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2-il bacio del peccato - only fantasy

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Lisa Desrochers<br />

IL BACIO DEL<br />

PECCATO<br />

Personal Demons<br />

(VOL. 2)


MML 020


A Steven, perché capisce<br />

senza dover chiedere.<br />

[...] Però che tu rificchi<br />

la mente pur a le cose terrene,<br />

di vera luce tenebre dispicchi.<br />

Dante Alighieri, Purgatorio, XV 64-66


Capitolo 1<br />

Si può tirar fuori <strong>il</strong> demone<br />

dall’Inferno...<br />

Luc<br />

Non che io mi stia lamentando, ma uno degli<br />

svantaggi di essere un demone divenuto uomo è che<br />

non sono più indistruttib<strong>il</strong>e. Fisso <strong>il</strong> mio volto<br />

sanguinante nello specchio e risciacquo <strong>il</strong> rasoio nel<br />

lavandino. Quando esamino la moltitudine di ferite<br />

grondanti, mi domando quanto sangue un uomo possa<br />

permettersi di perdere.<br />

Il che mi porta a un altro degli svantaggi <strong>del</strong>l’essere<br />

umano: l’igiene personale. Perché l’Onnipotente<br />

progetti degli umani che necessitano di tanta<br />

manutenzione va oltre la mia comprensione. E in tutti<br />

questi m<strong>il</strong>lenni ho pensato che fossimo noi demoni<br />

quelli attratti dalla tortura.<br />

Ho ancora difficoltà ad abituarmi all’idea di tutto<br />

questo: la mia nuova vita. Frannie. Mi sono svegliato<br />

nella mia macchina stamattina e ho avuto una fitta al<br />

cuore perché, per un istante, ero sicuro che fosse stato<br />

tutto un sogno. Ma è stato <strong>il</strong> mio cuore dolorante – e<br />

innanzitutto <strong>il</strong> fatto che ero addormentato – a<br />

convincermi <strong>del</strong> contrario.<br />

Lo zolfo non prova dolore.<br />

Il che mi porta a considerare un ulteriore svantaggio:<br />

<strong>il</strong> sonno. Ora che devo dormire, non posso proteggere<br />

Frannie come voglio. Con un po’ di aiuto <strong>del</strong> caffè di


Starbucks, sono stato in grado di resistere fino a ieri<br />

notte. Ma alle quattro di questa mattina ero<br />

profondamente addormentato nella mia macchina<br />

davanti a casa sua, appoggiato al volante, con la bava<br />

sulla manica. Finirò per dover discutere i turni con<br />

Matt.<br />

Frannie insiste che non ha bisogno di un angelo<br />

custode, ma io sono contento di aiutarla. Ovviamente,<br />

con lei non sono stato <strong>del</strong> tutto sincero. Lei non sa che<br />

veglio ancora ogni notte. Probab<strong>il</strong>mente mi farebbe<br />

vomitare l’anima, se lo sapesse. È un po’ imbarazzante<br />

pensare che la mia fidanzata, che è alta 1,58 m e pesa<br />

45 ch<strong>il</strong>i, potrebbe prendermi a calci nel sedere, ma<br />

sfortunatamente è vero.<br />

«Frannie sta arrivando».<br />

Nonostante la voce suoni <strong>del</strong>icata e musicale, mi<br />

terrorizza ancora tremendamente. È bene che <strong>il</strong> rasoio<br />

sia nel lavandino, perché se fosse stato sul mio volto<br />

avrebbe provocato un altro fiotto di sangue.<br />

Ruoto su me stesso ed esploro <strong>il</strong> mio studio alla<br />

ricerca <strong>del</strong>la fonte di quell’affermazione. Matt sta<br />

appoggiato alla parete accanto a un’estremità <strong>del</strong> mio<br />

murale incompleto, con i pollici appesi alle tasche<br />

anteriori dei suoi jeans consumati.<br />

«Tua madre non ti ha mai detto che non bussare è da<br />

maleducati?», faccio io. Ma vedere un angelo lì, in<br />

piedi, accanto alla mia pittura <strong>del</strong>l’Inferno a tutta<br />

parete è più di quanto riesca a sopportare, e scoppio a<br />

ridere.<br />

I riccioli biondo sabbia di Matt gli arrivano quasi alle<br />

spalle, e <strong>il</strong> suo volto abbronzato è benevolmente<br />

angelico – salvo per <strong>il</strong> fatto che mi guarda come se<br />

volesse uccidermi. Se non lo conoscessi bene, giurerei<br />

che si tratta di un angelo vendicatore, non di un<br />

custode. Ma, appena mi riprendo, un accenno di


sorriso si fa breccia in quegli occhi azzurri.<br />

«Potrebbe aver detto qualcosa in proposito».<br />

Odio che Frannie abbia bisogno di un custode. Odio<br />

non poter più proteggerla. Ma la mia forza si è<br />

completamente prosciugata. Non c’è più energia nelle<br />

can<strong>del</strong>e. Mi manca davvero essere in grado di sparare<br />

le fiamme <strong>del</strong>l’Inferno dai pugni e polverizzare anche <strong>il</strong><br />

ricordo stesso <strong>del</strong>le cose.<br />

Ma tornerei ad essere quello che ero?<br />

Mai.<br />

Sollevo un sopracciglio, guardandolo. «Allora, se<br />

Frannie sta arrivando, perché non stai vegliando su di<br />

lei? Già fallisci nel tuo lavoro? Che diavolo di angelo<br />

custode sei?».<br />

Un gran sorriso si apre sul volto di Matt, mentre si<br />

scosta dal muro. «Guida così veloce che neanche i<br />

Segugi <strong>del</strong>l’Inferno potrebbero prenderla da lì a qui».<br />

Sorrido pensando a lei che guida quella Mustang <strong>del</strong><br />

’65 color blu mezzanotte decappottab<strong>il</strong>e, con <strong>il</strong><br />

tettuccio abbassato, la musica al massimo. Guida<br />

pericolosamente veloce, ma questo ha un qualcosa di<br />

sensuale.<br />

«A proposito, grazie per <strong>il</strong> cambio di ieri notte», dico,<br />

mentre Matt scivola lungo la mia libreria e scorre i<br />

titoli. «Speravo che tutta questa cosa <strong>del</strong> sonno fosse<br />

superata. Immagino che avessi torto».<br />

Estraendo dai volumi la mia copia originale <strong>del</strong><br />

Purgatorio di Dante, aggrotta le sopracciglia. «Sapevo<br />

che saresti stato inut<strong>il</strong>e. Non capirò mai come abbia<br />

fatto Gabriel a pensare che saresti stato di qualche<br />

aiuto». Sfoglia le pagine, poi volta nuovamente lo<br />

sguardo accigliato verso di me. «Finirai per cadere di<br />

nuovo nelle tue vecchie abitudini. Ne sono certo. I<br />

demoni non cambiano».<br />

«Ma io non sono più un demone. Non ci sono


“vecchie abitudini”. È tutto cancellato».<br />

«Cadrai». Mi lancia uno sguardo furbo di<br />

autocompiacimento, poi ripone Dante nella libreria.<br />

«E quando succederà, spero che sia una bella caduta.<br />

Muoio dalla voglia di punire qualcuno. Nulla mi<br />

farebbe più felice se si trattasse di te».<br />

«Pensavo che solo la mano di Dio potesse punire».<br />

Un sorriso enigmatico arriccia gli angoli <strong>del</strong>la sua<br />

bocca. «Non credere a tutto ciò che senti».<br />

Torno in bagno, scuotendo la testa, e con un<br />

asciugamano mi tolgo dal viso le ultime tracce di<br />

crema da barba.<br />

«Quando arriverà?», dico, esaminando ancora le mie<br />

ferite allo specchio e stirandomi le occhiaie scure.<br />

Il mio dito scorre lungo la cicatrice rosso sangue che<br />

mi scende sulla parte destra <strong>del</strong> volto – <strong>il</strong> regalo di<br />

addio di Beherit –, mentre Matt scruta nello specchio<br />

da sopra la mia spalla e dice: «Ora».<br />

Lo spingo da un lato e attraverso lo studio fino alla<br />

finestra, aprendola con forza, giusto in tempo per<br />

vederla accostare accanto alla mia Shelby Cobra nera<br />

<strong>del</strong> ’68 e saltare giù dalla macchina. Il suo volto è<br />

raggiante mentre mi saluta con la mano e procede<br />

verso la porta <strong>del</strong> palazzo. Mi affretto giù nell’androne<br />

e la incontro sulle scale.<br />

Lei sale di corsa, sorridendo. «Ehi. Mi sei mancato».<br />

I capelli ondulati di Frannie sono color biondo<br />

sabbia, scossi dal vento e capricciosi. E io non posso<br />

far altro che ammirare come quel top bianco e quei<br />

jeans logori accarezzino ogni curva <strong>del</strong> suo corpo pur<br />

senza essere stretti. Un ampio strappo nei jeans mi<br />

stuzzica con un accenno di pelle, e provo un brivido.<br />

«Ehi», dico. Le avvolgo le spalle tra le braccia e le<br />

passo le mani tra i capelli, stringendoli in un nodo alla<br />

base <strong>del</strong> collo. «Anche tu mi sei mancata».


Si solleva sulle punte dei piedi, allungando al<br />

massimo la sua figura minuta, ma devo comunque<br />

inchinarmi e incontrarla a metà strada perché<br />

possiamo baciarci. La guido su per le scale fino al mio<br />

appartamento.<br />

Lei varca l’ingresso, e quando vede Matt le si<br />

<strong>il</strong>luminano gli occhi. Solo guardandoli insieme,<br />

vedendo quanto lei sia felice di riaverlo, non ho dubbi<br />

che sia stato <strong>il</strong> suo Sway a influenzare Gabriel a<br />

scegliere Matt come custode di Frannie. E questo è <strong>il</strong><br />

meglio: lei ora lo guarda con un cuore leggero e occhi<br />

limpidi. Il senso di colpa se n’è andato. Ha dovuto<br />

perdonare se stessa per la morte di Matt, cosicché<br />

Gabriel potesse destinare la sua anima al Paradiso; e<br />

sapevo che lo aveva fatto, ma qualcosa si accende nel<br />

mio intimo nel leggerlo così chiaramente sul suo viso.<br />

«Ehi, Matt. Non ci si vede da tanto», dice lei.<br />

L’espressione di Matt è calorosa e sincera, mentre<br />

saluta la sorella. «Pensavo che avresti abbattuto <strong>il</strong><br />

muro <strong>del</strong> suono venendo. Ero quasi sicuro che saresti<br />

arrivata qui prima di me». Le passa un braccio sulla<br />

spalla. «Se non guiderai con più cautela finirò per<br />

dover avvolgere quella Mustang con Pluriball celeste».<br />

Volge lo sguardo verso <strong>il</strong> soffitto. «E forse<br />

manomettere l’acceleratore».<br />

«Tocca la mia macchina e sei morto, fratellino». Non<br />

appena quelle parole le escono dalle labbra, i suoi<br />

occhi si spalancano. «Intendevo...».<br />

Matt sogghigna e la tira nuovamente a sé. «Sì, buona<br />

fortuna, per quello. E io non sono <strong>il</strong> tuo “fratellino”».<br />

Lei deglutisce con difficoltà, e mostra un sorriso<br />

malizioso. «Sì, lo sei. Per otto minuti e mezzo, secondo<br />

la mamma». Si scosta da lui e si dirige verso <strong>il</strong> piccolo<br />

tavolo di legno <strong>del</strong>la cucina, dove poggia la borsa su<br />

una sedia.


Fino a poche settimane fa non avevo bisogno di<br />

mangiare; così, nel mio appartamento, l’unico mob<strong>il</strong>e<br />

era un letto nero di dimensioni giganti: per motivi<br />

ricreativi. L’aggiunta <strong>del</strong> tavolo e di due sedie si è resa<br />

necessaria, dato che continuavo a trovare cibo nel<br />

letto. E ora che anche <strong>il</strong> bucato è una necessità – gli<br />

svantaggi <strong>del</strong>l’essere umano si accumulano<br />

rapidamente – mangiamo a tavola.<br />

Intreccio le mie dita alle sue. «Hai mangiato? Stavo<br />

per fare una frittata».<br />

Mi guarda fisso, scorrendo un dito lungo la cicatrice<br />

sul mio volto, e io mi perdo completamente nei suoi<br />

occhi.<br />

«Sembra invitante», dice.<br />

«Cosa?».<br />

Un sorriso diabolico irrompe sul suo viso. «La<br />

frittata?»<br />

«Oh, sì...».<br />

Matt<br />

«Non ho fame, grazie», dico.<br />

Mi guardano entrambi, e Frannie accenna un sorriso.<br />

«È perché non hai mai assaggiato una <strong>del</strong>le frittate di<br />

Luc. Ha preso la ricetta dal sito web di Rachael Ray.<br />

Sono buone da morire», dice, poi fa un inchino.<br />

«Ho capito, sorellina. Sono buone. Allora, qual è <strong>il</strong><br />

programma per oggi?».<br />

Frannie alza le spalle. «Be’, pranzare, immagino.<br />

Poi...». Guarda <strong>il</strong> demone, e una smorfia maliziosa le<br />

arriccia le labbra. «Stai pensando quello che penso<br />

io...?».<br />

Mi volto a guardare Luc con occhi torvi.<br />

Lui si appoggia di nuovo al tavolo e mi fa un


sogghigno allusivo, quando Frannie si dirige verso <strong>il</strong><br />

frigorifero. «Non farti venire strane idee, angioletto.<br />

La Mustang ha bisogno di un cambio d’olio».<br />

Luc si allontana dal tavolo, si dirige verso la cucina e<br />

prende una pa<strong>del</strong>la e una pentola dal vano sotto i<br />

fornelli. Frannie estrae dal frigorifero le uova, <strong>il</strong> latte e<br />

alcune buste di verdure. Si muovono per la stanza<br />

senza parlare, e mentre cucinano sembrano ignari <strong>del</strong><br />

fatto che si toccano continuamente – connessi. E in<br />

perfetta sincronia.<br />

Improvvisamente, sembra tutto troppo intimo. Come<br />

può essere così intimo cucinare <strong>il</strong> pranzo?<br />

Serro i denti per trattenere un gemito. Non posso<br />

sopportarlo. Devo andare via da qui.<br />

«Dunque, se voi non avete bisogno di me, penso che<br />

andrò».<br />

Frannie si volta verso di me e sorride. «Sicuro che<br />

non vuoi una frittata?», dice, tenendo in mano un<br />

pomodoro. Non posso fare a meno di ricambiare <strong>il</strong><br />

sorriso. «Devo mantenere la mia figura efebica».<br />

Lei esplode in una risata, mentre io attraverso <strong>il</strong><br />

muro ed entro nell’androne, dove resto di guardia.<br />

Da solo.<br />

Come al solito.<br />

Scivolo giù per sedermi a terra, con la schiena contro<br />

<strong>il</strong> muro.<br />

Quando Gabriel mi fece uscire dall’apprendistato per<br />

lavorare lui stesso con me, disse che aveva un compito<br />

speciale da darmi. Un lavoro per cui nessuno era più<br />

adatto. Quando mi disse che sarei stato <strong>il</strong> custode di<br />

Frannie, non potevo crederci. Non andavo fiero di<br />

come l’avevo trattata durante la vita, e avere sette anni<br />

non era una giustificazione. Così era perfetto. Quante<br />

persone hanno la possib<strong>il</strong>ità di rimediare agli errori<br />

commessi con la propria sorella gemella dall’ald<strong>il</strong>à?


Quello che dimenticò di dirmi è che mia sorella è<br />

innamorata di un maledetto demone. Come ha potuto<br />

lasciare che accadesse?<br />

Quindi eccomi qui seduto, impotente, che ragiono<br />

invano, mentre mia sorella è là dentro – in pericolo.<br />

Gabriel era stato chiaro. Non posso interferire. Lui<br />

dice che è la sua vita. La sua scelta. Dice che le cose<br />

funzioneranno.<br />

Non gli credo.<br />

Ed è soltanto una questione di tempo, prima che <strong>il</strong><br />

demone faccia qualcosa per dimostrarmi che ho<br />

ragione.<br />

Frannie<br />

«Gabe mi ha fatto sperimentare questa cosa <strong>del</strong>lo<br />

Sway», dico dopo <strong>il</strong> pranzo, porgendo a Luc la pa<strong>del</strong>la<br />

di ghisa da asciugare.<br />

Lui affina lo sguardo, e non cerca affatto di<br />

nascondere una punta di gelosia nel tono di voce.<br />

«Fammi indovinare: a notte fonda, tutti soli in camera<br />

tua».<br />

Non posso fare a meno di provare una morsa allo<br />

stomaco e arrossisco; odio sentirmi in colpa. Ma è così.<br />

Non riesco ancora a capire quello che provo per Gabe.<br />

Tutto ciò che so è che ho bisogno di lui. Quando c’è lui,<br />

riesco quasi a credere che andrà tutto bene, e quando<br />

mi tocca, tutte le mie paure sembrano svanire.<br />

Immergo le mani nell’acqua saponata e inizio a<br />

strofinare i piatti furiosamente. «A volte. Ma se la sola<br />

persona su cui posso esercitare lo Sway è Gabe, si<br />

tratta di ben poca cosa».<br />

Lui sbatte la pa<strong>del</strong>la sul bancone <strong>del</strong>la cucina con un<br />

colpo che scuote <strong>il</strong> pavimento, e fissa le proprie mani


aperte, appoggiate ai lati di quella. «Sinceramente,<br />

dubito che ci sia qualcosa che Gabriel non farebbe per<br />

te, se soltanto tu glielo chiedessi».<br />

Sussulto, perché è Gabe che può leggere nella mia<br />

mente, non Luc. Ma <strong>il</strong> modo in cui mi sta guardando<br />

mi dà da pensare.<br />

Respiro profondamente e mi ci vuole un momento<br />

per tornare in me.<br />

«Comunque... abbiamo soprattutto passeggiato al<br />

parco». Sento una stretta al petto, mentre allontano <strong>il</strong><br />

senso di frustrazione che minaccia di prendere <strong>il</strong><br />

sopravvento ogni volta che penso a tutta questa<br />

stupidaggine. «Lui pensa che i bambini dovrebbero<br />

essere più fac<strong>il</strong>mente influenzab<strong>il</strong>i. Ma io sembro fatta<br />

più per provocare gli eventi che non per arrestarli».<br />

Lui tira via la pa<strong>del</strong>la dal ripiano, afferrandola dal<br />

manico. «Be’, promette bene per la pace nel mondo».<br />

Immergo <strong>il</strong> volto nelle mani insaponate e mormoro:<br />

«Non sono capace. Non so cosa lui pensi che dovrei<br />

essere in grado di fare, ma non riesco neanche a<br />

interrompere una zuffa tra due neonati in una culla».<br />

Odio le lacrime che dagli occhi mi gocciano nelle mani.<br />

Odio tutto, in questo momento. «Non ci riesco. Non<br />

funziona».<br />

Non lo guardo, mentre mi fa ruotare e mi spinge<br />

contro <strong>il</strong> bancone, con <strong>il</strong> suo corpo caldo contro <strong>il</strong> mio,<br />

la voce improvvisamente dolce: «Mi dispiace, Frannie.<br />

Sai quanto questo sia diffic<strong>il</strong>e per me... gestire tutte<br />

queste sensazioni. Andrà tutto bene...». Mi solleva <strong>il</strong><br />

mento con un dito, e con la mano mi toglie la schiuma<br />

<strong>del</strong> detersivo dalla fronte. «Verrà tutto da sé». Alza un<br />

sopracciglio. «Ti lascerò fare pratica su di me».<br />

Sospiro e mi asciugo <strong>il</strong> naso con <strong>il</strong> braccio. «L’ho già<br />

fatto».<br />

Lui sorride, dandosi un’occhiata per accertarsi di


essere ancora tutto intero. «Dovrei preoccuparmi?».<br />

Faccio una specie di sorriso. «No. Su di te ho già fatto<br />

quello che dovevo fare, e senza neanche saperlo. Tu eri<br />

come <strong>il</strong> mio topo di laboratorio, o qualcosa <strong>del</strong> genere.<br />

La mia prima vittima».<br />

Prima ancora di sapere cosa fosse lo Sway, o di<br />

sapere di possederlo, lo stavo usando su Luc.<br />

Ovviamente all’epoca non sapevo neanche che Luc<br />

fosse un demone. Ma lo desideravo. Molto. E l’ho<br />

avuto facendolo, per così dire, inavvertitamente<br />

diventare mortale con <strong>il</strong> mio Sway.<br />

Mi spinge con forza contro <strong>il</strong> bancone, e non posso<br />

ignorare la sensazione che mi dà <strong>il</strong> suo corpo contro <strong>il</strong><br />

mio: come se fossi di gelatina. Guardare nei suoi<br />

ardenti occhi neri mi manda <strong>il</strong> cuore fuori giri.<br />

«E com’è andato l’esperimento?».<br />

Sento che mi sto scaldando, nonostante la fredda<br />

schiuma dei piatti che mi scende dalle braccia. Gli<br />

avvolgo le mani insaponate attorno al collo e osservo la<br />

sua smorfia, mentre l’acqua fredda gli cola lungo la<br />

schiena.<br />

«Non credo di poter dire che sia finito. È una ricerca<br />

ancora in corso. Capisci, come...». Mi stringo più forte<br />

a lui: «...come quello che succede se faccio così».<br />

Sento che <strong>il</strong> suo corpo reagisce: i muscoli si tendono,<br />

<strong>il</strong> suo respiro si fa veloce. Sorrido.<br />

«O così», dico, sollevandomi sulla punta dei piedi per<br />

baciare <strong>il</strong> suo pomo d’Adamo.<br />

«Reazione interessante», aggiungo quando ritrae la<br />

testa e sussulta. «Devo annotarlo sul mio diario».<br />

«Così, sembra che quando ti comporti con<br />

naturalezza, <strong>il</strong> tuo Sway funzioni a dovere. Forse ti stai<br />

solo impegnando troppo». Lui abbassa la testa e mi<br />

guarda, con quegli occhi neri insondab<strong>il</strong>i, ancora<br />

infuocati. Ma poi si allontana. «Se solo potessi portare


a termine quello che ho cominciato».<br />

Lo trattengo a me da un lembo dei jeans. «Perché<br />

non puoi?»<br />

«Perché la signora <strong>del</strong>la biblioteca mi ha detto di<br />

chiamarla all’una». Accenna all’orologio sul<br />

microonde, che segna le 12:58.<br />

Lo allontano e torno al lavandino insaponato e pieno<br />

di piatti. «Sei così fastidioso». Scuoto la testa,<br />

frustrata. «Vedi come funziona bene <strong>il</strong> mio Sway? Non<br />

sono neanche riuscita a farti dimenticare una<br />

telefonata».<br />

Le sue mani scorrono lungo i miei fianchi, e io lo<br />

guardo alle mie spalle. «Oh, mi hai sedotto al punto<br />

giusto», dice con uno stupendo sorriso malizioso.<br />

«L’unico motivo per cui ora riesco a trattenermi è che<br />

quasi certamente potremo riprendere da dove<br />

abbiamo interrotto, una volta che avrò finito».<br />

«Non esserne così certo», dico, sapendo che ha<br />

ragione. «Ogni lasciata è persa».<br />

Per un attimo sembra davvero preoccupato; poi <strong>il</strong> suo<br />

volto si rasserena. «Vedremo». Gli è tornato <strong>il</strong> sorriso,<br />

e gli balena negli occhi ogni sorta di idea maliziosa.<br />

Mentre parla, sta seduto su una <strong>del</strong>le sedie <strong>del</strong>la<br />

cucina, e si spinge indietro, in equ<strong>il</strong>ibrio sulle gambe<br />

posteriori.<br />

Si alza dieci minuti dopo, quando ripongo nella<br />

dispensa l’ultimo piatto: uno di quelli <strong>del</strong> servizio di<br />

mia madre. Riportando a terra i quattro piedi <strong>del</strong>la<br />

sedia, dice: «Comincio sabato».<br />

«Non so perché tu pensi di aver bisogno di un lavoro.<br />

Dovresti essere in grado di vivere per sempre...». Mi<br />

trattengo, mentre lui sorride. «Intendo, per <strong>il</strong> resto<br />

<strong>del</strong>la tua vita, comunque, con i tuoi folli conti<br />

bancari».<br />

Mi fissa negli occhi. «E anche tu potresti».


Mi volto verso <strong>il</strong> bancone e ignoro <strong>il</strong> brivido che mi<br />

scorre dentro, con tutto ciò che comporta. «Non<br />

prendo i tuoi soldi, Luc». Ci siamo già passati.<br />

«Bene. Quindi tu lavorerai, e io potrei trascorrere<br />

intere giornate a passeggiare intorno alla pizzeria, o<br />

tentare di diventare un membro produttivo <strong>del</strong>la<br />

società».<br />

«Penso sia meglio così», ammetto.<br />

Luc tendeva a distrarmi quando era lì. La prima<br />

settimana <strong>del</strong> mio nuovo lavoro fu piuttosto dura, e<br />

culminò con la pizza che Ricco mi fece pagare perché<br />

mi era caduta a terra dal vassoio, mentre la portavo a<br />

un tavolo.<br />

Appendo <strong>il</strong> panno sul rubinetto e mi volto a guardare<br />

Luc. «Probab<strong>il</strong>mente, Ricco ti farebbe arrestare per<br />

avermi molestata e aver terrorizzato tutti i clienti<br />

standotene lì tutto <strong>il</strong> giorno. Ti capita ancora quella<br />

cosa oscura, lo sai. Ti chiuderebbero dentro e<br />

getterebbero via la chiave».<br />

«A proposito di chiavi...». Mette una mano in tasca e<br />

ne estrae una chiave d’argento splendente, tenendola<br />

in alto, per farla br<strong>il</strong>lare alla luce fioca. «È<br />

<strong>del</strong>l’appartamento. So che è soltanto per un paio di<br />

mesi ancora, ma voglio che tu possa venire e<br />

andartene quando vuoi».<br />

Mi stringo sul suo petto. «Pensavo fosse ciò che stavo<br />

facendo».<br />

«Non dovresti più bussare». Le sue braccia mi<br />

circondano e mi stringono a lui.<br />

«Non hai paura che io entri mentre stai facendo<br />

qualcosa che non dovresti?»<br />

«L’unica persona con cui lo farei sei tu». La sua<br />

espressione si fa intrigante, quando fa scivolare una<br />

mano sotto la mia maglietta. «E tu saresti già qui».<br />

Quando premo le mie labbra contro le sue, <strong>il</strong> battito


<strong>del</strong> mio cuore raddoppia. Lui inizia a sf<strong>il</strong>armi la<br />

maglietta da sopra la testa.<br />

«Non fate caso a me...». La voce di Gabe viene<br />

dall’ingresso e mi fa rabbrividire di paura.<br />

Mi volto e lui è lì, appoggiato allo stipite <strong>del</strong>la porta<br />

con <strong>il</strong> volto angelico: sorriso smagliante, capelli<br />

ondulati biondo platino, e occhi blu di una bellezza<br />

folle che br<strong>il</strong>lano su quel volto abbronzato. A nessuno<br />

dovrebbe essere concessa tanta bellezza.<br />

Luc emette un sospiro di frustrazione e tira di nuovo<br />

giù la mia maglietta. «Per l’amore di tutte le cose<br />

dannate, cos’avete che non va voi <strong>del</strong> Cielo? Volete fare<br />

<strong>il</strong> piacere di imparare a bussare?»<br />

«E perdermi lo spettacolo?», dice sorridendomi,<br />

mentre mi tiro giù la maglietta.<br />

Mi districo da Luc e resto ferma.<br />

«Sei piuttosto pervertito, per essere un angelo»,<br />

commenta Luc.<br />

Gabe si r<strong>il</strong>assa appoggiando la schiena al muro, e<br />

mette le mani nelle tasche dei jeans. «Ci sono cose per<br />

cui varrebbe la pena di perdere le ali». Ora non sorride<br />

più, e i suoi occhi blu trafiggono i miei. «Comunque, in<br />

realtà sono passato soltanto per dire addio».<br />

«Addio?». Il panico che mi si annida costantemente<br />

nel fegato trapela dalla mia voce. Mi fa sentire così in<br />

colpa non poter fare nulla per fermare <strong>il</strong> battito <strong>del</strong><br />

mio cuore, quando mi guarda in quel modo: come se<br />

vedesse nella mia anima.<br />

Luc nota <strong>il</strong> mio imbarazzante sguardo fisso e <strong>il</strong> colore<br />

<strong>del</strong>le mie guance. Si solleva dalla sedia e fulmina con<br />

gli occhi Gabe. «Quella è la porta, e attento a non<br />

sbattere».<br />

«Non passerò dalla porta, carino». Si avvicina al<br />

murale di Luc. «Sai che stai giocando per l’altra<br />

squadra, adesso. Devi davvero fare qualcosa, al


iguardo», dice, scorrendo un dito sul colore arancio<br />

spento e oro <strong>del</strong>la superficie fusa <strong>del</strong> Lago di fuoco.<br />

«Ehi, si può tirar fuori <strong>il</strong> demone dall’Inferno, ma<br />

non tirar fuori l’Inferno dal demone». Il sorriso di Luc<br />

mi fa schizzare <strong>il</strong> battito <strong>del</strong> cuore.<br />

Gli occhi di Gabe si volgono nuovamente verso di me:<br />

«Starai bene, Frannie», dice. E una parte di me odia <strong>il</strong><br />

fatto che lui sia nella mia testa: che legga nella mia<br />

mente. Che sappia cosa sento per lui, quando io stessa<br />

non lo so.<br />

Soltanto allora mi rendo conto di cosa sta dicendo. Il<br />

battito <strong>del</strong> mio cuore accelera, mentre uno<br />

schiacciante senso di pericolo mi assale al pensiero che<br />

Gabe vada via. «Non puoi andartene», è tutto quello<br />

che riesco a dire senza sembrare totalmente isterica o<br />

svelare un fremito nella voce.<br />

Lui si avvicina e mi scansa i capelli dal volto con la<br />

mano. «È meglio così. Per tutti», aggiunge, lanciando<br />

un’occhiata a Luc.<br />

«Ma...».<br />

«Sarai in buone mani, Frannie. Matt sarà qui, se<br />

avrai bisogno di lui, e Luc...». Stringe i denti e aguzza<br />

lo sguardo in modo quasi impercettib<strong>il</strong>e. «Luc non<br />

permetterà che ti accada nulla».<br />

Luc, percependo la sfida lanciata dalle parole di<br />

Gabe, si avvicina e mi cinge con un braccio: «Hai<br />

ragione, non lo permetterò».<br />

Mi districo dall’abbraccio di Luc e avanzo verso Gabe.<br />

«Perché?».<br />

Lui solleva la mano e scorre un dito lungo la mia<br />

mascella. Respiro <strong>il</strong> suo profumo di fresco sole<br />

invernale e mi sento più serena già soltanto stando qui<br />

accanto a lui. Quando mi risponde, la sua voce è bassa<br />

e morbida: ed è solo per me. «Certo non è saggio, per<br />

me, dedicarti tutto questo tempo, Frannie».


«Ma...».<br />

«Siete stati entrambi destinati al Paradiso, e se volete<br />

andar via, i vostri Scudi celesti vi nasconderanno<br />

entrambi. Con Matt di guardia, sarete a posto. Ma io<br />

non posso restare qui». Il suo sguardo si rivolge a<br />

terra.<br />

Ingoio <strong>il</strong> groppo che mi si è formato in gola. «Okay»,<br />

dico, sapendo che ha ragione, poiché c’è un motivo per<br />

cui sono terrorizzata di voltarmi a guardare Luc. Non<br />

posso negarlo: tanto amo Luc, quanto sono in qualche<br />

modo profondamente connessa con Gabe. Luc è <strong>il</strong> mio<br />

cuore e la mia anima, ma Gabe è la mia àncora. Lo<br />

abbraccio, poi lo spingo via quando sento le lacrime<br />

pungermi gli occhi. Indietreggio, e <strong>il</strong> braccio di Luc<br />

esita intorno ai miei fianchi, con fare molto meno<br />

possessivo. Lo osservo, certa di ciò che vedrò, ma <strong>il</strong><br />

suo sguardo è dolce e pieno di compassione. Mi stringe<br />

teneramente e fa un sorriso rassicurante.<br />

Mi volto verso Gabe e fisso i suoi occhi blu, infiniti<br />

come <strong>il</strong> cielo. «Quand’è che ti vedrò, allora?»<br />

«Tornerò di tanto in tanto per controllare come stai».<br />

«Lo prometti?». So quanto possa suonare disperato,<br />

ma non ne tengo conto.<br />

Solleva lo sguardo, ma non la testa, fissandomi da<br />

dietro le bianche sopracciglia. «Prometti». Continua a<br />

fissarmi, e nonostante le sue labbra non si muovano,<br />

giuro di sentirlo aggiungere: «Per te ci sarò sempre».<br />

Faccio ancora un cenno con la testa e cerco di<br />

trattenere le lacrime. Apro la bocca, ma non ci sono<br />

parole, così la richiudo. Però i miei occhi dicono quello<br />

che la mia bocca non è riuscita a dire. E so che lui può<br />

vederlo, poiché i suoi si annebbiano e deglutisce a<br />

fatica, mentre scompare.<br />

«Perdonami, Frannie», dice Luc, tirandomi a sé.<br />

«Cerco di non essere geloso, di comprendere <strong>il</strong> vostro


legame...».<br />

«Non è colpa tua». Lo abbraccio più forte. Come<br />

posso aspettarmi che lui capisca, quando io stessa non<br />

riesco a farlo?<br />

La sua mano risale fino al mio viso, e mi avvicina per<br />

baciarmi, con le labbra <strong>del</strong>icate sulle mie, come se<br />

avesse timore di rompermi. Scorro la mano tra i suoi<br />

capelli e lo tiro più vicino a me, ma passa soltanto un<br />

secondo e mi ritraggo, con vergogna. Sto cercando nel<br />

suo <strong>bacio</strong> qualcosa che non c’è. Qualcosa che ho<br />

provato solamente con un altro <strong>bacio</strong>. Avrò bisogno di<br />

trovare un’altra maniera per calmarmi.<br />

Ignoro la domanda che si agita negli occhi di Luc, che<br />

mi fissa col sopracciglio inarcato.<br />

«Mi aiuti a cambiare l’olio prima di andare al<br />

lavoro?».<br />

Dal suo sospiro rassegnato, direi che sa che stavo<br />

pensando a Gabe, e odio essere tanto incapace di<br />

nasconderlo.<br />

«Ogni tuo desiderio è un ordine, per me», dice. «A<br />

che ora devi essere lì?»<br />

«Alle tre».<br />

Dà un’occhiata all’orologio in cucina. «Sarà meglio<br />

iniziare. Hai tutto <strong>il</strong> necessario?»<br />

«Nel baule». Dalla mia tasca prendo le due chiavi,<br />

che ora penzolano dalla zampa di coniglio <strong>del</strong> mio<br />

portachiavi, facendole tintinnare con un sorriso<br />

incerto.<br />

Anche lui sorride, e mi prende per mano,<br />

guidandomi verso la porta. «Ho dimenticato di<br />

provare le tue chiavi», dice. «Fallo tu».<br />

Le faccio tintinnare di nuovo, mentre procediamo<br />

verso l’androne, e uso quella nuova per chiudere la<br />

porta alle nostre spalle. Estraggo la chiave dalla<br />

serratura e lo sento che mi pressa da dietro, facendo


scorrere <strong>del</strong>icatamente le mani dalla mia vita alla<br />

pancia. Le sue labbra tracciano una linea lungo la mia<br />

guancia e fino all’orecchio, dove sospira: «Ci siamo<br />

dentro insieme, Frannie. Andrà tutto bene».<br />

Mi volto, tra le sue braccia, e lo <strong>bacio</strong> ancora,<br />

desiderando soltanto lui, questa volta. Il calore <strong>del</strong> suo<br />

<strong>bacio</strong> si diffonde dentro di me fino a farmi bruciare.<br />

Scorrendo <strong>il</strong> dito lungo la cicatrice che Beherit gli ha<br />

lasciato sulla guancia, ho un brivido e penso a quanto<br />

vicina sia stata a perderlo. Voglio dirgli quanta fiducia<br />

ho in lui e che so che farebbe qualunque cosa per me.<br />

Lo ha dimostrato quando ha rischiato la propria vita<br />

per salvarmi da Beherit. Voglio dirgli che anche io<br />

farei qualunque cosa per lui. Ma non riesco a trovare le<br />

parole a causa <strong>del</strong> groppo che ho in gola. Invece, torno<br />

verso la porta, cacciando via le lacrime, apro la<br />

serratura e lo trascino nell’appartamento.<br />

Lo conduco verso <strong>il</strong> letto, poi lo <strong>bacio</strong> di nuovo.<br />

Sprofondiamo tra le lenzuola, e non desidero altro che<br />

perdermi in lui: senza dover pensare a nulla per un<br />

po’. Ma quando arrivo al bottone dei suoi jeans,<br />

intreccia le dita alle mie e si porta la mia mano sul<br />

volto, poi mi bacia i polpastrelli.<br />

«Non così, Frannie. La nostra prima volta non sarà<br />

per causa sua».<br />

«Non è per causa sua. Voglio solo che noi siamo più<br />

vicini». Ma anche mentre dico questo, non sono<br />

davvero <strong>del</strong> tutto sicura che sia vero, perché quegli<br />

occhi blu e quel sorriso smagliante sono lì nella mia<br />

testa.<br />

Nel cuore sento <strong>il</strong> vuoto, là dove dovrebbe esserci lui.<br />

Gabe già mi manca.<br />

«Presto», dice Luc, e mi bacia. «Ma non ora».


Matt<br />

Gabriel mi ha istruito, prima di entrare<br />

nell’appartamento di Luc. Sto per i fatti miei. Quando<br />

ho iniziato a seguirlo mentre entrava, mi ha fatto<br />

cenno di aspettarlo nell’atrio. Ha detto di aver bisogno<br />

di stare un momento solo con Frannie. Non riesco a<br />

capire come abbia pensato di riuscirci, con <strong>il</strong> demone<br />

nella stessa stanza.<br />

Frannie e <strong>il</strong> demone sono usciti qualche tempo dopo,<br />

e lei sembrava davvero scossa. Ma lui le ha sospirato<br />

qualcosa e sono scomparsi di nuovo oltre la porta.<br />

E da allora sono stato seduto qui, pensando a quale<br />

sia <strong>il</strong> loro rapporto: di tutti e tre.<br />

Gabriel è una Dominazione. Uno dei più potenti <strong>del</strong><br />

Paradiso. Il terzo in ordine di potere dopo Dio stesso.<br />

Ma quando lo osservo con Frannie, ogni cosa in lui<br />

cambia: si addolcisce. Farebbe qualunque cosa per lei.<br />

E <strong>il</strong> suo sguardo, quando mi ha detto che sarebbe<br />

andato via... Sofferenza pura. Se non lo conoscessi<br />

bene, giurerei che si è innamorato di lei.<br />

Potrebbe davvero amarla? Gli angeli amano<br />

chiunque. È ciò che facciamo. Ma, intendo... c’è<br />

qualcosa di più? È seriamente innamorato di lei?<br />

Ci sto ancora ragionando, quando Frannie e <strong>il</strong><br />

demone escono di nuovo sul pianerottolo. Li seguo<br />

verso le scale mentre camminano attaccati, a<br />

braccetto. Proprio mentre arriviamo in fondo alle<br />

scale, la porta si apre. Mentre Frannie la tiene aperta,<br />

una p<strong>il</strong>a di scatole con le gambe varca la soglia,<br />

andandole a sbattere contro. La scatola in cima cade,<br />

mostrando <strong>il</strong> volto di una ragazza. Ha circa la nostra<br />

età, ma è più alta di Frannie, e ha i capelli marroni<br />

come cioccolata, sott<strong>il</strong>i e lunghi davanti agli occhi<br />

verdi.


«Ops. Scusate», dice, proprio quando la scatola cade<br />

dalla p<strong>il</strong>a. Il demone la afferra prima che tocchi terra.<br />

«Presa», dice. «Dove andavi?»<br />

«Duecentodiciotto», risponde lei.<br />

Luc dà un’occhiata a Frannie. «Ti aiutiamo noi?»<br />

«Certo», annuisce Frannie, prendendo una scatola<br />

dalla p<strong>il</strong>a. «Stai traslocando?»<br />

«Sì», fa lei, voltando lo sguardo. «Grazie, ragazzi, ma<br />

non c’è bisogno che mi aiutiate. Sembra che stiate<br />

andando da qualche parte».<br />

«Niente di importante. L’olio può attendere», dice<br />

Frannie, e torna verso le scale.<br />

L’appartamento 218 è accanto a quello di Luc.<br />

Osservo, mentre tutti e tre trasportano le scatole dal<br />

cassone <strong>del</strong> malconcio pickup Ford Hunter arancione<br />

<strong>del</strong>la ragazza, su per le scale e nel suo appartamento.<br />

In tre viaggi portano tutto. La ragazza si asciuga le<br />

gocce di sudore dalla fronte con la manica <strong>del</strong>la felpa<br />

grigia.<br />

«Devo andare al lavoro», dice Frannie. «Ce la fai con<br />

<strong>il</strong> resto?».<br />

La ragazza fissa <strong>il</strong> pavimento, senza guardare Frannie<br />

negli occhi, mentre parla. «Tutto okay... non ho molte<br />

cose».<br />

La guardo osservare la stanza. Esclusi gli armadietti<br />

in cucina, dipinti in un accogliente color mandarino, <strong>il</strong><br />

posto sembra abbastanza tetro. Un unico ambiente<br />

con i muri scrostati e grigiastri. Come<br />

nell’appartamento di Luc, c’è una grande finestra che<br />

si affaccia sullo spiazzo <strong>del</strong> parcheggio. La parte alta<br />

<strong>del</strong> vetro <strong>del</strong>la finestra è rotta, e forma un intricato<br />

motivo a tela di ragno che sembra pronto a esplodere<br />

in centinaia di frammenti al minimo contatto. Lungo <strong>il</strong><br />

muro a destra <strong>del</strong>la finestra c’è un divano verde<br />

consumato, con un ampio strappo nel cuscino


centrale, da cui si è sparsa sul pavimento una<br />

montagna di pezzi di spugna <strong>del</strong>l’imbottitura.<br />

Guardandosi attorno, è diffic<strong>il</strong>e comprendere <strong>il</strong><br />

bagliore di eccitazione negli occhi <strong>del</strong>la nuova arrivata.<br />

Per me è semplicemente deprimente, che è dire tanto,<br />

poiché gli angeli non si deprimono.<br />

Frannie tende la mano. «Dunque, io sono Frannie, e<br />

questo è Luc».<br />

La ragazza prende la mano di Frannie con incertezza<br />

e la scuote. «L<strong>il</strong>i». Abbassa la testa come se la mettesse<br />

a disagio essere al centro <strong>del</strong>l’attenzione.<br />

«Quindi, da dov’è che vieni?», chiede Frannie.<br />

«Oh... uhm... da nessuna parte, in realtà. Mi sono<br />

appena trasferita qui perché andrò alla State in<br />

autunno. Questo è <strong>il</strong> posto più vicino alla città che<br />

potessi permettermi».<br />

«Bene, io sono alla porta accanto, quindi se hai<br />

bisogno di qualunque cosa...», dice Luc, mentre lui e<br />

Frannie vanno verso la porta.<br />

«Grazie», risponde lei, e si passa una mano tra i<br />

capelli, tirando via le ciocche umide dalla fronte<br />

sudata e permettendomi di vedere brevemente uno<br />

scorcio <strong>del</strong> suo viso.<br />

È una buona cosa che io sia invisib<strong>il</strong>e, poiché quando<br />

<strong>il</strong> demone e Frannie scompaiono verso l’androne e<br />

sulle scale, mi trovo immob<strong>il</strong>izzato lì. Non posso<br />

smettere di fissarla. Lei è diversa da chiunque io abbia<br />

mai visto prima. O abbia sentito prima. C’è qualcosa di<br />

totalmente sconosciuto nella sua anima. Non riesco a<br />

leggerla molto bene; mi arrivano soltanto dei<br />

frammenti: sensazioni vaghe. C’è un lato oscuro in lei,<br />

e la sua anima è già destinata all’Inferno, ma c’è anche<br />

una parte ferita che chiede aiuto. E qualcosa in quegli<br />

occhi verdi mi fa desiderare di essere quello che la<br />

aiuterà.


Sono talmente ipnotizzato da lei che dimentico me<br />

stesso, e non faccio in tempo a uscire quando si dirige<br />

verso la porta per chiuderla. Quando mi passa<br />

attraverso, sento una scarica di... qualcosa.<br />

Desiderio?<br />

Credo di sì. Ho un brivido, mentre una scossa<br />

elettrica mi scorre dentro, poi ruoto su me stesso e la<br />

guardo chiudere la porta e girare la chiave.<br />

Improvvisamente mi ritrovo a essere dalla parte<br />

sbagliata <strong>del</strong>la porta. Queste chiusure sono previste<br />

per tenere fuori gli altri. Indietreggio, ma esito, prima<br />

di attraversare <strong>il</strong> muro per passare nel corridoio.<br />

Quegli occhi. C’è qualcosa in quegli occhi.<br />

Mi avvicino e raggiungo <strong>il</strong> suo viso, sentendomi come<br />

una falena inspiegab<strong>il</strong>mente attratta da una fiamma.<br />

Ho bisogno di toccarla. Ma prima che la mia mano<br />

l’abbia sfiorata, si volta e si dirige verso la p<strong>il</strong>a di<br />

scatole.<br />

Santo Cielo. Cosa sto facendo?<br />

Scuoto la testa, poi attraverso <strong>il</strong> muro e me ne sto<br />

semplicemente in piedi sul pianerottolo per un lungo<br />

momento, cercando di riprendermi. Cos’era? Non ho<br />

mai provato prima d’ora un bisogno come questo:<br />

desiderio primitivo, che smuove qualcosa di selvaggio<br />

dentro di me. Respirando profondamente, faccio<br />

alcuni saltelli per mandar via la tensione, ma non sono<br />

ancora tornato completamente in me quando mi<br />

proietto sul sed<strong>il</strong>e posteriore <strong>del</strong>la macchina di<br />

Frannie. Resto invisib<strong>il</strong>e, mentre esce dallo spiazzo <strong>del</strong><br />

parcheggio, e non ricompaio finché non siamo arrivati<br />

a metà strada, e solo allora permetto a Frannie e al<br />

demone di vedermi, sul sed<strong>il</strong>e posteriore <strong>del</strong>la<br />

decappottab<strong>il</strong>e.


«È carino da parte tua unirti a noi», dice lui, mentre<br />

prendo la mia cintura di sicurezza e la aggancio.<br />

Riprendo a ciondolare sul sed<strong>il</strong>e, sentendomi ancora<br />

leggermente scosso da quello che è successo con L<strong>il</strong>i.<br />

«Quindi... cosa pensi di quella ragazza?».<br />

Il demone mi lancia un’occhiata di traverso. «Be’,<br />

penso che sia una ragazza».<br />

Aggrotto le sopracciglia. «Ah, ah. Intendo, non<br />

sembrava, non so... come se avesse bisogno di aiuto, o<br />

altro?».<br />

Frannie mi guarda dallo specchietto retrovisore.<br />

«Forse. Sembrava davvero timida, e come impaurita.<br />

La terrò d’occhio».<br />

Anch’io.


Frannie<br />

Capitolo 2<br />

La cucina <strong>del</strong>l’Inferno<br />

Il tempo di arrivare a casa e indossare la mia<br />

strettissima T-shirt di Ricco’s, e sono in ritardo per <strong>il</strong><br />

lavoro. E Ricco non lascerà che me ne dimentichi.<br />

La migliore amica di mia sorella Maggie, Delanie –<br />

cameriera extraordinaire –, sta accanto a Ricco alla<br />

cassa, con i lunghi capelli neri tirati indietro e stretti a<br />

coda di cavallo e uno scint<strong>il</strong>lio negli occhi grigio fumo.<br />

«Ehi, Frannie», dice, poi dà un’occhiata laterale a<br />

Ricco e fa una piccola smorfia, prima di dirigersi al<br />

rubinetto <strong>del</strong>la soda.<br />

Ricco mi guarda accigliato, con i suoi lineamenti tesi<br />

e severi da italiano. Non la prendo sul personale, però.<br />

Mi sono resa conto che Ricco odia tutti i suoi<br />

dipendenti. È convinto che lo facciamo fesso. «A te<br />

tocca la festa di compleanno <strong>del</strong>le tre e mezza», dice.<br />

Grandioso. Ragazzini infernali e niente mance.<br />

Guarda oltre la mia spalla, e sul viso gli si forma un<br />

sorriso: una boccata di denti storti e macchiati di caffè.<br />

Tiene <strong>il</strong> pugno alzato in aria, mostrando ampie<br />

macchie gialle tra le pieghe <strong>del</strong> suo camice bianco da<br />

cuoco. «Un toro!» 1 , dice a Luc, tendendogli <strong>il</strong> pugno<br />

da colpire.<br />

Immagino che dopo tutto non gli importi <strong>del</strong> fatto<br />

che Luc si aggiri lì.<br />

«Un toro?», dico.


Un sorriso cinico increspa le labbra di Luc, che<br />

scuote la testa.<br />

Guardo di nuovo Ricco, che continua a sorridere a<br />

Luc, ma non mi risponde. Probab<strong>il</strong>mente sta<br />

rimuginando qualcosa che ha a che vedere con le<br />

ragazze. Ed eccole lì. Mentre guardo Luc dirigersi<br />

verso <strong>il</strong> suo solito box nella sala sul retro, vedo le<br />

uniche altre persone presenti – un gruppo di quattro<br />

ragazze <strong>del</strong>le scuole medie nel porticato sul retro – che<br />

si dirigono in f<strong>il</strong>a verso quello accanto al suo.<br />

Mi rendo conto che sto fissando Luc e sorridendo<br />

inebetita, quando la voce di Ricco interrompe <strong>il</strong> mio<br />

sognare.<br />

«Sembri felice riguardo a quella festa. Forse le darò<br />

tutte a te».<br />

«Tanto...», dico, e mi dirigo verso <strong>il</strong> bancone, dove<br />

Dana, l’unica altra cameriera che Ricco non ha<br />

cacciato, trascina i piedi con una brocca di soda.<br />

Faccio un respiro profondo e cerco di liberare la<br />

mente. «Niente pizze per terra, oggi», prometto ad alta<br />

voce, facendo un patto con me stessa. Devo restare<br />

concentrata. Ma già so che è inut<strong>il</strong>e. Ho una stretta al<br />

cuore, ed è quasi impossib<strong>il</strong>e togliermi Gabe dalla<br />

testa. Non posso credere che sia davvero andato via...<br />

ma so che è vero. Non riesco più a sentirlo. Non mi ero<br />

resa conto di quanto fosse diventato parte di me finché<br />

non l’ho perso. Faccio un altro respiro profondo ed<br />

emetto un lungo sospiro, voltandomi verso dove è<br />

seduto Luc. Immediatamente mi sento di nuovo in<br />

colpa.<br />

«Fai bene a tenerlo d’occhio».<br />

Mi allaccio <strong>il</strong> grembiulino nero e mi volto a guardare<br />

Delanie, che sta dietro di me.<br />

C’è un sorriso ambiguo sul suo viso, quando inclina la<br />

testa e accenna al box accanto a quello di Luc. Dana


poggia la brocca di soda sul tavolo, mentre le<br />

studentesse discutono su chi debba sedersi con le<br />

spalle a Luc. Tre di loro si stringono su un lato,<br />

lasciando <strong>il</strong> posto di spalle a Luc a una bionda<br />

imbronciata, con l’acne e l’apparecchio ai denti.<br />

Delanie alza le spalle e si dirige al tavolo di Luc per<br />

asciugarlo con uno strofinaccio.<br />

Luc<br />

Non ho deciso se dire o meno a Frannie che lavora<br />

per un Imp. L’ho osservato attentamente, e finora<br />

sembra inoffensivo. Non sono neanche certo che<br />

sappia davvero di esserlo. Come la loro controparte<br />

angelica, i Neph<strong>il</strong>im, gli Imp sono mortali; così, se non<br />

ereditano alcun potere speciale dal loro demone,<br />

potrebbero non sapere mai di esserlo. Ma ci sono<br />

alcuni segnali rivelatori.<br />

Gli Imp odorano sempre leggermente di zolfo. Non<br />

proprio percepib<strong>il</strong>e all’olfatto di un uomo, ma <strong>il</strong> mio lo<br />

sente ancora.<br />

Portando in giro Matt, ho scoperto che gli Imp non<br />

sono i soli che si possono riconoscere da segnali<br />

rivelatori. Gli angeli non proiettano un’ombra ben<br />

<strong>del</strong>ineata. Le loro ombre sono sempre leggermente<br />

sfumate ai bordi. Così, a meno che non sia buio pesto,<br />

è fac<strong>il</strong>e identificarli. Con i demoni è anche più fac<strong>il</strong>e.<br />

Non riescono mai a nascondere completamente lo<br />

scint<strong>il</strong>lio dei loro occhi. Ne rimane sempre un<br />

barlume, che è fac<strong>il</strong>e individuare, con la pratica: cosa<br />

che non mi manca.<br />

Scivolo nell’angolo <strong>del</strong>la sala sul retro, con le spalle al<br />

muro, e poggio una gamba sulla panca. Delanie arriva<br />

e asciuga <strong>il</strong> mio tavolo con uno strofinaccio sporco,


lasciandolo peggio di prima.<br />

«Ehi, Luc. Venite dai Gallagher a sentirci suonare,<br />

domani?», chiede lei, sedendosi di fronte a me.<br />

«Non ce lo perderemo».<br />

«Bene. Ci dovrebbe essere anche un talent scout. Se<br />

qualcuno te lo chiede, digli che sei venuto per sentire<br />

noi».<br />

«Vi state avviando al successo? Vi ricorderete tutti i<br />

vostri vecchi fan, quando suonerete negli stadi pieni?».<br />

Un sorriso sarcastico le solleva un angolo <strong>del</strong>la bocca.<br />

«Lo spero».<br />

Frannie si avvicina con la penna e <strong>il</strong> blocchetto in<br />

mano. «Cosa posso portarle, signore?», poi fa le fusa.<br />

Delanie sorride a Frannie e si allontana dal tavolo.<br />

«Ci vediamo».<br />

«Quello che voglio...», dico, sfregando <strong>il</strong> piede<br />

sull’esterno <strong>del</strong>la coscia di Frannie, «...non è nel<br />

menù».<br />

Lei aggrotta le sopracciglia, ma non si allontana. «E<br />

un’ora fa non lo volevi?»<br />

«Stavo pensando a un cheeseburger», rispondo,<br />

cercando di trattenere una risatina, mentre lei alza gli<br />

occhi al cielo.<br />

«Una fetta di pizza di cartone al formaggio subito in<br />

arrivo», fa lei, scribacchiando sul blocchetto con<br />

enfasi.<br />

Guardando Frannie che torna al bancone, non posso<br />

trattenere <strong>il</strong> sorriso che mi si forma sulle labbra.<br />

Respiro profondamente, mi sforzo di distogliere lo<br />

sguardo da lei, e osservo <strong>il</strong> ristorante.<br />

Da questa postazione posso vedere bene l’intero<br />

locale, compreso l’Imp dietro al bancone. Ne<br />

approfitto per studiarlo, mentre Frannie appende la<br />

mia ordinazione alla finestra <strong>del</strong>la cucina. È<br />

impegnato ad armeggiare con <strong>il</strong> cassetto <strong>del</strong>


egistratore di cassa, un’avarizia incontrollata che gli<br />

<strong>il</strong>lumina gli occhi e <strong>il</strong> volto intero. Chiude <strong>il</strong> cassetto<br />

proprio mentre la porta si apre. Alza lo sguardo pieno<br />

di aspettative, ma subito <strong>il</strong> suo volto diventa una<br />

maschera di paura.<br />

Mi si rizzano i peli sulla nuca. Un attimo dopo<br />

capisco perché.<br />

Rhenorian.<br />

Forse, dopo tutto, ho conservato un po’ <strong>del</strong> mio sesto<br />

senso, in questa mia umanità.<br />

Incute timore, anche a un ex demone. Alto due metri<br />

e dieci, e con una montagna di muscoli,<br />

terrorizzerebbe la maggior parte degli esseri umani. Si<br />

passa una mano aperta tra i lunghi capelli scuri ramati<br />

ed entra con indifferenza. Quando mi vede, i suoi occhi<br />

si assottigliano, e un ghigno gli appare sul viso largo e<br />

tondo. Le ragazze <strong>del</strong> box accanto al mio<br />

ammutoliscono immediatamente, mentre lui si<br />

avvicina a passi lunghi e si piazza seduto davanti a me<br />

con la sua mole ingombrante.<br />

«Lucifer. Che piacevole sorpresa».<br />

Combatto l’impulso di prendere Frannie e correre<br />

via. Ormai è troppo tardi. La Sicurezza si muove in<br />

gruppi. Sono certo che alcuni degli scagnozzi di<br />

Rhenorian sono fuori in attesa. E devo scoprire quello<br />

che sa, e per quale motivo si trova lì.<br />

«Rhenorian». Gli faccio un cenno. «Mi riesce diffic<strong>il</strong>e<br />

pensare che sia stata una sorpresa».<br />

Un sorriso enorme si forma lentamente sul faccione<br />

<strong>del</strong> demone. «Dunque, come andranno le cose?»<br />

«Be’, per cominciare, dai un’occhiata al menù», dico,<br />

passandogliene uno sul tavolo, «e quando avrai deciso,<br />

la cameriera verrà a prendere la tua ordinazione». Do<br />

uno sguardo a Frannie e Dana, che ci fissano da dietro


<strong>il</strong> bancone.<br />

L’ironia scompare dal sorriso, ma <strong>il</strong> sorriso no. «Sei<br />

sempre stato abbastanza comico, Lucifer, ma ora<br />

smett<strong>il</strong>a con le buffonate».<br />

«Okay, allora. Dimmelo tu: come andranno le cose?»<br />

«Be’, dipende. Fac<strong>il</strong>e: ti alzi e vieni fuori con me, poi<br />

ci proiettiamo all’Inferno per <strong>il</strong> tuo processo. Diffic<strong>il</strong>e:<br />

ti prendo e ti trascino fuori, poi ci proiettiamo<br />

all’Inferno per <strong>il</strong> tuo processo».<br />

«Uhm. Noto un solo difetto nel tuo piano<br />

grandiosamente concepito».<br />

Si inclina verso di me. «E sarebbe...?»<br />

«Cosa sto pensando?».<br />

Il suo volto si incupisce, e rimugina. «Non lo so. Hai<br />

<strong>del</strong>le zone schermate all’Inferno, o qualcosa di sim<strong>il</strong>e».<br />

«Pensa più in grande, Rhen».<br />

Alzo lo sguardo e vedo Frannie dietro al bancone,<br />

nella sala, sollecitata da qualche energia invisib<strong>il</strong>e.<br />

Matt. Mi sento meglio, sapendo che lei è sotto la sua<br />

protezione. Eppure, i suoi occhi sono ancora puntati<br />

su Rhenorian, e ha le mascelle serrate e i muscoli in<br />

tensione. Conosco quello sguardo. Sta pensando a<br />

come distruggerlo. Incrocio i suoi occhi e scuoto<br />

impercettib<strong>il</strong>mente la testa. Rhenorian è concentrato<br />

su di me, e voglio che ci resti. Sembra totalmente<br />

ignaro <strong>del</strong> fatto che è Frannie <strong>il</strong> bersaglio più<br />

importante.<br />

Frannie mi osserva, e quando torno a guardare<br />

Rhenorian <strong>il</strong> suo volto è aggrottato in un’espressione<br />

frustrata. «Non riesco a leggere nulla. È quasi come se<br />

tu fossi umano, o altro».<br />

Mi volto lentamente verso di lui e alzo un<br />

sopracciglio.<br />

Lui mi fissa per un secondo con uno sguardo<br />

enigmatico; poi spalanca gli occhi e scatta in piedi,


spingendo <strong>il</strong> tavolo contro di me e mandando all’aria <strong>il</strong><br />

menù. «Cosa diavolo...?».<br />

Do uno sguardo alle ragazzine nel box alle spalle di<br />

Rhenorian, che hanno osservato con prudenza.<br />

«Stai giù, ragazzo», dico con calma.<br />

Lui si inf<strong>il</strong>a di nuovo al suo posto, raddrizzando <strong>il</strong><br />

tavolo. Per un lungo momento non dice nulla. Mi<br />

osserva soltanto, come se cercasse di vedermi dentro.<br />

«Come ci sei riuscito?», chiede alla fine.<br />

«Non sono stato io. Mi è stato fatto».<br />

«Qualcun altro ti ha fatto diventare umano? Hai<br />

trovato un... cosa? Un prestigiatore?».<br />

Mi rendo conto che probab<strong>il</strong>mente ho parlato troppo.<br />

Per riportare la conversazione su di me, dico:<br />

«Dunque, capisci che non posso proiettarmi da<br />

nessuna parte. Potresti soltanto uccidermi e condurre<br />

di nuovo la mia anima all’Inferno, se non fosse per<br />

quell’altra cosa».<br />

Pianta le dita sul tavolo, davanti a sé, e gli si<br />

assottigliano gli occhi. «Quale altra cosa?».<br />

Lo fisso a lungo dritto negli occhi, e non riesco a<br />

impedire che un sorriso mi increspi le labbra quando<br />

dalla sua espressione mi rendo conto che ha capito.<br />

«Dannato Inferno! Sei destinato al Paradiso!», dice,<br />

saltando di nuovo via dal box.<br />

«Quindi, come vedi, Rhen, se Lui vuole che torni<br />

all’Inferno, avrete bisogno di pianificare ancora un po’,<br />

per escogitare <strong>il</strong> modo di riportarmi lì».<br />

«E perché diavolo non me l’avrebbe detto?»<br />

«Non lo so. Forse ha pensato che con la tua<br />

intelligenza limitata...».<br />

Spinge <strong>il</strong> tavolo contro di me, poi mi guarda furioso e<br />

borbotta: «Fottiti, faccia d’angelo». Ruota sui tacchi e<br />

f<strong>il</strong>a via uscendo da Ricco’s, lasciando un sentore di<br />

uova marce al suo passaggio.


Alzo lo sguardo mentre allontano da me <strong>il</strong> tavolo, e<br />

vedo le quattro ragazze <strong>del</strong> box accanto darsela a<br />

gambe. E quando guardo verso <strong>il</strong> bancone, Ricco,<br />

Dana e Delanie sono immob<strong>il</strong>i, a bocca aperta.<br />

Ricco sembra sinceramente sconvolto, e anche un po’<br />

impaurito. Sono certo di notare un brivido, nella sua<br />

corporatura minuta, quando si aggira attorno al<br />

registratore di cassa in modo protettivo. Ma non c’è<br />

traccia di consapevolezza, né di comprensione nei suoi<br />

occhi scuri. Non credo neanche che sappia che<br />

esistono i demoni.<br />

Così, apparentemente, la metà demoniaca dei suoi<br />

fam<strong>il</strong>iari non si è trattenuta quaggiù. Non mi<br />

sorprende. I demoni non sono dei geni nell’allevare<br />

figli.<br />

Il mio sguardo si rivolge a Frannie, che corre verso di<br />

me attraverso la stanza.<br />

«Va tutto bene, Frannie».<br />

«Cosa voleva?»<br />

«Rhenorian è <strong>il</strong> capo <strong>del</strong>la Sicurezza. È stato inviato<br />

per riportarmi indietro. Ma sembra che non sia stato<br />

istruito sui dettagli di ciò che questo avrebbe<br />

comportato». La guardo negli occhi. «E credo che lui<br />

non sappia neanche che esisti, quindi è tutto okay».<br />

Si avvicina di più, con <strong>il</strong> terrore ancora evidente sul<br />

volto. «È tutto okay? Non è per niente okay! Non può<br />

averti».<br />

«Non può prendermi, finché sono destinato al<br />

Paradiso», la rassicuro.<br />

Faccio questa considerazione mentre Frannie mi<br />

guarda. Ha un senso che re Lucifero insegua<br />

accanitamente ciò che è Suo di diritto, suppongo.<br />

Questo spiegherebbe perché Rhenorian è venuto da<br />

me, e perché sembra non aver notato affatto Frannie,<br />

ma...


«Perché Lucifero avrebbe mandato Rhenorian a<br />

cercarmi senza dirgli che ero umano?», mi chiedo ad<br />

alta voce. «A meno che...».<br />

È allora che mi viene in mente: forse neanche Lui lo<br />

sa. Il mio capo, Beherit, era l’unico a saperlo. L’unico<br />

ad essere stato testimone <strong>del</strong>la mia umanità. Se per<br />

qualche ragione non lo avesse detto...<br />

Ma ora Lui lo saprà. Rhenorian glielo riferirà. Poi<br />

cosa succederà?<br />

La porta si apre di nuovo, e tutti ci voltiamo di colpo<br />

per vedere chi è. Quando <strong>il</strong> nonno di Frannie fa <strong>il</strong> suo<br />

ingresso, tutti insieme sospiriamo di sollievo.<br />

Il nonno viene al nostro tavolo. Percependo la<br />

tensione che regna nel locale, aggrotta la fronte. «Cosa<br />

mi sono perso?».<br />

Frannie mi lancia un’occhiata di avvertimento,<br />

mentre suo nonno si inf<strong>il</strong>a nel box sedendosi di fronte<br />

a me. Lui sa cosa sono... o ero. Glielo dicemmo perché<br />

avevamo bisogno <strong>del</strong> suo aiuto. Ma non sa quanto sia<br />

incombente <strong>il</strong> pericolo per sua nipote. Il fatto che<br />

Rhenorian fosse qui per me, e non per lei, sarebbe<br />

troppo poco per alleviare la sua preoccupazione.<br />

Lei ostenta un gran sorriso, br<strong>il</strong>lante come uno<br />

zircone gigante.<br />

«Niente, nonno», dice poggiando <strong>il</strong> mio piatto<br />

davanti a me, sul tavolo. «Cosa ti porto? Il solito?».<br />

Si esprime con circospezione. «Va bene». Quando<br />

Frannie torna in cucina con la sua ordinazione, lui mi<br />

guarda minaccioso. «Cosa sta succedendo?»<br />

«Niente, davvero».<br />

«Quelle stronzate da demone possono andar bene<br />

per i genitori di Frannie, ma io so riconoscere un<br />

pericolo, quando lo vedo».<br />

Faccio un gran sospiro, e i miei occhi cercano<br />

Frannie, al rubinetto <strong>del</strong>la soda. «Sembra che


all’Inferno non siano rimasti entusiasti <strong>del</strong>la mia<br />

defezione».<br />

Il suo sguardo ost<strong>il</strong>e diventa furioso. «Se d’ora in<br />

avanti metterai Frannie in pericolo...».<br />

«Allora dovrei andarmene», finisco la frase per lui.<br />

Mi guarda minaccioso ancora per un po’, poi si<br />

sporge un po’ di più verso di me. «Dicevi che è stata<br />

Frannie a cambiarti». Posso comprendere la domanda<br />

che mi ha appena fatto, e la preoccupazione nei suoi<br />

occhi.<br />

Guardo in basso le mie mani, e ruoto <strong>il</strong> piatto sul<br />

tavolo. «Non so come funziona», dico, cercando di<br />

prevenire la sua domanda con una mezza risposta.<br />

«Ma hai detto che comunque è stata lei; è per questo<br />

che l’Inferno la vuole».<br />

Alzo lo sguardo. Ma non la testa. «Sì».<br />

«Quindi, cosa farai per impedire che la prendano?»<br />

«Ci sto ancora pensando».<br />

«Questo tipo, Gabriel...».<br />

Dio, ma quante cose gli abbiamo raccontato quella<br />

notte? «È un angelo, e ci sta aiutando».<br />

«Ha destinato la sua anima come volevi?».<br />

Stavolta sollevo la testa e sorrido. «Sì».<br />

«E hai detto che questo l’avrebbe protetta».<br />

«Dovrebbe».<br />

Sembra soddisfatto, per <strong>il</strong> momento, e sorride a<br />

Frannie, quando si avvicina con la sua pizza e la soda.<br />

Matt<br />

È perfetto. Ora anche <strong>il</strong> demone ne ha uno, proprio<br />

accanto a sé. Forse quel grande demone mi toglierà<br />

Luc di torno. Me lo toglierà dalle mani.<br />

Seguo Frannie in cucina, mentre appende


l’ordinazione <strong>del</strong> nonno, ma mi fermo quando vedo <strong>il</strong><br />

nonno e Luc avvicinare le teste l’una all’altra. Torno<br />

indietro al loro tavolo per origliare. Non posso credere<br />

che <strong>il</strong> nonno sappia così tanto. Una schiacciante<br />

sensazione di bisogno di lui – la voglia di mostrarmi a<br />

lui – quasi mi butta a terra. Perché no, se sa<br />

<strong>del</strong>l’esistenza degli angeli e dei demoni? Perché non<br />

dovrei dirglielo? Io non ho nessuno, e Frannie ha tutti.<br />

Perché non posso avere <strong>il</strong> nonno?<br />

Sono sul punto di comparire, quando entra una<br />

coppia con quattordici ragazzini scalmanati. Una festa<br />

di compleanno.<br />

E torno bruscamente in me.<br />

Non posso avere <strong>il</strong> nonno perché questo è contrario a<br />

<strong>del</strong>le stupide regole. Ci è vietato apparire ai nostri<br />

parenti. Causa troppo dolore e sofferenza in chi è<br />

ancora vivo. Se mi rivelassi al nonno soltanto perché<br />

ne ho voglia, rischierei le ali.<br />

Questo è <strong>il</strong> motivo per cui così pochi, tra noi, vengono<br />

scelti come custodi, e l’addestramento è così lungo e<br />

intenso. Le tentazioni sono pressoché irresistib<strong>il</strong>i.<br />

Quasi tutti i custodi si allenano per secoli prima di<br />

essere pronti – almeno fino a quando i loro fam<strong>il</strong>iari<br />

più vicini non sono morti – ma io mi sono allenato<br />

soltanto per dieci anni.<br />

Guardo di nuovo <strong>il</strong> nonno, poi mi allontano dal<br />

tavolo. Forse non sono ancora pronto, dopo tutto.<br />

Forse non avrei dovuto bruciare le tappe per essere <strong>il</strong><br />

custode di Frannie.<br />

Forse Gabriel ha commesso un errore enorme.<br />

1 In italiano nel testo.


Frannie<br />

Capitolo 3<br />

Il diavolo in corpo<br />

Ieri, da Ricco’s, quel demone mi ha spaventato a<br />

morte. Incubi in cui <strong>il</strong> pavimento si apriva per<br />

inghiottire Luc in una sorta di orrib<strong>il</strong>e terremoto<br />

infernale mi hanno tenuta sveglia tutta la notte. Ho<br />

iniziato ad alzarmi e ad andare alla finestra per<br />

assicurarmi che la Shelby fosse ancora lì. Quando è<br />

andato via, questa mattina, mi sono sentita male. Ho<br />

pensato di dire a Matt di andare con lui.<br />

Mi sono sempre aspettata che l’Inferno sarebbe<br />

venuto a cercare me, ma non avevo mai pensato a Luc:<br />

che avrebbero voluto indietro anche lui. La b<strong>il</strong>e ribolle<br />

nel mio stomaco chiuso, mentre guido, velocissima,<br />

per poterlo raggiungere. Forse Gabe dovrebbe tornare.<br />

Penso che entrambi abbiamo bisogno di un angelo<br />

custode.<br />

«Stavo pensando». Matt si ciondola sul sed<strong>il</strong>e <strong>del</strong><br />

passeggero con gli occhi chiusi. Il vento, nella<br />

decappottab<strong>il</strong>e aperta, gli fa danzare i capelli, che<br />

luccicano intorno al suo viso, facendolo apparire<br />

ancora più angelico.<br />

«A cosa?».<br />

Quando apre gli occhi per guardarmi, br<strong>il</strong>lano di<br />

speranza. «Forse dovrei provare a essere visib<strong>il</strong>e».<br />

«Intendi a casa? Potresti, che so, incontrare mamma<br />

e papà?». Il mio cuore quasi salta via dal petto quando


gli lancio un’occhiata.<br />

Lui scuote lentamente la testa, mentre un sorriso<br />

sconsolato gli appare in viso. «È vietato. Non mi è<br />

permesso mostrarmi a nessuno <strong>del</strong>la mia famiglia – o<br />

a nessuno che mi conosca, in realtà».<br />

«Ma potresti avere una vita, o qualcosa <strong>del</strong> genere?<br />

Intendo, cioè... non lo so... farti degli amici e cose<br />

sim<strong>il</strong>i?». Osservo le mie nocche bianche, mentre<br />

stringo <strong>il</strong> volante e cerco di r<strong>il</strong>assarmi.<br />

Lo guardo ancora, quando si solleva scomodamente<br />

sul sed<strong>il</strong>e. Sembra che stia per dire no, poi si volta<br />

verso di me con un temporale negli occhi. La speranza<br />

c’è ancora, ma è annebbiata dal dubbio – e dalla<br />

tristezza. «Non lo so».<br />

«Allora, perché vuoi essere visib<strong>il</strong>e?»<br />

«Penso soltanto che mi sarebbe più fac<strong>il</strong>e proteggerti.<br />

Non mi piace che ci sia quel demone squ<strong>il</strong>ibrato che<br />

tallona <strong>il</strong> tuo ragazzo».<br />

Un gelo mi sale lungo la schiena, quando l’immagine<br />

<strong>del</strong>l’incubo mi torna in mente all’improvviso. Faccio<br />

un sospiro profondo e la caccio via. «Be’, sarebbe più<br />

fac<strong>il</strong>e per me, se sapessi quando ci sei».<br />

Mi ritrovo ad agitarmi sul sed<strong>il</strong>e e mi fermo. Non c’è<br />

bisogno che gli dica quanto mi fa sentire a disagio<br />

essere sempre osservata. Sta soltanto facendo <strong>il</strong> suo<br />

lavoro, e sono così contenta di averlo riavuto indietro.<br />

Non voglio che ci rimanga male per qualche<br />

situazione.<br />

Lui alza le spalle. «Penso anche che dovrei iniziare a<br />

conoscere alcune <strong>del</strong>le persone che abitano nel palazzo<br />

di Luc». Accenna all’edificio con un gesto <strong>del</strong>la testa,<br />

mentre svoltiamo l’angolo <strong>del</strong>lo spiazzo <strong>del</strong><br />

parcheggio.<br />

«Come... L<strong>il</strong>i», dico, indicandola quando compare<br />

sulla porta con una grande busta di spazzatura.


Matt ruota la testa come una molla in direzione <strong>del</strong><br />

palazzo di Luc. «Uhm...», mormora lui, appena prima<br />

di scomparire.<br />

Sto ancora ridendo, mentre mi inf<strong>il</strong>o in un posto<br />

vicino alla porta e spengo <strong>il</strong> motore.<br />

«Ehi, Frannie». L<strong>il</strong>i passa accanto alla mia macchina<br />

e getta <strong>il</strong> sacco di spazzatura nel cassonetto.<br />

«Ehi».<br />

Lei viene verso lo sportello <strong>del</strong> guidatore. «Ho visto<br />

uscire Luc poco fa».<br />

«Oh». Do un’occhiata allo spiazzo. «Mi chiedo dove<br />

sia andato».<br />

Lei alza le spalle. «Non gliel’ho chiesto. Ma entra»,<br />

dice, alludendo all’edificio con un gesto <strong>del</strong>la mano.<br />

«Puoi aspettarlo nel mio appartamento».<br />

«In realtà sto andando al lavoro», dico tirando la mia<br />

T-shirt di Ricco’s.<br />

I suoi lunghi capelli scuri le si riversano sul viso,<br />

quando abbassa la testa. «Oh... okay».<br />

Immediatamente mi sento a disagio pensando che<br />

questa poverina non conosce nessuno. Probab<strong>il</strong>mente<br />

è sola. «Ma penso di potermi fermare un po’», ribatto,<br />

saltando giù dalla macchina.<br />

Gli occhi di L<strong>il</strong>i si <strong>il</strong>luminano quando scosta via le<br />

ciocche di capelli dal volto con <strong>il</strong> dorso <strong>del</strong>la mano. Si<br />

avvicina e tocca <strong>il</strong> crocifisso che spunta da sotto la mia<br />

camicia.<br />

«È un bell’oggetto. Ha qualcosa di gotico. Dove l’hai<br />

preso?».<br />

Lo sollevo dalla catenina, così può dare meglio<br />

un’occhiata. «Luc».<br />

Scoppia a ridere. «Pensavo a tua nonna o qualcosa<br />

<strong>del</strong> genere. Questo è... uhm... romantico?».<br />

Rido. «Non tanto. Diciamo che per noi rappresenta<br />

qualcosa».


Saliamo insieme nel suo appartamento, e giuro che<br />

sembra che vi sia esplosa una bomba: una<br />

combinazione tra le cose spacchettate a metà e<br />

l’assenza di posti per riporle. All’angolo c’è un divano<br />

rovinato con documenti e vestiti – soprattutto felpe e<br />

pantaloni da tuta in varie tonalità di grigio – sparsi<br />

sopra. L’unico altro pezzo di arredamento è uno<br />

sgabello da bar accanto al piccolo ripiano <strong>del</strong>la cucina.<br />

Niente letto. Deve dormire sul divano.<br />

«Vuoi qualcosa da bere?», dice aprendo l’antiquato<br />

frigorifero bianco nella piccola cucina. «Ho... uh...».<br />

Chiude <strong>il</strong> frigorifero e punta al lavandino, sembrando<br />

leggermente imbarazzata. «Acqua».<br />

Scuoto la testa e mi siedo sulla parte libera <strong>del</strong><br />

divano. «No, grazie».<br />

Lei trascina i piedi e mi raggiunge, spostando le carte<br />

sul pavimento di linoleum scrostato. Si rannicchia,<br />

sollevando le ginocchia al petto e abbracciandole. «Mi<br />

dispiace che qui sembri una discarica. Diciamo che sto<br />

vivendo di scatole».<br />

Mi guardo attorno. C’è davvero confusione. «Vuoi un<br />

aiuto per sistemare?»<br />

«Noo... grazie. In fondo non ho poi tante cose».<br />

Sembra ancora imbarazzata, e stringe più forte le<br />

ginocchia a sé, osservandosi lo smalto verde scrostato<br />

sulle unghie. «La verità è che non ho altro posto dove<br />

metterle, se non di nuovo nelle scatole».<br />

«Mia madre ha un vecchio mob<strong>il</strong>e in garage, se lo<br />

vuoi».<br />

Lei risponde troppo velocemente. «No...».<br />

«Davvero. Dovresti prenderlo. Sta lì buttato a<br />

raccogliere polvere e a occupare spazio. Mamma<br />

sarebbe felice di liberarsene».<br />

Distoglie gli occhi dalle sue unghie e mi guarda.<br />

«Be’... se sei sicura che non ne avete bisogno...».


«Ne sono sicura. Possiamo caricarlo sul tuo pickup e<br />

portarlo qui». Le faccio <strong>il</strong> mio migliore sorriso di<br />

rassicurazione.<br />

Lei azzarda un accenno di sorriso. «Grazie».<br />

«E visto che avrai un posto per mettere i vestiti...»,<br />

dico, passando un dito sulle felpe grigie sul bracciolo<br />

<strong>del</strong> divano accanto a me, «...forse puoi ampliare un po’<br />

<strong>il</strong> tuo guardaroba».<br />

«Cos’ha che non va <strong>il</strong> mio guardaroba?».<br />

Dall’espressione sofferta <strong>del</strong> volto e dal tono sulla<br />

difensiva mi rendo conto di averla offesa.<br />

«Scusa. Niente, in realtà. Ma è giugno, e <strong>il</strong> caldo può<br />

soltanto aumentare. Non vorresti qualcosa di più...<br />

estivo?».<br />

Sembra timida, con gli occhi rivolti al pavimento, e<br />

improvvisamente capisco che <strong>il</strong> problema sono i soldi.<br />

«Sto bene così».<br />

«Tutte le cose estive sono in saldi al centro<br />

commerciale. È <strong>il</strong> momento migliore per fare degli<br />

ottimi affari». Le proporrei di venire a fare shopping<br />

nel mio armadio, ma sono certa che questo la<br />

offenderebbe ancora di più, e sfortunatamente non<br />

abbiamo proprio la stessa taglia. Lei è almeno diciotto<br />

centimetri più alta di me, e non riesco a capire se sia<br />

soltanto un po’ robusta o enormemente prosperosa. È<br />

diffic<strong>il</strong>e dirlo, attraverso la felpa che la infagotta.<br />

«Tutto sommato non me ne importa niente di come<br />

mi vesto», dice tirando la sua felpa.<br />

«Soltanto alcuni top... magari una T-shirt?»<br />

«Forse...». Mi guarda di nuovo. «Be’... sì... okay...».<br />

Un grande sorriso le si apre sul viso. «Ottimo.<br />

Quando?».<br />

Controllo mentalmente i miei orari di lavoro.<br />

«Giovedì prossimo, nel pomeriggio. Vedrò se le mie<br />

amiche Taylor e R<strong>il</strong>ey vogliono venire. Giornata di


uscita per le donne».<br />

Il suo sorriso vac<strong>il</strong>la. «Oh... se vuoi andare con le tue<br />

amiche...».<br />

«Ti piaceranno, non ti preoccupare. E ti farà bene<br />

incontrare altre persone. Anche loro due andranno alla<br />

State».<br />

Lei sembra ancora incerta, e prende <strong>il</strong> suo smalto da<br />

unghie. «Va bene, immagino».<br />

«Sarà grandioso. E poi possiamo anche andare a<br />

prendere <strong>il</strong> mob<strong>il</strong>e».<br />

Il borbottio <strong>del</strong>la Shelby attraverso la finestra aperta<br />

cattura la mia attenzione, e sorrido.<br />

«Sembra che Luc sia tornato», dice alzandosi dal<br />

divano. Sono sorpresa che abbia riconosciuto <strong>il</strong><br />

rumore <strong>del</strong>la Shelby così fac<strong>il</strong>mente.<br />

Mi alzo dal divano e la seguo alla finestra. «Brava».<br />

Osservo Luc scendere dalla macchina, afferrare un<br />

paio di sacchetti di provviste dal sed<strong>il</strong>e <strong>del</strong> passeggero,<br />

e incamminarsi verso l’edificio.<br />

Il suo sorriso si fa improvvisamente ampio e sincero.<br />

«No. Tu lo sei. Ho capito che era lui grazie a te».<br />

«Oh». Ignoro <strong>il</strong> calore che mi invade le guance.<br />

«Se vuoi andare...», esordisce.<br />

«Perché non vieni da Luc? Potremmo stare un po’<br />

insieme».<br />

Lei sorride ancora. «Certo, è proprio quello di cui<br />

avete bisogno, ragazzi. Uno spettatore».<br />

Le mie guance diventano ancora più calde. «Noi<br />

non... cioè...».<br />

Lascio perdere, chiedendomi perché mi importi cosa<br />

pensa questa sconosciuta di ciò che facciamo io e Luc.<br />

«Vai», dice accennando alla porta con un gesto <strong>del</strong>la<br />

testa. «È tutto a posto».<br />

«Va bene. Ma verrò giovedì a mezzogiorno, e<br />

andremo a prendere <strong>il</strong> mob<strong>il</strong>e».


Mentre mi accompagna alla porta i capelli le<br />

ripiovono addosso. «Okay».<br />

Matt<br />

Frannie esce sul pianerottolo proprio quando Luc<br />

raggiunge la sua porta, e mi accorgo che sto ancora<br />

girando accanto a L<strong>il</strong>i che indugia sull’uscio.<br />

«Ehi, Luc», dice, salutando con la mano. Quando lei<br />

rientra per chiudere la porta, mi dispero perché non lo<br />

faccia. Chiusa la porta, lei non ci sarà più.<br />

Prima ancora di rendermi conto di averlo fatto, sono<br />

sul pianerottolo a dare un calcio a uno dei sacchetti<br />

<strong>del</strong>la spesa che dondolano dalle mani di Luc. Un<br />

attimo dopo le provviste sono sparse nell’androne, e<br />

pomodori e arance rotolano in ogni direzione. L<strong>il</strong>i<br />

torna indietro e raccoglie un’arancia e due pomodori<br />

andando verso Luc, che guarda minaccioso, ma non<br />

qualcosa in particolare.<br />

«Gesù», dice Frannie sorpresa, chinandosi a<br />

raccogliere una cipolla. «Uhm...», aggiunge,<br />

sollevando una confezione di uova gocciolante da un<br />

angolo.<br />

L<strong>il</strong>i porge a Luc le cose che ha raccolto. «Strano. È<br />

come se ci fosse stata una bomba in quella busta».<br />

«Grazie». Gli occhi di Luc scandagliano l’androne,<br />

mentre le prende. L<strong>il</strong>i raccoglie una busta di lattuga e<br />

la porge a Frannie.<br />

«Grazie, L<strong>il</strong>i. Ce l’abbiamo fatta».<br />

«Nessun problema», fa L<strong>il</strong>i tornando verso la sua<br />

porta.<br />

Non posso fare a meno di seguirla sul pianerottolo, e<br />

quando chiude sento qualcosa dentro di me stringersi<br />

in un nodo serrato. Sollevo le mani e le appoggio


aperte sulla porta, lottando per trattenermi<br />

dall’attraversarla. Infine, quando ho ripreso quasi<br />

completamente <strong>il</strong> controllo, torno verso<br />

l’appartamento di Luc, ma l’androne è vuoto.<br />

Passo attraverso <strong>il</strong> muro per entrare nella casa <strong>del</strong><br />

demone, dove Frannie sta sistemando la spesa e Luc<br />

getta <strong>il</strong> cartone di uova gocciolanti nella spazzatura.<br />

Lui si gira lentamente verso di me. «Cos’è<br />

successo?».<br />

Alzo le spalle, sperando di non apparire così in colpa<br />

come mi sento. «Cosa?»<br />

«Lo scherzo <strong>del</strong>la busta <strong>del</strong>la spesa esplosiva».<br />

Tengo le mani in alto per passare da innocente,<br />

perché non posso aprire bocca per negare.<br />

Lui scuote la testa, con un sorriso sott<strong>il</strong>e che gli si<br />

forma sulla bocca, mentre finisce di mettere via la<br />

spesa.<br />

«Rientrando, Matt mi stava dicendo che vuole<br />

provare a essere visib<strong>il</strong>e, quando è qui», dice Frannie<br />

chiudendo <strong>il</strong> frigorifero.<br />

Gli occhi <strong>del</strong> demone si alzano su di me. «Perché?».<br />

Mi avvicino al tavolo e mi sistemo su una sedia.<br />

«Voglio conoscere meglio la gente <strong>del</strong> tuo palazzo».<br />

«Io stesso non conosco la gente <strong>del</strong> mio palazzo».<br />

«Che mi dici di quella ragazza? L<strong>il</strong>i?». Mi sento<br />

fremere sotto pelle, e spero che non mi si veda sul viso.<br />

«Che mi dici?». La sua voce ha una sfumatura<br />

pungente.<br />

Lo guardo da più vicino, cercando di leggere nei suoi<br />

occhi. Infine, alzo le spalle. «Niente, in realtà».<br />

Frannie appoggia un fianco al tavolo, accanto a me, e<br />

guarda speranzosamente Luc.<br />

«Non lo so...», inizia lui, ma poi incrocia lo sguardo<br />

di Frannie, e <strong>il</strong> suo volto si addolcisce. «Suppongo che<br />

sarebbe più fac<strong>il</strong>e se tu fossi visib<strong>il</strong>e. Almeno così


sapremmo con certezza quando ci sei», dice, facendo<br />

eco a Frannie.<br />

Sorrido, sollevato, e appoggio i piedi sul tavolo,<br />

inclinando la sedia sulle gambe posteriori. «Penso...».<br />

Frannie mi è addosso in un baleno, e spinge via i miei<br />

piedi dal tavolo, facendo cadere la sedia sul pavimento.<br />

«Per l’amor di Dio, Matt! Forse tu non hai bisogno di<br />

mangiare, ma noi sì. Piedi giù dal tavolo».<br />

«Scusate», dice lui raddrizzando la sedia. «Dunque,<br />

penso che dovremmo iniziare con le persone che sono<br />

qui. Posso incontrarle e vedremo come va».<br />

La testa <strong>del</strong> demone si risolleva di scatto, e qualcosa<br />

si infiamma nei suoi occhi. «L<strong>il</strong>i?»<br />

«Ad esempio. E chiunque altro tu conosca», dico,<br />

sapendo che non c’è nessuno.<br />

Frannie è seduta sulla sedia di fronte a me, e gli<br />

lancia un’occhiata. «Cosa ne pensi?».<br />

Socchiude gli occhi. «Perché no?»<br />

«Grandioso. Quindi la prossima volta che L<strong>il</strong>i è qui,<br />

faremo semplicemente finta che io sia passato per fare<br />

due chiacchiere. Sai... per vedere come va».<br />

Frannie mi sorride raggiante, alzandosi da tavola.<br />

«Sarà grandioso!».<br />

Mi riprendo, pregando che lei abbia ragione, mentre<br />

lei dà un bacetto sulla guancia al demone e si dirige<br />

verso la porta.<br />

«Devo andare al lavoro. Verrai a prendermi per<br />

andare dai Gallagher?», dice.<br />

Luc sorride, uscendo con lei. «Mi piacerebbe vedere<br />

come provi a fermarmi».


Capitolo 4<br />

Lottando con i tuoi demoni<br />

Frannie<br />

Il primo turno da Ricco’s è sempre <strong>il</strong> meno faticoso.<br />

Eppure, puzzo quando arrivo a casa, e vado dritta alla<br />

doccia. Mi sento di nuovo quasi umana in top e jeans,<br />

quando rientro nella mia camera.<br />

Matt sta sdraiato sul mio letto a pancia sotto, con i<br />

miei auricolari, e scorre <strong>il</strong> menù <strong>del</strong> mio iPod. Solleva<br />

la testa e mi sorride, poi inizia a dimenare la testa su e<br />

giù, con i ricci color sabbia che ondeggiano, al ritmo<br />

<strong>del</strong>la musica che soltanto lui può sentire. «Nella mia<br />

prossima vita sarò una rockstar!», grida.<br />

Faccio uno scatto e gli strappo via le cuffie dalle<br />

orecchie. «Shhh! Vuoi che tutto <strong>il</strong> mondo ti senta?».<br />

Contrae le labbra e spalanca gli occhi. «Oops».<br />

Sorrido, quando realizzo cos’ha detto. «Nella tua<br />

prossima vita?»<br />

«Eh già».<br />

«Avrai un’altra vita?», dico, sedendomi accanto a lui<br />

sul letto.<br />

«No. Non in senso vero e proprio, comunque. Ma<br />

quando <strong>il</strong> mio incarico come custode sarà finito, forse<br />

fonderò un gruppo rock».<br />

«Ci sono gruppi rock in Paradiso?», dico, cercando di<br />

immaginarmeli. «Questo non somiglia certo al “coro<br />

degli angeli” di cui parlano in chiesa».<br />

Lui sbuffa. «Nessun coro».


«Quindi, <strong>il</strong> ritornello <strong>del</strong> Paradiso è più in linea con<br />

Highway to Hell?». Rido, pensando a come padre<br />

O’Donnell prenderebbe la notizia.<br />

Quando guardo di nuovo Matt, lui mi sta sorridendo.<br />

«Che c’è?»<br />

«Ti ricordi quando cercammo di vendere Maggie ai<br />

vicini?», dice.<br />

Rido al pensiero. «Perché volevamo un cagnolino, e<br />

mamma disse di iniziare a risparmiare i nostri soldi».<br />

Si gira sulla schiena, ridendo. Poi si appoggia sui<br />

gomiti. La sua risata si spegne, ma lui conserva un<br />

sorriso radioso. «Padre Mahoney ebbe l’idea giusta. Il<br />

Paradiso non è affatto tanto antiquato come la gente è<br />

portata a credere».<br />

Mi sdraio sulla schiena accanto a lui e fisso <strong>il</strong> soffitto,<br />

chiedendomi come sarebbero state adesso le cose se<br />

Matt fosse ancora vivo. Finché Mary non è andata via<br />

<strong>il</strong> mese scorso, ero l’unica sorella senza un compagno<br />

di stanza, perché <strong>il</strong> mio era morto. Nonostante sia<br />

sicura che io e Matt non condivideremo mai più una<br />

stanza, so che sarà ancora <strong>il</strong> mio migliore amico.<br />

«Ho riflettuto sullo Sway...». Lascio perdere, non<br />

essendo certa di come proseguire.<br />

«Sì, ho visto <strong>il</strong> combattimento nel parco, la settimana<br />

scorsa. Un ottimo lavoro, sorellina». Fa un gran<br />

sorriso, e io voglio dargli un pugno.<br />

«Sai cosa? Dimenticatene e basta».<br />

«Scusa», risponde, ma continua a sorridere.<br />

«Dunque, cos’hai da dirmi?».<br />

Faccio un respiro profondo. «Se ho reso Luc<br />

mortale...».<br />

Lui ruota su un fianco e mi strattona la spalla. «Tutti<br />

fanno degli errori».<br />

Sento un tono di derisione nella sua voce, e<br />

improvvisamente divento furiosa. Mi metto seduta sul


letto e lo guardo minacciosamente. «Cristo, Matt! Ora<br />

sto cercando di essere seria».<br />

I suoi occhi si allargano e si allontana da me.<br />

«Perdonami...».<br />

«Voglio che anche tu sia mortale», mi lascio sfuggire.<br />

«Ti rivoglio indietro».<br />

Spalanca ancora di più gli occhi e si mette seduto. Poi<br />

semplicemente mi fissa per un lungo minuto, e<br />

nessuno dei due dice nulla. Infine inizia a scuotere la<br />

testa. «No, Frannie. È troppo tardi per quello. Ora ho<br />

un lavoro». Si avvicina di più a me. «Uno importante.<br />

E non potrei comunque tornare a essere tuo fratello.<br />

Se fossi mortale, dovrei ricominciare nuovamente da<br />

qualche altra parte. Così, almeno, posso stare con te».<br />

Poi gli si schiude un sorriso sul volto. «Essere un<br />

angelo ha i suoi vantaggi».<br />

Ho un tuffo al cuore, ma so che ha ragione. «Quindi,<br />

questo è quanto di più vicino all’averti indietro io<br />

potrò mai ottenere».<br />

«Non è poi così male. Posso sempre farti un wet<br />

w<strong>il</strong>lie 2 », dice, poi si lecca un dito e me lo inf<strong>il</strong>a in un<br />

orecchio.<br />

Salto giù dal letto e afferro un fazzoletto di carta dalla<br />

scatola sul comodino. «Aww! È disgustoso», dico,<br />

asciugandomi la saliva dall’orecchio.<br />

«La saliva degli angeli ha proprietà magiche.<br />

Dovresti conservarlo», dice, indicando <strong>il</strong> fazzoletto con<br />

un sorriso.<br />

Lo guardo male, tenendo per un angolo e a distanza <strong>il</strong><br />

fazzoletto contaminato. «Ad esempio?».<br />

Il suo viso si dipinge di stupore. «Penso di aver<br />

appena mentito».<br />

«Lo sapevo che non eri un angelo», dico, gettando <strong>il</strong><br />

fazzoletto nel cestino, proprio quando mamma dalle<br />

scale avverte che la cena è pronta. Lancio un sorriso


alle mie spalle, e Matt scompare, mentre io apro la<br />

porta e scendo al piano inferiore.<br />

Arrivo in cucina proprio quando <strong>il</strong> vetro <strong>del</strong>la porta<br />

sul retro sbatte. Alzo lo sguardo e vedo <strong>il</strong> nonno.<br />

«Nonno!», str<strong>il</strong>lo dolcemente, e corro per<br />

abbracciarlo.<br />

«Ecco la mia bambina», dice mentre Maggie entra<br />

nella stanza, e non mi sfugge <strong>il</strong> disappunto sul suo<br />

viso. Sono sempre stata la preferita <strong>del</strong> nonno, fin da<br />

quando Matt e io iniziammo a lavorare con lui sulle<br />

macchine, quando eravamo piccoli – non che fossimo<br />

di grande aiuto. A nessuna <strong>del</strong>le mie sorelle interessò<br />

mai unirsi a noi nel garage, così, quando Matt morì,<br />

dieci anni fa, siamo rimasti soltanto io e <strong>il</strong> nonno, ogni<br />

domenica, dopo la messa. La mia Mustang <strong>del</strong> ’65<br />

color blu mezzanotte decappottab<strong>il</strong>e fu <strong>il</strong> nostro ultimo<br />

progetto di restauro.<br />

«Avete finito con la Shelby?», chiedo, trascinandolo<br />

per la mano fino al tavolo.<br />

«Si procede». Tira una sedia accanto alla mia e si<br />

siede.<br />

«È da ricostruire completamente?»<br />

«Eh già. Più o meno un disastro. Non so cosa farò<br />

senza di te quando te ne andrai al college».<br />

«Be’, non pensare di rimuovere quel motore senza <strong>il</strong><br />

nostro aiuto».<br />

«Nostro aiuto?».<br />

Mi faccio piccola piccola. «Luc ci avrebbe raggiunto a<br />

casa tua dopo la messa».<br />

«Luc vuole partecipare, eh?», dice grattandosi la<br />

testa con pochi capelli.<br />

Alzo le mani e gli rimetto a posto la frangia di capelli<br />

grigi. «Se ti va bene...?».<br />

«Non sono certo di voler condividere <strong>il</strong> mio miglior<br />

meccanico».


Mi faccio ancora più piccola, e con una smorfia di<br />

supplica.<br />

Lui esplode in una profonda risata. «Sembra che si<br />

tratti di una proposta “o tutto o niente”».<br />

«È davvero bravo. Non te ne pentirai».<br />

I suoi occhi blu luccicano. «Lo vedremo».<br />

Mamma lo raggiunge da dietro, asciugandosi le mani<br />

sul canovaccio e chinandosi per baciarlo sulla guancia<br />

prima di sedersi al suo posto a tavola. Si sistema un<br />

ricciolo scomposto di capelli biondo sabbia prima di<br />

prendere <strong>il</strong> piatto <strong>del</strong> nonno e servirgli <strong>il</strong> pollo.<br />

Guardandola, non posso fare a meno di pensare a<br />

quanto è cambiata in queste poche ultime settimane.<br />

Sembra molto più vitale, come se finalmente si fosse<br />

liberata di Matt. Ho un piccolo sussulto al cuore<br />

quando do uno sguardo alla cucina: so che lui si trova<br />

lì e vorrei poterlo condividere con lei.<br />

Mamma porge al nonno un piatto ricolmo di cibo.<br />

«Sarei contenta se lo finissi. Penso che tu non mangi<br />

quanto dovresti».<br />

«Mangio <strong>il</strong> giusto», ribatte lui, poggiando <strong>il</strong> piatto sul<br />

tavolo e dandosi dei colpetti sulla pancia rotonda.<br />

Papà entra dal soggiorno mentre le altre mie sorelle<br />

– tutte tranne Mary – prendono posto a tavola. «Ooh.<br />

Il mio preferito. Pollo con frittelle», dice lui,<br />

aggiustandosi <strong>il</strong> tovagliolo in grembo.<br />

La cena viene servita, e tutti mangiano, ma i pasti dei<br />

Cavanaugh non sono di quelli tranqu<strong>il</strong>li. Grace e<br />

Maggie litigano su chi debba fare <strong>il</strong> turno serale di<br />

pulizia <strong>del</strong>la cucina, mentre papà ass<strong>il</strong>la Kate perché<br />

non ha trovato un lavoro estivo quest’anno. Ognuno ha<br />

qualcosa da dire: e tutti contemporaneamente.<br />

Quando finalmente c’è una pausa nella conversazione,<br />

mamma si rivolge a me.<br />

«Dunque, per quale evento sei vestita a festa?».


Guardo in basso al mio top nero e ai jeans. Mi chiedo<br />

cosa faccia pensare che io sia “vestita a festa”.<br />

«Stasera Luc e io andiamo dai Gallagher con Taylor,<br />

R<strong>il</strong>ey e Trev».<br />

«Trev? R<strong>il</strong>ey esce ancora con Trevor?».<br />

Non riesco a trattenere un sorriso. «Certamente, e va<br />

alla grande».<br />

«E Taylor è tranqu<strong>il</strong>la riguardo al fatto che R<strong>il</strong>ey sta<br />

con <strong>il</strong> suo fratellino?»<br />

«Ci sta arrivando». Effettivamente, questa è in parte<br />

una bugia. Taylor è ancora abbastanza incavolata. Ma<br />

Taylor è fatta così: in quanto a perdonare, non è <strong>il</strong><br />

massimo.<br />

Taylor è stata la prima persona che ho conosciuto ad<br />

Haden, ed è stata per me l’amica perfetta. Ci siamo<br />

trasferiti qui non molto tempo dopo la morte di Matt.<br />

Ero piuttosto sconvolta in quel periodo, così mi ci volle<br />

<strong>del</strong> tempo per accorgermi che anche mia madre lo era.<br />

Tutto ciò che so è che mio padre ci fece trasferire<br />

perché la mamma potesse stare più vicina ai suoi<br />

genitori.<br />

Comunque, Taylor era proprio ciò di cui avevo<br />

bisogno. Nessuna <strong>del</strong>le due è molto brava a<br />

condividere i propri sentimenti, o stronzate <strong>del</strong> genere.<br />

R<strong>il</strong>ey arrivò molto tempo dopo, ed è una specie di<br />

nostra amica accidentale. Lei e tutti i suoi sentimenti<br />

sono pericolosi. Ma non posso fare a meno di essere<br />

felice per lei, che ha trovato “la sua metà”. Ha sempre<br />

saputo che lui era lì da qualche parte. Mi dispiace<br />

soltanto per lei che sia finito per trattarsi <strong>del</strong> fratello di<br />

Taylor.<br />

«Anche Chase viene a prendermi, mamma», dice<br />

Kate. Controllo come si è vestita e ricaccio dentro <strong>il</strong><br />

pungolo <strong>del</strong>la gelosia. Lei è sempre assolutamente<br />

meravigliosa. In un eccesso di scorrettezza universale,


Kate ha avuto non solo la più bella presenza di tutta la<br />

famiglia, ma anche l’altezza. È l’unica tra noi sorelle a<br />

superare 1,68 m.<br />

«I suoi genitori non si stufano di tutte queste feste?»,<br />

chiede mamma.<br />

«No, sono d’accordo. Almeno sanno dove sono tutti i<br />

loro figli», risponde Kate.<br />

Il ragazzo di Kate, Chase, è uno dei dieci figli dei<br />

Gallagher, e sin dall’alba dei tempi, ogni festa <strong>del</strong>le<br />

scuole superiori si è svolta nel loro giardino.<br />

Maggie sussulta sulla sedia. «Vado anch’io».<br />

Papà le punta la forchetta contro e la fissa<br />

lungamente. «Io non credo proprio».<br />

«Ma lì stasera suonano i Roadk<strong>il</strong>l. Delanie vuole che<br />

vada», si lamenta, voltandosi verso di me con uno<br />

sguardo implorante.<br />

Finisco i resti <strong>del</strong> mio pollo. «Non dipende da me,<br />

Maggs. Mi dispiace».<br />

Papà guarda Maggie con i suoi occhi seri color<br />

nocciola. «Avrai un sacco di tempo per queste cose,<br />

quando sarai più grande».<br />

Lei si passa una mano tra i riccioli scuri, stirandoli, e<br />

alza gli occhi al cielo. «Papà! Non sono più una<br />

matricola. È estate, quindi sono al secondo anno».<br />

Lo sguardo di papà si fa ancora più rigido.<br />

«Maggie...».<br />

Maggie schizza via dal tavolo con una spinta che fa<br />

quasi cadere tutti i bicchieri. Nello stesso istante, due<br />

<strong>del</strong>le tre lampadine <strong>del</strong> soffitto schioccano<br />

rumorosamente e si spengono.<br />

«Odio essere la più piccola!».<br />

Sbattendo i piedi, Maggie esce infuriata dalla cucina,<br />

mentre schiocca anche l’ultima lampadina, lasciandoci<br />

seduti al buio.<br />

Papà osserva attentamente <strong>il</strong> soffitto, poi si allontana


dal tavolo. «Me ne occuperò io».<br />

La luce nella lavanderia si accende e sento che lui fa<br />

scattare gli interruttori <strong>del</strong> quadro elettrico. Torna in<br />

un minuto con <strong>del</strong>le lampadine nuove e sale sulla sua<br />

sedia per sostituirle. «Deve esserci un corto circuito da<br />

qualche parte», dice, scendendo dalla sedia.<br />

Quando la cucina si <strong>il</strong>lumina mamma sospira, poi mi<br />

rivolge uno sguardo preoccupato. «Chi guida?»<br />

«Luc e R<strong>il</strong>ey».<br />

Leggo <strong>il</strong> sollievo nei suoi occhi, mentre si pulisce gli<br />

angoli <strong>del</strong>la bocca con <strong>il</strong> tovagliolo.<br />

«Mamma», dico, esasperata. «Io non guido male».<br />

«Io non l’ho mai detto, mia cara».<br />

«In qualsiasi caso», grugnisco, spingendo indietro la<br />

sedia e alzandomi.<br />

Risciacquo i piatti, e finisco proprio quando suona <strong>il</strong><br />

campanello. Apro la porta e scivolo via, sorridendo a<br />

Luc, che sta nel portico sul davanti.<br />

Mi sorride. «Dov’è l’incendio?»<br />

«In cucina». Indietreggio per ammirarlo, e <strong>il</strong> mio<br />

cuore fatica a tenere <strong>il</strong> ritmo. Ha un aspetto molto<br />

sensuale con la camicia blu zaffiro, una falda <strong>del</strong><br />

colletto tirata su, e dei jeans neri molto consumati.<br />

«Tu sei...». Non riesco a terminare. Non ci sono<br />

parole. «Carina la maglietta».<br />

«È <strong>del</strong> colore dei tuoi occhi», dice, facendomi<br />

fermare <strong>il</strong> cuore.<br />

Faccio un respiro profondo, distolgo lo sguardo da lui<br />

e scendo le scale <strong>del</strong> portico. Lui si volta e mi segue.<br />

«Hai già preso l’olio? Potremmo cambiarlo prima di<br />

andare», mi dice da dietro.<br />

Mi volto e gli sorrido. «Hai proprio <strong>il</strong> vestito giusto<br />

per un cambio d’olio». Ma quando lo immagino<br />

togliersi quella maglietta per lavorare alla mia<br />

macchina, <strong>il</strong> calore mi punge le guance, e distolgo <strong>il</strong>


pensiero. «Il nonno ha detto che l’avremmo fatto<br />

domenica».<br />

«Ci sarò», assicura, e cerco di non immaginarmi<br />

quanto sarà bello, sporco di grasso, sotto la mia<br />

macchina.<br />

«Andiamo a piedi da Taylor. Vediamo quando<br />

pensano di partire».<br />

«C’era quel tale, Alexander Graham Bell. Ha<br />

inventato quella cosa chiamata telefono. Dovresti<br />

proprio prenderne uno. Sono molto di moda». Un<br />

sorriso furbo gli si affaccia sulle labbra, facendomi<br />

venire ancora più voglia di baciarlo.<br />

Mi sforzo di distogliere lo sguardo da lui prima che<br />

mi risucchi completamente. «Ah, ah», dico, agitando <strong>il</strong><br />

mio telefono davanti al suo viso. «Non dirmi... eri<br />

anche una sua Musa».<br />

Senza preavviso, Luc si avventa su di me e mi ruota <strong>il</strong><br />

braccio disteso in una presa. Il panico mi fa accelerare<br />

<strong>il</strong> cuore. Lui, stando alle mie spalle, si inclina in avanti.<br />

«No. Soltanto di Dante», mi sospira in un orecchio.<br />

«Figlio di puttana», dico senza farmi sentire,<br />

cercando di liberarmi. Ogni strattone mi stringe la<br />

spalla ancor più nella morsa, lanciando scosse di<br />

dolore acuto lungo <strong>il</strong> braccio e fino alla spina dorsale.<br />

«Falla finita, Luc. Lasciami andare», dico, sapendo che<br />

non c’è una sola fottuta speranza che mi lasci.<br />

«Ti arrendi?», chiede con un sorriso compiaciuto.<br />

Smetto di dimenarmi e ruoto la testa oltre la spalla<br />

per guardarlo. «Molto bene. Le tue lezioni stanno<br />

dando i loro frutti», dico, un attimo prima di ruotare la<br />

gamba per afferrarlo e trascinarlo a terra, sul prato di<br />

fronte a casa. Atterra pesantemente sulla schiena e io<br />

piombo su di lui, trattenendolo in una morsa e<br />

premendogli l’avambraccio sulla trachea. «Ti<br />

arrendi?»


«Mi arrendo», gracchia strabuzzando gli occhi.<br />

Allento la spinta alla gola, ma mantengo la presa e<br />

sorrido, osservandolo lì sotto di me. «Penso che mi<br />

piace... averti completamente in mio potere».<br />

«I vicini, Frannie», avverte, ma c’è come un sorriso<br />

nella sua voce.<br />

Gli lascio andare le braccia e resto seduta, a cavallo<br />

su di lui. «Stai dicendo che non ti piace? Bugiardo».<br />

«Non ho detto niente di tutto questo». Si sfrega una<br />

spalla, poi fa scivolare le mani lungo le curve dei miei<br />

fianchi, facendomi attraversare da un brivido. «Ero<br />

soltanto sorpreso che volessi dar loro uno spettacolo<br />

gratis».<br />

Matt<br />

Giuro su Dio che stavo per abbattere <strong>il</strong> demone con<br />

un fulmine, quando ha afferrato Frannie. Le lezioni di<br />

judo sono state una sua idea. Ora che <strong>il</strong> demone è<br />

“vulnerab<strong>il</strong>e”, lei pensa che dovrebbe imparare a<br />

difendersi. Ma lo “judo” sembra sempre degenerare in<br />

qualcosa che somiglia di più al wrestling, salvo che per<br />

la quantità di baci e di risatine.<br />

E adesso sono stati assolutamente disgustosi. Lei<br />

smette di pensare, quando sta con lui.<br />

Ancora invisib<strong>il</strong>e, e cercando di non guardare quello<br />

spettacolo pubblico, procedo furtivamente verso di<br />

loro, che si stanno scaldando sul prato, e urto la spalla<br />

di Frannie con un ginocchio. «Fai spazio, sorellina».<br />

Lei balza via dal demone e resta rannicchiata su di<br />

lui, in posizione di difesa, guardandosi attorno<br />

selvaggiamente, con occhiate rapide.<br />

D’istinto faccio un passo indietro. «Stai tranqu<strong>il</strong>la.<br />

Sono soltanto io».


Lei aggrotta le sopracciglia e si alza in piedi, poi<br />

porge una mano a Luc, che è ancora sdraiato sul prato.<br />

Lui la prende, e Frannie lo tira su. Lei si volta di<br />

nuovo, mentre <strong>il</strong> colore le scivola via dalle guance.<br />

«Devi seguirmi dappertutto?»<br />

«Sì!». Il demone risponde prima di me.<br />

Guardo minaccioso verso di lui, anche se non può<br />

vedermi.<br />

«Quasi», lo correggo. «E in più non puoi fare sesso<br />

sul prato di fronte a casa... per diversi motivi che non<br />

posso elencare».<br />

«Stai zitto». Lei corruga la fronte in direzione <strong>del</strong>la<br />

mia voce, guardandomi quasi direttamente. «Non<br />

stavamo facendo sesso. Gli stavo dando una lezione».<br />

L’orrendo demone è in piedi accanto a lei, e le poggia<br />

una mano sulla spalla. «Camminiamo», dice, tirandola<br />

verso <strong>il</strong> viottolo e dando un’occhiata nella mia<br />

direzione.<br />

Lei emette un lungo sospiro. «D’accordo».<br />

Li seguo da dietro, mentre si dirigono verso <strong>il</strong> parco.<br />

C’è un crepuscolo rosa dorato, e io osservo le ombre<br />

sotto i salici, mentre Frannie e <strong>il</strong> suo demone trovano<br />

una panchina e si siedono. Lui le cinge le spalle con un<br />

braccio, e io vago dietro di loro, cercando di stare fuori<br />

<strong>del</strong>la portata di ascolto quando parlano sospirando.<br />

Ci sono <strong>del</strong>le regole per gli angeli custodi. La regola<br />

numero uno è che non possiamo interferire con le vite<br />

dei nostri protetti. Devono essere liberi di scegliere da<br />

soli. La regola numero due è che non possiamo violare<br />

la loro privacy. Né quella di chiunque altro. Luc è un<br />

essere umano, ora; quindi le regole valgono anche per<br />

lui, sfortunatamente.<br />

Eppure non posso farne a meno, e <strong>il</strong> mio senso di<br />

responsab<strong>il</strong>ità sovrasta <strong>il</strong> suo bisogno di privacy. Mi<br />

avvicino un po’ e mi appoggio alla radice cava di un


salice, non lontano dalla loro panchina.<br />

«Scegline uno e concentrati», dice Luc, a bassa voce.<br />

Seguo <strong>il</strong> loro sguardo e vedo un gruppo di ragazzi<br />

<strong>del</strong>le scuole medie sulla pista da skate proprio davanti<br />

a loro. Guardo per alcuni minuti come si prendono in<br />

giro tra loro quando cadono.<br />

«Concentrarmi su cosa? Cosa dovrei fargli fare?».<br />

Luc fa un grande sorriso e lancia uno sguardo alle sue<br />

spalle. «Be’, immagino che Matt mi distruggerebbe<br />

con un fulmine, se ti dicessi qualcosa tipo... fagli<br />

parlare un’altra lingua, quindi che ne pensi di fargli<br />

dire qualcosa di carino ai suoi amici?».<br />

Lui solleva la mano che non abbraccia mia sorella e<br />

punta <strong>il</strong> dito. «Quello lì con la maglietta arancione<br />

sembra particolarmente antipatico. Vedi cosa puoi fare<br />

con lui».<br />

Lei si allontana da Luc e si appoggia con i gomiti<br />

sulle ginocchia, corrugando le sopracciglia per la<br />

concentrazione.<br />

Osservo quello con la maglietta arancione. Compie<br />

un giro <strong>del</strong>la morte sulla half pipe, poi scivola giù<br />

lungo la ringhiera e fa un kick turn davanti a un<br />

bambino più piccolo, che a malapena si regge in piedi<br />

sulla tavola. Per un secondo, sembra quasi che<br />

Ragazzino Arancione stia uscendo dalla sua traiettoria.<br />

Ma un attimo dopo passa oltre e dà una spallata al<br />

bambino facendolo cadere dalla tavola. Il piccolo urta<br />

a terra con <strong>il</strong> sedere, e Ragazzino Arancione sorride,<br />

tenendo in alto la mano per colpire con le nocche un<br />

terzo ragazzo mentre gli passa accanto.<br />

Frannie si sporge indietro, con <strong>il</strong> palmo <strong>del</strong>la mano<br />

sulla fronte, gemendo. «Sono davvero una frana».<br />

Luc si sposta per abbracciarla di nuovo, ma Frannie<br />

lo allontana. «Credo di avere un d<strong>il</strong>emma morale»,<br />

dice lei, con la fronte ancora tra le mani.


Lui ride apertamente, e lei lo strattona.<br />

«Grazie per <strong>il</strong> sostegno, Luc».<br />

«Scusa», dice lui, smettendo di ridere. «Forza, dimmi<br />

di questo d<strong>il</strong>emma».<br />

«Io credo che non sia giusto trafficare con la mente<br />

<strong>del</strong>le persone».<br />

Lui la guarda per un lungo minuto senza rispondere.<br />

Alla fine fa un sospiro e si sporge verso di lei. «Quando<br />

ero un demone», inizia con voce bassa e tesa, come se<br />

fosse doloroso da ricordare, «non potevo realmente far<br />

fare a una persona una cosa che non volesse fare.<br />

Potevo “trafficare con le loro menti”, come l’hai posta<br />

tu eloquentemente, ma non potevo fargli fare nulla che<br />

fosse fuori <strong>del</strong> personaggio. Io penso che <strong>il</strong> tuo Sway<br />

potrebbe essere molto sim<strong>il</strong>e».<br />

«Penso comunque che non sia giusto». Lei si<br />

appoggia allo schienale <strong>del</strong>la panchina. «Non lo userò<br />

sui miei fam<strong>il</strong>iari, né su alcuno che non stia facendo<br />

qualcosa di veramente sbagliato... o di cattivo... o<br />

qualcosa».<br />

«Questa è una tua prerogativa, suppongo», dice Luc,<br />

sfregandosi una tempia. «E probab<strong>il</strong>mente è quanto<br />

intendeva Gabriel, quando ha detto che volevano che<br />

facessi soltanto ciò che era giusto».<br />

Questa volta, quando <strong>il</strong> demone le si avvicina, lei gli<br />

si appoggia contro, dicendo: «Io...», per poi lasciar<br />

cadere.<br />

«Cosa?».<br />

Lei si stringe forte a Luc, e lo guarda negli occhi.<br />

«Sembra davvero stupido, ma ho sempre sentito come<br />

di essere destinata a qualcosa. Quando pensavo di<br />

voler diventare una specie di diplomatico, era perché<br />

ho sempre sentito che avrei potuto fare la differenza.<br />

Ma tutta questa faccenda <strong>del</strong>lo Sway... temo che, a<br />

qualunque cosa io sia destinata, sia superiore alle mie


possib<strong>il</strong>ità».<br />

Poi si appoggia di nuovo a lui. «Ho paura», dice con<br />

una voce improvvisamente es<strong>il</strong>e, vulnerab<strong>il</strong>e.<br />

Il demone sospira e le appoggia una guancia tra i<br />

capelli.<br />

Ma dopo appena un minuto lei si allontana ed estrae<br />

dalla tasca <strong>il</strong> telefono, che sta squ<strong>il</strong>lando, poi guarda lo<br />

schermo. «Taylor e R<strong>il</strong>ey sono pronte per andare».<br />

2 Scherzo infant<strong>il</strong>e che consiste nel leccarsi un dito e<br />

inf<strong>il</strong>arlo nell’orecchio di qualcuno.


Frannie<br />

Capitolo 5<br />

Le mani oziose sono gli<br />

strumenti <strong>del</strong> demonio<br />

Quando riusciamo ad arrivare alla casa dei Gallagher,<br />

la festa è in pieno svolgimento. Gruppi di teenager<br />

rapaci sciamano dalle macchine, parcheggiate accanto<br />

agli alberi ai lati <strong>del</strong>la strada, verso la musica nel<br />

cort<strong>il</strong>e sul retro, gridando e urlando.<br />

Io e Luc attraversiamo la strada verso <strong>il</strong> parcheggio di<br />

R<strong>il</strong>ey. Taylor si agghinda i capelli rosa e gialli da<br />

istrice, poi esce dal sed<strong>il</strong>e posteriore <strong>del</strong>la macchina di<br />

R<strong>il</strong>ey e mi dà una gomitata. «Dobbiamo sganciarci...<br />

magari improvvisare una festa a Marblehead. Sono<br />

stanca di questa folla».<br />

R<strong>il</strong>ey aggira la macchina per raggiungerci. «Paghi tu<br />

la benzina per arrivarci?», dice, mentre Trevor le tira<br />

indietro i lunghi ricci castani e le mette un braccio<br />

sopra le spalle.<br />

«Come volete», risponde Taylor. La sua bella pelle<br />

arrossisce quando preme la lingua nell’anello<br />

all’angolo <strong>del</strong>la sua bocca. Poi lancia un’occhiataccia al<br />

fratello e ruota su se stessa, incamminandosi verso la<br />

festa a passi rabbiosi. R<strong>il</strong>ey alza le spalle e Trevor le<br />

sorride, entrambi rossi in viso, mentre seguono Taylor<br />

oltre la strada.<br />

Luc intreccia le dita alle mie. «Ecco un esperimento<br />

per <strong>il</strong> tuo Sway», dice, accennando con un gesto <strong>del</strong>la


testa alle spalle dei miei amici che si allontanano.<br />

Gli do una scrollata. «Sì, certo. Stiamo parlando di<br />

Taylor. Ti piace vedermi fallire?»<br />

«Mi piace vederti fare praticamente qualunque<br />

cosa». Mi afferra di nuovo la mano e seguiamo Taylor<br />

tra la folla che si accalca.<br />

Il gruppo di Delanie, i Roadk<strong>il</strong>l, si è installato dietro<br />

la casa, vicino al portico. La musica si fa più alta mano<br />

a mano che ci avviciniamo. Mi tiro dietro Luc<br />

attraverso la calca fino a dove Taylor, R<strong>il</strong>ey e Trevor si<br />

sono fermati, accanto al falò.<br />

«Vado a prendere qualcosa da bere», dice Luc. Mi<br />

stringe la mano, poi si dirige verso l’altro lato <strong>del</strong><br />

cort<strong>il</strong>e, dove sono allineate <strong>del</strong>le casse piene di<br />

ghiaccio, accanto alla casa. Mi ritrovo a fissarlo,<br />

mentre si allontana. Il mio ombelico pulsa e sento un<br />

sorriso crescermi lentamente sul viso. Dio, è perfetto.<br />

«Reefer è infuocato», mi dice Trevor in un orecchio,<br />

risvegliandomi dal mio rapimento.<br />

Il cuore mi salta in gola, e istintivamente mi volto di<br />

scatto a guardare <strong>il</strong> falò, quasi aspettandosi di vedere<br />

Reefer scatenato e invaso dalle fiamme.<br />

Trevor girando i suoi occhi occhi blu indica verso la<br />

casa. «Laggiù», grida, «con la chitarra».<br />

Ho un fremito appena mi volto verso la loro<br />

postazione. Anche se <strong>il</strong> mio ex ragazzo è inetto in<br />

qualsiasi altra cosa, con la chitarra è un genio. E, devo<br />

ammetterlo, sembra che suonino bene. Delanie salta<br />

su e giù, con i lunghi capelli neri che ondeggiano<br />

selvaggiamente sulle spalle, e canta con forza come<br />

una perfetta Avr<strong>il</strong> Lavigne. Indossa dei jeans strappati<br />

e una giacchetta di pelle, gli occhi pesantemente<br />

bistrati di eyeliner nero. Ha un aspetto totalmente<br />

diverso rispetto a quando porta la sua maglietta di<br />

Ricco’s e la coda di cavallo, al lavoro. Chi non la


conoscesse penserebbe che sia più vicina ai<br />

venticinque anni che non ai quindici.<br />

«Delanie canta alla grande», aggiunge Trevor; poi<br />

posa i suoi occhi su di me. «Ma...», balbetta, «erano<br />

molto meglio quando eri tu la loro cantante».<br />

Alzo gli occhi al cielo. «Se lo dici tu».<br />

Quando la canzone finisce, Reefer si toglie la chitarra<br />

di dosso e cinge Delanie con un braccio.<br />

«Si comporta come faceva con te», dice Trevor<br />

colpendomi con <strong>il</strong> gomito.<br />

«Bene», annuisco. Sembra un’altra vita, da quando<br />

stavamo insieme, anche se effettivamente non era così<br />

tanto tempo fa.<br />

Torno a guardare la band, e mi rendo conto che non<br />

li conosco tutti. Il bassista è un ragazzo alto, robusto,<br />

con i capelli neri, che sono certa di non aver mai visto<br />

prima. Do un colpetto di gomito a Trevor. «Chi è <strong>il</strong><br />

bassista?».<br />

Trevor aguzza lo sguardo lungo <strong>il</strong> cort<strong>il</strong>e, verso <strong>il</strong><br />

gruppetto. «Non lo so», dice infine.<br />

«Ma io lo scoprirò», fa Taylor da dietro di me. Inizio<br />

a voltarmi, ma la sua mano mi ha già afferrato per un<br />

braccio e mi strattona verso <strong>il</strong> gruppo.<br />

Quando li raggiungiamo, Delanie sorride. «Dov’è<br />

Maggie?».<br />

Alzo le spalle. «Papà non l’ha lasciata venire».<br />

Taylor, con un luccichio sensuale negli occhi color<br />

carbone, le dà una spallata. «Chi è quel ragazzo<br />

eccitante?», chiede senza farsi sentire.<br />

Delanie lancia un’occhiata alle sue spalle, verso <strong>il</strong><br />

resto <strong>del</strong> gruppo.<br />

Reefer prende l’occhiata per un invito a unirsi a noi.<br />

Si inf<strong>il</strong>a accanto a Delanie e, con <strong>il</strong> dorso <strong>del</strong>la mano, si<br />

scansa i dread castani dorati dagli occhi marrone<br />

chiaro. «Ehi, Frannie», dice lui, avvolgendo le spalle di


Delanie con un braccio. Sussulto per l’esplosione <strong>del</strong><br />

senso di colpa, e spero che Delanie stia con lui perché<br />

lo desidera, non perché, in un certo senso, sono io che<br />

li ho fatti mettere insieme.<br />

«Ehi, Reef. Come va?».<br />

Si strofina <strong>il</strong> naso contro <strong>il</strong> collo di Delanie. «Alla<br />

grande».<br />

Trattengo una risata con i denti, prima che mi sfugga.<br />

Non è male come persona – fondamentalmente un<br />

fissato <strong>del</strong> tipo Guitar Hero, e in qualche modo l’ho<br />

quasi amato –, ma non capirò mai perché pensa che io<br />

sia gelosa. Sono io che l’ho lasciato.<br />

Quando finalmente si è fatto un’idea <strong>del</strong>la situazione<br />

– che assomiglia molto a qualcosa tipo “è quello che<br />

avresti potuto avere” –, mi guarda. «Allora, ti manca<br />

tutto questo?».<br />

Faccio un grande sorriso, incerta se si riferisca alla<br />

musica o a se stesso. «No», rispondo, ed è valido in<br />

entrambi i casi.<br />

Per un attimo sembra ferito, prima di riprendersi.<br />

«Bene. Il fatto che tu abbia lasciato <strong>il</strong> gruppo è stata la<br />

cosa migliore che potesse succedere. La voce di<br />

Delanie è eccezionale... davvero unica nel suo genere»,<br />

dice insinuando che la mia non lo è. Ed è vero.<br />

«Un’etichetta major ci ha chiesto una demo».<br />

«Santo cielo! È fantastico!».<br />

Taylor mi dà una forte gomitata tra le costole,<br />

facendomi mancare <strong>il</strong> respiro.<br />

«Cristo, Tay, ci sto arrivando». Mi sfrego la parte<br />

colpita e do uno sguardo oltre Reefer, ai ragazzi. «Chi<br />

è <strong>il</strong> vostro bassista?»<br />

«Marc. È nuovo». Reefer si volta e alza una mano. Il<br />

ragazzo nuovo solleva lo sguardo dal basso che stava<br />

accordando e mi guarda abbozzando un sorriso, come<br />

se sapesse che stavamo parlando di lui. Si alza in piedi


e mi squadra con gli occhi, poi ammicca con la testa e<br />

riprende ad accordare <strong>il</strong> suo basso.<br />

Voltandosi verso di me, Reefer accenna con la testa al<br />

ragazzo nuovo. «È lui che ha l’aggancio per la demo.<br />

Dice che <strong>il</strong> tizio gli deve un favore».<br />

Nonostante sia sicura di non aver mai visto quel<br />

ragazzo prima d’ora, c’è qualcosa di tremendamente<br />

fam<strong>il</strong>iare in lui. Mi ritrovo a fissarlo, e distolgo lo<br />

sguardo quando lui alza di nuovo gli occhi dal basso.<br />

Solleva un sopracciglio, guardandomi e facendo un<br />

mezzo sorriso. Mi volto ancora verso Reefer e Delanie,<br />

mentre <strong>il</strong> calore mi si diffonde sul collo.<br />

Gli occhi di Delanie si <strong>il</strong>luminano. Mi si avvicina e mi<br />

dà un colpetto sulla spalla, e le appare un sorriso sul<br />

volto. «Ehi! Dovresti cantare qualcosa».<br />

Reefer resta a bocca aperta. «Io non credo...».<br />

«Non accadrà», dico indietreggiando.<br />

Delanie mi afferra una mano tra le sue, tirandomi al<br />

di là degli amplificatori imp<strong>il</strong>ati. «Certo che sì. Che<br />

pezzo vuoi fare?».<br />

Tiro indietro <strong>il</strong> braccio con forza. «Davvero, Delanie.<br />

Non vorrai che vi rovini <strong>il</strong> repertorio salendo lassù a<br />

massacrare qualche canzone! Soprattutto se ci sono<br />

<strong>del</strong>le case discografiche che vi osservano».<br />

Reefer scandaglia la folla con attenzione. «Ha<br />

ragione».<br />

«Fallo, Fee!», urla R<strong>il</strong>ey. La guardo, in piedi accanto<br />

a Taylor. Trevor mi sorride da oltre la spalla.<br />

Ma proprio in quel momento sento una scarica<br />

elettrostatica talmente intensa che mi si rizzano tutti i<br />

peli. Riesco quasi a sentirla crepitare sulla mia pelle.<br />

Matt.


Matt<br />

Resto invisib<strong>il</strong>e, e mi tengo indietro rispetto alla<br />

comitiva di Frannie, aggirando <strong>il</strong> bosco e studiando <strong>il</strong><br />

circondario. Ovunque io guardi, ci sono coppie<br />

raggomitolate su loro stesse in diverse fasi <strong>del</strong><br />

corteggiamento. Tutte piuttosto innocenti, in realtà...<br />

nessuna anima in pericolo, per <strong>il</strong> momento. Ma<br />

mentre scruto tra la folla nella mente mi appare <strong>il</strong><br />

volto di L<strong>il</strong>i, così, dal nulla. È successo spesso, durante<br />

gli ultimi due giorni, da quando l’ho conosciuta, e ogni<br />

volta che penso a lei una scarica elettrica mi<br />

attraversa. La stessa scossa che ho sentito quando mi è<br />

passata attraverso, nel suo appartamento. L’ho vista<br />

soltanto due volte. Lei non sa nemmeno che esisto. Ma<br />

c’è qualcosa in lei che la rende diffic<strong>il</strong>e da dimenticare.<br />

Mi apposto appoggiato al tronco di un vecchio acero<br />

in cima al cort<strong>il</strong>e e osservo. E ogni volta che vedo una<br />

coppia che si tocca, o si bacia, non posso fare a meno<br />

di sognare come sarebbe stare così con L<strong>il</strong>i... toccarla<br />

in quel modo. Chiudo gli occhi e cerco di immaginare<br />

come sarebbe la sua pelle. Quale odore avrebbe. Quale<br />

sapore. Sento un brivido, e <strong>il</strong> retro <strong>del</strong> mio collo si<br />

stacca violentemente dall’albero.<br />

Concentrati.<br />

Apro gli occhi. Frannie sta parlando con la ragazza<br />

<strong>del</strong> gruppo, e Luc è allo sp<strong>il</strong>latore <strong>del</strong>la birra. Porge un<br />

boccale a una bionda che sta facendo <strong>del</strong> suo meglio<br />

per incastrarlo contro la recinzione <strong>del</strong> portico. Gli<br />

sorride, con le labbra luccicanti di rossetto rosso, e<br />

fruga nella borsetta tirandone fuori un foglietto di<br />

carta rosa. Lo osservo inf<strong>il</strong>arselo in tasca, prima di<br />

afferrare un altro boccale e iniziare a riempirlo.<br />

Pare che mia sorella si sia innamorata di un


acchiappafemmine demoniaco. Il suo cuore aspetta<br />

solo di venire spezzato. Meglio, secondo me. Prima si<br />

renderà conto di chi è veramente, prima lo scaricherà.<br />

Forse potrei fare in modo che trovi quel foglietto...<br />

Scandaglio ancora <strong>il</strong> cort<strong>il</strong>e, scorrendo con gli occhi i<br />

gruppi di persone che parlano e ridono, e oltre, nei<br />

dintorni <strong>del</strong> cort<strong>il</strong>e, dove i corpi si stringono l’uno<br />

all’altro tra le ombre degli alberi.<br />

E L<strong>il</strong>i è di nuovo lì, nella mia testa. Cerco di<br />

respingerla, ma non se ne andrà. Quindi mi lascio<br />

andare all’immaginazione. La sento premere <strong>il</strong> suo<br />

corpo contro <strong>il</strong> mio, portandomi a desiderarla in modi<br />

che non dovrei. Ma nella mia fantasia posso averla. La<br />

avvolgo tra le mie braccia, e quando si allunga per<br />

avvicinare <strong>il</strong> viso al mio la <strong>bacio</strong>. Scorro le mani lungo<br />

le curve <strong>del</strong> suo corpo, con i sensi accesi dal suo ardore<br />

crescente, mentre lei stessa mi divora con le mani.<br />

Sento l’intensità <strong>del</strong> mio bisogno di lei corrermi<br />

dentro: una vertiginosa ondata di disperazione.<br />

L’allarme <strong>del</strong> mio sesto senso sembra come<br />

fulminato. Immediatamente mi rendo conto che <strong>il</strong><br />

tr<strong>il</strong>lo nella mia fantasia non proveniva soltanto dalle<br />

mani di L<strong>il</strong>i. L’allarme demoni si era attivato gia da un<br />

po’.<br />

Ho perso la concentrazione.<br />

Non mi fermo neanche per cercare di capire da dove<br />

arriva – o per rimproverarmi di questa svista. In un<br />

baleno attraverso <strong>il</strong> cort<strong>il</strong>e, avvolgendo Frannie in un<br />

campo.<br />

Lei si allontana ansimante dalla comitiva. «Devo<br />

andare», dice ai suoi amici e si volta a cercare Luc, che<br />

sta tornando con due bicchieri pieni di birra.<br />

«La cricca <strong>del</strong> tuo ragazzo è arrivata», sospiro in un<br />

orecchio a Frannie.<br />

«Dov’è?», dice lei spalancando gli occhi, che si


guardano attorno rapidi.<br />

«Non lo so, esattamente, ma ce n’è più di uno.<br />

Andiamo». Le do una spinta leggera, ma si è già<br />

incamminata.<br />

Lei agguanta Luc. «Matt dice che dobbiamo andare».<br />

Luc poggia la birra e la prende per mano. Torniamo<br />

alla macchina camminando rapidamente, e appena<br />

raggiunta la strada vedo tre paia di occhi rossi che<br />

spuntano fuori dall’oscurità <strong>del</strong> bosco. L’immenso<br />

demone dai capelli rossi che stava da Ricco’s avanza<br />

camminando fuori dal buio e ci guarda passare.<br />

Nonostante non faccia una mossa per fermarci, una<br />

sott<strong>il</strong>e scarica elettrica mi attraversa crepitante.<br />

Frannie è in posizione di difesa, pronta a colpire, ma<br />

Luc la afferra per la mano e la trascina verso la<br />

macchina correndo.<br />

Il demone mi lancia un ghigno minaccioso. Per<br />

quanto io sia invisib<strong>il</strong>e, lui sa che sono lì – proprio<br />

come io avrei potuto sapere che lui era lì, se avessi<br />

fatto attenzione. Altri due, più bassi, ma altrettanto<br />

robusti, escono dall’oscurità, mentre torno verso la<br />

macchina di Luc.<br />

Cosa diavolo sta succedendo? Ha forse seguito<br />

Frannie?<br />

Do un’occhiata a Frannie e Luc che sprofondano<br />

nella macchina. Osservo ancora per un secondo <strong>il</strong><br />

gruppo di demoni, poi mi proietto nel sed<strong>il</strong>e posteriore<br />

<strong>del</strong>la Shelby.<br />

Luc appare molto determinato: le nocche bianche sul<br />

volante, zigzaga tra le buche.<br />

«Non riuscirai a seminarli», dico sprofondando nel<br />

sed<strong>il</strong>e posteriore. Il mio sguardo si volge a Frannie.<br />

«Tutto okay?», chiedo.<br />

«Sto bene».<br />

«Ti hanno fatto nulla?»


«No, soltanto quello che hai visto».<br />

«È colpa mia». La voce di Luc è debole: quasi un<br />

sospiro.<br />

«Smett<strong>il</strong>a, Luc». Frannie gli poggia una mano sulla<br />

spalla, <strong>il</strong> viso pieno di apprensione.<br />

Luc continua a fissare dritto oltre <strong>il</strong> parabrezza, con<br />

la faccia tesa e le mascelle serrate. «Non credo che sia<br />

sicuro per te girarmi attorno».<br />

«Non vado da nessuna parte».<br />

I suoi occhi si spostano sulla sommità <strong>del</strong>la testa di<br />

lei, che riposa con una guancia appoggiata alla sua<br />

spalla, e sospira, prima di riportare l’attenzione sulla<br />

strada. Sembra ancora determinato, entrambe le mani<br />

strette sul volante e la bocca che forma una linea retta.<br />

Ma in quella breve occhiata, l’ho vista.<br />

La risposta.<br />

Ho osservato i suoi occhi passare da tormentati a<br />

risoluti. Forse è davvero all’altezza di fare la cosa<br />

giusta, dopo tutto. Se Luc credesse di aver messo<br />

Frannie in pericolo, penso che se ne andrebbe.<br />

Con questa consapevolezza, <strong>il</strong> demone si è<br />

guadagnato un po’ <strong>del</strong> mio rispetto. Come dato di<br />

fatto, se lui non fosse un demone, potrei addirittura<br />

essere in grado di tollerare che stia con mia sorella.<br />

Ma lui è un demone.<br />

Quindi, so cosa devo fare.<br />

Frannie<br />

Luc è parcheggiato al solito posto: sotto <strong>il</strong> gigantesco<br />

acero vicino alla staccionata dall’altra parte <strong>del</strong>la<br />

strada. Posso a malapena scorgere <strong>il</strong> parafango<br />

anteriore <strong>del</strong>la Shelby che br<strong>il</strong>la, attraverso le foglie<br />

che ondeggiano, al chiaro di luna. Ma sono rimasta a


fissarlo per ore, da quando Luc mi ha riportata a casa,<br />

immaginando di essere là fuori con lui.<br />

Sollevo <strong>il</strong> mento dalle braccia, puntellate sul<br />

davanzale <strong>del</strong>la finestra, e mi massaggio una<br />

contrattura sul collo dolorante. Prendo <strong>il</strong> cellulare dal<br />

comodino con l’intenzione di chiamare Luc, ma lo fisso<br />

nella mia mano per un lungo minuto prima di<br />

impostare una chiamata rapida a Gabe, invece.<br />

Non squ<strong>il</strong>la nemmeno prima che la voce automatica<br />

attacchi a dire quello che già sapevo. Gabe è<br />

irraggiungib<strong>il</strong>e. Il telefono è spento.<br />

Penso che potrei chiamarlo con la mente...<br />

mandandogli un messaggio per dire che ho bisogno <strong>del</strong><br />

suo aiuto. Verrebbe?<br />

Borbotto tra me e me, tirandomi giù dal letto. Gabe<br />

se n’è andato per una ragione. Potrei star qui seduta e<br />

convincermi che abbiamo bisogno che lui torni, ma in<br />

realtà sono solo io. È stupido e scorretto, da parte mia,<br />

richiamarlo qui soltanto perché mi manca.<br />

Sospiro e mi tiro su i jeans, sotto la lunga T-shirt con<br />

cui dormo. Socchiudendo l’uscio sbircio fuori,<br />

nell’androne buio e s<strong>il</strong>enzioso. I cardini gemono<br />

quando apro lentamente la porta, e prendo un<br />

appunto mentale di ricordarmi di oliarli. Mentre<br />

scendo le scale in punta di piedi prendo altri appunti<br />

mentali. Conoscevo i gradini scricchiolanti <strong>del</strong> piano di<br />

sopra, ma ce ne sono altri che protestano, sebbene con<br />

meno rumore, sotto <strong>il</strong> mio peso.<br />

Quando raggiungo la maniglia <strong>del</strong>la porta d’ingresso<br />

<strong>il</strong> cuore mi pulsa nelle orecchie. Con un ultimo<br />

sguardo su per le scale la tiro ed esco rapidamente<br />

fuori, nel portico.<br />

Luc salta fuori dalla macchina e, quando mi vede,<br />

attraversa la strada di corsa. Mi afferra per la mano e<br />

mi trascina verso la Shelby. «Che succede? Cosa c’è


che non va?», chiede indagando con occhi svelti,<br />

selvaggiamente, <strong>il</strong> mio cort<strong>il</strong>e.<br />

«Io...».<br />

«Lui è qui? Dannazione! Come ho fatto a farmelo<br />

sfuggire?». Mi spinge sul sed<strong>il</strong>e <strong>del</strong> passeggero <strong>del</strong>la<br />

sua macchina.<br />

«No. Non è quello. È solo che io...».<br />

«Cos’ha fatto, Frannie?». Mi si accoccola accanto<br />

scrutandomi con occhi terrorizzati.<br />

Sento <strong>il</strong> caffè sulle sue labbra, quando mi sporgo in<br />

avanti, gli passo una mano tra i capelli e premo le<br />

labbra sulle sue. I suoi muscoli tesi non si r<strong>il</strong>assano,<br />

ma cambia <strong>il</strong> tipo di tensione. La sua attenzione si<br />

sposta da “là fuori” a “proprio qui”. A me. Che è<br />

proprio dove desideravo che fosse. Dopo un minuto, si<br />

schiaccia su di me e, con la mano a coppa attorno alla<br />

mia nuca, mi tira a sé baciandomi più profondamente.<br />

Alla fine, mi ritraggo.<br />

«Non volevo stare da sola».<br />

Luc mi tira fuori dalla macchina per una mano, e mi<br />

schiaccia contro le curve <strong>del</strong> suo corpo. «Non è sicuro,<br />

per te, stare qua fuori», mi dice dolcemente tra i<br />

capelli. «Devi stare in casa, restare dietro <strong>il</strong> campo di<br />

tuo padre».<br />

Mi allontano da lui. «Il cosa di mio padre?».<br />

Le sue labbra si serrano a linea retta, mentre valuta<br />

come rispondere. «C’è qualcosa a proposito di tuo<br />

padre, Frannie. Non so di cosa si tratti, ma non potevo<br />

leggere dentro di lui... quando ero un demone». I suoi<br />

occhi corrono lungo la strada, poi tornano su di me.<br />

«Non potevo neanche proiettarmi in casa tua, e questo<br />

può accadere soltanto in presenza di un campo<br />

celeste».<br />

Penso a mio padre: Mr Torta di Mele e Baseball.<br />

«Pensi che ci sia qualcosa che non va in mio padre?».


Lui scuote la testa, ma ha un sopracciglio alzato, e<br />

medita ancora. «Non che non vada, ma è connesso<br />

con i piani alti. Non sai se per qualche ragione...?»<br />

«No. Non c’è niente di bizzarro in mio padre... be’, a<br />

parte che effettivamente gli piacciono i cavolini di<br />

Bruxelles». Sento la mia faccia accartocciarsi in una<br />

smorfia involontaria.<br />

Gli occhi neri di Luc br<strong>il</strong>lano alla luce d’argento <strong>del</strong>la<br />

luna, mentre sorride e mi avvolge la vita con un<br />

braccio, conducendomi di nuovo a casa. «Che ora è?»<br />

«Non lo so... forse le quattro».<br />

«Dovresti essere a dormire».<br />

Gli sorrido. «Anche tu. Il tuo primo giorno di lavoro<br />

inizia tra quanto, sei ore? Non vorrai addormentarti e<br />

sbavare sui libri».<br />

Volta verso di me gli occhi preoccupati. «Non dopo<br />

quanto è successo dai Gallagher stasera. Rhenorian è<br />

in agguato. Non voglio perderti di vista».<br />

Arriviamo all’ingresso di casa mia e lui spinge<br />

lentamente la porta per aprire. Mi bacia, e quando<br />

tenta di allontanarsi non glielo permetto. Mentre gli<br />

accarezzo <strong>il</strong> petto con le mani posso sentire <strong>il</strong> suo<br />

cuore tamburellare sotto le mie dita, veloce quasi<br />

quanto <strong>il</strong> mio. Le sue labbra si muovono dalla mia<br />

bocca a un orecchio, e giù fino al collo.<br />

Mi sf<strong>il</strong>o dal suo abbraccio e lo guardo negli occhi.<br />

«Penso che questo significhi che devi venire di sopra<br />

con me», sussurro.<br />

Intreccio le dita tremanti con le sue e lo tiro oltre la<br />

porta. Lui esita sulla soglia e scuote la testa.<br />

Per favore. Per favore. Per favore entra.<br />

Lui accentua un respiro profondo. Un sorriso<br />

colpevole gli increspa un angolo <strong>del</strong>le labbra, mentre<br />

entra. Mi interroga con gli occhi, e io mi volto e lo


guido rapidamente su per le scale, sperando che i<br />

gradini scricchiolanti non siano poi così rumorosi<br />

quanto sembrano.<br />

Chiudo la porta <strong>del</strong>la mia stanza e mi avvinghio a lui,<br />

cercando di percepire <strong>il</strong> minimo rumore dall’esterno.<br />

Dopo un minuto, quando è tutto tranqu<strong>il</strong>lo, mi r<strong>il</strong>asso<br />

e guardo Luc.<br />

Nella pallida luce d’argento <strong>del</strong>la luna, i suoi occhi<br />

br<strong>il</strong>lano. Un fremito elettrico mormora sulla mia pelle<br />

quando lui si avvicina e mi bacia ancora, facendomi<br />

venire la pelle d’oca. Lo tiro verso <strong>il</strong> letto e mi sf<strong>il</strong>o i<br />

jeans. Lui emette un sospiro tremante quando salto<br />

nel letto e tendo un braccio verso di lui.<br />

«Frannie...», sussurra, allungando indietro la mano<br />

verso la maniglia <strong>del</strong>la porta.<br />

Mi porto un dito alle labbra, poi gli tendo di nuovo <strong>il</strong><br />

braccio.<br />

Lui dà uno sguardo alla porta, poi si sf<strong>il</strong>a gli stivali e<br />

scivola nel mio letto. Mi accoccolo contro di lui,<br />

strofinandogli <strong>il</strong> naso sul collo.<br />

«Questa è davvero una pessima idea», mi sussurra<br />

tra i capelli. Ma quando scivolo con le mani sul suo<br />

petto, la sua pancia, e più in basso, sono certa che <strong>il</strong><br />

suo corpo gradisce quell’idea.<br />

Lo mordicchio fino a raggiungere l’orecchio. «Io<br />

penso che sia la migliore idea che abbia mai avuto».<br />

Mi stringo a lui e lo <strong>bacio</strong> con forza. «Hai davvero<br />

troppi vestiti addosso», bisbiglio sulle sue labbra. Lui<br />

si appoggia su un gomito, e io gli tiro via la T-shirt<br />

dalla testa, poi tolgo anche la mia. Per un minuto fissa<br />

immob<strong>il</strong>e la mia quasi nudità, e cerco di non fargli<br />

vedere che sto tremando.<br />

«Frannie...», sussurra ancora, e mi rendo conto che<br />

non sono la sola a tremare.<br />

Gli passo una mano tra i capelli e porto di nuovo le


sue labbra sulle mie. Lui scivola con la bocca fino al<br />

mio orecchio. «E questo lo chiami non usare <strong>il</strong> tuo<br />

Sway sulla gente».<br />

Il suo respiro caldo nell’orecchio mi dà un brivido, e<br />

sorrido. «Sei tu quello che mi ha detto che avevo<br />

bisogno di esercitarmi».<br />

Quando si appoggia di nuovo sul cuscino ha<br />

un’espressione tesa. «Speravo che tu potessi scegliere<br />

un altro bersaglio. Sai già che <strong>il</strong> tuo Sway funziona, su<br />

di me». Mi copre con <strong>il</strong> lenzuolo, avvolgendomelo<br />

attorno, e mi scansa i capelli arruffati dal viso con un<br />

dito.<br />

Voltandomi sulla schiena, emetto un sospiro<br />

frustrato. «Tu vuoi che io usi <strong>il</strong> mio Sway per attirare<br />

qualcun altro nel mio letto? La maggior parte dei<br />

ragazzi non avrebbe bisogno di essere esortata per<br />

dormire con la propria fidanzata».<br />

«Penso che d’ora in avanti saprai che io non sono “la<br />

maggior parte dei ragazzi”». Il suo dito segue la linea<br />

<strong>del</strong> mio sopracciglio. «Ho passato settem<strong>il</strong>a anni a fare<br />

la cosa sbagliata. Questa è una cosa che voglio fare<br />

bene».<br />

«Ma io ti amo. Non è sbagliato, desiderare di stare<br />

con te».<br />

Il suo volto si rabbuia e i suoi occhi si allontanano.<br />

«Sono praticamente certo che tutto ciò che riguarda <strong>il</strong><br />

fatto che tu stia con me è sbagliato».<br />

«Non costringermi a usare di nuovo <strong>il</strong> mio Sway con<br />

te», dico, sfiorandogli una guancia e riportandolo nella<br />

mia stanza.<br />

Quando i suoi occhi si fermano sui miei, sono<br />

profondi. «Frannie...», poi lascia perdere e si solleva<br />

su un gomito, sopra di me, fissandomi ancora negli<br />

occhi. «Non devi usare <strong>il</strong> tuo Sway su di me per far sì<br />

che io ti desideri. In tutta la mia esistenza non ho mai


desiderato qualcosa così tanto. Ma ho bisogno che<br />

questo», fa un gesto tra noi due, «sia qualcosa di più<br />

che sesso». Mi chiude una guancia nel palmo <strong>del</strong>la<br />

mano. «Non voglio rovinarlo facendo qualcosa di<br />

imprudente».<br />

Gli do una scrollata. «Vuoi insinuare che ho qualche<br />

malattia infettiva?».<br />

Trattiene una risata e si inf<strong>il</strong>a accanto a me sul letto,<br />

avvolgendomi con le braccia e strofinando <strong>il</strong> naso tra i<br />

miei capelli.<br />

Voglio impazzire, ma mi sento stranamente appagata<br />

quando mi installo sulla curva <strong>del</strong>la sua spalla, e mi<br />

abbandono sulla sua pelle di seta.<br />

Fin quando si ode un boato dal salone.<br />

In un baleno Luc è di fianco al letto, sul pavimento,<br />

tra <strong>il</strong> letto e la finestra. Afferro la mia T-shirt da terra,<br />

ma quando ci inf<strong>il</strong>o la testa... profumo di cannella. Ho<br />

preso quella di Luc, invece. Me la metto comunque, e<br />

mi stringo <strong>il</strong> lenzuolo attorno.<br />

La luce in corridoio si accende, e sento aprirsi le<br />

porte mentre la mia intera famiglia vi si riversa. Dopo<br />

un minuto bussano alla mia porta.<br />

«Eh», dico cercando di sembrare intontita, anche se<br />

ho <strong>il</strong> cuore che martella e riesco a malapena a<br />

respirare. In pratica, meno assonnata di così non<br />

potrei essere. Non sono mai stata tanto tesa in vita<br />

mia.<br />

La porta si apre e papà fa capolino. Guarda attorno e<br />

dice: «Stai bene?»<br />

«Uh uh. Cos’è stato?»<br />

«Lo specchio in salone è caduto dal muro. Il chiodo<br />

deve aver ceduto».<br />

«Okay», dico, allontanandomi da lui e facendo finta<br />

di essere quasi addormentata. Dopo un lungo<br />

momento la porta si chiude.


Giaccio completamente immob<strong>il</strong>e, mentre la casa<br />

torna s<strong>il</strong>enziosa e qualcuno spegne la luce in corridoio.<br />

Dopo un’eternità, Luc fa spuntare la testa da un lato<br />

<strong>del</strong> letto. «Ti avevo detto che era una pessima idea»,<br />

sussurra con un sorrisetto rapido. «Se i tuoi genitori<br />

mi avessero trovato qui...».<br />

Non c’è bisogno che termini <strong>il</strong> ragionamento. Io e i<br />

miei genitori abbiamo appena iniziato a fare dei<br />

progressi. A loro Luc non piace poi molto, ma allo<br />

stesso modo non sembrano neanche odiarlo.<br />

Sono seduta sul letto, e lui nota la mia T-shirt. «Mi<br />

piace <strong>il</strong> tuo look».<br />

«Scusa», dico, e inizio a tirarla su per sf<strong>il</strong>armela.<br />

Lui alza una mano, una punta di terrore nello<br />

sguardo. «Non farlo. Ho una camicia in macchina».<br />

Sorrido: mi piace <strong>il</strong> suo aspetto, senza. Alzo di nuovo<br />

<strong>il</strong> braccio verso di lui, ma scuote la testa, anche se un<br />

sorriso gli si forma lentamente sul viso. «Penso che<br />

non possiamo tentare la fortuna più di quanto non<br />

abbiamo già fatto».<br />

Lui si dirige alla finestra, guarda in basso e indugia.<br />

«Sarebbe molto più fac<strong>il</strong>e se potessi proiettarmi fuori<br />

da qui».<br />

Salto giù dal letto e gli vado accanto. «Ti romperai <strong>il</strong><br />

collo. Dovresti rimanere». Gli prendo una mano e<br />

avvolgo <strong>il</strong> suo braccio intorno a me.<br />

Resta con me.<br />

«Frannie, per favore. È stato <strong>il</strong> tuo Sway a portarmi<br />

fin qui, inizialmente, e contro <strong>il</strong> mio parere, potrei<br />

aggiungere. Ma ora devo davvero andare».<br />

Mi bacia, poi guarda di nuovo fuori, verso l’albero.<br />

Con <strong>il</strong> cuore martellante, lo vedo aprire la finestra e<br />

saltare sul davanzale. Raggiunge un ramo e lo tira<br />

alcune volte, quindi vi si appende con entrambe le


mani e dondola via dalla casa. Il ramo si piega sotto <strong>il</strong><br />

suo peso. Ansimo quando lo sento scricchiolare, ma<br />

regge tanto da permettere a Luc di atterrare su un<br />

ramo più grande, posto più in basso e più vicino al<br />

tronco. Mi fa pensare a un gatto nero e ag<strong>il</strong>e, mentre<br />

salta da un ramo all’altro, con i piedi sicuri e stab<strong>il</strong>i, e<br />

finalmente si lascia cadere a terra. Mi accorgo che sto<br />

trattenendo <strong>il</strong> respiro, e lo r<strong>il</strong>ascio in un soffio lento e<br />

tremante quando lui torna indietro per guardarmi.<br />

Mio Dio, è bellissimo.<br />

L’orizzonte si sta facendo rosa, con l’inizio <strong>del</strong> nuovo<br />

giorno. Lui si allontana lentamente verso la macchina<br />

e la mia sofferenza aumenta di più a ogni passo.<br />

«Cosa diavolo c’è che non va?». Il sib<strong>il</strong>o di Matt mi<br />

spaventa a morte.<br />

Trattengo un urlo tra i denti, poi mi volto verso di lui.<br />

Mi guarda accigliato, e quando vede la mia T-shirt<br />

strabuzza gli occhi. «Qui? Lo stavate facendo qui? Con<br />

mamma e papà giù in salone?».<br />

Il mio volto avvampa, e devo lottare per tenere la<br />

voce al volume di un sussurro. «Stavi guardando?».<br />

Fa alcuni passi indietro. «Sono un angelo, non un<br />

guardone. Non stavo guardando. Ma non serve un<br />

ingegnere aerospaziale per supporre che non ti porti <strong>il</strong><br />

tuo ragazzo in camera nel mezzo <strong>del</strong>la notte per<br />

parlare».<br />

«Per tua informazione, noi stavamo soltanto<br />

parlando, perché Luc ha messo un freno».<br />

«Certo. È per questo che indossi la sua T-shirt». Fa<br />

un sorriso acido.<br />

Mi volto per nascondere le mie guance in fiamme. «E<br />

comunque, non sono affari tuoi cosa facciamo io e Luc.<br />

O dove».<br />

«Sono proprio quelli i miei affari. Il mio compito è<br />

proteggerti, anche se dal tuo stesso stupido


comportamento. Non permetterò che tu faccia questo,<br />

Frannie. Non lascerò che ti rovini la vita».<br />

La rabbia esplode dal regno <strong>del</strong>le mie più cupe<br />

emozioni, quando capisco... cos’ha fatto. Mi alzo e lo<br />

spingo più forte che posso. «Tu hai fatto cadere lo<br />

specchio dal muro. Non è vero?».<br />

Lui barcolla indietreggiando di alcuni passi, e un<br />

ghigno gli arriccia le labbra.<br />

«Cristo, Matt!». Mi afferro i capelli tra le mani e li<br />

tiro, prima di borbottare e tornare alla finestra.<br />

Controllo la Shelby, ancora parcheggiata là fuori, e<br />

faccio un respiro profondo, poi torno a Matt.<br />

«Possiamo parlarne più tardi?».<br />

Addolcendo <strong>il</strong> viso, annuisce e scompare.<br />

Salto nel letto e mi tiro le lenzuola fin sopra la testa.<br />

Dopo un lungo minuto, tiro fuori la testa da sotto le<br />

lenzuola e osservo la stanza. Ancora vuota.<br />

Traccio con la mano <strong>il</strong> percorso <strong>del</strong>le labbra di Luc,<br />

sentendo ancora la pelle fremere per <strong>il</strong> suo tocco.<br />

Chiudendo gli occhi, mi tiro la sua T-shirt sul viso,<br />

respirando per riportare <strong>il</strong> battito <strong>del</strong> mio cuore a un<br />

ritmo normale.<br />

Sono così contenta di aver riavuto Matt, ma chi<br />

l’avrebbe detto che un angelo custode si sarebbe<br />

rivelato un guastafeste epico? Lui è come la mia<br />

cintura di castità personale. Anche se ho giurato di<br />

non usare <strong>il</strong> mio Sway in famiglia, forse dovrei provare<br />

con Matt, giusto per permettergli di ravvivarsi un po’.<br />

Del resto, ho bisogno di allenarmi.<br />

Sorrido, ricordando come ha funzionato bene con<br />

Luc. Ovviamente, io in realtà non intendevo usarlo.<br />

Infine mi addormento con l’odore di cannella nel naso<br />

e <strong>il</strong> fremito di un incendio sotto la pelle. E nel mio<br />

sogno, Matt non ci interrompe.


Luc<br />

Capitolo 6<br />

Un patto col diavolo<br />

La sede di Haden <strong>del</strong>la Essex County Library è una<br />

mostruosità di granito grigio accanto alla scuola. Si<br />

trova all’interno di quello che una volta era <strong>il</strong> Palazzo<br />

comunale, uno degli edifici più antichi <strong>del</strong>la città, che<br />

data alla metà <strong>del</strong> Settecento. E come la maggior parte<br />

degli edifici di Haden, dimostra ognuno dei suoi<br />

giorni. Accedo al parcheggio e attraverso la strada<br />

leggermente di corsa fino all’edificio di pietra. Dando<br />

uno sguardo alla torre <strong>del</strong>l’orologio, vedo che sono<br />

appena in orario. Pensavo di arrivare in anticipo, per <strong>il</strong><br />

mio primo giorno, ma ho portato Frannie da Taylor,<br />

lungo <strong>il</strong> tragitto, e non potevo andar via prima che<br />

Matt arrivasse.<br />

Non posso fare a meno di sorridere mentre scruto<br />

attraverso <strong>il</strong> pannello di vetro <strong>del</strong>le porte di legno, poi<br />

spingo per aprirle ed entrare. Anche <strong>il</strong> mio naso<br />

umano può apprezzare <strong>il</strong> profumo <strong>del</strong>la biblioteca:<br />

polvere, carta vecchia e storia. Scandaglio <strong>il</strong> dorso dei<br />

libri sugli scaffali, mentre procedo verso <strong>il</strong> bancone:<br />

una selezione piuttosto limitata, ma tutti i classici e<br />

anche qualche eccellente titolo tenebroso.<br />

La donna magrissima dietro <strong>il</strong> bancone arrotondato,<br />

al centro <strong>del</strong>la sala cavernosa, sta schedando i libri che<br />

estrae dal carrello e dispone su uno scaffale con<br />

l’etichetta IN LETTURA.


Allungo <strong>il</strong> passo, mi appoggio al bancone e mi<br />

schiarisco la gola. Quando lei si volta, le porgo la<br />

mano. «Buongiorno. Sono Luc Cain».<br />

Lei mi squadra valutandomi con occhi grigio chiaro.<br />

Non può avere un giorno in meno di cento anni,<br />

nonostante i ricci nero corvino che le incorniciano <strong>il</strong><br />

volto raggrinzito. Mi prende la mano con la sua, magra<br />

e ossuta, e la stringe con una forza sorprendente.<br />

«Sono Mavis Burnes, bibliotecario capo. Abbiamo<br />

parlato al telefono».<br />

«È un piacere incontrarla».<br />

«Altrettanto», dice con voce tremolante, lasciandomi<br />

la mano. «Devo dire che sono stata sorpresa, e non<br />

poco, dalla sua conoscenza dei libri e <strong>del</strong> nostro<br />

sistema», prosegue squadrandomi nuovamente. «Lei è<br />

chiaramente troppo giovane per avere già lavorato in<br />

una biblioteca».<br />

«Ma ho passato molto tempo a leggere». Mi volto e<br />

scandaglio di nuovo le f<strong>il</strong>e di libri, chiedendomi se<br />

contengano qualcosa che non ho ancora letto – e che<br />

comunque valga la pena leggere.<br />

Chase Gallagher, che è quello tramite <strong>il</strong> quale ho<br />

saputo di questo lavoro, spunta dagli scaffali con una<br />

T-shirt per certi aspetti troppo sgargiante. Si avvicina e<br />

poggia una p<strong>il</strong>a di libri sul bancone, poi con i palmi si<br />

tira indietro i capelli neri in una corta coda di cavallo.<br />

«Ehi, Luc. Pronto?»<br />

«Certamente».<br />

Chase mi istruisce sui sistemi informatici e di<br />

schedatura, mentre Mavis origlia e interviene per<br />

sottolineare l’importanza di alcuni punti specifici.<br />

Completa quelle istruzioni con una visita.<br />

«La prossima settimana sposteremo qui la sezione<br />

dedicata all’infanzia...», indica un settore più ampio<br />

<strong>del</strong>la biblioteca, accanto all’ingresso, che attualmente


ospita pubblicazioni sui viaggi, «...quindi avremo<br />

bisogno che tu resti fino a tardi almeno una sera –<br />

probab<strong>il</strong>mente giovedì <strong>del</strong>la prossima settimana – per<br />

aiutare a rimettere i libri sugli scaffali».<br />

«Non dovrebbe essere un problema».<br />

Mi dà un colpetto con <strong>il</strong> gomito. «Così, forse,<br />

possiamo andare dai Cavanaugh a trovare le nostre<br />

donne».<br />

Quasi non riesco a trattenere una risata pensando a<br />

cos’avrebbe fatto Frannie sentendolo riferirsi a lei<br />

come alla “mia donna”. Me la immagino sbattere<br />

Chase a terra a gambe all’aria. Un sorriso mi compare<br />

sul viso. Lui lo fraintende e fa su e giù con le<br />

sopracciglia ammiccando.<br />

«Queste Canavaugh hanno qualcosa, eh?».<br />

Il mio sorriso si allarga. «Qualcosa, certo».<br />

Lui inf<strong>il</strong>a la mano in tasca e ne tira fuori una chiave.<br />

«Apre sempre Mavis», dice, accennando con la testa<br />

verso <strong>il</strong> bancone. «E noi chiudiamo, e spegniamo tutto,<br />

quindi avrai bisogno di questa».<br />

Mentre prendo la chiave dalla sua mano guardo oltre<br />

la sua spalla e vedo quella ragazza <strong>del</strong> mio palazzo –<br />

L<strong>il</strong>i – passare dietro un cliente in uscita ed entrare<br />

nella sala. Si ferma appena superata la porta, poi si<br />

volta, e sembra che se ne stia per andare di nuovo.<br />

«Scusami», dico a Chase. Procedo a passi lunghi<br />

verso di lei, che sta tirando la porta per aprire.<br />

«Avevi bisogno di qualcosa, L<strong>il</strong>i?».<br />

Lei sobbalza leggermente e si volta a guardarmi, con<br />

gli occhi sgranati. Quando mi riconosce emette un<br />

sospiro. «Oh, ciao, Luc».<br />

Le sorrido con fare rassicurante. «Posso aiutarti a<br />

trovare qualcosa?»<br />

«Uhm... speravo che ci fosse una bacheca con gli<br />

annunci di lavoro o qualcosa <strong>del</strong> genere».


«Stai cercando un lavoro?»<br />

«Ho a malapena racimolato i soldi per l’affitto di<br />

questo mese. Ho bisogno di trovare qualcosa al più<br />

presto».<br />

«Hmm...». Do un’occhiata attorno, e l’unica bacheca<br />

degli annunci che vedo è quella, relativa alla<br />

biblioteca, degli avvisi per l’angolo <strong>del</strong>le favole e la<br />

lettura pubblica di un autore. «Fammi chiedere a<br />

Mavis».<br />

Lei sussulta di nuovo quando le tocco un braccio per<br />

condurla al bancone, ma lascia andare ancora un<br />

lungo sospiro e azzarda un lieve sorriso. Cammina con<br />

me fin dove Mavis sta schedando i libri.<br />

«Mavis, saprebbe indicarci un posto dove trovare gli<br />

annunci di lavoro <strong>del</strong>la comunità?».<br />

Mavis volge lo sguardo da me a L<strong>il</strong>i e tocca la sott<strong>il</strong>e<br />

croce d’argento che le pende da una catenina che ha<br />

intorno al collo. «Oltre a quelli dei giornali... c’è<br />

sempre <strong>il</strong> centro comunitario su Elm Street. Quello è <strong>il</strong><br />

posto migliore per tentare».<br />

«Grazie», dice L<strong>il</strong>i abbassando lo sguardo.<br />

«Sai dove si trova?», chiedo mentre torniamo alla<br />

porta.<br />

L<strong>il</strong>i annuisce. «Quindi, tu lavori qui?». Osserva le<br />

p<strong>il</strong>e di libri, prima di posare lo sguardo su di me.<br />

«Proprio da oggi».<br />

Gli occhi le si <strong>il</strong>luminano, quando sorride davvero.<br />

«Allora non sei soltanto un bel faccino».<br />

Rido fragorosamente, e Mavis mi guarda accigliata<br />

da sopra gli occhiali.<br />

L<strong>il</strong>i osserva Mavis, poi si rannicchia su se stessa e<br />

abbassa le ciglia. «Scusami», bisbiglia.<br />

«Colpa mia». Le faccio un altro sorriso rassicurante.<br />

«Non preoccuparti. Ci vediamo dopo?».<br />

Lei annuisce e sguscia via dalla porta.


Ma non appena mi avvio verso <strong>il</strong> bancone la porta si<br />

apre di nuovo e Rhenorian fa <strong>il</strong> suo ingresso. Esamina<br />

gli scaffali che ha di fronte, ma i suoi occhi non<br />

guardano i libri. Puntano su di me. Fa un cenno quasi<br />

impercettib<strong>il</strong>e con la testa: segno che mi sta<br />

osservando.<br />

Pedinando, per l’esattezza.<br />

Ma meglio me che Frannie. A lei non direi niente, ma<br />

dopo quella festa a casa di Chase, non sono certo che<br />

Matt sia concentrato quanto dovrebbe. È stata colpa<br />

mia se Rhenorian e la sua cricca erano lì, ma Matt<br />

avrebbe dovuto intuirlo prima che si avvicinassero<br />

tanto. Gabriel ha scelto Matt poiché ha un diritto<br />

acquisito su Frannie, ma non credo che questo sia<br />

sufficiente.<br />

Rhenorian accenna un sorriso, facendo intravedere le<br />

zanne per un istante, prima di voltarsi e uscire<br />

nuovamente sul marciapiede. Mi accosto alla porta e lo<br />

osservo entrare al posto di guida di una Lincoln color<br />

argento con un tettuccio di stoffa nera. Una parte di<br />

me spera che se ne vada, ma quando non lo fa penso<br />

che sia meglio così. C’è qualcosa di rassicurante nel<br />

fatto di essere informati sul proprio nemico – o<br />

almeno di sapere dove si trova.<br />

Penso a Frannie che sta festeggiando con i suoi amici<br />

alla cava. Ho cercato di parlarle chiaramente di tutto<br />

questo, ma lei voleva andare, e Matt ha giurato che<br />

avrebbe fatto <strong>il</strong> suo lavoro. Alla fine mi sono arreso,<br />

poiché Frannie non può vivere come un animale in<br />

gabbia. Ha bisogno di avere una vita. E questo vuol<br />

dire che devo fidarmi di Matt.<br />

Eppure, è meglio che Rhenorian si trovi dove posso<br />

tenerlo d’occhio.<br />

Quando lascio la biblioteca, alle cinque, sta ancora lì.<br />

Mi osserva attraversare la strada verso la Shelby.


Penso di tornare al mio appartamento – per stare per<br />

conto mio, lontano da Frannie. Ma non ce la faccio. Ho<br />

bisogno di vederla: di assicurarmi che stia bene.<br />

Quindi dirigo la macchina verso la cava.<br />

E Rhenorian mi segue.<br />

Nonostante non sembri rappresentare una minaccia<br />

immediata per Frannie, comunque non mi piace. Per<br />

quanto odi ammetterlo, una parte di me vorrebbe che<br />

Gabriel non fosse partito, poiché la mia ombra<br />

infernale metterà a dura prova la mia capacità di<br />

proteggere Frannie.<br />

Mi svolazza in testa <strong>il</strong> pensiero che Frannie potrebbe<br />

essere più al sicuro se io me ne andassi, mentre<br />

osservo Rhenorian che mi insegue. Ma anche se fosse<br />

vero, malgrado la promessa che ho fatto a suo nonno<br />

non sono sicuro che riuscirei a farlo davvero.<br />

Frannie<br />

Quando vedo Luc in piedi su un masso accanto al<br />

sentiero non posso trattenere un grande sorriso.<br />

Nuoto fino alle rocce e mi sollevo fuori <strong>del</strong>l’acqua,<br />

stringendomi a lui e inzuppandogli completamente <strong>il</strong><br />

davanti <strong>del</strong>la T-shirt e dei jeans. Ma lui mi stringe<br />

ancora più forte.<br />

Stare tra le sue braccia sulla sommità rocciosa <strong>del</strong>la<br />

cava mi porta ricordi <strong>del</strong> passato. Guardo verso la rope<br />

swing 3 che osc<strong>il</strong>la, ricordando la notte in cui portai<br />

Luc qui fuori, sotto le stelle. Sento un brivido al<br />

ricordo. Non era <strong>il</strong> nostro primo <strong>bacio</strong>, ma fu<br />

decisamente <strong>il</strong> più romantico: e la notte più romantica<br />

<strong>del</strong>la mia vita fino a quel momento. Qualcosa che<br />

aveva a che fare con le stelle, forse. Ma più di quello,


quella notte Luc abbassò la guardia e mi mostrò chi<br />

fosse veramente. Sono praticamente certa che è allora<br />

che mi innamorai di lui, nonostante a quel tempo non<br />

lo avrei mai ammesso a me stessa.<br />

Ora, comunque, una <strong>del</strong>le persone che mi piacciono<br />

meno reclama l’altalena. Angelique Preston sta seduta<br />

sul disco di legno all’estremità, con i ricci biondi<br />

sospinti all’indietro, sollevando i piedi sulla superficie<br />

<strong>del</strong>l’acqua quando osc<strong>il</strong>la oltre la cava e, in tutto<br />

questo, cercando di apparire più sexy possib<strong>il</strong>e.<br />

Tuttavia, non finirà davvero in acqua. Dio ha vietato<br />

che potesse rovinarsi i capelli e <strong>il</strong> trucco, e venir fuori<br />

assomigliando a un ratto annegato. Il suo seno enorme<br />

è contenuto a malapena nel bikini nero, e spero che io<br />

e Luc ce ne saremo andati prima che lei beva altre due<br />

birre e quello faccia la sua apparizione. A suo dire, è<br />

completamente vero. Tutti noi, i ragazzi come le<br />

ragazze, abbiamo osservato con affascinato interesse <strong>il</strong><br />

suo sv<strong>il</strong>uppo fin dalla quinta elementare.<br />

R<strong>il</strong>ey e Trevor escono dall’acqua scalando le rocce e ci<br />

raggiungono.<br />

«Ehi, Luc», dice Trevor. «Hai lasciato quei libri a<br />

malincuore, eh?».<br />

Gli do una gomitata. «Taci, Trev. Forse se tu sapessi<br />

leggere...».<br />

Mi fa un sorriso sarcastico.<br />

«Dov’è Tay?», chiedo.<br />

R<strong>il</strong>ey indica la cava, verso un gruppo di ragazzi che si<br />

esibiscono tuffandosi dalla scogliera – che non è<br />

davvero una scogliera. Soltanto un punto in cui le<br />

rocce spuntano dall’acqua. Sarà un salto di appena tre<br />

metri, ma chiamarla scogliera fa sentire i ragazzi più<br />

vir<strong>il</strong>i, suppongo.<br />

Come previsto Taylor è lassù, con un look strepitoso<br />

in microbikini rosso. Aguzzo la vista, per vedere con


chi sta parlando.<br />

«Santo cielo! Quello è Brendan?».<br />

R<strong>il</strong>ey annuisce. «È tornato per l’estate».<br />

Cosa diavolo ha in mente Taylor?<br />

Il mio volto si fa corrucciato. «Quindi Taylor è di<br />

nuovo viva. Che carino da parte di Brendan».<br />

Brendan Nelson è <strong>il</strong> ragazzo con cui Taylor ha perso<br />

la verginità, e al di là di tutte le sue sparate, è l’unico<br />

ragazzo con cui sia mai stata a letto. È anche l’unico<br />

ragazzo ad averle mai spezzato <strong>il</strong> cuore. È partito per la<br />

Penn State l’anno scorso grazie a una borsa di studio<br />

integrale per <strong>il</strong> football, e per quanto ne sapesse Taylor<br />

stavano ancora insieme. Quando lui smise di<br />

rispondere alle sue telefonate e non si scomodò mai a<br />

dirle che tornava a casa <strong>il</strong> Giorno <strong>del</strong> Ringraziamento,<br />

divenne chiaro che non era così.<br />

«Lo so», dice R<strong>il</strong>ey. «Non posso credere che lei ora<br />

sia lì».<br />

Trevor alza gli occhi al cielo. «Quel ragazzo è un<br />

idiota totale».<br />

Guardo di nuovo verso Taylor, proprio mentre<br />

Brendan le fa scivolare <strong>il</strong> braccio supermuscoloso<br />

intorno ai fianchi. Lei avvolge le braccia intorno alle<br />

spalle di lui, e si sporge per baciarlo.<br />

E mi dà <strong>il</strong> voltastomaco.<br />

Ma appena un istante dopo, Brendan Nelson sta<br />

volteggiando nell’aria, e urla come una femminuccia.<br />

Impatta sull’acqua e <strong>il</strong> grido si interrompe, solo per<br />

riprendere di nuovo quando riemerge in superficie.<br />

Dal modo in cui si dibatte alcuni dei suoi compagni<br />

realizzano che non riesce a nuotare, e si tuffano dietro<br />

di lui. Lo trascinano fino alle rocce, con lui che li<br />

trascina sott’acqua a ogni metro, urlando e<br />

imprecando.


Sorrido quando Taylor ci saluta da lontano, poi si<br />

tuffa dalla “scogliera” con uno splendido tuffo arcuato<br />

e a braccia aperte. Poi nuota ed esce dall’acqua. «Che<br />

idiota», dice facendo eco a suo fratello.<br />

Mi volto a spiegare a Luc la situazione e vedo che i<br />

suoi occhi sono ancora puntati sulla scogliera. Quando<br />

seguo <strong>il</strong> suo sguardo, noto tre ragazzi acquattati tra gli<br />

alberi sulla sommità, tutti vestiti in modo davvero<br />

inappropriato per nuotare: in jeans e T-shirt nere.<br />

Riconosco quello al centro. È quello altissimo coi<br />

capelli rossi che stava dai Gallagher e da Ricco’s.<br />

Sento le dita di Luc avvolgersi alle mie. «Non sarei<br />

dovuto venire qui», dice piano abbastanza da farsi<br />

udire soltanto da me.<br />

Mi volto verso la scogliera e sono scomparsi. «Tutto<br />

okay. Possiamo andare».<br />

Mi passa le dita sulla guancia. «Matt è qui?».<br />

Annuisco, piuttosto certa che sia vero, e allora un<br />

sasso vola in aria e colpisce Luc dietro la testa. Lui<br />

sussulta, e lancia uno sguardo dietro di sé – dove,<br />

ovviamente, non c’è nessuno.<br />

«È qui», dice disgustato.<br />

Guardo minacciosamente lo spazio vuoto alle spalle<br />

di Luc. «Andiamo».<br />

Lui sorride e mi bacia dolcemente sulla guancia.<br />

«Dovresti stare con i tuoi amici. Avevo soltanto<br />

bisogno di sapere che stai bene», getta di nuovo<br />

un’occhiata oltre la spalla, «e che non sei sola».<br />

Lo strattono per un braccio. «Resta».<br />

I suoi occhi guardano di nuovo la scogliera in modo<br />

ost<strong>il</strong>e. «Sarebbe meglio che io non lo facessi».<br />

«Bene», sbuffo. «Così sia».<br />

Lui ride e mi tira tra le sue braccia. «Tu non hai idea<br />

di quanto sei carina quando fai <strong>il</strong> broncio».<br />

Rido, poi mi stringo più forte a lui e protendo <strong>il</strong>


labbro inferiore. «Abbastanza carina da farti restare?».<br />

Sorridendo ancora, lui si guarda attorno. Angelique<br />

scende dall’altalena e si mette in mostra. Lui guarda di<br />

nuovo me e alza gli occhi al cielo.<br />

«Divertiti, e ci vediamo dopo».<br />

Mi stringe la mano e si incammina sul sentiero, e tra<br />

le ombre <strong>del</strong> bosco colgo tre sagome scure che si<br />

aggirano tra gli alberi dietro di lui. Inizio ad avviarmi<br />

sul sentiero, seguendolo, ma qualcosa mi strattona la<br />

spalla. Matt.<br />

«È un ragazzo in gamba, Frannie. Se la caverà», mi<br />

sussurra la sua voce in un orecchio.<br />

Quindi osservo Luc andarsene, sperando che non sia<br />

proprio una frana con lo judo.<br />

Matt<br />

Quando capisco che Frannie non si muoverà, seguo i<br />

demoni lungo lo stesso sentiero di Luc. Lui salta nella<br />

Shelby, e quando Rhenorian e i fratelli Tweedle si<br />

proiettano nella Lincoln, faccio lo stesso.<br />

«Dunque, stavo pensando...».<br />

Prima che possa finire <strong>il</strong> ragionamento tre pugni<br />

scint<strong>il</strong>lanti mi sono a pochi centimetri dal viso.<br />

«Ambasciator non porta pena», dico, intrecciando le<br />

dita dietro la testa e affondando all’indietro nel sed<strong>il</strong>e<br />

posteriore.<br />

Gli occhi di Rhenorian seguono la Shelby di Luc, che<br />

accelera e continua a procedere. Lui abbassa <strong>il</strong> pugno e<br />

gli altri lo imitano. «Cosa vuoi?»<br />

«Stavo per farti la stessa domanda».<br />

In un nanosecondo <strong>il</strong> suo pugno mi è di nuovo<br />

contro. «Non giocare con me, angioletto».<br />

Alzo gli occhi al cielo. «Possiamo continuare così tutti


i giorni», dico, allontanandogli <strong>il</strong> pugno dalla mia<br />

faccia, «o possiamo cercare di capire come aiutarci<br />

l’un l’altro».<br />

Lui tace per un lungo attimo, poi dice: «Prima dimmi<br />

se sei stato tu a farlo».<br />

«Fare cosa?»<br />

«Trasformarlo e destinarlo».<br />

Mi sfugge una risata. «Presumo che ti riferisca al<br />

demone».<br />

«Lucifer», conferma.<br />

«Innanzitutto, <strong>il</strong> fatto che lui sia destinato al<br />

Paradiso mi dà <strong>il</strong> voltastomaco... cioè, me lo darebbe<br />

se ne avessi uno. Secondo: io non ho <strong>il</strong> potere di<br />

trasformare un demone in un mortale».<br />

«E allora chi ce l’ha?».<br />

Questo è un tranello. Ho l’impressione che Frannie<br />

potrebbe essere in pericolo, se gli dicessi la verità, ma<br />

non posso mentire. Neanche a un demone. «Perché ti<br />

interessa? Cosa ti cambia se ora <strong>il</strong> demone è<br />

mortale?».<br />

I suoi occhi si assottigliano, mentre mi squadra. «Ho<br />

degli ordini. Lo devo riportare indietro».<br />

«Per <strong>il</strong> processo?», domando, senza riuscire a<br />

nascondere la speranza nella mia voce.<br />

Continua a fissarmi minaccioso, ma non risponde.<br />

Cambio posizione sul sed<strong>il</strong>e e accavallo le gambe.<br />

«Penso che, molto stranamente, potremmo stare dalla<br />

stessa parte».<br />

«Cioè?»<br />

«Cioè, non mi si spezzerebbe <strong>il</strong> cuore se <strong>il</strong> demone<br />

scomparisse».<br />

Un sorriso malefico increspa le sue labbra,<br />

trasformando <strong>il</strong> suo volto in qualcosa di molto più<br />

demoniaco. Mi sono guadagnato <strong>il</strong> suo interesse.<br />

«Lui è un demone. Tanto stupido quanto tutti gli altri


demoni», dico, indicando la coppia di zavorre inut<strong>il</strong>i.<br />

Mi ringhia contro: i suoi occhi sono rosso fuoco, ma<br />

non si muove.<br />

«Dunque, quanto può essere diffic<strong>il</strong>e indurlo al<br />

<strong>peccato</strong>? Invertire la sua destinazione?», proseguo.<br />

Il grande demone si appoggia al sed<strong>il</strong>e. «Ti ascolto».<br />

«Tu hai bisogno di lui in forma di demone per<br />

riportarlo indietro per <strong>il</strong> processo, giusto?»<br />

«Sarebbe preferib<strong>il</strong>e». Il volto di Rhenorian assume<br />

uno sguardo da predatore, come un gatto che adocchia<br />

un topo. «Ma trascinare all’Inferno la sua anima<br />

mortale viene subito dopo».<br />

«Bene. Quindi, se lui si potesse convincere...». Mi<br />

interrompo di colpo, quando realizzo che ho quasi<br />

rivelato <strong>il</strong> segreto di Frannie. «Penso di conoscere un<br />

modo per trasformarlo di nuovo in demone».<br />

Gli occhi di Rhenorian br<strong>il</strong>lano di rosso. «Come?»<br />

«Me ne occuperò io. Tu tieniti soltanto pronto. A<br />

tempo debito dovrai essere rapido, prima che lei...».<br />

Mi fermo ancora. «Tieniti semplicemente pronto. Sarà<br />

tutto chiaro».<br />

Le sue mani aperte si protendono e mi afferrano per<br />

la T-shirt. «Ho bisogno di saperne di più. Dettagli».<br />

Quello dei fratelli Tweedle che mi siede accanto sul<br />

sed<strong>il</strong>e posteriore cerca di prendermi per un braccio, e<br />

gli sparo una scossa di fulmine bianco. Quanto basta<br />

per respingerlo.<br />

«No», dico chiaramente, sporgendomi in avanti e<br />

arrivando faccia a faccia con Rhenorian, per mostrargli<br />

che non ho paura.<br />

Fa un ghigno, guardando Tweedledumb 4 ustionato, e<br />

quando Tweedledumber si volta con un pugno rosso<br />

alzato, per contraccambiare, Rhenorian lascia andare<br />

la mia T-shirt e gli dà un pugno sulla mascella. Poi si<br />

rivolge a me e fa una smorfia. «Quindi, io dovrei


soltanto fidarmi di te? Pensi che sia tanto stupido?».<br />

Non posso trattenere un sorriso compiaciuto sul viso.<br />

«Più o meno quanto <strong>il</strong> resto <strong>del</strong>la tua specie».<br />

Mi porta un pugno sul volto in una frazione di<br />

secondo. Alzo le mani, con una maschera di pretesa<br />

innocenza sul volto. «Ehi, sei tu che me lo hai chiesto,<br />

e gli angeli non possono mentire».<br />

Il suo pugno br<strong>il</strong>la più intensamente per un attimo,<br />

poi lo abbassa aggrottando le sopracciglia.<br />

«Tieniti semplicemente pronto», dico, poi mi<br />

proietto di nuovo alla cava con Frannie. Tutto ciò che<br />

devo fare è convincere Luc che lei è più al sicuro senza<br />

di lui. Lui se ne va, lei se ne fa una ragione, e vo<strong>il</strong>à: o è<br />

morto o torna a essere di nuovo un demone. Mi vanno<br />

bene entrambe. E se si trasforma in un demone, <strong>il</strong> fatto<br />

che Rhenorian lo porti all’Inferno sarà la garanzia che<br />

non cambierà idea e tornerà indietro.<br />

Osservo Frannie e Taylor schizzarsi l’acqua in faccia e<br />

mi sento quasi in colpa. Ma la verità è che Luc la<br />

<strong>del</strong>uderà inevitab<strong>il</strong>mente. Nella sua vera essenza, lui è<br />

un demone. E chissà quanti danni potrebbe fare nel<br />

frattempo.<br />

Meglio per lei che non si arrivi mai a quel punto. Sto<br />

facendo la cosa giusta.<br />

3 Altalena a corda singola, con un disco all’estremità<br />

per sedersi.<br />

4 I soprannomi dei fratelli Tweedle ne storpiano <strong>il</strong><br />

cognome in un gioco di parole su due livelli. Da un lato, ci si<br />

riferisce a Tweedledum e Tweedledee (noti come<br />

Pincopanco e Pancopinco nella traduzione italiana più<br />

conosciuta), che sono i personaggi di una f<strong>il</strong>astrocca inglese<br />

per bambini, poi ripresi anche da Lewis Carroll nel seguito<br />

<strong>del</strong> suo celebre romanzo, Attraverso lo specchio; da un


altro lato, <strong>il</strong> riferimento è alla stupidità dei personaggi, e<br />

quindi uno è stupido (dumb) e l’altro è più stupido<br />

(dumber).


Luc<br />

Capitolo 7<br />

Colpevole come <strong>il</strong> <strong>peccato</strong><br />

Entro nel piazzale <strong>del</strong> mio parcheggio e spengo <strong>il</strong><br />

motore. Nello specchietto retrovisore, osservo<br />

Rhenorian posteggiare all’angolo <strong>del</strong>lo spiazzo. Non<br />

posso vederlo attraverso i finestrini oscurati, ma<br />

quando <strong>il</strong> crepuscolo ambrato volge verso <strong>il</strong> nero, colgo<br />

<strong>il</strong> luccicare degli occhi rossi che mi scrutano<br />

dall’oscurità all’interno <strong>del</strong>la macchina.<br />

È in missione, proprio come ero io. Il fallimento<br />

significa l’espulsione e l’Abisso di Fuoco, poiché sono<br />

praticamente certo che nessuno lo trasformerà in<br />

essere umano e destinerà la sua anima al Paradiso. Il<br />

che significa che non demorderà.<br />

Resto seduto, osservandolo mentre mi osserva, e mi<br />

domando come andrà a finire. Come posso liberarmi<br />

di lui? Finché mi segue come un’ombra, devo stare<br />

lontano da Frannie. Sono stato egoista, prima,<br />

recandomi alla cava. Non posso metterla in pericolo.<br />

Il pickup di L<strong>il</strong>i parcheggia accanto a me proprio<br />

mentre sto scendendo dalla macchina.<br />

«Ehi, Luc», dice L<strong>il</strong>i, tenendo in alto una scatola<br />

piatta bianca. «Ho ordinato una pizza, anche se non<br />

posso davvero permettermelo. Stavo morendo dalla<br />

voglia di peperoni. Facciamo a metà?»<br />

«Buona idea». Le tengo aperta la porta d’ingresso.<br />

Lei passa sotto <strong>il</strong> mio braccio, e quando arriviamo al


secondo piano si volta, con un’espressione dispiaciuta<br />

e imbarazzata sul viso. «Casa tua, okay? La mia è una<br />

specie di disastro».<br />

«Certo». Prendo la scatola dalle sue mani e spalanco<br />

la porta. Poggio la pizza sul tavolo <strong>del</strong>la cucina e vado<br />

a prendere i piatti nella dispensa. «Cosa vuoi da<br />

bere?»<br />

«Quello che bevi tu va bene».<br />

Mi siedo, con i piatti e due bottiglie d’acqua.<br />

«Quanto ti devo per la pizza?», chiedo, svitando <strong>il</strong><br />

tappo <strong>del</strong>l’acqua e porgendogliela.<br />

Lei prende uno spicchio di pizza dalla scatola e<br />

rompe con le dita i f<strong>il</strong>i di formaggio che si allungano.<br />

«Dieci. Immaginavo che ci sarebbero stati certamente<br />

degli avanzi, ma poi ho pensato che forse, se tu non<br />

avevi mangiato, ne avresti potuto desiderare...», si<br />

interrompe, e i suoi occhi scattano verso di me, «...un<br />

po’», termina.<br />

I suoi occhi sono connessi con i miei, e qualcosa di<br />

selvaggio mi scivola dentro, scuotendomi fino alle<br />

ossa. Con un certo sforzo smetto di guardarla e prendo<br />

una fetta dalla scatola. «Grazie».<br />

Mangiamo in s<strong>il</strong>enzio e devo lottare per mantenere la<br />

concentrazione sulla pizza. Ma per quanto mi sforzi al<br />

massimo, i miei occhi si ritrovano a cadere su L<strong>il</strong>i,<br />

cercando di decifrare cosa fosse quello che hanno visto<br />

in quello sguardo. Infine, scuoto la testa. Non era<br />

nulla. Soltanto la mia fantasia iperattiva. Rhenorian<br />

mi ha reso completamente nervoso: ecco tutto.<br />

Facendomi coraggio, permetto ai miei occhi di<br />

guardarla ancora. «Allora, come procede la ricerca <strong>del</strong><br />

lavoro?».<br />

Lei alza le spalle. «Ci sto provando. C’erano degli<br />

annunci per lavori estivi sulla bacheca <strong>del</strong> centro<br />

comunitario, ma devo aver cercato troppo tardi, e la


maggior parte sono già superati».<br />

«Sono certo che qualcosa salterà fuori. Terrò le<br />

orecchie aperte». Sento i miei muscoli contratti<br />

r<strong>il</strong>assarsi, quando rispondo. Era decisamente la mia<br />

fantasia. Non c’è niente di strano... oltre a quegli occhi<br />

verdi che fanno accapponare la pelle.<br />

«Quindi, lavori alla biblioteca. E Frannie? Ha un<br />

lavoro?».<br />

Do un colpetto con <strong>il</strong> dito al coperchio <strong>del</strong>la scatola di<br />

pizza. «Frannie ha iniziato da Ricco’s appena la scuola<br />

è finita».<br />

Lei mi sorride maliziosa. «Ricco’s è un po’ squallido.<br />

Lasci che la tua ragazza lavori lì?».<br />

Rido rumorosamente e sollevo la sedia sulle gambe<br />

posteriori. «Non conosci molto bene Frannie. Io non la<br />

“lascio” fare nulla. È lei che comanda».<br />

«Davvero...? Sembri uno di quei ragazzi che ha tutto<br />

sotto controllo». Un abbozzo di sorriso le curva<br />

appena gli angoli <strong>del</strong>la bocca.<br />

Distraggo gli occhi dai suoi, e agguanto <strong>il</strong> tavolo<br />

giusto in tempo per evitare di far rovesciare la sedia<br />

all’indietro. Perché quando ha sorriso, soltanto per un<br />

istante, quello che mi è balenato nella mente...<br />

Sono in piedi e di fronte alla cucina in una frazione di<br />

secondo. «Dunque hai detto dieci per la pizza?». La<br />

mia mano trema, mentre la inf<strong>il</strong>o in tasca.<br />

«Sì, grazie».<br />

Respiro profondamente e torno lentamente da lei.<br />

«Porta via con te gli ultimi pezzi», dico. «Io ho già<br />

mangiato la mia metà». Azzardo un sorriso, ma è come<br />

se <strong>il</strong> senso di colpa mi avesse ingessato tutto <strong>il</strong> volto.<br />

Lei chiude la scatola <strong>del</strong>la pizza e la solleva dalla<br />

tavola. Mi dirigo verso la porta e la apro, allungandole<br />

i dieci mentre esce nell’androne. Raggiunta la sua<br />

porta, si volta e mi sorride. «Ci vediamo».


Cosa diavolo c’è che non va in me? Pensavo di aver<br />

capito come funzionano questi ormoni da teenager.<br />

Sono ancora immob<strong>il</strong>e sul pianerottolo, che la fisso,<br />

mentre scompare nel suo appartamento.<br />

Ed è per questo motivo che non faccio caso a<br />

Rhenorian fino a quando la sua voce non mi arriva<br />

proprio da sopra la spalla. «Mio caro Lucifer... non te<br />

ne fai sfuggire una. Amoreggiare è <strong>peccato</strong>, nel caso<br />

l’avessi dimenticato. Per tutto questo tempo mi sono<br />

affaticato <strong>il</strong> cervello per escogitare un modo per<br />

invertire la tua destinazione, ma così mi fac<strong>il</strong>iti <strong>il</strong><br />

lavoro».<br />

Mi volto e lo trovo appoggiato al muro, accanto alla<br />

mia porta. Il suo sorriso luccica come la punta di una<br />

lama.<br />

Respiro profondamente e sgombro gli ultimi residui<br />

di nebbia dalla mia mente. «Sei semplicemente<br />

geloso».<br />

Abbozza un mezzo sorriso e si allontana dal muro.<br />

«Lo sono, effettivamente». Il suo sorriso si trasforma<br />

in una smorfia. «Ma al momento ho problemi più<br />

grandi».<br />

In un baleno la sua mano scatta e mi afferra <strong>il</strong><br />

colletto <strong>del</strong>la T-shirt, sbattendomi contro <strong>il</strong> muro. «Chi<br />

è stato?».<br />

Lo fisso con sguardo obliquo. «Non lo so».<br />

I suoi occhi si infiammano di un rosso caldo. Si<br />

protende, con <strong>il</strong> naso a due centimetri dal mio.<br />

«Bugiardo».<br />

«Sono fatto così. Ce l’ho nel sangue». Sfuggo alla sua<br />

stretta e rientro nel mio appartamento. «Perché ti<br />

interessa saperlo?».<br />

Mi pugnala con lo sguardo. «Perché ho bisogno che ti<br />

facciano tornare com’eri, così posso riportarti<br />

indietro».


«Bene, quindi probab<strong>il</strong>mente non sarebbe nei miei<br />

interessi aiutarti a scoprirlo».<br />

Il suo ruggito risuona nell’androne mentre gli sbatto<br />

la porta in faccia.<br />

Frannie<br />

La festa alla cava finisce, e R<strong>il</strong>ey e Trevor danno un<br />

passaggio a casa a me e Taylor. Salendo le scale verso<br />

la mia camera, incrociamo Maggie e Delanie.<br />

«Ehi, Delanie», dice Taylor, prendendola per un<br />

gomito. «Hai <strong>il</strong> numero di Marc? Quel ragazzo <strong>del</strong> tuo<br />

gruppo?».<br />

Lei scuote la testa. «Reefer potrebbe averlo. Cura lui<br />

tutta l’organizzazione».<br />

Taylor puntella <strong>il</strong> pugno contro <strong>il</strong> fianco e fa un<br />

sorrisetto cinico a Delanie. «Bene, puoi<br />

chiederglielo?»<br />

«Proprio ora?», risponde Delanie in un tono tipo “mi<br />

stai prendendo in giro”.<br />

«Sbrigati, Delanie». La mano di Maggie è sulla<br />

maniglia <strong>del</strong>la porta d’ingresso, e lei fissa su per le<br />

scale.<br />

Delanie aggira Taylor. «Dirò a Ryan di chiamarti»,<br />

dice, poi fugge via dalla porta con Maggie.<br />

Alzo gli occhi al cielo e mi volto per salire le scale.<br />

«Perché non la metti alle strette?»<br />

«Lo farei, se mi facesse avere quel dannato numero»,<br />

borbotta Taylor. Poi chiude la porta dietro di sé,<br />

prende <strong>il</strong> mio iPod e lo appoggia sulle casse. Mi lancia<br />

una bottiglia di aloe vera che ha nella borsa e si sdraia<br />

scompostamente sul letto, accanto a me.<br />

«Mettimela sulla schiena», dice, togliendosi la<br />

maglietta cautamente e mostrando la pelle rossa e


lucida. È distesa sulla pancia e slaccia <strong>il</strong> reggiseno <strong>del</strong><br />

bikini.<br />

«Mio Dio, Tay. Mai sentito parlare di protezione<br />

solare?»<br />

Lei mi guarda minacciosa. «Vuoi mettermela sulla<br />

schiena o cosa?».<br />

Ne spremo una buona dose tra le sue scapole, e<br />

sorrido quando lei fa un grido stridente.<br />

«Dannazione, è fredda!».<br />

«Scusa», dico, senza convinzione.<br />

«Puttana», ribatte lei, convinta.<br />

Le massaggio la lozione sulla schiena, facendo in<br />

modo di premere un po’ più a fondo <strong>del</strong> necessario nei<br />

punti più rossi. Dopo averle fatto male abbastanza, mi<br />

alzo dal letto e mi asciugo le mani sul suo telo da mare,<br />

che giace ammucchiato sul pavimento.<br />

«Comunque, cos’ha detto Brendan, allora?», le<br />

domando mettendomi di nuovo sul letto.<br />

«Avresti dovuto sentirlo. Santo cielo». Si siede e<br />

lancia la sua maglietta sul telo da mare. Inizia ad<br />

allacciarsi <strong>il</strong> reggiseno <strong>del</strong> bikini, ma ha un fremito e se<br />

lo sf<strong>il</strong>a, gettandolo sul pavimento, sopra la maglietta.<br />

«Lui è tutto, tipo: “Baby, mi sei mancata tanto”;<br />

mentre io penso: “Ma c’è davvero qualcuno che crede<br />

mai a queste stronzate?”. E poi lui dice: “Sai che ti<br />

amo”. E non sono riuscita a trattenermi: l’ho spinto<br />

giù dalla scogliera». I suoi occhi scint<strong>il</strong>lano, e un<br />

ghigno le deforma <strong>il</strong> volto. «L’hai sentito gridare? Oh,<br />

mio Dio!».<br />

Rido al ricordo. «È stato davvero patetico». Afferro<br />

una <strong>del</strong>le copie di «Elle» di Kate e sfoglio a caso. «Sei<br />

in vena di shopping giovedì?»<br />

«Io sono sempre in vena di shopping».<br />

«Nel palazzo di Luc c’è una ragazza nuova che verrà<br />

con noi».


Lei mi guarda e sussulta. «Stai di nuovo ospitando<br />

vagabondi, Fee? Ricorda cos’è successo con R<strong>il</strong>ey...».<br />

Sorrido, mentre ritaglio una foto <strong>del</strong>le labbra di<br />

Angelina Jolie... a grandezza naturale. No, nel caso<br />

<strong>del</strong>le sue labbra, più che naturale. «Non conosce<br />

nessuno. Oh... e andrà anche lei alla State».<br />

«Comunque». Taylor mi strappa dalle mani <strong>il</strong> ritaglio<br />

e lo tiene sollevato davanti alla bocca. Si alza e si<br />

osserva allo specchio. «Pensi che le mie labbra siano<br />

troppo sott<strong>il</strong>i?».<br />

Mordo le mie per trattenere una risata e lancio <strong>il</strong><br />

tubetto di colla sul mob<strong>il</strong>e davanti a lei. «Eh, già.<br />

Perché non te le incolli sopra le tue?».<br />

«Ah, ah. Questa è buona». Guarda le mie pareti,<br />

attorno a sé, che sono tappezzate di ritagli di riviste<br />

che abbiamo attaccato nell’ultimo anno. «Stai per<br />

esaurire lo spazio sui muri. Sei sicura di non volerle<br />

ridipingere prima di partire?»<br />

«Non riesco a pensare a nulla di più deprimente che<br />

tornare a casa dal college e dover ricominciare tutto<br />

daccapo».<br />

«Capisco. Sembra che ci siano ancora dei piccoli<br />

spazi lassù, vicino al soffitto». Indica verso l’angolo,<br />

sopra la porta.<br />

«Certo. Basterà».<br />

I suoi occhi incontrano i miei, mentre inizio ad<br />

alzarmi dal letto.<br />

«Cos’è successo dai Gallagher, ieri sera? Siete proprio<br />

schizzati via».<br />

«C’era un ragazzo che Luc già conosceva, dove viveva<br />

prima. C’è in ballo una sfida, o qualcosa <strong>del</strong> genere».<br />

I suoi occhi scint<strong>il</strong>lano, e un sorriso le solleva gli<br />

angoli <strong>del</strong>la bocca. «Bande rivali?»<br />

«Qualcosa <strong>del</strong> genere, suppongo. Ma Luc non è mai<br />

stato veramente in una banda. Non come quelle,


comunque».<br />

La sua espressione si fa malinconica, e i suoi occhi si<br />

annebbiano leggermente. «Ho sempre saputo che c’era<br />

qualcosa di pericoloso in lui».<br />

Se solo sapessi. «E avevi ragione, Tay».<br />

I suoi occhi si <strong>il</strong>luminano, e risponde al mio<br />

occhiolino. «Certo. Tu acchiappi, lo sai questo?»<br />

«No. Grazie per avermelo detto... di nuovo. Mi sono<br />

persa le prime cento volte che l’hai detto».<br />

«Tu acchiappi».<br />

«Ricevuto».<br />

«Allora, se quel ragazzo viene da dove Luc abitava,<br />

non deve essere molto distante».<br />

«Suppongo», dico non capendo dove vuole arrivare,<br />

ma di sicuro da qualche parte.<br />

«Dunque, dov’è questo posto?».<br />

Spargo la colla sul retro <strong>del</strong>le labbra di Angelina.<br />

«Sud».<br />

«Tipo Southie? Davvero? Pensavo che tutti quelli di<br />

South Boston fossero irlandesi. Non c’è Inferno che<br />

tenga: Luc non è irlandese».<br />

«Non c’è Inferno che tenga», ripeto. «Non penso che<br />

venga da Southie». Metto la mia sedia contro la porta<br />

e mi allungo per incollare le labbra vicino al soffitto.<br />

Taylor prende uno Sharpie rosso dalla sua borsa e mi<br />

strattona giù dalla sedia. Ci sale sopra e scribacchia<br />

Angelina Blomie 5 in grandi lettere arzigogolate, sotto<br />

le labbra, poi si volta e mi guarda con un grande<br />

sorriso.<br />

Guardo, attorno a me, tutti i ritagli sulle pareti, con<br />

didascalie firmate sia da R<strong>il</strong>ey che da Taylor. «Perché<br />

non riuscite mai a scrivere qualcosa che non abbia a<br />

che fare col sesso?».<br />

Lei mi fa ancora un gran sorriso, mentre salta giù<br />

dalla sedia. «Cos’altro c’è?».


I Breaking Benjamin suonano dalla borsa di Taylor,<br />

sul pavimento. Lei prende <strong>il</strong> suo telefono dalla tasca<br />

frontale e si riversa sul letto. Le luccicano gli occhi,<br />

quando guarda lo schermo.<br />

«A proposito di sesso...», dice con un sorriso<br />

peccaminoso. Solleva <strong>il</strong> telefono all’orecchio. «Ehi,<br />

Reef. Devi darmi un numero?».<br />

5 Gioco di parole che storpia <strong>il</strong> cognome <strong>del</strong>l’attrice<br />

“Jolie” in “Blomie”, che si pronuncia come “Blow me”. In<br />

questo senso, la traduzione sarebbe “Angelina<br />

succhiamelo”. Il senso è reso evidente dall’allusione al sesso<br />

nella frase successiva.


Matt<br />

Capitolo 8<br />

Il Paradiso in Terra<br />

Ci sono voluti due giorni per prendere <strong>il</strong> coraggio di<br />

farlo. Sono così nervoso. E mi sento un perdente<br />

totale. Ero sicuro che avrei vomitato, se non fosse che<br />

non ho uno stomaco.<br />

Dalla finestra <strong>del</strong> demone guardo L<strong>il</strong>i scendere dal<br />

suo pickup.<br />

Cosa sto facendo?<br />

Frannie mi dà una gomitata sulla spalla e mi lancia<br />

un sorriso ambiguo. «Allora, sei pronto per <strong>il</strong> grande<br />

debutto?».<br />

Onestamente, non sono sicuro. Ma ricambio <strong>il</strong><br />

sorriso. «Puoi scommetterci».<br />

I suoi occhi scint<strong>il</strong>lano, mentre ride scioccamente e<br />

mi spinge da un lato. «Ehi, L<strong>il</strong>i! Vieni su!», urla dalla<br />

finestra.<br />

Il demone si avvicina furtivamente e mi osserva dalla<br />

testa ai piedi. «Sei nervoso».<br />

«No, non lo sono», dico, immediatamente certo che,<br />

stomaco o non stomaco, vomiterò.<br />

Mi guarda accigliato. «Sei luminescente. O sei<br />

nervoso o hai ingoiato una pasticca fluorescente. In<br />

ogni caso, devi spegnerla».<br />

Mi rendo conto che ha ragione. La mia<br />

consapevolezza di me non è quella che dovrebbe


essere. Attenuo <strong>il</strong> bagliore e cerco di far concentrare<br />

un neurone sul fattore luminescenza.<br />

Resto accanto alla porta, aspettando che L<strong>il</strong>i bussi,<br />

deciso a non andarmene senza averla conosciuta<br />

ufficialmente.<br />

Quindi, ovviamente, quando lei bussa alla porta,<br />

impazzisco <strong>del</strong> tutto e scompaio.<br />

Frannie scoppia in una risata fragorosa. «È la fine<br />

<strong>del</strong>l’esordio».<br />

Luc apre la porta con un sorriso malizioso, e L<strong>il</strong>i<br />

entra con un cartone di birre da sei.<br />

«Ehi, Frannie», dice lei attraverso i lunghi capelli<br />

castani che le pendono sul viso.<br />

«Cosa festeggiamo?», chiede Frannie indicando la<br />

birra.<br />

Lei tira fuori una birra dal cartone e la porge a<br />

Frannie. «Ho un lavoro al Kwik-Mart. Ho iniziato<br />

proprio oggi. La paga non è eccezionale, ma dovrebbe<br />

bastare per l’affitto e <strong>il</strong> cibo, che è tutto ciò di cui ho<br />

bisogno». Un sorriso diabolico le solleva gli angoli<br />

<strong>del</strong>la bocca. «Effettivamente, <strong>il</strong> cartone di birra da sei<br />

l’ho sgraffignato». Mutando <strong>il</strong> sorriso in un broncio,<br />

aggiunge: «Cosa decisamente <strong>il</strong>legale, considerando<br />

che ho soltanto diciotto anni; quindi probab<strong>il</strong>mente<br />

verrò licenziata, e poi arrestata».<br />

Poggia <strong>il</strong> cartone da sei sul tavolo, come se<br />

improvvisamente fosse diventato veleno. «Avrei<br />

dovuto organizzare un po’ meglio questa festa, credo».<br />

Increspa le labbra pensierosa mentre tira fuori una<br />

birra e la offre a Luc, prima di aprirne una per sé.<br />

«Non sento sirene, quindi sono fiduciosamente al<br />

sicuro. Dovrò cancellare le registrazioni <strong>del</strong>la<br />

telecamera di sicurezza, domani, arrivando al lavoro».<br />

Frannie ride e io non posso smettere di sorridere.<br />

Questo è un aspetto di L<strong>il</strong>i che non mi sarei aspettato.


«Si direbbe un piano», osserva Luc.<br />

L<strong>il</strong>i si getta su una <strong>del</strong>le sedie <strong>del</strong>la cucina di Luc,<br />

reclina la testa indietro e dà una lunga sorsata di birra.<br />

«Ahhh... rinfrescante», dice.<br />

Non mi sorprende che abbia bisogno di rinfrescarsi.<br />

È vestita con gli stessi pantaloni da tuta larghi e<br />

l’ampia felpa grigia che aveva quando ha traslocato lo<br />

scorso fine settimana, nonostante fuori ci saranno<br />

quasi trenta gradi.<br />

Frannie si siede sull’altra sedia <strong>del</strong>la cucina. «Allora,<br />

ti piace Haden».<br />

«Mi va bene, immagino. E non è troppo lontano dalla<br />

metropolitana, così non dovrò guidare dentro Boston<br />

per andare a scuola».<br />

«La T», dice Frannie.<br />

«Cosa?».<br />

Frannie stuzzica l’etichetta <strong>del</strong>la sua birra. «La<br />

metropolitana. Qui la chiamano T».<br />

«Oh».<br />

«Continuerai a lavorare dopo l’inizio <strong>del</strong>la scuola?»,<br />

chiede Luc.<br />

«Devo. Ho bisogno di soldi».<br />

«Uhm. È dura», dice lui.<br />

Lei si solleva scomodamente sulla sedia. «Eh già. E<br />

ho una borsa di studio, quindi devo seguire <strong>il</strong> corso<br />

con programma completo».<br />

Frannie aggrotta un sopracciglio, per la<br />

preoccupazione. «Non c’è nessuno che ti può aiutare?»<br />

«No. Non ho una famiglia», dice L<strong>il</strong>i. Un’ombra le<br />

passa sul volto.<br />

«Nessuno?», dice Frannie, sorpresa.<br />

L<strong>il</strong>i scuote semplicemente la testa, e i suoi occhi si<br />

rabbuiano e si posano sul pavimento. Anche Frannie<br />

abbassa lo sguardo al pavimento.<br />

Non posso sopportare <strong>il</strong> dolore negli occhi di L<strong>il</strong>i.


Qualcuno l’ha davvero ferita. Mi avvicino a lei,<br />

depressa sulla sedia <strong>del</strong>la cucina, con <strong>il</strong> viso per metà<br />

coperto dietro i capelli, e mi inginocchio di fronte a lei.<br />

Ho una voglia tremenda di toccarla. Non riesco<br />

neanche a definire la sensazione, se non che influenza<br />

qualcosa nel mio intimo... come un bisogno molto<br />

pungente. Mi riprendo prima che la mano, che<br />

effettivamente non mi ero accorto di aver sollevato,<br />

tocchi la sua faccia, e la riporto in basso, al mio fianco.<br />

Fissandola negli occhi, vorrei, solo per questa volta,<br />

poter leggere nelle menti.<br />

Chi sei?<br />

I suoi occhi si <strong>il</strong>luminano, quasi come se qualcuno<br />

avesse girato un interruttore, e lei si volta verso Luc.<br />

«Sai, c’era un tizio che osservava la tua macchina,<br />

nello spiazzo <strong>del</strong> parcheggio, quando sono entrata».<br />

Luc scatta alla finestra e guarda fuori, sullo spiazzo.<br />

«Perfetto».<br />

«Cosa?», dice L<strong>il</strong>i.<br />

Luc e Frannie si scambiano un’occhiata.<br />

«Niente», fa lui.<br />

Frannie e L<strong>il</strong>i si alzano dalla sedia e vanno alla<br />

finestra.<br />

«Avrei dovuto dirgli di andarsene. Ho pensato<br />

potesse essere un amico o qualcosa <strong>del</strong> genere»,<br />

aggiunge L<strong>il</strong>i, sbirciando fuori.<br />

«Non ho nessun amico», dice Luc.<br />

Frannie gli dà un colpetto con <strong>il</strong> gomito. «Eccetto<br />

Matt».<br />

«Matt?». L<strong>il</strong>i guarda Luc sollevando le sopracciglia in<br />

modo inquisitorio.<br />

Al suono <strong>del</strong> mio nome pronunciato dalle labbra di<br />

L<strong>il</strong>i sento un’ondata di eccitazione, calda ed elettrica,<br />

attraversarmi, ma è mista alla paura. Terrore, per


l’esattezza. E se dopo avermi conosciuto mi<br />

detestasse? Potrei avere una sola possib<strong>il</strong>ità.<br />

«Sì. Un amico di Luc». Frannie sorride, e i suoi occhi<br />

ispezionano la stanza. «Sarebbe dovuto venire, oggi.<br />

Deve averci scaricato».<br />

Mi proietto dietro di lei, faccio comparire un dito e le<br />

faccio schioccare la spallina <strong>del</strong> reggiseno. Lei salta e<br />

tira un calcio in direzione <strong>del</strong>la mia tibia, colpendo<br />

l’aria.<br />

Luc guarda minaccioso, sorridendo furbescamente, e<br />

L<strong>il</strong>i si sente a disagio.<br />

«Be’, devo andare. Tenete la birra». Le compare un<br />

sorriso sul volto, e <strong>il</strong> mio respiro si blocca. È davvero<br />

bellissima.<br />

Frannie la prende dal tavolo e cerca di dargliela.<br />

«Prend<strong>il</strong>a».<br />

«Non ho mai visto quella birra prima d’ora in vita<br />

mia, agente», dice L<strong>il</strong>i, tenendo in alto le mani e<br />

allontanandosi dal tavolo indietreggiando.<br />

Frannie ride. «Allora, siamo ancora d’accordo per<br />

fare shopping domani?».<br />

L<strong>il</strong>i abbassa le ciglia. «Certo».<br />

«Stupendo. Vengono anche R<strong>il</strong>ey e Taylor. Sarò<br />

davanti casa tua a mezzogiorno, e prima possiamo<br />

andare a prendere quel mob<strong>il</strong>e».<br />

«Okay», dice L<strong>il</strong>i, mentre Luc la accompagna alla<br />

porta.<br />

Prendo una decisione a bruciapelo. Ho bisogno di<br />

parlarle per superare la mia ossessione, qualunque<br />

essa sia. Se scivolo sul pianerottolo, alle sue spalle, e<br />

compaio... penserà che sono appena arrivato.<br />

Ma quando Luc apre la porta a L<strong>il</strong>i, e lei varca la<br />

soglia, la sua mano raggiunge le costole di lui e le<br />

sfiora... una carezza. Lei lo guarda con un accenno di<br />

sorriso e si morde <strong>il</strong> labbro inferiore. «Allora, ci


vediamo più tardi».<br />

Lui alza di colpo le sopracciglia e si volta a dare uno<br />

sguardo a Frannie, che sta mettendo le birre nel<br />

frigorifero, incurante. «Certo, più tardi», dice, e<br />

sorride.<br />

Improvvisamente sono livido. Non riesco a decidere<br />

se colpirlo subito o seguire L<strong>il</strong>i fuori dalla porta, come<br />

previsto. Opto per la seconda, sapendo che dovrei<br />

colpirlo soltanto quando siamo soli, ed esco proprio<br />

davanti a lei. Abbandonando completamente <strong>il</strong> mio<br />

piano, la seguo sul pianerottolo fino al suo<br />

appartamento, e studio <strong>il</strong> suo volto, mentre ruota la<br />

chiave nella serratura. Quella tristezza è di nuovo nei<br />

suoi occhi. Sospira e spinge la porta, entrando. Io<br />

quasi la seguo, ma mi fermo. Per quanto voglia sapere<br />

cosa stia succedendo, non posso invadere la sua<br />

privacy. Non sarebbe giusto.<br />

Mi appoggio con le spalle al muro, scivolo giù seduto<br />

sul pavimento, con la testa tra le mani, e cerco di<br />

tenere a bada le mie vorticose emozioni.<br />

In prima f<strong>il</strong>a c’è sicuramente l’odio. È per quello che<br />

tremo. Odio Luc – a causa di Frannie. Lei lo ama e si<br />

fida di lui. Ma, ovviamente, quella fiducia è mal<br />

riposta. Perché, per un secondo soltanto... <strong>il</strong> modo in<br />

cui L<strong>il</strong>i lo ha guardato...<br />

In uno sprazzo di ironia, mi colpisce che è proprio ciò<br />

che stavo aspettando. Ho bisogno che Frannie veda <strong>il</strong><br />

demone per quello che è. Se brama ogni ragazza che<br />

vede, è un inizio. Ma se lui rovina tutto con L<strong>il</strong>i, questo<br />

ucciderà Frannie.<br />

E potrebbe uccidere anche me.<br />

Perché, quando penso a L<strong>il</strong>i, altre emozioni prendono<br />

<strong>il</strong> sopravvento.<br />

Gelosia. E desiderio. Non posso negarlo, per quanto


mi piacerebbe: la voglio.<br />

Una risata sommessa e senza gioia si fa strada nel<br />

mio petto. Credo di non suonare molto angelico, in<br />

questo momento, vero?<br />

Ma... L<strong>il</strong>i. Dio, L<strong>il</strong>i. Se solo potessi parlarle...<br />

toccarla...<br />

Devo sapere cosa sta succedendo tra di loro.<br />

Mi alzo, e cammino lungo <strong>il</strong> pianerottolo per un bel<br />

po’, cercando di tenere sotto controllo le mie emozioni<br />

confuse. Infine, attraverso <strong>il</strong> muro <strong>del</strong>l’appartamento<br />

di Luc.<br />

Ma la prima cosa che vedo – un lampo di pelle tra le<br />

lenzuola disfatte – mi colpisce come un pugno allo<br />

stomaco. Torno sul pianerottolo e mi siedo di nuovo<br />

con la testa tra le mani, costringendomi a non<br />

irrompere per tirarlo via da lei. È troppo tardi. Mi sono<br />

distratto e ho dimenticato dove fosse <strong>il</strong> vero pericolo.<br />

Ogni volta che si sono avvicinati troppo, sono riuscito<br />

a creare un’interferenza. Ma sapevo che non sarei stato<br />

in grado di farlo per sempre.<br />

In quanti altri modi posso compromettere <strong>il</strong> mio<br />

lavoro a causa <strong>del</strong>la mia ossessione per L<strong>il</strong>i?<br />

Frannie<br />

La maggior parte dei nostri vestiti sta sul pavimento,<br />

e ci muoviamo all’unisono sul grande letto nero di Luc<br />

al ritmo <strong>del</strong>la musica che si diffonde <strong>del</strong>icatamente<br />

dallo stereo. Una piccola parte di me desidera che lui<br />

possa spingere la sua essenza dentro di me così come<br />

faceva quando era un demone. La mia testa fluttua al<br />

ricordo di come mi sentivo ad averlo così vicino. C’è<br />

qualcosa di surreale nell’essere posseduta dall’essenza<br />

<strong>del</strong> ragazzo di cui sei follemente innamorata... anche


se si tratta di un demone.<br />

Ma sentendo la sua pelle contro la mia, e stando così<br />

vicini – più vicina di quanto sia mai stata a un altro<br />

essere umano – c’è qualcos’altro che desidero.<br />

Qualcosa che non avrebbe potuto darmi quando era un<br />

demone, poiché mi avrebbe destinata all’Inferno. Ma<br />

ora lui è umano, e destinato al Paradiso. Lo voglio più<br />

vicino, e non c’è nulla che ci fermi.<br />

Quando Taylor mi diede quel prof<strong>il</strong>attico, dopo che<br />

avevo visto Luc per la prima volta, lo fece per mettermi<br />

in imbarazzo. Sono sicura che non ha mai creduto che<br />

l’avrei usato. Ma ora, mentre penso a quel preservativo<br />

nella mia borsa, <strong>il</strong> mio stomaco sussulta.<br />

Luc mi bacia l’orecchio e bisbiglia: «Stai bene?».<br />

Gli sorrido. «Meglio».<br />

«Sembravi a un m<strong>il</strong>ione di ch<strong>il</strong>ometri da qui».<br />

«Mai. Sono proprio qui». Lo stringo più forte. «Ti<br />

amo».<br />

Un angolo <strong>del</strong>la sua bocca perfetta si solleva. «Lo<br />

so».<br />

Appoggiato al gomito, si sposta verso di me e si<br />

sporge per baciarmi, quando realizzo, e lo spingo<br />

indietro. «D<strong>il</strong>lo».<br />

«Cosa?»<br />

«Lo sai».<br />

Solleva un sopracciglio. «Non lo so».<br />

«Non hai mai detto che mi ami».<br />

Mi guarda accigliato. «Non essere assurda».<br />

Risposta sbagliata.<br />

Sento <strong>il</strong> calore che mi si arrampica sul collo e sul<br />

volto, mentre l’imbarazzo e l’odio lottano per chi<br />

debba prevalere. Mi allontano di più, premendo contro<br />

i cuscini per mettere una distanza tra noi. «Perché non<br />

lo diresti?»<br />

«Frannie, sono soltanto parole».


Mi si rigira lo stomaco quando la verità mi colpisce<br />

come uno schiaffo in pieno volto. Come ho potuto<br />

essere così stupida? Lo spingo via e mi siedo. «Sai<br />

cosa? Scordatelo», dico, mettendomi i jeans.<br />

«Frannie...».<br />

Sollevo le mani in alto e lui si ferma. Ho inf<strong>il</strong>ato la<br />

maglietta, e arrivo a metà strada dalla porta prima che<br />

lui mi segua. Cerca di farmi rallentare con una mano<br />

sulla spalla, e io penso di afferrarla per capovolgerlo,<br />

ma ho bisogno di uscire di qui prima di mettermi a<br />

piangere. Do uno strattone e corro verso la porta. Mi<br />

vola via una ciabatta, ma non me ne curo. Raggiungo<br />

la porta appena prima di lui, ma mi ci vuole troppo<br />

tempo per fare tutti quei giri di chiave, e mi agguanta.<br />

«Frannie, ascoltami». Le sue mani sono piantate<br />

contro la porta, ai due lati <strong>del</strong>la mia testa, e posso<br />

sentire <strong>il</strong> suo respiro caldo in un orecchio.<br />

Un gemito mi si ferma in gola appena prima di<br />

uscire. «Io... va tutto bene», dico armeggiando con le<br />

serrature. «Ma devo andare al lavoro».<br />

Lui preme contro di me da dietro e fa scorrere le<br />

braccia intorno ai miei fianchi. Odio che <strong>il</strong> mio cuore<br />

borbotti, sentendolo vicino. E odio anche di più non<br />

riuscire a fermare le lacrime che mi sfuggono dalle<br />

ciglia.<br />

«Non l’ho mai detto», mi spiega in un orecchio, la<br />

voce bassa, «perché quelle parole... non sono<br />

abbastanza».<br />

Faccio l’ultimo giro di chiave e impugno la maniglia<br />

prima di elaborare ciò che ha detto. Mi fermo e premo<br />

la fronte contro la porta, cercando di pensare, di<br />

respirare.<br />

Lui mi fa ruotare, e le sue mani accolgono <strong>il</strong> mio volto<br />

come una coppa, mentre mi fissa profondamente negli<br />

occhi. «Dio, ti amo». I suoi occhi luccicano. «Ti amo


con tutto me stesso».<br />

La sua voce si rompe sull’ultima parola e lui chiude<br />

gli occhi e fa un respiro profondo. Le sue labbra si<br />

serrano prima che si allontani da me. Va verso <strong>il</strong> tavolo<br />

<strong>del</strong>la cucina, barcollando sull’ultimo passo, e vi<br />

appoggia le mani per sostenersi. Il mio cuore martella,<br />

cercando di sfuggire via dal petto, quando lui abbassa<br />

la testa abbandonata tra le spalle e rimane fermo lì.<br />

«Ti amo così tanto che fa male», dice infine, così<br />

piano che a malapena lo sento.<br />

Sono ancora appoggiata alla porta, totalmente<br />

congelata sul posto. Cerco di aprire la bocca per dire<br />

qualcosa, ma non funziona niente. Il mio cervello non<br />

riesce a trovare parole, e anche se ci riuscisse, la mia<br />

bocca non potrebbe pronunciarle.<br />

Lui si allontana dal tavolo, trascina <strong>il</strong> dorso <strong>del</strong>la<br />

mano sul viso e si volta lentamente verso di me, con i<br />

lineamenti tesissimi, come se lottasse per mantenere <strong>il</strong><br />

controllo. Reclina la testa, chiudendo gli occhi, e fa un<br />

respiro tremante.<br />

«Dopo settem<strong>il</strong>a anni, pensavo di conoscere tutto ciò<br />

che c’era da conoscere». Esita, poi abbassa lo sguardo<br />

e mi fissa con occhi affranti per diversi istanti. «Non<br />

sapevo che questo fosse possib<strong>il</strong>e». Porta un pugno sul<br />

cuore e lo tiene così. «Non ho mai immaginato di aver<br />

bisogno di qualcosa... di qualcuno... così intensamente.<br />

Io...». Lascia cadere la frase e abbassa ancora una<br />

volta la testa.<br />

Prima che me ne accorga le mie gambe mi portano,<br />

attraverso la stanza, tra le sue braccia. Poggio la<br />

guancia sul suo petto e ascolto <strong>il</strong> battito <strong>del</strong> suo cuore,<br />

tanto forte quanto <strong>il</strong> mio, mentre mi racchiude nel suo<br />

abbraccio.<br />

«Tu sei la mia vita, Frannie», mi sussurra tra i<br />

capelli. «Dio, tu sei tutto». Mi solleva da terra e mi


acia, e la cosa successiva che ricordo è che sono nuda<br />

e siamo tornati sul letto. Lui mi bacia più<br />

profondamente, e nonostante io sappia che non è più<br />

possib<strong>il</strong>e, posso quasi sentire la sua anima confondersi<br />

con la mia. E nella sua anima, posso sentirlo: amore<br />

tanto intenso che mi fa piangere un’altra volta.<br />

Lui si ritrae e asciuga le mie lacrime con le dita<br />

tremanti, e con una domanda chiara negli occhi.<br />

Rispondo con un <strong>bacio</strong>, trasmettendogli tutto l’amore<br />

che ho. Sprofondiamo tra le lenzuola, l’uno nell’altro, e<br />

non esiste più nulla. Soltanto io e lui. Le nostre anime<br />

danzano, e lascio che Luc mi porti in Paradiso.


Frannie<br />

Capitolo 9<br />

Per amor <strong>del</strong> cielo<br />

La mia faccia avvampa e la mia pancia ha un fremito<br />

quando penso a ieri. Passo davanti alla porta di Luc,<br />

ed è quasi impossib<strong>il</strong>e avanzare verso quella di L<strong>il</strong>i. Ma<br />

la verità è che se mi fermo da Luc non arriverò mai da<br />

L<strong>il</strong>i.<br />

«Ehi, Frannie», dice lei quando apre la porta. È<br />

vestita con la solita felpa grigia, e ha <strong>del</strong>le perle di<br />

sudore sul labbro superiore, e altre che le incollano i<br />

capelli neri alla fronte.<br />

«Sei pronta per andare a prendere <strong>il</strong> mob<strong>il</strong>e?»,<br />

chiedo.<br />

Lei alza le spalle. «Credo di sì». Esce sul pianerottolo<br />

e chiude a chiave.<br />

Lancio un’occhiata triste alla porta di Luc,<br />

passandole accanto.<br />

L<strong>il</strong>i si inoltra con <strong>il</strong> pickup sul mio vialetto, oltre la<br />

casa, verso <strong>il</strong> garage sul retro. Salto fuori dal pickup e<br />

supero <strong>il</strong> furgone sul vialetto, tossendo per <strong>il</strong><br />

pennacchio di polvere che si diffonde dalla porta<br />

aperta <strong>del</strong> garage. Trattengo <strong>il</strong> fiato e mi avventuro<br />

dentro. Papà è nell’angolo in fondo, che spazza verso<br />

l’esterno.<br />

«Ehi, papà», dico alle sue spalle, tirandomi la T-shirt<br />

sul naso e sulla bocca.


Lui appoggia la scopa all’angolo e si volta. «Frannie.<br />

Vieni a dare una mano al tuo vecchio?». Il sudore<br />

scava rivoli attraverso la patina marrone sul suo volto,<br />

e quando sorride ha i denti sorprendentemente<br />

bianchi rispetto al fango sulla pelle.<br />

«Non proprio», dico, e alzo le spalle. «Sai quel<br />

vecchio mob<strong>il</strong>e?».<br />

Si volta e guarda nell’angolo, dove <strong>il</strong> mob<strong>il</strong>e, coperto<br />

da un telo, è sepolto sotto una catasta di cianfrusaglie.<br />

«Il vecchio mob<strong>il</strong>e di Matt? Certo».<br />

«Posso darlo a L<strong>il</strong>i?»<br />

«Chi?»<br />

«Papà, lei è L<strong>il</strong>i. Si è appena trasferita nel palazzo di<br />

Luc».<br />

Lui si volta verso L<strong>il</strong>i con un sorriso, mentre lei<br />

avanza dietro di me. «Certamente. Se ne hai bisogno».<br />

Le tende la mano.<br />

Mi volto verso L<strong>il</strong>i, che sembra anche più pallida <strong>del</strong><br />

solito. Per un attimo i suoi occhi si allargano, e lei<br />

esita, prima di stringergli la mano. «Salve».<br />

Quando le loro mani si toccano, papà si blocca a metà<br />

stretta, poi trattiene la sua mano per un secondo<br />

ancora. «C’è qualcosa di fam<strong>il</strong>iare in te. La tua famiglia<br />

è di queste parti?».<br />

Lei scuote la testa, sentendosi improvvisamente<br />

triste.<br />

«Oh. Da dove vieni?».<br />

L<strong>il</strong>i non riesce a sostenere <strong>il</strong> suo sguardo, e abbassa<br />

gli occhi ai piedi, che struscia a terra. «Da molti posti.<br />

Mi sposto frequentemente».<br />

Papà la scruta ancora per un secondo. «Potrei giurare<br />

che ci siamo già incontrati. Santa Caterina, forse?».<br />

Lei mi guarda.<br />

«La chiesa cattolica», dico, e lei scuote di nuovo la<br />

testa.


Papà si sfrega la fronte, grattandosi <strong>il</strong> fango tra le<br />

sopracciglia e lasciando una stria bianca sulla gobba<br />

<strong>del</strong> naso. «Hmm... mi verrà in mente». Sorride. «Bene,<br />

vi aiuterò a caricare quel mob<strong>il</strong>e».<br />

Quando torniamo, con <strong>il</strong> mob<strong>il</strong>e fissato sul retro <strong>del</strong><br />

pickup di L<strong>il</strong>i, vedo la Shelby di Luc parcheggiata nello<br />

spiazzo e non riesco a fermare <strong>il</strong> sorriso che mi appare<br />

sul viso. Il sorriso diventa ancora più grande quando<br />

Matt compare al mio finestrino.<br />

Matt<br />

Le osservo entrare, e lotto per restare visib<strong>il</strong>e.<br />

Quando cammino verso <strong>il</strong> pickup di L<strong>il</strong>i e mi sporgo al<br />

sed<strong>il</strong>e <strong>del</strong> passeggero, gli occhi di Frannie si allargano,<br />

e la sua faccia esplode in un sorriso.<br />

«Matt! Ciao».<br />

«Ehi, Frannie. Luc è da queste parti?». Mi rendo<br />

conto che è una domanda da idiota. Ovviamente non<br />

sa se lui c’è. È appena arrivata.<br />

E sono sicuro che ho anche l’aspetto <strong>del</strong>l’idiota,<br />

perché non riesco a fermare gli occhi, che saltano da<br />

Frannie a L<strong>il</strong>i ogni due secondi.<br />

Frannie cerca di mantenere un’aria naturale, ma non<br />

riesce a trattenere la risata nel tono di voce. «Uhm...<br />

be’... la sua macchina è qui, quindi, suppongo di sì».<br />

«Certo. Okay». Non fare lo stupido. Pensa. «Allora...<br />

state portando su questo?». Chiedo, alludendo con un<br />

gesto <strong>del</strong>la mano al mio vecchio mob<strong>il</strong>e nel cassone <strong>del</strong><br />

pickup di L<strong>il</strong>i.<br />

«Eh, già. Ti va di aiutarci?», dice Frannie.<br />

«Certamente».<br />

L<strong>il</strong>i fa <strong>il</strong> giro e abbassa la sponda. Salto dentro,<br />

sorpreso di quanto mi senta rigido, come se <strong>il</strong> mio


intero corpo si fosse contratto... con ogni muscolo teso.<br />

«Dunque, io sono Matt», dico lanciando un’occhiata<br />

ost<strong>il</strong>e a Frannie.<br />

«Ciao. L<strong>il</strong>i». Lei non mi guarda, mentre risponde.<br />

«Così, sei un amico di Luc?»<br />

«Già». Slego le corde intorno al mob<strong>il</strong>e e gli do una<br />

spinta verso la sponda.<br />

E non riesco a pensare a nient’altro da dire.<br />

Frannie tira la parte superiore <strong>del</strong> mob<strong>il</strong>e fuori <strong>del</strong><br />

cassone. Salto giù e prendo l’altra parte.<br />

«Non sono completamente impedita», dice L<strong>il</strong>i,<br />

azzardando un lieve sorriso. «Me lo stai regalando.<br />

Almeno lasciamelo portare».<br />

Frannie scorre oltre. «Prendi l’altro angolo».<br />

Procediamo camminando e passiamo dalla porta, con<br />

Frannie e L<strong>il</strong>i che trascinano i piedi camminando<br />

all’indietro, e iniziamo a salire lentamente lungo le<br />

scale. Ma Frannie scivola salendo sul pianerottolo in<br />

cima alle scale, e poggia <strong>il</strong> suo lato <strong>del</strong> mob<strong>il</strong>e. L<strong>il</strong>i<br />

cerca di compensare, ma è troppo tardi. Il mob<strong>il</strong>e mi<br />

sposta, spingendomi, e volo all’indietro giù dalla<br />

rampa di scale. Nella caduta, sento <strong>il</strong> dietro <strong>del</strong>la testa<br />

battere violentemente sullo spigolo di un gradino <strong>del</strong>la<br />

scala, e <strong>il</strong> mio braccio si piega malamente sotto di me<br />

quando atterro in fondo alla rampa.<br />

L<strong>il</strong>i trascina <strong>il</strong> mob<strong>il</strong>e sul pianerottolo. «Dannato<br />

Inferno!».<br />

Frannie lancia un’occhiata a L<strong>il</strong>i, poi si risolleva e<br />

corre giù per le scale. «Matt, stai bene?».<br />

Giaccio qui in fondo alle scale, e sono indeciso su<br />

come giocarmela. Dovrei essere ferito, ma,<br />

ovviamente, non lo sono. «Uhm... sì, mi sembra di sì».<br />

Forse qualcosa di lieve. Una spalla lussata? Un<br />

bernoccolo in testa? Mi siedo e sussulto, ancora<br />

incerto su cosa dovrebbe dolermi.


L<strong>il</strong>i scende le scale. «Hai battuto la testa davvero<br />

forte. Dovresti stare fermo e sdraiato».<br />

La testa, quindi. Gemo un po’ per fare scena e mi<br />

massaggio <strong>il</strong> dietro <strong>del</strong>la testa, facendo finta di<br />

sussultare. «No, penso sia okay».<br />

«Sei sicuro? Che mi dici <strong>del</strong> collo?».<br />

Le sorrido. «Il collo sta bene».<br />

«Riesci ad alzarti?», dice Frannie, tendendo la mano<br />

verso di me.<br />

«Sì». Afferro la sua mano e la uso per tirarmi su.<br />

«Grazie».<br />

L<strong>il</strong>i mi mette una mano sulla schiena per aiutarmi.<br />

Quando mi tocca, una scossa elettrica mi esplode<br />

dentro, facendomi gemere. Con <strong>il</strong> loro aiuto mi sollevo<br />

in piedi.<br />

«Nessun problema», dice Frannie lasciando la mia<br />

mano.<br />

L<strong>il</strong>i si volta e si dirige di nuovo su per le scale, e<br />

Frannie guarda me. Alzo le spalle.<br />

«Lo prenderemo noi», mi dice L<strong>il</strong>i quando arriviamo<br />

in cima alle scale. Procedo cautamente sul<br />

pianerottolo, massaggiandomi <strong>il</strong> dietro <strong>del</strong>la testa,<br />

mentre loro trasportano <strong>il</strong> mob<strong>il</strong>e in casa di L<strong>il</strong>i.<br />

Luc<br />

Frannie, L<strong>il</strong>i e Matt irrompono dalla mia porta, con<br />

Frannie che tiene la sua chiave in alto perché io la<br />

veda. «Hai <strong>del</strong> ghiaccio?»<br />

«Sì. Che succede?».<br />

Lei cerca di trattenere <strong>il</strong> sorriso divertito che ha sulle<br />

labbra. «Matt ha battuto la testa».<br />

Matt alza le spalle e fa un sorriso ambiguo quando mi<br />

volto a guardarlo. Strabuzzo gli occhi. Questo ragazzo


fa un errore dietro l’altro.<br />

Vado in cucina e metto <strong>del</strong> ghiaccio in un sacchetto,<br />

poi lo porgo a Matt, che si siede sulla sedia <strong>del</strong>la<br />

cucina e non riesce a staccare gli occhi da L<strong>il</strong>i<br />

abbastanza a lungo da ringraziarmi.<br />

«Prego», borbotto.<br />

Lui lo prende voltandosi, e si preme <strong>il</strong> sacchetto sul<br />

dietro <strong>del</strong>la testa. «Oh, già. Grazie».<br />

L<strong>il</strong>i gli si avvicina alle spalle. «Te lo tengo io».<br />

Un’espressione chiaramente eccitata attraversa <strong>il</strong><br />

volto di Matt mentre le porge <strong>il</strong> sacchetto.<br />

«Allora, cos’è successo?». Esamino Matt.<br />

Lui fa un gran sorriso, cercando di ruotare gli occhi<br />

fin dietro la testa per guardare L<strong>il</strong>i. «Frannie ha<br />

cercato di uccidermi. Morte da mob<strong>il</strong>e».<br />

«Mi dispiace», dice Frannie, sistemandosi sull’altra<br />

sedia.<br />

Guardo di nuovo Matt. Decisamente, c’è qualcosa che<br />

non quadra. «Ma tu stai bene?»<br />

«Sì, soltanto un bernoccolo in testa».<br />

La mano libera di L<strong>il</strong>i si poggia sulla spalla di Matt e<br />

lo massaggia. «Sarà doloroso. Se ti si offusca la vista o<br />

hai dei capogiri, devi andare all’ospedale».<br />

Matt ha ancora un sorriso grande così, un sorriso<br />

ebete, e sembra spaesato. Forse ha davvero un trauma.<br />

«Noo, non mi serve un dottore». Si solleva in piedi e<br />

poggia una mano su quella di L<strong>il</strong>i sulla sua spalla.<br />

«Quello che stai facendo funziona».<br />

Mi colpisce come un fulmine a ciel sereno. Dannato<br />

Inferno. Matt desidera L<strong>il</strong>i. Perché Gabriel non mi ha<br />

creduto, quando gli ho detto che era una cattiva idea?<br />

L<strong>il</strong>i arrossisce e si allontana da Matt. «Andiamo<br />

comunque a fare shopping?», chiede lei a Frannie.<br />

«Assolutamente sì», dice Frannie.<br />

L<strong>il</strong>i si dirige verso la porta. «Vado a prendere i soldi e


le mie cose. Mi dai, tipo, un quarto d’ora?»<br />

«Nessun problema. Fai con calma», dice Frannie,<br />

mentre L<strong>il</strong>i sguscia via dalla porta.<br />

Una volta uscita, strattono via Matt dalla sedia<br />

prendendolo per <strong>il</strong> davanti <strong>del</strong>la maglietta. «Cosa<br />

diavolo stai facendo?».<br />

Frannie balza giù dalla sedia così rapidamente da<br />

scaraventarla all’indietro. «Luc...».<br />

«Devi smetterla con questa stronzata e concentrarti»,<br />

dico, con la faccia a due centimetri da quella di Matt.<br />

«E tu devi far sparire la tua maledetta faccia dalla<br />

mia vista», replica lui, sdegnato.<br />

«Ma cos’hai in testa? Non puoi iniziare una relazione<br />

con una mortale».<br />

Mi pianta le mani nel petto e mi scuote. «Io non sto<br />

iniziando una relazione con nessuno. Stavo spostando<br />

un mob<strong>il</strong>e».<br />

«Se non riesci a concentrarti sul tuo lavoro, staremo<br />

molto meglio senza di te».<br />

«Sei davvero tanto stupido quanto sembri. Chi credi<br />

che terrà più al sicuro Frannie, io o te?».<br />

Subito dopo lo affronto faccia a faccia e rincaro la<br />

dose. «Questo dovrebbe essere un lavoro senza<br />

problemi, ma distratto come sei, non ne sono tanto<br />

sicuro».<br />

Matt<br />

«Non sono distratto».<br />

Questo ragazzo mi sorprende. Tutta la sua arroganza<br />

è soltanto gelosia. Con me visib<strong>il</strong>e, ha un concorrente<br />

agli occhi di L<strong>il</strong>i, e non lo sopporta. E quel che è peggio<br />

è che Frannie non lo vede per quello che è. Crede che<br />

lui si sia comportato molto nob<strong>il</strong>mente...


proteggendola. La sola cosa che sta proteggendo è <strong>il</strong><br />

suo ego.<br />

Frannie ci guarda alternatamente, e la<br />

preoccupazione le solleva un sopracciglio. «Luc, io non<br />

credo che Matt cercherebbe davvero di imbastire<br />

qualcosa con L<strong>il</strong>i». Il suo sguardo enigmatico si posa<br />

su di me e io distolgo gli occhi.<br />

«Se è intelligente. Ma al momento, direi che <strong>il</strong> suo QI<br />

è sotto esame», dice Luc.<br />

Frannie mi viene accanto. «Sii serio».<br />

«Sono assolutamente serio, Frannie. Se lui non riesce<br />

a stare concentrato, è inut<strong>il</strong>e per te».<br />

Mentre li ascolto dibattere, sento la frustrazione e la<br />

rabbia crescermi dentro come una tempesta elettrica.<br />

Sono al punto critico, quasi per esplodere.<br />

Rafforzo la stretta e lo strattono, sfidandolo a reagire.<br />

«Sei un tale ipocrita, per non dire uno spregevole». Lo<br />

strattono con più forza, e ottengo ciò che voglio<br />

quando mi afferra per <strong>il</strong> collo <strong>del</strong>la T-shirt e mi spinge<br />

forte contro <strong>il</strong> muro. Sento che la mia forza sta per<br />

erompere, pronta a scaraventarlo nell’oblio, ma<br />

Frannie tira Luc via da me, sfortunatamente, e si<br />

frappone tra noi.<br />

«Fatela finita, ragazzi!».<br />

Do un’occhiata ost<strong>il</strong>e a Luc, oltre la testa di Frannie.<br />

«Non sto imbastendo nulla con L<strong>il</strong>i, ma anche se fosse,<br />

cosa ti importa? Perché un angelo che cerca di<br />

agganciare una mortale è tanto diverso da un demone<br />

che cerca di agganciare una mortale?».<br />

Lui scansa Frannie di lato, come fosse un pacco, e si<br />

sporge verso di me, con <strong>il</strong> naso che tocca decisamente<br />

<strong>il</strong> mio e le mascelle serrate. «Perché <strong>il</strong> tuo compito è<br />

proteggere tua sorella, e non puoi farlo senza le ali».<br />

Un fremito mi scorre sulla pelle. Finirò per ucciderlo<br />

se non me ne vado via da questo dannato posto. «Sai


che c’è? Non ci resisto, qui».<br />

Prima che qualcuno possa rispondere, mi proietto sul<br />

pianerottolo... dove mi siedo con le spalle al muro di<br />

fronte alla porta di L<strong>il</strong>i, invisib<strong>il</strong>e, lottando contro<br />

l’impulso di proiettarmi nel suo appartamento.<br />

Ma la puzza di zolfo mi distrae dai miei pensieri.<br />

Salto in piedi, ancora invisib<strong>il</strong>e.<br />

«Allora, sto aspettando, angioletto. La domanda è:<br />

cosa sto aspettando?». Rhenorian è accanto a me, con<br />

un cipiglio che rabbuia la sua faccia già tenebrosa.<br />

«Ci sto lavorando», ribatto.<br />

«Ci sono tempi da rispettare, qui. Non abbiamo tutto<br />

<strong>il</strong> resto <strong>del</strong> m<strong>il</strong>lennio».<br />

Mi appoggio con le spalle al muro. «Le cose non sono<br />

così fac<strong>il</strong>i come speravo», dico, pensando a quale scusa<br />

avrei per vedere L<strong>il</strong>i, se non ci fosse Luc. Nessuna. «Se<br />

hai un’idea migliore, segu<strong>il</strong>a».<br />

Lui mi guarda minaccioso, facendomi capire che non<br />

ne ha.<br />

«Quanto mai può essere diffic<strong>il</strong>e? Prend<strong>il</strong>o,<br />

semplicemente», dico. Allora capisco che è fatta. Mi<br />

alzo in piedi e lo guardo. «Dovresti soltanto rapirlo».<br />

Immagino me e L<strong>il</strong>i che cerchiamo Luc, tentando di<br />

conoscerci, di legarci. Potrei confortarla... baciarle via<br />

le lacrime.<br />

«E poi?». La voce di Rhenorian mi distoglie dalle mie<br />

fantasie.<br />

Mi scervello inut<strong>il</strong>mente, poi lo guardo in modo<br />

ost<strong>il</strong>e. «Tu sei un demone. Non dirmi che non riesci a<br />

pensare a qualche maniera per invertire la sua<br />

destinazione».<br />

Lui ricambia lo sguardo ost<strong>il</strong>e e si proietta in una<br />

nuvola sulfurea proprio mentre L<strong>il</strong>i apre la porta ed<br />

esce.


Luc<br />

Capitolo 10<br />

Non sparlare<br />

L’intera faccenda di Matt e L<strong>il</strong>i non mi convince.<br />

Perché la verità è che per un po’ ho avuto una<br />

sensazione di disagio riguardo a L<strong>il</strong>i. Nulla di<br />

tangib<strong>il</strong>e, ma c’è qualcosa di strano in lei.<br />

O forse sono io. Forse mi sto comportando<br />

scorrettamente. Perché a volte mi sono ritrovato a<br />

fantasticare... su di lei.<br />

Mi sono detto che erano questi maledetti ormoni<br />

giovan<strong>il</strong>i. Ma sembrava esserci qualcosa di più.<br />

Guardo Frannie che svuota <strong>il</strong> sacchetto di ghiaccio di<br />

Matt nel lavandino e so che non potrei mai desiderare<br />

nient’altro. Ma devo ammettere, anche solo a me<br />

stesso, che ho sentito la fredda punta <strong>del</strong>la gelosia<br />

conficcarmisi dentro, quando ho capito che Matt<br />

bramava L<strong>il</strong>i.<br />

Frannie ha un brivido quando la raggiungo alle spalle<br />

e la <strong>bacio</strong> sulla nuca, mentre scorro un dito lungo <strong>il</strong><br />

suo braccio.<br />

«Non credi che Matt si stesse comportando in modo<br />

un po’... strano con L<strong>il</strong>i?».<br />

Lei volta la testa per guardarmi. «Non lo so. Forse.<br />

Ma anche se lei gli piace, non penso che farà davvero<br />

qualcosa con lei».<br />

«Non ne sono tanto sicuro. Ma anche se solo la sta<br />

adocchiando, è comunque una distrazione».


Lei si volta e si stringe a me, avvolgendomi tra le sue<br />

braccia e facendomi perdere completamente <strong>il</strong> f<strong>il</strong>o dei<br />

pensieri. «Ecco perché ho te».<br />

«Hmm...», dico, cercando di ricordare dove volevo<br />

arrivare col ragionamento. «Ma io devo già<br />

preoccuparmi <strong>del</strong>la mia stessa ombra». Rhenorian è là<br />

fuori, e ha due possib<strong>il</strong>ità: pensare a un modo per<br />

riportarmi all’Inferno, o bruciare nell’Abisso di Fuoco<br />

per l’eternità.<br />

Frannie si stira verso l’alto e mi bacia. «Se ne<br />

andrebbe, se usassi <strong>il</strong> mio Sway?... convincendolo che<br />

non è te che vuole?».<br />

Non riesco a trattenere un sorriso. «Saresti capace di<br />

contravvenire ai tuoi princìpi morali per me?».<br />

Lei mi spinge via, mentre solleva un sopracciglio e le<br />

sue labbra si serrano.<br />

«Taci, o cambierò idea. Vuoi che io ci provi o no?».<br />

La tiro di nuovo a me. «Forse», le dico tra i capelli,<br />

«ma spero di poter scoprire da lui ciò che sta<br />

succedendo. Da quando si è reso conto che sono<br />

umano, sembra venirmi dietro e osservarmi... più<br />

curioso che altro».<br />

«Ma tu hai detto che non può portarti all’Inferno,<br />

giusto? Sei destinato al Paradiso».<br />

«Per ora».<br />

Lei mi stringe più forte. «Per sempre».<br />

«Questo è ancora da vedere. Il punto è che sembra<br />

non stia facendo nulla. Non ha compiuto alcuno sforzo<br />

per invertire la mia destinazione. Il mio stomaco ha un<br />

sussulto di colpevolezza, pensando a quello che ha<br />

detto Rhenorian: non te ne fai sfuggire una. Caccio via<br />

la sua voce dalla testa. «Fa accapponare la pelle. Sta<br />

semplicemente a guardare».<br />

«Forse mi sbaglio, ma direi che guardare è meglio<br />

che fare». Fa un sorriso malizioso, e le sue mani


scivolano sulla mia pancia e sotto la mia T-shirt.<br />

«Almeno finché si parla <strong>del</strong>l’Inferno».<br />

Ho un brivido quando mi tocca. «Questo non è<br />

proprio da lui. È una creatura <strong>del</strong> furore. Per lui,<br />

trattenere la sua foga – guardare soltanto – è<br />

totalmente fuori <strong>del</strong> personaggio. Mi sta facendo<br />

innervosire».<br />

Lei mi avvolge un braccio intorno al collo, tirandomi<br />

verso <strong>il</strong> basso per baciarmi. «Allora, cosa devo fare per<br />

farti calmare?», dice, sorridendo tra le mie labbra.<br />

Ricambio con un grande sorriso. «Quello che stai<br />

facendo».<br />

Ma proprio allora bussano alla porta.<br />

«È L<strong>il</strong>i. È tempo di shopping».<br />

«Ti direi di portare Matt, ma se sta tutto <strong>il</strong> tempo a<br />

sbavare dietro a L<strong>il</strong>i, non sono certo che saresti molto<br />

più al sicuro. Forse dovrei venire con voi». La mia voce<br />

è sofferente. Non posso farci niente. Questo mi agita<br />

molto.<br />

Lei mi fissa soltanto.<br />

Sollevo un sopracciglio. «Mi piace fare shopping».<br />

«Come no, ti ci vedo proprio, tu e la tua ombra di<br />

demone che sbirciate tra gli espositori da Victoria’s<br />

Secret».<br />

Lo immagino per un secondo, e mi si forma un<br />

sorriso sulla faccia. «Allora, posso?».<br />

Lei scuote la testa, mentre si dirige verso la porta<br />

legandosi i capelli all’indietro. «No. Solo femmine.<br />

Eccetto Matt, suppongo, poiché con lui non posso<br />

davvero farci niente», dice, poi apre la porta. «Ehi,<br />

L<strong>il</strong>i».<br />

«Ehi. Sei pronta?», dice L<strong>il</strong>i, spostando lo sguardo da<br />

Frannie a me.<br />

«Sì», dice Frannie. «Passiamo a prendere R<strong>il</strong>ey e<br />

Taylor lungo <strong>il</strong> tragitto per <strong>il</strong> centro commerciale».


L<strong>il</strong>i abbassa la testa, e le cadono i capelli davanti al<br />

viso. «Okay».<br />

Frannie mi dà un <strong>bacio</strong> sulla guancia. «Ci vediamo<br />

tra poco».<br />

Sorrido, immaginando cosa potrebbe trovare sugli<br />

espositori da Victoria’s Secret. «Ti aspetterò col fiato<br />

sospeso».<br />

Frannie<br />

Entriamo nel vialetto di Taylor e lei arriva<br />

rimbalzando sulle scale. R<strong>il</strong>ey e Trevor la seguono,<br />

entrambi con la mano inf<strong>il</strong>ata nella tasca posteriore<br />

dei pantaloni <strong>del</strong>l’altro.<br />

Taylor scatta verso la porta <strong>del</strong> posto accanto al<br />

guidatore prima di accorgersi che c’è già qualcuno su<br />

quel sed<strong>il</strong>e. «Oh. Ehi. Tu sei L<strong>il</strong>i?».<br />

L<strong>il</strong>i scende dalla macchina, tira in avanti lo schienale<br />

<strong>del</strong> sed<strong>il</strong>e e inizia a salire sul sed<strong>il</strong>e posteriore.<br />

«No», dico, «è <strong>il</strong> turno di L<strong>il</strong>i».<br />

Taylor mi lancia un’occhiataccia e io ricambio con<br />

uno sguardo ost<strong>il</strong>e. Lei passa davanti a L<strong>il</strong>i e si inf<strong>il</strong>a<br />

sul sed<strong>il</strong>e posteriore.<br />

Finalmente R<strong>il</strong>ey e Trevor raggiungono la macchina.<br />

Quando la smettono di guardarsi negli occhi faccio le<br />

presentazioni, e R<strong>il</strong>ey sale dietro con Taylor. Trevor<br />

resta in mezzo al vialetto, e somiglia a un cagnolino<br />

sperduto, mentre esco sulla strada.<br />

«Allora, che problemi hai con la tuta?», sogghigna<br />

Taylor dal sed<strong>il</strong>e posteriore.<br />

«Taylor!», dico, e do uno sguardo a L<strong>il</strong>i.<br />

«Tutto bene», fa lei, e alza le spalle. Ma non si volta a<br />

guardare Taylor. «Stanno a tre dollari l’una da<br />

Walmart».


Riesco a cogliere una risposta maligna annidata sulle<br />

labbra di Taylor, ma R<strong>il</strong>ey la colpisce su un braccio e la<br />

punta con uno dei suoi sguardi più minacciosi.<br />

«L<strong>il</strong>i». R<strong>il</strong>ey le tocca la spalla da dietro. «Frannie<br />

dice che andrai alla State».<br />

L<strong>il</strong>i si volta sulla sedia, ma non guarda proprio R<strong>il</strong>ey.<br />

«Già. Questa è l’intenzione».<br />

«Cosa studi? Design d’alta moda?». Taylor sorride<br />

maligna.<br />

Mi volto e la guardo molto male. «Sai che c’è, Tay?<br />

Chiudi quella dannata bocca».<br />

«Uhm... Frannie», dice R<strong>il</strong>ey. «La strada... stai<br />

guidando...». Punta un dito tremolante in avanti.<br />

L<strong>il</strong>i si avvinghia al sed<strong>il</strong>e accanto al mio, fissando<br />

fuori <strong>del</strong> finestrino con gli occhi spalancati, mentre<br />

guido serpeggiando nel traffico. Taylor e R<strong>il</strong>ey<br />

chiacchierano a bassa voce sul sed<strong>il</strong>e posteriore, ma<br />

sento la voce ansiosa di R<strong>il</strong>ey che alza <strong>il</strong> volume ogni<br />

volta che cambio corsia. E Taylor continua a parlare di<br />

abiti lunghi e cose in vendita da Walmart. Avrei<br />

dovuto sapere che era troppo sperare che si sarebbe<br />

comportata bene.<br />

Troviamo un parcheggio decente vicino al padiglione<br />

alimentare ed entriamo nel centro commerciale.<br />

«Aeropostale?», dico, perché fanno sempre buoni<br />

saldi.<br />

«Suona bene». R<strong>il</strong>ey parte in quella direzione e tutti<br />

la seguiamo.<br />

Cerchiamo negli espositori, e L<strong>il</strong>i torna con tre<br />

magliette stampate, un paio di top e dei calzoncini<br />

davvero carini per trentaquattro dollari. Sono un po’<br />

dispiaciuta di non averla vista mentre li provava. Sono<br />

ancora curiosa di capire cosa si nasconda sotto quella<br />

felpa abbondante.<br />

Poi, ci dirigiamo da Victoria’s Secret. È <strong>il</strong> periodo


<strong>del</strong>la svendita di reggiseni di metà anno, quindi ne<br />

prendo uno nuovo con la stringa rossa e alcuni altri. Il<br />

mio migliore affare è una camicia da notte corta, di<br />

seta blu zaffiro, in saldo per quindici dollari, che sono<br />

certa a Luc piacerà.<br />

L<strong>il</strong>i guarda tra gli espositori di reggiseni taglia D e ne<br />

trova due graziosi che si può permettere. Dunque, non<br />

robusta, ma prosperosa.<br />

Passiamo da Macy’s e ci fermiamo a ogni bancone di<br />

profumi. R<strong>il</strong>ey e Taylor si spruzzano tra loro con<br />

profumi a caso, mentre L<strong>il</strong>i raggiunge <strong>il</strong> bancone di<br />

JLo e prova un limone-vaniglia... è raggiante.<br />

«È buonissimo, su di te», le dico, perché è così.<br />

«Dovresti assolutamente prenderlo».<br />

Lei si imbarazza un po’. «Quanto costa?».<br />

Guardo sull’espositore. «Oh... circa trenta dollari.<br />

Ouch».<br />

Il suo volto diventa una smorfia. «Non posso». Lo<br />

ripone e inizia ad allontanarsi, ma poi torna indietro,<br />

annusando di nuovo la sua scia. «È davvero favoloso,<br />

non è vero?».<br />

Le sorrido, felice di vederla uscire un pochino dal suo<br />

guscio. «Veramente».<br />

Lei tira fuori dalla tasca un fascio di piccole<br />

banconote e ricambia <strong>il</strong> sorriso. «Chi ha bisogno di<br />

mangiare, questa settimana?».<br />

Dieci minuti dopo ci allontaniamo tutti dalla<br />

profumeria olezzanti come una combinazione tra un<br />

cesto di frutta e un fioraio.<br />

«Padiglione alimentare?», dico.<br />

«Decisamente», dice Taylor, poiché è lì che tutti i<br />

ragazzi <strong>del</strong>le superiori si vedono, durante <strong>il</strong> giorno.<br />

Rido, quando arriviamo e guardo tra i tavoli. Trevor e<br />

Jackson Harris sono lì con <strong>il</strong> resto <strong>del</strong>la loro comitiva.<br />

Hanno già una montagna di patatine fritte e panini


davanti. Mi convinco che i teenager non possono mai<br />

stare a più di dieci metri dal cibo, altrimenti<br />

avvizziscono e muoiono.<br />

R<strong>il</strong>ey e Trevor si guardano tra loro, ma R<strong>il</strong>ey mostra<br />

un contegno sorprendente e resta con noi, mentre ci<br />

dirigiamo al bancone <strong>del</strong> Panda Express. Prendiamo<br />

qualcosa da mangiare insieme, e L<strong>il</strong>i appare<br />

leggermente imbarazzata quando le dico che offro io.<br />

«Ehi, sono in debito per tutta quella birra», dico.<br />

Lei fa una specie di sorriso, ma non uno vero, mentre<br />

andiamo ai tavoli. E non mangia granché.<br />

Alla fine, dopo esserci ingozzati a volontà, raccolgo<br />

tutti i piatti e vado verso i bidoni <strong>del</strong>la spazzatura.<br />

Proprio mentre sto tornando al tavolo, gli occhi di<br />

Taylor scint<strong>il</strong>lano.<br />

«Ooh... ce n’è uno per te, L<strong>il</strong>i», dice, puntando<br />

apertamente <strong>il</strong> dito su un ragazzo che avanza<br />

furtivamente con i jeans sporchi e la felpa macchiata di<br />

grasso. Lui ci guarda e inciampa sui propri piedi. Ha i<br />

capelli castani lunghi davanti al viso, così riesce quasi<br />

a nascondere <strong>il</strong> rossore <strong>del</strong>l’imbarazzo. E odio doverlo<br />

dire, ma con quella felpa e quei capelli è come se<br />

sembrasse davvero <strong>il</strong> corrispettivo masch<strong>il</strong>e di L<strong>il</strong>i. Lui<br />

si affretta oltre e scompare tra la calca degli acquirenti<br />

estivi.<br />

Lancio un’occhiata minacciosa a Taylor.<br />

Ma proprio in quel momento, più forte <strong>del</strong>la musica<br />

diffusa dagli altoparlanti, sento ridere scioccamente<br />

dall’altro lato di una bassa parete divisoria tra i tavoli e<br />

la fontana. Mi fa drizzare tutti i peli sulla nuca. Perché<br />

conosco quella risata. Mi volto e vedo Angelique<br />

Preston e la sua comitiva venir fuori da Abercrombie.<br />

Angelique alza lo sguardo e ci vede. Immediatamente<br />

<strong>il</strong> suo naso si arriccia. Si avvicina a portata d’orecchio<br />

al nostro tavolo. «Voi lo sentite, ragazzi? Eew.


Qualcuno ha dimenticato di portare fuori la<br />

spazzatura». Mi guarda in modo ost<strong>il</strong>e per un secondo,<br />

poi i suoi occhi si spostano su L<strong>il</strong>i. «È davvero carino,<br />

da parte tua, dar da mangiare ai senzatetto,<br />

Cavanaugh».<br />

Mi accosto a L<strong>il</strong>i e, quando mi guardo attorno, sono<br />

sorpresa di vedere R<strong>il</strong>ey e Taylor anch’esse entrambe<br />

vicino a noi.<br />

Taylor si mette davanti a L<strong>il</strong>i e punge Angelique.<br />

«Fottiti».<br />

Angelique sorride maligna e avanza lentamente verso<br />

Hollister, portandosi dietro le sue favorite.<br />

E per <strong>il</strong> resto <strong>del</strong>la giornata, Taylor e L<strong>il</strong>i restano<br />

l’una incollata all’altra. Immaginatevi.<br />

Matt<br />

Taylor ha vissuto pericolosamente, per un periodo,<br />

ma sembra aver cambiato strada. Ero proprio sul<br />

punto di riuscire a sbirciare nella scollatura <strong>del</strong>la sua<br />

maglietta 6 , quando è comparsa Angelique.<br />

Ma devo dire che per restare fuori dai camerini,<br />

mentre L<strong>il</strong>i si provava le sue cose – specialmente da<br />

Victoria’s Secret –, ho avuto bisogno di tutto <strong>il</strong><br />

contegno angelico di cui potessi disporre.<br />

Le ragazze fanno i loro acquisti e infine tornano alla<br />

macchina. Frannie riporta indietro Taylor e R<strong>il</strong>ey, e<br />

quando entra nello spiazzo <strong>del</strong> parcheggio, davanti al<br />

palazzo <strong>del</strong>l’appartamento di L<strong>il</strong>i, con <strong>il</strong> tettuccio<br />

abbassato e i capelli al vento, guardacaso io sono<br />

proprio lì.<br />

«Signore», dico con <strong>il</strong> mio più largo sorriso, mentre<br />

escono dalla macchina di Frannie.


«Ehi, Matt», dice Frannie.<br />

L<strong>il</strong>i si volta per prendere le buste <strong>del</strong>lo shopping dal<br />

baule.<br />

«Com’è andata?», dico, indicando tutte le sue cose.<br />

«Davvero bene, direi. Frannie conosce tutti i posti<br />

dove fanno buoni saldi». Abbozza un sorriso.<br />

«Ottimo. State salendo?». Sollevo una spalla verso <strong>il</strong><br />

palazzo.<br />

«Eh, già», dice lei.<br />

Le afferro le buste. «Posso portartele io».<br />

Frannie strabuzza gli occhi da dietro L<strong>il</strong>i, ma lei<br />

stringe più forte le buste. «Credo di potercela fare,<br />

grazie».<br />

Metto le mani in alto. Chi non ferisce non ha colpe.<br />

«Chiedevo soltanto...».<br />

Seguo Frannie e L<strong>il</strong>i nel palazzo, e arrivati in cima<br />

alle scale L<strong>il</strong>i si volta verso di me. «Attento a dove<br />

metti i piedi», dice con un sorriso. I suoi occhi<br />

scint<strong>il</strong>lano, quando ci guardiamo, e una calda scarica<br />

elettrica mi attraversa.<br />

Mi massaggio <strong>il</strong> dietro <strong>del</strong>la testa. «D’accordo». È<br />

tutto quello che riesco a dire. Sono proprio uno<br />

stupido.<br />

Frannie usa la sua chiave per entrare da Luc, e<br />

proprio mentre dà l’ultimo giro si sente un boato<br />

dall’interno <strong>del</strong>l’appartamento. La porta si apre, e la<br />

testa di Rhenorian spunta fuori, mentre Tweedledumb<br />

e Tweedledumber tengono Luc schiacciato contro <strong>il</strong><br />

muro. Lui abbassa <strong>il</strong> pugno luccicante, e un’ondata di<br />

angoscia mi attraversa quando mi chiedo quanto abbia<br />

visto L<strong>il</strong>i.<br />

L<strong>il</strong>i. Merda.<br />

Lei si aspetterà che io faccia qualcosa per aiutare <strong>il</strong><br />

mio “amico”.<br />

Rhenorian si volta e sferra un pugno a Luc sulla


guancia sinistra... le vecchie buone maniere. Poi i<br />

fratelli Tweedle lo tirano via dal muro.<br />

«No!». Frannie scatta verso Luc, ma la trattengo e do<br />

un’occhiata a L<strong>il</strong>i. Sta semplicemente fissando la<br />

scena. Questa potrebbe essere la mia grande occasione<br />

di fare impressione su di lei.<br />

Così, ora devo salvare <strong>il</strong> demone.<br />

Merda.<br />

Entro nella stanza. «Lascialo andare».<br />

Rhenorian mi sorride minaccioso. «Sì, certo». Vedo i<br />

suoi occhi saltare su L<strong>il</strong>i, e un grande sorriso aprirsi<br />

sul suo viso. «Mi costringerai tu a farlo?».<br />

In uno scontro onesto, se fossimo esseri umani, sarei<br />

praticamente finito. Il che significa che non posso<br />

battermi correttamente. Attraverso la stanza e guardo<br />

Luc negli occhi. Lui annuisce.<br />

Nello stesso istante, Luc si libera dalla morsa dei<br />

fratelli Tweedle e scaraventa Tweedledumb contro <strong>il</strong><br />

muro, mentre io mando al tappeto Rhenorian con un<br />

pugno elettrizzato sulla mascella. Spero che L<strong>il</strong>i non<br />

noti la lieve scia di ozono che produce. «Per i peccati di<br />

Satana, angioletto, mi chiedo da che parte stai».<br />

Lancio uno sguardo a Luc, ma è troppo impegnato a<br />

battersi con Tweedledumb per aver sentito.<br />

Rhenorian afferra Tweedledumber per la collottola e<br />

si dirige rapidamente verso la porta. «Comunque, era<br />

un piano stupido», brontola con un’occhiata maligna,<br />

passandomi accanto. Luc molla Tweedledumb, che<br />

segue gli altri, lanciandomi uno sguardo ost<strong>il</strong>e da<br />

sopra la spalla.<br />

L<strong>il</strong>i resta appena dentro l’appartamento, con l’aria<br />

scioccata e confusa. Frannie sbatte la porta alle spalle<br />

dei demoni e corre da Luc.<br />

«Oh mio Dio! Stai bene?». Mia sorella raggiunge Luc,


e tocca <strong>il</strong> gonfiore color porpora che si sta ingrossando<br />

sulla sua guancia.<br />

«Sto bene».<br />

L<strong>il</strong>i trema, mentre fissa Luc con gli occhi spalancati e<br />

impauriti. «Chi era quello?»<br />

«Uno con cui ero in affari», dice Luc, sapendo che<br />

effetto avrebbe fatto, ne sono certo.<br />

Sul volto di L<strong>il</strong>i, si vede che inizia a capire.<br />

«Spacciatori».<br />

«In un certo senso», risponde Luc. Poi si volta verso<br />

di me. «Grazie».<br />

Guardo altrove, mentre mi scoppia dentro un odioso<br />

senso di colpa. «Sì, di niente».<br />

Frannie si avvolge a Luc, abbassando la testa per<br />

baciarlo sul livido. «Come sono entrati?»<br />

«Hanno bussato. Ho risposto». Poi la guarda con un<br />

sorriso cinico.<br />

«Oh, Dio», dice lei. «Ti prendo <strong>del</strong> ghiaccio». Lo<br />

guarda per un momento ancora, alzando la mano per<br />

toccare ancora la sua faccia, poi va in cucina.<br />

L<strong>il</strong>i si dirige verso la porta. «Probab<strong>il</strong>mente dovrei<br />

andare...». Afferra la maniglia, ma esita.<br />

La raggiungo, e le sposto la mano. «Lasciami<br />

controllare». Socchiudo la porta e sbircio fuori, sul<br />

pianerottolo. È deserto. Mi volto verso L<strong>il</strong>i. «Se ne<br />

sono andati».<br />

Lei dà uno sguardo a Frannie e Luc. «Allora, se voi<br />

siete a posto, ci vediamo dopo, immagino».<br />

«Permettimi di accompagnarti al tuo appartamento»,<br />

dico, e mi rendo conto di apparire un po’ troppo<br />

impaziente, quindi aggiungo: «Penso che se ne siano<br />

andati, ma... giusto per essere sicuro».<br />

«Okay», dice lei.<br />

Usciamo dalla porta sul pianerottolo, e un secondo<br />

dopo la serratura si chiude alle nostre spalle.


Lei si volta e fa i pochi passi fino alla sua porta,<br />

cercando la chiave. «Okay, be’... immagino che ti vedrò<br />

in giro...».<br />

«Matt», finisco io la frase che ha iniziato, nonostante<br />

lei non avesse dato a intendere che voleva lo facessi.<br />

Mi guarda. «Cosa?»<br />

«Non ero certo che tu ricordassi <strong>il</strong> mio nome. Matt.<br />

Mi chiamo Matt». Ugh, sono un idiota.<br />

Lei gira la chiave e apre la porta. «Okay. Allora ci<br />

vediamo dopo... Matt». I suoi occhi si riportano sui<br />

miei, scaricando una scossa lungo la mia spina<br />

dorsale, e un abbozzo di sorriso le increspa le labbra.<br />

«Stai attento», dice scrutando l’androne verso le scale,<br />

poi varca la soglia. E sono solo.<br />

Di nuovo.<br />

6 Letteralmente: “Ero proprio sul punto di metterle la<br />

duck sauce sul davanti <strong>del</strong>la maglietta”. Doppio senso<br />

intraducib<strong>il</strong>e: la duck sauce (letteralmente: salsa di anatra)<br />

è una salsa da condimento che effettivamente si trova<br />

presso i locali Panda Express. In questo contesto, però,<br />

dove Matt subito dopo ricorda quando sbirciava nei<br />

camerini, le parole assumono anche <strong>il</strong> significato di<br />

“impertinenza” (sauce) e “immergersi/guardare in<br />

basso/sbirciare” (duck). La traduzione, quindi, sarebbe:<br />

“Ero proprio sul punto di piazzare la mia sbirciata<br />

impertinente nella scollatura <strong>del</strong>la sua maglietta”.


Frannie<br />

Capitolo 11<br />

Cosa diavolo...?<br />

Stasera Luc sta spostando i libri alla biblioteca,<br />

quindi mi ha fatto promettere che sarei rimasta a casa.<br />

I Red Sox stanno perdendo così pesantemente contro<br />

gli Yankees che la partita diventa faticosa da guardare,<br />

e le imprecazioni di papà si fanno più colorite <strong>del</strong><br />

solito. Lui tira giù l’appoggio per le gambe <strong>del</strong>la sua<br />

poltrona reclinab<strong>il</strong>e e si sporge in avanti, con i gomiti<br />

sulle ginocchia. Si concentra sulla TV, come se<br />

pensasse di poter far vincere la sua squadra con la sola<br />

forza di volontà. Mi alzo dal pavimento e vado verso le<br />

scale.<br />

«Abbandoni i ragazzi?», dice.<br />

«Io? Mai!», replico ironicamente, come se mi avesse<br />

oltraggiata.<br />

Lui sorride, poi la sua faccia si fa seria. «È bello<br />

averti a casa la sera, per cambiare».<br />

Mamma solleva la testa dalle parole crociate.<br />

«Dovresti passare più tempo con noi, tesoro. Proprio<br />

così. Tra pochi mesi non ci sarai più».<br />

Mi appoggio al muro alla base <strong>del</strong>le scale, con le<br />

braccia incrociate sul petto. «Dunque, questo significa<br />

che siete pronti a smettere di trattare Luc come un...».<br />

Mamma posa <strong>il</strong> giornale in grembo. «Non lo abbiamo<br />

mai trattato altro che con rispetto».<br />

«Sii seria, mamma. Non lo trattate come Chase. Lui


non può mai salire in camera mia».<br />

«Be’... lui... io sono...».<br />

«Quello che la mamma sta cercando di dirti»,<br />

interviene papà, guardandola con un sopracciglio<br />

alzato e un sorriso divertito, «è che, da allora, ha<br />

dimostrato di essere un giovanotto responsab<strong>il</strong>e, e<br />

vogliamo dargli <strong>il</strong> beneficio <strong>del</strong> dubbio».<br />

Mi risollevo mentalmente. «Davvero? Quindi può,<br />

tipo, stare in camera mia?».<br />

Mamma guarda minacciosamente papà. «Con la<br />

porta aperta».<br />

Sento <strong>il</strong> sorriso ridicolo che mi si forma sul volto, ed è<br />

inut<strong>il</strong>e tentare di fermarlo. «D’accordo, okay». Inizio a<br />

uscire dal salone, quando mi viene in mente qualcosa.<br />

Aspetto che mi passi <strong>il</strong> sussulto al cuore prima di<br />

tornare indietro. «Com’è che non ho mai dovuto<br />

tenere la porta aperta quando c’era Gabe?».<br />

Si scambiano un’occhiata, poi guardano me. «Be’...<br />

Gabe è davvero un angelo», dice la mamma.<br />

Sobbalzo leggermente. Non ho nulla da replicare. Lui<br />

è un angelo. Il mio angelo. E Luc decisamente non lo<br />

è. Mentre torno verso le scale, sento un vuoto doloroso<br />

nel cuore: lo stesso che sono stata in grado di evitare<br />

soltanto restando concentrata su cose che non fossero<br />

Gabe e quanto mi manca. Mi costringo a pensare a<br />

qualcos’altro: qualunque altra cosa. Inizio a ripassare<br />

mentalmente gli orari di lavoro, mentre salgo le scale,<br />

ma sono arrivata soltanto a sabato quando arrivo in<br />

cima e mi imbatto in Grace che esce dal bagno.<br />

Lei si toglie l’asciugamano dalla testa, lasciando<br />

cadere sulle spalle i capelli umidi che le bagnano la<br />

schiena. «Sei a casa».<br />

La guardo astiosa. «Non per mia scelta. Luc è alla<br />

biblioteca».<br />

Lei mi guarda appena, col suo sguardo terrificante


alla Grace, come se quegli occhi blu pallido potessero<br />

vedere in qualche modo attraverso di me. Ma quando<br />

faccio per passare oltre, sfiorandola, lei dice: «Lui è<br />

diverso».<br />

Ruoto su me stessa, irritata. «Chi?»<br />

«Luc. È cambiato».<br />

La fisso per un minuto, incerta su cosa dire, e<br />

improvvisamente mi domando soltanto quanto Grace<br />

sia davvero in grado di vedere.<br />

Annuisco. «È vero».<br />

Mi volto e proseguo lungo <strong>il</strong> corridoio, ma appena<br />

prima che io arrivi alla mia camera, lei dice: «Come?<br />

Hai...?». Poi lascia cadere, con la voce incerta.<br />

Quando mi volto verso di lei, i suoi occhi sono<br />

energici. Lei non può certo sapere esattamente quanto<br />

Luc sia cambiato, e non può assolutamente sapere che<br />

ciò dipenda da me. Ma c’è qualcosa nel suo sguardo<br />

che mi fa pensare. «Eppure, suppongo che non sia<br />

tanto cattivo quanto pensi».<br />

Mentre entro in camera mia, la sento dire: «Ma lo<br />

era», più a se stessa che a me.<br />

Prendo la mia vecchia copia de L’ombra <strong>del</strong>lo<br />

scorpione, di Stephen King, dalla scrivania e mi sdraio<br />

sul letto, cercando di entusiasmarmi all’idea. Ma non<br />

riesco a smettere di fantasticare su Grace. Quanto ne<br />

sa? Caccio via <strong>il</strong> ricordo <strong>del</strong>la conversazione scuotendo<br />

la testa, prendo <strong>il</strong> telefono e mando un messaggio a<br />

Taylor: VIENI CN ME STSER AL COVE.<br />

Un minuto dopo mi squ<strong>il</strong>la <strong>il</strong> telefono. NON SONO<br />

IN VENA X IL COVE, dice <strong>il</strong> messaggio.<br />

Cheee? Taylor è sempre in vena per <strong>il</strong> Cove. Sta<br />

diventando un po’ troppo frequentato, ma la galleria è<br />

<strong>il</strong> punto di ritrovo notturno per i ragazzi <strong>del</strong>la scuola,<br />

quando non ci sono feste dai Gallagher. Lei adocchia i<br />

ragazzi, mentre io batto i miei record al simulatore di


corse automob<strong>il</strong>istiche.<br />

NON T VA?, rispondo al messaggio.<br />

Aspetto.<br />

E aspetto.<br />

Proprio quando sto per farle una chiamata rapida, <strong>il</strong><br />

mio telefono squ<strong>il</strong>la. ESCO CN LILI, c’è scritto nel<br />

messaggio sullo schermo.<br />

La vampa di gelosia mi sorprende. Questo era ciò che<br />

volevo: che L<strong>il</strong>i si facesse degli amici. Premo <strong>il</strong><br />

pulsante “Chiama” sul telefono, e Taylor risponde al<br />

primo squ<strong>il</strong>lo.<br />

«Okay, verrò anch’io con voi, piuttosto. Dove<br />

andate?»<br />

«Mi dispiace», dice lei, e sento che mi sto davvero<br />

irritando. «Andiamo a una festa alla quale mi ha<br />

invitato Marc. Non credo sia <strong>il</strong> tuo genere, Fee».<br />

Adoro le feste. «Da quando una festa non fa per<br />

me?»<br />

«Ascolta, Fee... è solo che, per qualche ragione<br />

sconosciuta, sei diventata una calamita per gli uomini.<br />

Non mi è sfuggito <strong>il</strong> modo in cui Marc ti scrutava,<br />

l’altra sera, dai Gallagher, e non voglio davvero entrare<br />

in competizione, stasera».<br />

«Stai scherzando, vero?»<br />

«Uhm... no».<br />

«Non puoi essere seria. Tu pensi che ti soffierò i<br />

ragazzi?»<br />

«Non volontariamente, suppongo, ma... sì».<br />

«Ottimo», dico, e sbatto a terra <strong>il</strong> telefono prima di<br />

attaccare. “Be’, è arrivato <strong>il</strong> mio momento”, dico a me<br />

stessa. “Cosa diavolo c’è che non va in me?”.<br />

Ma so cosa c’è che non va in me. Non ho nessun<br />

amico stretto, per scelta. Taylor è la persona più sicura<br />

che potessi trovare, come amica. Non mi chiede mai di<br />

darle troppo, e in cambio io non ricevo molto. Quindi,


non so da dove venga fuori tutto questo bisogno di<br />

contatto. Ma fa un po’ male che L<strong>il</strong>i si stia prendendo<br />

quello che è stato nostro per nove anni. E mi fa anche<br />

leggermente paura non aver capito fino a ora quanto<br />

mi stessi prendendo in giro da sola sul fatto di non<br />

avere “bisogno” di nessuno.<br />

Matt<br />

La sento salire le scale, mentre aspetto sul<br />

pianerottolo, e inizia a girarmi la testa. Osservo la mia<br />

forma umana e mi appoggio al muro, cercando di<br />

sembrare completamente disinvolto. Dovrei essere<br />

intento a fare qualcosa, non soltanto star lì, con l’aria<br />

di uno che è in agguato. Lei arriva in cima alle scale e<br />

per un attimo vado nel panico, cercando di pensare a<br />

cosa dovrebbe essere quel qualcosa. Scivolo giù lungo<br />

<strong>il</strong> muro e mi siedo appoggiandovi la schiena. Una<br />

vecchia copia di Guerra e pace, di Tolstoj, si<br />

materializza tra le mie mani, e un paio di occhiali con<br />

la montatura nera, sui miei occhi. Vada per <strong>il</strong> look<br />

intellettuale. Passare per un ragazzo intelligente non<br />

può essere dannoso.<br />

So che Gabriel si scaglierebbe contro di me perché<br />

non sono insieme a Frannie, ma lei è a casa, dietro <strong>il</strong><br />

campo <strong>del</strong> padre. È al sicuro lì. Nessun demone può<br />

attraversare quel campo protettivo.<br />

Ed eccomi qui. Non ne posso fare a meno. Ho<br />

bisogno di conoscerla.<br />

L<strong>il</strong>i svolta l’angolo dalla rampa di scale, sfogliando la<br />

sua posta, e non mi vede finché non inciampa nelle<br />

mie gambe. Inveisce e guarda in basso, per capire su<br />

cosa sia inciampata. Quando mi vede indietreggia di<br />

alcuni passi, spalancando gli occhi.


Mi alzo in piedi. «Oh, mi dispiace davvero», dico,<br />

scrollando le spalle e sollevando <strong>il</strong> libro.<br />

Lei socchiude gli occhi, mentre mi supera con<br />

circospezione, restando attaccata al muro opposto, e fa<br />

alcuni passi verso la sua porta. «Cosa ci fai seduto sul<br />

pianerottolo?»<br />

«Sto soltanto aspettando Luc». Accenno alla sua<br />

porta con la mano. «Mi dispiace davvero. Non volevo<br />

farti paura... o cercare di ucciderti», aggiungo con un<br />

sorriso.<br />

Quel sorriso sembra risolutivo, perché lei abbassa le<br />

spalle, e la sua posizione di difesa si ammorbidisce.<br />

«Quindi stai aspettando Luc?»<br />

«Sì. Ho bussato, ma non ha risposto nessuno».<br />

Corruga le sopracciglia. «Ha detto qualcosa a<br />

proposito di un lavoro fino a tardi, penso».<br />

«Oh. Grazie. Suppongo che aspetterò un po’».<br />

Lei torna verso la porta senza rispondere, ma giuro di<br />

aver visto un minuscolo sorriso incresparle le labbra<br />

prima che inf<strong>il</strong>asse la chiave nella serratura. Il mio<br />

morale sprofonda quando apre la porta e scompare<br />

all’interno. Sento scorrere una serie di chiavistelli e<br />

serrature, mentre continuo a fissare.<br />

Attendo, sperando che riemerga, e sono sul punto di<br />

proiettarmi a casa, quando sento i chiavistelli e le<br />

serrature che si aprono nuovamente. La porta si<br />

socchiude, e la sua testa spunta fuori.<br />

«Allora... puoi aspettare dentro, se vuoi».<br />

«Grazie».<br />

Avanzo, e lei semplicemente mi fissa per un lungo,<br />

imbarazzante minuto. Non sono sicuro di cosa dovrei<br />

dire. Poi lei tira a sé la porta, spalancandola. «Vuoi<br />

una birra o qualcosa?».<br />

I miei piedi fanno per entrare, e soltanto per un<br />

secondo <strong>il</strong> pensiero “Cosa stai facendo?” mi penetra


nella mente. Ma lo caccio via, mentre un senso di<br />

vertigine mi attraversa. «Certo».<br />

Lei chiude la porta e mi guardo attorno. La casa è un<br />

disastro. Assomiglia proprio a quella di Luc, salvo che<br />

ci sono piatti sporchi e... cianfrusaglie, suppongo,<br />

accatastate ovunque. Spio la posta che era tra le sue<br />

mani un minuto prima, sparsa sopra una p<strong>il</strong>a più<br />

grande di posta sul bancone.<br />

«Perdonami, è una specie di caos», dice affermando<br />

una cosa ovvia. Poi prende una piccola p<strong>il</strong>a di piatti<br />

sporchi dal divano e li piazza su una p<strong>il</strong>a più grande<br />

nel lavandino. «Siediti».<br />

Lo faccio.<br />

Lei si dirige al frigorifero e sbircia dentro, tirandone<br />

fuori due birre. Poi mi raggiunge e si siede sul divano<br />

accanto a me, porgendomene una. La birra mi<br />

rinfresca la bocca asciutta, e per un bel po’<br />

chiacchieriamo pigramente. La mia mente corre, e<br />

sono a malapena in grado di seguire la conversazione,<br />

ma sono contento che non chieda nulla a cui non possa<br />

rispondere.<br />

«Un’altra birra?», dice scuotendo la sua bottiglia<br />

vuota e alzandosi dal divano. Senza di lei accanto a me,<br />

anche se non eravamo a contatto, sento<br />

improvvisamente freddo.<br />

«Sto bene così».<br />

«Dunque, sto andando a una festa stasera», fa lei,<br />

inf<strong>il</strong>ando la testa nel frigorifero; poi torna da me.<br />

«Potrei chiedere alla mia amica se le dispiacerebbe che<br />

venissi anche tu». Lei guarda in basso e stuzzica<br />

l’etichetta <strong>del</strong>la sua bottiglia. «Se ti va».<br />

Sento come un allarme elettrico che mi si attiva<br />

dentro. So cosa voglio dire, ma...<br />

«Ho già... non posso. Mi dispiace». Che impedito. È<br />

in casi come questo che vorrei poter mentire.


«Lo desidero davvero». L’entusiasmo con cui lo dico<br />

mi fa avvampare in viso, e improvvisamente ho paura<br />

di arrossire. Non sapevo che fosse possib<strong>il</strong>e, senza<br />

sangue.<br />

Allora lei mi guarda. «Ma hai una ragazza».<br />

«No!». Colpito.<br />

«Allora perché non puoi venire?»<br />

«È previsto che io faccia... una cosa». La stessa cosa<br />

che faccio sempre.<br />

«Non farla».<br />

«Vorrei potere».<br />

Il suo sguardo cade verso <strong>il</strong> basso, ma sorride. «È la<br />

storia <strong>del</strong>la mia vita. Quelli giusti hanno sempre<br />

qualcosa di meglio da fare».<br />

Lei pensa che io sia “uno giusto”. Mi fa male tutto,<br />

dentro. Gli angeli possono avere attacchi di cuore?<br />

«Okay, verrò».<br />

I suoi occhi spalancati si alzano di colpo sui miei.<br />

«Davvero?»<br />

«Certo».<br />

Cosa sto facendo?<br />

Rompendo le regole.<br />

Una strana sensazione si fa strada nel mio intimo:<br />

come se stessi implodendo ed esplodendo allo stesso<br />

tempo. Contemporaneamente provo un brivido, e<br />

sento un sorriso che mi appare sul viso. «Certo», dico<br />

di nuovo.<br />

Mi sento completamente nervoso dentro, selvaggio,<br />

fuori controllo. E mi piace. È così che ci si sente<br />

quanto si prendono le decisioni da soli. Quando si fa<br />

ciò che si vuole. È spettacolare: come se forse io<br />

potessi effettivamente avere una vita.<br />

Aspetto sul pianerottolo, mentre L<strong>il</strong>i si cambia, e<br />

quando esce dall’appartamento ogni pensiero


azionale mi abbandona. Ha cambiato la tuta grigia<br />

con un jeans e un top nero. I suoi capelli sono tirati<br />

indietro in una crocchia improvvisata, ed è bellissima.<br />

«Wow».<br />

Santo cielo, perché non riesco a tenere la bocca<br />

chiusa?<br />

Ma quando fa un sorriso e arrossisce, penso che forse<br />

non me la sono cavata troppo male. Non posso<br />

staccarle gli occhi di dosso, mentre andiamo verso <strong>il</strong><br />

suo pickup e passiamo a prendere Taylor. Quando<br />

entriamo nel suo vialetto, fa un effetto un po’ strano<br />

far finta di non esserci mai stato prima, dopo tutto <strong>il</strong><br />

tempo che ho passato in questo portico davanti casa,<br />

mentre Frannie se ne stava qua fuori. Taylor arriva<br />

saltellando, e apre la portiera <strong>del</strong> passeggero <strong>del</strong><br />

pickup. Quando mi vede spalanca gli occhi per un<br />

attimo, prima che un sorriso lascivo le si affacci sul<br />

viso.<br />

«Ooh... che brava, L<strong>il</strong>i».<br />

«Io sono Matt», dico, tendendo la mano.<br />

Lei la afferra e la usa per tirarsi dentro nel pickup. Mi<br />

sposto al centro <strong>del</strong> sed<strong>il</strong>e e lei entra, cosicché le nostre<br />

gambe si toccano. «Taylor», dice mentre mi mangia<br />

vivo con gli occhi.<br />

L<strong>il</strong>i si sporge in avanti e guarda Taylor aggirandomi.<br />

«Spero vada bene, per te».<br />

«I ragazzi vanno sempre bene, L<strong>il</strong>i. Specialmente<br />

ragazzi così appetitosi», dice lei, premendo la spalla<br />

contro la mia e sorridendo.<br />

Procediamo fino all’estremo nord di Boston, in una<br />

zona di vecchie case di pietra arenaria in rovina. Molto<br />

spesso incontriamo gruppi di persone che si aggirano<br />

sui marciapiedi: ragazzi e senzatetto. Tutto appare<br />

grigio: gli edifici, le macchine, la gente. L’intero posto<br />

ha un’essenza di miseria e disperazione.


«Qui», dice Taylor, indicando un parcheggio libero<br />

tra un mare di Harley e un vecchio carro funebre nero.<br />

L<strong>il</strong>i entra nel parcheggio, mentre Taylor spegne <strong>il</strong> suo<br />

GPS e se lo inf<strong>il</strong>a nella borsa. «Come hai saputo <strong>del</strong>la<br />

festa?», chiede L<strong>il</strong>i, adocchiando <strong>il</strong> carro funebre e con<br />

l’aria un po’ insicura.<br />

L’occhio di Taylor ha un bagliore. «Da questo ragazzo<br />

assolutamente sensuale. Lui suona in un gruppo».<br />

L<strong>il</strong>i sembra non sentirsi ancora sicura, ma apre lo<br />

sportello ed esce lentamente sulla strada. Esco dietro<br />

di lei, e camminiamo intorno al pickup per<br />

raggiungere Taylor, che si trova sul marciapiede.<br />

Ci dirigiamo verso una casa in pietra, all’angolo, da<br />

dove si diffonde una cover di Purple Haze di Jimi<br />

Hendrix. Un gruppo di teenager che stanno all’angolo<br />

inizia a fischiare. Non c’è dubbio che Taylor sia bella, e<br />

la sua gonnellina nera è fatta apposta per attirare<br />

l’attenzione.<br />

La porta è aperta, così entriamo. Immediatamente <strong>il</strong><br />

dolce odore di erba si diffonde nel breve e buio<br />

corridoio, tutto intorno alle nostre facce. Seguiamo la<br />

musica e respiriamo <strong>il</strong> fumo <strong>del</strong> corridoio fino a una<br />

vicina stanza buia, stipata di corpi che ballano<br />

ondeggiando. Qui dentro, <strong>il</strong> fumo si mescola con gli<br />

odori più crudi di sudore e muschio, inondando la mia<br />

mente con visioni di bisogni primari che vengono<br />

soddisfatti. Sento i miei stessi desideri agitarsi, e faccio<br />

un respiro profondo.<br />

Lancio uno sguardo a L<strong>il</strong>i, che sembra ipnotizzata da<br />

quella scena. Un sorriso affascinato le increspa le<br />

labbra mentre osserva la folla vestita di cuoio<br />

attraverso la luce fioca.<br />

La bocca di Taylor è spalancata, e <strong>il</strong> suo sguardo è<br />

fisso sul gruppo, che si trova su un basso palco in un<br />

angolo <strong>del</strong>la stanza. Lei, muovendo le spalle alla sua


maniera, cammina lungo la stanza in direzione <strong>del</strong><br />

palco, attraverso i corpi che si dibattono e si girano.<br />

Il mio sesto senso freme... forte. Qui ci sono dei<br />

demoni. E ce ne sono molti. Ma sono così confusi tra la<br />

massa degli umani che ho difficoltà a focalizzare quali<br />

siano esattamente.<br />

L<strong>il</strong>i mi strattona la maglietta e addita un angolo, dove<br />

c’è un bar<strong>il</strong>otto in un secchiello di ghiaccio. Inizia a<br />

camminare in quella direzione e io la seguo. Prende un<br />

bicchiere di plastica rosso dalla confezione e me lo<br />

porge, poi ne prende uno per sé. Afferro lo spinotto e li<br />

riempio.<br />

Qualcuno mi urta da dietro, facendo strabordare le<br />

birre che ho in mano. Mi volto lentamente, e un<br />

ragazzo alto e magro, forse sui venti anni, mi fissa<br />

dall’alto, con gli occhi nero compatto che dicono senza<br />

parole che sa esattamente cosa sono.<br />

E anch’io so cosa è lui.<br />

«Chi ti ha invitato?».<br />

Prima che io possa rispondere i suoi occhi passano da<br />

me a L<strong>il</strong>i, che avanza al mio fianco. «Sei stata tu,<br />

ragazza mia?». Le tende la mano. Lei la prende e lui se<br />

la porta alla bocca, baciandole i polpastrelli. Un sorriso<br />

obliquo gli appare sul volto tenebroso. «Perché, se è<br />

così, perdonerò l’imprudenza».<br />

«Sì, sono stata io». Posso appena sentire L<strong>il</strong>i<br />

rispondere sopra la musica.<br />

«Sono Chax. È davvero un grande piacere per me<br />

conoscerti».<br />

«L<strong>il</strong>i», replica.<br />

Mi faccio davanti a L<strong>il</strong>i e le tiro via la mano dalla sua.<br />

«E io sono Matt». L’impulso di portarla via da qui si fa<br />

schiacciante. «Stavamo giusto andando via», dico<br />

cercando di non guardarlo male.<br />

I suoi occhi non si staccano da L<strong>il</strong>i, ma la sua voce si


fa di ghiaccio. «Non stavo parlando con te». Lui si<br />

volta e guarda alle mie spalle, dove un ragazzo più<br />

basso, con i lunghi capelli neri tirati indietro in una<br />

coda di cavallo e gli stessi occhi neri e freddi, sta<br />

proprio uscendo dalla cucina. Chax alza un braccio.<br />

«Ehi! Andrus!».<br />

Il suo compare sorride e inizia a venire verso di noi. I<br />

corpi sembrano allontanarsi, come <strong>il</strong> Mar Rosso, al suo<br />

passaggio. Ci raggiunge, e un sorriso malefico gli<br />

spunta sul viso.<br />

Il sorriso di Chax diventa uno sguardo voglioso<br />

quando poggia <strong>il</strong> braccio sulla spalla <strong>del</strong> suo amico.<br />

«Andrus, vorrei che tu conoscessi L<strong>il</strong>i», dice dando<br />

una gomitata ad Andrus.<br />

L<strong>il</strong>i si avvicina a me e io le avvolgo un braccio intorno<br />

ai fianchi. Con lei nel mio abbraccio, la mia potenza<br />

aumenta, e mi sento improvvisamente invincib<strong>il</strong>e.<br />

Il sorriso di Chax diventa apertamente cattivo. «Oh, e<br />

<strong>il</strong> suo amico, Matt», aggiunge facendo ondeggiare la<br />

mano.<br />

Proprio allora <strong>il</strong> gruppo smette di suonare, e anche<br />

con le chiacchiere, le urla, e i richiami <strong>del</strong>la folla, tutto<br />

sembra troppo s<strong>il</strong>enzioso.<br />

«Ciao», dice L<strong>il</strong>i, tirandosi la maglietta. Lei guarda<br />

duramente Andrus, e lui ammicca, pieno di idee.<br />

La sua lingua preme sul cerchietto nel labbro<br />

superiore. «E posso chiedervi come avete saputo di<br />

questo piccolo raduno?».<br />

Gli occhi di L<strong>il</strong>i schizzano su Taylor, mentre lei dà<br />

una boccata da uno spinello che un ragazzo alto e<br />

robusto con i capelli neri ispidi le ha appena passato.<br />

Lui porta dei jeans e una T-shirt nera strappata, e ha<br />

un basso sulle spalle.<br />

«Penso che ci abbia invitato quel ragazzo... o la<br />

nostra amica, comunque», dice L<strong>il</strong>i.


Andrus dà una gomitata a Chax. «Marc ha trovato un<br />

nuovo giocattolo», dice, poi guarda ancora L<strong>il</strong>i con un<br />

sorriso rapace.<br />

Devo proprio portare queste ragazze fuori da qui.<br />

Stringo la presa sui suoi fianchi. «Allora, L<strong>il</strong>i... sei<br />

pronta ad andare?».<br />

Il sorriso di Chax si allarga, e i suoi occhi<br />

s’infiammano, nella penombra, senza spostarsi da L<strong>il</strong>i.<br />

«Non te ne andrai già via. La festa è appena iniziata».<br />

Afferra L<strong>il</strong>i per mano, strappandola alla mia presa, e la<br />

conduce verso un divano sul retro <strong>del</strong>la sala, dove<br />

magicamente compare la luce. Lui si accomoda, e batte<br />

una mano sulla coscia per richiamare L<strong>il</strong>i.<br />

Una rabbia gelosa mi attraversa, e l’impulso di<br />

colpirlo è quasi irresistib<strong>il</strong>e. Mi immagino raccogliere<br />

le energie e scaraventarli nell’oblio... o almeno<br />

rispedirli all’Inferno.<br />

«Uhm... Non credo».<br />

Che brava ragazza.<br />

Lei mi guarda, e soltanto per un secondo sembra che<br />

veda <strong>il</strong> vero me. I nostri occhi si fissano, e la sua bocca<br />

si piega con un accenno di sorriso. Poi mi prende per<br />

mano e intreccia le dita con le mie, e io sento esplodere<br />

dentro di me l’estasi.


Capitolo 12<br />

Fronteggiare i propri demoni<br />

Frannie<br />

Finirò per diventare matta sul serio. Sono sulla sedia<br />

<strong>del</strong>la scrivania, con <strong>il</strong> mento appoggiato sul davanzale<br />

<strong>del</strong>la finestra, e fisso inebetita <strong>il</strong> crepuscolo mulinante<br />

di grigio e rosa guardando la Shelby.<br />

Dove diavolo è Luc? Quanto tempo può richiedere<br />

mediamente spostare una p<strong>il</strong>a di libri?<br />

Meno tempo, se lo aiuto.<br />

Salto in piedi, inf<strong>il</strong>o i sandali, e corro giù per le scale.<br />

Passando attraverso <strong>il</strong> soggiorno, saluto mamma e<br />

papà con la mano, mentre esco. «Vado alla<br />

biblioteca».<br />

«Che Dio stramaledica Jeter!», urla papà alla TV.<br />

«Daniel!», borbotta la mamma, poi si volta verso di<br />

me. «Non sono chiusi così tardi?»<br />

«Luc lavora fino a tardi: spostano i libri. Vado ad<br />

aiutarlo», dico, andando verso la porta.<br />

«D’accordo, ma chiamaci se vai da qualche altra<br />

parte».<br />

Sguscio fuori <strong>del</strong>la porta, mi inf<strong>il</strong>o in macchina, giro<br />

la chiave... e grido quando un gigantesco demone dai<br />

capelli rossicci si proietta sul sed<strong>il</strong>e accanto al mio.<br />

«Ciao», dice.<br />

Schizzo via dalla macchina senza spegnerla.<br />

Il mio istinto, ovviamente, è di correre. Ma poi


icordo che Luc diceva che voleva <strong>del</strong>le informazioni.<br />

Pianto i piedi bene a terra e tocco <strong>il</strong> crocifisso che mi<br />

pende dalla catenina intorno al collo, cercando di non<br />

apparire così terrorizzata come sono. Ricordo i danni<br />

che <strong>il</strong> mio vecchio crocifisso fece a Belias, e spero di<br />

non dover usare questo.<br />

«Chi sei tu?»<br />

«Il mio nome è Rhenorian», dice con una voce<br />

morbida, ovviamente cercando di calmarmi. Sorride.<br />

«Ma gli amici mi chiamano Rhen».<br />

Il mio cuore sta tentando <strong>il</strong> suicidio lanciandosi<br />

incessantemente contro la mia cassa toracica. «Cosa<br />

vuoi?».<br />

Lui mi guarda, nonostante stia cercando di leggermi<br />

dentro. «L’ha fatto per te, non è vero?»<br />

«Chi? Fatto cosa?»<br />

«Lucifer. È un umano».<br />

«Lo so».<br />

«Come c’è riuscito?»<br />

«Io... io non lo so», mento.<br />

«Ha detto che qualcun altro lo aveva reso umano.<br />

Chi?»<br />

«Non lo so», ripeto.<br />

Lui gira la chiave, spegnendo <strong>il</strong> motore, la estrae ed<br />

esce dalla macchina. Si stira fino alla sua massima<br />

altezza, torreggiando su di me, e un sorriso di ghiaccio<br />

gli si forma sulla bocca. «Sei una pessima bugiarda».<br />

Mi lancia le chiavi da sopra la macchina. «Fattelo dire<br />

da un professionista».<br />

Mentre <strong>il</strong> panico mi martella dentro, da qualche<br />

parte, in un angolo <strong>del</strong> cervello, mi viene in mente che<br />

Matt dovrebbe essere qui. «Non so come funziona».<br />

Lui cammina lentamente intorno alla macchina. «Io<br />

penso di sì».<br />

«È per questo che stai seguendo Luc?». La paura mi


chiude la gola, strozzando le parole. Cosa sto facendo?<br />

Non mi dirà nulla.<br />

Indietreggio di alcuni passi e mi concentro.<br />

Tu non vuoi Luc.<br />

Lui esita per un secondo, e <strong>il</strong> suo volto si r<strong>il</strong>assa. Ma<br />

poi scuote la testa e mi guarda di nuovo, con occhi<br />

limpidi e penetranti. «Lo scoprirò».<br />

«Neanche lui può dirti come funziona. Non lo sa».<br />

I suoi occhi si fissano sui miei. «Questo lo vedremo».<br />

Mi rannicchio, mentre lui avanza verso di me,<br />

ignorando <strong>il</strong> cuore che impazza e cercando di restare<br />

concentrata sulla sua mente. Vai via. Tu non vuoi Luc.<br />

Tu non vuoi Luc. Tu non vuoi Luc.<br />

Lui indietreggia di un passo, sembrando confuso.<br />

Tu non vuoi Luc, mi sforzo ancora.<br />

Il rumore di una macchina cattura l’attenzione di<br />

Rhenorian e lui alza lo sguardo, col volto rasserenato,<br />

proprio quando la Shelby di Luc si ferma facendo<br />

stridere i freni.<br />

Luc vola fuori <strong>del</strong>la macchina, con gli occhi<br />

spalancati, e si fa accanto a me. «Lasciala andare,<br />

Rhen».<br />

Rhenorian fa un sorrisetto velenoso a Luc. «Quando<br />

avrò le risposte».<br />

«Per l’amore di tutte le cose dannate, Rhen! Non c’è<br />

niente da dire».<br />

Respiro profondamente e mi concentro di nuovo<br />

sulla sua mente. Tu non vuoi Luc.<br />

«Vattene», dice Luc.<br />

Indietreggio di pochi passi, senza mai togliergli gli<br />

occhi di dosso. Lui non fa una mossa nella mia<br />

direzione, ma i suoi occhi osservano anche me, e c’è<br />

qualcosa nella sua espressione che mi sfugge.<br />

Ci dirigiamo verso casa e io trattengo <strong>il</strong> respiro,


mentre affrettiamo <strong>il</strong> passo, quasi aspettandoci che lui<br />

cerchi di fermarci.<br />

Vai via. Tu non vuoi Luc.<br />

«Ci rivedremo», dice alle nostre spalle.<br />

Noi ci inf<strong>il</strong>iamo in casa e ci chiudiamo la porta dietro.<br />

Mi appoggio al muro, tremante, sicura di vomitare.<br />

Kate sta scendendo le scale proprio in quel momento.<br />

Fa una smorfia con <strong>il</strong> viso, quando vede Luc. «Ehi,<br />

come hai fatto a battere Chase?».<br />

Luc intreccia le dita alle mie e mi lancia uno sguardo<br />

preoccupato, prima di voltarsi verso Kate. «Stava<br />

chiudendo, quando sono andato via. Sono sicuro che<br />

arriverà subito dopo di me».<br />

La mamma alza lo sguardo dalle parole crociate. «È<br />

stata una cosa rapida».<br />

Mi allontano dal muro. «Già, Luc è appena arrivato.<br />

Mi ha risparmiato un viaggio». Spero che lei non noti<br />

<strong>il</strong> tremore nella mia voce. «Andiamo di sopra».<br />

Mi guarda soltanto, intendendo tutto con quello<br />

sguardo fisso ed esplicito.<br />

Passiamo accanto a Kate, salendo le scale. In camera<br />

mia, Luc chiude la porta. Penso alla regola <strong>del</strong>la<br />

mamma riguardo alla porta, ma non la apro. «Cos’è<br />

successo?»<br />

«Sto bene. Grazie per avermelo chiesto», dico.<br />

Mi tira a sé, e quasi mi spreme via la vita. «Frannie,<br />

quando ti ho vista là fuori con lui...».<br />

Mi allontano di nuovo da lui. «Ero annoiata. Ho<br />

pensato che se fossi venuta alla biblioteca ad aiutare,<br />

tu avresti finito più in fretta».<br />

I suoi occhi si assottigliano, e le sue labbra si<br />

stringono in una linea retta. «Dove diavolo è Matt?»<br />

«Bella domanda».<br />

«Questo non è giusto. Gabriel aveva torto. Matt non


può gestire questa cosa». Le sue parole sono calme,<br />

ma <strong>il</strong> suo sguardo no. Si agita un temporale in quegli<br />

occhi neri e profondi.<br />

«Smett<strong>il</strong>a, Luc. Matt è qui. Sono certa che avrebbe<br />

fatto qualcosa, se fossi stata davvero in pericolo».<br />

«Chiamalo», dice mettendomi alla prova.<br />

Io mi avvicino a lui e faccio <strong>il</strong> mio migliore sorriso<br />

appassionato, che probab<strong>il</strong>mente non è poi così<br />

appassionato, ma è <strong>il</strong> migliore che ho. «Non voglio lui,<br />

adesso». Passo le mani sulla T-shirt di Luc, cercando<br />

di distrarlo. Poiché la verità è che sono abbastanza<br />

sicura che Matt non sia qui.<br />

Luc avvolge le dita intorno ai miei polsi e si porta le<br />

mie mani sul volto, poi mi sfiora i polpastrelli con le<br />

labbra e mi guarda duramente negli occhi.<br />

«Chiamalo».<br />

«No», dico tirando via le mani da lui. «Lo chiami tu».<br />

«Se lo faccio, lui per dispetto non verrà fuori... o<br />

perché è distratto. Se lo chiami tu, non ha scelta».<br />

Incrocio le braccia e le stringo forte al petto.<br />

«Ottimo».<br />

Matt<br />

Stando qui seduto con L<strong>il</strong>i, sarebbe fac<strong>il</strong>e dimenticare<br />

dove siamo: è una sala piena di demoni. La band<br />

continua a suonare, con <strong>il</strong> suo ritmo martellante che<br />

mi scuote fin nel profondo.<br />

Lancio un’occhiata a Taylor. Nonostante <strong>il</strong> gruppo<br />

stia suonando, lei tiene stretto a sé <strong>il</strong> bassista, con le<br />

braccia attorno alle sue spalle, e osc<strong>il</strong>lano insieme,<br />

mentre si baciano. So che dovrei andare lì e tirarla via,<br />

ma con L<strong>il</strong>i così vicino a me sul divano, e <strong>il</strong> suo calore<br />

che mi riscalda dappertutto... non andrò da nessuna


parte. La sua mano nella mia provoca una sensazione<br />

spettacolare. Elettrica.<br />

Passo <strong>il</strong> braccio sulle sue spalle e la tiro più vicino.<br />

Anche nella luce fioca, non è possib<strong>il</strong>e equivocare <strong>il</strong><br />

modo in cui mi guarda. Attorciglio una ciocca dei suoi<br />

capelli con un dito, mentre lei poggia una mano sulla<br />

mia coscia, e ciò che sento è totalmente sconosciuto. Si<br />

diffonde dentro di me, rimescolandomi nell’intimo, e<br />

anche in alcune zone più esterne, finché non posso<br />

pensare ad altro che a L<strong>il</strong>i. Tutto <strong>il</strong> resto svanisce,<br />

quando la tocco sul viso e la <strong>bacio</strong>.<br />

È allora che sento <strong>il</strong> richiamo mentale.<br />

Frannie.<br />

Dannazione!<br />

Schizzo via dal cuscino. «Devo andare, L<strong>il</strong>i... mi<br />

dispiace».<br />

«Cosa?».<br />

La afferro per una mano e la tiro via dal divano.<br />

«Devo andare: immediatamente».<br />

«Va bene, immagino. Lasciami trovare Taylor».<br />

«È laggiù». Indico <strong>il</strong> palco, mentre mi volto di nuovo<br />

verso la porta, sentendo che <strong>il</strong> controllo sul mio corpo<br />

umano inizia a cedere. «Prend<strong>il</strong>a e uscite da qui».<br />

«Non aspetti?»<br />

«Non posso. Mi dispiace», dico tornando, lungo <strong>il</strong><br />

corridoio, verso la porta. «Prendi Taylor e andate via.<br />

Ora».<br />

«Come arriverai a casa?»<br />

«Non preoccuparti per me. Soltanto, prendi Taylor e<br />

andate». Mantengo lo sguardo ancora per un<br />

momento sui suoi occhi scioccati, poi mi volto e corro<br />

via dalla sala, prima di essere costretto a proiettarmi<br />

davanti a tutti. Questo è <strong>il</strong> rischio <strong>del</strong>l’essere visib<strong>il</strong>e.<br />

Come custode, quando <strong>il</strong> mio protetto mi chiama, devo


trovarlo immediatamente, indipendentemente dalla<br />

situazione in cui sono.<br />

Una volta fuori, impreco a bassa voce, mentre mi<br />

proietto in camera di Frannie. Quando alzo lo sguardo,<br />

Frannie è seduta sul letto e Luc è in piedi accanto alla<br />

porta. Ed entrambi mi guardano malamente.<br />

«Che c’è?»<br />

«Stai scherzando, vero?», dice Luc. La calma nella<br />

sua voce è tradita dai suoi pugni, che si aprono e si<br />

chiudono lentamente lungo i suoi fianchi.<br />

I miei occhi puntano Frannie, e mi incammino verso<br />

<strong>il</strong> letto. «Stai bene? È successo qualcosa?».<br />

Lei semplicemente mi fissa con occhi interrogativi.<br />

«Dove diavolo eri?», grugnisce Luc.<br />

«Ero... non ho sentito nulla». Schivo i suoi occhi, e<br />

un ghigno involontario mi si forma sul viso.<br />

«Non mi interessa cos’hai “sentito”». La voce di Luc è<br />

acida. Lo guardo, mentre contrae le mascelle e<br />

assottiglia gli occhi. «Frannie era nei pasticci, e tu, <strong>il</strong><br />

grande custode, eri introvab<strong>il</strong>e».<br />

Chiudo gli occhi, sentendo un terrore freddo<br />

riempirmi nel profondo. «Cos’è successo?»<br />

«Rhenorian è stato qui», dice Frannie.<br />

Alzo gli occhi verso di lei, sollevato. «È una novità?<br />

Credevo che stesse seguendo Luc».<br />

«Lui era qui, io no», dice Luc, e sento la punta<br />

aff<strong>il</strong>ata <strong>del</strong> suo sguardo ost<strong>il</strong>e.<br />

Le sue parole sono come un pugno allo stomaco.<br />

Questo non faceva parte <strong>del</strong> mio patto con Rhenorian.<br />

Fatico a mantenere la voce ferma, e non smetto di<br />

guardare Frannie. «È venuto per te?»<br />

«Qualcosa <strong>del</strong> genere. Voleva sapere come ha fatto<br />

Luc a trasformarsi».<br />

Anche gli occhi di Luc saltano su di lei. «È questo che<br />

voleva? Non cercava te?»


«No. Mi stava chiedendo <strong>del</strong> fatto che sei diventato<br />

umano. Pensava che tu lo avessi fatto per me, e voleva<br />

sapere come».<br />

Luc si volta e si mette sulla sedia <strong>del</strong>la scrivania di<br />

Frannie, con i gomiti sulle ginocchia e la testa tra le<br />

mani.<br />

Vado alla finestra e guardo fuori. Rhenorian è in<br />

piedi sul marciapiede, accanto alla siepe <strong>del</strong> vicino,<br />

con gli occhi puntati sulla casa. Mi vede che lo fisso e<br />

saluta nella mia direzione. Lo guardo male e gli mando<br />

un avvertimento: un lampo di luce bianca. Se se la<br />

prende con Frannie, non è più un alleato. Ma per<br />

quanto io odi ammetterlo, rappresenta ancora la mia<br />

speranza migliore di allontanare Luc da mia sorella.<br />

Volto lo sguardo minaccioso su Luc. «Dunque, a me<br />

sembra che sia tu quello che mette in pericolo<br />

Frannie».<br />

Luc solleva la testa dalle mani. Il suo volto è<br />

tormentato, come se avesse già pensato la stessa cosa<br />

da sé. Guarda Frannie con occhi sofferenti. «Ha<br />

ragione. Rhenorian vuole me. Se noi fossimo lontani,<br />

non avrebbe motivo di avvicinarsi a te».<br />

Sì... assecondalo soltanto, Frannie.<br />

Ma <strong>il</strong> panico che balena negli occhi di Frannie mi<br />

dice che non lo farà.<br />

«Tu non vai da nessuna parte», dice lei. Si trascina<br />

giù dal letto e si dirige verso Luc.<br />

«Frannie, sii ragionevole...», sussurra lui,<br />

prendendole la mano, quando lei lo raggiunge.<br />

«Dovresti lasciarlo andare, Frannie. Ti sta mettendo<br />

in pericolo. Lui stesso se n’è accorto», osservo in uno<br />

sforzo estremo, ma vedo che è inut<strong>il</strong>e. Frannie si<br />

assesta nel suo grembo e gli avvolge le braccia intorno<br />

al collo.


«Eh, no. Se te ne vai, dovrai portarmi con te», dice<br />

lei.<br />

Testarda, come sempre.<br />

Il volto di Luc si accende di speranza. «Forse è questo<br />

che dovremmo fare... semplicemente andar via. Con <strong>il</strong><br />

nostro Schermo, non dovrebbero essere in grado di<br />

trovarci. Dovremmo soltanto scrollarceli di dosso. Che<br />

ne dici se andiamo a L.A.? Potremmo partire presto».<br />

«E cosa racconto ai miei genitori?»<br />

«Ci crederanno, se dirai loro che abbiamo deciso di<br />

partire presto. Usa <strong>il</strong> tuo Sway».<br />

Lei guarda duramente Luc. «Non userò lo Sway sui<br />

miei genitori, Luc. E, comunque, non sono ancora<br />

pronta a partire».<br />

«Dunque, se tu rimani, e così anche lui...», do<br />

un’occhiataccia a Luc, «...dobbiamo pensare a un<br />

modo per tenere Rhenorian lontano da te».<br />

Luc ricambia l’occhiataccia. «Se tu stessi al tuo posto<br />

aiuterebbe. Hai un lavoro, Matt».<br />

Ha ragione. E devo iniziare a farlo. Sono stato un<br />

idiota a pensare, anche per un secondo soltanto, di<br />

poter avere una “vita”. Questa ossessione per L<strong>il</strong>i deve<br />

finire. Riuscire a conoscerla è stato un errore enorme.<br />

Non ha cambiato nulla, tranne forse peggiorare le<br />

cose. Per lei sono arrivato a parlare di abbandonare<br />

Frannie. Non succederà di nuovo.<br />

Non sapevo che fosse possib<strong>il</strong>e che gli angeli<br />

soffrissero di mal di testa, ma mentre i pensieri mi<br />

ronzano nel cervello in un capogiro che mi confonde,<br />

sono abbastanza sicuro che è proprio quello che mi sta<br />

succedendo. Mi adagio sul letto di Frannie, appoggio i<br />

gomiti sulle ginocchia e mi sfrego la fronte. «Mi<br />

preoccuperò di Frannie. Tu pensa a cosa fare con<br />

Rhenorian».


Luc<br />

Capitolo 13<br />

Le campane <strong>del</strong>l’Inferno<br />

Matt sembra aver preso più seriamente <strong>il</strong> suo<br />

incarico, negli ultimi tre giorni. Ho chiesto a Frannie<br />

di metterlo alla prova, chiamandolo in momenti<br />

casuali, ed era sempre lì. Questa mattina sono meno<br />

preoccupato. Frannie sta con la famiglia in chiesa, e la<br />

possib<strong>il</strong>ità che Rhenorian – o un qualunque altro<br />

demone – la segua lì dentro è decisamente scarsa. Non<br />

che tutto ciò che riguarda la religione ci metta tanta<br />

paura. È che è semplicemente troppo diffic<strong>il</strong>e non<br />

scoppiare a ridere fragorosamente, e questa non è una<br />

buona tattica quando si cerca di passare inosservati.<br />

Bussano alla mia porta, e spero che forse Frannie<br />

abbia disertato la chiesa. Ma quando apro, c’è L<strong>il</strong>i in<br />

piedi sul pianerottolo con una tazza di cereali. «Ehi.<br />

Ho finito <strong>il</strong> latte, e i miei Froot Loops non ne sono<br />

contenti. Puoi prestarmene un po’?»<br />

«Nessun problema», dico, spalancando la porta. Lei<br />

scivola sotto <strong>il</strong> mio braccio per entrare e io chiudo.<br />

«Grazie. Sono affamata, e la sola cosa che ho sono i<br />

Froot Loops. Abbastanza patetico, eh?».<br />

Apro <strong>il</strong> frigorifero e le mostro <strong>il</strong> contenuto: una<br />

bottiglia di latte quasi vuota, mezzo panetto di burro,<br />

una confezione di uova quasi vuota, una fetta solitaria<br />

di pizza con i peperoni avanzata e accuratamente<br />

avvolta nel cellophane, e una scatola di cartone di


Ming’s Bamboo House contenente Dio solo sa cosa.<br />

«Non così patetico», dico con un sorriso.<br />

Lei ricambia <strong>il</strong> sorriso, e per la prima volta noto che<br />

effettivamente è piuttosto attraente. Stamattina ha i<br />

capelli tirati indietro, così posso vedere bene la sua<br />

faccia. Anche senza trucco, è una bellezza classica.<br />

«Prendi una tazza e un paio di cucchiai. Sono piena<br />

di Froot Loops». Lei poggia la sua tazza sul tavolo e<br />

corre fuori nell’androne, lasciando la porta aperta.<br />

Torna dopo un minuto, con una confezione di Fruity<br />

Ohs <strong>del</strong>la marca <strong>del</strong> supermercato.<br />

Metto una tazza sul tavolo, e lei la riempie, poi divide<br />

<strong>il</strong> latte rimanente tra le due tazze.<br />

Sta seduta sulla sedia di fronte a me e si sf<strong>il</strong>a la felpa<br />

grigia extra large. Sotto, porta un paio di pantaloncini<br />

in denim a vita bassa consumati, un top bianco quasi<br />

trasparente e un reggiseno nero che si intravede al di<br />

sotto.<br />

Quindi, wow.<br />

«È nuovo?», dico, additando <strong>il</strong> suo abbigliamento.<br />

Lei sorride timidamente. «Eh, già. Frannie mi ha<br />

aiutato a trovare ottime occasioni».<br />

Non avrei mai immaginato che sotto i suoi soliti abiti<br />

trasandati potesse esserci quel corpo. Lei poggia un<br />

gomito sul tavolo e si culla una guancia nella mano. Mi<br />

ritrovo a fissare la sua scollatura, che è accentuata<br />

dalla posizione, e forzo i miei occhi verso le rotelle<br />

arancioni, verdi e gialle che galleggiano nella tazza<br />

davanti a me. Sono completamente sconvolto, con i<br />

pensieri in un groviglio disordinato.<br />

«Dunque, lei c’è?»<br />

«Chi?»<br />

«Frannie». Sento un sorriso nella sua voce, ma non<br />

alzo ancora lo sguardo.<br />

«Chiesa. È in chiesa». Mi schiarisco la voce. «Allora,


quando iniziano i corsi?», chiedo, guardando la punta<br />

<strong>del</strong> mio cucchiaio che raccoglie le rotelle una alla volta.<br />

«Sei settimane. Fortunatamente, per allora avrò<br />

ancora abbastanza soldi di quelli che ho risparmiato<br />

dal mio lavoro al Kwik-Mart per comprare i libri».<br />

«In bocca al lupo. È all’incirca lo stesso periodo in cui<br />

iniziano i corsi di Frannie. Partiremo per L.A. tra un<br />

mese».<br />

«È un grande trasloco. Sei eccitato?».<br />

Alzo lo sguardo e cerco di tenere gli occhi incollati al<br />

viso di L<strong>il</strong>i. «Ci farà bene iniziare daccapo in qualche<br />

posto lontano da qui».<br />

I miei occhi seguono le sue dita, quando si muovono<br />

dalla guancia alla spallina <strong>del</strong> reggiseno che spunta da<br />

sotto <strong>il</strong> top. «Abbiamo tutti bisogno di ricominciare<br />

daccapo ogni tanto», dice lei, con la voce bassa e<br />

morbida.<br />

«Uhm», concordo, tornando a concentrarmi sulla<br />

mia tazza e portandomi alla bocca una cucchiaiata<br />

colma di cereali.<br />

«Cosa farete a L.A.?»<br />

«Non sappiamo ancora», dico tra una masticata e<br />

l’altra. «Forse cercare un lavoro».<br />

«E fare...?»<br />

«Bella domanda».<br />

«Dovresti tentare come mo<strong>del</strong>lo. Le grandi firme<br />

sono a New York, ma anche a L.A. ci sono alcune<br />

buone agenzie».<br />

La guardo e rido.<br />

«Pensi che io stia scherzando?», dice alzando un<br />

sopracciglio.<br />

Distolgo lo sguardo da lei. «Sì».<br />

«Be’, invece no. Hai un aspetto che fa sbavare le<br />

donne: tenebroso e pericoloso».<br />

Punto di nuovo i miei occhi sui suoi. Anche <strong>il</strong> suo


sguardo non è affatto male. E quando le nostre pup<strong>il</strong>le<br />

si fissano, un che di primordiale si smuove in me. Noto<br />

nel suo sguardo qualcosa che non dovrei notare.<br />

«Vedremo», dico, sollevando la mia tazza dal tavolo.<br />

Mi alzo e cammino verso <strong>il</strong> lavandino, concentrandomi<br />

a lavare la tazza. Libero la mente da tutto ciò che non è<br />

<strong>il</strong> volto di Frannie. Quando riesco a riprendere <strong>il</strong><br />

controllo, mi allontano dal bancone e torno verso di<br />

lei. «Devo andare alla biblioteca».<br />

Lei si alza dalla sedia. «Grazie per <strong>il</strong> latte». Fa per<br />

prendere la sua tazza, ma finisce per farla cadere a<br />

terra, dove <strong>il</strong> latte e i Fruity Ohs si spargono bagnando<br />

<strong>il</strong> pavimento. «Dannazione!». Lei si china e inizia a<br />

raccogliere i Fruity Ohs e a rimetterli nella tazza.<br />

Prendo una manciata di fazzoletti di carta e mi<br />

accuccio accanto a lei per assorbire <strong>il</strong> latte. Quando la<br />

sua mano sfiora la mia, un brivido mi attraversa. Tiro<br />

via la mano e faccio finta di non aver sentito <strong>il</strong> più<br />

carnale desiderio che io abbia mai provato.<br />

«Scusa», fa le fusa.<br />

«Non c’è problema. Ce la faccio». La saluto con la<br />

mano, ma non riesco a guardarla.<br />

Lei si alza e si ferma davanti alla porta. «Se cerchi<br />

qualcosa da fare dopo <strong>il</strong> lavoro, sarò in giro».<br />

Lei si chiude la porta alle spalle e io cado di nuovo<br />

seduto a terra. Sto seduto qui per un tempo indefinito,<br />

cercando di respirare e di capire cosa diavolo sia<br />

appena successo.<br />

Frannie<br />

«Questo ragazzo è da morire», dice Taylor nello<br />

specchio, mentre si passa <strong>il</strong> gloss sulle labbra gonfie.<br />

Fa finta di svenire leggermente. Ora, questa è una cosa


che non le ho mai visto fare.<br />

«Siamo stati insieme tutte le sere da giovedì»,<br />

continua, «e ieri sera, sul retro <strong>del</strong> suo carro funebre, è<br />

andato...».<br />

«Troppe informazioni, Tay», dico, tenendo in alto la<br />

mano. «Non pensi che forse le cose stiano andando un<br />

po’ veloci?».<br />

Lei mi fa lo sguardo minaccioso alla Taylor nello<br />

specchio.<br />

«Voglio dire, lo hai appena conosciuto».<br />

Ripone <strong>il</strong> lucidalabbra nella borsa e ruota su se<br />

stessa, con le mani chiuse a pugno sui fianchi. «Senti<br />

chi parla. Non era così tanto tempo fa che tu uscivi<br />

non con uno, ma con due tipi arrapanti».<br />

Il mio cuore ha uno spasmo al pensiero di Gabe, e<br />

abbasso lo sguardo. «Quello era diverso».<br />

«Soltanto perché ce n’erano due: <strong>il</strong> che ti fa cattiva <strong>il</strong><br />

doppio di me».<br />

Punto di nuovo gli occhi nei suoi. «E si trattava<br />

soltanto di baci».<br />

Un sorriso lascivo le spunta sulle labbra, e lei solleva<br />

un sopracciglio verso di me. «Ma niente di più...».<br />

Il calore mi sale sul collo.<br />

«Lo sapevo!», muggisce in trionfo.<br />

Scuoto la testa e sprofondo nella sedia <strong>del</strong>la mia<br />

scrivania. «Allora, com’era la festa dove siete andate tu<br />

e L<strong>il</strong>i?». Suono dispettosa soltanto la metà di quello<br />

che vorrei.<br />

Lei passeggia verso <strong>il</strong> mio letto, sul quale si lancia<br />

sopra i miei cuscini. «Spettacolare». Ma allora <strong>il</strong> suo<br />

sorriso si trasforma in cipiglio. «Fino a quando L<strong>il</strong>i<br />

non mi ha trascinato fuori di lì».<br />

«E hai detto che L<strong>il</strong>i ha portato un ragazzo?», dico<br />

interessata, a discapito di me stessa.<br />

«Certo. Era anche piuttosto sensuale. Aveva questi


capelli ondulati biondo scuro, un po’ tipo i tuoi, ma più<br />

corti, e quei fantastici occhi blu. Penso che L<strong>il</strong>i se lo<br />

stia lavorando».<br />

Sorrido al pensiero <strong>del</strong>la timida L<strong>il</strong>i che si lavora<br />

qualcuno. «Come si chiamava?»<br />

«Matt».<br />

Il respiro mi si ferma in gola. Maledizione! Quanti<br />

Matt che mi assomigliano potrà mai conoscere L<strong>il</strong>i?<br />

«Davvero?».<br />

Cerco di farmene una ragione. Luc aveva visto bene.<br />

Matt era a una festa con Taylor e L<strong>il</strong>i mentre<br />

Rhenorian mi stava seguendo sul vialetto.<br />

Taylor alza la testa e storce un sopracciglio. «Lo<br />

conosci?»<br />

«Sicuro. È un amico di Luc». Oltre a essere mio<br />

fratello e angelo custode. «È così che L<strong>il</strong>i lo ha<br />

conosciuto».<br />

«Be’, mi sarei fatta un giro con lui se non fosse stato<br />

per Marc, ma... be’... hai visto Marc. È tutto-dagustare».<br />

Si siede e agita un sopracciglio.<br />

«E un buon baciatore, dall’aspetto <strong>del</strong>le tue labbra»,<br />

dico, facendole un sorriso malizioso.<br />

Un sorriso lascivo le increspa le labbra gonfie, e i suoi<br />

occhi scint<strong>il</strong>lano. «Uh-uh. Lui è molto bravo con la<br />

bocca».<br />

Alzo nuovamente la mano, avvertendola di fermarsi<br />

lì. «Allora, vi vedete ancora?»<br />

«Stasera, al Cove».<br />

«Va bene se veniamo io e Luc?».<br />

Lei sembra diffidente per un secondo appena.<br />

«Certo, suppongo. Così, stai andando da Luc?»<br />

«No. Lui è alla biblioteca stamattina, poi ci<br />

incontriamo dal nonno».<br />

Lei si precipita fino alla testata <strong>del</strong> letto. «Puoi darmi<br />

un passaggio da quella parte?»


«Vuoi un passaggio da Luc?»<br />

«Da L<strong>il</strong>i».<br />

«Oh. E che intenzioni avete, voi due?».<br />

Lei si accascia di nuovo sul letto. «Soltanto stare un<br />

po’ insieme».<br />

Aspetto che mi inviti, ma ovviamente non lo farà.<br />

«Prendi l’autobus», dico con voce pungente.<br />

Lei ruota sul bacino e si appoggia su un gomito.<br />

«Qual è <strong>il</strong> problema? Tu stai andando dal nonno. L’hai<br />

appena detto».<br />

«Non so. Suppongo che ho pensato che avremmo<br />

fatto qualcosa, prima che io andassi».<br />

«Lo stiamo facendo. Poi uscirò con L<strong>il</strong>i».<br />

«Ottimo», sbuffo. «Quella è la porta, e attenta a non<br />

sbattere».<br />

Lei si trascina giù dal letto, mi guarda minacciosa,<br />

poi prende <strong>il</strong> telefono <strong>del</strong>la tasca. Mi volto, afferro un<br />

libro a caso dal mio scaffale e lo apro. Lo fisso, mentre<br />

Taylor imperversa fuori dalla mia stanza. Ma prima<br />

che la porta sbatta alle sue spalle, la sento dire: «Ehi,<br />

Ry. Mi serve un passaggio da L<strong>il</strong>i».<br />

Luc<br />

La biblioteca è sempre s<strong>il</strong>enziosa, la domenica. Ho<br />

quasi finito, e mi sto preparando per andare dal nonno<br />

di Frannie, quando distolgo lo sguardo dallo schermo<br />

<strong>del</strong> computer e vedo Taylor e L<strong>il</strong>i che, passeggiando,<br />

entrano dalle porte <strong>del</strong>la biblioteca.<br />

Taylor mi guarda e sorride <strong>del</strong>l’espressione di<br />

stupore sul mio viso. La biblioteca non è <strong>il</strong> suo punto<br />

di ritrovo abituale.<br />

L<strong>il</strong>i porta ancora <strong>il</strong> top e i calzoncini, quindi incollo<br />

gli occhi su Taylor. Esco da dietro la scrivania, mentre


Mavis aggrotta le sopracciglia.<br />

«Signore».<br />

Taylor si avvicina furtivamente, e troppo vicino,<br />

come sempre. «Ehi, Luc. A cosa stai lavorando?».<br />

Indico <strong>il</strong> computer con la mano. «Sto catalogando i<br />

nuovi arrivi». Do un’occhiata a L<strong>il</strong>i, poi ancora a<br />

Taylor. «C’è qualcosa che posso aiutarvi a trovare?».<br />

Taylor da un colpetto con <strong>il</strong> gomito a L<strong>il</strong>i. «No,<br />

grazie. Stiamo soltanto studiando una teoria di L<strong>il</strong>i».<br />

Guardo L<strong>il</strong>i sollevando un sopracciglio. «Una<br />

teoria?»<br />

«Non è niente». Prende Taylor sotto braccio e inizia a<br />

tirarla verso le postazioni dei computer. «Possiamo<br />

trovare da sole quello che cerchiamo».<br />

Taylor inclina la testa sulla spalla e sorride, mentre<br />

L<strong>il</strong>i la tira via. «Ci vediamo».<br />

Si stringono una contro l’altra davanti a un computer<br />

e cercano nel catalogo per diversi minuti, poi<br />

scompaiono tra gli scaffali. Quando riemergono, dieci<br />

minuti più tardi, portano tre grandi libri. Due li<br />

identifico subito, e ne ho una conoscenza<br />

approfondita: Demon lore 7 e una traduzione moderna<br />

di The lesser key of Solomon 8 . Il terzo, un testo più<br />

moderno sulla magia nera, lo conosco soltanto di<br />

sfuggita.<br />

Aprono i libri su un tavolo e si mettono a curiosare,<br />

bisbigliando e ridendo scioccamente. Due o tre volte<br />

scoppiano a ridere fragorosamente, e Mavis trascina i<br />

piedi fin lì per zittirle. A dispetto <strong>del</strong> fatto che <strong>il</strong> corpo<br />

es<strong>il</strong>e di Mavis probab<strong>il</strong>mente volerebbe via con un<br />

soffio, nel suo dominio bibliotecario intimorisce<br />

abbastanza, tanto che le ragazze non ridacchiano più<br />

fin quando non se n’è andata.<br />

Mavis si stringe <strong>il</strong> maglione attorno e cammina


lentamente attraverso gli alti scaffali, raddrizzando i<br />

libri con <strong>il</strong> suo modo ossessivo-compulsivo; poi torna<br />

alla scrivania trascinando i piedi. Lungo <strong>il</strong> tragitto<br />

guarda minacciosamente Taylor e L<strong>il</strong>i.<br />

Le raggiungo e vedo un piccolo notebook sul tavolo,<br />

tra loro due. L<strong>il</strong>i vi digita qualcosa, ma lo chiude prima<br />

che possa dare un’occhiata. Scorro con <strong>il</strong> bacino lungo<br />

<strong>il</strong> bordo <strong>del</strong> tavolo. «Avete trovato quello che<br />

cercavate?».<br />

L<strong>il</strong>i mi guarda e le si forma un sorriso agli angoli<br />

<strong>del</strong>la bocca. «Siamo a posto, grazie».<br />

«Parla per te». Taylor le dà un colpetto col gomito, e<br />

quel sorriso lascivo che è come una firma le si espande<br />

sul viso. «Io, in ogni caso, prenderò un piccolo<br />

bibliotecario insieme ai libri».<br />

«Porterò Mavis, allora. È lei quella piccola», dico,<br />

sbirciando da dietro Taylor The lesser key of Solomon.<br />

La pagina <strong>del</strong> libro che tengono aperta riguarda<br />

l’evocazione e <strong>il</strong> manifestarsi di demoni terrestri. Una<br />

marea di stronzate, in realtà. Non è richiesto un rituale<br />

preciso, come <strong>il</strong> libro suggerirebbe. Semplicemente,<br />

noi ci mostriamo dove vogliamo, quando lo vogliamo.<br />

Non c’è molto che un umano possa fare, in ogni caso.<br />

«Fatemi sapere se avete bisogno di qualcos’altro»,<br />

dico, e mi allontano dal tavolo. Entrambe le ragazze mi<br />

osservano tornare al bancone.<br />

«Giovani d’oggi», dice Mavis quando la raggiungo,<br />

dimenticando che, per quanto ne sappia lei, lo sono<br />

anch’io. «Non hanno rispetto per niente». Si blocca, e<br />

<strong>il</strong> suo cipiglio diventa un sorriso fugace. «Be’, alcuni di<br />

loro, in ogni caso. Tu sei uno all’antica, Luc». Aggrotta<br />

di nuovo le sopracciglia quando guarda le ragazze,<br />

dietro di me. «Adorano <strong>il</strong> Diavolo, probab<strong>il</strong>mente»,<br />

dice, tirando la catenina che ha intorno al collo e<br />

toccando la croce.


Non posso trattenere <strong>il</strong> sorriso che mi si forma sulle<br />

labbra. «Perché dice questo, Mavis?»<br />

«Quel libro... Modern black magic 9 . Stavano<br />

copiando <strong>il</strong> pentacolo che vi si trova. Non capisco<br />

l’attrazione dei ragazzi per vampiri e demoni. Più è<br />

tenebroso, meglio è. Vogliono leggere soltanto questo.<br />

Che ne è stato dei classici?»<br />

«Ci sono dei classici tenebrosi. Bram Stoker, Mary<br />

Shelley, Edgar Allan Poe», dico, riferendomi ad autori<br />

che non sono più vecchi <strong>del</strong>l’edificio, e facendomi un<br />

appunto mentale di chiedere a Frannie di scoprire le<br />

intenzioni di Taylor.<br />

Lei scuote la testa. «Il mondo sta andando in malora<br />

senza troppi sforzi, ed è questa generazione...», tende<br />

la mano verso le ragazze, «...che ci sta portando lì».<br />

Il mio sorriso si allarga. «Vedremo».<br />

Proprio allora, la porta si apre e Rhenorian entra a<br />

passi lunghi. Mi sorride e fa un lento giro <strong>del</strong>la<br />

biblioteca. Quando i suoi occhi vedono L<strong>il</strong>i e Taylor <strong>il</strong><br />

suo passo rallenta, e per un momento sembra<br />

sorpreso. Mi lancia ancora uno sfuggente sorriso di<br />

ghiaccio e se ne va.<br />

Non te ne fai sfuggire una.<br />

Con una rapida occhiata a L<strong>il</strong>i, emetto un sospiro<br />

colpevole. «Sa cosa c’è, Mavis? Potrebbe avere<br />

ragione».<br />

Taylor e L<strong>il</strong>i indietreggiano facendo strusciare le loro<br />

sedie. L<strong>il</strong>i mi guarda da sotto le lunghe ciocche di<br />

capelli scuri, mentre dà un colpetto con la mano sul<br />

libro di mitologie tradizionali; poi escono dalla porta<br />

dietro Rhenorian. Vado al loro tavolo per riporre i libri<br />

sugli scaffali e trovo quello sulle tradizioni aperto alla<br />

storia di Adamo e L<strong>il</strong>ith. Leggo la storia <strong>del</strong>la prima<br />

moglie di Adamo: di come lei lasciò l’Eden stizzita e,


dopo aver vagato sulla Terra per anni seducendo<br />

uomini, si alleò con Lucifero.<br />

Il primo succubo.<br />

Alcune cose, i mortali le capirono bene.<br />

«Che diavolo di intenzioni avete voi due?», dico a me<br />

stesso mentre chiudo <strong>il</strong> libro.<br />

7 Storie tradizionali di demoni.<br />

8 La piccola chiave di Salomone, o Lemegeton clavicula<br />

Salomonis, è un grimorio anonimo <strong>del</strong> Seicento e uno dei<br />

più famosi libri di demonologia.<br />

9 Magia nera moderna.


Frannie<br />

Capitolo 14<br />

Per tutta l’eternità<br />

Il nonno esce tranqu<strong>il</strong>lamente dal garage, quando<br />

arrivo a casa sua con <strong>il</strong> tettuccio abbassato. Salto giù<br />

dalla macchina e mi abbraccia stringendomi forte.<br />

«Oggi togliamo quel motore?», dico, guardando la<br />

Shelby nell’officina.<br />

Lui cammina fino alla macchina. «L’ho sistemata per<br />

lavorarci. Tu manovri l’argano», risponde lui<br />

mostrando la leva di controllo.<br />

«Luc sarà qui in un minuto», proseguo controllando<br />

le catene <strong>del</strong>l’argano fissate al blocco motore.<br />

«Dovremmo aspettare».<br />

Mi guarda accigliato. «Ho fatto questo per tutta la<br />

vita. Non ho bisogno che un ragazzino lo faccia al<br />

posto mio».<br />

«Ti voglio bene, nonno, ma non sei più così giovane<br />

come una volta. Lascia soltanto che solleviamo noi <strong>il</strong><br />

motore».<br />

«È un argano, Frannie: idraulico. Non succederà<br />

niente».<br />

Lo guardo minacciosa proprio mentre la Shelby di<br />

Luc entra nel vialetto. Lui scende dalla macchina e<br />

cammina fin dentro <strong>il</strong> garage aperto, guardando prima<br />

me, poi <strong>il</strong> nonno. «Allora...».<br />

«Di’ al nonno di farsi indietro».<br />

Luc ride fragorosamente e si volta a guardare <strong>il</strong>


nonno. «Frannie pensa che darà retta a me più che a<br />

lei stessa? Non riesco a immaginare da dove possa<br />

aver tratto questa ridicola convinzione».<br />

Un sorriso irrompe sul volto <strong>del</strong> nonno. «Tu prendi <strong>il</strong><br />

motore e io manovrerò l’argano».<br />

Luc solleva le sopracciglia verso di me per scusarsi,<br />

poi mi viene vicino e mi allontana <strong>del</strong>icatamente dalla<br />

macchina. «Pronto», dice.<br />

Il nonno aziona l’argano, mentre Luc guida <strong>il</strong> blocco<br />

motore e cambio fuori <strong>del</strong>l’auto.<br />

Afferro la pedana per <strong>il</strong> motore e la faccio scivolare al<br />

suo posto, ma <strong>il</strong> nonno mi scansa con un gomito. «Luc,<br />

sai manovrare l’argano?».<br />

Luc si dirige verso i comandi. «Sì, signore».<br />

Il nonno fa un sorriso losco, come se stesse<br />

confidando un segreto. «Chiamami Ed».<br />

Luc ricambia <strong>il</strong> sorriso. «Va bene, Ed». Poi cammina<br />

fino all’argano e manovra <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ascio. Il motore si<br />

adagia sulla pedana, dove <strong>il</strong> nonno lo fissa con la<br />

catena.<br />

Luc mi dà un’occhiata con un sopracciglio alzato,<br />

palesemente fiero di sé per essersi guadagnato la<br />

fiducia <strong>del</strong> nonno, e io ricambio con uno sguardo<br />

ost<strong>il</strong>e.<br />

Voglio urlare. Non solo mi stanno lasciando fuori, ma<br />

sono riusciti addirittura a legare tra loro. So che dovrei<br />

esserne contenta, ma in questo momento l’unico<br />

risultato è che mi fa rabbia.<br />

«Be’, suppongo che non abbiate bisogno di me»,<br />

dico. Ruoto su me stessa e rientro furiosamente in<br />

casa, sbattendomi la porta alle spalle. Cado sul divano,<br />

odiando <strong>il</strong> nonno, che non si rende conto che si farà<br />

male se continua a fare cose faticose, e odiando Luc<br />

ancora di più, perché lo asseconda.<br />

Dietro di me sento aprirsi la porta <strong>del</strong> garage, e dopo


un secondo Luc si siede accanto a me sul divano. Fa<br />

per agganciarmi con un braccio sulle spalle, ma io mi<br />

scanso.<br />

«Non pensarci nemmeno».<br />

Lui fa cadere la mano, poi si protende in avanti, con i<br />

gomiti sulle ginocchia. «Ho dovuto scegliere chi di voi<br />

due fare arrabbiare, ed ero abbastanza certo che mi<br />

avresti permesso di optare per te. Ho sbagliato?»<br />

«Sì», sbuffo, sprofondando nel divano con le braccia<br />

rigidamente incrociate sul petto.<br />

«Frannie...». Si avvicina alla mia mano, ma io la<br />

ritraggo via.<br />

«Finirà per ammazzarsi, là fuori, e tu lo aiuterai!».<br />

«Stava soltanto manovrando l’argano. Non gli avrei<br />

permesso di farsi male».<br />

Entrambi sobbalziamo, udendo un fragore e un grido<br />

alle nostre spalle. Quando irrompiamo dalla porta <strong>del</strong><br />

garage, <strong>il</strong> nonno sta sul pavimento di cemento con la<br />

gamba schiacciata dal cambio. Ci guarda dal basso e<br />

sussulta. «Quella dannata catena si è rotta».<br />

Corriamo da lui e io mi inginocchio. «Oh mio Dio,<br />

nonno! Stai bene?»<br />

«Bene», dice. «Soltanto incastrato. Riuscite a<br />

togliermi di dosso quella cosa?». Luc e io risolleviamo<br />

<strong>il</strong> cambio e <strong>il</strong> nonno scivola via da sotto. Lascio Luc a<br />

trattenere <strong>il</strong> cambio e mi inginocchio accanto al<br />

nonno. «C’è <strong>del</strong> sangue sui tuoi pantaloni, nonno. Sei<br />

ferito».<br />

«Non è niente», fa lui, cercando di tirarsi su da terra,<br />

ma gli sollevo la gamba <strong>del</strong> pantalone, svelando<br />

un’ampia e profonda ferita sanguinante sullo stinco.<br />

«Stai qui», gli dico. Poi lancio un’occhiataccia a Luc,<br />

che sta in piedi accanto a noi. «Non farlo muovere».<br />

Corro in casa e rovisto nei cassetti <strong>del</strong> bagno fino a<br />

quando ho tutto quello di cui ho bisogno. Quando esco


di nuovo sbattendo la porta, vedo che Luc ha seguito le<br />

istruzioni... per una volta. La sua mano poggia sulla<br />

spalla <strong>del</strong> nonno, tenendolo giù.<br />

«Stai fermo, nonno», dico, e appoggio <strong>il</strong> materiale<br />

per <strong>il</strong> bendaggio nel punto più pulito <strong>del</strong> pavimento<br />

che riesco a trovare. «Questo farà male». Spruzzo <strong>il</strong><br />

Betadine nel taglio e lo asciugo con un fazzoletto di<br />

stoffa pulito. Il nonno si comporta bene, e non si<br />

muove, mentre lo bendo con garza e cerotto adesivo.<br />

Luc e io lo aiutiamo ad alzarsi. «Te l’avevo detto che<br />

avresti finito con l’ammazzarti, là fuori», dico.<br />

«La catena si è spezzata, Frannie. Non c’entra niente<br />

<strong>il</strong> fatto che sono vecchio».<br />

Camminiamo lentamente fino a casa, e lo vedo che<br />

cerca di non zoppicare. Infine, gli avvolgo un braccio<br />

intorno alla vita per aiutarlo. Inizialmente mi tiene a<br />

distanza, ma poi si arrende e si appoggia alla mia<br />

spalla.<br />

Lo metto giù su una sedia al tavolo <strong>del</strong>la cucina.<br />

«Dobbiamo portarti all’ospedale. Potrebbe essere<br />

rotto».<br />

«Non è rotto».<br />

Luc si china accanto a lui e solleva la gamba <strong>del</strong><br />

nonno, poi gli manipola la caviglia e preme sullo<br />

stinco, osservando <strong>il</strong> volto <strong>del</strong> nonno. Visto che <strong>il</strong><br />

nonno non sobbalza, Luc r<strong>il</strong>ascia la gamba e mi<br />

guarda. «Penso sia tutto a posto, Frannie».<br />

Guardo duramente <strong>il</strong> nonno. «Questa volta sei stato<br />

fortunato, ma non voglio più vederti là fuori senza di<br />

me».<br />

Il nonno ridacchia. «Sì, capo».<br />

«Allora, cosa c’è per cena?», dice Luc, aprendo <strong>il</strong><br />

frigorifero e guardando dentro, per poi estrarre una<br />

confezione di uova. «Frittata?»<br />

«Se cucini tu», dice <strong>il</strong> nonno.


Luc sorride e inizia a cercare una tazza e una pa<strong>del</strong>la<br />

nelle credenze.<br />

Quando abbiamo finito di mangiare, <strong>il</strong> nonno mi fissa<br />

dall’altro lato <strong>del</strong>la tavola, aggrottando le sopracciglia.<br />

«Non puoi avercela ancora con lui dopo un pasto come<br />

questo». Il suo sguardo si rivolge a Luc. «Dove hai<br />

imparato a cucinare?», dice, muovendo la forchetta sul<br />

piatto vuoto.<br />

«Imparo osservando qua e là», risponde Luc.<br />

Emetto un sospiro di frustrazione. La mano di Luc mi<br />

scorre sul ginocchio, stringendolo, e questa volta non<br />

la allontano. «Perché nessuno di voi due mi ascolta<br />

mai?», dico esasperata.<br />

Loro si scambiano un’occhiata ed esplodono<br />

entrambi in una risata fragorosa.<br />

E per quanto voglia prenderli a schiaffi entrambi, mi<br />

ritrovo a sorridere al suono <strong>del</strong>la loro risata. Mi mordo<br />

le labbra fino a farmi male, per smettere di ridere, e<br />

rimetto <strong>il</strong> broncio. Luc mi passa un braccio sulle spalle<br />

e mi bacia sulla fronte. Lo spingo via, e quando guardo<br />

di nuovo <strong>il</strong> nonno, la sua espressione è pensierosa.<br />

«Allora, come funzionerà tutta questa cosa?»<br />

«Cosa?»<br />

«Non sono ancora riuscito a capire qual è la tua<br />

situazione».<br />

«Per quanto ne so, sono umano come tutti», dice<br />

Luc.<br />

Il nonno corruga la fronte. «Ed è lei che ti ha reso<br />

tale?», dice, inclinando la testa verso di me.<br />

«Il suo amore per me», replica Luc con un cenno <strong>del</strong><br />

capo, volgendo gli occhi verso i miei.<br />

«Dunque, forse è un po’ prematuro, ma potreste<br />

stare insieme... sposarvi e avere dei figli e tutte quelle<br />

cose?».<br />

Il mio cuore batte leggermente più veloce. Non ho


mai davvero pensato al lungo termine. Con tutto<br />

quello che è successo, è stata dura pensare anche<br />

soltanto al giorno successivo. E Gabe sembra credere<br />

che <strong>il</strong> Paradiso abbia dei progetti per me. Potremmo<br />

sposarci, un giorno, Luc e io? È questo <strong>il</strong> mio futuro:<br />

una vita normale con una vera famiglia?<br />

Un morso nello stomaco mi dice che la risposta è no.<br />

Basandomi sugli ultimi pochi mesi, sono praticamente<br />

sicura che niente nella mia vita sarà normale.<br />

Eppure, <strong>il</strong> luccichio negli occhi di Luc dice tutt’altro.<br />

«Forse», risponde. «Per quanto ne sappia, non ci sono<br />

precedenti». Non so di nessun altro demone che sia<br />

divenuto umano, quindi non ho uno schema da<br />

seguire.<br />

Il nonno fa un cenno con la testa, ragionando. «Ma<br />

stai andando a L.A. con lei».<br />

Gli occhi di Luc fissano quelli <strong>del</strong> nonno, e lui mi<br />

stringe più forte sulla sua spalla. «È così».<br />

Il nonno annuisce e accenna a vuotare <strong>il</strong> piatto. Glielo<br />

tolgo dalle mani e porto le stoviglie nel lavandino. Lui<br />

si riassesta sulla sedia, e mentre Luc e io stiamo<br />

rigovernando, mi volto e vedo <strong>il</strong> nonno che ci guarda<br />

con un sorriso malinconico.<br />

Ricambio <strong>il</strong> sorriso. «Che c’è?».<br />

Continua a sorridere, ma abbassa gli occhi. «Solo che<br />

mi ricordi qualcuno».<br />

Rammento quello che <strong>il</strong> nonno mi disse a proposito<br />

di lui e <strong>del</strong>la nonna, che si fidanzarono durante l’estate<br />

dopo le scuole superiori. Avevano la nostra età.<br />

Cammino intorno al tavolo e gli abbraccio le spalle da<br />

dietro. «Manca anche a me», gli sussurro all’orecchio.<br />

Lui solleva una mano e stringe la mia.<br />

Dopo aver rimesso <strong>il</strong> motore sulla pedana, assicurato<br />

con catene nuove, osservo <strong>il</strong> nonno per accertarmi che<br />

cammini bene e gli cambio la medicazione, ora che ha


smesso di sanguinare. Una volta che ha promesso di<br />

stare fuori dal garage, andiamo da Luc.<br />

«Allora, stasera andiamo al Cove con Taylor e questo<br />

nuovo ragazzo da sogno che sta frequentando».<br />

Lui sorride. «Dove l’ha trovato?»<br />

«Suona nel gruppo di Reefer. Taylor è tutta eccitata<br />

per lui».<br />

Il suo sorriso si espande. «Ma Taylor non è sempre<br />

eccitata?».<br />

Rido, ricordandomi di come sbavava dietro a Luc,<br />

quando è arrivato alla Haden High per la prima volta.<br />

«Be’, lo incontreremo stasera, quindi vedremo».<br />

Matt<br />

Nonostante con lei non lo ammetterei mai, penso che<br />

<strong>il</strong> viscido demone di mia sorella abbia ragione. Ho<br />

perso la concentrazione. È meglio se resto<br />

semplicemente invisib<strong>il</strong>e. L’ombra di Frannie.<br />

L’ho seguita s<strong>il</strong>enziosamente, negli ultimi tre giorni,<br />

dopo <strong>il</strong> disastro <strong>del</strong>la festa. Il coscienzioso angelo<br />

custode.<br />

Ma non mi sarei mai sognato che essere un angelo<br />

custode fosse così diffic<strong>il</strong>e. Gabriel mi aveva detto che<br />

ci sarebbero state <strong>del</strong>le tentazioni, e che sarei stato<br />

messo alla prova. Ma mi aveva detto anche che ero<br />

fatto per quello... che è <strong>il</strong> motivo per cui sono nato. E<br />

io gli ho creduto.<br />

Ma questo va al di là <strong>del</strong> mettersi alla prova. Questa è<br />

tortura.<br />

C’è tutta la questione <strong>del</strong>l’essere costretto a guardare<br />

mia sorella mentre si rovina la vita stando con quel<br />

demone. Ma non è questo <strong>il</strong> peggio.<br />

Il peggio è che mi rendo conto di quante cose mi sto


perdendo.<br />

Osservando Frannie vivere la sua vita... una vita che<br />

avrebbe potuto essere la mia, se le cose fossero andate<br />

diversamente... non posso fare a meno di desiderarne<br />

una anch’io: una pacca sulla schiena dal nonno; <strong>il</strong> mio<br />

migliore amico che mi dà un problema; <strong>il</strong> mio primo<br />

<strong>bacio</strong> dalla prima fidanzata. Ma tutte queste possib<strong>il</strong>ità<br />

sono scomparse quel giorno di dieci anni fa.<br />

Quindi, ora è questa la mia realtà: stare seduto<br />

nell’atrio, cercando di ragionare su quello che dirò a<br />

Frannie riguardo alla festa con L<strong>il</strong>i e Taylor.<br />

Come ho potuto pensare che Frannie non lo avrebbe<br />

scoperto? Ma allora mi ricordo quel palpito<br />

all’inguine, e mi rendo conto che stavo decisamente<br />

pensando con la testa sbagliata: cosa che non starò a<br />

spiegare a mia sorella.<br />

Mentre aspetto nell’androne che Frannie e Luc<br />

finiscano qualsiasi cosa stiano facendo<br />

nell’appartamento di Luc, L<strong>il</strong>i sale le scale. E sta<br />

piangendo.<br />

Raggelo dentro, mentre la osservo girare la chiave<br />

nella serratura, e so che ho appena deciso di attenermi<br />

al mio incarico, ma sento un bisogno disperato di<br />

aiutarla. Mi proietto dalle scale alla porta e compaio,<br />

visib<strong>il</strong>e, camminando veloce lungo <strong>il</strong> pianerottolo per<br />

raggiungere la porta di Luc proprio mentre lei sta<br />

entrando in casa.<br />

«L<strong>il</strong>i? Stai bene?».<br />

Lei mi guarda con grandi occhi feriti, e prima ancora<br />

di rendermene conto sono alla sua porta che<br />

l’abbraccio.<br />

«Cos’è successo?», le dico tra i capelli.<br />

Si irrigidisce tra le mie braccia e si allontana,<br />

fissando <strong>il</strong> pavimento. «Niente».<br />

Sollevo una mano e le asciugo le lacrime dalla


guancia. «Questo non è “niente”», dico dolcemente,<br />

tenendo in alto le dita bagnate. Nonostante provi<br />

rabbia contro chi ha ferito L<strong>il</strong>i, che ora se ne sta<br />

accucciata sul mio petto come un masso, mi sento<br />

trascinato nei suoi occhi. Sono <strong>del</strong> tutto consapevole<br />

<strong>del</strong> suo corpo contro <strong>il</strong> mio, e <strong>il</strong> calore si diffonde<br />

dentro di me, finché sembra come se ci stessimo<br />

fondendo l’uno nell’altro. Senza rendermi realmente<br />

conto che lo sto facendo, mi protendo e quasi la <strong>bacio</strong>,<br />

ma lei si allontana.<br />

«È solo... lascia stare».<br />

Lei entra nel suo appartamento e inizia a chiudere la<br />

porta, ma metto un piede nell’apertura. «Parla con me,<br />

L<strong>il</strong>i».<br />

Lei alza nuovamente lo sguardo su di me, con gli<br />

occhi in lacrime. «Non è niente. Mi sto soltanto<br />

comportando da stupida».<br />

«Raccontami».<br />

I suoi occhi si abbassano sul pavimento. «Solo che<br />

c’era questo ragazzo. Mi stava seguendo e mi sono<br />

spaventata».<br />

Mi si annoda dolorosamente lo stomaco. «Cos’ha<br />

fatto?».<br />

Lei scuote soltanto la testa, e le lacrime iniziano a<br />

scorrerle di nuovo sulle guance.<br />

«Ti ha fatto <strong>del</strong> male?».<br />

Scuote più forte la testa. «No... ma...».<br />

La tiro a me e l’abbraccio, e questa volta non fa<br />

resistenza. «Va tutto bene, ora. Ti proteggo io».<br />

Mentre la stringo, si sentono come dei fremiti di<br />

elettricità tra di noi. «Chi era? Lo hai riconosciuto?»<br />

«No», dice lei sulla mia spalla. Poi solleva la testa e<br />

mi guarda, le lacrime che le solcano le guance.<br />

«Aspetta... forse. Poteva essere alla festa».<br />

La tengo stretta a me ancora un momento. Posso


sentire <strong>il</strong> suo cuore tamburellare sul mio petto, e sono<br />

certo che, se ne avessi uno, farebbe lo stesso. Infine,<br />

mi stacco da lei. So cosa devo fare. «Resta qui e chiudi<br />

la porta a chiave».<br />

Lei spalanca gli occhi. «Cosa farai tu?»<br />

«Resta semplicemente dentro». Le cullo la faccia nel<br />

palmo <strong>del</strong>le mani e le asciugo le lacrime con i pollici.<br />

Lei mi guarda, e quando i nostri occhi si incontrano<br />

qualcosa scatta, tornando al suo posto dentro di me.<br />

Una parte <strong>del</strong>la mia esistenza mancata e perduta,<br />

come <strong>il</strong> pezzo chiave di un puzzle.<br />

L<strong>il</strong>i e io siamo fatti per stare insieme.<br />

Non ho paura, né mi sento ansioso per questa<br />

rivelazione. Mi sembra soltanto giusto. E anche lei lo<br />

sa. Lo vedo chiaramente nei suoi occhi. «Me ne<br />

occuperò io». Lei mi abbraccia e mi stringe forte, e mi<br />

sento gemere.<br />

«Stai attento», dice sulla mia spalla.<br />

La fisso negli occhi ancora un momento, poi mi<br />

allontano e chiudo la porta, battendoci sopra con un<br />

palmo <strong>del</strong>la mano. «Chiudi a chiave».<br />

I chiavistelli scattano uno a uno. Ma proprio mentre<br />

inizio a proiettarmi, Frannie e Luc escono<br />

dall’appartamento di Luc.<br />

E io sono combattuto tra tornare in quella casa per<br />

dare la caccia al bastardo che sta importunando L<strong>il</strong>i, o<br />

seguire Frannie.<br />

Fai <strong>il</strong> tuo dovere, Matt.<br />

Non ho davvero altra scelta. Do un’occhiata indietro,<br />

alla porta di L<strong>il</strong>i, mentre seguo Frannie e Luc giù per le<br />

scale e nella Shelby, dove salto sul sed<strong>il</strong>e posteriore.


Luc<br />

Dannato Inferno.<br />

Capitolo 15<br />

Peccati mortali<br />

Marchosias.<br />

E Taylor dove ha trovato Marchosias?<br />

Frannie e io apriamo le porte sulla galleria e li<br />

vediamo avvinghiati tra le macchinette <strong>del</strong> cambio e i<br />

tavoli da air hockey 10 . La musica pompa dalle casse<br />

soprastanti, e le luci lampeggiano. La folla sgomita e si<br />

agita nella sala in una danza senza coreografia,<br />

urlando sopra i fischi e i sib<strong>il</strong>i che provengono dai<br />

giochi elettronici e sopra la musica assordante. Ma<br />

Taylor e Marchosias non sembrano esserne affatto<br />

distratti.<br />

Frannie mi lancia un sorriso e inizia a sgomitare a<br />

modo suo attraverso la folla. Le afferro un braccio e la<br />

tiro indietro. Dovrei dirglielo? In ogni caso, non è<br />

sicuro per Frannie stare qui. Perché Marchosias può<br />

trovarsi qui per una sola ragione.<br />

Lei si gira verso di me, l’irritazione che le corruga la<br />

fronte e le labbra serrate. «Che c’è?»<br />

«Lo conosco».<br />

I suoi occhi si spalancano. «Dall’...?»<br />

«Inferno, sì. È un guardiano <strong>del</strong>l’Abisso e un... amico,<br />

suppongo. Marchosias».<br />

Lei guarda di nuovo alle sue spalle, mentre Taylor


avvolge le braccia intorno al collo di Marchosias e<br />

quasi gli salta addosso. «Non puoi dire sul serio».<br />

Le sue orecchie si arrossano, mentre espressioni di<br />

paura e di rabbia si confondono sul suo volto. Si volta<br />

e si dirige furiosa verso di loro, ma le stringo più forte<br />

<strong>il</strong> braccio. «Lasciami andare!», strepita.<br />

«Frannie, fermati. Non è qui in vacanza. Sta<br />

cercando di arrivare a te tramite Taylor».<br />

Lei sf<strong>il</strong>a via la mano dalla mia presa. «Be’, sta<br />

funzionando». Procede attraverso la galleria verso la<br />

coppia, che non si è staccata una volta neanche per<br />

respirare.<br />

La raggiungo a metà strada lungo la sala e la faccio<br />

voltare perché mi guardi, afferrandola per entrambe le<br />

braccia. «Questa non è la strategia migliore, Frannie.<br />

Taylor non deve sapere. Sarebbe ancora più pericoloso<br />

per lei».<br />

Lei chiude gli occhi e fa un respiro profondo,<br />

cercando di calmarsi. «Quindi, cosa faremo?»<br />

«Tu resta qui». Mi guardo attorno, sperando che<br />

Matt sia nelle vicinanze. Come se mi leggesse nella<br />

mente, sento un colpetto sulla nuca. Alzo gli occhi e mi<br />

sfrego la testa. «Andrò a parlare con loro».<br />

«No. Vengo anch’io. Lei è mia amica, Luc». I suoi<br />

occhi sono duri, determinati.<br />

«Bene», mi arrendo, quando è chiaro che non<br />

cambierà idea. «Stai dietro di me».<br />

Procediamo a zigzag attraverso la calca e infine<br />

raggiungiamo <strong>il</strong> posto dove Marchosias tiene Taylor<br />

schiacciata al muro con <strong>il</strong> suo corpo. Prima che me ne<br />

renda conto, Frannie mi passa avanti e strattona la<br />

maglietta di Taylor. «Tay».<br />

Taylor si stacca da Marchosias, con gli occhi<br />

annebbiati e <strong>il</strong> fiato corto. Le ci vuole un minuto per<br />

riprendersi, e i suoi occhi si schiariscono lentamente.


«Oh, ehi, Fee. Ce l’avete fatta, ragazzi».<br />

Non sembra ancora eccitata.<br />

Ma Marchosias appare totalmente su di giri. Ha un<br />

braccio avvinghiato alle spalle di Taylor e volge a<br />

Frannie uno sguardo voglioso. «Tu eri a quella festa.<br />

Frannie, vero?», dice, tendendole una mano.<br />

«E io sono Luc», intervengo, afferrando la sua mano<br />

prima che lo faccia Frannie. Per nessuna ragione al<br />

mondo lascerò che Marchosias la tocchi.<br />

Il suo sorriso si trasforma in un ghigno vorace.<br />

«Marc». Mi stringe la mano con forza – una sfida –,<br />

ma i suoi occhi restano puntati su Frannie.<br />

Gli lascio la mano, e restiamo tutti qui in un s<strong>il</strong>enzio<br />

imbarazzante per un lungo momento.<br />

«Allora, qualcuno ha fame?», dice infine Frannie.<br />

«Potremmo prenderci una pizza alla porta accanto».<br />

Taylor sembra affamata, ma non di pizza. «Uhm... sì,<br />

certo».<br />

Marchosias conduce Taylor attraverso la massa di<br />

gente fino alla porta, e proprio mentre arriviamo<br />

quella si apre, e Angelique entra a braccetto con un<br />

ragazzo supermuscoloso alto circa quanto me, con i<br />

capelli biondi corti e uno sguardo irrequieto negli<br />

occhi marroni profondamente infossati... qualcosa di<br />

perverso e violento. Non ho bisogno di essere un<br />

demone per capire che quel ragazzo è un pessimo<br />

elemento, e molto verosim<strong>il</strong>mente già destinato<br />

all’Inferno. Taylor si ferma di colpo, con gli occhi<br />

spalancati, e Frannie le afferra una mano.<br />

Taylor sembra non notare affatto Angelique. I suoi<br />

occhi sono puntati sul ragazzo. E io mi ricordo dove<br />

l’ho visto. Alla cava.<br />

«Ehi, Brendan», dice Taylor, con l’aria leggermente<br />

stravolta. Quando Marchosias inf<strong>il</strong>a una mano nella<br />

tasca posteriore di Taylor e stringe, gli occhi di lei si


annebbiano, mentre la potenza di lui le scorre<br />

attraverso. Lei gli si stringe al petto e sembra<br />

dimenticarsi completamente di Brendan.<br />

Gli occhi di Angelique si spostano su Marchosias e<br />

infine si fermano su Taylor. «Taylor», dice con un<br />

sorriso furbo e compiaciuto, scorrendo un dito sugli<br />

addominali di Brendan; poi spinge in fuori <strong>il</strong> suo seno<br />

prosperoso e mi guarda vogliosa, come se <strong>il</strong> fatto che<br />

sia appesa al braccio di un bruto che le volterà<br />

semplicemente le spalle non appena avrà dormito con<br />

lei mi farà riconsiderare le sue numerose offerte. «Ehi,<br />

Luc».<br />

Gli occhi di Brendan si spostano da Taylor e si<br />

posano duramente su di me. È uno sguardo<br />

intimidatorio, nessun dubbio. Soffoco una risatina al<br />

ricordo di lui che urla come una femmina. Quell’urlo<br />

andrà per la maggiore, tra i guardiani, quando<br />

trascorrerà l’eternità nell’Inferno 11 . Quelli lì vivono<br />

per i mortali come lui... l’ultimo grido in fatto di<br />

intrattenimento.<br />

Poggio una mano sulla spalla di Taylor e guardo<br />

alternatamente Brendan e Marchosias. In qualche<br />

modo, Taylor è riuscita ad andare di male in peggio.<br />

«Angelique», rispondo dopo un minuto facendo un<br />

cenno con la testa verso di lei. Non riesco a<br />

dissimulare <strong>il</strong> cipiglio mentre guardo <strong>il</strong> suo<br />

accompagnatore. «Chi è <strong>il</strong> tuo amico?».<br />

Brendan mi guarda ancora più ost<strong>il</strong>e. «Brendan»,<br />

dice, scostando Angelique e facendosi avanti.<br />

Sorrido e tendo la mano. «Luc».<br />

Lui la guarda per un momento, poi la afferra e la<br />

stringe forte. Ricambio la forte stretta, come<br />

avvertimento, sperando di poter fare di più.<br />

Brendan si volta verso Taylor. «E chi è <strong>il</strong> tuo<br />

amico?», sogghigna.


Gli occhi di Marchosias emettono un bagliore rosso,<br />

quando allunga un braccio verso Brendan con un<br />

sorriso furbo e malizioso. «Marc», dice.<br />

Brendan prende la sua mano e ricambia <strong>il</strong> sorriso,<br />

mentre dà a Marchosias la stessa forte stretta che ha<br />

dato a me. Ma vedo i suoi occhi spalancarsi, quando la<br />

sua mano viene schiacciata da Marchosias. Lui cerca di<br />

liberarsi tirandola via, ma un sorriso malefico increspa<br />

gli angoli <strong>del</strong>le labbra di Marchosias, mentre un<br />

crepitio di fulmini rossi si diffonde sulla superficie<br />

<strong>del</strong>la sua mano.<br />

«Ahhh!», grida Brendan, con la faccia che si distorce<br />

in una smorfia; poi cade in ginocchio, mentre la forza<br />

di Marchosias gli scorre attraverso, quindi dà uno<br />

strattone disperato al suo braccio, e Marchosias infine<br />

lascia andare.<br />

L’invidia mi sfiora, con la nostalgia per <strong>il</strong> mio vecchio<br />

potere, magari fossi stato io a mettere in ginocchio<br />

questo stronzo. Scuoto la testa, respingendo tale<br />

pensiero, e passo un braccio sulle spalle di Frannie,<br />

mentre ci facciamo strada tra Brendan e Angelique e<br />

usciamo dalla porta, sul marciapiede.<br />

Frannie<br />

«Non posso credere che razza di donnicciola è<br />

Brendan», dice Taylor ridendo. Avvolge le braccia<br />

attorno al collo di Marchosias. «Tutto ciò che hai fatto<br />

è stato scuotergli la mano, ed è finito a terra piangendo<br />

come un bambino. Che dolce».<br />

Varchiamo l’ingresso per entrare da Ricco’s, e io<br />

tengo la testa abbassata, sperando che Ricco non mi<br />

noti. Ma, ovviamente, lui mi vede. Alza una mano a<br />

Luc. «Un toro!», dice, con un ampio sorriso.


Luc fa un cenno con la testa. «Ricco».<br />

Poi, gli occhi di Ricco scivolano su di me e si<br />

assottigliano a fessura. «Niente sconti», dice.<br />

«Come ti pare». Lo scanso, passo oltre e mi siedo al<br />

solito box di Luc, sul retro. Luc si inf<strong>il</strong>a accanto a me,<br />

mentre Marc si siede di fronte a noi e fa accomodare<br />

Taylor sul suo grembo. Ma i suoi occhi non si staccano<br />

mai da me, anche quando Taylor sprofonda con <strong>il</strong> viso<br />

nel suo.<br />

Guardo Luc piena di aspettative. Lui dovrebbe avere<br />

un piano. Uno che non preveda di stare seduti qui a<br />

guardare la mia migliore amica pomiciare con un<br />

demone.<br />

«Ehi, ragazzi!». Guardo in alto, da dove proviene la<br />

voce. Delanie fa scivolare da un lato <strong>del</strong> nostro tavolo<br />

quattro piatti di plastica rovinati e una p<strong>il</strong>a di bicchieri<br />

di soda; poi prende un blocchetto e una penna dal<br />

corto grembiule nero. «Sono in prova, e Dana ha detto<br />

che posso servire <strong>il</strong> vostro tavolo».<br />

Guardo Dana, che sta appoggiata al bancone e<br />

osserva Delanie. La saluto con la mano e lei risponde<br />

con un sorriso. «Ehi, Delanie. Portaci soltanto una<br />

brocca di Coca e...». Guardo Taylor per avere un<br />

suggerimento.<br />

Lei stacca <strong>il</strong> viso da quello di Marc per un tempo<br />

sufficiente a dire: «Niente cipolle... né aglio»; poi<br />

sorride a Marc. Quando lo guardo, lui solleva un<br />

sopracciglio e sposta Taylor dalle sue ginocchia alla<br />

panca.<br />

«Solo una grande al formaggio», dico, guardando di<br />

nuovo Delanie.<br />

Delanie ripete l’ordinazione ad alta voce, mentre la<br />

scrive sul blocchetto. «Arriva subito», fa, poi sorride.<br />

«Avevo una voglia matta di dirlo». Si volta, e la sua<br />

lunga coda nera ondeggia da una parte all’altra,


mentre torna pavoneggiandosi verso <strong>il</strong> bancone, dove<br />

appende <strong>il</strong> nostro ordine alla finestra <strong>del</strong>la cucina. Poi<br />

ruota su se stessa e mi sorride ancora, chiaramente<br />

fiera di sé. Dana le da una pacca sulla schiena.<br />

Quando guardo di nuovo di fronte a me, l’espressione<br />

di Marc mi dà un brivido lungo la spina dorsale.<br />

«Allora, Taylor dice che vi conoscete da molto tempo».<br />

Annuisco.<br />

Lui palpa Taylor, ma i suoi occhi sono ancora fissi su<br />

di me. La mia frustrazione aumenta, e noto che la mia<br />

rabbia è diretta contro Luc. Lui dovrebbe già fare<br />

qualcosa. Poi sento la sua mano sul ginocchio; mi<br />

stringe. I suoi occhi scorrono verso <strong>il</strong> retro <strong>del</strong><br />

ristorante, e io seguo <strong>il</strong> suo sguardo. La to<strong>il</strong>ette. Spingo<br />

Luc e lui si alza, lasciandomi uscire dal box.<br />

«Ehi, Tay. Devo andare al bagno. Vieni con me?».<br />

Taylor esita e lancia uno sguardo verso Marc, prima<br />

di dire: «Sì, come vuoi», e sgusciare fuori dal box.<br />

Afferro Taylor per un braccio e avanzo lungo <strong>il</strong><br />

ristorante fino al corridoio poco <strong>il</strong>luminato sul retro<br />

che porta ai servizi. Una volta fuori dalla vista <strong>del</strong><br />

tavolo, tiro Taylor vicinissima a me. La guardo<br />

duramente. «Tay, questo ragazzo significa problemi».<br />

Taylor tira via <strong>il</strong> braccio. «Oh, questa è bella»,<br />

sogghigna. «Tu sei gelosa!».<br />

«Sii seria. Io non sono gelosa. Penso soltanto che sia<br />

pericoloso».<br />

Gli occhi di Taylor scint<strong>il</strong>lano, e un sorriso le si<br />

allarga sul viso. «E cosa c’è di male con i pericolosi?»<br />

«No, Tay. Intendo seriamente pericoloso. Ho<br />

davvero una brutta sensazione su di lui».<br />

Il sorriso di Taylor non vac<strong>il</strong>la. «Ho sentito la<br />

maggior parte di lui, e credimi, non c’è niente di<br />

“brutto”. E hai visto cos’ha fatto a Brendan. Mi stava<br />

proteggendo».


«Taylor, sii seria!».<br />

Il suo sorriso diventa un cipiglio. «Sai che c’è, Fee?<br />

Sparisci semplicemente dalla mia vista. Tu hai Luc,<br />

quindi è stupido da parte tua essere gelosa».<br />

«Non sono gelosa», ringhio. Non afferra <strong>il</strong> dannato<br />

punto fondamentale <strong>del</strong>la questione.<br />

«Come ti pare». Alza gli occhi. «Allora devi andare o<br />

cosa?», dice, protendendo un braccio lungo <strong>il</strong><br />

corridoio, verso i bagni. «Altrimenti torno al tavolo».<br />

La fisso soltanto, cercando di elaborare cosa dire<br />

perché capisca.<br />

Lei mi guarda ost<strong>il</strong>e, poi si volta e torna<br />

vanitosamente indietro attraverso <strong>il</strong> ristorante.<br />

«Tay, aspetta». La trattengo per un braccio appena<br />

prima che svolti l’angolo per entrare nella sala. «Luc lo<br />

conosce... da dove abitava prima. Dice che quel<br />

ragazzo ha fatto <strong>del</strong>le cose davvero cattive».<br />

«Be’, a me sta facendo <strong>del</strong>le cose davvero buone,<br />

quindi dovrai soltanto fartene una ragione».<br />

Lui non va bene per te. Tu non lo vuoi.<br />

Mi faccio piccola piccola, internamente, mentre<br />

spingo <strong>il</strong> pensiero con la mente, odiando me stessa<br />

perché sto facendo una cosa <strong>del</strong> genere a Taylor.<br />

Lei mi fissa soltanto.<br />

Spingo ancora. Ti farà soffrire come Brendan.<br />

Taylor crolla all’indietro, contro <strong>il</strong> muro, e abbassa gli<br />

occhi. «Credi che mi farà soffrire?».<br />

La sua voce è improvvisamente insicura, e questa<br />

volta mi faccio piccola piccola anche esternamente. Ma<br />

lei deve stare lontano da lui. Sto facendo la cosa giusta.<br />

«Lo credo».<br />

Lei scuote la testa, come se cercasse di schiarirsela,<br />

poi alza gli occhi sui miei. «Ma...».<br />

«Lui è un pessimo elemento, Taylor».


Lei annuisce lentamente. «Pessimo elemento».<br />

Mi aumenta l’acidità nello stomaco, e<br />

improvvisamente mi sento male. Non riesco a<br />

scuotermi dalla sensazione che ciò che sto facendo è<br />

sbagliato, anche se è per aiutare Taylor. «Quindi,<br />

verrai con me e Luc?».<br />

Lei annuisce ancora.<br />

Le lascio andare <strong>il</strong> braccio e torniamo indietro verso<br />

<strong>il</strong> tavolo.<br />

Luc<br />

«Allora, all’Inferno sono a corto di veri demoni? Mi<br />

chiedo proprio perché ne abbiano mandato uno di<br />

livello amatoriale».<br />

Marchosias mi uccide con lo sguardo, dall’altro lato<br />

<strong>del</strong>la tavola. «Senti chi parla». Lampi rossi crepitano<br />

sulla superficie <strong>del</strong>la sua mano, poggiata sul tavolo con<br />

<strong>il</strong> pugno proteso verso di me. «Fammi vedere cos’hai,<br />

Lucifer».<br />

«Seriamente, perché avrebbero inviato un guardiano<br />

<strong>del</strong>l’Abisso a pedinare Frannie?».<br />

I suoi occhi s’infiammano di rosso caldo. «La tua...<br />

defezione ha lasciato un vuoto al reparto Acquisizioni,<br />

che io sono stato più che contento di riempire. È <strong>il</strong><br />

dipartimento con <strong>il</strong> maggior potenziale di mob<strong>il</strong>ità<br />

verso l’alto, visto che Beherit brucia nell’Abisso e tutto<br />

<strong>il</strong> resto». Un sorriso malevolo gli stira <strong>il</strong> viso. «Lui è<br />

stato <strong>il</strong> mio ultimo incarico ufficiale prima <strong>del</strong><br />

passaggio».<br />

Delanie passa all’estremità <strong>del</strong> nostro tavolo e vi<br />

appoggia la pizza; poi mette giù la brocca di soda e<br />

scandaglia <strong>il</strong> tavolo. «Ho dimenticato qualcosa?».<br />

Le sorrido, ma mi sento innaturale. Non mi piace <strong>il</strong>


modo in cui Marchosias la sta guardando. «Grazie,<br />

Delanie. Penso che stiamo bene così».<br />

«Bene, Luc. Fammi sapere se avete bisogno di<br />

qualcos’altro». I suoi occhi si spostano su Marchosias.<br />

«Ci vediamo allo studio, domani?».<br />

Un sorriso assolutamente malizioso gli sboccia sul<br />

viso. «Non mancherò».<br />

Gli occhi di lei s’<strong>il</strong>luminano. «Non riesco a credere<br />

che tu ci abbia messo in condizioni di preparare questa<br />

demo. Sarà grandioso!».<br />

Marchosias annuisce, e intanto la divora con gli<br />

occhi.<br />

«Va bene. Fammi sapere se avete bisogno di<br />

qualcos’altro». Lei si sposta al tavolo dietro di me,<br />

mentre Marchosias la guarda voglioso.<br />

Scorro indietro, nel box, e appoggio una gamba sulla<br />

panca. «Quindi, Frannie non deve essere più una<br />

priorità, se hanno mandato un apprendista».<br />

Lui si appoggia sui gomiti e prende una fetta di pizza.<br />

«Tu dimentichi, Lucifer, che io ti conosco meglio <strong>del</strong>la<br />

maggior parte <strong>del</strong>le persone».<br />

«Devi farti indietro, Marchosias».<br />

«Perché diavolo dovrei farlo? Sto facendo dei tali,<br />

meravigliosi progressi. Guardami, seduto qui a un<br />

tavolo con te e <strong>il</strong> mio bersaglio». I suoi occhi saltano al<br />

corridoio sul retro e la bocca gli si stira in un lento<br />

sorriso. «E Taylor... diciamo soltanto che lei è la<br />

c<strong>il</strong>iegina sulla torta. Un bonus saporito. Sto pensando<br />

di tenerla».<br />

Sento che mi bolle <strong>il</strong> sangue, ed è tutto ciò che posso<br />

fare per non saltare sul tavolo e strangolarlo.<br />

«È una cosa tra noi, Marchosias. Lascia fuori Taylor<br />

da tutto questo».<br />

Il suo sorriso si allarga e gli scint<strong>il</strong>lano gli occhi. «Mi<br />

dispiace... troppo tardi. Lei ci è già davvero... dentro.


Dalle mie parti si dice che non puoi mangiare una<br />

torta e al tempo steso lasciarla intera. Be’, io la mia<br />

torta l’ho mangiata, se capisci cosa intendo».<br />

Non c’è modo di fermarlo. Spingo <strong>il</strong> tavolo contro di<br />

lui e lo afferro per la maglietta mentre la pizza e la<br />

soda volano, poi lo tiro via dalla panca e lo scaravento<br />

per terra. «Starai alla larga da lei».<br />

La sorpresa svanisce dal suo volto e un sorriso<br />

divertito ne prende <strong>il</strong> posto. Si risolleva dal pavimento.<br />

«E a quanto sembra, un ulteriore bonus potrebbe<br />

essere invertire la tua destinazione. Tutti e tre voi in<br />

un colpo solo. Potrebbe essere un record per le<br />

Acquisizioni».<br />

Scuoto la testa. «Scordatelo».<br />

Taylor e Frannie svoltano l’angolo dai bagni e<br />

camminano verso di noi. Quando raggiungono <strong>il</strong><br />

tavolo, Frannie dà un’occhiata allo scompiglio sul<br />

pavimento. I suoi occhi incontrano i miei. «Cosa sta<br />

succedendo?»<br />

«Soltanto una piccola controversia. Marc se ne stava<br />

proprio andando», rispondo, guardando<br />

minacciosamente Marchosias.<br />

Delanie si avvicina alle spalle di Frannie. «Avete<br />

bisogno di aiuto, Fee?». I suoi occhi passano da<br />

Marchosias a me, e poi a Frannie.<br />

«No, va tutto bene», dice Frannie, chinandosi a<br />

raccogliere la brocca vuota sul pavimento. «Scusa per<br />

<strong>il</strong> disastro».<br />

Delanie getta uno straccio a terra, sopra la pozza, e<br />

raccoglie sul vassoio di alluminio ammaccato la pizza<br />

sparsa, poi guarda duramente Frannie. «Sei sicura?».<br />

Poi lancia uno sguardo a Marchosias.<br />

«Sì. Grazie, Delanie». Frannie le porge la brocca.<br />

Si alzano in piedi, e Delanie si affretta a tornare verso<br />

<strong>il</strong> bancone, gettando un’ultima occhiata preoccupata


alle sue spalle.<br />

Lancio una banconota sul tavolo, poi afferro la mano<br />

di Frannie e la stringo. «Andiamocene».<br />

«Muoviti, Taylor», dice Frannie, voltandosi verso<br />

l’amica; e la vedo rimanere di sasso quando scorge<br />

Taylor che fissa Marchosias negli occhi. Lui le passa<br />

lentamente un dito sulla fronte, e Taylor gli sprofonda<br />

addosso.<br />

Frannie guarda disperatamente me e Taylor. «Tay»,<br />

dice, toccando <strong>il</strong> gomito <strong>del</strong>l’amica. «Hai detto che<br />

saresti venuta con me e Luc».<br />

Taylor stacca gli occhi da Marchosias, e <strong>il</strong> suo sorriso<br />

lascivo che è come una firma è di nuovo lì. «Cambio di<br />

programma».<br />

Marchosias mi guarda alzando un sopracciglio, con<br />

un lento sorriso.<br />

Gli occhi di Frannie saltano su di me, implorando,<br />

poi di nuovo su Taylor. «Tay, torna con noi<br />

all’appartamento di Luc... per favore».<br />

Taylor le sorride maliziosa. «E a fare cosa, Fee? A<br />

guardare voi che amoreggiate? Non credo proprio».<br />

«Ho portato qualche passatempo», dice Marchosias<br />

tirando fuori una bustina arrotolata. Sul fondo c’è un<br />

assortimento di pasticche.<br />

Gli occhi di Taylor puntano rapidamente Ricco, che ci<br />

guarda con aria ottusa da dietro <strong>il</strong> bancone, poi i<br />

clienti che chiacchierano. Sorride, mentre gli dà una<br />

gomitata. «Mett<strong>il</strong>e via», borbotta.<br />

Frannie afferra la mano di Taylor. «Per favore, Tay.<br />

Vieni con noi».<br />

Taylor la guarda, aggrottando le sopracciglia con<br />

espressione irritata. «Uhm... no». Si districa dalla<br />

presa di Frannie e si mette dalla parte di Marchosias.<br />

Lui la avvolge con un braccio sulle spalle, e insieme si<br />

voltano ed escono tranqu<strong>il</strong>lamente dalla porta.


Il mio sguardo cade su quello di Frannie, e se gli<br />

sguardi potessero uccidere...<br />

Matt<br />

Mi libro accanto a Frannie, mentre si precipita fuori<br />

<strong>del</strong>la porta dopo Taylor, e sono furioso con Luc per<br />

aver trascinato Frannie in questa situazione. Non<br />

avrebbe mai dovuto lasciarla così vicino a un demone.<br />

Lei procede lungo <strong>il</strong> marciapiede seguendo Taylor e<br />

Marchosias, e si volta verso Luc quando lui le afferra<br />

un braccio da dietro. «Perché li hai lasciati andar<br />

via?», urla. Poi prosegue sul marciapiede cercando di<br />

far tornare indietro Taylor. «Taylor!», grida senza<br />

avere risposta.<br />

Luc la trattiene per un braccio, e lei si districa dalla<br />

presa, poi si accovaccia sul marciapiede con le mani<br />

sulla testa, e un ringhio lacerante da animale ferito le<br />

sale da qualche recesso <strong>del</strong> suo profondo intimo.<br />

Quando alza lo sguardo, <strong>il</strong> suo volto bagnato luccica<br />

sotto le luci al neon che lampeggiano dalle finestre <strong>del</strong><br />

Cove.<br />

«Il mio Sway è così inut<strong>il</strong>e».<br />

Qualcosa si muove nell’ombra, tra la galleria e<br />

Ricco’s, e ho solo un secondo per reagire, avvolgendo<br />

Frannie in un campo, prima che un gigantesco<br />

demone compaia sul marciapiede.<br />

«Rhen», mormora Luc. I suoi occhi si posano sulla<br />

sagoma di Marchosias che si allontana. «Splendido.<br />

Una dannata riunione di famiglia».<br />

Prima che uno di noi due possa fermarla, Frannie è<br />

in piedi e aggredisce Rhenorian. Lo scuote, ma quello<br />

si muove a malapena. «Vogliamo solo che ci lasciate<br />

stare».


Luc la afferra per un polso e la tira via, mentre io mi<br />

metto davanti a lei.<br />

Ma <strong>il</strong> fragore <strong>del</strong>la risata di Rhenorian ci blocca tutti<br />

per la sorpresa. I suoi occhi passano da Frannie a Luc.<br />

«Lei mi piace. È una personcina focosa».<br />

Frannie si libera dalla presa di Luc e rincara la dose<br />

in faccia a Rhenorian: «Non puoi prendere nessuno di<br />

noi».<br />

«Non ancora», risponde lui con un sott<strong>il</strong>e scint<strong>il</strong>lio<br />

nell’occhio. «Ma sto lavorando a un piano». Il suo<br />

sguardo minaccioso si sposta dove sono io, invisib<strong>il</strong>e.<br />

«Uno buono». Poi se ne va.<br />

«Cos’era?». La voce di Luc è sott<strong>il</strong>e, rabbiosa, e io mi<br />

volto e lo vedo afferrare Frannie per le spalle,<br />

fissandola. «Avrebbe potuto ucciderti».<br />

Frannie appare totalmente sconfitta. «Non mi<br />

ucciderà. Sono destinata al Paradiso».<br />

Lui la lascia. «Non ne sarei così sicuro».<br />

«Come vuoi. Dobbiamo aiutare Taylor».<br />

Lui aggancia i pollici alle tasche anteriori e segue<br />

Frannie, che si dirige lungo <strong>il</strong> marciapiede verso la<br />

macchina. «Frannie, non metterò a rischio la tua<br />

sicurezza per Taylor. Farò ciò che posso per lei, ma la<br />

priorità sei tu».<br />

Per una volta sono d’accordo con <strong>il</strong> demone, ma<br />

questo non significa che smetterò di tenerlo d’occhio.<br />

Salgono nella Shelby e io mi proietto sul sed<strong>il</strong>e<br />

posteriore. «Sì, ottima strategia: proteggere Frannie<br />

andando a mangiare una pizza con un demone».<br />

Luc serra le mascelle e mi lancia un’occhiata furiosa<br />

dallo specchietto retrovisore. «Se potessi fare conto sul<br />

fatto che farai <strong>il</strong> tuo dovere, anziché stare a sognare<br />

modi creativi per perdere le ali...», ringhia.<br />

Frannie lancia uno sguardo minaccioso a entrambi,<br />

con gli occhi in una tempesta di furia. «Sapete che c’è?


Potete andare entrambi all’inferno! So badare a me<br />

stessa».<br />

Mi inclino all’indietro sul sed<strong>il</strong>e. «Frannie, so che<br />

puoi prendere a calci qualche vero demone, ma devi<br />

essere ragionevole. Tu non avresti dovuto avvicinarti<br />

in nessun caso a Marchosias... o a Rhenorian.<br />

Cos’avevi in mente?».<br />

Gli occhi le si annebbiano e un’ombra le passa sul<br />

volto. «Devo aiutare Taylor». Abbassa lo sguardo e si<br />

morde <strong>il</strong> labbro inferiore. «È colpa mia. Lui la sta<br />

usando per arrivare a me». Poi guarda<br />

minacciosamente Luc. «Ho usato <strong>il</strong> mio Sway su di lei.<br />

Sarebbe venuta con noi. Poi lui le ha fatto quella cosa<br />

sulla fronte e lei ha cambiato idea. Cos’era?»<br />

«Le ha fatto una pulizia mentale. È una <strong>del</strong>le tecniche<br />

più potenti che abbiamo per entrare nella mente di<br />

qualcuno. Ma ricorda, Frannie: anche con una pulizia<br />

mentale, non avrebbe potuto farle fare nulla che lei<br />

non volesse».<br />

Lei borbotta e abbandona la testa tra le mani, e<br />

restiamo tutti in s<strong>il</strong>enzio per <strong>il</strong> resto <strong>del</strong> viaggio,<br />

assorbiti ognuno dai propri pensieri. Quelli di Frannie<br />

riguardano Taylor, ne sono certo, e quelli di Luc<br />

probab<strong>il</strong>mente riguardano Frannie. I miei sono ancora<br />

all’appartamento. Ogni secondo è una tortura, poiché<br />

non posso togliermi dalla testa <strong>il</strong> volto di L<strong>il</strong>i rigato<br />

dalle lacrime. Qualcuno la sta seguendo. E se stava alla<br />

festa, probab<strong>il</strong>mente è un demone. Devo trovare <strong>il</strong><br />

modo di proteggerla.<br />

Cosa potrebbe volere un demone da L<strong>il</strong>i?<br />

La sua anima è destinata all’Inferno. L’ho capito dal<br />

primo minuto che l’ho vista. Probab<strong>il</strong>mente le è<br />

successo qualcosa su cui non aveva controllo. Ma,<br />

normalmente, essere destinati all’Inferno non preserva


dall’essere seguiti dai demoni. La maggior parte dei<br />

mortali destinati all’Inferno vive la propria intera vita<br />

senza neanche sapere di esserlo.<br />

La mia gola soffoca, quando penso all’unica ragione<br />

logica per cui un demone seguirebbe un’anima già<br />

destinata.<br />

La vogliono subito. Questo tizio è stato mandato per<br />

prenderla.<br />

Non può averla.<br />

Non lascerò che la prenda. Lei non appartiene<br />

all’Inferno.<br />

Come riuscirò a proteggere al tempo stesso Frannie e<br />

L<strong>il</strong>i? Persino io non posso essere in due posti<br />

contemporaneamente.<br />

Luc entra nel vialetto e parcheggia la macchina.<br />

«Vuoi che salga?», chiede.<br />

«No», risponde Frannie, ma non afferra la maniglia.<br />

Lo guarda, e una lacrima le scende sulla guancia. Lui<br />

la stringe sulla sua spalla, e quando le risolleva <strong>il</strong> viso e<br />

la bacia improvvisamente non voglio più stare lì. Mi<br />

proietto sul portico davanti casa e attendo che<br />

finiscano di salutarsi.<br />

Quando infine Frannie scende dalla macchina e<br />

cammina verso la porta passandomi davanti, i suoi<br />

occhi sono cerchiati di rosso. Lei prosegue fin dentro<br />

casa, mentre Luc fa retromarcia ed esce dal vialetto.<br />

Mi libro sul portico, invisib<strong>il</strong>e, in lotta con me stesso.<br />

Devo restare... ma ho bisogno di andare. Volteggio giù<br />

dal portico e guardo la casa, verso l’alto, mentre la luce<br />

in camera di Frannie si accende. È al sicuro, dietro <strong>il</strong><br />

campo <strong>del</strong> padre. Nessuno dovrebbe essere in grado di<br />

arrivare fino a lei.<br />

Ignoro l’ondata di senso di colpa che mi travolge,<br />

mentre mi proietto nel corridoio di fronte alla porta di


L<strong>il</strong>i e busso. Sento qualcuno che si muove al di là <strong>del</strong>la<br />

porta, ma non si apre.<br />

«L<strong>il</strong>i? Sono io, Matt», dico attraverso la porta.<br />

Dopo una pausa che sembra un’eternità i chiavistelli<br />

iniziano a scorrere, poi la porta si socchiude. L<strong>il</strong>i mi<br />

fissa, ma non dice nulla. La porta si apre di più, e<br />

senza una parola lei mi prende per mano e mi tira<br />

dentro. Una volta chiuso, e con le serrature di nuovo al<br />

loro posto, mi trascina verso <strong>il</strong> divano. Mi siedo, e lei si<br />

accoccola accanto a me. Annido la faccia nei suoi<br />

capelli e la tengo così finché non si addormenta.<br />

10 Hockey da tavolo.<br />

11 In italiano nel testo.


Frannie<br />

Capitolo 16<br />

Dannazione<br />

«Non me ne starò seduta qui lasciando che qualche<br />

demone faccia Dio sa cosa a Taylor». Mi scervello,<br />

poggiandomi al tavolo di Luc.<br />

«Sta a lei scegliere, Frannie», dice Luc.<br />

«Ma lui le sta dietro per colpa mia!».<br />

Ho lottato contro questo schiacciante senso di colpa<br />

fin da quando Taylor è andata via da Ricco’s,<br />

domenica sera.<br />

Non riesco a dormire, e ho una sensazione costante<br />

di stare per vomitare. Ma non sono neanche riuscita a<br />

mangiare per tutta la settimana, quindi non c’è niente<br />

da vomitare.<br />

Devo aiutarla, ma lei non mi parlerà nemmeno. Non<br />

risponde alle mie telefonate, e non è mai in casa<br />

quando busso alla sua porta.<br />

E questo stupido Sway... ho provato tutto quello che<br />

mi è venuto in mente: dirle di stare lontano da Marc;<br />

dirle che non lo vuole; dirle di chiamarmi.<br />

È passata quasi una settimana, e <strong>il</strong> telefono non ha<br />

squ<strong>il</strong>lato una volta.<br />

Forse ho lo Sway, ma non ne ho alcun controllo... <strong>il</strong><br />

che lo rende praticamente inut<strong>il</strong>e.<br />

Luc si mette seduto al tavolo di fronte a me, e prende<br />

la mia mano nella sua. «Perché Taylor e L<strong>il</strong>i<br />

leggerebbero libri sui demoni?»


«Cosa?»<br />

«Erano alla biblioteca, domenica. Hanno preso dei<br />

libri di storie tradizionali sui demoni e sulla magia<br />

nera, e stavano copiando simboli magici».<br />

Sento una morsa più forte allo stomaco. «Non lo so».<br />

Emetto un sospiro frustrato. «Quindi, cosa sta<br />

cercando di fare Marc? Come pensa di arrivare a me<br />

tramite lei?»<br />

«Direi che <strong>il</strong> suo piano consiste nel cercare di<br />

avvicinarsi a te... invertire la tua destinazione; ma mi<br />

sembra che la strategia di Taylor di evitarti stia<br />

mandando all’aria i suoi piani ben congegnati». Quello<br />

che non dice, ma che io sento ugualmente, è: “e<br />

mettendo lei in pericolo”.<br />

«Può darsi che lei lo sappia? Forse è per questo che<br />

stavano leggendo cose sui demoni?».<br />

La fronte di Luc si increspa di preoccupazione.<br />

«Spero di no».<br />

«Perché?»<br />

«Lo sai perché, Frannie. Se lei scopre cos’è lui, e ci<br />

sta... insieme...».<br />

«Oddio! Sta cercando di destinarla?».<br />

Improvvisamente impallidisco, e la mia visione<br />

periferica si oscura.<br />

Luc fissa oltre me con occhi turbati e scuote la testa.<br />

«È possib<strong>il</strong>e».<br />

«Forse dovremmo fare quello che dicevi. Se<br />

semplicemente ce ne andiamo, e ci nascondiamo da<br />

qualche parte, la lascerà in pace?».<br />

I suoi occhi si posano sui miei, poi altrove. «Forse».<br />

Quando <strong>il</strong> mio cellulare suona sobbalzo, e mentre<br />

controllo la faccia di Taylor mi sorride maliziosa dallo<br />

schermo. Rispondo. «Tay».<br />

«Marc pensa che mi sono comportata male».<br />

Solo a sentire la sua voce posso notare un sollievo


nella mia. «Che vuoi dire?»<br />

«Sostiene che non avrei dovuto dare di matto con te.<br />

Allora, cosa dicevi sul fatto che lui è uno stronzo?»,<br />

sogghigna lei.<br />

«Mi dispiace».<br />

«Sì, come vuoi. Comunque, vi ha invitato a una festa<br />

da lui. Stasera. Alle dieci».<br />

Guardo l’orologio. Sono le nove e un quarto.<br />

«Fantastico. Dove?».<br />

Annoto l’indirizzo, mentre me lo dice.<br />

«Allora, ci vediamo lì», dice Taylor, e la linea si<br />

interrompe.<br />

Sono ancora molto scossa, poiché quando Matt<br />

compare accanto a me sobbalzo di nuovo. «Porta?<br />

Bussare? Ti dice niente?».<br />

Lui indica <strong>il</strong> foglio sul tavolo, con gli occhi spalancati.<br />

«È dove era l’altra festa. Quel posto era pieno di<br />

demoni. È una trappola, Frannie. Non puoi andarci».<br />

Lo guardo furiosa. «Col cavolo che non ci vado!».<br />

Luc<br />

Matt ha ragione. Frannie non può andare, ma io sì.<br />

«Andremo io e Matt», dico. «Avremo più possib<strong>il</strong>ità di<br />

entrare lì dentro e uscirne interi».<br />

«Sai, tutte queste stronzate da macho, tipo: “Devo<br />

proteggerti”, cominciano seriamente a nausearmi. Hai<br />

appena finito di dire al nonno che sei tanto umano<br />

quanto me, e sai che potrei distruggerti anche mentre<br />

dormo. Perché sei così convinto che tu sarai al sicuro?<br />

Forse sarò io a dover proteggere te».<br />

È <strong>il</strong> suo punto di vista, ma... «Non sono io <strong>il</strong> loro<br />

bersaglio. E decisamente, tu lo sei più di ogni altro».<br />

«Bene. Dunque, io sono <strong>il</strong> loro bersaglio. Cosa


faranno? Sono destinata al Paradiso, e non credo che<br />

questo sia così fac<strong>il</strong>e da modificare nei cinque minuti<br />

che ci occorreranno per entrare e portare fuori<br />

Taylor».<br />

Guardo Frannie con occhio cauto e penso alla<br />

biblioteca: Taylor e L<strong>il</strong>i con le teste l’una accanto<br />

all’altra, complici. «Forse dovremmo portare L<strong>il</strong>i. Tra<br />

tutte e due, forse potreste persuadere Taylor ad andare<br />

via senza Marc».<br />

«No!», grida Matt, ed entrambi ci voltiamo per<br />

guardarlo. I suoi occhi bassi, rivolti al pavimento,<br />

osservano i piedi muoversi. «Qualche demone la sta<br />

pedinando. Lei è piuttosto scossa. Non sarebbe sicuro<br />

per lei tornare lì».<br />

«Tornare dove?». L<strong>il</strong>i è in piedi sulla porta. Si rende<br />

conto <strong>del</strong>le nostre facce stupite. «Scusate, la porta era<br />

aperta...».<br />

Oltre al fatto che sono sicuro che non è così – l’ho<br />

chiusa io stesso –, la osservo con sguardo circospetto.<br />

Porta di nuovo la felpa larga.<br />

Il volto di Matt si addolcisce. Le va incontro, le<br />

prende la mano nella sua, e la fissa negli occhi per un<br />

lungo minuto, prima di lanciarmi un’occhiata<br />

minacciosa. «Da nessuna parte. Non è niente».<br />

Se avevo bisogno di una prova ulteriore <strong>del</strong> fatto che<br />

Matt è distratto, me l’ha appena data. Non è possib<strong>il</strong>e<br />

equivocare lo sguardo nei suoi occhi. L<strong>il</strong>i è la sua<br />

priorità. Ha perso la concentrazione.<br />

Frannie si schiarisce la gola. «Taylor è nei guai.<br />

Andiamo a una festa dove c’è lei. È a casa di quel<br />

ragazzo...». Il suo volto si trasforma: la<br />

preoccupazione forma <strong>del</strong>le rughe sulla sua fronte,<br />

mentre le sue sopracciglia si sollevano di colpo. «Dove<br />

voi siete andati a quella festa l’altra sera», continua, lo<br />

sguardo che si sposta tra L<strong>il</strong>i e Matt.


Il senso di colpa sul viso di Matt è lampante. È peggio<br />

di quello che pensassi.<br />

Lo fisso con occhi minacciosi. «Bene, questo è<br />

proprio perfetto».<br />

La preoccupazione è evidente anche sul volto di L<strong>il</strong>i.<br />

«Taylor è tornata lì? Dobbiamo andare a prenderla».<br />

Si volta ed esce dalla porta.<br />

Frannie, Matt e io la seguiamo giù nell’androne. Devo<br />

saperne di più sulla situazione in cui ci stiamo<br />

mettendo. «Cosa sai di quei ragazzi? Quelli che hanno<br />

organizzato la festa?», chiedo.<br />

«Non molto», dice lei, correndo giù per le scale.<br />

«Taylor ha raccontato che quel ragazzo che le piaceva<br />

le aveva detto <strong>del</strong>la festa, e che ci sarebbe stato un<br />

gruppo. Io ho invitato Matt e siamo andati, ma era un<br />

po’ raccapricciante, e poi Matt è dovuto scappare via,<br />

quindi io ho afferrato Taylor e ce ne siamo andate<br />

anche noi».<br />

Do ancora un’occhiataccia a Matt, quando arriviamo<br />

al pickup di L<strong>il</strong>i. Lui salta su, e fa una gran scena<br />

allacciandosi la cintura di sicurezza, così non deve<br />

guardarmi.<br />

«Seguitemi», dice L<strong>il</strong>i, e accende <strong>il</strong> motore.<br />

Lancio uno sguardo a Frannie, mentre seguiamo L<strong>il</strong>i<br />

fuori <strong>del</strong>lo spiazzo <strong>del</strong> parcheggio. «Mi credi, ora?».<br />

Lei mi guarda. «A che proposito?»<br />

«Matt e L<strong>il</strong>i. C’è qualcosa tra loro».<br />

Lei assume quell’espressione corrucciata, sulla<br />

difensiva. «Sono amici. E allora?».<br />

Scuoto la testa. «C’è qualcosa di più».<br />

Il suo sguardo si sposta e scruta, attraverso <strong>il</strong><br />

parabrezza, <strong>il</strong> malconcio pickup Hunter arancione<br />

davanti a noi. «Tu pensi?». Lei non pare così sconvolta<br />

da questo fatto come dovrebbe esserlo, ma sembra<br />

quasi speranzosa.


Ci fermiamo sul bordo <strong>del</strong>la strada, in una zona<br />

piuttosto malfamata <strong>del</strong>la città, e scendiamo.<br />

L<strong>il</strong>i e Matt ci raggiungono. Alcuni secondi dopo vedo<br />

Rhenorian parcheggiare all’angolo. Spero che non<br />

sceglierà questa sera per farsi sotto di nuovo.<br />

«Pronti?», dice L<strong>il</strong>i.<br />

Da sopra la capote guardo Frannie, implorandola con<br />

gli occhi di aspettare in macchina con Matt.<br />

«Non accadrà», dice lei, e parte lungo la strada, verso<br />

la musica che si propaga.<br />

Entriamo nella sala buia e, anche con <strong>il</strong> suono<br />

martellante <strong>del</strong>la musica, si percepisce che<br />

improvvisamente cala <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio. Circa metà <strong>del</strong>le teste<br />

si volta a osservare <strong>il</strong> nostro ingresso.<br />

Non riconosco la maggior parte dei demoni nella<br />

sala, ma i loro occhi tradiscono chi sono. Alcuni li<br />

individuo.<br />

C’è Andrus. Interessante. Forse non c’è nessuno più<br />

anziano di lui, ed è <strong>il</strong> capo <strong>del</strong>le Pubbliche Relazioni.<br />

Non sono sorpreso di vederlo nel girone dei mortali.<br />

La sua squadra si trova in questa cerchia per rimediare<br />

a tutta la cattiva pubblicità che sgorga dalle chiese sul<br />

Fuoco e lo Zolfo. Non sarebbe un bene che i mortali<br />

avessero troppa paura di noi.<br />

I corpi che ondeggiano si allontanano, mentre lui<br />

avanza verso di noi facendo in modo che le sue vere<br />

sembianze scint<strong>il</strong>lino attraverso le sue spoglie umane,<br />

proprio al limite <strong>del</strong>la percezione.<br />

«Lucifer. Che piacevole sorpresa». Un sorriso<br />

divertito gli spunta sulle labbra, quando i suoi occhi<br />

guardano oltre me. «E hai portato da divertirsi».<br />

Matt si stringe a L<strong>il</strong>i.<br />

«Marchosias ha mandato un invito personale. Come<br />

avremmo potuto rifiutare?», dico.


Altri iniziano ad accalcarsi attorno a noi, formando<br />

un circolo claustrofobico. E Frannie alza<br />

istintivamente le mani, pronta a battersi. Le tocco un<br />

braccio. «Va tutto bene».<br />

«E questa è la tua amica». La sua mano inizia ad<br />

allungarsi verso <strong>il</strong> volto di Frannie.<br />

«Dov’è Marchosias?», dico mettendomi davanti a lei.<br />

Il suo sorriso diventa un ghigno depravato, e la mano<br />

gli ricade di lato. «In questo momento è occupato. Mi<br />

dispiace, dovrete accontentarvi di me».<br />

Una risatina si diffonde rumorosamente tra la folla<br />

riunita. Afferro Frannie per una mano e la spingo oltre<br />

Andrus e i suoi tirapiedi. Scandagliamo la sala alla<br />

ricerca di Taylor e Marchosias. Il gruppo sta<br />

suonando, ma lui non è sul palco. Matt mi dà una<br />

pacca sulla spalla e indica la porta <strong>del</strong>la cucina, dalla<br />

parte opposta <strong>del</strong>la stanza. Procediamo a zigzag<br />

intorno a corpi che ondeggiano ed entriamo.<br />

Frannie sussulta e raggela dietro di me.<br />

L’unica luce funzionante tentenna, come una<br />

stroboscopica, dal soffitto, ma anche con<br />

quell’<strong>il</strong>luminazione intermittente la scena è chiara<br />

come <strong>il</strong> sole. Tutti i mob<strong>il</strong>i e gli armadietti sono stati<br />

spostati senza troppe preoccupazioni, lasciando<br />

scoperti <strong>il</strong> linoleum rovinato, i buchi nel muro e i tubi<br />

esposti. L’unico elemento di mob<strong>il</strong>io è un tavolo di<br />

legno scrostato al centro <strong>del</strong>la stanza. Sul tavolo sono<br />

sparsi accendini, siringhe, bottiglie di birra vuote e<br />

una bottiglia quasi vuota di Jack Daniel’s, senza tappo<br />

e posata su un lato.<br />

Sdraiata sul tavolo c’è anche Taylor, appoggiata di<br />

schiena con le braccia spalancate, la testa ruotata<br />

all’indietro e gli occhi chiusi, la gonna intorno al<br />

bacino.<br />

E le gambe avvolte attorno a Marchosias.


In un baleno, L<strong>il</strong>i li raggiunge e spinge Marchosias<br />

via da Taylor.<br />

«Che diamine?», grida lui, richiudendo la zip dei<br />

jeans.<br />

Taylor sembra totalmente assente: <strong>il</strong> volto r<strong>il</strong>assato,<br />

le palpebre abbassate sopra occhi per sempre altrove.<br />

Si guarda attorno senza vedere nulla, in realtà, e si tira<br />

giù la gonna. Matt le è vicino, quando L<strong>il</strong>i avvolge un<br />

braccio intorno a Taylor e la aiuta a scendere dal<br />

tavolo.<br />

«Oddio!», dice Frannie, e attraversa la stanza<br />

correndo verso Taylor prima che io possa fermarla.<br />

Le passa un braccio attorno alla schiena e la conduce<br />

verso di me, ma Taylor non la riconosce neanche.<br />

Quando Marchosias alza lo sguardo e mi vede sulla<br />

porta, un sorriso gli compare sul volto. «Non è da te<br />

interrompere una festa. Una volta eri molto più<br />

divertente, Lucifer. Cosa diavolo ti è successo?».<br />

Sono completamente disgustato dal pensiero di ciò<br />

che ero una volta. La rabbia nei confronti di<br />

Marchosias – e di me stesso – mi vortica dentro, come<br />

una sorgente di acido caldo. Con quattro lunghi passi<br />

gli sono addosso. Lo afferro per la maglietta e lo sbatto<br />

con la schiena contro <strong>il</strong> muro. «Tu lascerai in pace<br />

Taylor».<br />

Le sue sopracciglia si sollevano di colpo. «Non puoi<br />

tenerti per te tutti i mortali, Lucifer».<br />

Do ancora un’occhiata a L<strong>il</strong>i, sperando che sia troppo<br />

impegnata con Taylor per aver afferrato <strong>il</strong> senso di<br />

quello che Marchosias ha appena detto. Lei e Frannie<br />

stanno aiutando Taylor a uscire verso la buia sala <strong>del</strong>la<br />

festa. Spingo con forza Marchosias contro <strong>il</strong> muro.<br />

«Non toccarla un’altra volta».<br />

«Sei arrivato troppo tardi. Mi sono mostrato a lei». Il<br />

suo involucro umano si fa trasparente, mentre <strong>il</strong>


demone che è realmente appare in superficie: occhi<br />

rossi infiammati, incastonati nella liscia pelle color<br />

cremisi, lineamenti spigolosi, un corpo da satiro,<br />

completo di zoccoli, e le corte corna nere d’ordinanza.<br />

«Mi sono mostrato così, e lei continuava a pregare per<br />

avermi».<br />

Lo lancio contro <strong>il</strong> muro per l’ultima volta,<br />

comprendendo con frustrazione che non c’è nulla che<br />

io possa realmente fare per ferirlo, poi lo lascio stare<br />

ed esco dalla cucina, raggiungendo Frannie e gli altri<br />

mentre stanno uscendo dalla porta. Frannie e L<strong>il</strong>i sono<br />

ai lati di Taylor, e quasi la trascinano, e Matt guarda<br />

loro le spalle con un occhio sui numerosi demoni che<br />

si sono radunati per vederci uscire.<br />

«Sta bene?», chiedo, conoscendo la verità. Non sta<br />

bene. È destinata all’Inferno.<br />

Frannie sta cercando di nascondere le lacrime che le<br />

cadono sul viso. Non riesce a rispondere.<br />

«Stavano facendo <strong>il</strong> Respiro <strong>del</strong> diavolo. Lei è<br />

piuttosto sconvolta», dice L<strong>il</strong>i.<br />

Quando alzo lo sguardo, capisco perché abbiamo<br />

richiamato l’attenzione.<br />

Andrus.<br />

Sta appoggiato allo stipite <strong>del</strong>la porta, e ci blocca<br />

l’uscita.<br />

«Non state andando via?», dice lui, le sopracciglia<br />

sollevate con finto stupore.<br />

Continuiamo ad avanzare verso di lui, ma quando<br />

raggiungiamo la porta lui si allontana dallo stipite e si<br />

mette proprio al centro <strong>del</strong> passaggio. Guardo oltre di<br />

lui, e vedo Chax che gli sta di spalle, fuori, sul<br />

marciapiede.<br />

«Lucifer, tu e <strong>il</strong> tuo... fratello luminescente», la sua<br />

bocca si contrae, mentre i suoi occhi si spostano su<br />

Matt, «siete liberi di andarvene quando volete. Ma le


signore...». Un sorriso animale gli stira la faccia in<br />

qualcosa di orrib<strong>il</strong>e: «...resteranno». E mentre lo dice,<br />

i suoi occhi si posano su Frannie.<br />

«Pensa ancora», dice Matt, mettendosi davanti a L<strong>il</strong>i.<br />

L’atmosfera si impregna di cariche elettrostatiche.<br />

Posso quasi vederle danzare sulla pelle di Matt.<br />

Il volto di Andrus si raggela di colpo, e lui dà<br />

un’occhiata ost<strong>il</strong>e a Matt. «Uno scontro in pubblico?<br />

Davvero? Sei sicuro che vuoi arrivare a tanto?».<br />

In un baleno Matt mette Andrus con le spalle al<br />

muro, l’avambraccio sulla sua gola. L’odore di ozono è<br />

pungente nell’aria pesante <strong>del</strong>la sera, e tutti i peli sul<br />

braccio di Andrus si rizzano.<br />

«Sì», dice Matt, con gli occhi a fessura e la faccia a<br />

due centimetri da quella di Andrus.<br />

Chax si avventa su Matt, con <strong>il</strong> pugno luccicante<br />

rosso, ma io faccio un balzo in avanti e gli afferro <strong>il</strong><br />

braccio mentre lo sta alzando. Lo avvito in una morsa<br />

e lo mando a sbattere con la faccia sul pavimento.<br />

«Vai, Frannie!», grido.<br />

Lei e L<strong>il</strong>i evitano Chax ed escono sul marciapiede,<br />

trascinando Taylor. Ed è allora che noto Rhenorian, in<br />

piedi sotto un lampione fulminato dall’altra parte <strong>del</strong>la<br />

strada.<br />

«Dannazione», dico a bassa voce.<br />

Frannie mi dà ancora un’occhiata, una volta che sono<br />

uscite. «Luc...?»<br />

«Andate!», urlo.<br />

Esita appena un secondo, ma L<strong>il</strong>i inizia a muoversi e<br />

lei la segue.<br />

Pianto le ginocchia sulla schiena di Chax, sentendo la<br />

sua energia crescere sotto di me.<br />

Andrus fissa Matt dall’alto in basso, le sembianze <strong>del</strong><br />

demone che traspaiono attraverso l’involucro umano.<br />

«Trovo ripugnante la compagnia che stai


frequentando in questi giorni, Lucifer».<br />

«Sì, anch’io. Ma si rivela ut<strong>il</strong>e, di tanto in tanto».<br />

Sbircio fuori <strong>del</strong>la porta. Frannie e le ragazze sono<br />

quasi alla Shelby. Faccio un cenno con la testa a Matt e<br />

lasciamo andare i demoni, uscendo di scatto sul<br />

marciapiede. Matt aumenta la sua luminescenza: un<br />

segnale che spero sia troppo fleb<strong>il</strong>e per poter essere<br />

notato dai mortali presenti. Ovviamente, se davvero<br />

iniziasse a lanciare saette, sarebbe uno spettacolo da<br />

non perdere. Torniamo alla macchina e lancio le chiavi<br />

a Frannie.<br />

Lei e L<strong>il</strong>i caricano Taylor sul retro <strong>del</strong>la Shelby; poi<br />

L<strong>il</strong>i corre con Matt verso <strong>il</strong> suo pickup sull’altro lato<br />

<strong>del</strong>la strada. Guardo indietro verso la casa e scorgo<br />

Rhenorian sul vialetto con Andrus e Chax: non vedo<br />

l’ora di scoprire cosa diavolo si inventeranno quei tre<br />

per vendicarsi.<br />

Frannie e io ci tuffiamo in macchina e chiudiamo gli<br />

sportelli. Premo l’acceleratore e partiamo sgommando<br />

via dal margine <strong>del</strong>la strada.<br />

Lancio uno sguardo a Frannie, quando lei abbandona<br />

la testa tra le mani e singhiozza.<br />

Ho <strong>il</strong> cuore in gola, perché so che si sente colpevole.<br />

Non è nemmeno a conoscenza <strong>del</strong> lato peggiore <strong>del</strong>la<br />

situazione.<br />

E non intendo dirglielo.<br />

Matt<br />

Portiamo Taylor su da Luc, e lui mi prende da una<br />

parte. «Lei non deve sapere di Taylor», mi dice con<br />

occhi minacciosi, poi guarda Frannie che guida Taylor<br />

in bagno.<br />

«Lei deve saperlo. Se insiste a tentare di salvarla


metterà soltanto in pericolo se stessa».<br />

«E credi che non tenterà di “salvarla”, se dovesse<br />

sapere che Taylor è destinata? Sarebbe peggio.<br />

Darebbe la colpa a se stessa».<br />

«Devi dirglielo», ripeto mentre Taylor vomita nel<br />

gabinetto.<br />

«Non ancora».<br />

«Al più presto».<br />

L<strong>il</strong>i arriva dietro a Luc. «C’è Frannie con Taylor».<br />

Gesticola con la mano in direzione <strong>del</strong> bagno, e fa una<br />

smorfia con <strong>il</strong> viso. «E io non mi occupo di vomito.<br />

Quindi ne resto fuori».<br />

«Ti accompagno a piedi», dico.<br />

Lei mi guarda. «Saranno dieci metri. Penso di<br />

potercela fare».<br />

«Vengo con te», insisto mentre lei si volta verso la<br />

porta.<br />

Luc mi guarda aggrottando le sopracciglia e si dirige<br />

verso <strong>il</strong> bagno.<br />

Cammino lungo <strong>il</strong> corridoio con L<strong>il</strong>i. «Hai visto <strong>il</strong><br />

tizio? Era lì?».<br />

Lei scuote la testa, mentre gira le chiavi nelle<br />

serrature. «Non stavo davvero guardando».<br />

«Voglio che tu stia alla larga da quei ragazzi. Dammi<br />

<strong>il</strong> tuo numero di cellulare».<br />

Lei guarda in basso, verso i suoi piedi, e struscia un<br />

dito su un pezzo di chewing-gum attaccato al linoleum.<br />

«Non me lo posso permettere».<br />

Il panico si ramifica, serpeggiando dentro di me. Non<br />

saranno contenti di quello che è successo questa sera,<br />

e stanno già pedinando L<strong>il</strong>i. Lei è l’anello debole <strong>del</strong>la<br />

squadra. Una mortale già destinata all’Inferno. La<br />

seguiranno. «Voglio sapere se si avvicinano a te in<br />

qualunque modo... al lavoro... ovunque».<br />

Lei scruta l’androne prima di entrare in casa.


La seguo. «Questo non è <strong>il</strong> posto più sicuro dove<br />

potresti vivere, lo sai».<br />

Lei ruota su se stessa e mi guarda. «È quello che<br />

posso permettermi».<br />

«Non c’è nessuno che ti aiuta?»<br />

«È un bel po’ che sto per conto mio. E devo riuscire a<br />

conquistarmi <strong>il</strong> college da sola. Ho <strong>del</strong>le borse di<br />

studio e aiuti finanziari per pagarmi le lezioni, ma <strong>il</strong><br />

mio lavoro al Kwik-Mart non rende molto, e se ne va<br />

per l’affitto e tutto <strong>il</strong> resto».<br />

La osservo, mentre chiude accuratamente tutte le<br />

serrature e si dirige verso la cucina. Raggiunge <strong>il</strong><br />

frigorifero e ne tira fuori due Coca. Ne stappo una e mi<br />

sistemo sul divano. «Che mi dici <strong>del</strong>la tua famiglia?»,<br />

chiedo.<br />

Lei scivola sul divano, e sento un’elettricità calda<br />

attraversarmi quando si accoccola accanto a me. «Non<br />

mi importa di nessuno. Non ho mai conosciuto mia<br />

madre, e mio padre...». Tutto <strong>il</strong> suo corpo si<br />

raggomitola su se stesso.<br />

Sento una fitta dentro, come se mi avessero<br />

squarciato l’intestino. Vorrei tanto aiutarla, ma non so<br />

cosa fare. Le avvolgo le spalle con un braccio e la tengo<br />

stretta a me, soffocandola.<br />

Quando inizia a piangere, mi ritrovo a desiderare di<br />

baciarle via le lacrime. Ma non lo faccio. Lei affonda <strong>il</strong><br />

viso nella mia spalla e la lascio piangere. Quando <strong>il</strong><br />

pianto si calma, le chiedo: «Ti aiuterebbe parlarne?».<br />

Lei solleva la testa dalla mia spalla. «Non credo che ci<br />

riuscirei».<br />

«Be’, se ti va – ora o in seguito –, sappi che ho <strong>del</strong>le<br />

grandi orecchie e una bocca piccola».<br />

Le sue labbra accennano un sorriso. «Le tue orecchie<br />

sono un po’ grandi, ma la tua bocca mi sembra<br />

praticamente perfetta». E quando si protende e le sue


labbra incontrano le mie, giurerei di essere stato<br />

appena colpito da un’esplosione di fiamme<br />

<strong>del</strong>l’Inferno. Il calore si fa breccia nel mio corpo<br />

umano.<br />

Non so cosa fare. Dio sa quanto ho desiderato questo<br />

momento. Sono completamente combattuto tra<br />

stringerla più forte e allontanarla. Ma non posso<br />

respingerla. Non riesco a farlo. Quindi la <strong>bacio</strong> a mia<br />

volta. Mi sento semplicemente terrorizzato, ma mentre<br />

mi fondo con lei, <strong>il</strong> fuoco che si spande sotto la mia<br />

pelle inizia a emanare un caldo bagliore. La <strong>bacio</strong> più<br />

profondamente, con <strong>il</strong> bisogno di sentirla più vicina,<br />

desiderando che duri per sempre: <strong>il</strong> mio primo <strong>bacio</strong><br />

con la mia prima fidanzata.<br />

Quando si allontana attendo un secondo,<br />

aspettandomi che compaiano i vendicatori per<br />

strapparmi le ali. Ma questo non succede, così faccio<br />

un sospiro di sollievo e mi accorgo che L<strong>il</strong>i mi sta<br />

fissando, con gli stessi occhi impauriti che penso di<br />

avere io.<br />

«Perdonami», dice. «Pensavo...».<br />

La interrompo con un dito sulle labbra calde e umide.<br />

«Hai pensato bene», bisbiglio, e la <strong>bacio</strong> ancora.<br />

L’eccitazione mi corre dentro, al contatto con lei.<br />

Tutti i miei desideri si infiammano... tutto ciò che<br />

desidero, ma non posso avere.<br />

Potrei? Con L<strong>il</strong>i? Se si tratta di amore, e non di<br />

desiderio, perderei le mie ali? Perché io la amo<br />

davvero. L’ho amata dal primo istante in cui l’ho vista.<br />

Le cullo una guancia con la mano e avvicino di nuovo<br />

la sua faccia alla mia. Ora che la paura sta<br />

diminuendo, posso concentrarmi su di lei e su ciò che<br />

provo a toccarla in questo modo. E quando ci baciamo,<br />

quello che sento... è diverso da qualunque altra cosa io<br />

abbia mai provato. Sento le emozioni crescere dentro


di me, e prima ancora di rendermi conto di aver aperto<br />

la bocca mi sento dire: «Ti amo, L<strong>il</strong>i».<br />

Lei salta giù dal divano, con gli occhi spalancati.<br />

«Cosa?».<br />

Il mio cuore, se ne avessi uno, mi sarebbe arrivato in<br />

gola. «Mi dispiace. Non intendevo...».<br />

«Non intendevi. Lo so», dice lei abbassando le ciglia.<br />

Mi alzo lentamente dai cuscini e resto qui, incerto su<br />

quale sia la risposta giusta. Ma non posso mentire. «Io<br />

intendevo proprio quello. Mi dispiace soltanto se non<br />

avrei dovuto dirlo».<br />

Lei appare ancora più scossa e fa qualche passo<br />

indietro. Restiamo così, a fissarci l’un l’altro per un<br />

tempo che sembra un’eternità, prima che si volti e<br />

corra in bagno.<br />

Sentendo <strong>il</strong> bisogno di fare qualcosa per aiutarla, la<br />

seguo, ma non appena raggiunge la porta alza un<br />

braccio avvertendomi di restare fuori. «Dammi<br />

soltanto un secondo, okay?».<br />

Torno a sedermi sul divano, mentre lei chiude la<br />

porta. Sono sul punto di rendermi invisib<strong>il</strong>e e<br />

attraversare <strong>il</strong> muro per vegliare su di lei, ma ha<br />

reclamato la sua privacy, quindi resto incollato ai<br />

cuscini.<br />

Quando torna dal bagno si accuccia accanto a me sul<br />

divano. Una lacrima traccia una linea curva sulla sua<br />

guancia. La asciugo e la <strong>bacio</strong> ancora. «Stai bene?»<br />

«È solo che non sono mai stata con qualcuno che...<br />

Nessuno mi ha mai amata prima».<br />

«Io ti amo», ripeto, e la stringo più forte.<br />

Lei si appoggia al mio fianco e io la sostengo. E so che<br />

è proprio qui che devo stare.


Frannie<br />

Capitolo 17<br />

Peccato originale<br />

Taylor è nella doccia, e io continuo a inf<strong>il</strong>are la testa<br />

oltre la porta per accertarmi che riesca a stare in piedi.<br />

L’ho portata a casa mia, l’altra sera, quando era ancora<br />

abbastanza in sé da poter chiamare sua madre, ed è<br />

rimasta da me. L’ho aiutata ad andare al bagno due<br />

volte nel cuore <strong>del</strong>la notte, perché potesse vomitare nel<br />

gabinetto, e ho passato <strong>il</strong> resto <strong>del</strong>la notte accovacciata<br />

accanto a lei nel letto, mentre tremava.<br />

Mi asciugo i capelli bagnati con un telo e lo lancio a<br />

Matt, che si riposa sul mio letto. Stringo l’accappatoio.<br />

«Pensi che Taylor starà bene?».<br />

Giurerei quasi di vedere lampi di rabbia nei suoi<br />

occhi, prima che ridiventino tristi. «Non lo so».<br />

«È solo così... confusa. Penso che quel demone le<br />

abbia fatto qualcosa: intendo oltre a... lo sai». Il mio<br />

stomaco si annoda su se stesso e s’irrigidisce, quando<br />

riemerge l’immagine <strong>del</strong>la festa.<br />

«Questo dovrai chiederlo al tuo fidanzato», dice lui,<br />

con la voce improvvisamente acida.<br />

I miei occhi lo fulminano. «Cosa saprebbe Luc a<br />

proposito?»<br />

«Tutto. È uno di loro».<br />

«Smett<strong>il</strong>a, Matt», scatto.<br />

I suoi occhi si assottigliano e la sua voce diventa un<br />

ringhio. «Lui ti sta mentendo, Frannie».


«Non è vero! Ma, a proposito di bugie, lui pensa che<br />

ci sia qualcosa in ballo tra te e L<strong>il</strong>i».<br />

Matt non risponde. Resta semplicemente sdraiato lì,<br />

fissandomi.<br />

«Allora... è così?».<br />

Lui non mi guarda. Riesco a vederlo struggersi per<br />

farsi uscire la parola no dalla bocca, ma non può<br />

mentire. Mi sento addolcire quando un barlume di<br />

speranza mi solletica <strong>il</strong> cervello. «Dunque, come<br />

funzionerebbe, esattamente? Potresti... non so».<br />

Lui solleva la testa e mi guarda impassib<strong>il</strong>e, con un<br />

mezzo sorriso triste. «No».<br />

«Perché no? Luc sta con me». Sento <strong>il</strong> tono di<br />

speranza nella mia voce, e capisco che si tratta di<br />

egoismo. È sbagliato sperare che lui possa avere una<br />

vita?<br />

«Non funziona così. Anche se lo volessi...».<br />

«Perché no? Non è giusto».<br />

Lui salta giù dal letto, e <strong>il</strong> suo sguardo furioso mi<br />

brucia dentro. I peli sul braccio mi si rizzano, mentre<br />

la sua energia aumenta e l’ozono riempie la stanza. La<br />

sua voce è un ringhio sommesso. «Non parlarmi di<br />

giustizia. Quel demone ottiene tutto, io nulla».<br />

I suoi occhi si spalancano e <strong>il</strong> volto gli si deforma in<br />

una maschera sconvolta, mentre io resto sbigottita.<br />

Non posso credere a quel che Matt ha appena detto.<br />

Non solo cosa ha detto, ma come lo ha detto. E,<br />

dall’espressione sul suo viso, non ci crede neanche lui.<br />

«Io...», comincia, poi lascia perdere, sconvolto e<br />

senza parole. Si prende la testa tra le mani e la<br />

massaggia.<br />

«Matt... sono...». Cosa? Dispiaciuta? Abbasso le ciglia<br />

e mi osservo le mani. «Non sarebbe dovuta andare<br />

così».<br />

Si siede di nuovo sul letto. «Be’, così è andata», dice


con un tono che suona davvero estenuato.<br />

Mi accomodo sulla sedia <strong>del</strong>la mia scrivania e lo<br />

osservo con prudenza. «E ti sbagli riguardo a Luc»,<br />

ribatto sapendo che forse non è <strong>il</strong> momento giusto, ma<br />

sentendo di doverlo fare ugualmente. «Ora è mortale.<br />

Proprio come me».<br />

Lui emette un gran sospiro, ma i suoi occhi restano<br />

fissi sulla moquette. «Lui non sarà mai come te».<br />

«Hai torto. Luc mi ama. Lui è umano. Non farebbe<br />

mai nulla che possa ferirmi».<br />

«Forse», concede Matt. Fa un mezzo sorriso<br />

affaticato, sollevando un angolo <strong>del</strong>la bocca. «Ma non<br />

può proteggere te e se stesso contemporaneamente».<br />

«Be’... forse. Ma tu sarai più amichevole? Gli<br />

concederai qualcosa?».<br />

Lui fa un altro sospiro e mi guarda negli occhi. «Se se<br />

lo merita. Spero solo di non pentirmene».<br />

Strabuzzo gli occhi verso di lui. «Se vuoi che questa<br />

storia <strong>del</strong>l’angelo custode vada a buon fine, dovrai<br />

capire chi è <strong>il</strong> vero nemico. E non è Luc».<br />

«Secondo te. Stai dimenticando che sono io <strong>il</strong><br />

professionista. Penso di poter percepire un po’ meglio<br />

di te <strong>il</strong> carattere <strong>del</strong>le persone».<br />

Strabuzzo ancora gli occhi, ma non riesco a smettere<br />

di ridere. «Mi è concesso modificare <strong>il</strong> tuo incarico?».<br />

Qualcosa mi balena negli occhi, e soltanto per un<br />

attimo sembra che lui possa dire di sì. «No».<br />

«Perché penso davvero che Taylor abbia bisogno di te<br />

più di quanto non ne abbia io».<br />

Matt distoglie gli occhi dai miei e si dirige verso la<br />

finestra. «Ho bisogno che tu faccia qualcosa per me».<br />

Si volta con le spalle alla finestra, e c’è qualcosa di<br />

disperato e di vagamente selvaggio nella sua<br />

espressione.<br />

«Sì?», dico prudentemente.


Lui aguzza la vista e scompare appena prima che la<br />

porta si apra e Taylor si trascini dentro, avvolta nel<br />

mio accappatoio, con i capelli arrotolati in un<br />

asciugamano. Sembra ancora come morta: stanca e<br />

troppo magra, con <strong>del</strong>le grandi occhiaie color porpora<br />

sotto gli occhi grigi intorpiditi e la pelle <strong>del</strong> colore <strong>del</strong>la<br />

cenere.<br />

«Ce la fai?», le chiedo, aspettando.<br />

«Forse». La sua voce è amara. Non mi guarda.<br />

Le vado accanto e l’abbraccio, anche se non è proprio<br />

abituale, per noi. «Non permetterò che ti faccia ancora<br />

<strong>del</strong> male».<br />

Lei si allontana e mi guarda minacciosa, poi si toglie i<br />

vestiti con rabbia e li getta a terra. «Sì, come ti pare».<br />

«Te la senti di andare a casa? Puoi passare la<br />

giornata qui, se vuoi».<br />

«Sto bene», dice, e s’inf<strong>il</strong>a la maglietta sulla testa.<br />

Non sono certa di quale sia la cosa giusta da dire.<br />

Potrei dire che non sta davvero “bene”, ma non so cosa<br />

fare per cambiare la situazione.<br />

«Sei sicura di stare bene?».<br />

Lei ruota su se stessa e dice con rabbia: «Sparisci<br />

dalla mia vista, Frannie!». Il suo volto è accecato<br />

dall’odio.<br />

Resto semplicemente a fissarla, sconvolta.<br />

«Sono davvero nauseata dal tuo comportamento da<br />

santarellina, come se tu fossi veramente perfetta o<br />

chissà che».<br />

«Tay, voglio soltanto essere d’aiuto».<br />

«Be’, puoi essere d’aiuto lasciandomi dannatamente<br />

in pace». Si tira giù la maglietta, rischiando di cadere.<br />

Poi schizza via da me, mentre tento di fermarla. «Me<br />

ne vado».<br />

«Tay...».<br />

Lei si volta e mi guarda come se volesse uccidermi,


uscendo dalla porta. «Sparisci dalla mia vista!».<br />

E tutto a un tratto, sono furiosa. «Tu non hai idea di<br />

quello che abbiamo rischiato io e Luc per tirarti fuori<br />

di lì».<br />

«Non ve l’ho chiesto io. Non lo volevo, io».<br />

«Tu non vedi cos’è lui, Tay».<br />

I suoi occhi si oscurano, mentre <strong>il</strong> volto si irrigidisce.<br />

«Lo vedo, come tutti. Lasciaci in pace».<br />

«No. Non lo farò».<br />

Lei ruota su se stessa e avanza più veloce che può<br />

verso le scale sulle gambe tremanti. «Fottiti e basta!»,<br />

dice lei senza voltarsi.<br />

«Ottimo! Sai che c’è? Vai all’inferno!», le grido dietro<br />

giù per le scale.<br />

Le mie parole cadono nel s<strong>il</strong>enzio assordante, mentre<br />

lei sbatte la porta uscendo dalla porta di casa. La<br />

mamma compare in cima alle scale, rivolgendomi uno<br />

sguardo interrogativo con gli occhi preoccupati. Io<br />

scuoto semplicemente la testa e torno in camera mia,<br />

dove mi accascio di nuovo sul letto e fisso <strong>il</strong> soffitto. Le<br />

lacrime mi scivolano lungo le tempie, mentre mi rendo<br />

conto di quanto sono idiota. Taylor non sta ragionando<br />

correttamente. Ha bisogno <strong>del</strong> mio aiuto.<br />

Dio, vorrei che Gabe fosse qui. Lui saprebbe cosa<br />

fare. E proprio mentre penso questo, percepisco un<br />

odore di neve estiva e sento qualcosa di morbido come<br />

una piuma sfiorarmi la guancia. Ho un attimo di<br />

turbamento, e sembra che <strong>il</strong> mio cuore vada in stallo,<br />

ma poi riprende al doppio <strong>del</strong>la velocità, quando<br />

ricomincio a respirare. Mi alzo a sedere lentamente e<br />

mi guardo attorno.<br />

«Gabe», sussurro nella stanza vuota, con gli occhi<br />

spalancati e <strong>il</strong> cuore martellante. Ma la sensazione è<br />

andata via tanto rapidamente quanto è venuta, e io mi<br />

ritrovo a sentirmi più sola che mai.


Resto sdraiata qui per un tempo indefinito,<br />

desiderando la presenza di Gabe e cercando di<br />

decidere cosa fare. Infine, mi trascino giù dal letto e<br />

inf<strong>il</strong>o i miei vecchi jeans e una T-shirt.<br />

«Mamma, sto andando da Taylor!», grido<br />

attraversando <strong>il</strong> soggiorno, e non aspetto che risponda.<br />

Corro fino a casa di Taylor, ma quando arrivo e busso<br />

alla porta è Trevor a rispondere.<br />

«Ehi, Trev. Posso parlare con Tay?»<br />

«Non c’è».<br />

Resto di sasso. «Non è tornata a casa?»<br />

«È stata qui per circa cinque minuti. È andata<br />

direttamente in camera sua. Poi è arrivato quel<br />

ragazzo con <strong>il</strong> carro funebre. Lei è scappata via in<br />

quella macchina e sono partiti».<br />

Tiro fuori <strong>il</strong> telefono e compongo <strong>il</strong> suo numero, ma<br />

scatta la segreteria telefonica senza squ<strong>il</strong>lare.<br />

«Dannazione!».<br />

«Cosa?»<br />

«Quel ragazzo è davvero un pessimo elemento,<br />

Trev». Sento la b<strong>il</strong>e salirmi fino in gola quando penso<br />

a quello che lui le ha fatto.<br />

«Non l’ho neanche mai visto. Lui passa soltanto a<br />

prenderla, e Taylor corre via».<br />

Indietreggio scendendo le scalette. «Devo trovarla.<br />

Chiamami se arriva a casa», urlo oltre una spalla,<br />

mentre mi volto e corro verso <strong>il</strong> marciapiede.<br />

Quando arrivo di nuovo a casa salto nella mia<br />

macchina e vado da Luc.<br />

Matt<br />

Fino a ieri, non ci avevo realmente pensato da<br />

quando Frannie ne ha parlato poche settimane fa. Ma


dopo quello che è successo con L<strong>il</strong>i, mi ronza per tutto<br />

<strong>il</strong> giorno in un angolo <strong>del</strong>la mente: lo Sway di Frannie<br />

è l’unico modo. Se lei lo usa, forse potrei avere L<strong>il</strong>i...<br />

avere tutto.<br />

Ha trasformato <strong>il</strong> demone. Perché non me?<br />

Riesco già a sentirmi cambiare. Sento cose che non<br />

sapevo neanche fossero possib<strong>il</strong>i, quando sono con<br />

L<strong>il</strong>i. Do uno sguardo a Frannie che guida. Guarda<br />

dritto attraverso <strong>il</strong> parabrezza, aggrottando le<br />

sopracciglia, persa nei suoi pensieri.<br />

Mi schiarisco la gola, sprofondo nel sed<strong>il</strong>e, e parto<br />

con <strong>il</strong> testo su cui mi sono allenato. «Ti ricordi quando<br />

mi hai detto che volevi farmi diventare mortale?».<br />

Lei mi dà un’occhiata e <strong>il</strong> suo cipiglio scompare,<br />

rimpiazzato dalla cautela. «Sì».<br />

«Voglio che tu lo faccia».<br />

Lei spalanca gli occhi, poi la sua faccia crolla, mentre<br />

le lacrime minacciano di uscire. «Oh, Matt... sai che lo<br />

voglio, ma non credo di essere in grado di farlo».<br />

«Perché no?». Sento l’apprensione nella mia voce, e<br />

spero che non la senta anche Frannie.<br />

«Il mio Sway non vale niente. Pensavo di sì, ma...».<br />

Scuote la testa e ha l’aria turbata. «È... non posso<br />

farlo».<br />

È per pura disperazione che non riesco a lasciar<br />

correre, nonostante so che dovrei. «Hai detto che<br />

volevi aiutarmi... per riparare a ciò che avevi fatto.<br />

Questa è la tua opportunità». Sento la mia espressione<br />

diventare una smorfia, mentre un disgusto nauseante<br />

mi seppellisce. Non riesco a guardarla. Non intendevo<br />

affatto dire quello: giocati quella carta. Non so<br />

neanche da dove mi è venuto.<br />

Quando la guardo, lei mi lancia un’occhiata di<br />

sguincio, e una lacrima che le cade lungo la guancia. Se<br />

la asciuga con <strong>il</strong> dorso <strong>del</strong> polso. «Cosa dovrei fare?»


«Solo volerlo, suppongo. Tu sai come funziona<br />

meglio di me».<br />

Un gemito ferito le sfugge dalla gola. «Ma l’ho<br />

sempre voluto, anche prima che tutti questi...». Agita<br />

le mani in aria, verso di me. «Ho sempre desiderato<br />

riaverti indietro».<br />

«Forse è per questo che ho finito per essere <strong>il</strong> tuo<br />

custode, ma io penso che tu debba volermi più che<br />

“indietro”. Credo che tu debba desiderare che io sia<br />

mortale... umano».<br />

Lei mi lancia un’occhiata incerta. «Io...».<br />

«Intanto pensaci», dico.<br />

Lo farà. So che lo farà. Riesco a sentire <strong>il</strong> suo senso di<br />

colpa, pesante e corposo, come una coperta sulla sua<br />

anima. E per quanto internamente mi senta nauseato,<br />

<strong>il</strong> dolore palpitante non viene soltanto dal disgusto.<br />

Perché soffro per L<strong>il</strong>i, e questo è l’unico modo in cui<br />

posso averla. Frannie vuole così. È stata lei a parlarne<br />

per prima. Il nodo che sento dentro si allenta, quando<br />

mi rendo conto di non aver fatto niente di sbagliato,<br />

davvero... soltanto incoraggiarla a fare quello che già<br />

voleva.<br />

Ci fermiamo nello spiazzo <strong>del</strong> parcheggio di Luc. Lei<br />

spegne <strong>il</strong> motore e resta ferma per un lungo minuto,<br />

prima di voltarsi a guardarmi. «Ci proverò», dice.<br />

Apro lo sportello ed esco prima che possa vedere la<br />

gioia sul mio viso. Sono praticamente certo di essere<br />

luminescente.<br />

Lei salta giù dalla macchina, e io mi rendo conto che<br />

sto tremando. Non riesco a fermarmi. L’ho desiderato<br />

così tanto. Riesco a immaginarmi esattamente la<br />

scena: L<strong>il</strong>i tra le mie braccia, così morbida e calda...<br />

che mi tocca, mi bacia...<br />

Un brivido mi corre attraverso. Potremmo lasciare<br />

Haden. Andare da qualche parte dove nessuno ci


conosce. Stare insieme... davvero insieme. Dentro di<br />

me si scatena una pioggia di scint<strong>il</strong>le. Forse dovrei<br />

abbonare al demone qualche negligenza. Se Frannie lo<br />

fa sentire così...<br />

La seguo su per le scale e lei ruota la chiave nella<br />

serratura <strong>del</strong>l’appartamento di Luc. Il mio cuore sogna<br />

ancora di più, quando varco la soglia e vedo L<strong>il</strong>i,<br />

seduta al tavolo con la sua felpa grigia. Non ha i capelli<br />

davanti al viso, ma raccolti in una coda ed è...<br />

bellissima. Come se fosse quasi splendente.<br />

Straordinariamente viva.<br />

Poi vedo Luc seduto di fronte a lei, i piatti vuoti sul<br />

tavolo, tra loro due. Sembrano assorti in una<br />

conversazione intensa, e <strong>il</strong> senso di umanità che stavo<br />

provando per lui svanisce istantaneamente.<br />

Avanzo e mi fermo accanto a L<strong>il</strong>i. «Di che parlate,<br />

ragazzi?».<br />

Luc attende un secondo prima di rispondere. I suoi<br />

occhi passano da L<strong>il</strong>i a Frannie, poi di nuovo a L<strong>il</strong>i, e si<br />

assottigliano in modo quasi impercettib<strong>il</strong>e. «Niente».<br />

Si alza dalla sedia e abbraccia Frannie. «Io e L<strong>il</strong>i<br />

abbiamo fatto <strong>del</strong>le frittate. Ne volete una?».<br />

Le mie mani afferrano lo schienale <strong>del</strong>la sedia di L<strong>il</strong>i<br />

così forte che sono vagamente sorpreso che <strong>il</strong> legno<br />

non si frantumi. Mi mordo entrambe le labbra insieme<br />

e ingoio la furia che non vede l’ora di uscirmi dalla<br />

bocca. Come può Frannie essere così cieca? Come fa a<br />

non vedere che lui è completamente centrato su L<strong>il</strong>i?<br />

Sto soffocando.<br />

Gli angeli possono soffocare? Devo uscire di qui.<br />

L<strong>il</strong>i si alza in piedi. I suoi occhi si rivolgono verso di<br />

me, poi altrove. «Devo prepararmi per andare al<br />

lavoro», dice. «Ci vediamo, ragazzi».<br />

Lava <strong>il</strong> suo piatto nel lavandino, e io l’accompagno


alla porta, sforzandomi di tenere le mani lontano da<br />

lei.<br />

«Esco anch’io», dico, guardando oltre la spalla.<br />

«Tornerò».<br />

Luc mi guarda, ma non apre bocca.<br />

Quando L<strong>il</strong>i e io siamo sul pianerottolo, non faccio<br />

neanche finta. Intreccio le dita con le sue e cammino<br />

con lei fino alla sua porta. «Devi davvero lavorare?»<br />

«Non prima di alcune ore». Abbassa gli occhi e<br />

arrossisce. «Ma speravo che se fossi andata via saresti<br />

potuto venire anche tu».<br />

Sorrido, mentre tutti i miei sensi si infiammano.<br />

«Eccomi. Allora pensi di invitarmi a entrare?».<br />

Lei ruota la chiave nella serratura e apre la porta.<br />

Entriamo, ma prima che possa richiudere le prendo <strong>il</strong><br />

viso tra le mani e la <strong>bacio</strong> dolcemente.<br />

Mi stacco e guardo in basso, nei suoi meravigliosi<br />

occhi verdi. «Perdonami. Dovevo farlo».<br />

Lei mi sorride e chiude la porta. Poi mi prende per<br />

mano e mi conduce verso <strong>il</strong> divano. Cerco un posto<br />

dove sedermi, ma lei non sembra curarsi <strong>del</strong> fatto che<br />

sul divano ci sono vestiti sparsi dappertutto. Mi spinge<br />

giù e si sistema accanto, stringendosi a me e<br />

baciandomi ancora.<br />

Mi sento preso in un vortice. Trascinato sempre più<br />

in profondità. Ma lo voglio. Voglio che si impadronisca<br />

completamente di me e non mi lasci mai.<br />

Le sue mani esplorano, e io la stringo più forte,<br />

sentendomi rimescolare nel profondo. Qualcosa di<br />

primordiale, ma incontrastab<strong>il</strong>e. Desiderio.<br />

No. Amore. Io la amo. È sbagliato voler stare vicino a<br />

qualcuno che si ama?<br />

Sprofondo nel suo abbraccio, mentre le mie mani si<br />

muovono sulla sua schiena, sul suo bacino, e scivolano<br />

sotto la maglietta.


Lei si ritrae. «Fermati!».<br />

Ritiro le mani e le tengo alzate, odiandomi per aver<br />

affrettato le cose. Cosa c’è di sbagliato in me? «Mi<br />

dispiace. Ho perso <strong>il</strong> controllo. Non succederà più».<br />

Lei si nasconde <strong>il</strong> viso tra le mani. «Non è quello.<br />

Voglio stare con te, ma...».<br />

Le avvolgo la schiena con le braccia; la tensione nel<br />

mio petto si allenta. «Cos’è, allora?».<br />

Lei solleva la testa e mi guarda, insicura e impaurita.<br />

Io mi raggelo dentro, improvvisamente, convinto che<br />

abbia cambiato idea su di me.<br />

Le sue ciglia si abbassano. «Se te lo dico, te ne<br />

andrai».<br />

«Se prometto di non farlo...?»<br />

«Non ha importanza».<br />

«Prova».<br />

I suoi occhi si alzano a guardare i miei, e mi fissa per<br />

un lungo momento prima di alzarsi dal divano e<br />

dirigersi alla finestra, dove resta a fissare fuori, nello<br />

spiazzo <strong>del</strong> parcheggio, per molto tempo. Quando<br />

parla di nuovo, la sua voce è pesante quanto <strong>il</strong> mondo.<br />

«Io non sono un angelo, Matt».<br />

Scatto. Com’è possib<strong>il</strong>e che sappia? Luc?<br />

Lei torna verso di me, e la luce fioca si riflette sulle<br />

sue guance bagnate. «Sono stata con dei ragazzi...<br />

molti ragazzi».<br />

Dentro di me qualcosa si r<strong>il</strong>assa, mentre un lungo<br />

sospiro di sollievo mi sfugge dal petto. Lei non sa. E<br />

ora sarà più al sicuro. Farò <strong>del</strong> tutto perché sia così.<br />

Nessuno si avvicinerà più abbastanza da farle male.<br />

Non senza passare prima su di me.<br />

Mi alzo e cammino lentamente verso la finestra.<br />

«Quelli che hai amato in passato...».<br />

Ruota la testa, e i suoi occhi si impietriscono. «Non li<br />

ho amati!», ringhia.


Sento che mi si spalancano gli occhi, mentre tutto si<br />

raggela. «Oh».<br />

La sofferenza nel suo tono di voce quasi mi uccide.<br />

Avanzo verso di lei per confortarla, ma alza una mano<br />

e fa un passo indietro. «Faccio quello che devo fare per<br />

sopravvivere». Lei si volta verso la finestra, quando la<br />

sua voce si rompe, e tenta senza successo di soffocare<br />

un singulto.<br />

«Mi dispiace tanto, L<strong>il</strong>i». Le scivolo accanto e le<br />

poggio una mano sulla spalla. Mi sento così impotente.<br />

Lei si ritrae al mio contatto e cammina a passi lunghi<br />

verso la cucina, prendendo un coltello aff<strong>il</strong>ato dal<br />

bancone. Fa roteare <strong>il</strong> manico tra le dita,<br />

intimorendomi al pensiero di quello che potrebbe fare,<br />

prima di conficcarne la punta nel rivestimento di<br />

linoleum <strong>del</strong> ripiano.<br />

«Cosa posso fare?». La pressione schiacciante nel<br />

mio petto è quasi insopportab<strong>il</strong>e.<br />

Lei si volta verso di me, guardandomi duramente<br />

anche attraverso le lacrime. «Soltanto andartene».<br />

«Non ti lascerò. Non così». Faccio un passo verso di lei<br />

e le tendo una mano, ma nei suoi occhi passa un lampo<br />

furioso, mentre indietreggia.<br />

«Non voglio che tu soffra per me. Devi sparire».<br />

Ma non demordo. Avanzo lentamente verso di lei,<br />

sentendo di dover fare qualcosa. «No».<br />

«Che c’è, non te ne andrai senza aver assaggiato?»,<br />

dice con un’espressione che volge al sarcasmo<br />

rabbioso. «Sei proprio come tutti gli altri». Si volta<br />

ancora verso <strong>il</strong> bancone e sembra che stia per estrarre<br />

<strong>il</strong> coltello dal ripiano.<br />

Mi irrigidisco completamente. Devo farle capire che<br />

io sono diverso, ma come? Mi concentro su di lei – su<br />

quello che provo per lei – e irradio questa emozione,<br />

cercando di farglielo capire.


«No», dico dolcemente, avvicinandomi. «Non me ne<br />

andrò finché non capirai che ero serio quando ho detto<br />

che ti amo».<br />

Lei si volta, gli occhi spalancati. «Tu non puoi<br />

amarmi. Non mi si può amare».<br />

La raggiungo e le avvolgo dolcemente i fianchi con le<br />

braccia. «Ma io ti amo».<br />

I suoi occhi calano sul pavimento. «Be’, io ti odio».<br />

«Se è questo ciò di cui hai bisogno...».<br />

Lei mi si appoggia, con le mani aperte sul mio petto,<br />

e io la stringo a me. «Ti odio», ripete.<br />

La <strong>bacio</strong> sulla testa e affondo <strong>il</strong> viso tra i suoi capelli.<br />

«Ti amo».<br />

Si stringe a me e mi infiammo. E quando mi bacia, è<br />

come accendere un razzo. Il fuoco lento mi consuma.<br />

So che ho bisogno di allontanarmi, per diverse<br />

ragioni. Lei è vulnerab<strong>il</strong>e, in questo momento, e non<br />

posso approfittarne. E c’è anche quella storia <strong>del</strong>le ali.<br />

Sono praticamente certo che questo è un limite che<br />

non posso oltrepassare senza perderle. Ma è quasi<br />

impossib<strong>il</strong>e. Ne ho così tanto bisogno che è come se lei<br />

fosse <strong>il</strong> cuore che non ho. Una parte vitale di me che<br />

mi manca.<br />

Trovo la forza di allontanarmene. «L<strong>il</strong>i... non posso,<br />

in questo momento».<br />

Lei mi spinge con forza. «Perché sono troppo<br />

ripugnante?»<br />

«No. Assolutamente no. Niente <strong>del</strong> genere». Metto<br />

una mano sul suo petto, sul suo cuore, e lo sento<br />

battere sotto le mie dita. Lei è <strong>il</strong> mio cuore.<br />

Sf<strong>il</strong>a via dalla stretta tra me e <strong>il</strong> bancone. «Certo,<br />

come no. Esci e basta». Si precipita verso la porta e la<br />

apre.<br />

Resto fermo, sentendo quel buco nero e vuoto che<br />

sono dentro collassare su se stesso. Devo andar via


prima che la situazione diventi incontrollab<strong>il</strong>e. Ma non<br />

così.<br />

«L<strong>il</strong>i...».<br />

«Vattene e basta».<br />

Cammino fino a lei, ma indugio sulla soglia. Devo<br />

dimostrarle che sono serio, che non voglio soltanto<br />

sesso. Mi fermo di fronte a lei e la <strong>bacio</strong> sulla fronte.<br />

Le mie labbra si muovono verso <strong>il</strong> suo orecchio. «Lo<br />

faremo nel modo giusto, L<strong>il</strong>i. Ho soltanto bisogno di<br />

un po’ di tempo»<br />

Quanto tempo è occorso a Frannie per trasformare<br />

Luc?<br />

Poche settimane? Un mese?<br />

Per L<strong>il</strong>i, posso aspettare un tempo sim<strong>il</strong>e. E, nel<br />

frattempo, ci deve essere qualcosa che posso fare per<br />

invertire la sua destinazione. La speranza trabocca<br />

dentro di me, riempiendomi fino a farmi esplodere.<br />

Devo soltanto essere forte per un breve periodo.<br />

Posso farcela.<br />

Ma quando i suoi occhi incontrano i miei, sento<br />

esplodere rovente un desiderio così potente che non<br />

riesco a pensare ad altro che alla sensazione <strong>del</strong> suo<br />

corpo su di me. Il fuoco mi scorre attraverso,<br />

bruciando ogni dubbio. Non ho mai provato un<br />

bisogno tale, prima d’ora... totalmente primitivo e<br />

devastante. Lei chiude la porta e mi prende <strong>il</strong> viso,<br />

portandolo nuovamente vicino al suo.<br />

Da quel momento, quello che accade si fa confuso...<br />

ci baciamo, ci frughiamo nei vestiti. E poi siamo sul<br />

pavimento: <strong>il</strong> suo corpo contro <strong>il</strong> mio. Devo sforzarmi<br />

molto per fermarmi, per costringermi a ragionare. Ma<br />

quando lei mi stringe a sé e mi sussurra in un<br />

orecchio: «Ti amo», non c’è più niente da fare. Tutto<br />

ciò che sono diventa parte di lei.


Matt<br />

Capitolo 18<br />

La tana <strong>del</strong> demone<br />

L<strong>il</strong>i allontana <strong>il</strong> volto dalla mia spalla. «Davvero devo<br />

andare al lavoro. E in più, l’anca mi fa male da<br />

morire». Si solleva da terra e si massaggia un fianco,<br />

facendomi un sorriso tremolante. «Il divano sarebbe<br />

stato molto più comodo».<br />

Afferro la sua felpa dal pavimento, accanto a noi, e<br />

gliel’avvolgo intorno, abbracciandola forte. Non ci<br />

sono parole per descrivere quello che sto provando. La<br />

beatitudine non ci si avvicina neanche. Sollevo <strong>il</strong> viso<br />

dai suoi capelli e la guardo negli occhi. Mi sta<br />

sorridendo. Il che significa che non ha problemi<br />

riguardo a quello che abbiamo fatto.<br />

E, apparentemente, neanche io.<br />

Inizialmente, per quanto la desiderassi, non ero <strong>del</strong><br />

tutto concentrato su L<strong>il</strong>i, poiché ero sicuro <strong>del</strong>la cosa.<br />

Continuavo ad aspettarmi l’arrivo dei vendicatori. Ma<br />

andando avanti – e avanti, penso con un sorriso –<br />

sono riuscito a stare davvero con lei, a perdermi<br />

completamente. E la sensazione è stata superiore alle<br />

aspettative, o addirittura a quello che potevo aver<br />

sperato. Forse avevo ragione. Se è amore... forse mi è<br />

concesso averlo.<br />

Lei si districa da me e si alza dal pavimento. Io mi<br />

appoggio su un gomito e la osservo camminare verso <strong>il</strong><br />

bagno, poi mi alzo e mi inf<strong>il</strong>o i vestiti, sentendomi


leggermente imbarazzato. Cosa è previsto che succeda,<br />

ora? Rimango? Vado via? Qual è la prassi?<br />

Opto per sedermi sul divano e ammirarla da lontano,<br />

mentre si prepara per andare al lavoro. Quando<br />

avanza verso la porta, vestita con un top e dei jeans<br />

consumati, mi tiro su e la seguo. Le avvolgo un braccio<br />

intorno ai fianchi, le scanso i capelli dal viso e la <strong>bacio</strong>.<br />

Le sue mani sono sul mio viso, e quando inclina la<br />

testa e mi bacia più profondamente, una scossa<br />

elettrica mi scorre dentro e mi ritrovo a essere<br />

leggermente luminescente. Trattengo la mia energia,<br />

quando sento che lei sobbalza per la sorpresa.<br />

Si ritrae, sorridendo. «Wow».<br />

«Già... wow». Ricambio <strong>il</strong> sorriso e mi sforzo molto<br />

per non luccicare.<br />

Il suo sorriso si fa timido e lei distoglie gli occhi dai<br />

miei, abbassandoli. «Allora, se vuoi restare qui, puoi.<br />

Sarò di ritorno verso le otto». Ha un’espressione piena<br />

di speranza, mentre punta di nuovo gli occhi nei miei.<br />

Si inf<strong>il</strong>a una mano in tasca e mi porge una chiave. «Ne<br />

ho un’altra».<br />

«Non credi che ti stai fidando di me un po’ troppo<br />

fac<strong>il</strong>mente?».<br />

Lei arcua un sopracciglio. «Vorresti dire che non<br />

dovrei?».<br />

La chiave scompare nel mio pugno. «No. Spero<br />

soltanto che tu non dia le tue chiavi a ogni ragazzo che<br />

incontri».<br />

La frase non mi è neanche uscita dalla bocca che già<br />

desidero potermela rimangiare.<br />

Il suo volto si oscura, e lei mi afferra la mano.<br />

«Ridammela».<br />

Ritraggo la mano, e quando lei si agita per riaverla la<br />

afferro intorno ai fianchi e la stringo forte a me. «Non<br />

intendevo nel senso che è potuto sembrare. Mi


preoccupo semplicemente di te».<br />

Lei si allontana e mi guarda con occhi circospetti.<br />

«E sarò qui, quando tornerai a casa», aggiungo. La<br />

avvicino a me e le sussurro in un orecchio: «Ti amo».<br />

I suoi occhi si rischiarano, ma non mi saluta. La<br />

osservo camminare nell’androne, sperando di non aver<br />

rovinato completamente tutto, poi mi proietto<br />

nell’appartamento di Luc.<br />

Frannie aggrotta le sopracciglia guardando le<br />

profondità di una tazza di caffè dimenticato, e prende<br />

un pezzo di frittata fredda con la forchetta. La fronte è<br />

nell’altra mano, con le dita aggrovigliate nei capelli, <strong>il</strong><br />

gomito sul tavolo.<br />

Problemi in Paradiso?<br />

È sbagliato che questo mi renda felice? Già era <strong>il</strong><br />

giorno più bello <strong>del</strong>la mia esistenza. È possib<strong>il</strong>e che<br />

diventi ancora meglio?<br />

Mi tiro su e mi siedo sul bancone, incapace di<br />

smettere di sorridere. «Che succede?».<br />

Frannie solleva la testa dalla mano. «Taci. Sto<br />

cercando di concentrarmi».<br />

Le mie sopracciglia si alzano interrogative verso Luc.<br />

«Sta tentando di usare <strong>il</strong> suo Sway su Taylor», mi<br />

spiega lui.<br />

«Per...?», chiedo.<br />

«Fare in modo che stia alla larga da Marchosias».<br />

Frannie si alza in piedi e cammina fino al letto, dove<br />

si accascia sulla schiena con un avambraccio sugli<br />

occhi.<br />

La osservo. «Quindi te ne starai semplicemente<br />

sdraiata tutto <strong>il</strong> giorno a dire a Taylor che Marchosias<br />

è un rifiuto <strong>del</strong>la società e che lei non lo desidera?»<br />

«Devo tentare qualcosa. È colpa mia se sta con lui.<br />

Non posso stare senza far niente, mentre lui destina la


sua anima».<br />

Do un’occhiataccia a Luc, che sussulta.<br />

«Chiamami, chiamami, chiamami...», mormora lei.<br />

Cammino fino a Frannie e le do un colpetto con <strong>il</strong><br />

gomito sul ginocchio. «Se hai bisogno di me, sarò qui<br />

fuori».<br />

«Bene», dice lei da sotto <strong>il</strong> braccio.<br />

Mi proietto, ma non nell’androne. Torno a casa di<br />

L<strong>il</strong>i. Un brivido di emozione mi freme dentro. Mi ha<br />

dato la chiave. Sono benvenuto, qui... invitato. Non<br />

devo più aggirarmi nell’atrio.<br />

Non riesco a spazzar via <strong>il</strong> sorriso dal mio viso,<br />

mentre passeggio nell’appartamento. In bagno trovo<br />

una boccetta <strong>del</strong> suo profumo sul lavandino. Me la<br />

avvicino al naso, ma è sgradevole. Non è lo stesso,<br />

prima di aver toccato la sua pelle.<br />

Suppongo che si potrebbe dire la stessa cosa di me.<br />

Non sono lo stesso angelo che ero stamattina. Stare<br />

con L<strong>il</strong>i ha cambiato tutto.<br />

Fissandomi allo specchio sopra <strong>il</strong> lavandino, una cosa<br />

diventa tremendamente evidente, anche nella fioca<br />

luce <strong>del</strong>le lampade al neon tremolanti. Non posso<br />

focalizzarmi su Frannie, se l’unica cosa che mi sta a<br />

cuore è L<strong>il</strong>i. Devo trovare un modo per invertire la sua<br />

destinazione. Questa è la mia nuova missione. Dovrò<br />

parlare con Gabriel.<br />

Frannie<br />

«Bisogna cambiare le pasticche dei freni <strong>del</strong>la<br />

Shelby», dice Luc.<br />

So cosa sta cercando di fare, e lo adoro per questo,<br />

ma per quanto riempirsi di grasso con Luc sotto la<br />

Shelby potrebbe essere una piacevole distrazione, non


aiuterà Taylor. «Devo andare al lavoro», dico<br />

tirandomi su dal letto.<br />

Luc si tiene in equ<strong>il</strong>ibrio sulle gambe posteriori <strong>del</strong>la<br />

sedia. «Di’ che stai male».<br />

«No. Devo andare. Il sabato pomeriggio Ricco’s è<br />

pieno di feste di compleanno. Mi licenzierà, se non mi<br />

presento».<br />

«Verrò con te», dice lui, abbassando la sedia a terra e<br />

alzandosi in piedi.<br />

«Sto bene, Luc. Smett<strong>il</strong>a di trattarmi come una<br />

bambina».<br />

Lui mi guarda sospettoso. «Sei sicura che va tutto<br />

bene?»<br />

«Molto bene. Davvero».<br />

Lui sembra ancora incerto. «Chiamami quando arrivi<br />

lì».<br />

«Certo». Mi dirigo verso la porta, e Luc mi segue.<br />

Sbircia fuori, oltre di me, nel corridoio.<br />

«Concentrati, Matt», dice ad alta voce nell’androne<br />

vuoto.<br />

Quando arrivo alla mia macchina, tiro fuori <strong>il</strong><br />

cellulare e digito. «Ehi, Delanie. Puoi dire a Ricco che<br />

penso di avere l’influenza?», dico con <strong>il</strong> mio tono più<br />

fleb<strong>il</strong>e e rauco quando lei risponde al telefono di<br />

Ricco’s.<br />

«Ugh! Non stai vomitando, vero?», chiede lei,<br />

disgustata.<br />

«Dappertutto». Tossisco, per essere più realistica.<br />

«Indecente!».<br />

«Davvero. Allora glielo dirai?»<br />

«Sì», fa lei, e riattacca rapidamente, come se fosse in<br />

grado di capire cosa ho attraverso la linea telefonica.<br />

Mi siedo in macchina e trattengo <strong>il</strong> respiro per un<br />

secondo, aspettando che Matt compaia e mi chieda<br />

cosa sto facendo. Quando questo non succede, espiro


lungamente ed esco dallo spiazzo <strong>del</strong> parcheggio.<br />

Supero Rhenorian, parcheggiato in una f<strong>il</strong>a<br />

retrostante. Lui mi segue con gli occhi, ma non con la<br />

macchina, e allora capisco che sono al sicuro. Faccio<br />

un sospiro palpitante e mi dirigo a sud, verso la città.<br />

Quando arrivo dalle parti di Marc inizio a fare<br />

autocritica, e per un attimo penso di chiamare Matt.<br />

Ma so che cercherebbe di fermarmi, proprio come<br />

avrebbe fatto Luc, quindi lascio perdere.<br />

Guido lungo la strada, oltre la casa di pietra arenaria<br />

di Marc. Mi si chiude lo stomaco e <strong>il</strong> viso mi si contrae<br />

involontariamente, quando la mente mi mostra Taylor<br />

sul tavolo <strong>del</strong>la cucina. Il cuore mi martella nel petto<br />

mentre aggiro l’isolato, in cerca di un parcheggio<br />

vicino abbastanza da permettermi di osservare la sua<br />

porta d’ingresso. Al secondo giro vedo qualcuno che<br />

esce, sull’altro lato <strong>del</strong>la strada e a mezzo isolato dalla<br />

casa di Marc. Parcheggio al suo posto e resto seduta<br />

per molto tempo, sussurrando <strong>il</strong> mio mantra: «Taylor,<br />

tu non vuoi Marc. Lui non va bene per te. Tu non vuoi<br />

Marc».<br />

Non ho alcun mezzo neanche per sapere se Taylor è<br />

ancora lì dentro o no, quindi aspetto per vederla<br />

arrivare o andar via.<br />

Invece vedo un pickup Hunter arancione malconcio<br />

parcheggiare lungo la strada, poco più avanti rispetto a<br />

me.<br />

L<strong>il</strong>i?<br />

Oddio! Anche lei sta cercando Taylor.<br />

Salto giù dalla macchina per fermarla prima che entri<br />

nella tana <strong>del</strong> leone, ma quando si volta verso la casa<br />

di Marc vedo che sta sorridendo.<br />

Sorridendo?


Mi sento gemere, mentre tutti i pezzi finiscono per<br />

combaciare. Non è venuta a cercare Taylor. È qui per<br />

vedere quel Chax. Nel secondo che impiego a elaborare<br />

tutto questo lei scompare nella casa. È quasi<br />

impossib<strong>il</strong>e non precipitarsi dentro dopo di lei. Ma<br />

non lo faccio. In questo preciso momento devo<br />

concentrarmi su Taylor.<br />

Mi inf<strong>il</strong>o di nuovo in macchina, in attesa di qualsiasi<br />

suo indizio. Dopo un’ora ho dolori ovunque, per aver<br />

contratto ogni muscolo <strong>del</strong> mio corpo, e sono sicura<br />

che morirò. Ho chiamato <strong>il</strong> cellulare di Taylor un<br />

centinaio di volte ma, come al solito, non risponde.<br />

Alla fine non resisto più. Scendo dalla Mustang e<br />

attraverso la strada in direzione <strong>del</strong>la casa, ma prima<br />

di raggiungerla L<strong>il</strong>i viene fuori sul marciapiede. Mi si<br />

blocca <strong>il</strong> respiro quando Marc esce seguendola. E le<br />

sue mani la toccano dappertutto.<br />

Sbircio da dietro una macchina parcheggiata e li<br />

osservo camminare fino al pickup di L<strong>il</strong>i, appena due<br />

macchine davanti a quella dove sono io.<br />

Accucciata dietro l’auto, guardo furtivamente a lato<br />

<strong>del</strong> parafango. L<strong>il</strong>i dice qualcosa che non riesco a<br />

sentire.<br />

«Sarei geloso», replica Marc, spingendola contro una<br />

fiancata <strong>del</strong> pickup con <strong>il</strong> suo corpo, «se non ti stessi<br />

già condividendo con metà <strong>del</strong>l’umanità». Poi la<br />

schiaccia in un <strong>bacio</strong> violento che mi ferisce le labbra<br />

soltanto a guardarlo.<br />

L<strong>il</strong>i si ritrae e lo guarda. «Tu hai <strong>il</strong> tuo giocattolo»,<br />

ribatte. «Sono io che dovrei essere gelosa. Che succede<br />

se ti prendi una cotta per lei?»<br />

«Lei non è niente», risponde Marc, mentre L<strong>il</strong>i sale<br />

sul pickup.<br />

«Fai solo in modo di tenerla pronta per quando ne<br />

avrò bisogno», dice lei attraverso <strong>il</strong> finestrino aperto.


«Il tempismo sarà cruciale». Marc si sporge nel<br />

finestrino per un altro <strong>bacio</strong>, ma lei lo spinge via e<br />

parte.<br />

Resta fermo a guardarla, mentre <strong>il</strong> pickup scoppietta<br />

lungo la strada e scompare dietro l’angolo.<br />

Aspetto dietro la macchina, con <strong>il</strong> cuore che mi pulsa<br />

nelle orecchie, cercando di capire cosa significhi tutto<br />

questo. L<strong>il</strong>i sta con Marc? Come?<br />

Ma quando Marc torna verso la casa, esco fuori da<br />

dietro la macchina. Riesco a malapena a respirare, e<br />

non sono sicura di cosa intendo fare, ma devo sapere<br />

se Taylor si trova lì.<br />

«Marc!».<br />

Lui si volta, e in un primo momento spalanca la<br />

bocca. Si riprende e i suoi occhi di ossidiana lanciano<br />

un bagliore, mentre un sorriso compiaciuto gli<br />

increspa lentamente le labbra. «Bene, cos’abbiamo<br />

qui?».<br />

Lo guardo minacciosa. «Dov’è Taylor?»<br />

«Dov’è <strong>il</strong> tuo ragazzo giocattolo?», domanda lui,<br />

dando un’occhiata al marciapiede dietro di me.<br />

«È lì dentro?», ringhio, gli occhi che ammiccano alla<br />

casa.<br />

Lui mi guarda alzando un sopracciglio e allunga un<br />

braccio per invitarmi. «Perché non vieni dentro a<br />

scoprirlo?».<br />

Avanzo verso di lui, con le unghie piantate<br />

dolorosamente nei palmi. «Lei è qui o no?».<br />

Il suo volto assume un’espressione vogliosa che mi<br />

raggela la spina dorsale. «Non lo so. L’ultima volta che<br />

l’ho vista era con Chax, dopo che Andrus aveva finito<br />

con lei».<br />

Senza neanche pensare faccio un balzo in avanti e lo<br />

getto a terra, stringendogli <strong>il</strong> collo in una morsa.<br />

Lui mi sorride senza nemmeno reagire.


«Impressionante. Cosa stai provando in questo<br />

momento, Frannie? Rabbia? Odio?».<br />

Capisco cosa sta tentando di fare, e sta funzionando.<br />

Non riesco a controllare la rabbia, che mi ribolle nel<br />

ventre fino a renderlo una massa di carne e sangue. Lo<br />

voglio morto.<br />

Respiro profondamente e mi costringo a lasciarlo<br />

andare. Mi alzo lentamente in piedi sul marciapiede.<br />

Perdere <strong>il</strong> controllo non aiuta Taylor.<br />

Marc si rialza con un movimento <strong>del</strong>icato. «Per<br />

favore, entra». Fa un gesto in direzione <strong>del</strong>la porta con<br />

un piccolo inchino. Un sorriso sarcastico gli appare sul<br />

viso, mentre aggiunge: «Uno di questi cuccioli qui ti<br />

farà sentire davvero molto meglio».<br />

«Lei è qui?», dico di nuovo, tra i denti serrati.<br />

«C’è solo un modo per scoprirlo». Lui si volta e varca<br />

la soglia, lasciandomi lì in piedi sul marciapiede a<br />

fissarlo.<br />

Non ho scelta. Respirando profondamente per<br />

scacciare l’angoscia dal petto, supero la porta e<br />

attraverso un breve ingresso in penombra. Entro nella<br />

stanza retrostante, più buia, e nell’attimo che i miei<br />

occhi impiegano ad adattarsi sento <strong>del</strong>le dita che<br />

affondano nelle mie braccia, afferrandomi e tirandomi<br />

più all’interno <strong>del</strong>la stanza. Sbatto le palpebre e cerco<br />

di liberarmi dalla stretta, tentando di vedere chi mi<br />

trattiene. Quando infine riesco a distinguere le figure<br />

nell’oscurità, vedo gli occhi rossi e luccicanti di Marc e<br />

Chax ai miei lati. Andrus è seduto su una specie di<br />

trono, sulla piattaforma che serve da palcoscenico al<br />

gruppo.<br />

Ruoto rapidamente su me stessa e colpisco Chax<br />

all’inguine con un ginocchio. Lui cade a terra,<br />

sorpreso, poi mi guarda con gli occhi spalancati e un<br />

mezzo sorriso. «Dannato Inferno! E questa da dove


salta fuori?».<br />

Marc sorride maligno. «Scusa, amico. Avrei dovuto<br />

avvertirti».<br />

Chax si rialza e mi fa un breve sorriso. Si avvicina, ma<br />

invece di afferrarmi per un braccio sussulta, poi<br />

colpisce Marc voltandosi di scatto. Lo centra sulla<br />

mascella, facendolo indietreggiare di un passo per<br />

l’urto. Marc vac<strong>il</strong>la, e io allungo un piede, togliendogli<br />

l’appoggio <strong>del</strong>le gambe da sotto. Cade a terra<br />

imprecando.<br />

Dal palco, una risata sommessa cattura l’attenzione<br />

di tutti. Mi volto e vedo Andrus che mi sorride<br />

attraverso una boccata di zanne. «Credo che tu mi<br />

piaccia. Il tuo allenamento sarà davvero un grande<br />

piacere».<br />

Lo guardo minacciosa. «Il mio allenamento?»<br />

«Sì, una volta che avremo invertito la tua<br />

destinazione – cosa che, a giudicare dai fatti, si sta<br />

svolgendo gradevolmente – avrai bisogno di essere<br />

allenata. Chi meglio <strong>del</strong> ragazzo <strong>del</strong>le PR potrebbe<br />

farlo? È tutta una questione di immagine e di<br />

posizione. Ti portiamo davanti alle persone giuste,<br />

perché tu li condizioni con lo Sway a fare la cosa<br />

giusta, e ci ricopriamo d’oro. Non potrà fermarti<br />

nessuno».<br />

Ho sentito abbastanza. Mi volto e avanzo verso la<br />

cucina, coprendo la distanza con pochi lunghi passi, e<br />

accendo la luce. Do uno sguardo alla stanza, cercando<br />

di bloccare fuori dalla mente l’immagine di quello che<br />

Marc stava facendo a Taylor l’ultima volta che sono<br />

stata qui. La luce al neon tremolante <strong>il</strong>lumina una<br />

stanza vuota. Taylor non è qui.<br />

Chax avanza verso di me, ma Andrus lo ferma con un<br />

gesto <strong>del</strong>la mano.<br />

Mi volto verso di lui. «Dov’è?».


Andrus mi sorride soltanto.<br />

Attraverso la sala e apro una porta accanto al palco.<br />

La camera è buia, e odora di sudore, di marcio, e di<br />

qualcosa di più rivoltante. Premo l’interruttore <strong>del</strong>la<br />

luce: sulla moquette marrone consumata <strong>il</strong> bulbo<br />

spoglio di una lampada da tavolo rovesciata <strong>il</strong>lumina<br />

un mucchio di vestiti. La prendo e avanzo nella stanza.<br />

Ci sono due grandi materassi macchiati, sul<br />

pavimento, che occupano gran parte <strong>del</strong>lo spazio.<br />

Sparsi sopra ci sono sei o sette corpi: tutte donne,<br />

alcune nude. Alcune di loro si muovono e sollevano la<br />

testa, quando faccio splendere la luce nella stanza.<br />

Nessuna ha i capelli rosa. Taylor non c’è.<br />

Una parte di me ringrazia Dio, un’altra ringhia di<br />

frustrazione.<br />

Avanzo nella camera e mi chino vicino al materasso,<br />

poggiando la lampada accanto a me. Scuoto una di<br />

loro per una spalla... una bionda carina che sembra<br />

avere la stessa età di Maggie. Lei si muove a malapena.<br />

«Stai bene?», dico, senza avere risposta.<br />

Mi alzo in piedi e mi volto verso la porta, così vedo<br />

Andrus lì, in piedi, che mi blocca dentro, con una<br />

leggera espressione di minaccia selvaggia. Prima che io<br />

possa reagire ha coperto la distanza che ci separa e si<br />

ferma soltanto ad alcuni centimetri da me. Mi avvolge<br />

una mano calda dietro <strong>il</strong> collo e mi inclina la testa.<br />

«Aggiungerti a loro sarebbe adorab<strong>il</strong>e», dice,<br />

accennando alle ragazze con un movimento <strong>del</strong>la testa.<br />

«Cosa le avete fatto?», ringhio.<br />

Le sue labbra si deformano in un sorriso depravato.<br />

«Resta e lo scoprirai».<br />

«Tu non mi vorresti», dico, spingendo <strong>il</strong> pensiero con<br />

la mente.<br />

Per un istante soltanto <strong>il</strong> suo volto si sgonfia; poi lui<br />

scuote la testa e ride sommessamente. «Uhm... molto


ene. Re Lucifero sarà contento <strong>del</strong> fatto che ti sei<br />

allenata». Mi afferra per <strong>il</strong> viso con l’altra mano e<br />

schiaccia la sua bocca contro la mia, sfregando le mie<br />

labbra sulle sue zanne. Sono sorpresa <strong>del</strong>la sua forza.<br />

Boccheggio e mi allontano, sentendo un sapore di<br />

sangue, e inciampo nella lampada e sul mucchio di<br />

vestiti sul pavimento, dietro di me, cadendo a terra<br />

sulla schiena.<br />

Lui sogghigna ancora e mi tende una mano. «Dovevo<br />

farlo prima che tu mi facessi cambiare idea».<br />

Mi sollevo e gli tiro un pugno in faccia, ma lui mi<br />

afferra per <strong>il</strong> polso e lo trattiene. «Dov’è Taylor?»,<br />

dico tirando via <strong>il</strong> braccio.<br />

«Non lo so», risponde, dopo una lunga pausa.<br />

«Non è qui?».<br />

Lui esita, e qualcosa di animale gli br<strong>il</strong>la negli occhi.<br />

Mi metto in posizione di lotta, pensando che mi stia<br />

per afferrare di nuovo. Invece, mi sorride quasi<br />

teneramente. «No, non c’è. Da lei abbiamo avuto ciò<br />

che volevamo».<br />

Lancio un ultimo sguardo disperato alle ragazze e<br />

inizio a correre, scansando Andrus. Mi dirigo dritta<br />

alla macchina, col cuore che mi batte in gola. Quando<br />

ci arrivo schiaccio l’acceleratore e sgommo via verso la<br />

città, con la paura di guardarmi dietro.<br />

Durante <strong>il</strong> ritorno ad Haden, chiamo la polizia per dir<br />

loro <strong>del</strong>le ragazze. Poi chiamo Taylor ogni due secondi:<br />

ancora nessuna risposta. Torna a casa, Taylor. Lo<br />

ripeto ad alta voce.<br />

E L<strong>il</strong>i? Cosa ci faceva insieme a Marc?<br />

Luc<br />

L<strong>il</strong>i è sulla porta di casa mia, e ha un aspetto diverso:


più sicuro di sé, in un certo senso. La sua pelle bianca<br />

contrasta nettamente con i capelli neri, tirati indietro<br />

in una coda stretta. Si scosta le ciocche di capelli dal<br />

viso con <strong>il</strong> dorso <strong>del</strong> polso, mostrandomi apertamente<br />

quegli intensi occhi verdi, e mi sorride. «Ehi, Luc.<br />

Frannie è da queste parti?».<br />

Distolgo lo sguardo e apro la porta. «Sta per tornare<br />

dal lavoro. Puoi aspettare qui, se vuoi. Non dovrebbe<br />

tardare molto».<br />

Mi passa accanto, sfiorandomi un braccio, e sono<br />

scosso come se un bisogno profondo mi stesse<br />

attraversando. Me lo scrollo di dosso quando lei passa<br />

oltre. Cammina lentamente verso <strong>il</strong> mio raccoglitore di<br />

CD, scorre un dito tra i titoli e ne prende uno. «Posso<br />

mettere questo?», chiede.<br />

«Sei mia ospite».<br />

Lo mette, poi si accomoda sulla sedia <strong>del</strong>la cucina,<br />

con una gamba ripiegata sotto i glutei.<br />

«Vuoi <strong>del</strong> caffè?», chiedo versandomene una tazza.<br />

«Non bevo tanto caffè, grazie. Allora, sei sicuro che<br />

Frannie stia tornando?»<br />

«Sì».<br />

«Quando?»<br />

«Presto, credo».<br />

La raggiungo al tavolo, e lei mi guarda negli occhi da<br />

sotto le lunghe ciglia scure. «Quindi, che storia c’è tra<br />

te e Frannie, comunque?».<br />

La sua domanda mi coglie di sorpresa. «In che<br />

senso?»<br />

«Non so. Da quanto tempo state... insieme?»<br />

«Tecnicamente... qualche mese».<br />

«Cosa significa quel... “tecnicamente”?»<br />

«La nostra relazione è stata un po’... complicata... al<br />

principio». Sento che le mie labbra stanno sorridendo,<br />

e lascio che si aprano in un grande sorriso.


Drizza un sopracciglio e ricambia <strong>il</strong> sorriso.<br />

«Perché?».<br />

Mi sporgo in avanti, con i gomiti sul tavolo, e avvolgo<br />

le mani intorno alla mia tazza di caffè fumante,<br />

guardandola intensamente. «Non importa. È una<br />

storia vecchia».<br />

«Allora, è lei <strong>il</strong> tuo ideale? Intendo, la ragazza<br />

perfetta per te?».<br />

Il mio sguardo guizza sul suo sorriso furbo e<br />

malizioso. Do una lunga sorsata dalla tazza, sentendo<br />

<strong>il</strong> caffè bruciare mentre scende. «Ci va dannatamente<br />

vicino».<br />

«Questo non è un sì. Cosa cambieresti di lei, se<br />

potessi cambiare qualcosa?»<br />

«Wow...». Questa è diffic<strong>il</strong>e, perché la mia prima<br />

reazione è di dire che vorrei che non avesse lo Sway...<br />

l’Inferno non la starebbe cercando e lei sarebbe al<br />

sicuro. Ma è <strong>il</strong> suo Sway che mi ha reso ciò che sono –<br />

chi sono –, e non scambierei quello che lega me e<br />

Frannie con nulla. Mi immagino <strong>il</strong> suo viso, e un<br />

brivido mi corre dentro. «Niente. Sto modificando la<br />

mia risposta in un sì pieno. Lei è la mia ragazza<br />

perfetta».<br />

Alza le sopracciglia e si avvicina, aggirando <strong>il</strong> tavolo,<br />

per toccarmi una mano, poggiata sulla tazza <strong>del</strong> caffè.<br />

La sua voce è morbida, ipnotizzante. «Davvero...?».<br />

Per un secondo la stanza sembra scint<strong>il</strong>lare, e non<br />

riesco a mettere a fuoco le forme e i suoni, che si<br />

confondono tra loro. L’ultima cosa che vedo<br />

chiaramente, prima che la testa inizi a girarmi, è L<strong>il</strong>i<br />

che si sporge verso di me, con i gomiti poggiati sul<br />

tavolo e una mano sopra la mia, sorridente.<br />

Tiro via la mano dalla tazza, punto un gomito sul<br />

tavolo e chiudo gli occhi, aspettando che <strong>il</strong> senso di<br />

vertigine passi. Ma non passa. Semmai, si intensifica.


Sento una voce debole, come se provenisse da molto<br />

lontano. Inizialmente penso che sia ancora L<strong>il</strong>i, poi mi<br />

rendo conto che è Frannie. Mi sta chiamando. Poi<br />

sento che mi tocca <strong>il</strong> viso. La mia mente inizia a<br />

rischiararsi e guardo in alto.<br />

Frannie è lì, in piedi accanto alla mia sedia. Mi alzo,<br />

tirandola a me. Il mondo si appanna di nuovo, mentre<br />

le sue labbra toccano le mie. Un improvviso<br />

stordimento mi fa ronzare i sensi, e respiro<br />

profondamente per tenermi in piedi. Frannie è tra le<br />

mie braccia e mi stringe più forte. Mi bacia ancora con<br />

forza, più profondamente, sbattendo i denti contro i<br />

miei per l’impeto.<br />

Sento dentro di me degli assaggi di beatitudine,<br />

mentre lei mi spinge all’indietro verso <strong>il</strong> letto. Mi<br />

guarda con <strong>del</strong>le idee maliziose che le danzano negli<br />

occhi luccicanti di color zaffiro. E quando mi strappa<br />

via la T-shirt con un forte strattone, facendola a<br />

bran<strong>del</strong>li, un desiderio primitivo mi infiamma. Il mio<br />

bisogno di stare con lei si fa improvvisamente<br />

straripante e insaziab<strong>il</strong>e. Il suo campo gravitazionale<br />

mi attira verso di lei, e io gemo quando i nostri corpi si<br />

toccano.<br />

«Frannie», ringhio mentre avvolgo le dita tra i suoi<br />

capelli e le spingo la bocca verso la mia, baciandola<br />

con forza. Lei mi morde un labbro, e sento <strong>il</strong> sapore <strong>del</strong><br />

sangue, che aumenta <strong>il</strong> mio desiderio: pura bramosia<br />

animale. Mi spinge con vigore e io barcollo all’indietro,<br />

sul letto. Lei mi salta sopra, mentre tutto inizia a girare<br />

e a confondersi in una nebbia nera.<br />

«Sei mio», dice prima di divorarmi con un <strong>bacio</strong>.


Capitolo 19<br />

Quando cadono gli angeli<br />

Frannie<br />

Chiamo Matt, quando rientro a casa, e lui arriva in<br />

una frazione di secondo, apparendo accanto alla<br />

finestra nella mia camera da letto.<br />

«Dobbiamo trovare Taylor», dico, sembrando senza<br />

fiato, cosa che è abbastanza vera, dato che non sono<br />

riuscita a respirare da quando ho lasciato casa di Marc.<br />

«Potrei essere in grado di aiutarti, ma non c’è niente<br />

che io possa fare per la sua destinazione».<br />

Non posso aver capito bene. «Cosa?».<br />

Lui spalanca gli occhi, poi li abbassa a terra.<br />

«Pensavo che Luc te l’avesse detto».<br />

Le mie gambe vac<strong>il</strong>lano, e fatico a raggiungere <strong>il</strong> letto<br />

prima che cedano. Mi ci butto sopra dalla parte <strong>del</strong>la<br />

testata. «Taylor è... destinata?».<br />

Siccome lui non risponde, lo fisso. «Cosa sta<br />

succedendo, Matt?»<br />

«L’anima di Taylor è destinata all’Inferno, Frannie.<br />

Ha superato <strong>il</strong> limite con Marc. Non c’è niente che tu<br />

possa fare».<br />

Un gemito mi sale nel petto. «Luc...?». La mia gola è<br />

così chiusa che non riesco a respirare. Le stelle<br />

br<strong>il</strong>lano luminose, poi più fioche, poi di nuovo<br />

luminose, nei miei occhi. «Lui lo sapeva?»<br />

«Io...». Sento che esita e mi chiedo perché stia anche<br />

soltanto considerando la possib<strong>il</strong>ità di difendere Luc.


Lo odia. Infine si arrende. «Sì».<br />

Mi alzo in piedi e mi precipito fuori <strong>del</strong>la stanza come<br />

una furia, ignorando mia madre che mi chiama mentre<br />

attraverso impetuosamente <strong>il</strong> soggiorno ed esco dalla<br />

porta principale. Quando sguscio via dal vialetto, sento<br />

Matt in un orecchio. «Cosa stai facendo, Frannie?».<br />

Io mi limito a guardare dritto nel parabrezza, senza<br />

riuscire a trovare parole a causa <strong>del</strong>la rabbia che mi<br />

attanaglia.<br />

Non riesco neanche a ricordare <strong>il</strong> percorso che ho<br />

fatto, mentre giro la chiave nella porta di Luc e apro la<br />

porta di scatto, pronta a saltargli addosso.<br />

Dallo stereo <strong>il</strong> ritmo martellante dei Depeche Mode<br />

mi dice che tutto è Wrong 12 .<br />

E quando do uno sguardo alla stanza, capisco che<br />

hanno ragione.<br />

La prima cosa che noto è <strong>il</strong> reggiseno a fascia nero<br />

che pende dalla testata <strong>del</strong> letto, dove era sempre stato<br />

appeso <strong>il</strong> reggiseno rosso che avevo dato a Luc come<br />

talismano.<br />

E due corpi che si muovono insieme sotto la<br />

trapunta.<br />

Sbianco in viso, e tutto si fa freddo, mentre avanzo<br />

verso la scena: vestiti ammucchiati sul pavimento –<br />

quelli di Luc, e alcuni decisamente più femmin<strong>il</strong>i –, la<br />

chioma di capelli lunghi e scuri sul cuscino, <strong>il</strong> sott<strong>il</strong>e<br />

sentore di vaniglia e limone, misto al più forte odore di<br />

muschio dei corpi caldi.<br />

E non riesco a respirare.<br />

La visione periferica mi si annebbia e mi sento<br />

stordita. Come in trance, avanzo. In quattro passi sono<br />

accanto al letto, e <strong>il</strong> cuore mi si stringe forte nel petto<br />

quando sento <strong>il</strong> sospiro di Luc.<br />

Agguanto la trapunta, la tiro via, e non posso fermare<br />

<strong>il</strong> gemito di sofferenza che mi sfugge dalla gola. È tutto


ciò che riesco a fare per non piegarmi in due, mentre <strong>il</strong><br />

mio stomaco si annoda in una stretta dolorosa.<br />

L<strong>il</strong>i.<br />

«Oddio!». Le parole mi si fermano in gola.<br />

Inciampo all’indietro su Matt, che resta trafitto dalla<br />

scena nel letto. Mi afferra, e le sue dita affondano nelle<br />

mie braccia, sempre più profondamente, finché <strong>il</strong><br />

dolore <strong>del</strong>la sua stretta mi scrolla dallo stupore.<br />

Luc, completamente perso dentro di lei, non sembra<br />

affatto rendersi conto che ci sono degli spettatori. Ma<br />

L<strong>il</strong>i mi dà un’occhiata obliqua, mentre una sfumatura<br />

di sorriso le appare sulle labbra. Prende la testa di Luc<br />

con le mani e lo attira di nuovo a sé.<br />

«No!», grido, solo parzialmente cosciente di averlo<br />

fatto. Mi volto verso Matt, mentre una miriade di<br />

emozioni mi assale. Affondo <strong>il</strong> volto nella sua spalla, e<br />

mi accorgo che sta tremando. Quando mi ritraggo e lo<br />

guardo in faccia, vedo la furia.<br />

Lui mi scansa da un lato e fa un balzo verso <strong>il</strong> letto,<br />

tirando via Luc da L<strong>il</strong>i. «Allontanati da lei, bastardo!».<br />

Luc sbatte le palpebre e sembra come avere problemi<br />

a mettere a fuoco... come se si risvegliasse da un<br />

sogno: quasi incapace di controllare i suoi movimenti.<br />

Guarda L<strong>il</strong>i, poi Matt.<br />

«Alzati, figlio di puttana!», urla Matt.<br />

Luc si scosta da L<strong>il</strong>i e sbatte ancora le palpebre,<br />

corrugando la fronte.<br />

Matt strappa via Luc dal letto per i capelli. «Vai via<br />

da lei!».<br />

Mentre la mia mente sta elaborando quello che<br />

succede, realizzo improvvisamente che Matt sta<br />

lottando per L<strong>il</strong>i: non sta difendendo me. «Matt?».<br />

La sua unica risposta è sbattere Luc a terra e saltargli<br />

addosso, colpendolo a pugni sul viso. Luc alza a


malapena un braccio per difendersi, troppo stordito<br />

per reagire.<br />

Alla fine sembra ritrovare <strong>il</strong> controllo. Sferra un<br />

pugno che fa schioccare indietro la testa di Matt, e<br />

coglie l’occasione per scrollarselo di dosso. Poi si alza<br />

in piedi, con un labbro sanguinante e una guancia che<br />

inizia a gonfiarsi. Mi fissa con la bocca aperta e gli<br />

occhi spalancati: uno sguardo palesemente scioccato.<br />

Ovviamente sono in anticipo. Lui non si aspettava di<br />

essere scoperto. Poi guarda indietro, verso <strong>il</strong> letto.<br />

Verso L<strong>il</strong>i.<br />

Luc<br />

Devo lottare per controllare i miei sensi, mentre<br />

l’<strong>il</strong>lusione tentenna e svanisce. Allora è L<strong>il</strong>i, non<br />

Frannie, che sta adagiata nel mio letto.<br />

Satana, salvami.<br />

Ho le vertigini e sono completamente disorientato,<br />

ma attraverso la nebbia mi rendo conto di cosa ho<br />

fatto. Un grido disperato mi esplode dall’interno.<br />

«No!».<br />

Mi volto ancora verso Frannie. Lei è in piedi,<br />

immob<strong>il</strong>e come una roccia, che si sostiene con una<br />

mano aperta sul tavolo <strong>del</strong>la cucina, con <strong>il</strong> volto<br />

deformato dal dolore. Una lacrima le scivola<br />

lentamente giù da una guancia, e <strong>il</strong> mio cuore si<br />

contrae duramente. Mi inf<strong>il</strong>o i jeans, mentre lei scuote<br />

la testa incredula. «Come hai potuto?». È a malapena<br />

un sussurro.<br />

Faccio un passo in avanti e le tendo una mano.<br />

«Frannie... io non...». Ma non c’è niente che io possa<br />

dire per giustificarmi. Mi passo una mano tra i capelli


e cerco di pensare.<br />

Com’è successo?<br />

Cerco nella mente, ma non c’è nulla. C’è soltanto una<br />

nebbia nera.<br />

Guardo di nuovo L<strong>il</strong>i, sul letto, poi la tazza di caffè<br />

accanto a Frannie, sul tavolo. Brevi scampoli di ricordi<br />

mi appaiono: L<strong>il</strong>i che mi chiede di Frannie, mi tocca la<br />

mano. Poi <strong>il</strong> desiderio sfrenato. Il bisogno animale. La<br />

certezza che, se non avessi avuto Frannie in quel<br />

preciso istante, sarei morto.<br />

Puro e semplice desiderio.<br />

Mi colpisce come una cannonata.<br />

Riesco a malapena a respirare, mentre mi volto verso<br />

L<strong>il</strong>i, seduta sul mio letto. «Tu! Ma cosa sei tu?».<br />

Lei si fa piccola e si ritrae, avvolgendosi nelle<br />

lenzuola, con gli occhi sconvolti e pieni di lacrime.<br />

Improvvisamente mi sento confuso. Voglio incolpare<br />

L<strong>il</strong>i di tutto questo, ma...<br />

Mi giro ancora verso Frannie, che si sta allontanando<br />

verso la porta. «No, Frannie, per favore...».<br />

Lei si volta e corre, proprio mentre Matt mi ributta a<br />

terra, urlando come una Banshee 13 . «Lo sapevo! Ti<br />

ucciderò!».<br />

Mi afferra per i capelli e mi sbatte la testa a terra, e io<br />

sento la sua energia che aumenta. I miei peli si rizzano<br />

quando una scarica elettrostatica sfrigola tra noi due.<br />

Lo scaravento via e mi rialzo in piedi, ignorando <strong>il</strong><br />

palpito alla testa.<br />

Matt è in piedi; la sua luminescenza è quasi<br />

accecante. Attraverso questa, vedo strie di lampi<br />

bianchi scorrergli sulla superficie <strong>del</strong>la pelle, e<br />

improvvisamente un odore di ozono si diffonde<br />

pungente nell’aria. Ruoto su me stesso e corro verso la


porta. Quando sento <strong>il</strong> suo grido straziante dietro di<br />

me, mi predispongo all’urto <strong>del</strong>la sua folgore sulla mia<br />

schiena. Ma non accade.<br />

La luce bianca erompe nella stanza, e per un attimo<br />

sono cieco. Guardo controluce, sollevando un braccio<br />

per proteggermi gli occhi. Quando metto a fuoco, due<br />

figure, ombre nella luminescenza, convergono su Matt.<br />

Dannato Inferno. Angeli vendicatori.<br />

Non è un mito. Davvero sono bellissimi: angelici, di<br />

una magnificenza celestiale tale che mi è impossib<strong>il</strong>e<br />

distogliere gli occhi. Ma anche terrib<strong>il</strong>i, nel senso più<br />

splendidamente orrib<strong>il</strong>e <strong>del</strong> termine: <strong>il</strong> loro unico<br />

intento è distruggere.<br />

Li ho già visti prima, ovviamente, ma non riesco a<br />

controllare <strong>il</strong> terrore che mi sgorga dentro quando<br />

realizzo perché sono qui.<br />

Con le loro ali piumate completamente aperte,<br />

gloriose, discendono rapidamente su Matt, che è in<br />

piedi accanto al letto. Il suo volto è paralizzato in una<br />

smorfia, gli occhi ancora puntati su di me.<br />

L’improvviso, irrefrenab<strong>il</strong>e impulso di proteggerlo dai<br />

vendicatori mi fa avanzare di qualche passo nella<br />

stanza. Ma <strong>il</strong> loro calore freddo brucia, e mi costringe a<br />

indietreggiare.<br />

Matt solleva una mano, e le scint<strong>il</strong>le fremono sulla<br />

superficie <strong>del</strong> suo palmo, accumulandosi verso una<br />

massa critica. «Tu non toccherai mai più L<strong>il</strong>i», ringhia,<br />

ancora concentrato su di me.<br />

Proprio mentre lancia la folgore, volta lo sguardo<br />

verso l’angelo che gli sta discendendo davanti e gli si<br />

spalancano gli occhi. La folgore scagliata dal palmo di<br />

Matt viene assorbita, mangiata viva dall’intensa<br />

luminescenza <strong>del</strong>l’angelo. Un istante dopo Matt grida,<br />

inghiottito anch’egli da quella luce.


Attraverso <strong>il</strong> grido di Matt sento <strong>il</strong> doloroso schiocco<br />

di ossa disarticolate, mentre gli vengono strappate le<br />

ali dal corpo, e per quanto lo voglia, non riesco a<br />

guardare altrove. L’esplosione di un’onda d’urto mi<br />

colpisce, come se fosse scoppiata una bomba, e<br />

barcollo indietro, nel salone. Poi, tanto rapidamente<br />

quanto era comparsa, la luce svanisce e Matt giace<br />

sanguinante sul pavimento.<br />

Matt<br />

Mi sento come se mi risvegliassi da un sogno, e trovo<br />

L<strong>il</strong>i inginocchiata accanto a me, avvolta in un lenzuolo.<br />

Gemo, quando le sue dita mi toccano sul viso, e<br />

quando si sporge per baciarmi mi esplode dentro un<br />

senso di beatitudine. La tiro a me, baciandola più<br />

profondamente, perso nella sensazione di averla<br />

accanto.<br />

Lei mi ricopre <strong>il</strong> viso di baci. «Stai bene?».<br />

Le sorrido, e sento una stretta di frustrazione,<br />

nell’incapacità di ricordare cos’è appena successo.<br />

Ovviamente eravamo insieme: lei è nuda sotto le<br />

lenzuola, ma...<br />

Ed è allora che realizzo che io non lo sono. Indosso i<br />

jeans e la T-shirt. Mi guardo attorno e vedo che siamo<br />

nell’appartamento di Luc, non in quello di L<strong>il</strong>i.<br />

Guardo lateralmente L<strong>il</strong>i, cercando di ricordare.<br />

«Cosa...?».<br />

I suoi occhi si annebbiano, mentre si ritrae dal mio<br />

abbraccio. «Io non volevo».<br />

Mi appare un’immagine. L<strong>il</strong>i. Nel letto di Luc.<br />

Un’altra. Il mio pugno che tocca <strong>il</strong> volto di Luc.<br />

Mi alzo sul pavimento. Appena sono in piedi le mie<br />

gambe tremano. Quasi non riesco a tenere la testa


dritta. I sensi sono intorpiditi; la vista offuscata.<br />

E allora sento qualcosa di caldo che mi sgocciola sulla<br />

schiena. E mi fa male... un dolore pungente e<br />

profondo. Premo la mano sulla T-shirt, sulla schiena, e<br />

mi manca <strong>il</strong> fiato, quando la ritiro bagnata... e rossa.<br />

Sangue?<br />

È impossib<strong>il</strong>e. Gli angeli non sanguinano.<br />

Guardo di nuovo L<strong>il</strong>i. Lei è ancora in ginocchio, con i<br />

capelli color cioccolata sparsi sulle spalle. La rabbia<br />

intensa – ma anche l’intenso desiderio – mi ottunde <strong>il</strong><br />

male alla schiena. Sento soltanto una schiacciante<br />

sofferenza nel cuore quando <strong>il</strong> ricordo, come<br />

un’ondata improvvisa, mi colpisce con tutta la sua<br />

potenza.<br />

«L<strong>il</strong>i?».<br />

Lei si alza, tirandosi dietro <strong>il</strong> lenzuolo. «Io non lo<br />

volevo, Matt, ma non ho avuto scelta...». Una lacrima<br />

le scende sulla guancia, mentre mi fissa con gli occhi<br />

feriti.<br />

La rabbia fredda mi lacera dentro. Avanzo verso di<br />

lei, incerto se colpirla o baciarla, e lei si lancia su di<br />

me, abbracciandomi.<br />

«Per favore, Matt. Mi dispiace così tanto».<br />

Lentamente sollevo le mie mani tremanti e le poggio<br />

sui suoi fianchi. Percepisco perfettamente <strong>il</strong> suo corpo<br />

sotto <strong>il</strong> lenzuolo leggero – l’unica cosa che ci separi –,<br />

mentre lei singhiozza sulla mia spalla. Poi mi guarda<br />

con quei meravigliosi occhi verdi, e <strong>il</strong> desiderio si<br />

diffonde dentro di me. Sento <strong>il</strong> mio stesso gemito,<br />

come quello di un animale che ha bisogno, mentre<br />

premo le mie labbra sulle sue. Ma allora l’immagine di<br />

lei nel letto con Luc mi assale di nuovo la mente, e mi<br />

ritraggo.<br />

«Sei stata a letto con lui».


«Non volevo. Devi credermi. È lui che me l’ha fatto<br />

fare». L’espressione <strong>del</strong> suo volto è tutta sofferenza e<br />

disperazione, e <strong>il</strong> mio bisogno di proteggerla prende<br />

improvvisamente <strong>il</strong> sopravvento.<br />

La tiro ancora a me, pressandola contro le curve <strong>del</strong><br />

mio corpo. «L<strong>il</strong>i», le bisbiglio tra i capelli.<br />

Lei strofina <strong>il</strong> naso sul mio collo. «Non voglio essere<br />

così». Si allontana, ma i suoi occhi mi ipnotizzano.<br />

«Promettimi che resterai con me».<br />

«Resterò con te», faccio io, incapace di dire altro.<br />

«Per sempre», sussurra lei tra le mie labbra.<br />

«Per sempre», ripeto, premendo ancora le labbra<br />

sulle sue.<br />

Sento una fitta nel punto in cui la sua mano mi tocca<br />

sulla schiena, e nella mia mente qualcosa grida<br />

allarme. Ma non riesco a concentrarmi su quello, con<br />

L<strong>il</strong>i così vicina. Le sue labbra tracciano un percorso<br />

morbido e caldo fino al mio orecchio, dove sussurra:<br />

«Ora andrà tutto molto meglio. Tu sei <strong>il</strong> mio angelo».<br />

Mi bacia, lentamente, dolcemente, poi si scosta. «È ora<br />

di andare».<br />

Delle immagini danzano nella mia coscienza<br />

periferica. Sono sfocate, e ho difficoltà a riconoscerle,<br />

ma improvvisamente sono certo che sono importanti.<br />

«Dove?», chiedo, cercando di individuare la ragione<br />

<strong>del</strong> panico che mi cresce nel profondo. Chiudo gli<br />

occhi, sforzandomi di più per ricordare, e la sento<br />

stringersi ancora a me. Quando apro gli occhi <strong>il</strong> suo<br />

viso è a due centimetri dal mio.<br />

«Hai promesso che saresti rimasto con me».<br />

Gli allarmi suonano più forte nella mia testa. «Dove<br />

stai andando?».<br />

Ogni parte di me grida, mentre lei si allontana da me<br />

e sospira. «Ora hai due scelte, Matt. Puoi camminare<br />

senza poteri in mezzo a loro...», dice, accennando


vagamente al mondo con un gesto <strong>del</strong>la mano, «...o<br />

puoi stare con me. Prometti fe<strong>del</strong>tà a re Lucifero, e<br />

potremo avere tutto. Il tuo potere crescerà e sarà più<br />

forte, non ostacolato da quelle antiquate nozioni<br />

celesti sul bene e <strong>il</strong> male. Sarai libero di vendicarti di<br />

chiunque tu voglia. Chiunque ti abbia fatto torto».<br />

L’immagine di Luc – quello che ha fatto a L<strong>il</strong>i – mi si<br />

compatta nella mente, e so che è questo che voglio.<br />

Vendetta. Ma... «Gli angeli non giurano fe<strong>del</strong>tà ad altri<br />

che all’Onnipotente».<br />

Lei mi gira intorno e mi preme una mano sulla<br />

schiena. Me la mette davanti al viso, gocciolante di<br />

sangue. «Non puoi tornare indietro. Niente ali».<br />

E allora <strong>il</strong> resto <strong>del</strong>l’immagine si schiarisce: luce<br />

bianca che mi brucia con un calore freddo. L’umido<br />

schiocco <strong>del</strong>le ossa rotte, e <strong>il</strong> dolore bruciante che mi si<br />

irradia di colpo per tutto <strong>il</strong> corpo.<br />

Vendicatori.<br />

È allora che capisco. Quando <strong>il</strong> significato <strong>del</strong>le sue<br />

parole, i vendicatori, <strong>il</strong> sangue, e la rabbia e <strong>il</strong> desiderio<br />

che sembrano consumarmi si riuniscono in un<br />

pensiero coerente.<br />

Sono caduto.<br />

Vac<strong>il</strong>lo indietro di un passo, mentre <strong>il</strong> senso di colpa,<br />

la preoccupazione e <strong>il</strong> terrore mi sovrastano.<br />

Niente ali.<br />

Me lo aspettavo quando ho baciato L<strong>il</strong>i per la prima<br />

volta, e ancora dopo che sono stato a letto con lei.<br />

Sapevo che stavo giocando col fuoco, quindi perché<br />

sono sorpreso?<br />

Ma sono più che sorpreso. Crollo dentro, quando<br />

l’aspetto terrib<strong>il</strong>e <strong>del</strong>la situazione comincia a svelarsi.


Non posso tornare indietro.<br />

Il lenzuolo le cade, quando scivola di nuovo tra le mie<br />

braccia. «Ho bisogno di te», sussurra con gli occhi<br />

imploranti. «Vieni con me, Matt. Giura lealtà al mio<br />

Signore, e potremo avere tutto».<br />

In quell’istante una sofferta disperazione mi turbina<br />

dentro, mentre comincio a capire. «Quando hai detto<br />

che lui te l’ha fatto fare, non intendevi Luc, non è<br />

vero?».<br />

Lei si irrigidisce tra le mie braccia e scuote la testa.<br />

«No, non Luc. Tu devi capire che io vivo per <strong>il</strong><br />

desiderio. Non posso sopravvivere senza». Si stacca da<br />

me, e sento le mie braccia stringersi di più, per paura<br />

che se ne vada. I suoi occhi verdi si infiammano,<br />

quando guarda nei miei e scorre un dito sulle mie<br />

labbra. «Ma <strong>il</strong> desiderio per un mortale non è<br />

comparab<strong>il</strong>e a quello per te. Potrei vivere per sempre<br />

di desiderio per <strong>il</strong> mio angelo».<br />

Un solo pensiero mi consuma: Lei è mia. Loro non<br />

riusciranno ad averla. Le sue labbra trovano le mie e<br />

mi incendiano. Brucio per lei, che è tutta bisogno e<br />

desiderio. Lei mi bacia più profondamente, e<br />

un’elettricità estasiante mi attraversa come la scarica<br />

di un fulmine caldo. Poi la mia testa inizia a roteare,<br />

mentre <strong>il</strong> mondo materiale, compresa L<strong>il</strong>i, scompare.<br />

Tengo gli occhi chiusi per contrastare <strong>il</strong> senso di<br />

nausea, e mi sento come strappato via e trasportato<br />

nel tempo.<br />

Quando finalmente la sensazione termina e apro gli<br />

occhi, non sono sicuro di dove mi trovo. Non si tratta<br />

di alcun posto in cui sia già stato prima. Una luce<br />

tremolante color indaco f<strong>il</strong>tra da quella che sembra<br />

l’apertura di una grotta; ma questa grotta, quella in cui<br />

mi trovo, non assomiglia a nulla che io abbia già visto.


Le pareti scint<strong>il</strong>lano, o qualcosa <strong>del</strong> genere, ma è come<br />

<strong>il</strong> rovescio di una scint<strong>il</strong>la. Anziché riflettere piccoli<br />

bagliori di luci esterne, le pareti sembrano divorarle<br />

proprio quando queste cercano di erompere<br />

dall’interno. Il terreno è nero e lucido, ma sembra<br />

morbido sotto i miei piedi, come se, muovendomi<br />

troppo velocemente, potessi sprofondarvi dentro. Mi<br />

volto lentamente, guardando ogni palmo <strong>del</strong> posto in<br />

cui mi trovo.<br />

E poi sento l’odore sulfureo: zolfo.<br />

12 Canzone dei Depeche Mode inserita nell’album Sounds<br />

of Universe. “Wrong” in inglese significa “sbagliato”.<br />

13 Creatura leggendaria <strong>del</strong>la mitologia scozzese e<br />

irlandese.


Frannie<br />

Capitolo 20<br />

Il respiro <strong>del</strong>l’angelo<br />

Uscendo dallo spiazzo <strong>del</strong> parcheggio di Luc ho quasi<br />

urtato contro tre macchine parcheggiate, quando l’ho<br />

visto corrermi dietro. Sono schizzata fuori da lì tanto<br />

veloce quanto poteva la Mustang. Arrivata a casa ho<br />

attraversato <strong>il</strong> soggiorno, ignorando i miei genitori, e<br />

ho chiuso la porta <strong>del</strong>la camera da letto alle mie spalle.<br />

Hanno continuato a bussare per l’ultima mezz’ora, due<br />

volte per dirmi che Luc era lì; ma non posso parlare<br />

con loro – o con lui – in questo momento. Devo<br />

pensare.<br />

Mi metto le cuffie, accendo l’iPod per tagliarli fuori e<br />

mi accoccolo sul mio letto, cercando di trovare un<br />

senso a tutto questo. L’immagine di Luc con L<strong>il</strong>i mi si<br />

proietta senza sosta nella mente. La vedo<br />

ripetutamente, e ogni volta mi sembra che un’altra<br />

piccola parte di me muoia.<br />

Mi ha tradito. Pensavo che non potesse succedere.<br />

Per tutto <strong>il</strong> tempo che l’ho voluto lui supponeva di<br />

volere me. Ecco a cosa si riduceva tutta quella<br />

stupidaggine <strong>del</strong>lo Sway. Fondamentalmente mi ha<br />

resa irresistib<strong>il</strong>e.<br />

Ma <strong>il</strong> mio Sway non vale niente. Ora lo so.<br />

Chiudo gli occhi e affondo la faccia nel cuscino.<br />

Quando sento una mano tra i miei capelli non sono<br />

sorpresa. Sapevo che sarebbe stata soltanto questione


di tempo, prima che Kate o qualcuno riuscisse ad<br />

aprire la mia serratura. Ma quando sento <strong>il</strong> profumo di<br />

fresco sole invernale, <strong>il</strong> mio respiro si blocca.<br />

Mi siedo e mi getto tra le braccia di Gabe.<br />

«Mi dispiace, Frannie. Avrei dovuto essere qui».<br />

Il suo respiro tra i miei capelli; la sensazione <strong>del</strong>le<br />

sue braccia... Dio, mi è mancato.<br />

«Avresti dovuto», dico, e lo stringo più forte.<br />

«È colpa mia».<br />

Mi allontano e guardo in quegli incredib<strong>il</strong>i occhi<br />

tristi. E nonostante la sua neve estiva e la calma che<br />

trasmette, la rabbia mi infiamma. «A meno che io non<br />

mi sia sbagliata, e fossi tu quello nel letto con L<strong>il</strong>i, non<br />

vedo come possa essere colpa tua».<br />

«Per quanto io possa odiare dirlo, la responsab<strong>il</strong>ità<br />

non è di Luc. Lui non sapeva quello che stava<br />

facendo».<br />

Il peso <strong>del</strong>la rabbia e <strong>del</strong> tradimento nel mio petto<br />

minaccia di dissolversi in lacrime, ma non mi<br />

permetterò di piangere. «Non difenderlo. Non lo<br />

merita».<br />

«Hai ragione, non lo merita, e mi piacerebbe non<br />

doverlo difendere. Ma la triste verità – questa volta,<br />

comunque – è che davvero non è stata colpa sua. È<br />

stato raggirato».<br />

Lo spingo indietro con forza. «Io l’ho visto, Gabe! Lei<br />

non lo stava costringendo a fare niente». Un lamento<br />

mi sfugge dal petto, quando l’immagine si materializza<br />

di nuovo nella mia mente. Il suo tradimento è come<br />

una pietra ardente nel mio stomaco, e mi scava dentro<br />

un buco rovente. A Luc ho dato tutto: <strong>il</strong> mio cuore, la<br />

mia anima, <strong>il</strong> mio corpo. L’ho amato più di qualsiasi<br />

altra cosa. Se mi avesse amata come avrebbe dovuto,<br />

allora qualunque cosa avesse fatto L<strong>il</strong>i non avrebbe<br />

avuto effetto. La certezza che lui doveva volerla,


almeno un po’, ferisce come un rasoio.<br />

Ma lo sapevo fin dall’inizio, no? Sapevo che <strong>il</strong> vero<br />

amore non esiste. Come un’idiota mi sono concessa di<br />

crederci, e questo è <strong>il</strong> risultato. Un cuore spezzato.<br />

Esattamente quello che mi merito per essere tanto<br />

stupida.<br />

Gabe scuote la testa, un conflitto burrascoso negli<br />

occhi. «Mi dispiace molto». Mi tira ancora sulla sua<br />

spalla e mi sommerge di neve estiva. «Mi sei mancata<br />

così tanto», mi dice tra i capelli.<br />

Io mi allontano e gli passo una mano sul viso. Non<br />

posso credere che sia davvero qui. Lui chiude gli occhi<br />

e sento <strong>il</strong> gemito che gli risuona nel petto, quando gli<br />

premo la mano sopra. È un suono di piacere, ma anche<br />

di sofferenza.<br />

«È per questo che non potrei restare».<br />

«Non andare via di nuovo». Sono leggermente<br />

imbarazzata per come deve essere suonata disperata la<br />

frase, ma è proprio così che mi sento.<br />

Il suo sorriso trema. «No. Ti ho già abbandonata una<br />

volta. Non lo farò ancora. Ho promesso che per te ci<br />

sarei stato sempre, e così sarà».<br />

Le sue parole sono sufficienti a sciogliere in qualche<br />

modo <strong>il</strong> mio nodo allo stomaco. Lui mi accarezza i<br />

capelli mentre, poco a poco, mi r<strong>il</strong>asso.<br />

Fisso quegli occhi, così profondi e pieni di promesse,<br />

e mi tolgono <strong>il</strong> fiato. Dio, è bellissimo. Mi rendo conto<br />

di essermi avvicinata, e che le nostre facce sono ad<br />

appena pochi centimetri di distanza.<br />

Lui mi culla una guancia nella mano e percorre con <strong>il</strong><br />

pollice le linee <strong>del</strong>le mie labbra. Poi chiude gli occhi.<br />

«Ah... se mai ci fosse un mortale per cui sarei disposto<br />

a perdere le ali...».<br />

Cerco di ignorare l’ondata di senso di colpa, ma non<br />

posso. Il mio Sway è assolutamente inut<strong>il</strong>e per


qualunque cosa tranne incasinare le persone. Faccio<br />

un respiro profondo e scuoto la testa. «Tu non mi vuoi<br />

davvero. È soltanto <strong>il</strong> mio stupido Sway. Non è colpa<br />

tua».<br />

Lui sorride, perché non si può mentire a un angelo.<br />

«Ma è colpa mia. Non sono affidab<strong>il</strong>e riguardo a te».<br />

Lui si protende e mi bacia la fronte. Il suo odore di<br />

fresco sole invernale mi avv<strong>il</strong>uppa, e <strong>il</strong> mio cuore ferito<br />

martella nel petto. Gli passo le mani tra le onde<br />

morbide dei capelli color platino e inizio ad avvicinare<br />

<strong>il</strong> suo viso al mio, ma appena prima che le nostre<br />

labbra si tocchino mi fermo.<br />

Il senso di colpa mi stringe <strong>il</strong> cuore in una morsa<br />

dolorosa, quando realizzo cosa sto facendo. Voglio che<br />

lui si perda in me... per scacciare tutto questo. Non<br />

perché io voglia Gabe, ma perché voglio ancora Luc. Il<br />

foro sanguinante nel petto mi sta uccidendo... la<br />

sofferenza è così intensa, ed è fisica. Voglio che smetta.<br />

Gabe può fare questo per me. Ma non è corretto... né<br />

giusto.<br />

Entrambi sobbalziamo quando bussano alla porta.<br />

Mi stacco da Gabe e mi sistemo con le dita i capelli<br />

arruffati. Gabe si alza e va alla finestra, fissando<br />

all’esterno <strong>il</strong> tramonto cangiante.<br />

«Frannie?». Papà chiama attraverso la porta. «Posso<br />

entrare?».<br />

Sento le mie guance arrossire e do uno sguardo a<br />

Gabe. «Uhm... forse più tardi, papà».<br />

Gabe distoglie lo sguardo dalla finestra. «Lascialo<br />

entrare, Frannie».<br />

«No!», bisbiglio.<br />

Lui mi fissa con uno sguardo duro. «Devi lasciarlo<br />

entrare».<br />

«Uh... solo un attimo. Aspetta», mi correggo,<br />

interrogando Gabe con gli occhi. Poi vado alla porta e


giro la chiave.<br />

La porta si apre e papà è lì in piedi, la rabbia che gli<br />

increspa la pelle tra le sopracciglia. Guarda prima me,<br />

poi Gabe.<br />

Mi aspetto che vada su tutte le furie e mi chieda come<br />

sia entrato Gabe, invece dice soltanto: «Cosa sta<br />

succedendo?».<br />

La mia bocca reagisce prima <strong>del</strong> cervello, e inizio a<br />

balbettare. «Niente, papà. Stavamo solo...».<br />

«Sta succedendo di nuovo», dice Gabe con voce<br />

morbida.<br />

La frase mi raggela.<br />

Il volto di papà impallidisce. «Matt...?».<br />

Gli occhi di Gabe sono travagliati, mentre guarda mio<br />

padre. «È caduto, Daniel».<br />

In quell’istante realizzo che papà non sta parlando<br />

con me. I suoi occhi sono puntati su Gabe. E se ho<br />

pensato che la sua espressione fosse dovuta alla<br />

rabbia, ora capisco che si tratta di vera<br />

preoccupazione.<br />

Mi gira la testa, mentre cerco di comprendere. Perché<br />

Gabe sta dicendo di Matt a papà? E da quando Gabe<br />

dà <strong>del</strong> tu a mio padre? Come fanno a conoscersi così<br />

bene? Gabe ha incontrato papà soltanto una volta,<br />

alcuni mesi fa. Sembra che mi sia sfuggito qualcosa di<br />

importante.<br />

Papà si appoggia al montante <strong>del</strong>la porta; Gabe lo<br />

raggiunge e lo tira dentro con una mano sulla spalla,<br />

chiudendola dietro di sé. «Diglielo. Ha bisogno di<br />

sapere».<br />

Si scambiano uno sguardo preoccupato, e papà<br />

guarda di nuovo me, con un’espressione seria. «C’è<br />

qualcosa che devo mostrarti», dice, e inizia a<br />

sbottonarsi la camicetta blu. Se la toglie, esponendo<br />

una maglietta bianca con <strong>il</strong> collo a V.


Ancora sconvolta, mi volto, mentre inizia a sf<strong>il</strong>arsela<br />

dal collo. «Papà, cosa stai facendo?». Mio padre è<br />

molto riservato. Non l’ho mai visto senza almeno una<br />

T-shirt addosso. Anche in spiaggia.<br />

«Voglio che tu veda questo, Frannie... per capire».<br />

Mi volto verso di lui e alzo gli occhi. Le sue spalle<br />

sono rivolte a me, e non posso trattenere l’affanno,<br />

quando me ne accorgo. È tutto ciò che riesco a fare per<br />

non sollevare la mano e toccare le cicatrici bianche e<br />

nodose che coprono entrambe le scapole.<br />

«Oh mio Dio! Cos’è successo?».<br />

Lui dà un’occhiata da sopra una spalla, quindi seguo<br />

<strong>il</strong> suo sguardo. Gabe è accanto alla finestra, ma non è<br />

in piedi: è sospeso per aria. Non indossa più la<br />

maglietta, e un paio di immense ali bianche gli sono<br />

spuntate sulla schiena. Non mi aveva mai mostrato le<br />

sue ali, prima, e ora capisco perché. Sono incredib<strong>il</strong>i.<br />

Hanno <strong>del</strong>le piume, ma nulla di sim<strong>il</strong>e a quello che<br />

avrei potuto immaginare... niente a che vedere con<br />

quei ridicoli dipinti che si trovano nelle chiese o roba<br />

<strong>del</strong> genere. Le piume sembrano fatte di pura energia...<br />

luce bianca.<br />

Come in trance, cammino fino a Gabe. Mi sollevo per<br />

toccare la sommità <strong>del</strong>le sue ali, ma lui mi prende per<br />

un polso e lo trattiene. Nei suoi occhi vedo che è<br />

combattuto, ma infine si porta la mia mano sul viso e<br />

mi bacia <strong>il</strong> palmo. Poi mi lascia andare e annuisce.<br />

Quando le mie dita sfiorano le piume, sento<br />

l’elettricità fremere sulla superficie <strong>del</strong>la mia pelle.<br />

Istantaneamente la sua intera conoscenza, tutto ciò<br />

che ha visto, mi scorre dentro e tutto si fa nero.<br />

Quando mi sveglio, sono sdraiata sul mio letto. Gabe<br />

è seduto accanto a me e mi tiene per mano. Ha indosso<br />

la sua vecchia T-shirt blu. Mio padre cammina avanti e


indietro alle sue spalle, di nuovo con la maglietta.<br />

Chiudo gli occhi e cerco di ricordare cosa sia successo<br />

appena prima. Ho visto tutto nero. Papà... cicatrici.<br />

Gabe... ali.<br />

I miei occhi si spalancano e puntano papà, mentre mi<br />

siedo. «No!».<br />

Lui sembra un po’ triste. «Mi dispiace, ma è così».<br />

«Tu sei un angelo?»<br />

«No. Ma una volta lo ero».<br />

Lo guardo minacciosa. «Cosa significa, poi, questo...<br />

una volta lo eri?»<br />

«Sono caduto, Frannie. Molto tempo fa».<br />

Mi nascondo <strong>il</strong> viso tra le mani. «Oh mio Dio!». Poi<br />

mi sovviene qualcosa e lo guardo di nuovo. «Tu sei<br />

veramente mio padre?».<br />

Sorride rassicurante. «Sì, sono tuo padre».<br />

Resto seduta per un secondo, fissando <strong>il</strong> vuoto, e<br />

cerco di mettere a fuoco la situazione. Mi si appanna la<br />

vista; poi si fa scuro. Quando mi rendo conto che sto<br />

respirando troppo velocemente e che mi si stanno<br />

addormentando le punte <strong>del</strong>le dita, faccio un respiro<br />

profondo, con <strong>il</strong> timore di svenire ancora. «Dunque,<br />

questo cosa fa di me...? Di tutti noi?». Non riesco a<br />

riprendere fiato dopo queste parole.<br />

«Neph<strong>il</strong>im», interviene Gabe. «Tu e tutte le tue<br />

sorelle».<br />

I miei occhi si spostano su di lui. «Non capisco».<br />

Gabe mi stringe la mano. «Siete umane soltanto per<br />

metà, Frannie. Tutte voi».<br />

«Ancora non capisco cosa significhi». Mi appoggio<br />

alla testata <strong>del</strong> letto, improvvisamente sicura che mi<br />

sentirò male.<br />

La mano di Gabe mi scorre sulla schiena. «I<br />

Neph<strong>il</strong>im sono i figli degli angeli caduti e dei loro<br />

partner mortali. Tua madre è mortale; tuo padre è un


angelo. La maggior parte dei Neph<strong>il</strong>im sono mortali,<br />

ma possono ereditare doni speciali dai loro genitori<br />

immortali... quali una forza eccezionale, la<br />

chiaroveggenza, o altre capacità più esoteriche».<br />

«Come lo Sway». Non è una domanda.<br />

Gabe annuisce lentamente, guardandomi prudente.<br />

«Che mi dici <strong>del</strong>le mie sorelle?».<br />

Gabe intreccia le dita con le mie. «Sono tutte speciali,<br />

ognuna a suo modo».<br />

Penso a Grace, al modo in cui sembra vedermi<br />

dentro. «Quindi, hanno degli angeli custodi anche<br />

loro?»<br />

Papà scuote la testa. «Non ne hanno bisogno, al<br />

momento».<br />

Incrocio le gambe e mi siedo in capo al letto,<br />

sentendo <strong>il</strong> gelo <strong>del</strong>la paura farsi breccia dentro di me.<br />

«Non ne ho più uno neanch’io, non è vero?».<br />

Gabe mi fissa, ma non risponde.<br />

Le lacrime mi pungono gli occhi. «È colpa mia.<br />

Volevo che Matt avesse una vita».<br />

«Non è colpa tua, Frannie». Gli occhi di Gabe si<br />

rivolgono a papà. «Matt non è <strong>il</strong> primo angelo a<br />

perdere le ali per L<strong>il</strong>ith», dice con la voce grave.<br />

«L<strong>il</strong>ith? Intendi L<strong>il</strong>i?».<br />

Guardo papà e vedo una lacrima scendergli su una<br />

guancia.<br />

«Papà?»<br />

«Io ero come Matt», dice.<br />

«Come Matt», sussurro praticamente a me stessa.<br />

«Vuoi dire un angelo custode?».<br />

Annuisce.<br />

«Cos’è successo?»<br />

«Mi sono lasciato... distrarre».<br />

«Da L<strong>il</strong>i», dico, facendo combaciare i pezzi. «Che<br />

cos’è lei?».


Papà prende la sedia <strong>del</strong>la scrivania e la tira accanto<br />

al letto, sedendosi di fronte a me, con i gomiti sulle<br />

ginocchia. Si sostiene la testa, come se fosse troppo<br />

pesante da tenere sollevata. «Lei è la prima donna: la<br />

prima moglie di Adamo».<br />

«Quell’Adamo?».<br />

Lui punta gli occhi nei miei e annuisce. «Le cose non<br />

andarono bene tra loro, e lei fu bandita dall’Eden».<br />

«Stai scherzando».<br />

«Mi piacerebbe», dice Gabe.<br />

«Quindi, lei è un demone?».<br />

Continuo a pensare che debba essere uno scherzo,<br />

ma <strong>il</strong> volto di Gabe è tremendamente serio. «Lei è un<br />

demone, ma non lo è».<br />

Lo guardo soltanto, e scuoto la testa, con la<br />

frustrazione che mi ribolle dentro, cercando di trovare<br />

una soluzione a tutto questo.<br />

«Tecnicamente è ancora umana», dice lui, «ma si è<br />

abbassata al livello di demone».<br />

Papà mi prende la mano ed emette un sospiro. «È<br />

una storia davvero lunga, ma è sufficiente dire che Eva<br />

non fu l’unica con cui Satana ebbe dei rapporti. L<strong>il</strong>ith<br />

è, in sostanza, la Sua regina... la Sua consorte terrena.<br />

Fondamentalmente, lei è <strong>il</strong> succubo originale».<br />

Quando parlo, la frustrazione è evidente nella mia<br />

voce. «Allora come è possib<strong>il</strong>e che Matt non sapesse<br />

che lei era un demone? Si presume che gli angeli<br />

conoscano queste cose».<br />

La cosa non quadra ancora. Lei è stata bandita<br />

dall’Eden... «Ma questo, cioè... è trascorsa un’eternità<br />

da quando è successo. Se lei non è realmente un<br />

demone, come può essere ancora viva?».<br />

Papà mi fissa di nuovo. «Lucifero ha slegato la sua<br />

anima. Lei è libera: libera di muoversi tra i suoi ospiti<br />

mortali. Può possedere chiunque sia già destinato


all’Inferno. Ha soltanto bisogno di toccarli per<br />

trasferirsi».<br />

Mi premo una mano sul volto, perché non riesco a<br />

guardare Gabe, quando domando: «Cosa vuole da<br />

Luc?».<br />

Sento Gabe sospirare, ma non guardo. «Sono certo<br />

che <strong>il</strong> suo obiettivo sei tu. Se riesce a smantellare la tua<br />

rete di protezione, sei vulnerab<strong>il</strong>e... un bersaglio più<br />

fac<strong>il</strong>e».<br />

L’immagine di Luc... e di Matt...<br />

Si sarebbero uccisi l’un l’altro.<br />

«Cosa succederà a Matt?».<br />

Gabe si siede sul letto, accanto a me, e la sofferenza<br />

nella sua voce è inequivocab<strong>il</strong>e. «È caduto. Non c’è più<br />

posto per lui in Paradiso». Poi si irrigidisce<br />

leggermente e aggiunge: «È colpa mia. L’ho messo in<br />

una condizione per cui non era pronto. Suppongo di<br />

aver pensato... Non so...». Si sporge più vicino. «Ma <strong>il</strong><br />

fatto <strong>del</strong>le ali... può succedere a ognuno di noi». La sua<br />

voce è bassa: soltanto per me.<br />

Guardo papà. «Quindi, com’è possib<strong>il</strong>e che tu sia...<br />

qui, suppongo? Come puoi essere mio padre? Non è<br />

così che Lucifero è diventato <strong>il</strong> diavolo? Il primo<br />

angelo caduto?».<br />

«È così. Ma abbiamo tutti <strong>del</strong>le alternative».<br />

Un barlume di speranza <strong>il</strong>lumina <strong>il</strong> buio <strong>del</strong>la mia<br />

disperazione. «Allora Matt potrebbe essere a posto?<br />

Riavere le sue ali?».<br />

La tristezza negli occhi di Gabe, quando risponde,<br />

uccide quella speranza. «Non c’è nulla che renda<br />

Lucifero più felice che collezionare angeli caduti. Li<br />

considera dei disertori: valgono di più <strong>del</strong>le anime<br />

terrene».<br />

«Quando sono caduto», riprende papà, «ho dovuto<br />

scegliere, come tutti noi, se unirmi ai Grigori e restare


sulla Terra tra i mortali, pressoché senza poteri, o<br />

cadere definitivamente all’Inferno. Lui ci tenta<br />

offrendoci la possib<strong>il</strong>ità di mantenere <strong>il</strong> nostro potere,<br />

di viaggiare tra le dimensioni: tutto».<br />

La mia mente vortica e non riesco a tenere <strong>il</strong> f<strong>il</strong>o dei<br />

miei pensieri. Scuoto la testa e assumo un’espressione<br />

corrucciata, cercando di concentrarmi. «I Grigori?».<br />

Papà sospira e mi fissa negli occhi. «Non tutti gli<br />

angeli che cadono scelgono <strong>il</strong> male. I Grigori sono<br />

coalizioni di angeli caduti che vivono tra i mortali per<br />

proteggere l’umanità. È <strong>il</strong> nostro compito. La nostra<br />

penitenza e la nostra redenzione». Guarda altrove,<br />

verso Gabe. «E la nostra unica speranza di<br />

guadagnarci nuovamente le ali».<br />

Qualcosa di freddo e oscuro mi serpeggia dentro,<br />

facendomi rabbrividire. «Cosa pensi che farà Matt?».<br />

Papà scuote la testa. «Non lo so, Frannie. Suppongo<br />

che dipenda da quanto è in collera. Essere privati <strong>del</strong>le<br />

proprie ali... è vissuto come un tradimento. La maggior<br />

parte di quelli che perdono le ali non riesce a ragionare<br />

con lucidità, ovviamente, o non ci troveremmo in<br />

questa situazione».<br />

«Quindi lui è... andato. Hanno fatto questo per<br />

arrivare a me», dico, consolidando nella mia mente <strong>il</strong><br />

fatto che ne sono responsab<strong>il</strong>e.<br />

Gabe ha un’espressione ferita, quando annuisce.<br />

Non c’è via di scampo. Sono maledetta. Tutti intorno<br />

a me – tutti quelli a cui tengo – vengono colpiti.<br />

E non finirà mai.<br />

Mi sento come se stessi soffocando. Mi alzo dal letto,<br />

e così fa Gabe. Lui fa per prendermi tra le sue braccia,<br />

ma io lo allontano. «Ho davvero bisogno di stare un<br />

po’ di tempo da sola per pensare».<br />

Lui indietreggia e mi fissa negli occhi. Sono certa che


sta cercando di carpire dei pensieri dalla mia mente, e<br />

sono troppo stanca per occuparmene.<br />

Infine annuisce. «Sarò fuori dalla porta, se hai<br />

bisogno di me».<br />

Abbraccio papà, poi cammino verso la finestra e<br />

guardo fuori, ai rami <strong>del</strong>la quercia che osc<strong>il</strong>lano nel<br />

vento <strong>del</strong> temporale estivo imminente. Sento lo scatto<br />

<strong>del</strong>la porta che si chiude dietro di me, mentre resto in<br />

piedi ad ascoltare le raffiche di vento che scuotono <strong>il</strong><br />

vetro <strong>del</strong>la finestra. Dopo averla aperta, tolgo la grata e<br />

mi appoggio al davanzale, sentendo la pioggia fresca<br />

punzecchiarmi le guance. Quando riesco a respirare di<br />

nuovo, mi asciugo la pioggia dal viso con le mani, mi<br />

allontano dalla finestra e mi volto, aspettandomi di<br />

essere sola nella stanza. Ma <strong>il</strong> nonno sta appoggiato al<br />

muro accanto alla porta, guardandomi di traverso con<br />

gli occhi angosciati.<br />

Corro attraverso la stanza.<br />

Lui mi avvolge in un abbraccio. «Tua madre mi ha<br />

chiamato e mi ha detto cos’è successo». Scuote la<br />

testa. «Dunque, si è scoperto che lui era <strong>il</strong> diavolo,<br />

dopo tutto».<br />

La sua voce vibra dentro di me, mentre mi confondo<br />

col suo petto, respirando <strong>il</strong> dolce odore di fumo di pipa<br />

che ha addosso.<br />

«Avrei dovuto fare qualcosa», dice, allisciandomi i<br />

capelli bagnati con la mano <strong>del</strong>icata. «Pensavo di<br />

vedere me stesso in lui, ma avrei dovuto sapere».<br />

Inizio a versare lacrime... per me, per Matt, per<br />

Taylor. Non vorrei che una sola di queste fosse per<br />

Luc, ma ce ne sono. Scorrono a fiumi sul mio viso,<br />

mentre l’immagine di Luc e L<strong>il</strong>i si riaffaccia<br />

prorompente. Ho una fitta al petto, quando <strong>il</strong> ricordo<br />

mi si avvolge intorno al cuore e stringe con forza.<br />

Respiro per contrastarlo. «Lo amavo, nonno». È a


malapena un sussurro, come se non riuscissi ad<br />

ammetterlo ad alta voce.<br />

«Lo so», dice con la voce tremula. Poi mi stringe di<br />

più e mi trattiene, mentre piango. Quando smetto, mi<br />

stacco dalla sua spalla e lui mi asciuga le lacrime con <strong>il</strong><br />

pollice, proprio come quando ero piccola. «Dormi un<br />

po’, e penseremo a tutto questo domani».<br />

A sentir nominare <strong>il</strong> dormire, mi rendo conto di<br />

essere esausta. «Bene».<br />

Lui mi guarda ancora un momento, e riesco a vedere<br />

la sofferenza nei suoi occhi. «Guarire un cuore<br />

infranto richiede <strong>del</strong> tempo, ma ce la farai, Frannie. Te<br />

lo prometto».<br />

Annuisco, mentre un’altra lacrima mi cade dalle<br />

ciglia.<br />

Quando esce nel corridoio e chiude la porta mi<br />

cambio e mi preparo per andare a letto. Scivolo sotto<br />

le lenzuola e mi sto quasi per addormentare, quando le<br />

prime immagini <strong>del</strong>l’incubo mi risvegliano di<br />

soprassalto.<br />

Taylor.<br />

Nel giro di alcuni minuti ho perso sia Luc che Matt.<br />

Taylor non la perderò.<br />

Raggiungo <strong>il</strong> telefono e scrivo a Taylor: TAYLOR È IN<br />

CASA?<br />

NO, è la semplice risposta.<br />

Il cuore affaticato mi dà una fitta. Mi metto <strong>il</strong><br />

telefono sul petto e ruoto su un fianco.<br />

E guardo fuori <strong>del</strong>la finestra.<br />

E prego.<br />

Poiché è l’unica cosa che mi viene in mente di fare.


Frannie<br />

Capitolo 21<br />

Fiamme <strong>del</strong>l’Inferno<br />

Mi sveglio ansimando dall’incubo e sento <strong>del</strong>le<br />

braccia forti che mi cingono, tenendomi stretta a un<br />

corpo possente alle mie spalle.<br />

«Luc», sussurro. Ma prima di aver terminato, so che<br />

non si tratta di Luc – a causa <strong>del</strong>l’incubo... E non è<br />

odore di cannella quello che sento. L’aroma che mi<br />

circonda, come una nuvola fluttuante, è la neve estiva<br />

di Gabe.<br />

Così come ogni notte, durante le ultime tre<br />

settimane.<br />

«Va tutto bene, Frannie. Sono io. Sono qui».<br />

Come sempre, quando sprofondo in Gabe, sento <strong>il</strong><br />

terrore e l’angoscia che iniziano a svanire, come la<br />

nebbia con una raffica di vento, ma non c’è nulla che io<br />

possa fare per <strong>il</strong> dolore sordo al petto. «Grazie».<br />

Lui mi scosta i capelli dal viso con un dito e mi bacia<br />

un orecchio.<br />

Mi giro sulla schiena e guardo verso l’alto, nei suoi<br />

occhi blu, lucenti nella camera buia. «Finirà mai tutto<br />

questo?»<br />

«Diventerà più fac<strong>il</strong>e».<br />

Mi concedo di credere alla bugia, poiché peggio non<br />

può andare, e Gabe non sa che sta mentendo.<br />

«È solo che sento che sta andando tutto a rotoli.<br />

Taylor sta con quel demone. Non vuole neanche


parlarmi. Matt è andato. E Luc...». Faccio una smorfia,<br />

e un gemito ferito erompe da qualche parte dentro di<br />

me. Dio, fa ancora male che l’unica cosa che vedo<br />

quando penso a lui è L<strong>il</strong>i nel suo letto.<br />

Nella pallida luce argentea <strong>del</strong>la luna vedo <strong>il</strong> volto di<br />

Gabe rabbuiarsi. «La troverò, Frannie. Non<br />

permetterò che lei ti faccia ancora <strong>del</strong> male».<br />

So che con “lei” intende L<strong>il</strong>ith, e odio percepire <strong>il</strong><br />

senso di colpa nella sua voce. Quello che è successo<br />

non è stata colpa sua. Ma non voglio pensare a lei in<br />

questo momento. Fisso <strong>il</strong> soffitto. «Cosa possiamo fare<br />

per la destinazione di Taylor?»<br />

«Penseremo a qualcosa».<br />

Sprofondo nell’abbraccio e lascio che la sua<br />

tranqu<strong>il</strong>lità mi si riversi addosso, cercando di spegnere<br />

la mente. Mi fa sempre stare meglio essere tra le<br />

braccia di Gabe, e più gli sono vicina, più sento la sua<br />

serenità e <strong>il</strong> suo amore. È come se fosse ciò di cui è<br />

fatto. Il battito <strong>del</strong> mio cuore aumenta di nuovo,<br />

quando ricordo la sensazione dei suoi baci: l’unica vera<br />

pace che io abbia mai provato.<br />

Lui si irrigidisce tra le mie braccia e io realizzo che,<br />

ancora una volta, i miei pensieri mi hanno tradito.<br />

«Non preoccuparti. Sei libero». Gli faccio un debole<br />

sorriso.<br />

«Frannie, sai che farei qualunque cosa per te, ma in<br />

questo preciso momento quel “qualunque cosa”<br />

implica che ho bisogno <strong>del</strong>le mie ali. Senza, ti sono<br />

inut<strong>il</strong>e». Mi offre un sorriso triste. «Ma resistere al tuo<br />

Sway è proprio dannatamente diffic<strong>il</strong>e... soprattutto<br />

perché in realtà non voglio».<br />

«Quindi vuoi che io smetta di desiderarti?», concludo<br />

per lui.<br />

Lascia cadere la testa sul cuscino. «Questo<br />

aiuterebbe».


Mi allontano da lui. «Allora, forse, non dovresti<br />

trascorrere tutto questo tempo nel mio letto».<br />

Lui ride sommessamente e la luce <strong>del</strong>la luna sfiora la<br />

sua sagoma, che così sembra br<strong>il</strong>lare. O forse è<br />

davvero luminescente. Chissà? «Ma mi piace stare<br />

qui».<br />

Non riesco a respirare, quando un’improvvisa<br />

schiacciante ondata di disperazione mi colpisce al<br />

pensiero che se ne vada. «Bene. Resta».<br />

«Sempre». Poi mette un dito sulle mie palpebre e le<br />

chiude. «Dormi», dice. Ma anche nella sicurezza <strong>del</strong>le<br />

sue braccia, passa molto tempo prima che ci riesca.<br />

Il telefono sul mio comodino squ<strong>il</strong>la, svegliandomi di<br />

soprassalto. Il viso di R<strong>il</strong>ey mi sorride dallo schermo.<br />

«Passo a prenderti tra un’ora», dice, quando porto <strong>il</strong><br />

telefono all’orecchio.<br />

«Per cosa?»<br />

«Vieni in città con me. C’è l’orientamento alla State.<br />

Taylor doveva venire, ma...».<br />

«Sta trascurando l’orientamento?». Il mio cuore<br />

sobbalza. Era così eccitata dall’idea <strong>del</strong> college. Se non<br />

le importa neanche più di quello...<br />

Lei esita e la sento gemere. «Sta trascurando tutto.<br />

Allora, verrai?»<br />

«Oh, Ry, non sono proprio in vena».<br />

«Hai bisogno di uscire di casa, e io non voglio andare<br />

da sola».<br />

«Che ne dici di Trevor?»<br />

«Hanno degli impegni di famiglia», dice, dopo una<br />

pausa.<br />

«Impegni di famiglia?». Mi tiro su nel letto, e<br />

attorciglio un dito nel lenzuolo. «Con Taylor?».<br />

Lei esita ancora. «Per Taylor, in realtà. Una specie di<br />

mediazione. C’è quel counselor che viene: quello che


avevano visto dopo che suo padre... lo sai».<br />

Quella famiglia ne ha passate molte: <strong>il</strong> tentato<br />

suicidio di suo padre, e ora questo. Ma <strong>il</strong> mio stato<br />

d’animo migliora al solo pensiero che qualcuno sta<br />

aiutando Taylor. Forse, se si riprende, starà alla larga<br />

da Marc e io potrò aiutarla.<br />

«L’hai vista?»<br />

«Solo un paio di volte. Non è praticamente mai a<br />

casa».<br />

«Come ti sembra che stia?».<br />

Stavolta la sento tirare su col naso, mentre esita<br />

ancora una volta prima di dire: «Male. Veramente<br />

male». Poi tira di nuovo su col naso e si schiarisce la<br />

gola. «Allora passo a prenderti tra un’ora».<br />

Luc<br />

Il portiere leggermente calvo si appoggia alla sedia<br />

<strong>del</strong> suo ufficio, con i piedi sulla scrivania in disordine<br />

dietro al bancone, la faccia immersa in un giornalino a<br />

fumetti.<br />

Nell’altra mano tiene un Big Mac, con la salsa Special<br />

che gli gocciola sul davanti <strong>del</strong>la camicetta. Resto dalla<br />

mia parte <strong>del</strong> bancone per un minuto intero, in attesa<br />

che si accorga di me, prima di schiarirmi la gola.<br />

Lui tira fuori la testa dal fumetto. «Desidera?».<br />

Sbatto un fascio di banconote sul bancone. «Stanza<br />

sei. Un’altra settimana».<br />

Si alza, e quando mi volto per andar via lo vedo<br />

intascare <strong>il</strong> denaro con la coda <strong>del</strong>l’occhio.<br />

Una volta fuori sulla strada, vago senza una meta,<br />

anonimo nella moltitudine di professionisti e turisti. È<br />

la prima volta, durante le tre settimane da quando sto<br />

qui, che mi sono sentito spinto ad avventurarmi oltre <strong>il</strong>


negozio di casalinghi dall’altra parte <strong>del</strong>la strada. Per<br />

lo più, sono semplicemente rimasto sdraiato sul letto<br />

duro come un sasso nella camera ammuffita <strong>del</strong>l’hotel,<br />

tremando e fissando <strong>il</strong> soffitto, sentendomi come un<br />

tossicodipendente che cerca di smettere, e tentando di<br />

lottare contro l’impulso di tornare ad Haden. Da<br />

Frannie: la mia droga.<br />

Ma non posso assolutamente tornare indietro. Era<br />

tutta una bugia: una meravigliosa <strong>il</strong>lusione. Per quanto<br />

lo desideri, non posso essere quello di cui lei ha<br />

bisogno.<br />

Almeno <strong>il</strong> mio Schermo sembra ancora intatto.<br />

L’ultima volta che ho visto Rhenorian, era seduto nella<br />

sua Lincoln. È stato tre settimane fa, appena prima di<br />

rassegnare a Mavis le mie dimissioni e sfuggire dalla<br />

porta sul retro. Il giorno dopo che...<br />

Mi si ritorce dolorosamente l’intestino, al ricordo.<br />

Ma Gabriel è tornato. Sono andato via appena l’ho<br />

saputo con certezza. Frannie è al sicuro, e lo sarà<br />

fintanto che resterà con Gabriel, e alla larga da me. Se<br />

c’è una cosa di cui sono certo, è che lui farà più<br />

attenzione di Matt.<br />

Cammino nella nebbia, zigzagando attraverso la<br />

massa di pedoni che si accalcano nelle umide strade<br />

estive di Boston. Non so davvero bene dove sto<br />

andando, e in fondo non mi interessa. La mia mente è<br />

concentrata sull’elaborazione <strong>del</strong> resto <strong>del</strong> piano. Non<br />

posso avvicinarmi in alcun modo a Frannie, ma posso<br />

ancora aiutarla. Con Gabriel che veglia su di lei, sono<br />

libero di cercare L<strong>il</strong>ith: di trovare un modo per<br />

fermarla. Devo soltanto capire come.<br />

Infine, mi fermo a mangiare una salsiccia affumicata<br />

da un carretto ambulante vicino a Fanway Park, anche<br />

se non ho fame, e mastico senza pensare, mentre<br />

riprendo a camminare.


All’edicola, diversi titoli catturano i miei occhi.<br />

Ancora violenza e morti in Medio Oriente; test<br />

nucleare in Corea <strong>del</strong> Nord. Sta crescendo più<br />

rapidamente di quanto avremmo mai sperato.<br />

Scatto, quando realizzo che mi sono appena incluso<br />

in un collettivo “noi” infernale, e cerco di far finta di<br />

non aver appena sentito un’emozione scorrermi<br />

dentro, alla prospettiva <strong>del</strong>la morte e <strong>del</strong>la distruzione<br />

incombenti.<br />

Distolgo gli occhi dai titoli dei giornali e svolto<br />

l’angolo per tornare indietro al mio hotel.<br />

E sbaglio.<br />

Frannie e R<strong>il</strong>ey stanno salendo le scale <strong>del</strong>l’uscita<br />

dalla stazione Kenmore Square <strong>del</strong>la T.<br />

Mi appoggio a un edificio di mattoni lì vicino,<br />

sentendo le vertigini, e mi fermo un secondo per<br />

riprendere <strong>il</strong> controllo. Quando torno in me, punto gli<br />

occhi indietro, verso la stazione <strong>del</strong>la metropolitana.<br />

Non ci sono più.<br />

Un attimo di panico mi radica sul posto, ma mi<br />

costringo ad avanzare. Cammino fino alla fine<br />

<strong>del</strong>l’isolato tanto rapidamente quanto possono le mie<br />

gambe malferme, e sbircio dietro l’angolo. Un sospiro<br />

di liberazione mi solleva <strong>il</strong> petto, quando le vedo<br />

allontanarsi lentamente lungo la strada: R<strong>il</strong>ey con <strong>il</strong><br />

braccio intorno a Frannie, come se avesse bisogno di<br />

sostenerla.<br />

Questo è stupido... e pericoloso. C’è una ragione per<br />

cui ho preferito non tornare ad Haden.<br />

Ma <strong>il</strong> mio corpo si rifiuta di sottomettersi alla<br />

ragione. Mantenendo la distanza, le seguo. C’è<br />

talmente tanta gente in strada che a volte le perdo di<br />

vista nella folla, e quando succede, l’angoscia mi<br />

spinge a muovermi più rapidamente... ad avvicinarmi.<br />

E più mi avvicino, più lo sento... <strong>il</strong> fremito


<strong>del</strong>l’elettricità calda sotto la pelle.<br />

Infine, si dirigono lentamente da Starbucks. Si<br />

fermano davanti alla porta, e io scivolo dietro un<br />

p<strong>il</strong>astro di mattoni a pochi passi di distanza,<br />

sbirciando cautamente dietro l’angolo.<br />

«Ci vediamo di nuovo qui dopo l’incontro di<br />

orientamento», dice R<strong>il</strong>ey. Frannie mi sta di schiena, e<br />

R<strong>il</strong>ey le tiene entrambe le spalle, parlandole dritto in<br />

faccia, come se temesse che Frannie possa non sentire.<br />

«Starai bene?».<br />

Frannie annuisce.<br />

R<strong>il</strong>ey le stringe la mano e procede lungo la strada,<br />

allontanandosi da me. Frannie rimane semplicemente<br />

lì per un lungo minuto, e devo lottare per impedire che<br />

le mie gambe mi portino da lei. Un gruppo di uomini<br />

d’affari si imbatte in lei entrando da Starbucks, e<br />

Frannie li segue attraverso la porta aperta.<br />

Attendo diversi minuti, combattendo contro l’ultimo<br />

scampolo <strong>del</strong> mio senso pratico. Dovrei voltarmi e<br />

andar via. So che sarebbe l’unica cosa sicura da fare.<br />

La sola cosa intelligente.<br />

Ma, Satana mi salvi, ho bisogno di vedere <strong>il</strong> suo viso.<br />

Per essere sicuro che sta davvero bene.<br />

Quando mi passa accanto <strong>il</strong> gruppo successivo che<br />

entra, li seguo.<br />

Frannie è seduta da sola a un tavolo sul retro, con le<br />

mani avvolte intorno a una tazza di caffe fumante<br />

dimenticato, ed è chiaro che decisamente non sta<br />

bene. Respiro per contrastare la pressione schiacciante<br />

nel petto, quando <strong>il</strong> mio cuore cerca di collassare su se<br />

stesso.<br />

I suoi occhi infossati sono vuoti e fissano <strong>il</strong> nulla...<br />

non c’è vitalità in quel volto bellissimo e tragico.<br />

Sono passate tre settimane, e lei è ancora<br />

perseguitata da quello che le ho fatto. Il mio


tradimento.<br />

Sono trafitto dal senso di colpa, e cerco soltanto di<br />

tenermi dritto in piedi, quando mi rendo conto, troppo<br />

tardi, che Frannie ha abbandonato la sua tazza sul<br />

tavolo, e <strong>il</strong> profumo pungente di catrame – la sua<br />

disperazione – la precede mentre cammina proprio<br />

verso di me.<br />

Mi ha visto?<br />

Terrorizzato, mi proietto nel corridoio dietro di lei,<br />

che esita per un secondo, poi cammina più veloce<br />

uscendo dalla porta.<br />

E allora me ne rendo conto: mi sono proiettato.<br />

Il peso <strong>del</strong>la mia stessa disperazione mi impedisce di<br />

respirare, quando ne comprendo <strong>il</strong> senso: tutto quello<br />

che significa. Crollo addosso al muro per evitare di<br />

cadere in avanti, e vi premo la fronte contro, mentre<br />

annaspo per l’aria di cui non ho bisogno.<br />

Frannie non mi vuole davvero più. Se così non fosse,<br />

sarei ancora umano. Ed è evidente che non lo sono.<br />

Tutti i segni che ho negato – cercando di ignorarli o di<br />

spiegarli altrimenti – sono reali. Sono di nuovo un<br />

demone.<br />

Tre settimane. Ci sono volute soltanto tre settimane.<br />

Con quella consapevolezza, c’è solo una cosa che<br />

posso fare. Guardo Frannie andar via. Mi scrollo dal<br />

muro, ma appena prima di proiettarmi indietro nella<br />

camera <strong>del</strong>l’hotel <strong>il</strong> mio sesto senso si attiva con un<br />

ronzio e sento <strong>il</strong> peso di una mano sulla spalla. Poi <strong>il</strong><br />

ronzio si interrompe e Gabriel non c’è più.<br />

Appendo <strong>il</strong> cartello NON DISTURBARE alla porta<br />

<strong>del</strong>la mia camera stretta e buia, prima di chiudere a<br />

chiave. L’odore di fumo stagnante e di muffa copre<br />

qualcosa di più forte, mutando <strong>il</strong> mio stato d’animo in<br />

disperazione più profonda. Accendo la modesta


adiolina sul comodino e la lascio andare come rumore<br />

di sottofondo, mentre mi accascio sul letto duro come<br />

pietra.<br />

Fisso <strong>il</strong> soffitto a buccia d’arancia per... ore? Giorni?<br />

Non ne ho idea. Nessuno ha bussato alla mia porta per<br />

chiedermi soldi, quindi probab<strong>il</strong>mente non è più di<br />

una settimana.<br />

Voglio morire. Perché i demoni non possono morire?<br />

Sto considerando se mai sia possib<strong>il</strong>e proiettarsi<br />

nell’oblio – l’equivalente <strong>del</strong> suicidio, per un demone<br />

–, quando l’odore pungente di zolfo mi afferra alle<br />

narici, facendomi scattare in piedi.<br />

«Per quanto tempo sei stato qui sdraiato, Lucifer?<br />

Ho atteso fuori <strong>del</strong>la tua porta per giorni». L’occhio di<br />

Rhenorian br<strong>il</strong>la di rosso, mentre si appoggia al muro,<br />

all’angolo <strong>del</strong>la stanza buia, con le mani nelle tasche<br />

dei jeans e le caviglie incrociate.<br />

Mi ributto sul letto, fissando ancora <strong>il</strong> muro. «Allora<br />

suppongo che la risposta sarebbe giorni. Pensavo di<br />

averti depistato. Come mi hai trovato?»<br />

«Quel ridicolo Schermo celestiale nasconde soltanto<br />

te, stupido. Quando hai usato <strong>il</strong> tuo potere, è stato ben<br />

visib<strong>il</strong>e a tutti noi. Casualmente ero proprio <strong>il</strong> più<br />

vicino». Il suo sorriso è sarcastico. «Ho imparato a<br />

conoscere i tuoi schemi. Ho immaginato che saresti<br />

rimasto accanto al tuo umano».<br />

Perfetto. Non ho quasi più potere, e quando lo uso<br />

sono allo scoperto. Ma la triste verità è che sapevo che<br />

lui era lì. Il f<strong>il</strong>o dei pensieri di Rhenorian era nella mia<br />

mente, proprio come ai bei vecchi tempi. Speravo che<br />

fosse la mia immaginazione, invece no. Ho di nuovo la<br />

mia connessione maligna.<br />

Lui scrolla le spalle dal muro e vene accanto al letto.<br />

«Non che abbia importanza, ormai, ma come c’è<br />

riuscita?».


Sobbalzo all’uso <strong>del</strong> femmin<strong>il</strong>e. Lui sa. «A far che?»<br />

«Tu eri umano. Ora non lo sei. Come fa?»<br />

«Non è lei».<br />

Lui mi strappa via dal letto prendendomi per la Tshirt<br />

e mi solleva contro <strong>il</strong> muro. «Non mentirmi».<br />

«Non sto mentendo». Mento. Mi massaggio dietro la<br />

testa. «Lei non ha niente a che fare con questo. È stato<br />

l’angelo».<br />

I suoi occhi si infiammano di rosso. «Lui mi ha detto<br />

di non essere stato».<br />

Sento improvvisamente freddo, nonostante <strong>il</strong> mio<br />

calore demoniaco. Matt è all’Inferno? Sta lavorando<br />

con loro – o piuttosto, noi, ora? Se è così, Frannie è<br />

ancora più in pericolo di quanto pensassi. Mi sforzo di<br />

mantenere la voce salda. «E tu gli hai creduto?»<br />

«Gli angeli non possono mentire».<br />

E allora realizzo la verità: Matt era in combutta con<br />

Rhen... «Prima di cadere», dico, più a me stesso che a<br />

lui.<br />

Mi preme più forte contro <strong>il</strong> muro, e un sorriso lento<br />

gli increspa le labbra. «Diciamo soltanto che non era<br />

un tuo fan».<br />

Capire fino a che punto Matt si stava spingendo pur<br />

di liberarsi di me mi rende più triste che rabbioso. Mi<br />

lascio andare contro <strong>il</strong> muro.<br />

Lui mi guarda minaccioso ancora un momento, poi<br />

mi lascia andare. «Be’, non importa. Ora non c’è<br />

niente che possa impedirti di proiettarti indietro con<br />

me». Scuote la testa. «È male, Lucifer. Non hai<br />

soltanto combinato un disastro. Questo è tradimento».<br />

«Lo so». Faccio un passo in avanti, con le mani in<br />

alto come in segno di resa.<br />

«Non combatterai?». Un cipiglio di disappunto gli<br />

deforma <strong>il</strong> viso, cosa che non dovrebbe sorprendermi.<br />

Lui è una creatura <strong>del</strong> furore. Ciò che fa è combattere.


«Cosa diavolo ti è successo?».<br />

Il volto di Frannie mi fluttua davanti agli occhi.<br />

Tutto... «Niente».<br />

«Quindi hai intenzione di venire con me,<br />

semplicemente così?».<br />

Mentre fisso <strong>il</strong> muro, <strong>il</strong> viso di Frannie evapora. Lei<br />

non mi vuole. Sebbene fosse quello che desideravo, <strong>il</strong><br />

pensiero è come un pugnale nel mio cuore di zolfo.<br />

Potrei non essere in grado di suicidarmi, ma so qual è<br />

la seconda cosa migliore da fare. «Andiamo».<br />

L’Inferno non è cambiato, ma io sì. Ero solito ridere,<br />

quando dicevo che si può tirar fuori <strong>il</strong> demone<br />

dall’Inferno, ma non tirar fuori l’Inferno dal demone.<br />

Mi sbagliavo. E non è affatto divertente.<br />

Tutto ciò che vedo guardandomi attorno nel luogo<br />

che è stato la mia casa per settem<strong>il</strong>a anni mi ripugna...<br />

mi fa odiare ciò che sono e desiderare quello che ero<br />

con Frannie. Ma quello non ero io. Quella non era la<br />

realtà. E non posso assolutamente tornare indietro.<br />

Rhenorian mi ha portato direttamente all’Abisso di<br />

Fuoco. Sono in piedi, nella mia forma umana, con la<br />

schiena addossata a un palo di legno carbonizzato e le<br />

braccia incatenate sopra la testa. Per quanto possa<br />

vedere, gli occhi affamati <strong>del</strong>le legioni <strong>del</strong>l’Inferno – i<br />

miei fratelli infernali – mi scrutano. Guardo attorno a<br />

me <strong>il</strong> mare di facce: molte con lo sguardo maligno, gli<br />

occhi rossi, i volti bramosi per lo spettacolo<br />

imminente.<br />

«Grande affluenza», mormoro, praticamente a me<br />

stesso.<br />

Rhenorian resta a prudente distanza. «È un Diktat».<br />

Il mio stomaco sussulta. Un Diktat. Tutti questi<br />

dannati hanno <strong>il</strong> dovere di essere qui. È previsto che io<br />

venga esposto in pubblico. Si farà di me un esempio. Il


che significa che non sarà una cosa rapida, tra<br />

sentenza ed esecuzione.<br />

Ma perché? Chi mai all’Inferno seguirebbe i miei<br />

passi... se mai potesse? Do un’occhiata lungo la<br />

superficie turbolenta arancione e dorata <strong>del</strong> Lago di<br />

fuoco, fino all’Isola <strong>del</strong>la Fiamma e alla nera mole<br />

massiccia <strong>del</strong> castello Pandemonium. Allora, quasi<br />

richiamato dal mio sguardo, re Lucifero compare<br />

davanti a me, anche lui nella Sua consueta forma<br />

umana: gli occhi verdi ardenti alloggiati in un volto<br />

sott<strong>il</strong>e e spigoloso, e un fisico alto e possente avvolto in<br />

lunghe vesti rosse. Molto sim<strong>il</strong>e a Zeus.<br />

Rhenorian si allontana e si confonde nella folla,<br />

mentre Lucifero si avvicina a un passo da me,<br />

fissandomi negli occhi. Serro i denti così forte che ne<br />

sento uno rompersi, e cerco di fare in modo che <strong>il</strong><br />

dolore non mi si veda sul viso, quando <strong>il</strong> Suo potere mi<br />

rovista dentro... alla ricerca <strong>del</strong>le ultime tracce <strong>del</strong>la<br />

mia umanità. Quando mi lascia, emetto un sospiro<br />

tremante.<br />

Un sorriso scellerato scivola sul Suo viso. «Lodevole,<br />

Lucifer. Non deve essere stato fac<strong>il</strong>e».<br />

Serro ancora i denti e guardo dritto avanti a me senza<br />

rispondere.<br />

Lui fa un segnale alla folla, e tre demoni violenti, due<br />

con <strong>del</strong>le alabarde e uno con un gatto a nove code –<br />

parte <strong>del</strong>la cricca <strong>del</strong>la Sicurezza di Rhenorian –<br />

vengono fuori dalle masse sbavanti. Dietro di loro, tra<br />

le tumultuose ombre di velluto, c’è qualcos’altro... più<br />

una presenza che una sagoma vera e propria.<br />

Qualunque cosa sia, sembra esistere solo quando la<br />

mia percezione è al culmine. Quando tento di fissarlo,<br />

scint<strong>il</strong>la sfocandosi e poi riacquistando nitidezza,<br />

finché mi convinco che non è altro che un gioco di<br />

luce... un’<strong>il</strong>lusione ottica. Ma poi i demoni si fanno da


parte, e quella cosa avanza tra loro. Colgo<br />

un’immagine fugace di un nero incredib<strong>il</strong>e, come se<br />

divorasse ogni luce intorno a sé.<br />

Mentre cammina al fianco di Lucifero, <strong>il</strong> Mago<br />

prende forma solida: scuro come <strong>il</strong> vuoto a eccezione<br />

degli occhi rossi. Ed è alto, con gli arti che sembrano<br />

non servire a nulla sporgenti dal magrissimo corpo<br />

contorto. I Magi esistono nella dimensione tra <strong>il</strong><br />

conscio e l’inconscio e possono manifestarsi soltanto<br />

in presenza <strong>del</strong> loro creatore: Lucifero.<br />

Il fatto che si trovi qui può significare soltanto una<br />

cosa. Rafforzo la mente e la svuoto da tutto ciò che<br />

riguarda Frannie. Mi concentro sui ricordi di quando<br />

addirittura non sapevo ancora che esistesse, e prego<br />

che sia sufficiente per tenerla al sicuro.<br />

Un sorriso triste passa rapido sul volto di Lucifero.<br />

«Non era necessario che andasse così». La sua<br />

espressione si fa pensierosa, e si porta un lungo dito<br />

alle labbra, tamburellandoci sopra. «E non lo è<br />

tuttora». Poi si allontana e traccia un ampio cerchio<br />

intorno al palo al quale sono incatenato, quindi<br />

cammina fino a me, con la faccia a pochi centimetri<br />

dalla mia. «Se mi dici quello che voglio sapere», dice,<br />

con la voce calma e aspra, «non dovrò mandare<br />

nessuno lì dentro a cercarlo». Poi mi preme un dito<br />

rovente sulla tempia.<br />

Osservo, mentre <strong>il</strong> Mago mi sorride maligno,<br />

mostrando una boccata di zanne rosse incassate nel<br />

viso nero e sott<strong>il</strong>e.<br />

Lucifero fa un passo indietro e mi guarda. «Ora o mai<br />

più. Fai la tua scelta».<br />

Digrigno i denti e sostengo <strong>il</strong> Suo sguardo.<br />

Infine, dopo quella che sembra un’eternità, Lui<br />

sospira e scuote la testa. «Otterrò quello che voglio, in<br />

un modo o nell’altro. Non capisco perché dovresti


volere rendere la cosa più dolorosa di quanto ti sia<br />

necessario». Poi indica <strong>il</strong> Mago con un gesto <strong>del</strong>la<br />

mano e traccia un altro cerchio.<br />

Il sorriso maligno <strong>del</strong> Mago si allarga, mentre tiene<br />

una mano puntata verso di me, e io gemo per lo sforzo<br />

di tenerlo fuori. È inut<strong>il</strong>e, tuttavia. Lo sento dentro la<br />

mia testa, che cerca tra i miei pensieri e ricordi, e so<br />

chi sta cercando. Mi impegno a pensare a qualunque<br />

cosa tranne lei, risalendo fino ai miei primi ricordi... i<br />

giorni in cui lavoravo ai Cancelli con <strong>il</strong> segugio<br />

infernale: Barghest. Mi concentro fortemente su<br />

questo. Ma <strong>il</strong> ricordo di Barghest mi riporta a come ha<br />

salvato Frannie da Beherit. Aumento lo sforzo per<br />

bloccare <strong>il</strong> ricordo di lei, ma più mi sforzo, più è lì.<br />

E questo è sufficiente. Vedo la soddisfazione sul suo<br />

viso, mentre si connette con lei. Gemo, perché so cosa<br />

significa. Me l’ha estratta dalla testa, e ora è entrato<br />

dentro di lei. I Magi sono incarnazioni demoniache di<br />

un incubo. Lui la perseguiterà nei suoi sogni, e<br />

attraverso di essi le mostrerà <strong>del</strong>le cose. Per lui, i suoi<br />

sogni sono anche la finestra verso <strong>il</strong> suo mondo. Vedrà<br />

quello che lei vede... saprà quello che lei sa. E, quel<br />

che è peggio, mentre è lì dentro, Lucifero può seguirlo<br />

nella sua testa.<br />

No!<br />

Mi sforzo maggiormente per spingerlo fuori, ma è<br />

ancora nella mia mente quando solleva una mano e<br />

perquisisce lentamente l’aria con gli artigli. Mi mordo<br />

la lingua e faccio una smorfia, quando quattro squarci<br />

roventi mi si aprono sul petto, strappandomi la T-shirt<br />

a bran<strong>del</strong>li. So che non è vero – che è tutto nella mia<br />

mente –, e continuo a ripetermelo, ma potrebbe<br />

altrettanto essere vero, per <strong>il</strong> dolore che sento. Il suo<br />

sorriso invasato si espande, mentre lotto per


scacciarlo.<br />

Lucifero completa <strong>il</strong> Suo cerchio e mi fissa con <strong>il</strong> Suo<br />

sguardo inquisitorio. «Sei davvero un caso unico. Non<br />

posso fare a meno di essere curioso. Tu mi capisci, ne<br />

sono certo».<br />

Allora è così. Dovrò diventare un topo da laboratorio.<br />

Mi distruggerà, poco alla volta, mentalmente e<br />

fisicamente, cercando le risposte, ma anche mostrando<br />

a tutto l’Inferno cosa succede ai traditori. Prendendo<br />

due piccioni con una fava.<br />

Improvvisamente mi è di nuovo addosso, e mi<br />

predispongo all’inevitab<strong>il</strong>e sofferenza. Invece, Lui si<br />

schiaccia contro di me, e l’unica cosa che sento è <strong>il</strong> Suo<br />

respiro rovente nell’orecchio. «So cos’è lei, e la avrò,<br />

Lucifer. Lei era mia alle origini e sarà di nuovo mia.<br />

Non c’è niente che tu possa fare per fermarmi».<br />

Cosa significa... lei era sua alle origini? Il gelo <strong>del</strong>la<br />

paura mi scorre dentro, e <strong>il</strong> mio cuore di zolfo si<br />

sbriciola in migliaia di granelli di sabbia.<br />

Idee tenebrose riempiono i suoi occhi. «Trasformati,<br />

Lucifer».<br />

Non sono mai stato in grado prima d’ora di<br />

disobbedire a un suo ordine diretto, ma mi ritrovo a<br />

resistere. Qualche profonda parte di me non vuole<br />

trasformarsi: non vuole prendere la forma di demone.<br />

Ricerco quella parte, e le mie gambe si piegano,<br />

quando ne trovo la radice. Perché è Frannie che vedo:<br />

la parte di lei che mi porto nel cuore. La parte di lei<br />

che è anche me, e la parte di me che si rifiuta di<br />

lasciarla andare.<br />

Questo è ciò che voglio essere. Quello che ero quando<br />

stavo con lei. Se mi spoglio di questo corpo – quello<br />

che vestivo con lei; quello che ha toccato lei – cosa<br />

succederà? E cosa, se <strong>il</strong> ricordo di ciò che ho provato<br />

stando con lei è racchiuso in questo guscio? Se lo getto


via, potrei perdere quel ricordo per sempre. Sarà<br />

scomparso, e sono terrorizzato dal fatto che non<br />

riuscirò mai a riaverlo indietro. Quel ricordo è l’unica<br />

cosa che rende la mia esistenza tollerab<strong>il</strong>e.<br />

«No».<br />

Un rantolo collettivo si solleva dai convenuti, e i suoi<br />

occhi si spalancano per l’incredulità. L’istante<br />

successivo, migliaia di saette mi trafiggono. Grido e<br />

crollo addosso al palo, quando finalmente finiscono.<br />

Un leggero sib<strong>il</strong>o si diffonde tra la folla riunita.<br />

La forma demoniaca di re Lucifero erompe attraverso<br />

<strong>il</strong> suo involucro umano, e Lui è in piedi di fronte a me<br />

in tutta la sua gloria infernale. Mi trapassa con gli<br />

occhi verdi infiammati incastonati tra i lineamenti<br />

molto spigolosi, nella sua pelle oltrenera. Il mio cuore<br />

di zolfo batte forte, mentre Lui spiega le ali da<br />

pipistrello e le apre, avvolgendoci in un bozzolo di<br />

pelle nera, isolandoci da qualsiasi rumore o luce.<br />

Quando quelle ali mi avvolgono, <strong>il</strong> male esonda da Lui,<br />

annegandomi con idee tenebrose e pensieri depravati.<br />

La sua voce è un sib<strong>il</strong>o primitivo. «Cos’hai detto?».<br />

Scavo profondamente e trovo ancora Frannie... la<br />

mia forza. «No. Ho detto no».<br />

Questa volta, l’energia <strong>del</strong> suo potere è<br />

insopportab<strong>il</strong>e: pure fiamme <strong>del</strong>l’Inferno che mi<br />

squarciano le membra e distruggono qualunque cosa<br />

al loro passaggio. L’ultima cosa che sento, prima che<br />

tutto si dissolva in un nero agonizzante, è <strong>il</strong> mio stesso<br />

grido.


Frannie<br />

Capitolo 22<br />

Dannato Inferno<br />

Le lenzuola sono inesorab<strong>il</strong>mente aggrovigliate<br />

intorno a me, e <strong>il</strong> cuore mi martella nel petto, quando<br />

<strong>il</strong> mio stesso grido mi sveglia da un sonno senza<br />

riposo. C’erano lampi nella mia testa, ma questa volta<br />

è stato diverso.<br />

È stato bello.<br />

Il mio non era un grido di sofferenza. Era estasi.<br />

Luc.<br />

L’ho percepito – la sua tenebrosa energia come<br />

un’ombra – quando sono andata a Boston con R<strong>il</strong>ey, la<br />

settimana scorsa. Ho addirittura pensato di averlo<br />

visto, per un istante appena, da Starbucks... e aveva <strong>il</strong><br />

suo profumo di cannella. È stato con me ogni giorno,<br />

da allora; un sentimento che semplicemente non<br />

riesco a scrollarmi di dosso, e che tira in quel punto<br />

profondo <strong>del</strong> mio cuore che sembra non riuscire a<br />

lasciarlo andare.<br />

Ed era anche nei miei sogni. Ho sentito <strong>il</strong> lampo nella<br />

mia testa, come se stessi facendo cose terrib<strong>il</strong>i a Luc,<br />

torturandolo. Serpenti. Artigli. Fuoco. E lui stava<br />

gridando, e a ogni grido scagliava un’altra saetta di<br />

piacere straziante nel mio cervello.<br />

Oh, Dio – mi è piaciuto.


Cosa diavolo c’è che non va in me?<br />

Ma mentre mi gira la testa e mi assale la nausea<br />

realizzo che non si trattava realmente di me. La<br />

persona che stava torturando Luc nel mio sogno era<br />

qualcun altro. Qualcuno che è come un’ombra: senza<br />

forma, né viso. Stavo guardando in quegli occhi,<br />

quando Luc ha gridato – percependo <strong>il</strong> loro desiderio<br />

di sangue – e io mi sono beata di quello.<br />

Un brivido mi attraversa, e rotolo verso <strong>il</strong> cestino<br />

<strong>del</strong>la spazzatura che è accanto al letto, con la paura di<br />

vomitare. Ma non succede. Gemo e ricado indietro sui<br />

miei cuscini, quando la porta si apre.<br />

Papà mette la testa dentro. «Frannie, tesoro? Stai<br />

bene?». Quando mi vede, con i capelli appiccicati al<br />

viso sudato, tremante, entra e si inginocchia accanto al<br />

letto.<br />

Cerco di respirare per rallentare <strong>il</strong> battito <strong>del</strong> cuore,<br />

ma non funziona. Mi guardo alle spalle, aspettandomi<br />

di trovare Gabe nel letto, ma non c’è. Ho bisogno di<br />

lui. Guardo papà. «Sì, scusa. Soltanto un sogno». La<br />

mia voce si spezza, e lui non la beve.<br />

La sua espressione fa male al cuore, mentre mi<br />

stringe una spalla. «So che sono settimane diffic<strong>il</strong>i...».<br />

«Sto davvero bene, papà». Mi appoggio su un<br />

gomito. «O almeno ci starò».<br />

«Vuoi che resti?»<br />

«No. Ce la faccio. Grazie». Mi ributto indietro sul<br />

cuscino e cerco di sorridere. Sono sicura di non<br />

prenderlo in giro, ma lui sospira e si dirige verso la<br />

porta.<br />

«Chiama, se hai bisogno di me».<br />

«Certo, papà».<br />

La porta si chiude dietro di lui e lascio andare le<br />

lacrime che avevo trattenuto. Mi rotolo, e affondo <strong>il</strong><br />

viso nel cuscino per attenuare i singhiozzi. Poi una


mano mi massaggia la schiena e sono immersa<br />

nell’odore di fresco sole invernale. Mi siedo sul letto e<br />

guardo Gabe, seduto sulla testata.<br />

«Dov’eri?»<br />

«C’era qualcosa di cui dovevo occuparmi».<br />

«Luc... Ho sognato...».<br />

«Lo so».<br />

Il dolore nel mio intimo mi costringe a domandare.<br />

Devo sapere. «Cosa era? Cosa ho visto?».<br />

Le ombre <strong>del</strong>la mezzanotte non nascondono la<br />

preoccupazione che gli segna <strong>il</strong> viso, ma lui non<br />

risponde.<br />

Il mio cuore picchia contro <strong>il</strong> peso che mi comprime<br />

<strong>il</strong> petto, e non posso fare un respiro. «Gabe...?»<br />

«Ci sto lavorando, Frannie», scatta.<br />

Non mi si era mai rivolto in questo modo prima. C’è<br />

qualcosa di serio che non va. Sento <strong>il</strong> terrore<br />

trafiggermi ogni cellula <strong>del</strong> corpo. «Lavorando su<br />

cosa? Dov’è Luc?».<br />

Lui esita. «All’Inferno».<br />

La camera gira. Non riesco a respirare. Il lampo nella<br />

mia testa: era reale. Lo guardo negli occhi. «È...<br />

morto?»<br />

«Tecnicamente no».<br />

«Oh, Dio! Dimmi soltanto quello che sta<br />

succedendo!».<br />

Lui fa un profondo sospiro. «Lui è un demone,<br />

Frannie».<br />

È come un pugno allo stomaco, che mi fa buttare<br />

fuori tutto <strong>il</strong> fiato. «Un demone... all’Inferno». Lo<br />

guardo. «È tornato indietro?».<br />

Gli occhi di Gabe sono tristi, mentre annuisce.<br />

«Perché tornare indietro?».<br />

Mi passa una mano sulla guancia. «Suppongo che<br />

non pensasse di avere più alcuna ragione per restare


ancora».<br />

Lo stringo, e lascio che sia lui a rallentare <strong>il</strong> mio<br />

battito fino a che non ritorna quasi normale. «Quindi è<br />

andato... sul serio».<br />

«Sto lavorando su alcune cose per riportarlo<br />

indietro».<br />

Mi assesto più profondamente nel suo abbraccio e<br />

respiro contrastando <strong>il</strong> vuoto che ho nel petto,<br />

cercando di riempirlo. E sento di averlo davvero<br />

riempito: con la rabbia. Mi ribolle dentro fino a farmi<br />

sentire tutta tremante. Ho appena raggiunto <strong>il</strong> punto<br />

in cui <strong>il</strong> pensiero di Luc non mi schiaccia <strong>il</strong> cuore. È<br />

stato così diffic<strong>il</strong>e, ma sapevo che avevo bisogno di<br />

farmene una ragione.<br />

Ma lui è tornato indietro. Senza un ripensamento.<br />

Mi allontano da Gabe. «Non riportarlo qui per me».<br />

Quegli occhi blu trapassano i miei fino all’anima,<br />

quando mi raggiunge e mi accarezza una guancia con <strong>il</strong><br />

pollice. I suoi occhi sono travagliati, e si offuscano,<br />

restando in qualche modo luminosi. E allora le sue<br />

labbra sono sulle mie, così <strong>del</strong>icate, ma disperate allo<br />

stesso tempo.<br />

Assaggio <strong>il</strong> suo fresco sole invernale e mi esplode<br />

dentro, <strong>il</strong>luminando l’oscurità <strong>del</strong> mio intimo. Sono<br />

ammantata di neve estiva, ed espello <strong>il</strong> fuoco <strong>del</strong>la mia<br />

rabbia. Mi stringo più forte a lui, baciandolo più<br />

profondamente, e desiderando di più.<br />

Lui si irrigidisce, cosa che mi fa tornare in me.<br />

«Io non ti voglio», sussurro tra le sue labbra,<br />

cercando di intendere proprio quello.<br />

Preme la fronte sulla mia. «Lo so». Lo sento scosso<br />

da un brivido, mentre si distacca. «È così diffic<strong>il</strong>e».<br />

«Mi dispiace. Sto cercando di non...». Cosa? Sto<br />

cercando di non desiderarlo, suppongo. Ma è<br />

impossib<strong>il</strong>e non amarlo.


Mi tira sulla sua spalla, e sta tremando. «Lo riporto<br />

indietro per entrambi noi», dice. «Ti amo...».<br />

Le farfalle che svolazzano nel <strong>il</strong> mio stomaco<br />

esplodono in un conato. Lo ricaccio giù respirando<br />

profondamente, poi mi allontano dalle sue braccia e<br />

guardo nei suoi meravigliosi occhi blu. «Ti amo<br />

anch’io».<br />

Il suo sorriso è triste. «...ma non posso averti. Tu<br />

appartieni a Luc». Si alza e cammina fino alla porta.<br />

«Sarò proprio qui», dice, aprendola. «Chiamami se hai<br />

bisogno». Scompare, uscendo verso l’ingresso.<br />

«Ho bisogno di te», gli sussurro dietro.<br />

Mi ributto indietro sui cuscini, determinata a non<br />

riaddormentarmi, e resto sdraiata a guardare le ombre<br />

proiettate dalla luce lunare che danzano sul soffitto.<br />

Mi passo un dito sulle labbra roventi, cercando di non<br />

desiderare Gabe... o di non preoccuparmi per Luc.<br />

Luc<br />

Lucifero continua a tracciare ampi cerchi attorno al<br />

palo al quale sono ancora appeso, scrutandomi da ogni<br />

angolazione.<br />

Ho perso <strong>il</strong> senso <strong>del</strong> tempo. È impossib<strong>il</strong>e dire<br />

quanto a lungo sono stato incatenato qui. Quello che<br />

so è che di solito a Lucifero piace carpire informazioni,<br />

e in questo caso non c’è dubbio che mi lascerà appeso<br />

qui per mesi. Forse anni.<br />

Cammina fino a me, con la Sua faccia di cuoio contro<br />

la mia, e mi preparo a un altro round. «Trasformati!»,<br />

ruggisce.<br />

Esausto, abbandono la testa e mi do un’occhiata al<br />

petto. Ferite che starebbero sanguinando, se fossi<br />

ancora umano, ma che nondimeno bruciano come


acido. Sono ovunque: sulle mie gambe, sulla schiena.<br />

Il Segugio aggira <strong>il</strong> palo a distanza di sicurezza dietro<br />

Lucifero, mordendo l’aria e ringhiando. Ha fatto<br />

entrare i Segugi quando ha deciso che dovevo essere<br />

un esempio più “lampante” per le masse.<br />

Ma <strong>il</strong> Mago è ancora lì, che sorride. In attesa.<br />

Sussulto per l’inevitab<strong>il</strong>e sofferenza che la mia<br />

risposta attirerà. «No».<br />

Lucifero sospira e schiocca le dita. I denti <strong>del</strong> Segugio<br />

sono subito sulla mia spalla, mi strappano la carne, e <strong>il</strong><br />

veleno mi irradia un dolore acuto lungo la spina<br />

dorsale. Ad ogni morso desidero che mi uccida, ma so<br />

che non sarà così compassionevole.<br />

Sento la mia determinazione cedere, mentre <strong>il</strong> dolore<br />

mi trapassa ogni cellula <strong>del</strong> corpo. «Okay», ringhio<br />

attraverso i denti serrati. Cerco di sollevare la testa,<br />

ma pesa una tonnellata.<br />

Lucifero fischia, e i Segugi indietreggiano. Sprofondo<br />

contro <strong>il</strong> palo, mi contorco con le catene che ho alle<br />

mani e premendo la fronte sul legno bruciato. Lui mi<br />

fissa, agitando impazientemente la mano verso di me<br />

con un sopracciglio alzato.<br />

Chiudo forte gli occhi, come se non vedermi<br />

trasformare facesse la differenza, e mi concentro per<br />

aggrapparmi a quella parte di Frannie nel mio cuore.<br />

Ma proprio mentre sono sul punto di uscire dal mio<br />

involucro umano, l’aria acre turbina e una luce bianca<br />

splendente attraversa le ombre color indaco.<br />

L’ultima cosa che sento, mentre vengo strattonato nel<br />

tempo e nello spazio in un’ondata vertiginosa, è <strong>il</strong><br />

ruggito di Lucifero.<br />

Riprendo coscienza in un morbido letto coperto da<br />

lenzuola bianche. In una stanza bianca. Con i mob<strong>il</strong>i<br />

bianchi.


È quella di Gabriel. Deve essere così.<br />

Scanso le lenzuola di lato ed esamino <strong>il</strong> mio corpo. Le<br />

ferite nel mio petto e sulle braccia sono gravi, ma<br />

stanno guarendo... uno dei vantaggi di essere un<br />

demone. Ma <strong>il</strong> ricordo <strong>del</strong>le ustioni è ancora lì... un<br />

bruciore intenso e doloroso.<br />

Mi rigiro e mi siedo in fondo al letto, e la mia testa<br />

fluttua.<br />

Ma a un tratto realizzo. Sono da Gabriel. Qualcuno<br />

ha spinto tanto – Sway – da trascinarmi fuori<br />

dall’Inferno. E fuori proprio dalle grinfie di Lucifero.<br />

Mi sento di nuovo instab<strong>il</strong>e. «Frannie», sussurro.<br />

So che non dovrei sperarlo, ma non posso farne a<br />

meno. Schizzo via dal letto e vac<strong>il</strong>lo, poi recupero<br />

l’equ<strong>il</strong>ibrio e raggiungo i vestiti sulla poltrona bianca<br />

accanto al letto. Indosso i jeans e la T-shirt che Gabriel<br />

ha lasciato per me e scatto fuori dalla porta e giù per le<br />

scale sulle gambe malferme.<br />

Gabriel è sdraiato scompostamente sul divano<br />

<strong>del</strong> soggiorno, con una gamba poggiata sul bracciolo,<br />

strizzando gli occhi su una copia de L’ombra <strong>del</strong>lo<br />

scorpione, di Stephen King.<br />

«Dovresti proprio usare degli occhiali da lettura». Mi<br />

guardo impazientemente attorno nella stanza,<br />

cercando Frannie, ma ci siamo soltanto noi due.<br />

Gabriel poggia <strong>il</strong> libro aperto sulle ginocchia e mi<br />

osserva in s<strong>il</strong>enzio, mentre io incespico sui piedi<br />

camminando verso la sedia davanti alla finestra e mi ci<br />

abbandono sopra. «Dunque, cos’è successo?».<br />

Lui abbozza un mezzo sorriso. «È davvero una storia<br />

lunga».<br />

Mi sporgo in avanti, con i gomiti sulle ginocchia.<br />

«Visto che sembro essere di nuovo immortale, ho tutto<br />

<strong>il</strong> tempo che vuoi».<br />

«Abbiamo trovato un espediente».


Lo guardo minaccioso. «Per essere una storia lunga<br />

mi sembra un po’ poco».<br />

Lui si solleva scomodamente dal divano. «Quella<br />

piccola parte <strong>del</strong>la tua essenza che è costituita ancora<br />

da anima umana ci appartiene, quindi abbiamo<br />

esercitato <strong>il</strong> nostro diritto su di essa. Ovviamente, ci<br />

sono sempre aspetti legati alla diplomazia. Non è stato<br />

fac<strong>il</strong>e convincere Lui a intervenire – Michael non è<br />

stato d’aiuto in questo senso –, poiché abbiamo dovuto<br />

pestare i piedi a molti, per tirarti fuori di lì».<br />

Il mio cuore sprofonda e mi affloscio nuovamente<br />

sulla sedia, lasciando cadere lo sguardo a terra, perché<br />

pensavo...<br />

«Non è stata Frannie». Lo dico ad alta voce per<br />

renderlo reale... per ribadirlo a me stesso. Avevo torto<br />

a sperare che avrebbe cambiato idea e usato <strong>il</strong> suo<br />

Sway per salvarmi.<br />

Lui mi conferma quello che già so, quando esita<br />

prima di rispondere. «No, non è stata lei».<br />

Quindi è così. Frannie ha davvero chiuso con me.<br />

Ricaccio indietro l’acidità che mi sale in gola, ma<br />

nondimeno la sento nella mia voce. «Allora, mi hai<br />

salvato la pelle ancora una volta».<br />

«Non sto tenendo <strong>il</strong> conto, bello».<br />

Sospiro. «Perché ti sei disturbato?»<br />

«Avevo bisogno <strong>del</strong> tuo aiuto». Mette giù <strong>il</strong> libro e mi<br />

sorride compiaciuto. «Immagina la mia sorpresa<br />

quando sono venuto a cercarti e ti ho trovato<br />

all’Inferno».<br />

«Avresti dovuto lasciarmi lì».<br />

Lui sprofonda di nuovo sui cuscini ed emette un<br />

lungo sospiro. «Frannie ha bisogno di te».<br />

«È così. Lei ha bisogno di me morto, e l’Abisso di<br />

Fuoco è quanto c’è di più sim<strong>il</strong>e alla morte, per me».<br />

Lui si solleva dal divano e cammina verso la finestra.


«Sembrava come se Lucifero avesse in mente cose<br />

migliori o più grandi, per te», dice, fissando <strong>il</strong> vuoto<br />

all’esterno.<br />

«Non importa. Non era niente che non meritassi».<br />

«Tu sbagli tanto quanto Frannie, pretendendo di<br />

addossarti la colpa di qualunque cosa accada».<br />

«La differenza è che per la maggior parte è colpa<br />

mia». Stringo forte gli occhi davanti all’immagine <strong>del</strong><br />

viso tormentato di Frannie e mi alzo a fatica dalla<br />

sedia. «Avresti dovuto abbandonarmi», dico,<br />

dirigendomi verso la porta.<br />

«Non avrei potuto. Sono serio riguardo al fatto che<br />

ho bisogno <strong>del</strong> tuo aiuto. Frannie ha dei problemi,<br />

Luc». Un’ombra di senso di colpa gli adombra <strong>il</strong> volto,<br />

mentre gli occhi gli cadono sulle mani irrequiete. «È<br />

messa davvero male, e non sono sicuro di non farla<br />

stare peggio».<br />

Mi volto e lo guardo negli occhi angosciati. È sul<br />

punto di crollare. Nonostante con me non lo<br />

ammetterebbe mai, è innamorato di lei. E non ha<br />

smesso di amarla quando se n’è andato e lei stava con<br />

me, <strong>il</strong> che significa che <strong>il</strong> suo Sway non c’entrava nulla.<br />

Ma ora che Frannie lo vuole...<br />

Mi scappa una risata fredda. Questa è bella. «Mi hai<br />

tirato fuori dall’Inferno per fare da tramite?»<br />

«Lei appartiene a te», dice, con la voce stretta dalla<br />

sofferenza. «Tu sei l’unico che possa capire cosa c’è in<br />

ballo. Ha bisogno <strong>del</strong> tuo sostegno».<br />

«Ma ha te», sorrido compiaciuto, «un vero angelo.<br />

Cosa potrebbe volere proprio da me?»<br />

«Io non riesco a...». Lascia cadere. «Non pensavo che<br />

potesse succedere. Che io potessi...». Mi fissa<br />

duramente. «Io sono una Dominazione. Tu sai cosa<br />

succede se perdo le mie ali».<br />

Non posso sostenere questa conversazione. «Potevi


pensarci prima di innamorarti di lei». Cerco di<br />

proiettarmi nel mio appartamento, ma avrei dovuto<br />

sapere che non avrebbe funzionato dal soggiorno di<br />

Gabriel, considerando <strong>il</strong> suo campo celeste schermato<br />

a prova di desolazione infernale. Apro con forza la<br />

porta d’ingresso e mi precipito fuori, sul portico, con <strong>il</strong><br />

bisogno di andar via da questo dannato posto.<br />

Ma è troppo sperare che Gabriel mi lasci solo. Mi<br />

segue sul portico e mi fissa dall’alto in basso. «È stata<br />

una buona azione. Ho pensato davvero che ci tenessi a<br />

lei».<br />

Non ho intenzione di ignorare quanto le sue parole<br />

feriscano, ed è l’unica cosa che posso fare per evitare<br />

di sparargli un getto di fiamme <strong>del</strong>l’Inferno. «Sono<br />

stato semplicemente spontaneo. Dopo tutto, io sono<br />

un demone».<br />

«E uno stronzo di prima categoria».<br />

Inizio a proiettarmi verso <strong>il</strong> mio appartamento, ma in<br />

un’occhiata noto <strong>il</strong> vicino di Gabriel, in piedi nel suo<br />

giardino in accappatoio, che ci guarda.<br />

«Cosa ti aspetteresti?», dico, balzando giù dal portico<br />

e voltandomi indietro.<br />

Lui mi segue. «Perché non vuoi aiutarla?»<br />

«Te l’ho detto. Il miglior modo che ho per aiutarla è<br />

lasciarla stare».<br />

Lui scuote la testa e borbotta tra sé e sé.<br />

Lo guardo minaccioso. «Vai a cercare L<strong>il</strong>ith. Lei non<br />

si arrenderà».<br />

Ricambia lo sguardo ost<strong>il</strong>e e fa per sparare una<br />

risposta, ma <strong>il</strong> suo volto diventa una maschera di<br />

spavento... e poi di orrore. I suoi occhi vac<strong>il</strong>lano. «A<br />

casa tua. Ora!», str<strong>il</strong>la. Poi scompare.


Capitolo 23<br />

La mia anima da salvare<br />

Frannie<br />

Luc è all’Inferno. È tutto ciò che so. È <strong>il</strong>leso? Oppure<br />

è morto?<br />

Non riesco a credere che si sia trasformato di nuovo...<br />

che non sia più umano. Che non è più mio. Non so<br />

cosa mi aspettassi, ma non dovrei essere sorpresa,<br />

poiché sono stata io. Non lo volevo. Lo odiavo.<br />

Ma l’ho sempre amato.<br />

E lo amo ancora.<br />

Ma questo non cambia ciò che ha fatto. Non c’è nulla<br />

che possa dirmi per farmi avere di nuovo fiducia in lui.<br />

E Gabe non dovrebbe fidarsi di me. Dopo che lui se<br />

n’è andato, ho passato <strong>il</strong> resto <strong>del</strong>la scorsa notte<br />

cercando di convincere me stessa che non lo voglio.<br />

Ma è una stronzata. Io lo voglio.<br />

Mi ha detto di restare a casa, dietro <strong>il</strong> campo di mio<br />

padre. Allora, perché sto guidando verso<br />

l’appartamento di Luc? Non lo so. Suppongo di aver<br />

bisogno di essere certa che lui se ne sia andato, prima<br />

di potermene liberare. Vedere per credere, come si<br />

dice.<br />

Quasi me ne vado, quando entro nello spiazzo <strong>del</strong><br />

parcheggio e vedo la Shelby. Ma non lo faccio.<br />

Parcheggio accanto al suo palazzo e resto qui seduta<br />

per un tempo indefinito, lottando contro <strong>il</strong> panico che


cerca di prendere <strong>il</strong> controllo. Mi ritrovo a sfregare la<br />

zampa di coniglio e a toccare le estremità appuntite<br />

<strong>del</strong>la chiave d’argento lucente che ciondola dalla<br />

catenina di quella inserita nell’accensione. Infine,<br />

estraggo le chiavi, esco dalla macchina e procedo verso<br />

l’edificio. Mi sento stanca e nauseata, e ho molta<br />

difficoltà a muovere le gambe. Un lampo di ricordi:<br />

l’incontro con L<strong>il</strong>i, quel primo giorno, proprio qui sulla<br />

porta; <strong>il</strong> trasporto <strong>del</strong> mob<strong>il</strong>e su per le scale; la caduta<br />

di Matt. Quasi inverto la direzione, quando la<br />

pesantezza <strong>del</strong> cuore schiaccia <strong>il</strong> mio coraggio.<br />

Spronandomi, inizio a salire nell’androne.<br />

Inf<strong>il</strong>o la chiave nella serratura con prudenza,<br />

cercando di non ricordare cosa ho trovato all’interno<br />

l’ultima volta che sono entrata, e sobbalzo quando<br />

sento la voce dolce provenire da poco più in là, lungo <strong>il</strong><br />

pianerottolo.<br />

«Frannie?».<br />

Mi sento tremante e stordita, mentre mi volto verso<br />

L<strong>il</strong>i, che sta in piedi sulla sua porta.<br />

Lei cammina con cautela verso di me. «Ho davvero<br />

bisogno di parlarti, Fee». La sua voce è <strong>del</strong>icata,<br />

spaventata.<br />

Sbatto le palpebre, cercando di liberare la mente –<br />

per fare in modo di vederla per quello che so che è...<br />

un succubo, e la sposa di re Lucifero. Ma questa è<br />

soltanto la L<strong>il</strong>i timida e intimorita.<br />

L<strong>il</strong>i, che era a letto con Luc l’ultima volta che l’ho<br />

vista.<br />

Sento <strong>il</strong> cuore che mi pulsa nelle orecchie, quando<br />

deglutisco la b<strong>il</strong>e amara che mi risale nella gola. «Cosa<br />

vuoi?».<br />

Lei fa cadere gli occhi sulle sue scarpe. «Dentro non<br />

c’è», dice.<br />

Estraggo la chiave dopo aver fatto l’ultimo giro e apro


la porta. Ha ragione. L’appartamento è vuoto. Mi<br />

rivolgo di nuovo a lei. «Cosa vuoi?», ripeto,<br />

sforzandomi di mantenere la voce calma.<br />

Si muove prudentemente verso di me. «È solo<br />

che...», dice, poi lascia cadere e mi raggiunge.<br />

«Possiamo parlare?».<br />

Apro completamente la porta e lei entra imbarazzata.<br />

Io la seguo e chiudo alle nostre spalle. Esamino ancora<br />

l’appartamento, e quando guardo sul letto non posso<br />

trattenere una fitta al cuore, né le lacrime che mi<br />

riempiono gli occhi. Il ricordo di me e Luc – la nostra<br />

prima volta e tutto quello che pensavo significasse – è<br />

eclissato dall’immagine di lui nello stesso letto con L<strong>il</strong>i.<br />

Mi volto di scatto su di lei. «Di’ soltanto quello che hai<br />

da dire e lasciami in pace».<br />

Lei punta gli occhi nei miei e mi si fa incontro con<br />

passo incerto. «Io non volevo lui», dice.<br />

Li vedo insieme così chiaramente, come se stesse<br />

succedendo proprio adesso, proprio davanti a me.<br />

«Avrei pensato <strong>il</strong> contrario», sib<strong>il</strong>o.<br />

I suoi occhi mi fissano, e sono sorpresa nel vedervi<br />

dentro una forza inattesa. E qualcos’altro. Qualcosa di<br />

intenso, insopprimib<strong>il</strong>e... e antico. «Voglio te».<br />

Improvvisamente sono paralizzata da un desiderio<br />

che mi annulla. Lei mi scivola di fronte, e resto con le<br />

spalle alla porta, quando preme <strong>il</strong> suo corpo contro <strong>il</strong><br />

mio. Gli occhi mi si chiudono, mentre un’esplosione di<br />

estasi attraversa ogni cellula <strong>del</strong> mio corpo. Sento <strong>il</strong><br />

suo respiro caldo sulla guancia e gemo,<br />

schiacciandomi nella porta. Ma allora mi accarezza <strong>il</strong><br />

viso con la mano. Scorre un dito sullo zigomo, lungo <strong>il</strong><br />

naso e fino alle labbra. Apro gli occhi, e rimango<br />

immediatamente ipnotizzata. Il mio battito corre, ma è<br />

solo in parte per paura.<br />

Trattengo <strong>il</strong> respiro sussultando, mentre la stanza


inizia a girare; poi tutto si appanna, quando le sue<br />

labbra si uniscono alle mie. Un fremito elettrico mi si<br />

scatena dentro, e quando lei prova a ritrarsi non glielo<br />

permetto. La sento sorridere contro le mie labbra<br />

quando le mie braccia, che la stavano allontanando,<br />

iniziano a stringerla di più.<br />

«Così. Continua così», sussurra.<br />

E a quelle parole, la mia mente balza a Luc: a quanto<br />

era perso in lei. Sento qualcosa – nero, brutto, vecchio<br />

– che mi turbina dentro, cercando di prendere <strong>il</strong><br />

controllo.<br />

Mi stacco da lei e scuoto la testa, quando dei<br />

campanelli d’allarme iniziano a suonarmi nella mente.<br />

Istintivamente, la afferro per un braccio e la avvolgo in<br />

una morsa al collo.<br />

Ma altrettanto rapidamente lei si sf<strong>il</strong>a dalla mia presa<br />

e si allontana da me. «Non deve andare così, Fee. Tu<br />

non sai chi sono io... e quello che posso fare per te».<br />

«Non osare chiamarmi così», ringhio. Sento una<br />

nuova forza crescere dentro di me, mentre guardo <strong>il</strong><br />

vero oggetto di tutta la mia rabbia. «E in realtà lo so,<br />

L<strong>il</strong>ith».<br />

Appare colpita. I lineamenti <strong>del</strong> viso si allentano e gli<br />

occhi luccicano di lacrime. «È stato Gabriel? Cosa ti ha<br />

detto?»<br />

«Non è stato Gabriel», ribatto pensando al viso di<br />

mio padre quando mi ha parlato di L<strong>il</strong>ith. Di come<br />

avesse perso le ali per lei.<br />

Lei abbassa le ciglia. «Daniel», sussurra, come se<br />

leggesse nella mia mente. Mi guarda di nuovo negli<br />

occhi, con i suoi profondi e pieni di sofferenza. «Per<br />

me era speciale. Il mio primo angelo».<br />

Distolgo lo sguardo prima che i suoi occhi possano<br />

ipnotizzarmi ancora, e sento la rabbia crescere dentro<br />

di me. Ma allora ricordo la tristezza sul suo viso


quando ha incontrato papà quel giorno in garage, e<br />

quasi le credo. Sono inondata da emozioni<br />

contrastanti – dolore, pietà, vergogna, desiderio –<br />

finché i miei pensieri non sono totalmente confusi.<br />

«Speciale?», dico. «E che mi dici di Matt? E Luc?<br />

Erano speciali anche loro?».<br />

Qualcosa di oscuro le vela <strong>il</strong> viso. «Il loro desiderio<br />

mi mantiene in vita. Senza di loro morirei. Quindi<br />

suppongo che siano tutti speciali, ognuno a suo<br />

modo».<br />

Ruoto verso la porta e agguanto la maniglia, quando<br />

aggiunge: «Ma non speciali quanto te».<br />

Premo le mani contro la porta e lotto contro l’ondata<br />

di desiderio che minaccia di travolgermi.<br />

Quando mi giro di nuovo verso la stanza lei è lì,<br />

proprio a qualche centimetro da me. L’impulso di<br />

raggiungerla e avvicinarla a me è quasi irresistib<strong>il</strong>e. Mi<br />

duole dappertutto; sento un bisogno assolutamente<br />

primitivo di lei all’estremità di ogni mio nervo.<br />

Non riesco a respirare, mentre percorro la breve<br />

distanza che ci separa e premo le mie labbra sulle sue.<br />

Un gemito che è quasi un ringhio le risale dal<br />

profondo, mentre si stringe di più a me, spingendomi<br />

indietro contro la porta.<br />

Dopo un minuto <strong>il</strong> mio cuore, che già correva, inizia a<br />

battere ancora più forte, quando cerco di fare un<br />

respiro ma non ci riesco. L<strong>il</strong>i mi sta letteralmente<br />

soffocando con <strong>il</strong> suo <strong>bacio</strong>. C’è qualcosa di<br />

emozionante nel pensiero di morire tra le sue braccia.<br />

Ho un brivido, e mi schiaccio su di lei, mentre i miei<br />

polmoni reclamano l’aria. È come se mi stesse<br />

risucchiando via la vita... e voglio che lo faccia.<br />

Il <strong>bacio</strong> <strong>del</strong>la morte.<br />

Il terrore mi pizzica i sensi, mescolandosi con


l’intensità <strong>del</strong> mio desiderio per L<strong>il</strong>i. Non ho mai<br />

provato nulla di sim<strong>il</strong>e: emozioni completamente<br />

selvagge e incontrollate. Mi appendo ai suoi vestiti,<br />

con <strong>il</strong> bisogno di starle più vicino, e sento le sue dita<br />

premermi intorno alla gola, spezzandomi <strong>il</strong> respiro. Le<br />

stelle mi balenano negli occhi, mentre piccoli zamp<strong>il</strong>li<br />

di beatitudine mi sgorgano dentro.<br />

Le sue labbra scivolano sulle mie, e tracciano un<br />

percorso sulla guancia e fino all’orecchio. «Sei mia»,<br />

sussurra, mentre stringe la presa sulla mia gola.<br />

Oltre la sua spalla, nel mio campo visivo ristretto e<br />

offuscato, scorgo <strong>il</strong> letto di Luc. Il letto in cui mi sono<br />

concessa a lui. Il letto in cui mi ha tradito.<br />

Con L<strong>il</strong>i.<br />

Al pensiero di quello che c’è stato tra me e Luc –<br />

quello che abbiamo perso – <strong>il</strong> dolore mi pervade. La<br />

lacrima calda che mi scorre giù lungo la guancia mi<br />

scuote dallo stato di trance. Qualcosa nel mio cuore si<br />

serra, mentre l’allarme nella mia testa si fa più forte. E<br />

allora sento la voce di Gabe.<br />

Lei è un demone, ma non lo è.<br />

Tengo gli occhi focalizzati sul letto – sul mio dolore<br />

–, mentre mi allontano da L<strong>il</strong>i, sapendo che non potrei<br />

trovare la forza, se continuassi a guardarla negli occhi.<br />

Con uno sforzo enorme riesco a mettere una distanza<br />

tra noi. Allontanarmi da lei fa più male di quanto<br />

pensassi: un bisogno doloroso che mi penetra fin<br />

dentro le ossa. Lei non allenta le mani sulla mia gola, e<br />

quel contatto prolungato è quasi piacevole.<br />

Ma quando stringe ancora più forte, cercando di<br />

mantenere la presa su di me, sembra quasi che mi<br />

stiano per esplodere i polmoni. Le stelle mi pulsano<br />

più luminose negli occhi, e <strong>il</strong> panico mi manda una<br />

sferzata di adrenalina per tutto <strong>il</strong> corpo. Le tiro via la


mano dalla mia gola e le torco <strong>il</strong> braccio, facendola<br />

ruotare e scaraventandola con la faccia contro la porta.<br />

Il sangue irrompe così rapidamente nella mia testa che<br />

mi dà <strong>il</strong> capogiro. Mi sento calda e fredda al tempo<br />

stesso, mentre <strong>il</strong> mio corpo torna alla vita fremendo.<br />

«Cosa vuoi da me?». È quasi un gemito che mi sfugge<br />

direttamente dalla gola.<br />

Lei gira la testa di lato e mi guarda oltre la spalla<br />

distorta. «Tutto. Tu appartieni a noi... a me».<br />

Anche se non la guardo negli occhi, sento che a quelle<br />

parole <strong>il</strong> suo fascino su di me si intensifica.<br />

Improvvisamente capisco che ha ragione. So, senza<br />

ombra di dubbio, che io e lei siamo fatte per stare<br />

insieme. La desidero più di quanto abbia mai<br />

desiderato qualcosa in tutta la mia vita.<br />

Ma mentre la tengo appiccicata qui, mi ricordo di<br />

quando Luc mi aveva abbracciato nello stesso posto,<br />

non molto tempo fa. Riesco quasi a sentire <strong>il</strong> suo corpo<br />

spingere contro <strong>il</strong> mio, <strong>il</strong> suo respiro nell’orecchio,<br />

quando mi sussurra: «Ti amo con tutto me stesso».<br />

Al ricordo, nuove lacrime mi solcano le guance,<br />

poiché ora capisco che non lo intendeva veramente.<br />

Ma <strong>il</strong> pensiero mi aiuta a mantenere lucida la mente, e<br />

mi allontano da L<strong>il</strong>ith, indietreggiando al centro <strong>del</strong>la<br />

stanza.<br />

«Sto andando via».<br />

«Mi dispiace, Fee. Non si può fare». Sembra quasi<br />

triste, mentre lo dice, ma qualcosa nei suoi profondi<br />

occhi verdi mi convince che è sincera.<br />

«Provaci», rispondo con tutta la spavalderia che<br />

riesco a ostentare.<br />

Lei continua a stare con le spalle sulla porta e scuote<br />

la testa.<br />

La raggiungo, per scansarla via e uscire, ma mi<br />

agguanta per un braccio, stringendomi in una presa


soffocante.<br />

«Non costringermi a farlo, Fee».<br />

Prima che possa di nuovo togliermi <strong>il</strong> fiato, do un<br />

calcio e la colpisco a un ginocchio, costringendola a<br />

lasciare la presa. Mi divincolo dalle sue braccia e<br />

indietreggio di alcuni passi verso <strong>il</strong> letto. «Lasciami<br />

andare».<br />

«Ho degli ordini. Il mio re ti vuole. Non posso<br />

lasciarti andare».<br />

«Sono destinata al Paradiso. Non puoi prendermi».<br />

Per un momento pare pensierosa. «Questo è un<br />

dettaglio tecnico. Ma con Luc e Matthew... andati...».<br />

Un sorriso lieve le incurva le labbra. «...le cose non<br />

sembrano più così scolpite nella pietra».<br />

Supero <strong>il</strong> tavolo, avvicinandomi lentamente alla<br />

porta. Lei si volta e segue i miei movimenti, ma non si<br />

oppone. Le passo accanto e impugno la maniglia, ma<br />

appena le mie dita sfiorano <strong>il</strong> metallo freddo – la mia<br />

libertà – mi colpisce la mano, scansandola.<br />

Il suo volto si fa tenebroso. «Stiamo facendo sul<br />

serio, Fee. Nel caso non lo avessi notato, ottengo<br />

sempre ciò che voglio, e in questo momento voglio te».<br />

Respiro per contrastare <strong>il</strong> fremito elettrico che mi<br />

scorre sulla pelle e rimetto la mano sulla maniglia. Lei<br />

mi balza addosso, ma la blocco, afferrandola per un<br />

braccio, e le pianto un calcio dietro al ginocchio,<br />

piegandoglielo. Cade sull’altro ginocchio, e quando la<br />

colpisco con un pugno sul viso, mi sguscia sotto e mi<br />

tira via le gambe. Scivolo all’indietro, sbattendo forte<br />

la testa sulla porta, e sento un rivolo di sangue tra i<br />

capelli, quando mi tiro su per rialzarmi.<br />

«Vieni senza opporti con me, Fee. Per favore. Può<br />

essere piacevole. Fac<strong>il</strong>e. Posso farti provare cose che<br />

non puoi neanche immaginare».<br />

«Non verrò mai con te».


Un’ombra le passa sul viso, e improvvisamente<br />

sembra impaurita. «Tu non hai idea di cosa mi farà<br />

Lui...».<br />

«Ne ho un’idea abbastanza chiara», dico, senza poter<br />

trattenere una punta di sarcasmo nella voce. «L’Abisso<br />

di Fuoco?».<br />

Lei scuote la testa, mentre impallidisce in viso.<br />

«Quello è per i Suoi servi. Per me...». Rabbrividisce e<br />

lascia cadere la frase, con gli occhi infossati nel volto<br />

tormentato, mentre si stringe le braccia intorno ai<br />

fianchi.<br />

Quasi mi dispiace per lei, ma ora so che questa è la<br />

sua tattica. Prima ho sbagliato a farmi trasportare e a<br />

lasciare che distruggesse <strong>il</strong> mio mondo. Non fallirò<br />

più, su questo.<br />

Approfitto <strong>del</strong>la sua distrazione per fare ancora una<br />

mossa verso la porta, ma lei rotea <strong>il</strong> piede, colpendomi<br />

su un fianco e facendomi indietreggiare di qualche<br />

passo. Ci muoviamo nell’appartamento, continuando a<br />

colpirci, e L<strong>il</strong>ith fa in modo di mantenersi sempre tra<br />

me e la porta. Sembra sanguinante, come sono<br />

convinta di essere anch’io, anche se mi mantengo<br />

salda.<br />

Il terrore mi scorre dentro al pensiero vago che,<br />

prima d’ora, non ho mai fatto un combattimento vero<br />

in vita mia. In palestra non mi batte nessuno. Ma<br />

quelli non sono L<strong>il</strong>ith. E non cercano neanche di<br />

uccidermi realmente. Poi lo ricordo a me stessa: se<br />

avrò un’occasione, non devo andare nel panico.<br />

Respira. Mantieni l’equ<strong>il</strong>ibrio.<br />

Usa lo Sway...<br />

Luc mi direbbe di usare <strong>il</strong> mio Sway.<br />

Lei prova a darmi un calcio. Lo blocco e lo scanso,<br />

cercando di decidermi su cosa potrei dire per


convincerla.<br />

Sono destinata al Paradiso. Non puoi prendermi.<br />

Non esita nemmeno, prima di sferrare un altro calcio<br />

che mi colpisce al petto, spingendomi indietro contro<br />

<strong>il</strong> muro. Scrollo le spalle dal muro, mentre mi balza<br />

addosso.<br />

Tu non mi vuoi.<br />

Questa volta sì che esita: soltanto per una frazione di<br />

secondo, ma è sufficiente per colpirla con la mano<br />

sull’occhio destro. Lei barcolla all’indietro contro <strong>il</strong><br />

tavolo, e quasi finisce a terra.<br />

«Sei forte», dice con un f<strong>il</strong>o di ammirazione nella<br />

voce. Poi si asciuga un f<strong>il</strong>o di sangue dall’angolo <strong>del</strong><br />

sopracciglio e si appoggia di spalle al tavolo come se si<br />

stesse arrendendo.<br />

Lascio cadere le braccia e faccio un passo verso la<br />

porta. Non fa una mossa per fermarmi, quindi tiro un<br />

sospiro di sollievo e le do un’occhiata.<br />

È tutto ciò di cui ha bisogno.<br />

Il suo piede è sul mio stomaco veloce come un lampo,<br />

e mi sbatte con la schiena sul letto, mentre tutta l’aria<br />

che ho nei polmoni esplode in un doloroso whoosh. Mi<br />

è sopra in un baleno. Le avvolgo le gambe intorno e<br />

cerco di stringerla in una morsa. Ma lei non si smuove,<br />

e nemmeno <strong>il</strong> cuscino che mi tiene premuto sulla<br />

faccia.<br />

Non ho più aria, e non riesco a fiatare. Il cuscino mi<br />

impedisce di fare un respiro pieno. Annaspo e stringo<br />

<strong>il</strong> crocifisso che porto al collo. Mi strappo la catenina e<br />

la frusto con quella.<br />

«Mi piacciono i gioielli, come a qualsiasi ragazza, ma<br />

non sono un demone, Fee», dice lei, togliendomela di<br />

mano. «Quindi, a meno che tu non stia cercando di


egalarmela, non puoi farci niente».<br />

La mia forza inizia a svanire, mentre le stelle mi<br />

br<strong>il</strong>lano negli occhi. Mi bruciano i polmoni. Più scalcio<br />

e graffio, più le stelle risplendono, finché ho le braccia<br />

così pesanti che non riesco a muoverle.<br />

E appena prima che tutto si faccia nero, sento una<br />

fitta nauseante dentro di me, come se qualcuno mi<br />

stesse strappando le bu<strong>del</strong>la dall’ombelico.<br />

Quando apro gli occhi, <strong>il</strong> mondo appare diverso. Mi<br />

sento scombussolata. Tutto è sfocato e distorto, come<br />

nel gioco degli specchi <strong>del</strong> luna park. Una parte è<br />

annebbiata per <strong>il</strong> gonfiore all’occhio destro. Ma non è<br />

tutto. Distolgo lo sguardo dal soffitto per osservare la<br />

stanza... la sedia ribaltata, la striscia di sangue sulla<br />

porta. L’angoscia si propaga attraverso di me, quando<br />

mi ricordo di L<strong>il</strong>ith. Salto giù dal letto e guardo in giro,<br />

quasi cadendo, quando un’ondata di vertigine mi<br />

sopraffà. Il mio corpo non si muove come dovrebbe, e<br />

barcollo, quando mi alzo in piedi. Mi sento abbattuta.<br />

Completamente estranea nel mio stesso corpo. Mi<br />

volto e guardo attentamente attorno, alla ricerca di<br />

L<strong>il</strong>ith. Ma quello che colpisce i miei occhi sono io.<br />

Il mio corpo adagiato sul letto, bianco e paralizzato.<br />

Io? Sono morta?<br />

Come posso essere io, quella? Do un colpetto al mio<br />

corpo immob<strong>il</strong>e. Niente. Provo a sentire <strong>il</strong> battito sul<br />

collo. C’è, ma impercettib<strong>il</strong>e.<br />

La paura si fa strada nella mia coscienza, e un vago<br />

senso di terrore mi stuzzica la mente, senza riuscire a<br />

impadronirsene.<br />

Con fredda obiettività, osservo la mano insanguinata<br />

sul mio collo senza vita. Una mano umana con le<br />

unghie dipinte di blu.<br />

Mi volto verso lo specchio sul retro <strong>del</strong>la porta <strong>del</strong>


agno, e lì c’è L<strong>il</strong>ith, sanguinante ma integra, che mi<br />

fissa dalla superficie <strong>del</strong> vetro. Alzo un braccio... e lei<br />

fa lo stesso.<br />

«Benvenuta nella mia um<strong>il</strong>e dimora». La voce di<br />

L<strong>il</strong>ith non corrisponde al suono che i miei timpani<br />

avrebbero creato se fosse stata lei a parlare. È un’eco<br />

nella mia testa.<br />

No!<br />

L<strong>il</strong>ith mi sorride dallo specchio.<br />

Guardo di nuovo <strong>il</strong> mio corpo sul letto e ho un vago<br />

sentore che avrei dovuto presagire tutto questo. Io ho<br />

la Premonizione. L’ultima volta che sono quasi morta,<br />

mi sono vista morta prima che accadesse. Avrei dovuto<br />

avere dei segnali. Questo significa che non sono<br />

veramente morta?<br />

«Tecnicamente, non lo sei», interviene l’eco di L<strong>il</strong>ith<br />

nella mia mente. Lei percepisce la mia confusione e,<br />

con la voce trionfante, prosegue. «Ti ho portata fino in<br />

punto di morte... abbastanza vicino da liberare la tua<br />

anima. Se ti avessi davvero ucciso, l’avrebbero portata<br />

in Paradiso, e questo sarebbe stato assolutamente<br />

inaccettab<strong>il</strong>e. Noi ci apparteniamo».<br />

Guardo ancora <strong>il</strong> mio corpo. «Non sono morta?»,<br />

dico a voce alta. Ma non è la mia voce, quella che sento<br />

pronunciare la frase. È quella di L<strong>il</strong>ith.<br />

«Eppure», mi risponde lei nella mia testa, «senza<br />

un’anima, <strong>il</strong> tuo corpo non resisterà molto».<br />

Molte verità mi si presentano, ondeggianti nella mia<br />

coscienza periferica. La prima è che potrei voler<br />

riportare l’anima nel mio corpo. Potrei usare <strong>il</strong> mio<br />

Sway per convincere L<strong>il</strong>ith a lasciarmi andare.<br />

La seconda verità è che dovrei essere impaurita,<br />

terrorizzata... o qualcosa <strong>del</strong> genere. Qualsiasi cosa.<br />

Ma non sento nulla di tutto questo, poiché i miei


pensieri stanno volgendo a cose più oscure. Cose quali<br />

la vendetta, e quanto odio provo... per tutti. Quanto mi<br />

farebbe sentir bene uccidere qualcuno. L’idea<br />

fluttuante che quel “qualcuno” dovrebbe essere L<strong>il</strong>ith<br />

viene rimpiazzata da un pensiero soverchiante.<br />

Luc.<br />

Tutto ciò che è accaduto a me, a Taylor, a Matt... è<br />

colpa sua. Improvvisamente lo voglio morto, per<br />

quello che ha fatto: per <strong>il</strong> suo tradimento.<br />

Lascio che una rabbia fredda si impossessi di me. È<br />

così piacevole permetterle di prendere <strong>il</strong> controllo, non<br />

dover resistere. Una scarica di adrenalina mi dà un<br />

brivido, mentre cammino verso la libreria, prendo uno<br />

degli antichi volumi di Dante di Luc dallo scaffale<br />

centrale e ne strappo una manciata di pagine dal<br />

centro. Le lancio in aria come coriandoli. Non sono<br />

completamente certa che la risata secca che<br />

percepisco, più che udirla, sia mia, ma essa mi sprona<br />

a proseguire. Con un braccio, scaravento accatastati a<br />

terra i libri dei due scaffali centrali, prima di andare<br />

verso gli espositori dei suoi CD, che prendo a manciate<br />

dagli scomparti e getto dalla finestra ancora chiusa,<br />

giù nello spiazzo <strong>del</strong> parcheggio sottostante. Il rumore<br />

<strong>del</strong> vetro che si frantuma alimenta le mie risate, e vi si<br />

confonde. Raccolgo una scheggia e la scorro sul palmo<br />

<strong>del</strong>la mano, incidendovi sopra una sott<strong>il</strong>e linea di<br />

sangue color cremisi. Quando lo lecco, assaggio <strong>il</strong><br />

sapore di sale metallico, mentre mi scorre sulla lingua.<br />

Il mio gemito è un suono di desiderio... di brama. Poi<br />

sento la mia voce... che non è la mia.<br />

«Voglio...».<br />

La voce di L<strong>il</strong>ith è un sussurro nella mia testa, che<br />

seduce con la promessa di piaceri proibiti. «Cosa, Fee?<br />

Cosa vuoi? Se potessi avere tutto, fare tutto, cosa


vorresti?».<br />

Immagino Luc, <strong>il</strong> suo corpo che si muove sotto <strong>il</strong> mio,<br />

vulnerab<strong>il</strong>e. Ho un brivido a pregustarlo, mentre<br />

immagino di affondargli la scheggia di vetro nel petto,<br />

nel collo, nel volto. Il sangue che esce dalla mia mano<br />

si mescola con <strong>il</strong> suo... un patto di sangue.<br />

È questo che voglio: veder morire Luc tra gli spasimi<br />

<strong>del</strong> desiderio; trascinare la sua anima fino<br />

all’oltretomba e vederla bruciare nell’Inferno 14 .<br />

L’immagine <strong>del</strong>l’Inferno è chiara nella mia mente.<br />

Nitida come se l’avessi visto migliaia di volte.<br />

«Molto bene». La voce di L<strong>il</strong>ith è seducente e<br />

incoraggiante. «Saremo un’ottima squadra, Fee. Posso<br />

insegnarti così tante cose. E quando sarai pronta, <strong>il</strong><br />

mio re ti troverà un corpo adatto».<br />

Un f<strong>il</strong>o di paura mi turbina dentro a sentir<br />

menzionare re Lucifero, ma quasi prima ancora che io<br />

riesca a sentirla, essa viene rimpiazzata dalla brama.<br />

Brama di Lui e <strong>del</strong> suo potere. Un’ondata soverchiante<br />

di desiderio mi colpisce. Ho bisogno di Lui. Ho<br />

bisogno di essere in sua presenza.<br />

«Questo si può fare», dice L<strong>il</strong>ith, e sento <strong>il</strong> suo stesso<br />

brivido nel pregustare la scena fondersi con <strong>il</strong> mio.<br />

Improvvisamente, l’atmosfera è carica di energia<br />

elettrostatica. Sento drizzarsi tutti i peli sul nostro<br />

corpo, quando l’elettricità mi scorre dentro,<br />

risvegliando ogni cellula. Fremo tutta dal desiderio.<br />

Respiro profondamente per contrastare lo<br />

sbandamento e l’accelerazione <strong>del</strong> cuore, mentre Lo<br />

attendo.<br />

Poi un suono sordo e lacerante riempie l’aria, e in un<br />

lampo di luce rossa, Lui è qui.<br />

È immenso e potente. Annaspo di fronte alla sua<br />

bellezza, e ho ancora un brivido quando inizia ad<br />

avvicinarsi a me, s<strong>il</strong>enzioso ed eccitato. La sua pelle di


cuoio nero sembra assorbire ogni luce intorno a sé per<br />

poi irradiarla di nuovo all’esterno, dal suo volto sott<strong>il</strong>e<br />

e spigoloso attraverso gli occhi da gatto br<strong>il</strong>lanti di<br />

verde. Le sue corna tort<strong>il</strong>i rosse come <strong>il</strong> sangue sono<br />

circondate da una corona dentellata: un richiamo alla<br />

sua infinita potenza. E per quanto lo desideri – ho<br />

bisogno di Lui –, sono radicata a terra. Riesco soltanto<br />

a guardarlo con sgomento, mentre cammina<br />

lentamente verso di me, con le labbra che volgono in<br />

un sorriso voglioso.<br />

«Frannie», tuona. «Infine, sei di nuovo mia. È<br />

passato così tanto tempo».<br />

Quando mi raggiunge e affonda gli artigli <strong>del</strong>la mano<br />

nella mia spalla, <strong>il</strong> dolore e un indescrivib<strong>il</strong>e piacere<br />

mi vorticano dentro.<br />

«Ricorda», mi dice piano, con voce aspra, in un<br />

orecchio.<br />

Mi avvolge nelle sue ali, e provo un’improvvisa<br />

sensazione di fam<strong>il</strong>iarità, di comodità... l’immagine<br />

fluttuante di un angelo meraviglioso con profondi<br />

occhi verdi. Sento le sue labbra infuocate sulla mia<br />

fronte e <strong>il</strong> suo potere scorrermi attraverso <strong>il</strong> corpo, ed<br />

è come essere in sintonia con quella rovente...<br />

dolorosa estasi universale... che brucia vivi. In<br />

quell’eternità, non più lunga di un battito di ciglia, una<br />

parte di me muore, poco per volta, finché <strong>il</strong> mondo<br />

intero non è che un pozzo roteante, colmo di pensieri<br />

depravati, idee degenerate e pensieri distruttivi.<br />

Il mondo è un inferno.<br />

Sono persa nel buio.<br />

Poi... più nulla.


Luc<br />

Quando mi proietto nel mio appartamento, quello<br />

che vedo quasi mi uccide. Sento la gran parte <strong>del</strong> mio<br />

cuore di zolfo schiacciata dal peso di quello che ho<br />

lasciato accadere. In un istante attraverso la stanza e<br />

sono sul letto che premo <strong>il</strong> corpo senza vita di Frannie<br />

contro <strong>il</strong> mio.<br />

Guardo Gabriel, che volteggia sollevato dal<br />

pavimento accanto alla porta, in tutta la sua forma<br />

angelica, con le enormi doppie ali spiegate. Aumenta<br />

la propria luminescenza e scivola davanti a noi,<br />

mentre io mi volto di nuovo verso Frannie. Ma appena<br />

mi sporgo in basso per controllare se respiri, sento un<br />

calore rovente, e l’esplosione rossa di fiamme<br />

<strong>del</strong>l’Inferno si accende nella stanza, seguita<br />

istantaneamente dalla folgore di un fulmine bianco.<br />

L’ozono supera lo zolfo e quasi mi soffoca. Le mie dita<br />

toccano <strong>il</strong> collo di Frannie, e sento che <strong>il</strong> sangue le<br />

pulsa a malapena.<br />

Mi aspetto che Gabriel aiuti Frannie, ma quando ci<br />

passa accanto, i miei occhi scattano sull’immagine<br />

scura avvolta nella sua luce bianca: L<strong>il</strong>ith in piedi<br />

accanto alla libreria, avvolta nella pelle <strong>del</strong>le ali di<br />

pipistrello di re Lucifero. Un’apparizione. Deve essere<br />

così, poiché è da tempo immemorab<strong>il</strong>e che <strong>il</strong> re<br />

<strong>del</strong>l’Inferno non si avventura sulla Terra.<br />

Lucifero guarda malignamente Gabriel, poi stringe<br />

L<strong>il</strong>ith più forte contro <strong>il</strong> suo corpo fumante, come se lei<br />

fosse la sua proprietà di maggior valore.<br />

«Tu sai che lei appartiene a me, Gabriel», dice con<br />

voce pungente.<br />

«Lasciala andare», risponde Gabriel, restringendo <strong>il</strong><br />

volteggio.<br />

Tiro Frannie stretta a me, confuso. È allora che


ealizzo che, nonostante sia viva, non ne percepisco<br />

l’essenza. Niente ribes e chiodi di garofano. La sua<br />

anima è sfuggita dal corpo.<br />

Sono arrivato troppo tardi.<br />

La disperazione mi soffoca, mentre prendo Frannie<br />

tra le braccia, desiderando che viva. L’esplosione di<br />

altre fiamme <strong>del</strong>l’Inferno manda in frantumi metà<br />

<strong>del</strong>la cucina, ma me ne curo a malapena, se non per <strong>il</strong><br />

fatto di riparare <strong>il</strong> corpo di Frannie dalle schegge che<br />

volano.<br />

Gabriel scaglia la folgore di un fulmine bianco dritta<br />

verso le spalle di Lucifero, che sta di fronte alla<br />

finestra con L<strong>il</strong>ith nascosta dietro di sé. La folgore di<br />

Gabriel colpisce nel segno, e Lucifero si volta e<br />

ruggisce, facendo tremare le finestre per l’intensità <strong>del</strong><br />

suono. Poi prende L<strong>il</strong>ith, la sistema sotto <strong>il</strong> suo braccio<br />

immenso, come una bambola di pezza, e con un battito<br />

d’ali raggiunge <strong>il</strong> davanzale <strong>del</strong>la finestra,<br />

frantumando i resti <strong>del</strong> vetro già rotto e scheggiando <strong>il</strong><br />

legno con gli artigli dei Suoi piedi palmati. Poi dispiega<br />

le ali, pronto a spiccare <strong>il</strong> volo, ma in un lampo di<br />

bianco, Gabriel attraversa la stanza, evita <strong>il</strong> colpo di<br />

fiamme <strong>del</strong>l’Inferno e afferra Lucifero per un’ala,<br />

rovesciandolo nuovamente all’interno.<br />

Quando Lucifero sbatte contro <strong>il</strong> muro accanto al<br />

letto, rompendo l’intonaco e facendo crollare una<br />

parte <strong>del</strong>la struttura, la sento.<br />

La voce di L<strong>il</strong>ith parte, bassa e strozzata, come se<br />

lottasse per non far uscire le parole. «Tu non mi vuoi.<br />

Torna all’Inferno».<br />

Allora vedo Lucifero fermarsi a metà passo, mentre<br />

cammina a lunghe falcate verso la porta, e capisco.<br />

Frannie.


Divento improvvisamente freddo, quando realizzo.<br />

L’essenza di Frannie è nel corpo ospitante di L<strong>il</strong>ith.<br />

Non so come sia possib<strong>il</strong>e, ma <strong>il</strong> terrore nel mio<br />

intimo, mentre osservo Lucifero fiancheggiare la porta<br />

con L<strong>il</strong>ith sotto <strong>il</strong> braccio, mi dice che è così.<br />

Adagio <strong>del</strong>icatamente <strong>il</strong> corpo di Frannie sul letto e<br />

mi risollevo, mentre Gabriel fa un balzo in avanti e<br />

strappa via L<strong>il</strong>ith dalle braccia di Lucifero. Gabriel<br />

trascina L<strong>il</strong>ith dietro sé, e lei cade a terra a peso morto.<br />

Mi concentro su tutta la potenza infernale che posso<br />

accumulare e scaglio un colpo di fiamme <strong>del</strong>l’Inferno<br />

contro Lucifero. Nello stesso istante, Gabriel scarica<br />

una folgore di fulmine accecante. Entrambi colpiscono<br />

Lucifero in pieno petto, in un’esplosione color biancocremisi<br />

che con un boato fragoroso lo scaraventa,<br />

distruggendo <strong>il</strong> muro, nell’appartamento di L<strong>il</strong>i.<br />

Lucifero si risolleva da terra, e con un ruggito di<br />

dolore e un nauseante fetore di zolfo svanisce in una<br />

nuvola di fumo.<br />

«Codardo», mormora Gabriel tra sé e sé, riducendo<br />

la propria luminescenza, ma con la voce tremante. Si<br />

volta verso L<strong>il</strong>ith e riprende la sua forma umana,<br />

mentre questa si rialza dal pavimento. Quando lei<br />

parla, è chiaro che a parlare è di nuovo L<strong>il</strong>ith.<br />

«Quel voodoo celeste funziona soltanto con i demoni,<br />

Gabriel. Io non sono un demone. Provaci, e tutti... e<br />

intendo davvero tutti...», dice lanciando un’occhiata<br />

significativa verso <strong>il</strong> corpo di Frannie, «moriranno».<br />

Gabriel fa un passo indietro. «Lasciala andare».<br />

Lei si volta verso di me, ma poi si ferma, mentre <strong>il</strong><br />

suo volto si deforma. «E tu lascia stare lui», le sfugge<br />

di bocca, con un tono debole e strozzato.<br />

Faccio un passo verso di lei, incuriosito, con <strong>il</strong> panico<br />

che mi spinge <strong>il</strong> cuore in gola. «No, Frannie. Non<br />

usare <strong>il</strong> tuo Sway per me. Costringi lei a lasciarti


andare».<br />

«Ce la puoi fare, Frannie», dice Gabriel,<br />

avvicinandosi a L<strong>il</strong>ith, con evidente speranza sul viso<br />

ancora luminescente.<br />

Ma la confusione sul volto di L<strong>il</strong>ith si dirada e lei si<br />

volge ancora a me. «Ora è mia».<br />

Sono addosso a L<strong>il</strong>ith ancor prima di accorgermi che<br />

mi sono mosso.<br />

«Lasciala andare!», ruggisco, mentre le avvolgo le<br />

mani intorno alla gola. La scaravento contro <strong>il</strong> muro,<br />

sferrandole un pugno incandescente sul viso.<br />

«Non posso», dice con voce roca. «Tu sai cosa mi<br />

farà se non la riporto indietro».<br />

Lo so. L<strong>il</strong>ith è la sua regina, ma questo non significa<br />

che Lui le risparmi <strong>il</strong> suo furore. Ho sentito le<br />

chiacchiere... e una volta anche le grida. Do<br />

un’occhiata al buco nel muro, e improvvisamente<br />

capisco perché si è arreso così fac<strong>il</strong>mente. Lui sa che<br />

L<strong>il</strong>ith non oserà abbandonare la sua preda, e ha<br />

lasciato che lei eseguisse i suoi ordini.<br />

Gabriel mi tira via da lei. «Fermati, Luc. Non puoi<br />

ucciderla».<br />

Mi rendo conto di aver stretto la morsa sul suo collo.<br />

Lascio cadere la mano e indietreggio, incerto su cosa<br />

fare. Lui ha ragione. Non posso ucciderla senza<br />

uccidere <strong>il</strong> corpo ospitante, e anche Frannie.<br />

Proprio mentre sto pensando questo, la ragazza di<br />

fronte a me emana un bagliore e si trasforma in<br />

Frannie. Mi viene incontro, allungando le braccia<br />

verso di me.<br />

Un impulso di desiderio frastornante mi scorre<br />

dentro come <strong>il</strong> flusso <strong>del</strong>la marea e mi colpisce,<br />

facendomi indietreggiare di un passo.<br />

«Lascialo stare, pazza. Se soltanto lo voglio, lui è<br />

mio», dice, e tutto si fa sfocato, quando mi tocca una


guancia.<br />

Sento la voce di Gabriel da qualche parte in<br />

lontananza, ma la ignoro, poiché l’unica cosa che conta<br />

è Frannie. La stringo a me; sento <strong>il</strong> suo corpo contro <strong>il</strong><br />

mio e avvampo in un’esplosione di eccitamento.<br />

«Bene così», dice lei, avvicinandosi al mio viso e<br />

baciandomi.<br />

Il suo impeto è vorace. Ho una voglia matta di starle<br />

più vicino. Raccolgo la mia essenza e mi inf<strong>il</strong>tro<br />

attraverso le sue labbra. Ma appena la mia essenza è<br />

dentro di lei, vengo risvegliato da questa trance<br />

indotta dal desiderio dalla voce di Frannie che grida:<br />

«No!».<br />

«Si sta facendo un po’ affollato qui dentro, non<br />

credete?», interviene la voce di L<strong>il</strong>ith. «Caldo e sudato.<br />

E tu sai quanto mi piace caldo e sudato, Luc».<br />

Mi sento imbarazzato, sapendo che Frannie sta<br />

ascoltando la nostra conversazione interiore, ma L<strong>il</strong>ith<br />

ha ragione. Non ho mai provato un tale senso di<br />

claustrofobia nel corpo di qualcun altro.<br />

L’essenza di L<strong>il</strong>ith turbina, enorme ma sfumata, e<br />

impossib<strong>il</strong>e da contenere. Riesco a sentire l’anima <strong>del</strong><br />

corpo ospitante, oscura e densa, ritirarsi negli angoli.<br />

Un’anima già chiaramente destinata all’Inferno, che è<br />

<strong>il</strong> motivo per cui L<strong>il</strong>ith è stata in grado di occupare <strong>il</strong><br />

suo corpo originariamente.<br />

Poi sento Frannie, la sua bianca opalescenza che<br />

rotea debolmente attorno alla mia nera lucentezza. E,<br />

ovvietà a parte, c’è qualcosa di terrib<strong>il</strong>mente strano.<br />

Non c’è luce nella sua anima: come se fosse troppo<br />

esausta per andare avanti... consumata. L’angoscia mi<br />

soffoca i pensieri. So soltanto che devo trascinarla<br />

fuori di qui.<br />

«Potrei andarmene e portarmi via alcune di queste<br />

anime».


«Non accadrà. Il mio re ti rivuole indietro.<br />

Ovviamente, a giudicare dall’ultima volta che siamo<br />

stati insieme, penso che non vorrai star via per<br />

molto».<br />

Un’altra ondata di desiderio mi fa quasi soccombere,<br />

ma riesco a canalizzarla e a rivoltarla contro di lei.<br />

Quando i miei pensieri si fanno di nuovo lucidi, mi<br />

rendo conto che io e L<strong>il</strong>ith non siamo poi tanto diversi.<br />

Lei è una pedina <strong>del</strong> suo gioco, proprio come lo ero io.<br />

Se riuscissi a mostrarle una via d’uscita...<br />

«Non sei costretta a farlo, L<strong>il</strong>ith».<br />

La sua essenza turbina densa intorno a me e Frannie:<br />

è fumo striato di rosso. «Tu sai che devo».<br />

«Ti sta soltanto usando – te e tutti noi – nel suo<br />

gioco contorto. Se prende Frannie, nessuno potrà più<br />

fermarlo».<br />

«Già ora non c’è nessuno che possa fermarlo. E<br />

oltretutto, forse io non voglio fermarlo. Quando sarà<br />

Lui l’Onnipotente, le cose andranno diversamente».<br />

«Alcune cose non cambieranno. La tortura... quello<br />

che fa a te...».<br />

«Io ho bisogno di quello che mi fa. Non c’è nulla<br />

come <strong>il</strong> suo desiderio, nel mondo mortale. Speravo che<br />

Matt potesse essere quello giusto, ma...». Lascia<br />

cadere la frase. Nonostante siano intense, le sue parole<br />

sono dominate da una paura sotterranea che non<br />

riesce a nascondere. E, in quell’affermazione, vedo la<br />

differenza tra me e L<strong>il</strong>ith. Io sono nato per <strong>il</strong> <strong>peccato</strong>.<br />

L<strong>il</strong>ith lo ha scelto. Lei ha letteralmente fatto un patto<br />

col diavolo tutti quei m<strong>il</strong>lenni fa. Mentre io ho<br />

scambiato la mia immortalità per l’amore, lei ha<br />

scambiato la sua mortalità per la lussuria.<br />

«Non posso vivere senza la sua brama», aggiunge,<br />

con l’aria abbattuta. «Anche Frannie l’ha provato. Lei<br />

sa».


Mi gira tutto. È questo che le è accaduto? Ed è questo<br />

<strong>il</strong> motivo per cui non c’è più nulla da fare? Cosa le ha<br />

fatto Lui? Il senso di colpa mi scava un buco dentro,<br />

lasciandomi freddo e vuoto.<br />

Ho lasciato che accadesse.<br />

Penso agli occhi lucenti color zaffiro di Frannie, alla<br />

loro vivacità, e desidero morire, sapendo che è colpa<br />

mia. Non sono stato abbastanza forte da meritarla... da<br />

proteggerla.<br />

La sfido con <strong>il</strong> pensiero e mi muovo lentamente,<br />

circondando l’essenza lucente di Frannie con la mia.<br />

Mi sforzo di nascondere <strong>il</strong> mio dubbio e la mia<br />

insicurezza, anziché competere con L<strong>il</strong>ith. «Con<br />

Frannie al suo fianco, credi davvero che ti vorrà<br />

ancora?»<br />

«Lui mi ha sempre voluto, e sempre mi vorrà».<br />

Percepisco <strong>il</strong> suo furore e la sua paura rotearci dentro,<br />

e le strie rosse <strong>del</strong>la sua essenza farsi più consistenti,<br />

più solide.<br />

Ed è allora che lo faccio. Confondo la mia essenza con<br />

quella di Frannie.<br />

Ti prego, Frannie. Per favore, torna da me.<br />

«Ma che dolce», dice L<strong>il</strong>ith, piena di odio e di<br />

amarezza. «Però è troppo tardi. Lei si sarebbe data<br />

volentieri al nostro re, se non ci avessi interrotto così<br />

maleducatamente».<br />

L’essenza di Frannie è rovente e vorticosa: più<br />

potente ogni secondo. Mi tuffo nel centro di quel<br />

vortice, e percepisco la mia stessa essenza tracimare,<br />

mentre la sua si fa più vivace. La sua rabbia si<br />

intensifica, e sento nel naso che emana odore di pepe<br />

nero; poi riconosco la sua voce, fleb<strong>il</strong>e, all’inizio, ma<br />

sempre più forte via via che cresce la sua raison<br />

d’être 15 . Assomiglia a una cant<strong>il</strong>ena, e mentre


aumenta di volume, sono in grado di decifrare le<br />

parole nella melodia. Diventa tanto forte che le labbra<br />

di L<strong>il</strong>ith iniziano a muoversi e a pronunciarle ad alta<br />

voce.<br />

«Lasciami andare. Tu non mi vuoi. Lasciami andare.<br />

Tu non mi vuoi».<br />

La speranza mi pervade. Tengo la mia essenza fusa<br />

con quella di Frannie e le invio tutta la mia forza. L<strong>il</strong>ith<br />

geme, e io uso la piccola parte di controllo che ho per<br />

costringere <strong>il</strong> suo corpo ospitante a restare fermo,<br />

quando lei cerca di correre. L<strong>il</strong>ith lotta per mantenere<br />

<strong>il</strong> controllo su Frannie, e sento che la determinazione<br />

di Frannie vac<strong>il</strong>la, quando L<strong>il</strong>ith ci inonda di idee<br />

tenebrose... sangue, lussuria, morte.<br />

«No, Frannie, non ascoltare», dico, e inizio a cantare<br />

con lei. «Lasciami andare. Tu non mi vuoi. Lasciami<br />

andare».<br />

Sento qualcosa di diverso crescere in Frannie, e la<br />

sua essenza scorrere più forte. Attingo alla sua energia<br />

per restituirgliela potenziata, roteando verso <strong>il</strong> centro<br />

<strong>del</strong> ciclone.<br />

«Luc?». Proviene da qualche parte, in profondità,<br />

dentro di lei, accompagnato dall’effusione di un aroma<br />

di cioccolato caldo.<br />

«Concentrati», dico, sforzandomi di fare lo stesso.<br />

«Lasciami andare. Tu non mi vuoi».<br />

Lei riprende, più forte.<br />

Sento che L<strong>il</strong>ith vac<strong>il</strong>la. La sua essenza fumosa si<br />

sfalda appena per un istante, ma è sufficiente. Mi<br />

sento risollevato, quando percepisco <strong>il</strong> vortice<br />

<strong>del</strong>l’anima di Frannie... annuso <strong>il</strong> profumo di ribes e<br />

chiodi di garofano. Poi svanisce.<br />

Raccolgo la mia essenza e inizio a spingermi fuori da<br />

questo corpo, attraverso le labbra di L<strong>il</strong>ith, ma un<br />

grido da Banshee l’attraversa. Sento uno strattone


doloroso e mi rendo conto di essere trattenuto qui da<br />

qualche forza.<br />

«No! Non posso tornare indietro senza almeno uno<br />

di voi», grida L<strong>il</strong>ith; poi ruota verso Frannie, <strong>il</strong> cui<br />

corpo giace sul letto, con Gabriel proteso su di lei. Lui<br />

le pone una mano sul petto e una sulla testa, poi alza lo<br />

sguardo, con gli occhi terrorizzati, e mi inst<strong>il</strong>la una<br />

paura schiacciante nel cuore. «Ora tocca a te, cara»,<br />

dice, e preme le labbra su quelle di Frannie,<br />

respirando per lei. «Forza, Frannie», dice.<br />

Sono pressoché impotente, nel corpo di L<strong>il</strong>ith,<br />

mentre lei fa un balzo verso Frannie, intenta a<br />

riprendersela. Ma appena prima che la raggiungiamo,<br />

Gabriel solleva una mano, e dal palmo scaglia una<br />

saetta bianca che ci trapassa.<br />

L<strong>il</strong>ith grida e cade a terra, e tutto ciò che posso fare è<br />

trattenere <strong>il</strong> mio stesso grido. Ma per quanto sia stato<br />

doloroso, so che Gabriel si stava trattenendo,<br />

altrimenti <strong>il</strong> corpo ospitante di L<strong>il</strong>ith sarebbe morto.<br />

Così non è, ma <strong>il</strong> colpo è sufficiente a spezzare la<br />

concentrazione di L<strong>il</strong>ith.<br />

Penso a Frannie, alla persona che mi ha fatto<br />

diventare, a tutte le cose belle che mi ha tirato fuori, e<br />

sento la mia forza erompere. Spingo con tutto me<br />

stesso. L<strong>il</strong>ith si lamenta, sofferente, mentre lotta per<br />

trattenermi. Ma non ci riesce, e la mia essenza schizza<br />

via dal suo corpo come una pietra da una fionda.<br />

L’impeto con cui rientro nel mio involucro umano mi<br />

rende quasi incosciente. Mi sforzo di mantenere salda<br />

la mente e mi risollevo da terra.<br />

L<strong>il</strong>ith si rialza a sua volta e, con un’occhiata indietro a<br />

Gabriel barcolla verso la porta. La apre e si imbatte<br />

dritto in Taylor, in piedi sul pianerottolo. Gli occhi di<br />

Taylor schizzano dalle orbite alla vista di L<strong>il</strong>i che esce,<br />

sanguinante, dal mio appartamento.


«Ehi, bella», dice L<strong>il</strong>ith.<br />

E poi tutto ciò che accade appare sfocato.<br />

L<strong>il</strong>ith si avvolge intorno a Taylor. Un istante dopo <strong>il</strong><br />

corpo di L<strong>il</strong>ith cade a terra a peso morto, e Taylor<br />

corre alla massima velocità giù verso l’ingresso.<br />

Un respiro affannato, strozzato, soffocato ansima<br />

dietro di me, e giro su me stesso, trovando Frannie,<br />

cullata tra le braccia di Gabriel, che si afferra la gola e<br />

annaspa in cerca d’aria.<br />

Gabriel solleva lo sguardo verso di me. «Taylor»,<br />

grida, indicando la porta con uno scatto <strong>del</strong>la testa.<br />

Esito per un istante ancora, lottando contro <strong>il</strong><br />

bisogno di correre da Frannie, di toccarla e di<br />

assicurarmi che stia bene, prima di inseguire lungo le<br />

scale la brunetta inconsapevole di essere L<strong>il</strong>ith.<br />

Quando sbatto la porta ed esco sullo spiazzo <strong>del</strong><br />

parcheggio, un motore romba e sento <strong>il</strong> fondo di una<br />

macchina colpire <strong>il</strong> ciglio <strong>del</strong> marciapiede. Corro verso<br />

la strada e colgo un’immagine fugace <strong>del</strong>le luci<br />

posteriori di un vecchio carro funebre nero che svolta<br />

dietro l’angolo.<br />

Marchosias. Dannazione!<br />

Mi fermo sul ciglio ancora un momento, poi scatto di<br />

nuovo sulle scale, da Frannie.<br />

14 Questo e <strong>il</strong> successivo in italiano nel testo.<br />

15 In francese nel testo. In italiano, “ragione di<br />

esistere”.


Frannie<br />

Capitolo 24<br />

Il diavolo in me<br />

La mia gola è ancora rovente e la mia vista<br />

annebbiata, quando Luc rientra nell’appartamento. Ho<br />

<strong>il</strong> voltastomaco a vederlo trascinare <strong>il</strong> corpo<br />

incosciente di L<strong>il</strong>ith.<br />

Gabe mi stringe tra le braccia. La sua neve al sole<br />

invernale attenua la sofferenza <strong>del</strong> mio corpo e <strong>il</strong><br />

bruciore ai polmoni, facendomi dimenticare tutto.<br />

Sprofondo dentro di lui, sperando che mi contenga<br />

completamente, e poggio la mia testa palpitante<br />

nell’incavo <strong>del</strong> suo collo, mentre lui mi raccoglie più<br />

forte a sé.<br />

Sobbalzo all’indietro, spingendomi ancor di più<br />

addosso a Gabe, quando Luc adagia L<strong>il</strong>ith sul letto,<br />

accanto a me. I suoi occhi scattano su di me per un<br />

attimo, mentre la copre con la trapunta, assicurandosi<br />

che stia comoda. Poi volta gli occhi preoccupati su<br />

Gabe.<br />

«Se la caverà?».<br />

Gabe mi passa una mano tra i capelli. «Non lo so».<br />

Luc fissa L<strong>il</strong>ith con un’espressione insondab<strong>il</strong>e. Si<br />

abbassa e le scosta i capelli dal viso.<br />

E osservarlo mentre la tocca in quel modo mi trafigge<br />

come un pugnale. Distolgo lo sguardo e cerco di<br />

scacciare l’immagine <strong>del</strong>l’ultima volta che li ho visti<br />

insieme.


«Devo andare». La mia voce è un brontolio rauco,<br />

quando cerco di spingere l’aria attraverso le corde<br />

vocali palpitanti.<br />

«Certo, Frannie».<br />

Mentre Gabe mi solleva tra le sue braccia, alzandosi<br />

in piedi, sussulto e grido.<br />

«Gabriel...?». Sono sorpresa dal picco di panico nel<br />

tono di voce di Luc. Sollevo la faccia dalla spalla di<br />

Gabe e guardo Luc, ma quando i nostri occhi si<br />

incontrano, lui sembra assente.<br />

Sono così confusa. Mi ricordo di come mi ha fatto<br />

sentire L<strong>il</strong>ith – quanto l’ho desiderata –, quindi in<br />

qualche modo capisco che quello che è successo quella<br />

sera potrebbe non essere stato tutta colpa di Luc. La<br />

mia mente dice questo. Ma <strong>il</strong> mio cuore infranto non<br />

riesce ancora a superare ciò che lui ha fatto.<br />

«Sai che c’è? Mettimi giù. Sto bene», dico,<br />

allontanandomi da Gabe. La verità è che ho dolori<br />

dappertutto, ma loro non devono saperlo. «Niente di<br />

rotto».<br />

Gabe mi osserva con occhi tormentati. Non fa<br />

obiezioni, anche se sa che sto mentendo. Ma<br />

comunque non mi mette giù. Il suo sguardo si volge a<br />

Luc. «Taylor?»<br />

«Che problema c’è con Taylor?». Mi sposto tra le<br />

braccia di Gabe, e <strong>il</strong> dolore acuto che mi trafigge le<br />

costole mi fa annaspare. Do un’occhiata a Luc in attesa<br />

di risposta, ma lui scuote semplicemente la testa.<br />

«Niente di cui ti debba preoccupare», dice Gabe, e lo<br />

sento cospargermi ancora con quella dannata neve.<br />

Contrasto <strong>il</strong> senso di calma pacifica che si posa su di<br />

me. «Questa non è una risposta».<br />

«La troverò. Non ti preoccupare».<br />

Sento la frustrazione nella sua voce, e l’angoscia mi<br />

attraversa. Lotto per liberarmi dalle sue braccia, ma


ogni movimento provoca una fitta acuta di dolore in<br />

un punto o in un altro. «La troverai? Cosa diavolo<br />

significa? Era qui?». Scalcio con le gambe, poiché<br />

sembrano la parte che mi fa meno male. «Mettimi<br />

giù!».<br />

Lui mi depone <strong>del</strong>icatamente a terra e mi sostiene.<br />

Poi inclina la testa verso Luc, facendogli cenno di<br />

parlare, ma con un avvertimento nello sguardo.<br />

Afferro Gabe per la maglietta e lo strattono. «No! Tu<br />

mi risponderai». Gabe non può mentire, che invece è<br />

l’unica cosa che fa Luc. Voglio la verità.<br />

«Più tardi, Frannie», fa lui.<br />

«Dimmelo adesso!». Le parole sembrano fiamme che<br />

mi sgorgano dalla gola.<br />

«Lei deve sapere, Gabriel», dice Luc. Lui cammina<br />

intorno al letto, e i suoi occhi sono dolenti. «L<strong>il</strong>ith l’ha<br />

presa». Poi <strong>il</strong> suo volto si contrae, mentre fa una<br />

smorfia e abbassa gli occhi.<br />

Il terrore si somma alla confusione, quando guardo la<br />

ragazza sul letto. «L<strong>il</strong>ith è proprio qui».<br />

«Quella non è L<strong>il</strong>ith. È <strong>il</strong> suo corpo ospitante»,<br />

risponde Gabe.<br />

Scuoto la testa, mentre la frustrazione torna a<br />

crescere, facendomi desiderare di schiaffeggiare<br />

Gabe... per farlo smettere di parlare in modo<br />

enigmatico. «Cosa diavolo sta succedendo?».<br />

Lui tiene gli occhi fissi sui miei, sollevando un<br />

sopracciglio per la preoccupazione. «L<strong>il</strong>ith si è<br />

trasferita. Ha preso Taylor».<br />

«Si è trasferita... dentro Taylor...?». La comprensione<br />

si fa strada in qualche angolo <strong>del</strong>la mia mente e mi<br />

irrigidisco. Taylor è destinata all’Inferno.<br />

«La riporteremo indietro», dice Luc, senza<br />

guardarmi negli occhi ma con un tono determinato,<br />

nonostante la voce tremante. Si accascia a terra,


toccando le pagine sparse <strong>del</strong>la sua edizione originale<br />

<strong>del</strong> Purgatorio buttate sul pavimento.<br />

Mi rivolgo a Gabe, sussultando. «Cosa faremo?»<br />

«Tu devi andare a casa, Frannie... riposati un po’. Io e<br />

Luc siamo meglio equipaggiati per individuare Taylor<br />

e discutere con L<strong>il</strong>ith».<br />

«Io voglio...».<br />

Gabe mi interrompe posandomi un dito sulle labbra<br />

gonfie. «Potresti spingere <strong>il</strong> tuo Sway su di me e<br />

condizionarmi a lasciartelo fare, ma sai tanto bene<br />

quanto me che ci rallenteresti e intralceresti soltanto.<br />

È questo che vuoi? Tenerci occupati a proteggere te? O<br />

rivuoi Taylor indietro sana e salva?».<br />

Lo guardo minacciosa, cercando di convincermi che<br />

ha torto. «Ma forse <strong>il</strong> mio Sway può essere d’aiuto».<br />

«Come?»<br />

«Forse potrei... non lo so... forse lascerebbe stare<br />

Taylor».<br />

«Non credo che sarà così semplice. È proprio te che<br />

vuole, Frannie. Sarebbe più sicuro se non ti avvicinassi<br />

a lei in alcun modo».<br />

Mi ricordo di quello che L<strong>il</strong>ith mi ha fatto, di come mi<br />

ha fatto sentire, e alla fine capisco che ha ragione.<br />

«Molto bene».<br />

La voce di Luc arriva da vicino la finestra rotta. «La<br />

porterò a casa». Mi volto, e i suoi occhi di ossidiana<br />

incontrano i miei. Sento un’esplosione nel cuore,<br />

quando ricordo che quegli occhi non sono più umani.<br />

«Posso guidare», dico, furiosa per <strong>il</strong> tremore <strong>del</strong>la<br />

mia voce.<br />

«No, non puoi», ribatte Gabe. «E io devo occuparmi<br />

di questa faccenda», prosegue, accennando con la<br />

mano al corpo <strong>del</strong>la ragazza sul letto.<br />

Mi rivolgo a Luc, che evita <strong>il</strong> mio sguardo, e vado<br />

verso la porta. «Andiamo».


Gabe prende Luc per un braccio, mentre lui gli passa<br />

accanto, e lo trattiene fissandolo duramente. «Resta<br />

con lei finché non riesco a raggiungervi». La sua voce è<br />

bassa, e penso che non voglia farsi sentire da me, ma<br />

io mi volto e lo guardo ost<strong>il</strong>e, perché sappia che ho<br />

sentito.<br />

Appena inizio a camminare scopro che le mie gambe<br />

funzionano ancora, ma <strong>il</strong> ginocchio sinistro è gonfio e<br />

un po’ intorpidito; infatti vac<strong>il</strong>la sul primo gradino, e<br />

Luc mi afferra un gomito per reggermi, quando mi<br />

aggrappo al corrimano. Sono assolutamente<br />

impreparata alla reazione <strong>del</strong> mio corpo al suo<br />

contatto. Gemo, mentre <strong>il</strong> suo calore demoniaco mi<br />

scorre dentro, facendo sì che le mie gambe già<br />

tremanti si rifiutino di sostenermi. Luc mi sorregge<br />

prima che finisca a terra, sollevandomi tra le sue<br />

braccia.<br />

Non riesco a guardarlo negli occhi. «Mettimi giù».<br />

Lui mi ignora e mi trasporta giù per le scale.<br />

«Mettimi giù», ripeto quando arriviamo in fondo, e<br />

allora lo fa.<br />

Zoppico fino alla macchina, e Luc tende una mano<br />

per avere la chiave. Gli porgo <strong>il</strong> portachiavi con la<br />

zampa di coniglio a cui sono agganciate la vecchia<br />

chiave consumata <strong>del</strong>la Mustang e quella nuova e<br />

lucente <strong>del</strong> suo appartamento.<br />

Senza parole, le prende dalla mia mano e saltiamo a<br />

bordo: lui al posto di guida.<br />

«Sono assolutamente in grado di guidare». Faccio<br />

per incrociare le braccia e sprofondare nel sed<strong>il</strong>e,<br />

prima che le mie costole mi ricordino che non<br />

funzionerebbe.<br />

Per tutta risposta, lui gira la chiave <strong>del</strong>l’accensione e<br />

fa retromarcia per uscire dal parcheggio. Per un<br />

secondo i suoi occhi incrociano i miei, così lo vedo.


Senso di colpa.<br />

La rabbia erompe dal regno <strong>del</strong>le mie emozioni più<br />

oscure. «Tu sapevi». Più che una domanda, è<br />

un’accusa.<br />

Lancia ancora uno sguardo verso di me, ma non<br />

risponde.<br />

«Quanto ne sapevi? Sapevi cos’era lei? L<strong>il</strong>i?».<br />

Lui stringe la mascella e fa un lungo respiro, ma<br />

continua a guardare fisso attraverso <strong>il</strong> parabrezza.<br />

«Sapevi che lei e Matt stavano, tipo... insieme?»<br />

«Questo te l’ho detto», risponde lui, con la voce<br />

completamente piatta.<br />

Questo sì, me l’aveva detto. E io stupidamente<br />

speravo che avesse ragione. Il mio stomaco si chiude in<br />

un nodo serrato.<br />

«Sapevi che Taylor era destinata all’Inferno». Non è<br />

una domanda.<br />

I suoi occhi saltano ancora sui miei, ed ecco di nuovo<br />

<strong>il</strong> senso di colpa.<br />

«Come hai potuto non dirmelo?».<br />

Lui scuote la testa, ma resta in s<strong>il</strong>enzio.<br />

La mia mente è un vortice di altre domande e di cose<br />

che voglio dirgli... la maggior parte <strong>del</strong>le quali<br />

assomiglia a: “Come hai potuto rivelarti un tale<br />

bastardo bugiardo e imbroglione?”. Ma so quale<br />

sarebbe la sua risposta a una tale domanda: lui è un<br />

demone... cosa mi aspettavo? Quindi ribollo dentro e<br />

mi sforzo di non guardarlo. E cerco di ignorare <strong>il</strong> vuoto<br />

profondo e dolorante che sento nel mio intimo. Chiudo<br />

gli occhi e affondo indietro nel sed<strong>il</strong>e, voltandomi<br />

verso <strong>il</strong> finestrino, in modo che non veda le lacrime<br />

colarmi lungo le guance.<br />

Ricordo <strong>il</strong> motivo per cui ero venuta da Luc, in un<br />

primo momento... quello che avevo visto in sogno.<br />

Avevo bisogno di vedere con i miei occhi che era


morto. Ma lui è qui. Tanto vicino che potrei toccarlo. E<br />

vorrei farlo. Voglio sentire le sue braccia intorno a me;<br />

le sue labbra sulle mie.<br />

Dio, mi è mancato.<br />

Cosa c’è che non va in me? Come posso amarlo e<br />

odiarlo al tempo stesso?<br />

Mi strofino via le lacrime dal viso e gli lancio<br />

un’occhiata laterale per valutare. La sua testa è<br />

reclinata all’indietro, sul poggiatesta, e leggermente<br />

voltata dalla parte opposta rispetto a me, con un polso<br />

chiuso sul volante e l’altra mano sulla leva <strong>del</strong> cambio.<br />

I suoi occhi br<strong>il</strong>lano di rosso attraverso la frangia di<br />

seta nera, e i rari lampioni funzionanti luccicano sui<br />

piercing che ha nel sopracciglio.<br />

Dio, non so cosa pensare. Sembra abbastanza in<br />

salute, quindi apparentemente <strong>il</strong> suo viaggio<br />

all’Inferno è stato volontario. Sono stata stupida a<br />

preoccuparmi?<br />

Mi volto verso di lui e quasi lo tocco. Ma mi<br />

trattengo. Lui continua a fissare intenzionalmente<br />

oltre <strong>il</strong> parabrezza. Non sembra intenzionato ad aprire<br />

bocca. La sua espressione è dura, <strong>il</strong> volto teso. Se gli<br />

importasse ancora di me, non me lo direbbe?<br />

Le lacrime incombono di nuovo, e le blocco<br />

immediatamente. Ripenso a L<strong>il</strong>i – a come mi ha fatto<br />

sentire quando mi ha baciato –, e so cosa devo dire.<br />

«So che non è stata colpa tua... con L<strong>il</strong>ith».<br />

Lui si irrigidisce, e sono certa che non sta respirando,<br />

mentre fissa dritto avanti a sé. Quando mi convinco<br />

che quella è l’unica risposta che riceverò, mi volto<br />

ancora verso <strong>il</strong> finestrino.<br />

«Mi dispiace», dice con la voce bassa, e spero che<br />

non senta <strong>il</strong> sussulto nel mio respiro, quando piango<br />

contro <strong>il</strong> vetro.


Mi sforzo di riprendermi, mentre lui entra nel<br />

vialetto di casa mia e scende dalla macchina,<br />

lanciandomi le chiavi. Se ne sta semplicemente lì in<br />

piedi a fissarmi duramente, gli occhi di ossidiana che<br />

riflettono ogni tentativo di vedere in profondità. Vorrei<br />

più di tutto avere immediatamente la capacità di Gabe<br />

di leggere nelle menti.<br />

Realizzo che sta aspettando che io entri, quindi<br />

scivolo dal sed<strong>il</strong>e e inizio a dirigermi verso casa,<br />

cercando di non zoppicare. A metà strada mi volto a<br />

guardarlo, tentando ancora di leggere dentro di lui. In<br />

quell’istante, prima che lui si renda conto che mi sono<br />

voltata, colgo qualcosa nella sua espressione.<br />

Sofferenza.<br />

Quasi ritorno di corsa da lui. Ma un istante dopo,<br />

quando i suoi occhi puntano i miei, la sua espressione<br />

torna a farsi dura e fredda come pietra. E quando<br />

avanzo verso di lui, realizzo che per un po’ di tempo<br />

non potrò correre da nessuna parte. Ma devo sapere.<br />

«Era tutta una finzione? Ti è mai importato davvero<br />

qualcosa di me?».<br />

Almeno una decina di espressioni diverse si<br />

susseguono sul suo volto così rapidamente che non<br />

riesco a inquadrarne nessuna prima che esso ritorni<br />

assente. Mi fissa per un lungo imbarazzante minuto,<br />

poi scuote lentamente la testa.<br />

Se mai ci fosse stato qualche dubbio, almeno adesso<br />

lo so per certo. È questo che vuole. È ciò che avevo<br />

bisogno di sapere per lasciar stare... per passare oltre.<br />

Il mio petto sta per collassare, mentre torno verso casa<br />

e varco l’ingresso. Una volta dentro, e fuori dalla vista<br />

di Luc, mi appoggio con la fronte alla porta e lascio che<br />

<strong>il</strong> dolore nel mio petto si dissolva in lacrime. Ma la<br />

voce <strong>del</strong>la mamma dalla cucina fa virare i miei pensieri<br />

sul modo di darmi una ripulita senza che qualcuno mi


veda. Sarebbe complicato spiegare ai miei genitori i<br />

vestiti strappati, i lividi e <strong>il</strong> sangue. Già, vi ricordate di<br />

quella ragazza con cui Luc è andato a letto? Be’, ci<br />

siamo massacrate.<br />

Dopo aver ascoltato per un secondo la voce <strong>del</strong>la<br />

mamma, mi rendo conto che quella che sto udendo è<br />

la sua parte in una conversazione telefonica che<br />

proviene dalla cucina. La TV nel soggiorno trasmette<br />

la partita dei Red Sox ad altissimo volume. C’è <strong>il</strong><br />

cinquanta percento di possib<strong>il</strong>ità che papà stia<br />

dormendo sulla sua sedia davanti allo schermo. Mia<br />

sorella non è appassionata di baseball, quindi sono<br />

certa che è solo.<br />

Tendo l’orecchio attraverso <strong>il</strong> frastuono <strong>del</strong>la TV, e<br />

come previsto, <strong>il</strong> russare di papà si sente poco più forte<br />

<strong>del</strong>le grida dei commentatori. Mi asciugo le lacrime dal<br />

viso e alliscio i capelli con le mani umide, prima di<br />

procedere attraverso <strong>il</strong> soggiorno e sulle scale <strong>il</strong> più<br />

rapidamente e s<strong>il</strong>enziosamente possib<strong>il</strong>e. La mia<br />

intenzione è di andare dritto in bagno, ma prima di<br />

arrivare in cima alle scale sento la doccia scorrere.<br />

Qualcuno è arrivato prima di me.<br />

Mi precipito in camera mia e chiudo la porta. Alla<br />

finestra, do un’occhiata alle nuvole temporalesche che<br />

si addensano, chiedendomi come sia possib<strong>il</strong>e che <strong>il</strong><br />

tempo sembri corrispondere così perfettamente al mio<br />

stato d’animo. Butto gli occhi sulla Mustang, pensando<br />

pigramente che avrei dovuto chiudere <strong>il</strong> tettuccio.<br />

E <strong>il</strong> mio cuore sobbalza.<br />

Luc è ancora in piedi accanto alla mia macchina, con<br />

le mani puntate sullo sportello <strong>del</strong> conducente e la<br />

testa abbandonata in avanti tra le spalle. Mentre<br />

osservo, lui si allontana di scatto dalla macchina e<br />

cammina sul marciapiede, poi alza lo sguardo alla mia<br />

finestra. Mi butto a terra e grido, quando urto con le


costole la scrivania.<br />

Perché è ancora qui?<br />

Poi mi ricordo di Gabriel che gli dice di restare.<br />

Scivolo sul pavimento a quattro zampe e attraverso la<br />

stanza fino allo specchio, dove mi sostengo al mob<strong>il</strong>e<br />

per rialzarmi in piedi. Mi guardo la faccia, che non è<br />

conciata così male come mi aspettavo. Ma poi mi tocco<br />

<strong>il</strong> gonfiore dietro la testa e sussulto. Il telefono squ<strong>il</strong>la<br />

e sobbalzo, premendo più forte sul gonfiore e<br />

sussultando ancora.<br />

Guardo chi è che chiama, sperando che sia Taylor. È<br />

R<strong>il</strong>ey.<br />

«Hai notizie di Tay?».<br />

Cosa sa lei?<br />

«Uhm... no. Lo sai che non mi parla. Cosa succede?»<br />

«Trev dice che è semplicemente piombata lì, ha<br />

afferrato alcune cose e se n’è andata senza dire una<br />

parola. È preoccupato».<br />

«Non lo so, Ry. Quel Marc con cui sta è davvero<br />

spaventoso. Trev dovrebbe esserne impensierito». Io<br />

so di esserlo. Il mio stomaco è bloccato dalla<br />

preoccupazione.<br />

Lei resta in s<strong>il</strong>enzio per un minuto. «Dovremmo<br />

andare a cercarla?»<br />

«Forse», dico, sperando che Gabriel lo stia già<br />

facendo. Sento <strong>il</strong> rumore <strong>del</strong>la porta <strong>del</strong> bagno che si<br />

apre. «Ascolta, devo andare. Chiamami se senti<br />

qualunque cosa, bene?»<br />

«Bene».<br />

Faccio una chiamata rapida a Gabe. «Taylor era a<br />

casa sua proprio ora», dico quando risponde.<br />

«Controllerò. Sei a casa?»<br />

«Sì».


«Dormi. Arriverò prima possib<strong>il</strong>e». La sua voce è<br />

dolce, rassicurante.<br />

Sento <strong>il</strong> mio petto r<strong>il</strong>assarsi appena un po’, al<br />

pensiero di lui qui. «Bene. Ci proverò».<br />

Chiudo <strong>il</strong> telefono e aspetto finché <strong>il</strong> corridoio non è<br />

s<strong>il</strong>enzioso, poi corro in bagno con l’asciugamano e<br />

l’accappatoio.<br />

L’acqua è piacevole sulla mia pelle calda. Sto in piedi<br />

appoggiata con le mani contro <strong>il</strong> muro e lascio che mi<br />

inondi, facendomi tornare pulita... almeno<br />

esternamente. Ma non riesco a scacciare gli spasmi<br />

agitati che sento all’interno: una combinazione tra <strong>il</strong><br />

ricordo di essere dentro L<strong>il</strong>ith e l’inquietudine per <strong>il</strong><br />

benessere soprannaturale che ho provato tra le braccia<br />

di re Lucifero. Ho un brivido al ricordo di quel volto<br />

angelico.<br />

Perché ho visto quel viso, mentre mi teneva? Di chi<br />

era quella faccia?<br />

Infine, gemo dalla frustrazione e mi sforzo di pensare<br />

a Taylor. Devo aiutarla.<br />

Mi faccio una doccia veloce, e quando ho finito<br />

avvolgo i capelli nell’asciugamano e mi osservo ancora<br />

<strong>il</strong> viso mentre mi lavo i denti. Un taglio all’attaccatura<br />

dei capelli, sopra l’occhio destro, che per vederlo<br />

bisognerebbe scostarmi la frangia; un bozzo arrossato<br />

sulla guancia destra; e <strong>il</strong> labbro inferiore gonfio.<br />

Abbastanza fac<strong>il</strong>e da giustificare. Il peggio si trova<br />

sotto i miei vestiti. Sollevo cautamente l’accappatoio<br />

dal corpo livido e mi dirigo verso la mia camera.<br />

Maggie esce dalla stanza che condivide con Grace,<br />

mentre io passo.<br />

«Perché Luc è sul nostro vialetto? Pensavo che voi<br />

due aveste rotto».<br />

Nonostante le mie migliori intenzioni di non<br />

lasciarmi toccare dalle sue parole, <strong>il</strong> mio cuore


orbotta. «Uhm... è così. Non so perché sia qui».<br />

Lei mi sorride, con una scint<strong>il</strong>la di speranza negli<br />

occhi blu zaffiro. Ha sempre avuto un debole per Luc.<br />

«Forse ti rivuole indietro».<br />

«Improbab<strong>il</strong>e», dico, ma <strong>il</strong> mio cuore passa dal<br />

borbottio al sobbalzo.<br />

Lei alza le spalle, contrariata, e va in bagno, mentre<br />

io scivolo oltre la mia porta. Premo <strong>il</strong> pulsante PLAY<br />

<strong>del</strong>l’iPod proprio quando <strong>il</strong> telefono inizia a squ<strong>il</strong>lare.<br />

Corro alla scrivania, lo prendo e guardo chi è. Taylor!<br />

È <strong>il</strong> numero di casa sua.<br />

Porto <strong>il</strong> telefono all’orecchio. «Taylor. Stai bene?»<br />

«Frannie?». Al suono <strong>del</strong>la voce <strong>del</strong>la madre di<br />

Taylor, <strong>il</strong> mio cuore sprofonda. «Speravo che Taylor<br />

fosse lì».<br />

«No, signora Stevens».<br />

C’è una pausa. «Si sta facendo tardi. Stava<br />

rispettando <strong>il</strong> suo coprifuoco, ultimamente. Ti ha detto<br />

dove stava andando?».<br />

Non posso farlo. Reprimo le lacrime e mi sforzo di<br />

mantenere la voce salda. «No».<br />

«Be’, se la senti, d<strong>il</strong>le di tornare immediatamente a<br />

casa, d’accordo?»<br />

«Certo».<br />

Fisso <strong>il</strong> telefono nella mia mano. Taylor. Lei è là fuori<br />

e io sono impotente.<br />

O forse no?<br />

«Lascia stare Taylor. Tu non la vuoi», dico ad alta<br />

voce. Poi lo dico ancora ripetutamente nella mia testa,<br />

sempre più veloce. Mentre ancora ripeto questo<br />

mantra, mi tolgo l’asciugamano dai capelli, lo lancio<br />

sulla sedia <strong>del</strong>la scrivania e spengo la luce.<br />

E allora mi si chiude lo stomaco al ricordo di Luc.<br />

Nell’oscurità, resto a prudente distanza dalla finestra<br />

aperta e guardo in basso nel vialetto. Quando non lo


vedo, mi stringo l’accappatoio intorno, tanto forte da<br />

sentire una fitta alle costole, e mi avvicino. È soltanto<br />

quando raggiungo la finestra, con la faccia premuta<br />

contro <strong>il</strong> vetro, che mi accorgo degli occhi rossi<br />

br<strong>il</strong>lanti che mi fissano dai rami <strong>del</strong>la quercia proprio<br />

qui fuori.<br />

Inizio a urlare e a barcollare, allontanandomi dalla<br />

finestra, quando Luc si abbatte contro <strong>il</strong> vetro,<br />

mandandolo in frantumi. E prima che io riesca a<br />

frenare <strong>il</strong> grido, lui lo fa per me. Le sue labbra sono<br />

subito sulle mie, e <strong>il</strong> mio grido muta in un gemito,<br />

mentre le sue braccia stringono <strong>il</strong> mio corpo rovente.<br />

Lui scambia <strong>il</strong> gemito per dolore e allenta la presa.<br />

Si allontana e mi guarda, con l’espressione piena di<br />

sofferenza e gli occhi colmi di dubbio. «Frannie...».<br />

Non voglio ascoltare <strong>il</strong> resto di quel pensiero, poiché<br />

non voglio pensare a nulla. Lui è qui, e io lo amo.<br />

Questo è tutto ciò che conta. Smetto di stringermi<br />

l’accappatoio, sollevo la mano, e poso l’indice sulle sue<br />

labbra. Mi sforzo di concentrarmi sul momento<br />

presente... qui... Luc, e chiudo fuori tutto <strong>il</strong> resto. Lo<br />

stringo ancora a me, impedendogli di parlare con un<br />

altro <strong>bacio</strong>, e ondeggio al ritmo <strong>del</strong>la musica,<br />

sprofondando sempre di più in Luc, a ogni battito.<br />

Lui ricambia <strong>il</strong> <strong>bacio</strong>. Forte. Profondo. Disperato. Le<br />

sue labbra mi incendiano, scorrendomi sulla spalla, sul<br />

collo, e soffermandosi prima di arrivare all’orecchio,<br />

dove sussurra: «Mi dispiace tanto».<br />

La disperazione nelle sue parole mi schiaccia <strong>il</strong> cuore.<br />

Premo <strong>il</strong> viso sulla sua maglietta. «Non è stata colpa<br />

tua. Ora lo so».<br />

Lo guardo dal basso e lui mi bacia una lacrima sulle<br />

ciglia. Riporto la sua bocca sulla mia e lo spingo verso<br />

<strong>il</strong> letto, facendo scivolare le mani sotto la sua T-shirt.<br />

Ma quando faccio scorrere la mano sulla sua pelle


perfetta, annaspo e mi allontano. La sua pelle non è<br />

più perfetta. Tutt’altro. Gli sollevo la maglietta e resto<br />

a bocca aperta, vedendo i profondi squarci rossi e i fori<br />

che gli ricoprono <strong>il</strong> petto, la schiena e le spalle.<br />

Rabbrividisco al ricordo <strong>del</strong> sogno: la tortura.<br />

«Cos’è successo?», bisbiglio, terrorizzata dalla<br />

risposta.<br />

Un piccolo sorriso triste gli increspa gli angoli <strong>del</strong>la<br />

bocca. «Non è niente. Passeranno in pochi giorni». Lui<br />

indica la propria guancia, e per la prima volta noto che<br />

la cicatrice rossa e rigonfia che Beherit gli aveva<br />

lasciato come ricordo non c’è più. «Niente a che<br />

vedere». La sua mano esita, poi scivola lungo le mie<br />

costole, dove l’accappatoio si è aperto. Inizio a<br />

richiuderlo, ma quella mano sulla mia pelle mi dà un<br />

senso di elettricità, eppure è così <strong>del</strong>icata, mentre<br />

accarezza le mie ferite. Sento <strong>il</strong> dolore attenuarsi al<br />

solo contatto con lui.<br />

Il mio corpo reagisce al suo: un calore tiepido, che<br />

inizia leggero giù nella pancia e si irradia attraverso di<br />

me finché non vado a fuoco. Mi stringo ancora a lui,<br />

lasciando l’accappatoio scivolare dalle spalle e cadere a<br />

terra, e gli sf<strong>il</strong>o la T-shirt da sopra la testa. Poi lo tiro<br />

sul letto, sotto le lenzuola... dove può liberarmi dalla<br />

sofferenza.<br />

Quando Luc mi bacia profondamente, mi perdo in<br />

lui. Ho bisogno di averlo più vicino, accanto al cuore.<br />

Voglio sentire la sua essenza roteare ancora dentro di<br />

me. Comunico con la mente... non uso le parole, ma la<br />

sensazione di ciò di cui ho bisogno. E quando sento la<br />

sua essenza scivolarmi tra le labbra, come seta, sono<br />

inondata da lui. Annego in lui. L’emozione mi fa venire<br />

la pelle d’oca, e gemo e lo stringo più forte a me.<br />

La sua essenza mi riempie – un’esplosione di<br />

beatitudine – accarezzando ogni parte di me e


dandomi i brividi. Niente, nel mondo fisico, mi fa<br />

sentire così. Lo sento ovunque, in ogni angolo <strong>del</strong> mio<br />

corpo.<br />

Come la sensazione di tornare a casa.<br />

Luc<br />

Questo è completamente sbagliato. E <strong>del</strong> tutto<br />

egoistico.<br />

Sarebbe troppo fac<strong>il</strong>e dimenticare tutto<br />

immediatamente, e fare solo finta che le ultime<br />

settimane non siano mai esistite, e sprofondare in<br />

Frannie, proprio in questo momento. E lo voglio più di<br />

qualunque altra cosa. Non sono mai stato tanto<br />

combattuto in tutta la mia esistenza. Ho bisogno di lei.<br />

È la mia vita.<br />

Ma non riesco a dimenticare.<br />

Non importa per quanti m<strong>il</strong>lenni vivrò: non<br />

dimenticherò mai la sofferenza negli occhi di Frannie<br />

quando ha tirato via le lenzuola e mi ha trovato con<br />

L<strong>il</strong>ith. Non dimenticherò mai la folle disperazione che<br />

mi ha quasi distrutto quando ho capito cos’era<br />

successo.<br />

E non dimenticherò mai che è stata tutta colpa mia.<br />

Essere umano non era una giustificazione. Quel giorno<br />

in biblioteca L<strong>il</strong>ith mi aveva detto ciò che era. Avrei<br />

dovuto saperlo.<br />

E questo è soltanto un esempio dei tanti modi in cui<br />

potrei fare <strong>del</strong> male a Frannie, se stiamo insieme.<br />

Il tocco di Frannie è titubante, tremante, come se mi<br />

stringesse a sé. Il fuoco danza sulla mia pelle al<br />

minimo contatto con lei, come piccoli fuochi<br />

d’artificio. Il cuore di zolfo mi martella nel petto. E la<br />

sensazione <strong>del</strong>la mia essenza che rotea con la sua è


incomparab<strong>il</strong>e... la beatitudine assoluta di essere parte<br />

di lei, mescolandomi con la bianca e lucente<br />

opalescenza <strong>del</strong>la sua anima. Non ho mai visto nulla<br />

avvicinarsi a una tale bellezza, e l’ondata di emozioni<br />

mi toglie <strong>il</strong> fiato.<br />

Stare con lei in questo modo mi fa realizzare che, in<br />

questi miei pochi mesi di umanità, ho cominciato a<br />

dare per scontate queste emozioni... la vastità <strong>del</strong>la sua<br />

compassione e <strong>del</strong>la sua capacità di amare. E la varietà<br />

<strong>del</strong>le emozioni che mi ha tirato fuori.<br />

Il mio bisogno di fondere non soltanto le nostre<br />

anime, ma anche i nostri corpi, quasi mi trascina via.<br />

Sono perso nei chiodi di garofano e ribes <strong>del</strong>la sua<br />

anima; <strong>il</strong> cioccolato caldo <strong>del</strong> suo amore mi toglie <strong>il</strong><br />

fiato. Per un solo istante, sono convinto che possiamo<br />

stare insieme... in tutti i sensi.<br />

Cioccolato. Lei mi ama.<br />

Questa consapevolezza aumenta <strong>il</strong> mio desiderio di<br />

lei, ed è quasi impossib<strong>il</strong>e fermarlo. Ma ciò che ho<br />

fatto è imperdonab<strong>il</strong>e. Lei merita molto più di questo.<br />

E venire a letto con me adesso invertirebbe la sua<br />

destinazione.<br />

Recupero la mia essenza e mi ritraggo dalle sue<br />

labbra – dalle sue mani tremanti – mentre sono<br />

ancora in grado di farlo. «Frannie, non possiamo.<br />

Sono un demone, ora. La tua destinazione...».<br />

La sua destinazione.<br />

Mi colpisce come la folgore di un fulmine. Come<br />

posso averlo fatto? Noi non possiamo possedere<br />

persone destinate al Paradiso. Attivo <strong>il</strong> mio sesto senso<br />

per controllare. Lei sente ancora di essere destinata al<br />

Paradiso. Quindi come...?<br />

Il suo corpo si tende, quando preme la fronte sulla


mia spalla, ma non risponde.<br />

Non riesco a trattenere la preoccupazione nella voce.<br />

«Sono rimasto soltanto per... vedere. Per essere certo<br />

che tu fossi al sicuro. Non era nelle mie intenzioni che<br />

finissimo per...».<br />

Lei si scansa e ruota su un fianco, lontano da me.<br />

«Allora, tu non vuoi...».<br />

La interrompo, perché è proprio quello che voglio.<br />

Ma è lei che non dovrebbe. «Quello che voglio io è<br />

irr<strong>il</strong>evante. Non so quale sarà la prossima mossa di<br />

L<strong>il</strong>ith. Dovevo soltanto restare qui per assicurarmi che<br />

non potesse arrivare fino a te».<br />

Al nome di L<strong>il</strong>ith, lei si irrigidisce ancora e tira le<br />

lenzuola strette intorno a sé.<br />

Non mi guarda, e la sua voce è profondamente ferita.<br />

«Ho bisogno di sapere. Quando eri con lei...».<br />

«Fermati, Frannie», la interrompo, poiché <strong>il</strong> pensiero<br />

di ciò che ho fatto – quello che lei ha visto – è<br />

insostenib<strong>il</strong>e. «Ti prego».<br />

Ogni cellula <strong>del</strong> mio essere protesta, quando rotolo<br />

via dal letto. È fisicamente doloroso allontanarmi da<br />

lei. Raccolgo <strong>il</strong> suo accappatoio da terra con la mano<br />

tremante, adagiandolo sul cuscino accanto a lei, poi mi<br />

inf<strong>il</strong>o la T-shirt tirandola da sopra la testa e mi dirigo<br />

verso la finestra. «Devo andare».<br />

Ma non sono sicuro di riuscirci.<br />

Resto in piedi, con lo sguardo fisso, per diversi<br />

secondi palpitanti, poi faccio un passo per tornare<br />

verso <strong>il</strong> letto.<br />

Fermati!<br />

Gemo e strappo via gli occhi dalla sagoma <strong>del</strong> suo<br />

corpo sotto quel lenzuolo sott<strong>il</strong>e. Mi schiarisco la gola<br />

per contrastare <strong>il</strong> groppo che sento dentro. «Sarò<br />

proprio qui fuori. Non credo che lei possa arrivare a te


fin qui... dovrebbe attraversare una porta o una<br />

finestra», dico, toccando con le dita <strong>il</strong> vetro<br />

frantumato.<br />

I suoi occhi non si spostano dal muro. «Vai a<br />

ritrovare Taylor».<br />

«Mi dispiace». La mia voce si spezza. Esco dalla<br />

finestra e salto di nuovo sull’albero.<br />

Ci vuole più tempo di quello che avevo sperato, per<br />

calmarmi, seduto su un ramo, qua fuori. Ma non<br />

contrasto l’impulso a proiettarmi ancora nella sua<br />

camera, poiché devo sapere se <strong>il</strong> campo <strong>del</strong> signor<br />

Cavanaugh è ancora intatto. Chiudo gli occhi e mi<br />

concentro sul letto di Frannie. Quando mi proietto, mi<br />

sento sbattere contro una barriera, e sono di nuovo<br />

sull’albero. Bene.<br />

Mi assesto in una biforcazone dei rami e aspetto<br />

Gabriel. E poiché, facendolo, non ferisco nessuno<br />

tranne che me stesso – e io merito di soffrire – lascio<br />

che la mia mente spazi di nuovo nel letto di Frannie.


Frannie<br />

Capitolo 25<br />

Un Inferno in vita<br />

Non mi sono mossa dal punto in cui Luc mi ha<br />

lasciato, e sono completamente sveglia quando, a<br />

mezzanotte, <strong>il</strong> telefono squ<strong>il</strong>la di nuovo.<br />

La madre di Taylor.<br />

Il terrore mi fa contrarre le viscere, e penso di<br />

lasciarlo squ<strong>il</strong>lare, intimorita da quello che potrei dire<br />

se rispondessi. Quando alla fine lo faccio, la sua voce è<br />

disperata... al limite <strong>del</strong>l’attacco isterico. «Quando hai<br />

parlato con Taylor per l’ultima volta, Frannie?»<br />

«Taylor non parla con me da settimane». Respiro<br />

profondamente e cerco di restare salda.<br />

«Cosa?». Il suo tono è di assoluta incredulità.<br />

Apparentemente, Taylor non l’aveva messa al corrente.<br />

«Non mi è piaciuto Marc». Quasi mi strozzo<br />

pronunciandone <strong>il</strong> nome. «E lei era contrariata».<br />

Le sento soffocare un gemito in gola. «La Polizia non<br />

farà niente. Dicono che probab<strong>il</strong>mente è uscita con un<br />

ragazzo o cose <strong>del</strong> genere. Se riesci a pensare a qualche<br />

posto dove cercare...».<br />

La mia mente corre... ma non arriva da nessuna<br />

parte. «Non lo so. Prima era da L<strong>il</strong>i... forse... non lo<br />

so».<br />

C’è una lunga pausa. «Be’, se ti viene in mente<br />

qualcosa... o se la senti, chiamami».<br />

«D’accordo», dico, ma ha già attaccato.


Probab<strong>il</strong>mente sta chiamando R<strong>il</strong>ey.<br />

Mi siedo, prendo la T-shirt da sotto <strong>il</strong> cuscino, la<br />

indosso e mi tiro le lenzuola intorno al petto. Dove<br />

andrebbe L<strong>il</strong>ith? Se torna nel suo appartamento, Gabe<br />

la troverà. Ma se non torna... si sta nascondendo o mi<br />

sta ancora seguendo? Se si è arresa, potrebbe essere<br />

ovunque, ma quante sono le probab<strong>il</strong>ità che sia così?<br />

Quindi, se mi metto là fuori, come un’esca, forse lei<br />

verrà da me.<br />

Inizio a elaborare <strong>il</strong> mio piano: seminare le guardie<br />

<strong>del</strong> corpo e andare in un posto dove lei possa trovarmi.<br />

Ma dove? Immagino le scene nella mente... tutti i modi<br />

in cui potrebbero andare le cose. Soltanto in pochi casi<br />

io e Taylor ne usciamo vive.<br />

Il lampo nella testa mi arroventa <strong>il</strong> cervello già<br />

palpitante, scuotendomi da un non-sonno senza<br />

riposo. Cerco di allontanare qualsiasi pensiero dalla<br />

mente, improvvisamente terrorizzata dal loro<br />

significato: chi vedrò se lascio che l’immagine si formi.<br />

Ma non c’è modo di fermarla. So già di chi si tratta.<br />

Taylor.<br />

Il mio stomaco sobbalza, quando cerco di bloccare la<br />

visione di Taylor coperta di sangue, distesa nel bosco.<br />

Rotolo fino alla testata <strong>del</strong> letto e non riesco a centrare<br />

<strong>il</strong> cestino <strong>del</strong>la spazzatura, quando vomito, ma non c’è<br />

granché nel mio stomaco, visto che è da un po’ che non<br />

ho appetito.<br />

Ed è allora che mi rendo conto di essere sola. Niente<br />

Gabe. Era qui durante la notte. Ho sentito la sua neve<br />

estiva e <strong>il</strong> suo respiro fresco tra i miei capelli. È stato<br />

solo grazie a quello che sono riuscita a dormire. Ma<br />

ora se n’è andato.<br />

Prendo <strong>il</strong> telefono e premo <strong>il</strong> tasto per la chiamata


apida a Taylor. Se risponde L<strong>il</strong>ith... Ma quando parte<br />

la segreteria telefonica, r<strong>il</strong>ascio <strong>il</strong> respiro che non mi<br />

ero resa conto di aver trattenuto, riaggancio, e digito <strong>il</strong><br />

3 per la chiamata rapida.<br />

R<strong>il</strong>ey risponde al primo squ<strong>il</strong>lo. «Ti ha chiamata?»<br />

«No. Speravo che tu avessi <strong>del</strong>le notizie».<br />

«Non proprio. C’è Trev qui. Pare che i suoi genitori<br />

stiano andando fuori di testa. La Polizia dice che ha<br />

diciotto anni, e secondo loro è semplicemente<br />

scappata di casa, quindi non stanno facendo nulla». La<br />

sua voce si abbassa, e sono certa che sta coprendo <strong>il</strong><br />

telefono con la mano. «Pensi che potrebbe averlo<br />

fatto? Potrebbe essere fuggita con quel Marc?».<br />

Per quanto sarebbe comunque un male, chiudo gli<br />

occhi, desiderando che sia così semplice. Dietro le mie<br />

palpebre fluttua l’immagine di Taylor sanguinante nel<br />

bosco.<br />

Annaspo e salto giù dal letto, quando riconosco la<br />

zona in cui si trova.<br />

«Devo andare, Ry. Chiamami più tardi». Chiudo <strong>il</strong><br />

telefono senza attendere la sua risposta.<br />

Dai Gallagher.<br />

Sono stata tanto rapida a bloccare la visione che in<br />

un primo momento non ne avevo notato i dettagli, ma<br />

le assi ingrigite <strong>del</strong> capanno dei Gallagher stanno lì, sul<br />

bordo <strong>del</strong>l’immagine. Il terreno attorno al capanno è<br />

cosparso di lattine di birra e mozziconi di sigaretta, e<br />

c’è anche un prof<strong>il</strong>attico usato. Mentre faccio di nuovo<br />

scorrere la scena nella mia testa, cercando altri<br />

dettagli, noto che la visione ha un sonoro. Riesco a<br />

sentire distintamente i The Fray che cantano How to<br />

Save a Life. Il mio stomaco sobbalza ancora, quando<br />

sento l’odore salino e metallico, di rame, <strong>del</strong> suo<br />

sangue nell’aria pesante <strong>del</strong> crepuscolo.


Crepuscolo.<br />

Taylor morirà dietro <strong>il</strong> capanno dei Gallagher al<br />

tramonto.<br />

Mi rimetto rapidamente i vestiti, mentre mi manca<br />

l’aria, ed è soltanto quando alzo le braccia sopra la<br />

testa per inf<strong>il</strong>are la maglietta che sento <strong>il</strong> dolore<br />

lancinante alle costole. Ho mentito a Gabe. Almeno<br />

una è certamente rotta. Ma questa è l’ultima <strong>del</strong>le mie<br />

preoccupazioni.<br />

Mamma mi blocca con frittelle e salsiccia, quando<br />

arrivo in fondo alle scale. «Sarai l’unica a mangiare la<br />

colazione calda. Tutti gli altri sono ancora a letto».<br />

Il mio stomaco si rivolta all’idea <strong>del</strong> cibo. «Non ho<br />

davvero fame, mamma. Sto andando da R<strong>il</strong>ey», mento.<br />

Inizialmente lei aggrotta le sopracciglia, poi la sua<br />

faccia si addolcisce. «Devi mangiare, Frannie. So che<br />

la rottura è stata diffic<strong>il</strong>e, per te, ma non puoi<br />

dimagrire ancora. Non fa bene alla salute».<br />

Sto perdendo tempo. Devo uscire di qui e parlare con<br />

Gabe... decidere cosa fare. Scalpito. «Non è per la<br />

rottura. Semplicemente, non ho fame». Mi volto e<br />

balzo fuori dalla porta, prima che abbia la possib<strong>il</strong>ità<br />

di rispondere.<br />

Guido a tutta velocità lungo la via, ma a metà strada<br />

da casa di Gabe, mi viene in mente che questa<br />

potrebbe non essere la strategia migliore. E se Gabe<br />

spaventasse L<strong>il</strong>ith?<br />

Potrei avere soltanto una possib<strong>il</strong>ità. Questa potrebbe<br />

essere la mia sola occasione di riportare indietro<br />

Taylor.<br />

Pensa.<br />

La mia mente torna al piano originale, di prima che<br />

sapessi dove si trovava Taylor. Posso fare da esca...


attirarla allo scoperto. Senza Gabe o Luc a spaventare<br />

L<strong>il</strong>ith, potrebbe funzionare.<br />

Lei ha bisogno di qualcuno che sia destinato<br />

all’Inferno per entrargli dentro. E se potessi usare <strong>il</strong><br />

mio Sway per convincerla che io sono destinata<br />

all’Inferno? Proverebbe a passare da Taylor a me...<br />

sono io quella che vuole, dopo tutto. Ma io sono<br />

destinata al Paradiso, quindi non sarebbe in grado di<br />

entrare nel mio corpo. I corpi tra i quali si sposta<br />

devono essere in contatto... così ha detto papà. Quindi<br />

se spingessi via Taylor durante <strong>il</strong> trasferimento, L<strong>il</strong>ith<br />

rimarrebbe senza un corpo. Può sopravvivere in quello<br />

stato? Gabe ha detto che la sua anima è umana, quindi<br />

sono praticamente certa che la risposta è no. Il mio<br />

cuore corre, mentre <strong>il</strong> piano, insieme a tutti i pericoli<br />

connessi, si fa chiaro nella mia mente.<br />

Non devo fare altro che attirare L<strong>il</strong>ith fuori da Taylor,<br />

e quindi allontanare Taylor da L<strong>il</strong>ith.<br />

Senza Gabe o Luc a rovinare tutto.<br />

Il mio Schermo è inut<strong>il</strong>e contro Luc, e Gabe può<br />

leggermi nella mente, a meno che io non stia molto<br />

attenta... quindi devo evitarli entrambi.<br />

Apro <strong>il</strong> telefono e chiamo R<strong>il</strong>ey. Odio usarla in questo<br />

modo, ma è per Taylor. Se potessi spiegarglielo, sono<br />

certa che farebbe la stessa cosa. Così otterrò un doppio<br />

risultato. Devo proteggere R<strong>il</strong>ey, ma ho anche bisogno<br />

di un alibi.<br />

«R<strong>il</strong>ey, potete venire qui, tu e Trev?»<br />

«Ha chiamato Taylor?»<br />

«No, ma ho un’idea», dico, facendo inversione per<br />

tornare a casa.<br />

Mangerò <strong>del</strong>le frittelle... farò felice la mamma. E se <strong>il</strong><br />

mio Sway vale qualcosa, nessuno mi noterà andar via,<br />

quando sarà <strong>il</strong> momento.


Luc<br />

Non ci sono giustificazioni per quello che ho fatto ieri<br />

sera. E se resto, lo rifarò di nuovo. Ho ripercorso ogni<br />

carezza, ogni <strong>bacio</strong>, più e più volte nella mia mente. Il<br />

solo modo per proteggerla è che resti con Gabriel.<br />

Avrebbe dovuto lasciarmi a Lucifero.<br />

È questo che devo fare: tornare all’Inferno e accettare<br />

la punizione. D’altro canto, non sono certo di come<br />

riuscirò a sopportare la lontananza da lei.<br />

Ma poi mi ricordo <strong>del</strong> Mago. Se torno indietro, sono<br />

certo che mi useranno per trovare Frannie. «Devo<br />

andare».<br />

«Dove?». Gabriel è seduto scompostamente sul<br />

divano, e raccoglie assente un pezzo di lanugine sul<br />

cuscino.<br />

«Ovunque, ma non qui».<br />

«Quindi, dopo tutto questo, continuerai a fuggire».<br />

Sorride compiaciuto. «Codardo».<br />

I miei occhi si sollevano di scatto e sobbalzo sulla<br />

sedia, con <strong>il</strong> pugno rosso e rovente. Ma quando faccio<br />

per sferrarglielo contro, noto <strong>il</strong> lampo bianco sulla<br />

superficie <strong>del</strong>la sua pelle e sento l’odore di ozono,<br />

improvvisamente denso nell’aria. Mi sta provocando.<br />

Sprofondo nuovamente sulla sedia. «Non sono in vena<br />

di giocare».<br />

Il suo volto diventa serio, e la carica elettrostatica<br />

nell’atmosfera mi fa rizzare i peli sul collo. «Questo<br />

non è un gioco».<br />

«Non c’è nulla che io possa fare. Starà meglio, se me<br />

ne vado».<br />

Lui sospira, e i suoi lineamenti si tendono. «Vorrei<br />

che fosse vero, ma per quanto mi faccia male dirlo, lei<br />

è ancora innamorata di te».


«Era. Lei era innamorata di me; poi io sono andato a<br />

letto con L<strong>il</strong>ith e ho rovinato tutto. Ora vuole te», dico,<br />

desiderando che sia vero. Ho un brivido al ricordo <strong>del</strong><br />

suo cioccolato caldo. Lei non dovrebbe amarmi. Starà<br />

meglio con Gabriel: con o senza ali.<br />

«No. Ha ancora bisogno di te, Luc». Quasi soffoca,<br />

pronunciando quelle parole, e abbandona la testa sullo<br />

schienale <strong>del</strong> divano.<br />

Il mio volto si deforma in una smorfia di dolore.<br />

Quando chiudo forte gli occhi, vedo l’accappatoio<br />

scivolarle dalle spalle, sento le mie mani sulla sua<br />

pelle, e <strong>il</strong> ricordo mi apre uno squarcio nel cuore. Mi<br />

sostengo la testa pesante tra le mani. «Lei è forte.<br />

Riuscirà a superare». Ma io no.<br />

«Non ne sono convinto». Gabriel increspa un<br />

sopracciglio e lo sfrega, come se avesse mal di testa.<br />

Lo guardo duramente negli occhi. «È ancora<br />

destinata al Paradiso?».<br />

Lui si sposta sulla sedia, raddrizzandosi. «Dovresti<br />

saperlo senza aver bisogno di chiederlo».<br />

«Sembra che sia così, ma...».<br />

«Ma cosa?»<br />

«Come avrei potuto possederla, se è ancora destinata<br />

al Paradiso?».<br />

Lui alza le sopracciglia e si sporge in avanti, con i<br />

gomiti sulle ginocchia. «Cos’hai fatto?».<br />

I miei occhi cadono sulla moquette. «Mi sono<br />

fermato prima che noi... facessimo nulla di<br />

irreparab<strong>il</strong>e, ma la mia essenza era dentro di lei. Mi<br />

sono sentito attrarre e ho smesso».<br />

Un sorriso obliquo e dolente gli curva la bocca.<br />

«Apparentemente, anche le leggi <strong>del</strong>l’universo si<br />

piegano al suo Sway».<br />

«Pensi che sia stato <strong>il</strong> suo Sway a farlo?»<br />

«Se l’avesse voluto...». Alza le spalle. «Ed è per


questo motivo che ho bisogno che tu resti». Sostiene <strong>il</strong><br />

mio sguardo ancora per un momento, poi abbassa <strong>il</strong><br />

suo.<br />

«Non posso fidarmi di me stesso, quando le sono<br />

accanto».<br />

«E allora? Che c’è di nuovo?», dico, cercando, e non<br />

riuscendoci, di nascondere l’esplosione di gelosia.<br />

«Quando tu non ci sei, la sua attrazione su di me<br />

è...». I suoi occhi sono tormentati. «Finirò col perdere<br />

le ali, e allora le sarò inut<strong>il</strong>e».<br />

La mia voce è acida. «Quindi hai bisogno che io resti<br />

e ti protegga dalla tua stessa debolezza».<br />

Lui poggia ancora la testa sullo schienale <strong>del</strong> divano e<br />

fissa <strong>il</strong> soffitto. «Questo riassume abbastanza bene <strong>il</strong><br />

concetto».<br />

«E se finisse che io...». Lascio cadere e ho un brivido,<br />

pensando a ieri sera. «Sembri dimenticare che la sua<br />

attrazione su di me non è diversa».<br />

«È più forte. Scommetto che ti farà diventare<br />

nuovamente mortale», dice, senza sollevare la testa. La<br />

sofferenza nella sua voce è cruda e profonda.<br />

Mi alzo dalla sedia. «Devo andare... per molte<br />

ragioni. È ovvio che se resto, finirò col fare qualcosa<br />

che non dovrei, e comunque, questo è <strong>il</strong> primo posto in<br />

cui l’Inferno verrebbe a cercarmi. Lucifero non sarà<br />

contento di avere tutti i dannati a testimoni <strong>del</strong>la Sua<br />

piccola dimostrazione andata a monte».<br />

Soppesa <strong>il</strong> pensiero per un lungo momento. «Per ora,<br />

comunque», dice infine, «troveremo un modo per<br />

nasconderti. Il tuo Schermo sarà d’aiuto».<br />

«A meno che io non usi la mia magia. È una specie di<br />

rompicapo. Sono abbastanza certo che senza non<br />

riuscirei a sfuggire loro, ma nel momento in cui la uso,<br />

mi troveranno».<br />

«Forse posso farti avere un margine di vantaggio».


«Questo sarebbe davvero apprezzato. Ma prima<br />

dobbiamo trovare L<strong>il</strong>ith». Sento ogni muscolo <strong>del</strong><br />

corpo contrarsi, quando <strong>il</strong> volto <strong>del</strong>la ragazza che era<br />

L<strong>il</strong>ith fluttua davanti ai miei occhi. «Chi era?»<br />

«Chi?»<br />

«La ragazza che io...». Il mio disgusto di me stesso mi<br />

fa sobbalzare lo stomaco, e deglutisco ricacciando giù<br />

la b<strong>il</strong>e amara al pensiero di quello che le ho fatto. «La<br />

ragazza che era <strong>il</strong> corpo ospitante di L<strong>il</strong>ith». La vittima<br />

di L<strong>il</strong>ith.<br />

Gabriel si appoggia al bracciolo <strong>del</strong>la sedia, con l’aria<br />

esausta. «Si chiama Robin. L’ho fatta ricoverare<br />

all’ospedale, ieri sera. Andrò a controllarla più tardi».<br />

Poi mi guarda negli occhi. «Andare a letto con lei non<br />

è stata colpa tua, Luc. Tu sai cos’è L<strong>il</strong>ith».<br />

Mi alzo in piedi e mi dirigo verso la porta, con <strong>il</strong><br />

bisogno di correre, e quando la apro, R<strong>il</strong>ey e Trevor<br />

sono lì. R<strong>il</strong>ey ha evidentemente pianto, e Trevor è<br />

pallido... scioccato.<br />

R<strong>il</strong>ey spalanca gli occhi per la sorpresa. «Luc».<br />

Respiro profondamente, e cerco di schiarirmi la<br />

testa. «R<strong>il</strong>ey. Nessuna notizia da Taylor?»<br />

«No. Siamo stati da Frannie. Ha una lista di numeri<br />

di telefono <strong>del</strong>la nostra classe. Stiamo mandando<br />

messaggi a tutti per sapere se qualcuno l’ha vista».<br />

Gabriel avanza fino alla porta, accanto a me. «Bene.<br />

Assicuratevi che Frannie non esca di casa».<br />

«Perché?»<br />

«Voglio soltanto sapere dove trovarla».<br />

R<strong>il</strong>ey annuisce. «Mi ha chiesto di darti questo», dice,<br />

porgendo un foglio di carta gialla ripiegato. «Ha detto<br />

che si sentiva più tranqu<strong>il</strong>la a scriverlo che a<br />

chiamarti», aggiunge, quando Gabriel prende <strong>il</strong><br />

foglietto dalle sue dita e lo apre. «Pensava che forse<br />

avresti potuto controllare queste».


Sul foglio c’è una specie di tabella oraria. Ci sono<br />

annotazioni di orario, a margine... gli avvistamenti di<br />

Taylor iniziano da ieri pomeriggio. Ci sono tre<br />

asterischi neri accanto all’orario stampato “8:30”, e<br />

vicino un’annotazione: “Appartamento di Luc”.<br />

Oltre a questo, ci sono soltanto altre due annotazioni,<br />

ognuna con un grande punto interrogativo accanto.<br />

Una dice: “?10:15 circa – Cassidy pensa che stessero<br />

parcheggiando alla cava”. Poi, vicino, sottolineata, c’è<br />

un’altra nota: “Io non credo”. Ovviamente è<br />

l’osservazione personale di Frannie. La riga successiva<br />

dice: “?11:00 – Aaron pensa di averla vista al Kwik-<br />

Mart”. La nota di Frannie dice: “Forse”. E l’ultima riga<br />

<strong>del</strong> foglio è l’indirizzo <strong>del</strong>l’appartamento di<br />

Marchosias. È stato calcato diverse volte, e<br />

sottolineato ripetutamente. Accanto, la nota di Frannie<br />

dice semplicemente: “Qui”.<br />

«Grazie, R<strong>il</strong>ey», fa Gabriel, e lei e Trevor tornano alla<br />

sua macchina.<br />

Li osservo uscire, poi mi volto verso Gabriel. «Esco a<br />

vedere se riesco ad acciuffare L<strong>il</strong>ith. Lo Schermo non<br />

sembra funzionare in entrambe le direzioni. Loro sono<br />

di nuovo nella mia testa. Dovresti controllare<br />

l’appartamento di Marchosias».<br />

«Chiama se trovi qualcosa».<br />

«D’accordo».<br />

Non posso fare a meno di guidare fino a casa di<br />

Frannie, uscendo dal quartiere. Lei sta in piedi sulla<br />

porta aperta, e lascia entrare R<strong>il</strong>ey e Trevor, mentre io<br />

passo. Mi guarda negli occhi, e io rallento fino quasi a<br />

fermarmi, assaporando <strong>il</strong> fremito di calda elettricità<br />

che mi scorre sulla pelle quando sono in qualche posto<br />

vicino a lei. Il suo Schermo dovrebbe nasconderla agli<br />

Infernali, ma con me non ha mai funzionato. È per<br />

questo che sono stato io a trovarla per primo, mentre


gli altri abitanti <strong>del</strong>l’Abisso non ci sono riusciti. Se si<br />

trova entro <strong>il</strong> raggio di un isolato, io sono in grado di<br />

individuarla.<br />

E ora che ho di nuovo <strong>il</strong> mio sesto senso da demone,<br />

la sua attrazione su di me è più forte di quanto non sia<br />

mai stata prima. Respiro profondamente,<br />

allontanando dalla testa le immagini di ciò che è stato<br />

– ma che non può più essere –, e premo<br />

sull’acceleratore. Ora <strong>il</strong> mio compito è proteggerla.<br />

Punto e basta! E con L<strong>il</strong>ith fuori gioco, lei sarà ancora<br />

più al sicuro.<br />

Mezz’ora più tardi faccio un giro di perlustrazione<br />

lungo la cava, combattuto nell’intimo tra la<br />

frustrazione e la paura. Spingo <strong>il</strong> motore al massimo e<br />

giro completamente le ruote.<br />

La macchina ruota di 180 gradi, sulla strada<br />

estremamente stretta, e i sassi sbattono sui cerchioni,<br />

mentre sgommo via dalla cava, dirigendomi verso <strong>il</strong><br />

Kwik-Mart, quando squ<strong>il</strong>la <strong>il</strong> telefono.<br />

«Abbiamo trovato Taylor», dice Gabriel. «È al Cove<br />

con Marchosias».<br />

Frannie<br />

Ho lasciato R<strong>il</strong>ey e Trevor in camera mia mezz’ora fa.<br />

Pensano che io sia in bagno. Se <strong>il</strong> mio Sway vale<br />

qualcosa, continueranno a pensarlo. E ora sono<br />

parcheggiata su un lato <strong>del</strong>la strada proprio dietro la<br />

casa dei Gallagher, in attesa. È quasi <strong>il</strong> crepuscolo,<br />

quando faccio una chiamata rapida a Gabe e mi porto<br />

<strong>il</strong> telefono all’orecchio con la mano tremante.<br />

«Frannie? Va tutto bene?»<br />

«Ho appena parlato con Valerie Blake. Mi ha detto<br />

che Taylor è al Cove. Penso che Marc sia con lei».


Tanto distante da casa Gallagher quanto l’Oceano<br />

Atlantico. E affollato, in un sabato sera d’agosto.<br />

«Manderò avanti Trevor per controllare», dico,<br />

sperando che pensi che la mia voce sta tremando di<br />

preoccupazione per Taylor. Trattengo <strong>il</strong> respiro e<br />

aspetto la risposta che mi serve.<br />

«No. Di’ a Trevor di restare con te. Andrò io a<br />

cercarla. Se è lì e Trevor le si avvicina... lei è un<br />

succubo, Frannie. Nonostante sia la sorella di Trevor,<br />

sarebbe pericoloso per lui».<br />

Questa è soltanto metà <strong>del</strong>la risposta di cui ho<br />

bisogno. «Sarai in grado di affrontare L<strong>il</strong>ith e Marc da<br />

solo?»<br />

«Porterò anche Luc».<br />

Ecco l’altra metà. Un sospiro tremante mi sfugge dal<br />

petto. «Ottimo, ma sbrigati».<br />

«Sto andando», dice, e riaggancia.<br />

Resto seduta, stringendo <strong>il</strong> volante con le nocche<br />

bianche. Ha funzionato. Sono sola.<br />

Non posso farlo. Cosa diavolo avevo in mente?<br />

Scuoto la testa e allontano <strong>il</strong> dubbio.<br />

No. È giusto così... è l’unico modo per avvicinarmi a<br />

L<strong>il</strong>ith. Gabe e Luc la spaventerebbero, o se non lo<br />

facessero, non mi lascerebbero mai avvicinare<br />

abbastanza da aiutare Taylor. Funzionerà.<br />

Deve funzionare.<br />

Respiro profondamente, ripetendo <strong>il</strong> mantra nella<br />

testa. Ho organizzato tutto in modo che non ci siano<br />

intoppi. Esco dalla macchina e cammino nel bosco,<br />

muovendomi <strong>il</strong> più rapidamente possib<strong>il</strong>e, ma da dove<br />

sono non c’è un vero e proprio sentiero, quindi avanzo<br />

lentamente. Inizio a preoccuparmi, sicura che arriverò<br />

tardi. Ma più cerco di andare veloce, più mi sembra di


sbandare. L’adrenalina comincia a farmi martellare <strong>il</strong><br />

cuore e cerco di correre, ma mi si incastrano i sandali<br />

in un tralcio di vite e cado pesantemente.<br />

Proprio quando mi convinco di aver preso una<br />

direzione sbagliata, scorgo <strong>il</strong> capanno attraverso gli<br />

alberi: una piattaforma grigia incorniciata dal fogliame<br />

verde. Striscio tra i rovi fino a una breve radura, senza<br />

fiato, e sanguinando dagli innumerevoli graffi e tagli<br />

mi sollevo leggermente.<br />

Merda, sono sola.<br />

Il capanno è a una ventina di metri dietro la casa dei<br />

Gallagher, nel bosco, quindi da qui non riesco a vedere<br />

<strong>il</strong> cort<strong>il</strong>e, né la casa. Ed è proprio questo <strong>il</strong> motivo per<br />

cui è qui che si nascondono le coppiette, quando<br />

vogliono appartarsi durante le feste. Taylor ha passato<br />

un sacco di tempo qui, ed è dove ho visto R<strong>il</strong>ey e<br />

Trevor uscire dal bosco durante la festa di diploma.<br />

E ora ci sono Angelique e Brendan. Lui la schiaccia<br />

contro la parete <strong>del</strong> capanno, con i jeans calati fino alle<br />

ginocchia.<br />

Mi nascondo dietro un albero, tra le ombre, sulla<br />

sommità <strong>del</strong>la radura, e cerco di rallentare <strong>il</strong> respiro<br />

affannato.<br />

E adesso?<br />

Rimango in piedi, assolutamente ferma, deglutisco <strong>il</strong><br />

panico che mi sale dentro e cerco di pensare. Ma allora<br />

i rumori <strong>del</strong>la coppia si interrompono, e tutto resta<br />

immob<strong>il</strong>e. Attendo ancora un secondo, poi faccio<br />

prudentemente capolino attorno all’albero, in tempo<br />

per vedere Brendan gettare <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>attico a terra e<br />

richiudersi la cerniera dei jeans. Lui si allontana verso<br />

<strong>il</strong> cort<strong>il</strong>e sul retro di casa Gallagher senza rivolgere uno<br />

sguardo ad Angelique, che si rimette a posto la gonna.


Lei gli corre dietro. «Aspetta!».<br />

Ma lui non lo fa.<br />

E allora sono sola. Avanzo lentamente nella radura<br />

con <strong>il</strong> respiro che trema.<br />

La quiete <strong>del</strong> bosco è ingannevole. Il leggero brusio<br />

<strong>del</strong>le chiacchiere che provengono dalla gente radunata<br />

nel cort<strong>il</strong>e sul retro di casa Gallagher f<strong>il</strong>tra attraverso<br />

gli alberi fin dove sono io, attenuato dalla quiete<br />

ovattata che regna sotto la spessa calotta di foglie<br />

estive. Ma appena mi guardo intorno, sento che inizio<br />

ad avere la pelle d’oca. È l’immagine esatta che avevo<br />

nella testa... ma senza <strong>il</strong> corpo sanguinante di Taylor.<br />

Mi guardo furiosamente attorno, in cerca di una sua<br />

traccia qualsiasi, e ho quasi un infarto quando uno<br />

scoiattolo balza fuori da dietro <strong>il</strong> capanno. Punto le<br />

braccia sulle ginocchia e respiro profondamente per<br />

calmare i nervi... e quasi salto fuori dalla mia pelle<br />

quando parte la musica. Ma non è l’autoradio di<br />

Jackson. Sono i Roadk<strong>il</strong>l. Stanno certamente<br />

suonando alla festa.<br />

Improvvisamente sono confusa. La musica nella mia<br />

visione non era dal vivo.<br />

Oh, Dio. Forse ho capito male?<br />

La frustrazione mi squarcia <strong>il</strong> petto con un ringhio.<br />

Tra <strong>il</strong> mio str<strong>il</strong>lo e la musica non sento nient’altro,<br />

quindi grido di sorpresa quando mi volto di nuovo<br />

verso <strong>il</strong> capanno e trovo Taylor lì, in piedi.<br />

Luc<br />

Sono a metà strada dal Cove, quando lo percepisco.<br />

Frannie non è a casa. Prendo <strong>il</strong> telefono e la chiamo.<br />

Nessuna risposta. Chiamo R<strong>il</strong>ey.


«Ehi, Luc», dice, come risposta.<br />

«R<strong>il</strong>ey! Dov’è Frannie?»<br />

«È in bagno».<br />

«La verità, R<strong>il</strong>ey. È molto importante».<br />

«Ti sto dicendo la verità. È nel bagno. Giuro».<br />

«Da quanto tempo è lì dentro?».<br />

C’è una pausa. «Soltanto pochi minuti... suppongo».<br />

«Vai a controllare se c’è».<br />

Sento lo scatto <strong>del</strong>la porta che si apre e R<strong>il</strong>ey che<br />

bussa a quella <strong>del</strong> bagno. «Frannie», mi arriva dalla<br />

sua voce attenuata. Poi bussa ancora.<br />

«Uhm, penso che sia dentro...».<br />

«Apri la porta, R<strong>il</strong>ey».<br />

«È chiusa a chiave».<br />

Reprimo <strong>il</strong> panico. «Sei sicura che non sia uscita?».<br />

Sembra tutt’altro che sicura. «Non credo...».<br />

Riaggancio e cerco di concentrarmi. Lei non è molto<br />

vicina, per quanto ne sappia. Il mio sesto senso di<br />

demone non è ancora abbastanza forte da farsi un’idea<br />

concreta su dove si trovi. Ma <strong>il</strong> fatto che riesco<br />

comunque a sentirla significa che non si trova a casa<br />

sua, dall’altra parte <strong>del</strong>la città. Ovunque sia, devo<br />

puntare sul fatto ci sarà la sua macchina, per poterla<br />

portare immediatamente via, in caso di necessità.<br />

Mi fermo sul bordo <strong>del</strong>la strada e mi proietto sul<br />

retro <strong>del</strong> Cove. Dalla finestra, guardo dentro Ricco’s,<br />

ma so già che non è qui. Ho perso <strong>il</strong> segnale.<br />

Riprovo alla cava. Il segnale è più forte, ma di poco.<br />

Però quando calco la strada di fronte a casa dei<br />

Gallagher, sento che si trova lì, e percepisco <strong>il</strong> f<strong>il</strong>o dei<br />

pensieri di L<strong>il</strong>ith. La macchina di Frannie è tra<br />

moltissime altre parcheggiate al margine <strong>del</strong> bosco.<br />

Dannato Inferno.<br />

Perlustro <strong>il</strong> cort<strong>il</strong>e sul retro dei Gallagher, ma non c’è.


Mi volto per dirigermi nel bosco, quando Chase e Kate<br />

mi vedono.<br />

«Ehi!», dice Chase, mentre si avvicinano. «Sei solo,<br />

stasera?»<br />

«Stavo cercando Frannie. L’avete vista?».<br />

Kate scuote la testa. «Non qui. Era a casa, quando<br />

sono uscita, un momento fa».<br />

«Grazie», dico, già correndo verso la strada.<br />

Una volta che sono fuori dalla vista degli invitati in<br />

arrivo, taglio per <strong>il</strong> bosco e cerco di puntare dritto su<br />

Frannie. Gli alberi sono fitti, e attraverso di essi non<br />

riesco a vedere molto lontano, ma lei è qui. Posso<br />

sentirlo. Potrei proiettarmi alla cieca nel bosco, alla<br />

sua ricerca, ma con la folla che si sta radunando corro<br />

<strong>il</strong> rischio che qualcuno mi veda. E potrei non trovarla<br />

mai. Farò meglio ad aggiustare la mira sui pensieri di<br />

L<strong>il</strong>ith e sull’energia di Frannie.<br />

Le ombre dorate <strong>del</strong> crepuscolo rendono più diffic<strong>il</strong>e<br />

trovare un sentiero tra gli alberi e i bassi cespugli.<br />

Inciampo diverse volte, mentre corro a zigzag tra i<br />

tronchi, poiché mi sto concentrando su L<strong>il</strong>ith... la sto<br />

puntando. Finisco con un piede su una radice, e slitto<br />

sul terreno <strong>del</strong> bosco.<br />

E non mi rialzo.<br />

Poiché, una frazione di secondo dopo, Rhenorian mi<br />

è sopra.<br />

«Ehi, amoruccio», mi dice con la voce roca in un<br />

orecchio.<br />

Cerco di scrollarmelo di dosso. «Rhen, questo non è<br />

di certo <strong>il</strong> momento».<br />

Lui si solleva e mi fa ruotare sulla schiena,<br />

piantandomi un ginocchio nel petto. «Lui ti vuole<br />

morto. Non Gli importa nemmeno che, quale che sia,<br />

l’anima che ti è rimasta sia destinata al Paradiso».<br />

«Allora smett<strong>il</strong>a di farmi perdere tempo e uccidimi.


Fallo, o vattene».<br />

«Come ci sei riuscito?».<br />

Il cuore di zolfo mi martella nel petto. «A far cosa?»<br />

«A sconfiggere re Lucifero. Gli sei sgusciato via da<br />

sotto <strong>il</strong> naso?»<br />

«Non ho davvero tempo per questo». Alzo di scatto la<br />

gamba e gliela avvolgo intorno al collo, ruotandolo in<br />

una morsa e sbattendolo a terra. «Possiamo parlarne<br />

più tardi?».<br />

Lui alza <strong>il</strong> pugno luccicante e me lo punta al petto.<br />

«Ora».<br />

A mia volta gli piazzo <strong>il</strong> pugno luccicante davanti al<br />

viso. «Perché tanto interesse?».<br />

Lui esita. «Hai dato da pensare ad alcuni di noi».<br />

«Pensare? Non hai paura di slogarti qualcosa,<br />

Rhen?».<br />

Sembra nervoso, ma non la smette. «Vogliamo<br />

sapere come hai fatto».<br />

Strabuzzo gli occhi. «Quindi mi ucciderai o no?»<br />

«Probab<strong>il</strong>mente no».<br />

«Questo è un atto di tradimento».<br />

«Lo so».<br />

Lo lascio libero e mi rialzo da terra.<br />

E sento Frannie gridare.<br />

Scatto, correndo e addentrandomi nel bosco,<br />

incurante di Rhenorian.


Capitolo 26<br />

Autostrada per l’Inferno<br />

Frannie<br />

Fisso Taylor negli occhi, e non riesco a respirare.<br />

È appoggiata a Marc, che sta addossato al capanno.<br />

Le sue labbra fanno un sorriso obliquo. «Ehi, Fee.<br />

Simpatico incontrarti qui».<br />

Non so come chiamarla. Taylor? L<strong>il</strong>ith?<br />

«Ehi», riesco a malapena a dire.<br />

«Mi fa piacere che tu abbia potuto».<br />

Quasi mi dimentico <strong>del</strong> motivo per cui sono venuta,<br />

quando la guardo negli occhi. Sono quelli di Taylor,<br />

ma non gli stessi di Taylor. Mentre li fisso, una<br />

qualche forza oscura si ramifica facendosi largo dentro<br />

di me, e facendomi desiderare che la visione che avevo<br />

nella testa si avveri.<br />

Lei sorride. «Puoi sentirmi, non è vero?».<br />

Alle sue spalle, anche Marc la sente. I suoi occhi sono<br />

affamati, rapaci, mentre la strattona baciandola, ma lei<br />

se lo scrolla di dosso. Lui emette un gemito, a metà tra<br />

<strong>il</strong> dolore e <strong>il</strong> piacere, quando lo lascia lì in piedi e<br />

scivola accanto a me lungo la radura.<br />

«Anch’io ti sento. Sei pronta, Fee?».<br />

Marc si appoggia di nuovo al capanno e resta<br />

semplicemente lì in piedi, con le braccia incrociate sul<br />

petto, con l’aspettativa negli occhi.<br />

Corri!


Ma non riesco a farmelo fare. In qualche angolino<br />

<strong>del</strong>la mia mente, ricordo che avevo un piano.<br />

Qual era?<br />

Resto qui in piedi, radicata al terreno, incapace di<br />

muovermi, mentre Taylor scivola più vicino, lenta e<br />

<strong>del</strong>icata come un serpente a sonagli. Si ferma proprio a<br />

pochi centimetri da me, e posso sentire <strong>il</strong> calore che<br />

irradia, insieme ad altre cose più tenebrose. Il suo<br />

sorriso è sparito, quando fa scivolare le dita lungo la<br />

mia guancia. La stringo a me, incapace di fermarmi.<br />

«Tu mi vuoi tanto quanto io voglio te. Riesco a<br />

sentirlo», dice lei, facendo le fusa.<br />

E ha ragione. Sono colma <strong>del</strong> pensiero di stare con<br />

lei.<br />

Lei continua a ipnotizzarmi con i suoi profondi occhi<br />

verdi, mentre fa scorrere lentamente un dito sulla<br />

commessura <strong>del</strong>le mie labbra. Visto che non mi<br />

allontano, trascina <strong>il</strong> dito lungo <strong>il</strong> collo e sul mio petto.<br />

Al suo tocco, <strong>il</strong> fremito pungente che sento nella<br />

pancia esplode irradiandosi ovunque dentro di me,<br />

facendomi ansimare.<br />

Ed è allora che tira fuori <strong>il</strong> coltello trinciante dalla<br />

tasca posteriore dei jeans.<br />

Vederlo mi scuote dalla trance. Era questo <strong>il</strong> mio<br />

piano. Devo toccarla e convincere L<strong>il</strong>ith a lasciare<br />

Taylor ed entrare in me. Respiro profondamente e<br />

inizio con <strong>il</strong> mantra, lentamente, nella mia testa; poi lo<br />

dico ad alta voce. «La mia anima è destinata<br />

all’Inferno. Tu non vuoi Taylor. Tu vuoi me».<br />

Il suo corpo si irrigidisce, e lei inizia ad allontanarsi,<br />

ma la afferro per una mano e la tiro di nuovo a me.<br />

«Tu non sei...», inizia.<br />

«Lo sono. Sono destinata all’Inferno». La avvolgo in<br />

un abbraccio, e sento la fredda lama d’acciaio tra i


nostri corpi.<br />

Lei si stringe ancora a me, e devo lottare per non<br />

perdere i sensi. «Tu sei destinata all’Inferno», ripete<br />

lei.<br />

«Sono destinata all’Inferno», confermo.<br />

Poi succede tutto in un attimo.<br />

Taylor mi bacia, proprio mentre Angelique esce da<br />

dietro <strong>il</strong> capanno. Alza lo sguardo e ci vede, unite in<br />

quell’abbraccio. Resta a bocca aperta e strabuzza gli<br />

occhi, prima che l’espressione le si sedimenti in un<br />

sorriso compiaciuto. «Mi state prendendo in giro».<br />

Avanza verso di noi. «Voi due siete bisex! Incredib<strong>il</strong>e».<br />

Marc si schiarisce la gola, e Angelique volta la testa di<br />

scatto. Lui sta appoggiato al capanno e solleva un<br />

sopracciglio con un mezzo sorriso ammiccante. «Vuoi<br />

unirti a noi?».<br />

Angelique spalanca la bocca e i suoi occhi sfrecciano<br />

da Marc a noi e di nuovo indietro. «Oh, mio Dio! Ma<br />

voi state...? Questo è, tipo, un triangolo?<br />

Dannazione!».<br />

Mantengo la presa su Taylor. Non posso rischiare di<br />

lasciarla andare. Il battito mi pulsa nelle orecchie, così<br />

forte che a malapena riesco a sentire la mia stessa<br />

voce. «Vai via, Angelique».<br />

«Abbassa le penne, Cavanaugh. Ho soltanto perso la<br />

collana». Si china e raccoglie una catenina d’oro tra le<br />

felci accanto al capanno, distogliendo a malapena da<br />

noi gli occhi spalancati. «Brendan lo adorerà!», dice,<br />

guardando maligna Taylor. Allora Taylor blocca<br />

Angelique con lo sguardo.<br />

«Vai via!», dico ancora.<br />

Ma è troppo tardi.<br />

Prima che possa impedirglielo, Angelique si avvicina<br />

a noi a lunghe falcate. Si ferma quando vede <strong>il</strong> coltello<br />

in mano a Taylor, ma allora la sua espressione cambia:


non sorride più. Vedo <strong>il</strong> bisogno, sul suo viso...<br />

desiderio primitivo... irrefrenab<strong>il</strong>e di arrivare a Taylor.<br />

Inciampa, quando ci raggiunge. Protendo <strong>il</strong> braccio<br />

per sostenere Angelique, proprio mentre Taylor mi<br />

spinge con la mano libera e le afferra la mano,<br />

affondando nello stesso istante <strong>il</strong> coltello trinciante nel<br />

proprio stomaco.<br />

Resto in piedi, sconvolta, per un secondo appena,<br />

quando <strong>il</strong> corpo di Taylor cade senza peso ai miei<br />

piedi.<br />

Mi sento gridare, e sono subito a terra sopra Taylor, e<br />

premo le mani sulla ferita che le sanguina sullo<br />

stomaco.<br />

La mia mente, lottando per non farmi impazzire,<br />

tenta ancora di analizzare la situazione. Ma fatico a<br />

restare concentrata su Taylor. Lei mi guarda dal basso,<br />

confusa, e un rigurgito le esce dalla gola, mentre i suoi<br />

occhi si chiudono in un fremito. Mi guardo attorno nel<br />

panico, sperando in un aiuto, e invece vedo Angelique<br />

in piedi accanto al capanno, avvolta tra le braccia di<br />

Marc, con <strong>il</strong> coltello insanguinato in mano.<br />

«Vai a cercare aiuto!», le grido.<br />

Lei scuote la testa. «Questo era l’unico modo, Fee.<br />

Non mi hai lasciato scelta».<br />

Vado in ipervent<strong>il</strong>azione, mentre lotto per mantenere<br />

la pressione sulla ferita di Taylor. Ma ha bisogno di<br />

ben altro che di pressione. Guardo in basso, al sangue<br />

che inizia a formare una pozza, accanto a lei. «Oh,<br />

Dio». Lacrime calde scorrono, lungo le mie guance, sul<br />

volto pallido di Taylor. Lei tossisce e le esce <strong>il</strong> sangue<br />

dalla bocca.<br />

Frugo in tasca e prendo <strong>il</strong> mio telefono con la mano<br />

insanguinata. Mi scivola e cade a terra due volte,<br />

prima che riesca a chiamare la Polizia con le dita<br />

tremanti.


«La mia amica è stata accoltellata», piango al<br />

telefono quando rispondono.<br />

Vogliono più informazioni, ma non ho <strong>il</strong> tempo di<br />

dargliele, perché <strong>il</strong> telefono mi viene strappato di<br />

mano.<br />

Quando alzo lo sguardo, Marc è in piedi davanti a<br />

me. Sorride e mi strattona, poi spegne <strong>il</strong> telefono e lo<br />

getta nel bosco.<br />

«Oh, Dio», dico ancora. «Taylor, non morirai»,<br />

sussurro dalla gola strozzata. «Aiuto!», grido con tutta<br />

la forza che riesco a trovare. Ma è come quell’incubo in<br />

cui, non importa quanto ci provi, non riesci a trovare<br />

la voce. Il mio str<strong>il</strong>lo suona strozzato e spento.<br />

«Non ti sentiranno. Non con quella musica», dice<br />

Angelique.<br />

E in quel momento la canzone cattura la mia<br />

attenzione. How to Save a Life, dei The Fray, suona<br />

dallo stereo.<br />

Non riesco a bloccare <strong>il</strong> lamento che mi sfugge dalla<br />

gola. Suona così fleb<strong>il</strong>e e patetico... come una specie di<br />

animale ferito, inut<strong>il</strong>e e fiacco.<br />

Sono così debole. E sono stata così stupida, a pensare<br />

che <strong>il</strong> mio Sway valesse qualcosa. Non serve a niente.<br />

«Oh, Dio», dico piangendo, osservando le mie<br />

lacrime mescolarsi al sangue sulla maglietta di Taylor.<br />

Ed è allora che realizzo che <strong>il</strong> suo respiro faticoso e<br />

umido si è fermato.<br />

«No! Non morirai». Lo dico ripetutamente, mentre<br />

premo sul suo petto, e poi respiro per lei, assaggiando<br />

<strong>il</strong> suo caldo sangue metallico. Ogni volta che alzo la<br />

testa, grido in cerca d’aiuto.<br />

«Sì, lo è già». Angelique lo pronuncia quasi con<br />

tristezza, quando fissa Taylor dall’alto in basso,<br />

apparendo più umana di quanto fosse mai stata prima<br />

che L<strong>il</strong>ith la possedesse. Poi fa un passo in avanti.


«Sento la tua rabbia. Mi vuoi morta, non è vero?».<br />

E improvvisamente, lo voglio. La rabbia mi consuma,<br />

e un grido primitivo mi lacera la gola, mentre mi<br />

lancio contro di lei e la schiaccio al suolo.<br />

Lei si dimena sotto di me, ma <strong>il</strong> suo corpo flaccido<br />

non può nulla contro otto anni di allenamenti di judo.<br />

Non devo neanche sforzarmi per bloccarla con una<br />

presa al collo.<br />

Il coltello.<br />

Una mano tiene un coltello e volteggia sul petto di<br />

Angelique.<br />

La mia?<br />

Quella è la mia mano? Non saprei dirlo. Le immagini<br />

scorrono veloci, e la mia mente non riesce a elaborarle.<br />

Allora sento la voce di Angelique che sussurra:<br />

«Fallo, Fee. Fallo e basta».<br />

Scuoto la testa per cercare di chiarirmi, poi guardo<br />

giù verso Angelique. Non si dimena più. Mi sorride,<br />

con la mano sulla mia sopra <strong>il</strong> manico <strong>del</strong> pugnale. Io<br />

sciolgo le gambe dal suo collo e sposto <strong>il</strong> peso su<br />

queste, osservando la lama lacerarle la pelle. La goccia<br />

di sangue sulla punta <strong>del</strong> coltello si gonfia, poi le rotola<br />

giù sul petto in una stria color cremisi. La sua mano si<br />

stringe più forte intorno alla mia sul coltello, e sento<br />

un’emozione invadermi, mentre immagino di<br />

conficcarlo dentro di lei.<br />

Con l’altra mano raggiunge e mi tira una ciocca di<br />

capelli. Inizio ad allontanarmi, ma allora realizzo che<br />

non mi sta combattendo.<br />

Mi tira più stretta a sé, e penso che stia tentando di<br />

dirmi qualcosa, ma quando avvicino la faccia alla sua,<br />

lei alza la testa e mi bacia. Un fuoco elettrizzante mi<br />

riempie. Il mio desiderio per lei è improvviso e


crescente. Sposto <strong>il</strong> peso sul coltello, e sento che la<br />

punta scivola sull’osso e penetra <strong>il</strong> tessuto più morbido<br />

tra le sue costole. Le sue mani stanno tirando... sul mio<br />

collo, per approfondire <strong>il</strong> <strong>bacio</strong>, e sul coltello, per<br />

approfondire la ferita.<br />

Quando mi ritraggo, <strong>il</strong> desiderio <strong>del</strong> suo sangue<br />

trabocca in me. Mi siedo a cavallo sui suoi fianchi e<br />

impugno <strong>il</strong> coltello con entrambe le mani, alto sopra <strong>il</strong><br />

suo cuore.<br />

Lei geme, ma non di dolore o paura. I suoi occhi<br />

br<strong>il</strong>lano, mentre allunga le mani verso di me. «Fallo»,<br />

grida.<br />

Una scossa di piacere indescrivib<strong>il</strong>e mi freme<br />

attraverso <strong>il</strong> corpo. Chiudo gli occhi e sferro <strong>il</strong> colpo<br />

con un ampio movimento ad arco. Ma prima che <strong>il</strong><br />

coltello centri <strong>il</strong> bersaglio, vengo spinta a terra da un<br />

lato. Perdo la presa sul coltello, che vola via attraverso<br />

le felci fino ai bassi cespugli accanto al capanno.<br />

«No!», str<strong>il</strong>lo. E sento l’urlo di Angelique che fa eco<br />

al mio, superando <strong>il</strong> ritmo martellante <strong>del</strong>la musica.<br />

La voce di Luc, morbida in un orecchio, irrompe nella<br />

mia mente annebbiata. Divento lentamente<br />

consapevole <strong>del</strong>la situazione. Il freddo <strong>del</strong> terreno<br />

penetra dentro di me dal basso, mentre <strong>il</strong> calore di Luc<br />

mi brucia tra i vestiti dall’alto, e con <strong>il</strong> suo peso mi<br />

schiaccia a terra, premendo la mia faccia nella<br />

sporcizia.<br />

«Togliti da sopra di me!», grido. I miei piedi nudi<br />

scavano tra le felci umide <strong>del</strong> terreno, mentre lotto per<br />

divincolarmi da sotto di lui. Ma anche con <strong>il</strong> marciume<br />

fermentato <strong>del</strong> prato a due centimetri dal naso, l’odore<br />

di rame salino <strong>del</strong> sangue di Taylor è pungente, e mi fa<br />

sobbalzare lo stomaco; deglutisco la b<strong>il</strong>e che risale.<br />

Un gemito animale si fa strada dal mio intimo.<br />

«Togliti immediatamente da sopra di me!», grido,


inarcando la schiena per scrollarlo via.<br />

«Frannie, basta! È ciò che vuole L<strong>il</strong>ith». La sua mano<br />

mi scosta i capelli spettinati dal viso, e lui ha la<br />

guancia accanto alla mia. «Vuole che tu uccida<br />

Angelique. Sta cercando di invertire la tua<br />

destinazione».<br />

«No!», grido più forte, divincolandomi sotto di lui.<br />

Quando vedo che non mi lascia andare, slancio le<br />

gambe e gliele avvolgo intorno, facendolo rotolare e<br />

sbattendolo a terra.<br />

Guarda dal basso, con gli occhi dolci, verso di me che<br />

sto appollaiata su di lui. «Ascolta le mie parole,<br />

Frannie. Devi darmi retta».<br />

Posso nuovamente mettere a fuoco <strong>il</strong> mondo. Il mio<br />

respiro annaspa, ma non riesco a trovare aria.<br />

Lui continua a fissarmi, come se non gli importasse<br />

di nient’altro. «Se lo fai, lei vince. Se ucciderai<br />

Angelique, la tua anima sarà destinata all’Inferno, e<br />

L<strong>il</strong>ith sarà libera di entrare nel tuo corpo. Sarai sua».<br />

Infine è l’odore di cannella di Luc che mi risveglia la<br />

mente. Sbatto le ciglia e mi guardo attorno. Due<br />

demoni sono in piedi ai lati <strong>del</strong> capanno, e si puntano<br />

l’uno contro l’altro i pugni rossi br<strong>il</strong>lanti. Marc e Rhen.<br />

Non riesco a trovare un senso a quella scena, ma non è<br />

importante. Taylor giace a terra, con la maglietta<br />

impregnata di sangue cremisi, che emana <strong>il</strong> suo odore<br />

forte nell’aria <strong>del</strong> crepuscolo.<br />

Lascio andare Luc e ruoto di lato per sedermi accanto<br />

a lui. Il mio stomaco sobbalza ancora, così vomito sulle<br />

felci tra i miei piedi.<br />

«Non sono riuscita a salvarla...». La mia voce è un<br />

sussurro tremante, a malapena udib<strong>il</strong>e.<br />

«Non c’era niente che tu potessi fare, Frannie».<br />

«Il mio Sway. Dovevo essere in grado di riportarla<br />

indietro».


«Non dall’Inferno. Non ancora, comunque. Forse<br />

quando finalmente <strong>il</strong> tuo Sway sarà abbastanza<br />

potente...».<br />

Mi alzo in piedi vac<strong>il</strong>lante, mentre penso all’ultima<br />

cosa che ho detto a Taylor, poi cado all’indietro<br />

addosso a Luc, che mi sostiene tenendomi ai fianchi.<br />

Vai all’inferno, le ho detto. Le ho detto di andare<br />

all’Inferno.<br />

Mi piego in avanti e vomito ancora.<br />

Poi sento un fruscio tra le foglie e mi volto a guardare<br />

Angelique seduta, con la schiena appoggiata al<br />

capanno, la maglietta imbevuta di sangue, che mi fissa<br />

con un sorriso tormentato. «Lui non capisce, Fee. Non<br />

riesce a comprendere che abbiamo bisogno l’una<br />

<strong>del</strong>l’altra». Striscia per pochi metri tra gli arbusti, poi<br />

tira fuori <strong>il</strong> coltello. «Noi ci apparteniamo. Sei una di<br />

noi, Fee». Si solleva lentamente in piedi e tiene <strong>il</strong><br />

coltello dalla parte <strong>del</strong>la lama, con <strong>il</strong> manico rivolto<br />

verso di me.<br />

Le braccia di Luc mi si stringono intorno. «No,<br />

Frannie».<br />

Ma la sua attrazione su di me è vorace. Avanzo<br />

davanti a lei.<br />

«Frannie». Luc mi fa voltare tra le sue braccia e mi<br />

fissa negli occhi. «Guardami soltanto». Faccio per<br />

voltarmi a guardare Angelique oltre la spalla, ma le<br />

dita di Luc sul mio mento mi tirano indietro. «Proprio<br />

qui, Frannie», dice, con l’indice e <strong>il</strong> medio <strong>del</strong>la mano<br />

libera puntati sui suoi occhi.<br />

Mi perdo in quei profondi occhi neri, mentre lui<br />

inizia a ricondurmi verso la musica nel cort<strong>il</strong>e di casa<br />

Gallagher, lontano da Taylor. Con la coda <strong>del</strong>l’occhio<br />

vedo Rhen, con <strong>il</strong> pugno lucente in aria, che ci copre la<br />

ritirata, e sono confusa. Perché ci sta aiutando?<br />

Angelique chiama da dietro di noi. «Frannie, non


lasciare che ti porti via da me. Noi ci apparteniamo».<br />

Gemo e mi racchiudo in me stessa, con le gambe che<br />

si rifiutano di portarmi. Luc mi prende tra le sue<br />

braccia e cammina fuori dal bosco, nel cort<strong>il</strong>e sul retro.<br />

Lascio cadere la testa sulla sua spalla e cerco di<br />

affidarmi alla sua forza.<br />

Qualcuno grida. Kate? Ma continuo semplicemente a<br />

respirare nella cannella di Luc, escludendo tutto <strong>il</strong><br />

resto.<br />

Lo sento dire a qualcuno di chiamare la Polizia. La<br />

gente è tutta attorno a noi. Vengo strattonata fin<br />

dentro le braccia di Luc. Qualcuno mi tira per un<br />

braccio, cercando di allontanarmi da lui, ma io mi ci<br />

aggrappo con quel poco di forza che riesco a trovare.<br />

«Oh, mio Dio! Cosa le hai fatto? Dalla a me!».<br />

Quella voce... Reefer. Reefer sta urlando contro Luc.<br />

Cerco di sollevare la testa per dirgli di smetterla, ma è<br />

troppo pesante... troppo diffic<strong>il</strong>e da muovere.<br />

Lascialo in pace, penso. Per favore.<br />

Poi sono acciambellata tra le braccia di Luc, e siamo<br />

seduti sulle scale <strong>del</strong> portico. Luc è molto caldo, e<br />

cerco di approfittarne, ma sono così fredda che non<br />

riesco a smettere di avere i brividi. Infine mi costringo<br />

ad aprire gli occhi. Ed è allora che noto <strong>il</strong> sangue – <strong>il</strong><br />

sangue di Taylor – ovunque su di me. Sulle mani. Sui<br />

vestiti.<br />

Oh, Dio... Taylor.<br />

Un urlo da Banshee mi erompe dal petto. Mi sembra<br />

che Luc mi culli – forse –, ma non riesco a smettere di<br />

str<strong>il</strong>lare. La gente sta gridando, urlando – no...<br />

aspetta, sono ancora io. E poi tutto svanisce nell’oblio.<br />

Mi sveglio nel mio letto, con la tiepida brezza<br />

mattutina che fa ondeggiare le tende e <strong>il</strong> profumo di


fresco sole invernale tutto intorno a me. Quando gli<br />

occhi mettono a fuoco, vedo Gabe accomodato sulla<br />

sedia <strong>del</strong>la mia scrivania alla fine <strong>del</strong> letto. Sorride e<br />

mi stringe un piede attraverso le coperte. «Ehi».<br />

E mentre tutto mi scorre di nuovo nella mente, <strong>il</strong><br />

peso schiacciante di ciò che ho fatto minaccia di farmi<br />

crollare ancora.<br />

Chiudo gli occhi. «Taylor?». La mia voce è stridente.<br />

E quando parlo, <strong>il</strong> terrore freddo mi svuota <strong>il</strong> cuore.<br />

«Mi dispiace, Frannie. Avrei dovuto esserci». La<br />

sofferenza nella sua voce...<br />

Quello che non dice è che non c’era per colpa mia.<br />

Non riesco a trattenere <strong>il</strong> pianto strozzato che mi risale<br />

in gola appena prima che le lacrime inizino a uscire.<br />

Allora c’è Gabe a tenermi tra le sue braccia e a<br />

calmarmi. Non c’è altro da dire, quindi sprofondo <strong>il</strong><br />

viso nel collo di Gabe e piango.<br />

Nel frattempo la mamma entra, mentre le lacrime<br />

rallentano, ma la rabbia, diretta soprattutto contro me<br />

stessa, mi brucia ancora nel profondo come acido.<br />

Gabe mi sfrega via le lacrime dalla guancia con <strong>il</strong><br />

pollice e torna a mettersi sulla sedia. Papà è in piedi<br />

alla porta, mentre la mamma scivola accanto alla<br />

testata <strong>del</strong> letto e mi prende una mano. «Come stai,<br />

tesoro?».<br />

Che domanda stupida. «Di merda».<br />

La vedo che vuole rimproverarmi per <strong>il</strong> mio<br />

linguaggio; che poi è proprio <strong>il</strong> motivo per cui mi sono<br />

espressa così... per farla arrabbiare. Perché mi sento<br />

davvero uno schifo, e voglio che ognuno senta lo<br />

stesso.<br />

Lei fa un sospiro profondo. «Hai bisogno di<br />

qualcosa?».<br />

Mi schiaccio di più contro i cuscini, cercando di<br />

scomparirvi dentro. «Taylor».


«Oh, bambina mia...».<br />

Ruoto su un fianco, di fronte al muro.<br />

«Frannie», dice lei, poi esita. «Mi dispiace così<br />

tanto».<br />

Se qualcuno lo dice ancora, inizierò nuovamente a<br />

gridare.<br />

Il letto si scuote, quando lei si alza, e sento lo scatto<br />

<strong>del</strong>la porta che si chiude.<br />

Percepisco a malapena Gabe che scivola sul letto, ma<br />

so che è lì, poiché inizio a sentire la rabbia che si<br />

affievolisce. «So che è dura, ma prendersela con tua<br />

madre non aiuterà».<br />

Non voglio che la rabbia svanisca. Ne ho bisogno per<br />

odiare me stessa. «Stai zitto e basta! Vattene!».<br />

Invece, lui rannicchia una gamba e si appoggia alla<br />

testata <strong>del</strong> letto.<br />

Fisso <strong>il</strong> muro, incapace di scacciare le immagini <strong>del</strong><br />

bosco che scorrono nella mia testa come un f<strong>il</strong>m<br />

orrib<strong>il</strong>e. «Oh, Dio». È più un singulto che altro. «L’ho<br />

uccisa».<br />

Lui sa che ho ragione. Riesco a sentirlo dal modo in<br />

cui si sposta dietro di me. «Frannie, nulla di tutto<br />

questo è colpa tua».<br />

La mia voce è amara come <strong>il</strong> mio cuore. «Pensavo che<br />

non potessi mentire».<br />

«Quindi dovresti credermi».<br />

Sta davvero spingendo al massimo <strong>il</strong> suo potere<br />

calmante. Sono sommersa dalla neve estiva. Il mio<br />

respiro rallenta, e mi sembra di ammorbidirmi<br />

dall’interno verso l’esterno. Ma non riesco a scrollare<br />

via le visioni dalla testa. Taylor. Angelique. Luc...<br />

Sollevo la testa dal cuscino e lo guardo. «Dov’è Luc?»<br />

«Ha pensato che sarebbe stato meglio se fosse...<br />

partito».<br />

Il mio cuore collassa su se stesso. «E Angelique?»,


chiedo, temendo la risposta.<br />

«L’ha presa L<strong>il</strong>ith. È morta».<br />

Un lento gemito risale dal mio interno. Un’altra vita<br />

che ho distrutto. Le mie emozioni per lei sono confuse.<br />

Odio. Senso di colpa. Desiderio. «La volevo... ne avevo<br />

bisogno. Ma io non sono... io non... con le ragazze».<br />

«L<strong>il</strong>ith è un succubo. Il tuo sesso, per lei, è<br />

irr<strong>il</strong>evante. Può manipolare i tuoi pensieri e i tuoi<br />

desideri più oscuri... le emozioni primarie. Farti vedere<br />

cose, desiderare cose. Lei ha bisogno <strong>del</strong>la sua droga e<br />

farà di tutto per ottenerla».<br />

«La sua droga?»<br />

«Lei vive di lussuria. Senza, morirebbe».<br />

Chiudo gli occhi, stringendo forte le palpebre per<br />

contrastare le immagini che tentano di formarsi nella<br />

mia mente. Avrei fatto qualsiasi cosa, per un suo<br />

capriccio, incluso uccidere Angelique. La mia mente<br />

vola brevemente al ricordo di L<strong>il</strong>i nel letto di Luc; alla<br />

sua espressione sconvolta. «Luc non era consapevole<br />

di cosa stava facendo...», dico a me stessa,<br />

comprendendolo veramente per la prima volta.<br />

«No, sono certa di no».<br />

La testa mi sprofonda nel cuscino, troppo pesante<br />

per tenerla sollevata più a lungo. La mia mente si<br />

spegne e do <strong>il</strong> benvenuto al vuoto, come risucchiata.<br />

Quando realizzo che è Gabe che me lo sta facendo, per<br />

una frazione di secondo voglio sentire ancora la<br />

rabbia, ma poi lo assecondo soltanto, lasciandomi<br />

andare stordita. E non penso a nulla.


Frannie<br />

Capitolo 27<br />

Lacrime dal Paradiso<br />

Resto stordita per i successivi cinque giorni. Le<br />

persone vanno e vengono, suppongo. Ho <strong>del</strong>le<br />

immagini annebbiate di R<strong>il</strong>ey e Trevor, in cui Trevor<br />

appare intontito quasi quanto mi sento io. Una parte<br />

di me vuole allungarsi a toccarlo... quella parte di me<br />

che sente ancora la perdita di Matt.<br />

Ma non lo faccio.<br />

La mamma porta <strong>del</strong> cibo, ma non riesco a mangiare.<br />

Più lei insiste, più mi ritiro profondamente in me<br />

stessa. Sento parlottare nel corridoio... mamma?<br />

Gabe? Papà?... Non ne sono davvero sicura, e penso<br />

che potrebbe essere la mamma che grida, ma non mi<br />

interessa abbastanza da cercare di sentire. Potrebbe<br />

esserci la Polizia... forse.<br />

I giorni passano in una confusione di immagini<br />

sfocate, e alla fine di queste, sono vestita di nero,<br />

seduta sulla panca di una chiesa. Ci sono <strong>del</strong>le<br />

persone, alcune <strong>del</strong>le quali stanno piangendo, e Luc.<br />

Lo sento, più che vederlo. Gabe è con me, sempre al<br />

mio fianco. Che è, credo, l’unico motivo per cui sono<br />

stordita. Altrimenti, sono praticamente certa che <strong>il</strong><br />

grido che si è annidato nella mia gola si farebbe di<br />

nuovo sentire.<br />

Il nonno mi tiene per mano. Sento la sua pelle ruvida<br />

e calda, e annuso <strong>il</strong> suo odore dolce di fumo di pipa,


quando mi appoggio alla sua spalla. L’unica persona di<br />

cui ho bisogno. L’unico che riesco a sopportare.<br />

Altre persone continuano a venire su a trovarci, e <strong>il</strong><br />

nonno in qualche modo le tiene lontane. Il che è<br />

buono. Poiché se apro bocca per parlare, quel grido...<br />

Poi la gente ci lascia soli, e tutto si fa s<strong>il</strong>enzioso.<br />

Padre O’Donnell inizia a parlare. Sono vagamente<br />

consapevole di Trevor e dei genitori di Taylor che<br />

camminano nella navata laterale davanti a una cassa<br />

di legno.<br />

Una cassa.<br />

Taylor.<br />

Inizia come un gemito leggero nel mio petto. E poi<br />

non c’è niente che neanche Gabe possa fare per<br />

reprimere <strong>il</strong> mio grido.<br />

Luc<br />

Sulla via <strong>del</strong> ritorno a casa, lei non dice nulla.<br />

Semplicemente crolla nel sed<strong>il</strong>e e fissa ciecamente <strong>il</strong><br />

cruscotto.<br />

Mentre Gabriel guida sprofondo nel sed<strong>il</strong>e posteriore,<br />

con <strong>il</strong> desiderio di esserci io in quella bara. Come<br />

posso aver lasciato che accadesse?<br />

Molto spesso, un debole gemito di sofferenza sfugge<br />

dal petto di Frannie, schiacciandomi <strong>il</strong> cuore. Se<br />

potessi liberarla dal dolore... farei qualunque cosa.<br />

Gabriel ferma la sua Charger nel vialetto di Frannie,<br />

dietro <strong>il</strong> furgone con dentro la sua famiglia. Per molto<br />

tempo, lei resta semplicemente seduta; poi in qualche<br />

modo scende lentamente dalla macchina e inizia a<br />

vagare nel cort<strong>il</strong>e. I suoi genitori osservano dal portico,<br />

e suo padre si muove per andarle dietro, ma Gabriel gli


poggia una mano sulla spalla e fa un cenno con la testa<br />

verso di me. La seguo sul prato e fino al marciapiede,<br />

quando inizia a camminare lungo la strada in<br />

direzione <strong>del</strong>la casa di Taylor.<br />

Tengo <strong>il</strong> passo dietro di lei. «Frannie?».<br />

Lei trascina i piedi sul marciapiede, dimentica di<br />

tutto. Faccio per toccarla, ma mi fermo. Non sono<br />

sicuro di poterla toccare senza...<br />

Mi metto di fronte a lei e cammino all’indietro,<br />

abbassandomi all’altezza dei suoi occhi.<br />

«Frannie... riesci a sentirmi?».<br />

Nulla.<br />

«So che questo è...». Un groppo caldo e umido in<br />

fondo alla gola mi soffoca le parole. Cosa dirò?<br />

Diffic<strong>il</strong>e? Questo è più che diffic<strong>il</strong>e. Questo è<br />

insopportab<strong>il</strong>e.<br />

Mi rendo conto che ho smesso di trascinare i piedi<br />

all’indietro quando sento le dita di Frannie sfiorarmi la<br />

guancia. Alzo lo sguardo, e lei mi fissa negli occhi. I<br />

suoi polpastrelli sono umidi.<br />

«Stai piangendo», dice.<br />

È impossib<strong>il</strong>e. «Non posso. Sono un demone, ora...<br />

fondamentalmente».<br />

Si sfrega <strong>il</strong> pollice sui polpastrelli. «Eppure è così». Si<br />

porta le dita umide alle labbra, mentre le lacrime<br />

iniziano a scenderle lungo le guance. Si volta e si siede<br />

sul ciglio <strong>del</strong> marciapiede, con la testa tra le mani. Le<br />

sue dita sono intrecciate tra i capelli, e le coprono <strong>il</strong><br />

viso.<br />

Mi siedo accanto a lei, a una distanza di sicurezza.<br />

«Mi dispiace molto, Frannie». Suona così impotente.<br />

«Non potrei salvarla. Lei è... all’Inferno, Luc». La sua<br />

voce si smorza in un singulto. «E non potrei riportarla<br />

indietro».<br />

«Non è colpa tua».


Alza la testa dalle mani e mi guarda ost<strong>il</strong>e, con le<br />

ciocche di capelli incollate al viso bagnato. «Certo che<br />

lo è». La sua voce è bassa, ma animale: quasi un<br />

ringhio.<br />

Poi spalanca gli occhi. «Tu sei un demone?».<br />

Annuisco.<br />

I suoi lineamenti slittano in una smorfia, mentre<br />

dice: «Puoi andare da lei? All’Inferno, intendo».<br />

In quell’istante, osservando la sofferenza impressa<br />

nel volto di Frannie, sarei disposto a tentare,<br />

nonostante per me non ci sia alcuna possib<strong>il</strong>ità di<br />

avere successo... o di sopravvivere.<br />

«Se questo è ciò che vuoi, Frannie, ci proverò».<br />

I suoi occhi si chiudono con un battito lento, e<br />

quando li riapre per un attimo br<strong>il</strong>lano di speranza.<br />

Ma poi si fanno di nuovo inanimati. «Non sarai anche<br />

in grado di salvarla, non è vero?».<br />

Abbasso lo sguardo. Mi annienta vederla così. «No».<br />

«E uccideranno anche te?»<br />

«In un certo senso».<br />

Mi rialzo dal marciapiede, poiché starle così vicino è<br />

troppo diffic<strong>il</strong>e, e cammino sulla strada. Allaccio le<br />

mani sopra la testa e faccio un respiro profondo,<br />

cercando di pensare. Quando torno verso <strong>il</strong> bordo,<br />

Frannie è in piedi, con <strong>del</strong>le lacrime pesanti ancora<br />

sulle guance. Torno indietro senza guardarla, e quando<br />

salgo lo scalino <strong>del</strong> marciapiede lei mi prende un<br />

braccio.<br />

«Luc, mi dispiace tanto. So che non è stata colpa<br />

tua... con L<strong>il</strong>i».<br />

Resto rigido in piedi, e fisso dritto avanti, con le mani<br />

chiuse a pugno sui fianchi per evitare di tirarla a me.<br />

Poiché non posso farlo, per quanto lo desideri. Non<br />

posso tornare indietro.<br />

In tutta la mia esistenza, non ho mai provato una tale


sofferenza – quella di avere tutto e poi perderlo. Ma è<br />

esattamente quello che mi merito. Poiché lei ha torto.<br />

È stata colpa mia. Tutto ciò che è capitato a Frannie da<br />

quando ho messo piede ad Haden è colpa mia.<br />

La distruggerò, se resto.<br />

Mi sciolgo dalla sua presa. «Frannie...».<br />

Lei sprofonda di nuovo sul bordo. «È troppo tardi,<br />

non è vero? Ho rovinato tutto». Preme <strong>il</strong> viso sulle<br />

ginocchia, intrecciando le dita tra loro dietro <strong>il</strong> collo.<br />

«Io non penso...», inizio, prima che le parole vengano<br />

soffocate dal cuore, che mi sobbalza fino in gola. Vado<br />

su e giù lungo <strong>il</strong> marciapiede finché non riesco a<br />

parlare. «Frannie, è solo che non posso farlo ancora».<br />

Lei non solleva la testa, ma <strong>il</strong> suono che emette – un<br />

pianto sommesso – mi fa gelare quella specie di<br />

sangue che mi è rimasto.<br />

«Questo...», dico, accennando vagamente al mondo<br />

con un gesto <strong>del</strong>la mano, nonostante lei non guardi,<br />

«...è semplicemente un disastro, per tutti noi. Devi<br />

sapere che è meglio così. Io non posso restare qui».<br />

Infine lei solleva <strong>il</strong> viso dalle ginocchia. Ma non mi<br />

guarda. «Allora, è così? È finita?». Poi mi guarda dal<br />

basso, con gli occhi velati, assenti. «Suppongo di poter<br />

provare a non volerti... se è questo che desideri».<br />

«Sì, è questo». Mi ci vuole tutto me stesso per<br />

riuscire a dirlo. E ogni cellula dentro di me grida di<br />

protesta.<br />

Do ancora un’occhiata verso casa di Frannie per<br />

evitare di guardare lei, e vedo Gabriel che ci osserva<br />

dalla fine <strong>del</strong> vialetto. Mi piego e la <strong>bacio</strong> sulla testa,<br />

poi faccio un cenno con la testa a Gabriel, prima di<br />

attraversare la strada e saltare nella Shelby.


Frannie<br />

Se n’è andato. Riesco a percepirlo senza aver bisogno<br />

di guardare. Il mio cuore si contrae durissimo, mentre<br />

una parte più elevata di me – la mia anima? – si<br />

ripiega e muore, lasciandomi fredda e vuota.<br />

Ovviamente, lui non mi ama più. Come potrebbe,<br />

dopo tutto quello che gli ho fatto passare? Preferirebbe<br />

essere un demone piuttosto che stare con me, e non lo<br />

biasimo.<br />

Mi abbraccio le ginocchia e le tiro strette al petto,<br />

sforzandomi di mantenermi salda.<br />

«Vieni in casa, Frannie. Per favore». La voce di Gabe<br />

è bassa e morbida, quando si china accanto a me.<br />

Lo guardo dal basso, persa. Lui mi tende una mano e<br />

io la afferro. Mi solleva dal gradino <strong>del</strong> marciapiede e<br />

mi porta fino a casa, poi mi conduce su per le scale e<br />

mi sistema nel letto.<br />

«Riposati un po’. Tornerò a breve».<br />

Il panico mi strappa <strong>il</strong> respiro dai polmoni e scatto<br />

seduta. «Ti prego, non andare».<br />

Lui dà uno sguardo alla porta aperta, poi tira a sé la<br />

sedia <strong>del</strong>la mia scrivania e si accomoda accanto al<br />

letto. «Va bene», dice stringendomi la mano.<br />

Mi agito per ore, terrorizzata di chiudere gli occhi,<br />

poiché ogni volta che lo faccio immagini di Taylor,<br />

Angelique, Luc scorrono nella mia testa. Molto spesso<br />

mamma o papà si affacciano alla porta aperta. Infine<br />

papà spegne la luce nel corridoio e la stanza piomba<br />

nell’oscurità. Quando Gabe si alza, sono imbarazzata<br />

dal lieve gemito stridente che mi sfugge dalla gola.<br />

«Sono qui, Frannie. Non vado da nessuna parte».<br />

Prende da sotto <strong>il</strong> mio cuscino la T-shirt con cui<br />

dormo. «Ho soltanto pensato che ti saresti<br />

addormentata più fac<strong>il</strong>mente, indossando dei vestiti


comodi. Sarò qui fuori dalla porta».<br />

Avanza nel corridoio, e <strong>il</strong> mio tremore si intensifica al<br />

punto che a malapena riesco a spogliarmi. Infine mi<br />

tolgo i vestiti, metto la T-shirt e scivolo di nuovo sotto<br />

le coperte.<br />

«D’accordo», dico con la voce poco più che stridula.<br />

Gabe torna nella stanza e si chiude la porta alle<br />

spalle. Si accoccola nel letto, dietro di me. «Andrà<br />

tutto bene, Frannie. Non permetterò che ti accada<br />

qualcosa».<br />

Rabbrividisco, quando penso a tutte le cose che già<br />

mi sono capitate – a me e a tutti quelli che amo –, e<br />

capisco che sta mentendo, anche se lui stesso non lo<br />

sa.<br />

Non riesco a smettere di tremare. Anche la presenza<br />

di Gabe non mi placa completamente. Premo più forte<br />

la schiena su di lui. Ma nonostante la sua vicinanza e<br />

la calma che mi infonde, <strong>il</strong> cuore mi martella ancora<br />

nel petto. Poiché so che se chiudo ancora gli occhi... gli<br />

incubi... Taylor... Angelique.<br />

«Ti prego. Cerca di dormire, Frannie», mi sussurra in<br />

un orecchio.<br />

«Non posso». Tremo violentemente, e lui mi stringe<br />

più forte a sé.<br />

Ruoto tra le sue braccia e mi rifugio in lui. Il suo<br />

respiro fresco tra i capelli cancella <strong>il</strong> picco di terrore<br />

che ha preso <strong>il</strong> controllo su di me. Strofino <strong>il</strong> viso nella<br />

curva <strong>del</strong> suo collo e inspiro <strong>il</strong> profumo <strong>del</strong> suo sole<br />

invernale, cercando di dimenticare tutto tranne<br />

questo. Eppure, <strong>il</strong> panico è ancora lì, proprio sul punto<br />

di esplodermi dentro. Lui mi bacia sulla testa, e un<br />

brivido mi lacera dentro. Ritraggo <strong>il</strong> viso dal suo collo,<br />

fisso i suoi profondi occhi blu, che risplendono alla<br />

pallida luce <strong>del</strong>la luna, e cerco di lasciarmi andare.<br />

Più sono vicina a lui, più mi sento serena... lo so per


esperienza. Lui è la sola cosa che riesca ad arginare <strong>il</strong><br />

dolore.<br />

«Frannie...», dice mentre le mie dita passano sulle<br />

sue labbra. Sento che prova un brivido.<br />

Quando avvicino <strong>il</strong> suo volto al mio e le nostre labbra<br />

si toccano, la sua serenità mi inonda, annegandomi in<br />

un morbido torpore che immediatamente allevia la<br />

stretta dolorosa al petto. All’improvviso <strong>il</strong> mio cuore<br />

vuoto si sente riempito... poiché lui mi ama. Riesco a<br />

sentire anche questo: profondo e incondizionato.<br />

È qui che voglio stare. Voglio perdermi nella sua<br />

calma e nel suo amore. Voglio sentirmi persa al punto<br />

che nessuno riesca mai a trovarmi.<br />

Voglio proprio dimenticarmi di me.<br />

Il suo <strong>bacio</strong> si fa meno incerto; la sua bocca esplora.<br />

Le sue labbra mi divorano, aiutandomi a scomparire.<br />

Più sono stretta a lui, più perdo <strong>il</strong> controllo di me.<br />

Armeggio con i bottoni <strong>del</strong>la sua maglietta. Lui mi<br />

toglie la T-shirt tirandola via da sopra la testa, e<br />

prosegue con le mani e la bocca la sua morbida, dolce<br />

esplorazione, mentre ogni carezza mi allontana<br />

sempre più da me stessa.<br />

Il mio cuore martella ancora, ma non più per <strong>il</strong><br />

panico. E <strong>il</strong> mio respiro affannato non è dovuto alla<br />

paura. A ogni passo verso l’inevitab<strong>il</strong>e, sono un passo<br />

più lontana dalla sofferenza.<br />

Quando rotola sopra di me, gli sf<strong>il</strong>o la maglietta dalle<br />

spalle e sento la sua pelle sulla mia... non più fresca,<br />

ma calda. Gli <strong>bacio</strong> una spalla e gli tiro i pantaloni:<br />

voglio tutto... tutto di lui.<br />

Le sue labbra sono calde sul mio collo, quando<br />

sussurra: «Oh, Dio... Frannie». Allora la sua bocca<br />

trova di nuovo la mia, e sento una fiamma lenta sotto<br />

la pelle: <strong>il</strong> mio calore corrisponde al suo.<br />

Ci muoviamo all’unisono sul letto, e sto per lasciarmi


andare completamente... manca appena un passo. Lo<br />

avvolgo tra le braccia, dandogli <strong>il</strong> permesso di<br />

compiere quell’ultimo passo e liberarmi dalla<br />

sofferenza; dicendogli con <strong>il</strong> mio corpo che anche io lo<br />

voglio.<br />

E lo sento rispondere, premendo più forte contro di<br />

me, lasciando cadere quell’ultimo residuo di<br />

resistenza. La mia mano gli scivola fino alla chiusura<br />

dei pantaloni, e sento che ha un brivido. Mi bacia più<br />

profondamente, e c’è qualcosa di disperato in lui,<br />

come se stesse soffocando e io fossi l’aria. Ha bisogno<br />

di me quanto io ho bisogno di lui. Riesco a sentirlo.<br />

Questo è ciò di cui abbiamo bisogno entrambi per<br />

liberarci. L’uno con l’altro.<br />

Sono quasi andata.<br />

Un solo passo ancora.<br />

Mentre gli sgancio <strong>il</strong> bottone dei jeans, le sue labbra<br />

scivolano dalle mie, tracciando un percorso rovente sul<br />

mio mento, sul collo, sulla spalla, e ancora dietro<br />

l’orecchio. La sua respirazione è irregolare quanto la<br />

mia, quando sussurra: «Per favore, Frannie. Ti prego,<br />

fermati».<br />

Un’onda di senso di colpa si abbatte su di me,<br />

quando realizzo cosa gli sto facendo.<br />

Lui geme, mentre io lo allontano, e rotola disteso nel<br />

letto accanto a me. Dopo alcuni respiri profondi apre<br />

gli occhi. Scivola via dal letto e resta lì, in piedi,<br />

stagliato contro le ombre tremolanti nella luce lunare<br />

alla finestra.<br />

Sprofondo nei cuscini, cercando di scomparire.<br />

«Io...», inizia soltanto. Ma afferra la maglietta, si<br />

volta ed esce sul corridoio, chiudendo la porta dietro<br />

sé. Poi nulla.<br />

C’è s<strong>il</strong>enzio per un tempo quasi infinito, e giaccio qui<br />

cercando di decidere cosa fare. Quando diventa chiaro


che Gabe non tornerà, chiudo gli occhi e prego<br />

sinceramente Dio di uccidermi in questo stesso<br />

istante.<br />

Mi metto seduta, quando la porta si apre di nuovo, e<br />

mi tiro le lenzuola intorno, improvvisamente in<br />

imbarazzo, mentre Gabe entra.<br />

Mi volta le spalle. «Penso di potermi controllare, ora,<br />

ma mi sentirei più tranqu<strong>il</strong>lo se tu avessi indosso<br />

qualcosa».<br />

Rotolo di lato, e prendo la mia T-shirt dal pavimento.<br />

«Non sei costretto a restare», dico mentre me la inf<strong>il</strong>o,<br />

cercando di mantenere la voce salda. La verità è che<br />

voglio disperatamente che lui rimanga, ma sono anche<br />

mortificata. «Se ti sto rendendo la cosa troppo<br />

diffic<strong>il</strong>e...».<br />

Si volta e cammina fino alla testata <strong>del</strong> letto, dove si<br />

siede. Mi tiene la testa tra le mani, fissandomi. «Ti<br />

amo, Frannie. Ma non possiamo fare... questo», dice,<br />

accennando con un gesto alle lenzuola aggrovigliate.<br />

«Rinuncerei volentieri alle mie ali per te, ma non in<br />

questo modo».<br />

La disperazione mi spreme <strong>il</strong> fiato dai polmoni. «Lo<br />

so».<br />

Tocco ancora <strong>il</strong> suo viso... non posso farne a meno: è<br />

così bello. «Quando Matt perse le sue ali dicesti che<br />

aveva una possib<strong>il</strong>ità di...». Abbasso le ciglia e lascio<br />

cadere la frase, quando realizzo quanto è egoista <strong>il</strong><br />

seguito <strong>del</strong> pensiero.<br />

Ma Gabe sa sempre cosa penso.<br />

«Io non sono come Matt. Non potrei restare con te».<br />

«Perché no?»<br />

«Io sono una Dominazione. Uno <strong>del</strong>la Seconda Sfera.<br />

Non sono un angelo».<br />

I miei occhi puntano ancora nei suoi, e mi appoggio<br />

su un gomito. «Pensavo che tutti voi foste angeli».


«No. Il termine angelo è specifico dei mortali che<br />

hanno raggiunto <strong>il</strong> Paradiso. Io non sono mai stato<br />

umano».<br />

Cerco di elaborare. «Quindi... questo significa...».<br />

«Se perdessi le ali, non avrei altre possib<strong>il</strong>ità. Io non<br />

vengo dalla Terra, quindi non posso tornarci.<br />

Apparterrei a Lucifero».<br />

Mi salta <strong>il</strong> cuore in gola. «A meno che io non desideri<br />

che tu diventi umano». E lo voglio. In questo momento<br />

non c’è nulla che io desideri di più.<br />

Lui mi guarda da sotto le ciglia bianche, e i pensieri<br />

gli balenano negli occhi tanto rapidamente che non<br />

riesco ad afferrarne neanche uno. Allora si sporge e mi<br />

bacia ancora. Lo tiro sul letto accanto a me e guardo<br />

fisso in quegli occhi straordinari. La domanda mi esce<br />

dalla bocca quasi prima che io realizzi di averla<br />

pronunciata. «Conoscevi Lucifero prima che<br />

cadesse?».<br />

Si irrigidisce, ma la sua voce è calma e consolante,<br />

come sempre. «Frannie, non preoccuparti di Lui<br />

proprio adesso. Sei al sicuro. Cerca di dormire».<br />

Mi sposto nel suo abbraccio, improvvisamente<br />

scomodo, ma qualcosa nel mio intimo non lo lascia<br />

andare. «Non sono preoccupata. Voglio soltanto<br />

sapere».<br />

Scuote lentamente la testa. «Io fui creato subito dopo<br />

la Guerra. Allora Lui era già andato».<br />

«Quindi... non l’hai mai conosciuto quando era un<br />

angelo?».<br />

Gabe assottiglia lo sguardo. «Dove vuoi arrivare?».<br />

Scrollo la testa, poiché in realtà non lo so. È soltanto<br />

una sensazione che non riesco a spiegare. «Da nessuna<br />

parte, suppongo».<br />

Lui mi bacia sulla fronte e si riassesta sui cuscini.<br />

«Dormi, Frannie».


Le mie palpebre si fanno pesanti, e le lascio<br />

chiudersi, ma le immagini dei miei incubi mi<br />

perseguitano... Taylor, sangue, L<strong>il</strong>ith. Poggio una<br />

mano sul suo petto, dove dovrebbe trovarsi <strong>il</strong> cuore,<br />

sforzandomi di non desiderare ciò che non può darmi,<br />

ma sentendo <strong>il</strong> bisogno di stargli vicino. «Così va<br />

bene?».<br />

Lui emette un sospiro tremante e mi accarezza una<br />

spalla. «Perfetto», dice.<br />

E a un certo punto, ore dopo, riesco finalmente a<br />

dormire.<br />

Quando mi sveglio, una luce pallida e grigia f<strong>il</strong>tra<br />

attraverso gli alberi fuori dalla finestra. Sono sola nel<br />

mio letto, e quanto è successo negli ultimi cinque<br />

giorni è leggermente confuso, come se fossi appena<br />

uscita da cinque giorni di bevute. È lo stesso senso di<br />

malessere che continuo a provare mentre giaccio a<br />

lungo nel letto, cercando di rimettere insieme i pezzi:<br />

ciò che è reale e ciò che è confuso. L’omicidio di Taylor<br />

era reale: nessun sogno potrebbe causare un dolore<br />

tanto acuto. La partenza di Luc: reale. Gabe... la scorsa<br />

notte? Ho un fremito giù nella pancia, quando ricordo<br />

<strong>il</strong> suo straordinario, morbido tocco. Davvero abbiamo<br />

quasi fatto l’amore? Mi ha detto che mi amava? Penso<br />

che anche questo fosse reale. Rinuncerebbe alle sue ali<br />

per me... è così che ha detto.<br />

Ma se n’è andato.<br />

Allontano l’ondata di disappunto e guardo l’orologio,<br />

poi afferro <strong>il</strong> telefono e chiamo Ricco per darmi ancora<br />

malata. Lui mi dice di non disturbarmi a tornare di<br />

nuovo.


Luc<br />

Capitolo 28<br />

La fine dei giorni<br />

«Stai bene?». La voce e una mano sul braccio mi<br />

fanno sobbalzare, mentre sono appoggiato al freddo<br />

muro <strong>del</strong>l’ospedale. Sono rimasto qui in piedi per un<br />

pezzo, cercando di trovare <strong>il</strong> coraggio di bussare alla<br />

porta <strong>del</strong>la stanza 322.<br />

Il suo nome è Robin.<br />

Scosto la testa dal muro e cerco di sorridere<br />

all’infermiera. «Sto bene».<br />

Mi lancia un’ultima occhiata preoccupata e si<br />

incammina lungo <strong>il</strong> corridoio. Respiro profondamente<br />

e sollevo una mano per bussare, ma prima che possa<br />

farlo la porta si apre e lei esce nel corridoio in un<br />

camice verde da ospedale. Quasi mi urta contro, prima<br />

che io riesca a scansarmi.<br />

«Oh. Mi scusi», dice. I suoi occhi sono <strong>del</strong>lo stesso<br />

verde, ma sembrano più miti, senza L<strong>il</strong>ith che li<br />

alimenta.<br />

Però sono io a essere dispiaciuto. Abbasso lo sguardo<br />

e apro la bocca asciutta, ma non riesco a trovare<br />

parole, quindi la richiudo. Sollevo gli occhi e incontro i<br />

suoi. Ho <strong>il</strong> cuore in gola.<br />

Lei mi guarda e corruga la fronte.<br />

«Mi dispiace», dico. È la cosa più sim<strong>il</strong>e a scusarmi<br />

che riesco a fare. Mi volto e corro lungo <strong>il</strong> corridoio,


fino alle scale, che scendo due gradini per volta.<br />

Quando raggiungo la macchina, mi manca <strong>il</strong> fiato. Mi<br />

appoggio al paraurti e respiro con forza.<br />

Lei non ricorda. Era chiaro nei suoi occhi. Non<br />

aveva idea di chi fossi. Questo dovrebbe sollevarmi un<br />

po’, ma non cambia quello che è successo... ciò che le<br />

ho fatto. E tutto quello che sono riuscito a dire è stato:<br />

«Mi dispiace».<br />

Le devo molto di più. Resto appoggiato alla macchina<br />

e rifletto... proprio come ho fatto ogni minuto da<br />

quando ho capito che ero nuovamente mortale. Dovrei<br />

essere a ch<strong>il</strong>ometri di distanza... a centinaia di<br />

ch<strong>il</strong>ometri da qui. Fuori <strong>del</strong>la portata <strong>del</strong>la tentazione.<br />

Ma non sembro in grado di andar via.<br />

Poiché vivere senza Frannie è come provare a vivere<br />

senza ossigeno.<br />

Stavolta ci è voluto meno. La trasformazione è durata<br />

soltanto alcune settimane. E l’ho sentito. Ho capito che<br />

lei mi stava trasformando. Frannie ha detto che<br />

avrebbe provato a non desiderarmi. Evidentemente<br />

non c’è riuscita, poiché sento che mi è diffic<strong>il</strong>e<br />

contrastare la mia parte umana. Sapere che lei mi<br />

vuole fa scorrere l’entusiasmo dentro di me, e<br />

contemporaneamente <strong>il</strong> pensiero di stare di nuovo con<br />

lei mi terrorizza.<br />

Mi allontano dalla Shelby e apro la portiera. Poi la<br />

chiudo ancora, sbattendola e ringhiando. Perché<br />

voglio andare da lei. E se salgo su questa macchina, è<br />

proprio lì che andrò a finire. Cammino lungo lo<br />

spiazzo <strong>del</strong> parcheggio cercando di schiarirmi la testa,<br />

e tento di parlarmi per infondermi un po’ di giudizio.<br />

Infine salgo in macchina e mi dirigo verso <strong>il</strong> mio<br />

appartamento.<br />

Quando mi fermo in un parcheggio accanto al<br />

palazzo, mi rendo conto di non ricordare neanche <strong>il</strong>


tragitto fatto, poiché i miei pensieri sono totalmente<br />

assorbiti da Frannie. Resto seduto qui per un tempo<br />

indefinito, corrugando la fronte, con <strong>il</strong> mal di testa che<br />

inizia a erompere senza controllo. E proprio quando<br />

sto per cambiare idea e riaccendere la macchina, la<br />

Mustang di Frannie fa stridere i freni dietro di me,<br />

bloccandomi l’uscita.<br />

Lei salta fuori dalla macchina e avanza irruenta verso<br />

<strong>il</strong> mio parcheggio. A giudicare dall’espressione <strong>del</strong> suo<br />

viso, forse mi sbagliavo riguardo al fatto che mi vuole.<br />

Apre di scatto la portiera <strong>del</strong>la macchina e mi tira<br />

fuori per un braccio. «Dove diavolo stai andando?<br />

Scappi ancora?».<br />

Non cerco di liberarmi dalla presa, poiché la<br />

sensazione <strong>del</strong>la sua mano sulla mia pelle... «Stavo...».<br />

«Sei un gran codardo, lo sai questo? Non riesco a<br />

immaginare come tu sia sopravvissuto all’Inferno per<br />

tutto questo tempo».<br />

«Frannie...».<br />

Mi lascia andare <strong>il</strong> braccio e mi dà una scrollata.<br />

«Non so neanche perché ci tengo. Vattene e basta,<br />

stupido...».<br />

La afferro per le braccia e la ruoto contro la<br />

macchina, con l’intenzione di dirle qualcosa di tanto<br />

cru<strong>del</strong>e da non farla tornare mai più. Invece mi ritrovo<br />

a premere le labbra sulle sue. La testa mi urla di<br />

smettere, mentre allo stesso tempo <strong>il</strong> cuore grida di<br />

non lasciarla più. Inizialmente lei mi preme un pugno<br />

contro <strong>il</strong> petto, ma poi si scioglie nel mio abbraccio,<br />

baciandomi a sua volta. Infine recupero <strong>il</strong> controllo di<br />

me stesso e mi ritraggo.<br />

Lei, semplicemente, mi fissa dal basso per un lungo<br />

momento. Un groppo caldo mi si forma in fondo alla<br />

gola, mentre una lacrima le scava un percorso sinuoso<br />

lungo la guancia. Indietreggio di un passo, incerto su


cosa dire.<br />

Questo sembra interrompere la sua trance. Mi<br />

guarda con gli occhi tanto impauriti quanto mi sento<br />

anch’io, poi strofina la lacrima con <strong>il</strong> dorso <strong>del</strong> braccio,<br />

fa un respiro profondo e torna alla sua macchina. Ma<br />

proprio mentre la raggiunge, percepisco un sott<strong>il</strong>e<br />

odore di zolfo. Scatto verso Frannie, la spingo in<br />

macchina, e chiudo la portiera sbattendola. Quando mi<br />

volto, Rhenorian è lì in piedi e mi sorride.<br />

«Wow! Di che si trattava?».<br />

Faccio un sospiro tremante. «Per l’amore di tutte le<br />

cose dannate, Rhenorian. Non ti avvicinare così di<br />

soppiatto a me».<br />

«Ammett<strong>il</strong>o. È lei che ti ha trasformato». Il suo volto<br />

non sorride più, e guarda Frannie, dietro di me, con<br />

occhi affamati.<br />

Colpisco la sua portiera con <strong>il</strong> palmo <strong>del</strong>la mano.<br />

«Vai, Frannie!».<br />

Lei esita... un momento di troppo.<br />

In un baleno, lui mi tiene appiccicato alla macchina<br />

di Frannie. «Faglielo fare su di me».<br />

«Non capisco cosa intendi».<br />

Prima che io possa reagire, <strong>il</strong> suo pugno mi colpisce<br />

al volto e sento Frannie gridare. Poi lui sorride e scorre<br />

un dito sul sangue che mi esce dal labbro rotto.<br />

«Questo. Falle fare questo», dice tenendo alzato <strong>il</strong> dito<br />

insanguinato.<br />

«Non può farti diventare mortale, Rhenorian».<br />

Lui si ritrae e mi guarda, pulendosi <strong>il</strong> dito sul davanti<br />

<strong>del</strong>la mia maglietta, poi <strong>il</strong> suo sguardo si sposta su<br />

Frannie. «Volevo scusarmi per essere stato così<br />

scortese l’ultima volta che ci siamo incontrati. È un<br />

piacere, per me, rivederti». Si allunga al mio fianco,<br />

tendendole la mano.<br />

Mi allontano dalla macchina e lo scrollo via. «No,


Frannie! Vai!».<br />

Ma lei non mi ha mai ascoltato prima, e non<br />

comincia a farlo adesso. Invece, sorride e viene fuori<br />

dalla macchina. «Va bene», dice prendendogli la<br />

mano.<br />

E appena le loro mani si toccano, con un movimento<br />

rapido lei gli torce <strong>il</strong> braccio e lo spinge faccia a terra,<br />

con un braccio bloccato e un ginocchio puntato nella<br />

schiena.<br />

«Non posso renderti mortale», gli dice dietro la testa.<br />

«Hai reso umano Lucifer», ringhia lui da terra.<br />

«Non di proposito».<br />

Lui ruota la testa di lato. «Bene. Richiama <strong>il</strong> tuo<br />

pitbull, Lucifer».<br />

Nonostante non ci sia nulla di divertente, non posso<br />

fare a meno di ridere sommessamente. «Non mi ha<br />

mai dato retta. Devi contare su te stesso».<br />

«Figlio di Satana!». Si dimena sotto di lei. Il suo<br />

pugno inizia a br<strong>il</strong>lare e lui fa una smorfia, cercando di<br />

ruotarlo per colpire nella direzione giusta.<br />

Ridacchio ancora. «Sì, buona fortuna con quello». Mi<br />

chino accanto a lui. «Di cosa si tratta, davvero?».<br />

Lui tira ancora per liberarsi dalla presa di Frannie,<br />

poi crolla sul pavimento. «Fammi alzare».<br />

«Non finché non ci dici cosa sta succedendo».<br />

«C’è una rivolta».<br />

Inizialmente non riesco a comprendere quello che ha<br />

detto. «Una rivolta», ripeto.<br />

«Quello che hai fatto... al Diktat. Ha dato da pensare<br />

ad alcuni di noi. Nessuno gli aveva mai tenuto testa,<br />

prima. Non è mai stato possib<strong>il</strong>e».<br />

Ha ragione. Fin quando non l’ho fatto, non avrei mai<br />

pensato che fosse possib<strong>il</strong>e. Il suo potere ha sempre<br />

comportato un condizionamento fisico. Il mio corpo<br />

piegato al suo volere senza obiezioni. Qualcosa di


programmato dentro di noi al tempo <strong>del</strong>la nostra<br />

creazione.<br />

«Pensiamo che sia per <strong>il</strong> fatto che eri umano. Forse,<br />

quando sei tornato, questo ha mandato in corto<br />

circuito qualcosa».<br />

«Quindi pensate che se foste umani, anche soltanto<br />

per poco tempo...».<br />

«Non dovremmo più obbedirgli», termina.<br />

«Frannie non può farlo, Rhen. Non c’è nulla che<br />

possiamo fare per aiutarti». Per quanto, se ci fosse, la<br />

prenderei seriamente in considerazione. Una rivolta<br />

all’Inferno...<br />

Frannie mi lancia un’occhiata e io annuisco. Gli lascia<br />

andare <strong>il</strong> braccio e tira via <strong>il</strong> ginocchio dalla sua<br />

schiena.<br />

Ma nello stesso istante in cui lui si rialza da terra, <strong>il</strong><br />

suo pugno br<strong>il</strong>lante è puntato sul viso di Frannie.<br />

«Fallo! Fammi diventare umano!».<br />

Lei mi guarda furiosa, ma dietro quello sguardo sta<br />

già pianificando come ributtarlo a terra.<br />

«Per <strong>il</strong> <strong>peccato</strong> di Satana, Rhenorian, cosa stai<br />

cercando di fare?».<br />

Il panico gli balena negli occhi, quando li punta<br />

fugacemente su di me e poi di nuovo indietro. «Le cose<br />

sono fuori controllo, Lucifer. Tu sei andato via. Non<br />

puoi sapere».<br />

«Siete demoni. Non c’è niente al di sotto di voi.<br />

Quanto mai può essere brutta la situazione?».<br />

Lui sposta gli occhi da Frannie a me. «Brutta. Ci sono<br />

esecuzioni pubbliche, l’Abisso è sul punto di<br />

straripare. E Lui si aspetta che la mia squadra<br />

sostenga la sua pazzia. Ha fatto entrare Magi e<br />

Negromanti come rinforzi». Sembra esasperato.<br />

«Magi. È brutta».<br />

Faccio una smorfia al ricordo <strong>del</strong> mio recente


incontro con i Magi di Lucifero.<br />

Frannie approfitta <strong>del</strong>la sua distrazione, colpendolo<br />

con un calcio, veloce come un lampo, e rompendogli <strong>il</strong><br />

braccio destro.<br />

Lui grida forte e se lo trattiene al petto. «Chi diavolo<br />

sei tu?», geme attraverso i denti serrati, guardando<br />

ost<strong>il</strong>e Frannie con gli occhi br<strong>il</strong>lanti.<br />

Lei ricambia lo sguardo intimidatorio, apparendo, se<br />

possib<strong>il</strong>e, anche più minacciosa di Rhenorian.<br />

«Qualcuno a cui non vuoi creare problemi».<br />

Lui mi guarda con gli occhi spalancati. «Dannato<br />

Inferno, dimentica <strong>il</strong> fatto di diventare umano. Ci<br />

basta semplicemente che lei massacri di calci re<br />

Lucifero».<br />

Frannie sussulta. È chiaro che <strong>il</strong> ricordo <strong>del</strong> suo<br />

ultimo incontro con Lucifero la perseguita ancora.<br />

«Hai tutto <strong>il</strong> mio appoggio, ma non credo di poter<br />

fare molto. Forse Gabriel...».<br />

«Tu stai scherzando. Te la intendi con Gabriel? E poi<br />

cosa... ti spunteranno le ali? Ti stai trasformando in un<br />

uccellino?»<br />

«Pensavo cercassi aiuto. Ma se fai tanto <strong>il</strong> diffic<strong>il</strong>e<br />

sulla sua provenienza...».<br />

«Lo farebbe sul serio?»<br />

«L’instab<strong>il</strong>ità negli Inferi fa comodo a tutti». Lancio<br />

un’occhiata a Frannie. A lei, soprattutto.<br />

Lui indietreggia, tenendosi ancora <strong>il</strong> braccio,<br />

nonostante si stia già risistemando, quando dice<br />

conc<strong>il</strong>iante: «Vedete cosa potete fare». Poi scompare,<br />

lasciando me e Frannie soli, in piedi nello spiazzo <strong>del</strong><br />

parcheggio.<br />

Tra noi torna immediatamente l’imbarazzo. La<br />

guardo, e non riesco a nascondere la preoccupazione<br />

nel mio tono di voce. «Stai bene?».<br />

Lei annuisce. «Andiamo a parlare con Gabe».


Frannie<br />

Procediamo in s<strong>il</strong>enzio verso casa di Gabe. Non ho<br />

davvero la minima idea di cosa dire. La mia testa era<br />

piena di cose, mentre guidavo verso casa di Luc. Per lo<br />

più cose da rimproverargli su... tutto. Ma ero anche<br />

pronta a dirgli che ho bisogno che lui torni. E che lo<br />

amo.<br />

Quando Gabe mi ha detto che Luc era tornato, l’onda<br />

<strong>del</strong>l’emozione per poco non mi annegava. Avevo tutto,<br />

in una sola volta. C’era molta rabbia. Lui mi ha<br />

ingannata, poi lasciata... per due volte. Ma c’era anche<br />

la gioia, e l’amore. La più grande e la più diffic<strong>il</strong>e da<br />

accettare era la speranza.<br />

Quindi, quando l’ho visto andare di nuovo via... ho<br />

perso <strong>il</strong> controllo. E tutte le cose che volevo dire sono<br />

sparite.<br />

Il cuore mi sussulta dolorosamente nel petto, e da lì <strong>il</strong><br />

dolore acuto mi si diffonde per tutto <strong>il</strong> corpo. Guardo<br />

casualmente verso di lui, mentre guida. Non è troppo<br />

tardi. Potrei ancora dirglielo.<br />

Faccio un respiro profondo e apro la bocca, ma poi la<br />

richiudo. Perché non riesco a trovare le parole?<br />

Ti amo. Non è così diffic<strong>il</strong>e. Perché non riesco a<br />

dirlo?<br />

Lui mi ha baciata. Anche lui mi ama... giusto?<br />

Non lo so con certezza. Mi volto per guardarlo,<br />

cercando di leggergli dentro. Lui guarda dritto avanti a<br />

sé, con un’espressione fredda e dura.<br />

Nel tempo che ci occorre per arrivare da Gabe, sono<br />

confusa. Scivolo fuori dalla macchina e mi avvio sul<br />

vialetto senza aspettare. Gabe apre la porta principale,<br />

e io salto sulle scale e mi faccio accanto a lui. Lui


avvolge un braccio sulle mie spalle senza neanche<br />

pensare.<br />

Luc si ferma sul portico, quando ci vede, e chiude gli<br />

occhi per un secondo. Ma poi <strong>il</strong> suo volto si schiarisce,<br />

e prosegue lungo le scale. «Gabriel», dice con un<br />

cenno <strong>del</strong>la testa. Ci sfiora, passandoci accanto, entra<br />

nel soggiorno e si lascia andare sulla sedia accanto alla<br />

finestra. Gabe e io entriamo dopo di lui e ci sediamo<br />

insieme sul divano.<br />

Gabe si sporge verso di me. «Allora, che succede?».<br />

Luc mi guarda di scatto, e le sue mascelle si serrano;<br />

poi fa un respiro profondo. «Sta succedendo qualcosa<br />

di grosso, giù all’Inferno. Rhenorian mi ha chiesto<br />

aiuto».<br />

«E tu credi che dovrei essere io a darglielo».<br />

Luc alza le spalle. «Era innocuo».<br />

«Non esserne tanto certo. Tu eri uno di loro. Sai che<br />

non ci si può fidare».<br />

«Credo che fosse sincero».<br />

«Per ora, sono certo che lo fosse». Gabe scruta Luc.<br />

«Ma una volta ottenuto ciò che vuole...».<br />

«Penso comunque che dovremmo trovare un modo<br />

per sostenere lui e <strong>il</strong> suo gruppo». Gli occhi di Luc mi<br />

puntano. «Una rivolta contro Lucifero può soltanto<br />

giocare a nostro vantaggio».<br />

Gabe scuote la testa. «Ci penserò. Ma in questo<br />

preciso momento abbiamo altre cose a cui pensare.<br />

Frannie partirà domani».<br />

Mi allontano da lui. «Io cosa? Di cosa diavolo stai<br />

parlando?»<br />

«Dobbiamo portarti in un luogo sicuro. Avevo torto a<br />

pensare che Lucifero avrebbe smesso di cercarti dopo<br />

che fossi stata destinata. Non lo farà».<br />

«Dove andrò?»<br />

«Per quanto ne sa la tua famiglia, sarai a L.A. Saresti


partita la prossima settimana, in ogni caso».<br />

Lo fisso soltanto, incerta su cosa dire. Lui si volta<br />

verso Luc. «Andrai anche tu».<br />

Luc apre la bocca per protestare, ma lo interrompo,<br />

improvvisamente furiosa <strong>del</strong> fatto che mi sembra di<br />

non avere alcun controllo sulla mia vita. «E se non<br />

volessi andare?».<br />

Luc abbassa lo sguardo, e sento <strong>il</strong> braccio di Gabe che<br />

mi avvicina a lui.<br />

«So che è diffic<strong>il</strong>e, Frannie». La compassione nella<br />

voce di Gabe alimenta la mia frustrazione, che riesco a<br />

malapena a contenere.<br />

Schizzo via dal divano. «Devo pensare», dico uscendo<br />

dalla porta. Quando raggiungo <strong>il</strong> portico comincio a<br />

correre. Corro più velocemente, mentre sento i passi<br />

martellanti sul marciapiede alle mie spalle. Arrivo di<br />

scatto al parco De la Amistad e taglio attraverso gli<br />

alberi fino alle strutture <strong>del</strong> parco giochi... dove<br />

inciampo sulla radice di un albero e scivolo a faccia<br />

avanti sul terreno, ruzzolando a peso morto. Mi<br />

bruciano i polmoni e non riesco a prendere fiato.<br />

Prima di potermi rialzare, Luc è davanti a me, in piedi,<br />

e mi tende una mano.<br />

Ignoro la sua mano. «Non ho bisogno di te», dico,<br />

tirandomi su da terra e ripulendomi i pantaloni.<br />

«Lo so».<br />

Non guardarlo, mi dico. Ma non posso farne a meno.<br />

E quando lo faccio, i suoi occhi neri sembrano non<br />

finire mai, e penetro fin dentro <strong>il</strong> suo intimo, e<br />

raggiungo la sua anima. Sento una lacrima scivolarmi<br />

dalle ciglia prima di riprendere <strong>il</strong> controllo.<br />

«Non ti voglio».<br />

Lui annuisce soltanto.<br />

Mi volto e mi inoltro nel parco. Lui mi cammina<br />

accanto, e accorda <strong>il</strong> suo al mio passo lungo, con le


mani in tasca e gli occhi abbassati. Nessuno dice una<br />

parola.<br />

Il tramonto si infittisce tra le ombre degli alberi,<br />

quindi non ci accorgiamo di lei finché non le siamo<br />

quasi addosso. Luc mi afferra per un braccio e mi tira<br />

dietro sé.<br />

Mi libero dalla presa e avanzo, in tempo per vederla<br />

venir fuori da un gruppo di alberi proprio pochi metri<br />

più avanti.<br />

«Angelique», sussurro.<br />

«Fee», dice lei con la voce ipnotica, e basta<br />

quell’unica parola perché io senta uno straripante<br />

desiderio di lei.<br />

Luc indietreggia di alcuni passi, tenendomi dietro sé.<br />

«Frannie, ascolta soltanto la mia voce. Non guardarla.<br />

Ascolta me e basta».<br />

Continua a ripeterlo mentre indietreggiamo<br />

lentamente verso le strutture <strong>del</strong> parco giochi, ma io<br />

non ci riesco. Non posso staccarle gli occhi di dosso,<br />

quando inizia a camminare con noi.<br />

Ma appena tira fuori <strong>il</strong> coltello, ancora coperto <strong>del</strong><br />

sangue di Taylor, io scatto. Libero <strong>il</strong> braccio dalla presa<br />

di Luc e salto su di lei. Luc fa un balzo per seguirmi,<br />

ma non è abbastanza rapido. Angelique mi porge <strong>il</strong><br />

coltello.<br />

In quel momento, la desidero più di quanto abbia<br />

mai desiderato qualcosa, ma voglio anche vederla<br />

morta. L’immagine fluttuante <strong>del</strong> coltello che si<br />

conficca nel suo petto scatena un’emozione da brivido<br />

lungo <strong>il</strong> mio corpo intero. Mi tuffo per prendere <strong>il</strong><br />

coltello, sentendo <strong>il</strong> bisogno di toccarla mentre osservo<br />

la vita che sfugge via da lei e cola sul terreno. Ma<br />

appena la raggiungo, sono bloccata al suolo ai suoi<br />

piedi.<br />

Gabe mi tiene schiacciata a terra. «Frannie,


fermati!».<br />

Poi Luc è lì, con lo sguardo omicida. Gabe mi prende<br />

tra le braccia e inizia a correre. L’ultima cosa che vedo,<br />

quando svoltiamo lungo la strada, è Luc che estrae <strong>il</strong><br />

coltello dal corpo di Angelique con una mano e la<br />

avvolge con l’altro braccio, stringendola.<br />

La mia testa inizia a farsi più lucida, ma <strong>il</strong> cuore<br />

comincia a gridare. Li perdo di vista, quando Gabe<br />

scatta lungo la strada. «No!», grido, poi premo la<br />

faccia sul corpo di Gabe. «No, Luc. Ti prego»,<br />

sussurro.<br />

Gabe mi depone in piedi sulla soglia di casa, e mi<br />

spinge a entrare. «Ora!», dice, fissandomi con uno<br />

sguardo duro. «Partirai ora».<br />

Ho le mani sulle ginocchia tremanti, mentre con la<br />

gola serrata lotto per riprendere fiato. «Ora? Cosa ne<br />

sarà di Luc?», ansimo.<br />

«Dovrà cavarsela da solo, Frannie. La mia priorità sei<br />

tu».<br />

Mi siedo a terra, incapace di tenermi in piedi. «Oh,<br />

Dio», sussurro tra le mani. Perché sono dovuta<br />

scappare? Perché non avrei potuto semplicemente<br />

dirgli che lo amo? «Se lui la uccide...?»<br />

«Lei lo prenderà», dice Gabe piattamente, in piedi<br />

accanto a me.<br />

«No!». Inizia nel mio petto, come un bisogno acuto, e<br />

si irradia finché ogni mia singola cellula vibra con<br />

esso. Torna da me!, grida <strong>il</strong> mio cuore, ripetutamente.<br />

Schizzo via dal pavimento, e arrivo quasi alla porta,<br />

prima che Gabe mi blocchi l’uscita. Si frappone tra me<br />

e la porta e allunga una mano sulla mia spalla. Mi<br />

divincolo da lui, quando sento la sua neve estiva che<br />

inizia a intorpidire la mia paura.<br />

«Smett<strong>il</strong>a! Devo aiutarlo».<br />

I suoi occhi sono pieni di compassione e di


sofferenza, quando dice soltanto: «No».<br />

Dietro di lui, qualcuno bussa – o forse piuttosto<br />

prende a pugni – la porta. Scatto sulla maniglia e Gabe<br />

mi allontana, tendendo la mano verso la porta. Un<br />

attimo dopo la apre. Il mio cuore quasi esplode di<br />

sollievo, quando vedo Luc in piedi sotto <strong>il</strong> portico. Mi<br />

allungo verso la porta, ma Gabe mi tiene lontano con<br />

un braccio, mentre scruta Luc. Infine lo lascia entrare.<br />

Luc si tiene <strong>il</strong> braccio sinistro stretto al petto con la<br />

mano destra, e c’è <strong>del</strong> sangue sul davanti <strong>del</strong>la sua Tshirt.<br />

E non sono completamente sicura che sia<br />

soltanto <strong>il</strong> suo.<br />

Lo fisso, senza riuscire a respirare, mentre entra dalla<br />

porta e si adagia sulla sedia accanto alla finestra senza<br />

dire una parola, ma senza staccarmi gli occhi di dosso.<br />

Mi avvicino a lui e mi inginocchio, cercando di capire<br />

da dove stia uscendo <strong>il</strong> sangue. Lui abbassa le braccia,<br />

e io annaspo, vedendo la ferita sanguinante nella parte<br />

interna <strong>del</strong>l’avambraccio.<br />

Premendo di nuovo <strong>il</strong> braccio di Luc contro <strong>il</strong> suo<br />

petto, guardo Gabe, che scompare nel bagno e torna<br />

con un panno bagnato e <strong>del</strong>le garze.<br />

Luc mi fissa con occhi vuoti e spenti, mentre gli<br />

pulisco e gli bendo la ferita. Gabe scompare ancora, e<br />

quando torna, lancia a Luc una T-shirt pulita. Si<br />

scambiano un’occhiata, e per un istante sono sicura di<br />

vedere la diffidenza sul volto di Gabe, prima che Luc si<br />

tolga la T-shirt insanguinata tirandola da sopra la testa<br />

e lanciandola verso di lui.<br />

Guardo Gabe, ma ho paura di chiedere a entrambi<br />

cosa stia succedendo.<br />

Lui getta la maglietta di Luc nella spazzatura e resta<br />

in piedi sulla porta <strong>del</strong>la cucina. «Dobbiamo portarti<br />

via di qui. Non è sicuro. Lucifero non si fermerà».<br />

Sprofondo nel divano, con un senso di sollievo amaro


che mi vortica dentro. Poiché c’è una cosa che è<br />

diventata chiara in queste ultime settimane. «Lui non<br />

mi vorrà più, quando capirà che non ho davvero lo<br />

Sway. Non uno Sway degno di questo nome, in ogni<br />

caso».<br />

Il sorriso di Gabe è triste. «Se solo fosse così fac<strong>il</strong>e<br />

convincerlo. Un giorno <strong>il</strong> tuo Sway potrebbe essere<br />

abbastanza forte».<br />

La rabbia si unisce al vortice di sollievo, e inveisco.<br />

«Non ho lo Sway! Non posso cambiare nulla!».<br />

Lui mi scivola accanto sul divano e appoggia le spalle,<br />

riflettendo su quello che ho detto. I suoi occhi si<br />

spostano su Luc. «Penso che la prova più grande <strong>del</strong><br />

tuo Sway stia seduta proprio lì. Lo hai fatto diventare<br />

umano... per due volte».<br />

Do uno sguardo a Luc, che mi fissa, seduto immob<strong>il</strong>e<br />

come una roccia, con le mani sulle ginocchia e <strong>il</strong> volto<br />

fiacco.<br />

Scuoto la testa. «Non so come ci riesca, ma io non<br />

c’entro».<br />

«Frannie...».<br />

«Non posso trasformare questo schifo!», grido di<br />

frustrazione. «Non è evidente? Taylor è morta!».<br />

Gabe si guarda le mani, e parla a voce bassa, soltanto<br />

per me, quando dice: «Io so che hai lo Sway, Frannie.<br />

L’ho sentito».<br />

E allora, sopra tutto <strong>il</strong> resto, <strong>il</strong> senso di colpa turbina<br />

nella mia confusione emotiva, quando penso a tutte le<br />

volte che ho usato Gabe. Scatto furiosa dal divano e mi<br />

avvicino alla finestra, con la fronte dolorante contro <strong>il</strong><br />

vetro freddo. Sento Gabe avvicinarsi dietro di me.<br />

«Quando <strong>il</strong> tuo Sway ha funzionato – su Luc e su di<br />

me – cosa c’è stato di diverso?». La sua voce nel mio<br />

orecchio è dolce e rasserenante.<br />

Mi piego contro la finestra. «Non sono io. Perché non


volete credermi?».<br />

Lui mi fa voltare <strong>del</strong>icatamente a guardarlo di fronte,<br />

e i suoi occhi sono profondi, pieni di compassione.<br />

«Cosa c’era di diverso?», ripete.<br />

Scuoto la testa, ma lui mi prende per <strong>il</strong> mento e lo<br />

solleva. Lo fisso negli occhi, mentre sento la sua<br />

serenità e <strong>il</strong> suo amore iniziare a far presa. Sollevo una<br />

mano e la poggio sul suo petto, come se potessi sentire<br />

<strong>il</strong> battito <strong>del</strong> suo cuore. E, poiché lo voglio, lo sento...<br />

anche se lui non ha un cuore.<br />

Mi colpisce, quando me ne rendo improvvisamente<br />

conto. «Ha funzionato quando ho desiderato qualcosa<br />

con <strong>il</strong> cuore».<br />

Lui mi sfiora la fronte con le dita, scostandomi i<br />

capelli di lato. «Quindi, quando riesci a non farti<br />

condizionare da questa», si sporge e mi bacia la fronte,<br />

mentre le sue dita calano sul mio petto, «e lasci che<br />

questo faccia <strong>il</strong> suo lavoro, <strong>il</strong> tuo Sway è più potente».<br />

Poggio una guancia contro di lui, ascoltando <strong>il</strong> cuore<br />

che non ha battergli nel petto. «È l’amore», dico<br />

infine. «Il mio Sway è amore». Quella cosa in cui non<br />

avevo mai creduto finché non ho incontrato Luc e<br />

Gabe.<br />

«Credo che sia più di quello... che tu sei più di<br />

quello». La sua voce è <strong>del</strong>icata, ma gli vibra attraverso<br />

<strong>il</strong> petto.<br />

Mi allontano. «Cosa vuoi dire?»<br />

«Non ne sono ancora certo, ma... non so. È soltanto<br />

un sensazione».<br />

«Per favore, non dirlo. Sono praticamente certa di<br />

non poter sopportare altro». I miei occhi scivolano su<br />

Luc, che sta seduto tenendosi la fronte con la mano<br />

integra. Lo raggiungo e mi inginocchio ancora di<br />

fronte a lui, prendendogli l’altra nella mia. Lui alza gli<br />

occhi e mi fissa con lo sguardo tormentato. Respiro


profondamente, svesto <strong>il</strong> mio cuore di ogni corazza, e<br />

senza una parola gli lascio dire quello che muore dalla<br />

voglia di dire.<br />

Allora gli occhi di Luc sembrano concentrarsi su di<br />

me. E so che può sentirmi, poiché gli si colmano di<br />

lacrime e distoglie lo sguardo dal mio, insieme alla<br />

mano.<br />

«Luc...? Cos’è successo?».<br />

Lui si osserva <strong>il</strong> bendaggio sul braccio,<br />

tormentandone <strong>il</strong> cerotto adesivo, ma non risponde.<br />

La mano di Gabe si poggia sulla mia spalla. «Frannie,<br />

dobbiamo portarti via di qui».<br />

La pesantezza nel cuore mi rende diffic<strong>il</strong>e alzarmi in<br />

piedi. Cerco di schiarirmi la testa e ricordare<br />

l’immagine più importante. Qui non siamo al sicuro.<br />

Gabe mi conduce alla porta con una mano sulla<br />

schiena.<br />

«Ma se vengono a sapere che stiamo andando a<br />

L.A.?», dico.<br />

«Non andrete a L.A.». Mi afferra per una mano e mi<br />

incoraggia, conducendomi rapidamente oltre la porta<br />

e nella sua macchina. Mi volto a guardare Luc che ci<br />

segue da vicino, con gli occhi neri fulminanti.<br />

«Allora dove stiamo andando?». Ho un brivido<br />

appena mi rendo conto che, quando ho detto noi,<br />

intendevo tutti noi... anche Luc. E se non venisse? Lui<br />

scivola nel sed<strong>il</strong>e posteriore, con lo sguardo ancora<br />

tormentato, mentre io mi sforzo di non piangere.<br />

«Non te lo posso ancora dire. Nessuno deve sapere.<br />

La tua famiglia... tutti... devono davvero credere che<br />

siete a L.A.».<br />

I Theory of a Deadman suonano, riempiendo la<br />

stanza e liberandomi dai pensieri, mentre ammasso i<br />

vestiti nella borsa di tela grezza. Stacco l’iPod dalle


cuffie e inf<strong>il</strong>o entrambi nella borsa, prima di chiudere<br />

la zip.<br />

Gabe è appoggiato al montante <strong>del</strong>la porta <strong>del</strong>la mia<br />

camera, e sembra tutt’altro che calmo. «Sei pronta?»<br />

«Suppongo». Do un’ultima controllata alla stanza,<br />

poi lancio un’occhiata a Luc, vig<strong>il</strong>e, in piedi accanto<br />

alla finestra. Non ha detto una parola dal fatto di<br />

Angelique. Devo sapere cos’è successo, ma non riesco<br />

a chiederglielo di nuovo. Esito ancora un secondo,<br />

prima di chiedere, invece: «Tu vieni?».<br />

Il mio cuore sospende <strong>il</strong> suo martellamento, quando<br />

lui si volta dalla finestra e mi punta con <strong>il</strong> suo sguardo<br />

tenebroso.<br />

E mi fa aspettare la risposta per un tempo<br />

incalcolab<strong>il</strong>e.


Capitolo 29<br />

Nessuna buona azione resta<br />

impunita<br />

Matt<br />

Questo è l’Inferno. E Frannie e <strong>il</strong> suo demone mi<br />

hanno messo qui.<br />

Nessuna buona azione resta impunita.<br />

Lo scoppio di una risata malinconica mi sfugge dalla<br />

gola.<br />

La mia unica consolazione è che anche loro<br />

bruceranno all’Inferno per l’eternità. Mi assicurerò che<br />

questo accada. Perché se lei non fosse stata<br />

completamente stupida, non si sarebbe mai<br />

innamorata di un demone, innanzitutto.<br />

Un demone. Cosa diavolo aveva in mente?<br />

Lei pensa di potersi nascondere dietro <strong>il</strong> ridicolo<br />

Schermo di Gabriel, ma noi siamo gemelli... <strong>il</strong> legame<br />

indissolub<strong>il</strong>e. Sono praticamente certo che riuscirò a<br />

trovarla. E mi sarà ut<strong>il</strong>e <strong>il</strong> fatto che lei pensa sempre<br />

che tutto sia colpa sua. Si sentirà in colpa per quello<br />

che mi è successo... giustamente.<br />

Posso usare quel ricordo – e altri – per fargliela<br />

pagare. Poiché con l’aiuto di re Lucifero ho scoperto <strong>il</strong><br />

mio vero talento. Il mio dono. Quello che Gabriel non<br />

mi ha mai neanche accennato di cercare. Il che mi<br />

porta a chiedermi se non sono stato dalla parte<br />

sbagliata per tutto <strong>il</strong> tempo. In ogni caso, non è


possib<strong>il</strong>e tornare indietro. Ho giurato lealtà a re<br />

Lucifero. Che scelta avevo, in fondo?<br />

All’inizio non ero sicuro che fosse la mossa giusta.<br />

Ora lo sono.<br />

In Paradiso erano tutti impegnati a contenermi. Ma <strong>il</strong><br />

mio nuovo re mi ha mostrato cose – modi di usare <strong>il</strong><br />

mio potere – che non avrei mai potuto immaginare.<br />

Mi adagio a terra con le dita intrecciate tra loro dietro<br />

la testa, e fisso, sulla volta <strong>del</strong>la caverna, le luci che<br />

vengono risucchiate verso la superficie <strong>del</strong>la pietra<br />

nera come scint<strong>il</strong>le dall’interno, cercando di spiegarmi<br />

come funzioni. Sento questo nuovo potere pulsarmi<br />

dentro come una belva selvaggia, affamata e in attesa<br />

di essere liberata per cacciare. E allora sento<br />

qualcos’altro... le mani di L<strong>il</strong>i. Mi sfiorano. Mi<br />

accarezzano. Mi rendono affamato in un modo<br />

completamente diverso. Volto la testa, e l’espressione<br />

sul suo viso dice tutto. È insaziab<strong>il</strong>e.<br />

Ha dovuto abbandonare Angelique, poiché i corpi<br />

mortali non sopravvivono allo spostamento tra le varie<br />

dimensioni. Ma re Lucifero ha qui per lei quello che lei<br />

chiama un “vaso”: un corpo. Lui può reclamarla<br />

quando vuole. L’ha plasmato secondo le sue<br />

preferenze, quindi ci è voluto <strong>del</strong> tempo per abituarsi<br />

agli artigli e alle corna, ma la sua forma è ancora per lo<br />

più umana. E dannatamente sensuale, per quanto un<br />

po’ malconcia. Evidentemente <strong>il</strong> nostro re non è stato<br />

felice di vederla tornare a mani vuote.<br />

Lei non mi spiegherà cos’è successo, ma dice di<br />

esserselo meritato. Eppure, quando ho visto i lividi, la<br />

rabbia mi ha lacerato dentro. Non riesco ancora a fare<br />

a meno di volerla proteggere. Anche da Lui. L’unica<br />

cosa buona che ne verrà fuori è che sembra che Lui<br />

voglia lasciarla stare per un po’. Ha promesso L<strong>il</strong>ith a<br />

me per tutto <strong>il</strong> tempo che la vorrò, e sto pensando che


potrebbe essere per sempre.<br />

Sfioro con un dito <strong>il</strong> livido violaceo sul suo interno<br />

coscia e sollevo un sopracciglio. «Ancora?».<br />

Lei alza le spalle. «È quello che faccio».<br />

«Ma io devo allenarmi».<br />

Solleva gli occhi verdi br<strong>il</strong>lanti su di me.<br />

«Scusami, ma sei l’unica cosa che si avvicini a un<br />

essere umano, quaggiù».<br />

Lei si mette seduta e si allontana da me. «Bene. Ma<br />

tu conosci <strong>il</strong> nostro patto. Se lascio che tu mi ferisca,<br />

poi devi farmi sentire meglio». Un piccolo sorriso<br />

innocente le curva le labbra, in totale conflitto con <strong>il</strong><br />

luccichio voglioso nei suoi occhi verdi.<br />

Quello sguardo mi infonde nell’intimo un desiderio<br />

primitivo. «Non avrai bisogno di torcermi un braccio».<br />

Sono tutto un fremito di aspettativa.<br />

«Ma sembra divertente. E se volessi?». Le sue labbra<br />

si imbronciano e non riesco a trattenermi. Schiaccio le<br />

mie labbra sulle sue, ancora più eccitato dal sapore <strong>del</strong><br />

suo sangue sulla mia lingua.<br />

Leccando <strong>il</strong> sangue dal suo labbro inferiore lacerato<br />

mi ritraggo. Guido la sua mano sulle profonde cicatrici<br />

degli artigli lungo i miei fianchi. «Se non ti conoscessi<br />

meglio, direi che stavi tentando di smembrarmi pezzo<br />

per pezzo».<br />

Il suo broncio diventa un sorriso. «Forse più tardi».<br />

Lei rigira la gamba sotto di sé, puntando le mani al<br />

suolo, accentuando alcune curve e facendomela<br />

immediatamente desiderare. «Allora, continua.<br />

Allenati».<br />

Ragiono sulla proposta di L<strong>il</strong>i e sul fatto di proseguire<br />

l’allenamento. Ma se presto dovrò essere pronto a<br />

discutere con Frannie, devo concentrarmi.<br />

Chiudo gli occhi e mi schiarisco la testa, poi indago<br />

con calma nella mente di L<strong>il</strong>i. Non riesco a leggerla,


ma posso afferrare alcuni ricordi e percepirne <strong>il</strong><br />

sapore. Ne scelgo uno che le comunica una sensazione<br />

di sofferenza particolarmente oscura e densa, e<br />

concentro la mia energia come un raggio laser. Allora<br />

osservo <strong>il</strong> volto di L<strong>il</strong>i contorcersi dal dolore, al<br />

ricordo. Le lacrime si versano sulle sue guance e subito<br />

evaporano per <strong>il</strong> forte calore <strong>del</strong>l’Inferno. Intensifico i<br />

miei sforzi e lei fa cadere la testa tra le mani. Prima<br />

singhiozza, poi i suoi gemiti di dolore volgono<br />

lentamente in grida di dolore.<br />

Una scarica elettrica mi infiamma, scorrendomi<br />

attraverso, e io balzo fin dove lei è seduta, e urla<br />

ancora. Le tiro via la mano dal viso e sento<br />

l’eccitazione crescere, mentre la fisso negli occhi<br />

terrorizzati.<br />

Poiché, diciamolo, anche L<strong>il</strong>i merita la sua<br />

ricompensa.<br />

Formicolo dappertutto, quando le mie labbra si<br />

serrano alle sue, soffocando <strong>il</strong> suo grido che diventa un<br />

gemito selvaggio mentre mi afferra e mi sbatte a terra.<br />

Allora le lascio andare la mente, mentre lei, a sua<br />

volta, si rifà sul mio corpo.


Ringraziamenti<br />

Quando ripenso all’ultimo anno, mi colpisce quanto<br />

sia stata ripida la mia curva di apprendimento in<br />

ambito editoriale. Ho avuto alcuni maestri eccellenti (e<br />

molto pazienti), lungo <strong>il</strong> cammino, nei confronti dei<br />

quali mi sento enormemente in debito di gratitudine.<br />

Tra questi, la mia agente davvero fantastica, Suzie<br />

Townsend, mia sostenitrice extraordinaire e la più<br />

grande lavoratrice che io conosca, e Melissa Frain, la<br />

mia curatrice davvero favolosa, che è sempre stata<br />

attenta ai miei testi in modo creativo, e non ha avuto<br />

paura di questo libro. Ringrazio anche la mia squadra<br />

Tor Teen per l’entusiasmo e la dedizione con i quali<br />

hanno portato Il <strong>bacio</strong> maledetto e Il <strong>bacio</strong> <strong>del</strong><br />

<strong>peccato</strong> nel mondo e in tante mani.<br />

Ancora una volta, un enorme ringraziamento alla mia<br />

famiglia, che è stata per me fonte straordinaria di<br />

incoraggiamento e sostegno. Mio marito, Steven, ha<br />

sopportato i miei ritmi di lavoro folli, e non mi ha mai<br />

dato <strong>del</strong>la pazza quando lo ossessionavo con i miei<br />

amici immaginari (anche se sono certa che l’ha<br />

pensato). Le mie figlie, Michelle e Nicole, continuano a<br />

ispirarmi. Mio fratello, Russ, è stato <strong>il</strong> mio braccio<br />

destro, e mia madre, Harriet, e mia sorella, Sherri,<br />

hanno aiutato a spargere la voce.<br />

Una <strong>del</strong>le cose più fortunate che mi potessero<br />

accadere è stata imbattermi nella mia spettacolare<br />

partner critica, Andrea Cremer, a un convegno sulla<br />

scrittura, quando Il <strong>bacio</strong> maledetto era ancora agli<br />

inizi. Lei mi ha aiutato a esplorare possib<strong>il</strong>ità che non


avrei mai visto da sola e ha portato questa serie a un<br />

livello completamente nuovo. Ringrazio anche Kody<br />

Keplinger e Courtney Moulton per avermi ispirato con<br />

<strong>il</strong> loro lavoro e per essere stati una fonte inesaurib<strong>il</strong>e di<br />

incoraggiamento. Inoltre, voglio ringraziare tutti gli<br />

Elevensies per <strong>il</strong> sostegno che mi hanno dimostrato e<br />

per avermi accolta e resa una di loro.<br />

E, siccome la mia Musa sogna ancora di diventare<br />

una rockstar, un ringraziamento speciale a Isaac Slade<br />

e ai The Fray per aver scritto i testi tormentati di How<br />

to Save a Life, che ha mo<strong>del</strong>lato <strong>il</strong> racconto dalla<br />

prospettiva di Frannie, e ad Adam Gontier e ai Three<br />

Days Grace per la spettacolare canzone World So Cold,<br />

che, sfortunatamente per Luc, è l’incarnazione<br />

musicale di questo intero racconto.<br />

Ma soprattutto, grazie a voi che mi state leggendo,<br />

per avermi dato la possib<strong>il</strong>ità di intrattenervi. Non ci<br />

sono parole per esprimere pienamente la mia<br />

gratitudine.

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