi. Hai<br />
appena finito di dire al nonno che sei tanto umano<br />
quanto me, e sai che potrei distruggerti anche mentre<br />
dormo. Perché sei così convinto che tu sarai al sicuro?<br />
Forse sarò io a dover proteggere te».<br />
È <strong>il</strong> suo punto di vista, ma... «Non sono io <strong>il</strong> loro<br />
bersaglio. E decisamente, tu lo sei più di ogni altro».<br />
«Bene. Dunque, io sono <strong>il</strong> loro bersaglio. Cosa
faranno? Sono destinata al Paradiso, e non credo che<br />
questo sia così fac<strong>il</strong>e da modificare nei cinque minuti<br />
che ci occorreranno per entrare e portare fuori<br />
Taylor».<br />
Guardo Frannie con occhio cauto e penso alla<br />
biblioteca: Taylor e L<strong>il</strong>i con le teste l’una accanto<br />
all’altra, complici. «Forse dovremmo portare L<strong>il</strong>i. Tra<br />
tutte e due, forse potreste persuadere Taylor ad andare<br />
via senza Marc».<br />
«No!», grida Matt, ed entrambi ci voltiamo per<br />
guardarlo. I suoi occhi bassi, rivolti al pavimento,<br />
osservano i piedi muoversi. «Qualche demone la sta<br />
pedinando. Lei è piuttosto scossa. Non sarebbe sicuro<br />
per lei tornare lì».<br />
«Tornare dove?». L<strong>il</strong>i è in piedi sulla porta. Si rende<br />
conto <strong>del</strong>le nostre facce stupite. «Scusate, la porta era<br />
aperta...».<br />
Oltre al fatto che sono sicuro che non è così – l’ho<br />
chiusa io stesso –, la osservo con sguardo circospetto.<br />
Porta di nuovo la felpa larga.<br />
Il volto di Matt si addolcisce. Le va incontro, le<br />
prende la mano nella sua, e la fissa negli occhi per un<br />
lungo minuto, prima di lanciarmi un’occhiata<br />
minacciosa. «Da nessuna parte. Non è niente».<br />
Se avevo bisogno di una prova ulteriore <strong>del</strong> fatto che<br />
Matt è distratto, me l’ha appena data. Non è possib<strong>il</strong>e<br />
equivocare lo sguardo nei suoi occhi. L<strong>il</strong>i è la sua<br />
priorità. Ha perso la concentrazione.<br />
Frannie si schiarisce la gola. «Taylor è nei guai.<br />
Andiamo a una festa dove c’è lei. È a casa di quel<br />
ragazzo...». Il suo volto si trasforma: la<br />
preoccupazione forma <strong>del</strong>le rughe sulla sua fronte,<br />
mentre le sue sopracciglia si sollevano di colpo. «Dove<br />
voi siete andati a quella festa l’altra sera», continua, lo<br />
sguardo che si sposta tra L<strong>il</strong>i e Matt.
Il senso di colpa sul viso di Matt è lampante. È peggio<br />
di quello che pensassi.<br />
Lo fisso con occhi minacciosi. «Bene, questo è<br />
proprio perfetto».<br />
La preoccupazione è evidente anche sul volto di L<strong>il</strong>i.<br />
«Taylor è tornata lì? Dobbiamo andare a prenderla».<br />
Si volta ed esce dalla porta.<br />
Frannie, Matt e io la seguiamo giù nell’androne. Devo<br />
saperne di più sulla situazione in cui ci stiamo<br />
mettendo. «Cosa sai di quei ragazzi? Quelli che hanno<br />
organizzato la festa?», chiedo.<br />
«Non molto», dice lei, correndo giù per le scale.<br />
«Taylor ha raccontato che quel ragazzo che le piaceva<br />
le aveva detto <strong>del</strong>la festa, e che ci sarebbe stato un<br />
gruppo. Io ho invitato Matt e siamo andati, ma era un<br />
po’ raccapricciante, e poi Matt è dovuto scappare via,<br />
quindi io ho afferrato Taylor e ce ne siamo andate<br />
anche noi».<br />
Do ancora un’occhiataccia a Matt, quando arriviamo<br />
al pickup di L<strong>il</strong>i. Lui salta su, e fa una gran scena<br />
allacciandosi la cintura di sicurezza, così non deve<br />
guardarmi.<br />
«Seguitemi», dice L<strong>il</strong>i, e accende <strong>il</strong> motore.<br />
Lancio uno sguardo a Frannie, mentre seguiamo L<strong>il</strong>i<br />
fuori <strong>del</strong>lo spiazzo <strong>del</strong> parcheggio. «Mi credi, ora?».<br />
Lei mi guarda. «A che proposito?»<br />
«Matt e L<strong>il</strong>i. C’è qualcosa tra loro».<br />
Lei assume quell’espressione corrucciata, sulla<br />
difensiva. «Sono amici. E allora?».<br />
Scuoto la testa. «C’è qualcosa di più».<br />
Il suo sguardo si sposta e scruta, attraverso <strong>il</strong><br />
parabrezza, <strong>il</strong> malconcio pickup Hunter arancione<br />
davanti a noi. «Tu pensi?». Lei non pare così sconvolta<br />
da questo fatto come dovrebbe esserlo, ma sembra<br />
quasi speranzosa.
Ci fermiamo sul bordo <strong>del</strong>la strada, in una zona<br />
piuttosto malfamata <strong>del</strong>la città, e scendiamo.<br />
L<strong>il</strong>i e Matt ci raggiungono. Alcuni secondi dopo vedo<br />
Rhenorian parcheggiare all’angolo. Spero che non<br />
sceglierà questa sera per farsi sotto di nuovo.<br />
«Pronti?», dice L<strong>il</strong>i.<br />
Da sopra la capote guardo Frannie, implorandola con<br />
gli occhi di aspettare in macchina con Matt.<br />
«Non accadrà», dice lei, e parte lungo la strada, verso<br />
la musica che si propaga.<br />
Entriamo nella sala buia e, anche con <strong>il</strong> suono<br />
martellante <strong>del</strong>la musica, si percepisce che<br />
improvvisamente cala <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio. Circa metà <strong>del</strong>le teste<br />
si volta a osservare <strong>il</strong> nostro ingresso.<br />
Non riconosco la maggior parte dei demoni nella<br />
sala, ma i loro occhi tradiscono chi sono. Alcuni li<br />
individuo.<br />
C’è Andrus. Interessante. Forse non c’è nessuno più<br />
anziano di lui, ed è <strong>il</strong> capo <strong>del</strong>le Pubbliche Relazioni.<br />
Non sono sorpreso di vederlo nel girone dei mortali.<br />
La sua squadra si trova in questa cerchia per rimediare<br />
a tutta la cattiva pubblicità che sgorga dalle chiese sul<br />
Fuoco e lo Zolfo. Non sarebbe un bene che i mortali<br />
avessero troppa paura di noi.<br />
I corpi che ondeggiano si allontanano, mentre lui<br />
avanza verso di noi facendo in modo che le sue vere<br />
sembianze scint<strong>il</strong>lino attraverso le sue spoglie umane,<br />
proprio al limite <strong>del</strong>la percezione.<br />
«Lucifer. Che piacevole sorpresa». Un sorriso<br />
divertito gli spunta sulle labbra, quando i suoi occhi<br />
guardano oltre me. «E hai portato da divertirsi».<br />
Matt si stringe a L<strong>il</strong>i.<br />
«Marchosias ha mandato un invito personale. Come<br />
avremmo potuto rifiutare?», dico.
Altri iniziano ad accalcarsi attorno a noi, formando<br />
un circolo claustrofobico. E Frannie alza<br />
istintivamente le mani, pronta a battersi. Le tocco un<br />
braccio. «Va tutto bene».<br />
«E questa è la tua amica». La sua mano inizia ad<br />
allungarsi verso <strong>il</strong> volto di Frannie.<br />
«Dov’è Marchosias?», dico mettendomi davanti a lei.<br />
Il suo sorriso diventa un ghigno depravato, e la mano<br />
gli ricade di lato. «In questo momento è occupato. Mi<br />
dispiace, dovrete accontentarvi di me».<br />
Una risatina si diffonde rumorosamente tra la folla<br />
riunita. Afferro Frannie per una mano e la spingo oltre<br />
Andrus e i suoi tirapiedi. Scandagliamo la sala alla<br />
ricerca di Taylor e Marchosias. Il gruppo sta<br />
suonando, ma lui non è sul palco. Matt mi dà una<br />
pacca sulla spalla e indica la porta <strong>del</strong>la cucina, dalla<br />
parte opposta <strong>del</strong>la stanza. Procediamo a zigzag<br />
intorno a corpi che ondeggiano ed entriamo.<br />
Frannie sussulta e raggela dietro di me.<br />
L’unica luce funzionante tentenna, come una<br />
stroboscopica, dal soffitto, ma anche con<br />
quell’<strong>il</strong>luminazione intermittente la scena è chiara<br />
come <strong>il</strong> sole. Tutti i mob<strong>il</strong>i e gli armadietti sono stati<br />
spostati senza troppe preoccupazioni, lasciando<br />
scoperti <strong>il</strong> linoleum rovinato, i buchi nel muro e i tubi<br />
esposti. L’unico elemento di mob<strong>il</strong>io è un tavolo di<br />
legno scrostato al centro <strong>del</strong>la stanza. Sul tavolo sono<br />
sparsi accendini, siringhe, bottiglie di birra vuote e<br />
una bottiglia quasi vuota di Jack Daniel’s, senza tappo<br />
e posata su un lato.<br />
Sdraiata sul tavolo c’è anche Taylor, appoggiata di<br />
schiena con le braccia spalancate, la testa ruotata<br />
all’indietro e gli occhi chiusi, la gonna intorno al<br />
bacino.<br />
E le gambe avvolte attorno a Marchosias.
In un baleno, L<strong>il</strong>i li raggiunge e spinge Marchosias<br />
via da Taylor.<br />
«Che diamine?», grida lui, richiudendo la zip dei<br />
jeans.<br />
Taylor sembra totalmente assente: <strong>il</strong> volto r<strong>il</strong>assato,<br />
le palpebre abbassate sopra occhi per sempre altrove.<br />
Si guarda attorno senza vedere nulla, in realtà, e si tira<br />
giù la gonna. Matt le è vicino, quando L<strong>il</strong>i avvolge un<br />
braccio intorno a Taylor e la aiuta a scendere dal<br />
tavolo.<br />
«Oddio!», dice Frannie, e attraversa la stanza<br />
correndo verso Taylor prima che io possa fermarla.<br />
Le passa un braccio attorno alla schiena e la conduce<br />
verso di me, ma Taylor non la riconosce neanche.<br />
Quando Marchosias alza lo sguardo e mi vede sulla<br />
porta, un sorriso gli compare sul volto. «Non è da te<br />
interrompere una festa. Una volta eri molto più<br />
divertente, Lucifer. Cosa diavolo ti è successo?».<br />
Sono completamente disgustato dal pensiero di ciò<br />
che ero una volta. La rabbia nei confronti di<br />
Marchosias – e di me stesso – mi vortica dentro, come<br />
una sorgente di acido caldo. Con quattro lunghi passi<br />
gli sono addosso. Lo afferro per la maglietta e lo sbatto<br />
con la schiena contro <strong>il</strong> muro. «Tu lascerai in pace<br />
Taylor».<br />
Le sue sopracciglia si sollevano di colpo. «Non puoi<br />
tenerti per te tutti i mortali, Lucifer».<br />
Do ancora un’occhiata a L<strong>il</strong>i, sperando che sia troppo<br />
impegnata con Taylor per aver afferrato <strong>il</strong> senso di<br />
quello che Marchosias ha appena detto. Lei e Frannie<br />
stanno aiutando Taylor a uscire verso la buia sala <strong>del</strong>la<br />
festa. Spingo con forza Marchosias contro <strong>il</strong> muro.<br />
«Non toccarla un’altra volta».<br />
«Sei arrivato troppo tardi. Mi sono mostrato a lei». Il<br />
suo involucro umano si fa trasparente, mentre <strong>il</strong>
demone che è realmente appare in superficie: occhi<br />
rossi infiammati, incastonati nella liscia pelle color<br />
cremisi, lineamenti spigolosi, un corpo da satiro,<br />
completo di zoccoli, e le corte corna nere d’ordinanza.<br />
«Mi sono mostrato così, e lei continuava a pregare per<br />
avermi».<br />
Lo lancio contro <strong>il</strong> muro per l’ultima volta,<br />
comprendendo con frustrazione che non c’è nulla che<br />
io possa realmente fare per ferirlo, poi lo lascio stare<br />
ed esco dalla cucina, raggiungendo Frannie e gli altri<br />
mentre stanno uscendo dalla porta. Frannie e L<strong>il</strong>i sono<br />
ai lati di Taylor, e quasi la trascinano, e Matt guarda<br />
loro le spalle con un occhio sui numerosi demoni che<br />
si sono radunati per vederci uscire.<br />
«Sta bene?», chiedo, conoscendo la verità. Non sta<br />
bene. È destinata all’Inferno.<br />
Frannie sta cercando di nascondere le lacrime che le<br />
cadono sul viso. Non riesce a rispondere.<br />
«Stavano facendo <strong>il</strong> Respiro <strong>del</strong> diavolo. Lei è<br />
piuttosto sconvolta», dice L<strong>il</strong>i.<br />
Quando alzo lo sguardo, capisco perché abbiamo<br />
richiamato l’attenzione.<br />
Andrus.<br />
Sta appoggiato allo stipite <strong>del</strong>la porta, e ci blocca<br />
l’uscita.<br />
«Non state andando via?», dice lui, le sopracciglia<br />
sollevate con finto stupore.<br />
Continuiamo ad avanzare verso di lui, ma quando<br />
raggiungiamo la porta lui si allontana dallo stipite e si<br />
mette proprio al centro <strong>del</strong> passaggio. Guardo oltre di<br />
lui, e vedo Chax che gli sta di spalle, fuori, sul<br />
marciapiede.<br />
«Lucifer, tu e <strong>il</strong> tuo... fratello luminescente», la sua<br />
bocca si contrae, mentre i suoi occhi si spostano su<br />
Matt, «siete liberi di andarvene quando volete. Ma le
signore...». Un sorriso animale gli stira la faccia in<br />
qualcosa di orrib<strong>il</strong>e: «...resteranno». E mentre lo dice,<br />
i suoi occhi si posano su Frannie.<br />
«Pensa ancora», dice Matt, mettendosi davanti a L<strong>il</strong>i.<br />
L’atmosfera si impregna di cariche elettrostatiche.<br />
Posso quasi vederle danzare sulla pelle di Matt.<br />
Il volto di Andrus si raggela di colpo, e lui dà<br />
un’occhiata ost<strong>il</strong>e a Matt. «Uno scontro in pubblico?<br />
Davvero? Sei sicuro che vuoi arrivare a tanto?».<br />
In un baleno Matt mette Andrus con le spalle al<br />
muro, l’avambraccio sulla sua gola. L’odore di ozono è<br />
pungente nell’aria pesante <strong>del</strong>la sera, e tutti i peli sul<br />
braccio di Andrus si rizzano.<br />
«Sì», dice Matt, con gli occhi a fessura e la faccia a<br />
due centimetri da quella di Andrus.<br />
Chax si avventa su Matt, con <strong>il</strong> pugno luccicante<br />
rosso, ma io faccio un balzo in avanti e gli afferro <strong>il</strong><br />
braccio mentre lo sta alzando. Lo avvito in una morsa<br />
e lo mando a sbattere con la faccia sul pavimento.<br />
«Vai, Frannie!», grido.<br />
Lei e L<strong>il</strong>i evitano Chax ed escono sul marciapiede,<br />
trascinando Taylor. Ed è allora che noto Rhenorian, in<br />
piedi sotto un lampione fulminato dall’altra parte <strong>del</strong>la<br />
strada.<br />
«Dannazione», dico a bassa voce.<br />
Frannie mi dà ancora un’occhiata, una volta che sono<br />
uscite. «Luc...?»<br />
«Andate!», urlo.<br />
Esita appena un secondo, ma L<strong>il</strong>i inizia a muoversi e<br />
lei la segue.<br />
Pianto le ginocchia sulla schiena di Chax, sentendo la<br />
sua energia crescere sotto di me.<br />
Andrus fissa Matt dall’alto in basso, le sembianze <strong>del</strong><br />
demone che traspaiono attraverso l’involucro umano.<br />
«Trovo ripugnante la compagnia che stai
frequentando in questi giorni, Lucifer».<br />
«Sì, anch’io. Ma si rivela ut<strong>il</strong>e, di tanto in tanto».<br />
Sbircio fuori <strong>del</strong>la porta. Frannie e le ragazze sono<br />
quasi alla Shelby. Faccio un cenno con la testa a Matt e<br />
lasciamo andare i demoni, uscendo di scatto sul<br />
marciapiede. Matt aumenta la sua luminescenza: un<br />
segnale che spero sia troppo fleb<strong>il</strong>e per poter essere<br />
notato dai mortali presenti. Ovviamente, se davvero<br />
iniziasse a lanciare saette, sarebbe uno spettacolo da<br />
non perdere. Torniamo alla macchina e lancio le chiavi<br />
a Frannie.<br />
Lei e L<strong>il</strong>i caricano Taylor sul retro <strong>del</strong>la Shelby; poi<br />
L<strong>il</strong>i corre con Matt verso <strong>il</strong> suo pickup sull’altro lato<br />
<strong>del</strong>la strada. Guardo indietro verso la casa e scorgo<br />
Rhenorian sul vialetto con Andrus e Chax: non vedo<br />
l’ora di scoprire cosa diavolo si inventeranno quei tre<br />
per vendicarsi.<br />
Frannie e io ci tuffiamo in macchina e chiudiamo gli<br />
sportelli. Premo l’acceleratore e partiamo sgommando<br />
via dal margine <strong>del</strong>la strada.<br />
Lancio uno sguardo a Frannie, quando lei abbandona<br />
la testa tra le mani e singhiozza.<br />
Ho <strong>il</strong> cuore in gola, perché so che si sente colpevole.<br />
Non è nemmeno a conoscenza <strong>del</strong> lato peggiore <strong>del</strong>la<br />
situazione.<br />
E non intendo dirglielo.<br />
Matt<br />
Portiamo Taylor su da Luc, e lui mi prende da una<br />
parte. «Lei non deve sapere di Taylor», mi dice con<br />
occhi minacciosi, poi guarda Frannie che guida Taylor<br />
in bagno.<br />
«Lei deve saperlo. Se insiste a tentare di salvarla
metterà soltanto in pericolo se stessa».<br />
«E credi che non tenterà di “salvarla”, se dovesse<br />
sapere che Taylor è destinata? Sarebbe peggio.<br />
Darebbe la colpa a se stessa».<br />
«Devi dirglielo», ripeto mentre Taylor vomita nel<br />
gabinetto.<br />
«Non ancora».<br />
«Al più presto».<br />
L<strong>il</strong>i arriva dietro a Luc. «C’è Frannie con Taylor».<br />
Gesticola con la mano in direzione <strong>del</strong> bagno, e fa una<br />
smorfia con <strong>il</strong> viso. «E io non mi occupo di vomito.<br />
Quindi ne resto fuori».<br />
«Ti accompagno a piedi», dico.<br />
Lei mi guarda. «Saranno dieci metri. Penso di<br />
potercela fare».<br />
«Vengo con te», insisto mentre lei si volta verso la<br />
porta.<br />
Luc mi guarda aggrottando le sopracciglia e si dirige<br />
verso <strong>il</strong> bagno.<br />
Cammino lungo <strong>il</strong> corridoio con L<strong>il</strong>i. «Hai visto <strong>il</strong><br />
tizio? Era lì?».<br />
Lei scuote la testa, mentre gira le chiavi nelle<br />
serrature. «Non stavo davvero guardando».<br />
«Voglio che tu stia alla larga da quei ragazzi. Dammi<br />
<strong>il</strong> tuo numero di cellulare».<br />
Lei guarda in basso, verso i suoi piedi, e struscia un<br />
dito su un pezzo di chewing-gum attaccato al linoleum.<br />
«Non me lo posso permettere».<br />
Il panico si ramifica, serpeggiando dentro di me. Non<br />
saranno contenti di quello che è successo questa sera,<br />
e stanno già pedinando L<strong>il</strong>i. Lei è l’anello debole <strong>del</strong>la<br />
squadra. Una mortale già destinata all’Inferno. La<br />
seguiranno. «Voglio sapere se si avvicinano a te in<br />
qualunque modo... al lavoro... ovunque».<br />
Lei scruta l’androne prima di entrare in casa.
La seguo. «Questo non è <strong>il</strong> posto più sicuro dove<br />
potresti vivere, lo sai».<br />
Lei ruota su se stessa e mi guarda. «È quello che<br />
posso permettermi».<br />
«Non c’è nessuno che ti aiuta?»<br />
«È un bel po’ che sto per conto mio. E devo riuscire a<br />
conquistarmi <strong>il</strong> college da sola. Ho <strong>del</strong>le borse di<br />
studio e aiuti finanziari per pagarmi le lezioni, ma <strong>il</strong><br />
mio lavoro al Kwik-Mart non rende molto, e se ne va<br />
per l’affitto e tutto <strong>il</strong> resto».<br />
La osservo, mentre chiude accuratamente tutte le<br />
serrature e si dirige verso la cucina. Raggiunge <strong>il</strong><br />
frigorifero e ne tira fuori due Coca. Ne stappo una e mi<br />
sistemo sul divano. «Che mi dici <strong>del</strong>la tua famiglia?»,<br />
chiedo.<br />
Lei scivola sul divano, e sento un’elettricità calda<br />
attraversarmi quando si accoccola accanto a me. «Non<br />
mi importa di nessuno. Non ho mai conosciuto mia<br />
madre, e mio padre...». Tutto <strong>il</strong> suo corpo si<br />
raggomitola su se stesso.<br />
Sento una fitta dentro, come se mi avessero<br />
squarciato l’intestino. Vorrei tanto aiutarla, ma non so<br />
cosa fare. Le avvolgo le spalle con un braccio e la tengo<br />
stretta a me, soffocandola.<br />
Quando inizia a piangere, mi ritrovo a desiderare di<br />
baciarle via le lacrime. Ma non lo faccio. Lei affonda <strong>il</strong><br />
viso nella mia spalla e la lascio piangere. Quando <strong>il</strong><br />
pianto si calma, le chiedo: «Ti aiuterebbe parlarne?».<br />
Lei solleva la testa dalla mia spalla. «Non credo che ci<br />
riuscirei».<br />
«Be’, se ti va – ora o in seguito –, sappi che ho <strong>del</strong>le<br />
grandi orecchie e una bocca piccola».<br />
Le sue labbra accennano un sorriso. «Le tue orecchie<br />
sono un po’ grandi, ma la tua bocca mi sembra<br />
praticamente perfetta». E quando si protende e le sue
labbra incontrano le mie, giurerei di essere stato<br />
appena colpito da un’esplosione di fiamme<br />
<strong>del</strong>l’Inferno. Il calore si fa breccia nel mio corpo<br />
umano.<br />
Non so cosa fare. Dio sa quanto ho desiderato questo<br />
momento. Sono completamente combattuto tra<br />
stringerla più forte e allontanarla. Ma non posso<br />
respingerla. Non riesco a farlo. Quindi la <strong>bacio</strong> a mia<br />
volta. Mi sento semplicemente terrorizzato, ma mentre<br />
mi fondo con lei, <strong>il</strong> fuoco che si spande sotto la mia<br />
pelle inizia a emanare un caldo bagliore. La <strong>bacio</strong> più<br />
profondamente, con <strong>il</strong> bisogno di sentirla più vicina,<br />
desiderando che duri per sempre: <strong>il</strong> mio primo <strong>bacio</strong><br />
con la mia prima fidanzata.<br />
Quando si allontana attendo un secondo,<br />
aspettandomi che compaiano i vendicatori per<br />
strapparmi le ali. Ma questo non succede, così faccio<br />
un sospiro di sollievo e mi accorgo che L<strong>il</strong>i mi sta<br />
fissando, con gli stessi occhi impauriti che penso di<br />
avere io.<br />
«Perdonami», dice. «Pensavo...».<br />
La interrompo con un dito sulle labbra calde e umide.<br />
«Hai pensato bene», bisbiglio, e la <strong>bacio</strong> ancora.<br />
L’eccitazione mi corre dentro, al contatto con lei.<br />
Tutti i miei desideri si infiammano... tutto ciò che<br />
desidero, ma non posso avere.<br />
Potrei? Con L<strong>il</strong>i? Se si tratta di amore, e non di<br />
desiderio, perderei le mie ali? Perché io la amo<br />
davvero. L’ho amata dal primo istante in cui l’ho vista.<br />
Le cullo una guancia con la mano e avvicino di nuovo<br />
la sua faccia alla mia. Ora che la paura sta<br />
diminuendo, posso concentrarmi su di lei e su ciò che<br />
provo a toccarla in questo modo. E quando ci baciamo,<br />
quello che sento... è diverso da qualunque altra cosa io<br />
abbia mai provato. Sento le emozioni crescere dentro
di me, e prima ancora di rendermi conto di aver aperto<br />
la bocca mi sento dire: «Ti amo, L<strong>il</strong>i».<br />
Lei salta giù dal divano, con gli occhi spalancati.<br />
«Cosa?».<br />
Il mio cuore, se ne avessi uno, mi sarebbe arrivato in<br />
gola. «Mi dispiace. Non intendevo...».<br />
«Non intendevi. Lo so», dice lei abbassando le ciglia.<br />
Mi alzo lentamente dai cuscini e resto qui, incerto su<br />
quale sia la risposta giusta. Ma non posso mentire. «Io<br />
intendevo proprio quello. Mi dispiace soltanto se non<br />
avrei dovuto dirlo».<br />
Lei appare ancora più scossa e fa qualche passo<br />
indietro. Restiamo così, a fissarci l’un l’altro per un<br />
tempo che sembra un’eternità, prima che si volti e<br />
corra in bagno.<br />
Sentendo <strong>il</strong> bisogno di fare qualcosa per aiutarla, la<br />
seguo, ma non appena raggiunge la porta alza un<br />
braccio avvertendomi di restare fuori. «Dammi<br />
soltanto un secondo, okay?».<br />
Torno a sedermi sul divano, mentre lei chiude la<br />
porta. Sono sul punto di rendermi invisib<strong>il</strong>e e<br />
attraversare <strong>il</strong> muro per vegliare su di lei, ma ha<br />
reclamato la sua privacy, quindi resto incollato ai<br />
cuscini.<br />
Quando torna dal bagno si accuccia accanto a me sul<br />
divano. Una lacrima traccia una linea curva sulla sua<br />
guancia. La asciugo e la <strong>bacio</strong> ancora. «Stai bene?»<br />
«È solo che non sono mai stata con qualcuno che...<br />
Nessuno mi ha mai amata prima».<br />
«Io ti amo», ripeto, e la stringo più forte.<br />
Lei si appoggia al mio fianco e io la sostengo. E so che<br />
è proprio qui che devo stare.
Frannie<br />
Capitolo 17<br />
Peccato originale<br />
Taylor è nella doccia, e io continuo a inf<strong>il</strong>are la testa<br />
oltre la porta per accertarmi che riesca a stare in piedi.<br />
L’ho portata a casa mia, l’altra sera, quando era ancora<br />
abbastanza in sé da poter chiamare sua madre, ed è<br />
rimasta da me. L’ho aiutata ad andare al bagno due<br />
volte nel cuore <strong>del</strong>la notte, perché potesse vomitare nel<br />
gabinetto, e ho passato <strong>il</strong> resto <strong>del</strong>la notte accovacciata<br />
accanto a lei nel letto, mentre tremava.<br />
Mi asciugo i capelli bagnati con un telo e lo lancio a<br />
Matt, che si riposa sul mio letto. Stringo l’accappatoio.<br />
«Pensi che Taylor starà bene?».<br />
Giurerei quasi di vedere lampi di rabbia nei suoi<br />
occhi, prima che ridiventino tristi. «Non lo so».<br />
«È solo così... confusa. Penso che quel demone le<br />
abbia fatto qualcosa: intendo oltre a... lo sai». Il mio<br />
stomaco si annoda su se stesso e s’irrigidisce, quando<br />
riemerge l’immagine <strong>del</strong>la festa.<br />
«Questo dovrai chiederlo al tuo fidanzato», dice lui,<br />
con la voce improvvisamente acida.<br />
I miei occhi lo fulminano. «Cosa saprebbe Luc a<br />
proposito?»<br />
«Tutto. È uno di loro».<br />
«Smett<strong>il</strong>a, Matt», scatto.<br />
I suoi occhi si assottigliano e la sua voce diventa un<br />
ringhio. «Lui ti sta mentendo, Frannie».
«Non è vero! Ma, a proposito di bugie, lui pensa che<br />
ci sia qualcosa in ballo tra te e L<strong>il</strong>i».<br />
Matt non risponde. Resta semplicemente sdraiato lì,<br />
fissandomi.<br />
«Allora... è così?».<br />
Lui non mi guarda. Riesco a vederlo struggersi per<br />
farsi uscire la parola no dalla bocca, ma non può<br />
mentire. Mi sento addolcire quando un barlume di<br />
speranza mi solletica <strong>il</strong> cervello. «Dunque, come<br />
funzionerebbe, esattamente? Potresti... non so».<br />
Lui solleva la testa e mi guarda impassib<strong>il</strong>e, con un<br />
mezzo sorriso triste. «No».<br />
«Perché no? Luc sta con me». Sento <strong>il</strong> tono di<br />
speranza nella mia voce, e capisco che si tratta di<br />
egoismo. È sbagliato sperare che lui possa avere una<br />
vita?<br />
«Non funziona così. Anche se lo volessi...».<br />
«Perché no? Non è giusto».<br />
Lui salta giù dal letto, e <strong>il</strong> suo sguardo furioso mi<br />
brucia dentro. I peli sul braccio mi si rizzano, mentre<br />
la sua energia aumenta e l’ozono riempie la stanza. La<br />
sua voce è un ringhio sommesso. «Non parlarmi di<br />
giustizia. Quel demone ottiene tutto, io nulla».<br />
I suoi occhi si spalancano e <strong>il</strong> volto gli si deforma in<br />
una maschera sconvolta, mentre io resto sbigottita.<br />
Non posso credere a quel che Matt ha appena detto.<br />
Non solo cosa ha detto, ma come lo ha detto. E,<br />
dall’espressione sul suo viso, non ci crede neanche lui.<br />
«Io...», comincia, poi lascia perdere, sconvolto e<br />
senza parole. Si prende la testa tra le mani e la<br />
massaggia.<br />
«Matt... sono...». Cosa? Dispiaciuta? Abbasso le ciglia<br />
e mi osservo le mani. «Non sarebbe dovuta andare<br />
così».<br />
Si siede di nuovo sul letto. «Be’, così è andata», dice
con un tono che suona davvero estenuato.<br />
Mi accomodo sulla sedia <strong>del</strong>la mia scrivania e lo<br />
osservo con prudenza. «E ti sbagli riguardo a Luc»,<br />
ribatto sapendo che forse non è <strong>il</strong> momento giusto, ma<br />
sentendo di doverlo fare ugualmente. «Ora è mortale.<br />
Proprio come me».<br />
Lui emette un gran sospiro, ma i suoi occhi restano<br />
fissi sulla moquette. «Lui non sarà mai come te».<br />
«Hai torto. Luc mi ama. Lui è umano. Non farebbe<br />
mai nulla che possa ferirmi».<br />
«Forse», concede Matt. Fa un mezzo sorriso<br />
affaticato, sollevando un angolo <strong>del</strong>la bocca. «Ma non<br />
può proteggere te e se stesso contemporaneamente».<br />
«Be’... forse. Ma tu sarai più amichevole? Gli<br />
concederai qualcosa?».<br />
Lui fa un altro sospiro e mi guarda negli occhi. «Se se<br />
lo merita. Spero solo di non pentirmene».<br />
Strabuzzo gli occhi verso di lui. «Se vuoi che questa<br />
storia <strong>del</strong>l’angelo custode vada a buon fine, dovrai<br />
capire chi è <strong>il</strong> vero nemico. E non è Luc».<br />
«Secondo te. Stai dimenticando che sono io <strong>il</strong><br />
professionista. Penso di poter percepire un po’ meglio<br />
di te <strong>il</strong> carattere <strong>del</strong>le persone».<br />
Strabuzzo ancora gli occhi, ma non riesco a smettere<br />
di ridere. «Mi è concesso modificare <strong>il</strong> tuo incarico?».<br />
Qualcosa mi balena negli occhi, e soltanto per un<br />
attimo sembra che lui possa dire di sì. «No».<br />
«Perché penso davvero che Taylor abbia bisogno di te<br />
più di quanto non ne abbia io».<br />
Matt distoglie gli occhi dai miei e si dirige verso la<br />
finestra. «Ho bisogno che tu faccia qualcosa per me».<br />
Si volta con le spalle alla finestra, e c’è qualcosa di<br />
disperato e di vagamente selvaggio nella sua<br />
espressione.<br />
«Sì?», dico prudentemente.
Lui aguzza la vista e scompare appena prima che la<br />
porta si apra e Taylor si trascini dentro, avvolta nel<br />
mio accappatoio, con i capelli arrotolati in un<br />
asciugamano. Sembra ancora come morta: stanca e<br />
troppo magra, con <strong>del</strong>le grandi occhiaie color porpora<br />
sotto gli occhi grigi intorpiditi e la pelle <strong>del</strong> colore <strong>del</strong>la<br />
cenere.<br />
«Ce la fai?», le chiedo, aspettando.<br />
«Forse». La sua voce è amara. Non mi guarda.<br />
Le vado accanto e l’abbraccio, anche se non è proprio<br />
abituale, per noi. «Non permetterò che ti faccia ancora<br />
<strong>del</strong> male».<br />
Lei si allontana e mi guarda minacciosa, poi si toglie i<br />
vestiti con rabbia e li getta a terra. «Sì, come ti pare».<br />
«Te la senti di andare a casa? Puoi passare la<br />
giornata qui, se vuoi».<br />
«Sto bene», dice, e s’inf<strong>il</strong>a la maglietta sulla testa.<br />
Non sono certa di quale sia la cosa giusta da dire.<br />
Potrei dire che non sta davvero “bene”, ma non so cosa<br />
fare per cambiare la situazione.<br />
«Sei sicura di stare bene?».<br />
Lei ruota su se stessa e dice con rabbia: «Sparisci<br />
dalla mia vista, Frannie!». Il suo volto è accecato<br />
dall’odio.<br />
Resto semplicemente a fissarla, sconvolta.<br />
«Sono davvero nauseata dal tuo comportamento da<br />
santarellina, come se tu fossi veramente perfetta o<br />
chissà che».<br />
«Tay, voglio soltanto essere d’aiuto».<br />
«Be’, puoi essere d’aiuto lasciandomi dannatamente<br />
in pace». Si tira giù la maglietta, rischiando di cadere.<br />
Poi schizza via da me, mentre tento di fermarla. «Me<br />
ne vado».<br />
«Tay...».<br />
Lei si volta e mi guarda come se volesse uccidermi,
uscendo dalla porta. «Sparisci dalla mia vista!».<br />
E tutto a un tratto, sono furiosa. «Tu non hai idea di<br />
quello che abbiamo rischiato io e Luc per tirarti fuori<br />
di lì».<br />
«Non ve l’ho chiesto io. Non lo volevo, io».<br />
«Tu non vedi cos’è lui, Tay».<br />
I suoi occhi si oscurano, mentre <strong>il</strong> volto si irrigidisce.<br />
«Lo vedo, come tutti. Lasciaci in pace».<br />
«No. Non lo farò».<br />
Lei ruota su se stessa e avanza più veloce che può<br />
verso le scale sulle gambe tremanti. «Fottiti e basta!»,<br />
dice lei senza voltarsi.<br />
«Ottimo! Sai che c’è? Vai all’inferno!», le grido dietro<br />
giù per le scale.<br />
Le mie parole cadono nel s<strong>il</strong>enzio assordante, mentre<br />
lei sbatte la porta uscendo dalla porta di casa. La<br />
mamma compare in cima alle scale, rivolgendomi uno<br />
sguardo interrogativo con gli occhi preoccupati. Io<br />
scuoto semplicemente la testa e torno in camera mia,<br />
dove mi accascio di nuovo sul letto e fisso <strong>il</strong> soffitto. Le<br />
lacrime mi scivolano lungo le tempie, mentre mi rendo<br />
conto di quanto sono idiota. Taylor non sta ragionando<br />
correttamente. Ha bisogno <strong>del</strong> mio aiuto.<br />
Dio, vorrei che Gabe fosse qui. Lui saprebbe cosa<br />
fare. E proprio mentre penso questo, percepisco un<br />
odore di neve estiva e sento qualcosa di morbido come<br />
una piuma sfiorarmi la guancia. Ho un attimo di<br />
turbamento, e sembra che <strong>il</strong> mio cuore vada in stallo,<br />
ma poi riprende al doppio <strong>del</strong>la velocità, quando<br />
ricomincio a respirare. Mi alzo a sedere lentamente e<br />
mi guardo attorno.<br />
«Gabe», sussurro nella stanza vuota, con gli occhi<br />
spalancati e <strong>il</strong> cuore martellante. Ma la sensazione è<br />
andata via tanto rapidamente quanto è venuta, e io mi<br />
ritrovo a sentirmi più sola che mai.
Resto sdraiata qui per un tempo indefinito,<br />
desiderando la presenza di Gabe e cercando di<br />
decidere cosa fare. Infine, mi trascino giù dal letto e<br />
inf<strong>il</strong>o i miei vecchi jeans e una T-shirt.<br />
«Mamma, sto andando da Taylor!», grido<br />
attraversando <strong>il</strong> soggiorno, e non aspetto che risponda.<br />
Corro fino a casa di Taylor, ma quando arrivo e busso<br />
alla porta è Trevor a rispondere.<br />
«Ehi, Trev. Posso parlare con Tay?»<br />
«Non c’è».<br />
Resto di sasso. «Non è tornata a casa?»<br />
«È stata qui per circa cinque minuti. È andata<br />
direttamente in camera sua. Poi è arrivato quel<br />
ragazzo con <strong>il</strong> carro funebre. Lei è scappata via in<br />
quella macchina e sono partiti».<br />
Tiro fuori <strong>il</strong> telefono e compongo <strong>il</strong> suo numero, ma<br />
scatta la segreteria telefonica senza squ<strong>il</strong>lare.<br />
«Dannazione!».<br />
«Cosa?»<br />
«Quel ragazzo è davvero un pessimo elemento,<br />
Trev». Sento la b<strong>il</strong>e salirmi fino in gola quando penso<br />
a quello che lui le ha fatto.<br />
«Non l’ho neanche mai visto. Lui passa soltanto a<br />
prenderla, e Taylor corre via».<br />
Indietreggio scendendo le scalette. «Devo trovarla.<br />
Chiamami se arriva a casa», urlo oltre una spalla,<br />
mentre mi volto e corro verso <strong>il</strong> marciapiede.<br />
Quando arrivo di nuovo a casa salto nella mia<br />
macchina e vado da Luc.<br />
Matt<br />
Fino a ieri, non ci avevo realmente pensato da<br />
quando Frannie ne ha parlato poche settimane fa. Ma
dopo quello che è successo con L<strong>il</strong>i, mi ronza per tutto<br />
<strong>il</strong> giorno in un angolo <strong>del</strong>la mente: lo Sway di Frannie<br />
è l’unico modo. Se lei lo usa, forse potrei avere L<strong>il</strong>i...<br />
avere tutto.<br />
Ha trasformato <strong>il</strong> demone. Perché non me?<br />
Riesco già a sentirmi cambiare. Sento cose che non<br />
sapevo neanche fossero possib<strong>il</strong>i, quando sono con<br />
L<strong>il</strong>i. Do uno sguardo a Frannie che guida. Guarda<br />
dritto attraverso <strong>il</strong> parabrezza, aggrottando le<br />
sopracciglia, persa nei suoi pensieri.<br />
Mi schiarisco la gola, sprofondo nel sed<strong>il</strong>e, e parto<br />
con <strong>il</strong> testo su cui mi sono allenato. «Ti ricordi quando<br />
mi hai detto che volevi farmi diventare mortale?».<br />
Lei mi dà un’occhiata e <strong>il</strong> suo cipiglio scompare,<br />
rimpiazzato dalla cautela. «Sì».<br />
«Voglio che tu lo faccia».<br />
Lei spalanca gli occhi, poi la sua faccia crolla, mentre<br />
le lacrime minacciano di uscire. «Oh, Matt... sai che lo<br />
voglio, ma non credo di essere in grado di farlo».<br />
«Perché no?». Sento l’apprensione nella mia voce, e<br />
spero che non la senta anche Frannie.<br />
«Il mio Sway non vale niente. Pensavo di sì, ma...».<br />
Scuote la testa e ha l’aria turbata. «È... non posso<br />
farlo».<br />
È per pura disperazione che non riesco a lasciar<br />
correre, nonostante so che dovrei. «Hai detto che<br />
volevi aiutarmi... per riparare a ciò che avevi fatto.<br />
Questa è la tua opportunità». Sento la mia espressione<br />
diventare una smorfia, mentre un disgusto nauseante<br />
mi seppellisce. Non riesco a guardarla. Non intendevo<br />
affatto dire quello: giocati quella carta. Non so<br />
neanche da dove mi è venuto.<br />
Quando la guardo, lei mi lancia un’occhiata di<br />
sguincio, e una lacrima che le cade lungo la guancia. Se<br />
la asciuga con <strong>il</strong> dorso <strong>del</strong> polso. «Cosa dovrei fare?»
«Solo volerlo, suppongo. Tu sai come funziona<br />
meglio di me».<br />
Un gemito ferito le sfugge dalla gola. «Ma l’ho<br />
sempre voluto, anche prima che tutti questi...». Agita<br />
le mani in aria, verso di me. «Ho sempre desiderato<br />
riaverti indietro».<br />
«Forse è per questo che ho finito per essere <strong>il</strong> tuo<br />
custode, ma io penso che tu debba volermi più che<br />
“indietro”. Credo che tu debba desiderare che io sia<br />
mortale... umano».<br />
Lei mi lancia un’occhiata incerta. «Io...».<br />
«Intanto pensaci», dico.<br />
Lo farà. So che lo farà. Riesco a sentire <strong>il</strong> suo senso di<br />
colpa, pesante e corposo, come una coperta sulla sua<br />
anima. E per quanto internamente mi senta nauseato,<br />
<strong>il</strong> dolore palpitante non viene soltanto dal disgusto.<br />
Perché soffro per L<strong>il</strong>i, e questo è l’unico modo in cui<br />
posso averla. Frannie vuole così. È stata lei a parlarne<br />
per prima. Il nodo che sento dentro si allenta, quando<br />
mi rendo conto di non aver fatto niente di sbagliato,<br />
davvero... soltanto incoraggiarla a fare quello che già<br />
voleva.<br />
Ci fermiamo nello spiazzo <strong>del</strong> parcheggio di Luc. Lei<br />
spegne <strong>il</strong> motore e resta ferma per un lungo minuto,<br />
prima di voltarsi a guardarmi. «Ci proverò», dice.<br />
Apro lo sportello ed esco prima che possa vedere la<br />
gioia sul mio viso. Sono praticamente certo di essere<br />
luminescente.<br />
Lei salta giù dalla macchina, e io mi rendo conto che<br />
sto tremando. Non riesco a fermarmi. L’ho desiderato<br />
così tanto. Riesco a immaginarmi esattamente la<br />
scena: L<strong>il</strong>i tra le mie braccia, così morbida e calda...<br />
che mi tocca, mi bacia...<br />
Un brivido mi corre attraverso. Potremmo lasciare<br />
Haden. Andare da qualche parte dove nessuno ci
conosce. Stare insieme... davvero insieme. Dentro di<br />
me si scatena una pioggia di scint<strong>il</strong>le. Forse dovrei<br />
abbonare al demone qualche negligenza. Se Frannie lo<br />
fa sentire così...<br />
La seguo su per le scale e lei ruota la chiave nella<br />
serratura <strong>del</strong>l’appartamento di Luc. Il mio cuore sogna<br />
ancora di più, quando varco la soglia e vedo L<strong>il</strong>i,<br />
seduta al tavolo con la sua felpa grigia. Non ha i capelli<br />
davanti al viso, ma raccolti in una coda ed è...<br />
bellissima. Come se fosse quasi splendente.<br />
Straordinariamente viva.<br />
Poi vedo Luc seduto di fronte a lei, i piatti vuoti sul<br />
tavolo, tra loro due. Sembrano assorti in una<br />
conversazione intensa, e <strong>il</strong> senso di umanità che stavo<br />
provando per lui svanisce istantaneamente.<br />
Avanzo e mi fermo accanto a L<strong>il</strong>i. «Di che parlate,<br />
ragazzi?».<br />
Luc attende un secondo prima di rispondere. I suoi<br />
occhi passano da L<strong>il</strong>i a Frannie, poi di nuovo a L<strong>il</strong>i, e si<br />
assottigliano in modo quasi impercettib<strong>il</strong>e. «Niente».<br />
Si alza dalla sedia e abbraccia Frannie. «Io e L<strong>il</strong>i<br />
abbiamo fatto <strong>del</strong>le frittate. Ne volete una?».<br />
Le mie mani afferrano lo schienale <strong>del</strong>la sedia di L<strong>il</strong>i<br />
così forte che sono vagamente sorpreso che <strong>il</strong> legno<br />
non si frantumi. Mi mordo entrambe le labbra insieme<br />
e ingoio la furia che non vede l’ora di uscirmi dalla<br />
bocca. Come può Frannie essere così cieca? Come fa a<br />
non vedere che lui è completamente centrato su L<strong>il</strong>i?<br />
Sto soffocando.<br />
Gli angeli possono soffocare? Devo uscire di qui.<br />
L<strong>il</strong>i si alza in piedi. I suoi occhi si rivolgono verso di<br />
me, poi altrove. «Devo prepararmi per andare al<br />
lavoro», dice. «Ci vediamo, ragazzi».<br />
Lava <strong>il</strong> suo piatto nel lavandino, e io l’accompagno
alla porta, sforzandomi di tenere le mani lontano da<br />
lei.<br />
«Esco anch’io», dico, guardando oltre la spalla.<br />
«Tornerò».<br />
Luc mi guarda, ma non apre bocca.<br />
Quando L<strong>il</strong>i e io siamo sul pianerottolo, non faccio<br />
neanche finta. Intreccio le dita con le sue e cammino<br />
con lei fino alla sua porta. «Devi davvero lavorare?»<br />
«Non prima di alcune ore». Abbassa gli occhi e<br />
arrossisce. «Ma speravo che se fossi andata via saresti<br />
potuto venire anche tu».<br />
Sorrido, mentre tutti i miei sensi si infiammano.<br />
«Eccomi. Allora pensi di invitarmi a entrare?».<br />
Lei ruota la chiave nella serratura e apre la porta.<br />
Entriamo, ma prima che possa richiudere le prendo <strong>il</strong><br />
viso tra le mani e la <strong>bacio</strong> dolcemente.<br />
Mi stacco e guardo in basso, nei suoi meravigliosi<br />
occhi verdi. «Perdonami. Dovevo farlo».<br />
Lei mi sorride e chiude la porta. Poi mi prende per<br />
mano e mi conduce verso <strong>il</strong> divano. Cerco un posto<br />
dove sedermi, ma lei non sembra curarsi <strong>del</strong> fatto che<br />
sul divano ci sono vestiti sparsi dappertutto. Mi spinge<br />
giù e si sistema accanto, stringendosi a me e<br />
baciandomi ancora.<br />
Mi sento preso in un vortice. Trascinato sempre più<br />
in profondità. Ma lo voglio. Voglio che si impadronisca<br />
completamente di me e non mi lasci mai.<br />
Le sue mani esplorano, e io la stringo più forte,<br />
sentendomi rimescolare nel profondo. Qualcosa di<br />
primordiale, ma incontrastab<strong>il</strong>e. Desiderio.<br />
No. Amore. Io la amo. È sbagliato voler stare vicino a<br />
qualcuno che si ama?<br />
Sprofondo nel suo abbraccio, mentre le mie mani si<br />
muovono sulla sua schiena, sul suo bacino, e scivolano<br />
sotto la maglietta.
Lei si ritrae. «Fermati!».<br />
Ritiro le mani e le tengo alzate, odiandomi per aver<br />
affrettato le cose. Cosa c’è di sbagliato in me? «Mi<br />
dispiace. Ho perso <strong>il</strong> controllo. Non succederà più».<br />
Lei si nasconde <strong>il</strong> viso tra le mani. «Non è quello.<br />
Voglio stare con te, ma...».<br />
Le avvolgo la schiena con le braccia; la tensione nel<br />
mio petto si allenta. «Cos’è, allora?».<br />
Lei solleva la testa e mi guarda, insicura e impaurita.<br />
Io mi raggelo dentro, improvvisamente, convinto che<br />
abbia cambiato idea su di me.<br />
Le sue ciglia si abbassano. «Se te lo dico, te ne<br />
andrai».<br />
«Se prometto di non farlo...?»<br />
«Non ha importanza».<br />
«Prova».<br />
I suoi occhi si alzano a guardare i miei, e mi fissa per<br />
un lungo momento prima di alzarsi dal divano e<br />
dirigersi alla finestra, dove resta a fissare fuori, nello<br />
spiazzo <strong>del</strong> parcheggio, per molto tempo. Quando<br />
parla di nuovo, la sua voce è pesante quanto <strong>il</strong> mondo.<br />
«Io non sono un angelo, Matt».<br />
Scatto. Com’è possib<strong>il</strong>e che sappia? Luc?<br />
Lei torna verso di me, e la luce fioca si riflette sulle<br />
sue guance bagnate. «Sono stata con dei ragazzi...<br />
molti ragazzi».<br />
Dentro di me qualcosa si r<strong>il</strong>assa, mentre un lungo<br />
sospiro di sollievo mi sfugge dal petto. Lei non sa. E<br />
ora sarà più al sicuro. Farò <strong>del</strong> tutto perché sia così.<br />
Nessuno si avvicinerà più abbastanza da farle male.<br />
Non senza passare prima su di me.<br />
Mi alzo e cammino lentamente verso la finestra.<br />
«Quelli che hai amato in passato...».<br />
Ruota la testa, e i suoi occhi si impietriscono. «Non li<br />
ho amati!», ringhia.
Sento che mi si spalancano gli occhi, mentre tutto si<br />
raggela. «Oh».<br />
La sofferenza nel suo tono di voce quasi mi uccide.<br />
Avanzo verso di lei per confortarla, ma alza una mano<br />
e fa un passo indietro. «Faccio quello che devo fare per<br />
sopravvivere». Lei si volta verso la finestra, quando la<br />
sua voce si rompe, e tenta senza successo di soffocare<br />
un singulto.<br />
«Mi dispiace tanto, L<strong>il</strong>i». Le scivolo accanto e le<br />
poggio una mano sulla spalla. Mi sento così impotente.<br />
Lei si ritrae al mio contatto e cammina a passi lunghi<br />
verso la cucina, prendendo un coltello aff<strong>il</strong>ato dal<br />
bancone. Fa roteare <strong>il</strong> manico tra le dita,<br />
intimorendomi al pensiero di quello che potrebbe fare,<br />
prima di conficcarne la punta nel rivestimento di<br />
linoleum <strong>del</strong> ripiano.<br />
«Cosa posso fare?». La pressione schiacciante nel<br />
mio petto è quasi insopportab<strong>il</strong>e.<br />
Lei si volta verso di me, guardandomi duramente<br />
anche attraverso le lacrime. «Soltanto andartene».<br />
«Non ti lascerò. Non così». Faccio un passo verso di lei<br />
e le tendo una mano, ma nei suoi occhi passa un lampo<br />
furioso, mentre indietreggia.<br />
«Non voglio che tu soffra per me. Devi sparire».<br />
Ma non demordo. Avanzo lentamente verso di lei,<br />
sentendo di dover fare qualcosa. «No».<br />
«Che c’è, non te ne andrai senza aver assaggiato?»,<br />
dice con un’espressione che volge al sarcasmo<br />
rabbioso. «Sei proprio come tutti gli altri». Si volta<br />
ancora verso <strong>il</strong> bancone e sembra che stia per estrarre<br />
<strong>il</strong> coltello dal ripiano.<br />
Mi irrigidisco completamente. Devo farle capire che<br />
io sono diverso, ma come? Mi concentro su di lei – su<br />
quello che provo per lei – e irradio questa emozione,<br />
cercando di farglielo capire.
«No», dico dolcemente, avvicinandomi. «Non me ne<br />
andrò finché non capirai che ero serio quando ho detto<br />
che ti amo».<br />
Lei si volta, gli occhi spalancati. «Tu non puoi<br />
amarmi. Non mi si può amare».<br />
La raggiungo e le avvolgo dolcemente i fianchi con le<br />
braccia. «Ma io ti amo».<br />
I suoi occhi calano sul pavimento. «Be’, io ti odio».<br />
«Se è questo ciò di cui hai bisogno...».<br />
Lei mi si appoggia, con le mani aperte sul mio petto,<br />
e io la stringo a me. «Ti odio», ripete.<br />
La <strong>bacio</strong> sulla testa e affondo <strong>il</strong> viso tra i suoi capelli.<br />
«Ti amo».<br />
Si stringe a me e mi infiammo. E quando mi bacia, è<br />
come accendere un razzo. Il fuoco lento mi consuma.<br />
So che ho bisogno di allontanarmi, per diverse<br />
ragioni. Lei è vulnerab<strong>il</strong>e, in questo momento, e non<br />
posso approfittarne. E c’è anche quella storia <strong>del</strong>le ali.<br />
Sono praticamente certo che questo è un limite che<br />
non posso oltrepassare senza perderle. Ma è quasi<br />
impossib<strong>il</strong>e. Ne ho così tanto bisogno che è come se lei<br />
fosse <strong>il</strong> cuore che non ho. Una parte vitale di me che<br />
mi manca.<br />
Trovo la forza di allontanarmene. «L<strong>il</strong>i... non posso,<br />
in questo momento».<br />
Lei mi spinge con forza. «Perché sono troppo<br />
ripugnante?»<br />
«No. Assolutamente no. Niente <strong>del</strong> genere». Metto<br />
una mano sul suo petto, sul suo cuore, e lo sento<br />
battere sotto le mie dita. Lei è <strong>il</strong> mio cuore.<br />
Sf<strong>il</strong>a via dalla stretta tra me e <strong>il</strong> bancone. «Certo,<br />
come no. Esci e basta». Si precipita verso la porta e la<br />
apre.<br />
Resto fermo, sentendo quel buco nero e vuoto che<br />
sono dentro collassare su se stesso. Devo andar via
prima che la situazione diventi incontrollab<strong>il</strong>e. Ma non<br />
così.<br />
«L<strong>il</strong>i...».<br />
«Vattene e basta».<br />
Cammino fino a lei, ma indugio sulla soglia. Devo<br />
dimostrarle che sono serio, che non voglio soltanto<br />
sesso. Mi fermo di fronte a lei e la <strong>bacio</strong> sulla fronte.<br />
Le mie labbra si muovono verso <strong>il</strong> suo orecchio. «Lo<br />
faremo nel modo giusto, L<strong>il</strong>i. Ho soltanto bisogno di<br />
un po’ di tempo»<br />
Quanto tempo è occorso a Frannie per trasformare<br />
Luc?<br />
Poche settimane? Un mese?<br />
Per L<strong>il</strong>i, posso aspettare un tempo sim<strong>il</strong>e. E, nel<br />
frattempo, ci deve essere qualcosa che posso fare per<br />
invertire la sua destinazione. La speranza trabocca<br />
dentro di me, riempiendomi fino a farmi esplodere.<br />
Devo soltanto essere forte per un breve periodo.<br />
Posso farcela.<br />
Ma quando i suoi occhi incontrano i miei, sento<br />
esplodere rovente un desiderio così potente che non<br />
riesco a pensare ad altro che alla sensazione <strong>del</strong> suo<br />
corpo su di me. Il fuoco mi scorre attraverso,<br />
bruciando ogni dubbio. Non ho mai provato un<br />
bisogno tale, prima d’ora... totalmente primitivo e<br />
devastante. Lei chiude la porta e mi prende <strong>il</strong> viso,<br />
portandolo nuovamente vicino al suo.<br />
Da quel momento, quello che accade si fa confuso...<br />
ci baciamo, ci frughiamo nei vestiti. E poi siamo sul<br />
pavimento: <strong>il</strong> suo corpo contro <strong>il</strong> mio. Devo sforzarmi<br />
molto per fermarmi, per costringermi a ragionare. Ma<br />
quando lei mi stringe a sé e mi sussurra in un<br />
orecchio: «Ti amo», non c’è più niente da fare. Tutto<br />
ciò che sono diventa parte di lei.
Matt<br />
Capitolo 18<br />
La tana <strong>del</strong> demone<br />
L<strong>il</strong>i allontana <strong>il</strong> volto dalla mia spalla. «Davvero devo<br />
andare al lavoro. E in più, l’anca mi fa male da<br />
morire». Si solleva da terra e si massaggia un fianco,<br />
facendomi un sorriso tremolante. «Il divano sarebbe<br />
stato molto più comodo».<br />
Afferro la sua felpa dal pavimento, accanto a noi, e<br />
gliel’avvolgo intorno, abbracciandola forte. Non ci<br />
sono parole per descrivere quello che sto provando. La<br />
beatitudine non ci si avvicina neanche. Sollevo <strong>il</strong> viso<br />
dai suoi capelli e la guardo negli occhi. Mi sta<br />
sorridendo. Il che significa che non ha problemi<br />
riguardo a quello che abbiamo fatto.<br />
E, apparentemente, neanche io.<br />
Inizialmente, per quanto la desiderassi, non ero <strong>del</strong><br />
tutto concentrato su L<strong>il</strong>i, poiché ero sicuro <strong>del</strong>la cosa.<br />
Continuavo ad aspettarmi l’arrivo dei vendicatori. Ma<br />
andando avanti – e avanti, penso con un sorriso –<br />
sono riuscito a stare davvero con lei, a perdermi<br />
completamente. E la sensazione è stata superiore alle<br />
aspettative, o addirittura a quello che potevo aver<br />
sperato. Forse avevo ragione. Se è amore... forse mi è<br />
concesso averlo.<br />
Lei si districa da me e si alza dal pavimento. Io mi<br />
appoggio su un gomito e la osservo camminare verso <strong>il</strong><br />
bagno, poi mi alzo e mi inf<strong>il</strong>o i vestiti, sentendomi
leggermente imbarazzato. Cosa è previsto che succeda,<br />
ora? Rimango? Vado via? Qual è la prassi?<br />
Opto per sedermi sul divano e ammirarla da lontano,<br />
mentre si prepara per andare al lavoro. Quando<br />
avanza verso la porta, vestita con un top e dei jeans<br />
consumati, mi tiro su e la seguo. Le avvolgo un braccio<br />
intorno ai fianchi, le scanso i capelli dal viso e la <strong>bacio</strong>.<br />
Le sue mani sono sul mio viso, e quando inclina la<br />
testa e mi bacia più profondamente, una scossa<br />
elettrica mi scorre dentro e mi ritrovo a essere<br />
leggermente luminescente. Trattengo la mia energia,<br />
quando sento che lei sobbalza per la sorpresa.<br />
Si ritrae, sorridendo. «Wow».<br />
«Già... wow». Ricambio <strong>il</strong> sorriso e mi sforzo molto<br />
per non luccicare.<br />
Il suo sorriso si fa timido e lei distoglie gli occhi dai<br />
miei, abbassandoli. «Allora, se vuoi restare qui, puoi.<br />
Sarò di ritorno verso le otto». Ha un’espressione piena<br />
di speranza, mentre punta di nuovo gli occhi nei miei.<br />
Si inf<strong>il</strong>a una mano in tasca e mi porge una chiave. «Ne<br />
ho un’altra».<br />
«Non credi che ti stai fidando di me un po’ troppo<br />
fac<strong>il</strong>mente?».<br />
Lei arcua un sopracciglio. «Vorresti dire che non<br />
dovrei?».<br />
La chiave scompare nel mio pugno. «No. Spero<br />
soltanto che tu non dia le tue chiavi a ogni ragazzo che<br />
incontri».<br />
La frase non mi è neanche uscita dalla bocca che già<br />
desidero potermela rimangiare.<br />
Il suo volto si oscura, e lei mi afferra la mano.<br />
«Ridammela».<br />
Ritraggo la mano, e quando lei si agita per riaverla la<br />
afferro intorno ai fianchi e la stringo forte a me. «Non<br />
intendevo nel senso che è potuto sembrare. Mi
preoccupo semplicemente di te».<br />
Lei si allontana e mi guarda con occhi circospetti.<br />
«E sarò qui, quando tornerai a casa», aggiungo. La<br />
avvicino a me e le sussurro in un orecchio: «Ti amo».<br />
I suoi occhi si rischiarano, ma non mi saluta. La<br />
osservo camminare nell’androne, sperando di non aver<br />
rovinato completamente tutto, poi mi proietto<br />
nell’appartamento di Luc.<br />
Frannie aggrotta le sopracciglia guardando le<br />
profondità di una tazza di caffè dimenticato, e prende<br />
un pezzo di frittata fredda con la forchetta. La fronte è<br />
nell’altra mano, con le dita aggrovigliate nei capelli, <strong>il</strong><br />
gomito sul tavolo.<br />
Problemi in Paradiso?<br />
È sbagliato che questo mi renda felice? Già era <strong>il</strong><br />
giorno più bello <strong>del</strong>la mia esistenza. È possib<strong>il</strong>e che<br />
diventi ancora meglio?<br />
Mi tiro su e mi siedo sul bancone, incapace di<br />
smettere di sorridere. «Che succede?».<br />
Frannie solleva la testa dalla mano. «Taci. Sto<br />
cercando di concentrarmi».<br />
Le mie sopracciglia si alzano interrogative verso Luc.<br />
«Sta tentando di usare <strong>il</strong> suo Sway su Taylor», mi<br />
spiega lui.<br />
«Per...?», chiedo.<br />
«Fare in modo che stia alla larga da Marchosias».<br />
Frannie si alza in piedi e cammina fino al letto, dove<br />
si accascia sulla schiena con un avambraccio sugli<br />
occhi.<br />
La osservo. «Quindi te ne starai semplicemente<br />
sdraiata tutto <strong>il</strong> giorno a dire a Taylor che Marchosias<br />
è un rifiuto <strong>del</strong>la società e che lei non lo desidera?»<br />
«Devo tentare qualcosa. È colpa mia se sta con lui.<br />
Non posso stare senza far niente, mentre lui destina la
sua anima».<br />
Do un’occhiataccia a Luc, che sussulta.<br />
«Chiamami, chiamami, chiamami...», mormora lei.<br />
Cammino fino a Frannie e le do un colpetto con <strong>il</strong><br />
gomito sul ginocchio. «Se hai bisogno di me, sarò qui<br />
fuori».<br />
«Bene», dice lei da sotto <strong>il</strong> braccio.<br />
Mi proietto, ma non nell’androne. Torno a casa di<br />
L<strong>il</strong>i. Un brivido di emozione mi freme dentro. Mi ha<br />
dato la chiave. Sono benvenuto, qui... invitato. Non<br />
devo più aggirarmi nell’atrio.<br />
Non riesco a spazzar via <strong>il</strong> sorriso dal mio viso,<br />
mentre passeggio nell’appartamento. In bagno trovo<br />
una boccetta <strong>del</strong> suo profumo sul lavandino. Me la<br />
avvicino al naso, ma è sgradevole. Non è lo stesso,<br />
prima di aver toccato la sua pelle.<br />
Suppongo che si potrebbe dire la stessa cosa di me.<br />
Non sono lo stesso angelo che ero stamattina. Stare<br />
con L<strong>il</strong>i ha cambiato tutto.<br />
Fissandomi allo specchio sopra <strong>il</strong> lavandino, una cosa<br />
diventa tremendamente evidente, anche nella fioca<br />
luce <strong>del</strong>le lampade al neon tremolanti. Non posso<br />
focalizzarmi su Frannie, se l’unica cosa che mi sta a<br />
cuore è L<strong>il</strong>i. Devo trovare un modo per invertire la sua<br />
destinazione. Questa è la mia nuova missione. Dovrò<br />
parlare con Gabriel.<br />
Frannie<br />
«Bisogna cambiare le pasticche dei freni <strong>del</strong>la<br />
Shelby», dice Luc.<br />
So cosa sta cercando di fare, e lo adoro per questo,<br />
ma per quanto riempirsi di grasso con Luc sotto la<br />
Shelby potrebbe essere una piacevole distrazione, non
aiuterà Taylor. «Devo andare al lavoro», dico<br />
tirandomi su dal letto.<br />
Luc si tiene in equ<strong>il</strong>ibrio sulle gambe posteriori <strong>del</strong>la<br />
sedia. «Di’ che stai male».<br />
«No. Devo andare. Il sabato pomeriggio Ricco’s è<br />
pieno di feste di compleanno. Mi licenzierà, se non mi<br />
presento».<br />
«Verrò con te», dice lui, abbassando la sedia a terra e<br />
alzandosi in piedi.<br />
«Sto bene, Luc. Smett<strong>il</strong>a di trattarmi come una<br />
bambina».<br />
Lui mi guarda sospettoso. «Sei sicura che va tutto<br />
bene?»<br />
«Molto bene. Davvero».<br />
Lui sembra ancora incerto. «Chiamami quando arrivi<br />
lì».<br />
«Certo». Mi dirigo verso la porta, e Luc mi segue.<br />
Sbircia fuori, oltre di me, nel corridoio.<br />
«Concentrati, Matt», dice ad alta voce nell’androne<br />
vuoto.<br />
Quando arrivo alla mia macchina, tiro fuori <strong>il</strong><br />
cellulare e digito. «Ehi, Delanie. Puoi dire a Ricco che<br />
penso di avere l’influenza?», dico con <strong>il</strong> mio tono più<br />
fleb<strong>il</strong>e e rauco quando lei risponde al telefono di<br />
Ricco’s.<br />
«Ugh! Non stai vomitando, vero?», chiede lei,<br />
disgustata.<br />
«Dappertutto». Tossisco, per essere più realistica.<br />
«Indecente!».<br />
«Davvero. Allora glielo dirai?»<br />
«Sì», fa lei, e riattacca rapidamente, come se fosse in<br />
grado di capire cosa ho attraverso la linea telefonica.<br />
Mi siedo in macchina e trattengo <strong>il</strong> respiro per un<br />
secondo, aspettando che Matt compaia e mi chieda<br />
cosa sto facendo. Quando questo non succede, espiro
lungamente ed esco dallo spiazzo <strong>del</strong> parcheggio.<br />
Supero Rhenorian, parcheggiato in una f<strong>il</strong>a<br />
retrostante. Lui mi segue con gli occhi, ma non con la<br />
macchina, e allora capisco che sono al sicuro. Faccio<br />
un sospiro palpitante e mi dirigo a sud, verso la città.<br />
Quando arrivo dalle parti di Marc inizio a fare<br />
autocritica, e per un attimo penso di chiamare Matt.<br />
Ma so che cercherebbe di fermarmi, proprio come<br />
avrebbe fatto Luc, quindi lascio perdere.<br />
Guido lungo la strada, oltre la casa di pietra arenaria<br />
di Marc. Mi si chiude lo stomaco e <strong>il</strong> viso mi si contrae<br />
involontariamente, quando la mente mi mostra Taylor<br />
sul tavolo <strong>del</strong>la cucina. Il cuore mi martella nel petto<br />
mentre aggiro l’isolato, in cerca di un parcheggio<br />
vicino abbastanza da permettermi di osservare la sua<br />
porta d’ingresso. Al secondo giro vedo qualcuno che<br />
esce, sull’altro lato <strong>del</strong>la strada e a mezzo isolato dalla<br />
casa di Marc. Parcheggio al suo posto e resto seduta<br />
per molto tempo, sussurrando <strong>il</strong> mio mantra: «Taylor,<br />
tu non vuoi Marc. Lui non va bene per te. Tu non vuoi<br />
Marc».<br />
Non ho alcun mezzo neanche per sapere se Taylor è<br />
ancora lì dentro o no, quindi aspetto per vederla<br />
arrivare o andar via.<br />
Invece vedo un pickup Hunter arancione malconcio<br />
parcheggiare lungo la strada, poco più avanti rispetto a<br />
me.<br />
L<strong>il</strong>i?<br />
Oddio! Anche lei sta cercando Taylor.<br />
Salto giù dalla macchina per fermarla prima che entri<br />
nella tana <strong>del</strong> leone, ma quando si volta verso la casa<br />
di Marc vedo che sta sorridendo.<br />
Sorridendo?
Mi sento gemere, mentre tutti i pezzi finiscono per<br />
combaciare. Non è venuta a cercare Taylor. È qui per<br />
vedere quel Chax. Nel secondo che impiego a elaborare<br />
tutto questo lei scompare nella casa. È quasi<br />
impossib<strong>il</strong>e non precipitarsi dentro dopo di lei. Ma<br />
non lo faccio. In questo preciso momento devo<br />
concentrarmi su Taylor.<br />
Mi inf<strong>il</strong>o di nuovo in macchina, in attesa di qualsiasi<br />
suo indizio. Dopo un’ora ho dolori ovunque, per aver<br />
contratto ogni muscolo <strong>del</strong> mio corpo, e sono sicura<br />
che morirò. Ho chiamato <strong>il</strong> cellulare di Taylor un<br />
centinaio di volte ma, come al solito, non risponde.<br />
Alla fine non resisto più. Scendo dalla Mustang e<br />
attraverso la strada in direzione <strong>del</strong>la casa, ma prima<br />
di raggiungerla L<strong>il</strong>i viene fuori sul marciapiede. Mi si<br />
blocca <strong>il</strong> respiro quando Marc esce seguendola. E le<br />
sue mani la toccano dappertutto.<br />
Sbircio da dietro una macchina parcheggiata e li<br />
osservo camminare fino al pickup di L<strong>il</strong>i, appena due<br />
macchine davanti a quella dove sono io.<br />
Accucciata dietro l’auto, guardo furtivamente a lato<br />
<strong>del</strong> parafango. L<strong>il</strong>i dice qualcosa che non riesco a<br />
sentire.<br />
«Sarei geloso», replica Marc, spingendola contro una<br />
fiancata <strong>del</strong> pickup con <strong>il</strong> suo corpo, «se non ti stessi<br />
già condividendo con metà <strong>del</strong>l’umanità». Poi la<br />
schiaccia in un <strong>bacio</strong> violento che mi ferisce le labbra<br />
soltanto a guardarlo.<br />
L<strong>il</strong>i si ritrae e lo guarda. «Tu hai <strong>il</strong> tuo giocattolo»,<br />
ribatte. «Sono io che dovrei essere gelosa. Che succede<br />
se ti prendi una cotta per lei?»<br />
«Lei non è niente», risponde Marc, mentre L<strong>il</strong>i sale<br />
sul pickup.<br />
«Fai solo in modo di tenerla pronta per quando ne<br />
avrò bisogno», dice lei attraverso <strong>il</strong> finestrino aperto.
«Il tempismo sarà cruciale». Marc si sporge nel<br />
finestrino per un altro <strong>bacio</strong>, ma lei lo spinge via e<br />
parte.<br />
Resta fermo a guardarla, mentre <strong>il</strong> pickup scoppietta<br />
lungo la strada e scompare dietro l’angolo.<br />
Aspetto dietro la macchina, con <strong>il</strong> cuore che mi pulsa<br />
nelle orecchie, cercando di capire cosa significhi tutto<br />
questo. L<strong>il</strong>i sta con Marc? Come?<br />
Ma quando Marc torna verso la casa, esco fuori da<br />
dietro la macchina. Riesco a malapena a respirare, e<br />
non sono sicura di cosa intendo fare, ma devo sapere<br />
se Taylor si trova lì.<br />
«Marc!».<br />
Lui si volta, e in un primo momento spalanca la<br />
bocca. Si riprende e i suoi occhi di ossidiana lanciano<br />
un bagliore, mentre un sorriso compiaciuto gli<br />
increspa lentamente le labbra. «Bene, cos’abbiamo<br />
qui?».<br />
Lo guardo minacciosa. «Dov’è Taylor?»<br />
«Dov’è <strong>il</strong> tuo ragazzo giocattolo?», domanda lui,<br />
dando un’occhiata al marciapiede dietro di me.<br />
«È lì dentro?», ringhio, gli occhi che ammiccano alla<br />
casa.<br />
Lui mi guarda alzando un sopracciglio e allunga un<br />
braccio per invitarmi. «Perché non vieni dentro a<br />
scoprirlo?».<br />
Avanzo verso di lui, con le unghie piantate<br />
dolorosamente nei palmi. «Lei è qui o no?».<br />
Il suo volto assume un’espressione vogliosa che mi<br />
raggela la spina dorsale. «Non lo so. L’ultima volta che<br />
l’ho vista era con Chax, dopo che Andrus aveva finito<br />
con lei».<br />
Senza neanche pensare faccio un balzo in avanti e lo<br />
getto a terra, stringendogli <strong>il</strong> collo in una morsa.<br />
Lui mi sorride senza nemmeno reagire.
«Impressionante. Cosa stai provando in questo<br />
momento, Frannie? Rabbia? Odio?».<br />
Capisco cosa sta tentando di fare, e sta funzionando.<br />
Non riesco a controllare la rabbia, che mi ribolle nel<br />
ventre fino a renderlo una massa di carne e sangue. Lo<br />
voglio morto.<br />
Respiro profondamente e mi costringo a lasciarlo<br />
andare. Mi alzo lentamente in piedi sul marciapiede.<br />
Perdere <strong>il</strong> controllo non aiuta Taylor.<br />
Marc si rialza con un movimento <strong>del</strong>icato. «Per<br />
favore, entra». Fa un gesto in direzione <strong>del</strong>la porta con<br />
un piccolo inchino. Un sorriso sarcastico gli appare sul<br />
viso, mentre aggiunge: «Uno di questi cuccioli qui ti<br />
farà sentire davvero molto meglio».<br />
«Lei è qui?», dico di nuovo, tra i denti serrati.<br />
«C’è solo un modo per scoprirlo». Lui si volta e varca<br />
la soglia, lasciandomi lì in piedi sul marciapiede a<br />
fissarlo.<br />
Non ho scelta. Respirando profondamente per<br />
scacciare l’angoscia dal petto, supero la porta e<br />
attraverso un breve ingresso in penombra. Entro nella<br />
stanza retrostante, più buia, e nell’attimo che i miei<br />
occhi impiegano ad adattarsi sento <strong>del</strong>le dita che<br />
affondano nelle mie braccia, afferrandomi e tirandomi<br />
più all’interno <strong>del</strong>la stanza. Sbatto le palpebre e cerco<br />
di liberarmi dalla stretta, tentando di vedere chi mi<br />
trattiene. Quando infine riesco a distinguere le figure<br />
nell’oscurità, vedo gli occhi rossi e luccicanti di Marc e<br />
Chax ai miei lati. Andrus è seduto su una specie di<br />
trono, sulla piattaforma che serve da palcoscenico al<br />
gruppo.<br />
Ruoto rapidamente su me stessa e colpisco Chax<br />
all’inguine con un ginocchio. Lui cade a terra,<br />
sorpreso, poi mi guarda con gli occhi spalancati e un<br />
mezzo sorriso. «Dannato Inferno! E questa da dove
salta fuori?».<br />
Marc sorride maligno. «Scusa, amico. Avrei dovuto<br />
avvertirti».<br />
Chax si rialza e mi fa un breve sorriso. Si avvicina, ma<br />
invece di afferrarmi per un braccio sussulta, poi<br />
colpisce Marc voltandosi di scatto. Lo centra sulla<br />
mascella, facendolo indietreggiare di un passo per<br />
l’urto. Marc vac<strong>il</strong>la, e io allungo un piede, togliendogli<br />
l’appoggio <strong>del</strong>le gambe da sotto. Cade a terra<br />
imprecando.<br />
Dal palco, una risata sommessa cattura l’attenzione<br />
di tutti. Mi volto e vedo Andrus che mi sorride<br />
attraverso una boccata di zanne. «Credo che tu mi<br />
piaccia. Il tuo allenamento sarà davvero un grande<br />
piacere».<br />
Lo guardo minacciosa. «Il mio allenamento?»<br />
«Sì, una volta che avremo invertito la tua<br />
destinazione – cosa che, a giudicare dai fatti, si sta<br />
svolgendo gradevolmente – avrai bisogno di essere<br />
allenata. Chi meglio <strong>del</strong> ragazzo <strong>del</strong>le PR potrebbe<br />
farlo? È tutta una questione di immagine e di<br />
posizione. Ti portiamo davanti alle persone giuste,<br />
perché tu li condizioni con lo Sway a fare la cosa<br />
giusta, e ci ricopriamo d’oro. Non potrà fermarti<br />
nessuno».<br />
Ho sentito abbastanza. Mi volto e avanzo verso la<br />
cucina, coprendo la distanza con pochi lunghi passi, e<br />
accendo la luce. Do uno sguardo alla stanza, cercando<br />
di bloccare fuori dalla mente l’immagine di quello che<br />
Marc stava facendo a Taylor l’ultima volta che sono<br />
stata qui. La luce al neon tremolante <strong>il</strong>lumina una<br />
stanza vuota. Taylor non è qui.<br />
Chax avanza verso di me, ma Andrus lo ferma con un<br />
gesto <strong>del</strong>la mano.<br />
Mi volto verso di lui. «Dov’è?».
Andrus mi sorride soltanto.<br />
Attraverso la sala e apro una porta accanto al palco.<br />
La camera è buia, e odora di sudore, di marcio, e di<br />
qualcosa di più rivoltante. Premo l’interruttore <strong>del</strong>la<br />
luce: sulla moquette marrone consumata <strong>il</strong> bulbo<br />
spoglio di una lampada da tavolo rovesciata <strong>il</strong>lumina<br />
un mucchio di vestiti. La prendo e avanzo nella stanza.<br />
Ci sono due grandi materassi macchiati, sul<br />
pavimento, che occupano gran parte <strong>del</strong>lo spazio.<br />
Sparsi sopra ci sono sei o sette corpi: tutte donne,<br />
alcune nude. Alcune di loro si muovono e sollevano la<br />
testa, quando faccio splendere la luce nella stanza.<br />
Nessuna ha i capelli rosa. Taylor non c’è.<br />
Una parte di me ringrazia Dio, un’altra ringhia di<br />
frustrazione.<br />
Avanzo nella camera e mi chino vicino al materasso,<br />
poggiando la lampada accanto a me. Scuoto una di<br />
loro per una spalla... una bionda carina che sembra<br />
avere la stessa età di Maggie. Lei si muove a malapena.<br />
«Stai bene?», dico, senza avere risposta.<br />
Mi alzo in piedi e mi volto verso la porta, così vedo<br />
Andrus lì, in piedi, che mi blocca dentro, con una<br />
leggera espressione di minaccia selvaggia. Prima che io<br />
possa reagire ha coperto la distanza che ci separa e si<br />
ferma soltanto ad alcuni centimetri da me. Mi avvolge<br />
una mano calda dietro <strong>il</strong> collo e mi inclina la testa.<br />
«Aggiungerti a loro sarebbe adorab<strong>il</strong>e», dice,<br />
accennando alle ragazze con un movimento <strong>del</strong>la testa.<br />
«Cosa le avete fatto?», ringhio.<br />
Le sue labbra si deformano in un sorriso depravato.<br />
«Resta e lo scoprirai».<br />
«Tu non mi vorresti», dico, spingendo <strong>il</strong> pensiero con<br />
la mente.<br />
Per un istante soltanto <strong>il</strong> suo volto si sgonfia; poi lui<br />
scuote la testa e ride sommessamente. «Uhm... molto
ene. Re Lucifero sarà contento <strong>del</strong> fatto che ti sei<br />
allenata». Mi afferra per <strong>il</strong> viso con l’altra mano e<br />
schiaccia la sua bocca contro la mia, sfregando le mie<br />
labbra sulle sue zanne. Sono sorpresa <strong>del</strong>la sua forza.<br />
Boccheggio e mi allontano, sentendo un sapore di<br />
sangue, e inciampo nella lampada e sul mucchio di<br />
vestiti sul pavimento, dietro di me, cadendo a terra<br />
sulla schiena.<br />
Lui sogghigna ancora e mi tende una mano. «Dovevo<br />
farlo prima che tu mi facessi cambiare idea».<br />
Mi sollevo e gli tiro un pugno in faccia, ma lui mi<br />
afferra per <strong>il</strong> polso e lo trattiene. «Dov’è Taylor?»,<br />
dico tirando via <strong>il</strong> braccio.<br />
«Non lo so», risponde, dopo una lunga pausa.<br />
«Non è qui?».<br />
Lui esita, e qualcosa di animale gli br<strong>il</strong>la negli occhi.<br />
Mi metto in posizione di lotta, pensando che mi stia<br />
per afferrare di nuovo. Invece, mi sorride quasi<br />
teneramente. «No, non c’è. Da lei abbiamo avuto ciò<br />
che volevamo».<br />
Lancio un ultimo sguardo disperato alle ragazze e<br />
inizio a correre, scansando Andrus. Mi dirigo dritta<br />
alla macchina, col cuore che mi batte in gola. Quando<br />
ci arrivo schiaccio l’acceleratore e sgommo via verso la<br />
città, con la paura di guardarmi dietro.<br />
Durante <strong>il</strong> ritorno ad Haden, chiamo la polizia per dir<br />
loro <strong>del</strong>le ragazze. Poi chiamo Taylor ogni due secondi:<br />
ancora nessuna risposta. Torna a casa, Taylor. Lo<br />
ripeto ad alta voce.<br />
E L<strong>il</strong>i? Cosa ci faceva insieme a Marc?<br />
Luc<br />
L<strong>il</strong>i è sulla porta di casa mia, e ha un aspetto diverso:
più sicuro di sé, in un certo senso. La sua pelle bianca<br />
contrasta nettamente con i capelli neri, tirati indietro<br />
in una coda stretta. Si scosta le ciocche di capelli dal<br />
viso con <strong>il</strong> dorso <strong>del</strong> polso, mostrandomi apertamente<br />
quegli intensi occhi verdi, e mi sorride. «Ehi, Luc.<br />
Frannie è da queste parti?».<br />
Distolgo lo sguardo e apro la porta. «Sta per tornare<br />
dal lavoro. Puoi aspettare qui, se vuoi. Non dovrebbe<br />
tardare molto».<br />
Mi passa accanto, sfiorandomi un braccio, e sono<br />
scosso come se un bisogno profondo mi stesse<br />
attraversando. Me lo scrollo di dosso quando lei passa<br />
oltre. Cammina lentamente verso <strong>il</strong> mio raccoglitore di<br />
CD, scorre un dito tra i titoli e ne prende uno. «Posso<br />
mettere questo?», chiede.<br />
«Sei mia ospite».<br />
Lo mette, poi si accomoda sulla sedia <strong>del</strong>la cucina,<br />
con una gamba ripiegata sotto i glutei.<br />
«Vuoi <strong>del</strong> caffè?», chiedo versandomene una tazza.<br />
«Non bevo tanto caffè, grazie. Allora, sei sicuro che<br />
Frannie stia tornando?»<br />
«Sì».<br />
«Quando?»<br />
«Presto, credo».<br />
La raggiungo al tavolo, e lei mi guarda negli occhi da<br />
sotto le lunghe ciglia scure. «Quindi, che storia c’è tra<br />
te e Frannie, comunque?».<br />
La sua domanda mi coglie di sorpresa. «In che<br />
senso?»<br />
«Non so. Da quanto tempo state... insieme?»<br />
«Tecnicamente... qualche mese».<br />
«Cosa significa quel... “tecnicamente”?»<br />
«La nostra relazione è stata un po’... complicata... al<br />
principio». Sento che le mie labbra stanno sorridendo,<br />
e lascio che si aprano in un grande sorriso.
Drizza un sopracciglio e ricambia <strong>il</strong> sorriso.<br />
«Perché?».<br />
Mi sporgo in avanti, con i gomiti sul tavolo, e avvolgo<br />
le mani intorno alla mia tazza di caffè fumante,<br />
guardandola intensamente. «Non importa. È una<br />
storia vecchia».<br />
«Allora, è lei <strong>il</strong> tuo ideale? Intendo, la ragazza<br />
perfetta per te?».<br />
Il mio sguardo guizza sul suo sorriso furbo e<br />
malizioso. Do una lunga sorsata dalla tazza, sentendo<br />
<strong>il</strong> caffè bruciare mentre scende. «Ci va dannatamente<br />
vicino».<br />
«Questo non è un sì. Cosa cambieresti di lei, se<br />
potessi cambiare qualcosa?»<br />
«Wow...». Questa è diffic<strong>il</strong>e, perché la mia prima<br />
reazione è di dire che vorrei che non avesse lo Sway...<br />
l’Inferno non la starebbe cercando e lei sarebbe al<br />
sicuro. Ma è <strong>il</strong> suo Sway che mi ha reso ciò che sono –<br />
chi sono –, e non scambierei quello che lega me e<br />
Frannie con nulla. Mi immagino <strong>il</strong> suo viso, e un<br />
brivido mi corre dentro. «Niente. Sto modificando la<br />
mia risposta in un sì pieno. Lei è la mia ragazza<br />
perfetta».<br />
Alza le sopracciglia e si avvicina, aggirando <strong>il</strong> tavolo,<br />
per toccarmi una mano, poggiata sulla tazza <strong>del</strong> caffè.<br />
La sua voce è morbida, ipnotizzante. «Davvero...?».<br />
Per un secondo la stanza sembra scint<strong>il</strong>lare, e non<br />
riesco a mettere a fuoco le forme e i suoni, che si<br />
confondono tra loro. L’ultima cosa che vedo<br />
chiaramente, prima che la testa inizi a girarmi, è L<strong>il</strong>i<br />
che si sporge verso di me, con i gomiti poggiati sul<br />
tavolo e una mano sopra la mia, sorridente.<br />
Tiro via la mano dalla tazza, punto un gomito sul<br />
tavolo e chiudo gli occhi, aspettando che <strong>il</strong> senso di<br />
vertigine passi. Ma non passa. Semmai, si intensifica.
Sento una voce debole, come se provenisse da molto<br />
lontano. Inizialmente penso che sia ancora L<strong>il</strong>i, poi mi<br />
rendo conto che è Frannie. Mi sta chiamando. Poi<br />
sento che mi tocca <strong>il</strong> viso. La mia mente inizia a<br />
rischiararsi e guardo in alto.<br />
Frannie è lì, in piedi accanto alla mia sedia. Mi alzo,<br />
tirandola a me. Il mondo si appanna di nuovo, mentre<br />
le sue labbra toccano le mie. Un improvviso<br />
stordimento mi fa ronzare i sensi, e respiro<br />
profondamente per tenermi in piedi. Frannie è tra le<br />
mie braccia e mi stringe più forte. Mi bacia ancora con<br />
forza, più profondamente, sbattendo i denti contro i<br />
miei per l’impeto.<br />
Sento dentro di me degli assaggi di beatitudine,<br />
mentre lei mi spinge all’indietro verso <strong>il</strong> letto. Mi<br />
guarda con <strong>del</strong>le idee maliziose che le danzano negli<br />
occhi luccicanti di color zaffiro. E quando mi strappa<br />
via la T-shirt con un forte strattone, facendola a<br />
bran<strong>del</strong>li, un desiderio primitivo mi infiamma. Il mio<br />
bisogno di stare con lei si fa improvvisamente<br />
straripante e insaziab<strong>il</strong>e. Il suo campo gravitazionale<br />
mi attira verso di lei, e io gemo quando i nostri corpi si<br />
toccano.<br />
«Frannie», ringhio mentre avvolgo le dita tra i suoi<br />
capelli e le spingo la bocca verso la mia, baciandola<br />
con forza. Lei mi morde un labbro, e sento <strong>il</strong> sapore <strong>del</strong><br />
sangue, che aumenta <strong>il</strong> mio desiderio: pura bramosia<br />
animale. Mi spinge con vigore e io barcollo all’indietro,<br />
sul letto. Lei mi salta sopra, mentre tutto inizia a girare<br />
e a confondersi in una nebbia nera.<br />
«Sei mio», dice prima di divorarmi con un <strong>bacio</strong>.
Capitolo 19<br />
Quando cadono gli angeli<br />
Frannie<br />
Chiamo Matt, quando rientro a casa, e lui arriva in<br />
una frazione di secondo, apparendo accanto alla<br />
finestra nella mia camera da letto.<br />
«Dobbiamo trovare Taylor», dico, sembrando senza<br />
fiato, cosa che è abbastanza vera, dato che non sono<br />
riuscita a respirare da quando ho lasciato casa di Marc.<br />
«Potrei essere in grado di aiutarti, ma non c’è niente<br />
che io possa fare per la sua destinazione».<br />
Non posso aver capito bene. «Cosa?».<br />
Lui spalanca gli occhi, poi li abbassa a terra.<br />
«Pensavo che Luc te l’avesse detto».<br />
Le mie gambe vac<strong>il</strong>lano, e fatico a raggiungere <strong>il</strong> letto<br />
prima che cedano. Mi ci butto sopra dalla parte <strong>del</strong>la<br />
testata. «Taylor è... destinata?».<br />
Siccome lui non risponde, lo fisso. «Cosa sta<br />
succedendo, Matt?»<br />
«L’anima di Taylor è destinata all’Inferno, Frannie.<br />
Ha superato <strong>il</strong> limite con Marc. Non c’è niente che tu<br />
possa fare».<br />
Un gemito mi sale nel petto. «Luc...?». La mia gola è<br />
così chiusa che non riesco a respirare. Le stelle<br />
br<strong>il</strong>lano luminose, poi più fioche, poi di nuovo<br />
luminose, nei miei occhi. «Lui lo sapeva?»<br />
«Io...». Sento che esita e mi chiedo perché stia anche<br />
soltanto considerando la possib<strong>il</strong>ità di difendere Luc.
Lo odia. Infine si arrende. «Sì».<br />
Mi alzo in piedi e mi precipito fuori <strong>del</strong>la stanza come<br />
una furia, ignorando mia madre che mi chiama mentre<br />
attraverso impetuosamente <strong>il</strong> soggiorno ed esco dalla<br />
porta principale. Quando sguscio via dal vialetto, sento<br />
Matt in un orecchio. «Cosa stai facendo, Frannie?».<br />
Io mi limito a guardare dritto nel parabrezza, senza<br />
riuscire a trovare parole a causa <strong>del</strong>la rabbia che mi<br />
attanaglia.<br />
Non riesco neanche a ricordare <strong>il</strong> percorso che ho<br />
fatto, mentre giro la chiave nella porta di Luc e apro la<br />
porta di scatto, pronta a saltargli addosso.<br />
Dallo stereo <strong>il</strong> ritmo martellante dei Depeche Mode<br />
mi dice che tutto è Wrong 12 .<br />
E quando do uno sguardo alla stanza, capisco che<br />
hanno ragione.<br />
La prima cosa che noto è <strong>il</strong> reggiseno a fascia nero<br />
che pende dalla testata <strong>del</strong> letto, dove era sempre stato<br />
appeso <strong>il</strong> reggiseno rosso che avevo dato a Luc come<br />
talismano.<br />
E due corpi che si muovono insieme sotto la<br />
trapunta.<br />
Sbianco in viso, e tutto si fa freddo, mentre avanzo<br />
verso la scena: vestiti ammucchiati sul pavimento –<br />
quelli di Luc, e alcuni decisamente più femmin<strong>il</strong>i –, la<br />
chioma di capelli lunghi e scuri sul cuscino, <strong>il</strong> sott<strong>il</strong>e<br />
sentore di vaniglia e limone, misto al più forte odore di<br />
muschio dei corpi caldi.<br />
E non riesco a respirare.<br />
La visione periferica mi si annebbia e mi sento<br />
stordita. Come in trance, avanzo. In quattro passi sono<br />
accanto al letto, e <strong>il</strong> cuore mi si stringe forte nel petto<br />
quando sento <strong>il</strong> sospiro di Luc.<br />
Agguanto la trapunta, la tiro via, e non posso fermare<br />
<strong>il</strong> gemito di sofferenza che mi sfugge dalla gola. È tutto
ciò che riesco a fare per non piegarmi in due, mentre <strong>il</strong><br />
mio stomaco si annoda in una stretta dolorosa.<br />
L<strong>il</strong>i.<br />
«Oddio!». Le parole mi si fermano in gola.<br />
Inciampo all’indietro su Matt, che resta trafitto dalla<br />
scena nel letto. Mi afferra, e le sue dita affondano nelle<br />
mie braccia, sempre più profondamente, finché <strong>il</strong><br />
dolore <strong>del</strong>la sua stretta mi scrolla dallo stupore.<br />
Luc, completamente perso dentro di lei, non sembra<br />
affatto rendersi conto che ci sono degli spettatori. Ma<br />
L<strong>il</strong>i mi dà un’occhiata obliqua, mentre una sfumatura<br />
di sorriso le appare sulle labbra. Prende la testa di Luc<br />
con le mani e lo attira di nuovo a sé.<br />
«No!», grido, solo parzialmente cosciente di averlo<br />
fatto. Mi volto verso Matt, mentre una miriade di<br />
emozioni mi assale. Affondo <strong>il</strong> volto nella sua spalla, e<br />
mi accorgo che sta tremando. Quando mi ritraggo e lo<br />
guardo in faccia, vedo la furia.<br />
Lui mi scansa da un lato e fa un balzo verso <strong>il</strong> letto,<br />
tirando via Luc da L<strong>il</strong>i. «Allontanati da lei, bastardo!».<br />
Luc sbatte le palpebre e sembra come avere problemi<br />
a mettere a fuoco... come se si risvegliasse da un<br />
sogno: quasi incapace di controllare i suoi movimenti.<br />
Guarda L<strong>il</strong>i, poi Matt.<br />
«Alzati, figlio di puttana!», urla Matt.<br />
Luc si scosta da L<strong>il</strong>i e sbatte ancora le palpebre,<br />
corrugando la fronte.<br />
Matt strappa via Luc dal letto per i capelli. «Vai via<br />
da lei!».<br />
Mentre la mia mente sta elaborando quello che<br />
succede, realizzo improvvisamente che Matt sta<br />
lottando per L<strong>il</strong>i: non sta difendendo me. «Matt?».<br />
La sua unica risposta è sbattere Luc a terra e saltargli<br />
addosso, colpendolo a pugni sul viso. Luc alza a
malapena un braccio per difendersi, troppo stordito<br />
per reagire.<br />
Alla fine sembra ritrovare <strong>il</strong> controllo. Sferra un<br />
pugno che fa schioccare indietro la testa di Matt, e<br />
coglie l’occasione per scrollarselo di dosso. Poi si alza<br />
in piedi, con un labbro sanguinante e una guancia che<br />
inizia a gonfiarsi. Mi fissa con la bocca aperta e gli<br />
occhi spalancati: uno sguardo palesemente scioccato.<br />
Ovviamente sono in anticipo. Lui non si aspettava di<br />
essere scoperto. Poi guarda indietro, verso <strong>il</strong> letto.<br />
Verso L<strong>il</strong>i.<br />
Luc<br />
Devo lottare per controllare i miei sensi, mentre<br />
l’<strong>il</strong>lusione tentenna e svanisce. Allora è L<strong>il</strong>i, non<br />
Frannie, che sta adagiata nel mio letto.<br />
Satana, salvami.<br />
Ho le vertigini e sono completamente disorientato,<br />
ma attraverso la nebbia mi rendo conto di cosa ho<br />
fatto. Un grido disperato mi esplode dall’interno.<br />
«No!».<br />
Mi volto ancora verso Frannie. Lei è in piedi,<br />
immob<strong>il</strong>e come una roccia, che si sostiene con una<br />
mano aperta sul tavolo <strong>del</strong>la cucina, con <strong>il</strong> volto<br />
deformato dal dolore. Una lacrima le scivola<br />
lentamente giù da una guancia, e <strong>il</strong> mio cuore si<br />
contrae duramente. Mi inf<strong>il</strong>o i jeans, mentre lei scuote<br />
la testa incredula. «Come hai potuto?». È a malapena<br />
un sussurro.<br />
Faccio un passo in avanti e le tendo una mano.<br />
«Frannie... io non...». Ma non c’è niente che io possa<br />
dire per giustificarmi. Mi passo una mano tra i capelli
e cerco di pensare.<br />
Com’è successo?<br />
Cerco nella mente, ma non c’è nulla. C’è soltanto una<br />
nebbia nera.<br />
Guardo di nuovo L<strong>il</strong>i, sul letto, poi la tazza di caffè<br />
accanto a Frannie, sul tavolo. Brevi scampoli di ricordi<br />
mi appaiono: L<strong>il</strong>i che mi chiede di Frannie, mi tocca la<br />
mano. Poi <strong>il</strong> desiderio sfrenato. Il bisogno animale. La<br />
certezza che, se non avessi avuto Frannie in quel<br />
preciso istante, sarei morto.<br />
Puro e semplice desiderio.<br />
Mi colpisce come una cannonata.<br />
Riesco a malapena a respirare, mentre mi volto verso<br />
L<strong>il</strong>i, seduta sul mio letto. «Tu! Ma cosa sei tu?».<br />
Lei si fa piccola e si ritrae, avvolgendosi nelle<br />
lenzuola, con gli occhi sconvolti e pieni di lacrime.<br />
Improvvisamente mi sento confuso. Voglio incolpare<br />
L<strong>il</strong>i di tutto questo, ma...<br />
Mi giro ancora verso Frannie, che si sta allontanando<br />
verso la porta. «No, Frannie, per favore...».<br />
Lei si volta e corre, proprio mentre Matt mi ributta a<br />
terra, urlando come una Banshee 13 . «Lo sapevo! Ti<br />
ucciderò!».<br />
Mi afferra per i capelli e mi sbatte la testa a terra, e io<br />
sento la sua energia che aumenta. I miei peli si rizzano<br />
quando una scarica elettrostatica sfrigola tra noi due.<br />
Lo scaravento via e mi rialzo in piedi, ignorando <strong>il</strong><br />
palpito alla testa.<br />
Matt è in piedi; la sua luminescenza è quasi<br />
accecante. Attraverso questa, vedo strie di lampi<br />
bianchi scorrergli sulla superficie <strong>del</strong>la pelle, e<br />
improvvisamente un odore di ozono si diffonde<br />
pungente nell’aria. Ruoto su me stesso e corro verso la
porta. Quando sento <strong>il</strong> suo grido straziante dietro di<br />
me, mi predispongo all’urto <strong>del</strong>la sua folgore sulla mia<br />
schiena. Ma non accade.<br />
La luce bianca erompe nella stanza, e per un attimo<br />
sono cieco. Guardo controluce, sollevando un braccio<br />
per proteggermi gli occhi. Quando metto a fuoco, due<br />
figure, ombre nella luminescenza, convergono su Matt.<br />
Dannato Inferno. Angeli vendicatori.<br />
Non è un mito. Davvero sono bellissimi: angelici, di<br />
una magnificenza celestiale tale che mi è impossib<strong>il</strong>e<br />
distogliere gli occhi. Ma anche terrib<strong>il</strong>i, nel senso più<br />
splendidamente orrib<strong>il</strong>e <strong>del</strong> termine: <strong>il</strong> loro unico<br />
intento è distruggere.<br />
Li ho già visti prima, ovviamente, ma non riesco a<br />
controllare <strong>il</strong> terrore che mi sgorga dentro quando<br />
realizzo perché sono qui.<br />
Con le loro ali piumate completamente aperte,<br />
gloriose, discendono rapidamente su Matt, che è in<br />
piedi accanto al letto. Il suo volto è paralizzato in una<br />
smorfia, gli occhi ancora puntati su di me.<br />
L’improvviso, irrefrenab<strong>il</strong>e impulso di proteggerlo dai<br />
vendicatori mi fa avanzare di qualche passo nella<br />
stanza. Ma <strong>il</strong> loro calore freddo brucia, e mi costringe a<br />
indietreggiare.<br />
Matt solleva una mano, e le scint<strong>il</strong>le fremono sulla<br />
superficie <strong>del</strong> suo palmo, accumulandosi verso una<br />
massa critica. «Tu non toccherai mai più L<strong>il</strong>i», ringhia,<br />
ancora concentrato su di me.<br />
Proprio mentre lancia la folgore, volta lo sguardo<br />
verso l’angelo che gli sta discendendo davanti e gli si<br />
spalancano gli occhi. La folgore scagliata dal palmo di<br />
Matt viene assorbita, mangiata viva dall’intensa<br />
luminescenza <strong>del</strong>l’angelo. Un istante dopo Matt grida,<br />
inghiottito anch’egli da quella luce.
Attraverso <strong>il</strong> grido di Matt sento <strong>il</strong> doloroso schiocco<br />
di ossa disarticolate, mentre gli vengono strappate le<br />
ali dal corpo, e per quanto lo voglia, non riesco a<br />
guardare altrove. L’esplosione di un’onda d’urto mi<br />
colpisce, come se fosse scoppiata una bomba, e<br />
barcollo indietro, nel salone. Poi, tanto rapidamente<br />
quanto era comparsa, la luce svanisce e Matt giace<br />
sanguinante sul pavimento.<br />
Matt<br />
Mi sento come se mi risvegliassi da un sogno, e trovo<br />
L<strong>il</strong>i inginocchiata accanto a me, avvolta in un lenzuolo.<br />
Gemo, quando le sue dita mi toccano sul viso, e<br />
quando si sporge per baciarmi mi esplode dentro un<br />
senso di beatitudine. La tiro a me, baciandola più<br />
profondamente, perso nella sensazione di averla<br />
accanto.<br />
Lei mi ricopre <strong>il</strong> viso di baci. «Stai bene?».<br />
Le sorrido, e sento una stretta di frustrazione,<br />
nell’incapacità di ricordare cos’è appena successo.<br />
Ovviamente eravamo insieme: lei è nuda sotto le<br />
lenzuola, ma...<br />
Ed è allora che realizzo che io non lo sono. Indosso i<br />
jeans e la T-shirt. Mi guardo attorno e vedo che siamo<br />
nell’appartamento di Luc, non in quello di L<strong>il</strong>i.<br />
Guardo lateralmente L<strong>il</strong>i, cercando di ricordare.<br />
«Cosa...?».<br />
I suoi occhi si annebbiano, mentre si ritrae dal mio<br />
abbraccio. «Io non volevo».<br />
Mi appare un’immagine. L<strong>il</strong>i. Nel letto di Luc.<br />
Un’altra. Il mio pugno che tocca <strong>il</strong> volto di Luc.<br />
Mi alzo sul pavimento. Appena sono in piedi le mie<br />
gambe tremano. Quasi non riesco a tenere la testa
dritta. I sensi sono intorpiditi; la vista offuscata.<br />
E allora sento qualcosa di caldo che mi sgocciola sulla<br />
schiena. E mi fa male... un dolore pungente e<br />
profondo. Premo la mano sulla T-shirt, sulla schiena, e<br />
mi manca <strong>il</strong> fiato, quando la ritiro bagnata... e rossa.<br />
Sangue?<br />
È impossib<strong>il</strong>e. Gli angeli non sanguinano.<br />
Guardo di nuovo L<strong>il</strong>i. Lei è ancora in ginocchio, con i<br />
capelli color cioccolata sparsi sulle spalle. La rabbia<br />
intensa – ma anche l’intenso desiderio – mi ottunde <strong>il</strong><br />
male alla schiena. Sento soltanto una schiacciante<br />
sofferenza nel cuore quando <strong>il</strong> ricordo, come<br />
un’ondata improvvisa, mi colpisce con tutta la sua<br />
potenza.<br />
«L<strong>il</strong>i?».<br />
Lei si alza, tirandosi dietro <strong>il</strong> lenzuolo. «Io non lo<br />
volevo, Matt, ma non ho avuto scelta...». Una lacrima<br />
le scende sulla guancia, mentre mi fissa con gli occhi<br />
feriti.<br />
La rabbia fredda mi lacera dentro. Avanzo verso di<br />
lei, incerto se colpirla o baciarla, e lei si lancia su di<br />
me, abbracciandomi.<br />
«Per favore, Matt. Mi dispiace così tanto».<br />
Lentamente sollevo le mie mani tremanti e le poggio<br />
sui suoi fianchi. Percepisco perfettamente <strong>il</strong> suo corpo<br />
sotto <strong>il</strong> lenzuolo leggero – l’unica cosa che ci separi –,<br />
mentre lei singhiozza sulla mia spalla. Poi mi guarda<br />
con quei meravigliosi occhi verdi, e <strong>il</strong> desiderio si<br />
diffonde dentro di me. Sento <strong>il</strong> mio stesso gemito,<br />
come quello di un animale che ha bisogno, mentre<br />
premo le mie labbra sulle sue. Ma allora l’immagine di<br />
lei nel letto con Luc mi assale di nuovo la mente, e mi<br />
ritraggo.<br />
«Sei stata a letto con lui».
«Non volevo. Devi credermi. È lui che me l’ha fatto<br />
fare». L’espressione <strong>del</strong> suo volto è tutta sofferenza e<br />
disperazione, e <strong>il</strong> mio bisogno di proteggerla prende<br />
improvvisamente <strong>il</strong> sopravvento.<br />
La tiro ancora a me, pressandola contro le curve <strong>del</strong><br />
mio corpo. «L<strong>il</strong>i», le bisbiglio tra i capelli.<br />
Lei strofina <strong>il</strong> naso sul mio collo. «Non voglio essere<br />
così». Si allontana, ma i suoi occhi mi ipnotizzano.<br />
«Promettimi che resterai con me».<br />
«Resterò con te», faccio io, incapace di dire altro.<br />
«Per sempre», sussurra lei tra le mie labbra.<br />
«Per sempre», ripeto, premendo ancora le labbra<br />
sulle sue.<br />
Sento una fitta nel punto in cui la sua mano mi tocca<br />
sulla schiena, e nella mia mente qualcosa grida<br />
allarme. Ma non riesco a concentrarmi su quello, con<br />
L<strong>il</strong>i così vicina. Le sue labbra tracciano un percorso<br />
morbido e caldo fino al mio orecchio, dove sussurra:<br />
«Ora andrà tutto molto meglio. Tu sei <strong>il</strong> mio angelo».<br />
Mi bacia, lentamente, dolcemente, poi si scosta. «È ora<br />
di andare».<br />
Delle immagini danzano nella mia coscienza<br />
periferica. Sono sfocate, e ho difficoltà a riconoscerle,<br />
ma improvvisamente sono certo che sono importanti.<br />
«Dove?», chiedo, cercando di individuare la ragione<br />
<strong>del</strong> panico che mi cresce nel profondo. Chiudo gli<br />
occhi, sforzandomi di più per ricordare, e la sento<br />
stringersi ancora a me. Quando apro gli occhi <strong>il</strong> suo<br />
viso è a due centimetri dal mio.<br />
«Hai promesso che saresti rimasto con me».<br />
Gli allarmi suonano più forte nella mia testa. «Dove<br />
stai andando?».<br />
Ogni parte di me grida, mentre lei si allontana da me<br />
e sospira. «Ora hai due scelte, Matt. Puoi camminare<br />
senza poteri in mezzo a loro...», dice, accennando
vagamente al mondo con un gesto <strong>del</strong>la mano, «...o<br />
puoi stare con me. Prometti fe<strong>del</strong>tà a re Lucifero, e<br />
potremo avere tutto. Il tuo potere crescerà e sarà più<br />
forte, non ostacolato da quelle antiquate nozioni<br />
celesti sul bene e <strong>il</strong> male. Sarai libero di vendicarti di<br />
chiunque tu voglia. Chiunque ti abbia fatto torto».<br />
L’immagine di Luc – quello che ha fatto a L<strong>il</strong>i – mi si<br />
compatta nella mente, e so che è questo che voglio.<br />
Vendetta. Ma... «Gli angeli non giurano fe<strong>del</strong>tà ad altri<br />
che all’Onnipotente».<br />
Lei mi gira intorno e mi preme una mano sulla<br />
schiena. Me la mette davanti al viso, gocciolante di<br />
sangue. «Non puoi tornare indietro. Niente ali».<br />
E allora <strong>il</strong> resto <strong>del</strong>l’immagine si schiarisce: luce<br />
bianca che mi brucia con un calore freddo. L’umido<br />
schiocco <strong>del</strong>le ossa rotte, e <strong>il</strong> dolore bruciante che mi si<br />
irradia di colpo per tutto <strong>il</strong> corpo.<br />
Vendicatori.<br />
È allora che capisco. Quando <strong>il</strong> significato <strong>del</strong>le sue<br />
parole, i vendicatori, <strong>il</strong> sangue, e la rabbia e <strong>il</strong> desiderio<br />
che sembrano consumarmi si riuniscono in un<br />
pensiero coerente.<br />
Sono caduto.<br />
Vac<strong>il</strong>lo indietro di un passo, mentre <strong>il</strong> senso di colpa,<br />
la preoccupazione e <strong>il</strong> terrore mi sovrastano.<br />
Niente ali.<br />
Me lo aspettavo quando ho baciato L<strong>il</strong>i per la prima<br />
volta, e ancora dopo che sono stato a letto con lei.<br />
Sapevo che stavo giocando col fuoco, quindi perché<br />
sono sorpreso?<br />
Ma sono più che sorpreso. Crollo dentro, quando<br />
l’aspetto terrib<strong>il</strong>e <strong>del</strong>la situazione comincia a svelarsi.
Non posso tornare indietro.<br />
Il lenzuolo le cade, quando scivola di nuovo tra le mie<br />
braccia. «Ho bisogno di te», sussurra con gli occhi<br />
imploranti. «Vieni con me, Matt. Giura lealtà al mio<br />
Signore, e potremo avere tutto».<br />
In quell’istante una sofferta disperazione mi turbina<br />
dentro, mentre comincio a capire. «Quando hai detto<br />
che lui te l’ha fatto fare, non intendevi Luc, non è<br />
vero?».<br />
Lei si irrigidisce tra le mie braccia e scuote la testa.<br />
«No, non Luc. Tu devi capire che io vivo per <strong>il</strong><br />
desiderio. Non posso sopravvivere senza». Si stacca da<br />
me, e sento le mie braccia stringersi di più, per paura<br />
che se ne vada. I suoi occhi verdi si infiammano,<br />
quando guarda nei miei e scorre un dito sulle mie<br />
labbra. «Ma <strong>il</strong> desiderio per un mortale non è<br />
comparab<strong>il</strong>e a quello per te. Potrei vivere per sempre<br />
di desiderio per <strong>il</strong> mio angelo».<br />
Un solo pensiero mi consuma: Lei è mia. Loro non<br />
riusciranno ad averla. Le sue labbra trovano le mie e<br />
mi incendiano. Brucio per lei, che è tutta bisogno e<br />
desiderio. Lei mi bacia più profondamente, e<br />
un’elettricità estasiante mi attraversa come la scarica<br />
di un fulmine caldo. Poi la mia testa inizia a roteare,<br />
mentre <strong>il</strong> mondo materiale, compresa L<strong>il</strong>i, scompare.<br />
Tengo gli occhi chiusi per contrastare <strong>il</strong> senso di<br />
nausea, e mi sento come strappato via e trasportato<br />
nel tempo.<br />
Quando finalmente la sensazione termina e apro gli<br />
occhi, non sono sicuro di dove mi trovo. Non si tratta<br />
di alcun posto in cui sia già stato prima. Una luce<br />
tremolante color indaco f<strong>il</strong>tra da quella che sembra<br />
l’apertura di una grotta; ma questa grotta, quella in cui<br />
mi trovo, non assomiglia a nulla che io abbia già visto.
Le pareti scint<strong>il</strong>lano, o qualcosa <strong>del</strong> genere, ma è come<br />
<strong>il</strong> rovescio di una scint<strong>il</strong>la. Anziché riflettere piccoli<br />
bagliori di luci esterne, le pareti sembrano divorarle<br />
proprio quando queste cercano di erompere<br />
dall’interno. Il terreno è nero e lucido, ma sembra<br />
morbido sotto i miei piedi, come se, muovendomi<br />
troppo velocemente, potessi sprofondarvi dentro. Mi<br />
volto lentamente, guardando ogni palmo <strong>del</strong> posto in<br />
cui mi trovo.<br />
E poi sento l’odore sulfureo: zolfo.<br />
12 Canzone dei Depeche Mode inserita nell’album Sounds<br />
of Universe. “Wrong” in inglese significa “sbagliato”.<br />
13 Creatura leggendaria <strong>del</strong>la mitologia scozzese e<br />
irlandese.
Frannie<br />
Capitolo 20<br />
Il respiro <strong>del</strong>l’angelo<br />
Uscendo dallo spiazzo <strong>del</strong> parcheggio di Luc ho quasi<br />
urtato contro tre macchine parcheggiate, quando l’ho<br />
visto corrermi dietro. Sono schizzata fuori da lì tanto<br />
veloce quanto poteva la Mustang. Arrivata a casa ho<br />
attraversato <strong>il</strong> soggiorno, ignorando i miei genitori, e<br />
ho chiuso la porta <strong>del</strong>la camera da letto alle mie spalle.<br />
Hanno continuato a bussare per l’ultima mezz’ora, due<br />
volte per dirmi che Luc era lì; ma non posso parlare<br />
con loro – o con lui – in questo momento. Devo<br />
pensare.<br />
Mi metto le cuffie, accendo l’iPod per tagliarli fuori e<br />
mi accoccolo sul mio letto, cercando di trovare un<br />
senso a tutto questo. L’immagine di Luc con L<strong>il</strong>i mi si<br />
proietta senza sosta nella mente. La vedo<br />
ripetutamente, e ogni volta mi sembra che un’altra<br />
piccola parte di me muoia.<br />
Mi ha tradito. Pensavo che non potesse succedere.<br />
Per tutto <strong>il</strong> tempo che l’ho voluto lui supponeva di<br />
volere me. Ecco a cosa si riduceva tutta quella<br />
stupidaggine <strong>del</strong>lo Sway. Fondamentalmente mi ha<br />
resa irresistib<strong>il</strong>e.<br />
Ma <strong>il</strong> mio Sway non vale niente. Ora lo so.<br />
Chiudo gli occhi e affondo la faccia nel cuscino.<br />
Quando sento una mano tra i miei capelli non sono<br />
sorpresa. Sapevo che sarebbe stata soltanto questione
di tempo, prima che Kate o qualcuno riuscisse ad<br />
aprire la mia serratura. Ma quando sento <strong>il</strong> profumo di<br />
fresco sole invernale, <strong>il</strong> mio respiro si blocca.<br />
Mi siedo e mi getto tra le braccia di Gabe.<br />
«Mi dispiace, Frannie. Avrei dovuto essere qui».<br />
Il suo respiro tra i miei capelli; la sensazione <strong>del</strong>le<br />
sue braccia... Dio, mi è mancato.<br />
«Avresti dovuto», dico, e lo stringo più forte.<br />
«È colpa mia».<br />
Mi allontano e guardo in quegli incredib<strong>il</strong>i occhi<br />
tristi. E nonostante la sua neve estiva e la calma che<br />
trasmette, la rabbia mi infiamma. «A meno che io non<br />
mi sia sbagliata, e fossi tu quello nel letto con L<strong>il</strong>i, non<br />
vedo come possa essere colpa tua».<br />
«Per quanto io possa odiare dirlo, la responsab<strong>il</strong>ità<br />
non è di Luc. Lui non sapeva quello che stava<br />
facendo».<br />
Il peso <strong>del</strong>la rabbia e <strong>del</strong> tradimento nel mio petto<br />
minaccia di dissolversi in lacrime, ma non mi<br />
permetterò di piangere. «Non difenderlo. Non lo<br />
merita».<br />
«Hai ragione, non lo merita, e mi piacerebbe non<br />
doverlo difendere. Ma la triste verità – questa volta,<br />
comunque – è che davvero non è stata colpa sua. È<br />
stato raggirato».<br />
Lo spingo indietro con forza. «Io l’ho visto, Gabe! Lei<br />
non lo stava costringendo a fare niente». Un lamento<br />
mi sfugge dal petto, quando l’immagine si materializza<br />
di nuovo nella mia mente. Il suo tradimento è come<br />
una pietra ardente nel mio stomaco, e mi scava dentro<br />
un buco rovente. A Luc ho dato tutto: <strong>il</strong> mio cuore, la<br />
mia anima, <strong>il</strong> mio corpo. L’ho amato più di qualsiasi<br />
altra cosa. Se mi avesse amata come avrebbe dovuto,<br />
allora qualunque cosa avesse fatto L<strong>il</strong>i non avrebbe<br />
avuto effetto. La certezza che lui doveva volerla,
almeno un po’, ferisce come un rasoio.<br />
Ma lo sapevo fin dall’inizio, no? Sapevo che <strong>il</strong> vero<br />
amore non esiste. Come un’idiota mi sono concessa di<br />
crederci, e questo è <strong>il</strong> risultato. Un cuore spezzato.<br />
Esattamente quello che mi merito per essere tanto<br />
stupida.<br />
Gabe scuote la testa, un conflitto burrascoso negli<br />
occhi. «Mi dispiace molto». Mi tira ancora sulla sua<br />
spalla e mi sommerge di neve estiva. «Mi sei mancata<br />
così tanto», mi dice tra i capelli.<br />
Io mi allontano e gli passo una mano sul viso. Non<br />
posso credere che sia davvero qui. Lui chiude gli occhi<br />
e sento <strong>il</strong> gemito che gli risuona nel petto, quando gli<br />
premo la mano sopra. È un suono di piacere, ma anche<br />
di sofferenza.<br />
«È per questo che non potrei restare».<br />
«Non andare via di nuovo». Sono leggermente<br />
imbarazzata per come deve essere suonata disperata la<br />
frase, ma è proprio così che mi sento.<br />
Il suo sorriso trema. «No. Ti ho già abbandonata una<br />
volta. Non lo farò ancora. Ho promesso che per te ci<br />
sarei stato sempre, e così sarà».<br />
Le sue parole sono sufficienti a sciogliere in qualche<br />
modo <strong>il</strong> mio nodo allo stomaco. Lui mi accarezza i<br />
capelli mentre, poco a poco, mi r<strong>il</strong>asso.<br />
Fisso quegli occhi, così profondi e pieni di promesse,<br />
e mi tolgono <strong>il</strong> fiato. Dio, è bellissimo. Mi rendo conto<br />
di essermi avvicinata, e che le nostre facce sono ad<br />
appena pochi centimetri di distanza.<br />
Lui mi culla una guancia nella mano e percorre con <strong>il</strong><br />
pollice le linee <strong>del</strong>le mie labbra. Poi chiude gli occhi.<br />
«Ah... se mai ci fosse un mortale per cui sarei disposto<br />
a perdere le ali...».<br />
Cerco di ignorare l’ondata di senso di colpa, ma non<br />
posso. Il mio Sway è assolutamente inut<strong>il</strong>e per
qualunque cosa tranne incasinare le persone. Faccio<br />
un respiro profondo e scuoto la testa. «Tu non mi vuoi<br />
davvero. È soltanto <strong>il</strong> mio stupido Sway. Non è colpa<br />
tua».<br />
Lui sorride, perché non si può mentire a un angelo.<br />
«Ma è colpa mia. Non sono affidab<strong>il</strong>e riguardo a te».<br />
Lui si protende e mi bacia la fronte. Il suo odore di<br />
fresco sole invernale mi avv<strong>il</strong>uppa, e <strong>il</strong> mio cuore ferito<br />
martella nel petto. Gli passo le mani tra le onde<br />
morbide dei capelli color platino e inizio ad avvicinare<br />
<strong>il</strong> suo viso al mio, ma appena prima che le nostre<br />
labbra si tocchino mi fermo.<br />
Il senso di colpa mi stringe <strong>il</strong> cuore in una morsa<br />
dolorosa, quando realizzo cosa sto facendo. Voglio che<br />
lui si perda in me... per scacciare tutto questo. Non<br />
perché io voglia Gabe, ma perché voglio ancora Luc. Il<br />
foro sanguinante nel petto mi sta uccidendo... la<br />
sofferenza è così intensa, ed è fisica. Voglio che smetta.<br />
Gabe può fare questo per me. Ma non è corretto... né<br />
giusto.<br />
Entrambi sobbalziamo quando bussano alla porta.<br />
Mi stacco da Gabe e mi sistemo con le dita i capelli<br />
arruffati. Gabe si alza e va alla finestra, fissando<br />
all’esterno <strong>il</strong> tramonto cangiante.<br />
«Frannie?». Papà chiama attraverso la porta. «Posso<br />
entrare?».<br />
Sento le mie guance arrossire e do uno sguardo a<br />
Gabe. «Uhm... forse più tardi, papà».<br />
Gabe distoglie lo sguardo dalla finestra. «Lascialo<br />
entrare, Frannie».<br />
«No!», bisbiglio.<br />
Lui mi fissa con uno sguardo duro. «Devi lasciarlo<br />
entrare».<br />
«Uh... solo un attimo. Aspetta», mi correggo,<br />
interrogando Gabe con gli occhi. Poi vado alla porta e
giro la chiave.<br />
La porta si apre e papà è lì in piedi, la rabbia che gli<br />
increspa la pelle tra le sopracciglia. Guarda prima me,<br />
poi Gabe.<br />
Mi aspetto che vada su tutte le furie e mi chieda come<br />
sia entrato Gabe, invece dice soltanto: «Cosa sta<br />
succedendo?».<br />
La mia bocca reagisce prima <strong>del</strong> cervello, e inizio a<br />
balbettare. «Niente, papà. Stavamo solo...».<br />
«Sta succedendo di nuovo», dice Gabe con voce<br />
morbida.<br />
La frase mi raggela.<br />
Il volto di papà impallidisce. «Matt...?».<br />
Gli occhi di Gabe sono travagliati, mentre guarda mio<br />
padre. «È caduto, Daniel».<br />
In quell’istante realizzo che papà non sta parlando<br />
con me. I suoi occhi sono puntati su Gabe. E se ho<br />
pensato che la sua espressione fosse dovuta alla<br />
rabbia, ora capisco che si tratta di vera<br />
preoccupazione.<br />
Mi gira la testa, mentre cerco di comprendere. Perché<br />
Gabe sta dicendo di Matt a papà? E da quando Gabe<br />
dà <strong>del</strong> tu a mio padre? Come fanno a conoscersi così<br />
bene? Gabe ha incontrato papà soltanto una volta,<br />
alcuni mesi fa. Sembra che mi sia sfuggito qualcosa di<br />
importante.<br />
Papà si appoggia al montante <strong>del</strong>la porta; Gabe lo<br />
raggiunge e lo tira dentro con una mano sulla spalla,<br />
chiudendola dietro di sé. «Diglielo. Ha bisogno di<br />
sapere».<br />
Si scambiano uno sguardo preoccupato, e papà<br />
guarda di nuovo me, con un’espressione seria. «C’è<br />
qualcosa che devo mostrarti», dice, e inizia a<br />
sbottonarsi la camicetta blu. Se la toglie, esponendo<br />
una maglietta bianca con <strong>il</strong> collo a V.
Ancora sconvolta, mi volto, mentre inizia a sf<strong>il</strong>arsela<br />
dal collo. «Papà, cosa stai facendo?». Mio padre è<br />
molto riservato. Non l’ho mai visto senza almeno una<br />
T-shirt addosso. Anche in spiaggia.<br />
«Voglio che tu veda questo, Frannie... per capire».<br />
Mi volto verso di lui e alzo gli occhi. Le sue spalle<br />
sono rivolte a me, e non posso trattenere l’affanno,<br />
quando me ne accorgo. È tutto ciò che riesco a fare per<br />
non sollevare la mano e toccare le cicatrici bianche e<br />
nodose che coprono entrambe le scapole.<br />
«Oh mio Dio! Cos’è successo?».<br />
Lui dà un’occhiata da sopra una spalla, quindi seguo<br />
<strong>il</strong> suo sguardo. Gabe è accanto alla finestra, ma non è<br />
in piedi: è sospeso per aria. Non indossa più la<br />
maglietta, e un paio di immense ali bianche gli sono<br />
spuntate sulla schiena. Non mi aveva mai mostrato le<br />
sue ali, prima, e ora capisco perché. Sono incredib<strong>il</strong>i.<br />
Hanno <strong>del</strong>le piume, ma nulla di sim<strong>il</strong>e a quello che<br />
avrei potuto immaginare... niente a che vedere con<br />
quei ridicoli dipinti che si trovano nelle chiese o roba<br />
<strong>del</strong> genere. Le piume sembrano fatte di pura energia...<br />
luce bianca.<br />
Come in trance, cammino fino a Gabe. Mi sollevo per<br />
toccare la sommità <strong>del</strong>le sue ali, ma lui mi prende per<br />
un polso e lo trattiene. Nei suoi occhi vedo che è<br />
combattuto, ma infine si porta la mia mano sul viso e<br />
mi bacia <strong>il</strong> palmo. Poi mi lascia andare e annuisce.<br />
Quando le mie dita sfiorano le piume, sento<br />
l’elettricità fremere sulla superficie <strong>del</strong>la mia pelle.<br />
Istantaneamente la sua intera conoscenza, tutto ciò<br />
che ha visto, mi scorre dentro e tutto si fa nero.<br />
Quando mi sveglio, sono sdraiata sul mio letto. Gabe<br />
è seduto accanto a me e mi tiene per mano. Ha indosso<br />
la sua vecchia T-shirt blu. Mio padre cammina avanti e
indietro alle sue spalle, di nuovo con la maglietta.<br />
Chiudo gli occhi e cerco di ricordare cosa sia successo<br />
appena prima. Ho visto tutto nero. Papà... cicatrici.<br />
Gabe... ali.<br />
I miei occhi si spalancano e puntano papà, mentre mi<br />
siedo. «No!».<br />
Lui sembra un po’ triste. «Mi dispiace, ma è così».<br />
«Tu sei un angelo?»<br />
«No. Ma una volta lo ero».<br />
Lo guardo minacciosa. «Cosa significa, poi, questo...<br />
una volta lo eri?»<br />
«Sono caduto, Frannie. Molto tempo fa».<br />
Mi nascondo <strong>il</strong> viso tra le mani. «Oh mio Dio!». Poi<br />
mi sovviene qualcosa e lo guardo di nuovo. «Tu sei<br />
veramente mio padre?».<br />
Sorride rassicurante. «Sì, sono tuo padre».<br />
Resto seduta per un secondo, fissando <strong>il</strong> vuoto, e<br />
cerco di mettere a fuoco la situazione. Mi si appanna la<br />
vista; poi si fa scuro. Quando mi rendo conto che sto<br />
respirando troppo velocemente e che mi si stanno<br />
addormentando le punte <strong>del</strong>le dita, faccio un respiro<br />
profondo, con <strong>il</strong> timore di svenire ancora. «Dunque,<br />
questo cosa fa di me...? Di tutti noi?». Non riesco a<br />
riprendere fiato dopo queste parole.<br />
«Neph<strong>il</strong>im», interviene Gabe. «Tu e tutte le tue<br />
sorelle».<br />
I miei occhi si spostano su di lui. «Non capisco».<br />
Gabe mi stringe la mano. «Siete umane soltanto per<br />
metà, Frannie. Tutte voi».<br />
«Ancora non capisco cosa significhi». Mi appoggio<br />
alla testata <strong>del</strong> letto, improvvisamente sicura che mi<br />
sentirò male.<br />
La mano di Gabe mi scorre sulla schiena. «I<br />
Neph<strong>il</strong>im sono i figli degli angeli caduti e dei loro<br />
partner mortali. Tua madre è mortale; tuo padre è un
angelo. La maggior parte dei Neph<strong>il</strong>im sono mortali,<br />
ma possono ereditare doni speciali dai loro genitori<br />
immortali... quali una forza eccezionale, la<br />
chiaroveggenza, o altre capacità più esoteriche».<br />
«Come lo Sway». Non è una domanda.<br />
Gabe annuisce lentamente, guardandomi prudente.<br />
«Che mi dici <strong>del</strong>le mie sorelle?».<br />
Gabe intreccia le dita con le mie. «Sono tutte speciali,<br />
ognuna a suo modo».<br />
Penso a Grace, al modo in cui sembra vedermi<br />
dentro. «Quindi, hanno degli angeli custodi anche<br />
loro?»<br />
Papà scuote la testa. «Non ne hanno bisogno, al<br />
momento».<br />
Incrocio le gambe e mi siedo in capo al letto,<br />
sentendo <strong>il</strong> gelo <strong>del</strong>la paura farsi breccia dentro di me.<br />
«Non ne ho più uno neanch’io, non è vero?».<br />
Gabe mi fissa, ma non risponde.<br />
Le lacrime mi pungono gli occhi. «È colpa mia.<br />
Volevo che Matt avesse una vita».<br />
«Non è colpa tua, Frannie». Gli occhi di Gabe si<br />
rivolgono a papà. «Matt non è <strong>il</strong> primo angelo a<br />
perdere le ali per L<strong>il</strong>ith», dice con la voce grave.<br />
«L<strong>il</strong>ith? Intendi L<strong>il</strong>i?».<br />
Guardo papà e vedo una lacrima scendergli su una<br />
guancia.<br />
«Papà?»<br />
«Io ero come Matt», dice.<br />
«Come Matt», sussurro praticamente a me stessa.<br />
«Vuoi dire un angelo custode?».<br />
Annuisce.<br />
«Cos’è successo?»<br />
«Mi sono lasciato... distrarre».<br />
«Da L<strong>il</strong>i», dico, facendo combaciare i pezzi. «Che<br />
cos’è lei?».
Papà prende la sedia <strong>del</strong>la scrivania e la tira accanto<br />
al letto, sedendosi di fronte a me, con i gomiti sulle<br />
ginocchia. Si sostiene la testa, come se fosse troppo<br />
pesante da tenere sollevata. «Lei è la prima donna: la<br />
prima moglie di Adamo».<br />
«Quell’Adamo?».<br />
Lui punta gli occhi nei miei e annuisce. «Le cose non<br />
andarono bene tra loro, e lei fu bandita dall’Eden».<br />
«Stai scherzando».<br />
«Mi piacerebbe», dice Gabe.<br />
«Quindi, lei è un demone?».<br />
Continuo a pensare che debba essere uno scherzo,<br />
ma <strong>il</strong> volto di Gabe è tremendamente serio. «Lei è un<br />
demone, ma non lo è».<br />
Lo guardo soltanto, e scuoto la testa, con la<br />
frustrazione che mi ribolle dentro, cercando di trovare<br />
una soluzione a tutto questo.<br />
«Tecnicamente è ancora umana», dice lui, «ma si è<br />
abbassata al livello di demone».<br />
Papà mi prende la mano ed emette un sospiro. «È<br />
una storia davvero lunga, ma è sufficiente dire che Eva<br />
non fu l’unica con cui Satana ebbe dei rapporti. L<strong>il</strong>ith<br />
è, in sostanza, la Sua regina... la Sua consorte terrena.<br />
Fondamentalmente, lei è <strong>il</strong> succubo originale».<br />
Quando parlo, la frustrazione è evidente nella mia<br />
voce. «Allora come è possib<strong>il</strong>e che Matt non sapesse<br />
che lei era un demone? Si presume che gli angeli<br />
conoscano queste cose».<br />
La cosa non quadra ancora. Lei è stata bandita<br />
dall’Eden... «Ma questo, cioè... è trascorsa un’eternità<br />
da quando è successo. Se lei non è realmente un<br />
demone, come può essere ancora viva?».<br />
Papà mi fissa di nuovo. «Lucifero ha slegato la sua<br />
anima. Lei è libera: libera di muoversi tra i suoi ospiti<br />
mortali. Può possedere chiunque sia già destinato
all’Inferno. Ha soltanto bisogno di toccarli per<br />
trasferirsi».<br />
Mi premo una mano sul volto, perché non riesco a<br />
guardare Gabe, quando domando: «Cosa vuole da<br />
Luc?».<br />
Sento Gabe sospirare, ma non guardo. «Sono certo<br />
che <strong>il</strong> suo obiettivo sei tu. Se riesce a smantellare la tua<br />
rete di protezione, sei vulnerab<strong>il</strong>e... un bersaglio più<br />
fac<strong>il</strong>e».<br />
L’immagine di Luc... e di Matt...<br />
Si sarebbero uccisi l’un l’altro.<br />
«Cosa succederà a Matt?».<br />
Gabe si siede sul letto, accanto a me, e la sofferenza<br />
nella sua voce è inequivocab<strong>il</strong>e. «È caduto. Non c’è più<br />
posto per lui in Paradiso». Poi si irrigidisce<br />
leggermente e aggiunge: «È colpa mia. L’ho messo in<br />
una condizione per cui non era pronto. Suppongo di<br />
aver pensato... Non so...». Si sporge più vicino. «Ma <strong>il</strong><br />
fatto <strong>del</strong>le ali... può succedere a ognuno di noi». La sua<br />
voce è bassa: soltanto per me.<br />
Guardo papà. «Quindi, com’è possib<strong>il</strong>e che tu sia...<br />
qui, suppongo? Come puoi essere mio padre? Non è<br />
così che Lucifero è diventato <strong>il</strong> diavolo? Il primo<br />
angelo caduto?».<br />
«È così. Ma abbiamo tutti <strong>del</strong>le alternative».<br />
Un barlume di speranza <strong>il</strong>lumina <strong>il</strong> buio <strong>del</strong>la mia<br />
disperazione. «Allora Matt potrebbe essere a posto?<br />
Riavere le sue ali?».<br />
La tristezza negli occhi di Gabe, quando risponde,<br />
uccide quella speranza. «Non c’è nulla che renda<br />
Lucifero più felice che collezionare angeli caduti. Li<br />
considera dei disertori: valgono di più <strong>del</strong>le anime<br />
terrene».<br />
«Quando sono caduto», riprende papà, «ho dovuto<br />
scegliere, come tutti noi, se unirmi ai Grigori e restare
sulla Terra tra i mortali, pressoché senza poteri, o<br />
cadere definitivamente all’Inferno. Lui ci tenta<br />
offrendoci la possib<strong>il</strong>ità di mantenere <strong>il</strong> nostro potere,<br />
di viaggiare tra le dimensioni: tutto».<br />
La mia mente vortica e non riesco a tenere <strong>il</strong> f<strong>il</strong>o dei<br />
miei pensieri. Scuoto la testa e assumo un’espressione<br />
corrucciata, cercando di concentrarmi. «I Grigori?».<br />
Papà sospira e mi fissa negli occhi. «Non tutti gli<br />
angeli che cadono scelgono <strong>il</strong> male. I Grigori sono<br />
coalizioni di angeli caduti che vivono tra i mortali per<br />
proteggere l’umanità. È <strong>il</strong> nostro compito. La nostra<br />
penitenza e la nostra redenzione». Guarda altrove,<br />
verso Gabe. «E la nostra unica speranza di<br />
guadagnarci nuovamente le ali».<br />
Qualcosa di freddo e oscuro mi serpeggia dentro,<br />
facendomi rabbrividire. «Cosa pensi che farà Matt?».<br />
Papà scuote la testa. «Non lo so, Frannie. Suppongo<br />
che dipenda da quanto è in collera. Essere privati <strong>del</strong>le<br />
proprie ali... è vissuto come un tradimento. La maggior<br />
parte di quelli che perdono le ali non riesce a ragionare<br />
con lucidità, ovviamente, o non ci troveremmo in<br />
questa situazione».<br />
«Quindi lui è... andato. Hanno fatto questo per<br />
arrivare a me», dico, consolidando nella mia mente <strong>il</strong><br />
fatto che ne sono responsab<strong>il</strong>e.<br />
Gabe ha un’espressione ferita, quando annuisce.<br />
Non c’è via di scampo. Sono maledetta. Tutti intorno<br />
a me – tutti quelli a cui tengo – vengono colpiti.<br />
E non finirà mai.<br />
Mi sento come se stessi soffocando. Mi alzo dal letto,<br />
e così fa Gabe. Lui fa per prendermi tra le sue braccia,<br />
ma io lo allontano. «Ho davvero bisogno di stare un<br />
po’ di tempo da sola per pensare».<br />
Lui indietreggia e mi fissa negli occhi. Sono certa che
sta cercando di carpire dei pensieri dalla mia mente, e<br />
sono troppo stanca per occuparmene.<br />
Infine annuisce. «Sarò fuori dalla porta, se hai<br />
bisogno di me».<br />
Abbraccio papà, poi cammino verso la finestra e<br />
guardo fuori, ai rami <strong>del</strong>la quercia che osc<strong>il</strong>lano nel<br />
vento <strong>del</strong> temporale estivo imminente. Sento lo scatto<br />
<strong>del</strong>la porta che si chiude dietro di me, mentre resto in<br />
piedi ad ascoltare le raffiche di vento che scuotono <strong>il</strong><br />
vetro <strong>del</strong>la finestra. Dopo averla aperta, tolgo la grata e<br />
mi appoggio al davanzale, sentendo la pioggia fresca<br />
punzecchiarmi le guance. Quando riesco a respirare di<br />
nuovo, mi asciugo la pioggia dal viso con le mani, mi<br />
allontano dalla finestra e mi volto, aspettandomi di<br />
essere sola nella stanza. Ma <strong>il</strong> nonno sta appoggiato al<br />
muro accanto alla porta, guardandomi di traverso con<br />
gli occhi angosciati.<br />
Corro attraverso la stanza.<br />
Lui mi avvolge in un abbraccio. «Tua madre mi ha<br />
chiamato e mi ha detto cos’è successo». Scuote la<br />
testa. «Dunque, si è scoperto che lui era <strong>il</strong> diavolo,<br />
dopo tutto».<br />
La sua voce vibra dentro di me, mentre mi confondo<br />
col suo petto, respirando <strong>il</strong> dolce odore di fumo di pipa<br />
che ha addosso.<br />
«Avrei dovuto fare qualcosa», dice, allisciandomi i<br />
capelli bagnati con la mano <strong>del</strong>icata. «Pensavo di<br />
vedere me stesso in lui, ma avrei dovuto sapere».<br />
Inizio a versare lacrime... per me, per Matt, per<br />
Taylor. Non vorrei che una sola di queste fosse per<br />
Luc, ma ce ne sono. Scorrono a fiumi sul mio viso,<br />
mentre l’immagine di Luc e L<strong>il</strong>i si riaffaccia<br />
prorompente. Ho una fitta al petto, quando <strong>il</strong> ricordo<br />
mi si avvolge intorno al cuore e stringe con forza.<br />
Respiro per contrastarlo. «Lo amavo, nonno». È a
malapena un sussurro, come se non riuscissi ad<br />
ammetterlo ad alta voce.<br />
«Lo so», dice con la voce tremula. Poi mi stringe di<br />
più e mi trattiene, mentre piango. Quando smetto, mi<br />
stacco dalla sua spalla e lui mi asciuga le lacrime con <strong>il</strong><br />
pollice, proprio come quando ero piccola. «Dormi un<br />
po’, e penseremo a tutto questo domani».<br />
A sentir nominare <strong>il</strong> dormire, mi rendo conto di<br />
essere esausta. «Bene».<br />
Lui mi guarda ancora un momento, e riesco a vedere<br />
la sofferenza nei suoi occhi. «Guarire un cuore<br />
infranto richiede <strong>del</strong> tempo, ma ce la farai, Frannie. Te<br />
lo prometto».<br />
Annuisco, mentre un’altra lacrima mi cade dalle<br />
ciglia.<br />
Quando esce nel corridoio e chiude la porta mi<br />
cambio e mi preparo per andare a letto. Scivolo sotto<br />
le lenzuola e mi sto quasi per addormentare, quando le<br />
prime immagini <strong>del</strong>l’incubo mi risvegliano di<br />
soprassalto.<br />
Taylor.<br />
Nel giro di alcuni minuti ho perso sia Luc che Matt.<br />
Taylor non la perderò.<br />
Raggiungo <strong>il</strong> telefono e scrivo a Taylor: TAYLOR È IN<br />
CASA?<br />
NO, è la semplice risposta.<br />
Il cuore affaticato mi dà una fitta. Mi metto <strong>il</strong><br />
telefono sul petto e ruoto su un fianco.<br />
E guardo fuori <strong>del</strong>la finestra.<br />
E prego.<br />
Poiché è l’unica cosa che mi viene in mente di fare.
Frannie<br />
Capitolo 21<br />
Fiamme <strong>del</strong>l’Inferno<br />
Mi sveglio ansimando dall’incubo e sento <strong>del</strong>le<br />
braccia forti che mi cingono, tenendomi stretta a un<br />
corpo possente alle mie spalle.<br />
«Luc», sussurro. Ma prima di aver terminato, so che<br />
non si tratta di Luc – a causa <strong>del</strong>l’incubo... E non è<br />
odore di cannella quello che sento. L’aroma che mi<br />
circonda, come una nuvola fluttuante, è la neve estiva<br />
di Gabe.<br />
Così come ogni notte, durante le ultime tre<br />
settimane.<br />
«Va tutto bene, Frannie. Sono io. Sono qui».<br />
Come sempre, quando sprofondo in Gabe, sento <strong>il</strong><br />
terrore e l’angoscia che iniziano a svanire, come la<br />
nebbia con una raffica di vento, ma non c’è nulla che io<br />
possa fare per <strong>il</strong> dolore sordo al petto. «Grazie».<br />
Lui mi scosta i capelli dal viso con un dito e mi bacia<br />
un orecchio.<br />
Mi giro sulla schiena e guardo verso l’alto, nei suoi<br />
occhi blu, lucenti nella camera buia. «Finirà mai tutto<br />
questo?»<br />
«Diventerà più fac<strong>il</strong>e».<br />
Mi concedo di credere alla bugia, poiché peggio non<br />
può andare, e Gabe non sa che sta mentendo.<br />
«È solo che sento che sta andando tutto a rotoli.<br />
Taylor sta con quel demone. Non vuole neanche
parlarmi. Matt è andato. E Luc...». Faccio una smorfia,<br />
e un gemito ferito erompe da qualche parte dentro di<br />
me. Dio, fa ancora male che l’unica cosa che vedo<br />
quando penso a lui è L<strong>il</strong>i nel suo letto.<br />
Nella pallida luce argentea <strong>del</strong>la luna vedo <strong>il</strong> volto di<br />
Gabe rabbuiarsi. «La troverò, Frannie. Non<br />
permetterò che lei ti faccia ancora <strong>del</strong> male».<br />
So che con “lei” intende L<strong>il</strong>ith, e odio percepire <strong>il</strong><br />
senso di colpa nella sua voce. Quello che è successo<br />
non è stata colpa sua. Ma non voglio pensare a lei in<br />
questo momento. Fisso <strong>il</strong> soffitto. «Cosa possiamo fare<br />
per la destinazione di Taylor?»<br />
«Penseremo a qualcosa».<br />
Sprofondo nell’abbraccio e lascio che la sua<br />
tranqu<strong>il</strong>lità mi si riversi addosso, cercando di spegnere<br />
la mente. Mi fa sempre stare meglio essere tra le<br />
braccia di Gabe, e più gli sono vicina, più sento la sua<br />
serenità e <strong>il</strong> suo amore. È come se fosse ciò di cui è<br />
fatto. Il battito <strong>del</strong> mio cuore aumenta di nuovo,<br />
quando ricordo la sensazione dei suoi baci: l’unica vera<br />
pace che io abbia mai provato.<br />
Lui si irrigidisce tra le mie braccia e io realizzo che,<br />
ancora una volta, i miei pensieri mi hanno tradito.<br />
«Non preoccuparti. Sei libero». Gli faccio un debole<br />
sorriso.<br />
«Frannie, sai che farei qualunque cosa per te, ma in<br />
questo preciso momento quel “qualunque cosa”<br />
implica che ho bisogno <strong>del</strong>le mie ali. Senza, ti sono<br />
inut<strong>il</strong>e». Mi offre un sorriso triste. «Ma resistere al tuo<br />
Sway è proprio dannatamente diffic<strong>il</strong>e... soprattutto<br />
perché in realtà non voglio».<br />
«Quindi vuoi che io smetta di desiderarti?», concludo<br />
per lui.<br />
Lascia cadere la testa sul cuscino. «Questo<br />
aiuterebbe».
Mi allontano da lui. «Allora, forse, non dovresti<br />
trascorrere tutto questo tempo nel mio letto».<br />
Lui ride sommessamente e la luce <strong>del</strong>la luna sfiora la<br />
sua sagoma, che così sembra br<strong>il</strong>lare. O forse è<br />
davvero luminescente. Chissà? «Ma mi piace stare<br />
qui».<br />
Non riesco a respirare, quando un’improvvisa<br />
schiacciante ondata di disperazione mi colpisce al<br />
pensiero che se ne vada. «Bene. Resta».<br />
«Sempre». Poi mette un dito sulle mie palpebre e le<br />
chiude. «Dormi», dice. Ma anche nella sicurezza <strong>del</strong>le<br />
sue braccia, passa molto tempo prima che ci riesca.<br />
Il telefono sul mio comodino squ<strong>il</strong>la, svegliandomi di<br />
soprassalto. Il viso di R<strong>il</strong>ey mi sorride dallo schermo.<br />
«Passo a prenderti tra un’ora», dice, quando porto <strong>il</strong><br />
telefono all’orecchio.<br />
«Per cosa?»<br />
«Vieni in città con me. C’è l’orientamento alla State.<br />
Taylor doveva venire, ma...».<br />
«Sta trascurando l’orientamento?». Il mio cuore<br />
sobbalza. Era così eccitata dall’idea <strong>del</strong> college. Se non<br />
le importa neanche più di quello...<br />
Lei esita e la sento gemere. «Sta trascurando tutto.<br />
Allora, verrai?»<br />
«Oh, Ry, non sono proprio in vena».<br />
«Hai bisogno di uscire di casa, e io non voglio andare<br />
da sola».<br />
«Che ne dici di Trevor?»<br />
«Hanno degli impegni di famiglia», dice, dopo una<br />
pausa.<br />
«Impegni di famiglia?». Mi tiro su nel letto, e<br />
attorciglio un dito nel lenzuolo. «Con Taylor?».<br />
Lei esita ancora. «Per Taylor, in realtà. Una specie di<br />
mediazione. C’è quel counselor che viene: quello che
avevano visto dopo che suo padre... lo sai».<br />
Quella famiglia ne ha passate molte: <strong>il</strong> tentato<br />
suicidio di suo padre, e ora questo. Ma <strong>il</strong> mio stato<br />
d’animo migliora al solo pensiero che qualcuno sta<br />
aiutando Taylor. Forse, se si riprende, starà alla larga<br />
da Marc e io potrò aiutarla.<br />
«L’hai vista?»<br />
«Solo un paio di volte. Non è praticamente mai a<br />
casa».<br />
«Come ti sembra che stia?».<br />
Stavolta la sento tirare su col naso, mentre esita<br />
ancora una volta prima di dire: «Male. Veramente<br />
male». Poi tira di nuovo su col naso e si schiarisce la<br />
gola. «Allora passo a prenderti tra un’ora».<br />
Luc<br />
Il portiere leggermente calvo si appoggia alla sedia<br />
<strong>del</strong> suo ufficio, con i piedi sulla scrivania in disordine<br />
dietro al bancone, la faccia immersa in un giornalino a<br />
fumetti.<br />
Nell’altra mano tiene un Big Mac, con la salsa Special<br />
che gli gocciola sul davanti <strong>del</strong>la camicetta. Resto dalla<br />
mia parte <strong>del</strong> bancone per un minuto intero, in attesa<br />
che si accorga di me, prima di schiarirmi la gola.<br />
Lui tira fuori la testa dal fumetto. «Desidera?».<br />
Sbatto un fascio di banconote sul bancone. «Stanza<br />
sei. Un’altra settimana».<br />
Si alza, e quando mi volto per andar via lo vedo<br />
intascare <strong>il</strong> denaro con la coda <strong>del</strong>l’occhio.<br />
Una volta fuori sulla strada, vago senza una meta,<br />
anonimo nella moltitudine di professionisti e turisti. È<br />
la prima volta, durante le tre settimane da quando sto<br />
qui, che mi sono sentito spinto ad avventurarmi oltre <strong>il</strong>
negozio di casalinghi dall’altra parte <strong>del</strong>la strada. Per<br />
lo più, sono semplicemente rimasto sdraiato sul letto<br />
duro come un sasso nella camera ammuffita <strong>del</strong>l’hotel,<br />
tremando e fissando <strong>il</strong> soffitto, sentendomi come un<br />
tossicodipendente che cerca di smettere, e tentando di<br />
lottare contro l’impulso di tornare ad Haden. Da<br />
Frannie: la mia droga.<br />
Ma non posso assolutamente tornare indietro. Era<br />
tutta una bugia: una meravigliosa <strong>il</strong>lusione. Per quanto<br />
lo desideri, non posso essere quello di cui lei ha<br />
bisogno.<br />
Almeno <strong>il</strong> mio Schermo sembra ancora intatto.<br />
L’ultima volta che ho visto Rhenorian, era seduto nella<br />
sua Lincoln. È stato tre settimane fa, appena prima di<br />
rassegnare a Mavis le mie dimissioni e sfuggire dalla<br />
porta sul retro. Il giorno dopo che...<br />
Mi si ritorce dolorosamente l’intestino, al ricordo.<br />
Ma Gabriel è tornato. Sono andato via appena l’ho<br />
saputo con certezza. Frannie è al sicuro, e lo sarà<br />
fintanto che resterà con Gabriel, e alla larga da me. Se<br />
c’è una cosa di cui sono certo, è che lui farà più<br />
attenzione di Matt.<br />
Cammino nella nebbia, zigzagando attraverso la<br />
massa di pedoni che si accalcano nelle umide strade<br />
estive di Boston. Non so davvero bene dove sto<br />
andando, e in fondo non mi interessa. La mia mente è<br />
concentrata sull’elaborazione <strong>del</strong> resto <strong>del</strong> piano. Non<br />
posso avvicinarmi in alcun modo a Frannie, ma posso<br />
ancora aiutarla. Con Gabriel che veglia su di lei, sono<br />
libero di cercare L<strong>il</strong>ith: di trovare un modo per<br />
fermarla. Devo soltanto capire come.<br />
Infine, mi fermo a mangiare una salsiccia affumicata<br />
da un carretto ambulante vicino a Fanway Park, anche<br />
se non ho fame, e mastico senza pensare, mentre<br />
riprendo a camminare.
All’edicola, diversi titoli catturano i miei occhi.<br />
Ancora violenza e morti in Medio Oriente; test<br />
nucleare in Corea <strong>del</strong> Nord. Sta crescendo più<br />
rapidamente di quanto avremmo mai sperato.<br />
Scatto, quando realizzo che mi sono appena incluso<br />
in un collettivo “noi” infernale, e cerco di far finta di<br />
non aver appena sentito un’emozione scorrermi<br />
dentro, alla prospettiva <strong>del</strong>la morte e <strong>del</strong>la distruzione<br />
incombenti.<br />
Distolgo gli occhi dai titoli dei giornali e svolto<br />
l’angolo per tornare indietro al mio hotel.<br />
E sbaglio.<br />
Frannie e R<strong>il</strong>ey stanno salendo le scale <strong>del</strong>l’uscita<br />
dalla stazione Kenmore Square <strong>del</strong>la T.<br />
Mi appoggio a un edificio di mattoni lì vicino,<br />
sentendo le vertigini, e mi fermo un secondo per<br />
riprendere <strong>il</strong> controllo. Quando torno in me, punto gli<br />
occhi indietro, verso la stazione <strong>del</strong>la metropolitana.<br />
Non ci sono più.<br />
Un attimo di panico mi radica sul posto, ma mi<br />
costringo ad avanzare. Cammino fino alla fine<br />
<strong>del</strong>l’isolato tanto rapidamente quanto possono le mie<br />
gambe malferme, e sbircio dietro l’angolo. Un sospiro<br />
di liberazione mi solleva <strong>il</strong> petto, quando le vedo<br />
allontanarsi lentamente lungo la strada: R<strong>il</strong>ey con <strong>il</strong><br />
braccio intorno a Frannie, come se avesse bisogno di<br />
sostenerla.<br />
Questo è stupido... e pericoloso. C’è una ragione per<br />
cui ho preferito non tornare ad Haden.<br />
Ma <strong>il</strong> mio corpo si rifiuta di sottomettersi alla<br />
ragione. Mantenendo la distanza, le seguo. C’è<br />
talmente tanta gente in strada che a volte le perdo di<br />
vista nella folla, e quando succede, l’angoscia mi<br />
spinge a muovermi più rapidamente... ad avvicinarmi.<br />
E più mi avvicino, più lo sento... <strong>il</strong> fremito
<strong>del</strong>l’elettricità calda sotto la pelle.<br />
Infine, si dirigono lentamente da Starbucks. Si<br />
fermano davanti alla porta, e io scivolo dietro un<br />
p<strong>il</strong>astro di mattoni a pochi passi di distanza,<br />
sbirciando cautamente dietro l’angolo.<br />
«Ci vediamo di nuovo qui dopo l’incontro di<br />
orientamento», dice R<strong>il</strong>ey. Frannie mi sta di schiena, e<br />
R<strong>il</strong>ey le tiene entrambe le spalle, parlandole dritto in<br />
faccia, come se temesse che Frannie possa non sentire.<br />
«Starai bene?».<br />
Frannie annuisce.<br />
R<strong>il</strong>ey le stringe la mano e procede lungo la strada,<br />
allontanandosi da me. Frannie rimane semplicemente<br />
lì per un lungo minuto, e devo lottare per impedire che<br />
le mie gambe mi portino da lei. Un gruppo di uomini<br />
d’affari si imbatte in lei entrando da Starbucks, e<br />
Frannie li segue attraverso la porta aperta.<br />
Attendo diversi minuti, combattendo contro l’ultimo<br />
scampolo <strong>del</strong> mio senso pratico. Dovrei voltarmi e<br />
andar via. So che sarebbe l’unica cosa sicura da fare.<br />
La sola cosa intelligente.<br />
Ma, Satana mi salvi, ho bisogno di vedere <strong>il</strong> suo viso.<br />
Per essere sicuro che sta davvero bene.<br />
Quando mi passa accanto <strong>il</strong> gruppo successivo che<br />
entra, li seguo.<br />
Frannie è seduta da sola a un tavolo sul retro, con le<br />
mani avvolte intorno a una tazza di caffe fumante<br />
dimenticato, ed è chiaro che decisamente non sta<br />
bene. Respiro per contrastare la pressione schiacciante<br />
nel petto, quando <strong>il</strong> mio cuore cerca di collassare su se<br />
stesso.<br />
I suoi occhi infossati sono vuoti e fissano <strong>il</strong> nulla...<br />
non c’è vitalità in quel volto bellissimo e tragico.<br />
Sono passate tre settimane, e lei è ancora<br />
perseguitata da quello che le ho fatto. Il mio
tradimento.<br />
Sono trafitto dal senso di colpa, e cerco soltanto di<br />
tenermi dritto in piedi, quando mi rendo conto, troppo<br />
tardi, che Frannie ha abbandonato la sua tazza sul<br />
tavolo, e <strong>il</strong> profumo pungente di catrame – la sua<br />
disperazione – la precede mentre cammina proprio<br />
verso di me.<br />
Mi ha visto?<br />
Terrorizzato, mi proietto nel corridoio dietro di lei,<br />
che esita per un secondo, poi cammina più veloce<br />
uscendo dalla porta.<br />
E allora me ne rendo conto: mi sono proiettato.<br />
Il peso <strong>del</strong>la mia stessa disperazione mi impedisce di<br />
respirare, quando ne comprendo <strong>il</strong> senso: tutto quello<br />
che significa. Crollo addosso al muro per evitare di<br />
cadere in avanti, e vi premo la fronte contro, mentre<br />
annaspo per l’aria di cui non ho bisogno.<br />
Frannie non mi vuole davvero più. Se così non fosse,<br />
sarei ancora umano. Ed è evidente che non lo sono.<br />
Tutti i segni che ho negato – cercando di ignorarli o di<br />
spiegarli altrimenti – sono reali. Sono di nuovo un<br />
demone.<br />
Tre settimane. Ci sono volute soltanto tre settimane.<br />
Con quella consapevolezza, c’è solo una cosa che<br />
posso fare. Guardo Frannie andar via. Mi scrollo dal<br />
muro, ma appena prima di proiettarmi indietro nella<br />
camera <strong>del</strong>l’hotel <strong>il</strong> mio sesto senso si attiva con un<br />
ronzio e sento <strong>il</strong> peso di una mano sulla spalla. Poi <strong>il</strong><br />
ronzio si interrompe e Gabriel non c’è più.<br />
Appendo <strong>il</strong> cartello NON DISTURBARE alla porta<br />
<strong>del</strong>la mia camera stretta e buia, prima di chiudere a<br />
chiave. L’odore di fumo stagnante e di muffa copre<br />
qualcosa di più forte, mutando <strong>il</strong> mio stato d’animo in<br />
disperazione più profonda. Accendo la modesta
adiolina sul comodino e la lascio andare come rumore<br />
di sottofondo, mentre mi accascio sul letto duro come<br />
pietra.<br />
Fisso <strong>il</strong> soffitto a buccia d’arancia per... ore? Giorni?<br />
Non ne ho idea. Nessuno ha bussato alla mia porta per<br />
chiedermi soldi, quindi probab<strong>il</strong>mente non è più di<br />
una settimana.<br />
Voglio morire. Perché i demoni non possono morire?<br />
Sto considerando se mai sia possib<strong>il</strong>e proiettarsi<br />
nell’oblio – l’equivalente <strong>del</strong> suicidio, per un demone<br />
–, quando l’odore pungente di zolfo mi afferra alle<br />
narici, facendomi scattare in piedi.<br />
«Per quanto tempo sei stato qui sdraiato, Lucifer?<br />
Ho atteso fuori <strong>del</strong>la tua porta per giorni». L’occhio di<br />
Rhenorian br<strong>il</strong>la di rosso, mentre si appoggia al muro,<br />
all’angolo <strong>del</strong>la stanza buia, con le mani nelle tasche<br />
dei jeans e le caviglie incrociate.<br />
Mi ributto sul letto, fissando ancora <strong>il</strong> muro. «Allora<br />
suppongo che la risposta sarebbe giorni. Pensavo di<br />
averti depistato. Come mi hai trovato?»<br />
«Quel ridicolo Schermo celestiale nasconde soltanto<br />
te, stupido. Quando hai usato <strong>il</strong> tuo potere, è stato ben<br />
visib<strong>il</strong>e a tutti noi. Casualmente ero proprio <strong>il</strong> più<br />
vicino». Il suo sorriso è sarcastico. «Ho imparato a<br />
conoscere i tuoi schemi. Ho immaginato che saresti<br />
rimasto accanto al tuo umano».<br />
Perfetto. Non ho quasi più potere, e quando lo uso<br />
sono allo scoperto. Ma la triste verità è che sapevo che<br />
lui era lì. Il f<strong>il</strong>o dei pensieri di Rhenorian era nella mia<br />
mente, proprio come ai bei vecchi tempi. Speravo che<br />
fosse la mia immaginazione, invece no. Ho di nuovo la<br />
mia connessione maligna.<br />
Lui scrolla le spalle dal muro e vene accanto al letto.<br />
«Non che abbia importanza, ormai, ma come c’è<br />
riuscita?».
Sobbalzo all’uso <strong>del</strong> femmin<strong>il</strong>e. Lui sa. «A far che?»<br />
«Tu eri umano. Ora non lo sei. Come fa?»<br />
«Non è lei».<br />
Lui mi strappa via dal letto prendendomi per la Tshirt<br />
e mi solleva contro <strong>il</strong> muro. «Non mentirmi».<br />
«Non sto mentendo». Mento. Mi massaggio dietro la<br />
testa. «Lei non ha niente a che fare con questo. È stato<br />
l’angelo».<br />
I suoi occhi si infiammano di rosso. «Lui mi ha detto<br />
di non essere stato».<br />
Sento improvvisamente freddo, nonostante <strong>il</strong> mio<br />
calore demoniaco. Matt è all’Inferno? Sta lavorando<br />
con loro – o piuttosto, noi, ora? Se è così, Frannie è<br />
ancora più in pericolo di quanto pensassi. Mi sforzo di<br />
mantenere la voce salda. «E tu gli hai creduto?»<br />
«Gli angeli non possono mentire».<br />
E allora realizzo la verità: Matt era in combutta con<br />
Rhen... «Prima di cadere», dico, più a me stesso che a<br />
lui.<br />
Mi preme più forte contro <strong>il</strong> muro, e un sorriso lento<br />
gli increspa le labbra. «Diciamo soltanto che non era<br />
un tuo fan».<br />
Capire fino a che punto Matt si stava spingendo pur<br />
di liberarsi di me mi rende più triste che rabbioso. Mi<br />
lascio andare contro <strong>il</strong> muro.<br />
Lui mi guarda minaccioso ancora un momento, poi<br />
mi lascia andare. «Be’, non importa. Ora non c’è<br />
niente che possa impedirti di proiettarti indietro con<br />
me». Scuote la testa. «È male, Lucifer. Non hai<br />
soltanto combinato un disastro. Questo è tradimento».<br />
«Lo so». Faccio un passo in avanti, con le mani in<br />
alto come in segno di resa.<br />
«Non combatterai?». Un cipiglio di disappunto gli<br />
deforma <strong>il</strong> viso, cosa che non dovrebbe sorprendermi.<br />
Lui è una creatura <strong>del</strong> furore. Ciò che fa è combattere.
«Cosa diavolo ti è successo?».<br />
Il volto di Frannie mi fluttua davanti agli occhi.<br />
Tutto... «Niente».<br />
«Quindi hai intenzione di venire con me,<br />
semplicemente così?».<br />
Mentre fisso <strong>il</strong> muro, <strong>il</strong> viso di Frannie evapora. Lei<br />
non mi vuole. Sebbene fosse quello che desideravo, <strong>il</strong><br />
pensiero è come un pugnale nel mio cuore di zolfo.<br />
Potrei non essere in grado di suicidarmi, ma so qual è<br />
la seconda cosa migliore da fare. «Andiamo».<br />
L’Inferno non è cambiato, ma io sì. Ero solito ridere,<br />
quando dicevo che si può tirar fuori <strong>il</strong> demone<br />
dall’Inferno, ma non tirar fuori l’Inferno dal demone.<br />
Mi sbagliavo. E non è affatto divertente.<br />
Tutto ciò che vedo guardandomi attorno nel luogo<br />
che è stato la mia casa per settem<strong>il</strong>a anni mi ripugna...<br />
mi fa odiare ciò che sono e desiderare quello che ero<br />
con Frannie. Ma quello non ero io. Quella non era la<br />
realtà. E non posso assolutamente tornare indietro.<br />
Rhenorian mi ha portato direttamente all’Abisso di<br />
Fuoco. Sono in piedi, nella mia forma umana, con la<br />
schiena addossata a un palo di legno carbonizzato e le<br />
braccia incatenate sopra la testa. Per quanto possa<br />
vedere, gli occhi affamati <strong>del</strong>le legioni <strong>del</strong>l’Inferno – i<br />
miei fratelli infernali – mi scrutano. Guardo attorno a<br />
me <strong>il</strong> mare di facce: molte con lo sguardo maligno, gli<br />
occhi rossi, i volti bramosi per lo spettacolo<br />
imminente.<br />
«Grande affluenza», mormoro, praticamente a me<br />
stesso.<br />
Rhenorian resta a prudente distanza. «È un Diktat».<br />
Il mio stomaco sussulta. Un Diktat. Tutti questi<br />
dannati hanno <strong>il</strong> dovere di essere qui. È previsto che io<br />
venga esposto in pubblico. Si farà di me un esempio. Il
che significa che non sarà una cosa rapida, tra<br />
sentenza ed esecuzione.<br />
Ma perché? Chi mai all’Inferno seguirebbe i miei<br />
passi... se mai potesse? Do un’occhiata lungo la<br />
superficie turbolenta arancione e dorata <strong>del</strong> Lago di<br />
fuoco, fino all’Isola <strong>del</strong>la Fiamma e alla nera mole<br />
massiccia <strong>del</strong> castello Pandemonium. Allora, quasi<br />
richiamato dal mio sguardo, re Lucifero compare<br />
davanti a me, anche lui nella Sua consueta forma<br />
umana: gli occhi verdi ardenti alloggiati in un volto<br />
sott<strong>il</strong>e e spigoloso, e un fisico alto e possente avvolto in<br />
lunghe vesti rosse. Molto sim<strong>il</strong>e a Zeus.<br />
Rhenorian si allontana e si confonde nella folla,<br />
mentre Lucifero si avvicina a un passo da me,<br />
fissandomi negli occhi. Serro i denti così forte che ne<br />
sento uno rompersi, e cerco di fare in modo che <strong>il</strong><br />
dolore non mi si veda sul viso, quando <strong>il</strong> Suo potere mi<br />
rovista dentro... alla ricerca <strong>del</strong>le ultime tracce <strong>del</strong>la<br />
mia umanità. Quando mi lascia, emetto un sospiro<br />
tremante.<br />
Un sorriso scellerato scivola sul Suo viso. «Lodevole,<br />
Lucifer. Non deve essere stato fac<strong>il</strong>e».<br />
Serro ancora i denti e guardo dritto avanti a me senza<br />
rispondere.<br />
Lui fa un segnale alla folla, e tre demoni violenti, due<br />
con <strong>del</strong>le alabarde e uno con un gatto a nove code –<br />
parte <strong>del</strong>la cricca <strong>del</strong>la Sicurezza di Rhenorian –<br />
vengono fuori dalle masse sbavanti. Dietro di loro, tra<br />
le tumultuose ombre di velluto, c’è qualcos’altro... più<br />
una presenza che una sagoma vera e propria.<br />
Qualunque cosa sia, sembra esistere solo quando la<br />
mia percezione è al culmine. Quando tento di fissarlo,<br />
scint<strong>il</strong>la sfocandosi e poi riacquistando nitidezza,<br />
finché mi convinco che non è altro che un gioco di<br />
luce... un’<strong>il</strong>lusione ottica. Ma poi i demoni si fanno da
parte, e quella cosa avanza tra loro. Colgo<br />
un’immagine fugace di un nero incredib<strong>il</strong>e, come se<br />
divorasse ogni luce intorno a sé.<br />
Mentre cammina al fianco di Lucifero, <strong>il</strong> Mago<br />
prende forma solida: scuro come <strong>il</strong> vuoto a eccezione<br />
degli occhi rossi. Ed è alto, con gli arti che sembrano<br />
non servire a nulla sporgenti dal magrissimo corpo<br />
contorto. I Magi esistono nella dimensione tra <strong>il</strong><br />
conscio e l’inconscio e possono manifestarsi soltanto<br />
in presenza <strong>del</strong> loro creatore: Lucifero.<br />
Il fatto che si trovi qui può significare soltanto una<br />
cosa. Rafforzo la mente e la svuoto da tutto ciò che<br />
riguarda Frannie. Mi concentro sui ricordi di quando<br />
addirittura non sapevo ancora che esistesse, e prego<br />
che sia sufficiente per tenerla al sicuro.<br />
Un sorriso triste passa rapido sul volto di Lucifero.<br />
«Non era necessario che andasse così». La sua<br />
espressione si fa pensierosa, e si porta un lungo dito<br />
alle labbra, tamburellandoci sopra. «E non lo è<br />
tuttora». Poi si allontana e traccia un ampio cerchio<br />
intorno al palo al quale sono incatenato, quindi<br />
cammina fino a me, con la faccia a pochi centimetri<br />
dalla mia. «Se mi dici quello che voglio sapere», dice,<br />
con la voce calma e aspra, «non dovrò mandare<br />
nessuno lì dentro a cercarlo». Poi mi preme un dito<br />
rovente sulla tempia.<br />
Osservo, mentre <strong>il</strong> Mago mi sorride maligno,<br />
mostrando una boccata di zanne rosse incassate nel<br />
viso nero e sott<strong>il</strong>e.<br />
Lucifero fa un passo indietro e mi guarda. «Ora o mai<br />
più. Fai la tua scelta».<br />
Digrigno i denti e sostengo <strong>il</strong> Suo sguardo.<br />
Infine, dopo quella che sembra un’eternità, Lui<br />
sospira e scuote la testa. «Otterrò quello che voglio, in<br />
un modo o nell’altro. Non capisco perché dovresti
volere rendere la cosa più dolorosa di quanto ti sia<br />
necessario». Poi indica <strong>il</strong> Mago con un gesto <strong>del</strong>la<br />
mano e traccia un altro cerchio.<br />
Il sorriso maligno <strong>del</strong> Mago si allarga, mentre tiene<br />
una mano puntata verso di me, e io gemo per lo sforzo<br />
di tenerlo fuori. È inut<strong>il</strong>e, tuttavia. Lo sento dentro la<br />
mia testa, che cerca tra i miei pensieri e ricordi, e so<br />
chi sta cercando. Mi impegno a pensare a qualunque<br />
cosa tranne lei, risalendo fino ai miei primi ricordi... i<br />
giorni in cui lavoravo ai Cancelli con <strong>il</strong> segugio<br />
infernale: Barghest. Mi concentro fortemente su<br />
questo. Ma <strong>il</strong> ricordo di Barghest mi riporta a come ha<br />
salvato Frannie da Beherit. Aumento lo sforzo per<br />
bloccare <strong>il</strong> ricordo di lei, ma più mi sforzo, più è lì.<br />
E questo è sufficiente. Vedo la soddisfazione sul suo<br />
viso, mentre si connette con lei. Gemo, perché so cosa<br />
significa. Me l’ha estratta dalla testa, e ora è entrato<br />
dentro di lei. I Magi sono incarnazioni demoniache di<br />
un incubo. Lui la perseguiterà nei suoi sogni, e<br />
attraverso di essi le mostrerà <strong>del</strong>le cose. Per lui, i suoi<br />
sogni sono anche la finestra verso <strong>il</strong> suo mondo. Vedrà<br />
quello che lei vede... saprà quello che lei sa. E, quel<br />
che è peggio, mentre è lì dentro, Lucifero può seguirlo<br />
nella sua testa.<br />
No!<br />
Mi sforzo maggiormente per spingerlo fuori, ma è<br />
ancora nella mia mente quando solleva una mano e<br />
perquisisce lentamente l’aria con gli artigli. Mi mordo<br />
la lingua e faccio una smorfia, quando quattro squarci<br />
roventi mi si aprono sul petto, strappandomi la T-shirt<br />
a bran<strong>del</strong>li. So che non è vero – che è tutto nella mia<br />
mente –, e continuo a ripetermelo, ma potrebbe<br />
altrettanto essere vero, per <strong>il</strong> dolore che sento. Il suo<br />
sorriso invasato si espande, mentre lotto per
scacciarlo.<br />
Lucifero completa <strong>il</strong> Suo cerchio e mi fissa con <strong>il</strong> Suo<br />
sguardo inquisitorio. «Sei davvero un caso unico. Non<br />
posso fare a meno di essere curioso. Tu mi capisci, ne<br />
sono certo».<br />
Allora è così. Dovrò diventare un topo da laboratorio.<br />
Mi distruggerà, poco alla volta, mentalmente e<br />
fisicamente, cercando le risposte, ma anche mostrando<br />
a tutto l’Inferno cosa succede ai traditori. Prendendo<br />
due piccioni con una fava.<br />
Improvvisamente mi è di nuovo addosso, e mi<br />
predispongo all’inevitab<strong>il</strong>e sofferenza. Invece, Lui si<br />
schiaccia contro di me, e l’unica cosa che sento è <strong>il</strong> Suo<br />
respiro rovente nell’orecchio. «So cos’è lei, e la avrò,<br />
Lucifer. Lei era mia alle origini e sarà di nuovo mia.<br />
Non c’è niente che tu possa fare per fermarmi».<br />
Cosa significa... lei era sua alle origini? Il gelo <strong>del</strong>la<br />
paura mi scorre dentro, e <strong>il</strong> mio cuore di zolfo si<br />
sbriciola in migliaia di granelli di sabbia.<br />
Idee tenebrose riempiono i suoi occhi. «Trasformati,<br />
Lucifer».<br />
Non sono mai stato in grado prima d’ora di<br />
disobbedire a un suo ordine diretto, ma mi ritrovo a<br />
resistere. Qualche profonda parte di me non vuole<br />
trasformarsi: non vuole prendere la forma di demone.<br />
Ricerco quella parte, e le mie gambe si piegano,<br />
quando ne trovo la radice. Perché è Frannie che vedo:<br />
la parte di lei che mi porto nel cuore. La parte di lei<br />
che è anche me, e la parte di me che si rifiuta di<br />
lasciarla andare.<br />
Questo è ciò che voglio essere. Quello che ero quando<br />
stavo con lei. Se mi spoglio di questo corpo – quello<br />
che vestivo con lei; quello che ha toccato lei – cosa<br />
succederà? E cosa, se <strong>il</strong> ricordo di ciò che ho provato<br />
stando con lei è racchiuso in questo guscio? Se lo getto
via, potrei perdere quel ricordo per sempre. Sarà<br />
scomparso, e sono terrorizzato dal fatto che non<br />
riuscirò mai a riaverlo indietro. Quel ricordo è l’unica<br />
cosa che rende la mia esistenza tollerab<strong>il</strong>e.<br />
«No».<br />
Un rantolo collettivo si solleva dai convenuti, e i suoi<br />
occhi si spalancano per l’incredulità. L’istante<br />
successivo, migliaia di saette mi trafiggono. Grido e<br />
crollo addosso al palo, quando finalmente finiscono.<br />
Un leggero sib<strong>il</strong>o si diffonde tra la folla riunita.<br />
La forma demoniaca di re Lucifero erompe attraverso<br />
<strong>il</strong> suo involucro umano, e Lui è in piedi di fronte a me<br />
in tutta la sua gloria infernale. Mi trapassa con gli<br />
occhi verdi infiammati incastonati tra i lineamenti<br />
molto spigolosi, nella sua pelle oltrenera. Il mio cuore<br />
di zolfo batte forte, mentre Lui spiega le ali da<br />
pipistrello e le apre, avvolgendoci in un bozzolo di<br />
pelle nera, isolandoci da qualsiasi rumore o luce.<br />
Quando quelle ali mi avvolgono, <strong>il</strong> male esonda da Lui,<br />
annegandomi con idee tenebrose e pensieri depravati.<br />
La sua voce è un sib<strong>il</strong>o primitivo. «Cos’hai detto?».<br />
Scavo profondamente e trovo ancora Frannie... la<br />
mia forza. «No. Ho detto no».<br />
Questa volta, l’energia <strong>del</strong> suo potere è<br />
insopportab<strong>il</strong>e: pure fiamme <strong>del</strong>l’Inferno che mi<br />
squarciano le membra e distruggono qualunque cosa<br />
al loro passaggio. L’ultima cosa che sento, prima che<br />
tutto si dissolva in un nero agonizzante, è <strong>il</strong> mio stesso<br />
grido.
Frannie<br />
Capitolo 22<br />
Dannato Inferno<br />
Le lenzuola sono inesorab<strong>il</strong>mente aggrovigliate<br />
intorno a me, e <strong>il</strong> cuore mi martella nel petto, quando<br />
<strong>il</strong> mio stesso grido mi sveglia da un sonno senza<br />
riposo. C’erano lampi nella mia testa, ma questa volta<br />
è stato diverso.<br />
È stato bello.<br />
Il mio non era un grido di sofferenza. Era estasi.<br />
Luc.<br />
L’ho percepito – la sua tenebrosa energia come<br />
un’ombra – quando sono andata a Boston con R<strong>il</strong>ey, la<br />
settimana scorsa. Ho addirittura pensato di averlo<br />
visto, per un istante appena, da Starbucks... e aveva <strong>il</strong><br />
suo profumo di cannella. È stato con me ogni giorno,<br />
da allora; un sentimento che semplicemente non<br />
riesco a scrollarmi di dosso, e che tira in quel punto<br />
profondo <strong>del</strong> mio cuore che sembra non riuscire a<br />
lasciarlo andare.<br />
Ed era anche nei miei sogni. Ho sentito <strong>il</strong> lampo nella<br />
mia testa, come se stessi facendo cose terrib<strong>il</strong>i a Luc,<br />
torturandolo. Serpenti. Artigli. Fuoco. E lui stava<br />
gridando, e a ogni grido scagliava un’altra saetta di<br />
piacere straziante nel mio cervello.<br />
Oh, Dio – mi è piaciuto.
Cosa diavolo c’è che non va in me?<br />
Ma mentre mi gira la testa e mi assale la nausea<br />
realizzo che non si trattava realmente di me. La<br />
persona che stava torturando Luc nel mio sogno era<br />
qualcun altro. Qualcuno che è come un’ombra: senza<br />
forma, né viso. Stavo guardando in quegli occhi,<br />
quando Luc ha gridato – percependo <strong>il</strong> loro desiderio<br />
di sangue – e io mi sono beata di quello.<br />
Un brivido mi attraversa, e rotolo verso <strong>il</strong> cestino<br />
<strong>del</strong>la spazzatura che è accanto al letto, con la paura di<br />
vomitare. Ma non succede. Gemo e ricado indietro sui<br />
miei cuscini, quando la porta si apre.<br />
Papà mette la testa dentro. «Frannie, tesoro? Stai<br />
bene?». Quando mi vede, con i capelli appiccicati al<br />
viso sudato, tremante, entra e si inginocchia accanto al<br />
letto.<br />
Cerco di respirare per rallentare <strong>il</strong> battito <strong>del</strong> cuore,<br />
ma non funziona. Mi guardo alle spalle, aspettandomi<br />
di trovare Gabe nel letto, ma non c’è. Ho bisogno di<br />
lui. Guardo papà. «Sì, scusa. Soltanto un sogno». La<br />
mia voce si spezza, e lui non la beve.<br />
La sua espressione fa male al cuore, mentre mi<br />
stringe una spalla. «So che sono settimane diffic<strong>il</strong>i...».<br />
«Sto davvero bene, papà». Mi appoggio su un<br />
gomito. «O almeno ci starò».<br />
«Vuoi che resti?»<br />
«No. Ce la faccio. Grazie». Mi ributto indietro sul<br />
cuscino e cerco di sorridere. Sono sicura di non<br />
prenderlo in giro, ma lui sospira e si dirige verso la<br />
porta.<br />
«Chiama, se hai bisogno di me».<br />
«Certo, papà».<br />
La porta si chiude dietro di lui e lascio andare le<br />
lacrime che avevo trattenuto. Mi rotolo, e affondo <strong>il</strong><br />
viso nel cuscino per attenuare i singhiozzi. Poi una
mano mi massaggia la schiena e sono immersa<br />
nell’odore di fresco sole invernale. Mi siedo sul letto e<br />
guardo Gabe, seduto sulla testata.<br />
«Dov’eri?»<br />
«C’era qualcosa di cui dovevo occuparmi».<br />
«Luc... Ho sognato...».<br />
«Lo so».<br />
Il dolore nel mio intimo mi costringe a domandare.<br />
Devo sapere. «Cosa era? Cosa ho visto?».<br />
Le ombre <strong>del</strong>la mezzanotte non nascondono la<br />
preoccupazione che gli segna <strong>il</strong> viso, ma lui non<br />
risponde.<br />
Il mio cuore picchia contro <strong>il</strong> peso che mi comprime<br />
<strong>il</strong> petto, e non posso fare un respiro. «Gabe...?»<br />
«Ci sto lavorando, Frannie», scatta.<br />
Non mi si era mai rivolto in questo modo prima. C’è<br />
qualcosa di serio che non va. Sento <strong>il</strong> terrore<br />
trafiggermi ogni cellula <strong>del</strong> corpo. «Lavorando su<br />
cosa? Dov’è Luc?».<br />
Lui esita. «All’Inferno».<br />
La camera gira. Non riesco a respirare. Il lampo nella<br />
mia testa: era reale. Lo guardo negli occhi. «È...<br />
morto?»<br />
«Tecnicamente no».<br />
«Oh, Dio! Dimmi soltanto quello che sta<br />
succedendo!».<br />
Lui fa un profondo sospiro. «Lui è un demone,<br />
Frannie».<br />
È come un pugno allo stomaco, che mi fa buttare<br />
fuori tutto <strong>il</strong> fiato. «Un demone... all’Inferno». Lo<br />
guardo. «È tornato indietro?».<br />
Gli occhi di Gabe sono tristi, mentre annuisce.<br />
«Perché tornare indietro?».<br />
Mi passa una mano sulla guancia. «Suppongo che<br />
non pensasse di avere più alcuna ragione per restare
ancora».<br />
Lo stringo, e lascio che sia lui a rallentare <strong>il</strong> mio<br />
battito fino a che non ritorna quasi normale. «Quindi è<br />
andato... sul serio».<br />
«Sto lavorando su alcune cose per riportarlo<br />
indietro».<br />
Mi assesto più profondamente nel suo abbraccio e<br />
respiro contrastando <strong>il</strong> vuoto che ho nel petto,<br />
cercando di riempirlo. E sento di averlo davvero<br />
riempito: con la rabbia. Mi ribolle dentro fino a farmi<br />
sentire tutta tremante. Ho appena raggiunto <strong>il</strong> punto<br />
in cui <strong>il</strong> pensiero di Luc non mi schiaccia <strong>il</strong> cuore. È<br />
stato così diffic<strong>il</strong>e, ma sapevo che avevo bisogno di<br />
farmene una ragione.<br />
Ma lui è tornato indietro. Senza un ripensamento.<br />
Mi allontano da Gabe. «Non riportarlo qui per me».<br />
Quegli occhi blu trapassano i miei fino all’anima,<br />
quando mi raggiunge e mi accarezza una guancia con <strong>il</strong><br />
pollice. I suoi occhi sono travagliati, e si offuscano,<br />
restando in qualche modo luminosi. E allora le sue<br />
labbra sono sulle mie, così <strong>del</strong>icate, ma disperate allo<br />
stesso tempo.<br />
Assaggio <strong>il</strong> suo fresco sole invernale e mi esplode<br />
dentro, <strong>il</strong>luminando l’oscurità <strong>del</strong> mio intimo. Sono<br />
ammantata di neve estiva, ed espello <strong>il</strong> fuoco <strong>del</strong>la mia<br />
rabbia. Mi stringo più forte a lui, baciandolo più<br />
profondamente, e desiderando di più.<br />
Lui si irrigidisce, cosa che mi fa tornare in me.<br />
«Io non ti voglio», sussurro tra le sue labbra,<br />
cercando di intendere proprio quello.<br />
Preme la fronte sulla mia. «Lo so». Lo sento scosso<br />
da un brivido, mentre si distacca. «È così diffic<strong>il</strong>e».<br />
«Mi dispiace. Sto cercando di non...». Cosa? Sto<br />
cercando di non desiderarlo, suppongo. Ma è<br />
impossib<strong>il</strong>e non amarlo.
Mi tira sulla sua spalla, e sta tremando. «Lo riporto<br />
indietro per entrambi noi», dice. «Ti amo...».<br />
Le farfalle che svolazzano nel <strong>il</strong> mio stomaco<br />
esplodono in un conato. Lo ricaccio giù respirando<br />
profondamente, poi mi allontano dalle sue braccia e<br />
guardo nei suoi meravigliosi occhi blu. «Ti amo<br />
anch’io».<br />
Il suo sorriso è triste. «...ma non posso averti. Tu<br />
appartieni a Luc». Si alza e cammina fino alla porta.<br />
«Sarò proprio qui», dice, aprendola. «Chiamami se hai<br />
bisogno». Scompare, uscendo verso l’ingresso.<br />
«Ho bisogno di te», gli sussurro dietro.<br />
Mi ributto indietro sui cuscini, determinata a non<br />
riaddormentarmi, e resto sdraiata a guardare le ombre<br />
proiettate dalla luce lunare che danzano sul soffitto.<br />
Mi passo un dito sulle labbra roventi, cercando di non<br />
desiderare Gabe... o di non preoccuparmi per Luc.<br />
Luc<br />
Lucifero continua a tracciare ampi cerchi attorno al<br />
palo al quale sono ancora appeso, scrutandomi da ogni<br />
angolazione.<br />
Ho perso <strong>il</strong> senso <strong>del</strong> tempo. È impossib<strong>il</strong>e dire<br />
quanto a lungo sono stato incatenato qui. Quello che<br />
so è che di solito a Lucifero piace carpire informazioni,<br />
e in questo caso non c’è dubbio che mi lascerà appeso<br />
qui per mesi. Forse anni.<br />
Cammina fino a me, con la Sua faccia di cuoio contro<br />
la mia, e mi preparo a un altro round. «Trasformati!»,<br />
ruggisce.<br />
Esausto, abbandono la testa e mi do un’occhiata al<br />
petto. Ferite che starebbero sanguinando, se fossi<br />
ancora umano, ma che nondimeno bruciano come
acido. Sono ovunque: sulle mie gambe, sulla schiena.<br />
Il Segugio aggira <strong>il</strong> palo a distanza di sicurezza dietro<br />
Lucifero, mordendo l’aria e ringhiando. Ha fatto<br />
entrare i Segugi quando ha deciso che dovevo essere<br />
un esempio più “lampante” per le masse.<br />
Ma <strong>il</strong> Mago è ancora lì, che sorride. In attesa.<br />
Sussulto per l’inevitab<strong>il</strong>e sofferenza che la mia<br />
risposta attirerà. «No».<br />
Lucifero sospira e schiocca le dita. I denti <strong>del</strong> Segugio<br />
sono subito sulla mia spalla, mi strappano la carne, e <strong>il</strong><br />
veleno mi irradia un dolore acuto lungo la spina<br />
dorsale. Ad ogni morso desidero che mi uccida, ma so<br />
che non sarà così compassionevole.<br />
Sento la mia determinazione cedere, mentre <strong>il</strong> dolore<br />
mi trapassa ogni cellula <strong>del</strong> corpo. «Okay», ringhio<br />
attraverso i denti serrati. Cerco di sollevare la testa,<br />
ma pesa una tonnellata.<br />
Lucifero fischia, e i Segugi indietreggiano. Sprofondo<br />
contro <strong>il</strong> palo, mi contorco con le catene che ho alle<br />
mani e premendo la fronte sul legno bruciato. Lui mi<br />
fissa, agitando impazientemente la mano verso di me<br />
con un sopracciglio alzato.<br />
Chiudo forte gli occhi, come se non vedermi<br />
trasformare facesse la differenza, e mi concentro per<br />
aggrapparmi a quella parte di Frannie nel mio cuore.<br />
Ma proprio mentre sono sul punto di uscire dal mio<br />
involucro umano, l’aria acre turbina e una luce bianca<br />
splendente attraversa le ombre color indaco.<br />
L’ultima cosa che sento, mentre vengo strattonato nel<br />
tempo e nello spazio in un’ondata vertiginosa, è <strong>il</strong><br />
ruggito di Lucifero.<br />
Riprendo coscienza in un morbido letto coperto da<br />
lenzuola bianche. In una stanza bianca. Con i mob<strong>il</strong>i<br />
bianchi.
È quella di Gabriel. Deve essere così.<br />
Scanso le lenzuola di lato ed esamino <strong>il</strong> mio corpo. Le<br />
ferite nel mio petto e sulle braccia sono gravi, ma<br />
stanno guarendo... uno dei vantaggi di essere un<br />
demone. Ma <strong>il</strong> ricordo <strong>del</strong>le ustioni è ancora lì... un<br />
bruciore intenso e doloroso.<br />
Mi rigiro e mi siedo in fondo al letto, e la mia testa<br />
fluttua.<br />
Ma a un tratto realizzo. Sono da Gabriel. Qualcuno<br />
ha spinto tanto – Sway – da trascinarmi fuori<br />
dall’Inferno. E fuori proprio dalle grinfie di Lucifero.<br />
Mi sento di nuovo instab<strong>il</strong>e. «Frannie», sussurro.<br />
So che non dovrei sperarlo, ma non posso farne a<br />
meno. Schizzo via dal letto e vac<strong>il</strong>lo, poi recupero<br />
l’equ<strong>il</strong>ibrio e raggiungo i vestiti sulla poltrona bianca<br />
accanto al letto. Indosso i jeans e la T-shirt che Gabriel<br />
ha lasciato per me e scatto fuori dalla porta e giù per le<br />
scale sulle gambe malferme.<br />
Gabriel è sdraiato scompostamente sul divano<br />
<strong>del</strong> soggiorno, con una gamba poggiata sul bracciolo,<br />
strizzando gli occhi su una copia de L’ombra <strong>del</strong>lo<br />
scorpione, di Stephen King.<br />
«Dovresti proprio usare degli occhiali da lettura». Mi<br />
guardo impazientemente attorno nella stanza,<br />
cercando Frannie, ma ci siamo soltanto noi due.<br />
Gabriel poggia <strong>il</strong> libro aperto sulle ginocchia e mi<br />
osserva in s<strong>il</strong>enzio, mentre io incespico sui piedi<br />
camminando verso la sedia davanti alla finestra e mi ci<br />
abbandono sopra. «Dunque, cos’è successo?».<br />
Lui abbozza un mezzo sorriso. «È davvero una storia<br />
lunga».<br />
Mi sporgo in avanti, con i gomiti sulle ginocchia.<br />
«Visto che sembro essere di nuovo immortale, ho tutto<br />
<strong>il</strong> tempo che vuoi».<br />
«Abbiamo trovato un espediente».
Lo guardo minaccioso. «Per essere una storia lunga<br />
mi sembra un po’ poco».<br />
Lui si solleva scomodamente dal divano. «Quella<br />
piccola parte <strong>del</strong>la tua essenza che è costituita ancora<br />
da anima umana ci appartiene, quindi abbiamo<br />
esercitato <strong>il</strong> nostro diritto su di essa. Ovviamente, ci<br />
sono sempre aspetti legati alla diplomazia. Non è stato<br />
fac<strong>il</strong>e convincere Lui a intervenire – Michael non è<br />
stato d’aiuto in questo senso –, poiché abbiamo dovuto<br />
pestare i piedi a molti, per tirarti fuori di lì».<br />
Il mio cuore sprofonda e mi affloscio nuovamente<br />
sulla sedia, lasciando cadere lo sguardo a terra, perché<br />
pensavo...<br />
«Non è stata Frannie». Lo dico ad alta voce per<br />
renderlo reale... per ribadirlo a me stesso. Avevo torto<br />
a sperare che avrebbe cambiato idea e usato <strong>il</strong> suo<br />
Sway per salvarmi.<br />
Lui mi conferma quello che già so, quando esita<br />
prima di rispondere. «No, non è stata lei».<br />
Quindi è così. Frannie ha davvero chiuso con me.<br />
Ricaccio indietro l’acidità che mi sale in gola, ma<br />
nondimeno la sento nella mia voce. «Allora, mi hai<br />
salvato la pelle ancora una volta».<br />
«Non sto tenendo <strong>il</strong> conto, bello».<br />
Sospiro. «Perché ti sei disturbato?»<br />
«Avevo bisogno <strong>del</strong> tuo aiuto». Mette giù <strong>il</strong> libro e mi<br />
sorride compiaciuto. «Immagina la mia sorpresa<br />
quando sono venuto a cercarti e ti ho trovato<br />
all’Inferno».<br />
«Avresti dovuto lasciarmi lì».<br />
Lui sprofonda di nuovo sui cuscini ed emette un<br />
lungo sospiro. «Frannie ha bisogno di te».<br />
«È così. Lei ha bisogno di me morto, e l’Abisso di<br />
Fuoco è quanto c’è di più sim<strong>il</strong>e alla morte, per me».<br />
Lui si solleva dal divano e cammina verso la finestra.
«Sembrava come se Lucifero avesse in mente cose<br />
migliori o più grandi, per te», dice, fissando <strong>il</strong> vuoto<br />
all’esterno.<br />
«Non importa. Non era niente che non meritassi».<br />
«Tu sbagli tanto quanto Frannie, pretendendo di<br />
addossarti la colpa di qualunque cosa accada».<br />
«La differenza è che per la maggior parte è colpa<br />
mia». Stringo forte gli occhi davanti all’immagine <strong>del</strong><br />
viso tormentato di Frannie e mi alzo a fatica dalla<br />
sedia. «Avresti dovuto abbandonarmi», dico,<br />
dirigendomi verso la porta.<br />
«Non avrei potuto. Sono serio riguardo al fatto che<br />
ho bisogno <strong>del</strong> tuo aiuto. Frannie ha dei problemi,<br />
Luc». Un’ombra di senso di colpa gli adombra <strong>il</strong> volto,<br />
mentre gli occhi gli cadono sulle mani irrequiete. «È<br />
messa davvero male, e non sono sicuro di non farla<br />
stare peggio».<br />
Mi volto e lo guardo negli occhi angosciati. È sul<br />
punto di crollare. Nonostante con me non lo<br />
ammetterebbe mai, è innamorato di lei. E non ha<br />
smesso di amarla quando se n’è andato e lei stava con<br />
me, <strong>il</strong> che significa che <strong>il</strong> suo Sway non c’entrava nulla.<br />
Ma ora che Frannie lo vuole...<br />
Mi scappa una risata fredda. Questa è bella. «Mi hai<br />
tirato fuori dall’Inferno per fare da tramite?»<br />
«Lei appartiene a te», dice, con la voce stretta dalla<br />
sofferenza. «Tu sei l’unico che possa capire cosa c’è in<br />
ballo. Ha bisogno <strong>del</strong> tuo sostegno».<br />
«Ma ha te», sorrido compiaciuto, «un vero angelo.<br />
Cosa potrebbe volere proprio da me?»<br />
«Io non riesco a...». Lascia cadere. «Non pensavo che<br />
potesse succedere. Che io potessi...». Mi fissa<br />
duramente. «Io sono una Dominazione. Tu sai cosa<br />
succede se perdo le mie ali».<br />
Non posso sostenere questa conversazione. «Potevi
pensarci prima di innamorarti di lei». Cerco di<br />
proiettarmi nel mio appartamento, ma avrei dovuto<br />
sapere che non avrebbe funzionato dal soggiorno di<br />
Gabriel, considerando <strong>il</strong> suo campo celeste schermato<br />
a prova di desolazione infernale. Apro con forza la<br />
porta d’ingresso e mi precipito fuori, sul portico, con <strong>il</strong><br />
bisogno di andar via da questo dannato posto.<br />
Ma è troppo sperare che Gabriel mi lasci solo. Mi<br />
segue sul portico e mi fissa dall’alto in basso. «È stata<br />
una buona azione. Ho pensato davvero che ci tenessi a<br />
lei».<br />
Non ho intenzione di ignorare quanto le sue parole<br />
feriscano, ed è l’unica cosa che posso fare per evitare<br />
di sparargli un getto di fiamme <strong>del</strong>l’Inferno. «Sono<br />
stato semplicemente spontaneo. Dopo tutto, io sono<br />
un demone».<br />
«E uno stronzo di prima categoria».<br />
Inizio a proiettarmi verso <strong>il</strong> mio appartamento, ma in<br />
un’occhiata noto <strong>il</strong> vicino di Gabriel, in piedi nel suo<br />
giardino in accappatoio, che ci guarda.<br />
«Cosa ti aspetteresti?», dico, balzando giù dal portico<br />
e voltandomi indietro.<br />
Lui mi segue. «Perché non vuoi aiutarla?»<br />
«Te l’ho detto. Il miglior modo che ho per aiutarla è<br />
lasciarla stare».<br />
Lui scuote la testa e borbotta tra sé e sé.<br />
Lo guardo minaccioso. «Vai a cercare L<strong>il</strong>ith. Lei non<br />
si arrenderà».<br />
Ricambia lo sguardo ost<strong>il</strong>e e fa per sparare una<br />
risposta, ma <strong>il</strong> suo volto diventa una maschera di<br />
spavento... e poi di orrore. I suoi occhi vac<strong>il</strong>lano. «A<br />
casa tua. Ora!», str<strong>il</strong>la. Poi scompare.
Capitolo 23<br />
La mia anima da salvare<br />
Frannie<br />
Luc è all’Inferno. È tutto ciò che so. È <strong>il</strong>leso? Oppure<br />
è morto?<br />
Non riesco a credere che si sia trasformato di nuovo...<br />
che non sia più umano. Che non è più mio. Non so<br />
cosa mi aspettassi, ma non dovrei essere sorpresa,<br />
poiché sono stata io. Non lo volevo. Lo odiavo.<br />
Ma l’ho sempre amato.<br />
E lo amo ancora.<br />
Ma questo non cambia ciò che ha fatto. Non c’è nulla<br />
che possa dirmi per farmi avere di nuovo fiducia in lui.<br />
E Gabe non dovrebbe fidarsi di me. Dopo che lui se<br />
n’è andato, ho passato <strong>il</strong> resto <strong>del</strong>la scorsa notte<br />
cercando di convincere me stessa che non lo voglio.<br />
Ma è una stronzata. Io lo voglio.<br />
Mi ha detto di restare a casa, dietro <strong>il</strong> campo di mio<br />
padre. Allora, perché sto guidando verso<br />
l’appartamento di Luc? Non lo so. Suppongo di aver<br />
bisogno di essere certa che lui se ne sia andato, prima<br />
di potermene liberare. Vedere per credere, come si<br />
dice.<br />
Quasi me ne vado, quando entro nello spiazzo <strong>del</strong><br />
parcheggio e vedo la Shelby. Ma non lo faccio.<br />
Parcheggio accanto al suo palazzo e resto qui seduta<br />
per un tempo indefinito, lottando contro <strong>il</strong> panico che
cerca di prendere <strong>il</strong> controllo. Mi ritrovo a sfregare la<br />
zampa di coniglio e a toccare le estremità appuntite<br />
<strong>del</strong>la chiave d’argento lucente che ciondola dalla<br />
catenina di quella inserita nell’accensione. Infine,<br />
estraggo le chiavi, esco dalla macchina e procedo verso<br />
l’edificio. Mi sento stanca e nauseata, e ho molta<br />
difficoltà a muovere le gambe. Un lampo di ricordi:<br />
l’incontro con L<strong>il</strong>i, quel primo giorno, proprio qui sulla<br />
porta; <strong>il</strong> trasporto <strong>del</strong> mob<strong>il</strong>e su per le scale; la caduta<br />
di Matt. Quasi inverto la direzione, quando la<br />
pesantezza <strong>del</strong> cuore schiaccia <strong>il</strong> mio coraggio.<br />
Spronandomi, inizio a salire nell’androne.<br />
Inf<strong>il</strong>o la chiave nella serratura con prudenza,<br />
cercando di non ricordare cosa ho trovato all’interno<br />
l’ultima volta che sono entrata, e sobbalzo quando<br />
sento la voce dolce provenire da poco più in là, lungo <strong>il</strong><br />
pianerottolo.<br />
«Frannie?».<br />
Mi sento tremante e stordita, mentre mi volto verso<br />
L<strong>il</strong>i, che sta in piedi sulla sua porta.<br />
Lei cammina con cautela verso di me. «Ho davvero<br />
bisogno di parlarti, Fee». La sua voce è <strong>del</strong>icata,<br />
spaventata.<br />
Sbatto le palpebre, cercando di liberare la mente –<br />
per fare in modo di vederla per quello che so che è...<br />
un succubo, e la sposa di re Lucifero. Ma questa è<br />
soltanto la L<strong>il</strong>i timida e intimorita.<br />
L<strong>il</strong>i, che era a letto con Luc l’ultima volta che l’ho<br />
vista.<br />
Sento <strong>il</strong> cuore che mi pulsa nelle orecchie, quando<br />
deglutisco la b<strong>il</strong>e amara che mi risale nella gola. «Cosa<br />
vuoi?».<br />
Lei fa cadere gli occhi sulle sue scarpe. «Dentro non<br />
c’è», dice.<br />
Estraggo la chiave dopo aver fatto l’ultimo giro e apro
la porta. Ha ragione. L’appartamento è vuoto. Mi<br />
rivolgo di nuovo a lei. «Cosa vuoi?», ripeto,<br />
sforzandomi di mantenere la voce calma.<br />
Si muove prudentemente verso di me. «È solo<br />
che...», dice, poi lascia cadere e mi raggiunge.<br />
«Possiamo parlare?».<br />
Apro completamente la porta e lei entra imbarazzata.<br />
Io la seguo e chiudo alle nostre spalle. Esamino ancora<br />
l’appartamento, e quando guardo sul letto non posso<br />
trattenere una fitta al cuore, né le lacrime che mi<br />
riempiono gli occhi. Il ricordo di me e Luc – la nostra<br />
prima volta e tutto quello che pensavo significasse – è<br />
eclissato dall’immagine di lui nello stesso letto con L<strong>il</strong>i.<br />
Mi volto di scatto su di lei. «Di’ soltanto quello che hai<br />
da dire e lasciami in pace».<br />
Lei punta gli occhi nei miei e mi si fa incontro con<br />
passo incerto. «Io non volevo lui», dice.<br />
Li vedo insieme così chiaramente, come se stesse<br />
succedendo proprio adesso, proprio davanti a me.<br />
«Avrei pensato <strong>il</strong> contrario», sib<strong>il</strong>o.<br />
I suoi occhi mi fissano, e sono sorpresa nel vedervi<br />
dentro una forza inattesa. E qualcos’altro. Qualcosa di<br />
intenso, insopprimib<strong>il</strong>e... e antico. «Voglio te».<br />
Improvvisamente sono paralizzata da un desiderio<br />
che mi annulla. Lei mi scivola di fronte, e resto con le<br />
spalle alla porta, quando preme <strong>il</strong> suo corpo contro <strong>il</strong><br />
mio. Gli occhi mi si chiudono, mentre un’esplosione di<br />
estasi attraversa ogni cellula <strong>del</strong> mio corpo. Sento <strong>il</strong><br />
suo respiro caldo sulla guancia e gemo,<br />
schiacciandomi nella porta. Ma allora mi accarezza <strong>il</strong><br />
viso con la mano. Scorre un dito sullo zigomo, lungo <strong>il</strong><br />
naso e fino alle labbra. Apro gli occhi, e rimango<br />
immediatamente ipnotizzata. Il mio battito corre, ma è<br />
solo in parte per paura.<br />
Trattengo <strong>il</strong> respiro sussultando, mentre la stanza
inizia a girare; poi tutto si appanna, quando le sue<br />
labbra si uniscono alle mie. Un fremito elettrico mi si<br />
scatena dentro, e quando lei prova a ritrarsi non glielo<br />
permetto. La sento sorridere contro le mie labbra<br />
quando le mie braccia, che la stavano allontanando,<br />
iniziano a stringerla di più.<br />
«Così. Continua così», sussurra.<br />
E a quelle parole, la mia mente balza a Luc: a quanto<br />
era perso in lei. Sento qualcosa – nero, brutto, vecchio<br />
– che mi turbina dentro, cercando di prendere <strong>il</strong><br />
controllo.<br />
Mi stacco da lei e scuoto la testa, quando dei<br />
campanelli d’allarme iniziano a suonarmi nella mente.<br />
Istintivamente, la afferro per un braccio e la avvolgo in<br />
una morsa al collo.<br />
Ma altrettanto rapidamente lei si sf<strong>il</strong>a dalla mia presa<br />
e si allontana da me. «Non deve andare così, Fee. Tu<br />
non sai chi sono io... e quello che posso fare per te».<br />
«Non osare chiamarmi così», ringhio. Sento una<br />
nuova forza crescere dentro di me, mentre guardo <strong>il</strong><br />
vero oggetto di tutta la mia rabbia. «E in realtà lo so,<br />
L<strong>il</strong>ith».<br />
Appare colpita. I lineamenti <strong>del</strong> viso si allentano e gli<br />
occhi luccicano di lacrime. «È stato Gabriel? Cosa ti ha<br />
detto?»<br />
«Non è stato Gabriel», ribatto pensando al viso di<br />
mio padre quando mi ha parlato di L<strong>il</strong>ith. Di come<br />
avesse perso le ali per lei.<br />
Lei abbassa le ciglia. «Daniel», sussurra, come se<br />
leggesse nella mia mente. Mi guarda di nuovo negli<br />
occhi, con i suoi profondi e pieni di sofferenza. «Per<br />
me era speciale. Il mio primo angelo».<br />
Distolgo lo sguardo prima che i suoi occhi possano<br />
ipnotizzarmi ancora, e sento la rabbia crescere dentro<br />
di me. Ma allora ricordo la tristezza sul suo viso
quando ha incontrato papà quel giorno in garage, e<br />
quasi le credo. Sono inondata da emozioni<br />
contrastanti – dolore, pietà, vergogna, desiderio –<br />
finché i miei pensieri non sono totalmente confusi.<br />
«Speciale?», dico. «E che mi dici di Matt? E Luc?<br />
Erano speciali anche loro?».<br />
Qualcosa di oscuro le vela <strong>il</strong> viso. «Il loro desiderio<br />
mi mantiene in vita. Senza di loro morirei. Quindi<br />
suppongo che siano tutti speciali, ognuno a suo<br />
modo».<br />
Ruoto verso la porta e agguanto la maniglia, quando<br />
aggiunge: «Ma non speciali quanto te».<br />
Premo le mani contro la porta e lotto contro l’ondata<br />
di desiderio che minaccia di travolgermi.<br />
Quando mi giro di nuovo verso la stanza lei è lì,<br />
proprio a qualche centimetro da me. L’impulso di<br />
raggiungerla e avvicinarla a me è quasi irresistib<strong>il</strong>e. Mi<br />
duole dappertutto; sento un bisogno assolutamente<br />
primitivo di lei all’estremità di ogni mio nervo.<br />
Non riesco a respirare, mentre percorro la breve<br />
distanza che ci separa e premo le mie labbra sulle sue.<br />
Un gemito che è quasi un ringhio le risale dal<br />
profondo, mentre si stringe di più a me, spingendomi<br />
indietro contro la porta.<br />
Dopo un minuto <strong>il</strong> mio cuore, che già correva, inizia a<br />
battere ancora più forte, quando cerco di fare un<br />
respiro ma non ci riesco. L<strong>il</strong>i mi sta letteralmente<br />
soffocando con <strong>il</strong> suo <strong>bacio</strong>. C’è qualcosa di<br />
emozionante nel pensiero di morire tra le sue braccia.<br />
Ho un brivido, e mi schiaccio su di lei, mentre i miei<br />
polmoni reclamano l’aria. È come se mi stesse<br />
risucchiando via la vita... e voglio che lo faccia.<br />
Il <strong>bacio</strong> <strong>del</strong>la morte.<br />
Il terrore mi pizzica i sensi, mescolandosi con
l’intensità <strong>del</strong> mio desiderio per L<strong>il</strong>i. Non ho mai<br />
provato nulla di sim<strong>il</strong>e: emozioni completamente<br />
selvagge e incontrollate. Mi appendo ai suoi vestiti,<br />
con <strong>il</strong> bisogno di starle più vicino, e sento le sue dita<br />
premermi intorno alla gola, spezzandomi <strong>il</strong> respiro. Le<br />
stelle mi balenano negli occhi, mentre piccoli zamp<strong>il</strong>li<br />
di beatitudine mi sgorgano dentro.<br />
Le sue labbra scivolano sulle mie, e tracciano un<br />
percorso sulla guancia e fino all’orecchio. «Sei mia»,<br />
sussurra, mentre stringe la presa sulla mia gola.<br />
Oltre la sua spalla, nel mio campo visivo ristretto e<br />
offuscato, scorgo <strong>il</strong> letto di Luc. Il letto in cui mi sono<br />
concessa a lui. Il letto in cui mi ha tradito.<br />
Con L<strong>il</strong>i.<br />
Al pensiero di quello che c’è stato tra me e Luc –<br />
quello che abbiamo perso – <strong>il</strong> dolore mi pervade. La<br />
lacrima calda che mi scorre giù lungo la guancia mi<br />
scuote dallo stato di trance. Qualcosa nel mio cuore si<br />
serra, mentre l’allarme nella mia testa si fa più forte. E<br />
allora sento la voce di Gabe.<br />
Lei è un demone, ma non lo è.<br />
Tengo gli occhi focalizzati sul letto – sul mio dolore<br />
–, mentre mi allontano da L<strong>il</strong>i, sapendo che non potrei<br />
trovare la forza, se continuassi a guardarla negli occhi.<br />
Con uno sforzo enorme riesco a mettere una distanza<br />
tra noi. Allontanarmi da lei fa più male di quanto<br />
pensassi: un bisogno doloroso che mi penetra fin<br />
dentro le ossa. Lei non allenta le mani sulla mia gola, e<br />
quel contatto prolungato è quasi piacevole.<br />
Ma quando stringe ancora più forte, cercando di<br />
mantenere la presa su di me, sembra quasi che mi<br />
stiano per esplodere i polmoni. Le stelle mi pulsano<br />
più luminose negli occhi, e <strong>il</strong> panico mi manda una<br />
sferzata di adrenalina per tutto <strong>il</strong> corpo. Le tiro via la
mano dalla mia gola e le torco <strong>il</strong> braccio, facendola<br />
ruotare e scaraventandola con la faccia contro la porta.<br />
Il sangue irrompe così rapidamente nella mia testa che<br />
mi dà <strong>il</strong> capogiro. Mi sento calda e fredda al tempo<br />
stesso, mentre <strong>il</strong> mio corpo torna alla vita fremendo.<br />
«Cosa vuoi da me?». È quasi un gemito che mi sfugge<br />
direttamente dalla gola.<br />
Lei gira la testa di lato e mi guarda oltre la spalla<br />
distorta. «Tutto. Tu appartieni a noi... a me».<br />
Anche se non la guardo negli occhi, sento che a quelle<br />
parole <strong>il</strong> suo fascino su di me si intensifica.<br />
Improvvisamente capisco che ha ragione. So, senza<br />
ombra di dubbio, che io e lei siamo fatte per stare<br />
insieme. La desidero più di quanto abbia mai<br />
desiderato qualcosa in tutta la mia vita.<br />
Ma mentre la tengo appiccicata qui, mi ricordo di<br />
quando Luc mi aveva abbracciato nello stesso posto,<br />
non molto tempo fa. Riesco quasi a sentire <strong>il</strong> suo corpo<br />
spingere contro <strong>il</strong> mio, <strong>il</strong> suo respiro nell’orecchio,<br />
quando mi sussurra: «Ti amo con tutto me stesso».<br />
Al ricordo, nuove lacrime mi solcano le guance,<br />
poiché ora capisco che non lo intendeva veramente.<br />
Ma <strong>il</strong> pensiero mi aiuta a mantenere lucida la mente, e<br />
mi allontano da L<strong>il</strong>ith, indietreggiando al centro <strong>del</strong>la<br />
stanza.<br />
«Sto andando via».<br />
«Mi dispiace, Fee. Non si può fare». Sembra quasi<br />
triste, mentre lo dice, ma qualcosa nei suoi profondi<br />
occhi verdi mi convince che è sincera.<br />
«Provaci», rispondo con tutta la spavalderia che<br />
riesco a ostentare.<br />
Lei continua a stare con le spalle sulla porta e scuote<br />
la testa.<br />
La raggiungo, per scansarla via e uscire, ma mi<br />
agguanta per un braccio, stringendomi in una presa
soffocante.<br />
«Non costringermi a farlo, Fee».<br />
Prima che possa di nuovo togliermi <strong>il</strong> fiato, do un<br />
calcio e la colpisco a un ginocchio, costringendola a<br />
lasciare la presa. Mi divincolo dalle sue braccia e<br />
indietreggio di alcuni passi verso <strong>il</strong> letto. «Lasciami<br />
andare».<br />
«Ho degli ordini. Il mio re ti vuole. Non posso<br />
lasciarti andare».<br />
«Sono destinata al Paradiso. Non puoi prendermi».<br />
Per un momento pare pensierosa. «Questo è un<br />
dettaglio tecnico. Ma con Luc e Matthew... andati...».<br />
Un sorriso lieve le incurva le labbra. «...le cose non<br />
sembrano più così scolpite nella pietra».<br />
Supero <strong>il</strong> tavolo, avvicinandomi lentamente alla<br />
porta. Lei si volta e segue i miei movimenti, ma non si<br />
oppone. Le passo accanto e impugno la maniglia, ma<br />
appena le mie dita sfiorano <strong>il</strong> metallo freddo – la mia<br />
libertà – mi colpisce la mano, scansandola.<br />
Il suo volto si fa tenebroso. «Stiamo facendo sul<br />
serio, Fee. Nel caso non lo avessi notato, ottengo<br />
sempre ciò che voglio, e in questo momento voglio te».<br />
Respiro per contrastare <strong>il</strong> fremito elettrico che mi<br />
scorre sulla pelle e rimetto la mano sulla maniglia. Lei<br />
mi balza addosso, ma la blocco, afferrandola per un<br />
braccio, e le pianto un calcio dietro al ginocchio,<br />
piegandoglielo. Cade sull’altro ginocchio, e quando la<br />
colpisco con un pugno sul viso, mi sguscia sotto e mi<br />
tira via le gambe. Scivolo all’indietro, sbattendo forte<br />
la testa sulla porta, e sento un rivolo di sangue tra i<br />
capelli, quando mi tiro su per rialzarmi.<br />
«Vieni senza opporti con me, Fee. Per favore. Può<br />
essere piacevole. Fac<strong>il</strong>e. Posso farti provare cose che<br />
non puoi neanche immaginare».<br />
«Non verrò mai con te».
Un’ombra le passa sul viso, e improvvisamente<br />
sembra impaurita. «Tu non hai idea di cosa mi farà<br />
Lui...».<br />
«Ne ho un’idea abbastanza chiara», dico, senza poter<br />
trattenere una punta di sarcasmo nella voce. «L’Abisso<br />
di Fuoco?».<br />
Lei scuote la testa, mentre impallidisce in viso.<br />
«Quello è per i Suoi servi. Per me...». Rabbrividisce e<br />
lascia cadere la frase, con gli occhi infossati nel volto<br />
tormentato, mentre si stringe le braccia intorno ai<br />
fianchi.<br />
Quasi mi dispiace per lei, ma ora so che questa è la<br />
sua tattica. Prima ho sbagliato a farmi trasportare e a<br />
lasciare che distruggesse <strong>il</strong> mio mondo. Non fallirò<br />
più, su questo.<br />
Approfitto <strong>del</strong>la sua distrazione per fare ancora una<br />
mossa verso la porta, ma lei rotea <strong>il</strong> piede, colpendomi<br />
su un fianco e facendomi indietreggiare di qualche<br />
passo. Ci muoviamo nell’appartamento, continuando a<br />
colpirci, e L<strong>il</strong>ith fa in modo di mantenersi sempre tra<br />
me e la porta. Sembra sanguinante, come sono<br />
convinta di essere anch’io, anche se mi mantengo<br />
salda.<br />
Il terrore mi scorre dentro al pensiero vago che,<br />
prima d’ora, non ho mai fatto un combattimento vero<br />
in vita mia. In palestra non mi batte nessuno. Ma<br />
quelli non sono L<strong>il</strong>ith. E non cercano neanche di<br />
uccidermi realmente. Poi lo ricordo a me stessa: se<br />
avrò un’occasione, non devo andare nel panico.<br />
Respira. Mantieni l’equ<strong>il</strong>ibrio.<br />
Usa lo Sway...<br />
Luc mi direbbe di usare <strong>il</strong> mio Sway.<br />
Lei prova a darmi un calcio. Lo blocco e lo scanso,<br />
cercando di decidermi su cosa potrei dire per
convincerla.<br />
Sono destinata al Paradiso. Non puoi prendermi.<br />
Non esita nemmeno, prima di sferrare un altro calcio<br />
che mi colpisce al petto, spingendomi indietro contro<br />
<strong>il</strong> muro. Scrollo le spalle dal muro, mentre mi balza<br />
addosso.<br />
Tu non mi vuoi.<br />
Questa volta sì che esita: soltanto per una frazione di<br />
secondo, ma è sufficiente per colpirla con la mano<br />
sull’occhio destro. Lei barcolla all’indietro contro <strong>il</strong><br />
tavolo, e quasi finisce a terra.<br />
«Sei forte», dice con un f<strong>il</strong>o di ammirazione nella<br />
voce. Poi si asciuga un f<strong>il</strong>o di sangue dall’angolo <strong>del</strong><br />
sopracciglio e si appoggia di spalle al tavolo come se si<br />
stesse arrendendo.<br />
Lascio cadere le braccia e faccio un passo verso la<br />
porta. Non fa una mossa per fermarmi, quindi tiro un<br />
sospiro di sollievo e le do un’occhiata.<br />
È tutto ciò di cui ha bisogno.<br />
Il suo piede è sul mio stomaco veloce come un lampo,<br />
e mi sbatte con la schiena sul letto, mentre tutta l’aria<br />
che ho nei polmoni esplode in un doloroso whoosh. Mi<br />
è sopra in un baleno. Le avvolgo le gambe intorno e<br />
cerco di stringerla in una morsa. Ma lei non si smuove,<br />
e nemmeno <strong>il</strong> cuscino che mi tiene premuto sulla<br />
faccia.<br />
Non ho più aria, e non riesco a fiatare. Il cuscino mi<br />
impedisce di fare un respiro pieno. Annaspo e stringo<br />
<strong>il</strong> crocifisso che porto al collo. Mi strappo la catenina e<br />
la frusto con quella.<br />
«Mi piacciono i gioielli, come a qualsiasi ragazza, ma<br />
non sono un demone, Fee», dice lei, togliendomela di<br />
mano. «Quindi, a meno che tu non stia cercando di
egalarmela, non puoi farci niente».<br />
La mia forza inizia a svanire, mentre le stelle mi<br />
br<strong>il</strong>lano negli occhi. Mi bruciano i polmoni. Più scalcio<br />
e graffio, più le stelle risplendono, finché ho le braccia<br />
così pesanti che non riesco a muoverle.<br />
E appena prima che tutto si faccia nero, sento una<br />
fitta nauseante dentro di me, come se qualcuno mi<br />
stesse strappando le bu<strong>del</strong>la dall’ombelico.<br />
Quando apro gli occhi, <strong>il</strong> mondo appare diverso. Mi<br />
sento scombussolata. Tutto è sfocato e distorto, come<br />
nel gioco degli specchi <strong>del</strong> luna park. Una parte è<br />
annebbiata per <strong>il</strong> gonfiore all’occhio destro. Ma non è<br />
tutto. Distolgo lo sguardo dal soffitto per osservare la<br />
stanza... la sedia ribaltata, la striscia di sangue sulla<br />
porta. L’angoscia si propaga attraverso di me, quando<br />
mi ricordo di L<strong>il</strong>ith. Salto giù dal letto e guardo in giro,<br />
quasi cadendo, quando un’ondata di vertigine mi<br />
sopraffà. Il mio corpo non si muove come dovrebbe, e<br />
barcollo, quando mi alzo in piedi. Mi sento abbattuta.<br />
Completamente estranea nel mio stesso corpo. Mi<br />
volto e guardo attentamente attorno, alla ricerca di<br />
L<strong>il</strong>ith. Ma quello che colpisce i miei occhi sono io.<br />
Il mio corpo adagiato sul letto, bianco e paralizzato.<br />
Io? Sono morta?<br />
Come posso essere io, quella? Do un colpetto al mio<br />
corpo immob<strong>il</strong>e. Niente. Provo a sentire <strong>il</strong> battito sul<br />
collo. C’è, ma impercettib<strong>il</strong>e.<br />
La paura si fa strada nella mia coscienza, e un vago<br />
senso di terrore mi stuzzica la mente, senza riuscire a<br />
impadronirsene.<br />
Con fredda obiettività, osservo la mano insanguinata<br />
sul mio collo senza vita. Una mano umana con le<br />
unghie dipinte di blu.<br />
Mi volto verso lo specchio sul retro <strong>del</strong>la porta <strong>del</strong>
agno, e lì c’è L<strong>il</strong>ith, sanguinante ma integra, che mi<br />
fissa dalla superficie <strong>del</strong> vetro. Alzo un braccio... e lei<br />
fa lo stesso.<br />
«Benvenuta nella mia um<strong>il</strong>e dimora». La voce di<br />
L<strong>il</strong>ith non corrisponde al suono che i miei timpani<br />
avrebbero creato se fosse stata lei a parlare. È un’eco<br />
nella mia testa.<br />
No!<br />
L<strong>il</strong>ith mi sorride dallo specchio.<br />
Guardo di nuovo <strong>il</strong> mio corpo sul letto e ho un vago<br />
sentore che avrei dovuto presagire tutto questo. Io ho<br />
la Premonizione. L’ultima volta che sono quasi morta,<br />
mi sono vista morta prima che accadesse. Avrei dovuto<br />
avere dei segnali. Questo significa che non sono<br />
veramente morta?<br />
«Tecnicamente, non lo sei», interviene l’eco di L<strong>il</strong>ith<br />
nella mia mente. Lei percepisce la mia confusione e,<br />
con la voce trionfante, prosegue. «Ti ho portata fino in<br />
punto di morte... abbastanza vicino da liberare la tua<br />
anima. Se ti avessi davvero ucciso, l’avrebbero portata<br />
in Paradiso, e questo sarebbe stato assolutamente<br />
inaccettab<strong>il</strong>e. Noi ci apparteniamo».<br />
Guardo ancora <strong>il</strong> mio corpo. «Non sono morta?»,<br />
dico a voce alta. Ma non è la mia voce, quella che sento<br />
pronunciare la frase. È quella di L<strong>il</strong>ith.<br />
«Eppure», mi risponde lei nella mia testa, «senza<br />
un’anima, <strong>il</strong> tuo corpo non resisterà molto».<br />
Molte verità mi si presentano, ondeggianti nella mia<br />
coscienza periferica. La prima è che potrei voler<br />
riportare l’anima nel mio corpo. Potrei usare <strong>il</strong> mio<br />
Sway per convincere L<strong>il</strong>ith a lasciarmi andare.<br />
La seconda verità è che dovrei essere impaurita,<br />
terrorizzata... o qualcosa <strong>del</strong> genere. Qualsiasi cosa.<br />
Ma non sento nulla di tutto questo, poiché i miei
pensieri stanno volgendo a cose più oscure. Cose quali<br />
la vendetta, e quanto odio provo... per tutti. Quanto mi<br />
farebbe sentir bene uccidere qualcuno. L’idea<br />
fluttuante che quel “qualcuno” dovrebbe essere L<strong>il</strong>ith<br />
viene rimpiazzata da un pensiero soverchiante.<br />
Luc.<br />
Tutto ciò che è accaduto a me, a Taylor, a Matt... è<br />
colpa sua. Improvvisamente lo voglio morto, per<br />
quello che ha fatto: per <strong>il</strong> suo tradimento.<br />
Lascio che una rabbia fredda si impossessi di me. È<br />
così piacevole permetterle di prendere <strong>il</strong> controllo, non<br />
dover resistere. Una scarica di adrenalina mi dà un<br />
brivido, mentre cammino verso la libreria, prendo uno<br />
degli antichi volumi di Dante di Luc dallo scaffale<br />
centrale e ne strappo una manciata di pagine dal<br />
centro. Le lancio in aria come coriandoli. Non sono<br />
completamente certa che la risata secca che<br />
percepisco, più che udirla, sia mia, ma essa mi sprona<br />
a proseguire. Con un braccio, scaravento accatastati a<br />
terra i libri dei due scaffali centrali, prima di andare<br />
verso gli espositori dei suoi CD, che prendo a manciate<br />
dagli scomparti e getto dalla finestra ancora chiusa,<br />
giù nello spiazzo <strong>del</strong> parcheggio sottostante. Il rumore<br />
<strong>del</strong> vetro che si frantuma alimenta le mie risate, e vi si<br />
confonde. Raccolgo una scheggia e la scorro sul palmo<br />
<strong>del</strong>la mano, incidendovi sopra una sott<strong>il</strong>e linea di<br />
sangue color cremisi. Quando lo lecco, assaggio <strong>il</strong><br />
sapore di sale metallico, mentre mi scorre sulla lingua.<br />
Il mio gemito è un suono di desiderio... di brama. Poi<br />
sento la mia voce... che non è la mia.<br />
«Voglio...».<br />
La voce di L<strong>il</strong>ith è un sussurro nella mia testa, che<br />
seduce con la promessa di piaceri proibiti. «Cosa, Fee?<br />
Cosa vuoi? Se potessi avere tutto, fare tutto, cosa
vorresti?».<br />
Immagino Luc, <strong>il</strong> suo corpo che si muove sotto <strong>il</strong> mio,<br />
vulnerab<strong>il</strong>e. Ho un brivido a pregustarlo, mentre<br />
immagino di affondargli la scheggia di vetro nel petto,<br />
nel collo, nel volto. Il sangue che esce dalla mia mano<br />
si mescola con <strong>il</strong> suo... un patto di sangue.<br />
È questo che voglio: veder morire Luc tra gli spasimi<br />
<strong>del</strong> desiderio; trascinare la sua anima fino<br />
all’oltretomba e vederla bruciare nell’Inferno 14 .<br />
L’immagine <strong>del</strong>l’Inferno è chiara nella mia mente.<br />
Nitida come se l’avessi visto migliaia di volte.<br />
«Molto bene». La voce di L<strong>il</strong>ith è seducente e<br />
incoraggiante. «Saremo un’ottima squadra, Fee. Posso<br />
insegnarti così tante cose. E quando sarai pronta, <strong>il</strong><br />
mio re ti troverà un corpo adatto».<br />
Un f<strong>il</strong>o di paura mi turbina dentro a sentir<br />
menzionare re Lucifero, ma quasi prima ancora che io<br />
riesca a sentirla, essa viene rimpiazzata dalla brama.<br />
Brama di Lui e <strong>del</strong> suo potere. Un’ondata soverchiante<br />
di desiderio mi colpisce. Ho bisogno di Lui. Ho<br />
bisogno di essere in sua presenza.<br />
«Questo si può fare», dice L<strong>il</strong>ith, e sento <strong>il</strong> suo stesso<br />
brivido nel pregustare la scena fondersi con <strong>il</strong> mio.<br />
Improvvisamente, l’atmosfera è carica di energia<br />
elettrostatica. Sento drizzarsi tutti i peli sul nostro<br />
corpo, quando l’elettricità mi scorre dentro,<br />
risvegliando ogni cellula. Fremo tutta dal desiderio.<br />
Respiro profondamente per contrastare lo<br />
sbandamento e l’accelerazione <strong>del</strong> cuore, mentre Lo<br />
attendo.<br />
Poi un suono sordo e lacerante riempie l’aria, e in un<br />
lampo di luce rossa, Lui è qui.<br />
È immenso e potente. Annaspo di fronte alla sua<br />
bellezza, e ho ancora un brivido quando inizia ad<br />
avvicinarsi a me, s<strong>il</strong>enzioso ed eccitato. La sua pelle di
cuoio nero sembra assorbire ogni luce intorno a sé per<br />
poi irradiarla di nuovo all’esterno, dal suo volto sott<strong>il</strong>e<br />
e spigoloso attraverso gli occhi da gatto br<strong>il</strong>lanti di<br />
verde. Le sue corna tort<strong>il</strong>i rosse come <strong>il</strong> sangue sono<br />
circondate da una corona dentellata: un richiamo alla<br />
sua infinita potenza. E per quanto lo desideri – ho<br />
bisogno di Lui –, sono radicata a terra. Riesco soltanto<br />
a guardarlo con sgomento, mentre cammina<br />
lentamente verso di me, con le labbra che volgono in<br />
un sorriso voglioso.<br />
«Frannie», tuona. «Infine, sei di nuovo mia. È<br />
passato così tanto tempo».<br />
Quando mi raggiunge e affonda gli artigli <strong>del</strong>la mano<br />
nella mia spalla, <strong>il</strong> dolore e un indescrivib<strong>il</strong>e piacere<br />
mi vorticano dentro.<br />
«Ricorda», mi dice piano, con voce aspra, in un<br />
orecchio.<br />
Mi avvolge nelle sue ali, e provo un’improvvisa<br />
sensazione di fam<strong>il</strong>iarità, di comodità... l’immagine<br />
fluttuante di un angelo meraviglioso con profondi<br />
occhi verdi. Sento le sue labbra infuocate sulla mia<br />
fronte e <strong>il</strong> suo potere scorrermi attraverso <strong>il</strong> corpo, ed<br />
è come essere in sintonia con quella rovente...<br />
dolorosa estasi universale... che brucia vivi. In<br />
quell’eternità, non più lunga di un battito di ciglia, una<br />
parte di me muore, poco per volta, finché <strong>il</strong> mondo<br />
intero non è che un pozzo roteante, colmo di pensieri<br />
depravati, idee degenerate e pensieri distruttivi.<br />
Il mondo è un inferno.<br />
Sono persa nel buio.<br />
Poi... più nulla.
Luc<br />
Quando mi proietto nel mio appartamento, quello<br />
che vedo quasi mi uccide. Sento la gran parte <strong>del</strong> mio<br />
cuore di zolfo schiacciata dal peso di quello che ho<br />
lasciato accadere. In un istante attraverso la stanza e<br />
sono sul letto che premo <strong>il</strong> corpo senza vita di Frannie<br />
contro <strong>il</strong> mio.<br />
Guardo Gabriel, che volteggia sollevato dal<br />
pavimento accanto alla porta, in tutta la sua forma<br />
angelica, con le enormi doppie ali spiegate. Aumenta<br />
la propria luminescenza e scivola davanti a noi,<br />
mentre io mi volto di nuovo verso Frannie. Ma appena<br />
mi sporgo in basso per controllare se respiri, sento un<br />
calore rovente, e l’esplosione rossa di fiamme<br />
<strong>del</strong>l’Inferno si accende nella stanza, seguita<br />
istantaneamente dalla folgore di un fulmine bianco.<br />
L’ozono supera lo zolfo e quasi mi soffoca. Le mie dita<br />
toccano <strong>il</strong> collo di Frannie, e sento che <strong>il</strong> sangue le<br />
pulsa a malapena.<br />
Mi aspetto che Gabriel aiuti Frannie, ma quando ci<br />
passa accanto, i miei occhi scattano sull’immagine<br />
scura avvolta nella sua luce bianca: L<strong>il</strong>ith in piedi<br />
accanto alla libreria, avvolta nella pelle <strong>del</strong>le ali di<br />
pipistrello di re Lucifero. Un’apparizione. Deve essere<br />
così, poiché è da tempo immemorab<strong>il</strong>e che <strong>il</strong> re<br />
<strong>del</strong>l’Inferno non si avventura sulla Terra.<br />
Lucifero guarda malignamente Gabriel, poi stringe<br />
L<strong>il</strong>ith più forte contro <strong>il</strong> suo corpo fumante, come se lei<br />
fosse la sua proprietà di maggior valore.<br />
«Tu sai che lei appartiene a me, Gabriel», dice con<br />
voce pungente.<br />
«Lasciala andare», risponde Gabriel, restringendo <strong>il</strong><br />
volteggio.<br />
Tiro Frannie stretta a me, confuso. È allora che
ealizzo che, nonostante sia viva, non ne percepisco<br />
l’essenza. Niente ribes e chiodi di garofano. La sua<br />
anima è sfuggita dal corpo.<br />
Sono arrivato troppo tardi.<br />
La disperazione mi soffoca, mentre prendo Frannie<br />
tra le braccia, desiderando che viva. L’esplosione di<br />
altre fiamme <strong>del</strong>l’Inferno manda in frantumi metà<br />
<strong>del</strong>la cucina, ma me ne curo a malapena, se non per <strong>il</strong><br />
fatto di riparare <strong>il</strong> corpo di Frannie dalle schegge che<br />
volano.<br />
Gabriel scaglia la folgore di un fulmine bianco dritta<br />
verso le spalle di Lucifero, che sta di fronte alla<br />
finestra con L<strong>il</strong>ith nascosta dietro di sé. La folgore di<br />
Gabriel colpisce nel segno, e Lucifero si volta e<br />
ruggisce, facendo tremare le finestre per l’intensità <strong>del</strong><br />
suono. Poi prende L<strong>il</strong>ith, la sistema sotto <strong>il</strong> suo braccio<br />
immenso, come una bambola di pezza, e con un battito<br />
d’ali raggiunge <strong>il</strong> davanzale <strong>del</strong>la finestra,<br />
frantumando i resti <strong>del</strong> vetro già rotto e scheggiando <strong>il</strong><br />
legno con gli artigli dei Suoi piedi palmati. Poi dispiega<br />
le ali, pronto a spiccare <strong>il</strong> volo, ma in un lampo di<br />
bianco, Gabriel attraversa la stanza, evita <strong>il</strong> colpo di<br />
fiamme <strong>del</strong>l’Inferno e afferra Lucifero per un’ala,<br />
rovesciandolo nuovamente all’interno.<br />
Quando Lucifero sbatte contro <strong>il</strong> muro accanto al<br />
letto, rompendo l’intonaco e facendo crollare una<br />
parte <strong>del</strong>la struttura, la sento.<br />
La voce di L<strong>il</strong>ith parte, bassa e strozzata, come se<br />
lottasse per non far uscire le parole. «Tu non mi vuoi.<br />
Torna all’Inferno».<br />
Allora vedo Lucifero fermarsi a metà passo, mentre<br />
cammina a lunghe falcate verso la porta, e capisco.<br />
Frannie.
Divento improvvisamente freddo, quando realizzo.<br />
L’essenza di Frannie è nel corpo ospitante di L<strong>il</strong>ith.<br />
Non so come sia possib<strong>il</strong>e, ma <strong>il</strong> terrore nel mio<br />
intimo, mentre osservo Lucifero fiancheggiare la porta<br />
con L<strong>il</strong>ith sotto <strong>il</strong> braccio, mi dice che è così.<br />
Adagio <strong>del</strong>icatamente <strong>il</strong> corpo di Frannie sul letto e<br />
mi risollevo, mentre Gabriel fa un balzo in avanti e<br />
strappa via L<strong>il</strong>ith dalle braccia di Lucifero. Gabriel<br />
trascina L<strong>il</strong>ith dietro sé, e lei cade a terra a peso morto.<br />
Mi concentro su tutta la potenza infernale che posso<br />
accumulare e scaglio un colpo di fiamme <strong>del</strong>l’Inferno<br />
contro Lucifero. Nello stesso istante, Gabriel scarica<br />
una folgore di fulmine accecante. Entrambi colpiscono<br />
Lucifero in pieno petto, in un’esplosione color biancocremisi<br />
che con un boato fragoroso lo scaraventa,<br />
distruggendo <strong>il</strong> muro, nell’appartamento di L<strong>il</strong>i.<br />
Lucifero si risolleva da terra, e con un ruggito di<br />
dolore e un nauseante fetore di zolfo svanisce in una<br />
nuvola di fumo.<br />
«Codardo», mormora Gabriel tra sé e sé, riducendo<br />
la propria luminescenza, ma con la voce tremante. Si<br />
volta verso L<strong>il</strong>ith e riprende la sua forma umana,<br />
mentre questa si rialza dal pavimento. Quando lei<br />
parla, è chiaro che a parlare è di nuovo L<strong>il</strong>ith.<br />
«Quel voodoo celeste funziona soltanto con i demoni,<br />
Gabriel. Io non sono un demone. Provaci, e tutti... e<br />
intendo davvero tutti...», dice lanciando un’occhiata<br />
significativa verso <strong>il</strong> corpo di Frannie, «moriranno».<br />
Gabriel fa un passo indietro. «Lasciala andare».<br />
Lei si volta verso di me, ma poi si ferma, mentre <strong>il</strong><br />
suo volto si deforma. «E tu lascia stare lui», le sfugge<br />
di bocca, con un tono debole e strozzato.<br />
Faccio un passo verso di lei, incuriosito, con <strong>il</strong> panico<br />
che mi spinge <strong>il</strong> cuore in gola. «No, Frannie. Non<br />
usare <strong>il</strong> tuo Sway per me. Costringi lei a lasciarti
andare».<br />
«Ce la puoi fare, Frannie», dice Gabriel,<br />
avvicinandosi a L<strong>il</strong>ith, con evidente speranza sul viso<br />
ancora luminescente.<br />
Ma la confusione sul volto di L<strong>il</strong>ith si dirada e lei si<br />
volge ancora a me. «Ora è mia».<br />
Sono addosso a L<strong>il</strong>ith ancor prima di accorgermi che<br />
mi sono mosso.<br />
«Lasciala andare!», ruggisco, mentre le avvolgo le<br />
mani intorno alla gola. La scaravento contro <strong>il</strong> muro,<br />
sferrandole un pugno incandescente sul viso.<br />
«Non posso», dice con voce roca. «Tu sai cosa mi<br />
farà se non la riporto indietro».<br />
Lo so. L<strong>il</strong>ith è la sua regina, ma questo non significa<br />
che Lui le risparmi <strong>il</strong> suo furore. Ho sentito le<br />
chiacchiere... e una volta anche le grida. Do<br />
un’occhiata al buco nel muro, e improvvisamente<br />
capisco perché si è arreso così fac<strong>il</strong>mente. Lui sa che<br />
L<strong>il</strong>ith non oserà abbandonare la sua preda, e ha<br />
lasciato che lei eseguisse i suoi ordini.<br />
Gabriel mi tira via da lei. «Fermati, Luc. Non puoi<br />
ucciderla».<br />
Mi rendo conto di aver stretto la morsa sul suo collo.<br />
Lascio cadere la mano e indietreggio, incerto su cosa<br />
fare. Lui ha ragione. Non posso ucciderla senza<br />
uccidere <strong>il</strong> corpo ospitante, e anche Frannie.<br />
Proprio mentre sto pensando questo, la ragazza di<br />
fronte a me emana un bagliore e si trasforma in<br />
Frannie. Mi viene incontro, allungando le braccia<br />
verso di me.<br />
Un impulso di desiderio frastornante mi scorre<br />
dentro come <strong>il</strong> flusso <strong>del</strong>la marea e mi colpisce,<br />
facendomi indietreggiare di un passo.<br />
«Lascialo stare, pazza. Se soltanto lo voglio, lui è<br />
mio», dice, e tutto si fa sfocato, quando mi tocca una
guancia.<br />
Sento la voce di Gabriel da qualche parte in<br />
lontananza, ma la ignoro, poiché l’unica cosa che conta<br />
è Frannie. La stringo a me; sento <strong>il</strong> suo corpo contro <strong>il</strong><br />
mio e avvampo in un’esplosione di eccitamento.<br />
«Bene così», dice lei, avvicinandosi al mio viso e<br />
baciandomi.<br />
Il suo impeto è vorace. Ho una voglia matta di starle<br />
più vicino. Raccolgo la mia essenza e mi inf<strong>il</strong>tro<br />
attraverso le sue labbra. Ma appena la mia essenza è<br />
dentro di lei, vengo risvegliato da questa trance<br />
indotta dal desiderio dalla voce di Frannie che grida:<br />
«No!».<br />
«Si sta facendo un po’ affollato qui dentro, non<br />
credete?», interviene la voce di L<strong>il</strong>ith. «Caldo e sudato.<br />
E tu sai quanto mi piace caldo e sudato, Luc».<br />
Mi sento imbarazzato, sapendo che Frannie sta<br />
ascoltando la nostra conversazione interiore, ma L<strong>il</strong>ith<br />
ha ragione. Non ho mai provato un tale senso di<br />
claustrofobia nel corpo di qualcun altro.<br />
L’essenza di L<strong>il</strong>ith turbina, enorme ma sfumata, e<br />
impossib<strong>il</strong>e da contenere. Riesco a sentire l’anima <strong>del</strong><br />
corpo ospitante, oscura e densa, ritirarsi negli angoli.<br />
Un’anima già chiaramente destinata all’Inferno, che è<br />
<strong>il</strong> motivo per cui L<strong>il</strong>ith è stata in grado di occupare <strong>il</strong><br />
suo corpo originariamente.<br />
Poi sento Frannie, la sua bianca opalescenza che<br />
rotea debolmente attorno alla mia nera lucentezza. E,<br />
ovvietà a parte, c’è qualcosa di terrib<strong>il</strong>mente strano.<br />
Non c’è luce nella sua anima: come se fosse troppo<br />
esausta per andare avanti... consumata. L’angoscia mi<br />
soffoca i pensieri. So soltanto che devo trascinarla<br />
fuori di qui.<br />
«Potrei andarmene e portarmi via alcune di queste<br />
anime».
«Non accadrà. Il mio re ti rivuole indietro.<br />
Ovviamente, a giudicare dall’ultima volta che siamo<br />
stati insieme, penso che non vorrai star via per<br />
molto».<br />
Un’altra ondata di desiderio mi fa quasi soccombere,<br />
ma riesco a canalizzarla e a rivoltarla contro di lei.<br />
Quando i miei pensieri si fanno di nuovo lucidi, mi<br />
rendo conto che io e L<strong>il</strong>ith non siamo poi tanto diversi.<br />
Lei è una pedina <strong>del</strong> suo gioco, proprio come lo ero io.<br />
Se riuscissi a mostrarle una via d’uscita...<br />
«Non sei costretta a farlo, L<strong>il</strong>ith».<br />
La sua essenza turbina densa intorno a me e Frannie:<br />
è fumo striato di rosso. «Tu sai che devo».<br />
«Ti sta soltanto usando – te e tutti noi – nel suo<br />
gioco contorto. Se prende Frannie, nessuno potrà più<br />
fermarlo».<br />
«Già ora non c’è nessuno che possa fermarlo. E<br />
oltretutto, forse io non voglio fermarlo. Quando sarà<br />
Lui l’Onnipotente, le cose andranno diversamente».<br />
«Alcune cose non cambieranno. La tortura... quello<br />
che fa a te...».<br />
«Io ho bisogno di quello che mi fa. Non c’è nulla<br />
come <strong>il</strong> suo desiderio, nel mondo mortale. Speravo che<br />
Matt potesse essere quello giusto, ma...». Lascia<br />
cadere la frase. Nonostante siano intense, le sue parole<br />
sono dominate da una paura sotterranea che non<br />
riesce a nascondere. E, in quell’affermazione, vedo la<br />
differenza tra me e L<strong>il</strong>ith. Io sono nato per <strong>il</strong> <strong>peccato</strong>.<br />
L<strong>il</strong>ith lo ha scelto. Lei ha letteralmente fatto un patto<br />
col diavolo tutti quei m<strong>il</strong>lenni fa. Mentre io ho<br />
scambiato la mia immortalità per l’amore, lei ha<br />
scambiato la sua mortalità per la lussuria.<br />
«Non posso vivere senza la sua brama», aggiunge,<br />
con l’aria abbattuta. «Anche Frannie l’ha provato. Lei<br />
sa».
Mi gira tutto. È questo che le è accaduto? Ed è questo<br />
<strong>il</strong> motivo per cui non c’è più nulla da fare? Cosa le ha<br />
fatto Lui? Il senso di colpa mi scava un buco dentro,<br />
lasciandomi freddo e vuoto.<br />
Ho lasciato che accadesse.<br />
Penso agli occhi lucenti color zaffiro di Frannie, alla<br />
loro vivacità, e desidero morire, sapendo che è colpa<br />
mia. Non sono stato abbastanza forte da meritarla... da<br />
proteggerla.<br />
La sfido con <strong>il</strong> pensiero e mi muovo lentamente,<br />
circondando l’essenza lucente di Frannie con la mia.<br />
Mi sforzo di nascondere <strong>il</strong> mio dubbio e la mia<br />
insicurezza, anziché competere con L<strong>il</strong>ith. «Con<br />
Frannie al suo fianco, credi davvero che ti vorrà<br />
ancora?»<br />
«Lui mi ha sempre voluto, e sempre mi vorrà».<br />
Percepisco <strong>il</strong> suo furore e la sua paura rotearci dentro,<br />
e le strie rosse <strong>del</strong>la sua essenza farsi più consistenti,<br />
più solide.<br />
Ed è allora che lo faccio. Confondo la mia essenza con<br />
quella di Frannie.<br />
Ti prego, Frannie. Per favore, torna da me.<br />
«Ma che dolce», dice L<strong>il</strong>ith, piena di odio e di<br />
amarezza. «Però è troppo tardi. Lei si sarebbe data<br />
volentieri al nostro re, se non ci avessi interrotto così<br />
maleducatamente».<br />
L’essenza di Frannie è rovente e vorticosa: più<br />
potente ogni secondo. Mi tuffo nel centro di quel<br />
vortice, e percepisco la mia stessa essenza tracimare,<br />
mentre la sua si fa più vivace. La sua rabbia si<br />
intensifica, e sento nel naso che emana odore di pepe<br />
nero; poi riconosco la sua voce, fleb<strong>il</strong>e, all’inizio, ma<br />
sempre più forte via via che cresce la sua raison<br />
d’être 15 . Assomiglia a una cant<strong>il</strong>ena, e mentre
aumenta di volume, sono in grado di decifrare le<br />
parole nella melodia. Diventa tanto forte che le labbra<br />
di L<strong>il</strong>ith iniziano a muoversi e a pronunciarle ad alta<br />
voce.<br />
«Lasciami andare. Tu non mi vuoi. Lasciami andare.<br />
Tu non mi vuoi».<br />
La speranza mi pervade. Tengo la mia essenza fusa<br />
con quella di Frannie e le invio tutta la mia forza. L<strong>il</strong>ith<br />
geme, e io uso la piccola parte di controllo che ho per<br />
costringere <strong>il</strong> suo corpo ospitante a restare fermo,<br />
quando lei cerca di correre. L<strong>il</strong>ith lotta per mantenere<br />
<strong>il</strong> controllo su Frannie, e sento che la determinazione<br />
di Frannie vac<strong>il</strong>la, quando L<strong>il</strong>ith ci inonda di idee<br />
tenebrose... sangue, lussuria, morte.<br />
«No, Frannie, non ascoltare», dico, e inizio a cantare<br />
con lei. «Lasciami andare. Tu non mi vuoi. Lasciami<br />
andare».<br />
Sento qualcosa di diverso crescere in Frannie, e la<br />
sua essenza scorrere più forte. Attingo alla sua energia<br />
per restituirgliela potenziata, roteando verso <strong>il</strong> centro<br />
<strong>del</strong> ciclone.<br />
«Luc?». Proviene da qualche parte, in profondità,<br />
dentro di lei, accompagnato dall’effusione di un aroma<br />
di cioccolato caldo.<br />
«Concentrati», dico, sforzandomi di fare lo stesso.<br />
«Lasciami andare. Tu non mi vuoi».<br />
Lei riprende, più forte.<br />
Sento che L<strong>il</strong>ith vac<strong>il</strong>la. La sua essenza fumosa si<br />
sfalda appena per un istante, ma è sufficiente. Mi<br />
sento risollevato, quando percepisco <strong>il</strong> vortice<br />
<strong>del</strong>l’anima di Frannie... annuso <strong>il</strong> profumo di ribes e<br />
chiodi di garofano. Poi svanisce.<br />
Raccolgo la mia essenza e inizio a spingermi fuori da<br />
questo corpo, attraverso le labbra di L<strong>il</strong>ith, ma un<br />
grido da Banshee l’attraversa. Sento uno strattone
doloroso e mi rendo conto di essere trattenuto qui da<br />
qualche forza.<br />
«No! Non posso tornare indietro senza almeno uno<br />
di voi», grida L<strong>il</strong>ith; poi ruota verso Frannie, <strong>il</strong> cui<br />
corpo giace sul letto, con Gabriel proteso su di lei. Lui<br />
le pone una mano sul petto e una sulla testa, poi alza lo<br />
sguardo, con gli occhi terrorizzati, e mi inst<strong>il</strong>la una<br />
paura schiacciante nel cuore. «Ora tocca a te, cara»,<br />
dice, e preme le labbra su quelle di Frannie,<br />
respirando per lei. «Forza, Frannie», dice.<br />
Sono pressoché impotente, nel corpo di L<strong>il</strong>ith,<br />
mentre lei fa un balzo verso Frannie, intenta a<br />
riprendersela. Ma appena prima che la raggiungiamo,<br />
Gabriel solleva una mano, e dal palmo scaglia una<br />
saetta bianca che ci trapassa.<br />
L<strong>il</strong>ith grida e cade a terra, e tutto ciò che posso fare è<br />
trattenere <strong>il</strong> mio stesso grido. Ma per quanto sia stato<br />
doloroso, so che Gabriel si stava trattenendo,<br />
altrimenti <strong>il</strong> corpo ospitante di L<strong>il</strong>ith sarebbe morto.<br />
Così non è, ma <strong>il</strong> colpo è sufficiente a spezzare la<br />
concentrazione di L<strong>il</strong>ith.<br />
Penso a Frannie, alla persona che mi ha fatto<br />
diventare, a tutte le cose belle che mi ha tirato fuori, e<br />
sento la mia forza erompere. Spingo con tutto me<br />
stesso. L<strong>il</strong>ith si lamenta, sofferente, mentre lotta per<br />
trattenermi. Ma non ci riesce, e la mia essenza schizza<br />
via dal suo corpo come una pietra da una fionda.<br />
L’impeto con cui rientro nel mio involucro umano mi<br />
rende quasi incosciente. Mi sforzo di mantenere salda<br />
la mente e mi risollevo da terra.<br />
L<strong>il</strong>ith si rialza a sua volta e, con un’occhiata indietro a<br />
Gabriel barcolla verso la porta. La apre e si imbatte<br />
dritto in Taylor, in piedi sul pianerottolo. Gli occhi di<br />
Taylor schizzano dalle orbite alla vista di L<strong>il</strong>i che esce,<br />
sanguinante, dal mio appartamento.
«Ehi, bella», dice L<strong>il</strong>ith.<br />
E poi tutto ciò che accade appare sfocato.<br />
L<strong>il</strong>ith si avvolge intorno a Taylor. Un istante dopo <strong>il</strong><br />
corpo di L<strong>il</strong>ith cade a terra a peso morto, e Taylor<br />
corre alla massima velocità giù verso l’ingresso.<br />
Un respiro affannato, strozzato, soffocato ansima<br />
dietro di me, e giro su me stesso, trovando Frannie,<br />
cullata tra le braccia di Gabriel, che si afferra la gola e<br />
annaspa in cerca d’aria.<br />
Gabriel solleva lo sguardo verso di me. «Taylor»,<br />
grida, indicando la porta con uno scatto <strong>del</strong>la testa.<br />
Esito per un istante ancora, lottando contro <strong>il</strong><br />
bisogno di correre da Frannie, di toccarla e di<br />
assicurarmi che stia bene, prima di inseguire lungo le<br />
scale la brunetta inconsapevole di essere L<strong>il</strong>ith.<br />
Quando sbatto la porta ed esco sullo spiazzo <strong>del</strong><br />
parcheggio, un motore romba e sento <strong>il</strong> fondo di una<br />
macchina colpire <strong>il</strong> ciglio <strong>del</strong> marciapiede. Corro verso<br />
la strada e colgo un’immagine fugace <strong>del</strong>le luci<br />
posteriori di un vecchio carro funebre nero che svolta<br />
dietro l’angolo.<br />
Marchosias. Dannazione!<br />
Mi fermo sul ciglio ancora un momento, poi scatto di<br />
nuovo sulle scale, da Frannie.<br />
14 Questo e <strong>il</strong> successivo in italiano nel testo.<br />
15 In francese nel testo. In italiano, “ragione di<br />
esistere”.
Frannie<br />
Capitolo 24<br />
Il diavolo in me<br />
La mia gola è ancora rovente e la mia vista<br />
annebbiata, quando Luc rientra nell’appartamento. Ho<br />
<strong>il</strong> voltastomaco a vederlo trascinare <strong>il</strong> corpo<br />
incosciente di L<strong>il</strong>ith.<br />
Gabe mi stringe tra le braccia. La sua neve al sole<br />
invernale attenua la sofferenza <strong>del</strong> mio corpo e <strong>il</strong><br />
bruciore ai polmoni, facendomi dimenticare tutto.<br />
Sprofondo dentro di lui, sperando che mi contenga<br />
completamente, e poggio la mia testa palpitante<br />
nell’incavo <strong>del</strong> suo collo, mentre lui mi raccoglie più<br />
forte a sé.<br />
Sobbalzo all’indietro, spingendomi ancor di più<br />
addosso a Gabe, quando Luc adagia L<strong>il</strong>ith sul letto,<br />
accanto a me. I suoi occhi scattano su di me per un<br />
attimo, mentre la copre con la trapunta, assicurandosi<br />
che stia comoda. Poi volta gli occhi preoccupati su<br />
Gabe.<br />
«Se la caverà?».<br />
Gabe mi passa una mano tra i capelli. «Non lo so».<br />
Luc fissa L<strong>il</strong>ith con un’espressione insondab<strong>il</strong>e. Si<br />
abbassa e le scosta i capelli dal viso.<br />
E osservarlo mentre la tocca in quel modo mi trafigge<br />
come un pugnale. Distolgo lo sguardo e cerco di<br />
scacciare l’immagine <strong>del</strong>l’ultima volta che li ho visti<br />
insieme.
«Devo andare». La mia voce è un brontolio rauco,<br />
quando cerco di spingere l’aria attraverso le corde<br />
vocali palpitanti.<br />
«Certo, Frannie».<br />
Mentre Gabe mi solleva tra le sue braccia, alzandosi<br />
in piedi, sussulto e grido.<br />
«Gabriel...?». Sono sorpresa dal picco di panico nel<br />
tono di voce di Luc. Sollevo la faccia dalla spalla di<br />
Gabe e guardo Luc, ma quando i nostri occhi si<br />
incontrano, lui sembra assente.<br />
Sono così confusa. Mi ricordo di come mi ha fatto<br />
sentire L<strong>il</strong>ith – quanto l’ho desiderata –, quindi in<br />
qualche modo capisco che quello che è successo quella<br />
sera potrebbe non essere stato tutta colpa di Luc. La<br />
mia mente dice questo. Ma <strong>il</strong> mio cuore infranto non<br />
riesce ancora a superare ciò che lui ha fatto.<br />
«Sai che c’è? Mettimi giù. Sto bene», dico,<br />
allontanandomi da Gabe. La verità è che ho dolori<br />
dappertutto, ma loro non devono saperlo. «Niente di<br />
rotto».<br />
Gabe mi osserva con occhi tormentati. Non fa<br />
obiezioni, anche se sa che sto mentendo. Ma<br />
comunque non mi mette giù. Il suo sguardo si volge a<br />
Luc. «Taylor?»<br />
«Che problema c’è con Taylor?». Mi sposto tra le<br />
braccia di Gabe, e <strong>il</strong> dolore acuto che mi trafigge le<br />
costole mi fa annaspare. Do un’occhiata a Luc in attesa<br />
di risposta, ma lui scuote semplicemente la testa.<br />
«Niente di cui ti debba preoccupare», dice Gabe, e lo<br />
sento cospargermi ancora con quella dannata neve.<br />
Contrasto <strong>il</strong> senso di calma pacifica che si posa su di<br />
me. «Questa non è una risposta».<br />
«La troverò. Non ti preoccupare».<br />
Sento la frustrazione nella sua voce, e l’angoscia mi<br />
attraversa. Lotto per liberarmi dalle sue braccia, ma
ogni movimento provoca una fitta acuta di dolore in<br />
un punto o in un altro. «La troverai? Cosa diavolo<br />
significa? Era qui?». Scalcio con le gambe, poiché<br />
sembrano la parte che mi fa meno male. «Mettimi<br />
giù!».<br />
Lui mi depone <strong>del</strong>icatamente a terra e mi sostiene.<br />
Poi inclina la testa verso Luc, facendogli cenno di<br />
parlare, ma con un avvertimento nello sguardo.<br />
Afferro Gabe per la maglietta e lo strattono. «No! Tu<br />
mi risponderai». Gabe non può mentire, che invece è<br />
l’unica cosa che fa Luc. Voglio la verità.<br />
«Più tardi, Frannie», fa lui.<br />
«Dimmelo adesso!». Le parole sembrano fiamme che<br />
mi sgorgano dalla gola.<br />
«Lei deve sapere, Gabriel», dice Luc. Lui cammina<br />
intorno al letto, e i suoi occhi sono dolenti. «L<strong>il</strong>ith l’ha<br />
presa». Poi <strong>il</strong> suo volto si contrae, mentre fa una<br />
smorfia e abbassa gli occhi.<br />
Il terrore si somma alla confusione, quando guardo la<br />
ragazza sul letto. «L<strong>il</strong>ith è proprio qui».<br />
«Quella non è L<strong>il</strong>ith. È <strong>il</strong> suo corpo ospitante»,<br />
risponde Gabe.<br />
Scuoto la testa, mentre la frustrazione torna a<br />
crescere, facendomi desiderare di schiaffeggiare<br />
Gabe... per farlo smettere di parlare in modo<br />
enigmatico. «Cosa diavolo sta succedendo?».<br />
Lui tiene gli occhi fissi sui miei, sollevando un<br />
sopracciglio per la preoccupazione. «L<strong>il</strong>ith si è<br />
trasferita. Ha preso Taylor».<br />
«Si è trasferita... dentro Taylor...?». La comprensione<br />
si fa strada in qualche angolo <strong>del</strong>la mia mente e mi<br />
irrigidisco. Taylor è destinata all’Inferno.<br />
«La riporteremo indietro», dice Luc, senza<br />
guardarmi negli occhi ma con un tono determinato,<br />
nonostante la voce tremante. Si accascia a terra,
toccando le pagine sparse <strong>del</strong>la sua edizione originale<br />
<strong>del</strong> Purgatorio buttate sul pavimento.<br />
Mi rivolgo a Gabe, sussultando. «Cosa faremo?»<br />
«Tu devi andare a casa, Frannie... riposati un po’. Io e<br />
Luc siamo meglio equipaggiati per individuare Taylor<br />
e discutere con L<strong>il</strong>ith».<br />
«Io voglio...».<br />
Gabe mi interrompe posandomi un dito sulle labbra<br />
gonfie. «Potresti spingere <strong>il</strong> tuo Sway su di me e<br />
condizionarmi a lasciartelo fare, ma sai tanto bene<br />
quanto me che ci rallenteresti e intralceresti soltanto.<br />
È questo che vuoi? Tenerci occupati a proteggere te? O<br />
rivuoi Taylor indietro sana e salva?».<br />
Lo guardo minacciosa, cercando di convincermi che<br />
ha torto. «Ma forse <strong>il</strong> mio Sway può essere d’aiuto».<br />
«Come?»<br />
«Forse potrei... non lo so... forse lascerebbe stare<br />
Taylor».<br />
«Non credo che sarà così semplice. È proprio te che<br />
vuole, Frannie. Sarebbe più sicuro se non ti avvicinassi<br />
a lei in alcun modo».<br />
Mi ricordo di quello che L<strong>il</strong>ith mi ha fatto, di come mi<br />
ha fatto sentire, e alla fine capisco che ha ragione.<br />
«Molto bene».<br />
La voce di Luc arriva da vicino la finestra rotta. «La<br />
porterò a casa». Mi volto, e i suoi occhi di ossidiana<br />
incontrano i miei. Sento un’esplosione nel cuore,<br />
quando ricordo che quegli occhi non sono più umani.<br />
«Posso guidare», dico, furiosa per <strong>il</strong> tremore <strong>del</strong>la<br />
mia voce.<br />
«No, non puoi», ribatte Gabe. «E io devo occuparmi<br />
di questa faccenda», prosegue, accennando con la<br />
mano al corpo <strong>del</strong>la ragazza sul letto.<br />
Mi rivolgo a Luc, che evita <strong>il</strong> mio sguardo, e vado<br />
verso la porta. «Andiamo».
Gabe prende Luc per un braccio, mentre lui gli passa<br />
accanto, e lo trattiene fissandolo duramente. «Resta<br />
con lei finché non riesco a raggiungervi». La sua voce è<br />
bassa, e penso che non voglia farsi sentire da me, ma<br />
io mi volto e lo guardo ost<strong>il</strong>e, perché sappia che ho<br />
sentito.<br />
Appena inizio a camminare scopro che le mie gambe<br />
funzionano ancora, ma <strong>il</strong> ginocchio sinistro è gonfio e<br />
un po’ intorpidito; infatti vac<strong>il</strong>la sul primo gradino, e<br />
Luc mi afferra un gomito per reggermi, quando mi<br />
aggrappo al corrimano. Sono assolutamente<br />
impreparata alla reazione <strong>del</strong> mio corpo al suo<br />
contatto. Gemo, mentre <strong>il</strong> suo calore demoniaco mi<br />
scorre dentro, facendo sì che le mie gambe già<br />
tremanti si rifiutino di sostenermi. Luc mi sorregge<br />
prima che finisca a terra, sollevandomi tra le sue<br />
braccia.<br />
Non riesco a guardarlo negli occhi. «Mettimi giù».<br />
Lui mi ignora e mi trasporta giù per le scale.<br />
«Mettimi giù», ripeto quando arriviamo in fondo, e<br />
allora lo fa.<br />
Zoppico fino alla macchina, e Luc tende una mano<br />
per avere la chiave. Gli porgo <strong>il</strong> portachiavi con la<br />
zampa di coniglio a cui sono agganciate la vecchia<br />
chiave consumata <strong>del</strong>la Mustang e quella nuova e<br />
lucente <strong>del</strong> suo appartamento.<br />
Senza parole, le prende dalla mia mano e saltiamo a<br />
bordo: lui al posto di guida.<br />
«Sono assolutamente in grado di guidare». Faccio<br />
per incrociare le braccia e sprofondare nel sed<strong>il</strong>e,<br />
prima che le mie costole mi ricordino che non<br />
funzionerebbe.<br />
Per tutta risposta, lui gira la chiave <strong>del</strong>l’accensione e<br />
fa retromarcia per uscire dal parcheggio. Per un<br />
secondo i suoi occhi incrociano i miei, così lo vedo.
Senso di colpa.<br />
La rabbia erompe dal regno <strong>del</strong>le mie emozioni più<br />
oscure. «Tu sapevi». Più che una domanda, è<br />
un’accusa.<br />
Lancia ancora uno sguardo verso di me, ma non<br />
risponde.<br />
«Quanto ne sapevi? Sapevi cos’era lei? L<strong>il</strong>i?».<br />
Lui stringe la mascella e fa un lungo respiro, ma<br />
continua a guardare fisso attraverso <strong>il</strong> parabrezza.<br />
«Sapevi che lei e Matt stavano, tipo... insieme?»<br />
«Questo te l’ho detto», risponde lui, con la voce<br />
completamente piatta.<br />
Questo sì, me l’aveva detto. E io stupidamente<br />
speravo che avesse ragione. Il mio stomaco si chiude in<br />
un nodo serrato.<br />
«Sapevi che Taylor era destinata all’Inferno». Non è<br />
una domanda.<br />
I suoi occhi saltano ancora sui miei, ed ecco di nuovo<br />
<strong>il</strong> senso di colpa.<br />
«Come hai potuto non dirmelo?».<br />
Lui scuote la testa, ma resta in s<strong>il</strong>enzio.<br />
La mia mente è un vortice di altre domande e di cose<br />
che voglio dirgli... la maggior parte <strong>del</strong>le quali<br />
assomiglia a: “Come hai potuto rivelarti un tale<br />
bastardo bugiardo e imbroglione?”. Ma so quale<br />
sarebbe la sua risposta a una tale domanda: lui è un<br />
demone... cosa mi aspettavo? Quindi ribollo dentro e<br />
mi sforzo di non guardarlo. E cerco di ignorare <strong>il</strong> vuoto<br />
profondo e dolorante che sento nel mio intimo. Chiudo<br />
gli occhi e affondo indietro nel sed<strong>il</strong>e, voltandomi<br />
verso <strong>il</strong> finestrino, in modo che non veda le lacrime<br />
colarmi lungo le guance.<br />
Ricordo <strong>il</strong> motivo per cui ero venuta da Luc, in un<br />
primo momento... quello che avevo visto in sogno.<br />
Avevo bisogno di vedere con i miei occhi che era
morto. Ma lui è qui. Tanto vicino che potrei toccarlo. E<br />
vorrei farlo. Voglio sentire le sue braccia intorno a me;<br />
le sue labbra sulle mie.<br />
Dio, mi è mancato.<br />
Cosa c’è che non va in me? Come posso amarlo e<br />
odiarlo al tempo stesso?<br />
Mi strofino via le lacrime dal viso e gli lancio<br />
un’occhiata laterale per valutare. La sua testa è<br />
reclinata all’indietro, sul poggiatesta, e leggermente<br />
voltata dalla parte opposta rispetto a me, con un polso<br />
chiuso sul volante e l’altra mano sulla leva <strong>del</strong> cambio.<br />
I suoi occhi br<strong>il</strong>lano di rosso attraverso la frangia di<br />
seta nera, e i rari lampioni funzionanti luccicano sui<br />
piercing che ha nel sopracciglio.<br />
Dio, non so cosa pensare. Sembra abbastanza in<br />
salute, quindi apparentemente <strong>il</strong> suo viaggio<br />
all’Inferno è stato volontario. Sono stata stupida a<br />
preoccuparmi?<br />
Mi volto verso di lui e quasi lo tocco. Ma mi<br />
trattengo. Lui continua a fissare intenzionalmente<br />
oltre <strong>il</strong> parabrezza. Non sembra intenzionato ad aprire<br />
bocca. La sua espressione è dura, <strong>il</strong> volto teso. Se gli<br />
importasse ancora di me, non me lo direbbe?<br />
Le lacrime incombono di nuovo, e le blocco<br />
immediatamente. Ripenso a L<strong>il</strong>i – a come mi ha fatto<br />
sentire quando mi ha baciato –, e so cosa devo dire.<br />
«So che non è stata colpa tua... con L<strong>il</strong>ith».<br />
Lui si irrigidisce, e sono certa che non sta respirando,<br />
mentre fissa dritto avanti a sé. Quando mi convinco<br />
che quella è l’unica risposta che riceverò, mi volto<br />
ancora verso <strong>il</strong> finestrino.<br />
«Mi dispiace», dice con la voce bassa, e spero che<br />
non senta <strong>il</strong> sussulto nel mio respiro, quando piango<br />
contro <strong>il</strong> vetro.
Mi sforzo di riprendermi, mentre lui entra nel<br />
vialetto di casa mia e scende dalla macchina,<br />
lanciandomi le chiavi. Se ne sta semplicemente lì in<br />
piedi a fissarmi duramente, gli occhi di ossidiana che<br />
riflettono ogni tentativo di vedere in profondità. Vorrei<br />
più di tutto avere immediatamente la capacità di Gabe<br />
di leggere nelle menti.<br />
Realizzo che sta aspettando che io entri, quindi<br />
scivolo dal sed<strong>il</strong>e e inizio a dirigermi verso casa,<br />
cercando di non zoppicare. A metà strada mi volto a<br />
guardarlo, tentando ancora di leggere dentro di lui. In<br />
quell’istante, prima che lui si renda conto che mi sono<br />
voltata, colgo qualcosa nella sua espressione.<br />
Sofferenza.<br />
Quasi ritorno di corsa da lui. Ma un istante dopo,<br />
quando i suoi occhi puntano i miei, la sua espressione<br />
torna a farsi dura e fredda come pietra. E quando<br />
avanzo verso di lui, realizzo che per un po’ di tempo<br />
non potrò correre da nessuna parte. Ma devo sapere.<br />
«Era tutta una finzione? Ti è mai importato davvero<br />
qualcosa di me?».<br />
Almeno una decina di espressioni diverse si<br />
susseguono sul suo volto così rapidamente che non<br />
riesco a inquadrarne nessuna prima che esso ritorni<br />
assente. Mi fissa per un lungo imbarazzante minuto,<br />
poi scuote lentamente la testa.<br />
Se mai ci fosse stato qualche dubbio, almeno adesso<br />
lo so per certo. È questo che vuole. È ciò che avevo<br />
bisogno di sapere per lasciar stare... per passare oltre.<br />
Il mio petto sta per collassare, mentre torno verso casa<br />
e varco l’ingresso. Una volta dentro, e fuori dalla vista<br />
di Luc, mi appoggio con la fronte alla porta e lascio che<br />
<strong>il</strong> dolore nel mio petto si dissolva in lacrime. Ma la<br />
voce <strong>del</strong>la mamma dalla cucina fa virare i miei pensieri<br />
sul modo di darmi una ripulita senza che qualcuno mi
veda. Sarebbe complicato spiegare ai miei genitori i<br />
vestiti strappati, i lividi e <strong>il</strong> sangue. Già, vi ricordate di<br />
quella ragazza con cui Luc è andato a letto? Be’, ci<br />
siamo massacrate.<br />
Dopo aver ascoltato per un secondo la voce <strong>del</strong>la<br />
mamma, mi rendo conto che quella che sto udendo è<br />
la sua parte in una conversazione telefonica che<br />
proviene dalla cucina. La TV nel soggiorno trasmette<br />
la partita dei Red Sox ad altissimo volume. C’è <strong>il</strong><br />
cinquanta percento di possib<strong>il</strong>ità che papà stia<br />
dormendo sulla sua sedia davanti allo schermo. Mia<br />
sorella non è appassionata di baseball, quindi sono<br />
certa che è solo.<br />
Tendo l’orecchio attraverso <strong>il</strong> frastuono <strong>del</strong>la TV, e<br />
come previsto, <strong>il</strong> russare di papà si sente poco più forte<br />
<strong>del</strong>le grida dei commentatori. Mi asciugo le lacrime dal<br />
viso e alliscio i capelli con le mani umide, prima di<br />
procedere attraverso <strong>il</strong> soggiorno e sulle scale <strong>il</strong> più<br />
rapidamente e s<strong>il</strong>enziosamente possib<strong>il</strong>e. La mia<br />
intenzione è di andare dritto in bagno, ma prima di<br />
arrivare in cima alle scale sento la doccia scorrere.<br />
Qualcuno è arrivato prima di me.<br />
Mi precipito in camera mia e chiudo la porta. Alla<br />
finestra, do un’occhiata alle nuvole temporalesche che<br />
si addensano, chiedendomi come sia possib<strong>il</strong>e che <strong>il</strong><br />
tempo sembri corrispondere così perfettamente al mio<br />
stato d’animo. Butto gli occhi sulla Mustang, pensando<br />
pigramente che avrei dovuto chiudere <strong>il</strong> tettuccio.<br />
E <strong>il</strong> mio cuore sobbalza.<br />
Luc è ancora in piedi accanto alla mia macchina, con<br />
le mani puntate sullo sportello <strong>del</strong> conducente e la<br />
testa abbandonata in avanti tra le spalle. Mentre<br />
osservo, lui si allontana di scatto dalla macchina e<br />
cammina sul marciapiede, poi alza lo sguardo alla mia<br />
finestra. Mi butto a terra e grido, quando urto con le
costole la scrivania.<br />
Perché è ancora qui?<br />
Poi mi ricordo di Gabriel che gli dice di restare.<br />
Scivolo sul pavimento a quattro zampe e attraverso la<br />
stanza fino allo specchio, dove mi sostengo al mob<strong>il</strong>e<br />
per rialzarmi in piedi. Mi guardo la faccia, che non è<br />
conciata così male come mi aspettavo. Ma poi mi tocco<br />
<strong>il</strong> gonfiore dietro la testa e sussulto. Il telefono squ<strong>il</strong>la<br />
e sobbalzo, premendo più forte sul gonfiore e<br />
sussultando ancora.<br />
Guardo chi è che chiama, sperando che sia Taylor. È<br />
R<strong>il</strong>ey.<br />
«Hai notizie di Tay?».<br />
Cosa sa lei?<br />
«Uhm... no. Lo sai che non mi parla. Cosa succede?»<br />
«Trev dice che è semplicemente piombata lì, ha<br />
afferrato alcune cose e se n’è andata senza dire una<br />
parola. È preoccupato».<br />
«Non lo so, Ry. Quel Marc con cui sta è davvero<br />
spaventoso. Trev dovrebbe esserne impensierito». Io<br />
so di esserlo. Il mio stomaco è bloccato dalla<br />
preoccupazione.<br />
Lei resta in s<strong>il</strong>enzio per un minuto. «Dovremmo<br />
andare a cercarla?»<br />
«Forse», dico, sperando che Gabriel lo stia già<br />
facendo. Sento <strong>il</strong> rumore <strong>del</strong>la porta <strong>del</strong> bagno che si<br />
apre. «Ascolta, devo andare. Chiamami se senti<br />
qualunque cosa, bene?»<br />
«Bene».<br />
Faccio una chiamata rapida a Gabe. «Taylor era a<br />
casa sua proprio ora», dico quando risponde.<br />
«Controllerò. Sei a casa?»<br />
«Sì».
«Dormi. Arriverò prima possib<strong>il</strong>e». La sua voce è<br />
dolce, rassicurante.<br />
Sento <strong>il</strong> mio petto r<strong>il</strong>assarsi appena un po’, al<br />
pensiero di lui qui. «Bene. Ci proverò».<br />
Chiudo <strong>il</strong> telefono e aspetto finché <strong>il</strong> corridoio non è<br />
s<strong>il</strong>enzioso, poi corro in bagno con l’asciugamano e<br />
l’accappatoio.<br />
L’acqua è piacevole sulla mia pelle calda. Sto in piedi<br />
appoggiata con le mani contro <strong>il</strong> muro e lascio che mi<br />
inondi, facendomi tornare pulita... almeno<br />
esternamente. Ma non riesco a scacciare gli spasmi<br />
agitati che sento all’interno: una combinazione tra <strong>il</strong><br />
ricordo di essere dentro L<strong>il</strong>ith e l’inquietudine per <strong>il</strong><br />
benessere soprannaturale che ho provato tra le braccia<br />
di re Lucifero. Ho un brivido al ricordo di quel volto<br />
angelico.<br />
Perché ho visto quel viso, mentre mi teneva? Di chi<br />
era quella faccia?<br />
Infine, gemo dalla frustrazione e mi sforzo di pensare<br />
a Taylor. Devo aiutarla.<br />
Mi faccio una doccia veloce, e quando ho finito<br />
avvolgo i capelli nell’asciugamano e mi osservo ancora<br />
<strong>il</strong> viso mentre mi lavo i denti. Un taglio all’attaccatura<br />
dei capelli, sopra l’occhio destro, che per vederlo<br />
bisognerebbe scostarmi la frangia; un bozzo arrossato<br />
sulla guancia destra; e <strong>il</strong> labbro inferiore gonfio.<br />
Abbastanza fac<strong>il</strong>e da giustificare. Il peggio si trova<br />
sotto i miei vestiti. Sollevo cautamente l’accappatoio<br />
dal corpo livido e mi dirigo verso la mia camera.<br />
Maggie esce dalla stanza che condivide con Grace,<br />
mentre io passo.<br />
«Perché Luc è sul nostro vialetto? Pensavo che voi<br />
due aveste rotto».<br />
Nonostante le mie migliori intenzioni di non<br />
lasciarmi toccare dalle sue parole, <strong>il</strong> mio cuore
orbotta. «Uhm... è così. Non so perché sia qui».<br />
Lei mi sorride, con una scint<strong>il</strong>la di speranza negli<br />
occhi blu zaffiro. Ha sempre avuto un debole per Luc.<br />
«Forse ti rivuole indietro».<br />
«Improbab<strong>il</strong>e», dico, ma <strong>il</strong> mio cuore passa dal<br />
borbottio al sobbalzo.<br />
Lei alza le spalle, contrariata, e va in bagno, mentre<br />
io scivolo oltre la mia porta. Premo <strong>il</strong> pulsante PLAY<br />
<strong>del</strong>l’iPod proprio quando <strong>il</strong> telefono inizia a squ<strong>il</strong>lare.<br />
Corro alla scrivania, lo prendo e guardo chi è. Taylor!<br />
È <strong>il</strong> numero di casa sua.<br />
Porto <strong>il</strong> telefono all’orecchio. «Taylor. Stai bene?»<br />
«Frannie?». Al suono <strong>del</strong>la voce <strong>del</strong>la madre di<br />
Taylor, <strong>il</strong> mio cuore sprofonda. «Speravo che Taylor<br />
fosse lì».<br />
«No, signora Stevens».<br />
C’è una pausa. «Si sta facendo tardi. Stava<br />
rispettando <strong>il</strong> suo coprifuoco, ultimamente. Ti ha detto<br />
dove stava andando?».<br />
Non posso farlo. Reprimo le lacrime e mi sforzo di<br />
mantenere la voce salda. «No».<br />
«Be’, se la senti, d<strong>il</strong>le di tornare immediatamente a<br />
casa, d’accordo?»<br />
«Certo».<br />
Fisso <strong>il</strong> telefono nella mia mano. Taylor. Lei è là fuori<br />
e io sono impotente.<br />
O forse no?<br />
«Lascia stare Taylor. Tu non la vuoi», dico ad alta<br />
voce. Poi lo dico ancora ripetutamente nella mia testa,<br />
sempre più veloce. Mentre ancora ripeto questo<br />
mantra, mi tolgo l’asciugamano dai capelli, lo lancio<br />
sulla sedia <strong>del</strong>la scrivania e spengo la luce.<br />
E allora mi si chiude lo stomaco al ricordo di Luc.<br />
Nell’oscurità, resto a prudente distanza dalla finestra<br />
aperta e guardo in basso nel vialetto. Quando non lo
vedo, mi stringo l’accappatoio intorno, tanto forte da<br />
sentire una fitta alle costole, e mi avvicino. È soltanto<br />
quando raggiungo la finestra, con la faccia premuta<br />
contro <strong>il</strong> vetro, che mi accorgo degli occhi rossi<br />
br<strong>il</strong>lanti che mi fissano dai rami <strong>del</strong>la quercia proprio<br />
qui fuori.<br />
Inizio a urlare e a barcollare, allontanandomi dalla<br />
finestra, quando Luc si abbatte contro <strong>il</strong> vetro,<br />
mandandolo in frantumi. E prima che io riesca a<br />
frenare <strong>il</strong> grido, lui lo fa per me. Le sue labbra sono<br />
subito sulle mie, e <strong>il</strong> mio grido muta in un gemito,<br />
mentre le sue braccia stringono <strong>il</strong> mio corpo rovente.<br />
Lui scambia <strong>il</strong> gemito per dolore e allenta la presa.<br />
Si allontana e mi guarda, con l’espressione piena di<br />
sofferenza e gli occhi colmi di dubbio. «Frannie...».<br />
Non voglio ascoltare <strong>il</strong> resto di quel pensiero, poiché<br />
non voglio pensare a nulla. Lui è qui, e io lo amo.<br />
Questo è tutto ciò che conta. Smetto di stringermi<br />
l’accappatoio, sollevo la mano, e poso l’indice sulle sue<br />
labbra. Mi sforzo di concentrarmi sul momento<br />
presente... qui... Luc, e chiudo fuori tutto <strong>il</strong> resto. Lo<br />
stringo ancora a me, impedendogli di parlare con un<br />
altro <strong>bacio</strong>, e ondeggio al ritmo <strong>del</strong>la musica,<br />
sprofondando sempre di più in Luc, a ogni battito.<br />
Lui ricambia <strong>il</strong> <strong>bacio</strong>. Forte. Profondo. Disperato. Le<br />
sue labbra mi incendiano, scorrendomi sulla spalla, sul<br />
collo, e soffermandosi prima di arrivare all’orecchio,<br />
dove sussurra: «Mi dispiace tanto».<br />
La disperazione nelle sue parole mi schiaccia <strong>il</strong> cuore.<br />
Premo <strong>il</strong> viso sulla sua maglietta. «Non è stata colpa<br />
tua. Ora lo so».<br />
Lo guardo dal basso e lui mi bacia una lacrima sulle<br />
ciglia. Riporto la sua bocca sulla mia e lo spingo verso<br />
<strong>il</strong> letto, facendo scivolare le mani sotto la sua T-shirt.<br />
Ma quando faccio scorrere la mano sulla sua pelle
perfetta, annaspo e mi allontano. La sua pelle non è<br />
più perfetta. Tutt’altro. Gli sollevo la maglietta e resto<br />
a bocca aperta, vedendo i profondi squarci rossi e i fori<br />
che gli ricoprono <strong>il</strong> petto, la schiena e le spalle.<br />
Rabbrividisco al ricordo <strong>del</strong> sogno: la tortura.<br />
«Cos’è successo?», bisbiglio, terrorizzata dalla<br />
risposta.<br />
Un piccolo sorriso triste gli increspa gli angoli <strong>del</strong>la<br />
bocca. «Non è niente. Passeranno in pochi giorni». Lui<br />
indica la propria guancia, e per la prima volta noto che<br />
la cicatrice rossa e rigonfia che Beherit gli aveva<br />
lasciato come ricordo non c’è più. «Niente a che<br />
vedere». La sua mano esita, poi scivola lungo le mie<br />
costole, dove l’accappatoio si è aperto. Inizio a<br />
richiuderlo, ma quella mano sulla mia pelle mi dà un<br />
senso di elettricità, eppure è così <strong>del</strong>icata, mentre<br />
accarezza le mie ferite. Sento <strong>il</strong> dolore attenuarsi al<br />
solo contatto con lui.<br />
Il mio corpo reagisce al suo: un calore tiepido, che<br />
inizia leggero giù nella pancia e si irradia attraverso di<br />
me finché non vado a fuoco. Mi stringo ancora a lui,<br />
lasciando l’accappatoio scivolare dalle spalle e cadere a<br />
terra, e gli sf<strong>il</strong>o la T-shirt da sopra la testa. Poi lo tiro<br />
sul letto, sotto le lenzuola... dove può liberarmi dalla<br />
sofferenza.<br />
Quando Luc mi bacia profondamente, mi perdo in<br />
lui. Ho bisogno di averlo più vicino, accanto al cuore.<br />
Voglio sentire la sua essenza roteare ancora dentro di<br />
me. Comunico con la mente... non uso le parole, ma la<br />
sensazione di ciò di cui ho bisogno. E quando sento la<br />
sua essenza scivolarmi tra le labbra, come seta, sono<br />
inondata da lui. Annego in lui. L’emozione mi fa venire<br />
la pelle d’oca, e gemo e lo stringo più forte a me.<br />
La sua essenza mi riempie – un’esplosione di<br />
beatitudine – accarezzando ogni parte di me e
dandomi i brividi. Niente, nel mondo fisico, mi fa<br />
sentire così. Lo sento ovunque, in ogni angolo <strong>del</strong> mio<br />
corpo.<br />
Come la sensazione di tornare a casa.<br />
Luc<br />
Questo è completamente sbagliato. E <strong>del</strong> tutto<br />
egoistico.<br />
Sarebbe troppo fac<strong>il</strong>e dimenticare tutto<br />
immediatamente, e fare solo finta che le ultime<br />
settimane non siano mai esistite, e sprofondare in<br />
Frannie, proprio in questo momento. E lo voglio più di<br />
qualunque altra cosa. Non sono mai stato tanto<br />
combattuto in tutta la mia esistenza. Ho bisogno di lei.<br />
È la mia vita.<br />
Ma non riesco a dimenticare.<br />
Non importa per quanti m<strong>il</strong>lenni vivrò: non<br />
dimenticherò mai la sofferenza negli occhi di Frannie<br />
quando ha tirato via le lenzuola e mi ha trovato con<br />
L<strong>il</strong>ith. Non dimenticherò mai la folle disperazione che<br />
mi ha quasi distrutto quando ho capito cos’era<br />
successo.<br />
E non dimenticherò mai che è stata tutta colpa mia.<br />
Essere umano non era una giustificazione. Quel giorno<br />
in biblioteca L<strong>il</strong>ith mi aveva detto ciò che era. Avrei<br />
dovuto saperlo.<br />
E questo è soltanto un esempio dei tanti modi in cui<br />
potrei fare <strong>del</strong> male a Frannie, se stiamo insieme.<br />
Il tocco di Frannie è titubante, tremante, come se mi<br />
stringesse a sé. Il fuoco danza sulla mia pelle al<br />
minimo contatto con lei, come piccoli fuochi<br />
d’artificio. Il cuore di zolfo mi martella nel petto. E la<br />
sensazione <strong>del</strong>la mia essenza che rotea con la sua è
incomparab<strong>il</strong>e... la beatitudine assoluta di essere parte<br />
di lei, mescolandomi con la bianca e lucente<br />
opalescenza <strong>del</strong>la sua anima. Non ho mai visto nulla<br />
avvicinarsi a una tale bellezza, e l’ondata di emozioni<br />
mi toglie <strong>il</strong> fiato.<br />
Stare con lei in questo modo mi fa realizzare che, in<br />
questi miei pochi mesi di umanità, ho cominciato a<br />
dare per scontate queste emozioni... la vastità <strong>del</strong>la sua<br />
compassione e <strong>del</strong>la sua capacità di amare. E la varietà<br />
<strong>del</strong>le emozioni che mi ha tirato fuori.<br />
Il mio bisogno di fondere non soltanto le nostre<br />
anime, ma anche i nostri corpi, quasi mi trascina via.<br />
Sono perso nei chiodi di garofano e ribes <strong>del</strong>la sua<br />
anima; <strong>il</strong> cioccolato caldo <strong>del</strong> suo amore mi toglie <strong>il</strong><br />
fiato. Per un solo istante, sono convinto che possiamo<br />
stare insieme... in tutti i sensi.<br />
Cioccolato. Lei mi ama.<br />
Questa consapevolezza aumenta <strong>il</strong> mio desiderio di<br />
lei, ed è quasi impossib<strong>il</strong>e fermarlo. Ma ciò che ho<br />
fatto è imperdonab<strong>il</strong>e. Lei merita molto più di questo.<br />
E venire a letto con me adesso invertirebbe la sua<br />
destinazione.<br />
Recupero la mia essenza e mi ritraggo dalle sue<br />
labbra – dalle sue mani tremanti – mentre sono<br />
ancora in grado di farlo. «Frannie, non possiamo.<br />
Sono un demone, ora. La tua destinazione...».<br />
La sua destinazione.<br />
Mi colpisce come la folgore di un fulmine. Come<br />
posso averlo fatto? Noi non possiamo possedere<br />
persone destinate al Paradiso. Attivo <strong>il</strong> mio sesto senso<br />
per controllare. Lei sente ancora di essere destinata al<br />
Paradiso. Quindi come...?<br />
Il suo corpo si tende, quando preme la fronte sulla
mia spalla, ma non risponde.<br />
Non riesco a trattenere la preoccupazione nella voce.<br />
«Sono rimasto soltanto per... vedere. Per essere certo<br />
che tu fossi al sicuro. Non era nelle mie intenzioni che<br />
finissimo per...».<br />
Lei si scansa e ruota su un fianco, lontano da me.<br />
«Allora, tu non vuoi...».<br />
La interrompo, perché è proprio quello che voglio.<br />
Ma è lei che non dovrebbe. «Quello che voglio io è<br />
irr<strong>il</strong>evante. Non so quale sarà la prossima mossa di<br />
L<strong>il</strong>ith. Dovevo soltanto restare qui per assicurarmi che<br />
non potesse arrivare fino a te».<br />
Al nome di L<strong>il</strong>ith, lei si irrigidisce ancora e tira le<br />
lenzuola strette intorno a sé.<br />
Non mi guarda, e la sua voce è profondamente ferita.<br />
«Ho bisogno di sapere. Quando eri con lei...».<br />
«Fermati, Frannie», la interrompo, poiché <strong>il</strong> pensiero<br />
di ciò che ho fatto – quello che lei ha visto – è<br />
insostenib<strong>il</strong>e. «Ti prego».<br />
Ogni cellula <strong>del</strong> mio essere protesta, quando rotolo<br />
via dal letto. È fisicamente doloroso allontanarmi da<br />
lei. Raccolgo <strong>il</strong> suo accappatoio da terra con la mano<br />
tremante, adagiandolo sul cuscino accanto a lei, poi mi<br />
inf<strong>il</strong>o la T-shirt tirandola da sopra la testa e mi dirigo<br />
verso la finestra. «Devo andare».<br />
Ma non sono sicuro di riuscirci.<br />
Resto in piedi, con lo sguardo fisso, per diversi<br />
secondi palpitanti, poi faccio un passo per tornare<br />
verso <strong>il</strong> letto.<br />
Fermati!<br />
Gemo e strappo via gli occhi dalla sagoma <strong>del</strong> suo<br />
corpo sotto quel lenzuolo sott<strong>il</strong>e. Mi schiarisco la gola<br />
per contrastare <strong>il</strong> groppo che sento dentro. «Sarò<br />
proprio qui fuori. Non credo che lei possa arrivare a te
fin qui... dovrebbe attraversare una porta o una<br />
finestra», dico, toccando con le dita <strong>il</strong> vetro<br />
frantumato.<br />
I suoi occhi non si spostano dal muro. «Vai a<br />
ritrovare Taylor».<br />
«Mi dispiace». La mia voce si spezza. Esco dalla<br />
finestra e salto di nuovo sull’albero.<br />
Ci vuole più tempo di quello che avevo sperato, per<br />
calmarmi, seduto su un ramo, qua fuori. Ma non<br />
contrasto l’impulso a proiettarmi ancora nella sua<br />
camera, poiché devo sapere se <strong>il</strong> campo <strong>del</strong> signor<br />
Cavanaugh è ancora intatto. Chiudo gli occhi e mi<br />
concentro sul letto di Frannie. Quando mi proietto, mi<br />
sento sbattere contro una barriera, e sono di nuovo<br />
sull’albero. Bene.<br />
Mi assesto in una biforcazone dei rami e aspetto<br />
Gabriel. E poiché, facendolo, non ferisco nessuno<br />
tranne che me stesso – e io merito di soffrire – lascio<br />
che la mia mente spazi di nuovo nel letto di Frannie.
Frannie<br />
Capitolo 25<br />
Un Inferno in vita<br />
Non mi sono mossa dal punto in cui Luc mi ha<br />
lasciato, e sono completamente sveglia quando, a<br />
mezzanotte, <strong>il</strong> telefono squ<strong>il</strong>la di nuovo.<br />
La madre di Taylor.<br />
Il terrore mi fa contrarre le viscere, e penso di<br />
lasciarlo squ<strong>il</strong>lare, intimorita da quello che potrei dire<br />
se rispondessi. Quando alla fine lo faccio, la sua voce è<br />
disperata... al limite <strong>del</strong>l’attacco isterico. «Quando hai<br />
parlato con Taylor per l’ultima volta, Frannie?»<br />
«Taylor non parla con me da settimane». Respiro<br />
profondamente e cerco di restare salda.<br />
«Cosa?». Il suo tono è di assoluta incredulità.<br />
Apparentemente, Taylor non l’aveva messa al corrente.<br />
«Non mi è piaciuto Marc». Quasi mi strozzo<br />
pronunciandone <strong>il</strong> nome. «E lei era contrariata».<br />
Le sento soffocare un gemito in gola. «La Polizia non<br />
farà niente. Dicono che probab<strong>il</strong>mente è uscita con un<br />
ragazzo o cose <strong>del</strong> genere. Se riesci a pensare a qualche<br />
posto dove cercare...».<br />
La mia mente corre... ma non arriva da nessuna<br />
parte. «Non lo so. Prima era da L<strong>il</strong>i... forse... non lo<br />
so».<br />
C’è una lunga pausa. «Be’, se ti viene in mente<br />
qualcosa... o se la senti, chiamami».<br />
«D’accordo», dico, ma ha già attaccato.
Probab<strong>il</strong>mente sta chiamando R<strong>il</strong>ey.<br />
Mi siedo, prendo la T-shirt da sotto <strong>il</strong> cuscino, la<br />
indosso e mi tiro le lenzuola intorno al petto. Dove<br />
andrebbe L<strong>il</strong>ith? Se torna nel suo appartamento, Gabe<br />
la troverà. Ma se non torna... si sta nascondendo o mi<br />
sta ancora seguendo? Se si è arresa, potrebbe essere<br />
ovunque, ma quante sono le probab<strong>il</strong>ità che sia così?<br />
Quindi, se mi metto là fuori, come un’esca, forse lei<br />
verrà da me.<br />
Inizio a elaborare <strong>il</strong> mio piano: seminare le guardie<br />
<strong>del</strong> corpo e andare in un posto dove lei possa trovarmi.<br />
Ma dove? Immagino le scene nella mente... tutti i modi<br />
in cui potrebbero andare le cose. Soltanto in pochi casi<br />
io e Taylor ne usciamo vive.<br />
Il lampo nella testa mi arroventa <strong>il</strong> cervello già<br />
palpitante, scuotendomi da un non-sonno senza<br />
riposo. Cerco di allontanare qualsiasi pensiero dalla<br />
mente, improvvisamente terrorizzata dal loro<br />
significato: chi vedrò se lascio che l’immagine si formi.<br />
Ma non c’è modo di fermarla. So già di chi si tratta.<br />
Taylor.<br />
Il mio stomaco sobbalza, quando cerco di bloccare la<br />
visione di Taylor coperta di sangue, distesa nel bosco.<br />
Rotolo fino alla testata <strong>del</strong> letto e non riesco a centrare<br />
<strong>il</strong> cestino <strong>del</strong>la spazzatura, quando vomito, ma non c’è<br />
granché nel mio stomaco, visto che è da un po’ che non<br />
ho appetito.<br />
Ed è allora che mi rendo conto di essere sola. Niente<br />
Gabe. Era qui durante la notte. Ho sentito la sua neve<br />
estiva e <strong>il</strong> suo respiro fresco tra i miei capelli. È stato<br />
solo grazie a quello che sono riuscita a dormire. Ma<br />
ora se n’è andato.<br />
Prendo <strong>il</strong> telefono e premo <strong>il</strong> tasto per la chiamata
apida a Taylor. Se risponde L<strong>il</strong>ith... Ma quando parte<br />
la segreteria telefonica, r<strong>il</strong>ascio <strong>il</strong> respiro che non mi<br />
ero resa conto di aver trattenuto, riaggancio, e digito <strong>il</strong><br />
3 per la chiamata rapida.<br />
R<strong>il</strong>ey risponde al primo squ<strong>il</strong>lo. «Ti ha chiamata?»<br />
«No. Speravo che tu avessi <strong>del</strong>le notizie».<br />
«Non proprio. C’è Trev qui. Pare che i suoi genitori<br />
stiano andando fuori di testa. La Polizia dice che ha<br />
diciotto anni, e secondo loro è semplicemente<br />
scappata di casa, quindi non stanno facendo nulla». La<br />
sua voce si abbassa, e sono certa che sta coprendo <strong>il</strong><br />
telefono con la mano. «Pensi che potrebbe averlo<br />
fatto? Potrebbe essere fuggita con quel Marc?».<br />
Per quanto sarebbe comunque un male, chiudo gli<br />
occhi, desiderando che sia così semplice. Dietro le mie<br />
palpebre fluttua l’immagine di Taylor sanguinante nel<br />
bosco.<br />
Annaspo e salto giù dal letto, quando riconosco la<br />
zona in cui si trova.<br />
«Devo andare, Ry. Chiamami più tardi». Chiudo <strong>il</strong><br />
telefono senza attendere la sua risposta.<br />
Dai Gallagher.<br />
Sono stata tanto rapida a bloccare la visione che in<br />
un primo momento non ne avevo notato i dettagli, ma<br />
le assi ingrigite <strong>del</strong> capanno dei Gallagher stanno lì, sul<br />
bordo <strong>del</strong>l’immagine. Il terreno attorno al capanno è<br />
cosparso di lattine di birra e mozziconi di sigaretta, e<br />
c’è anche un prof<strong>il</strong>attico usato. Mentre faccio di nuovo<br />
scorrere la scena nella mia testa, cercando altri<br />
dettagli, noto che la visione ha un sonoro. Riesco a<br />
sentire distintamente i The Fray che cantano How to<br />
Save a Life. Il mio stomaco sobbalza ancora, quando<br />
sento l’odore salino e metallico, di rame, <strong>del</strong> suo<br />
sangue nell’aria pesante <strong>del</strong> crepuscolo.
Crepuscolo.<br />
Taylor morirà dietro <strong>il</strong> capanno dei Gallagher al<br />
tramonto.<br />
Mi rimetto rapidamente i vestiti, mentre mi manca<br />
l’aria, ed è soltanto quando alzo le braccia sopra la<br />
testa per inf<strong>il</strong>are la maglietta che sento <strong>il</strong> dolore<br />
lancinante alle costole. Ho mentito a Gabe. Almeno<br />
una è certamente rotta. Ma questa è l’ultima <strong>del</strong>le mie<br />
preoccupazioni.<br />
Mamma mi blocca con frittelle e salsiccia, quando<br />
arrivo in fondo alle scale. «Sarai l’unica a mangiare la<br />
colazione calda. Tutti gli altri sono ancora a letto».<br />
Il mio stomaco si rivolta all’idea <strong>del</strong> cibo. «Non ho<br />
davvero fame, mamma. Sto andando da R<strong>il</strong>ey», mento.<br />
Inizialmente lei aggrotta le sopracciglia, poi la sua<br />
faccia si addolcisce. «Devi mangiare, Frannie. So che<br />
la rottura è stata diffic<strong>il</strong>e, per te, ma non puoi<br />
dimagrire ancora. Non fa bene alla salute».<br />
Sto perdendo tempo. Devo uscire di qui e parlare con<br />
Gabe... decidere cosa fare. Scalpito. «Non è per la<br />
rottura. Semplicemente, non ho fame». Mi volto e<br />
balzo fuori dalla porta, prima che abbia la possib<strong>il</strong>ità<br />
di rispondere.<br />
Guido a tutta velocità lungo la via, ma a metà strada<br />
da casa di Gabe, mi viene in mente che questa<br />
potrebbe non essere la strategia migliore. E se Gabe<br />
spaventasse L<strong>il</strong>ith?<br />
Potrei avere soltanto una possib<strong>il</strong>ità. Questa potrebbe<br />
essere la mia sola occasione di riportare indietro<br />
Taylor.<br />
Pensa.<br />
La mia mente torna al piano originale, di prima che<br />
sapessi dove si trovava Taylor. Posso fare da esca...
attirarla allo scoperto. Senza Gabe o Luc a spaventare<br />
L<strong>il</strong>ith, potrebbe funzionare.<br />
Lei ha bisogno di qualcuno che sia destinato<br />
all’Inferno per entrargli dentro. E se potessi usare <strong>il</strong><br />
mio Sway per convincerla che io sono destinata<br />
all’Inferno? Proverebbe a passare da Taylor a me...<br />
sono io quella che vuole, dopo tutto. Ma io sono<br />
destinata al Paradiso, quindi non sarebbe in grado di<br />
entrare nel mio corpo. I corpi tra i quali si sposta<br />
devono essere in contatto... così ha detto papà. Quindi<br />
se spingessi via Taylor durante <strong>il</strong> trasferimento, L<strong>il</strong>ith<br />
rimarrebbe senza un corpo. Può sopravvivere in quello<br />
stato? Gabe ha detto che la sua anima è umana, quindi<br />
sono praticamente certa che la risposta è no. Il mio<br />
cuore corre, mentre <strong>il</strong> piano, insieme a tutti i pericoli<br />
connessi, si fa chiaro nella mia mente.<br />
Non devo fare altro che attirare L<strong>il</strong>ith fuori da Taylor,<br />
e quindi allontanare Taylor da L<strong>il</strong>ith.<br />
Senza Gabe o Luc a rovinare tutto.<br />
Il mio Schermo è inut<strong>il</strong>e contro Luc, e Gabe può<br />
leggermi nella mente, a meno che io non stia molto<br />
attenta... quindi devo evitarli entrambi.<br />
Apro <strong>il</strong> telefono e chiamo R<strong>il</strong>ey. Odio usarla in questo<br />
modo, ma è per Taylor. Se potessi spiegarglielo, sono<br />
certa che farebbe la stessa cosa. Così otterrò un doppio<br />
risultato. Devo proteggere R<strong>il</strong>ey, ma ho anche bisogno<br />
di un alibi.<br />
«R<strong>il</strong>ey, potete venire qui, tu e Trev?»<br />
«Ha chiamato Taylor?»<br />
«No, ma ho un’idea», dico, facendo inversione per<br />
tornare a casa.<br />
Mangerò <strong>del</strong>le frittelle... farò felice la mamma. E se <strong>il</strong><br />
mio Sway vale qualcosa, nessuno mi noterà andar via,<br />
quando sarà <strong>il</strong> momento.
Luc<br />
Non ci sono giustificazioni per quello che ho fatto ieri<br />
sera. E se resto, lo rifarò di nuovo. Ho ripercorso ogni<br />
carezza, ogni <strong>bacio</strong>, più e più volte nella mia mente. Il<br />
solo modo per proteggerla è che resti con Gabriel.<br />
Avrebbe dovuto lasciarmi a Lucifero.<br />
È questo che devo fare: tornare all’Inferno e accettare<br />
la punizione. D’altro canto, non sono certo di come<br />
riuscirò a sopportare la lontananza da lei.<br />
Ma poi mi ricordo <strong>del</strong> Mago. Se torno indietro, sono<br />
certo che mi useranno per trovare Frannie. «Devo<br />
andare».<br />
«Dove?». Gabriel è seduto scompostamente sul<br />
divano, e raccoglie assente un pezzo di lanugine sul<br />
cuscino.<br />
«Ovunque, ma non qui».<br />
«Quindi, dopo tutto questo, continuerai a fuggire».<br />
Sorride compiaciuto. «Codardo».<br />
I miei occhi si sollevano di scatto e sobbalzo sulla<br />
sedia, con <strong>il</strong> pugno rosso e rovente. Ma quando faccio<br />
per sferrarglielo contro, noto <strong>il</strong> lampo bianco sulla<br />
superficie <strong>del</strong>la sua pelle e sento l’odore di ozono,<br />
improvvisamente denso nell’aria. Mi sta provocando.<br />
Sprofondo nuovamente sulla sedia. «Non sono in vena<br />
di giocare».<br />
Il suo volto diventa serio, e la carica elettrostatica<br />
nell’atmosfera mi fa rizzare i peli sul collo. «Questo<br />
non è un gioco».<br />
«Non c’è nulla che io possa fare. Starà meglio, se me<br />
ne vado».<br />
Lui sospira, e i suoi lineamenti si tendono. «Vorrei<br />
che fosse vero, ma per quanto mi faccia male dirlo, lei<br />
è ancora innamorata di te».
«Era. Lei era innamorata di me; poi io sono andato a<br />
letto con L<strong>il</strong>ith e ho rovinato tutto. Ora vuole te», dico,<br />
desiderando che sia vero. Ho un brivido al ricordo <strong>del</strong><br />
suo cioccolato caldo. Lei non dovrebbe amarmi. Starà<br />
meglio con Gabriel: con o senza ali.<br />
«No. Ha ancora bisogno di te, Luc». Quasi soffoca,<br />
pronunciando quelle parole, e abbandona la testa sullo<br />
schienale <strong>del</strong> divano.<br />
Il mio volto si deforma in una smorfia di dolore.<br />
Quando chiudo forte gli occhi, vedo l’accappatoio<br />
scivolarle dalle spalle, sento le mie mani sulla sua<br />
pelle, e <strong>il</strong> ricordo mi apre uno squarcio nel cuore. Mi<br />
sostengo la testa pesante tra le mani. «Lei è forte.<br />
Riuscirà a superare». Ma io no.<br />
«Non ne sono convinto». Gabriel increspa un<br />
sopracciglio e lo sfrega, come se avesse mal di testa.<br />
Lo guardo duramente negli occhi. «È ancora<br />
destinata al Paradiso?».<br />
Lui si sposta sulla sedia, raddrizzandosi. «Dovresti<br />
saperlo senza aver bisogno di chiederlo».<br />
«Sembra che sia così, ma...».<br />
«Ma cosa?»<br />
«Come avrei potuto possederla, se è ancora destinata<br />
al Paradiso?».<br />
Lui alza le sopracciglia e si sporge in avanti, con i<br />
gomiti sulle ginocchia. «Cos’hai fatto?».<br />
I miei occhi cadono sulla moquette. «Mi sono<br />
fermato prima che noi... facessimo nulla di<br />
irreparab<strong>il</strong>e, ma la mia essenza era dentro di lei. Mi<br />
sono sentito attrarre e ho smesso».<br />
Un sorriso obliquo e dolente gli curva la bocca.<br />
«Apparentemente, anche le leggi <strong>del</strong>l’universo si<br />
piegano al suo Sway».<br />
«Pensi che sia stato <strong>il</strong> suo Sway a farlo?»<br />
«Se l’avesse voluto...». Alza le spalle. «Ed è per
questo motivo che ho bisogno che tu resti». Sostiene <strong>il</strong><br />
mio sguardo ancora per un momento, poi abbassa <strong>il</strong><br />
suo.<br />
«Non posso fidarmi di me stesso, quando le sono<br />
accanto».<br />
«E allora? Che c’è di nuovo?», dico, cercando, e non<br />
riuscendoci, di nascondere l’esplosione di gelosia.<br />
«Quando tu non ci sei, la sua attrazione su di me<br />
è...». I suoi occhi sono tormentati. «Finirò col perdere<br />
le ali, e allora le sarò inut<strong>il</strong>e».<br />
La mia voce è acida. «Quindi hai bisogno che io resti<br />
e ti protegga dalla tua stessa debolezza».<br />
Lui poggia ancora la testa sullo schienale <strong>del</strong> divano e<br />
fissa <strong>il</strong> soffitto. «Questo riassume abbastanza bene <strong>il</strong><br />
concetto».<br />
«E se finisse che io...». Lascio cadere e ho un brivido,<br />
pensando a ieri sera. «Sembri dimenticare che la sua<br />
attrazione su di me non è diversa».<br />
«È più forte. Scommetto che ti farà diventare<br />
nuovamente mortale», dice, senza sollevare la testa. La<br />
sofferenza nella sua voce è cruda e profonda.<br />
Mi alzo dalla sedia. «Devo andare... per molte<br />
ragioni. È ovvio che se resto, finirò col fare qualcosa<br />
che non dovrei, e comunque, questo è <strong>il</strong> primo posto in<br />
cui l’Inferno verrebbe a cercarmi. Lucifero non sarà<br />
contento di avere tutti i dannati a testimoni <strong>del</strong>la Sua<br />
piccola dimostrazione andata a monte».<br />
Soppesa <strong>il</strong> pensiero per un lungo momento. «Per ora,<br />
comunque», dice infine, «troveremo un modo per<br />
nasconderti. Il tuo Schermo sarà d’aiuto».<br />
«A meno che io non usi la mia magia. È una specie di<br />
rompicapo. Sono abbastanza certo che senza non<br />
riuscirei a sfuggire loro, ma nel momento in cui la uso,<br />
mi troveranno».<br />
«Forse posso farti avere un margine di vantaggio».
«Questo sarebbe davvero apprezzato. Ma prima<br />
dobbiamo trovare L<strong>il</strong>ith». Sento ogni muscolo <strong>del</strong><br />
corpo contrarsi, quando <strong>il</strong> volto <strong>del</strong>la ragazza che era<br />
L<strong>il</strong>ith fluttua davanti ai miei occhi. «Chi era?»<br />
«Chi?»<br />
«La ragazza che io...». Il mio disgusto di me stesso mi<br />
fa sobbalzare lo stomaco, e deglutisco ricacciando giù<br />
la b<strong>il</strong>e amara al pensiero di quello che le ho fatto. «La<br />
ragazza che era <strong>il</strong> corpo ospitante di L<strong>il</strong>ith». La vittima<br />
di L<strong>il</strong>ith.<br />
Gabriel si appoggia al bracciolo <strong>del</strong>la sedia, con l’aria<br />
esausta. «Si chiama Robin. L’ho fatta ricoverare<br />
all’ospedale, ieri sera. Andrò a controllarla più tardi».<br />
Poi mi guarda negli occhi. «Andare a letto con lei non<br />
è stata colpa tua, Luc. Tu sai cos’è L<strong>il</strong>ith».<br />
Mi alzo in piedi e mi dirigo verso la porta, con <strong>il</strong><br />
bisogno di correre, e quando la apro, R<strong>il</strong>ey e Trevor<br />
sono lì. R<strong>il</strong>ey ha evidentemente pianto, e Trevor è<br />
pallido... scioccato.<br />
R<strong>il</strong>ey spalanca gli occhi per la sorpresa. «Luc».<br />
Respiro profondamente, e cerco di schiarirmi la<br />
testa. «R<strong>il</strong>ey. Nessuna notizia da Taylor?»<br />
«No. Siamo stati da Frannie. Ha una lista di numeri<br />
di telefono <strong>del</strong>la nostra classe. Stiamo mandando<br />
messaggi a tutti per sapere se qualcuno l’ha vista».<br />
Gabriel avanza fino alla porta, accanto a me. «Bene.<br />
Assicuratevi che Frannie non esca di casa».<br />
«Perché?»<br />
«Voglio soltanto sapere dove trovarla».<br />
R<strong>il</strong>ey annuisce. «Mi ha chiesto di darti questo», dice,<br />
porgendo un foglio di carta gialla ripiegato. «Ha detto<br />
che si sentiva più tranqu<strong>il</strong>la a scriverlo che a<br />
chiamarti», aggiunge, quando Gabriel prende <strong>il</strong><br />
foglietto dalle sue dita e lo apre. «Pensava che forse<br />
avresti potuto controllare queste».
Sul foglio c’è una specie di tabella oraria. Ci sono<br />
annotazioni di orario, a margine... gli avvistamenti di<br />
Taylor iniziano da ieri pomeriggio. Ci sono tre<br />
asterischi neri accanto all’orario stampato “8:30”, e<br />
vicino un’annotazione: “Appartamento di Luc”.<br />
Oltre a questo, ci sono soltanto altre due annotazioni,<br />
ognuna con un grande punto interrogativo accanto.<br />
Una dice: “?10:15 circa – Cassidy pensa che stessero<br />
parcheggiando alla cava”. Poi, vicino, sottolineata, c’è<br />
un’altra nota: “Io non credo”. Ovviamente è<br />
l’osservazione personale di Frannie. La riga successiva<br />
dice: “?11:00 – Aaron pensa di averla vista al Kwik-<br />
Mart”. La nota di Frannie dice: “Forse”. E l’ultima riga<br />
<strong>del</strong> foglio è l’indirizzo <strong>del</strong>l’appartamento di<br />
Marchosias. È stato calcato diverse volte, e<br />
sottolineato ripetutamente. Accanto, la nota di Frannie<br />
dice semplicemente: “Qui”.<br />
«Grazie, R<strong>il</strong>ey», fa Gabriel, e lei e Trevor tornano alla<br />
sua macchina.<br />
Li osservo uscire, poi mi volto verso Gabriel. «Esco a<br />
vedere se riesco ad acciuffare L<strong>il</strong>ith. Lo Schermo non<br />
sembra funzionare in entrambe le direzioni. Loro sono<br />
di nuovo nella mia testa. Dovresti controllare<br />
l’appartamento di Marchosias».<br />
«Chiama se trovi qualcosa».<br />
«D’accordo».<br />
Non posso fare a meno di guidare fino a casa di<br />
Frannie, uscendo dal quartiere. Lei sta in piedi sulla<br />
porta aperta, e lascia entrare R<strong>il</strong>ey e Trevor, mentre io<br />
passo. Mi guarda negli occhi, e io rallento fino quasi a<br />
fermarmi, assaporando <strong>il</strong> fremito di calda elettricità<br />
che mi scorre sulla pelle quando sono in qualche posto<br />
vicino a lei. Il suo Schermo dovrebbe nasconderla agli<br />
Infernali, ma con me non ha mai funzionato. È per<br />
questo che sono stato io a trovarla per primo, mentre
gli altri abitanti <strong>del</strong>l’Abisso non ci sono riusciti. Se si<br />
trova entro <strong>il</strong> raggio di un isolato, io sono in grado di<br />
individuarla.<br />
E ora che ho di nuovo <strong>il</strong> mio sesto senso da demone,<br />
la sua attrazione su di me è più forte di quanto non sia<br />
mai stata prima. Respiro profondamente,<br />
allontanando dalla testa le immagini di ciò che è stato<br />
– ma che non può più essere –, e premo<br />
sull’acceleratore. Ora <strong>il</strong> mio compito è proteggerla.<br />
Punto e basta! E con L<strong>il</strong>ith fuori gioco, lei sarà ancora<br />
più al sicuro.<br />
Mezz’ora più tardi faccio un giro di perlustrazione<br />
lungo la cava, combattuto nell’intimo tra la<br />
frustrazione e la paura. Spingo <strong>il</strong> motore al massimo e<br />
giro completamente le ruote.<br />
La macchina ruota di 180 gradi, sulla strada<br />
estremamente stretta, e i sassi sbattono sui cerchioni,<br />
mentre sgommo via dalla cava, dirigendomi verso <strong>il</strong><br />
Kwik-Mart, quando squ<strong>il</strong>la <strong>il</strong> telefono.<br />
«Abbiamo trovato Taylor», dice Gabriel. «È al Cove<br />
con Marchosias».<br />
Frannie<br />
Ho lasciato R<strong>il</strong>ey e Trevor in camera mia mezz’ora fa.<br />
Pensano che io sia in bagno. Se <strong>il</strong> mio Sway vale<br />
qualcosa, continueranno a pensarlo. E ora sono<br />
parcheggiata su un lato <strong>del</strong>la strada proprio dietro la<br />
casa dei Gallagher, in attesa. È quasi <strong>il</strong> crepuscolo,<br />
quando faccio una chiamata rapida a Gabe e mi porto<br />
<strong>il</strong> telefono all’orecchio con la mano tremante.<br />
«Frannie? Va tutto bene?»<br />
«Ho appena parlato con Valerie Blake. Mi ha detto<br />
che Taylor è al Cove. Penso che Marc sia con lei».
Tanto distante da casa Gallagher quanto l’Oceano<br />
Atlantico. E affollato, in un sabato sera d’agosto.<br />
«Manderò avanti Trevor per controllare», dico,<br />
sperando che pensi che la mia voce sta tremando di<br />
preoccupazione per Taylor. Trattengo <strong>il</strong> respiro e<br />
aspetto la risposta che mi serve.<br />
«No. Di’ a Trevor di restare con te. Andrò io a<br />
cercarla. Se è lì e Trevor le si avvicina... lei è un<br />
succubo, Frannie. Nonostante sia la sorella di Trevor,<br />
sarebbe pericoloso per lui».<br />
Questa è soltanto metà <strong>del</strong>la risposta di cui ho<br />
bisogno. «Sarai in grado di affrontare L<strong>il</strong>ith e Marc da<br />
solo?»<br />
«Porterò anche Luc».<br />
Ecco l’altra metà. Un sospiro tremante mi sfugge dal<br />
petto. «Ottimo, ma sbrigati».<br />
«Sto andando», dice, e riaggancia.<br />
Resto seduta, stringendo <strong>il</strong> volante con le nocche<br />
bianche. Ha funzionato. Sono sola.<br />
Non posso farlo. Cosa diavolo avevo in mente?<br />
Scuoto la testa e allontano <strong>il</strong> dubbio.<br />
No. È giusto così... è l’unico modo per avvicinarmi a<br />
L<strong>il</strong>ith. Gabe e Luc la spaventerebbero, o se non lo<br />
facessero, non mi lascerebbero mai avvicinare<br />
abbastanza da aiutare Taylor. Funzionerà.<br />
Deve funzionare.<br />
Respiro profondamente, ripetendo <strong>il</strong> mantra nella<br />
testa. Ho organizzato tutto in modo che non ci siano<br />
intoppi. Esco dalla macchina e cammino nel bosco,<br />
muovendomi <strong>il</strong> più rapidamente possib<strong>il</strong>e, ma da dove<br />
sono non c’è un vero e proprio sentiero, quindi avanzo<br />
lentamente. Inizio a preoccuparmi, sicura che arriverò<br />
tardi. Ma più cerco di andare veloce, più mi sembra di
sbandare. L’adrenalina comincia a farmi martellare <strong>il</strong><br />
cuore e cerco di correre, ma mi si incastrano i sandali<br />
in un tralcio di vite e cado pesantemente.<br />
Proprio quando mi convinco di aver preso una<br />
direzione sbagliata, scorgo <strong>il</strong> capanno attraverso gli<br />
alberi: una piattaforma grigia incorniciata dal fogliame<br />
verde. Striscio tra i rovi fino a una breve radura, senza<br />
fiato, e sanguinando dagli innumerevoli graffi e tagli<br />
mi sollevo leggermente.<br />
Merda, sono sola.<br />
Il capanno è a una ventina di metri dietro la casa dei<br />
Gallagher, nel bosco, quindi da qui non riesco a vedere<br />
<strong>il</strong> cort<strong>il</strong>e, né la casa. Ed è proprio questo <strong>il</strong> motivo per<br />
cui è qui che si nascondono le coppiette, quando<br />
vogliono appartarsi durante le feste. Taylor ha passato<br />
un sacco di tempo qui, ed è dove ho visto R<strong>il</strong>ey e<br />
Trevor uscire dal bosco durante la festa di diploma.<br />
E ora ci sono Angelique e Brendan. Lui la schiaccia<br />
contro la parete <strong>del</strong> capanno, con i jeans calati fino alle<br />
ginocchia.<br />
Mi nascondo dietro un albero, tra le ombre, sulla<br />
sommità <strong>del</strong>la radura, e cerco di rallentare <strong>il</strong> respiro<br />
affannato.<br />
E adesso?<br />
Rimango in piedi, assolutamente ferma, deglutisco <strong>il</strong><br />
panico che mi sale dentro e cerco di pensare. Ma allora<br />
i rumori <strong>del</strong>la coppia si interrompono, e tutto resta<br />
immob<strong>il</strong>e. Attendo ancora un secondo, poi faccio<br />
prudentemente capolino attorno all’albero, in tempo<br />
per vedere Brendan gettare <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>attico a terra e<br />
richiudersi la cerniera dei jeans. Lui si allontana verso<br />
<strong>il</strong> cort<strong>il</strong>e sul retro di casa Gallagher senza rivolgere uno<br />
sguardo ad Angelique, che si rimette a posto la gonna.
Lei gli corre dietro. «Aspetta!».<br />
Ma lui non lo fa.<br />
E allora sono sola. Avanzo lentamente nella radura<br />
con <strong>il</strong> respiro che trema.<br />
La quiete <strong>del</strong> bosco è ingannevole. Il leggero brusio<br />
<strong>del</strong>le chiacchiere che provengono dalla gente radunata<br />
nel cort<strong>il</strong>e sul retro di casa Gallagher f<strong>il</strong>tra attraverso<br />
gli alberi fin dove sono io, attenuato dalla quiete<br />
ovattata che regna sotto la spessa calotta di foglie<br />
estive. Ma appena mi guardo intorno, sento che inizio<br />
ad avere la pelle d’oca. È l’immagine esatta che avevo<br />
nella testa... ma senza <strong>il</strong> corpo sanguinante di Taylor.<br />
Mi guardo furiosamente attorno, in cerca di una sua<br />
traccia qualsiasi, e ho quasi un infarto quando uno<br />
scoiattolo balza fuori da dietro <strong>il</strong> capanno. Punto le<br />
braccia sulle ginocchia e respiro profondamente per<br />
calmare i nervi... e quasi salto fuori dalla mia pelle<br />
quando parte la musica. Ma non è l’autoradio di<br />
Jackson. Sono i Roadk<strong>il</strong>l. Stanno certamente<br />
suonando alla festa.<br />
Improvvisamente sono confusa. La musica nella mia<br />
visione non era dal vivo.<br />
Oh, Dio. Forse ho capito male?<br />
La frustrazione mi squarcia <strong>il</strong> petto con un ringhio.<br />
Tra <strong>il</strong> mio str<strong>il</strong>lo e la musica non sento nient’altro,<br />
quindi grido di sorpresa quando mi volto di nuovo<br />
verso <strong>il</strong> capanno e trovo Taylor lì, in piedi.<br />
Luc<br />
Sono a metà strada dal Cove, quando lo percepisco.<br />
Frannie non è a casa. Prendo <strong>il</strong> telefono e la chiamo.<br />
Nessuna risposta. Chiamo R<strong>il</strong>ey.
«Ehi, Luc», dice, come risposta.<br />
«R<strong>il</strong>ey! Dov’è Frannie?»<br />
«È in bagno».<br />
«La verità, R<strong>il</strong>ey. È molto importante».<br />
«Ti sto dicendo la verità. È nel bagno. Giuro».<br />
«Da quanto tempo è lì dentro?».<br />
C’è una pausa. «Soltanto pochi minuti... suppongo».<br />
«Vai a controllare se c’è».<br />
Sento lo scatto <strong>del</strong>la porta che si apre e R<strong>il</strong>ey che<br />
bussa a quella <strong>del</strong> bagno. «Frannie», mi arriva dalla<br />
sua voce attenuata. Poi bussa ancora.<br />
«Uhm, penso che sia dentro...».<br />
«Apri la porta, R<strong>il</strong>ey».<br />
«È chiusa a chiave».<br />
Reprimo <strong>il</strong> panico. «Sei sicura che non sia uscita?».<br />
Sembra tutt’altro che sicura. «Non credo...».<br />
Riaggancio e cerco di concentrarmi. Lei non è molto<br />
vicina, per quanto ne sappia. Il mio sesto senso di<br />
demone non è ancora abbastanza forte da farsi un’idea<br />
concreta su dove si trovi. Ma <strong>il</strong> fatto che riesco<br />
comunque a sentirla significa che non si trova a casa<br />
sua, dall’altra parte <strong>del</strong>la città. Ovunque sia, devo<br />
puntare sul fatto ci sarà la sua macchina, per poterla<br />
portare immediatamente via, in caso di necessità.<br />
Mi fermo sul bordo <strong>del</strong>la strada e mi proietto sul<br />
retro <strong>del</strong> Cove. Dalla finestra, guardo dentro Ricco’s,<br />
ma so già che non è qui. Ho perso <strong>il</strong> segnale.<br />
Riprovo alla cava. Il segnale è più forte, ma di poco.<br />
Però quando calco la strada di fronte a casa dei<br />
Gallagher, sento che si trova lì, e percepisco <strong>il</strong> f<strong>il</strong>o dei<br />
pensieri di L<strong>il</strong>ith. La macchina di Frannie è tra<br />
moltissime altre parcheggiate al margine <strong>del</strong> bosco.<br />
Dannato Inferno.<br />
Perlustro <strong>il</strong> cort<strong>il</strong>e sul retro dei Gallagher, ma non c’è.
Mi volto per dirigermi nel bosco, quando Chase e Kate<br />
mi vedono.<br />
«Ehi!», dice Chase, mentre si avvicinano. «Sei solo,<br />
stasera?»<br />
«Stavo cercando Frannie. L’avete vista?».<br />
Kate scuote la testa. «Non qui. Era a casa, quando<br />
sono uscita, un momento fa».<br />
«Grazie», dico, già correndo verso la strada.<br />
Una volta che sono fuori dalla vista degli invitati in<br />
arrivo, taglio per <strong>il</strong> bosco e cerco di puntare dritto su<br />
Frannie. Gli alberi sono fitti, e attraverso di essi non<br />
riesco a vedere molto lontano, ma lei è qui. Posso<br />
sentirlo. Potrei proiettarmi alla cieca nel bosco, alla<br />
sua ricerca, ma con la folla che si sta radunando corro<br />
<strong>il</strong> rischio che qualcuno mi veda. E potrei non trovarla<br />
mai. Farò meglio ad aggiustare la mira sui pensieri di<br />
L<strong>il</strong>ith e sull’energia di Frannie.<br />
Le ombre dorate <strong>del</strong> crepuscolo rendono più diffic<strong>il</strong>e<br />
trovare un sentiero tra gli alberi e i bassi cespugli.<br />
Inciampo diverse volte, mentre corro a zigzag tra i<br />
tronchi, poiché mi sto concentrando su L<strong>il</strong>ith... la sto<br />
puntando. Finisco con un piede su una radice, e slitto<br />
sul terreno <strong>del</strong> bosco.<br />
E non mi rialzo.<br />
Poiché, una frazione di secondo dopo, Rhenorian mi<br />
è sopra.<br />
«Ehi, amoruccio», mi dice con la voce roca in un<br />
orecchio.<br />
Cerco di scrollarmelo di dosso. «Rhen, questo non è<br />
di certo <strong>il</strong> momento».<br />
Lui si solleva e mi fa ruotare sulla schiena,<br />
piantandomi un ginocchio nel petto. «Lui ti vuole<br />
morto. Non Gli importa nemmeno che, quale che sia,<br />
l’anima che ti è rimasta sia destinata al Paradiso».<br />
«Allora smett<strong>il</strong>a di farmi perdere tempo e uccidimi.
Fallo, o vattene».<br />
«Come ci sei riuscito?».<br />
Il cuore di zolfo mi martella nel petto. «A far cosa?»<br />
«A sconfiggere re Lucifero. Gli sei sgusciato via da<br />
sotto <strong>il</strong> naso?»<br />
«Non ho davvero tempo per questo». Alzo di scatto la<br />
gamba e gliela avvolgo intorno al collo, ruotandolo in<br />
una morsa e sbattendolo a terra. «Possiamo parlarne<br />
più tardi?».<br />
Lui alza <strong>il</strong> pugno luccicante e me lo punta al petto.<br />
«Ora».<br />
A mia volta gli piazzo <strong>il</strong> pugno luccicante davanti al<br />
viso. «Perché tanto interesse?».<br />
Lui esita. «Hai dato da pensare ad alcuni di noi».<br />
«Pensare? Non hai paura di slogarti qualcosa,<br />
Rhen?».<br />
Sembra nervoso, ma non la smette. «Vogliamo<br />
sapere come hai fatto».<br />
Strabuzzo gli occhi. «Quindi mi ucciderai o no?»<br />
«Probab<strong>il</strong>mente no».<br />
«Questo è un atto di tradimento».<br />
«Lo so».<br />
Lo lascio libero e mi rialzo da terra.<br />
E sento Frannie gridare.<br />
Scatto, correndo e addentrandomi nel bosco,<br />
incurante di Rhenorian.
Capitolo 26<br />
Autostrada per l’Inferno<br />
Frannie<br />
Fisso Taylor negli occhi, e non riesco a respirare.<br />
È appoggiata a Marc, che sta addossato al capanno.<br />
Le sue labbra fanno un sorriso obliquo. «Ehi, Fee.<br />
Simpatico incontrarti qui».<br />
Non so come chiamarla. Taylor? L<strong>il</strong>ith?<br />
«Ehi», riesco a malapena a dire.<br />
«Mi fa piacere che tu abbia potuto».<br />
Quasi mi dimentico <strong>del</strong> motivo per cui sono venuta,<br />
quando la guardo negli occhi. Sono quelli di Taylor,<br />
ma non gli stessi di Taylor. Mentre li fisso, una<br />
qualche forza oscura si ramifica facendosi largo dentro<br />
di me, e facendomi desiderare che la visione che avevo<br />
nella testa si avveri.<br />
Lei sorride. «Puoi sentirmi, non è vero?».<br />
Alle sue spalle, anche Marc la sente. I suoi occhi sono<br />
affamati, rapaci, mentre la strattona baciandola, ma lei<br />
se lo scrolla di dosso. Lui emette un gemito, a metà tra<br />
<strong>il</strong> dolore e <strong>il</strong> piacere, quando lo lascia lì in piedi e<br />
scivola accanto a me lungo la radura.<br />
«Anch’io ti sento. Sei pronta, Fee?».<br />
Marc si appoggia di nuovo al capanno e resta<br />
semplicemente lì in piedi, con le braccia incrociate sul<br />
petto, con l’aspettativa negli occhi.<br />
Corri!
Ma non riesco a farmelo fare. In qualche angolino<br />
<strong>del</strong>la mia mente, ricordo che avevo un piano.<br />
Qual era?<br />
Resto qui in piedi, radicata al terreno, incapace di<br />
muovermi, mentre Taylor scivola più vicino, lenta e<br />
<strong>del</strong>icata come un serpente a sonagli. Si ferma proprio a<br />
pochi centimetri da me, e posso sentire <strong>il</strong> calore che<br />
irradia, insieme ad altre cose più tenebrose. Il suo<br />
sorriso è sparito, quando fa scivolare le dita lungo la<br />
mia guancia. La stringo a me, incapace di fermarmi.<br />
«Tu mi vuoi tanto quanto io voglio te. Riesco a<br />
sentirlo», dice lei, facendo le fusa.<br />
E ha ragione. Sono colma <strong>del</strong> pensiero di stare con<br />
lei.<br />
Lei continua a ipnotizzarmi con i suoi profondi occhi<br />
verdi, mentre fa scorrere lentamente un dito sulla<br />
commessura <strong>del</strong>le mie labbra. Visto che non mi<br />
allontano, trascina <strong>il</strong> dito lungo <strong>il</strong> collo e sul mio petto.<br />
Al suo tocco, <strong>il</strong> fremito pungente che sento nella<br />
pancia esplode irradiandosi ovunque dentro di me,<br />
facendomi ansimare.<br />
Ed è allora che tira fuori <strong>il</strong> coltello trinciante dalla<br />
tasca posteriore dei jeans.<br />
Vederlo mi scuote dalla trance. Era questo <strong>il</strong> mio<br />
piano. Devo toccarla e convincere L<strong>il</strong>ith a lasciare<br />
Taylor ed entrare in me. Respiro profondamente e<br />
inizio con <strong>il</strong> mantra, lentamente, nella mia testa; poi lo<br />
dico ad alta voce. «La mia anima è destinata<br />
all’Inferno. Tu non vuoi Taylor. Tu vuoi me».<br />
Il suo corpo si irrigidisce, e lei inizia ad allontanarsi,<br />
ma la afferro per una mano e la tiro di nuovo a me.<br />
«Tu non sei...», inizia.<br />
«Lo sono. Sono destinata all’Inferno». La avvolgo in<br />
un abbraccio, e sento la fredda lama d’acciaio tra i
nostri corpi.<br />
Lei si stringe ancora a me, e devo lottare per non<br />
perdere i sensi. «Tu sei destinata all’Inferno», ripete<br />
lei.<br />
«Sono destinata all’Inferno», confermo.<br />
Poi succede tutto in un attimo.<br />
Taylor mi bacia, proprio mentre Angelique esce da<br />
dietro <strong>il</strong> capanno. Alza lo sguardo e ci vede, unite in<br />
quell’abbraccio. Resta a bocca aperta e strabuzza gli<br />
occhi, prima che l’espressione le si sedimenti in un<br />
sorriso compiaciuto. «Mi state prendendo in giro».<br />
Avanza verso di noi. «Voi due siete bisex! Incredib<strong>il</strong>e».<br />
Marc si schiarisce la gola, e Angelique volta la testa di<br />
scatto. Lui sta appoggiato al capanno e solleva un<br />
sopracciglio con un mezzo sorriso ammiccante. «Vuoi<br />
unirti a noi?».<br />
Angelique spalanca la bocca e i suoi occhi sfrecciano<br />
da Marc a noi e di nuovo indietro. «Oh, mio Dio! Ma<br />
voi state...? Questo è, tipo, un triangolo?<br />
Dannazione!».<br />
Mantengo la presa su Taylor. Non posso rischiare di<br />
lasciarla andare. Il battito mi pulsa nelle orecchie, così<br />
forte che a malapena riesco a sentire la mia stessa<br />
voce. «Vai via, Angelique».<br />
«Abbassa le penne, Cavanaugh. Ho soltanto perso la<br />
collana». Si china e raccoglie una catenina d’oro tra le<br />
felci accanto al capanno, distogliendo a malapena da<br />
noi gli occhi spalancati. «Brendan lo adorerà!», dice,<br />
guardando maligna Taylor. Allora Taylor blocca<br />
Angelique con lo sguardo.<br />
«Vai via!», dico ancora.<br />
Ma è troppo tardi.<br />
Prima che possa impedirglielo, Angelique si avvicina<br />
a noi a lunghe falcate. Si ferma quando vede <strong>il</strong> coltello<br />
in mano a Taylor, ma allora la sua espressione cambia:
non sorride più. Vedo <strong>il</strong> bisogno, sul suo viso...<br />
desiderio primitivo... irrefrenab<strong>il</strong>e di arrivare a Taylor.<br />
Inciampa, quando ci raggiunge. Protendo <strong>il</strong> braccio<br />
per sostenere Angelique, proprio mentre Taylor mi<br />
spinge con la mano libera e le afferra la mano,<br />
affondando nello stesso istante <strong>il</strong> coltello trinciante nel<br />
proprio stomaco.<br />
Resto in piedi, sconvolta, per un secondo appena,<br />
quando <strong>il</strong> corpo di Taylor cade senza peso ai miei<br />
piedi.<br />
Mi sento gridare, e sono subito a terra sopra Taylor, e<br />
premo le mani sulla ferita che le sanguina sullo<br />
stomaco.<br />
La mia mente, lottando per non farmi impazzire,<br />
tenta ancora di analizzare la situazione. Ma fatico a<br />
restare concentrata su Taylor. Lei mi guarda dal basso,<br />
confusa, e un rigurgito le esce dalla gola, mentre i suoi<br />
occhi si chiudono in un fremito. Mi guardo attorno nel<br />
panico, sperando in un aiuto, e invece vedo Angelique<br />
in piedi accanto al capanno, avvolta tra le braccia di<br />
Marc, con <strong>il</strong> coltello insanguinato in mano.<br />
«Vai a cercare aiuto!», le grido.<br />
Lei scuote la testa. «Questo era l’unico modo, Fee.<br />
Non mi hai lasciato scelta».<br />
Vado in ipervent<strong>il</strong>azione, mentre lotto per mantenere<br />
la pressione sulla ferita di Taylor. Ma ha bisogno di<br />
ben altro che di pressione. Guardo in basso, al sangue<br />
che inizia a formare una pozza, accanto a lei. «Oh,<br />
Dio». Lacrime calde scorrono, lungo le mie guance, sul<br />
volto pallido di Taylor. Lei tossisce e le esce <strong>il</strong> sangue<br />
dalla bocca.<br />
Frugo in tasca e prendo <strong>il</strong> mio telefono con la mano<br />
insanguinata. Mi scivola e cade a terra due volte,<br />
prima che riesca a chiamare la Polizia con le dita<br />
tremanti.
«La mia amica è stata accoltellata», piango al<br />
telefono quando rispondono.<br />
Vogliono più informazioni, ma non ho <strong>il</strong> tempo di<br />
dargliele, perché <strong>il</strong> telefono mi viene strappato di<br />
mano.<br />
Quando alzo lo sguardo, Marc è in piedi davanti a<br />
me. Sorride e mi strattona, poi spegne <strong>il</strong> telefono e lo<br />
getta nel bosco.<br />
«Oh, Dio», dico ancora. «Taylor, non morirai»,<br />
sussurro dalla gola strozzata. «Aiuto!», grido con tutta<br />
la forza che riesco a trovare. Ma è come quell’incubo in<br />
cui, non importa quanto ci provi, non riesci a trovare<br />
la voce. Il mio str<strong>il</strong>lo suona strozzato e spento.<br />
«Non ti sentiranno. Non con quella musica», dice<br />
Angelique.<br />
E in quel momento la canzone cattura la mia<br />
attenzione. How to Save a Life, dei The Fray, suona<br />
dallo stereo.<br />
Non riesco a bloccare <strong>il</strong> lamento che mi sfugge dalla<br />
gola. Suona così fleb<strong>il</strong>e e patetico... come una specie di<br />
animale ferito, inut<strong>il</strong>e e fiacco.<br />
Sono così debole. E sono stata così stupida, a pensare<br />
che <strong>il</strong> mio Sway valesse qualcosa. Non serve a niente.<br />
«Oh, Dio», dico piangendo, osservando le mie<br />
lacrime mescolarsi al sangue sulla maglietta di Taylor.<br />
Ed è allora che realizzo che <strong>il</strong> suo respiro faticoso e<br />
umido si è fermato.<br />
«No! Non morirai». Lo dico ripetutamente, mentre<br />
premo sul suo petto, e poi respiro per lei, assaggiando<br />
<strong>il</strong> suo caldo sangue metallico. Ogni volta che alzo la<br />
testa, grido in cerca d’aiuto.<br />
«Sì, lo è già». Angelique lo pronuncia quasi con<br />
tristezza, quando fissa Taylor dall’alto in basso,<br />
apparendo più umana di quanto fosse mai stata prima<br />
che L<strong>il</strong>ith la possedesse. Poi fa un passo in avanti.
«Sento la tua rabbia. Mi vuoi morta, non è vero?».<br />
E improvvisamente, lo voglio. La rabbia mi consuma,<br />
e un grido primitivo mi lacera la gola, mentre mi<br />
lancio contro di lei e la schiaccio al suolo.<br />
Lei si dimena sotto di me, ma <strong>il</strong> suo corpo flaccido<br />
non può nulla contro otto anni di allenamenti di judo.<br />
Non devo neanche sforzarmi per bloccarla con una<br />
presa al collo.<br />
Il coltello.<br />
Una mano tiene un coltello e volteggia sul petto di<br />
Angelique.<br />
La mia?<br />
Quella è la mia mano? Non saprei dirlo. Le immagini<br />
scorrono veloci, e la mia mente non riesce a elaborarle.<br />
Allora sento la voce di Angelique che sussurra:<br />
«Fallo, Fee. Fallo e basta».<br />
Scuoto la testa per cercare di chiarirmi, poi guardo<br />
giù verso Angelique. Non si dimena più. Mi sorride,<br />
con la mano sulla mia sopra <strong>il</strong> manico <strong>del</strong> pugnale. Io<br />
sciolgo le gambe dal suo collo e sposto <strong>il</strong> peso su<br />
queste, osservando la lama lacerarle la pelle. La goccia<br />
di sangue sulla punta <strong>del</strong> coltello si gonfia, poi le rotola<br />
giù sul petto in una stria color cremisi. La sua mano si<br />
stringe più forte intorno alla mia sul coltello, e sento<br />
un’emozione invadermi, mentre immagino di<br />
conficcarlo dentro di lei.<br />
Con l’altra mano raggiunge e mi tira una ciocca di<br />
capelli. Inizio ad allontanarmi, ma allora realizzo che<br />
non mi sta combattendo.<br />
Mi tira più stretta a sé, e penso che stia tentando di<br />
dirmi qualcosa, ma quando avvicino la faccia alla sua,<br />
lei alza la testa e mi bacia. Un fuoco elettrizzante mi<br />
riempie. Il mio desiderio per lei è improvviso e
crescente. Sposto <strong>il</strong> peso sul coltello, e sento che la<br />
punta scivola sull’osso e penetra <strong>il</strong> tessuto più morbido<br />
tra le sue costole. Le sue mani stanno tirando... sul mio<br />
collo, per approfondire <strong>il</strong> <strong>bacio</strong>, e sul coltello, per<br />
approfondire la ferita.<br />
Quando mi ritraggo, <strong>il</strong> desiderio <strong>del</strong> suo sangue<br />
trabocca in me. Mi siedo a cavallo sui suoi fianchi e<br />
impugno <strong>il</strong> coltello con entrambe le mani, alto sopra <strong>il</strong><br />
suo cuore.<br />
Lei geme, ma non di dolore o paura. I suoi occhi<br />
br<strong>il</strong>lano, mentre allunga le mani verso di me. «Fallo»,<br />
grida.<br />
Una scossa di piacere indescrivib<strong>il</strong>e mi freme<br />
attraverso <strong>il</strong> corpo. Chiudo gli occhi e sferro <strong>il</strong> colpo<br />
con un ampio movimento ad arco. Ma prima che <strong>il</strong><br />
coltello centri <strong>il</strong> bersaglio, vengo spinta a terra da un<br />
lato. Perdo la presa sul coltello, che vola via attraverso<br />
le felci fino ai bassi cespugli accanto al capanno.<br />
«No!», str<strong>il</strong>lo. E sento l’urlo di Angelique che fa eco<br />
al mio, superando <strong>il</strong> ritmo martellante <strong>del</strong>la musica.<br />
La voce di Luc, morbida in un orecchio, irrompe nella<br />
mia mente annebbiata. Divento lentamente<br />
consapevole <strong>del</strong>la situazione. Il freddo <strong>del</strong> terreno<br />
penetra dentro di me dal basso, mentre <strong>il</strong> calore di Luc<br />
mi brucia tra i vestiti dall’alto, e con <strong>il</strong> suo peso mi<br />
schiaccia a terra, premendo la mia faccia nella<br />
sporcizia.<br />
«Togliti da sopra di me!», grido. I miei piedi nudi<br />
scavano tra le felci umide <strong>del</strong> terreno, mentre lotto per<br />
divincolarmi da sotto di lui. Ma anche con <strong>il</strong> marciume<br />
fermentato <strong>del</strong> prato a due centimetri dal naso, l’odore<br />
di rame salino <strong>del</strong> sangue di Taylor è pungente, e mi fa<br />
sobbalzare lo stomaco; deglutisco la b<strong>il</strong>e che risale.<br />
Un gemito animale si fa strada dal mio intimo.<br />
«Togliti immediatamente da sopra di me!», grido,
inarcando la schiena per scrollarlo via.<br />
«Frannie, basta! È ciò che vuole L<strong>il</strong>ith». La sua mano<br />
mi scosta i capelli spettinati dal viso, e lui ha la<br />
guancia accanto alla mia. «Vuole che tu uccida<br />
Angelique. Sta cercando di invertire la tua<br />
destinazione».<br />
«No!», grido più forte, divincolandomi sotto di lui.<br />
Quando vedo che non mi lascia andare, slancio le<br />
gambe e gliele avvolgo intorno, facendolo rotolare e<br />
sbattendolo a terra.<br />
Guarda dal basso, con gli occhi dolci, verso di me che<br />
sto appollaiata su di lui. «Ascolta le mie parole,<br />
Frannie. Devi darmi retta».<br />
Posso nuovamente mettere a fuoco <strong>il</strong> mondo. Il mio<br />
respiro annaspa, ma non riesco a trovare aria.<br />
Lui continua a fissarmi, come se non gli importasse<br />
di nient’altro. «Se lo fai, lei vince. Se ucciderai<br />
Angelique, la tua anima sarà destinata all’Inferno, e<br />
L<strong>il</strong>ith sarà libera di entrare nel tuo corpo. Sarai sua».<br />
Infine è l’odore di cannella di Luc che mi risveglia la<br />
mente. Sbatto le ciglia e mi guardo attorno. Due<br />
demoni sono in piedi ai lati <strong>del</strong> capanno, e si puntano<br />
l’uno contro l’altro i pugni rossi br<strong>il</strong>lanti. Marc e Rhen.<br />
Non riesco a trovare un senso a quella scena, ma non è<br />
importante. Taylor giace a terra, con la maglietta<br />
impregnata di sangue cremisi, che emana <strong>il</strong> suo odore<br />
forte nell’aria <strong>del</strong> crepuscolo.<br />
Lascio andare Luc e ruoto di lato per sedermi accanto<br />
a lui. Il mio stomaco sobbalza ancora, così vomito sulle<br />
felci tra i miei piedi.<br />
«Non sono riuscita a salvarla...». La mia voce è un<br />
sussurro tremante, a malapena udib<strong>il</strong>e.<br />
«Non c’era niente che tu potessi fare, Frannie».<br />
«Il mio Sway. Dovevo essere in grado di riportarla<br />
indietro».
«Non dall’Inferno. Non ancora, comunque. Forse<br />
quando finalmente <strong>il</strong> tuo Sway sarà abbastanza<br />
potente...».<br />
Mi alzo in piedi vac<strong>il</strong>lante, mentre penso all’ultima<br />
cosa che ho detto a Taylor, poi cado all’indietro<br />
addosso a Luc, che mi sostiene tenendomi ai fianchi.<br />
Vai all’inferno, le ho detto. Le ho detto di andare<br />
all’Inferno.<br />
Mi piego in avanti e vomito ancora.<br />
Poi sento un fruscio tra le foglie e mi volto a guardare<br />
Angelique seduta, con la schiena appoggiata al<br />
capanno, la maglietta imbevuta di sangue, che mi fissa<br />
con un sorriso tormentato. «Lui non capisce, Fee. Non<br />
riesce a comprendere che abbiamo bisogno l’una<br />
<strong>del</strong>l’altra». Striscia per pochi metri tra gli arbusti, poi<br />
tira fuori <strong>il</strong> coltello. «Noi ci apparteniamo. Sei una di<br />
noi, Fee». Si solleva lentamente in piedi e tiene <strong>il</strong><br />
coltello dalla parte <strong>del</strong>la lama, con <strong>il</strong> manico rivolto<br />
verso di me.<br />
Le braccia di Luc mi si stringono intorno. «No,<br />
Frannie».<br />
Ma la sua attrazione su di me è vorace. Avanzo<br />
davanti a lei.<br />
«Frannie». Luc mi fa voltare tra le sue braccia e mi<br />
fissa negli occhi. «Guardami soltanto». Faccio per<br />
voltarmi a guardare Angelique oltre la spalla, ma le<br />
dita di Luc sul mio mento mi tirano indietro. «Proprio<br />
qui, Frannie», dice, con l’indice e <strong>il</strong> medio <strong>del</strong>la mano<br />
libera puntati sui suoi occhi.<br />
Mi perdo in quei profondi occhi neri, mentre lui<br />
inizia a ricondurmi verso la musica nel cort<strong>il</strong>e di casa<br />
Gallagher, lontano da Taylor. Con la coda <strong>del</strong>l’occhio<br />
vedo Rhen, con <strong>il</strong> pugno lucente in aria, che ci copre la<br />
ritirata, e sono confusa. Perché ci sta aiutando?<br />
Angelique chiama da dietro di noi. «Frannie, non
lasciare che ti porti via da me. Noi ci apparteniamo».<br />
Gemo e mi racchiudo in me stessa, con le gambe che<br />
si rifiutano di portarmi. Luc mi prende tra le sue<br />
braccia e cammina fuori dal bosco, nel cort<strong>il</strong>e sul retro.<br />
Lascio cadere la testa sulla sua spalla e cerco di<br />
affidarmi alla sua forza.<br />
Qualcuno grida. Kate? Ma continuo semplicemente a<br />
respirare nella cannella di Luc, escludendo tutto <strong>il</strong><br />
resto.<br />
Lo sento dire a qualcuno di chiamare la Polizia. La<br />
gente è tutta attorno a noi. Vengo strattonata fin<br />
dentro le braccia di Luc. Qualcuno mi tira per un<br />
braccio, cercando di allontanarmi da lui, ma io mi ci<br />
aggrappo con quel poco di forza che riesco a trovare.<br />
«Oh, mio Dio! Cosa le hai fatto? Dalla a me!».<br />
Quella voce... Reefer. Reefer sta urlando contro Luc.<br />
Cerco di sollevare la testa per dirgli di smetterla, ma è<br />
troppo pesante... troppo diffic<strong>il</strong>e da muovere.<br />
Lascialo in pace, penso. Per favore.<br />
Poi sono acciambellata tra le braccia di Luc, e siamo<br />
seduti sulle scale <strong>del</strong> portico. Luc è molto caldo, e<br />
cerco di approfittarne, ma sono così fredda che non<br />
riesco a smettere di avere i brividi. Infine mi costringo<br />
ad aprire gli occhi. Ed è allora che noto <strong>il</strong> sangue – <strong>il</strong><br />
sangue di Taylor – ovunque su di me. Sulle mani. Sui<br />
vestiti.<br />
Oh, Dio... Taylor.<br />
Un urlo da Banshee mi erompe dal petto. Mi sembra<br />
che Luc mi culli – forse –, ma non riesco a smettere di<br />
str<strong>il</strong>lare. La gente sta gridando, urlando – no...<br />
aspetta, sono ancora io. E poi tutto svanisce nell’oblio.<br />
Mi sveglio nel mio letto, con la tiepida brezza<br />
mattutina che fa ondeggiare le tende e <strong>il</strong> profumo di
fresco sole invernale tutto intorno a me. Quando gli<br />
occhi mettono a fuoco, vedo Gabe accomodato sulla<br />
sedia <strong>del</strong>la mia scrivania alla fine <strong>del</strong> letto. Sorride e<br />
mi stringe un piede attraverso le coperte. «Ehi».<br />
E mentre tutto mi scorre di nuovo nella mente, <strong>il</strong><br />
peso schiacciante di ciò che ho fatto minaccia di farmi<br />
crollare ancora.<br />
Chiudo gli occhi. «Taylor?». La mia voce è stridente.<br />
E quando parlo, <strong>il</strong> terrore freddo mi svuota <strong>il</strong> cuore.<br />
«Mi dispiace, Frannie. Avrei dovuto esserci». La<br />
sofferenza nella sua voce...<br />
Quello che non dice è che non c’era per colpa mia.<br />
Non riesco a trattenere <strong>il</strong> pianto strozzato che mi risale<br />
in gola appena prima che le lacrime inizino a uscire.<br />
Allora c’è Gabe a tenermi tra le sue braccia e a<br />
calmarmi. Non c’è altro da dire, quindi sprofondo <strong>il</strong><br />
viso nel collo di Gabe e piango.<br />
Nel frattempo la mamma entra, mentre le lacrime<br />
rallentano, ma la rabbia, diretta soprattutto contro me<br />
stessa, mi brucia ancora nel profondo come acido.<br />
Gabe mi sfrega via le lacrime dalla guancia con <strong>il</strong><br />
pollice e torna a mettersi sulla sedia. Papà è in piedi<br />
alla porta, mentre la mamma scivola accanto alla<br />
testata <strong>del</strong> letto e mi prende una mano. «Come stai,<br />
tesoro?».<br />
Che domanda stupida. «Di merda».<br />
La vedo che vuole rimproverarmi per <strong>il</strong> mio<br />
linguaggio; che poi è proprio <strong>il</strong> motivo per cui mi sono<br />
espressa così... per farla arrabbiare. Perché mi sento<br />
davvero uno schifo, e voglio che ognuno senta lo<br />
stesso.<br />
Lei fa un sospiro profondo. «Hai bisogno di<br />
qualcosa?».<br />
Mi schiaccio di più contro i cuscini, cercando di<br />
scomparirvi dentro. «Taylor».
«Oh, bambina mia...».<br />
Ruoto su un fianco, di fronte al muro.<br />
«Frannie», dice lei, poi esita. «Mi dispiace così<br />
tanto».<br />
Se qualcuno lo dice ancora, inizierò nuovamente a<br />
gridare.<br />
Il letto si scuote, quando lei si alza, e sento lo scatto<br />
<strong>del</strong>la porta che si chiude.<br />
Percepisco a malapena Gabe che scivola sul letto, ma<br />
so che è lì, poiché inizio a sentire la rabbia che si<br />
affievolisce. «So che è dura, ma prendersela con tua<br />
madre non aiuterà».<br />
Non voglio che la rabbia svanisca. Ne ho bisogno per<br />
odiare me stessa. «Stai zitto e basta! Vattene!».<br />
Invece, lui rannicchia una gamba e si appoggia alla<br />
testata <strong>del</strong> letto.<br />
Fisso <strong>il</strong> muro, incapace di scacciare le immagini <strong>del</strong><br />
bosco che scorrono nella mia testa come un f<strong>il</strong>m<br />
orrib<strong>il</strong>e. «Oh, Dio». È più un singulto che altro. «L’ho<br />
uccisa».<br />
Lui sa che ho ragione. Riesco a sentirlo dal modo in<br />
cui si sposta dietro di me. «Frannie, nulla di tutto<br />
questo è colpa tua».<br />
La mia voce è amara come <strong>il</strong> mio cuore. «Pensavo che<br />
non potessi mentire».<br />
«Quindi dovresti credermi».<br />
Sta davvero spingendo al massimo <strong>il</strong> suo potere<br />
calmante. Sono sommersa dalla neve estiva. Il mio<br />
respiro rallenta, e mi sembra di ammorbidirmi<br />
dall’interno verso l’esterno. Ma non riesco a scrollare<br />
via le visioni dalla testa. Taylor. Angelique. Luc...<br />
Sollevo la testa dal cuscino e lo guardo. «Dov’è Luc?»<br />
«Ha pensato che sarebbe stato meglio se fosse...<br />
partito».<br />
Il mio cuore collassa su se stesso. «E Angelique?»,
chiedo, temendo la risposta.<br />
«L’ha presa L<strong>il</strong>ith. È morta».<br />
Un lento gemito risale dal mio interno. Un’altra vita<br />
che ho distrutto. Le mie emozioni per lei sono confuse.<br />
Odio. Senso di colpa. Desiderio. «La volevo... ne avevo<br />
bisogno. Ma io non sono... io non... con le ragazze».<br />
«L<strong>il</strong>ith è un succubo. Il tuo sesso, per lei, è<br />
irr<strong>il</strong>evante. Può manipolare i tuoi pensieri e i tuoi<br />
desideri più oscuri... le emozioni primarie. Farti vedere<br />
cose, desiderare cose. Lei ha bisogno <strong>del</strong>la sua droga e<br />
farà di tutto per ottenerla».<br />
«La sua droga?»<br />
«Lei vive di lussuria. Senza, morirebbe».<br />
Chiudo gli occhi, stringendo forte le palpebre per<br />
contrastare le immagini che tentano di formarsi nella<br />
mia mente. Avrei fatto qualsiasi cosa, per un suo<br />
capriccio, incluso uccidere Angelique. La mia mente<br />
vola brevemente al ricordo di L<strong>il</strong>i nel letto di Luc; alla<br />
sua espressione sconvolta. «Luc non era consapevole<br />
di cosa stava facendo...», dico a me stessa,<br />
comprendendolo veramente per la prima volta.<br />
«No, sono certa di no».<br />
La testa mi sprofonda nel cuscino, troppo pesante<br />
per tenerla sollevata più a lungo. La mia mente si<br />
spegne e do <strong>il</strong> benvenuto al vuoto, come risucchiata.<br />
Quando realizzo che è Gabe che me lo sta facendo, per<br />
una frazione di secondo voglio sentire ancora la<br />
rabbia, ma poi lo assecondo soltanto, lasciandomi<br />
andare stordita. E non penso a nulla.
Frannie<br />
Capitolo 27<br />
Lacrime dal Paradiso<br />
Resto stordita per i successivi cinque giorni. Le<br />
persone vanno e vengono, suppongo. Ho <strong>del</strong>le<br />
immagini annebbiate di R<strong>il</strong>ey e Trevor, in cui Trevor<br />
appare intontito quasi quanto mi sento io. Una parte<br />
di me vuole allungarsi a toccarlo... quella parte di me<br />
che sente ancora la perdita di Matt.<br />
Ma non lo faccio.<br />
La mamma porta <strong>del</strong> cibo, ma non riesco a mangiare.<br />
Più lei insiste, più mi ritiro profondamente in me<br />
stessa. Sento parlottare nel corridoio... mamma?<br />
Gabe? Papà?... Non ne sono davvero sicura, e penso<br />
che potrebbe essere la mamma che grida, ma non mi<br />
interessa abbastanza da cercare di sentire. Potrebbe<br />
esserci la Polizia... forse.<br />
I giorni passano in una confusione di immagini<br />
sfocate, e alla fine di queste, sono vestita di nero,<br />
seduta sulla panca di una chiesa. Ci sono <strong>del</strong>le<br />
persone, alcune <strong>del</strong>le quali stanno piangendo, e Luc.<br />
Lo sento, più che vederlo. Gabe è con me, sempre al<br />
mio fianco. Che è, credo, l’unico motivo per cui sono<br />
stordita. Altrimenti, sono praticamente certa che <strong>il</strong><br />
grido che si è annidato nella mia gola si farebbe di<br />
nuovo sentire.<br />
Il nonno mi tiene per mano. Sento la sua pelle ruvida<br />
e calda, e annuso <strong>il</strong> suo odore dolce di fumo di pipa,
quando mi appoggio alla sua spalla. L’unica persona di<br />
cui ho bisogno. L’unico che riesco a sopportare.<br />
Altre persone continuano a venire su a trovarci, e <strong>il</strong><br />
nonno in qualche modo le tiene lontane. Il che è<br />
buono. Poiché se apro bocca per parlare, quel grido...<br />
Poi la gente ci lascia soli, e tutto si fa s<strong>il</strong>enzioso.<br />
Padre O’Donnell inizia a parlare. Sono vagamente<br />
consapevole di Trevor e dei genitori di Taylor che<br />
camminano nella navata laterale davanti a una cassa<br />
di legno.<br />
Una cassa.<br />
Taylor.<br />
Inizia come un gemito leggero nel mio petto. E poi<br />
non c’è niente che neanche Gabe possa fare per<br />
reprimere <strong>il</strong> mio grido.<br />
Luc<br />
Sulla via <strong>del</strong> ritorno a casa, lei non dice nulla.<br />
Semplicemente crolla nel sed<strong>il</strong>e e fissa ciecamente <strong>il</strong><br />
cruscotto.<br />
Mentre Gabriel guida sprofondo nel sed<strong>il</strong>e posteriore,<br />
con <strong>il</strong> desiderio di esserci io in quella bara. Come<br />
posso aver lasciato che accadesse?<br />
Molto spesso, un debole gemito di sofferenza sfugge<br />
dal petto di Frannie, schiacciandomi <strong>il</strong> cuore. Se<br />
potessi liberarla dal dolore... farei qualunque cosa.<br />
Gabriel ferma la sua Charger nel vialetto di Frannie,<br />
dietro <strong>il</strong> furgone con dentro la sua famiglia. Per molto<br />
tempo, lei resta semplicemente seduta; poi in qualche<br />
modo scende lentamente dalla macchina e inizia a<br />
vagare nel cort<strong>il</strong>e. I suoi genitori osservano dal portico,<br />
e suo padre si muove per andarle dietro, ma Gabriel gli
poggia una mano sulla spalla e fa un cenno con la testa<br />
verso di me. La seguo sul prato e fino al marciapiede,<br />
quando inizia a camminare lungo la strada in<br />
direzione <strong>del</strong>la casa di Taylor.<br />
Tengo <strong>il</strong> passo dietro di lei. «Frannie?».<br />
Lei trascina i piedi sul marciapiede, dimentica di<br />
tutto. Faccio per toccarla, ma mi fermo. Non sono<br />
sicuro di poterla toccare senza...<br />
Mi metto di fronte a lei e cammino all’indietro,<br />
abbassandomi all’altezza dei suoi occhi.<br />
«Frannie... riesci a sentirmi?».<br />
Nulla.<br />
«So che questo è...». Un groppo caldo e umido in<br />
fondo alla gola mi soffoca le parole. Cosa dirò?<br />
Diffic<strong>il</strong>e? Questo è più che diffic<strong>il</strong>e. Questo è<br />
insopportab<strong>il</strong>e.<br />
Mi rendo conto che ho smesso di trascinare i piedi<br />
all’indietro quando sento le dita di Frannie sfiorarmi la<br />
guancia. Alzo lo sguardo, e lei mi fissa negli occhi. I<br />
suoi polpastrelli sono umidi.<br />
«Stai piangendo», dice.<br />
È impossib<strong>il</strong>e. «Non posso. Sono un demone, ora...<br />
fondamentalmente».<br />
Si sfrega <strong>il</strong> pollice sui polpastrelli. «Eppure è così». Si<br />
porta le dita umide alle labbra, mentre le lacrime<br />
iniziano a scenderle lungo le guance. Si volta e si siede<br />
sul ciglio <strong>del</strong> marciapiede, con la testa tra le mani. Le<br />
sue dita sono intrecciate tra i capelli, e le coprono <strong>il</strong><br />
viso.<br />
Mi siedo accanto a lei, a una distanza di sicurezza.<br />
«Mi dispiace molto, Frannie». Suona così impotente.<br />
«Non potrei salvarla. Lei è... all’Inferno, Luc». La sua<br />
voce si smorza in un singulto. «E non potrei riportarla<br />
indietro».<br />
«Non è colpa tua».
Alza la testa dalle mani e mi guarda ost<strong>il</strong>e, con le<br />
ciocche di capelli incollate al viso bagnato. «Certo che<br />
lo è». La sua voce è bassa, ma animale: quasi un<br />
ringhio.<br />
Poi spalanca gli occhi. «Tu sei un demone?».<br />
Annuisco.<br />
I suoi lineamenti slittano in una smorfia, mentre<br />
dice: «Puoi andare da lei? All’Inferno, intendo».<br />
In quell’istante, osservando la sofferenza impressa<br />
nel volto di Frannie, sarei disposto a tentare,<br />
nonostante per me non ci sia alcuna possib<strong>il</strong>ità di<br />
avere successo... o di sopravvivere.<br />
«Se questo è ciò che vuoi, Frannie, ci proverò».<br />
I suoi occhi si chiudono con un battito lento, e<br />
quando li riapre per un attimo br<strong>il</strong>lano di speranza.<br />
Ma poi si fanno di nuovo inanimati. «Non sarai anche<br />
in grado di salvarla, non è vero?».<br />
Abbasso lo sguardo. Mi annienta vederla così. «No».<br />
«E uccideranno anche te?»<br />
«In un certo senso».<br />
Mi rialzo dal marciapiede, poiché starle così vicino è<br />
troppo diffic<strong>il</strong>e, e cammino sulla strada. Allaccio le<br />
mani sopra la testa e faccio un respiro profondo,<br />
cercando di pensare. Quando torno verso <strong>il</strong> bordo,<br />
Frannie è in piedi, con <strong>del</strong>le lacrime pesanti ancora<br />
sulle guance. Torno indietro senza guardarla, e quando<br />
salgo lo scalino <strong>del</strong> marciapiede lei mi prende un<br />
braccio.<br />
«Luc, mi dispiace tanto. So che non è stata colpa<br />
tua... con L<strong>il</strong>i».<br />
Resto rigido in piedi, e fisso dritto avanti, con le mani<br />
chiuse a pugno sui fianchi per evitare di tirarla a me.<br />
Poiché non posso farlo, per quanto lo desideri. Non<br />
posso tornare indietro.<br />
In tutta la mia esistenza, non ho mai provato una tale
sofferenza – quella di avere tutto e poi perderlo. Ma è<br />
esattamente quello che mi merito. Poiché lei ha torto.<br />
È stata colpa mia. Tutto ciò che è capitato a Frannie da<br />
quando ho messo piede ad Haden è colpa mia.<br />
La distruggerò, se resto.<br />
Mi sciolgo dalla sua presa. «Frannie...».<br />
Lei sprofonda di nuovo sul bordo. «È troppo tardi,<br />
non è vero? Ho rovinato tutto». Preme <strong>il</strong> viso sulle<br />
ginocchia, intrecciando le dita tra loro dietro <strong>il</strong> collo.<br />
«Io non penso...», inizio, prima che le parole vengano<br />
soffocate dal cuore, che mi sobbalza fino in gola. Vado<br />
su e giù lungo <strong>il</strong> marciapiede finché non riesco a<br />
parlare. «Frannie, è solo che non posso farlo ancora».<br />
Lei non solleva la testa, ma <strong>il</strong> suono che emette – un<br />
pianto sommesso – mi fa gelare quella specie di<br />
sangue che mi è rimasto.<br />
«Questo...», dico, accennando vagamente al mondo<br />
con un gesto <strong>del</strong>la mano, nonostante lei non guardi,<br />
«...è semplicemente un disastro, per tutti noi. Devi<br />
sapere che è meglio così. Io non posso restare qui».<br />
Infine lei solleva <strong>il</strong> viso dalle ginocchia. Ma non mi<br />
guarda. «Allora, è così? È finita?». Poi mi guarda dal<br />
basso, con gli occhi velati, assenti. «Suppongo di poter<br />
provare a non volerti... se è questo che desideri».<br />
«Sì, è questo». Mi ci vuole tutto me stesso per<br />
riuscire a dirlo. E ogni cellula dentro di me grida di<br />
protesta.<br />
Do ancora un’occhiata verso casa di Frannie per<br />
evitare di guardare lei, e vedo Gabriel che ci osserva<br />
dalla fine <strong>del</strong> vialetto. Mi piego e la <strong>bacio</strong> sulla testa,<br />
poi faccio un cenno con la testa a Gabriel, prima di<br />
attraversare la strada e saltare nella Shelby.
Frannie<br />
Se n’è andato. Riesco a percepirlo senza aver bisogno<br />
di guardare. Il mio cuore si contrae durissimo, mentre<br />
una parte più elevata di me – la mia anima? – si<br />
ripiega e muore, lasciandomi fredda e vuota.<br />
Ovviamente, lui non mi ama più. Come potrebbe,<br />
dopo tutto quello che gli ho fatto passare? Preferirebbe<br />
essere un demone piuttosto che stare con me, e non lo<br />
biasimo.<br />
Mi abbraccio le ginocchia e le tiro strette al petto,<br />
sforzandomi di mantenermi salda.<br />
«Vieni in casa, Frannie. Per favore». La voce di Gabe<br />
è bassa e morbida, quando si china accanto a me.<br />
Lo guardo dal basso, persa. Lui mi tende una mano e<br />
io la afferro. Mi solleva dal gradino <strong>del</strong> marciapiede e<br />
mi porta fino a casa, poi mi conduce su per le scale e<br />
mi sistema nel letto.<br />
«Riposati un po’. Tornerò a breve».<br />
Il panico mi strappa <strong>il</strong> respiro dai polmoni e scatto<br />
seduta. «Ti prego, non andare».<br />
Lui dà uno sguardo alla porta aperta, poi tira a sé la<br />
sedia <strong>del</strong>la mia scrivania e si accomoda accanto al<br />
letto. «Va bene», dice stringendomi la mano.<br />
Mi agito per ore, terrorizzata di chiudere gli occhi,<br />
poiché ogni volta che lo faccio immagini di Taylor,<br />
Angelique, Luc scorrono nella mia testa. Molto spesso<br />
mamma o papà si affacciano alla porta aperta. Infine<br />
papà spegne la luce nel corridoio e la stanza piomba<br />
nell’oscurità. Quando Gabe si alza, sono imbarazzata<br />
dal lieve gemito stridente che mi sfugge dalla gola.<br />
«Sono qui, Frannie. Non vado da nessuna parte».<br />
Prende da sotto <strong>il</strong> mio cuscino la T-shirt con cui<br />
dormo. «Ho soltanto pensato che ti saresti<br />
addormentata più fac<strong>il</strong>mente, indossando dei vestiti
comodi. Sarò qui fuori dalla porta».<br />
Avanza nel corridoio, e <strong>il</strong> mio tremore si intensifica al<br />
punto che a malapena riesco a spogliarmi. Infine mi<br />
tolgo i vestiti, metto la T-shirt e scivolo di nuovo sotto<br />
le coperte.<br />
«D’accordo», dico con la voce poco più che stridula.<br />
Gabe torna nella stanza e si chiude la porta alle<br />
spalle. Si accoccola nel letto, dietro di me. «Andrà<br />
tutto bene, Frannie. Non permetterò che ti accada<br />
qualcosa».<br />
Rabbrividisco, quando penso a tutte le cose che già<br />
mi sono capitate – a me e a tutti quelli che amo –, e<br />
capisco che sta mentendo, anche se lui stesso non lo<br />
sa.<br />
Non riesco a smettere di tremare. Anche la presenza<br />
di Gabe non mi placa completamente. Premo più forte<br />
la schiena su di lui. Ma nonostante la sua vicinanza e<br />
la calma che mi infonde, <strong>il</strong> cuore mi martella ancora<br />
nel petto. Poiché so che se chiudo ancora gli occhi... gli<br />
incubi... Taylor... Angelique.<br />
«Ti prego. Cerca di dormire, Frannie», mi sussurra in<br />
un orecchio.<br />
«Non posso». Tremo violentemente, e lui mi stringe<br />
più forte a sé.<br />
Ruoto tra le sue braccia e mi rifugio in lui. Il suo<br />
respiro fresco tra i capelli cancella <strong>il</strong> picco di terrore<br />
che ha preso <strong>il</strong> controllo su di me. Strofino <strong>il</strong> viso nella<br />
curva <strong>del</strong> suo collo e inspiro <strong>il</strong> profumo <strong>del</strong> suo sole<br />
invernale, cercando di dimenticare tutto tranne<br />
questo. Eppure, <strong>il</strong> panico è ancora lì, proprio sul punto<br />
di esplodermi dentro. Lui mi bacia sulla testa, e un<br />
brivido mi lacera dentro. Ritraggo <strong>il</strong> viso dal suo collo,<br />
fisso i suoi profondi occhi blu, che risplendono alla<br />
pallida luce <strong>del</strong>la luna, e cerco di lasciarmi andare.<br />
Più sono vicina a lui, più mi sento serena... lo so per
esperienza. Lui è la sola cosa che riesca ad arginare <strong>il</strong><br />
dolore.<br />
«Frannie...», dice mentre le mie dita passano sulle<br />
sue labbra. Sento che prova un brivido.<br />
Quando avvicino <strong>il</strong> suo volto al mio e le nostre labbra<br />
si toccano, la sua serenità mi inonda, annegandomi in<br />
un morbido torpore che immediatamente allevia la<br />
stretta dolorosa al petto. All’improvviso <strong>il</strong> mio cuore<br />
vuoto si sente riempito... poiché lui mi ama. Riesco a<br />
sentire anche questo: profondo e incondizionato.<br />
È qui che voglio stare. Voglio perdermi nella sua<br />
calma e nel suo amore. Voglio sentirmi persa al punto<br />
che nessuno riesca mai a trovarmi.<br />
Voglio proprio dimenticarmi di me.<br />
Il suo <strong>bacio</strong> si fa meno incerto; la sua bocca esplora.<br />
Le sue labbra mi divorano, aiutandomi a scomparire.<br />
Più sono stretta a lui, più perdo <strong>il</strong> controllo di me.<br />
Armeggio con i bottoni <strong>del</strong>la sua maglietta. Lui mi<br />
toglie la T-shirt tirandola via da sopra la testa, e<br />
prosegue con le mani e la bocca la sua morbida, dolce<br />
esplorazione, mentre ogni carezza mi allontana<br />
sempre più da me stessa.<br />
Il mio cuore martella ancora, ma non più per <strong>il</strong><br />
panico. E <strong>il</strong> mio respiro affannato non è dovuto alla<br />
paura. A ogni passo verso l’inevitab<strong>il</strong>e, sono un passo<br />
più lontana dalla sofferenza.<br />
Quando rotola sopra di me, gli sf<strong>il</strong>o la maglietta dalle<br />
spalle e sento la sua pelle sulla mia... non più fresca,<br />
ma calda. Gli <strong>bacio</strong> una spalla e gli tiro i pantaloni:<br />
voglio tutto... tutto di lui.<br />
Le sue labbra sono calde sul mio collo, quando<br />
sussurra: «Oh, Dio... Frannie». Allora la sua bocca<br />
trova di nuovo la mia, e sento una fiamma lenta sotto<br />
la pelle: <strong>il</strong> mio calore corrisponde al suo.<br />
Ci muoviamo all’unisono sul letto, e sto per lasciarmi
andare completamente... manca appena un passo. Lo<br />
avvolgo tra le braccia, dandogli <strong>il</strong> permesso di<br />
compiere quell’ultimo passo e liberarmi dalla<br />
sofferenza; dicendogli con <strong>il</strong> mio corpo che anche io lo<br />
voglio.<br />
E lo sento rispondere, premendo più forte contro di<br />
me, lasciando cadere quell’ultimo residuo di<br />
resistenza. La mia mano gli scivola fino alla chiusura<br />
dei pantaloni, e sento che ha un brivido. Mi bacia più<br />
profondamente, e c’è qualcosa di disperato in lui,<br />
come se stesse soffocando e io fossi l’aria. Ha bisogno<br />
di me quanto io ho bisogno di lui. Riesco a sentirlo.<br />
Questo è ciò di cui abbiamo bisogno entrambi per<br />
liberarci. L’uno con l’altro.<br />
Sono quasi andata.<br />
Un solo passo ancora.<br />
Mentre gli sgancio <strong>il</strong> bottone dei jeans, le sue labbra<br />
scivolano dalle mie, tracciando un percorso rovente sul<br />
mio mento, sul collo, sulla spalla, e ancora dietro<br />
l’orecchio. La sua respirazione è irregolare quanto la<br />
mia, quando sussurra: «Per favore, Frannie. Ti prego,<br />
fermati».<br />
Un’onda di senso di colpa si abbatte su di me,<br />
quando realizzo cosa gli sto facendo.<br />
Lui geme, mentre io lo allontano, e rotola disteso nel<br />
letto accanto a me. Dopo alcuni respiri profondi apre<br />
gli occhi. Scivola via dal letto e resta lì, in piedi,<br />
stagliato contro le ombre tremolanti nella luce lunare<br />
alla finestra.<br />
Sprofondo nei cuscini, cercando di scomparire.<br />
«Io...», inizia soltanto. Ma afferra la maglietta, si<br />
volta ed esce sul corridoio, chiudendo la porta dietro<br />
sé. Poi nulla.<br />
C’è s<strong>il</strong>enzio per un tempo quasi infinito, e giaccio qui<br />
cercando di decidere cosa fare. Quando diventa chiaro
che Gabe non tornerà, chiudo gli occhi e prego<br />
sinceramente Dio di uccidermi in questo stesso<br />
istante.<br />
Mi metto seduta, quando la porta si apre di nuovo, e<br />
mi tiro le lenzuola intorno, improvvisamente in<br />
imbarazzo, mentre Gabe entra.<br />
Mi volta le spalle. «Penso di potermi controllare, ora,<br />
ma mi sentirei più tranqu<strong>il</strong>lo se tu avessi indosso<br />
qualcosa».<br />
Rotolo di lato, e prendo la mia T-shirt dal pavimento.<br />
«Non sei costretto a restare», dico mentre me la inf<strong>il</strong>o,<br />
cercando di mantenere la voce salda. La verità è che<br />
voglio disperatamente che lui rimanga, ma sono anche<br />
mortificata. «Se ti sto rendendo la cosa troppo<br />
diffic<strong>il</strong>e...».<br />
Si volta e cammina fino alla testata <strong>del</strong> letto, dove si<br />
siede. Mi tiene la testa tra le mani, fissandomi. «Ti<br />
amo, Frannie. Ma non possiamo fare... questo», dice,<br />
accennando con un gesto alle lenzuola aggrovigliate.<br />
«Rinuncerei volentieri alle mie ali per te, ma non in<br />
questo modo».<br />
La disperazione mi spreme <strong>il</strong> fiato dai polmoni. «Lo<br />
so».<br />
Tocco ancora <strong>il</strong> suo viso... non posso farne a meno: è<br />
così bello. «Quando Matt perse le sue ali dicesti che<br />
aveva una possib<strong>il</strong>ità di...». Abbasso le ciglia e lascio<br />
cadere la frase, quando realizzo quanto è egoista <strong>il</strong><br />
seguito <strong>del</strong> pensiero.<br />
Ma Gabe sa sempre cosa penso.<br />
«Io non sono come Matt. Non potrei restare con te».<br />
«Perché no?»<br />
«Io sono una Dominazione. Uno <strong>del</strong>la Seconda Sfera.<br />
Non sono un angelo».<br />
I miei occhi puntano ancora nei suoi, e mi appoggio<br />
su un gomito. «Pensavo che tutti voi foste angeli».
«No. Il termine angelo è specifico dei mortali che<br />
hanno raggiunto <strong>il</strong> Paradiso. Io non sono mai stato<br />
umano».<br />
Cerco di elaborare. «Quindi... questo significa...».<br />
«Se perdessi le ali, non avrei altre possib<strong>il</strong>ità. Io non<br />
vengo dalla Terra, quindi non posso tornarci.<br />
Apparterrei a Lucifero».<br />
Mi salta <strong>il</strong> cuore in gola. «A meno che io non desideri<br />
che tu diventi umano». E lo voglio. In questo momento<br />
non c’è nulla che io desideri di più.<br />
Lui mi guarda da sotto le ciglia bianche, e i pensieri<br />
gli balenano negli occhi tanto rapidamente che non<br />
riesco ad afferrarne neanche uno. Allora si sporge e mi<br />
bacia ancora. Lo tiro sul letto accanto a me e guardo<br />
fisso in quegli occhi straordinari. La domanda mi esce<br />
dalla bocca quasi prima che io realizzi di averla<br />
pronunciata. «Conoscevi Lucifero prima che<br />
cadesse?».<br />
Si irrigidisce, ma la sua voce è calma e consolante,<br />
come sempre. «Frannie, non preoccuparti di Lui<br />
proprio adesso. Sei al sicuro. Cerca di dormire».<br />
Mi sposto nel suo abbraccio, improvvisamente<br />
scomodo, ma qualcosa nel mio intimo non lo lascia<br />
andare. «Non sono preoccupata. Voglio soltanto<br />
sapere».<br />
Scuote lentamente la testa. «Io fui creato subito dopo<br />
la Guerra. Allora Lui era già andato».<br />
«Quindi... non l’hai mai conosciuto quando era un<br />
angelo?».<br />
Gabe assottiglia lo sguardo. «Dove vuoi arrivare?».<br />
Scrollo la testa, poiché in realtà non lo so. È soltanto<br />
una sensazione che non riesco a spiegare. «Da nessuna<br />
parte, suppongo».<br />
Lui mi bacia sulla fronte e si riassesta sui cuscini.<br />
«Dormi, Frannie».
Le mie palpebre si fanno pesanti, e le lascio<br />
chiudersi, ma le immagini dei miei incubi mi<br />
perseguitano... Taylor, sangue, L<strong>il</strong>ith. Poggio una<br />
mano sul suo petto, dove dovrebbe trovarsi <strong>il</strong> cuore,<br />
sforzandomi di non desiderare ciò che non può darmi,<br />
ma sentendo <strong>il</strong> bisogno di stargli vicino. «Così va<br />
bene?».<br />
Lui emette un sospiro tremante e mi accarezza una<br />
spalla. «Perfetto», dice.<br />
E a un certo punto, ore dopo, riesco finalmente a<br />
dormire.<br />
Quando mi sveglio, una luce pallida e grigia f<strong>il</strong>tra<br />
attraverso gli alberi fuori dalla finestra. Sono sola nel<br />
mio letto, e quanto è successo negli ultimi cinque<br />
giorni è leggermente confuso, come se fossi appena<br />
uscita da cinque giorni di bevute. È lo stesso senso di<br />
malessere che continuo a provare mentre giaccio a<br />
lungo nel letto, cercando di rimettere insieme i pezzi:<br />
ciò che è reale e ciò che è confuso. L’omicidio di Taylor<br />
era reale: nessun sogno potrebbe causare un dolore<br />
tanto acuto. La partenza di Luc: reale. Gabe... la scorsa<br />
notte? Ho un fremito giù nella pancia, quando ricordo<br />
<strong>il</strong> suo straordinario, morbido tocco. Davvero abbiamo<br />
quasi fatto l’amore? Mi ha detto che mi amava? Penso<br />
che anche questo fosse reale. Rinuncerebbe alle sue ali<br />
per me... è così che ha detto.<br />
Ma se n’è andato.<br />
Allontano l’ondata di disappunto e guardo l’orologio,<br />
poi afferro <strong>il</strong> telefono e chiamo Ricco per darmi ancora<br />
malata. Lui mi dice di non disturbarmi a tornare di<br />
nuovo.
Luc<br />
Capitolo 28<br />
La fine dei giorni<br />
«Stai bene?». La voce e una mano sul braccio mi<br />
fanno sobbalzare, mentre sono appoggiato al freddo<br />
muro <strong>del</strong>l’ospedale. Sono rimasto qui in piedi per un<br />
pezzo, cercando di trovare <strong>il</strong> coraggio di bussare alla<br />
porta <strong>del</strong>la stanza 322.<br />
Il suo nome è Robin.<br />
Scosto la testa dal muro e cerco di sorridere<br />
all’infermiera. «Sto bene».<br />
Mi lancia un’ultima occhiata preoccupata e si<br />
incammina lungo <strong>il</strong> corridoio. Respiro profondamente<br />
e sollevo una mano per bussare, ma prima che possa<br />
farlo la porta si apre e lei esce nel corridoio in un<br />
camice verde da ospedale. Quasi mi urta contro, prima<br />
che io riesca a scansarmi.<br />
«Oh. Mi scusi», dice. I suoi occhi sono <strong>del</strong>lo stesso<br />
verde, ma sembrano più miti, senza L<strong>il</strong>ith che li<br />
alimenta.<br />
Però sono io a essere dispiaciuto. Abbasso lo sguardo<br />
e apro la bocca asciutta, ma non riesco a trovare<br />
parole, quindi la richiudo. Sollevo gli occhi e incontro i<br />
suoi. Ho <strong>il</strong> cuore in gola.<br />
Lei mi guarda e corruga la fronte.<br />
«Mi dispiace», dico. È la cosa più sim<strong>il</strong>e a scusarmi<br />
che riesco a fare. Mi volto e corro lungo <strong>il</strong> corridoio,
fino alle scale, che scendo due gradini per volta.<br />
Quando raggiungo la macchina, mi manca <strong>il</strong> fiato. Mi<br />
appoggio al paraurti e respiro con forza.<br />
Lei non ricorda. Era chiaro nei suoi occhi. Non<br />
aveva idea di chi fossi. Questo dovrebbe sollevarmi un<br />
po’, ma non cambia quello che è successo... ciò che le<br />
ho fatto. E tutto quello che sono riuscito a dire è stato:<br />
«Mi dispiace».<br />
Le devo molto di più. Resto appoggiato alla macchina<br />
e rifletto... proprio come ho fatto ogni minuto da<br />
quando ho capito che ero nuovamente mortale. Dovrei<br />
essere a ch<strong>il</strong>ometri di distanza... a centinaia di<br />
ch<strong>il</strong>ometri da qui. Fuori <strong>del</strong>la portata <strong>del</strong>la tentazione.<br />
Ma non sembro in grado di andar via.<br />
Poiché vivere senza Frannie è come provare a vivere<br />
senza ossigeno.<br />
Stavolta ci è voluto meno. La trasformazione è durata<br />
soltanto alcune settimane. E l’ho sentito. Ho capito che<br />
lei mi stava trasformando. Frannie ha detto che<br />
avrebbe provato a non desiderarmi. Evidentemente<br />
non c’è riuscita, poiché sento che mi è diffic<strong>il</strong>e<br />
contrastare la mia parte umana. Sapere che lei mi<br />
vuole fa scorrere l’entusiasmo dentro di me, e<br />
contemporaneamente <strong>il</strong> pensiero di stare di nuovo con<br />
lei mi terrorizza.<br />
Mi allontano dalla Shelby e apro la portiera. Poi la<br />
chiudo ancora, sbattendola e ringhiando. Perché<br />
voglio andare da lei. E se salgo su questa macchina, è<br />
proprio lì che andrò a finire. Cammino lungo lo<br />
spiazzo <strong>del</strong> parcheggio cercando di schiarirmi la testa,<br />
e tento di parlarmi per infondermi un po’ di giudizio.<br />
Infine salgo in macchina e mi dirigo verso <strong>il</strong> mio<br />
appartamento.<br />
Quando mi fermo in un parcheggio accanto al<br />
palazzo, mi rendo conto di non ricordare neanche <strong>il</strong>
tragitto fatto, poiché i miei pensieri sono totalmente<br />
assorbiti da Frannie. Resto seduto qui per un tempo<br />
indefinito, corrugando la fronte, con <strong>il</strong> mal di testa che<br />
inizia a erompere senza controllo. E proprio quando<br />
sto per cambiare idea e riaccendere la macchina, la<br />
Mustang di Frannie fa stridere i freni dietro di me,<br />
bloccandomi l’uscita.<br />
Lei salta fuori dalla macchina e avanza irruenta verso<br />
<strong>il</strong> mio parcheggio. A giudicare dall’espressione <strong>del</strong> suo<br />
viso, forse mi sbagliavo riguardo al fatto che mi vuole.<br />
Apre di scatto la portiera <strong>del</strong>la macchina e mi tira<br />
fuori per un braccio. «Dove diavolo stai andando?<br />
Scappi ancora?».<br />
Non cerco di liberarmi dalla presa, poiché la<br />
sensazione <strong>del</strong>la sua mano sulla mia pelle... «Stavo...».<br />
«Sei un gran codardo, lo sai questo? Non riesco a<br />
immaginare come tu sia sopravvissuto all’Inferno per<br />
tutto questo tempo».<br />
«Frannie...».<br />
Mi lascia andare <strong>il</strong> braccio e mi dà una scrollata.<br />
«Non so neanche perché ci tengo. Vattene e basta,<br />
stupido...».<br />
La afferro per le braccia e la ruoto contro la<br />
macchina, con l’intenzione di dirle qualcosa di tanto<br />
cru<strong>del</strong>e da non farla tornare mai più. Invece mi ritrovo<br />
a premere le labbra sulle sue. La testa mi urla di<br />
smettere, mentre allo stesso tempo <strong>il</strong> cuore grida di<br />
non lasciarla più. Inizialmente lei mi preme un pugno<br />
contro <strong>il</strong> petto, ma poi si scioglie nel mio abbraccio,<br />
baciandomi a sua volta. Infine recupero <strong>il</strong> controllo di<br />
me stesso e mi ritraggo.<br />
Lei, semplicemente, mi fissa dal basso per un lungo<br />
momento. Un groppo caldo mi si forma in fondo alla<br />
gola, mentre una lacrima le scava un percorso sinuoso<br />
lungo la guancia. Indietreggio di un passo, incerto su
cosa dire.<br />
Questo sembra interrompere la sua trance. Mi<br />
guarda con gli occhi tanto impauriti quanto mi sento<br />
anch’io, poi strofina la lacrima con <strong>il</strong> dorso <strong>del</strong> braccio,<br />
fa un respiro profondo e torna alla sua macchina. Ma<br />
proprio mentre la raggiunge, percepisco un sott<strong>il</strong>e<br />
odore di zolfo. Scatto verso Frannie, la spingo in<br />
macchina, e chiudo la portiera sbattendola. Quando mi<br />
volto, Rhenorian è lì in piedi e mi sorride.<br />
«Wow! Di che si trattava?».<br />
Faccio un sospiro tremante. «Per l’amore di tutte le<br />
cose dannate, Rhenorian. Non ti avvicinare così di<br />
soppiatto a me».<br />
«Ammett<strong>il</strong>o. È lei che ti ha trasformato». Il suo volto<br />
non sorride più, e guarda Frannie, dietro di me, con<br />
occhi affamati.<br />
Colpisco la sua portiera con <strong>il</strong> palmo <strong>del</strong>la mano.<br />
«Vai, Frannie!».<br />
Lei esita... un momento di troppo.<br />
In un baleno, lui mi tiene appiccicato alla macchina<br />
di Frannie. «Faglielo fare su di me».<br />
«Non capisco cosa intendi».<br />
Prima che io possa reagire, <strong>il</strong> suo pugno mi colpisce<br />
al volto e sento Frannie gridare. Poi lui sorride e scorre<br />
un dito sul sangue che mi esce dal labbro rotto.<br />
«Questo. Falle fare questo», dice tenendo alzato <strong>il</strong> dito<br />
insanguinato.<br />
«Non può farti diventare mortale, Rhenorian».<br />
Lui si ritrae e mi guarda, pulendosi <strong>il</strong> dito sul davanti<br />
<strong>del</strong>la mia maglietta, poi <strong>il</strong> suo sguardo si sposta su<br />
Frannie. «Volevo scusarmi per essere stato così<br />
scortese l’ultima volta che ci siamo incontrati. È un<br />
piacere, per me, rivederti». Si allunga al mio fianco,<br />
tendendole la mano.<br />
Mi allontano dalla macchina e lo scrollo via. «No,
Frannie! Vai!».<br />
Ma lei non mi ha mai ascoltato prima, e non<br />
comincia a farlo adesso. Invece, sorride e viene fuori<br />
dalla macchina. «Va bene», dice prendendogli la<br />
mano.<br />
E appena le loro mani si toccano, con un movimento<br />
rapido lei gli torce <strong>il</strong> braccio e lo spinge faccia a terra,<br />
con un braccio bloccato e un ginocchio puntato nella<br />
schiena.<br />
«Non posso renderti mortale», gli dice dietro la testa.<br />
«Hai reso umano Lucifer», ringhia lui da terra.<br />
«Non di proposito».<br />
Lui ruota la testa di lato. «Bene. Richiama <strong>il</strong> tuo<br />
pitbull, Lucifer».<br />
Nonostante non ci sia nulla di divertente, non posso<br />
fare a meno di ridere sommessamente. «Non mi ha<br />
mai dato retta. Devi contare su te stesso».<br />
«Figlio di Satana!». Si dimena sotto di lei. Il suo<br />
pugno inizia a br<strong>il</strong>lare e lui fa una smorfia, cercando di<br />
ruotarlo per colpire nella direzione giusta.<br />
Ridacchio ancora. «Sì, buona fortuna con quello». Mi<br />
chino accanto a lui. «Di cosa si tratta, davvero?».<br />
Lui tira ancora per liberarsi dalla presa di Frannie,<br />
poi crolla sul pavimento. «Fammi alzare».<br />
«Non finché non ci dici cosa sta succedendo».<br />
«C’è una rivolta».<br />
Inizialmente non riesco a comprendere quello che ha<br />
detto. «Una rivolta», ripeto.<br />
«Quello che hai fatto... al Diktat. Ha dato da pensare<br />
ad alcuni di noi. Nessuno gli aveva mai tenuto testa,<br />
prima. Non è mai stato possib<strong>il</strong>e».<br />
Ha ragione. Fin quando non l’ho fatto, non avrei mai<br />
pensato che fosse possib<strong>il</strong>e. Il suo potere ha sempre<br />
comportato un condizionamento fisico. Il mio corpo<br />
piegato al suo volere senza obiezioni. Qualcosa di
programmato dentro di noi al tempo <strong>del</strong>la nostra<br />
creazione.<br />
«Pensiamo che sia per <strong>il</strong> fatto che eri umano. Forse,<br />
quando sei tornato, questo ha mandato in corto<br />
circuito qualcosa».<br />
«Quindi pensate che se foste umani, anche soltanto<br />
per poco tempo...».<br />
«Non dovremmo più obbedirgli», termina.<br />
«Frannie non può farlo, Rhen. Non c’è nulla che<br />
possiamo fare per aiutarti». Per quanto, se ci fosse, la<br />
prenderei seriamente in considerazione. Una rivolta<br />
all’Inferno...<br />
Frannie mi lancia un’occhiata e io annuisco. Gli lascia<br />
andare <strong>il</strong> braccio e tira via <strong>il</strong> ginocchio dalla sua<br />
schiena.<br />
Ma nello stesso istante in cui lui si rialza da terra, <strong>il</strong><br />
suo pugno br<strong>il</strong>lante è puntato sul viso di Frannie.<br />
«Fallo! Fammi diventare umano!».<br />
Lei mi guarda furiosa, ma dietro quello sguardo sta<br />
già pianificando come ributtarlo a terra.<br />
«Per <strong>il</strong> <strong>peccato</strong> di Satana, Rhenorian, cosa stai<br />
cercando di fare?».<br />
Il panico gli balena negli occhi, quando li punta<br />
fugacemente su di me e poi di nuovo indietro. «Le cose<br />
sono fuori controllo, Lucifer. Tu sei andato via. Non<br />
puoi sapere».<br />
«Siete demoni. Non c’è niente al di sotto di voi.<br />
Quanto mai può essere brutta la situazione?».<br />
Lui sposta gli occhi da Frannie a me. «Brutta. Ci sono<br />
esecuzioni pubbliche, l’Abisso è sul punto di<br />
straripare. E Lui si aspetta che la mia squadra<br />
sostenga la sua pazzia. Ha fatto entrare Magi e<br />
Negromanti come rinforzi». Sembra esasperato.<br />
«Magi. È brutta».<br />
Faccio una smorfia al ricordo <strong>del</strong> mio recente
incontro con i Magi di Lucifero.<br />
Frannie approfitta <strong>del</strong>la sua distrazione, colpendolo<br />
con un calcio, veloce come un lampo, e rompendogli <strong>il</strong><br />
braccio destro.<br />
Lui grida forte e se lo trattiene al petto. «Chi diavolo<br />
sei tu?», geme attraverso i denti serrati, guardando<br />
ost<strong>il</strong>e Frannie con gli occhi br<strong>il</strong>lanti.<br />
Lei ricambia lo sguardo intimidatorio, apparendo, se<br />
possib<strong>il</strong>e, anche più minacciosa di Rhenorian.<br />
«Qualcuno a cui non vuoi creare problemi».<br />
Lui mi guarda con gli occhi spalancati. «Dannato<br />
Inferno, dimentica <strong>il</strong> fatto di diventare umano. Ci<br />
basta semplicemente che lei massacri di calci re<br />
Lucifero».<br />
Frannie sussulta. È chiaro che <strong>il</strong> ricordo <strong>del</strong> suo<br />
ultimo incontro con Lucifero la perseguita ancora.<br />
«Hai tutto <strong>il</strong> mio appoggio, ma non credo di poter<br />
fare molto. Forse Gabriel...».<br />
«Tu stai scherzando. Te la intendi con Gabriel? E poi<br />
cosa... ti spunteranno le ali? Ti stai trasformando in un<br />
uccellino?»<br />
«Pensavo cercassi aiuto. Ma se fai tanto <strong>il</strong> diffic<strong>il</strong>e<br />
sulla sua provenienza...».<br />
«Lo farebbe sul serio?»<br />
«L’instab<strong>il</strong>ità negli Inferi fa comodo a tutti». Lancio<br />
un’occhiata a Frannie. A lei, soprattutto.<br />
Lui indietreggia, tenendosi ancora <strong>il</strong> braccio,<br />
nonostante si stia già risistemando, quando dice<br />
conc<strong>il</strong>iante: «Vedete cosa potete fare». Poi scompare,<br />
lasciando me e Frannie soli, in piedi nello spiazzo <strong>del</strong><br />
parcheggio.<br />
Tra noi torna immediatamente l’imbarazzo. La<br />
guardo, e non riesco a nascondere la preoccupazione<br />
nel mio tono di voce. «Stai bene?».<br />
Lei annuisce. «Andiamo a parlare con Gabe».
Frannie<br />
Procediamo in s<strong>il</strong>enzio verso casa di Gabe. Non ho<br />
davvero la minima idea di cosa dire. La mia testa era<br />
piena di cose, mentre guidavo verso casa di Luc. Per lo<br />
più cose da rimproverargli su... tutto. Ma ero anche<br />
pronta a dirgli che ho bisogno che lui torni. E che lo<br />
amo.<br />
Quando Gabe mi ha detto che Luc era tornato, l’onda<br />
<strong>del</strong>l’emozione per poco non mi annegava. Avevo tutto,<br />
in una sola volta. C’era molta rabbia. Lui mi ha<br />
ingannata, poi lasciata... per due volte. Ma c’era anche<br />
la gioia, e l’amore. La più grande e la più diffic<strong>il</strong>e da<br />
accettare era la speranza.<br />
Quindi, quando l’ho visto andare di nuovo via... ho<br />
perso <strong>il</strong> controllo. E tutte le cose che volevo dire sono<br />
sparite.<br />
Il cuore mi sussulta dolorosamente nel petto, e da lì <strong>il</strong><br />
dolore acuto mi si diffonde per tutto <strong>il</strong> corpo. Guardo<br />
casualmente verso di lui, mentre guida. Non è troppo<br />
tardi. Potrei ancora dirglielo.<br />
Faccio un respiro profondo e apro la bocca, ma poi la<br />
richiudo. Perché non riesco a trovare le parole?<br />
Ti amo. Non è così diffic<strong>il</strong>e. Perché non riesco a<br />
dirlo?<br />
Lui mi ha baciata. Anche lui mi ama... giusto?<br />
Non lo so con certezza. Mi volto per guardarlo,<br />
cercando di leggergli dentro. Lui guarda dritto avanti a<br />
sé, con un’espressione fredda e dura.<br />
Nel tempo che ci occorre per arrivare da Gabe, sono<br />
confusa. Scivolo fuori dalla macchina e mi avvio sul<br />
vialetto senza aspettare. Gabe apre la porta principale,<br />
e io salto sulle scale e mi faccio accanto a lui. Lui
avvolge un braccio sulle mie spalle senza neanche<br />
pensare.<br />
Luc si ferma sul portico, quando ci vede, e chiude gli<br />
occhi per un secondo. Ma poi <strong>il</strong> suo volto si schiarisce,<br />
e prosegue lungo le scale. «Gabriel», dice con un<br />
cenno <strong>del</strong>la testa. Ci sfiora, passandoci accanto, entra<br />
nel soggiorno e si lascia andare sulla sedia accanto alla<br />
finestra. Gabe e io entriamo dopo di lui e ci sediamo<br />
insieme sul divano.<br />
Gabe si sporge verso di me. «Allora, che succede?».<br />
Luc mi guarda di scatto, e le sue mascelle si serrano;<br />
poi fa un respiro profondo. «Sta succedendo qualcosa<br />
di grosso, giù all’Inferno. Rhenorian mi ha chiesto<br />
aiuto».<br />
«E tu credi che dovrei essere io a darglielo».<br />
Luc alza le spalle. «Era innocuo».<br />
«Non esserne tanto certo. Tu eri uno di loro. Sai che<br />
non ci si può fidare».<br />
«Credo che fosse sincero».<br />
«Per ora, sono certo che lo fosse». Gabe scruta Luc.<br />
«Ma una volta ottenuto ciò che vuole...».<br />
«Penso comunque che dovremmo trovare un modo<br />
per sostenere lui e <strong>il</strong> suo gruppo». Gli occhi di Luc mi<br />
puntano. «Una rivolta contro Lucifero può soltanto<br />
giocare a nostro vantaggio».<br />
Gabe scuote la testa. «Ci penserò. Ma in questo<br />
preciso momento abbiamo altre cose a cui pensare.<br />
Frannie partirà domani».<br />
Mi allontano da lui. «Io cosa? Di cosa diavolo stai<br />
parlando?»<br />
«Dobbiamo portarti in un luogo sicuro. Avevo torto a<br />
pensare che Lucifero avrebbe smesso di cercarti dopo<br />
che fossi stata destinata. Non lo farà».<br />
«Dove andrò?»<br />
«Per quanto ne sa la tua famiglia, sarai a L.A. Saresti
partita la prossima settimana, in ogni caso».<br />
Lo fisso soltanto, incerta su cosa dire. Lui si volta<br />
verso Luc. «Andrai anche tu».<br />
Luc apre la bocca per protestare, ma lo interrompo,<br />
improvvisamente furiosa <strong>del</strong> fatto che mi sembra di<br />
non avere alcun controllo sulla mia vita. «E se non<br />
volessi andare?».<br />
Luc abbassa lo sguardo, e sento <strong>il</strong> braccio di Gabe che<br />
mi avvicina a lui.<br />
«So che è diffic<strong>il</strong>e, Frannie». La compassione nella<br />
voce di Gabe alimenta la mia frustrazione, che riesco a<br />
malapena a contenere.<br />
Schizzo via dal divano. «Devo pensare», dico uscendo<br />
dalla porta. Quando raggiungo <strong>il</strong> portico comincio a<br />
correre. Corro più velocemente, mentre sento i passi<br />
martellanti sul marciapiede alle mie spalle. Arrivo di<br />
scatto al parco De la Amistad e taglio attraverso gli<br />
alberi fino alle strutture <strong>del</strong> parco giochi... dove<br />
inciampo sulla radice di un albero e scivolo a faccia<br />
avanti sul terreno, ruzzolando a peso morto. Mi<br />
bruciano i polmoni e non riesco a prendere fiato.<br />
Prima di potermi rialzare, Luc è davanti a me, in piedi,<br />
e mi tende una mano.<br />
Ignoro la sua mano. «Non ho bisogno di te», dico,<br />
tirandomi su da terra e ripulendomi i pantaloni.<br />
«Lo so».<br />
Non guardarlo, mi dico. Ma non posso farne a meno.<br />
E quando lo faccio, i suoi occhi neri sembrano non<br />
finire mai, e penetro fin dentro <strong>il</strong> suo intimo, e<br />
raggiungo la sua anima. Sento una lacrima scivolarmi<br />
dalle ciglia prima di riprendere <strong>il</strong> controllo.<br />
«Non ti voglio».<br />
Lui annuisce soltanto.<br />
Mi volto e mi inoltro nel parco. Lui mi cammina<br />
accanto, e accorda <strong>il</strong> suo al mio passo lungo, con le
mani in tasca e gli occhi abbassati. Nessuno dice una<br />
parola.<br />
Il tramonto si infittisce tra le ombre degli alberi,<br />
quindi non ci accorgiamo di lei finché non le siamo<br />
quasi addosso. Luc mi afferra per un braccio e mi tira<br />
dietro sé.<br />
Mi libero dalla presa e avanzo, in tempo per vederla<br />
venir fuori da un gruppo di alberi proprio pochi metri<br />
più avanti.<br />
«Angelique», sussurro.<br />
«Fee», dice lei con la voce ipnotica, e basta<br />
quell’unica parola perché io senta uno straripante<br />
desiderio di lei.<br />
Luc indietreggia di alcuni passi, tenendomi dietro sé.<br />
«Frannie, ascolta soltanto la mia voce. Non guardarla.<br />
Ascolta me e basta».<br />
Continua a ripeterlo mentre indietreggiamo<br />
lentamente verso le strutture <strong>del</strong> parco giochi, ma io<br />
non ci riesco. Non posso staccarle gli occhi di dosso,<br />
quando inizia a camminare con noi.<br />
Ma appena tira fuori <strong>il</strong> coltello, ancora coperto <strong>del</strong><br />
sangue di Taylor, io scatto. Libero <strong>il</strong> braccio dalla presa<br />
di Luc e salto su di lei. Luc fa un balzo per seguirmi,<br />
ma non è abbastanza rapido. Angelique mi porge <strong>il</strong><br />
coltello.<br />
In quel momento, la desidero più di quanto abbia<br />
mai desiderato qualcosa, ma voglio anche vederla<br />
morta. L’immagine fluttuante <strong>del</strong> coltello che si<br />
conficca nel suo petto scatena un’emozione da brivido<br />
lungo <strong>il</strong> mio corpo intero. Mi tuffo per prendere <strong>il</strong><br />
coltello, sentendo <strong>il</strong> bisogno di toccarla mentre osservo<br />
la vita che sfugge via da lei e cola sul terreno. Ma<br />
appena la raggiungo, sono bloccata al suolo ai suoi<br />
piedi.<br />
Gabe mi tiene schiacciata a terra. «Frannie,
fermati!».<br />
Poi Luc è lì, con lo sguardo omicida. Gabe mi prende<br />
tra le braccia e inizia a correre. L’ultima cosa che vedo,<br />
quando svoltiamo lungo la strada, è Luc che estrae <strong>il</strong><br />
coltello dal corpo di Angelique con una mano e la<br />
avvolge con l’altro braccio, stringendola.<br />
La mia testa inizia a farsi più lucida, ma <strong>il</strong> cuore<br />
comincia a gridare. Li perdo di vista, quando Gabe<br />
scatta lungo la strada. «No!», grido, poi premo la<br />
faccia sul corpo di Gabe. «No, Luc. Ti prego»,<br />
sussurro.<br />
Gabe mi depone in piedi sulla soglia di casa, e mi<br />
spinge a entrare. «Ora!», dice, fissandomi con uno<br />
sguardo duro. «Partirai ora».<br />
Ho le mani sulle ginocchia tremanti, mentre con la<br />
gola serrata lotto per riprendere fiato. «Ora? Cosa ne<br />
sarà di Luc?», ansimo.<br />
«Dovrà cavarsela da solo, Frannie. La mia priorità sei<br />
tu».<br />
Mi siedo a terra, incapace di tenermi in piedi. «Oh,<br />
Dio», sussurro tra le mani. Perché sono dovuta<br />
scappare? Perché non avrei potuto semplicemente<br />
dirgli che lo amo? «Se lui la uccide...?»<br />
«Lei lo prenderà», dice Gabe piattamente, in piedi<br />
accanto a me.<br />
«No!». Inizia nel mio petto, come un bisogno acuto, e<br />
si irradia finché ogni mia singola cellula vibra con<br />
esso. Torna da me!, grida <strong>il</strong> mio cuore, ripetutamente.<br />
Schizzo via dal pavimento, e arrivo quasi alla porta,<br />
prima che Gabe mi blocchi l’uscita. Si frappone tra me<br />
e la porta e allunga una mano sulla mia spalla. Mi<br />
divincolo da lui, quando sento la sua neve estiva che<br />
inizia a intorpidire la mia paura.<br />
«Smett<strong>il</strong>a! Devo aiutarlo».<br />
I suoi occhi sono pieni di compassione e di
sofferenza, quando dice soltanto: «No».<br />
Dietro di lui, qualcuno bussa – o forse piuttosto<br />
prende a pugni – la porta. Scatto sulla maniglia e Gabe<br />
mi allontana, tendendo la mano verso la porta. Un<br />
attimo dopo la apre. Il mio cuore quasi esplode di<br />
sollievo, quando vedo Luc in piedi sotto <strong>il</strong> portico. Mi<br />
allungo verso la porta, ma Gabe mi tiene lontano con<br />
un braccio, mentre scruta Luc. Infine lo lascia entrare.<br />
Luc si tiene <strong>il</strong> braccio sinistro stretto al petto con la<br />
mano destra, e c’è <strong>del</strong> sangue sul davanti <strong>del</strong>la sua Tshirt.<br />
E non sono completamente sicura che sia<br />
soltanto <strong>il</strong> suo.<br />
Lo fisso, senza riuscire a respirare, mentre entra dalla<br />
porta e si adagia sulla sedia accanto alla finestra senza<br />
dire una parola, ma senza staccarmi gli occhi di dosso.<br />
Mi avvicino a lui e mi inginocchio, cercando di capire<br />
da dove stia uscendo <strong>il</strong> sangue. Lui abbassa le braccia,<br />
e io annaspo, vedendo la ferita sanguinante nella parte<br />
interna <strong>del</strong>l’avambraccio.<br />
Premendo di nuovo <strong>il</strong> braccio di Luc contro <strong>il</strong> suo<br />
petto, guardo Gabe, che scompare nel bagno e torna<br />
con un panno bagnato e <strong>del</strong>le garze.<br />
Luc mi fissa con occhi vuoti e spenti, mentre gli<br />
pulisco e gli bendo la ferita. Gabe scompare ancora, e<br />
quando torna, lancia a Luc una T-shirt pulita. Si<br />
scambiano un’occhiata, e per un istante sono sicura di<br />
vedere la diffidenza sul volto di Gabe, prima che Luc si<br />
tolga la T-shirt insanguinata tirandola da sopra la testa<br />
e lanciandola verso di lui.<br />
Guardo Gabe, ma ho paura di chiedere a entrambi<br />
cosa stia succedendo.<br />
Lui getta la maglietta di Luc nella spazzatura e resta<br />
in piedi sulla porta <strong>del</strong>la cucina. «Dobbiamo portarti<br />
via di qui. Non è sicuro. Lucifero non si fermerà».<br />
Sprofondo nel divano, con un senso di sollievo amaro
che mi vortica dentro. Poiché c’è una cosa che è<br />
diventata chiara in queste ultime settimane. «Lui non<br />
mi vorrà più, quando capirà che non ho davvero lo<br />
Sway. Non uno Sway degno di questo nome, in ogni<br />
caso».<br />
Il sorriso di Gabe è triste. «Se solo fosse così fac<strong>il</strong>e<br />
convincerlo. Un giorno <strong>il</strong> tuo Sway potrebbe essere<br />
abbastanza forte».<br />
La rabbia si unisce al vortice di sollievo, e inveisco.<br />
«Non ho lo Sway! Non posso cambiare nulla!».<br />
Lui mi scivola accanto sul divano e appoggia le spalle,<br />
riflettendo su quello che ho detto. I suoi occhi si<br />
spostano su Luc. «Penso che la prova più grande <strong>del</strong><br />
tuo Sway stia seduta proprio lì. Lo hai fatto diventare<br />
umano... per due volte».<br />
Do uno sguardo a Luc, che mi fissa, seduto immob<strong>il</strong>e<br />
come una roccia, con le mani sulle ginocchia e <strong>il</strong> volto<br />
fiacco.<br />
Scuoto la testa. «Non so come ci riesca, ma io non<br />
c’entro».<br />
«Frannie...».<br />
«Non posso trasformare questo schifo!», grido di<br />
frustrazione. «Non è evidente? Taylor è morta!».<br />
Gabe si guarda le mani, e parla a voce bassa, soltanto<br />
per me, quando dice: «Io so che hai lo Sway, Frannie.<br />
L’ho sentito».<br />
E allora, sopra tutto <strong>il</strong> resto, <strong>il</strong> senso di colpa turbina<br />
nella mia confusione emotiva, quando penso a tutte le<br />
volte che ho usato Gabe. Scatto furiosa dal divano e mi<br />
avvicino alla finestra, con la fronte dolorante contro <strong>il</strong><br />
vetro freddo. Sento Gabe avvicinarsi dietro di me.<br />
«Quando <strong>il</strong> tuo Sway ha funzionato – su Luc e su di<br />
me – cosa c’è stato di diverso?». La sua voce nel mio<br />
orecchio è dolce e rasserenante.<br />
Mi piego contro la finestra. «Non sono io. Perché non
volete credermi?».<br />
Lui mi fa voltare <strong>del</strong>icatamente a guardarlo di fronte,<br />
e i suoi occhi sono profondi, pieni di compassione.<br />
«Cosa c’era di diverso?», ripete.<br />
Scuoto la testa, ma lui mi prende per <strong>il</strong> mento e lo<br />
solleva. Lo fisso negli occhi, mentre sento la sua<br />
serenità e <strong>il</strong> suo amore iniziare a far presa. Sollevo una<br />
mano e la poggio sul suo petto, come se potessi sentire<br />
<strong>il</strong> battito <strong>del</strong> suo cuore. E, poiché lo voglio, lo sento...<br />
anche se lui non ha un cuore.<br />
Mi colpisce, quando me ne rendo improvvisamente<br />
conto. «Ha funzionato quando ho desiderato qualcosa<br />
con <strong>il</strong> cuore».<br />
Lui mi sfiora la fronte con le dita, scostandomi i<br />
capelli di lato. «Quindi, quando riesci a non farti<br />
condizionare da questa», si sporge e mi bacia la fronte,<br />
mentre le sue dita calano sul mio petto, «e lasci che<br />
questo faccia <strong>il</strong> suo lavoro, <strong>il</strong> tuo Sway è più potente».<br />
Poggio una guancia contro di lui, ascoltando <strong>il</strong> cuore<br />
che non ha battergli nel petto. «È l’amore», dico<br />
infine. «Il mio Sway è amore». Quella cosa in cui non<br />
avevo mai creduto finché non ho incontrato Luc e<br />
Gabe.<br />
«Credo che sia più di quello... che tu sei più di<br />
quello». La sua voce è <strong>del</strong>icata, ma gli vibra attraverso<br />
<strong>il</strong> petto.<br />
Mi allontano. «Cosa vuoi dire?»<br />
«Non ne sono ancora certo, ma... non so. È soltanto<br />
un sensazione».<br />
«Per favore, non dirlo. Sono praticamente certa di<br />
non poter sopportare altro». I miei occhi scivolano su<br />
Luc, che sta seduto tenendosi la fronte con la mano<br />
integra. Lo raggiungo e mi inginocchio ancora di<br />
fronte a lui, prendendogli l’altra nella mia. Lui alza gli<br />
occhi e mi fissa con lo sguardo tormentato. Respiro
profondamente, svesto <strong>il</strong> mio cuore di ogni corazza, e<br />
senza una parola gli lascio dire quello che muore dalla<br />
voglia di dire.<br />
Allora gli occhi di Luc sembrano concentrarsi su di<br />
me. E so che può sentirmi, poiché gli si colmano di<br />
lacrime e distoglie lo sguardo dal mio, insieme alla<br />
mano.<br />
«Luc...? Cos’è successo?».<br />
Lui si osserva <strong>il</strong> bendaggio sul braccio,<br />
tormentandone <strong>il</strong> cerotto adesivo, ma non risponde.<br />
La mano di Gabe si poggia sulla mia spalla. «Frannie,<br />
dobbiamo portarti via di qui».<br />
La pesantezza nel cuore mi rende diffic<strong>il</strong>e alzarmi in<br />
piedi. Cerco di schiarirmi la testa e ricordare<br />
l’immagine più importante. Qui non siamo al sicuro.<br />
Gabe mi conduce alla porta con una mano sulla<br />
schiena.<br />
«Ma se vengono a sapere che stiamo andando a<br />
L.A.?», dico.<br />
«Non andrete a L.A.». Mi afferra per una mano e mi<br />
incoraggia, conducendomi rapidamente oltre la porta<br />
e nella sua macchina. Mi volto a guardare Luc che ci<br />
segue da vicino, con gli occhi neri fulminanti.<br />
«Allora dove stiamo andando?». Ho un brivido<br />
appena mi rendo conto che, quando ho detto noi,<br />
intendevo tutti noi... anche Luc. E se non venisse? Lui<br />
scivola nel sed<strong>il</strong>e posteriore, con lo sguardo ancora<br />
tormentato, mentre io mi sforzo di non piangere.<br />
«Non te lo posso ancora dire. Nessuno deve sapere.<br />
La tua famiglia... tutti... devono davvero credere che<br />
siete a L.A.».<br />
I Theory of a Deadman suonano, riempiendo la<br />
stanza e liberandomi dai pensieri, mentre ammasso i<br />
vestiti nella borsa di tela grezza. Stacco l’iPod dalle
cuffie e inf<strong>il</strong>o entrambi nella borsa, prima di chiudere<br />
la zip.<br />
Gabe è appoggiato al montante <strong>del</strong>la porta <strong>del</strong>la mia<br />
camera, e sembra tutt’altro che calmo. «Sei pronta?»<br />
«Suppongo». Do un’ultima controllata alla stanza,<br />
poi lancio un’occhiata a Luc, vig<strong>il</strong>e, in piedi accanto<br />
alla finestra. Non ha detto una parola dal fatto di<br />
Angelique. Devo sapere cos’è successo, ma non riesco<br />
a chiederglielo di nuovo. Esito ancora un secondo,<br />
prima di chiedere, invece: «Tu vieni?».<br />
Il mio cuore sospende <strong>il</strong> suo martellamento, quando<br />
lui si volta dalla finestra e mi punta con <strong>il</strong> suo sguardo<br />
tenebroso.<br />
E mi fa aspettare la risposta per un tempo<br />
incalcolab<strong>il</strong>e.
Capitolo 29<br />
Nessuna buona azione resta<br />
impunita<br />
Matt<br />
Questo è l’Inferno. E Frannie e <strong>il</strong> suo demone mi<br />
hanno messo qui.<br />
Nessuna buona azione resta impunita.<br />
Lo scoppio di una risata malinconica mi sfugge dalla<br />
gola.<br />
La mia unica consolazione è che anche loro<br />
bruceranno all’Inferno per l’eternità. Mi assicurerò che<br />
questo accada. Perché se lei non fosse stata<br />
completamente stupida, non si sarebbe mai<br />
innamorata di un demone, innanzitutto.<br />
Un demone. Cosa diavolo aveva in mente?<br />
Lei pensa di potersi nascondere dietro <strong>il</strong> ridicolo<br />
Schermo di Gabriel, ma noi siamo gemelli... <strong>il</strong> legame<br />
indissolub<strong>il</strong>e. Sono praticamente certo che riuscirò a<br />
trovarla. E mi sarà ut<strong>il</strong>e <strong>il</strong> fatto che lei pensa sempre<br />
che tutto sia colpa sua. Si sentirà in colpa per quello<br />
che mi è successo... giustamente.<br />
Posso usare quel ricordo – e altri – per fargliela<br />
pagare. Poiché con l’aiuto di re Lucifero ho scoperto <strong>il</strong><br />
mio vero talento. Il mio dono. Quello che Gabriel non<br />
mi ha mai neanche accennato di cercare. Il che mi<br />
porta a chiedermi se non sono stato dalla parte<br />
sbagliata per tutto <strong>il</strong> tempo. In ogni caso, non è
possib<strong>il</strong>e tornare indietro. Ho giurato lealtà a re<br />
Lucifero. Che scelta avevo, in fondo?<br />
All’inizio non ero sicuro che fosse la mossa giusta.<br />
Ora lo sono.<br />
In Paradiso erano tutti impegnati a contenermi. Ma <strong>il</strong><br />
mio nuovo re mi ha mostrato cose – modi di usare <strong>il</strong><br />
mio potere – che non avrei mai potuto immaginare.<br />
Mi adagio a terra con le dita intrecciate tra loro dietro<br />
la testa, e fisso, sulla volta <strong>del</strong>la caverna, le luci che<br />
vengono risucchiate verso la superficie <strong>del</strong>la pietra<br />
nera come scint<strong>il</strong>le dall’interno, cercando di spiegarmi<br />
come funzioni. Sento questo nuovo potere pulsarmi<br />
dentro come una belva selvaggia, affamata e in attesa<br />
di essere liberata per cacciare. E allora sento<br />
qualcos’altro... le mani di L<strong>il</strong>i. Mi sfiorano. Mi<br />
accarezzano. Mi rendono affamato in un modo<br />
completamente diverso. Volto la testa, e l’espressione<br />
sul suo viso dice tutto. È insaziab<strong>il</strong>e.<br />
Ha dovuto abbandonare Angelique, poiché i corpi<br />
mortali non sopravvivono allo spostamento tra le varie<br />
dimensioni. Ma re Lucifero ha qui per lei quello che lei<br />
chiama un “vaso”: un corpo. Lui può reclamarla<br />
quando vuole. L’ha plasmato secondo le sue<br />
preferenze, quindi ci è voluto <strong>del</strong> tempo per abituarsi<br />
agli artigli e alle corna, ma la sua forma è ancora per lo<br />
più umana. E dannatamente sensuale, per quanto un<br />
po’ malconcia. Evidentemente <strong>il</strong> nostro re non è stato<br />
felice di vederla tornare a mani vuote.<br />
Lei non mi spiegherà cos’è successo, ma dice di<br />
esserselo meritato. Eppure, quando ho visto i lividi, la<br />
rabbia mi ha lacerato dentro. Non riesco ancora a fare<br />
a meno di volerla proteggere. Anche da Lui. L’unica<br />
cosa buona che ne verrà fuori è che sembra che Lui<br />
voglia lasciarla stare per un po’. Ha promesso L<strong>il</strong>ith a<br />
me per tutto <strong>il</strong> tempo che la vorrò, e sto pensando che
potrebbe essere per sempre.<br />
Sfioro con un dito <strong>il</strong> livido violaceo sul suo interno<br />
coscia e sollevo un sopracciglio. «Ancora?».<br />
Lei alza le spalle. «È quello che faccio».<br />
«Ma io devo allenarmi».<br />
Solleva gli occhi verdi br<strong>il</strong>lanti su di me.<br />
«Scusami, ma sei l’unica cosa che si avvicini a un<br />
essere umano, quaggiù».<br />
Lei si mette seduta e si allontana da me. «Bene. Ma<br />
tu conosci <strong>il</strong> nostro patto. Se lascio che tu mi ferisca,<br />
poi devi farmi sentire meglio». Un piccolo sorriso<br />
innocente le curva le labbra, in totale conflitto con <strong>il</strong><br />
luccichio voglioso nei suoi occhi verdi.<br />
Quello sguardo mi infonde nell’intimo un desiderio<br />
primitivo. «Non avrai bisogno di torcermi un braccio».<br />
Sono tutto un fremito di aspettativa.<br />
«Ma sembra divertente. E se volessi?». Le sue labbra<br />
si imbronciano e non riesco a trattenermi. Schiaccio le<br />
mie labbra sulle sue, ancora più eccitato dal sapore <strong>del</strong><br />
suo sangue sulla mia lingua.<br />
Leccando <strong>il</strong> sangue dal suo labbro inferiore lacerato<br />
mi ritraggo. Guido la sua mano sulle profonde cicatrici<br />
degli artigli lungo i miei fianchi. «Se non ti conoscessi<br />
meglio, direi che stavi tentando di smembrarmi pezzo<br />
per pezzo».<br />
Il suo broncio diventa un sorriso. «Forse più tardi».<br />
Lei rigira la gamba sotto di sé, puntando le mani al<br />
suolo, accentuando alcune curve e facendomela<br />
immediatamente desiderare. «Allora, continua.<br />
Allenati».<br />
Ragiono sulla proposta di L<strong>il</strong>i e sul fatto di proseguire<br />
l’allenamento. Ma se presto dovrò essere pronto a<br />
discutere con Frannie, devo concentrarmi.<br />
Chiudo gli occhi e mi schiarisco la testa, poi indago<br />
con calma nella mente di L<strong>il</strong>i. Non riesco a leggerla,
ma posso afferrare alcuni ricordi e percepirne <strong>il</strong><br />
sapore. Ne scelgo uno che le comunica una sensazione<br />
di sofferenza particolarmente oscura e densa, e<br />
concentro la mia energia come un raggio laser. Allora<br />
osservo <strong>il</strong> volto di L<strong>il</strong>i contorcersi dal dolore, al<br />
ricordo. Le lacrime si versano sulle sue guance e subito<br />
evaporano per <strong>il</strong> forte calore <strong>del</strong>l’Inferno. Intensifico i<br />
miei sforzi e lei fa cadere la testa tra le mani. Prima<br />
singhiozza, poi i suoi gemiti di dolore volgono<br />
lentamente in grida di dolore.<br />
Una scarica elettrica mi infiamma, scorrendomi<br />
attraverso, e io balzo fin dove lei è seduta, e urla<br />
ancora. Le tiro via la mano dal viso e sento<br />
l’eccitazione crescere, mentre la fisso negli occhi<br />
terrorizzati.<br />
Poiché, diciamolo, anche L<strong>il</strong>i merita la sua<br />
ricompensa.<br />
Formicolo dappertutto, quando le mie labbra si<br />
serrano alle sue, soffocando <strong>il</strong> suo grido che diventa un<br />
gemito selvaggio mentre mi afferra e mi sbatte a terra.<br />
Allora le lascio andare la mente, mentre lei, a sua<br />
volta, si rifà sul mio corpo.
Ringraziamenti<br />
Quando ripenso all’ultimo anno, mi colpisce quanto<br />
sia stata ripida la mia curva di apprendimento in<br />
ambito editoriale. Ho avuto alcuni maestri eccellenti (e<br />
molto pazienti), lungo <strong>il</strong> cammino, nei confronti dei<br />
quali mi sento enormemente in debito di gratitudine.<br />
Tra questi, la mia agente davvero fantastica, Suzie<br />
Townsend, mia sostenitrice extraordinaire e la più<br />
grande lavoratrice che io conosca, e Melissa Frain, la<br />
mia curatrice davvero favolosa, che è sempre stata<br />
attenta ai miei testi in modo creativo, e non ha avuto<br />
paura di questo libro. Ringrazio anche la mia squadra<br />
Tor Teen per l’entusiasmo e la dedizione con i quali<br />
hanno portato Il <strong>bacio</strong> maledetto e Il <strong>bacio</strong> <strong>del</strong><br />
<strong>peccato</strong> nel mondo e in tante mani.<br />
Ancora una volta, un enorme ringraziamento alla mia<br />
famiglia, che è stata per me fonte straordinaria di<br />
incoraggiamento e sostegno. Mio marito, Steven, ha<br />
sopportato i miei ritmi di lavoro folli, e non mi ha mai<br />
dato <strong>del</strong>la pazza quando lo ossessionavo con i miei<br />
amici immaginari (anche se sono certa che l’ha<br />
pensato). Le mie figlie, Michelle e Nicole, continuano a<br />
ispirarmi. Mio fratello, Russ, è stato <strong>il</strong> mio braccio<br />
destro, e mia madre, Harriet, e mia sorella, Sherri,<br />
hanno aiutato a spargere la voce.<br />
Una <strong>del</strong>le cose più fortunate che mi potessero<br />
accadere è stata imbattermi nella mia spettacolare<br />
partner critica, Andrea Cremer, a un convegno sulla<br />
scrittura, quando Il <strong>bacio</strong> maledetto era ancora agli<br />
inizi. Lei mi ha aiutato a esplorare possib<strong>il</strong>ità che non
avrei mai visto da sola e ha portato questa serie a un<br />
livello completamente nuovo. Ringrazio anche Kody<br />
Keplinger e Courtney Moulton per avermi ispirato con<br />
<strong>il</strong> loro lavoro e per essere stati una fonte inesaurib<strong>il</strong>e di<br />
incoraggiamento. Inoltre, voglio ringraziare tutti gli<br />
Elevensies per <strong>il</strong> sostegno che mi hanno dimostrato e<br />
per avermi accolta e resa una di loro.<br />
E, siccome la mia Musa sogna ancora di diventare<br />
una rockstar, un ringraziamento speciale a Isaac Slade<br />
e ai The Fray per aver scritto i testi tormentati di How<br />
to Save a Life, che ha mo<strong>del</strong>lato <strong>il</strong> racconto dalla<br />
prospettiva di Frannie, e ad Adam Gontier e ai Three<br />
Days Grace per la spettacolare canzone World So Cold,<br />
che, sfortunatamente per Luc, è l’incarnazione<br />
musicale di questo intero racconto.<br />
Ma soprattutto, grazie a voi che mi state leggendo,<br />
per avermi dato la possib<strong>il</strong>ità di intrattenervi. Non ci<br />
sono parole per esprimere pienamente la mia<br />
gratitudine.