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<strong>Profezia</strong> dell’anima<br />
(Bluenocturne N° 55)<br />
Body of Sin<br />
The otherkin 04<br />
Lokan Krayl è vivo, il suo corpo si è<br />
ricongiunto all'anima che gli era stata sottratta.<br />
Ora, per scoprire chi lo ha ucciso e perché,<br />
deve fuggire dagli Inferi, e c'è un solo modo<br />
per farlo: varcare i Dodici Cancelli di Osiride, il<br />
suo eterno nemico. E per farlo ha bisogno di<br />
Bryn, la guida mandata dai suoi fratelli. Un<br />
baratro di menzogne e verità taciute li divide,<br />
eppure quella donna seducente e bellissima<br />
suscita in lui un desiderio travolgente e<br />
inspiegabile che nemmeno il tempo ha saputo<br />
spegnere. Ma come può mettere il proprio<br />
destino e quello del mondo mortale e<br />
immortale nelle mani dell'unica persona di cui<br />
non può fidarsi?<br />
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VOLUME DLB 220
La loro bellezza è incantevole.<br />
Il loro potere senza limiti. Per secoli la solitudine<br />
ha dato loro la caccia, ma all'improvviso un raggio<br />
di luce illumina<br />
le tenebre della loro esistenza con la promessa di<br />
un amore destinato a durare per l'eternità.
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese:<br />
Body of Sin<br />
HQN Books<br />
©2011 Eve Silver<br />
Traduzione di Caterina Pietrobon<br />
Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale<br />
o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo<br />
con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è<br />
un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita<br />
reale è puramente casuale.<br />
© 2012 Harlequin Mondadori S.p.A. Milano<br />
Prima edizione Bluenoeturne<br />
gennaio 2012<br />
Questo volume è stato stampato nel dicembre 2011<br />
da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd)<br />
BLUENOCTURNE<br />
ISSN 2035 - 486X<br />
Periodico quindicinale n. 55 del 13/01/2012<br />
Direttore responsabile: Alessandra Bazardi<br />
Registrazione Tribunale di Milano n. 118 del 16/03/2009<br />
Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale<br />
Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA<br />
Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione<br />
Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI)<br />
Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati<br />
al numero: 199 162171<br />
Harlequin Mondadori S.p.A.<br />
Via Marco D'Aviano 2-20131 Milano
1<br />
Miami, Florida, sette anni prima<br />
«E tu... di che segno sei?» Bryn si fece mentalmente piccola piccola<br />
mentre le parole le scappavano di bocca. Avrebbe dovuto escogitare<br />
qualcosa di meglio. E l'avrebbe fatto, se solo avesse avuto una qualche<br />
idea di come dovesse proseguire quella conversazione. Ma non aveva<br />
esperienza in quel genere di cose.<br />
I tre tentativi precedenti erano stati un completo disastro. Quattro<br />
era ormai il numero magico: o ci riusciva o avrebbe perduto<br />
l'occasione. E non l'avrebbe mai più riavuta.<br />
L'uomo appoggiato al nero bancone lucente era alto e biondo, e i<br />
vestiti addosso gli stavano bene. Non troppo aderenti né troppo<br />
larghi. Era muscoloso, senza essere però corpulento. Fino ad allora lo<br />
aveva solo visto di profilo, ma era un bel profilo. Naso dritto.<br />
Mascella decisa. Considerò che tanta bellezza non nuoceva, anche se<br />
ciò che lui era contava molto di più dell'aspetto.<br />
Era un soprannaturale, di un qualche tipo. Bryn avvertiva l'aria<br />
formicolare scintillando per il suo potere. Forse si trattava di un<br />
qualche demone minore o di un medium di alto livello.<br />
Non era una guida, come lei. Le guide erano tutte di sesso<br />
femminile e non emanavano vibrazioni soprannaturali, cosa che<br />
invece lui faceva con assoluta certezza. Due fattori importanti che<br />
provavano che era qualcosa di diverso. Solo che lei non sapeva di<br />
preciso che cosa. La sua sola presenza lì indicava che era in grado di<br />
salire sulla Terra e quelli davvero potenti erano confinati negli Inferi.<br />
Le sue cognizioni in materia però finivano lì. Avrebbe voluto saperne<br />
di più, ma i suoi fratelli l'avevano protetta, tenendola all'oscuro di<br />
tutto. Avevano stabilito che quanto meno lei sapeva tanto più facile<br />
sarebbe stato controllarla.<br />
E, per un certo periodo, avevano avuto ragione.<br />
«Di che segno sono?» Lui voltò la testa, inchiodandola con uno
sguardo divertito. Aveva gli occhi di un'interessante sfumatura azzurro<br />
chiaro. Proprio come quella dei suoi jeans preferiti. Piacevole,<br />
morbida, calda.<br />
Un brivido le percorse la spina dorsale.<br />
Ma chi voleva prendere in giro?<br />
Quel tizio non era piacevole. Né caldo. Aveva qualcosa di scuro<br />
negli occhi, a prescindere dal fascino del colore.<br />
Eppure era la sua unica speranza e ciò le impedì di fare marcia<br />
indietro e andarsene.<br />
«E tra un po' mi chiederai anche se ci vengo spesso, qui.»<br />
Lentamente lui prese un sorso di birra.<br />
Lei s'inumidì le labbra, più per il nervosismo che altro. Poi notò che<br />
le fissava la bocca e avvertì una prima scintilla di ottimismo: forse, solo<br />
forse, ci sarebbe riuscita. «E tu... ehm... vieni spesso qui?» gli chiese,<br />
felice di dargli ragione.<br />
Lui batté le palpebre e poi rise, di una risata dal suono ricco e caldo,<br />
in forte contrasto con il ritmo martellante della musica. «Non doveva<br />
essere la mia battuta?»<br />
«La tua battuta...? Perché? Te ne servi spesso?» Stava praticamente<br />
urlando per sovrastare il frastuono.<br />
Lui scoppiò a ridere di nuovo. «Stai scherzando, vero?» La fissò fino<br />
a farla sentire come un vetrino sotto il microscopio. Quindi gli occhi gli<br />
si spalancarono e lei ci intravide un barlume di sorpresa. «No, non<br />
scherzi. Okay, ora abbocco. E tu ci vieni spesso qui?»<br />
«Oh, continuamente, lo...» Espirò e scelse la verità perché, in fin dei<br />
conti, che motivo aveva di mentire? «No.» Non era mai stata prima in<br />
quel locale. Proprio come non era mai entrata in nessuno dei pub in<br />
cui si era recata nelle sei notti precedenti. Quel posto lo conosceva<br />
solo perché suo fratello gliene aveva parlato più di una volta: gli<br />
piaceva frequentarlo quando era a Miami. E dal momento che<br />
tendenzialmente andava nei locali bazzicati anche da altri<br />
soprannaturali, Bryn aveva dedotto che probabilmente lì ce ne<br />
sarebbero stati altri come lui.<br />
Normalmente lei non era il tipo di ragazza da
feste-che-durano-tutta-la-notte. A eccezione di tre occasioni, nel corso<br />
dell'anno precedente, in cui era riuscita a sfuggire ai propri fratelli e<br />
ogni volta aveva passato una settimana compiendo gli stessi passi di<br />
quella sera, alla ricerca di un'opportunità per fare ciò che doveva.<br />
Quella era la sua ultima possibilità. Tutti gli insuccessi non<br />
avrebbero contato, se solo fosse finalmente riuscita nel proprio<br />
intento.<br />
Doveva farcela.<br />
Lui la stava ancora guardando.<br />
«È la prima volta che vengo qui» ammise infine.<br />
Il suo sguardo indugiò a scatti su di lei, scrutandola da capo a piedi<br />
e poi risalendo. Bryn resistette al bisogno di abbassare gli occhi per<br />
controllare che la maglietta non avesse macchie.<br />
Lui si sporse facendola ritrarre di scatto, colta di sorpresa. Si raggelò<br />
per un secondo, quindi, con attenzione, le tolse l'elastico rivestito di<br />
tessuto dai capelli, sciogliendole la coda di cavallo così che i lisci capelli<br />
castani ricaddero sulle spalle. «Sono più sexy» le spiegò. «Se cerchi di<br />
rimorchiare qualcuno, così hai sempre una marcia in più.» Quindi si<br />
volse di nuovo verso il bancone, sollevò la bottiglia davanti a sé e si<br />
scolò il resto della birra.<br />
«Potrei offrirti io da bere» disse lei d'un fiato.<br />
Lui le indirizzò un'occhiata eloquente. «Sto aspettando una<br />
persona» si scusò. Era un manifesto rifiuto, ma almeno non se ne era<br />
andato. Si limitò a riappoggiarsi contro il bancone, studiandola come<br />
se lei fosse un puzzle da ricomporre.<br />
«Be', io potrei sempre offrirti un drink intanto che aspetti. E tu<br />
potresti berlo.» Ogni parola era intrisa di disperazione. Non dubitò<br />
nemmeno per un secondo di ricordare un qualche film di infima<br />
categoria. Però aveva ancora la sua attenzione ed era esattamente ciò<br />
che voleva. Per lei non esisteva nessun altro, neppure in<br />
quell'immenso locale. In quel momento, nemmeno nell'intera città.<br />
Aveva sentito dire che ai soprannaturali piaceva Miami. E anche Las<br />
Vegas. Ma Las Vegas non rientrava nella gamma delle possibilità.<br />
Così aveva optato per Miami e quella era la settima - e ultima -
notte che avrebbe trascorso aggirandosi per i locali alla ricerca di un<br />
soprannaturale maschio. Quel tizio accanto a lei era stato il primo che<br />
aveva trovato. Era la sua unica occasione.<br />
O restava incinta quella notte o non lo sarebbe mai stata.<br />
E se non fosse rimasta incinta, non sarebbe mai potuta essere libera.<br />
«Forse sono io la persona che stai aspettando» gli suggerì, senza<br />
prima rifletterci meglio. Per la verità, le sembrò che suonasse<br />
abbastanza bene. Facendosi coraggio, piegò il capo di lato e spinse in<br />
fuori un fianco cercando di avere un'aria sexy.<br />
Lui la guardò di sottecchi. Quindi fece un esame lento e accurato del<br />
suo atteggiamento e infine scosse la testa. «Sul serio?» Sollevò il capo e<br />
si guardò intorno ammiccando perplesso. «Mi sento come se dovessi<br />
accorgermi della telecamera.»<br />
«Telecamera?»<br />
«Già. Su, che cos'è? Una specie di reality televisivo? Una nuova<br />
versione di Candid Camera?»<br />
«Come, scusa?» Bryn scosse il capo.<br />
Lo sguardo gli saettò di nuovo per il locale, mentre le luci<br />
intermittenti gli ballavano addosso, ondeggiandogli sulla pelle.<br />
Bryn si accorse di perdere il suo interesse. Di lì a qualche secondo se<br />
ne sarebbe potuto andare.<br />
Gli si avvicinò furtiva, di poco.<br />
Lui si scostò di poco, altrettanto furtivo, e la scrutò con sguardo<br />
assorto. «È un'idea di Mal?»<br />
«Mal?» Mal era forse una donna? Qualcuno che avrebbe saputo con<br />
precisione che cosa dire per adescare un uomo come quello. Cavolo.<br />
Un tuffo al cuore. «E chi è Mal?»<br />
«Mio fratello.» '<br />
Un senso di sollievo liscio e dolce come il miele. «Ne ho uno<br />
anch'io. Di fratello» gli chiarì. «Anzi, tre. Tutti più vecchi di me. E di un<br />
bel po'.»<br />
«Ah sì?» Lui si guardò di nuovo intorno mentre una parte di quel suo<br />
piacevole umorismo svaniva. «E sono qui?»
Al solo pensiero le venne la nausea. «No. Grazie a dio. Cioè...»<br />
Sventolò in aria una mano, «lo non so se in realtà un dio esista<br />
veramente... È solo un modo di dire, ecco. Quindi... ehm...»<br />
L'attenzione del soprannaturale tornò di scatto su di lei. Le sorrise,<br />
incurvando lentamente le labbra in un modo che lo fece sembrare<br />
quasi... carino. «Tre fratelli, eh? Allora abbiamo questa cosa in comune<br />
noi due...»<br />
«Anche tu hai tre fratelli? Be', avevi già detto di averne uno. Mal,<br />
giusto? Sono più grandi di te anche loro?»<br />
«Tu parli molto» osservò, strascicando le parole con indolenza. «E<br />
fai un sacco di domande. Sei sempre così?»<br />
Bryn aprì la bocca, quindi si bloccò riflettendo sulla propria<br />
risposta. Lei era sempre così. Una volta un amico - o meglio, una<br />
compagnia a pagamento ingaggiata dai suoi fratelli - le aveva<br />
rimproverato di essere una ragazza senza filtro e di avere la tendenza<br />
a saltare di palo in frasca per riempire il silenzio. «Sì.»<br />
«Sincera, eh?» Arcuò un sopracciglio. «E strana.» Scosse il capo e un<br />
angolo della bocca gli si sollevò in un sorrisetto ironico.<br />
«Combinazione che io, normalmente, non troverei attraente.» Il modo<br />
in cui lo disse la indusse a pensare che invece quella volta fosse così.<br />
Lui sollevò la bottiglia di birra vuota facendo un cenno al barista.<br />
«Un'altra, grazie. E questa mia nuova e graziosa amica prende...»<br />
Inarcò le sopracciglia.<br />
Che cosa ordinare? Bryn non beveva alcol spesso. In realtà il gusto<br />
non le piaceva e poi aveva letto qualcosa sul fatto che le donne incinte<br />
non dovevano bere: la cosa valeva anche per quelle che speravano di<br />
diventarlo?<br />
Il barista e il soprannaturale erano rimasti a guardarla in attesa.<br />
Lei appoggiò una mano sul braccio del secondo e per poco non<br />
sobbalzò al bruciore che avvertì: pelle calda su muscoli lisci e compatti,<br />
«lo prendo... te» asserì d'un fiato.<br />
Lui la fissò per un istante più lungo del dovuto, ma lei superò la<br />
situazione da vera sfacciata, sostenendo il suo sguardo.<br />
Infine, lui lanciò un'ultima occhiata al locale intorno a sé e si strinse
nelle spalle. «E perché no?»<br />
Lokan non aveva idea del motivo per cui quella ragazza smaniasse<br />
tanto dalla voglia di calargli i calzoni. Non che di solito non riscuotesse<br />
la sua fetta di attenzione, ma gli sembrava troppo ansiosa. Quasi<br />
disperata.<br />
Era abbastanza carina. Occhi castani. Capelli castano scuro che le<br />
scendevano in una coltre lucente dietro le spalle, da quando lui li<br />
aveva sciolti dalla coda di cavallo.<br />
Doveva avere un antenato asiatico, da qualche parte nell'albero<br />
genealogico. Forse giapponese? Difficile da dire. Avrebbe spiegato<br />
quel bellissimo colore della pelle, la forma degli occhi. La delicatezza<br />
dei lineamenti.<br />
Aveva labbra piene. Da baciare.<br />
Buffo che non l'avesse notato che in quell'istante. Quando lei gli<br />
aveva rivolto la parola, era rimasto divertito, poi aveva diffidato,<br />
pensando che Mal gli stesse giocando qualche strano scherzo. Ma in<br />
quel momento era di vedute più ampie.<br />
C'erano modi ben peggiori di trascorrere alcune ore che non<br />
facendo sesso con un donna graziosa, anche se completamente<br />
sconosciuta. E visto che Mal e Dagan sembravano averlo piantato in<br />
asso, aveva giusto giusto alcune ore a disposizione. Spedì loro un sms<br />
per informarli di aver lasciato il locale, quindi le fece un ampio gesto<br />
con la mano.<br />
«Fammi strada, dolcezza» la invitò, osservando il movimento<br />
oscillante del sedere mentre lei ubbidiva.<br />
Una bella figura. Prima non aveva notato nemmeno quella. E<br />
invece sembrava divenire più attraente a ogni istante che passava.<br />
Forse perché lui la trovava... interessante. Di sicuro era diversa.<br />
Nonostante il fatto che le espressioni e il linguaggio del corpo la<br />
rendessero un libro quasi completamente aperto, Lokan aveva la<br />
sensazione che esistessero in lei diversi strati da portare alla luce. Strani<br />
e forse anche affascinanti.<br />
Lei gli scoccò un'occhiata da sopra una spalla come se fosse
preoccupata di averlo valutato male, e lui la guardò dritto negli occhi,<br />
in profondità. Era una cosa da mietitore d'anime, la capacità di vedere<br />
il Ka - l'anima. E la sua era brillante e aggraziata e...<br />
Wow.<br />
Fu come se lei gli sbattesse una porta in faccia.<br />
Le vide gli occhi, castano scuro, orlati dalle ciglia nere e dolcemente<br />
ricurve. E non vide niente altro, niente di più profondo. L'anima che<br />
aveva osservato gli fu di colpo completamente schermata.<br />
Aveva sentito parlare di rari umani che sapevano mascherare la<br />
propria anima ai sensi dei mietitori, ma in tutti i secoli in cui era stato<br />
agli ordini di Sutekh non ne aveva mai incontrato uno. Fino a quel<br />
momento.<br />
E quindi, sì, c'erano decisamente degli strati da portare alla luce.<br />
Fuori del locale, lei si fermò sul bordo del marciapiede e portò lo<br />
sguardo su e giù per la strada, come incerta sulla direzione da<br />
prendere.<br />
«Da me o da te?» le chiese Lokan, senza credere che lei scegliesse una<br />
delle due alternative proposte. Quasi quasi si aspettava che un<br />
gruppetto di amici sghignazzanti saltasse fuori dal vicolo e gli spiegasse<br />
che si era trattato solo di una qualche prova di coraggio, perché quella<br />
ragazza non sembrava proprio il tipo da prendersi un uomo in un<br />
locale, per una notte.<br />
In quell'istante lei lo guardò, indugiando con gli occhi sul suo volto<br />
prima di abbassarli sul suo corpo. Se la prese comoda, assimilando i<br />
particolari. Per qualche ragione, lui si sentì come se gli stessero<br />
prendendo le misure per un vestito piuttosto che per un incontro<br />
sessuale, cosa un tantino snervante. Che però lo incuriosì.<br />
Quanto gli ci sarebbe voluto per scovare i suoi pulsanti e spingerli<br />
nel modo giusto? Lui era sempre pronto per le sfide.<br />
«Sei molto bello» constatò infine. Un'osservazione, non un<br />
complimento. «Non che importi.»<br />
Lokan rise. «Censuri sempre ciò che dici?»<br />
Lei si batté una mano sulle labbra. «Mi dispiace» mormorò. «Non lo<br />
intendevo come l'ho detto.»
«Bene. Perché tu non mi vuoi per la mia faccia e per il mio corpo,<br />
bensì per la mia grande intelligenza e per il mio scoppiettante senso<br />
dell'umorismo, doti che hai scoperto in me nel corso della nostra<br />
prolissa conversazione.»<br />
«No. Sì. Cioè, no.» Scosse il capo. «Voglio solo fare sesso.»<br />
Lui scoppiò a ridere, non poté farne a meno, e notò che corrugava<br />
le sopracciglia e assumeva un'espressione turbata e adorabile. Avrebbe<br />
voluto allungare due dita e passargliele sui due piccoli solchi sottili che<br />
le segnavano l'espressione, ma aveva la sensazione che, se l'avesse<br />
toccata, sarebbe potuta scappare via. E, stranamente, non si sentiva<br />
pronto alla sua fuga.<br />
«Che ne dici di cominciare con un nome?» le propose. «Il mio è<br />
Lokan. Lokan Krayl.» Le tese la mano.<br />
Lei la osservò così a lungo che lui per poco non la ritrasse. Infine<br />
premette il proprio palmo contro il suo dicendogli: «Ehm... Bryn...<br />
Carr. No, cioè, Carrie».<br />
«Quale è? Bryn o Carrie?» Stranamente, si era aspettato che avesse<br />
la mano fredda. Forse perché gli sembrava tanto nervosa. E invece la<br />
pelle era liscia e calda, e, quasi senza rendersene conto, al suo<br />
tentativo di ritrarre la mano si ritrovò a rafforzare la presa solo di un<br />
po'. Le passò il polpastrello del pollice sulle nocche. Una pelle morbida<br />
su un'ossatura delicata.<br />
«Per stasera dovevo essere Carrie.» Abbassò gli occhi e rimase a<br />
fissare le loro mani intrecciate, senza più cercare di sciogliersi dalla<br />
stretta, mentre lui le faceva scivolare il pollice lungo la piega interna<br />
del polso fino a raggiungere il centro del palmo. Trasse un rapido<br />
respiro, quindi aggiunse: «Tu potresti chiamarmi anche Bryn».<br />
«Okay. Bryn è il tuo vero nome?»<br />
«Ma è importante?» Un lampo nei suoi occhi.<br />
Lokan scorse una nuova velatura di umorismo e una presa di<br />
coscienza più che accennata: sapeva che stava ingarbugliando le cose<br />
per bene. «Avevi progettato di servirti di un falso nome.»<br />
«Sì. Purtroppo non sono brava con il genere avventuroso. Né<br />
con...» Scosse il capo e fece un gesto vago con la mano sinistra perché
la destra era ancora intrappolata nella sua. «... questo.»<br />
«Questo?»<br />
Lei agitò l'indice avanti e indietro tra di loro. «Questo. Noi due.<br />
Questo.»<br />
«Ah, intendi, nel rimorchiare un tizio in un locale?» Trovava quella<br />
conversazione, così com'era, altamente piacevole.<br />
Lei sollevò gli occhi, che luccicarono alla luce del lampione. Occhi<br />
davvero belli. E il profumo della sua pelle poi, dei suoi capelli... Lokan<br />
si sporse leggermente a inspirarlo profondamente. Aveva un buon<br />
odore. Più che buono. Avrebbe voluto appoggiarle le labbra sul collo,<br />
lì dove pulsava, e leccarla.<br />
«Profumi di biscottini appena sfornati» mormorò. «E io ho una<br />
passione per i dolci.»<br />
«Non avevo profumi, di solito non ne uso. Ma, siccome venivo qui,<br />
ho pensato che avrei dovuto metterlo e avevo letto che si può usare<br />
l'estratto di vaniglia.» Una frase rincorreva l'altra, come se lei si volesse<br />
affrettare a pronunciarle tutte. Si strinse nelle spalle. «Mi piace<br />
cucinare, soprattutto al forno. Biscotti. Ma non mangiarli. I biscotti,<br />
intendo. Solo cuocerli. Non è che mi piacciano i dolci.»<br />
Lokan non era certo di aver seguito bene quel mini monologo, ma<br />
gli piaceva la sua voce perché leniva, liscia, morbida, come la sua pelle.<br />
«No? A me invece piacciono.»<br />
In realtà lui e i suoi fratelli avevano preso l'abitudine di cacciarsi<br />
continuamente in bocca dolciumi per soddisfare quel loro<br />
metabolismo per metà divino con una rapida carica di glucosio.<br />
Facendo un passo avanti, colmò il vuoto tra loro. La testa le si<br />
riversò all'indietro mentre traeva un respiro mozzato. Gli occhi le si<br />
spalancarono e lui notò le pupille dilatarsi. Paura? Desiderio? Gli<br />
sarebbe piaciuto pensare che si trattasse della seconda ipotesi, ma non<br />
l'avrebbe portata da nessuna parte fino a quando non ne fosse stato<br />
sicuro. La sua reazione a un bacio glielo avrebbe rivelato e in quel<br />
momento il dolce che desiderava maggiormente era lei.<br />
Lokan abbassò lentamente la testa, concedendole molto tempo per<br />
cambiare idea, per fermarlo. Inspirò profondamente. Profumava
davvero di vaniglia. E di qualcos'altro, di altrettanto delizioso.<br />
«Shampoo alla fragola?» Aveva le labbra a un respiro da quelle di lei.<br />
«Sì. Si chiama Strawberry Blast. Cercavo quello al cocco, ma<br />
l'avevano finito e quello alla fragola era scontato, così ne ho comprate<br />
due bottiglie e io...»<br />
Lui la baciò, arginando quel fiume di parole. Le labbra le si<br />
dischiusero per la sorpresa, poi fu lui a essere colto alla sprovvista. Era<br />
come se le avessero premuto il pulsante dell'accensione. Lei non si<br />
limitò a lasciarsi baciare. Passò al comando. Sollevandosi sulle punte,<br />
modellò il proprio corpo contro il suo e con la lingua gli diede un<br />
colpetto prima di scivolare via.<br />
Un assaggio. Per stuzzicarlo.<br />
Lui voleva di più.<br />
La voglia lo prese con un'intensità inaspettata.<br />
Per un secondo dimenticò dove si trovavano. Richiuse la mano a<br />
pugno sui lunghi capelli setosi e le tirò indietro la testa.<br />
Lei ancheggiò con i fianchi contro quelli di lui e gli premette i seni<br />
sul torace. Gli risalì con le mani appiattite lungo le braccia e sulle<br />
spalle, e infine gli intrecciò le dita tra i capelli. Non era schiva, al<br />
contrario. Liberò il proprio ardore in un'ondata che lo travolse<br />
completamente. Quella ragazza era davvero una da o-tutto-o-niente.<br />
Quando lui inclinò la bocca sulla sua e approfondì con forza il<br />
bacio, lei emise un suono meraviglioso, a metà tra il gemito e il<br />
sospiro.<br />
Era un mare di contraddizioni, la piccola signorina Bryn. Ed era<br />
calda come la sabbia della spiaggia sotto il sole di luglio.<br />
Con una mano lui le sfiorò il fianco, la curva della vita, poi si arrestò<br />
ricordando dove si trovavano. Per strada. Fuori, all'aperto.<br />
Continuando a cingerle la vita con un braccio, le domandò di<br />
nuovo: «Da te oppure da me?».<br />
Passarono secondi, quindi lei si ritrasse a fissarlo, le pupille dilatate,<br />
le labbra umide e rosee, lasciandogli l'impressione che stesse<br />
riordinando i pensieri. «Da te» scelse infine, e lo sguardo le cadde sulla<br />
sua bocca.
A lui non serviva altro invito. La baciò di nuovo e quel suo sapore<br />
delizioso unito al suono sottile che emise mentre gli apriva la bocca<br />
non fecero che alimentare la voglia. Bryn gli afferrò la maglietta<br />
estraendone l'orlo dai jeans prima di affondarci sotto le mani e di<br />
conficcargli le unghie nella schiena. In lei il desiderio compensava<br />
quella che lui sospettava fosse una mancanza di esperienza.<br />
Non c'era da preoccuparsi. Lui era più che felice di offrirle un<br />
servizio da tutor. Quando la baciò, gli si sciolse tra le braccia. Quando<br />
le accarezzò la schiena con le mani fino a stringerle le natiche, lei<br />
rispecchiò le sue mosse e premette i fianchi contro i suoi. Era<br />
un'inaspettata combinazione dolce-piccante e lui era sbigottito da<br />
quanto ne fosse eccitato.<br />
Lokan strappò la bocca dalla sua e lei sospirò. Aveva le labbra un<br />
po' gonfie e umide per i baci, gli occhi lucidi, le palpebre semichiuse, i<br />
capelli arruffati.<br />
Era sexy da morire, ma da qualche parte, nel fondo della mente, gli<br />
suonò un campanello d'allarme. Perché era apparsa nel locale con i<br />
capelli raccolti in una coda di cavallo e con pochissimo trucco, a parte<br />
il gloss rosa per le labbra. Perché aveva addosso solo un normalissimo<br />
paio di jeans e una maglietta sotto la giacca denim. Non si trattava<br />
esattamente del tipo di abbigliamento da vieni-e-scopami che la<br />
maggior parte delle donne avrebbe esibito andando in cerca di preda.<br />
E anche... perché, a prescindere dalla voglia e dall'interesse che<br />
dimostrava, era sfacciatamente chiaro che non era molto esperta.<br />
Nell'insieme aveva per le mani tutti gli ingredienti per una torta<br />
sta'-in-guardia-e-sta'-attento.<br />
Sollevandola contro di sé, abbassò la testa e la baciò di nuovo. Non<br />
aveva mai veramente imparato a stare attento. A essere politico sì.<br />
Attento no. Altrimenti, che razza di divertimento ci sarebbe stato?<br />
Malthus Krayl gettò uno sguardo al cellulare. Il messaggio di Lokan<br />
non aveva senso. Non aveva in programma di incontrare il fratello a<br />
Miami. Ma che importava? Lokan probabilmente aveva voluto<br />
mandare il messaggio ad Alastor o a Dae.<br />
Con una scrollata di spalle, si ricacciò il telefono in tasca. Quindi
schiaffò la mano contro il fianco dell'aeroplano. L'equilibrio era un po'<br />
una sfida visto che il Cessna, privo di guida, stava precipitando a terra.<br />
Sollevando la testa, osservò il pilota in piedi, giusto davanti a lui.<br />
Be', non era esattamente in piedi: era più ciondolante.<br />
«Dove eravamo?» chiese Mal con un sorrisetto, pregustando il<br />
brivido d'eccitazione. «Ah, sì. Stavamo per arrivare al punto.»<br />
Estrasse la mano dal torace dell'uomo con le dita strette intorno al<br />
cuore. Il corpo si afflosciò sul pavimento della cabina con un tonfo<br />
sordo, quindi scivolò in avanti sotto la spinta della forza di gravità.<br />
Lasciò cadere l'organo nella sacca di cuoio che portava a tracolla,<br />
quindi si accucciò e rificcò la mano nella cavità, senza perdere mai di<br />
vista gli alberi che si ergevano verso di loro. Non aveva che secondi.<br />
Solo secondi.<br />
«T'ho presa» disse mentre l'anima nera gli si arricciava intorno al<br />
polso, risalendogli poi su per il braccio.<br />
Era un po' a corto di tempo. La parte inferiore del velivolo grattò<br />
contro le punte degli alberi più alti proprio mentre lui si raddrizzava e<br />
apriva un portale per gli Inferi. Del fumo nero si sollevò verso di lui<br />
unito a un freddo indescrivibile.<br />
Entrò nel buco interdimensionale proprio nel momento in cui il<br />
Cessna scoppiava in una gigantesca palla di fuoco.<br />
L'adrenalina lo fece vacillare. Proprio una bella scarica. Avrebbe<br />
dovuto riprovarci una volta o l'altra. E magari aspettare solo un attimo<br />
in più prima di uscire.<br />
Aveva una vera e propria passione per il brivido da filo del rasoio.
2<br />
L'atrio dell'hotel era deserto a eccezione di due uomini dietro il<br />
banco della reception, che erano più interessati alla loro<br />
conversazione che a qualsiasi altra cosa accadesse intorno.<br />
Lokan appoggiò l'avambraccio di traverso alla porta aperta<br />
dell'ascensore e lo trattenne mentre Bryn si affrettava a entrare e a<br />
schiacciare la schiena contro il fondo dell'abitacolo: lo guardò, gli<br />
occhi scuri grandi e guardinghi, calmi però, per la prima volta da<br />
quando l'aveva incontrata.<br />
Be', tranne nei momenti in cui l'aveva baciata.<br />
Lo sguardo gli si abbassò sulle sue labbra e lei si appiattì contro la<br />
parete.<br />
«Che odore di mele» notò. «Ma è una specie di odore chimico.<br />
Penso che si tratti di un deodorante per ambienti. Non ho visto un<br />
potpourri nell'atrio, lo credo che, se vuoi mettere della mela in un<br />
potpourri, allora la cannella è...»<br />
«Sono io che ti rendo nervosa?» Teneva ancora aperta la porta<br />
dell'ascensore, senza accennare a entrarci.<br />
Avevano camminato fin lì dal locale e lei aveva parlato per tutto il<br />
tempo, quasi sempre di dolci fatti al forno. Cosa che, in realtà, gli<br />
aveva messo fame. Aveva un debole per i dolci. Bryn lo fissò, strinse le<br />
labbra, quindi gli disse: «Ho sempre la sensazione di dover riempire il<br />
silenzio». Gli occhi le si spalancarono, come se, con quell'ammissione,<br />
l'avesse colta alla sprovvista.<br />
«Okay.» Lokan entrò, ma rimase sul lato opposto a lei. «Allora<br />
continua a parlare.»<br />
«Davvero?»<br />
«Sì. Mi piace ascoltarti mentre parli.»<br />
«Sul serio?»<br />
Rise. «Sì. Perché ti sorprende tanto?»
Qualcosa le guizzò negli occhi. Poi si strinse nelle spalle. «Credo di<br />
parlare così tanto che la gente in pratica non presta attenzione a ciò<br />
che ho da dire.»<br />
«Peggio per loro.»<br />
Lo sguardo che gli rivolse non era né scherzoso né sexy.<br />
Esaminatore forse... meditabondo. Come se lei fosse rimasta sgomenta<br />
nel trovare più di quanto si fosse aspettata. La cosa lo fece sentire<br />
strano.<br />
Si diede uno scossone mentale. Lei lo divertiva e lo confondeva. Per<br />
essere una donna che se ne era uscita dicendo di voler fare sesso, non<br />
stava facendo molto per spingere le cose in quella direzione.<br />
Ma il suo comportamento non era la cosa più strana di quella<br />
combinazione. No, la cosa che più sorprendeva Lokan era la propria<br />
stessa reazione. Gli piaceva ascoltarla parlare. Gli piaceva la sua voce.<br />
In lei non c'erano sotterfugi. Lui di solito ascoltava conversazioni<br />
concentrato sulla decifrazione del vero significato celato dietro ogni<br />
singola parola.<br />
Con Bryn ciò che sentivi era ciò che sentivi. Niente stratagemmi.<br />
Soltanto ricette.<br />
Per un istante Lokan pensò che dopo il sesso avrebbe potuto<br />
desiderare di conoscerla un pochino. O molto. Avrebbe anche solo<br />
potuto provare il desiderio di sperimentare alcune di quelle ricette di<br />
tanto in tanto.<br />
Era rischioso. Se da un lato un incontro di una o due notti non era<br />
escluso, lui attribuiva una grande importanza all'evitare rapporti di<br />
qualsiasi tipo con una donna umana. Sarebbe stato troppo complicato<br />
mantenere segrete certe cose oppure spiegare perché non invecchiava<br />
mai.<br />
Alla fine, si sarebbe trovato a corto di menzogne.<br />
Nonostante il suo incoraggiamento, Bryn aveva smesso di parlare.<br />
Se ne stava semplicemente lì a fissarlo. E quando l'ascensore iniziò a<br />
salire, gli occhi le si spalancarono: sembrava molto più che nervosa.<br />
Sembrava spaventata.<br />
«Ehi» le disse, avvicinandosi di un passo per accarezzarle la curva
della guancia. «Niente pressioni. Questa cosa non deve andare da<br />
nessuna parte. Possiamo anche solo...» Non riuscì a terminare.<br />
Con un suono inarticolato, lei gli si lanciò contro, le dita si<br />
intrecciarono ai suoi capelli, e la bocca pretese una reazione, quando<br />
la lingua lo stuzzicò con piccoli guizzi.<br />
La voglia lo travolse, scorrendogli impazzita nel sangue, giù, dritta<br />
all'inguine. Da zero a cento chilometri all'ora in meno di quattro<br />
secondi. Maledizione, era eccitante da morire e nemmeno lo sapeva.<br />
Ma forse quello faceva proprio parte dell'attrazione.<br />
La fece aderire alla parete, mettendole una coscia tra le sue,<br />
suscitando quel particolare suono sottile, bellissimo, a metà tra un<br />
brontolio mozzato e un gemito. Assunse il comando, approfondì il<br />
bacio, le mordicchiò il labbro inferiore, glielo succhiò delicatamente.<br />
Lei si occupò dei bottoni della sua camicia finché non restò aperta.<br />
Le mani le tremavano mentre gli toccava la pelle nuda e con le unghie<br />
scendeva a rigargli l'addome.<br />
«Siamo in un ascensore» le ricordò quando le dita raggiunsero il<br />
bottone dei suoi calzoni. Una parte di lui stava urlando che non<br />
importava, che avrebbe potuto colpire il pulsante di arresto di<br />
emergenza, abbassarle i jeans con uno strattone e prenderla lì, contro<br />
la parete.<br />
Solo che non voleva precipitare le cose. La voleva completamente<br />
nuda, un vero e proprio banchetto del quale poter godere, e la sua<br />
suite era a un solo minuto di distanza.<br />
Dietro di lui, la porta dell'ascensore si aprì ritirandosi nella parete.<br />
Un'occhiata da sopra una spalla gli rivelò un corridoio vuoto. Di<br />
slancio la sollevò tra le braccia, un gesto romantico del tutto insolito<br />
nel suo repertorio, ma adatto a quel momento.<br />
Lei gli affondò il viso nel collo e percorse la pelle con la lingua,<br />
quindi lo morse con forza sufficiente a infondere piacere. «Hai un<br />
buon odore» gli sussurrò. «Sai di lime, lo adoro cucinare la torta al lime<br />
delle Keys e mi piace che mi riesca proprio bene. Ottenere la giusta<br />
misura di dolce e agro e...»<br />
Lui voltò la testa e la baciò, con passione, esigente, mentre lei lo<br />
tratteneva, lo tirava verso di sé, verso la sua bocca aperta, così
dannatamente dolce. «Tessera della camera, tasca destra dei calzoni» le<br />
mormorò contro le labbra.<br />
La mano serpeggiò nella tasca e le dita sfiorarono il membro sotto il<br />
tessuto sottile. Le si mozzò il fiato. «Oh.»<br />
«Già.» Non riuscì a trattenere un sorriso. «Quello non è la tessera<br />
della camera.»<br />
Le dita si spinsero nel fondo della tasca e ne uscirono con la tessera<br />
che poi Bryn inserì nella serratura. Un lampeggio prima rosso e poi<br />
verde. La maniglia si abbassò. La porta si spalancò.<br />
Una volta all'interno, lui la richiuse con un calcio e lasciò scivolare<br />
Bryn a terra davanti a sé. Le braccia di lei gli cinsero la vita. Una mano<br />
si sistemò sul sedere e l'altra risalì sotto la camicia fin sulle reni, pelle<br />
contro pelle, tirandolo più vicino, impaziente. Quindi inclinò il capo<br />
all’indietro offrendogli quella sua bocca, così seducente e allettante,<br />
turgida per i baci.<br />
Allora lui si prese ciò che gli veniva offerto.<br />
Le sbottonò i jeans e le fece scivolare le dita sotto le mutandine. Era<br />
calda e bagnata, ed ebbe un brivido contro la sua mano mentre lui le<br />
faceva scorrere il palmo contro le pieghe umide.<br />
«Sei così bella. Così dannatamente bella.» Il sangue gli esplodeva<br />
nelle vene. Il membro gli faceva male. Voleva entrare dentro di lei,<br />
subito, lì, dov'era. L'avrebbe spogliata dopo. Con il secondo giro se la<br />
sarebbe presa comoda. E anche con il terzo.<br />
Bryn gli ficcò una mano nei calzoni e s'impossessò del suo sesso e<br />
Lokan aggiunse mentalmente un quarto giro.<br />
Bryn si sentiva andare a fuoco. Non poteva smettere di muoversi -<br />
il dondolio del bacino, la schiena che si arcuava per premere i seni<br />
contro il petto di Lokan, le dita che si stringevano intorno al pene<br />
lungo e duro, caldo sotto le sue dita.<br />
Gli teneva una mano appoggiata di piatto sul torace: i muscoli sotto<br />
le dita erano tesi, il cuore impazzito.<br />
Emise un grido quando lui strappò di scatto le labbra dalle sue e<br />
ritrasse la mano dalle mutandine: la voglia di quel contatto era tanta
da far male. Poi sentì i suoi denti graffiarle la mascella e la gola e la<br />
giacca scivolare giù per le braccia e cadere sul pavimento, subito<br />
seguita dalla maglietta. Fu costretta a lasciargli il membro e,<br />
all'improvviso, l'aria fredda le investì la pelle.<br />
«Per favore» sussurrò, senza nemmeno sapere bene di che cosa lo<br />
stesse pregando. Lo voleva toccare. Voleva che lui la toccasse. Voleva<br />
scendere sulle ginocchia, prenderglielo in bocca, stuzzicarlo e<br />
morderlo. Così gli succhiò la lingua.<br />
«Bryn» mormorò lui roco. E in quell'istante lei fu profondamente<br />
lieta di avergli detto la verità riguardo al proprio nome.<br />
Le mordicchiò la gola. Le morse una spalla. Un calore incandescente<br />
la trapassò, lasciandola tremante, mentre lui le premeva le labbra sulla<br />
curva del seno, proprio sopra la coppa di pizzo del reggiseno. La vide<br />
mordersi un labbro per non gridare, mentre un'ondata di desiderio la<br />
travolgeva.<br />
Sollevata la testa, la fissò, gli occhi azzurro denim resi più scuri dal<br />
desiderio. «Su, rallentiamo un attimo.» La fissò mentre le spingeva giù i<br />
jeans, sui fianchi, sulle cosce.<br />
Lei si servì del tacco per abbassare una gamba del tessuto fino alla<br />
caviglia, poi spostò il peso per liberarsi il piede, e infine ripeté quella<br />
danza goffa con l'altra gamba. Notare che un angolo della bocca gli si<br />
incurvava in un cupo sorriso sexy le innescò una reazione calda, che le<br />
risalì a spirale dal ventre, come quando una stufa a gas da una scintilla<br />
prende fuoco.<br />
Allungando una mano, Lokan trascinò la punta dell'indice lungo la<br />
spallina del reggiseno e poi più giù, sul rigonfiamento del seno e là<br />
dove il capezzolo sbirciava tra il pizzo. Questo la fece arcuare,<br />
trattenere di scatto il respiro, e poi restare di nuovo senza fiato<br />
quando staccò la mano.<br />
«Carini, i fiocchi» commentò prima di scuotere la testa. «In fondo<br />
perché non mi sorprende? lo quasi quasi mi aspettavo che fossero<br />
bianche.»<br />
Lei abbassò lo sguardo sulle proprie mutandine in pizzo color<br />
lavanda e sul reggiseno coordinato con i fiocchetti color porpora.<br />
«Non ti piacciono i fiocchetti?» Era la sua voce quella, così bassa e roca?
Le dita si mossero di nuovo, più in basso, lungo la curva esterna del<br />
seno, sfiorandole la vita, poi più giù fino a toccare il fiocchetto<br />
porpora sul fianco.<br />
«Be', in questo esatto momento, mi piacciono dannatamente.»<br />
Abbassando la testa, le prese un capezzolo coperto dal pizzo e<br />
glielo morse. Non forte. Soltanto una graffiatina con i denti, una<br />
pressione sufficiente a farla gemere.<br />
Quando smise, lei gli sussurrò: «Fallo di nuovo».<br />
Lui non ubbidì. Si servì dei denti per abbassare il bordo del<br />
reggiseno in pizzo, scoprendole il capezzolo. Quindi lo accarezzò con<br />
la lingua mentre lei gli serrava una mano tra i capelli e con l'altra gli<br />
artigliava una spalla.<br />
Le dita si sostituirono alla bocca e lui si spostò sull'altro seno,<br />
scoprendole il capezzolo e prendendolo in bocca.<br />
Lei inarcò la schiena. «Voglio...» Le si mozzò il respiro quando lui la<br />
succhiò più forte, tirando. Le parole scomparvero, e anche i pensieri.<br />
Non c'erano che lui e la voglia che scatenava. Non esisteva che la<br />
sensazione della sua bocca sui seni e delle sue dita che si facevano<br />
strada tra le gambe. Le carezze non furono più delicate. Lui spinse le<br />
dita su, dentro, premendole il palmo della mano contro il clitoride,<br />
facendola contorcere, andare in fiamme.<br />
Allora gli percorse la schiena con una mano, scendendo fino sui<br />
glutei. Frenetica, gli strattonò i pantaloni, agganciandogli con le dita<br />
l'elastico dei boxer, e tutto scivolò giù.<br />
Portandosi una mano tra le cosce, Bryn intrecciò le proprie dita a<br />
quelle di lui, quindi le richiuse - umide del suo stesso corpo - intorno al<br />
membro pulsante e lo stuzzicò dalla base all'apice, facendolo gemere.<br />
Lokan non si preoccupò di toglierle le mutandine, si limitò a<br />
spostarle il lembo di tessuto di lato e richiuse la mano su quella di lei,<br />
premendole le dita contro il pene mentre si posizionava.<br />
Lui portò in avanti i fianchi quanto bastava per spingerle dentro la<br />
punta liscia e lei, sentendolo grosso e caldo tra le gambe, appoggiò il<br />
capo contro la parete, mordendosi il labbro inferiore con i denti. Era<br />
bello. Molto più che bello.
Quando Lokan affondò completamente dentro di lei, il fiato le<br />
abbandonò i polmoni di colpo.<br />
«Cazzo.» La parola pronunciata con voce bassa e dura, a fatica,<br />
come se lui non volesse lasciarla andare. Poi si mosse, lento, con spinte<br />
profonde che la allargavano e la riempivano, sciogliendole le ossa.<br />
Inserì una mano tra i loro corpi. Dita abili che si mossero a un ritmo<br />
perfetto, fino a quando lei non poté più pensare e a malapena<br />
respirare.<br />
La pressione dentro di lei crebbe e si sentì sul punto di urlare.<br />
In sincronia si univa a ogni sua spinta, prendendolo più in fondo<br />
dentro di sé, dimentica del proprio scopo. In quel momento non<br />
esisteva che la sensazione del corpo di Lokan e della reazione fisica che<br />
lui le stava strappando.<br />
«Sei così dolce. Così dannatamente dolce, cazzo.» Le dita la<br />
accarezzarono un po' più in fretta. Il pene era così grosso e duro<br />
dentro di lei.<br />
Stringendo le mani a pugno tra i suoi capelli, Bryn di scatto gli prese<br />
la bocca e lo baciò, lo morse, frenetica, famelica. Si sentiva come un<br />
violino a cui stessero tendendo al massimo le corde, sempre di più,<br />
sempre di più...<br />
Con un grido salì a spirale oltre l'apice del piacere. Il corpo ebbe un<br />
tremito, volando a frantumarsi in migliaia di pezzi, i muscoli irrigiditi,<br />
la schiena inarcata, e lui lì, dentro di lei e tutto intorno.<br />
Lokan emise un suono basso e cupo e si spinse con forza, e poi<br />
ancora, e ancora fino a che Bryn non lo sentì pulsare dentro di sé, il<br />
fisico che si irrigidiva sotto le sue mani, il respiro convulso contro le<br />
labbra.<br />
Per un secondo chiuse gli occhi e si concesse di godere perché ciò<br />
era molto diverso, era molto di più di quanto si fosse aspettata.<br />
«Letto» mormorò lui e ce la portò. E con dei baci leggeri come<br />
piuma sui seni e con carezze delicate tra le cosce, ricominciò tutto da<br />
capo.<br />
Ore più tardi, Bryn rotolò su un fianco e scorse Lokan seduto sulla
sponda del letto, nudo, la lampadina sul comodino lo inondava di<br />
luce dorata. Per un lungo istante, rimase a fissarlo, stordita da ciò che<br />
era accaduto tra loro. Tanta intimità tra due estranei. «Mi piace il tuo<br />
naso. Pensavo che fosse perfettamente dritto, ma non è vero. Ha una<br />
gobba sottile.» Sollevò un dito e ve lo passò sopra.<br />
Lui rimase del tutto immobile, con un'espressione impassibile. Che<br />
lo avesse offeso?<br />
«In un primo momento non me ne ero accorta» si affrettò ad<br />
aggiungere. «Cioè, ti ho visto di profilo prima che in viso, ma non<br />
avevo notato la gobba. È un fattore positivo, non negativo...»<br />
Lui arcuò le sopracciglia nello stesso istante in cui si fece scuro in<br />
volto. Bryn non avrebbe mai pensato che si potesse assumere<br />
un'espressione simile. Le venne da ridere. E la cosa intensificò<br />
l'espressione corrucciata.<br />
«Ti ho offeso. Non volevo. Sei molto bello, davvero. Ho pensato<br />
subito che avevi un profilo stupendo, ma di viso, be', sei...» Le parole<br />
le mancarono mentre abbassava il capo, imbarazzata e spaventata.<br />
Era bello. Niente da dire. Aveva un fisico slanciato dai muscoli<br />
lunghi e scolpiti e dalla pelle liscia.<br />
«Oh, accidenti» inveì poi in un soffio.<br />
Lui scoppiò in una risata dal suono basso e pieno che la avvolse<br />
tutta, invitandola a unirsi a lui e facendole provare un brivido di<br />
piacere. «Sei davvero unica, Bryn. Davvero. Proprio unica.»<br />
«Ho quest'abitudine di parlare incessantemente. I miei fratelli mi<br />
prendono sempre in giro per questo.»<br />
«A me piace.»<br />
E a me piaci tu. Nell'istante in cui la frase le si formulò nella mente,<br />
la scacciò. Non voleva che gli piacesse, non voleva nemmeno osare<br />
rivederlo. Non era quello lo scopo di quella notte.<br />
«Mi piaci tu» specificò lui in tono caldo e divertito.<br />
La testa le si sollevò di scatto e Bryn vide qualcosa guizzargli negli<br />
occhi. «Quando mi guardi in quel modo, mi sento come se fossi<br />
immersa in un bagnoschiuma caldo» sussurrò, catturata dal momento.
«Quando mi guardi tu così, mi viene tanta voglia di tenerti<br />
compagnia in quel bagno caldo.» Si sporse a baciarla, la bocca gentile,<br />
le labbra e la lingua che la stuzzicavano. Pose fine al bacio lentamente,<br />
quindi si raddrizzò e le tese una mano. «Per la vasca da bagno, da<br />
questa parte.»<br />
Lei lo fissò, rimpiangendo di non potergli fare una fotografia, per<br />
avere un ricordo del momento, del modo in cui lui la stava<br />
guardando. Quindi appoggiò la mano nella sua e si lasciò mettere in<br />
piedi.<br />
Lokan si risvegliò con un sorriso sul volto. La stanza era immersa<br />
nella penombra, ma attraverso una fessura delle tende si scorgeva la<br />
luce del sole.<br />
Rotolando sul fianco, cercò Bryn. Così innocente, dolce e più<br />
focosa dell'inferno. Si era rivelata una sorpresa sotto tutti i punti di<br />
vista. L'aveva avuta nella vasca da bagno, poi contro la parete, e a<br />
letto. Poi anche sul tappeto perché lei, ridendo, si era allontanata a<br />
passo di danza e, quando lui si era tuffato per afferrarle la caviglia e<br />
l'aveva atterrata, entrambi avevano deciso che il tappeto era più che<br />
comodo. Si era ritrovato con un'escoriazione sul sedere, ma era valsa<br />
la pena di averla a cavalcioni sopra di sé.<br />
Un altro giretto sul letto non avrebbe affatto guastato.<br />
E così fu una vera e propria delusione scoprire che non si trovava<br />
più lì.<br />
Si sollevò portando le gambe oltre la sponda del letto e lanciò uno<br />
sguardo alla porta del bagno. Era aperta. La luce spenta.<br />
Si alzò in piedi, afferrò i pantaloni di una tuta, quindi avanzò scalzo<br />
nel salottino, aspettandosi di trovarla lì. Non c'era, ma la porta che<br />
dava sul balcone era parzialmente aperta e le tende fluttuavano al<br />
vento leggero.<br />
Bello. Sesso di mattina sul balcone con vista sull'oceano. Era pronto.<br />
In più che in un solo senso.<br />
Stava per uscire quando un bussare alla porta lo trattenne.<br />
Nel corridoio c'era un fattorino con un'enorme scatola bianca
legata da un nastro color lavanda. Un leggero profumo di vaniglia<br />
permeava l'aria.<br />
«Il signor Krayl? Hanno consegnato questo per lei alla reception.»<br />
Lokan ebbe un tuffo al cuore. Per colpa del fiocco color lavanda.<br />
«Ha visto chi l'ha lasciato?»<br />
«Sì, signore.»<br />
«Maschio? Femmina?» Lo sapeva già.<br />
«Femmina.»<br />
Lokan non guardò neanche più la porta del balcone. Lei non era lì.<br />
A quel pensiero si sentì stranamente debole. E si chiese come avesse<br />
fatto a sgattaiolare via senza svegliarlo.<br />
Stese una mano, arraffò un rotolo di banconote dalla console<br />
dietro la porta e allungò un paio di biglietti da venti al ragazzo. «Me la<br />
puoi descrivere?»<br />
«Capelli scuri. Legati a coda di cavallo. Maglietta rossa. Short neri,<br />
lunghi al ginocchio.» Il ragazzo si arrestò. «O forse blu scuro. Non ne<br />
sono sicuro.»<br />
La descrizione era sufficiente a confermare la sua identità. Bryn si<br />
era data un gran da fare quella mattina.<br />
«Che ore sono?» chiese, sfregandosi la mascella con il palmo della<br />
mano.<br />
«Le quattro, signore.»<br />
Il che significava che si era data un bel da fare quel pomeriggio.<br />
Passò un'altra banconota al ragazzo e quello gli diede la scatola.<br />
Quindi si ritrovò solo.<br />
La cosa lo turbava, senza che riuscisse a trovare un solo motivo<br />
all'origine della cosa. Sesso alla grande era sesso alla grande. Che<br />
diavolo gli prendeva? Perché aveva pensato anche per un solo<br />
secondo che ci potesse essere qualcosa di più?<br />
Che cosa si era aspettato? Che si sarebbero frequentati all'infinito?<br />
Improbabile, considerato il fatto che per lui l'espressione all'infinito<br />
aveva un significato ben diverso che per lei.
Chinò il capo e annusò la scatola. Vaniglia. Cioccolato. Forse una<br />
sfumatura di cocco. Tirò l'estremità del nastro color lavanda e il fiocco<br />
si slacciò, sciogliendosi sui lati. Quindi aprì la scatola e ci trovò dozzine<br />
di biscottini: alle gocce di cioccolato, al cocco, al cioccolato bianco e<br />
alla noce di macadamia. Fragranti. Una vera tentazione. Ancora<br />
leggermente caldi.<br />
Sopra c'era un semplice bigliettino bianco: due sole parole, scritte<br />
con morbida calligrafia femminile.<br />
Ti ringrazio.<br />
«Be', che io sia fottuto» borbottò, prendendo in prestito<br />
un'espressione di Dae, suo fratello maggiore. Perché calzava alla<br />
perfezione. Lo avevano scopato e lo avevano piantato. E per quel<br />
motivo, inspiegabilmente, lui si sentiva incazzato nero.<br />
Ma con Bryn non aveva ancora finito. Non solo per il sesso, che era<br />
stato inaspettato e senza dubbio spettacolare. Gli era piaciuto<br />
ascoltarla chiacchierare. Gli era piaciuto il suo profumo. Gli era<br />
piaciuto che lei lo facesse sorridere. Gli era piaciuta... lei.<br />
Senza pensare, prese un biscotto, gli diede un morso e poi si bloccò<br />
a metà. Oh, maledizione. Chiuse gli occhi, lasciando che l'aroma gli si<br />
sciogliesse lentamente sulla lingua.<br />
Lo assaporò, ne mangiò un altro e poi un terzo. E a ogni morso, la<br />
sensazione di essere stato ingannato cresceva. Per quanto buoni<br />
fossero i biscotti, non rimpiazzavano adeguatamente la donna che li<br />
aveva sfornati. La donna che aveva trascorso la notte nel suo letto.<br />
Come diavolo aveva fatto a svignarsela senza che lui se ne<br />
accorgesse? Come aveva potuto lasciarsela sfuggire?<br />
In quell'istante prese una decisione. Con Bryn non aveva ancora<br />
finito. Le avrebbe dato la caccia. E l'avrebbe trovata.<br />
Lui era un mietitore d'anime. Quanto difficile poteva mai essere<br />
rintracciare una donna mortale?
Detroit, Michigan, oggi<br />
3<br />
Ti ho nascosto da coloro che sono sulla Terra...<br />
Libro egizio dei cancelli<br />
«Niente luci, tesoro.» Brynja richiuse con dolcezza le dita intorno al<br />
polso della figlia mentre la piccola allungava la manina verso la<br />
lampadina sul comodino. Una lampada rosa con dei gattini bianchi<br />
stampati sul paralume, uguale a quella che avevano dovuto<br />
abbandonare tempo prima. Una scoperta fortunata a una vendita di<br />
oggetti usati. O forse non tanto fortunata. Dalla piega che stava<br />
assumendo quella notte, sembrava proprio che non si sarebbero<br />
portate dietro nemmeno quella.<br />
«Non mi piace il buio» sussurrò Dana.<br />
Il senso di colpa colpì un punto dietro lo sterno di Bryn, come una<br />
stilettata, denso e orribile.<br />
«Lo so. Però la luna fa abbastanza luce.» Mascherando il proprio<br />
nervosismo, baciò il palmo della mano di Dana, quindi le rovesciò la<br />
manina. «Ne fa tanta che riesco a vedere il tuo smalto rosa per le<br />
unghie.» La luce era più che solo abbastanza. La luna era un pallone<br />
luminoso, sospeso un po' sopra l'orizzonte del cielo, e spediva i propri<br />
raggi oltre i bordi della tenda avvolgibile abbassata. Cavolo. Tra tutte<br />
le notti, proprio a quella qualche nuvola non avrebbe davvero<br />
nuociuto.<br />
Dana rimase in piedi accanto al letto, immobile in modo innaturale,<br />
una bambolina dai capelli d'oro sommersa da ombre notturne. Erano<br />
veramente trascorsi solo pochi mesi da quando aveva riso felice,<br />
avvolta dalla luce del sole, mentre il suo papà la spingeva sull'altalena?<br />
Allora non aveva avuto paura del buio. Non aveva avuto paura di
niente.<br />
«Adesso calze e scarpe.» Bryn abbassò il mento in direzione del<br />
cassettone a misura di bambino, costringendosi a non tradire nulla<br />
della paura e della fretta che la travolgevano interiormente, come<br />
spruzzi di una tempesta. Ciò che avrebbe voluto fare era afferrare la<br />
figlia, infilarle le scarpette ai piedi e correre. Nascondersi. Ma darla<br />
vinta al panico e fuggire a capofitto nella notte era un modo sicuro per<br />
commettere altri errori.<br />
Peggio ancora, in quel modo avrebbe terrorizzato Dana. Allora<br />
meglio lasciarle credere che si trattasse solamente di un'altra corsa di<br />
allenamento.<br />
Forse lo era. Forse la sua era soltanto una reazione eccessiva.<br />
Ma l'aria scoppiettava di un'elettricità selvaggia che le spediva<br />
brividi lungo la spina dorsale. Conosceva quella sensazione, la<br />
riconosceva per la minaccia che era. Là fuori c'era qualcuno, o<br />
qualcosa...<br />
Voltatasi, sbirciò attraverso la fessura sottile che si formava tra il<br />
bordo della tenda e l'intelaiatura della finestra. La casa che avevano<br />
preso in affitto - un accordo stipulato in contanti, senza firme né<br />
contratti - si trovava su un lotto a forma di fetta di torta, sito proprio<br />
nel punto in cui la strada curvava, il che le consentiva un'ottima visuale<br />
in ogni direzione. C'era il gatto dei vicini, grasso e color arancione, che<br />
si aggirava per il prato, ma a parte lui non si muoveva niente.<br />
Non importava.<br />
Loro erano là fuori. Il potere minaccioso della loro presenza vibrò<br />
nell'aria tanto che si sentì la pelle tesa al punto di scoppiare. Non<br />
sapeva chi fossero e non importava. Non si faceva illusioni: lei e Dana<br />
erano sole contro quasi tutti gli altri.<br />
«Dobbiamo esercitarci.» Si costrinse a sorridere mentre parlava<br />
perché la figlia avrebbe avvertito il suo sorriso e ne sarebbe stata<br />
tranquillizzata, o almeno lo sperava. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per<br />
risparmiarle la paura. Dana si svegliava ancora quasi tutte le notti<br />
raccontando in lacrime di uomini cattivi e di armadi. Chiedeva<br />
piangendo del suo papà. Bryn non poteva fare nessun'altra<br />
stramaledettissima cosa a parte lasciare accesa la luce dell'armadio
tutta la notte, stringersi al petto la sua bambina e cullarla mentre<br />
quegli orribili ricordi scemavano.<br />
Non era stata capace di proteggere sua figlia quando gli eventi<br />
erano davvero precipitati, quando la piccola era stata strappata al<br />
padre, rapita, segregata nell'armadio di una lurida stanza di un motel.<br />
Una verità amara, che divorava Bryn come un cancro. Proprio come<br />
gli interrogativi sul perché avessero ucciso Lokan, e sul come e sul<br />
perché si fossero presi Dana.<br />
In quel momento là fuori c'erano loro? Quelli che avevano<br />
assassinato il padre di sua figlia? O forse erano i segreti di Bryn a<br />
portarli a sollevare le loro scaltre teste di serpenti?<br />
«Di nuovo?» Dana emise un grosso sospiro. «Non possiamo<br />
esercitarci dopo?»<br />
«No. Ci esercitiamo adesso.» Le lanciò un'occhiata da sopra una<br />
spalla, rivolgendole quello che si augurava fosse un sorriso<br />
rassicurante. «Però poi possiamo prenderci una focaccina.» Voltatasi di<br />
nuovo verso la finestra, iniziò a fissare l'albero al di là della strada.<br />
Lì. Si era mosso qualcosa?<br />
La scarica di adrenalina l'investì con la forza di un treno.<br />
«Con lo zucchero a velo?»<br />
«Con lo...?» Ah, sì. Le focaccine. «Certo.» La battaglia per impedire<br />
alla tensione di trapelare dalle parole era persa. «Le calze, prima.<br />
Veloce come un coniglietto. Le focaccine dopo.» Molto dopo. Dopo<br />
essersi lasciate Detroit un bel po' alle spalle. Le dispiaceva dover<br />
scappare di nuovo: quel posto aveva cominciato a piacerle.<br />
Seguì un istante di silenzio e infine Dana le rispose con un okay<br />
diffidente.<br />
Osservando la via, Bryn sollecitò la figlia a sbrigarsi. Il movimento<br />
dall'altra parte della strada era provocato solo da alcuni rami che si<br />
agitavano al vento, ma subito dopo si spostò un'ombra che poteva<br />
preannunciare qualcosa di molto più sinistro. E, appena chiunque fosse<br />
là fuori avesse deciso di passare all'azione, le cose sarebbero<br />
precipitate a velocità supersonica. Dritte all'inferno.<br />
Alle sue spalle, un cassetto si aprì, poi si richiuse, piano, proprio
come si erano esercitate a fare. Nulla che le tradisse. Solo che quella<br />
non era una fuga di addestramento. Dovevano uscire da quella casa.<br />
Subito.<br />
«Calze nere» le ricordò. In sintonia con calzoncini e pullover,<br />
cappotto e scarpe. Tutto per confondersi con la notte.<br />
«Quelle rosa.» Il tono di Dana tendeva a essere combattivo.<br />
Indesiderato, un ricordo della voce di Lokan colse Bryn di soppiatto<br />
e si insinuò in quel loro momento. Vuoi che mi metta a discutere con<br />
una bambina di sei anni? Ma perderò sempre io. Era stato così bravo<br />
con Dana. Non perdeva mai la calma e non si arrabbiava mai. Forse<br />
era facile essere pazienti quando si faceva solo il genitore part-time,<br />
uno che arrivava quasi esclusivamente per giocare e per divertirsi.<br />
Aveva tentato di convincersi che fosse così molte volte, perché non<br />
aveva voluto ammettere il suo diritto a far parte della vita di Dana. Lui<br />
non era stato previsto. Non sarebbe dovuto essere niente di più che un<br />
donatore di sperma.<br />
Lei è mia. La prima volta che aveva visto Dana, Lokan aveva<br />
pronunciato quell'asserzione con voce meravigliata, incredula. No.<br />
Certa.<br />
Non ne aveva mai dubitato un solo secondo.<br />
Dall'istante in cui aveva messo gli occhi sulla figlia, Lokan l'aveva<br />
saputo. Bryn non aveva avuto uno straccio di speranza di convincerlo<br />
del contrario, non quando i lineamenti della bambina erano una<br />
versione infantile, femminile, di quelli del padre. Non quando i suoi<br />
capelli biondi e gli occhi azzurro denim, in netto contrasto con i capelli<br />
scuri e gli occhi castani della mamma, la marchiavano come sua figlia.<br />
Lei si era risentita con lui per la sua insistenza ad avere un posto nelle<br />
loro vite e, per quello stesso motivo, in quel momento pensava di<br />
poterlo anche odiare dato che, avanzando pretese sulla piccola, lui<br />
l'aveva messa dritta dritta sulla via del pericolo.<br />
Però Lokan non deteneva il monopolio del fattore rischio: Bryn<br />
stessa, anche solo dandola alla luce, l'aveva esposta al rischio.<br />
Era tutto un tale casino... Entrambi erano colpevoli di aver mentito,<br />
di aver omesso particolari, di aver nascosto verità pericolose. Non<br />
poteva fare a meno di chiedersi se le cose non sarebbero andate
diversamente nel caso in cui entrambi avessero invece scelto la<br />
sincerità.<br />
Probabilmente no. Anzi. Le cose sarebbero anche potute andare<br />
peggio.<br />
Serrò i pugni, quindi costrinse le dita a raddrizzarsi, soffocando il<br />
pensiero di essere ugualmente responsabile per il modo in cui le cose<br />
erano finite. Non poteva assumere veramente il ruolo della parte<br />
innocente e offesa, quando era stata proprio lei a mentire a Lokan.<br />
Continuamente.<br />
«Le calze nere con i cuoricini rosa sull'orlo» mediò Bryn dolcemente.<br />
Un compromesso. I cuori non si sarebbero visti e avrebbero dato a<br />
Dana la sensazione di avere una qualche voce in capitolo. Ne aveva<br />
bisogno. Se doveva avere una minima speranza di uscirne priva di<br />
cicatrici profonde, doveva sentire di avere un po' di controllo sulla<br />
situazione.<br />
Silenzio. Per un secondo Bryn credette di doversi preparare ad<br />
affrontare un ammutinamento. Sospirò sollevata quando infine Dana<br />
accondiscese: «Okay».<br />
«Vuoi che ti aiuti con le scarpe?» Non distoglieva lo sguardo dalla<br />
strada. I rami oscillavano. Una nuvola si mise di traverso davanti alla<br />
luna. E il formicolio strisciante che le mordicchiava la pelle si acuì.<br />
In quanti erano là fuori? Tra quanto avrebbero fatto la loro mossa?<br />
Alle sue spalle un sospiro esasperato. «Non ho bisogno di aiuto,<br />
mamma. Lo faccio da sola.»<br />
«Doppio nodo» le ricordò. Allacciarle per strada le avrebbe<br />
rallentate.<br />
«Fatto.» Il tono di Dana divenne incerto e diffidente mentre le<br />
chiedeva: «Posso prendere il mio zainetto?».<br />
Il senso di colpa si insinuò di nuovo dentro di Bryn. La volta prima<br />
si erano dovute muovere in fretta e Dana aveva dovuto lasciare tutto:<br />
giocattoli, vestiti, persino Flopsy, il gattino di pezza che possedeva da<br />
quando non aveva che un mese. Ricordava ancora lo sguardo sul<br />
volto di Lokan quando lui aveva...<br />
No. Non avrebbe pensato a Lokan Krayl né a quanto avesse amato
la sua bambina. Non avrebbe ammesso il fatto che a una parte di lei lui<br />
mancava in modo spaventoso. Era morto. Andato. Non sarebbe mai<br />
più tornato. E lui era il motivo per cui davano loro la caccia.<br />
«Te lo porterò io.» Si allontanò dalla finestra e raccolse lo zainetto<br />
nero che Dana ogni sera prima di andare a letto riempiva di tesori, nel<br />
caso fossero dovute fuggire all'improvviso. «Hai preso l'inalatore di<br />
scorta?»<br />
Bryn aveva con sé uno degli inalatori per l'asma e la piccola ne<br />
aveva un altro, per ogni evenienza. Quando era stata rapita, era<br />
rimasta senza inalatore e lei era stata terrorizzata all'idea che le venisse<br />
un attacco.<br />
Dana annuì. «Ma non ne ho più bisogno.»<br />
«Non si sa mai.» Se era vero che Dana non aveva più avuto un<br />
attacco d'asma dai giorni terribili del rapimento, per sua madre ciò<br />
non significava che non si sarebbero mai più ripresentati.<br />
Lanciò un'occhiata alla finestra. Ma come diavolo erano riusciti a<br />
trovarle? Nessuno era riuscito a rintracciarle per quasi sette anni...<br />
tranne Lokan. E, dal sequestro di Dana, Bryn era stata maledettamente<br />
attenta. Aveva fatto tutto ciò che Roxy Tarn le aveva consigliato e<br />
anche alcune altre cosette. Tuttavia non era stato sufficiente.<br />
Ora non pensarci. I motivi non avevano importanza. Ciò che<br />
invece ne aveva era portare sua figlia al sicuro, da qualche parte, in un<br />
posto dove potesse sparire. Una minuscola bambina umana in un<br />
mare di umani.<br />
Perché, a prescindere da ciò che erano i suoi genitori, Dana era<br />
assolutamente e completamente umana. Almeno in quel momento.<br />
Gli scalini non scricchiolarono mentre scendevano.<br />
Bryn se ne era preoccupata appena avevano preso possesso della<br />
casa, grazie ad alcuni chiodi ben piazzati, infilati in diagonale. Aveva<br />
oliato porte e finestre. Aveva pianificato uscite alternative. Aveva<br />
fatto tutto ciò che le era venuto in mente in previsione del momento<br />
in cui la situazione sarebbe precipitata. Aveva persino predisposto dei<br />
depositi in alcune cassette di sicurezza e nuove identità in una dozzina<br />
di città. Non dovevano che riuscire a scappare di lì quella sera.
I dubbi spiegarono le ali dentro di lei come un seme velenoso che<br />
germogliava in un terreno fertile. Aveva commesso così tanti errori...<br />
Espirò di scatto. Quello era il peggiore dei momenti per sciogliere le<br />
catene dei dubbi su se stessa. Qualunque sbaglio avesse commesso in<br />
passato doveva ignorarlo e convincersi che quella notte, invece,<br />
avrebbe compiuto le scelte giuste. Lei era l'unica cosa che si<br />
frapponeva tra Dana e coloro che altrimenti l'avrebbero presa, le<br />
avrebbero fatto del male e l'avrebbero usata per i loro scopi.<br />
Soffocò l'impulso a stringere più forte la mano della figlia, a<br />
scappare imbizzarrita dalla casa e a correre via. A correre fino a farsi<br />
scoppiare i polmoni e a martellarsi le costole con il cuore. Correre non<br />
avrebbe portato loro il benché minimo dannatissimo vantaggio.<br />
Perché qualunque cosa ci fosse là fuori era più veloce.<br />
Lei doveva essere più furba.<br />
Loro si aspettavano che uscissero dal retro.<br />
E invece condusse Dana giù per la seconda rampa di scale, nel buio<br />
del seminterrato. Spingendo, aprì la finestra, sollevò la figlia e l'aiutò a<br />
passare, quindi si arrampicò dietro di lei e insieme si strinsero nella<br />
macchia di cespugli che cresceva fitta e intricata sul lato della casa.<br />
Richiuse la finestra alle loro spalle. Non lasciava mai nessuna traccia, se<br />
riusciva a evitarlo.<br />
Dritta davanti a loro, la strada. Sulla sinistra della casa c'erano il<br />
vialetto e la sua macchina. L'auto non la interessava: prenderla era<br />
troppo rischioso. Dovevano lasciarsi alle spalle qualsiasi cosa potesse<br />
identificarle. Sulla destra, separato dal suo cortile da un semplice<br />
reticolato ad anelli, un ampio sentiero tortuoso si immergeva in una<br />
fitta area boschiva composta di sempreverdi e di querce, che confinava<br />
con un parco industriale. Il percorso si allungava per tre isolati,<br />
conducendo dalla loro strada fino alla scuola elementare del quartiere.<br />
Una scorciatoia con un sacco di posti in cui nascondersi. E un sacco di<br />
posti in cui potevano nascondersi quelli, che davano loro la caccia. Era<br />
un rischio calcolato.<br />
Portandosi un dito davanti alle labbra, fece cenno a Dana di<br />
seguirla mentre iniziava a muoversi gradualmente lungo il lato della<br />
casa. Tre metri, due, uno... Erano quasi allo scoperto. Ancora pochi
passi e avrebbero dovuto attraversare di corsa quindici metri di prato<br />
sotto la brillante luce avorio della luna. Lanciò uno sguardo ai capelli<br />
luminosi come il sole di Dana rimpiangendo di non aver pensato a un<br />
cappello. Provò un moto di rabbia contro se stessa, ma lo ricacciò<br />
nella fossa dal quale era strisciato fuori, perché la rabbia avrebbe<br />
solamente alimentato altri errori.<br />
Come soluzione di ripiego, si tirò su il cappuccio della felpa nera,<br />
sollevata nel vedere Dana imitarla e mettersi il cappuccio della giacca,<br />
nascondendo i capelli. Non era perfetto, ma meglio che niente.<br />
La vibrazione di energia soprannaturale che le aveva stanate da casa<br />
ora era diversa, come se chiunque ci fosse li fuori la stesse<br />
nascondendo di proposito.<br />
Acquattata sul terreno e coperta dai cespugli, Bryn scrutò la strada<br />
in lungo e in largo, soffermandosi con lo sguardo su ogni cortile. Tutto<br />
restò immobile. Ma la notte respirava, carica di attesa. La minaccia<br />
non si riusciva a vedere, ma era lì.<br />
In quel momento la sentiva.<br />
Si raddrizzò. Le avevano scoperte.
Inferi<br />
Morirei per lei.<br />
Dana, mia figlia.<br />
Sono veramente morto per lei. Ma non riesco a ricordare<br />
esattamente né come né perché. So solo che ho permesso che<br />
qualcuno mi uccidesse per tenere mia figlia al sicuro. Cosa che non ha<br />
senso.<br />
Il pensiero mi scivola via e, con esso, tutti gli altri pensieri e tutte te<br />
speranze. Questa è la mia eternità.<br />
Fluttuo in un luogo che è nulla e nessun luogo. Non ho né forma né<br />
fattezze. Una tale agonia - perdere me stesso e avere dei lampi di<br />
lucidità in cui so che cosa mi è stato fatto e ciò che ho perso - è<br />
indescrivibile. Il momento si dissolve e con esso ogni mia conoscenza.<br />
Chi sono? Non lo so. La paura mi perseguita.<br />
Un attimo - oppure un secolo - dopo, batto le palpebre e porto lo<br />
sguardo dritto davanti a me. Sono stato nell'oscurità così tanto che ho<br />
dimenticato che cosa significhi conoscere la luce. Tranne lì, una<br />
puntura di spillo, così luminosa da far male. Non solo agli occhi, ma<br />
anche alle braccia, alle gambe, al cuore.<br />
Il dolore porta con sé la consapevolezza. Ho il lampo di un ricordo.<br />
Ho tre fratelli. Devo avvertirli. Salvarli.<br />
Il bisogno pressante sfuma in confusione. E poi non ho che oscurità.<br />
Un vortice di dolore mi riporta indietro, un turbine incredibile,<br />
simile a quello di un aspirapolvere gigante, che mi succhia le membra.<br />
Parole, confuse ed estranee, si ritrovano sulla punta della mia lingua.<br />
Mi sento parlare come se il suono giungesse da un luogo<br />
lontanissimo. «Guardiano, sorveglia il mio corpo. Non permettere che<br />
sia trucidato. Possa non essere distrutto per sempre.»<br />
Punte metalliche roventi mi trafiggono. Coltelli mi tagliano la<br />
carne. Il dolore è più forte di quanto io possa sopportare, mi dilania,<br />
artigli acuminati che mi affondano nelle ossa. Il non sapere è persino<br />
peggio, ma con il dolore giungono tizzoni di consapevolezza. Quindi
mi protendo verso la sofferenza estrema. Le do il benvenuto. La<br />
abbraccio. Perché la conoscenza che l'accompagna è il premio finale.<br />
I ricordi volano a me, come scintille e scoppi lucenti. Ora lo so chi<br />
sono. Mietitore d'anime. Figlio di Sutekh. Eterno. Immortale, lo non<br />
posso morire.<br />
Eppure sono morto. Assassinato. Da Sutekh, mio padre.<br />
Mia figlia è in pericolo; a sua sola tutela, il giuramento di sangue del<br />
mio assassino.<br />
Abbasso gli occhi sulla mia mano - la mia mano - e so che, in<br />
qualche modo, ho di nuovo una forma. Posso solo pensare che i miei<br />
fratelli abbiano trovato una maniera di riunire il mio corpo alla mia<br />
anima. Come? Non lo so e in questo momento non ha importanza.<br />
Stringo il pugno godendo della stilettata delle unghie che affondano<br />
nel palmo.<br />
Non esistono parole per le emozioni che fremono in me. Sollievo,<br />
rabbia, rimpianto e così tante altre. Non sono più morto.<br />
Sono vivo. Il mio nome è Lokan Krayl e sono vivo.<br />
Se avesse consumato il cibo dei morti, non ne sarebbe mai potuto<br />
uscire. Era una regola tassativa. Così Lokan Krayl portò lo sguardo<br />
dritto davanti a sé e si costrinse a oltrepassare i piatti da portata ricolmi<br />
di prelibatezze: riso con uvetta e zafferano, agnello speziato, tenere<br />
verdure grigliate.<br />
Gli odori lo assaltarono, facendogli venire l'acquolina in bocca,<br />
stuzzicandolo al punto che quasi cedette alla tentazione di cadere in<br />
ginocchio e cacciarsi manciate di cibo in bocca. Stava morendo dalla<br />
fame, che lo dilaniava, come se un attizzatoio arroventato gli avesse<br />
bruciato le interiora e non avesse lasciato di lui che un guscio straziato.<br />
Inoltre il suo metabolismo per metà umano e per metà divino<br />
richiedeva quantitativi esorbitanti di energia e ciò lo schiacciava<br />
esattamente tra l'incudine e il martello. Se non avesse mangiato, si<br />
sarebbe indebolito fino a svanire. Se invece avesse mangiato, sarebbe<br />
stato come chiudere la porta a chiave e poi gettarla via. Un morso al<br />
cibo dei morti e sarebbe rimasto intrappolato lì per l'eternità -
ovunque fosse quel lì.<br />
Il cibo dei morti. Non era una combinazione di termini<br />
sorprendente?<br />
Lokan non poteva morire.<br />
Era un mietitore d'anime. Figlio di Sutekh.<br />
Sutekh. Set. Seteh. Signore del Deserto. Signore del Caos. Il dio più<br />
potente degli Inferi. Aveva molti nomi. Quello con cui lo aveva<br />
chiamato Lokan era padre.<br />
Quindi lui non poteva morire, non poteva essere ucciso.<br />
Eppure così era stato.<br />
Era stato assassinato e il suo corpo fatto a pezzi. La sua anima era<br />
stata bandita in una zona nulla, un luogo tra Terra e Inferi, un posto<br />
che era stato la sua prigione. Ogni suo tentativo di fuga era stato un<br />
insuccesso.<br />
Poi qualcosa era mutato. In qualche modo - e lui sospettava<br />
l'intervento dei fratelli - il suo corpo era tornato. Aveva di nuovo una<br />
forma e una sostanza. Ma era ancora intrappolato in una zona nulla.<br />
O almeno lui credeva di esserlo...<br />
Allungando il braccio, appoggiò la mano sulla pietra. La sentiva:<br />
ruvida, fredda sotto le dita. Non voleva osare alimentare una<br />
speranza, ma essa si insinuò ugualmente dentro di lui. Forse,<br />
finalmente, avrebbe trovato una via d'uscita.<br />
Si voltò a fissare il corridoio. Sembrava senza fine, proprio come gli<br />
era parso infinito il tempo trascorso nella zona nulla. Smisurato. Era<br />
andato alla deriva, senza sapere né chi era né dove era. Aveva perduto<br />
se stesso, smarrito i propri ricordi del passato e le proprie speranze per<br />
il futuro. Non gli avevano lasciato che brevi sprazzi di lucidità e il<br />
morso della disperazione che li aveva sempre accompagnati, prima<br />
che tutto svanisse di nuovo come fumo nel vento. A parte quei brevi<br />
istanti di chiarezza, non aveva più ricordato nulla.<br />
Ma, con il ritorno del corpo, erano ricomparsi anche alcuni ricordi.<br />
Sua figlia. I suoi fratelli. Bryn. La memoria era ancora incompleta:<br />
aveva ancora delle chiazze di confusione grigie e dense, unite alla<br />
dilaniante certezza di aver dimenticato delle cose importanti. Piano
piano stavano ritornando pure loro.<br />
Ricordava il nome e la faccia del mietitore d'anime che lo aveva<br />
ucciso e il vero volto del suo primo traditore. Sutekh. Suo padre.<br />
Il suo assassino.<br />
Lui le sapeva quelle cose e ciò significava che non era più<br />
completamente perduto, che aveva oltrepassato di un passo i confini<br />
della propria prigione. Gli avevano restituito il suo passato e il suo<br />
presente. Non gli restava che trovare il modo di salvare il proprio<br />
futuro.<br />
Doveva avvertire i fratelli del tradimento di Sutekh. Doveva<br />
conoscere i motivi dell'azione del padre e doveva mettere a punto un<br />
piano per ripagarlo pienamente. Sangue per sangue.<br />
Ma non era quello il momento di pensare alla vendetta. Non<br />
ancora. Non avrebbe fatto altro che frammentare i suoi sforzi.<br />
La priorità numero uno era sua figlia. Aveva dato la propria vita in<br />
cambio della promessa che a Dana non sarebbe stato torto un capello.<br />
Quella era stata una promessa di suo padre. Quello stesso padre che<br />
non aveva avuto nessuno scrupolo a uccidere suo figlio. Non poteva<br />
contare sul fatto che Sutekh tenesse fede alla propria parola.<br />
Quindi, per prima cosa, si sarebbe accertato che la piccola fosse al<br />
sicuro.<br />
E poi avrebbe incontrato suo padre.<br />
Il problema era che, per farlo, doveva prima trovare un modo per<br />
tornare sulla Terra e fino a quel momento i suoi sforzi erano stati un<br />
fiasco.<br />
Fece un passo, incespicò, schiaffeggiando la pietra con le mani nel<br />
tentativo di mantenere l'equilibrio. La vista gli si annebbiò e i piatti da<br />
portata colmi di cibo gli ballarono davanti agli occhi. Accidenti, se era<br />
debole! L'ombra di se stesso. Ragione in più per tenere a freno i<br />
pensieri vendicativi. Avrebbe avuto bisogno di tutte le forze e ancor di<br />
più di astuzia per fare la parte del leone e per spuntarla su Sutekh,<br />
ripagandolo per ciò che gli aveva fatto.<br />
Fu solo la pura e semplice forza di volontà a mantenerlo in<br />
movimento, a fargli appoggiare un piede davanti all'altro, gli occhi
puntati sulla parete invece che su quei piatti allettanti. Sui massicci<br />
blocchi di pietra grigia erano dipinti geroglifici e figure. Le riconobbe.<br />
C'era Anubi. E c'era Ra. E poi Ammit, la Divoratrice.<br />
Continuò a camminare fino a quando pensò di non farcela più e a<br />
quel punto si accorse che lo scenario era mutato. Davanti a lui il<br />
corridoio si ampliava e su ciascun lato era schierato un cordone di<br />
anime morte - tuttavia corporee anche lì, negli Inferi. Indossavano un<br />
semplice tessuto in cotone intorno ai fianchi ed erano a torso nudo.<br />
Erano le prime anime che incontrava. Nella sua prigione oscura e<br />
vuota non c'era stato nessun altro. Solo lui, i suoi pensieri incoerenti e<br />
le false immagini di coloro che lui stesso evocava dai propri ricordi.<br />
«E voi chi siete?» chiese, mettendosi di fronte al primo uomo. Le<br />
parole gli uscirono a fatica dalla gola, la voce aspra e secca per il<br />
prolungato inutilizzo.<br />
L'uomo sollevò la testa e lo fissò tacendo. Aveva gli occhi di un<br />
bianco immacolato, opaco e lugubre. Incisi nella parete alle sue spalle<br />
si trovavano delle raffigurazioni di schiere di uomini che si<br />
inchinavano al Dio del Sole, Ra. Simili alle file di uomini che in quel<br />
momento si trovavano di fronte a Lokan.<br />
Un formicolio premonitore gli pizzicò la pelle. «Dove sono?» E, di<br />
fronte al silenzio dell'uomo, gli ordinò: «Parlai».<br />
«Il Cancello per i Cancelli. L'anticamera» gli fu data quale risposta, e<br />
le parole echeggiarono lungo le pareti.<br />
A quel suono Lokan si raggelò all'istante. Quando era stato<br />
prigioniero delle proprie allucinazioni, era stato come un fantasma<br />
privo di sostanza, di forma e di una vera voce. Quando aveva parlato,<br />
nessuno gli aveva risposto, tranne negli echi dei suoi ricordi. L'uomo di<br />
fronte a lui invece gli aveva risposto davvero. Un'altra minima prova<br />
del fatto che era reale.<br />
«L'anticamera di chi?»<br />
«Del figlio di Geb. Del figlio di Nut. Colui che è re dei vivi e re dei<br />
morti. Il Signore del Silenzio.»<br />
«Osiride» mormorò Lokan. Be', questo non completava alla<br />
perfezione la giornata?
Si trovava nel Territorio di Osiride. O forse solo davanti al cancello<br />
del suo Territorio. Quella via d'accesso però non la riconosceva, anche<br />
se, nel ruolo di ambasciatore del padre presso le altre divinità degli<br />
Inferi, aveva già fatto visita al dio in precedenza. Ciò non significava<br />
niente. Poteva essere un ingresso sul retro. Ogni Territorio degli Inferi<br />
disponeva di molteplici punti d'accesso.<br />
Il problema era che Sutekh non era amico di Osiride e l'inimicizia<br />
era reciproca. Quindi, per la proprietà transitiva, Osiride non era<br />
nemmeno amico di Lokan.<br />
Considerato il fatto che in quel momento Lokan non rientrava<br />
esattamente nell'elenco dei favoriti del padre - e viceversa - Osiride si<br />
sarebbe potuto rivelare un alleato. Una via d'uscita. Come recitava<br />
quel detto umano? Il nemico del mio nemico è mio amico?<br />
Sutekh si era trasformato nel nemico di Lokan quando lo aveva<br />
macellato.<br />
«E voi che cosa siete? Guardie? Ambasciatori?» indagò.<br />
«Noi siamo qui per voi.»<br />
«Buono a sapersi. Non per sembrarvi ingrato o roba del genere, ma<br />
in che funzione?»<br />
Gli rispose il silenzio.<br />
Lokan tentò con una tattica leggermente diversa. «Come fate a<br />
sapere che siete qui per me?»<br />
«È scritto.» Voltandosi, l'uomo gli indicò con un gesto la parete e i<br />
dipinti dettagliati che vi erano raffigurati.<br />
Gli antichi egizi - coloro che avevano creato quelle opere -<br />
credevano che, se si scriveva una cosa, questa diventava realtà e tale<br />
convinzione si era talmente radicata da essere ormai un dato di fatto.<br />
Allora comprese. Quelle anime erano lì a causa sua, trattenute dalla<br />
potente magia che impregnava il Libro dei Morti, e ciò significava che<br />
potevano andarsene solo se se ne andava lui.<br />
«Voi siete rinchiusi qui dentro proprio come me.» Non erano lì per<br />
fargli da guida. Erano lì per seguirlo.<br />
Merda.
Mentre passava di fronte a ciascuna coppia, loro si inchinavano<br />
profondamente, uno sulla sua destra e uno sulla sua sinistra, e<br />
restavano fermi in quella posizione mentre proseguiva.<br />
Alla sua sinistra, l'acqua scura di un fiume immenso si increspò al suo<br />
passaggio. Il suo riflesso e quelli delle anime che gli si inchinavano<br />
ondeggiarono sfarfallando, mentre l'acqua lambiva dolcemente la<br />
pietra grigia sulla quale si trovavano. Fu solo allora che si accorse di<br />
essere nudo. I suoi fratelli avevano di certo trovato il modo di<br />
restituirgli il corpo, ma non si erano dati la pena di escogitare qualcosa<br />
per inviargli anche dei vestiti.<br />
Probabilmente perché il suo corpo in quel momento era a pezzi.<br />
L'ultima coppia della schiera protese le braccia in avanti, mentre si<br />
inchinava. Uno reggeva una striscia di stoffa bianca, ripiegata con cura,<br />
e l'altro una collana in oro battuto e perle, dall'ornamento intricato.<br />
Lokan si avvolse il tessuto intorno alla vita. Per poco non rifiutò la<br />
collana, poi cambiò idea, prima che le parole gli uscissero dalla bocca.<br />
Aveva la sensazione che quella cerimonia fosse una parte importante<br />
di ciò che gli avrebbe consentito di uscire da quel posto. Così prese il<br />
pesante gioiello in oro e se lo mise al collo. L'ornamento gli si spiegò a<br />
ventaglio sulle spalle e sulla parte alta del torace.<br />
Davanti a lui c'era una barca provvista di due rematori.<br />
Naturale! Doveva essere una barca.<br />
Provò un senso di disagio. Nel ventre gli si snodava l'immagine<br />
terrificante di un fiume rosso, di una barca e di un vogatore dalle mani<br />
di sole ossa, private della carne. Il ricordo poi divenne più nitido e<br />
chiaro. Avrebbe quasi potuto allungare una mano e toccarlo. C'era<br />
stata anche una donna. La ricordava. Aveva la pelle chiara come il<br />
latte, i capelli scuri come il carbone e gli occhi una via di mezzo tra<br />
l'azzurro e il grigio.<br />
Nello scorgerla, si era sentito terribilmente impaurito, non per se<br />
stesso, ma per qualcun altro. Si bloccò di colpo e scosse la testa,<br />
cercando di ricordare.<br />
Maledizione! Quella donna era Bryn. L'aveva vista nella propria<br />
evocazione spettrale del fiume Stige quando era intrappolato nella<br />
zona nulla. Ricordò che, nello scorgerla, era rimasto impietrito dalla
paura per sua figlia. Perché, se Bryn si trovava negli Inferi, chi restava a<br />
proteggere Dana?<br />
Chiuse gli occhi, chiarendosi le idee. Logica. Ragionamento. Erano<br />
quelle le sue uniche alleate in quel viaggio.<br />
Bryn non poteva comunque proteggere Dana, non contro una cosa<br />
del genere. Era una madre fantastica, ma completamente sprovvista<br />
dei mezzi per affrontare il soprannaturale. E che diavolo, lei non<br />
sapeva nemmeno chi lui fosse veramente. Non glielo aveva mai<br />
rivelato e lei lo credeva un qualche figlio di un padrino della mafia. Lo<br />
credeva un umano.<br />
Se Sutekh avesse cercato di prendersi Dana, la capacità di Bryn di<br />
proteggerla sarebbe stata tanto efficace quanto un esile ombrellino da<br />
cocktail contro un monsone.<br />
E poi la donna che lui aveva visto non poteva essere stata Bryn. Se<br />
quell'immagine aveva potuto assomigliarle, i colori di quel volto non<br />
erano assolutamente i suoi.<br />
Bryn non era negli Inferi.<br />
Era viva e sulla Terra, a prendersi cura di sua figlia. Doveva essere<br />
così. Quella notte lui l'aveva chiamata e l'aveva messa in guardia: non<br />
doveva fidarsi che delle Figlie di Aset. Le sue nemiche. Le uniche<br />
potenti a sufficienza da poterla aiutare a tenere Dana al sicuro. Le<br />
uniche con un odio tanto scuro e profondo nei confronti di Sutekh da<br />
rischiare la sua ira con un'azione del genere.<br />
L'immagine di Bryn che aveva visto in quell'allucinazione non era<br />
reale.<br />
E la barca che gli stava di fronte in quel momento... era reale<br />
quella? La possibilità che non lo fosse lo raggelò.<br />
Lungo e stretto, il vascello non poteva trasportare che un pugno di<br />
uomini in un'unica fila. Era fatto di canne di papiro legate strette che si<br />
restringevano verso la prua e la poppa, dove le punte si arcuavano<br />
verso l'alto secondo la struttura tradizionale. C'erano un rematore<br />
davanti e uno dietro, entrambi a torso nudo e con i fianchi avvolti in<br />
una stoffa.<br />
«Dove mi porterà questa barca?»
«Alla bocca dei Dodici Cancelli» gli venne risposto.<br />
«I Dodici Cancelli di Osiride?»<br />
Un cenno d'assenso. «I Cancelli dell'avvento del giorno.»<br />
La speranza si seminò nel suolo sterile della sua disperazione. Eccola<br />
lì l'opportunità di entrare non solo nel Territorio di Osiride, ma anche<br />
di tornare sulla Terra. Era lì che conducevano i Dodici Cancelli. Un<br />
ritorno nel regno degli umani. Da sua figlia.<br />
E quelle anime sulla barca erano le sue guide.<br />
Non doveva fare altro che oltrepassare i Dodici Cancelli. Il polso<br />
accelerò i battiti mentre l'adrenalina aumentava. Ma niente arrivava<br />
mai per niente.<br />
«Che cosa mi serve per varcare quei cancelli?»<br />
«Purezza di cuore» fu la risposta.<br />
Non bene. Lui i cuori li mieteva e dubitava che tali azioni lasciassero<br />
nel suo qualcosa di anche lontanamente puro. «E anche...?»<br />
«Forze magiche.»<br />
Cartellino giallo.<br />
«Sapere.»<br />
Cartellino rosso. Non aveva appresso una copia tascabile del Libro<br />
dei Morti che potesse fargli da guida. Non aveva incantesimi né<br />
pozioni. E di qualunque potere avesse disposto in qualità di mietitore,<br />
si ritrovava esaurito. Il suo metabolismo per metà umano e per metà<br />
divino, infatti, poteva anche aver permesso alla sua anima e alla sua<br />
forma corporea di ricongiungersi, ma lo stava anche divorando dalla<br />
fame. Era debole. Solo la mera forza di volontà lo spingeva ad andare<br />
avanti.<br />
Tutto considerato, Lokan nutriva lo spiacevole sospetto che tutta<br />
quella storia poteva anche non finire bene.<br />
Cazzo. Gli avevano offerto quell'occasione per scappare<br />
dall'inferno nel quale suo padre lo aveva relegato e lui la coglieva sì,<br />
ma del tutto impreparato.<br />
Non era una bella sensazione per uno che aveva sempre avuto<br />
almeno tre piani alternativi per ogni situazione che affrontava.
Tuttavia procedere era comunque un'opzione molto migliore che<br />
tornare indietro oppure restare dove si trovava. Quindi salì a bordo.<br />
Sotto il suo peso la barchetta oscillò ondeggiando, poi iniziò a<br />
muoversi scivolando leggera sulle acque nere come l'inchiostro,<br />
quando gli uomini a poppa e a prua immersero i remi.<br />
Lokan esaminò le incisioni e i dipinti sulle pareti davanti alle quali<br />
passavano: dei e dee, fiamme, stelle. Un sole d'oro. E serpenti. Tanti<br />
serpenti. Uno in particolare, molto più grande e più minaccioso di tutti<br />
gli altri, attrasse la sua attenzione.<br />
Gli unici suoni erano il debole sciabordio dei remi che si<br />
immergevano nell'acqua e il suo respiro. Uno sguardo da sopra una<br />
spalla gli rivelò solo un tunnel scuro interminabile, e l'acqua che si<br />
assottigliava fino a divenire in lontananza un nastro sottile. Le pareti<br />
erano grigie e umide, e si incurvavano ad arco sopra la sua testa. Se<br />
avesse steso un braccio, le punte delle dita ne avrebbero sfiorato la<br />
superficie.<br />
Tutto intorno a loro un suono sibilante si sollevò e crebbe<br />
echeggiando contro le pareti. L'uomo a prua smise di remare,<br />
fremendo per la tensione. Sulla sinistra le acque si agitarono e, con uno<br />
sciabordio, la testa di un rettile ruppe la superficie per poi scomparire<br />
di nuovo negli abissi.<br />
«I serpenti hanno un qualche significato particolare?» si informò<br />
Lokan, osservando le increspature dell'acqua che si dissolvevano.<br />
Nessuno dei due uomini rispose. Per quanto riguardava le guide,<br />
non le avrebbe di certo consigliate al suo successore.<br />
I rematori immersero di nuovo i remi. La barca si mosse sulla<br />
superficie dell'acqua liscia color ossidiana, ma poi qualcosa - un suono,<br />
il guizzo di un movimento - gli fece sollevare lo sguardo. Si raggelò,<br />
l'attenzione rapita da ciò che gli stava davanti: un'imponente apertura<br />
quadrata, decorata in blu e oro e contornata da segnali. Era ancora<br />
troppo lontano per leggere che cosa dicevano, ma sospettò che si<br />
trattasse di avvertimenti.<br />
Come un sol uomo, i due rematori cessarono di vogare e la barca<br />
restò immobile. Il fiume era completamente calmo, non c'era alcuna<br />
corrente che li trasportasse.
La parete rocciosa che circondava le fauci spalancate dell'ingresso<br />
era contorta e scanalata, e sembrava scorrere in un'onda increspata,<br />
come se della lava si fosse riversata sulla parete e vi si fosse solidificata<br />
sopra.<br />
«Dite il nome» lo invitò l'uomo alle sue spalle.<br />
Nell'acqua Lokan intravide dei bagliori di scaglie e di occhi a fessura.<br />
«Ditelo.» Nel tono di voce, impellenza e terrore.<br />
«Che nome?» Lokan non aveva idea di che cosa si aspettavano che<br />
dicesse. E prima che potesse chiedere altre spiegazioni, la lava si mosse,<br />
increspandosi e sollevandosi tutt'intorno al cancello.<br />
Si irrigidì. No, non lava.<br />
Serpenti.<br />
E ciascuno di loro lo stava puntando con lo sguardo.
4<br />
Per loro lui aveva decretato un luogo, la Montagna Nascosta,<br />
Detroit, Michigan, oggi<br />
che consumava uomini e dei...<br />
Libro egizio dei cancelli<br />
Il cuore martellava contro le costole di Bryn. La paura la paralizzava<br />
e non poteva permetterlo. Doveva mantenere la mente fredda.<br />
Doveva portare in salvo Dana. E nonostante tutto quel suo ripetersi di<br />
essere più furba degli altri. quello era il momento di...<br />
«Corri!» ordinò, rafforzando la presa sulla figlia e trasformando in<br />
azione il proprio comando.<br />
Gli arbusti le ghermirono e Dana lanciò un grido quando uno le si<br />
impigliò nella giacca, tirandola bruscamente. Bryn afferrò il tessuto e<br />
lo strattonò. Ma non mollava.<br />
Con il panico che le attanagliava la gola, tirò con maggior forza. Si<br />
sentì uno strappo secco e si ritrovarono libere, con i piedi che<br />
pestavano impazziti contro il terreno indurito dal freddo della notte e<br />
con l'odore umido della terra che si sollevava a ogni loro passo.<br />
Non udiva rumori dietro di loro e ciò era peggio che sentirli.<br />
Chiunque fosse... voleva giocare con loro come un subdolo predatore<br />
che coglieva la propria preda all'improvviso.<br />
Dovevano raggiungere la zona industriale, poi il carrozziere, quindi<br />
la seconda macchina che, dietro pagamento, era tenuta in serbo per<br />
lei. E dovevano sbarazzarsi degli inseguitori prima che giungessero lì,<br />
perché anche un veicolo veloce non garantiva di sfuggire a quelli che<br />
davano loro la caccia. Alcuni soprannaturali erano più svelti delle<br />
auto.
Non le rimaneva che una sola opzione.<br />
E le avrebbe fatto un male da morire.<br />
Concentrandosi, strinse i denti contro il dolore mentre si liberava<br />
con uno strappo di una parte della propria anima dividendo se stessa<br />
in due parti. Mantenne metà della propria forza vitale legata al<br />
proprio corpo, disseminando il resto in un velo che si adagiò come un<br />
enorme ombrello sopra il proprio involucro mortale e sopra il corpo<br />
prezioso di sua figlia.<br />
Quella era la sua eredità. Quello era il suo potere. Lei era una guida.<br />
Era in grado di lasciare il corpo a propria discrezione, a quanto pareva<br />
per fungere da guida ai morti. Però ci si aspettava che la sua anima<br />
rimanesse intatta. E invece lei stava infrangendo ogni legge e ogni<br />
regola di natura fendendo in due parti un'entità che non era nata per<br />
essere divisa. Per Dana lo faceva. Per Dana avrebbe fatto qualsiasi<br />
cosa.<br />
Ansimando per il dolore straziante più che per il fiato corto,<br />
continuò a correre, tenendo stretta intorno a loro quella bolla che era<br />
una parte della sua anima, a mo' di copertura e di scudo.<br />
In quel modo era avvantaggiata. Chiunque ci fosse là fuori, si stava<br />
aspettando una coppia madre-figlia. Di certo non si attendevano Bryn.<br />
Le sue doti potevano sì essere di ben poco aiuto in una battaglia per il<br />
tutto per tutto, ma erano perfette per le manovre furtive.<br />
Mano nella mano, piegarono per il prato verso il sentiero di ghiaia<br />
che si estendeva davanti ai loro occhi, simile a un nastro chiaro. Bryn<br />
trascinò Dana verso gli alberi. Lì potevano nascondersi: si erano<br />
esercitate e conoscevano il luogo, quelli che le cercavano no.<br />
Però i loro inseguitori erano dotati di vista e udito soprannaturali<br />
e...<br />
No. Doveva sforzarsi di essere ottimista, non importava quanto<br />
sottile e consunta fosse diventata la sua speranza.<br />
Si mise al riparo dietro un albero enorme, dal tronco spesso.<br />
Boccheggiando, schiacciò la schiena contro la corteccia dura e ruvida.<br />
Si chinò, avvolse la figlia tra le braccia perlustrando l'area. Valutò il<br />
buio e le loro possibilità. Niente di buono. Niente affatto di buono.
Però non del tutto terribile. Una possibilità l'avevano.<br />
«Ho paura» sussurrò Dana, parole che dilaniarono il cuore di Bryn<br />
come artigli.<br />
Dunque il suo stratagemma aveva fallito: la piccola sapeva che non<br />
si trattava di una corsa per finta.<br />
Non poté che rivolgerle un cenno di assenso e stamparle un bacio<br />
sulla fronte prima di sporgersi a controllare il perimetro ancora una<br />
volta. La vibrazione soprannaturale che aveva percepito prima non<br />
era più forte e nemmeno più vicina. Non importava. Non poteva<br />
fidarsi. Non poteva fidarsi di niente.<br />
Accidenti a Lokan. Accidenti a lui e al suo insistere a volere fare<br />
parte della vita della figlia. Accidenti alla sua morte che l'aveva lasciata<br />
sola a protezione della bambina. Lei era una guida, non un guerriero.<br />
Tuttavia, per Dana, lo sarebbe diventata. Un guerriero. Ebbene sì,<br />
sarebbe diventata qualunque cosa.<br />
«Non ci stiamo esercitando, vero, mamma?»<br />
Bryn aprì la bocca, pronta a mentire. Poi cambiò idea. «Ma<br />
abbiamo un buon vantaggio alla partenza» bisbigliò decisa. «E tu sai<br />
correre più veloce del vento. Nessuno riuscirà a prenderti.»<br />
Appoggiandole le labbra contro l'orecchio, le mormorò: «Te lo ricordi<br />
il numero?».<br />
La piccola annuì.<br />
Le aveva inculcato in testa che, se mai le avessero separate, se mai si<br />
fosse ritrovata sola e spaventata, avrebbe dovuto chiamare la donna<br />
che era andata a prenderla la volta precedente.<br />
Settimane prima, aveva eseguito le istruzioni di Lokan e aveva<br />
telefonato alla Guardia Asetiana. Loro le avevano inviato una donna -<br />
un soldato. Il suo nome era Roxy Tarn, e aveva ritrovato Dana e<br />
l'aveva riportata a casa.<br />
Sebbene a malapena la conoscesse, Bryn era convinta che Roxy<br />
sarebbe stata disposta a rientrare in scena e a salvare Dana di nuovo, se<br />
ce ne fosse stato bisogno, e non solo perché si trattava del compito<br />
assegnatole. Era chiaro che qualcosa le aveva unite.<br />
Quando Bryn aveva chiesto a Roxy della notte in cui aveva
iportato la bambina a casa, lei aveva scrollato le spalle bofonchiando<br />
di sapere tutto degli aspetti più orribili della vita.<br />
Lei non aveva insistito con altre domande, ma dalla frase aveva<br />
intuito che la sua infanzia doveva essere stata difficile e che la ragazza<br />
comprendeva intimamente quanto per Dana fossero stati duri i<br />
momenti della morte di Lokan e del sequestro. Tuttavia, per quanto a<br />
Bryn Roxy piacesse e la rispettasse, non aveva osato confidarle la<br />
verità. Così le si era presentata nella sua veste puramente umana, da<br />
ragazza svampita, perché lasciare che sospettasse che lei fosse qualcosa<br />
di diverso da un essere umano era troppo pericoloso.<br />
«Non lasciarmi.» Il tono di Dana era fiero e nervoso allo stesso<br />
tempo.<br />
«Non ti lascerò, tesoro. È solo una precauzione. Tu chiami Roxy se<br />
hai bisogno di lei. Nessun altro. Solo Roxy.» Perché, per quanto fosse<br />
difficile fidarsi di una donna incontrata una volta sola, Bryn sapeva che<br />
non avevano altra scelta. Non c'era nessun altro.<br />
Lokan l'aveva messo bene in chiaro nel corso della sua ultima,<br />
tesissima telefonata. Molto tempo prima le aveva dato dei numeri di<br />
emergenza e l'ordine di chiamare i suoi fratelli, se mai avesse avuto<br />
bisogno di aiuto e lui fosse stato irraggiungibile. Ma non aveva mai<br />
portato i fratelli a conoscere Dana e non aveva mai portato Dana a<br />
conoscere gli zii. Bryn aveva sempre avuto l'impressione che preferisse<br />
tenere la bambina separata dal resto della sua vita e a lei la cosa era<br />
andata bene.<br />
Poi, prima di morire, nel corso della sua ultima telefonata, quella in<br />
cui le aveva rivelato che Dana era in pericolo, quella che Bryn<br />
rimpiangeva di non poter rivivere solo per dirgli... Be', non aveva<br />
importanza ciò che avrebbe potuto dirgli. Ciò che contavano erano<br />
l'improvviso voltafaccia di Lokan e il suo insistere nel dirle di non<br />
chiamare i fratelli. Le aveva intimato di non fidarsi di loro. Di non<br />
fidarsi di nessuno che avesse fatto parte della vita che gli era<br />
appartenuta. Di chiamare solo il numero che le aveva dato - quello<br />
della Guardia di Aset.<br />
Strano che alla fine lui sentisse di potersi fidare solamente di coloro<br />
che erano nemiche della sua stirpe.
Ma gli aveva creduto. Gli credeva anche in quel momento,<br />
nonostante le sue istruzioni fossero state intrise di menzogne. Persino<br />
in punto di morte, Lokan non aveva mai ammesso con lei di essere un<br />
soprannaturale. Aveva accennato al fatto che la Guardia Asetiana era<br />
una mafia rivale e Bryn l'aveva lasciato restare fermo sulle proprie<br />
posizioni, perché dal suo tono di voce febbrile aveva compreso che<br />
non era quello il momento per parlarsi con il cuore in mano e per<br />
confidarsi verità taciute.<br />
Lei aveva telefonato e agito esattamente come lui le aveva ordinato<br />
di fare, senza mai menzionare il suo nome oppure il proprio rapporto<br />
con lui, limitandosi a implorare aiuto per la figlia scomparsa e<br />
invocando il nome di Aset. Aveva funzionato. Roxy Tarn le aveva<br />
aiutate, ma in seguito anche lei era diventata paranoica e diffidente e<br />
le aveva intimato di non fidarsi di nessun altro.<br />
Bryn si rammaricava di non poter fare affidamento solo su se stessa.<br />
Desiderava solo che lei e Dana potessero semplicemente dileguarsi tra<br />
la folla.<br />
Ma i suoi desideri non valevano un accidente e contare su degli<br />
estranei costituiva un'opzione molto più positiva che non dover<br />
chiedere aiuto alla sua stessa gente. In quel caso il prezzo sarebbe stato<br />
troppo elevato, inaccettabile.<br />
«Solo Roxy» ribadì.<br />
Dana emise un singhiozzo sommesso e annuì.<br />
A quel suono il cuore di Bryn si spezzò.<br />
Il dolore provocato dal mantenere divisa la propria forza vitale si<br />
stava intensificando. Bryn per poco non si piegò in due quando si<br />
infranse su di lei come un'onda impetuosa. Il trucco consisteva nel<br />
cavalcare la sofferenza, lasciandole fare ciò che voleva senza opporsi a<br />
essa. Facile in linea di principio, in pratica non tanto.<br />
Intorno a lei la percezione dell'energia soprannaturale crebbe,<br />
gonfiandosi. Più vicini. Erano più vicini. Non poteva dire chi - o, con<br />
precisione, che cosa - fossero. Le sue doti soprannaturali non erano<br />
tanto estese. Sapeva soltanto che non erano umani e ciò li rendeva<br />
pericolosi.<br />
«Dobbiamo muoverci» sussurrò, divorata dal panico mescolato al
dolore, che si alimentavano reciprocamente.<br />
Le dita di Dana si strinsero convulse sulle sue, ma la piccola annuì,<br />
calma e coraggiosa, come una bambina di sei anni non sarebbe mai<br />
dovuta essere.<br />
«Ora.» Serrandole la mano, Bryn scattò e la piccola la seguì.<br />
Si accovacciarono tra i cespugli, costeggiando la parte più scura del<br />
bosco.<br />
Bryn costrinse la propria anima a frammentarsi ulteriormente e il<br />
dolore divenne più forte. Era come una lama nel ventre, una sega che<br />
le tagliava le membra, ma obbligò la bolla protettiva a modellarsi<br />
intorno a loro.<br />
Più intensa, più vicina, l'elettricità che scintillava nell'aria le inseguì,<br />
assillante.<br />
Con un grido Dana inciampò.<br />
Bryn la sollevò tra le braccia e corse con la piccola stretta con<br />
delicatezza al petto, il respiro affannato, il cuore a martello come un<br />
pistone.<br />
Sulla sua sinistra scorse una luce tra gli alberi e il luccichio delle auto<br />
nel parcheggio che terminava nei pressi del sentiero.<br />
C'erano quasi. Non doveva che raggiungere la collina, la siepe,<br />
attraversarla e poi arrivare al parcheggio della carrozzeria. La<br />
macchina era nell'angolo a nord-est, vicino all'uscita sul retro. Le<br />
braccia le si tesero intorno a Dana, aggrappata a lei come una<br />
scimmietta, le dita strette nel tessuto della sua maglietta.<br />
Poteva farcela. Doveva farcela.<br />
Se gli inseguitori erano demoni, l'anello di sale che aveva seppellito<br />
intorno al parcheggio li avrebbe rallentati appena lei lo avesse<br />
invocato con il proprio sangue. Il problema era che, se non si trattava<br />
di demoni, il sale non sarebbe servito a un bel niente.<br />
Raggiunse la collina con una corsa disperata, l'erba scivolosa sotto i<br />
piedi. Cadde pesantemente con un grido, torcendosi per proteggere<br />
Dana e assorbendo il colpo della caduta sulla spalla e sul fianco. A<br />
dolore si aggiunse dolore. Per poco non perse la concentrazione, per<br />
un pelo non perse il controllo sulla propria anima. Un solo istante e
l'avrebbe spedita a esplodere nella notte per poi con uno schianto<br />
farla rientrare nel proprio corpo.<br />
Con impazienza tentò di raddrizzarsi, ma il peso della figlia e l'erba<br />
sdrucciolevole la ostacolarono. Rinunciando all'idea, si spinse su con i<br />
calcagni, raspando e scivolando giù sul sedere per la collina ricoperta<br />
d'erba umida.<br />
Tra la violenza della caduta e lo strazio di doversi tenere in due<br />
parti divise, il fisico non era che un unico e continuo urlo di dolore.<br />
Non poteva continuare. Non poteva...<br />
Ansimando, sciolse la presa. La sua anima pulsò in avanti quindi le si<br />
riversò contro come un elastico, investendola bruscamente, di scatto.<br />
La loro protezione era andata. Doveva muoversi.<br />
Tentò di nuovo di sollevarsi e ce la fece per metà. Subito dopo<br />
inciampò e rotolò fermandosi solo quando urtò con il fianco contro<br />
un paio di piedi rivestiti da stivali da motociclista.<br />
In quell'istante comprese di avere scaricato la colpa sulle spalle<br />
sbagliate: non stavano inseguendo Dana perché era figlia di Lokan, ma<br />
perché era figlia sua.
Inferi<br />
A dozzine di strati, i serpenti formavano una massa che si<br />
contorceva sibilando e circondava il primo cancello riversandosi sui<br />
suoi lati. Ormai il sibilo li attorniava completamente, echeggiando<br />
nelle pareti cavernose e facendo agitare nervosamente le guide sulla<br />
poppa e sulla prua della barca.<br />
Quella davanti volse la testa e guardò Lokan da sopra una spalla.<br />
Aveva occhi bianchi lisci come marmo. «Dobbiamo tornare indietro.»<br />
«Non se ne parla.» Per lui, il ritorno significava un luogo ben<br />
peggiore di quello. «Dobbiamo andare avanti» insistette Lokan e,<br />
quando l'uomo si limitò a fissarlo, gli strappò il remo di mano, abbassò<br />
un ginocchio e immerse lui stesso la pala nell'acqua. Quello era il<br />
primo cancello, il primo passo per trovare la strada che conduceva<br />
sulla Terra.<br />
L'eccitazione gli fremette nelle vene unita a una forte dose di<br />
apprensione. Non aveva alcun problema con i rettili, ma quelli erano<br />
particolari. I serpenti potevano anche essere sacri. Negli Inferi<br />
esistevano sia dei-serpenti sia demoni-serpenti e Lokan non aveva<br />
alcun dubbio sulla natura di quelli che aveva davanti.<br />
Un serpente grosso come il suo braccio si lasciò cadere dall'alto del<br />
cancello e affondò nell'acqua. Sotto la superficie ci fu uno sferzare<br />
selvaggio e un rettile molto più grande risalì verso l'alto a bocca<br />
aperta.<br />
Inghiottì quello più piccolo in un boccone.<br />
Biascicando parole e scongiuri sottovoce, il rematore a poppa iniziò<br />
a vogare all'indietro, ad allontanare la barca dai serpenti che si<br />
avvinghiavano alla pietra strisciando giù dai lati del cancello.<br />
«Tienila ferma!» ordinò Lokan in tono piatto e tranquillo. «Il panico<br />
non ci sarà di alcun aiuto.»<br />
«Voi dovete parlare, altrimenti dobbiamo tornare indietro.»<br />
«Parlare? Bene. Volete che io faccia un nome. Quale nome?»<br />
Si trovavano ormai quasi completamente al di sotto del groviglio di
serpenti che si contorceva ingrossandosi sopra di loro e sui lati.<br />
Questione ancora solo di attimi e la punta a canne ricurve della prua<br />
sarebbe entrata nell'oscurità color ossidiana del cancello.<br />
Un serpente si lasciò cadere, e poi un altro. E infine un terzo che<br />
sbatté contro la prora e ci rimase appeso, le scaglie che luccicavano<br />
nella luce soffusa. Aveva un corpo grosso come una coscia di Lokan.<br />
«Lo dovete fare adesso!» gridò l'uomo dietro di lui.<br />
«Fare che cosa?» Gli lanciò uno sguardo da sopra una spalla mentre<br />
si sporgeva in avanti e, servendosi della pala, cercava di allontanare<br />
l'animale dalla prua.<br />
Il secondo rematore si precipitò verso di lui, il respiro affannato e il<br />
corpo ricoperto da uno strato lucente di sudore. «Provate di essere<br />
colui che è puro, che è magico, colui che merita di passare. Altrimenti<br />
tutto è perduto.»<br />
Lokan nutriva seri dubbi sull'essere puro e meritevole.<br />
«Pronunciate il nome segreto, dovete dirlo!» insistette l'uomo alle<br />
sue spalle in tono teso e impaurito.<br />
Entrambi i rematori avevano ormai cessato di vogare e la barca<br />
stava lì, sul punto di attraversare il cancello. Ma non c'erano correnti a<br />
spingerla in avanti.<br />
I serpenti iniziarono a cadere a pioggia, ciascuno più grande del<br />
precedente.<br />
«Lo direi, se lo sapessi» rispose Lokan, togliendo un altro rettile dalla<br />
barca con la punta del remo. «Perché non lo dice uno di voi? Non siete<br />
voi a dovermi fare da guida?» Fece passare lo sguardo dall'uno<br />
all'altro. L'uomo davanti si era rannicchiato a palla, lamentandosi tra i<br />
singhiozzi, e non era di nessuna utilità. L'altro alle sue spalle si limitava<br />
a fissarlo con occhi bianchi e opachi, l'espressione decisa.<br />
«Noi non siamo guide, siamo solo dei rematori.» Scagliò le braccia<br />
verso l'alto e si rannicchiò subito dopo mentre un serpente enorme gli<br />
cadeva addosso.<br />
Solo dei rematori. Cazzo. Lokan girò il remo e se ne servì come<br />
mazza per colpire il serpente. «Potevate anche dirlo subito.»<br />
Un senso di disagio si insinuò in lui. La fiducia in se stesso che
possedeva prima che Sutekh lo uccidesse era soltanto un ricordo.<br />
Aveva osato avventurarsi al cancello solo perché aveva creduto che le<br />
sue guide potessero farglielo attraversare. Ma non potevano. E lui<br />
nemmeno.<br />
E ciò non lasciava nessuno di loro in una posizione buona.<br />
Il serpente che aveva sbattuto via colpì l'acqua con un gran tonfo.<br />
Sotto di loro si mosse un'ombra. A una velocità incredibile un serpente<br />
più grosso emerse rompendo la superficie dell'acqua, la testa pari a un<br />
buon terzo della barca. Si slogò l'articolazione e inghiottì l'altro rettile<br />
per intero.<br />
Sul suo lungo corpo, due rigonfiamenti indicavano il punto che<br />
ospitava i resti in digestione delle sue prede.<br />
La scena era eccessivamente familiare per essere di conforto.<br />
Proprio come quel serpente, anche Sutekh si slogava l'articolazione<br />
della mascella quando inghiottiva anime intere.<br />
Per la preda di Sutekh significava l'annientamento, nessuna<br />
possibilità di rinascita, una vera e propria fine.<br />
A Lokan non piaceva l'idea che quel destino potesse essere anche il<br />
suo, se fosse finito a fare da pasto a un serpente.<br />
Non avrebbe mai più rivisto Dana né i suoi fratelli.<br />
Né Bryn.<br />
L'aver incluso il suo nome nell'elenco lo sorprese. Non era quello<br />
però il momento di rimuginare sul motivo.<br />
Sotto la superficie scura dell'acqua si mosse un'altra ombra, che<br />
sollevò la prua della barca e poi la lasciò ricadere, e mandò un geyser<br />
di acqua a innaffiare il cancello e la brulicante massa di serpenti che si<br />
contorceva.<br />
Lokan si afferrò al lato dell'imbarcazione per cercare di mantenere<br />
l'equilibrio, fino a quando la barca non fu di nuovo stabile.<br />
Vide all'improvviso un altro serpente cadere dentro e scivolare<br />
verso di lui scoprendo i denti coperti di veleno. Tentò di scaraventarlo<br />
in acqua con la punta del remo e, quando l'animale la evitò e balzò su<br />
di lui, mancandolo per un pelo, si tuffò, lo prese con una mano alla<br />
base della testa - una testa così grande che non sarebbe stato in grado
di circondarla con due mani - e con l'altra a metà del corpo, scansando<br />
per poco i lunghi denti. Lottò e riuscì a buttarlo fuori, e si ritrovò<br />
madido di sudore e con il respiro affannato.<br />
Lanciò uno sguardo all'uomo a poppa. Non c'era da aspettarsi un<br />
aiuto: il tipo era rimasto impietrito, bianco come un cencio, gli occhi<br />
sbarrati a fissare il fiume.<br />
Un nome. Gli serviva un dannatissimo nome per oltrepassare<br />
quello stramaledetto cancello.<br />
«Osiride!» ruggì e poi ancora più forte: «Osiride!». Era quello il<br />
nome. Ma, considerata la mancanza di reazioni, doveva essere<br />
sbagliato.<br />
I serpenti riempivano ormai l'ingresso, formando con i loro corpi<br />
una barriera che si sollevava contorcendosi. Non c'era quasi più<br />
spazio. Ancora un istante e l'apertura sarebbe stata troppo piccola.<br />
E che diavolo sarebbe successo se la barca non fosse riuscita a<br />
passare? Sarebbe stato quello il suo nuovo purgatorio? Sarebbe<br />
rimasto a galla su quella parte del fiume, intrappolato in quel posto<br />
fino alla fine dei tempi?<br />
La possibilità lo raggelò. C'era già passato. L'aveva già<br />
sperimentato. Rifarlo non era una prospettiva attraente.<br />
Acqua e aria gli si schiantarono sulla pelle mentre il serpente si<br />
ergeva dall'acqua e strappava via il rematore dalla poppa. L'urlo<br />
dell'uomo echeggiò e si amplificò nella caverna di pietra. Sangue,<br />
caldo e denso, spruzzò il volto, le braccia e il torace di Lokan.<br />
E poi non restò che il silenzio.<br />
Ecco qua. Ecco che cosa gli sarebbe successo se non fossero riusciti a<br />
passare.<br />
«Indietro!» ringhiò al compagno rimasto, afferrando il remo e<br />
immergendolo nell'acqua.<br />
Non ebbe bisogno di impartire l'ordine una seconda volta. Mentre<br />
remava all'indietro con colpi forti e decisi, sentiva l'uomo alle sue<br />
spalle fare la stessa cosa.<br />
Lokan non sapeva un cazzo di niente dei Dodici Cancelli, ma<br />
sembrava proprio che, oltre a uno spirito puro e alle conoscenze di
magia, per passare gli servisse anche il nome di un serpente, almeno<br />
per quel primo cancello.<br />
L'unico che gli venne in mente non avrebbe funzionato. Senza<br />
crederci, tentò ugualmente. «Apophis!» ringhiò e, quando non<br />
accadde nulla, riprovò con la versione diversa dello stesso nome,<br />
ignorando il grido strozzato per l'orrore che gli giunse alle spalle.<br />
«Apep!»<br />
Bel tentativo. Ma niente da fare.<br />
Alle sue parole i serpenti divennero ancora più irrequieti e l'acqua<br />
sotto la barca ribollì turbolenta.<br />
«Non ditelo!» lo implorò l'uomo. «Se pronunciate il suo nome, lo<br />
chiamerete, e tutto sarà perduto.»<br />
Chiamare Apophis. Non era una grande idea. Se Sutekh era il<br />
signore Supremo del Caos e del Male degli Inferi, Apophis gli era sotto<br />
di un solo scalino sulla scala delle divinità più malvagie. O meglio,<br />
Apophis si meritava una scala tutta sua. Sutekh, perlomeno, aveva dei<br />
motivi per ciò che faceva, a prescindere da quanto vili e oscuri<br />
potessero essere. E le sue azioni creavano un equilibrio di poteri negli<br />
Inferi.<br />
Ma Apophis era privo di qualsiasi logica o motivazione. Era il male,<br />
la deificazione dell'oscurità. Non conosceva motivi. Non aveva né<br />
amici né alleati. Cercava solo la distruzione di tutto e il ritorno a ciò<br />
che lo aveva generato: il caos. Solo il caos assoluto e completo.<br />
Se Sutekh traeva profitto dal caos, ne godeva, lo ricercava per il<br />
proprio piacere, Apophis non conosceva godimento. Sperimentava<br />
solo un bisogno impulsivo.<br />
Mettendocela tutta, Lokan affondò la pala nell'acqua nel tentativo<br />
di invertire il corso della barca. Senza quel nome, non sarebbero<br />
passati, era evidente.<br />
I serpenti si erano moltiplicati e ormai oscuravano quasi<br />
completamente l'ingresso. Niente più cancello. Solo serpenti. Crossi e<br />
contorti, dalle scaglie che rilucevano nero-verdastre alla luce fioca e<br />
dai denti che grondavano veleno.<br />
La barca ondeggiò oscillando, rovesciandosi quasi completamente
su un lato. Lokan spalancò in aria le braccia, lottando per restare in<br />
equilibrio.<br />
Perse e cadde malamente sulle ginocchia, serrando i pugni sui fasci<br />
di canne che formavano il bordo.<br />
L'uomo dietro di lui urlò. Un grido breve e acuto, bruscamente<br />
interrotto. Afferratosi al bordo della barca, Lokan si voltò su un fianco<br />
giusto in tempo per vedere le gambe dell'uomo scomparire nella gola<br />
dell'enorme serpente. Non restò che il torace, gli occhi bianchi fissi a<br />
guardare il soffitto cavernoso.<br />
Ci fu un tonfo sordo contro lo scafo seguito subito da un secondo.<br />
La barca si rovesciò e Lokan si ritrovò nel fiume, talmente freddo che<br />
gli sembrò di essere immerso nell'azoto liquido.<br />
La sensazione gli ricordò un altro fiume gelido, un treno e una<br />
giornata in cui era stato sicurissimo che non sarebbe mai potuto<br />
morire. Ricordò di essersi chiesto quanto duramente avrebbe mai<br />
lottato per restare in vita.<br />
Alla fine invece non aveva lottato affatto, non quando era stata la<br />
vita di sua figlia a essere in gioco. La notte in cui Sutekh e quei suoi<br />
seguaci gli si erano scagliati contro, lui aveva permesso loro di<br />
ucciderlo per poter salvare Dana.<br />
Quel giorno, invece, avrebbe lottato. Con tutto se stesso avrebbe<br />
lottato per quanto duro sarebbe stato riportare a galla la volontà di<br />
credere di poter vincere. Perché doveva tornare da Dana, doveva<br />
tenerla al sicuro. Doveva avvertire i suoi fratelli.<br />
Qualcosa gli sfiorò una gamba, uno scivolare lungo e liscio,<br />
interminabile. Il serpente gli si avvolse intorno al corpo e lo tirò sotto.<br />
Lokan lottò dibattendosi, mentre le spire gli si stringevano addosso<br />
sempre più serrate.<br />
Nel cuore gli si incendiò la rabbia, come un tizzone scuro. Quel<br />
serpente stava tentando di rubargli la sua vendetta. Attingendo a<br />
riserve di energia che non avrebbe mai immaginato di possedere, si<br />
dibatté opponendosi alle spire sempre più serrate, liberando prima<br />
una mano, poi l'altra, e incidendo la carne del rettile con le unghie,<br />
lasciandoci delle scanalature profonde. Per un istante credette di avere<br />
vinto. Poi l'acqua gli si richiuse sopra la testa e lui avrebbe giurato di
vedere Bryn, con i capelli che le fluttuavano intorno al viso, che gli<br />
tendeva le braccia.
5<br />
... magnificate il dio maggiore sul minore tra gli dei che sono nel<br />
Duat, per mettere i morti benedetti sui loro troni e i dannati nel luogo<br />
al quale sono stati condannati dal giudizio e per distruggere i loro<br />
corpi per mezzo di una morte malvagia.<br />
Detroit, Michigan, oggi<br />
Libro egizio dei cancelli<br />
Il cuore impazzito, Bryn si distese sull'erba ai piedi della collina.<br />
Rotolò e si mise carponi, nascondendo Dana sotto il proprio corpo,<br />
pronta a graffiare, a mordere, a scalciare... a fare qualsiasi cosa per<br />
proteggere la propria bambina. Nessuno gliel'avrebbe portata via.<br />
Sollevò lo sguardo, oltrepassando gli stivali neri da motociclista<br />
dalle grosse suole, i jeans sbiaditi, la giacca di pelle nera consumata le<br />
cui fibbie argentate luccicavano alla luce della luna. Sapeva ciò che<br />
avrebbe visto ancor prima di raggiungere il volto bello e deciso. «Jack»<br />
mormorò.<br />
Occhi azzurro chiaro dal bordo più scuro ricambiarono l'occhiata.<br />
«Ne è passato di tempo, Brynja.» La voce così familiare da far male<br />
le riportò alla mente un mare di ricordi. Alcuni belli. Altri... be', non<br />
tanto.<br />
Rifiutandosi di restare distesa a terra con lui che incombeva, si<br />
sollevò tirando su anche Dana. Doveva scappare. Doveva far scappare<br />
Dana. I pensieri aumentarono vertiginosamente, passando da un'idea<br />
all'altra, scartandole tutte ed esaminando la successiva.<br />
«E tu che ci fai qui?» gli chiese con voce roca.<br />
Lui lanciò uno sguardo alla bambina che le si rannicchiò contro,<br />
stringendole entrambe le braccia intorno alla coscia.
Che razza di domanda stupida. Jack era lì per lei. Peggio. Era lì<br />
anche per sua figlia.<br />
«Devi venire con me.» Non era una richiesta. Non c'era da<br />
sorprendersi. Non lo era mai. Con Jack non esisteva che un modo: il<br />
suo. Diceva alla gente che cosa doveva fare e si aspettava che<br />
ubbidisse. Non chiedeva mai.<br />
Non aveva l'abitudine di offrire nemmeno un'illusione di una<br />
possibilità di scelta.<br />
«Devo proprio rifiutare il tuo gentile invito.» Bryn accarezzò con<br />
una mano i capelli di Dana, tenendo l'altra allacciata intorno alla spalla<br />
della figlia. L'istinto le urlava di correre, di nascondersi. Ma, se lei<br />
avesse ceduto a quell'impulso, Jack le avrebbe raggiunte e catturate.<br />
Doveva usare la testa, la logica, come le aveva insegnato Lokan. Se<br />
permetteva che il panico prendesse il sopravvento, erano perdute.<br />
Cercò nel profondo di se stessa e chiamò a raccolta il resto del<br />
potere che aveva quasi esaurito. Doveva solo escogitare un modo<br />
efficace di utilizzarlo. Il trucco che aveva già usato, quello di fendere la<br />
propria anima in due parti per nascondersi a cielo aperto, non avrebbe<br />
funzionato una seconda volta. Jack se lo sarebbe aspettato. E poi le<br />
sue riserve erano talmente scarne che dubitava di riuscirci di nuovo.<br />
Il suo potere sprizzò scintillando lungo gli arti, formando una luce<br />
spettrale lì, tra le ombre scure degli alberi.<br />
Jack arcuò un sopracciglio per la frazione di un millimetro. «Non<br />
ricordavo che disponessi di un trucchetto del genere.»<br />
Perché all'epoca non lo aveva. L'ultima volta che lo aveva visto,<br />
non era stata nemmeno lontanamente tanto forte quanto in quel<br />
momento.<br />
«Sono diversa» ammise, il tono calmo nonostante l'angoscia affilata<br />
che la divorava e le attanagliava lo stomaco in una morsa. Lo era, ma<br />
non a sufficienza. Non era abbastanza potente. La sua unica<br />
consolazione era che lui non aveva modo di saperlo. E anche se lo<br />
avesse sospettato, non ne avrebbe avuto la prova. Non era il tipo da<br />
correre dei rischi per un forse.<br />
«Pax.» Pace. Lui le tese le mani, a palmi in avanti. «Parliamo prima,<br />
Bryn. Parliamo e basta.»
«Ti aspetti che io mi fidi di te?»<br />
La testa di Jack ebbe uno scatto all'indietro, come se la domanda<br />
avesse avuto su di lui l'effetto di uno schiaffo. «Ti do la mia parola che,<br />
se dopo aver ascoltato tutto ciò che ho da dirti, vorrai ancora<br />
andartene, ti lascerò andare.»<br />
La sua parola. Di tutti loro, Jack era quello che si atteneva alla<br />
lettera a ogni accordo che stipulava. Il trucco consisteva nell'accertarsi<br />
che l'accordo non contenesse scappatoie.<br />
Era un vero maestro e lei non poteva tenergli testa. Non c'era mai<br />
riuscita.<br />
Quella considerazione era come un brutto alberello contorto che le<br />
germogliava nel cuore. Lo ricacciò nella crepa scura dalla quale era<br />
spuntato. Dana aveva bisogno che lei fosse forte e quindi lo sarebbe<br />
stata. Avrebbe lasciato la valigia del passato a marcire nel cassonetto<br />
nel quale l'aveva scagliata sette anni prima, quando si era lasciata alle<br />
spalle Jack e gli altri.<br />
«Vediamo di riformulare la cosa.» Si costrinse a restare calma, a<br />
mantenere un tono pacato e a non tradire minimamente la propria<br />
disperazione. Dana le prese la mano, le piccole dita si aggrapparono<br />
alle sue e lei diede una breve stretta rassicurante. «Dunque l'accordo è<br />
questo, Jack. Una volta che avrai finito di parlare, Dana e io saremo<br />
libere di andarcene e tu non farai nulla per ostacolarmi.» Trasse un<br />
respiro misurato, quindi si corresse: «Per ostacolarci. Non farai niente<br />
per metterci i bastoni tra le ruote. Non ci seguirai né manderai nessun<br />
altro a farlo. Tu e tutti quelli che stanno con te: voi non mi darete la<br />
caccia. E non darete la caccia a mia figlia. Mai».<br />
Lui annuì lentamente, con un'espressione assolutamente<br />
impassibile, e occhi calcolatori.<br />
Tuttavia un cenno d'assenso a Bryn non bastava. «Dillo. Ripeti i<br />
termini dell'accordo e dammi la tua parola.»<br />
«lo parlo, tu mi ascolti. Se dopo te ne vuoi andare, io ti lascerò<br />
andare.» Abbassò il mento in direzione di Dana e la sua espressione si<br />
addolcì per un istante. «E lei con te. Non vi verrò dietro.»<br />
Bryn non aveva intenzione di lasciarsi intenerire da quel tono<br />
smorzato. «E non ordinerai a nessun altro né permetterai a nessun
altro di venirmi dietro, di venirci dietro. Né adesso né in futuro.»<br />
Un angolo della sua bocca svolazzò verso l'alto. «Quindi non solo<br />
devo accettare di non seguirti e di non metterti nessuno alle calcagna,<br />
ma vuoi anche che io fermi chiunque cerchi di darti la caccia.»<br />
«Bel sunto, Jack.»<br />
«lo però non sono sicuro che tu sia nella posizione di avanzare<br />
richieste simili.»<br />
Bryn si rifiutò di tradire qualsiasi reazione. Si limitò a stringere di<br />
nuovo la mano di Dana, leggermente, per infonderle silenziosamente<br />
coraggio, e ribatté: «Non puoi nemmeno essere certo che non la sia».<br />
Di nuovo si fece guizzare sulla pelle un lampo di potere, visibile a<br />
chiunque possedesse l'abilità di scorgerlo. E Jack la possedeva di sicuro.<br />
Lui non poteva sapere quanto profonda fosse la fonte di quel potere,<br />
però, quindi avrebbe dovuto porsi delle domande. Lei almeno se lo<br />
augurava.<br />
«Dove hai imparato a rigirare un affare così bene?» le domandò.<br />
«Da uno con una mente da politico.»<br />
Da Lokan. Era stato un maestro nei negoziati e, dopo che una volta<br />
aveva scoperto che un rivenditore d'auto l'aveva fregata, si era<br />
assicurato di insegnarle come guardarsi le spalle. Come pizzicarsi la<br />
pelle con le unghie tra il pollice e l'indice creando un dolore sufficiente<br />
a ricordare di non parlare tanto per colmare il silenzio. Ad apparire<br />
forte anche se si sentiva come l'interno di una caramella tenera. Lui<br />
l'aveva fatto per amore di Dana, così le aveva detto. Ma una piccola<br />
vocina le aveva sussurrato che forse era stato anche per amor suo. Che<br />
magari gli era importato anche di lei, chissà, forse un pochino.<br />
Poi aveva schiacciato quella parte di se stessa perché prendersi a<br />
cuore Lokan Krayl oppure immaginare che lui le fosse affezionato non<br />
soltanto come madre di sua figlia era un cammino stupido e pericoloso<br />
da intraprendere.<br />
Non poteva fidarsi di nessuno all'infuori di se stessa. Né<br />
preoccuparsi di nessun altro all'infuori della figlia. Era così che doveva<br />
essere. Lokan era un soprannaturale e ciò implicava che era un nemico.<br />
Loro due avevano una tregua instabile solo a causa della loro figlia.
Però, con il tempo, la tregua era divenuta stabile.<br />
Sollevò il mento e guardò Jack dritto negli occhi. «Allora siamo<br />
d'accordo?»<br />
Si chiedeva perché mai avesse accettato: era lui ad avere la carta<br />
vincente. Lei poteva solo augurarsi che non lo sapesse. O che, se lo<br />
sapeva, esistesse un'ombra di dubbio sufficiente a farlo esitare.<br />
Con il palmo della mano Jack si sfregò la barba corta e ispida sulla<br />
mascella. «Non posso prometterti che non tenterò mai più di cercarti.<br />
Ma vi lascerò andare - tutte e due - se sarà questo che vorrai dopo<br />
avermi ascoltato. E non vi seguirò. Ma, se deciderò di cercarti in<br />
futuro, le poste saranno di nuovo in gioco. Starà a te assicurarti che io<br />
non riesca a trovarvi.»<br />
Non era un patto perfetto, ma meglio di quanto si fosse aspettata.<br />
«Ho la tua parola?»<br />
Jack si passò le dita tra i capelli scuri. Un gesto strano. Per un<br />
secondo Bryn pensò che fosse perché lei era abituata a vederlo con i<br />
capelli corti, non dritti e lunghi al punto che le punte gli sfioravano il<br />
colletto. Poi comprese che era perché quel minimo gesto lo tradiva.<br />
Era preoccupato per qualcosa.<br />
Ma che cosa poteva esserci di tanto grande e tanto negativo da<br />
preoccuparlo?<br />
Un brivido le percorse la spina dorsale.<br />
«Se è l'unico modo perché ascolti» disse lui, «allora, sì. Hai la mia<br />
parola.»<br />
Bryn trasse il primo respiro rilassato da quando aveva avvertito un<br />
soprannaturale fuori di casa.<br />
Avrebbe voluto guardare Dana e dirle di non avere paura, che tutto<br />
sarebbe finito bene. Ma non voleva riportare l'attenzione di Jack sulla<br />
piccola, nemmeno per un secondo.<br />
Quindi le diede un'altra stretta rassicurante alla mano, mentre<br />
fissava Jack dritto negli occhi sollecitandolo: «E allora parla».<br />
Lokan tirò indietro la testa - ma plano perché ogni minimo
movimento avrebbe potuto fargli perdere l'equilibrio oppure farlo<br />
vomitare - ed esaminò la piramide che incombeva su di lui. Un senso<br />
di vertigine lo afferrò e lo fece girare come una trottola. Il mondo si<br />
inclinò in strane angolazioni.<br />
E forse lui soffriva davvero di allucinazioni perché quella<br />
piramide...<br />
«Ma che cazzo...?» borbottò e la mano scattò ad appoggiarsi contro<br />
la parete di vetro fredda e liscia. Si obbligò a restare completamente<br />
immobile, a concentrarsi su ciascun respiro fino a quando non si sentì<br />
ragionevolmente sicuro di non ricadere sul sedere. Allora tentò di<br />
rispondere alle domande che gli ronzavano nella testa, come uno<br />
sciame di calabroni.<br />
L'ultima cosa che ricordava era di essere stato sul punto di affogare<br />
o di essere divorato da un serpente dalla testa grossa quanto una<br />
monovolume. Non aveva idea se una delle due opzioni avrebbe<br />
potuto ucciderlo veramente perché in quel momento lui non era quel<br />
che si diceva vivo. Oltretutto Sutekh l'aveva macellato spedendogli<br />
l'anima in quello che corrispondeva a un purgatorio.<br />
Portò lo sguardo dritto davanti a sé e tentò di mettere a fuoco ciò<br />
che vedeva.<br />
La caverna scura, la barca e i serpenti erano scomparsi. Al loro<br />
posto la parete obliqua di un'enorme piramide, nera e splendente, che<br />
gli ballava oscillando davanti agli occhi.<br />
Maledizione, era pietoso. L'ombra di se stesso. Sporco, affamato.<br />
Tormentato da un dolore così profondo e costante che aveva<br />
difficoltà a ricordare un periodo in cui non aveva sofferto. Che cazzo<br />
di semidio onnipotente era! Piuttosto un micetto impaurito.<br />
Trasse un respiro profondo, riempiendosi i polmoni fino a quando<br />
protestarono per la dilatazione.<br />
Proprio a quel punto, la festina di autocommiserazione terminò. La<br />
fiducia in se stessi era uno stato d'animo e, se lui se lo fosse lasciato<br />
sfuggire di mano, non sarebbe mai più stato in grado di tornare da<br />
Dana. Quindi, anche se non si sentiva così, avrebbe fatto<br />
dannatamente meglio a trovare un modo per fingere.<br />
Inclinando il capo di un altro po', esaminò la piramide nei dettagli.
Le luci risalivano lungo i giunti dove le superfici in vetro nero si<br />
univano, lucenti sullo sfondo del cielo notturno. Al vertice della<br />
costruzione un riflettore abbagliante era puntato dritto verso lo<br />
spazio.<br />
Quello non era né gli Inferi né una zona nulla.<br />
Era l'hotel Luxor. Nella stramaledettissima Las Vegas.<br />
Scoppiò a ridere, cingendosi l'addome con un braccio per<br />
controllare il dolore, per mantenersi intero perché sentiva che<br />
altrimenti si sarebbe frantumato in un migliaio di pezzi che si<br />
sarebbero sparati a spirale nell'etere.<br />
Aveva pensato di essere intrappolato in un purgatorio e invece era<br />
finito a Las Vegas.<br />
Di certo significava qualcosa, ne era sicuro. Però la decifrazione del<br />
messaggio poteva aspettare.<br />
Un attimo si trovava in un fiume gelato e l'attimo successivo sulla<br />
Terra. Solo un pazzo avrebbe guardato nella bocca del cavallo<br />
donato, quindi se da un lato le domande sul perché e sul come<br />
potevano implorare una risposta, dall'altro non era quello il momento<br />
per trovarle. Era lì e doveva trarre il maggior profitto possibile dalla<br />
situazione.<br />
Aveva tentato di escogitare un modo per tornare alla realtà da...<br />
Non aveva idea di quanto tempo fosse trascorso. Il tempo passava in<br />
modo diverso negli Inferi e quindi non aveva avuto modo di misurare<br />
le settimane e i mesi. O gli anni.<br />
Dana.<br />
Sua figlia era umana e fin troppo mortale.<br />
Poteva anche essersi perso tutta la sua vita. Poteva anche essere già<br />
adulta. Oppure morta e sepolta, con l'anima finita in un luogo al di<br />
fuori della sua portata. Era ciò che era accaduto a suo fratello Alastor.<br />
Quando era giunto per la prima volta nel regno di Sutekh, non aveva<br />
compreso le discrepanze nel trascorrere del tempo così, quando infine<br />
era tornato nel mondo degli uomini, tutta la sua famiglia umana era<br />
ormai morta.<br />
Lokan non voleva pensare che potesse essergli successa la stessa
cosa. O che l'anima di Dana potesse anche essere finita da Sutekh.<br />
Doveva tornare da lei. Doveva accertarsi che fosse sana e salva.<br />
Doveva avvertire i suoi fratelli.<br />
E doveva vedere Bryn.<br />
Appena quell'ultima considerazione gli si formulò nella mente,<br />
tentò di metterla da parte.<br />
Non aveva alcuna intenzione di pensare a lei. Era la madre di sua<br />
figlia. E basta. E lui sarebbe stato saggio a ricordarsene. Aggiungendola<br />
all'elenco delle preoccupazioni, avrebbe solamente frammentato la<br />
propria concentrazione.<br />
A prescindere dal fatto che si ricordava di avere pensato a lei<br />
durante il proprio purgatorio. Di averla vista continuamente nelle<br />
immagini febbrili che si era fabbricato. Di averla scorta presso il fiume<br />
rosso sangue. Di averla vista di nuovo quando aveva rivissuto il giorno<br />
in cui aveva accompagnato Dana al parco. Non sapeva spiegarsi<br />
perché lei avesse infestato i suoi pensieri, perché lui l'avesse sentita<br />
come se fosse stata veramente lì, tanto vicina da poterla quasi toccare.<br />
Ma in quel momento proprio non importava.<br />
Si guardò intorno alla ricerca di un indizio per capire che anno<br />
fosse. Una fila di persone si allargava lungo un tappeto rosso,<br />
trattenuta da un cordone di velluto e sorvegliata da un corpulento<br />
buttafuori vestito di nero e con indosso degli avvolgenti occhiali da<br />
sole. Di notte.<br />
Le donne in fila indossavano dei ritagli inesistenti molto simili ai<br />
ritagli pressoché inesistenti che avevano indossato prima che lui...<br />
morisse. Quindi, o le mode non erano cambiate di molto da quando<br />
lui se ne era andato oppure non era stato via molto tempo.<br />
Non osava aprire un portale per farsi condurre là dove voleva<br />
recarsi. Non aveva idea di come fosse finito lì, all'ombra del Luxor, e<br />
non voleva rischiare di restare di nuovo intrappolato nella zona tra la<br />
Terra e gli Inferi. Inoltre si sentiva talmente sfibrato che dubitava di<br />
avere in sé la forza per afferrare le energie che si sprigionavano tra i<br />
due mondi e per unirle creando una frattura.<br />
I suoni gli sbatterono addosso: clacson di una macchina, musica a
tutto volume, clamore delle voci umane, grida di conversazioni.<br />
Risate. Sobbalzò di scatto sotto quell'assalto. Solo allora si rese conto<br />
di non essere stato consapevole dei rumori fino a quell'esatto secondo.<br />
La cacofonia della Terra. Era come se una bolla di silenzio fosse<br />
esplosa, lasciando che quell'ondata assordante s'infrangesse su di lui.<br />
Quindi era lì per davvero. Era veramente scappato. Il polso<br />
aumentò, mandando il sangue a sfrecciargli nelle vene.<br />
Si scostò dalla parete della piramide e s'allontanò camminando.<br />
Fece sei passi prima di venire tirato indietro con uno strattone, come<br />
se una mano gigante l'avesse preso per il colletto o una corda lo avesse<br />
tenuto al guinzaglio. La frustrazione si fece sentire, ma lui la soffocò e<br />
tentò di nuovo nella direzione opposta. Stesso risultato.<br />
Non sarebbe andato da nessuna parte.<br />
Ma non ebbe il tempo di rifletterci sopra.<br />
Alla sua sinistra, si aprì una porta e la raffinata facciata in vetro della<br />
piramide vomitò un secondo buttafuori, vestito esattamente come<br />
quello che sorvegliava la fila di gente oltre il cordone di velluto.<br />
Incrociò le braccia sul torace e gli disse: «Il boss vuole vederti».<br />
Lokan incrociò a sua volta le braccia sul petto e gli chiese con voce<br />
sommessa: «E chi sarebbe mai questo boss?».<br />
Per quel che lo riguardava, non ne esisteva che uno: Sutekh. Suo<br />
padre. Il suo assassino.<br />
Il buttafuori si limitò a restare fermo, solo la testa si girò a fissare un<br />
punto sulla sinistra a circa un metro da Lokan.<br />
Strano.<br />
Trascorsero dei secondi, quindi il buttafuori aprì la porta<br />
allungando una mano dietro di sé e spostò la testa di scatto con un<br />
cenno da datti-una-mossa.<br />
Tenne la porta aperta quanto bastava a permettere a qualcuno di<br />
passarci. Quindi procedette come se qualcuno ci fosse davvero<br />
passato.<br />
Qualcosa non andava. Il buttafuori non aveva guardato lui. Non<br />
aveva parlato direttamente con lui e non aveva neppure risposto alla<br />
sua domanda. Quasi come se Lokan non ci fosse nemmeno stato.
Osservò l'uscio richiudersi mentre un senso di disagio gli si dipanava<br />
nel ventre.<br />
Che fosse fottuto l'intero inferno!<br />
Ruotò di scatto su se stesso e fissò il vetro nero della piramide. Le<br />
luci di Las Vegas danzavano riflettendosi luccicanti su di essa e lui ci<br />
vide riflessa la fila dei frequentatori del club che si allungava alle sue<br />
spalle.<br />
Ma non riusciva a vedere se stesso.<br />
A tutti gli effetti, lui non si trovava lì.<br />
Il panico gli annodò lo stomaco mentre prendeva forma la<br />
possibilità di non essere davvero a Las Vegas, piuttosto intrappolato in<br />
un mondo frutto dell'immaginazione. Tutto ciò che aveva<br />
sperimentato lì non erano state che ombre spettrali di ricordi che lui<br />
aveva fabbricato. Niente era stato reale.<br />
Era ancora imprigionato in un purgatorio?<br />
Si era solo immaginato che avessero riunito il suo corpo alla sua<br />
anima, che i suoi Ka, Ba, Sheut, Ren e Ib fossero stati ricollegati e lui<br />
fosse ridiventato un'unica entità? Era stata anche quella solamente una<br />
creazione febbrile della sua mente disperata?<br />
Forse in fin dei conti non era poi scappato dalla zona nulla.<br />
Il terrore che si impadronì di lui fu così orribile e potente che quasi<br />
lo mise in ginocchio. Non si fidava di nulla, tanto meno di se stesso.<br />
Nella sua vita mortale, pre-Sutekh - quella in cui era stato un<br />
ragazzo con genitori mortali e un fratello fin troppo mortale che era<br />
annegato in un lago grigio e tenebroso - aveva conosciuto la paura,<br />
proprio come ogni essere della Terra. Era parte inscindibile dell'umana<br />
esistenza.<br />
In seguito aveva scoperto la verità sulle proprie origini: era il figlio<br />
di Sutekh. E da allora la paura non era mai più stata presa in<br />
considerazione.<br />
Fino al giorno in cui aveva scoperto di avere una figlia. Allora<br />
aveva temuto per lei, per ciò che le sarebbe potuto accadere se i<br />
Signori degli Inferi, rivali tra loro, avessero saputo della sua esistenza.
Il suo assassinio aveva scavato di un altro livello quella paura.<br />
Perché il suo omicida non era una divinità rivale, bensì il suo stesso<br />
padre.<br />
E la cosa gli procurava ancora dolore.<br />
Lokan disprezzava la propria debolezza, sia fisica sia emotiva.<br />
Ma poteva rendersi più forte. Poteva servirsi della propria mente<br />
persino se il corpo lo abbandonava. Aveva bisogno di riflettere. Di<br />
logica. Di razionalità. Poteva combattere i dubbi che lo assalivano e<br />
determinare la realtà della propria situazione.<br />
Di nuovo il suono della risata di una donna ubriaca gli giunse al di<br />
sopra del frastuono generale, riportandolo a terra. Si voltò e seguì il<br />
suono della risata fino alla sua fonte. Il rumore era tutto intorno a lui,<br />
come non ce ne era mai stato nella zona nulla.<br />
Allora era sulla Terra.<br />
La porta si aprì di nuovo e ne uscì un uomo. Alto, capelli e occhi<br />
scuri, gli parve vagamente familiare. Lokan tentò, ma non riuscì a<br />
ricordare dove l'aveva già visto. Un umano? Non lo credeva,<br />
nonostante il fatto che non riuscisse a individuare nessuna traccia<br />
energetica soprannaturale. Da mietitore d'anime, sapeva camuffare la<br />
propria, quindi non si poteva escludere che anche altri lo sapessero<br />
fare.<br />
Girando il capo, l'uomo guardò dritto verso di lui. Lo vide.<br />
«Le mie scuse per il comportamento di Graham» esordì in tono<br />
colloquiale. «Gli avevo detto di spiegarti che non poteva vederti e di<br />
chiederti di seguirlo all'interno. Le mie istruzioni erano state<br />
chiarissime, ma lo sai come vanno le cose. Manda uno scagnozzo<br />
terreno a svolgere un compito semplicissimo e...» Si strinse nelle spalle.<br />
«Quel deficiente ha davvero pensato che tu gli stessi dietro passo<br />
passo, come la coda al cane.»<br />
A Lokan occorse un attimo per elaborare il fatto che qualcuno sulla<br />
Terra potesse vederlo, parlargli, quindi gli domandò: «Chi sei e io<br />
come sono arrivato qui?».<br />
«Che negligenza da parte mia... Boone Falconer. Ti porgerei la<br />
mano, ma tu non saresti in grado di stringerla. Non siamo veramente
sullo stesso livello in questo momento.»<br />
Non sullo stesso livello. «Dunque fisicamente non mi trovo a Las<br />
Vegas?»<br />
«Ci sei e non ci sei. Pensala come una specie di scatola<br />
interdimensionale, una frattura definita tra i regni.»<br />
Come i portali che Lokan e i suoi fratelli evocavano per muoversi<br />
tra Terra e Inferi. Ma quella era una scatola, più che un tunnel, il che<br />
spiegava perché non poteva muovere che alcuni passi in qualsiasi<br />
direzione.<br />
«E così, adesso che abbiamo chiarito il chi, lavoriamo su altre<br />
risposte, più semplici. Perché portarmi qui? E come ci sei riuscito?»<br />
Boone sorrise, un fugace lampo di denti bianchi che ricordò a Lokan<br />
quello di Mal. Un sorriso da, pirata. Del tipo che illuminava il volto<br />
del fratello quando stava per lasciare qualcuno in mutande. E per<br />
godersi lo spasso.
6<br />
Lasciate che radiosità sorga da ciò che mi ha divorato, e che ha<br />
ucciso uomini ed è colmo di massacro...<br />
Inferi, Territorio di Sutekh<br />
Libro egizio dei cancelli<br />
Alastor Krayl aveva un problemino a tenere a freno la propria<br />
irascibilità. La sua compagna, Naphré Kurata, era stata rapita dalle<br />
Matriarche della Guardia di Aset, perché fosse preservata dal pericolo.<br />
Ma lui non se la beveva. Poiché era un mietitore, un nemico della<br />
stirpe di Aset. Naphré restava in pericolo, mentre lui era costretto a<br />
stare negli Inferi e ad affrontare suo padre. Che guarda caso era anche<br />
l'assassino di suo fratello. All'inferno, maledizione!<br />
A grandi falcate percorse la galleria in pietra arenaria che<br />
conduceva al salone di ricevimento, con la rabbia, l'astio e la<br />
preoccupazione che lo divoravano come fiamme. Doveva trovare il<br />
modo di mettere al guinzaglio quelle emozioni prima di giungere alla<br />
presenza di Sutekh, che si alimentava di rabbia e di caos. E lui non<br />
aveva alcun interesse a provvedere alla sua fame.<br />
Spalancò le porte e attraversò l'ampio salone fino a raggiungere un<br />
secondo ingresso dalle ante spalancate sull'estremità opposta. A quel<br />
punto si arrestò e trasse un lento respiro. Doveva dominare i propri<br />
demoni, la propria rabbia e il proprio dolore.<br />
Oltrepassate le porte, vide il giardino con occhi nuovi, non più<br />
come un'oasi di palme che circondava un laghetto dalle acque placide,<br />
ma come la rappresentazione di tutto ciò che Sutekh bramava. Per<br />
seimila anni, era stato vincolato dall'accordo sul cessate il fuoco, che<br />
prevedeva che le divinità più potenti degli Inferi restassero recluse nei<br />
propri territori. Aveva creato un giardino con alberi e acqua e si era
perfino fatto portare un pesce dal Nilo. Ma non poteva riprodurre il<br />
sole. Non poteva camminare sulla Terra. E così aveva ucciso Lokan e<br />
cercato di prendere il suo corpo, di servirsene per eludere l'antico<br />
accordo.<br />
In quel momento Alastor lo odiò, quel giardino. Proprio come<br />
odiava suo padre, con un disgusto profondo e maligno. Ma lui e i suoi<br />
fratelli gli erano ancora legati, ancora soggetti al suo volere, ancora<br />
costretti a presentarsi quando lui comandava.<br />
E lui aveva convocato Alastor alla sua presenza.<br />
«Figlio mio» esordì Sutekh, rivolgendogli il saluto per primo.<br />
La cosa in sé era insolita. Un'offerta di pace? Ma Sutekh credeva<br />
davvero che sarebbe servita in qualche modo a lenire l'orrore che lui<br />
aveva nel cuore?<br />
La rabbia gli ostruì la gola. Pensò che fosse una buona cosa perché,<br />
se avesse parlato in quel momento, non avrebbe potuto garantire<br />
nulla riguardo a ciò che gli sarebbe uscito di bocca.<br />
Sutekh si alzò dal masso sul quale si era seduto e si voltò. Suo padre<br />
aveva la capacità di assumere qualsiasi sembianza gli andasse a genio,<br />
ma Alastor non aveva mai visto il suo vero volto. Quel giorno aveva<br />
deciso di assumere il viso di Lokan - il viso di Lokan! I capelli<br />
biondo-miele, la corporatura alta dai muscoli slanciati. Solo gli occhi<br />
non erano quelli. Lokan li aveva azzurro chiaro con una sfumatura di<br />
grigio. Quelli di Sutekh invece erano di un nero piatto e inanimato,<br />
privi di emotività e di profondità.<br />
In ogni caso era un orrore fissare il volto del fratello, il viso del<br />
fratello assassinato, indossato dallo stesso assassino.<br />
La furia di Alastor aumentò e in quello stesso istante si sentì divorare<br />
dal desiderio di avere il potere di annientare il padre.<br />
«Sì» lo incitò Sutekh, incontrando il suo sguardo, «nutrimi. Sazia la<br />
mia fame.»<br />
E allora tutto divenne chiaro. Sutekh aveva scelto di proposito<br />
quelle sembianze per far affiorare l'odio e il dolore del figlio, per<br />
nutrirsene visto che Alastor era giunto a mani vuote, senza recargli<br />
un'anima nera da consumare.
Quindi stava a lui tenere a freno le emozioni, stava a lui negare al<br />
padre il pasto che tanto ambiva.<br />
Pensò a Naphré, il suo amore, la sua compagna. Ricordò come lei<br />
fosse in grado di non tradire minimamente la propria agitazione<br />
interiore, di avere solo una facciata calma e fredda. Si attaccò a quel<br />
pensiero mentre ricacciava le proprie emozioni nella palude nascosta e<br />
scura nella quale risiedevano abitualmente.<br />
Quando il padre strinse gli occhi, avvertì il suo tentativo di<br />
raggiungere il caos, il suo dolore, la sua rabbia, ma glielo impedì. Gli<br />
sbarrò l'ingresso. Si limitò a incrociare le braccia sul petto e a tenere<br />
sotto controllo tutto ciò che provava. «Hai chiamato?» gli chiese<br />
infine.<br />
«Sei arrabbiato.»<br />
L'aria oscillò scintillando e Alastor non si ritrovò più a guardare<br />
Lokan, ma capelli neri, dritti, un fisico atletico e un sorriso che formava<br />
delle fossette su ciascuna guancia. Un sorriso agghiacciante.<br />
«Meglio così?» gli domandò Sutekh con la voce di Naphré.<br />
Il giovane si sentì come se gli avessero stretto una fascia intorno al<br />
torace e un'altra intorno alla testa. Non riusciva a respirare. Non<br />
riusciva a pensare. Poi capì. Sutekh non aveva mai incontrato Naphré,<br />
non l'aveva mai vista, quindi l'unico luogo dal quale poteva aver<br />
tratto quell'immagine era la sua stessa mente. «Che ne dici di un occhio<br />
per occhio?» chiese al padre, facendo piazza pulita nella mente, a<br />
eccezione di un unico pensiero: l'immagine che secondo l'arte<br />
kemetica era l'unica vera forma di suo padre. Quella di una creatura<br />
dalla testa canina, dal muso di un oritteropo e dalla coda biforcuta.<br />
L'aria ondeggiò di nuovo scintillante ed eccola là, la creatura che<br />
Sutekh non gli aveva mai mostrato. Accurata? Non importava. Non<br />
era né Naphré né Lokan e ciò gli bastava.<br />
«Sei furbo» considerò il padre e Alastor non seppe se prenderlo<br />
come complimento o come critica. Non importava, non gliene<br />
fregava nulla di quelle opinioni in quel momento. «Forse ti addestrerò<br />
perché diventi il mio braccio destro, ora che tuo fratello è scomparso.<br />
Potresti avere una predisposizione.»<br />
Alastor ignorò l'osservazione. Si trattava di un'esca, una lusinga per
farlo arrabbiare, e lui non aveva intenzione di nutrire quella bestia.<br />
«E sei privo di paura.»<br />
«È questo che vuoi? La mia paura?»<br />
«La tua fedeltà.»<br />
«Ce l'avevi. Avevi la lealtà di tutti noi. Fino a quando non hai ucciso<br />
nostro fratello.» Ma perché? Riuscì a malapena a rimangiarsi la<br />
domanda. Non aveva intenzione di dargli la soddisfazione di<br />
sentirglielo chiedere. Come se poi gli avrebbe risposto la verità!<br />
Tuttavia Sutekh lo sorprese, fornendogli l'informazione gratis. Ma<br />
lo era? Con lui niente era mai gratuito.<br />
«La profezia.»<br />
«Sì, certo. È ovvio. Hai ucciso Lokan per rubargli il corpo e<br />
camminare di nuovo sulla Terra.»<br />
«Non vedi che le cose ovvie» lo rimproverò e, con un movimento<br />
languido, fece cenno a una serva di avvicinarsi.<br />
La donna gli portò un vassoio, da cui lui prese un dolcetto al miele,<br />
prima di indicarle con un gesto ondeggiante della mano di<br />
allontanarsi.<br />
Mentre si voltava, Alastor le scorse il volto: aveva gli occhi e la<br />
bocca cuciti.<br />
Di recente Sutekh aveva preso provvedimenti per assicurarsi che<br />
nessun servo potesse tradirlo.<br />
Aveva iniziato a farlo subito dopo che il suo comandante in<br />
seconda, Gahiji, era stato ucciso. Aveva proclamato che ci doveva<br />
essere stato un traditore tra loro. Ma, osservando il viso della serva<br />
menomata, Alastor si rese conto che l'assassino era solo Sutekh, che<br />
non c'era nessun traditore, e tanta brutalità non aveva altro scopo<br />
recondito che quello di celare qualsiasi possibile rivelazione della<br />
colpa del padrone.<br />
Non che Alastor facesse caso alla brutalità. Era parte del gioco. Era<br />
arduo fare il mietitore d'anime e strappare cuori e anime nere con<br />
grazia. Ma era diverso. Quelle erano anime immerse in melma fetida.<br />
Questo era diverso.
Nauseato, distolse lo sguardo.<br />
«Che cosa dovrei vedere se non il cadavere smembrato e sventrato<br />
di mio fratello, con te che hai addosso un cartello con la scritta<br />
colpevole?»<br />
«La colpa è relativa.»<br />
«Stai sostenendo di non aver ucciso Lokan?» Non poté trattenere la<br />
propria incredulità, che trasparì dal tono di voce.<br />
«No.»<br />
«E pur sapendolo, ci si aspetta che Dae, Mal e io ti serviamo ancora.<br />
Si presume che restiamo nei ranghi e che ti nutriamo di anime nere,<br />
fiduciosi che tu non farai a pezzi uno di noi la prossima volta?»<br />
«A voi la scelta. Potete andarvene.»<br />
«E con andarvene intendi essere consumati e annientati.»<br />
«Sì.»<br />
«Non è un granché come scelta.»<br />
«Oppure potete trovarvi un'altra divinità disposta ad accettarvi.»<br />
Come no! Come se quella fosse una stramaledettissima opzione.<br />
Nessuno si sarebbe fidato ad accogliere i figli di Sutekh nelle proprie<br />
fila. E lui lo capiva. Nemmeno lui, se fosse stato un intermediario degli<br />
Inferi con potere decisionale, si sarebbe mai fidato.<br />
A un tratto suo padre lo sorprese affermando con voce sommessa:<br />
«È stato necessario sacrificare Lokan, perdere uno dei miei figli. E<br />
questo rende solo il resto della mia progenie molto più...». Si arrestò e<br />
un'espressione insolita gli attraversò il volto, come se fosse alla ricerca<br />
di un termine talmente estraneo e poco familiare da avere grosse<br />
difficoltà a trovarlo. «Molto più preziosa per me.»<br />
«Preziosa?» ripeté Alastor incredulo. «Vuoi farmi credere che io...<br />
che noi... siamo di gran pregio? Che siamo molto amati? Da te?»<br />
La coda biforcuta di Sutekh ebbe un guizzo e il padre assunse una<br />
sembianza differente, stavolta quella di un giovane uomo avvolto in<br />
un drappo regale con una barbetta stretta e gli occhi incorniciati dal<br />
kohl. «Questo dialogo inizia a non interessarmi più. Ti ho convocato<br />
per affrontare proprio la tua stessa domanda. Lokan era quello giusto,
quello puro, magico. Lui solo tra tutti voi poteva fungere da<br />
contenitore.»<br />
Qualcosa nel modo in cui pronunciò le parole tra tutti voi risaltò<br />
come una luce al neon. I pensieri di Alastor corsero a vagliare ipotesi e<br />
possibilità e infine chiese: «Perché? Perché Lokan?».<br />
«Perché lui aveva un livello di potere che a voi manca. Lui ha fatto<br />
l'impossibile. Ha creato un figlio e con ciò ha dimostrato di possedere<br />
il potere della vita. Quel potere che mi sosterrebbe nel mondo<br />
dell'Uomo.»<br />
Alastor lo fissò. Il potere della vita. Lui solo tra tutti voi. «Quindi né<br />
Dae né Mal né io siamo all'altezza.»<br />
«Infatti.»<br />
Alastor provò una spiacevole sensazione alla bocca dello stomaco.<br />
«lo ti offro un dono, come anche ai tuoi fratelli. Potete tornare sulla<br />
Terra e dare la caccia alle vostre compagne.»<br />
«Così puoi vedere se magari anche uno di noi crea un figlio? Se uno<br />
di noi ha il potere della vita?»<br />
«Non ce l'hai. Né tu né Dagan né Malthus.»<br />
Alastor fu travolto dalla nausea perché sapeva cosa comportava<br />
quella risposta e a che cosa stava pensando suo padre, che inclinò il<br />
capo in un languido cenno di assenso.<br />
«E così voi avete il mio permesso di recuperare le vostre<br />
compagne...» Il disgusto grondava da quell'ultima parola, come cera<br />
calda. «E di utilizzare le loro capacità uniche per assistermi nella ricerca<br />
di ciò che bramo, quel qualcosa che avevo ma mi è stato portato via<br />
da Roxy Tarn della Guardia Asetiana. Un contenitore che non è<br />
ancora maturo.»<br />
Un contenitore. Avendo fallito con il corpo di Lokan, Sutekh era<br />
alla ricerca di un'altra opzione.
Detroit, Michigan<br />
«Mamma?» Dana sollevò lo sguardo su Bryn, occhi sgranati, visino<br />
pallido, le braccia ancora più strette intorno alla sua coscia. «Voglio<br />
andare a casa.»<br />
A casa. E dov'era? Era la casa che avevano appena lasciato? O quella<br />
di prima? Oppure quella a Oklahoma City, in cui avevano vissuto<br />
dalla nascita di Dana?<br />
Bryn sorrise, con la sensazione di avere il viso sul punto di<br />
sgretolarsi. «Devo finire di parlare con Jack e poi ci andremo.» Andare<br />
dovei Non ne aveva idea. Nessun posto era sicuro.<br />
«Jack.» Dana ripeté il nome e annuì come se capisse. Un po' della<br />
tensione abbandonò la sua figurina. Forse dargli un nome lo aveva<br />
reso meno spaventoso.<br />
«Quello sarei io. Ciao, fiorellino» la salutò lui con gentilezza.<br />
Il cuore di Bryn si strinse in una morsa. Non voleva che lui parlasse<br />
con Dana. Troppo tardi. Non voleva nemmeno che lui sapesse della<br />
sua esistenza. Di nuovo, troppo tardi. Non che lui le avrebbe fatto del<br />
male. Di certo non gliene avrebbe fatto.<br />
In realtà, lui l'avrebbe protetta. Solo che la sua definizione di<br />
protezione prevedeva di rinchiuderla in una gabbia di vetro come un<br />
tesoro inestimabile privo di qualsiasi autonomia, di vita, di speranze e<br />
di sogni.<br />
Bryn lo sapeva. Lei c'era stata in quella gabbia. E quello era il<br />
motivo per cui aveva dato la caccia a Lokan Krayl tanti anni prima, il<br />
motivo per cui era rimasta incinta. Per potere scappare da quella<br />
prigione dorata.<br />
Ma con la gravidanza e la nascita di Dana tutto era cambiato. Lei<br />
era cambiata.<br />
«Fuori i motivi della visita, Jack.» Concisa, andò dritta al sodo,<br />
soffocando quella parte che era incline a continuare a parlare, a<br />
farfugliare all'infinito per riempire il silenzio. Jack l'avrebbe messa nel<br />
sacco in quattro e quattr'otto. Lei doveva essere una donna che sapeva<br />
rispondere per le rime per salvare la propria figlia.
Lui si agganciò un pollice al passante per la cintura. «Mi ci è voluto<br />
un pochino a trovarti.»<br />
Tipico. Le avrebbe esposto i propri motivi solo quando sarebbe<br />
stato pronto a farlo, e non un secondo prima.<br />
«Un pochino? Sei sempre stato un maestro nell'uso delle parole.» Gli<br />
ci erano voluti sette anni di sforzi. Bryn trasse un lento respiro<br />
costringendosi a mantenere la calma, anche se il polso le batteva così<br />
forte che si sentiva il sangue scorrere nelle orecchie. «Be', davvero una<br />
chiacchierata che valeva la pena di fare. Ora noi ce ne andiamo. Non<br />
venirci dietro.»<br />
«Bryn, per favore...» La trattenne per l'avambraccio con una stretta<br />
delicata ma decisa. «Ascoltami fino in fondo.» Non lo aveva sentito<br />
muoversi, ma non si era aspettata che lui la lasciasse andare via tanto<br />
facilmente.<br />
Fu il per favore a fermarla. Non lo aveva mai sentito usare quelle<br />
parole prima. Almeno non quando si rivolgeva a lei.<br />
La luna luccicò sulle file di cerchi d'argento che lui portava in ciascun<br />
orecchio.<br />
«Vuoi che io ti ascolti fino in fondo? Allora dimmi ciò che devi.»<br />
Lui sollevò le sopracciglia e le rivolse un veloce cenno di assenso.<br />
«Non puoi più correre, piccola Brynja...»<br />
«Non chiamarmi così.» Era la sua voce quella? Così calma, bassa e<br />
carica di autorità? L'ultima volta che aveva visto Jack, non era stata che<br />
una sciocca sconclusionata.<br />
Lui strinse le labbra e la pelle intorno agli occhi gli si raggrinzì. «Tu<br />
non ti rendi conto di quante cazz...» Lanciò uno sguardo a Dana. «Di<br />
quanto sia complesso ciò in cui ti sei imbattuta.»<br />
Una risata amara. «Oh, invece io penso proprio di rendermene<br />
conto benissimo.» Immaginava di saperne molto più di lui, ma non<br />
aveva intenzione di dirglielo. Sarebbe stato come sventolare carne<br />
cruda davanti a una belva affamata. Poi si guardò intorno, solo<br />
nell'eventualità in cui la minaccia fosse ben maggiore del solo Jack. Lui<br />
le aveva scovate. Ciò significava che potevano riuscirci anche altri. «Sei<br />
solo?»
«Sì. Abbiamo pensato di avere più possibilità di convincerti ad<br />
ascoltare. Che tu odiassi me meno degli altri.»<br />
«lo non...» Non odiava nessuno di loro. Ma costituivano una<br />
minaccia per lei. Lo erano stati allora e lo erano anche in quel<br />
momento. E soprattutto, erano una minaccia per Dana. L'avrebbero<br />
usata proprio come avevano usato Bryn fino a quando non era<br />
scappata.<br />
Quasi le avesse letto nei pensieri, Jack scosse il capo. «Noi siamo<br />
l'ultimo dei tuoi problemi adesso.» Inviò un'occhiata eloquente alla<br />
testa della bambina e Bryn lesse in quel gesto le parole non<br />
pronunciate: erano anche l'ultimo dei problemi di Dana.<br />
«Lei non mostra alcun segno» specificò, mettendo in chiaro che la<br />
piccola non poteva essergli di alcuna utilità.<br />
Jack si strinse nelle spalle. «I bambini spesso non lo fanno. A volte<br />
viene fuori dopo.» Osservò Dana per un istante mentre un'espressione<br />
indecifrabile gli attraversava il viso. «Ha paura di tutti gli estranei o<br />
solo di me?»<br />
La domanda le rivelò moltissime cose. Jack non sapeva che Dana<br />
era stata rapita dai Setnakht e salvata dalla Guardia di Aset. Se lo<br />
avesse saputo, non le avrebbe rivolto quella domanda. E lei non gli<br />
passò l'informazione. Meno ne sapeva meglio era.<br />
Dana le si fece ancora più vicina, attorcigliandole le braccia di<br />
nuovo intorno alla coscia.<br />
Jack aprì la bocca, la richiuse, quindi si fece scuro in volto e infine<br />
lanciò uno sguardo a Bryn che si irrigidì per un secondo fino a quando<br />
non comprese il significato di quello sguardo. Le chiedeva il permesso<br />
di parlare a sua figlia.<br />
«Quando mai mi hai chiesto il permesso di fare qualcosa?»<br />
mormorò.<br />
«Te lo sto chiedendo adesso.»<br />
Al suo cenno d'assenso, lui si accovacciò fino a quando non fu occhi<br />
negli occhi con la bambina. «Ciao, fiorellino, che cos'hai nell'orecchio?»<br />
Dana gli indirizzò uno sguardo di sottecchi. «Niente» sussurrò.<br />
«No... Qualcosa c'è...» Allungò una mano con estrema lentezza e
solo quando Dana non si allontanò di scatto le sfiorò l'orecchio e ne<br />
estrasse una monetina. «E in quest'altro?»<br />
«Niente» rispose la piccola senza sussurrare.<br />
Lui tirò fuori un altro quarto di dollaro dal secondo orecchio.<br />
Trascorsero dei secondi e infine Dana sospirò, si appoggiò una<br />
manina sul fianco e tenne l'altra stretta intorno alla coscia di Bryn.<br />
«Mamma me l'ha già mostrata quella magia. Lo so come funziona.»<br />
«La sai una cosa?» le chiese Jack con espressione solenne. «Quella<br />
magia l'ho insegnata io alla tua mamma.»<br />
Dana lanciò uno sguardo a Bryn, quindi prese la monetina dalla<br />
mano di Jack. «Avvicinati» gli ordinò.<br />
Quando lui obbedì, lei sollevò la manina e, con un gesto plateale,<br />
gli tirò fuori il soldino dall'orecchio. «Visto?»<br />
Jack scoppiò in una profonda risata e dopo un attimo di esitazione<br />
Dana lo imitò. Bryn si raggelò, mentre i ricordi le martellavano nel<br />
cuore. Perché le era tornato in mente come era stata la vita prima della<br />
morte di Lokan, quando Dana rideva sempre in quel modo.<br />
E perché molto tempo prima, prima di capire che lui era il suo<br />
nemico, il suo carceriere, anche lei aveva riso così dei trucchetti di Jack.<br />
«lo... ho portato una cosa» annunciò lui. «Per lei.»<br />
Bryn gli rivolse un gelido cenno d'assenso. Quali che fossero le<br />
colpe e i difetti che guastavano la sua indole, qualsiasi regalo le avesse<br />
portato era del tutto inoffensivo.<br />
A quel cenno, lui disse: «Ho un regalino per te, fiorellino».<br />
«I fiori sono di tanti colori e profumano, ma se li tieni troppo<br />
nell'acqua puzzano» sentenziò Dana solennemente. «lo sono una<br />
bambina.»<br />
Jack batté le palpebre. Arcuò le sopracciglia. «Lo vuoi il regalo?»<br />
«Sì, grazie.»<br />
Lui estrasse un pacchettino incartato dalla tasca della giacca.<br />
A vederlo Bryn si sentì colpire da un pugno allo stomaco.<br />
Veniva a portarle dei regali avvolti in una carta rosa con dei gattini
ianchi - la preferita di Dana. Il che significava che era stato là fuori<br />
chissà quanto tempo, a osservarla. A osservare Dana. E lei non ne<br />
aveva avuto la minima dannatissima percezione.<br />
«Da quanto è che sei qui?» gli chiese, con voce tesa.<br />
«Solo da stanotte. Prima avevo ingaggiato un tipo. Investigatore<br />
privato, un umano. È per questo che non mi hai avvertito. Mi avresti<br />
sentito, se mi fossi avvicinato quanto bastava.»<br />
Quelle parole erano molto più numerose di quelle che Jack<br />
metteva insieme di solito in una volta sola. Dunque stava facendo una<br />
considerazione di enorme importanza, pungente come una stilettata:<br />
Bryn poteva avvertire i soprannaturali quindi l'avrebbe saputo se<br />
qualcuno le si fosse avvicinato al punto da costituire una minaccia. E<br />
allora? Chiaramente, bastava solo che chiunque ingaggiasse un umano<br />
per sorvegliarla e lei non sarebbe più stata in grado di proteggere la<br />
figlia.<br />
Perché diavolo non ci aveva pensato? Sarebbe mai riuscita a<br />
pensare come uno di loro? E se non fosse stato così, come avrebbe<br />
potuto proteggere la piccola?<br />
Dana teneva lo sguardo fisso su di lei con un'espressione<br />
circospetta, e non dava cenno di voler prendere il pacchettino.<br />
«Va tutto bene, tesoro» la incoraggiò Bryn. «Perché non lo scarti così<br />
vediamo che cosa c'è dentro?»<br />
«Adesso?» Dana si guardò intorno. «Qui?» Le emozioni confuse che<br />
provava erano evidenti nel tono della voce. Moriva dalla voglia di<br />
scoprire che cosa c'era nel pacchettino, ma la paura e gli avvenimenti<br />
concitati di poco prima - la loro fuga a capofitto nella notte - l'avevano<br />
intimorita e innervosita.<br />
Bryn strinse le labbra. Detestava che sua figlia dovesse sempre essere<br />
pronta a fuggire. Ma l'alternativa era decisamente peggiore. «Su, dai,<br />
aprilo, Dana. I regali di Jack sono sempre bellissimi.» Era la verità. Non<br />
erano i regali il problema. Erano i cordoncini che si portavano<br />
attaccati, che poi si sarebbero intrecciati fino a formare una gabbia.<br />
Dana strappò la carta e la porse alla madre, che la ripiegò e se la<br />
infilò in tasca. Sollevò il coperchio della scatolina e restò senza fiato.
«Flopsy» sussurrò.<br />
All'interno c'era un gattino bianco di pezza, vecchio e logoro.<br />
Consumato. Amatissimo. Un peluche che erano state costrette ad<br />
abbandonare insieme a tutti i loro effetti personali la notte in cui Roxy<br />
le aveva telefonato intimandole di fuggire.<br />
Jack doveva essere stato in quella casa. Le aveva anche osservate<br />
mentre erano lì?<br />
L'alzata di una sola spalla che le rivolse fu la risposta. Sì, c'era stato.<br />
O meglio, aveva assoldato qualcuno per sorvegliarle, sapendo che<br />
Bryn avrebbe avvertito la sua presenza se lui avesse agito di persona.<br />
E da quanto tempo sapeva esattamente dove si trovava Bryn, dove<br />
si trovava Dana? E perché non si era fatto avanti e non aveva chiesto<br />
ciò che desiderava, cioè una guida che conducesse le anime negli Inferi<br />
al fine di ingraziarsi potenti divinità a suon di lusinghe?<br />
«Guarda, mamma.» Dana tirò fuori l'animaletto dalla scatola e se lo<br />
strinse al cuore. «È Flopsy. Mi ha ritrovato.»<br />
«Sì, ti ha davvero trovato.»<br />
Dana sorrise timidamente a Jack. «Grazie.»<br />
«Prego.» Le sorrise, rivolgendole uno di quei grandi sorrisi-da-Jack<br />
che gli trasformava il volto e lo faceva apparire molto meno<br />
minaccioso. «C'è un posto dove possiamo parlare?» s'informò poi,<br />
raddrizzandosi dalla posizione accovacciata che aveva mantenuto<br />
mentre parlava con Dana.<br />
«Di qua.» Bryn fece strada lungo il sentiero fino a quando non si aprì<br />
sul piccolo parco dietro la scuola elementare. «Se hai voglia, puoi<br />
andare sull'altalena, Dana.»<br />
«Okay.» Canticchiando una canzoncina a Flopsy, la bambina si<br />
allontanò di alcuni passi e si sedette, senza però muoversi.<br />
Jack rimase in silenzio a guardarla per un paio di minuti e infine le<br />
chiese: «Bisogna spingerla oppure fare qualcosa di particolare?».<br />
«Le viene la nausea» spiegò Bryn. «Le piace starsene seduta sopra.<br />
Non è che voglia davvero dondolarsi.» Non aggiunse che, prima<br />
dell'assassinio del padre, Dana adorava andare in altalena. Rideva<br />
gridandogli di spingerla più in alto.
«Mmh.»<br />
Nel silenzio che seguì, sentirono Dana che teneva una lezione al<br />
gattino di pezza su come non perdere la strada. Bryn represse<br />
l'impulso di chiamarla a sé, di tenerla fisicamente stretta al cuore. Ma si<br />
costrinse a riconoscere che la distanza che le separava era esigua, ma<br />
che le concedeva la riservatezza sufficiente a tenere una veloce<br />
conversazione con Jack.<br />
«Parla» lo sollecitò.<br />
«Devi davvero venire via con me, Bryn» iniziò lui, quindi voltò il<br />
capo per fissare la china del sentiero che avevano appena percorso.<br />
Lei seguì il suo sguardo con i peli della nuca che le si rizzavano in un<br />
brivido. C'era qualcun altro là fuori? «La risposta è no.» Si avvicinò di<br />
un passo verso Dana mentre Jack si girava dritto verso il sentiero.<br />
«Non ho intenzione di essere la tua prigioniera né la tua pedina. E mia<br />
figlia non servirà a riscattare la mia libertà. E, per la cronaca, lei è<br />
un'umana.»<br />
«Può cambiare. È ancora piccola. A quell'età, eri umana anche tu.»<br />
Per un attimo due adolescenti entrarono nel fascio di luce mentre<br />
lasciavano il sentiero, le braci di una sigaretta, o di una canna,<br />
incandescenti sullo sfondo del buio della notte.<br />
Alla vista di Jack si bloccarono per un istante, quindi cambiarono<br />
direzione, tagliando attraverso il Campetto dietro la scuola.<br />
«lo sono ancora umana» asserì Bryn. Non lo era. Non importava<br />
quanto fingesse che non fosse così, non era umana, non<br />
completamente. «Non ti permetterò di prenderla.» Lo guardò dritto<br />
negli occhi. «Non te lo permetterò, Jack.»<br />
«Tu...» Non proseguì e cambiò tattica, lo sguardo ancora sul<br />
sentiero buio, l'atteggiamento di allerta. «Non si tratta di questo. Si<br />
tratta di Lokan Krayl.»<br />
«Shh.» Il nome di Lokan sulle labbra di Jack fu per lei uno shock.<br />
Gettò un'occhiata alla figlia, che teneva la testa abbassata mentre<br />
parlava a bassa voce con il gattino che aveva in grembo. «Che c'entra<br />
lui?»<br />
«Era un mietitore d'anime.»
«Lo so.» Lo aveva immaginato. Non subito. All'inizio aveva pensato<br />
che fosse un veggente o un demone minore o forse uno Djinn. Poi,<br />
con il tempo, gli indizi erano diventati abbondanti e lei aveva capito<br />
di chi si trattava.<br />
«C'è dell'altro.»<br />
Lei batté le palpebre, sgomenta per l'esitazione di Jack: era un tipo<br />
schietto, vedere in lui tanta titubanza la innervosiva. «Okay.» Formulò<br />
a fatica la parola, in un vortice di pensieri. Quindi attese.<br />
«Stanno dando la caccia...» Lo sguardo gli scattò su Dana,<br />
indicandole con precisione chi inseguivano.<br />
Nelle orecchie iniziò a risuonarle un ronzio, come di uno sciame<br />
d'api. «E chi sono?» gli chiese. E nei suoi occhi fissi lesse un intero<br />
mondo di preoccupazione.<br />
«I mietitori d'anime di Sutekh.»<br />
Le si mozzò il respiro, il terrore le annodò il torace. In quel preciso<br />
istante Bryn comprese che la cosa era grande abbastanza e brutta<br />
abbastanza da innervosire Jack.<br />
Sutekh. Il Signore del Caos, il Signore del Deserto, il. Possente dalla<br />
Duplice Forza. Era un dio conosciuto per la crudeltà e per la rabbia<br />
cieca, la più potente delle divinità degli Inferi. Era il Signore del Male e<br />
stava dando la caccia a sua figlia. «Perché?» Le parole le uscirono<br />
strozzate, tese. Perché Sutekh doveva volere Dana? Forse perché<br />
Lokan era stato un mietitore d'anime? E allora? Sutekh ne aveva un<br />
intero esercito. «Perché?» gli domandò di nuovo.<br />
«Lui era figlio di Sutekh.»<br />
Un silenzio mortale. Quindi Bryn scoppiò a ridere, di un suono<br />
letale e vuoto. Jack si sbagliava. Lokan non poteva essere figlio di<br />
Sutekh.<br />
Lokan era morto. Assassinato. Era già impensabile che qualcuno<br />
avesse osato uccidere un mietitore. Ma addirittura... il figlio di Sutekh?<br />
«Lokan Krayl era il figlio minore di Sutekh.» Jack lanciò un'altra<br />
occhiata a Dana. «Il che fa di lei la sua nipotina.»<br />
«No» sussurrò Bryn, scuotendo la testa. La nausea le ribollì nello<br />
stomaco.
«Ti ho mai mentito, Bryn?»<br />
Lei scosse il capo, incapace di proferire anche una sola parola<br />
strozzata.<br />
«Non lo sto facendo nemmeno ora.»<br />
Lokan le aveva lasciato intuire di essere figlio di qualcuno di molto<br />
pericoloso. Aveva finto di essere il figlio di qualche signore del crimine.<br />
E lei glielo aveva lasciato fare. Perché, mettendolo alle strette,<br />
dicendogli di sapere che lui non era umano, lei avrebbe tradito anche<br />
i propri segreti, e non aveva mai voluto farlo.<br />
In quell'attimo comprendeva che, intrecciato alle bugie, vi era<br />
anche un granello di verità.<br />
E ciò mutava ogni cosa.<br />
Indietreggiò di un passo con il desiderio di correre a nascondersi e<br />
di scoppiare a piangere, quando ormai non c'era nessun posto in cui<br />
rifugiarsi. Nessun nascondiglio.<br />
Sutekh.<br />
«C'è dell'altro...» Jack tese una mano verso di lei, poi sembrò<br />
ripensarci e la lasciò cadere. Per Bryn quell'espressione sul suo viso era<br />
assolutamente nuova. Compassione. Empatia. Tristezza. Quella fu la<br />
cosa che più la terrorizzò sebbene non ne conoscesse il motivo.<br />
Poi Jack le parlò e allora lei comprese chiaramente il motivo.<br />
«Bryn» le disse con voce sommessa, «è stato Sutekh a ucciderlo.»<br />
Lo sguardo le scattò su sua figlia. La figlia di Lokan. La bambina alla<br />
quale il killer di Lokan stava già dando la caccia.
7<br />
Che nessuno ti chiuda la porta contro e Che il dannato non entri<br />
dopo di te.<br />
Massiccio dello Zugspitze, Germania<br />
Libro egizio dei cancelli<br />
Dagan Krayl sapeva che cosa significasse lottare e combattere,<br />
soffrire per la libertà. Anche la sua compagna, Roxy Tarn, lo sapeva.<br />
La prima volta che l'aveva vista, lei era prigioniera, legata e<br />
imbavagliata nello scantinato di un magazzino abbandonato di<br />
Chicago, tutta fegato e grinta mentre lavorava alla propria fuga.<br />
In quel momento Roxy era di nuovo prigioniera, solo che stavolta<br />
non lo era di un qualche bastardo perverso dedito allo stupro e<br />
all'assassinio. Lo era della sua stessa gente, della Guardia Asetiana, la<br />
forza elitaria alla quale aveva dato un decennio della propria vita.<br />
Le nemiche di Dagan.<br />
Ma lui era lì per liberarla e non era arrivato da solo.<br />
Al suo fianco suo fratello Mal, fermo sull'orlo di un precipizio arido<br />
e roccioso.<br />
Dagan spostò lo sguardo dalla montagna dritta di fronte a loro e lo<br />
abbassò sempre di più. La distanza faceva apparire gli alberi là sotto<br />
così piccoli da assomigliare a dei ramoscelli. Era un bene che non<br />
avesse problemi con l'altezza. E Mal, poi... Be', Mal l'adorava. Se si<br />
fossero sporti ancora solo di poco, sarebbero precipitati entrambi.<br />
Mantenne la propria posizione, mentre il fratello dondolava il peso<br />
all' infuori, avvicinandosi al limite estremo del precipizio quanto più<br />
poteva.<br />
«Vedi niente di interessante?» gli chiese Calliope Kane alle loro
spalle, con voce fredda e pacata, liscia come l'acqua che scorreva su<br />
una roccia. Si trovava lì per un bel mucchio di ragioni, alcune delle<br />
quali erano note a Dagan, altre invece dovevano essere sepolte tanto<br />
profondamente che nemmeno la stessa Calliope sarebbe riuscita a<br />
ritrovarle.<br />
Era stata la mentore di Roxy nella Guardia Asetiana ed era anche<br />
sua amica. E poi era diventata la compagna di Mal. Dagan le aveva<br />
salvato la vita una volta, quando quelli che lui aveva creduto<br />
semplicemente dei mietitori d'anime spietati avevano cercato di<br />
uccidere sia lei sia Roxy. Ormai sapeva che non era che fossero<br />
spietati: avevano agito su ordine di suo padre, mentre davano la<br />
caccia alla figlia di Lokan e coprivano il fatto che era stato Sutekh ad<br />
assassinare il suo stesso figlio.<br />
Dagan e i suoi fratelli non erano ancora riusciti a digerire la cosa.<br />
«Non vedo un dannatissimo nulla» rispose Mal. «Se là sotto c'è un<br />
castello, sta giocando a nascondino.»<br />
Una raffica di aria gelata gli sfiorò la pelle e Dagan gettò uno<br />
sguardo da sopra una spalla mentre Alastor, appena uscito da un<br />
vortice di fumo e oscurità, li raggiungeva.<br />
«Scoperto nulla sulla piccola?» s'informò immediatamente, appena<br />
il portale si fu richiuso.<br />
Avevano cercato Dana da quando il meeting degli alleati si era<br />
concluso, temendo che il padre la trovasse per primo. Lokan aveva<br />
tenuto segreta la sua esistenza, persino a loro, ma aveva agito così solo<br />
per proteggerla, era chiaro.<br />
Purtroppo Lokan non c'era più e il compito di proteggere la<br />
bambina ricadeva su di loro. Il problema era che dovevano trovarla<br />
prima di poter escogitare un modo per tenerla al sicuro.<br />
E fino a quel momento non avevano cavato un ragno dal buco.<br />
«Potrebbe anche essere svanita nel nulla» considerò Alastor. «E io<br />
devo stare attento a come parlo e a dove guardo perché non voglio<br />
attirare l'attenzione su di lei. Non possiamo rischiare che qualcun altro<br />
la trovi prima di noi e faccia una soffiata a pap...» Si bloccò di colpo,<br />
evidentemente non ancora del tutto abituato a riferirsi a Sutekh con<br />
un termine diverso da papà. Si appoggiò contro un grosso masso
tondeggiante, infilandosi una mano nella tasca dei calzoni dal taglio<br />
impeccabile. «In tutto questo dannato casino l'unica minima buona<br />
notizia è che nemmeno nostro padre l'ha trovata.»<br />
«E tu come lo sai?» chiese Dagan.<br />
«Ho parlato con Kai ed è tutto ciò che mi ha detto. Lui è<br />
comprensivo, ma ha le mani legate.»<br />
Kai Warin era il nuovo comandante in seconda di Sutekh. E aveva<br />
le mani davvero legate. Se si fosse messo contro il capo, sarebbe stato<br />
annientato. Il suo unico vantaggio era di avere per compagna la figlia<br />
di Asmodeo. Se da un lato ciò non lo avrebbe necessariamente salvato<br />
nel caso avesse scelto di mettere i bastoni tra le ruote a Sutekh,<br />
dall'altro poteva almeno garantirgli un po' di tempo perché, negli<br />
Inferi, le alleanze politiche erano di vitale importanza ed eliminare il<br />
genero del tuo alleato non era una buona mossa politica.<br />
«Quindi Kai sa di Dana?» chiese Mal, e Dagan comprese perché<br />
avesse un tono di voce teso. Kai avrebbe potuto in qualche modo<br />
rivelare l'esistenza della piccola alla propria compagna, Amber, che a<br />
sua volta avrebbe potuto passare l'informazione al padre.<br />
«Lui sa solo che il vecchio la sta cercando» spiegò Dagan.<br />
«Non sa perché» Alastor terminò il pensiero.<br />
«E allora tu... ehm... hai parlato con Sutekh?» s'informò Mal.<br />
«Sfortunatamente sì. E, a dire il vero, lui si è giocato la carta:<br />
i-miei-figli-significano-qualcosa-per-me.»<br />
Mal sogghignò. «Come se qualcuno di noi adesso potesse crederci.»<br />
Seguì un silenzio colmo di disagio perché ciascuno di loro ci aveva<br />
creduto prima. Avevano creduto che una creatura incapace di tutto a<br />
parte il proprio egoismo avesse nutrito una qualche forma di affetto<br />
nei loro confronti.<br />
«Qualcosa di nuovo da queste parti?» chiese Alastor con gli occhi<br />
adombrati e la bocca atteggiata a una smorfia.<br />
«Stiamo ancora cercando» replicò Mal.<br />
«Verrebbe da pensare che una fortezza con una moltitudine di<br />
guardie non dovrebbe essere difficile da individuare. A quanto
icordo, i castelli sono piuttosto grandini.»<br />
«Ma va' un po' a farti fottere.»<br />
Alastor sollevò perplesso un sopracciglio in direzione del fratello,<br />
quindi lanciò un'occhiata a Calliope. «Sei sicura che il posto sia<br />
questo?»<br />
«Sì.»<br />
«E allora dove cazzo è?» ringhiò, con il suo accento inglese più<br />
pronunciato del solito. Gli piaceva avere la situazione sotto controllo,<br />
ma dalla scomparsa di Naphré se la sentiva sfuggire dalle dita. Dagan<br />
lo capiva: anche lui avvertiva la stessa sensazione.<br />
Mal ruotò su se stesso e guardò Alastor torvo, chiaramente<br />
incazzato per il tono assunto dal fratello rivolgendosi alla sua<br />
compagna. Ma, prima che uno dei due potesse esplodere, la stessa<br />
Calliope si mise tra loro, stendendo le braccia, il palmo della mano<br />
rivolto verso l'esterno.<br />
«Ricordatevi perché siamo qui» li ammonì, la normale serenità della<br />
voce infranta da un filo di acciaio.<br />
«Al diavolo» borbottò Alastor e guardò Dagan con un'espressione<br />
decisa. «Roxy era una di loro. La potrebbero proteggere. Ma<br />
Naphré...» Si interruppe e il muscolo sulla mascella gli si irrigidì.<br />
«Naphré aveva rifiutato ogni contatto. Non avranno un occhio di<br />
riguardo per lei.»<br />
Loro. La Guardia di Aset, il gruppo militare elitario della dea Aset, e<br />
le Matriarche - le entità potentissime al comando della Guardia.<br />
«La calma deve prevalere» ricordò Calliope. «Aset ha affermato che<br />
sono state prese per la loro stessa tutela.»<br />
Dagan non se la beveva. Non senza una prova concreta. «Per<br />
trecento anni Aset e la Guardia Asetiana sono state le mie nemiche»<br />
ribatté roco. «Per migliaia di anni sono state le nemiche di mio padre.<br />
Adesso hanno la mia compagna e la compagna di mio fratello. Per me<br />
è davvero dura fidarmi delle loro affermazioni.» Strinse le mascelle,<br />
rifiutandosi di aggiungere altro, rifiutandosi di dare sfogo all'angoscia<br />
che lo divorava come vermi sulla carne in putrefazione. La sensazione<br />
non gli piaceva. Le emozioni non erano il suo forte.
Lo sguardo di Calliope scivolò su Mal, che si strinse nelle spalle.<br />
«Aset aveva assicurato che Roxy e Naphré sarebbe state liberate alla<br />
fine del meeting degli alleati» ricordò. «Ma ormai è più che finito. Non<br />
ce ne saranno più. Niente più alleanze. Ormai gli Inferi sono solo<br />
sull'orlo di una guerra in cui quasi tutti vogliono un pezzo di Sutekh. E<br />
tra questi ci siamo anche noi.»<br />
«lo credo che le esatte parole di Aset siano state che loro ci saranno<br />
restituite quando questo sarà finito. Ma non ha mai specificato che<br />
cosa intendeva con quel questo» precisò Calliope, con una logica e una<br />
razionalità capace di innervosire.<br />
Dagan non poteva criticarla. Anzi. Una mente fredda e lucida era<br />
meglio di un'emozione sconvolgente. L'emozione significava sbagli,<br />
errori di calcolo, specialmente per un mietitore d'anime che non era<br />
abituato a provare un dannatissimo accidente di niente, a parte una<br />
costante incazzatura. Ma dall'assassinio di Lokan e dal suo rapporto<br />
con Roxy gli sembrava di vivere in uno stato di continuo<br />
sconvolgimento emotivo. E non era che la cosa gli piacesse molto,<br />
«lo...»<br />
Mal lo interruppe. «Il meeting degli alleati sarà anche terminato»<br />
esordì, «ma non abbiamo riavuto Lokan. Non sappiamo né quando né<br />
se ci verrà restituito.» La voce si abbassò. «E dobbiamo ancora<br />
affrontare il fatto che nostro padre è l'assassino di nostro fratello.» Li<br />
guardò a turno dritto negli occhi. «Abbiamo bisogno di lavorare<br />
insieme e non di aggredirci a vicenda come bambini che bisticciano.»<br />
Tutti si raggelarono e piombò il silenzio. Perché il termine bambini<br />
che bisticciano era uno di quelli che usava Lokan. Era sempre stato lui<br />
il politico, il più ragionevole tra tutti loro. E più di una volta aveva<br />
fatto da paciere anche tra i fratelli.<br />
«Pensate che il suo corpo abbia ritrovato la sua anima?» chiese Mal,<br />
dando voce all'interrogativo sul quale avevano rimuginato tutti da<br />
quando, nel corso del meeting degli alleati, avevano inserito a forza i<br />
resti smembrati del fratello in uno squarcio interdimensionale.<br />
Nessuno di loro aveva avuto il coraggio di formulare quella domanda<br />
ad alta voce fino a quel momento.<br />
Avevano avuto al posto giusto tutti gli elementi della profezia: il<br />
sangue di Aset, il sangue di Sutekh. L'unione dei due doveva
permettere al dio di varcare i Dodici Cancelli e di camminare di nuovo<br />
sulla Terra. Ma avevano rovinato il piano a Sutekh, impedendogli di<br />
servirsi del corpo che aveva rubato a Lokan. Loro se lo erano ripreso e<br />
ne avevano spedito le quattordici parti a incontrare l'anima, in modo<br />
che, sebbene non fosse un dio, potesse essere lui a camminare<br />
nuovamente sulla Terra.<br />
Tuttavia il fratello non era ancora tornato.<br />
Dall'istante in cui avevano saputo del suo assassinio, i fratelli<br />
avevano rivoluto Lokan tanto quanto desiderato la vendetta. Spietata,<br />
sanguinosa. Ma come cazzo potevano vendicarsi se l'assassino era il<br />
loro Attutissimo padre?<br />
Il silenzio si prolungò.<br />
«Non parliamone adesso» propose Dagan.<br />
«Dovremo farlo, a un certo punto» li avvertì Mal.<br />
«Non ora.» Il tono di Alastor non tollerava discussioni. «Un passo<br />
alla volta. Per ora, faremo dannatamente meglio a concentrarci su<br />
Roxy e Naphré. Ce le riprendiamo e poi andiamo alla ricerca di<br />
risposte. Con l'aiuto di Roxy, troveremo Dana Carr e la terremo alla<br />
larga da Sutekh.»<br />
«E da noi.» Tutti gli occhi si volsero su Dagan quando aggiunse<br />
quelle parole. «Ridurremo i contatti con Dana al minimo. Dato che<br />
Lokan non ci ha mai parlato della sua esistenza, è ovvio che era questo<br />
che desiderava.»<br />
«Le cose sono cambiate» obiettò Mal.<br />
Dagan sollevò la mano con il palmo in avanti e, mentre lo faceva,<br />
quel gesto gli ricordò Roxy. Lasciò cadere la mano. Per nascondere il<br />
proprio disagio, estrasse un lecca lecca dalla tasca, tolse la plastica<br />
protettiva e se lo ficcò in bocca. «Ne discuteremo quando la<br />
troveremo» concluse poi. «Per ora, dobbiamo concentrarci sul<br />
compito da svolgere per primo.»<br />
«Piuttosto che prendere d'assalto gli spalti e rapire Roxy e Naphré,<br />
dovremo chiedere udienza alle Matriarche.»<br />
Tutti gli occhi si volsero su Calliope. Era lei la loro carta migliore per<br />
le informazioni di carattere interno perché era - era stata - un ufficiale
di alto rango all'interno della Guardia di Aset. E inoltre aveva il dono<br />
della premonizione, fuggenti visioni di ciò che il futuro probabilmente<br />
aveva in serbo. Era quello il motivo per cui era stata in grado di<br />
comunicare loro il luogo in cui dovevano cercare. Aveva visto quella<br />
montagna e la foresta ai suoi piedi. E quindi, tra tutti loro, era lei ad<br />
avere l'idea migliore su ciò che dovevano aspettarsi e le informazioni<br />
privilegiate su coloro che cercavano di trovare.<br />
«Loro sanno moltissime cose e potrebbero sapere dove si trova la<br />
bambina, lo sospetto che abbiano risposte a domande alle quali noi<br />
non abbiamo nemmeno ancora pensato.»<br />
«Lo credi davvero? Si sono già sbagliate in passato.» Dagan riuscì a<br />
trattenere a stento la rabbia dal proprio tono di voce, ma non era<br />
colpa di Calliope e l'ultima cosa di cui aveva bisogno era di far<br />
incazzare il fratello litigando con la sua compagna. «Non erano loro<br />
quelle che dicevano che il traditore che aveva ucciso Lokan era uno dei<br />
figli di Sutekh?»<br />
Calliope lanciò uno sguardo a Mal inarcando un sopracciglio.<br />
«Sì, gliel'ho raccontato io» spiegò lui.<br />
Lei fissò di nuovo Dagan. «A dire il vero, no. La conclusione errata è<br />
stata mia. Loro avevano detto soltanto che il vero traditore era di<br />
rango più alto di Gahiji e io avevo replicato che non esisteva un rango<br />
più alto, a parte i figli di Sutekh. Loro non sono state più chiare di così<br />
e io ho tratto quella conclusione. Non mi era mai passato per la testa<br />
che il killer potesse essere lo stesso Sutekh.»<br />
«Già. Non era mai venuto in mente nemmeno a noi.» Il che<br />
significava che lui non poteva usare quella congettura contro di lei.<br />
Il silenzio rimase nell'aria. Il vento fischiò lungo il versante della<br />
montagna.<br />
«lo ho una proposta» disse Calliope. «Che ne dite se non bussiamo<br />
all'ingresso principale e invece ci rechiamo dritti dritti nella sala delle<br />
Matriarche?»<br />
«Prima dovremmo trovarla» mise in chiaro Mal.<br />
Lei inclinò la testa. «La troveremo.»<br />
«Loro sanno che siamo qui?» chiese Dagan.
«Probabilmente sì. Sono davvero potenti.» Gli scoccò un'occhiata<br />
maliziosa. «E molto probabilmente vendicative.»<br />
«Aset e Izanami sono complici nel rapimento di Roxy e Naphré»<br />
puntualizzò Mal. «Pensi che Izanami permetterebbe che venisse fatto<br />
del male a una sua discendente?»<br />
«No» gli assicurò Calliope. «Ma non avranno scrupoli a farne a me.<br />
Mi vedono come una traditrice.» Si interruppe. «lo sono una<br />
traditrice.»<br />
«Perché?» chiese Alastor, avanzando di un passo. «Perché hai preso<br />
un mietitore d'anime per compagno? Allora, per lo stesso motivo,<br />
vedranno delle traditrici anche in Roxy e Naphré. Non è che mi stai,<br />
come si dice, rassicurando.»<br />
«Nell'eventualità che tu abbia ragione» s'intromise Mal, «tu starai<br />
indietro. Non intendo rischiare né la tua incolumità né la tua libertà.»<br />
Un sopracciglio si arcuò per la frazione di un centimetro. «Non è<br />
una decisione tua.»<br />
Non lo era. E Dagan immaginò che Mal detestasse la cosa.<br />
Sapeva come si sentiva il fratello. Tutti e tre si erano innamorati di<br />
donne ugualmente testarde, che non erano propense a permettere che<br />
fosse l'uomo della loro vita a prendere le decisioni, il che comportava<br />
delle dinamiche interessanti quando ciascuno di quegli uomini<br />
provava l'impulso irrefrenabile di proteggere la propria compagna.<br />
«Avremo dei problemi a entrare» proseguì Calliope. «Ci sono<br />
barriere tecnologiche che sbarrano l'ingresso, così come incantesimi e<br />
magie. Le Matriarche sono esperte e la loro abilità è smisurata.»<br />
«lo mi sono già infiltrato una volta in uno dei loro complessi di<br />
sicurezza» puntualizzò Mal. Era riuscito a penetrare nella fortezza sulla<br />
cima della montagna all'interno del Parco Provinciale di Bugaboo.<br />
Aveva aperto un portale proprio nella stanza in cui era detenuta<br />
Calliope e l'aveva fatta uscire di lì allo stesso modo. «Le guardie che<br />
avevano predisposto non sono servite a niente contro i portali<br />
interdimensionali.»<br />
«Ora che lo sanno, però, potrebbero avere rimediato a quella falla<br />
nel sistema di sicurezza.» Il tono era sarcastico. «Ma...»
«Ma... cosa?» la incalzò Alastor quando la voce le si affievolì.<br />
«Se invece non l'avessero sistemata? È questo il nodo cruciale del<br />
mio piano.» A turno guardò negli occhi ciascuno dei tre fratelli. «Per<br />
poter aprire un portale, voi dovete sapere con precisione dove vi state<br />
recando, giusto?»<br />
«Giusto» confermò Dagan. «Dobbiamo esserci già stati oppure ci<br />
serve un indirizzo specifico, un'immagine esatta del luogo... un<br />
qualcosa che ci fornisca la precisa ubicazione.»<br />
«E allora come sei riuscito a entrare nella fortezza l'altra volta?»<br />
indagò Alastor, rivolto a Mal.<br />
«Un sogno condiviso che mi ha fornito la posizione, così ho aperto<br />
un portale.»<br />
Nessuno gli chiese di che cosa stesse parlando. Dagan aveva<br />
trascorso anni a sognare di Roxy. Nonostante il fatto che, di regola, i<br />
mietitori d'anime non sognavano, la condivisione dei sogni era<br />
successa a ciascuno di loro dopo che le loro compagne avevano<br />
assaggiato il loro sangue. Le Figlie di Aset si nutrivano di prana.<br />
Succhiavano la forza vitale degli altri per alimentare il proprio potere.<br />
E, traendola da un altro soprannaturale, instauravano con lui un<br />
legame psichico.<br />
«Non vedo come questo potrebbe esserci d'aiuto, amico»<br />
commentò Alastor. «Calliope ha già detto che ormai avranno aperto<br />
gli occhi, quindi da quella parte non si passa.»<br />
Ma a Dagan pareva quasi di vedere il movimento delle rotelle che<br />
turbinavano nella mente di Calliope mentre intesseva il suo piano.<br />
«Ti dispiacerebbe condividere, tesoro?» le domandò Mal.<br />
«Le misure di sicurezza e le scale che conducono al nascondiglio<br />
delle Matriarche saranno quasi identiche a quelle del complesso di<br />
Bugaboo.»<br />
«E tu come lo sai?»<br />
«Perché la disposizione è identica in ciascuna delle loro roccaforti<br />
sparse in tutto il mondo. Si basa sull'antica numerologia egizia. Sette ali<br />
di sette scale di legno, quindi sette ali di sette scale di legno che si<br />
restringono a ogni gradino che si scende. Potrei toccare le pareti con le
spalle sui due lati.»<br />
«Perché tanto strette?» s'informò Dagan.<br />
«Così ci può passare solo una persona alla volta e si ha a<br />
disposizione poco spazio per manovrare, nell'evenienza che loro<br />
debbano difendersi.»<br />
«Carino.» Dagan avanzò, riflettendo sulle possibilità. «Nessun<br />
incantesimo o magie associati al numero sette?»<br />
«Incantesimi e magie no, il simbolismo sì. Il sette è il simbolo<br />
dell'efficacia, della completezza. Della perfezione. Ma esistono anche<br />
incantesimi e magie nelle vicinanze del salone da ricevimento delle<br />
Matriarche. lo sono già stata nel salone due volte. So che aspetto ha.<br />
Forse qui sarà un po' diverso, ma, come ho già detto, ci saranno<br />
elementi assolutamente uguali. Se ve li descrivo in dettagli minuziosi,<br />
sarà sufficiente a farvi aprire un portale?»<br />
Dagan si passò una mano sulla mandibola. «Potrebbe essere.»<br />
Scoccò un'occhiata a Mal, che si strinse nelle spalle e concordò:<br />
«Potrebbe funzionare».<br />
«Qual è il caso peggiore?» chiese Calliope.<br />
«Che evochiamo un portale e finiamo in una delle loro fortezze<br />
identica a questa» le spiegò Alastor. «Oppure che non finiamo da<br />
nessuna parte.»<br />
Lei inarcò un sopracciglio. «Non suona particolarmente disastroso.»<br />
«Lui intende proprio da nessuna parte, Callie» sottolineò Mal.<br />
«Come dire che finiamo ovunque e da nessuna parte. In una zona<br />
nulla. In un territorio degli Inferi in cui non abbiamo alcun diritto di<br />
entrare, in uno strafottutissimo spazio cosmico. Ovunque.»<br />
«Questo potrebbe essere un disastro» concesse lei.<br />
«Qualcuno ha un piano migliore?» chiese Alastor. Quando nessuno<br />
gli rispose, sorrise a denti stretti. «E allora vada per il piano di Calliope,<br />
ragazzi.»<br />
Mal sorrise. «Ho sempre avuto una voglia matta di visitare uno<br />
spazio cosmico.»
Las Vegas, Nevada<br />
«Vieni con me.» Boone tirò indietro la porta e sventolò un braccio<br />
davanti a lui.<br />
«Non sono sicuro di sapere esattamente a che razza di festa mi stai<br />
invitando» esitò Lokan. «Ma non sono tipo da sorprese.»<br />
Boone scoppiò a ridere. «Hai intenzione di rendermi la cosa<br />
difficile, vero? Allora ascolta, lo ho del cibo che puoi mangiare e una<br />
doccia che puoi usare.» Lo osservò intenzionalmente da capo a piedi.<br />
«E un cambio di vestiti, sempre che tu non preferisca la gonna e quel<br />
bel collanone luccicante.»<br />
Lokan non ebbe bisogno di abbassare lo sguardo per sapere che<br />
aveva ancora addosso la fascia di tessuto intorno alla vita e la collana<br />
ornata di pietre preziose - e nient'altro. Quindi, sì, dei vestiti sarebbero<br />
andati bene. Il cibo e la doccia ancora meglio. Ma lui non era tipo da<br />
afferrare la carota che gli penzolava davanti agli occhi. «E io dovrei<br />
fidarmi di te perché...»<br />
«Perché non hai nulla da perdere.» Scosse le spalle. «Che cosa posso<br />
fare? Ucciderti? Ma tu sei già morto, amico mio.»<br />
Lo era. Morto e, a tutti gli effetti, sepolto. A quanto sembrava, non<br />
riusciva a trovare il modo di tornare sulla Terra e a trovare un cancello<br />
che si aprisse sugli Inferi. Sebbene si trovasse lì, all'ombra della<br />
piramide del Luxor, non era libero di spostarsi a proprio piacimento. A<br />
prescindere dal ricongiungimento con il proprio corpo, tanto valeva<br />
che fosse rimasto bloccato nella zona nulla: l'unica differenza era che,<br />
invece di essere un'entità informe, era un cadavere che camminava.<br />
Che figata.<br />
Boone agitò di nuovo il braccio invitandolo a passare. «Dopo di te.»<br />
E quando Lokan non accennò a muoversi, si guardò intorno. «Mi<br />
sentirò più a mio agio a conversare in un luogo sicuro.»<br />
«Sicuro.» Lokan rimuginò sul termine per un secondo. «Sicuro per<br />
me o per te?»<br />
«Per entrambi.» Quando Lokan lo inchiodò con un'occhiata ferrea,<br />
un angolo della bocca di Boone ebbe un guizzo. «E va bene, più per
me che per te» ammise. «Sono pochi quelli che possono veramente<br />
piegare le dimensioni per arrivare fino a te.» Lasciata andare la porta<br />
che si richiuse, lo raggiunse a passo sicuro, quindi gli premette il lato<br />
della mano contro il torace, trapassandoglielo come se stesse<br />
fendendo l'aria, senza ferirlo in alcun modo.<br />
«Non c'è nulla qui che possa farti del male, Lokan Krayl, perché non<br />
c'è nulla qui che possa toccarti...» Tornò verso la porta e la spalancò.<br />
«... quindi puoi anche ripulirti e mangiare mentre chiacchieriamo.»<br />
Vero. E vera anche la seconda cosa. Ma dentro di sé non riusciva a<br />
fidarsi con tanta facilità. Oltre quella porta poteva sempre nascondersi<br />
una trappola.<br />
«Tu non mi riconosci, vero?» gli chiese Boone.<br />
Lokan scosse il capo, chiedendosi se avesse strappato il cuore e<br />
l'anima nera di qualche suo amico o parente. Si trattava di una<br />
vendetta? Se lo era, che motivo c'era di sprecare un quantitativo senza<br />
dubbio enorme di risorse per andarlo a prendere dal purgatorio e poi<br />
ammazzarlo e rispedircelo? «Non sono al mio meglio, visti i recenti<br />
avvenimenti» ammise, esaminando l'uomo con attenzione. Capelli<br />
scuri, occhi scuri. Lineamenti che una mascella decisa, ombreggiata da<br />
una barba ispida, rendeva meno vezzosi. Eppure qualcosa di familiare<br />
in lui c'era. «Ti spiace spiegarti?»<br />
«Hai l'abitudine di salvare gli umani?»<br />
«No. Tu hai quella di salvare i soprannaturali?»<br />
«No.» Abbassò la testa e fissò il pavimento. «Ma per te ho deciso di<br />
fare un'eccezione, mietitore.» Risollevò il capo e il suo sguardo entrò in<br />
collisione con quello di Lokan: occhi blu che brillavano di una luce<br />
innaturale.<br />
Blu. Solo che un minuto prima erano castani.<br />
Proprio come...<br />
Lokan scosse il capo. «Sapevo che sarebbe arrivato il giorno in cui<br />
me la prendevo in culo.»
8<br />
Che tu possa concedere potere nel cielo, potenza sulla terra e<br />
giustificazioni nel dominio del dio, un viaggiare verso valle come<br />
un'anima in vita, un viaggiare a monte come un airone, per entrare e<br />
uscire senza ostacoli da tutti i cancelli del Duat.<br />
Ponte sullo Spanish River, 21 gennaio 1910<br />
Libro egizio dei morti<br />
Lokan era in attesa della morte e la morte fu ciò che ottenne. Solo<br />
che doveva essere lui a uccidere e non un qualche accidentale capriccio<br />
del destino, che lo aveva privato della sua preda.<br />
Il vento proveniente da nord mugghiò, amaro e spietato, e lo<br />
sferzò. Sotto i suoi piedi, il guscio di metallo di un vagone ferroviario<br />
spalancò di colpo un buco seghettato sulla superficie liscia e ghiacciata<br />
dello Spanish River.<br />
Mezzo vagone, per essere esatti. L'altra metà rimase attaccata al<br />
ponte in ferro, avvolta dalle fiamme che eruttavano fumo nel cielo<br />
grigio di metà pomeriggio.<br />
Solo pochi attimi prima, Lokan si trovava su un lato del binario in<br />
attesa del treno, ma all'improvviso, in uno scoppio di scintille, grida e<br />
cigolii metallici, il vagone di seconda classe si era messo di traverso e<br />
aveva sbattuto contro il ponte fendendosi in due parti. Una metà finì<br />
appunto oltre il parapetto nel fiume, e fu seguita dal vagone di prima<br />
classe. La carrozza ristorante, trascinata a sua volta, in quel momento<br />
era verticale, con i tavoli sommersi e la cucina del vagone che<br />
spuntava dal ghiaccio.<br />
Nella speranza di poter ancora acchiappare la propria preda, Lokan<br />
volteggiò oltre il parapetto del ponte e scivolò giù sull'argine, ma si<br />
fermò quando si accorse della vanità dei propri sforzi. Non aveva
alcuna intenzione di mietere di fronte a un pubblico e non c'era modo<br />
di prendere la propria preda da solo ormai.<br />
Ai diavolo, maledizione! Quello doveva essere un lavoretto facile.<br />
Aspettare il treno, saltarci sopra, sorprendere Karl Gilbert Bell e<br />
mietergli cuore e anima nera. Perché era quello che facevano i<br />
mietitori d'anime. Non che quel bastardo non meritasse di morire. Per<br />
anni aveva sfruttato il proprio impiego presso le ferrovie per spostarsi<br />
per il continente e macellare donne innocenti. La qual cosa faceva di<br />
lui il bersaglio perfetto di Lokan: un'anima che puzzava di lordura e<br />
malvagità.<br />
Toccava a Karl ora conoscere il terrore più abietto. Sanguinare.<br />
Morire.<br />
Il nome era iscritto sul registro di Sutekh - il più potente signore<br />
degli Inferi - un registro tenuto aperto su un piedistallo al centro della<br />
sala di ricevimento. Nella moltitudine di nominativi Sutekh aveva<br />
scelto quello di Karl perché la sua anima era nera come la pece,<br />
immersa nella melma. Un bocconcino perfetto per il suo appetito<br />
insaziabile.<br />
E l'essere suo figlio non avrebbe risparmiato a Lokan l'ira del padre,<br />
se fosse ritornato a mani vuote, possibilità che sembrava concretizzarsi<br />
lentamente. In quel momento Karl o si stava incenerendo all'interno<br />
del vagone in fiamme sul ponte oppure si trovava in fondo al fiume. E<br />
solitamente i mietitori d'anime non prendevano le anime dei morti.<br />
Troppo complicato. L'anima nera poteva essere già stata pignorata da<br />
un'altra divinità degli Inferi e rubarla avrebbe sollevato un mare di<br />
guai.<br />
Il che significava il fallimento del suo piano.<br />
Se ne sarebbe dovuto andare.<br />
C'erano altre anime nere che poteva rivendicare e portare al padre<br />
negli Inferi. New York City ne aveva sempre uno splendido<br />
schieramento, così come Londra, Parigi o Berlino.<br />
Ma qualcosa lo tratteneva lì. Mentre il vento mugghiante gli<br />
afferrava il soprabito facendolo svolazzare come le ali di un corvo, le<br />
acque del fiume sotto di lui s'incresparono e la testa di un uomo ruppe<br />
la superficie. Boccheggiando il tipo lottò per trarsi fuori dell'acqua fin
sul ghiaccio.<br />
Lokan lo osservò, senza provare nulla. Offrire assistenza a un<br />
mortale morente non rientrava nella sua natura di mietitore - né era<br />
suo compito.<br />
Erano trascorsi quasi due secoli da quando suo padre l'aveva<br />
mandato a chiamare, strappandolo alla vita umana che era stato tutto<br />
ciò che aveva conosciuto. Aveva passato quasi duecento anni a<br />
eseguire i suoi ordini, asportando cuori ancora palpitanti e scucendo le<br />
anime nere dal loro involucro mortale, che sarebbero diventati pasti di<br />
energia pura di Sutekh.<br />
Ma Lokan non era un semplice mietitore: tra la sua gente era un<br />
principe, secondo solo al dio.<br />
Aveva abbandonato la propria umanità molto tempo prima.<br />
Alla fine l'uomo si tirò fuori dall'acqua e, tremante e scosso da<br />
brividi, rimase disteso sul torace sulla superficie ghiacciata, le gambe<br />
ancora penzoloni dentro l'acqua.<br />
Un cigolio di metallo che si torceva e uno scoppio di vetri squarciò<br />
l'aria. Lokan girò di scatto su se stesso giusto in tempo per vedere la<br />
carrozza letto che si appollaiava restando in bilico sull'argine, e<br />
abbassandosi piano piano. Con un lungo grido funereo alla fine il<br />
vagone si liberò del proprio trespolo traballante e scivolò sulla neve,<br />
scalpellando rapide canalette nel terreno al proprio passaggio.<br />
Contorti dal terrore e dalla disperazione, i volti ai finestrini gli<br />
sfrecciarono davanti in un'immagine confusa.<br />
Il treno raggiunse il ghiaccio, slittando e girando vorticosamente su<br />
se stesso e infine andando a sbattere contro la parte della carrozza<br />
ristorante che sporgeva ancora dalla superficie ghiacciata del fiume.<br />
Quindi sprofondò nell'oscurità, le grida degli intrappolati nel vagone<br />
spazzate via dall' ululare del vento.<br />
Giratosi, Lokan vide che l'uomo si era ormai tirato completamente<br />
fuori dall'acqua. Senza riuscire a controllare il tremito, tentò di<br />
sollevarsi, tendendo una mano verso la voragine gigantesca, poi le<br />
ginocchia gli cedettero e si afflosciò cadendo in un ammasso agitato.<br />
Lokan lo osservò barcamenarsi per distendersi supino e tendere la
mano a un altro uomo che si dibatteva spasmodico vicino al bordo<br />
frastagliato. Il tipo in acqua si stringeva qualcosa al petto, intralciando<br />
così gli stessi tentativi di trascinarsi fuori dal fiume.<br />
«Maledizione» inveì Lokan quando vide di che cosa si trattava.<br />
Un bambino.<br />
Ed eccola lì, pronta a dispiegarsi dentro di lui, quella parte di sé che<br />
aveva creduto di aver sradicato molto tempo prima. Avanzò di un<br />
passo, quindi si raggelò, atterrito da quell'insolito impulso a dare una<br />
mano. Non era proprio da lui conservare brandelli di compassione e<br />
bontà d'animo. Eppure quel bambino...<br />
Per un istante si limitò a restare immobile, osservando la carneficina<br />
e tentando di convincersi che non provava nulla.<br />
Poi si ritrovò in movimento, di corsa, a testa bassa, dritto verso il<br />
fiume, senza avere la benché minima idea di che cosa intendeva fare. E<br />
nemmeno del perché volesse farlo.<br />
Attraversando il ghiaccio a grandi passi e in perfetto equilibrio, si<br />
tolse il soprabito, muovendosi con una velocità non umana.<br />
Abbassatosi, artigliò le dita intorno al polso della mano libera<br />
dell'uomo e lo trascinò in salvo senza il minimo sforzo.<br />
«Togliti cappotto e camicia, amico. E in fretta. E anche quelli del<br />
bambino» gli ordinò. Non aveva alcun senso salvarli<br />
dall'annegamento per poi lasciarli morire congelati. Il piccolo era<br />
pallido come un cencio, aveva gli occhi chiusi, le labbra bluastre. Ma<br />
respirava. A stento.<br />
Per un brevissimo istante Lokan vide un ragazzino diverso, bagnato<br />
fradicio, pallido, non scuro e magrolino, ma paffuto, dai capelli<br />
biondo rossiccio e con le lentiggini sul naso. Vide una barchetta, un<br />
lago e un cielo carico di nuvole: da allora non aveva mai superato la<br />
propria avversione per le imbarcazioni. Batté le palpebre e il ricordo<br />
svanì, sepolto da due secoli di ricordi diversi. Ricordi migliori.<br />
Le dita dell'uomo erano maldestre e la temperatura bassa e il<br />
tessuto bagnato ostacolavano ogni sua azione mentre trafficava con i<br />
bottoni della camicia del bambino. Impaziente, Lokan richiuse le mani<br />
a pugno sul tessuto e lo strappò in due, quindi lo aiutò a sfilarlo. Con<br />
mosse rapide e sapienti, fece lo stesso anche per l'uomo, gli cacciò il
ambino tra le braccia e avvolse entrambi nel proprio soprabito caldo<br />
e asciutto. Per i pantaloni fradici non aveva soluzioni.<br />
Si strappò di dosso la giacca del vestito e la porse all'altro uomo, il<br />
primo a essere uscito dall'acqua. Un ripensamento: della vita degli<br />
adulti non gliene fregava un accidente. Solo di quella del bambino.<br />
«State stretti e vicini!» ordinò. «In questo modo vi terrete più caldi.»<br />
Entrambi gli uomini sollevarono gli occhi su di lui prima di<br />
affrettarsi a stringersi l'un l'altro. E fu solo in quel momento che lui si<br />
rese conto di aver permesso a degli umani di vedere la sua faccia. Per<br />
quanto non fosse strettamente proibito, si disapprovava che i mietitori<br />
d'anime si rivelassero. Ma lui si diede uno scossone mentale: tanto i<br />
cavalli ormai avevano lasciato le scuderie, non aveva alcun senso stare<br />
a preoccuparsi di chiudere la porta.<br />
Non aveva alcuna idea del perché li avesse aiutati, nessuna<br />
spiegazione sul motivo per cui se ne stava ancora lì, in maniche di<br />
camicia, preda della morsa del vento di gennaio. Non che il freddo<br />
potesse nuocergli, ma era dannatamente spiacevole.<br />
Lo sguardo gli scivolò di nuovo sul bambino, pallido e immobile.<br />
Un senso di premonizione gli percorse veloce la spina dorsale.<br />
Doveva andarsene. Vattene! Messo, subito! Aveva la stranissima<br />
sensazione che la sua condotta di quel giorno lo avrebbe perseguitato<br />
in un qualche futuro.<br />
Pensiero stupido.<br />
Le vite di quei mortali non erano pari nemmeno a un battito del<br />
suo cuore eterno. Sarebbero invecchiati e poi morti, mentre lui<br />
sarebbe rimasto esattamente com'era. Nessun mortale poteva<br />
influenzare la sua esistenza. Nessun mortale poteva nuocergli. Era un<br />
mietitore d'anime, figlio di Sutekh. Poteva anche sanguinare, soffrire e<br />
conoscere il dolore, ma sarebbe guarito. Sarebbe sempre guarito.<br />
E non sarebbe mai morto.<br />
Nonostante gli indumenti che Lokan aveva dato, tutti e tre erano<br />
scossi da tremiti incontrollabili. Il bambino gemette. Le palpebre<br />
fluttuarono, quindi balzò a sedere di scatto, lottando contro il peso<br />
del cappotto che lo avvolgeva. Gli occhi gli schizzarono verso le acque
nere contornate dal ghiaccio blu e bianco e tentò di sollevarsi dalle<br />
braccia dell'uomo che lo sorreggeva.<br />
«I... i... i mi... mi... mi... ei fra... fra... fra... telli.»<br />
Parole farfugliate e confuse. Ma Lokan le comprese, come le<br />
emozioni celate dietro di esse.<br />
Per la frazione di un secondo, il suo sguardo entrò in collisione con<br />
quello del piccolo. Occhi blu, iridi chiare, gelide, contornate di un<br />
bordo color indaco, lucenti. Occhi colmi di paura e di disperazione. E<br />
senso di colpa.<br />
Lokan sapeva tutto sul senso di colpa. Lui era rimasto in vita mentre<br />
suo fratello era morto. Il fratello della sua infanzia. Il fratello maggiore<br />
che aveva giocato e scherzato con lui, che l'aveva guidato. Il fratello<br />
che lui aveva abbandonato.<br />
Soltanto in seguito, dopo che Sutekh l'aveva mandato a prendere e<br />
lui aveva appreso di essere un soprannaturale, un mietitore d'anime<br />
dato in affidamento per la crescita a una famiglia umana, solo allora<br />
Lokan aveva compreso che Richard poteva essere stato suo fratello nel<br />
cuore, tuttavia non lo era nel sangue. Solo allora aveva saputo di<br />
averne tre di fratelli di sangue, tutti mietitori d'anime. Dagan, Alastor e<br />
Malthus.<br />
Guadagnare tre fratelli di cui non conosceva l'esistenza non aveva<br />
attenuato il dolore per la perdita di Richard. Tuttavia proprio quel<br />
lutto gli aveva reso i fratelli in vita ancora più preziosi, legandolo a<br />
loro come se avesse trascorso gli anni della formazione crescendo<br />
insieme. Per loro avrebbe ucciso. Per loro avrebbe sacrificato qualsiasi<br />
cosa. Avrebbe versato il proprio stesso sangue. E loro avrebbero fatto<br />
lo stesso per lui.<br />
Mentre guardava quel bambino lottare contro le braccia che lo<br />
stringevano, combattere per tornare nell'acqua ghiacciata a cercare i<br />
propri fratelli, Lokan sapeva quali pensieri e quale angoscia gli<br />
tempestavano la mente.<br />
Accidenti, maledizione. Non voleva provare nessun tipo di affinità<br />
con un umano, tanto meno con un bambino umano.<br />
E invece era così.
«Te li ritrovo io.»<br />
Il bambino girò la testa e per un secondo non ci furono che loro due<br />
in un luogo molto diverso da quello in cui si trovavano in quel<br />
momento. Il rumore, il vento, il fumo, le grida, tutto scomparve.<br />
«Prometti.» La voce di un bambino con la determinazione di un<br />
uomo.<br />
«Sì.» Una promessa che avrebbe mantenuto. Ma non aveva<br />
promesso che li avrebbe ritrovati vivi.<br />
Il vento riprese furioso, amaro e selvaggio.<br />
Con un ringhio Lokan si voltò e si immerse nell'acqua nera. Colpi<br />
potenti lo portarono in profondità. Il freddo lo penetrò, arrivandogli<br />
alle ossa. Non vedeva come dei mortali dentro quel treno sarebbero<br />
potuti sopravvivere a una cosa del genere. Le loro strutture fragili non<br />
potevano resistere alla temperatura glaciale dell'acqua.<br />
Anche se era soltanto metà pomeriggio, l'oscurità sotto il ghiaccio<br />
era fitta e untuosa. La prima carrozza che oltrepassò conteneva dei<br />
corpi che galleggiavano nelle loro fosse tenebrose. Poi si accorse che<br />
alcuni erano ancora vivi. Aggrappandosi ai ganci per i cappelli,<br />
tenevano la testa nella piccola bolla d'aria che era rimasta a galleggiare<br />
sul soffitto del vagone.<br />
Una donna. Un uomo. Due bambine piccole.<br />
Nessun segno dei fratelli di cui aveva parlato il bambino.<br />
Lokan si girò, deciso ad abbandonarli al loro destino.<br />
Il diavolo, maledizione. Era per quello che lui evitava i bambini. Lo<br />
indebolivano. Agli adulti avrebbe voltato le spalle con facilità, ma<br />
quelle bambine...<br />
Si voltò di scatto e spaccò il vetro con un pugno ignorando il dolore<br />
dei frammenti che gli affettavano la pelle e lo lasciavano sanguinante.<br />
L'acqua si riversò all'interno, rubando il resto dell'aria. Loro nuotarono<br />
verso di lui e lui verso di loro. Lokan afferrò la donna e tentò di<br />
spingerla verso il finestrino, ma lei si oppose, l'attenzione spasmodica<br />
rivolta alle bambine.<br />
Afferrata la più piccola, Lokan la scagliò tra le braccia dell'uomo<br />
che, rivolto uno sguardo disperato alla donna, prese a nuotare verso la
superficie, abbandonandola.<br />
Lokan agguantò la seconda bambina e la donna, e tenendole per il<br />
colletto, uno in ciascuna mano, le fece passare per il finestrino e quindi<br />
risalì tirandosele dietro entrambe.<br />
Gli abiti, le scarpe e la sacca di cuoio a tracolla gli ostacolavano i<br />
movimenti e immaginò che per gli umani l'intralcio fosse maggiore.<br />
Ma la volontà di sopravvivenza di un mortale era un elemento<br />
potente. In qualche parte confusa della propria mente se ne ricordava.<br />
Si chiese quanto duramente avrebbe lottato lui vedendo la morte in<br />
faccia, poi lasciò cadere l'interrogativo perché non era un quesito al<br />
quale sarebbe mai stato chiamato a rispondere.<br />
Spinse la donna e la bambina fuori dal buco e poi sopra il ghiaccio<br />
e notò che erano sopraggiunte altre persone. Soccorritori con coperte<br />
e mani pronte ad aiutare. Presero la bambina e la portarono via in<br />
fretta. Afferrarono la madre e la avvolsero in una coperta. Quindi gli<br />
tesero le mani per aiutarlo a uscire dall'acqua buia.<br />
I due uomini ai quali aveva dato la propria giacca e il proprio<br />
soprabito non erano più da nessuna parte. Ma il bambino che aveva<br />
salvato prima sedeva sul ghiaccio sul bordo della voragine, avvolto nel<br />
suo soprabito, ignorando le mani e le parole che lo sollecitavano ad<br />
alzarsi. Lo fissava con occhi enormi e terrorizzati. Aspettava che<br />
portasse in salvo i suoi fratelli. Si aspettava che loro uscissero vivi.<br />
Proprio come Lokan, tanto tempo prima, aveva atteso sul bordo<br />
del lago.<br />
Nonostante l'immensità del suo potere soprannaturale, in<br />
quell'istante lui si sentì inadeguato. Le sue doti particolari erano adatte<br />
a uccidere gli umani, non a salvarli.<br />
Si immerse un'altra volta, perlustrando gli abissi scuri. Il petto gli<br />
doleva e i polmoni urlavano. Ma, a differenza degli umani, non<br />
poteva morire per la mancanza d'ossigeno: avrebbe solo provato<br />
dolore. Sofferenza.<br />
Poi li vide. Due forme minuscole vicine al bordo della carrozza di<br />
seconda classe squarciata, minuti e dai capelli scuri, proprio come il<br />
fratellino. Avevano gli occhi aperti, di un blu lucente nella luce<br />
offuscata. Però erano morti. Dovevano essere morti. Erano stati
troppo a lungo sott'acqua.<br />
Un'ondata di disgusto per se stesso lo investì, carica di ricordi e di<br />
emozioni risalenti a due secoli prima. Aveva creduto che il tempo li<br />
avesse offuscati. Aveva creduto di essersi perdonato. E invece si era<br />
sbagliato.<br />
Forse era quello che lo aveva spinto ad agire così. L'espiazione.<br />
Afferrò entrambi i ragazzi per i colletti e nuotò con loro verso la<br />
superficie, quindi li spinse su, fuori dall'acqua, sulla superficie<br />
ghiacciata del fiume. Ci fu un'ondata di commozione. I soccorritori si<br />
precipitarono verso di loro. Il bambino sul ghiaccio, quello avvolto nel<br />
soprabito, voltò la testa e lo guardò dritto negli occhi.<br />
Blu. Lokan avrebbe giurato che gli occhi del piccolo fossero stati<br />
blu.<br />
Eppure erano castani in quel momento, di una tonalità così scura da<br />
sembrare neri.<br />
Lokan si tirò fuori dal fiume con l'acqua che gli scivolava di dosso in<br />
torrentelli, formando una pozza sul ghiaccio. Voleva dirgli qualcosa.<br />
Ma che cosa? Tutte le cose che avevano detto a lui quando Richard era<br />
annegato non erano servite a un accidente di niente.<br />
La gente si mosse in massa tutta intorno a loro. Coloro che erano<br />
scappati al massacro erano o fradici e tremanti oppure anneriti dalla<br />
fuliggine del fuoco. Quelli che erano giunti a soccorrerli lavoravano<br />
con tranquilla efficienza.<br />
Avrebbe lasciato quei fratelli alla loro gente. Non c'era più nulla che<br />
potesse fare. Lui le anime le prendeva, non le restituiva.<br />
Voltatosi, s'incamminò verso il ponte e le ultime due carrozze del<br />
treno. Una era ancora in fiamme. Un'altra era chinata di lato<br />
sull'argine. I passi divennero veloci e spasmodici. Lo prese la furia, la<br />
rabbia nei confronti di se stesso: non sapeva spiegarsi il proprio<br />
comportamento.<br />
Ma la rabbia era un'emozione dispendiosa, consumava energia e<br />
storpiava i pensieri. Doveva restare impassibile, come gli aveva<br />
insegnato suo padre. Doveva considerare ogni aspetto e sfruttarlo.<br />
Però, quale aspetto? Eppure doveva esistere un modo per volgere gli
avvenimenti del giorno a proprio vantaggio.<br />
Un gemito attrasse la sua attenzione e si accorse che c'era qualcuno<br />
alla base del ponte, dietro un grande cumulo di neve. Si portò dietro<br />
di esso e il suo umore migliorò in modo sensazionale.<br />
«Ciao, Karl» salutò con un sogghigno. Il sangue sbocciava di un<br />
colore cremisi sulla neve e dall'addome spuntava un palo. Lokan<br />
sollevò lo sguardo verso il ponte quindi lo riabbassò. «Sembra proprio<br />
che tu abbia fatto un bel capitombolo.»<br />
Karl gemette di nuovo e voltò la testa verso di lui. Il dolore e la<br />
paura gli incidevano i lineamenti. L'uomo accennò con un debole<br />
gesto al palo che lo teneva inchiodato come un coleottero.<br />
«Lascia che sia io a prendermi cura di te» gli disse Lokan, chinandosi<br />
sulla figura supina fino a quando i loro volti non furono vicinissimi e<br />
l'odore dolciastro e metallico del sangue più forte.<br />
La speranza si accese negli occhi dell'uomo.<br />
Tendendo le dita e poi curvandole come artigli, Lokan gli conficcò<br />
la mano nel torace. Un suono secco mentre le costole si spezzavano e<br />
un risucchio mentre la cavità toracica si apriva, entrambi annegati nella<br />
cacofonia della scena dell'incidente. La bocca di Karl si aprì in un grido<br />
muto, il respiro rubato ai polmoni.<br />
La speranza nello sguardo si spense.<br />
Poi, mentre il mietitore gli strappava il cuore, la vita gli abbandonò<br />
lo sguardo. Il sangue uscì in uno spruzzo, schizzando la neve e i calzoni<br />
di Lokan.<br />
«Per fortuna che sono neri» borbottò, infilando il cuore nella sacca<br />
di cuoio che portava a tracolla. Quindi affondò la mano nella cavità e<br />
blandì l'anima nera. «Su, tesoro, vieni da papà.»<br />
L'anima nera gli si attorcigliò intorno alle dita e al polso, simile a un<br />
fumo viscido, fetido e scuro, il gelo del contatto mascherato dalla<br />
temperatura glaciale e dalla sua pelle fredda e umida. Gli si snodò<br />
allungandosi su per il braccio, contorcendosi, avanzando e poi<br />
arretrando come se non riuscisse a decidere se voleva essere presa<br />
oppure no.<br />
Non che avesse scelta.
Liberata ormai dal corpo di Karl, l'anima nera si abbassò fluttuando<br />
e infine si sollevò fino a raggiungere un punto sopra la spalla di Lokan,<br />
che la legò con una cavezza di fuoco. Rimase appesa lì, un pallone<br />
nero e amorfo, che strattonava avanti e indietro a ogni raffica di<br />
vento.<br />
Lokan trasse un lento respiro. Nonostante il freddo che intorpidiva<br />
la mente, si sentiva meglio, più sereno. Era venuto per uccidere e per<br />
mietere ed era esattamente ciò che aveva fatto, a prescindere da quella<br />
deviazione un po' atipica.<br />
Avrebbe dimenticato l'aberrazione che lo aveva spinto a tuffarsi in<br />
un fiume gelato e a strappare alla morte una manciata di mortali.<br />
Avrebbe scordato quel bagliore di umanità che aveva fatto capolino<br />
da sotto gli strati ossidati del suo animo.<br />
Lui era un mietitore d'anime, il servo consenziente di suo padre,<br />
una creatura votata all'oscurità e alla morte. E a lui piaceva così.<br />
Sapendo che gli umani che avrebbero trovato le spoglie di Karl<br />
avrebbero attribuito all'incidente la colpa di quella carneficina, si girò,<br />
pronto ad andarsene.<br />
Per poco non sbatté contro il bambino che gli stava a un braccio di<br />
distanza, fermo a guardarlo.<br />
Il ragazzino fissava proprio l'anima nera che lui - un umano - a<br />
rigore di ogni logica non sarebbe dovuto essere in grado di vedere. Poi<br />
incontrò gli occhi del mietitore, i suoi di nuovo blu e lucenti.<br />
E il sussurro premonitore che Lokan aveva avvertito poco prima<br />
divenne un ruggito.
9<br />
Vostra è la verità, cibatevi del vostro cibo.<br />
Voi stessi siete la verità. Libro egizio dei cancelli<br />
Las Vegas, Nevada, oggi<br />
Lokan si sentiva a milioni di miglia di distanza dal proprio io più<br />
giovane e impudente. Lui era il figlio di Sutekh e non poteva morire.<br />
Giusto. Lo sguardo gli scivolò su Boone. «Quel treno... Sei<br />
sopravvissuto.»<br />
«Sì. E anche i miei fratelli. Grazie a te.» S'interruppe. «È stato un po'<br />
di tempo fa, Lokan Krayl.»<br />
«Me la sentivo che avrei pagato per quel salvataggio. A quanto pare<br />
non mi sbagliavo.» Un sorriso sardonico gli stirò le labbra. Aveva<br />
salvato tre bambini. Che ormai erano adulti. Tre adulti soprannaturali.<br />
Quell'unica azione sarebbe potuta costargli carissima. «Immagino però<br />
che tu non mi abbia portato qui per fare una chiacchierata sui vecchi<br />
tempi. Che cosa vuoi da me?»<br />
Boone allargò le mani, i palmi verso l'alto. «Sei sospettoso di<br />
natura.»<br />
«È un normale effetto collaterale del tradimento. Una volta che ti<br />
hanno pugnalato alla schiena, tendi a guardare di traverso chiunque<br />
abbia un coltello.»<br />
«Affermazione piuttosto aspra ed esplicita. Avevo sentito dire di te<br />
che eri un oratore affascinante, un uomo di grande pazienza ed<br />
eloquenza. Un politico. Ho sentito male?»<br />
L'osservazione lo colse di sorpresa. Ripassò mentalmente la propria<br />
conversazione con Boone e si rese conto che il modo in cui aveva<br />
svolto la trattativa era molto diverso da quello che aveva usato in<br />
passato. Era cambiato. E non in maniera positiva. Era precipitoso,
permetteva alla rabbia e alla frustrazione di guidare le sue azioni e le<br />
sue parole. Si costrinse a restare calmo, ad attendere la mossa<br />
successiva.<br />
«Pensi che io voglia qualcosa di diverso dallo sdebitarmi per le vite<br />
che ti devo?» domandò Boone. «Forse ora non siamo mortali, ma da<br />
bambini lo eravamo, lo e i miei fratelli saremmo potuti morire quel<br />
giorno se non fosse stato per te.»<br />
Lokan non dubitò della sincerità di quella asserzione. Da bambino<br />
era stato mortale anche lui e le sue doti soprannaturali si erano<br />
manifestate solo quando era stato adulto. Stessa cosa per i suoi tre<br />
fratelli. Tuttavia non aveva intenzione di fidarsi di Boone Falconer.<br />
«Mi sono sempre chiesto perché mi hai aiutato» rivelò l'uomo con<br />
voce sommessa.<br />
«Quindi capisci perché io mi sto domandando la stessa cosa di te,<br />
adesso. Sì, penso che tu da me voglia qualcosa. Non conosco nessun<br />
soprannaturale che agisca senza avere un occhio per il proprio<br />
tornaconto personale.»<br />
«E tu che cosa ci hai guadagnato a salvare i miei fratelli?»<br />
«Adesso non parliamo di me» tagliò corto. «Parliamo piuttosto di te.<br />
Tutta quella storia di ripagare un debito non me la bevo. Allora,<br />
perché mi hai portato qui, Boone?»<br />
«Sarò più che lieto di informarti.»<br />
E perché diavolo no? A quel punto non aveva tonnellate di altre<br />
opzioni a disposizione.<br />
Lokan seguì Boone lungo un corridoio fino a una stanza lussuosa<br />
dai colori scuri e dalla luce soffusa, un locale all'interno del locale.<br />
C'erano tre baristi dietro un bancone luccicante e un certo numero di<br />
clienti abituali seduti su lussuosi divanetti in pelle. Proseguirono lungo<br />
un altro corridoio, alla fine del quale c'erano delle porte metalliche<br />
ricoperte di cuoio imbottito e, mentre queste si aprivano<br />
silenziosamente, Lokan si aspettò di ritrovarsi davanti all'interno di un<br />
ascensore. Invece vide una seconda serie di porte in metallo. Boone<br />
pronunciò il proprio nome e si sporse in avanti per la scannerizzazione<br />
della retina. La seconda serie di porte si aprì senza emettere alcun<br />
rumore.
Lokan smise di camminare. Avvertiva il potere e la magia scintillare<br />
nell'acciaio.<br />
«Che c'è?» gli chiese Boone, lanciandogli uno sguardo da sopra una<br />
spalla. «Pensavo che avessimo già affrontato il problema della tua<br />
paranoia.»<br />
«Be', ma paranoia è il mio secondo nome.» Gli rivolse un sorrisetto<br />
a denti stretti. «E immagino che, dato che la serratura è sintonizzata<br />
sulla tua retina e sul tuo tono di voce per l'entrata, lo stesso valga<br />
anche per l'uscita...»<br />
«Quindi...?»<br />
«Come faccio a sapere che posso andarmene quando voglio?»<br />
Per un istante lui si limitò a guardarlo accigliato. Poi scoppiò in una<br />
breve risata. «Pensi che questa sia una specie di prigione? Che, una<br />
volta dentro, non sarai capace di uscirne?»<br />
Lokan incrociò le braccia sul petto. «È un pensiero che mi ha<br />
attraversato la mente, sì.»<br />
«lo stavo aprendo la porta per me» chiarì Boone. «Non per te. Tu<br />
puoi entrare e uscire come ti pare. Queste porte non costituiscono una<br />
barriera per te. Aperte, chiuse... Al momento tu giochi secondo regole<br />
diverse, amico mio.»<br />
«Fuori ho provato ad andarmene. Non sono riuscito a fare che<br />
alcuni passi.»<br />
Boone gli inviò un'occhiata in tralice. «Sei legato alla piramide, ma<br />
all'interno di essa puoi spostarti liberamente. Fuori hai un campo<br />
d'azione di cinque metri.» Quindi oltrepassò le porte che si richiusero<br />
alle sue spalle, lasciando Lokan da solo.<br />
Aspettandosi di incontrare una superficie fredda e liscia, lui<br />
appoggiò le dita contro la porta. Ma non sentì nulla. Esercitò una<br />
leggera pressione e le dita ci passarono attraverso affondando fino alle<br />
nocche. «Nessuna barriera.» Sbuffò espirando di colpo. «Proprio come<br />
un fottutissimo fantasma.» Non che il fatto lo elettrizzasse...<br />
Ma ciò che lo elettrizzava ancora meno era ritrovarsi in quel luogo<br />
senza avere un piano di fuga concreto. Al momento pareva proprio<br />
che Falconer fosse la sua unica possibilità. Camminò attraverso le
porte e lo trovò ad attenderlo, seduto a un tavolo da pranzo in vetro,<br />
imbandito per un banchetto.<br />
I profumi erano così potenti - di carne arrosto e spezie, di funghi<br />
rosolati al burro - da investirlo con la forza di un treno e quasi da<br />
stenderlo. Ogni sua cellula ululava per balzare in avanti e scagliarsi<br />
sulla tavola imbandita, proprio come una bestia vorace.<br />
«E il prezzo qual è?» chiese con una voce che gli sembrò quella di<br />
qualcun altro: tesa, arrabbiata. Disperata. Oppure quelle sfumature se<br />
le era sognate solo perché era così che si sentiva. Lo imbarazzava tanta<br />
disperazione.<br />
«Il prezzo l'hai già pagato» assicurò Boone, fissandolo con uno<br />
sguardo aperto e schietto. «La mia vita e quelle dei miei fratelli. Sono in<br />
debito con te. Così ripago.»<br />
Lokan annuì. Gli credeva, anche se non completamente. C'era<br />
qualcos'altro, qualcosa appena al di sotto della superficie. E lui aveva<br />
così tante dannatissime domande da fargli, e la più importante di tutte<br />
riguardava Dana.<br />
Moriva dalla voglia di chiedere di sua figlia, di scoprire se avesse<br />
sentito qualcosa su di lei. Ma non osava rivelare la sua esistenza. E poi<br />
dubitava che ci fosse un qualsiasi motivo per cui un soprannaturale di<br />
Las Vegas avesse sentito parlare di una ragazzina umana di Oklahoma<br />
City.<br />
«Accomodati. Prego» lo invitò Boone indicando con un gesto la<br />
tavola. Muovendo la mano però, la passò attraverso la bottiglia di<br />
vino.<br />
Il che suggerì a Lokan che il cibo si trovava soltanto nella sua<br />
dimensione. E ciò non fece che accrescere l'immensità della sua fame.<br />
Ma tenne duro, ancora diffidente. «Tu stai piegando le dimensioni.<br />
Come?» I mietitori d'anime lo potevano fare, ma solo per creare dei<br />
portali che consentissero loro di viaggiare tra due punti. Ciò che<br />
Boone stava facendo superava di gran lunga le sue capacità. Socchiuse<br />
gli occhi. «Ma chi sei?»<br />
«In questo momento? Il tuo ospite. Mangia, per favore, prima che si<br />
raffreddi. Sempre che tu non preferisca fare la doccia...»<br />
Lokan esitò un lungo istante, quindi si strinse nelle spalle. Ogni
momento che passava a interrogare Boone era un momento che gli<br />
impediva di trovare un modo per tornare da sua figlia. Quindi si<br />
sedette silenziosamente al posto libero e si riempì il piatto fino a che<br />
non poté più contenere nulla. Per poco non assaltò letteralmente il<br />
pasto, scaraventandosi a manate il cibo in bocca, come un barbaro.<br />
Tuttavia lui non era così. Era più astuto, più attento. Fare una scena<br />
simile davanti a un uomo che si proclamava un alleato, ma poteva<br />
benissimo essere un nemico, era una follia. Perché dargli un'ulteriore<br />
prova della propria debolezza?<br />
Si obbligò a spiegare con uno schiocco il tovagliolo immacolato e<br />
ad appoggiarselo in grembo. Sollevò coltello e forchetta d'argento e sì<br />
tagliò un boccone di arrosto di grandezza moderata. Quindi si mise il<br />
cibo in bocca e soffocò un gemito di gratitudine.<br />
Si prese tempo, assaporando ogni boccone, mentre Boone parlava<br />
di cose insignificanti, irrilevanti. Il punteggio di una partita di baseball.<br />
L'infortunio a una spalla di un lanciatore.<br />
Lokan si sentiva guarire, avvertiva il proprio fisico ristrutturare<br />
rapidamente se stesso mentre riceveva energia dal cibo. Riempì il<br />
piatto una seconda volta. Ma prima di ricominciare fu preso da<br />
un'ondata di vertigini e lo stomaco fu colto da spasmi, come se gli<br />
avessero piantato un coltello dritto in fondo alla base dello sterno.<br />
Lo sguardo gli scattò su Boone. Veleno? Se ne sarebbe dovuto<br />
accorgere. Tentò di rimettersi in piedi con la stanza che girava<br />
vorticosamente e le viscere in subbuglio.<br />
Boone tese verso di lui i palmi delle mani. «Non c'è nulla nel cibo,<br />
Lokan. È solo il tuo stomaco che si ribella a cose non familiari.»<br />
Le cose non familiari erano gli alimenti di qualsiasi tipo.<br />
Sapeva che Boone aveva ragione, ma la cosa non allentò il suo<br />
disagio: il sudore gli imperlò la fronte e si sentì sul punto di rigettare<br />
ogni boccone appena ingerito.<br />
E poi comprese che era proprio per quello che Boone si era tenuto<br />
a distanza parlando del più e del meno.<br />
«Sapevi l'effetto che mi avrebbe fatto.»<br />
«Ci sono passato anch'io, una volta o due. La prima volta che ho
saltato le dimensioni, sono stato male per tre settimane. Per niente<br />
piacevole. Non possiedo la tua capacità di guarigione, io.»<br />
«Non guarisci?» Una ghiottoneria da conservare nel caso alla fine si<br />
fosse rivelato un nemico.<br />
«Sì, ma più lentamente di te.»<br />
Il senso di vertigine iniziò a passare e il nodo allo stomaco si allentò.<br />
«Maledizione, sei proprio ridotto male» commentò Boone.<br />
«Giornatina dura.»<br />
«Giornatina? lo direi che sono stati dei mesetti duri.»<br />
Mesi. Era stato morto per così tanto tempo? «E tu lo sai perché...?»<br />
«Perché le voci in strada girano. Avevano ucciso uno dei figli di<br />
Sutekh. Lo avevano tatuato e scuoiato, mandato la sua pelle al padre<br />
in una cornice per provargli la sua morte.»<br />
«Con lo scuoiamento ci arrivo in modo molto personale» disse<br />
Lokan. «Ma la storia della cornice mi giunge nuova.» Perché mai<br />
Sutekh avrebbe dovuto autoinviarsi un trofeo dell'assassinio?<br />
«Sempre secondo voci di strada, il braccio destro di Sutekh era<br />
coinvolto nell'omicidio. Come si chiamava?» Schioccò le dita, quindi<br />
puntò l'indice verso Lokan, invitandolo a rispondere alla domanda.<br />
«Gahiji» lo informò. Ricordava ogni particolare del proprio<br />
assassinio in una serie di istantanee chiare e nitide. Ricordava ogni<br />
propria tetra emozione a mano a mano che i veli venivano rimossi,<br />
proprio come la sua pelle, e l'entità del tradimento appariva in piena<br />
luce. Si appoggiò allo schienale della sedia, fingendosi annoiato. «Stai<br />
rimaneggiando notizie vecchie. Ci sono passato. L'ho vissuto e ne sono<br />
morto.»<br />
«Scusami, non intendevo annoiarti. Che ne dici allora di qualcosa di<br />
nuovo? Gahiji che ha perso la propria testa?»<br />
Lokan annientò l'impulso a balzare a sedere in avanti, tradendo la<br />
propria sorpresa. «Opera dei miei fratelli?» Si chiese se avessero dovuto<br />
affrontare l'ira di Sutekh per quell'azione.<br />
«Sempre secondo le voci. no. Al momento, il dito della<br />
responsabilità sembra puntato contro tuo padre.»
Ancora una volta Lokan celò la propria sorpresa. La cosa in realtà<br />
aveva senso. Minuzie quali lealtà e millenni di fedele servizio non<br />
avrebbero impedito a Sutekh di ammazzare il proprio braccio destro.<br />
Che diavolo, non gli avevano nemmeno impedito di assassinare il suo<br />
stesso figlio. Eppure era stato Sutekh a ordinare a Gahiji di rapire Dana<br />
e di servirsene come ricatto per rendere Lokan complice della sua<br />
stessa morte. Ma perché mai uccidere Gahiji dopo che aveva eseguito<br />
gli ordini?<br />
In risposta ai muti interrogativi di Lokan, Boone si strinse nelle<br />
spalle. «Sembra che Sutekh abbia fatto fuori Gahiji per sviare i sospetti,<br />
per far sembrare che avesse agito da solo. E poi ha pubblicamente<br />
incolpato chiunque altro della tua morte.»<br />
«Ah.» Ecco spiegata la pelle tatuata e incorniciata. Una cortina di<br />
fumo per celare la colpevolezza di Sutekh fino al momento più<br />
indicato per rivelarla. Forse persino uno stratagemma per indurre dei e<br />
semidei degli Inferi a puntare il dito l'uno contro l'altro e a tradire le<br />
alleanze.<br />
«Non sei in vena di chiacchierare oggi?» gli chiese Boone. «Credevo<br />
che morissi dalla voglia di fare conversazione.»<br />
Infatti. «Ti sei sbagliato» lo contraddisse, «lo sono uno che parla<br />
quando ha qualcosa da dire.» E in quel preciso istante era molto più<br />
interessato ad ascoltare. «Tu sei a conoscenza di particolari affascinanti<br />
e sembri propenso a raccontarli. Lungi da me l'idea di chiudere un<br />
rubinetto dal flusso spontaneo.»<br />
Boone lo fissò per un lungo istante, con un'espressione familiare,<br />
ma anche no. Lokan ebbe la sensazione di avere già visto quello<br />
sguardo prima, non quando Boone era stato bambino, più di recente.<br />
Solo che non riusciva a ricordarsi dove.<br />
«Tuo padre ha indetto un meeting degli alleati e ha svelato le tue...»<br />
Sollevò una mano con il palmo volto verso l'alto. «... spoglie davanti<br />
alla folla.»<br />
«E ha svelato anche qualcos'altro?» Qualcun altro? Dana. Ogni<br />
cellula del suo corpo vibrò di angoscia in attesa della risposta.<br />
Gli occhi dell'uomo si fecero ombrosi. «Hai in mente qualcosa in<br />
particolare?»
Sapeva qualcosa, Lokan ne era certo, ma non osò punzecchiarlo.<br />
Un solo accenno a Dana e gli interi Inferi avrebbero potuto sapere di<br />
lei.<br />
Gli rivolse un'alzata di spalle. «Stavo solo tentando di farmi un<br />
quadro preciso della situazione. Allora che cosa è successo con quella<br />
grande rivelazione?»<br />
«Apparentemente, progettava di insediarsi nella tua forma<br />
corporea e voleva un pubblico per quando avesse dimostrato la sua<br />
supremazia.»<br />
«Insediarsi nella mia forma corporea. Un eufemismo per il sequestro<br />
di un corpo.» Lokan non sapeva perché ciò lo sconvolgesse. Suo padre<br />
lo aveva assassinato: doveva esserci stato un motivo. Rubargli il corpo<br />
era una ragione come un'altra. «I miei fratelli sanno ciò che ha fatto?<br />
L'hanno fermato?»<br />
«Sì.»<br />
Anche se aveva posto lui quella domanda, non si era veramente<br />
aspettato quella risposta. Persino uniti insieme, i poteri dei suoi fratelli<br />
non potevano competere con quelli del padre. «E qualcuno ha<br />
rimandato il corpo da me. Ma come?»<br />
«Il sangue di Aset. Il sangue di Sutekh. E il dio oltrepasserà i Dodici<br />
Cancelli e camminerà di nuovo sulla Terra.»<br />
Parole che per lui non significavano nulla, però Lokan considerò<br />
che forse avrebbero dovuto. «È un indovinello?»<br />
Lo sguardo di Boone si fece assorto. «Una profezia.»<br />
«Che non mi spiega come abbiano fatto a rimandarmi il mio<br />
corpo.» Attese che Boone gli fornisse una spiegazione e, quando la<br />
reazione si limitò a una semplice alzata di spalle, proseguì: «Ma mi dice<br />
perché Sutekh lo volesse per sé. Aveva in mente di attuare la profezia,<br />
di interrompere l'accordo di seimila anni che lo vedeva relegato negli<br />
Inferi e di servirsi del mio corpo per tornare sulla Terra».<br />
«Questo è quanto suppongo anch'io.»<br />
«Mentre invece ogni altro dio e semidio sarebbe ancora confinato<br />
negli Inferi... Quindi il suo potere sarebbe incommensurabile.»<br />
«Un prezzo per cui valeva la pena di uccidere suo figlio» commentò
Boone con voce sommessa.<br />
Un buon motivo per avere un figlio, in primo luogo. La<br />
considerazione lo colpì in pieno petto, mozzandogli il fiato. Per tutto<br />
quel tempo lui e i suoi fratelli avevano creduto che Sutekh li avesse<br />
generati perché potessero essere i suoi inviati sulla Terra e negli altri<br />
territori degli Inferi. Forse non si era trattato solo di quello. Forse<br />
aveva generato quattro figli sapendo fin dal primo istante che doveva<br />
solo attendere il momento adatto per poter rubare il corpo a uno di<br />
loro.<br />
Da quanto tempo aveva progettato quel piano? E perché proprio<br />
Lokan? Perché servirsi di lui invece degli altri?<br />
Non si preoccupò di dare voce ai propri interrogativi. Boone non<br />
avrebbe avuto le risposte. Esisteva un unico luogo dove trovarle:<br />
Sutekh.<br />
«Quella parte a proposito dei Dodici Cancelli...» rifletté Lokan. «lo<br />
non me lo vedo Osiride che permette a Sutekh di andarsene a spasso<br />
per il suo territorio e il vincolo magico dell'accordo sulla tregua glielo<br />
impedisce.» Tentò di decifrare l'espressione di Boone.<br />
«Tu però non sei vincolato dalle stesse regole» sottolineò lui, quindi<br />
accennò con un gesto ai piatti che non aveva ancora vuotato. «Serviti<br />
pure, ti prego.»<br />
«E allora che cos'è che mi stai dicendo?» domandò Lokan<br />
sospettoso, mentre si serviva altre porzioni. I crampi che gli erano<br />
venuti prima erano passati e aveva di nuovo una fame da lupi. «Che<br />
conosci il modo di uscirne?»<br />
«Tu ce l'hai già. I Dodici Cancelli.»<br />
«Be', ci sono già stato, grazie tante. E non è andata poi così bene,<br />
visto che per poco non sono stato mangiato da un serpente.» Si prese<br />
un pezzo di pollo in salsa di albicocche e masticò molto lentamente,<br />
assaporando ogni minima sfumatura di quel gusto. «Una alternativa?»<br />
«No.» Boone sorrideva, ma la sua espressione aveva qualcosa di<br />
spento. Qualcosa di simile a un rimpianto. Persino... triste. «Però ho<br />
una guida che te li può fare oltrepassare.»<br />
«Una guida...» Le parole di Lokan si affievolirono mentre a un tratto
comprendeva. Quel sorriso, il modo in cui le ombre cadevano sugli<br />
occhi di Boone. Familiare, ma anche no.<br />
La sensazione di riconoscimento che provò lo indusse a pensare di<br />
essere andato del tutto fuori di testa.<br />
Nella camera d'albergo Bryn sedeva accanto al letto e osservava la<br />
figlia dormire. Dana teneva le braccia allargate, la testa girata di lato e<br />
Flopsy infilato contro la guancia.<br />
Una striscia di luce cadde di traverso al tappeto mentre la porta alle<br />
sue spalle si apriva. Quindi si richiuse e la luce scomparve, lasciando<br />
nuovamente lei e Dana nell'oscurità. Ma non erano sole. Non faceva<br />
alcun suono, ma lei sapeva di avere Jack in piedi dietro di sé che stava<br />
osservando lei che a sua volta osservava Dana.<br />
«Mi dispiace» le disse il fratello.<br />
Bryn gli credette. Anche a lei dispiaceva, molto di più di quanto<br />
non potesse esprimere a parole. Aveva ascoltato tutto ciò che lui<br />
aveva da dirle e sapeva che aveva ragione. Non aveva altra scelta che<br />
andare. Per così tanto tempo era scappata e si era nascosta, aveva<br />
usato le proprie doti solo quando era stato assolutamente necessario<br />
per tenere la figlia al sicuro, le aveva sfruttate per nascondersi da Jack<br />
e da chiunque altro potesse darle la caccia.<br />
Ma quelle sue doti ormai non bastavano più, non quando a darle la<br />
caccia era Sutekh.<br />
Buffo come il luogo più sicuro per Dana fosse proprio nelle mani di<br />
quelle persone dalle quali lei si era nascosta per sette anni. E l'unico<br />
modo per tenerla al sicuro era che la lasciasse con loro.<br />
Volgendo la testa, guardò Jack da sopra una spalla.<br />
«La terrai al sicuro. E non la obbligherai a diventare la persona che<br />
ero io. Non permetterai che altri la costringano a fare qualcosa che<br />
non vuole. Ti assicurerai che abbia una possibilità di scelta e che non<br />
venga costretta.»<br />
Un leggero cenno d'assenso.<br />
Questa volta, lei non gli chiese di promettere a voce. Non doveva.<br />
Gli leggeva il crepacuore e il dispiacere in ogni tratto teso del corpo,
così come la sincerità negli occhi. «Avete sempre saputo dove mi<br />
trovavo, non è vero?»<br />
«Sì, infatti.»<br />
Lo sbuffo di una risata priva di allegria. «Perché non me lo avete<br />
detto? Perché mi avete lasciato continuare a credere di essere riuscita a<br />
scappare?»<br />
Per un lungo istante lui non le rispose, e quando poi parlò lo fece<br />
con voce sommessa. «Perché tu sei scappata davvero, mia piccola<br />
Brynja. Quando te ne sei andata, alla fine noi abbiamo capito. Ti<br />
avevamo tenuta troppo stretta. Eravamo stati noi a scacciarti. Noi a<br />
perderti.» S'interruppe. «E ce ne siamo dispiaciuti più di quanto riesca a<br />
dire a parole.»<br />
Le lacrime le bruciarono le palpebre e lei le batté per ricacciarle<br />
indietro, non volendo che le rigassero le guance. Se avesse iniziato a<br />
piangere, non avrebbe più smesso.<br />
«Il meglio che potevamo sperare era che saresti tornata, quando<br />
fossi stata pronta a farlo» terminò lui.<br />
Con un cenno d'assenso, Bryn si rigirò verso la figlia, il cuore<br />
stritolato da una morsa. Aveva quell'ultima notte per guardarla<br />
dormire.
Inferi<br />
10<br />
Vieni dunque,<br />
o viaggiatore che compi il tuo viaggio nell'Amentet.<br />
Libro egizio dei cancelli<br />
Lokan si risvegliò nell'oscurità e con un'erezione furiosa.<br />
Aveva sognato Bryn, cosa che non aveva senso, perché i mietitori<br />
d'anime non sognavano. Le fantasie febbrili che aveva avuto nella<br />
zona nulla non contavano. Non erano sogni, erano più simili a...<br />
ricordi.<br />
Ecco, forse era quella la spiegazione. Non aveva sognato Bryn,<br />
l'aveva ricordata, aveva ricordato l'incredibile intesa sessuale che<br />
aveva vissuto con lei quella notte a Miami.<br />
Aveva passato mesi a darle la caccia, saltuariamente. L'aveva<br />
cercata, poi si era detto di dimenticarla, poi l'aveva cercata ancora. Di<br />
lei non c'era stata nessuna traccia bancaria, nessuna carta di credito,<br />
nessuna auto a suo nome. Si era meravigliato di come riuscisse a<br />
esistere in un mondo tutto imperniato sulla registrazione dei dati.<br />
Rintracciarla si era rivelato maledettamente più arduo di quanto<br />
avesse pensato.<br />
Alla fine era stato un biscotto a condurlo da lei. Si era fermato in un<br />
bar-ristorante di Cincinnati e aveva adocchiato una pila di biscottini<br />
sotto una campana di vetro. Un morso e aveva subito riconosciuto chi<br />
li aveva sfornati. Cosa ridicola. Però non era stato in grado di scrollarsi<br />
di dosso quella certezza, così aveva tenuto sotto controllo il locale fino<br />
alla consegna successiva e aveva seguito la pista fino alla fonte, un<br />
fornaio che riforniva un gruppo di ristorantini.
Scovarla non era stato affatto semplice: era come se lei non volesse<br />
essere trovata. Da nessuno.<br />
Ma quando Lokan l'aveva trovata non si trattava più di lei.<br />
Lokan era fermo sul marciapiede, dall'altro lato della strada, a tre<br />
edifici di distanza.<br />
Bryn era seduta, lo sguardo abbassato, il volto velato dai capelli<br />
scuri e lucenti. In un primo momento non aveva avuto alcun sentore<br />
della sua presenza, poi. dopo un momento, aveva sollevato il capo, e<br />
quando i loro occhi si erano incontrati lui aveva compreso che in<br />
realtà lo aveva percepito fin dal primo momento.<br />
E che la sua presenza li la terrorizzava.<br />
Ebbe un attimo di disorientamento. Che diavolo le aveva mai fatto<br />
per incuterle tanto timore?<br />
Poi notò con esattezza che cos'era che lei si era chinata a guardare.<br />
Un passeggino bianco e grigio.<br />
Il suo cuore aumentò i battiti. E un'intuizione sconvolgente, quando<br />
a lei si spalancarono gli occhi, lo centrò in pieno. Allora lo seppe.<br />
Quel bambino era suo. Bryn aveva dato alla luce suo figlio.<br />
Impossibile.<br />
I mietitori d'anime non potevano riprodursi. Lui non poteva<br />
riprodursi.<br />
Eppure era stato così.<br />
Lei lo guardò attraversare la strada e avvicinarsi con un'espressione<br />
piatta e inespressiva.<br />
«Maschio o femmina?» La burbera domanda fu tutto ciò che riuscì a<br />
proferire.<br />
Lei esitò, le spalle irrigidite. Lokan era più che sicuro che non avesse<br />
intenzione di rispondergli. Poi lo fece. «Femmina.» La voce bassa, la<br />
parola strappata di bocca.<br />
Una bambina. Lui restò a fissarla, senza trovare parole. Era il papà<br />
di una bambina. Dovette fare appello a tutte le proprie forze per non
precipitarsi a prenderla dal passeggino, a stringerla tra le braccia per<br />
tenerla al sicuro.<br />
La calma che riuscì a infondere alle proprie parole era l'opposto<br />
dell'uragano emotivo che lo stava devastando. Ma lo avevano<br />
addestrato a tenere a bada le emozioni, a prescindere dalle<br />
circostanze. In quel momento era più che lieto di aver trascorso ore<br />
infinite all'ombra del padre perché aveva la sensazione che, se avesse<br />
avuto un'espressione che non rifletteva solo una calma assoluta, Bryn<br />
sarebbe scappata.<br />
«Perché non me l'hai detto?»<br />
«Non ho mai voluto che lo sapessi.»<br />
Le parole lo trapassarono, infondendogli un dolore pungente,<br />
inaspettato.<br />
Che non sapesse di sua figlia...? La sua stessa figlia. La sua figlioletta<br />
mortale sarebbe vissuta, cresciuta, morta senza che lui nemmeno<br />
sapesse della sua esistenza.<br />
In quell'istante credette di odiare Bryn Carr. E se l'espressione sul<br />
suo viso poteva essere di una qualche indicazione, lei doveva provare<br />
proprio lo stesso identico sentimento nei suoi confronti.<br />
Bryn non tentò di sostenere di non avere avuto il modo di mettersi<br />
in contatto. E se lo avesse fatto, sarebbe stato chiaro che mentiva. Le<br />
aveva lasciato un recapito all'hotel nel quale avevano trascorso la<br />
notte, nella speranza che lei tornasse a chiedere informazioni.<br />
Tuttavia, non aveva creduto davvero che l'avrebbe fatto. E non aveva<br />
capito davvero il motivo per cui aveva desiderato che lo facesse.<br />
«Non mi aspetto niente da te.» La voce acuta, le parole pronunciate<br />
d'un fiato, sul manico del passeggino le mani strette al punto da<br />
sbiancare le nocche.<br />
«lo ho il diritto di conoscerla.» Dominò lo shock, la rabbia, si<br />
costrinse ad assumere un tono ragionevole, persino persuasivo. «Lei è<br />
mia.»<br />
Bryn trasalì, la testa le scattò all'indietro, come se l'avessero colpita.<br />
«No.» La voce sommessa. Alzò gli occhi nei suoi, lo sguardo duro, la<br />
mascella tesa. Nonostante il panico e la paura, era risoluta. In
quell'istante non sembrava più la donna morbida, calda e ardente di<br />
desiderio che aveva passato la notte nel suo letto. Sembrava dura e<br />
determinata. «Lei non ha padroni. Né li avrà mai. Crescerà per<br />
appartenere a se stessa. Crescerà amata e libera. Sarà forte e prenderà<br />
le decisioni da sola.»<br />
Il tono lo sfidava a ribattere. Ma non poteva. Non voleva. Perché<br />
tutto ciò che aveva detto lei era ciò che anche lui desiderava per sua<br />
figlia. La loro figlia. «Sì» concordò sincero. «Sarà così.»<br />
Il torace di Bryn si allargò mentre traeva un profondo respiro. Lo<br />
fissò per un lungo istante, con un'espressione triste, cauta e sospettosa,<br />
come se stesse cercando di vedergli nella testa, di giudicare la sincerità<br />
delle sue parole.<br />
Lokan pensò che avrebbe continuato a rifiutarlo e, con il passare dei<br />
secondi, silenziosamente elaborò migliaia di argomentazioni e di<br />
suppliche.<br />
Lei voleva scacciarlo, era più che evidente. Ma qualcosa - forse la<br />
sincerità che aveva colorato le sue parole - le fece cambiare idea. Voltò<br />
il passeggino in modo che lui potesse vedere bene la bambina che ci<br />
dormiva dentro, con le braccine spalancate e le labbra sottili che si<br />
muovevano come per succhiare.<br />
Poi sua figlia aprì gli occhi - quegli occhi azzurro denim - e guardò<br />
dritto verso di lui.<br />
Il cuore gli si frantumò in un milione di pezzi, quindi si ricompose<br />
con al centro l'immagine di lei.<br />
«Puoi farle visita» sussurrò Bryn, con parole intrise di dolore e di<br />
risentimento. E anche di un accenno di paura.<br />
Per qualche strano motivo, ciò lo addolorò. Ridicolo. Era un<br />
mietitore d'anime, un essere votato alla morte e alla distruzione. Lei<br />
doveva avere paura di lui.<br />
Eppure lui non lo voleva.<br />
«In orari prestabiliti» proseguì Bryn. «Puoi venire a trovarla in<br />
determinati giorni. Sotto la mia sorveglianza, però. E ancora non la<br />
puoi prendere in braccio, non fino a quando non sarò sicura che sai<br />
come sostenerle la testolina. O cambiarle il pannolino. Be', magari tra
un po', ma prima devi guardare me e vedere come faccio io. E poi lei<br />
ha bisogno di dormire molto, non puoi svegliarla e...»<br />
«Ecco la Bryn che avevo incontrato! Mi chiedevo dove fosse andata<br />
a finire.»<br />
Lei lo fissò con due tenui linee verticali tra le sopracciglia, che gli<br />
fecero venire voglia di allungare un dito e eliminarle sfiorandole, dirle<br />
che non aveva niente da temere. Che non avrebbe mai permesso che<br />
venisse fatto loro alcun male. Le labbra le si dischiusero. Per un<br />
secondo lui pensò che sarebbero riusciti a parlare, che finalmente<br />
avrebbe saputo perché lei non lo aveva mai rintracciato, che<br />
avrebbero potuto ridimensionare qualunque cosa fosse quella che la<br />
impauriva.<br />
Poi lei abbassò lo sguardo e le spalle le si irrigidirono di nuovo.<br />
«La Bryn che hai incontrato quella volta non c'è più. Aveva<br />
commesso troppi sbagli. Questa Bryn deve essere più sveglia, ha<br />
qualcun altro a cui pensare adesso.» Sollevò di nuovo gli occhi nei suoi:<br />
le sue emozioni erano ormai inaccessibili. «Puoi vederla in orari<br />
prestabiliti» ribadì.<br />
Avrebbe potuto anche mettersi a discutere, ma l'animale politico<br />
che suo padre l'aveva addestrato a essere ebbe il sopravvento. Elabora<br />
un piano. Osserva. Valuta. Rivedi. E invece Lokan le rivolse solo un<br />
breve cenno d'assenso assicurando: «Va bene».<br />
Lokan agguantò il ricordo e se lo tenne stretto. Ogni scheggia di<br />
memoria che ritornava aveva per lui un valore incommensurabile.<br />
Così aveva avuto inizio la loro tregua. Erano stati reciprocamente<br />
gentili e piacevoli per quasi sette anni. Che diavolo, si sarebbe quasi<br />
potuto spingere a dire che erano stati sul punto di diventare amici.<br />
Però non aveva mai più rivisto la Bryn sexy, libera e spregiudicata che<br />
aveva incontrato quella prima notte. Era barricata dietro un muro alto<br />
e spesso nel quale lui non aveva speranza di aprire una breccia.<br />
Oh, certo, lei chiacchierava sempre con la stessa disinvoltura.<br />
Avevano persino fatto qualche giretto insieme, portando Dana al<br />
cinema o allo zoo. C'erano state una o due volte nel corso degli anni in<br />
cui lui l'aveva colta alla sprovvista e per un fuggevole istante aveva
pensato di volerla baciare e che lo volesse anche lei. Ma quegli attimi<br />
passavano sempre. E Bryn non gli permetteva di scalfire nemmeno di<br />
un millimetro la superficie del suo guscio. Aveva messo in chiaro che<br />
l'unica cosa che li univa era Dana.<br />
La sua bambina.<br />
La sua ragazzina.<br />
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggerla. Aveva fatto qualsiasi<br />
cosa per proteggerla.<br />
Era morto per lei.<br />
E per lei doveva vivere. Doveva tornare da lei perché la sua morte<br />
le aveva permesso di guadagnare solo un minimo istante di tempo e<br />
niente di più. Aveva acconsentito che suo padre lo uccidesse in cambio<br />
di un giuramento di sangue che a Dana non sarebbe stato torto un<br />
capello.<br />
Purtroppo non era propenso a fidarsi del giuramento di sangue di<br />
Sutekh.<br />
Il primo passo sulla strada per ritornare sulla Terra era trovare la<br />
guida che Boone gli aveva promesso.<br />
Si guardò intorno, ma l'oscurità era fitta e opaca. La sua vista da<br />
mietitore gli consentiva di vederci bene al buio tanto quanto alla luce,<br />
pertanto il fatto di non scorgere nulla lo irritò. Si sforzò di percepire la<br />
luce, poi smise di tentare, si chiarì i pensieri, cambiò oggetto di<br />
concentrazione e il modo di respirare. Si costrinse a restare calmo, a<br />
essere paziente, a guardare dentro di sé invece che fuori.<br />
Aveva imparato moltissimo sulla pazienza mentre era intrappolato<br />
nella zona nulla. Aveva imparato che tutta quella pazienza che<br />
credeva di aver acquistato sedendo alla destra di suo padre e<br />
negoziando con altre divinità per conto del genitore era stata<br />
un'illusione.<br />
Gradualmente l'oscurità si dileguò, il nero sfumò nel grigio e infine<br />
in un marrone tinta seppia che colorò l'ambiente che lo circondava. In<br />
lontananza si stagliavano delle montagne e davanti a esse si allungava<br />
una vasta distesa di sabbia, sabbia e poi ancora sabbia.<br />
Il Luxor non c'era. Non che fosse una sorpresa. L'aria era diversa e
lui sapeva di non trovarsi più sulla Terra e tanto meno rinchiuso in una<br />
scatola interdimensionale ai suoi confini.<br />
Voltandosi scorse un falcone su un drappo fluttuante, gli occhi color<br />
ambra guardinghi e in allerta, le penne marroni arruffate dal vento.<br />
«Senti, volevo chiederti...» Anche se era quasi certo di conoscere già<br />
la risposta. «Non è che, per caso, saresti tu la mia guida...?»<br />
Con un grido l'uccello prese il volo librandosi in cielo.<br />
«Immagino che equivalga a un no.»<br />
E a un tratto non vi furono più né cielo né montagne né sabbia. Era<br />
solo, in un luogo grigio su grigio, roccia e pietra, ed era disteso di<br />
schiena su un lastrone freddo, le braccia incrociate sul petto. Come un<br />
cadavere.<br />
Con una spinta si mise a sedere e si passò rapidamente in rassegna.<br />
Era pulito. Indossava la maglietta nera e i semplici calzoni sportivi neri<br />
che gli avevano lasciato nel bagno mentre faceva la doccia.<br />
Non poteva nemmeno iniziare a calcolare il dispendio di potere<br />
che aveva consentito a Boone di spostare in una scatola<br />
interdimensionale un intero bagno, con tanto di articoli da toeletta,<br />
vestiti puliti e asciugamani.<br />
La cosa non fece che rendergli ancora più sospetti i suoi motivi.<br />
Contraccambiare era un conto, però quel tipo l'aveva fatto in stile<br />
stratosferico.<br />
C'era sotto qualcos'altro.<br />
Una corrente pulsò nell'aria e Lokan ebbe la sensazione che presto<br />
avrebbe saputo di che cosa si trattava.<br />
Si sintonizzò sul crepitio elettrico che sfrigolava ribollendo e tentò<br />
di decifrare la direzione dalla quale proveniva. Avvertì l'energia<br />
scintillargli sulla pelle, nelle ossa e tra le cellule dei tessuti.<br />
Lì c'era sicuramente qualcuno. Solo che non sapeva dire con<br />
precisione dove. E la traccia energetica non era una di quelle che<br />
conosceva. Chiunque fosse il soprannaturale che spartiva quel luogo<br />
con lui era uno che non aveva mai incontrato prima.<br />
Si alzò, si girò, ma non individuò nulla a parte le rocce grigie e le
ombre.<br />
Alla fine, però, vide qualcosa. Scuro sullo sfondo dell'oscurità.<br />
Un'ombra nell'angolo più lontano si spostava leggermente sulla<br />
sinistra.<br />
Se era la guida che gli avevano promesso, allora non c'era motivo di<br />
tanti sotterfugi. Se invece il suo compagno nascosto non era una guida,<br />
poteva essere una potenziale minaccia.<br />
Si costrinse a rimettersi a sedere sul lastrone di pietra e ad attendere.<br />
Avrebbe lasciato all'avversario la mossa di scoprire le carte, senza<br />
rivelar subito le proprie.<br />
Di nuovo uno spostamento nell'aria. Una sensazione talmente<br />
impercettibile che lui avrebbe potuto non accorgersene, se non fosse<br />
stato sintonizzato su di essa. Chiunque ci fosse lì in giro si stava<br />
avvicinando.<br />
Il silenzio era assordante.<br />
Più vicino. Solo un po' più vicino.<br />
Una mano incontrò la gola del suo avversario, l'altra si richiuse su<br />
un polso. Il battito del cuore gli bombardò le orecchie. L'impulso a<br />
ficcare la mano tra muscoli e ossa, a richiudere le dita intorno al cuore<br />
pulsante per poco non lo sopraffece. Aveva dentro un calderone di<br />
rabbia, risentimento e odio che ribolliva ronzando. Un colpo omicida<br />
avrebbe placato i suoi demoni personali, almeno per un po'.<br />
L'altra opzione, quella molto più razionale, di sopraffare e<br />
interrogare non era che un debole luccichio sul limitare dei pensieri. Si<br />
tese verso di esso e si costrinse a intraprendere quel cammino.<br />
Con una torsione fulminea girò il proprio prigioniero di spalle<br />
contro di sé, torcendogli bruscamente il braccio verso l'alto e contro la<br />
scapola. Ci fu un respiro strozzato seguito da un grido di donna.<br />
E allora se ne rese conto. La figura era piccola e sinuosa e aveva un<br />
sedere rotondo che gli premeva contro l'inguine.<br />
Un profumo gli solleticò i sensi.<br />
Vaniglia.<br />
«No, non è possibile. Non è assolutamente possibile!» Sciolse la
presa, balzò all' indietro respirando a fatica, in un turbine di pensieri.<br />
Rimase lì, ansimando, mentre ogni pensiero razionale gli urlava che<br />
era impossibile.<br />
«Lokan» sussurrò lei, voltandosi e sollevando gli occhi nei suoi,<br />
strofinandosi il polso che lui aveva appena sciolto dalla presa.<br />
«Tu sei...» Non è vero che sei qui. Era ciò che stava per dirle. Solo<br />
che lei c'era davvero. Un istinto viscerale gli gridava che era là. «Bryn»<br />
mormorò con voce roca, un nodo tremendo che gli serrava il petto. La<br />
paura lo sommerse, cruda, velenosa e tagliente. Se Bryn si trovava lì...<br />
«Dov'è Dana? L'ha presa lui? È...»<br />
Lei gli appoggiò una mano sull'avambraccio. Un contatto elettrico,<br />
dal quale era facile comprendere che nessuno lo aveva toccato per un<br />
periodo lunghissimo.<br />
«Dimmelo.» L'ordine quasi lo strozzò.<br />
«Dana sta bene. È al sicuro.» Il solo sentire quelle parole allentò il<br />
nodo, sebbene la logica urlasse che lei si sbagliava. «Lei...»<br />
«Lei cosa?»<br />
«Lei sente la tua mancanza» gli disse e a Lokan parve che gli avesse<br />
affondato la mano nel torace mettendogli a nudo il cuore. Quelle<br />
parole erano una benedizione e uno strazio.<br />
«Dov'è?» riuscì a chiederle con voce tesa e affaticata. «Dimmi che lui<br />
non l'ha presa. Dimmi che non ce l'ha Sutekh.»<br />
La sua esitazione lo fece sentire come se gli avessero iniettato<br />
dell'azoto liquido e il sangue gli si stesse ghiacciando nelle vene.<br />
«Bryn...»<br />
«È con i miei fratelli.»<br />
I suoi fratelli. Gli ci volle un secondo, quindi ricordò una<br />
conversazione che avevano avuto un tempo, la notte in cui si erano<br />
incontrati per la prima volta. Bryn gli aveva raccontato di avere tre<br />
fratelli. Ma nei sette anni trascorsi da allora non aveva mai più<br />
accennato a loro, nemmeno una volta. E nemmeno Dana, il che lo<br />
spingeva a concludere che la bambina non avesse mai conosciuto gli zii<br />
da parte di madre, proprio come non aveva mai incontrato quelli da
parte di padre.<br />
Lui non aveva osato far sapere a nessuno della sua esistenza.<br />
Ma come mai Bryn non aveva coinvolto i propri fratelli nella vita<br />
della figlia?<br />
«E a Dana va bene? Essere lasciata con degli estranei, intendo.»<br />
Aveva colpito nel segno. Un guizzo sorpreso la tradì. Ma Bryn si<br />
ricompose subito dicendogli: «A Jack si è abituata fin dal primo istante.<br />
Lui le ha restituito Flopsy e lei sprizzava gioia da tutti i pori, era tutta<br />
gridolini e sorrisi felici». Deglutì e la sua espressione si fece più cupa.<br />
«Non avevo scelta, Lokan. Non l'avrei lasciata se ci fosse stata una<br />
possibilità di scelta.»<br />
«C'è sempre una possibilità.» Lui scosse il capo, sentendosi come se il<br />
cervello avanzasse sbuffando a velocità ridotta. «Loro non saranno in<br />
grado di tenerla al sicuro.»<br />
L'espressione di lei si fece più dura. «Faranno del loro dannatissimo<br />
meglio. E faranno un lavoro molto migliore di chiunque altro a cui io<br />
possa pensare.»<br />
«Il numero che ti avevo dato, quello delle Figlie di Piset...»<br />
«Mi hanno aiutato a ritrovare Dana quando è stata rapita dalla setta<br />
del culto di Setnakht.» Era così tesa che tremava. «È tutto a posto,<br />
Lokan. Dana è con i miei fratelli. Non ha senso elaborare altre<br />
soluzioni ora, perché non posso tornare indietro a cambiare le cose. E<br />
la verità è che non lo farei, lo sono convinta che i miei fratelli siano la<br />
migliore possibilità per nostra figlia.»<br />
Gli sembrava di guardare un'estranea. Suonava tagliente, fredda e<br />
sicura. Non suonava come Bryn e...<br />
Lokan si fece scuro in volto nel tentativo di comprendere tutto ciò<br />
che gli aveva raccontato e il fatto che lei si trovasse davvero lì. «Bryn,<br />
che cazzo ci fai qui?»<br />
Le sopracciglia le si sollevarono di scatto. Okay, non avrebbe<br />
dovuto scegliere quei termini, ma ormai era fatta. Servirono<br />
comunque allo scopo.<br />
«Te lo spiegherò, lo prometto. Avremo moltissimo tempo per<br />
parlare lungo la strada.»
«La strada per dove?»<br />
«Anch'io ho delle domande da farti. Non ora. Ora dobbiamo<br />
andare.»<br />
«Dana...»<br />
«È sana e salva. Te lo giuro. Ti devi fidare di me per questo.»<br />
«Sana e salva? Bryn, tu non hai idea di che cosa potrebbe darle la<br />
caccia.» Sutekh. Un dio talmente abietto da scuoiare e fare a pezzi il<br />
suo stesso figlio. Il fatto che Dana fosse la sua nipotina non sarebbe<br />
servito a proteggerla. Ed era colpa di Lokan se Bryn non ne sapeva<br />
niente perché lui aveva scelto di non parlargliene, di non prepararla.<br />
«Non esiste un posto dove Dana sia al sicuro.»<br />
«Sì, invece. Almeno temporaneamente. Fino a quando tu potrai<br />
fare ritorno.» Allungò una mano, ma un attimo prima che le dita gli<br />
sfiorassero il braccio lei la richiuse nel pugno e la lasciò cadere. «Tu...<br />
stai bene?»<br />
A quella domanda per poco non scoppiò a ridere. Chiacchierona<br />
com'era, il meglio che le veniva da chiedergli era quello? «Già» le<br />
rispose e si concesse di guardarla.<br />
La vista di lei ebbe l'effetto di un balsamo sulle ferite profonde che<br />
si portava dentro e Lokan non seppe spiegarsi il motivo di quel<br />
risultato.<br />
La guardò e immaginò un vassoio di biscotti e un bicchiere di latte<br />
freddo. Udì la risata di sua figlia. Avvertì il calore di una stanza colma<br />
di... amore.<br />
Il pensiero lo mise a disagio. Oppure forse stava solamente<br />
cogliendo la vibrazione del disagio di Bryn. Gli sembrava diffidente,<br />
sulle spine, nel guardarsi intorno e nell'assimilare guardinga la zona. Il<br />
modo in cui lo fece lo indusse a pensare che stesse cercando qualcosa<br />
in particolare e che fosse dannatamente nervosa per il fatto di trovarsi<br />
lì.<br />
«lo ti credevo morto» gli disse, guardando tutto tranne lui. Tuttavia,<br />
pronunciò la frase così a fatica che a Lokan si strinse il cuore in una<br />
morsa.<br />
Io ero morto. Per alcuni versi lo sono ancora, ma ho intenzione di
trovare il modo per porci rimedio.<br />
Lei riportò lo sguardo su di lui, gli occhi lucenti per le lacrime che<br />
non aveva versato. Lui provò il bisogno irrefrenabile di passarle il<br />
pollice sulle ciglia inferiori per assaggiare quelle lacrime.<br />
«Stai piangendo per me?» le chiese, sgomento di fronte alla<br />
possibilità.<br />
«Non sto piangendo.» La punta della lingua scattò a umettarle le<br />
labbra.<br />
Lokan allora non pensò più. Agì e basta.<br />
Avvolgendole le dita intorno alla base della nuca, la trasse contro di<br />
sé, senza incontrare resistenza, anzi... lei gli si appoggiò addosso e<br />
inspirò profondamente.<br />
«Sai di te» gli sussurrò. «Cioè, il sapone è diverso da quello che usi di<br />
solito, ma, sotto, profumi di te.»<br />
«Di torta al lime delle Keys?» chiese lui con voce roca e profonda.<br />
Lei scosse il capo. «Di te.»<br />
Il suono della sua voce e la sua pelle calda sotto le dita gli fecero<br />
venire in mente cose alle quali non aveva alcun diritto di pensare.<br />
Ma aveva vissuto quella che gli sembrava un'eternità nella zona<br />
nulla, senza provare niente tranne dolore. E in quel momento aveva<br />
davvero Bryn tra le braccia, non era più un ricordo. Avvertiva la sua<br />
pelle sotto il palmo della mano e il suo corpo, soffice e caldo, stretto<br />
contro il proprio.<br />
Sentiva il profumo della sua pelle, il respiro leggermente rauco, un<br />
po' superficiale, un po' affrettato. Se si fosse chinato soltanto di poco,<br />
avrebbe potuto sentirne il sapore. La prova della vita. La prova che lei<br />
era reale.<br />
La prova che davvero non era più solo. «Cazzo.» L'imprecazione gli<br />
sfuggì di bocca mentre i pensieri entravano in collisione con le<br />
emozioni.<br />
Quindi abbassò la testa e la bocca incontrò subito quella di lei.
11<br />
Ho conseguito il ritorno alla Barca del Duat che reca le mie forme e<br />
in verità viaggio nella nascosta dimora per eseguire i piani che in essa<br />
sono portati a compimento.<br />
Libro egizio dei cancelli<br />
Bryn si raggelò, colta di sorpresa, mentre Lokan la stringeva più<br />
forte a sé e la baciava. Con passione, famelico. La baciò come se lei<br />
fosse la fonte della vita e lui in punto di morte.<br />
E per un attimo infinito, glielo permise. Era così bello sentire la sua<br />
bocca, il suo cuore che batteva sotto il palmo della mano che gli aveva<br />
disteso sul petto.<br />
Il suo cuore.<br />
Vivo.<br />
Lui era vivo. Aveva corpo e sostanza ed era lì quando lei aveva<br />
pensato che se ne fosse andato per sempre.<br />
Aveva le labbra calde e lisce, e lei si lasciò sprofondare in quel<br />
bacio, pur sapendo che non avrebbe dovuto, che avrebbe dovuto<br />
ritrarsi. Quando fu lui a strappare la bocca dalla sua, soffocò l'impulso<br />
di afferrarlo e trarlo di nuovo a sé.<br />
«Mi dispiace» sussurrò lui con voce aspra.<br />
«Ti dispiace di avermi baciata?»<br />
Silenzio.<br />
Forse gli dispiaceva di essere morto, di aver lasciato Dana con la<br />
solo protezione di Bryn, o di averle mentito su tante cose.<br />
Le aveva mentito su chi e che cosa era stato per sette anni. Le aveva<br />
raccontato di essere umano. Certo, lei sapeva che era un<br />
soprannaturale e alla fine aveva anche capito che era un mietitore<br />
d'anime. Però non aveva mai sospettato che fosse il figlio di Sutekh.<br />
Le sue menzogne avevano messo Dana in pericolo. Bryn avrebbe
dovuto odiarlo, anche solo per quello. Ma, se fosse stato così, avrebbe<br />
dovuto odiare anche se stessa. Perché anche lei aveva delle bugie sulla<br />
coscienza, non certo migliori.<br />
«Lokan» gli sussurrò, senza nemmeno essere certa di che cosa<br />
volesse dirgli. Inclinò il capo all'indietro per guardarlo negli occhi e lui,<br />
con un gemito, la baciò di nuovo. Avvertì una punta di disperazione<br />
mescolata al suo potere e al suo desiderio. Fu diverso da tutti i baci che<br />
si erano dati. Sia dalla fusione impetuosa della prima notte in cui si<br />
erano incontrati sia dal bacio da amico che lui di tanto in tanto le<br />
aveva posato sulla guancia durante gli ultimi anni.<br />
Avrebbe voluto affondargli le mani nei capelli, aprirsi a lui e restare<br />
così, mentre quel bacio le nutriva gli orli inariditi <strong>dell'anima</strong>.<br />
Gli aveva permesso di baciarla perché lui era scomparso, deceduto,<br />
e lei era stata costretta ad affrontare quella parte di se stessa che lo<br />
aveva compianto.<br />
Così gli premette le mani sul torace e sentì il battito del suo cuore,<br />
mentre si accendevano la voglia nel sangue e le emozioni nel cuore.<br />
Per poco non si lasciò travolgere dal suo sapore, dalla sensazione del<br />
suo fisico compatto, dal fatto che Lokan si trovava lì ed era reale e la<br />
stava toccando come l'aveva toccata tanto tempo prima, quella notte<br />
lontana.<br />
Per poco.<br />
Ma non accadde.<br />
Perché, se si fosse concessa di provare quelle emozioni, tutto<br />
sarebbe stato perduto. Se si fosse aperta a lui appena un pochino,<br />
sarebbe andata in pezzi. Si sarebbe spezzata. Invece, mantenendo le<br />
distanze, sarebbe stato più facile. Alla fine, al momento di lasciarlo<br />
andare, sarebbe stato più facile.<br />
Se lo ripeté, pur sapendo che si trattava di un'altra bugia, che si<br />
aggiungeva allo strato di tutte le altre.<br />
Aveva commesso talmente tanti errori. Ma quello non si sarebbe<br />
aggiunto all'elenco.<br />
Dopo un istante, lui allontanò le labbra e appoggiò la fronte contro<br />
la sua, il respiro affannato. E l'ansimare era anche l'unico segno
esteriore della tempesta che quel bacio aveva scatenato nell'animo di<br />
Bryn.<br />
Poi Lokan sollevò il capo e abbassò gli occhi nei suoi. Occhi<br />
grigio-blu, come quelli della loro bambina.<br />
Aveva i capelli più lunghi del solito e gli ricadevano in ciocche<br />
arruffate dai riflessi dorati. Delle rughe sottili, che prima lei non aveva<br />
mai notato, gli incidevano gli angoli degli occhi. Nei sette anni in cui<br />
l'aveva frequentato lui non era mai cambiato, non era mai<br />
invecchiato. E comunque non sembrava invecchiato, solo... indurito.<br />
Affilato. Quasi scarno.<br />
Senza riflettere, sollevò una mano e gli sfiorò lo zigomo con le<br />
nocche. Occhi negli occhi per un istante. Poi l'aria le uscì dai polmoni<br />
in uno sbuffo stizzito mentre allontanava la mano e distoglieva lo<br />
sguardo.<br />
«Boone l'aveva detto che avevi un aspetto infernale» commentò,<br />
servendosi di quelle parole aspre come di uno scudo.<br />
«Boone» ripeté Lokan. «Sei tu la guida.» Scuotendo il capo, scoppiò<br />
in una risata incredula. «Tu sei una soprannaturale e io non ne avevo il<br />
minimo fottutissimo sospetto.»<br />
Non suonava felice della cosa e lei non poteva fargliene una colpa.<br />
«Sì.»<br />
«Avevo pensato che Boone mi ricordasse qualcuno, poi ho creduto<br />
di essere impazzito.»<br />
«Non lo eri.»<br />
«Lui è tuo...»<br />
«Fratello maggiore.»<br />
Lokan la fissò con un'espressione indecifrabile. E Bryn non riuscì a<br />
immaginare a che cosa stesse pensando.<br />
«Dana è con lui?»<br />
«E con Jack e Cahn.»<br />
«Gli altri tuoi fratelli.»<br />
Un cenno di assenso.
«E come diavolo hanno intenzione di proteggerla?»<br />
«Nello stesso modo in cui hanno portato te a Las Vegas. Creeranno<br />
per lei una scatola interdimensionale unendo i loro poteri. Niente<br />
potrà entrare né uscire.»<br />
Lui restò in silenzio per un lungo momento. «Quella è una gabbia,<br />
Bryn.»<br />
Come se lei non lo sapesse. Era stata la sua gabbia per la maggior<br />
parte della sua vita.<br />
«È l'unico posto dove Sutekh non può raggiungerla» gli spiegò. «Lì<br />
lei sarà al sicuro fino al tuo ritorno.»<br />
Lokan scoppiò in una risata amara. «E quando sarò ritornato? Che<br />
cosa ne sarà di lei allora?»<br />
«Te ne occuperai tu. La proteggerai tu.»<br />
«Come ho protetto me stesso?» Aveva un tono irritato, colmo di<br />
autoderisione.<br />
Bryn rimase sgomenta nell'udirlo: non suonava come Lokan, non<br />
come il Lokan che aveva conosciuto. «Il sacrificio che hai fatto è stato<br />
per lei» disse. «Me l'ha riferito Boone.»<br />
«Ah, sì? Boone sembra molto versato in un sacco di cose. Che<br />
cos'altro ti ha raccontato?»<br />
«Che eri disposto a morire perché Dana potesse vivere. Che hai<br />
barattato la tua vita con il giuramento di sangue di tuo padre che non<br />
le avrebbe fatto del male.»<br />
Lui le chiuse le mani sulle braccia. «Il giuramento di sangue di mio<br />
padre non vale una merda.» Abbassò lo sguardo e si fissò le mani,<br />
quindi le lasciò cadere come se il contatto con lei bruciasse più di<br />
qualsiasi fuoco.<br />
«È valso abbastanza a permettere a Roxy Tarn di soccorrere Dana»<br />
gli raccontò. «È valso a farmi riavere nostra figlia sana e salva.»<br />
«Perché lei non era di alcuna utilità per Sutekh. Non ancora. Non<br />
prenderti in giro, Bryn. Nell'istante in cui penserà di poter trarre<br />
qualche vantaggio da Dana, se la prenderà. Se ne servirà. La ucciderà.<br />
Non gliene importerà un accidente che si tratti di sua nipote.»
Bryn lo sapeva. Era quello il motivo all'origine di ogni decisione che<br />
aveva preso da quando Jack aveva iniziato a parlarle nel parco, quella<br />
notte. Lasciare Dana ai propri fratelli era stata la cosa più difficile che<br />
avesse mai fatto. «Proprio così come non gliene è fregato un accidente<br />
che tu fossi suo figlio.»<br />
Lokan annuì, quindi si fece scuro in volto. «Chi è Roxy Tarn?»<br />
«È lei che mi hanno mandato quando ho chiamato il numero che mi<br />
avevi dato tu.»<br />
«Allora poi ti hanno aiutato. Speravo che lo facessero. Era tutto<br />
quello a cui sono riuscito a pensare in quelle circostanze.» Le rivolse un<br />
sorriso cupo, un accenno di ciò che aveva sofferto quella notte.<br />
Le molecole nell'aria intorno a loro vibrarono ronzando. L'angoscia<br />
aumentò, lasciandole il petto serrato in una morsa e i nervi a fior di<br />
pelle.<br />
«Dobbiamo andare.» Si costrinse a scostarsi.<br />
Lui le richiuse di nuovo la mano intorno al braccio, non tanto<br />
stretta da farle male, ma quanto bastava a trattenerla. «Bryn...»<br />
«No, noi...» Si raggelò, l'attenzione di colpo puntata sulla parete<br />
dietro le sue spalle: la roccia sembrava sul punto di sciogliersi. Lei<br />
accennò con il capo in quella direzione e quando lui si girò a guardare<br />
gli disse: «Dobbiamo andare. Ho bisogno che tu ti fidi di me».<br />
«Fidarmi di te?» Arcuò un sopracciglio. «Temo che il mio pozzo<br />
della fiducia si sia quasi esaurito.»<br />
Perché era stato tradito dal proprio padre? Oppure perché sapeva<br />
che lei gli aveva mentito tutto il tempo? Erano domande che<br />
avrebbero dovuto aspettare.<br />
Lokan seguì il suo sguardo sul punto in cui la parete si stava<br />
trasformando, assumendo una forma contorta e arzigogolata. «Non ti<br />
seguirò così, alla cieca. Non posso. Mi devi dare un motivo, Bryn.<br />
Qualsiasi cosa.»<br />
Lei lo capiva. Era lui quello che aveva sempre avuto il controllo,<br />
quello che riusciva a mantenere la calma persino quando era sotto la<br />
pressione più intensa. Non riusciva a immaginare che cosa avesse<br />
significato essere tradito su tutti i fronti, assassinato dal padre. Perdere
ogni parvenza di controllo.<br />
«Dove ci troviamo adesso? In un passaggio temporaneo, creato da<br />
Boone e Jack, una soglia che si affaccia sulla direzione che dobbiamo<br />
prendere» gli spiegò. «Avevano bisogno di un terreno neutrale dove io<br />
potessi trovarti. Ma non lo possono tenere in piedi a lungo e Boone è<br />
ormai a corto di energie perché gli è costato moltissimo portarti a Las<br />
Vegas in modo da fare quattro chiacchiere con te. E, inoltre, sono tutti<br />
concentrati nel proteggere Dana. Questo luogo...» Accennò con una<br />
mano alle pareti. «... non esiste. Non è nemmeno una scatola<br />
interdimensionale. È solo una soglia, frutto del pensiero e della<br />
volontà, e sta andando a pezzi. Se non ce ne andiamo in tempo,<br />
finiremo in pezzi pure noi.»<br />
«Questo è ben di più di un motivo qualsiasi» commentò lui, mentre<br />
un lato della bocca gli si sollevava in una smorfia amara.<br />
Lei non poté fare a meno di sorridere perché l'aveva di nuovo<br />
ascoltata in quel modo tutto suo, dandole la sensazione che ogni<br />
parola che diceva fosse importante. Nessuno l'aveva mai ascoltata<br />
così.<br />
Abbassandosi, Lokan afferrò uno zaino nero che doveva avergli<br />
dato Boone e se lo mise in spalla di slancio. Quindi la prese per mano.<br />
«Seguimi.»<br />
«No» gli sì oppose lei. «Tu segui me. È per questo che sono qui.»<br />
Quasi si aspettava che si mettesse a discutere. Era lui il leader<br />
politico, lei solo la sostenitrice. In precedenza era accaduto solo una<br />
volta che gli si fosse opposta: il giorno in cui gli aveva permesso di<br />
vedere Dana, ma solo alle sue condizioni. Poi non era più accaduto.<br />
Forse perché da quella volta Bryn aveva esaurito le proprie riserve di<br />
audacia. O forse perché lui non l'aveva più messa in una posizione in<br />
cui si fosse sentita minacciata. Quando si era trattato di Dana, lui si era<br />
sempre mostrato perfettamente ragionevole e ogni loro interazione<br />
era stata incentrata sulla bambina.<br />
Ma in quel preciso momento doveva essere lei ad assumere il<br />
comando. Doveva portarli fuori di lì.<br />
Un rumore assordante risuonò tutto intorno a loro e le pareti della<br />
grotta ondeggiarono. La loro riunione era giunta al termine.
«Sta implodendo.» Bryn diede un brusco strattone alla mano di<br />
Lokan. Si voltò e si mise a correre, i piedi che pestavano il terreno, il<br />
cuore un martello nel petto, mentre lui teneva il passo al suo fianco, le<br />
dita intrecciate.<br />
Le pareti pulsarono, minacciando di richiudersi su di loro da un<br />
momento all'altro. Il rombo crebbe al punto da mandarle i capelli a<br />
sferzarle il viso e da appiccicarle gli indumenti al corpo. La roccia sotto<br />
i loro piedi si contorse fremendo come un essere vivo, rendendo<br />
precario ogni loro passo.<br />
Bryn lanciò uno sguardo da sopra le spalle. La grotta si stava<br />
richiudendo, la roccia si arrotolava su se stessa, divorando il terreno<br />
solo attimi dopo che i loro piedi si erano sollevati da esso.<br />
Rifiutò di permettere alla paura di prendere il sopravvento e si<br />
concentrò su ogni passo, sul colpo che la suola infliggeva sulla roccia<br />
davanti a lei piuttosto che sul vuoto che si stava formando dietro di<br />
loro.<br />
Come se avesse percepito le sue emozioni, Lokan le strinse più forte<br />
la mano.<br />
Il suono ruggente divenne così forte che le parve che i timpani le<br />
stessero per scoppiare. Il freddo le arpionò la schiena. Sulla pelle e sulle<br />
ciglia le si formò il ghiaccio e ogni respiro affannato le uscì bianco dalla<br />
bocca.<br />
Ora Lokan correva davanti a lei, trascinandola, la stretta sulla mano<br />
così forte che le parve di sentire schioccare le ossa.<br />
Mentre il vuoto si spalancava alle loro calcagna, la roccia diede una<br />
potente sgroppata, come un cavallo che si oppone al peso del proprio<br />
cavaliere. L'equilibrio di Bryn venne compromesso e un piede le<br />
scivolò nell'oscurità ghiacciata che dava loro la caccia.<br />
Con un grido cadde all' indietro. La mano si liberò dalla stretta di<br />
Lokan. Spalancò le braccia nel tentativo di aggrapparsi al... nulla.<br />
Non c'era niente a cui aggrapparsi.<br />
Stava cadendo, precipitando, con solo i propri rimpianti e il terrore<br />
a cui aggrapparsi.
Massiccio dello Zugspitze, Germania<br />
Dagan arrivò per primo. Uscì dal portale, lasciandosi alle spalle quel<br />
freddo che intirizziva le ossa, e si voltò in tempo per veder arrivare<br />
Alastor e poi Mal, con le braccia strette intorno a Calliope.<br />
Mentre il buco di fumo nero si richiudeva alle loro spalle, Calliope<br />
si allontanò e scattò in modalità sentinella, perlustrando rapidamente<br />
il perimetro.<br />
Appena capì che si trovavano su un pianerottolo che era a metà di<br />
due rampe di sette scalini di legno, fece cenno agli altri di restare al<br />
proprio posto, quindi salì, la schiena schiacciata contro il muro, e<br />
controllò la zona superiore.<br />
Dagan tenne a freno il proprio fastidio: stare con le mani in mano<br />
mentre lei andava in avanscoperta grattava come carta vetrata, ma<br />
quello era il suo territorio e lasciarle il compito di valutare i rischi era la<br />
soluzione più intelligente.<br />
Calliope si muoveva come un fantasma, silenziosa, fondendosi alle<br />
ombre. Non poteva che ammirarla.<br />
Quando accennò il via libera con un gesto e lo sguardo si addolcì<br />
posandosi su Mal, si sentì un peso schiacciato contro il torace.<br />
Quell'espressione gli ricordava il modo in cui Roxy fissava lui. E gli<br />
mancava. Gli mancava lei.<br />
Aveva trascorso tutta la vita senza di lei, senza nemmeno sapere di<br />
avere dentro di sé la capacità di provare affetto per qualcuno nel<br />
modo in cui lo provava per Roxy. In quel momento la rivoleva.<br />
Molto semplice. Molto complicato.<br />
E sapeva che anche Alastor provava gli stessi sentimenti. Tra fratelli<br />
avevano in comune un collegamento, non proprio un legame<br />
telepatico, piuttosto la capacità di percepire il dolore degli altri e di<br />
avvertire quando uno di loro era nei guai. E così Dagan avvertiva ciò<br />
che stava passando Alastor e sapeva che Mal e Alastor captavano il suo<br />
subbuglio. Non che gli piacesse condividere con loro il proprio<br />
disagio, ma non c'era modo di evitarlo, quindi non sprecò energia a
desiderare che le cose fossero diverse.<br />
Calliope fece cenno di seguirla verso il basso, ma Mal la prese per il<br />
braccio e le chiese: «Loro sanno che siamo qui?».<br />
Si riferiva alle Matriarche.<br />
«Sì, senza dubbio» gli rispose. «Voi...» Lo sguardo le scivolò dall'uno<br />
all'altro, iniziando e terminando con Mal. «Voi potete affievolire la<br />
vostra traccia energetica, ma io sono un membro della Guardia.<br />
Avranno rilevato la mia vibrazione già quando ero ancora fuori, sulla<br />
montagna.»<br />
Si voltò di scatto verso le scale e iniziò a scendere con Mal dietro.<br />
Dagan scambiò un'occhiata con Alastor. Loro due erano stati<br />
dell'idea che Calliope dovesse restare alle loro spalle, mentre loro tre<br />
andavano avanti a salvare Roxy e Naphré. Ma Mal aveva ritenuto che<br />
lei possedesse una posizione di vantaggio, e ciò ne faceva il loro<br />
strumento più prezioso in quella trattativa.<br />
Nulla da eccepire.<br />
E così loro si trovavano lì, lei si trovava lì, e nella mente di Dagan<br />
non sussisteva alcun dubbio che le Matriarche ne fossero<br />
perfettamente a conoscenza.<br />
La domanda era: come avrebbero reagito?<br />
Alastor scese dietro Mal e Dagan chiuse il gruppo.<br />
«Non trovate strano che non ci sia un'anima in giro?» mormorò<br />
Alastor. «Uno si sarebbe aspettato che avrebbero almeno messo su una<br />
protesta simbolica contro la nostra incursione.»<br />
«A meno che la nostra incursione non sia proprio ciò che vogliono.»<br />
«Pensi che Calliope ci stia conducendo in una trappola?»<br />
«Conducendoci lei? No.» Una parte di lui voleva sospettare della<br />
donna, ma Dagan aveva imparato un po' a conoscerla, prima tramite<br />
Roxy, poi tramite Mal, e sapeva che, sebbene la sua fedeltà fosse<br />
dibattuta tra il compagno e la Guardia alla quale aveva giurato la<br />
propria vita, non avrebbe mai tradito Mal. L'aveva già provato<br />
quando aveva unito il proprio sangue al loro per aiutarli a mandare il<br />
corpo di Lokan a raggiungerlo nella zona nulla. Ciò che aveva fatto
doveva essere stato contrario a ogni istinto che provava quale<br />
membro della Guardia. Ma l'aveva fatto per Mal.<br />
«Ciò non significa che non ci sia una trappola» proseguì. «lo penso<br />
solo che, quando scatterà, lei ci resterà imprigionata dentro, con noi.»<br />
«Be', quel che si dice incoraggiante.»<br />
Continuarono la discesa in silenzio, con le pareti che si<br />
restringevano al punto che Dagan dovette torcersi un po' di lato<br />
perché ci passassero le spalle. Alla fine si ammucchiarono in fila<br />
indiana.<br />
Davanti a loro, una porta in acciaio a scanner biometrico. Aperta...<br />
«Siamo attesi» disse Calliope. «E ci stanno invitando a entrare.»<br />
«Ci invitano per una tazza di tè oppure per il macello?» Il tono di<br />
Alastor era asciutto.<br />
«Potrebbe essere per entrambe le cose» replicò lei. «Questa porta è<br />
dotata di un meccanismo di autodistruzione. O almeno era così quella<br />
del complesso nella Columbia Britannica.»<br />
«Praticamente ci stai dicendo che, nell'attimo stesso in cui la<br />
varchiamo, potrebbero spedirci dritti all'inferno facendola esplodere.»<br />
«Esatto.»<br />
«Roxy è qui» asserì Dagan. «Lo sento.» Lo sguardo gli scattò su<br />
Alastor, che gli rivolse un secco cenno d'assenso. Anche Naphré era lì.<br />
Facendosi largo a spallate, passando davanti ai suoi fratelli e a<br />
Calliope, che arcuò un sopracciglio di un millimetro ma non fece<br />
commenti, li costrinse a schiacciarsi contro la parete per consentirgli di<br />
passare. Non indugiò, passò semplicemente nel corridoio oltre la<br />
porta spalancata.<br />
«Fermo!» gli ordinò Calliope, nel vedere che si accingeva a<br />
proseguire lungo lo stretto corridoio, verso una seconda porta. «Non<br />
un passo di più altrimenti combinerai un bel casino!»<br />
Dagan esitò. Si erano portati dietro quella donna esattamente per<br />
quella ragione, perché li avvertisse delle insidie nascoste. Ma lui lì non<br />
vedeva nessuna insidia e voleva proseguire. Se qualcuno doveva<br />
restarci secco, sarebbe toccato a lui, era il maggiore. Era compito suo
proteggere gli altri, anche se ciascuno di loro avrebbe rivendicato per<br />
sé tale funzione. Viveva già con la colpa di aver perso Lokan. Non<br />
aveva intenzione di perdere nessuno degli altri fratelli.<br />
«Ehi, ma che cazzo!» ringhiò Mal, e con un affondo gli afferrò<br />
l'avambraccio. «L'abbiamo portata con noi perché lei sa cose che noi<br />
non sappiamo, Dae. Forza, piantala di comportarti da coglione!»<br />
Dagan per poco non si liberò della presa con uno strappo. Poi<br />
controllò la propria rabbia, fece un secco cenno d'assenso e si mosse in<br />
modo da afferrare a sua volta l'avambraccio di Mal. «Faccio coglione<br />
di secondo nome.»<br />
«Come se non lo sapessi.» Gli rivolse il proprio sorriso da pirata, per<br />
quanto un po' tirato.<br />
Calliope e Alastor si unirono a loro, accalcandosi gli uni contro gli<br />
altri in quello che poteva essere il loro crematorio. Ma tornare<br />
indietro a mani vuote non costituiva un'opzione e quella era l'unica<br />
via per la quale procedere.<br />
La porta alle loro spalle si richiuse silenziosamente, seguita<br />
immediatamente da un debole click.<br />
«E quello era...» iniziò Mal.<br />
«L'autodistruzione.»<br />
«Lo pensavo.» Si avvicinò a Calliope, appoggiandole il torace<br />
contro la schiena, quasi per formare uno scudo vivente tra lei e<br />
l'esplosione, nel caso fosse arrivata. Sarebbe stata la stessa cosa che<br />
Dagan avrebbe fatto con Roxy, se fosse stata lì, ciò che progettava di<br />
fare appena l'avesse riavuta al proprio fianco: frapporsi tra lei e<br />
qualsiasi minaccia.<br />
Tuttavia dovette lasciare spazio a un barlume di divertimento nello<br />
scorgere Calliope comportarsi esattamente come avrebbe fatto anche<br />
Roxy e lanciare a Mal uno sguardo colmo di esasperazione.<br />
«Aspettiamo qualcosa di speciale?» s'informò Dagan.<br />
Lei gli rivolse un'occhiata. «Sì.» E dopo un secondo aggiunse:<br />
«Questo».<br />
Allora lo sentì. Quel primo movimento di umide volute di magia<br />
che gli leccavano la pelle. Erano... nauseanti.
Non si trattava propriamente di magia nera né solo di luce. Era una<br />
combinazione delle due. Calliope lo guardò, gli occhi da gatto verdi e<br />
freddi. Se la sensazione di essere assaggiata e toccata le dava fastidio<br />
non lo lasciava trasparire. Immaginò che ci fosse già passata. Ne aveva<br />
accennato quando aveva descritto loro che cosa avrebbero affrontato<br />
lungo il cammino per incontrare le Matriarcale.<br />
«Andiamo» li esortò lei un attimo dopo, mentre il contatto<br />
nauseante diminuiva. Quindi si diresse lungo il corridoio, assumendo<br />
di nuovo il comando.<br />
«Ora non c'è alcun dubbio» mormorò Alastor. «Lo sanno che siamo<br />
qui.»<br />
«Non sto nella pelle dalla voglia di vedere che cosa diavolo hanno<br />
escogitato» annunciò Mal con un largo sorriso.<br />
«Te la stai godendo.» Calliope non suonava sorpresa. A lui piaceva<br />
qualsiasi cosa gli desse una bella scarica di adrenalina. Entrare nel covo<br />
del nemico e affrontare misure di sicurezza sia tecnologiche sia<br />
soprannaturali rientrava decisamente nella categoria.<br />
«Queste le avevi notate?» chiese Alastor, indicando con uno scatto<br />
del mento delle incisioni sulle pareti in pietra, raffigurazioni dei Dodici<br />
Cancelli di Osiride.<br />
«Sì.»<br />
«Coincidenza?» chiese Mal.<br />
«Ne dubito» rispose Dagan.<br />
«La profezia parlava del sangue di Aset, del sangue di Sutekh e dei<br />
Dodici Cancelli» ricordò Alastor. «Le Matriarche avrebbero potuto<br />
scegliere qualsiasi dipinto per adornare le pareti. Loro hanno scelto<br />
questi. Ci si deve chiedere perché.»<br />
Proseguirono con Dagan in avanscoperta e arrivarono a una<br />
seconda porta in acciaio, anche questa aperta.<br />
Questa volta nessuno esitò. L'oltrepassarono in rapida successione.<br />
E sbatterono contro una parete di vetro.<br />
Dagan ruotò di scatto su se stesso. Troppo tardi. La porta dietro di<br />
loro era già chiusa. Mal ringhiò scagliandosi contro il metallo.
Erano caduti in una trappola, proprio come volevano le loro<br />
nemiche.<br />
E Calliope non era lì con loro.
12<br />
Questo grande dio giunge a questa soglia e la oltrepassa e gli dei che<br />
sono al di là di essa lo acclamano.<br />
Inferi<br />
Libro egizio dei cancelli<br />
Lokan agguantò il davanti della maglietta di Bryn e la sollevò di<br />
scatto contro di sé, balzando contemporaneamente all' indietro per<br />
evitare quell'oscurità che fluiva lentamente, lambendogli le punte dei<br />
piedi. Si girò su se stesso, la mise in piedi, soffermandosi solo quanto<br />
bastava ad assicurarsi che stesse in equilibrio, quindi ringhiò: «Corri!».<br />
Ne aveva abbastanza di lasciarle credere di avere il comando. Lui<br />
aveva perso tutto. Persino la vita. Non aveva alcuna intenzione di<br />
perdere anche lei.<br />
Le avvinghiò le dita intorno al polso e la trascinò con sé, i piedi che<br />
pestavano pesantemente contro la pietra grigia che evaporava alle<br />
loro spalle, senza lasciare nulla a eccezione del vuoto.<br />
Il sentiero davanti a loro si biforcava.<br />
«Da che parte?» Stava già virando a sinistra.<br />
«A destra» gli ordinò Bryn.<br />
Non poteva permettersi di indugiare o di fare domande.<br />
Lei era la guida che gli aveva inviato Boone.<br />
Quindi avrebbe fatto dannatamente meglio a lasciarla guidare.<br />
Non a condurre.<br />
Lokan cambiò direzione e continuarono a correre. Forse la pietra<br />
sotto i piedi era più solida? Si concentrò su ogni colpo del calcagno e<br />
decise che. sì, lo era. E che il ruggito dietro di loro era calato di un<br />
decibel o due. Scoccò uno sguardo da sopra una spalla: il vuoto aveva
allentato la sua corsa.<br />
Un attimo dopo, quando controllò di nuovo, aveva rallentato<br />
ancora di più.<br />
Svoltarono a un angolo e il terreno mutò. Sembrava vagamente<br />
familiare - un corridoio formato da massicci blocchi di pietra.<br />
«Fermati.» Bryn gli strattonò il braccio e, quando lui non la lasciò<br />
subito andare, lo tirò più forte, il respiro ridotto a rantoli acuti e la<br />
pelle lucente di sudore. Si piegò in due sulla vita, appoggiandosi i<br />
palmi delle mani sulle cosce, la testa penzoloni mentre tentava di<br />
riprendere fiato.<br />
«Dobbiamo andare avanti, Bryn.»<br />
Lei scosse il capo. «Va tutto bene.» Trasse un altro respiro a pieni<br />
polmoni. «Non ci seguirà.»<br />
Uno sguardo alle spalle confermò la sua asserzione. Il tunnel<br />
scompariva dietro la curva e non c'era più alcun segno del vuoto che<br />
aveva divorato ogni cosa.<br />
«Immagino che avessi ragione sul non andare a sinistra» ammise lui.<br />
Lei girò la testa e lo guardò attraverso le lunghe ciocche scure dei<br />
capelli. Un'immagine nitida di sua figlia gli si sovrappose nella mente.<br />
Dana adorava lanciarsi i capelli davanti al viso e guardarlo attraverso<br />
le ciocche dorate.<br />
Cucù, cucù. Una risatina da bambina. La nostalgia e la voglia di<br />
rivederla lo colsero in un'ondata improvvisa, che gli mozzò il respiro e<br />
lo lacerò dentro, infliggendogli un dolore vero, fisico.<br />
«Qui, in questo luogo, avrò sempre ragione io» affermò lei,<br />
riportandolo alla situazione presente. «Questa è l'unica cosa in cui non<br />
ho mai commesso errori.»<br />
Qualcosa nel suo tono di voce lo irritò. L'amarezza? Forse. Anche<br />
qualcos'altro.<br />
«Già, e, a proposito... ti dispiacerebbe definire questa unica cosa?<br />
Vuoi dirmi che cosa diavolo sta succedendo? Ti conosco da sette anni<br />
e in tutto questo tempo non ti ha mai sfiorata l'idea di accennare al<br />
fatto che non eri umana?» Eccola là. La menzogna nuda e cruda. Non<br />
poté fare a meno di domandarsi su che cosa altro gli avesse mentito.
Né di interrogarsi sulle dannate conseguenze del fatto che Bryn fosse<br />
ciò che era: che cosa avrebbe comportato per Dana?<br />
Ma in fondo lui chi cazzo era per puntarle il dito contro? Un<br />
mietitore, figlio di Sutekh. E non aveva idea neanche di come quello<br />
avrebbe influenzato il futuro della loro bambina.<br />
Lei si raddrizzò e lo fissò con attenzione, gli occhi cupi e scintillanti.<br />
Se lui avesse allungato una mano per sfiorarla, quel fuoco lo avrebbe<br />
scottato? Poteva essere una scoperta interessante: Bryn furiosa non era<br />
una cosa che aveva visto spesso. Anzi, mai. Non l'aveva mai vista così.<br />
Era sempre stata una Bryn serena, loquace. Il suo rifugio. L'unico luogo<br />
in cui non doveva stare acceso, l'unico posto in cui poteva rilassarsi ed<br />
essere ciò che era.<br />
Maledizione. E quel pensiero da dove era arrivato?<br />
Lo afferrò e lottò per eliminarlo. Sulla punta della lingua l'impulso<br />
di confessarle che gli era mancata. Che aveva pensato a lei. Che le<br />
immagini di lei lo avevano ossessionato. Tese la mano, ma proprio<br />
quando stava per toccarla il muro venne rialzato di scatto. Era come se<br />
si fosse allontanata di un passo, sebbene non si fosse spostata di un<br />
millimetro.<br />
Qualsiasi cosa avesse pensato di volerle dire scivolò nel buco dal<br />
quale era strisciata fuori. Meglio così.<br />
«Ti conosco da sette anni» gli fece eco lei. «E in tutto questo tempo<br />
non ti ha nemmeno sfiorato l'idea di accennare al fatto che sei un<br />
mietitore d'anime? E non un mietitore qualunque, ma il figlio di<br />
Sutekh...»<br />
Occhi negli occhi, tra loro un abisso di falsità e dolore.<br />
Alla fine Lokan si strinse nelle spalle. «Non era mai il momento<br />
giusto.» Non era quello che intendeva dirle.<br />
Bryn annuì con un'espressione impenetrabile. «Idem.»<br />
Mentivano entrambi. Di nuovo. Eccome se c'erano state le<br />
occasioni! Quante volte lei gli aveva dato l'opportunità di confidarle<br />
chi e che cosa era, e lui le aveva mentito lasciandole credere di essere il<br />
figlio di un signore della mafia? Cosa che in effetti era, in un modo<br />
contorto e complicato. Solo che non si trattava di un capomafia
umano.<br />
E lui le aveva dato le stesse opportunità. Eppure tutto ciò che lei gli<br />
aveva confidato era di essersi allontanata dalla propria famiglia.<br />
Già, tra loro si era spalancato un abisso di inganni. E lui non voleva<br />
che la loro figlia, cadendo, annegasse in quel pantano.<br />
La loro bambina...<br />
«Ma Dana è...» Lokan fece un gesto vago. «... quello che sei anche<br />
tu, qualunque cosa tu sia?» Sapeva che Bryn non era un mietitore<br />
d'anime. Erano invariabilmente maschi. E nemmeno uno spirito del<br />
fuoco - le concubine di Xaphan emanavano una traccia energetica<br />
particolare e il loro aspetto era tutt'altro che umano. Non era una<br />
Shikome di Izanami - da quanto aveva notato, non possedevano altra<br />
forma che un drappo vivente composto da un costante brulichio di<br />
ragni, centopiedi, insetti e vermi.<br />
E non faceva parte della Guardia Asetiana. L'aveva vista nuda e<br />
sapeva che non aveva inciso il marchio di Aset su nessuna parte del<br />
corpo.<br />
Quale ambasciatore del padre, aveva visitato i regni di molte delle<br />
altre divinità degli Inferi e quindi ne sapeva molto di più degli altri<br />
sulle diverse entità soprannaturali. Ma lei non era simile a niente che<br />
avesse mai incontrato.<br />
Bryn gli lanciò un'occhiata in tralice da sotto le ciglia. «Dana è<br />
umana.» Una semplice affermazione che, a fagiolo, le evitava di<br />
spiegargli chi era lei.<br />
«Anch'io sono stato umano, Bryn, fino a quando sono cresciuto. E<br />
immagino che sia stato così anche per te. Dana è umana adesso, ma tra<br />
dieci o vent'anni?»<br />
Lei chinò il capo come se sulla pietra ai suoi piedi fossero incise le<br />
sette meraviglie del mondo. «Non lo so.»<br />
«Non lo sai o non vuoi dirmelo?» la incalzò, deciso a non mollare.<br />
La prese per un braccio e, quando lei sollevò la testa, le lesse nello<br />
sguardo un mondo di sofferenza. Di angoscia. Di paura.<br />
«Non lo so» ribadì, «lo so solo che, per ora, è umana. E questo<br />
significa che è in pericolo, che può essere uccisa. Da tuo padre.
Sutekh.» Sputò il nome come se si trattasse di veleno. E lo era. Sutekh<br />
era veleno. «È per questo che sono qui, Lokan. Perché tu devi tornare.»<br />
Aveva un tono profondo, secco, e a stento si fermò a inspirare prima<br />
di proseguire: «Devi proteggerla tu. Sei il solo che può farlo. Chiunque<br />
altro ci può provare, ma alla fine fallirà. Se Sutekh la vuole, se la<br />
prenderà. A meno che non lo fermi tu».<br />
Lui si sentì come se gli avesse conficcato un pugnale nel cuore.<br />
«Pensi che io non voglia proteggerla? Tu non credi che io abbia<br />
trascorso ogni istante di lucidità che avevo pensando a lei, a quanto mi<br />
mancava, a quanto mi manca...» Mi mancavi tu. Per poco non glielo<br />
aveva detto. Si era trattenuto appena in tempo.<br />
Bryn gli era mancata. Maledizione, da quando aveva iniziato a<br />
significare qualcosa per lui? Era la madre di sua figlia. Era in quei<br />
termini che pensava a lei. O no? La pensava affettuosa, sorridente, con<br />
un profumo di vaniglia, intenta a preparare la cena per Dana<br />
chiacchierando con lui, chiedendogli di fermarsi con loro. E a lui ormai<br />
piaceva quella pasta gratinata al formaggio fatta in casa.<br />
Lei c'era... sempre. E, fino a quell'istante, con lei che gli stava di<br />
fronte, le mascelle serrate e gli occhi scintillanti di rabbia, non si era<br />
reso conto di averla sempre data per scontata.<br />
Si era aspettato che loro andassero perfettamente d'accordo, che<br />
fosse una madre fantastica, che allevasse la loro bambina, mentre lui<br />
compariva all'improvviso a illuminare la giornata di Dana, come un<br />
compagno di giochi cresciuto.<br />
Oh, certo, lui aveva anche fatto la propria parte tranquillizzando la<br />
figlia quando era malata, tenendola in braccio quando aveva la<br />
febbre, portandola dal dentista per il primo controllo. Solo che lui<br />
aveva scelto di presentarsi per assolvere quei compiti. Non aveva mai<br />
dubitato per un istante che Bryn si sarebbe presa cura di tutto se lui per<br />
caso quel giorno non si fosse fatto vedere. Lei si prendeva sempre cura<br />
di tutto quando lui non c'era.<br />
Non era solo una Bryn affettuosa e loquace, non era solo il suo<br />
rifugio. Era una Bryn in gamba che affrontava qualsiasi problema le si<br />
parasse davanti. Persino quell'ultimo.<br />
E lui moriva dal desiderio di toccarla. Di baciarla, di scostarle i
capelli dalle tempie con una carezza e baciargliele.<br />
Le si dilatarono le pupille, lasciandolo a chiedersi se non stesse<br />
pensando la stessa cosa.<br />
«Che c'è?» gli chiese. «Perché mi guardi in quel modo?»<br />
«In che modo?»<br />
«Come se mi vedessi per la prima volta.»<br />
Forse era così.<br />
I secondi trascorsero. E lui non riuscì a trattenersi. Le sfiorò la<br />
tempia con le nocche, lasciandola completamente immobile e infine<br />
con gli occhi chiusi. Le si mozzò il respiro.<br />
Voleva baciarla. E voleva fare ben di più. Voleva schiacciarla sotto<br />
di sé, abbassarle i jeans sui fianchi con uno strattone e spingersi dentro<br />
di lei. Perché così avrebbe avuto la prova di essere sopravvissuto.<br />
Ma se fingeva che quello fosse l'unico motivo, allora era lui il<br />
peggiore dei bugiardi: quello che mentiva anche a se stesso.<br />
Si sporse verso di lei, che spalancò gli occhi e girò su se stessa.<br />
«Forza» lo spronò. «Dobbiamo muoverci. La finestra delle<br />
opportunità si sta chiudendo e, se noi perdiamo la nostra occasione,<br />
resteremo bloccati qui dentro.» Gli inviò uno sguardo perplesso. «Che<br />
ne diresti, Lokan Krayl? Di restare bloccato qui per l'eternità in mia<br />
compagnia?»<br />
Quindi, senza attendere risposta, si incamminò lungo il corridoio.<br />
La parte sul restare bloccati là per l'eternità non era per niente<br />
allettante. Quella sulla compagnia di Bryn... be', quella era<br />
stranamente affascinante.<br />
«Qui ci sono già stato» considerò Lokan, dopo un po' che<br />
camminavano lungo il tunnel.<br />
«E quando?» chiese Bryn, spostandosi sulla sinistra per evitare un<br />
enorme vassoio di piccioni ripieni con contorno di riso allo zafferano.<br />
Il cibo dei defunti. Non era una cosa che aveva in mente di mangiare.<br />
Non fino a quando non avesse dovuto.
Lokan rigò con le punte delle dita uno degli imponenti blocchi in<br />
pietra che formavano la parete. «Proprio prima di salire sulla...» La<br />
testa gli si sollevò di scatto, mentre si arrestava di botto. «... barca.» La<br />
inchiodò con uno sguardo incredulo. «Non vorrai dirmi che la via<br />
d'uscita è questa, vero? Ci sono già passato. Ci ho provato e per poco<br />
non ho fatto da pranzo a un serpente.»<br />
Di fronte a loro le doppie file di anime e, al di là, una barca di canne<br />
di papiro.<br />
Bryn non vedeva il problema. «Boone non ti ha detto che ti<br />
avrebbe mandato una guida per farti oltrepassare i Dodici Cancelli?»<br />
«E l'unico modo di farlo è con la barca?»<br />
«Hai qualcosa contro le barche?» gli chiese mentre un ricordo le<br />
saettava nella mente. Una giornata di sole. Lokan. Dana. Un traghetto.<br />
Lui era rimasto accanto al parapetto a fissare l'acqua e si era rifiutato di<br />
lasciare la mano della figlia per l'intero il tragitto.<br />
Lei tese la mano verso di lui, esitò, poi gliela appoggiò sul braccio.<br />
Sotto le dita la pelle calda, i muscoli compatti e forti. Fissò la dorata<br />
peluria sottile sull'avambraccio, senza sapere bene perché fosse tanto<br />
bello toccarlo. Lo sguardo scivolò in quello di lui. «Che c'è che non<br />
va?»<br />
«Che non va? lo sono il figlio di Sutekh. Questa è l'anticamera ai<br />
Dodici Cancelli di Osiride. C'è ancora quel vecchio problemino di<br />
Sutekh che uccide Osiride e lo macella in tanti pezzettini.» Si interruppe<br />
e Bryn si chiese se stesse ricordando come suo padre avesse fatto la<br />
stessa cosa anche a lui. Le si straziò il cuore al pensiero di ciò che aveva<br />
sofferto. «L'altra volta sono uscito da qui solo perché tuo fratello è<br />
riuscito a creare una specie di frattura tra le dimensioni. A me non pare<br />
che tornare a farci un secondo giro sia uno dei piani migliori.»<br />
«È l'unico che abbiamo. Pensavo che Boone te l'avesse spiegato. E<br />
poi lui ha sistemato le cose. Ha patteggiato. Osiride non farà nulla per<br />
ostacolarti.»<br />
Lokan non si lasciò ingannare dalla sua attenta scelta dei termini.<br />
«Non farà nulla per ostacolarmi, nemmeno mi aiuterà, però.»<br />
«No. Ma se tu riesci a trovare la tua strada passando i cancelli, lui<br />
non ti metterà i bastoni tra le ruote.»
«E Boone lo sa perché è un veggente?»<br />
Il tono di Lokan era affilato. Non si fidava di Osiride e lei non<br />
poteva biasimarlo. Era stato tradito dal suo stesso padre. Perché<br />
avrebbe dovuto credere che un suo nemico non avrebbe fatto di<br />
peggio? E, logicamente, perché avrebbe dovuto credere a quelle sue<br />
rassicurazioni di seconda mano?<br />
«lo ti posso guidare attraverso i Dodici Cancelli, Lokan» gli assicurò<br />
con voce sommessa, sul punto di rivelargli di più. Ma senza osare. Se<br />
gli avesse confessato tutta la verità, lui non sarebbe mai stato<br />
d'accordo. Lo sapeva bene. Proprio come sapeva che non c'era altro<br />
modo. «Non sarà come la prima volta perché ci sarò io con te. Il tuo<br />
primo tentativo è fallito perché ti mancavano le parole» gli spiegò.<br />
«Non avevi né un cartiglio né incantesimi né magia.»<br />
«E tu ce le hai tutte queste cose, Bryn, sì? E dove le nascondi?» La<br />
guardò dall'alto in basso, chiarendo il concetto.<br />
Poi batté le palpebre. La guardò di nuovo dall'alto in basso, però<br />
più lentamente, soffermandosi sui seni per un istante. Un gesto nuovo.<br />
Così come lo era lo sfrigolio che scatenava in lei quella perlustrazione.<br />
L'aveva frequentato per quasi sette anni. Con lui aveva mangiato,<br />
passeggiato, diviso il sofà sul quale avevano guardato l'ultima mania<br />
televisiva per bambini - sempre con Dana seduta in mezzo a loro. E<br />
nemmeno una volta lui l'aveva guardata in quel modo, da quella<br />
prima notte a Miami non era più accaduto. E nemmeno una volta da<br />
allora lei si era sentita... avvampare.<br />
Che cavolo le prendeva per mettersi a pensare a Lokan Krayl in quel<br />
modo proprio in un momento del genere e in un posto del genere?<br />
«lo non ho tutte quelle cose.» Piegò le labbra all'interno della bocca<br />
e ci passò sopra la lingua, «lo sono tutte quelle cose. Porto quelle<br />
conoscenze dentro di me.»<br />
Lui incrociò le braccia sul torace. «Bryn, parla. Sii chiara e concisa<br />
perché io ho chiuso con i giri di parole.» Un cupo sorriso. «Cosa, a dire<br />
il vero, abbastanza buffa, detta da uno come me. Sono io di solito<br />
quello dei giri di parole.»<br />
«Come ambasciatore di Sutekh.»
Gli si sollevarono le sopracciglia. «Già. Te l'ha detto Boone?»<br />
«Sì.»<br />
Il silenzio si dilatò mentre Lokan si limitava a restare lì, in attesa.<br />
Lei sentì la roccia crollarle addosso da ogni parte. Dicendogli la<br />
verità su come sarebbe terminato quel viaggio, lui si sarebbe rifiutato<br />
di proseguire. Non fornendogli spiegazioni... lui si sarebbe rifiutato di<br />
proseguire.<br />
Mentire non era possibile. Non voleva mentirgli, non più. Aveva<br />
passato così tanto tempo soppesando ogni parola che gli diceva,<br />
mentendogli per omissione, quando non direttamente. Non voleva<br />
più menzogne tra loro. Non voleva che gli ultimi ricordi che avrebbe<br />
avuto di lei fossero macchiati dalla disonestà. C'erano però tante cose<br />
che non osava rivelargli, non ancora. Però poteva sempre<br />
raccontargliele in parte e si sarebbe accertata che quelle parti fossero la<br />
verità.<br />
«lo non so tutto su come funziona questa cosa.» Scelse le parole<br />
successive con cura. «I miei fratelli mi hanno tenuta all'oscuro per<br />
molto tempo. Si sono serviti delle mie doti senza spiegarmene la<br />
fonte.»<br />
Lui socchiuse gli occhi, ma lei sollevò una mano scuotendo il capo.<br />
Molto tempo prima aveva superato la propria rabbia nei confronti dei<br />
fratelli, però non aveva mai veramente superato quella nei confronti<br />
di se stessa. Era stata una ragazzina così stupida e ingenua a pensare di<br />
risolvere tutti i guai con una gravidanza.<br />
Non era stato così. Li aveva solo aumentati.<br />
Era rimasta incinta con un unico scopo nella mente: fuggire.<br />
Tuttavia durante la gravidanza era cambiato qualcosa. Non avrebbe<br />
saputo dire in quale esatto secondo. Si era trattato più di un<br />
mutamento impercettibile. E così aveva iniziato a fare progetti e a<br />
mettere in moto le cose.<br />
La certezza non si era cristallizzata nell'attimo in cui aveva stretto<br />
Dana tra le braccia e nemmeno la prima volta che l'aveva allattata.<br />
Buffo, ma era stato la prima volta che le aveva cambiato il pannolino.<br />
Fino ad allora Bryn non ne aveva saputo molto di bambini, non aveva<br />
nemmeno capito quando il pannolino era bagnato. E nell'istante in cui
glielo aveva tolto, Dana le aveva fatto la pipì sulle mani. Poi aveva<br />
aperto gli occhi, quei suoi occhi azzurri, e le aveva rivolto un sorriso<br />
sbilenco, da neonata.<br />
Era stato in quel momento che si era innamorata di sua figlia.<br />
Il progetto originario prevedeva di affidarla ai fratelli e scappare. E<br />
invece l'aveva infagottata ed era scappata con lei, imparando a<br />
nascondersi, a cancellare le proprie tracce. Ad assicurarsi che loro non<br />
la trovassero.<br />
Che ironia che avessero sempre saputo come trovarla e avessero<br />
deciso di non farlo. Ancora più ironico il fatto che il luogo più sicuro<br />
per Dana in quel momento fosse proprio con Boone, Jack e Cahn,<br />
quando Bryn aveva sempre fatto l'impossibile per impedire loro di<br />
venire anche solo a sapere di sua figlia e di essere in grado di<br />
rintracciarla.<br />
Lokan la stava fissando, in attesa. Aspettava che gli spiegasse cose<br />
che lei non osava rivelargli. Ma, no, non era del tutto vero. Si trattava<br />
di cose che lei non osava non dirgli. Lui aveva bisogno di saperle. Per<br />
il bene di Dana.<br />
«lo sono una guida delle anime. Uno psicopompo. Non nel senso<br />
junghiano. Voglio dire, non sono un mediatore tra conscio e<br />
inconscio. Anche se immagino che in senso lato potresti obiettare che<br />
sia abbastanza pertinente perché, a volte, io posso camminare<br />
attraverso i sogni. Non tutti i sogni, solo quell...»<br />
«Bryn» la interruppe lui, inarcando le sopracciglia. Niente di più.<br />
Solo il suo nome. Il modo in cui l'aveva pronunciato, intriso di un<br />
affetto divertito e di qualche altro ingrediente che lei non riusciva a<br />
identificare, le suscitò un brivido sottile sulla pelle.<br />
Lo fissò per un istante e poi si rese conto che le vecchie abitudini<br />
erano dure a morire... Stava parlando per riempire gli spazi, per<br />
mascherare il proprio nervosismo, e la cosa serviva invece soltanto ad<br />
accentuarlo.<br />
«A volte posso camminare nei sogni di un altro, ma non è questa la<br />
cosa più importante, lo sono una guida, so guidare le anime negli<br />
Inferi.» E, per una volta, riuscì a essere breve e indolore. Non sviluppò<br />
l'informazione, non gli confidò di poter strappare la propria anima dal
corpo e spingersi anche più in là. Di potersi dividere in due parti. Non<br />
c'era motivo per rivelargli tutti i suoi segreti e aveva invece tutti i<br />
motivi per non farlo.<br />
«Una guida» le fece eco lui. «Uno psicopompo.»<br />
Qualcosa nel modo in cui pronunciò la parola la portò a chiedergli:<br />
«Ne hai già sentito parlare?».<br />
«È quello che sono le Valchirie, giusto? Che guidano i morti nel<br />
Valhalla. Shinigami anche. Allora una guida è qualcosa del genere?»<br />
Lei annuì.<br />
«E tuo fratello Boone, anche lui è... una guida?»<br />
Lei scosse il capo. «No. Sono solo femmine.» Ed era quello il motivo<br />
per cui lei era scappata per tutti quegli anni. Perché lei era in grado di<br />
fare ciò che invece Boone, Jack e Cahn non potevano. Possedeva una<br />
dote che a loro mancava, una di un tale valore che l'avevano rinchiusa<br />
in una gabbia figurata - a volte, quando ritenevano la situazione<br />
rischiosa, in una gabbia nel senso letterale del termine - e l'avevano<br />
fatta uscire solo per usarla. Era stata coccolata e protetta. E soffocata.<br />
Era stata una loro proprietà. Ma anche quelle erano cose che scelse di<br />
non rivelargli, almeno non in quel momento, quando aveva bisogno<br />
che Lokan si fidasse dell'aiuto di Boone.<br />
Era il ruolo che aveva avuto all'interno della gerarchia del fratello<br />
ciò da cui era scappata veramente. La vita che aveva conosciuto lei<br />
non era quella che desiderava per sua figlia. Eppure il posto più sicuro<br />
per Dana in quel momento era proprio con loro. Almeno fino a<br />
quando Lokan non fosse stato libero.<br />
Lui si limitò a fissarla con uno sguardo assorto, che la fece sentire un<br />
libro aperto: non voleva che vedesse certe cose, che leggesse nei suoi<br />
occhi la vera motivazione di quella notte a Miami, tanto tempo prima.<br />
Non poteva sopportare l'idea che lui sapesse che era rimasta incinta<br />
con la chiara intenzione di offrire sua figlia al proprio posto. Una<br />
verità orribile.<br />
«E Dana?» le chiese lui.<br />
Lei trasalì, poi si rese conto che lui non aveva idea dell'argomento<br />
sul quale la sua mente si era soffermata. «Te l'ho già detto. Non lo so.
Non so se sarà come me. Non so che cosa uscirà dall'unione tra un<br />
mietitore d'anime e una guida.»<br />
«Non un semplice mietitore d'anime» precisò lui. «Il figlio di<br />
Sutekh.»<br />
Lei detestava quell'orribile verità, l'odiava con tutta se stessa. Ma<br />
non poteva cambiarla. Poteva solo andare avanti. Poteva solamente<br />
fare tutto ciò che era in suo potere per accertarsi che Dana fosse al<br />
sicuro. E ciò comportava condurre Lokan fuori di lì. Riportarlo sulla<br />
Terra, da sua figlia.<br />
«Okay, allora concentriamoci su ciò che sai.» Suonava calmo,<br />
razionale, nonostante il fatto che quanto gli aveva rivelato doveva<br />
avere su di lui l'effetto di uno sballo. «Dimmi soltanto come pensi di<br />
tirarci fuori di qui senza una mappa.»<br />
La scelta delle parole non le sfuggì. Lui non le chiedeva come<br />
pensava di portarli via di lì, piuttosto come li avrebbe fatti uscire di lì.<br />
«Suona come se fossi convinto che io lo possa fare.»<br />
«Infatti. È solo che voglio un rapporto dettagliato sulla meccanica<br />
della cosa.» Si interruppe. « Bryn, nei sette anni in cui ci siamo<br />
frequentati, io ho imparato che tu non ti vanti mai di fare qualcosa a<br />
meno che non la possa fare davvero. Ti ricordi la torta-trenino?»<br />
Certo che se la ricordava. Per il suo quarto compleanno Dana<br />
aveva voluto la torta a forma di trenino. Non un treno sopra la torta,<br />
o una torta piatta a forma di treno, ma un treno tridimensionale<br />
completo di motore, vagoni e binari. E Bryn gliel'aveva fatta. Aveva<br />
promesso di preparargliela e l'aveva fatto. Lei non aveva mai pensato<br />
che fosse una cosa tanto eccezionale e la sorprendeva che Lokan se ne<br />
ricordasse.<br />
«Era solo una torta» osservò con voce neutra. «Questa è una sfida un<br />
po' più grande, direi.»<br />
«Sfida o no, quello che intendevo è che tu mantieni sempre la<br />
parola.» Le sorrise, denti bianchi, occhi azzurri. Bello da toglierle il<br />
respiro. Le ci volle un secondo per comprendere. Per capire che il<br />
calore che la riscaldava dal di dentro non dipendeva solamente dal<br />
suo sorriso, ma anche dalla fiducia che lui riponeva in lei. Lui credeva<br />
in lei senza nemmeno essere a conoscenza di tutto ciò di cui era
veramente capace. Buffo quanto fosse importante quel fatto.<br />
«Dimmi come ci tirerai fuori di qui» le ripeté lui.<br />
«Tu hai accennato alle Valchirie... lo sono una discendente di Kàra.»<br />
«Allora sei una valchiria? Mi porterai in volo nel Valhalla? E questo<br />
in che modo migliorerà la nostra situazione rispetto a ora?»<br />
Lei aprì la bocca. La richiuse. Tutto in lei si ribellava all'idea di dargli<br />
il potere che lui avrebbe trovato nell'apprendere ciò che era. Ma<br />
aveva bisogno di dirglielo. Era necessario che lui sapesse che cosa<br />
sarebbe potuta diventare Dana. Se non l'avesse saputo, non avrebbe<br />
potuto proteggerla in alcun modo.<br />
«Sono anche discendente della bisnipote di Izanami-no-mikoto, una<br />
Shinigami» spiegò.<br />
«Okay.» Si fece scuro in volto. «Quindi sei una Shinigami e una<br />
Valchiria?»<br />
Le avevano insegnato a non rivelare mai la verità. L'avevano<br />
indottrinata alla necessità di tenerla solo per sé e per i suoi fratelli.<br />
E in quel momento stava per confidare a Lokan Krayl, mietitore<br />
d'anime, figlio di Sutekh, il proprio segreto. Era sul punto di fidarsi<br />
dell'uomo che le aveva mentito fin dal primo istante del loro incontro.<br />
Perché era necessario che sapesse. Doveva sapere perché ogni divinità<br />
degli Inferi avrebbe dato la caccia a Dana se lei fosse divenuta ciò che<br />
era sua madre. Doveva saperlo in modo da poter proteggere<br />
adeguatamente la loro bambina.<br />
Eppure non riusciva a decidersi a pronunciare quella frase. Quindi<br />
gli diede un altro indizio.<br />
«E discendo da Pinga.»<br />
Dalla sua espressione, Bryn comprese che ci impiegò un secondo a<br />
collocare quel nome, ma quando l'ebbe fatto commentò: «La dea degli<br />
Inuit che guida coloro che sono morti da poco tempo». Lokan rimase<br />
in silenzio per un lungo momento e la sua espressione divenne fredda<br />
e imperscrutabile. Click. Le parve quasi di sentire i pezzi che si univano<br />
nella sua testa.<br />
Lui socchiuse gli occhi. «Qualcun'altra?»
Doveva aspettarselo. Avrebbe mirato al punto cruciale.<br />
«Qualsiasi altra» gli rispose, guardandolo negli occhi e sapendo che<br />
ormai la sua risposta non lo sorprendeva più. «Fammi il nome di uno<br />
spirito guida e io posso far risalire le mie origini a lui. Sono un punto di<br />
fusione. Nel mio patrimonio genetico ho una coperta patchwork di<br />
divinità degli Inferi.»<br />
«Spiegati in dettaglio, Bryn.» Ma lei non ne aveva più bisogno, lui<br />
ormai lo sapeva già.<br />
Incrociò le braccia sul petto e si strofinò i palmi delle mani su e giù<br />
sugli avambracci finché Lokan non la prese per i polsi, placando quel<br />
movimento irrequieto, «lo conservo una memoria genetica.<br />
Nominami un territorio degli Inferi e, pur non avendoci mai messo<br />
piede, lo saprò attraversare. Sono io la mappa. Sono io la guida, lo<br />
posso portare qualsiasi anima ovunque.»<br />
Silenzio di tomba. La sua espressione non tradiva nulla.<br />
Quando alla fine parlò, aveva un tono di voce piatto. «Allora tu sei<br />
quel maledettissimo passe-partout per gli Inferi. Puoi aprire qualsiasi<br />
cancello, attraversare ogni regno.» Si interruppe. «Puoi andare dove<br />
vuoi, infiltrarti in qualsiasi territorio degli Inferi. Senza che ti rilevino?»<br />
Lei deglutì e annuì.<br />
«Quindi senza conseguenze.»<br />
Eccola, ormai era sotto i suoi occhi. Ciò che lei aveva temuto più di<br />
ogni altra cosa: la possibilità di essere scoperta e intrappolata,<br />
imprigionata, sfruttata per l'interesse di qualche divinità degli Inferi.<br />
Lokan Krayl, figlio di Sutekh - il più vile e potente dio degli Inferi -<br />
sapeva ciò che era.<br />
Lei era destinata a guidare le anime negli Inferi. Non a guidarle<br />
fuori. Il prezzo del passaggio era sempre un'anima.<br />
Se lei aveva intenzione di farlo uscire guidandolo attraverso i<br />
Dodici Cancelli, avrebbe dovuto pagare. Un'altra anima per<br />
equilibrare quella che lei portava via.<br />
La sua.<br />
Boone si era recato dal loro padre, che a sua volta era andato da
Osiride e aveva stipulato il patto.<br />
Non sarebbe mai stata libera.<br />
Sarebbe rimasta relegata lì, costretta a salutare le anime che<br />
giungevano nell'anticamera, costretta a guidarle oltre i Cancelli fino<br />
alla presenza di Osiride. Quei Dodici Cancelli erano tutto il suo<br />
mondo ormai.<br />
Aveva scelto. Era una scelta che doveva fare.<br />
Per amore di Dana.<br />
Avrebbe portato Lokan fuori di lì. L'avrebbe mandato a camminare<br />
di nuovo sulla Terra. Sua figlia sarebbe stata al sicuro. Lui era l'unico<br />
che poteva garantirlo.<br />
E ancora nemmeno lo sapeva.
13<br />
Sulla via del Duat c'è dell'oscurità.<br />
Libro egizio dei cancelli<br />
Boone aveva insistito perché si scordassero dei rematori e<br />
continuassero da soli. Solo loro due. Lokan non era stato incline a<br />
obiettare. I rematori che lo avevano accompagnato nel tentativo di<br />
varcare il primo cancello non gli erano stati davvero d'aiuto. E lui<br />
aveva la loro fine sulla coscienza: secondo la sua logica, la<br />
responsabilità di farli passare era stata sua e aveva fallito.<br />
Lui e l'insuccesso si mescolavano come l'olio e l'acqua. E ogni nuova<br />
sconfitta corrodeva la fiducia in se stesso, già a brandelli. Non se lo<br />
poteva permettere, non se doveva ricondurre se stesso e Bryn sulla<br />
Terra, non se doveva affrontare suo padre negli Inferi. Doveva<br />
superare ciò che gli avevano fatto.<br />
Un gioco da ragazzi.<br />
Il fiume era esattamente come la prima volta che aveva navigato<br />
sulla sua superficie ingannevole: acque stagnanti e lisce come uno<br />
specchio. Nessuna corrente che li spingesse. Si muovevano solo se<br />
remavano.<br />
«Bryn, tornatene da dove sei entrata» le intimò, cercando di<br />
convincerla ad andarsene per la terza volta da quando erano saliti in<br />
barca. Non la voleva li. Soprattutto dopo le sue ultime rivelazioni. «Se<br />
un qualsiasi signore degli Inferi scopre ciò che sei, e che sei qui, a<br />
portata di mano, ti darà la caccia.»<br />
«Ci sei tu con me.»<br />
«E tu pensi che io possa proteggerti?»<br />
Lei si voltò a lanciargli un'occhiata cupa e insondabile. «Sì.»<br />
Quanta fiducia! Peccato che lui non la condividesse. Non più. Non
da quando lo avevano ucciso.<br />
La consapevolezza dei propri limiti gli dilaniava l'anima. Per secoli<br />
si era sentito tronfio di potere, certo che come mietitore, figlio di<br />
Sutekh, niente avrebbe potuto toccarlo.<br />
Era stato ambasciatore ed era stato bravo. Era riuscito a negoziare<br />
persino con i nemici meno recettivi del padre. Aveva supposto di<br />
essere invincibile e ogni fitta nervosa che aveva provato nell'entrare<br />
nella tana di un nemico era stata più d'eccitazione che di paura.<br />
Era riuscito persino a negoziare con Sutekh riguardo alla sicurezza di<br />
Dana. In quel momento doveva trattare per la sicurezza di sua madre.<br />
Ma era un osso duro.<br />
«Basta che mi indichi le direzioni e mi dai un elenco dei nomi che mi<br />
servono per oltrepassare ogni cancello e io me la sbrigherò da solo» le<br />
disse. «Ci vediamo sulla Terra e, quando torno, porteremo Dana a<br />
Disneyland.»<br />
Lei immerse il remo una volta. Due. «Non posso farlo» si oppose<br />
infine.<br />
«Non puoi o non vuoi?»<br />
«Non posso.»<br />
Lokan sentì crescere la frustrazione dentro di sé, ma mostrandolo<br />
non sarebbe riuscito nel proprio intento. «Perché no?»<br />
«Per molte ragioni, la più importante delle quali è che io non<br />
conoscerò il percorso né i nomi fino a quando il sentiero non si aprirà<br />
davanti a me. È così che funziona.» Qualcosa nel suo tono di voce lo<br />
indusse a pensare che quello fosse sì un motivo, ma non il più<br />
importante.<br />
«Quindi non sai che cosa c'è dietro la prossima curva? Non conosci<br />
i nomi che dobbiamo pronunciare per oltrepassare il cancello?»<br />
«No, ancora no.»<br />
Lokan rifletté per un secondo e riconobbe in quel sistema un fattore<br />
decisamente positivo. «In questo modo tu sei protetta, giusto? Se ti<br />
mettono nella posizione di costringerti a guidare qualcuno attraverso<br />
un territorio degli Inferi, ti devono per forza mantenere in vita.» Notò
le sue spalle irrigidirsi e si chiese perché una garanzia di sopravvivenza<br />
la innervosisse. Forse era talmente abituata a mantenere i segreti che<br />
l'averli rivelati la rendeva inquieta. E quello lo capiva. Anche lui si<br />
sentiva strano all'idea che lei conoscesse la sua vera identità dopo tutti<br />
gli anni in cui aveva finto di essere qualcos'altro. «Non puoi<br />
semplicemente dare loro le informazioni necessarie per passare: tu<br />
devi essere presente e cosciente.»<br />
Lei non aggiunse nulla. E la cosa non era di buon auspicio.<br />
«Bryn?»<br />
«Il cancello ci sta proprio davanti. Ho bisogno di concentrarmi.»<br />
Il suo rifiuto a discutere lo portò a chiedersi che diavolo stesse<br />
succedendo. In ogni caso lei aveva ragione. Il primo cancello si ergeva<br />
dritto davanti a loro, con la sua massa di serpenti in perenne<br />
contorsione che scivolava su e giù per le pareti, e l'acqua sotto di loro<br />
che ribolliva mentre i rettili risalivano in superficie dagli abissi.<br />
«Adesso sarebbe un buon momento per dirmi quel nome» la<br />
sollecitò, alzandosi e servendosi del remo per schiacciare di lato un<br />
serpentello che pendeva dall'alto. «Tutto questo dejà vu non mi piace<br />
per niente.»<br />
L'ultima volta che era passato da quelle parti, i suoi compagni erano<br />
stati ingoiati da un serpente. Il ricordo ebbe l'effetto di un Boeing 747<br />
contro il torace: non poteva permettere che accadesse a Bryn. Peccato<br />
però che dalla notte in cui Sutekh lo aveva fatto scuoiare e smembrare<br />
lui non fosse stato più tanto bravo a prendersi cura di qualcun altro,<br />
compreso se stesso.<br />
E se non fosse riuscito a proteggerla? E se...<br />
No. Quel genere di pensieri serviva solo ad alimentare il mostro, a<br />
tenderlo come una corda di violino, pronta a spezzarsi in due. E così<br />
ripensò alla cucina di Bryn, al profumo di biscotti, al suono della sua<br />
voce che lo sommergeva quando gli parlava del più e del meno.<br />
E la pressione si allentò.<br />
Le lanciò uno sguardo, ma lei non stava parlando in quel momento.<br />
Era immobile, fin troppo immobile. Lokan si spostò in avanti, le si<br />
acquattò dietro, quindi la prese per una spalla e la voltò verso di sé.
Il rosso le striava le guance. Stava piangendo lacrime di sangue, gli<br />
occhi fermi e sollevati su di lui, senza però vederlo. Occhi di un blu<br />
elettrico. Solo che di solito erano castani, di una tonalità talmente<br />
scura da essere quasi neri.<br />
«Cazzo» ringhiò, scacciando di scatto un serpente quando gli cadde<br />
sul braccio. La scosse. «Bryn!»<br />
«Saa-Set.» La voce metallica echeggiò contro le pareti.<br />
Lokan sollevò la testa e gridò il nome: «Saa-Set!».<br />
In un'ondata il sibilo crebbe. La massa brulicante si ingrossò<br />
sollevandosi verso di loro. Lokan si alzò in piedi e si mise a gambe<br />
divaricate sopra la figura prona di Bryn e si servì del remo come di una<br />
clava per proteggerla dai serpenti.<br />
«Saa-Set!» gridò di nuovo, ma essi avanzarono ancora, in una massa<br />
pullulante di rettili aggrovigliati. A un tratto qualcosa da sotto diede<br />
uno scossone sordo alla barca e lui ebbe la sensazione che il colpo<br />
successivo non sarebbe stato solo un sobbalzo.<br />
Bryn si mosse. «Insieme» gli disse rauca. «Dobbiamo dirlo insieme.»<br />
«Ora!» gridò Lokan e le loro voci si unirono.<br />
«Saa-Sef!»<br />
E i serpenti retrocessero.<br />
Lui rimase in piedi sopra di lei, ansimante, il sangue che gli scorreva<br />
impazzito nelle vene. Scagliò il remo sul fondo della barca e si accosciò<br />
per prenderla tra le braccia. Era inerte, la testa ciondoloni riversa<br />
all’indietro. Lokan fu invaso da un terrore più gelido di un vento<br />
polare, notando che il sangue le rigava ancora le guance e delle<br />
occhiaie profonde le segnavano gli occhi.<br />
«Un ottimo argomento a favore della cooperazione» considerò, in<br />
tono spensierato, deciso a non farle sapere che, per un istante, aveva<br />
dubitato che sarebbero riusciti a passare. Che aveva dubitato di se<br />
stesso.<br />
Aveva creduto che avrebbe di nuovo fallito. E quella non era forse<br />
la pura verità, tutta bella e infiocchettata?<br />
Lei fece una risatina cupa. «Puoi dirlo forte.»
«Stai bene?»<br />
Lei si sfiorò le guance con le nocche. E se le ritrovò sporche di<br />
sangue. Rimase a fissarle per un lungo momento, in silenzio. Quindi<br />
sollevò gli occhi nei suoi. «Questa è nuova.»<br />
«Mai successo prima?»<br />
Scosse il capo. Sembrava allo stesso tempo dura e vulnerabile, a<br />
pezzi e coraggiosa.<br />
E tenerla tra le braccia era così... bello. Lo sguardo si abbassò sulla<br />
sua bocca. Voleva baciarla, assaggiarla. E lo fece. Chinò il capo, le<br />
labbra incontrarono quelle di lei in una unione che significava così<br />
tante cose che era impossibile dar loro un nome.<br />
Per un istante lei ricambiò, le labbra si dischiusero, accogliendolo.<br />
Poi si ritrasse.<br />
Premendogli i palmi delle mani contro il petto, innalzò una<br />
barriera, come se non volesse aprire nemmeno una crepa minuscola<br />
che gli consentisse di avvicinarsi. «Faremmo meglio ad andare.»<br />
«Sì.» Emise un lungo sospiro. «Faremmo meglio.»<br />
Ma Lokan non voleva smettere di tenerla tra le braccia. Aveva la<br />
strana idea che lasciandola andare si sarebbe staccato da qualcosa di<br />
prezioso, da qualcosa che avrebbe perduto.<br />
«Sarebbe meglio andare» ribadì lei e gli sgusciò via dalle braccia<br />
allungandosi a prendere il remo.<br />
Lui afferrò il proprio, si risistemò a poppa e rimise la barca in<br />
movimento, concentrandosi su quel compito per evitare di impazzire<br />
riflettendo su quelle emozioni bizzarre e sgradite.<br />
Il cancello era un massiccio rettangolo nero, incorniciato in blu e<br />
oro. Affondando il remo nell'acqua, Lokan remò con colpi forti e<br />
decisi fino a che non lo oltrepassarono. L'acqua assomigliava a onice<br />
lucidata, le pareti del tunnel invece erano grigie e ruvide.<br />
«Sarà così facile anche con tutti gli altri?» s'informò.<br />
Entrambi avevano varcato il cancello integri, senza aver perso<br />
nemmeno un capello, il che significava che era stato quasi fin troppo<br />
facile. E lui non si fidava. Quali che fossero le doti speciali di cui
godeva Bryn, si trovavano pur sempre nel Territorio di Osiride, e<br />
Osiride non accettava di buon grado i trasgressori.<br />
Non poteva scrollarsi di dosso la sensazione che, quale che fosse<br />
stata la sfida che avevano appena affrontato, non si trattava che della<br />
punta dell'iceberg.<br />
Bryn gli aveva confidato di potersi spostare senza farsi notare. Lui<br />
non aveva la stessa capacità. Lui era figlio del nemico di Osiride e, se<br />
Osiride metteva le mani su di lui, be', non era sicuro di come sarebbe<br />
andata a finire. L'ultima volta che aveva affrontato il signore della<br />
Morte, lo aveva fatto nella veste di ambasciatore di Sutekh, tutelato<br />
dal nome di suo padre. Se lo avesse affrontato in quel momento,<br />
sarebbe stato nudo e solo. La fiducia in se stesso vacillò come una<br />
fiamma al vento.<br />
Bryn si voltò a guardarlo, il viso pallido come il gesso, gli occhi<br />
enormi e scuri. «Facile?» Sulle labbra le si formò un sorriso forzato, «lo<br />
ne dubito.»<br />
Lokan frugò nello zaino che Boone gli aveva preparato e ne estrasse<br />
un sacchetto di lecca lecca. Non erano i suoi preferiti, ma costituivano<br />
una carica di zucchero. Ne prese due e ne passò uno a Bryn. «Lo<br />
zucchero ti farà bene» le disse.<br />
Lei girò sulle gambe in modo da stargli di fronte, all'estremità<br />
opposta della barca, e prese il dolcetto. «Perché Boone ti ha dato i<br />
lecca lecca?» gli chiese, fissandolo pensierosa. «So che hai un debole per<br />
i dolci, ma mi sembra una cosa un po' superflua.»<br />
«Scarica di glucosio» chiarì Lokan. «Qualsiasi cosa mangino gli umani<br />
viene convertita in glucosio come fonte di energia per le loro cellule. Il<br />
mio metabolismo, però, è per metà divino e questo comporta che non<br />
posso morire di fame, ma anche che ho bisogno di maggiore energia e<br />
di più carburante.»<br />
«Quindi non puoi morire di fame, tuttavia provi il dolore della<br />
fame.»<br />
«Sì, hai riassunto bene la cosa.» Notando il suo sguardo, immaginò<br />
che stesse pensando al tempo che aveva trascorso perduto nella zona<br />
nulla. Non voleva la sua pietà. Voleva il suo...<br />
Che cosa? Che cos'era che voleva esattamente da Bryn?
Rifiutandosi di dare una risposta a quell'interrogativo, aggiunse<br />
semplicemente: «I dolcetti sono un modo rapido di rifornirsi di<br />
energia».<br />
Lei annuì, ma stranamente non parve sconcertata dalla sua<br />
spiegazione.<br />
«Da quanto lo sapevi?» le chiese.<br />
«Sapevo che cosa?»<br />
«Che non sono umano.»<br />
Lei distolse lo sguardo di scatto. Soltanto per un secondo. Ma fu<br />
sufficiente a dirgli che stava per mentirgli. Bryn stava per mentirgli. Di<br />
nuovo. Allora comprese. Era rimasto talmente sconcertato nel vederla<br />
lì, talmente sconvolto, che aveva dimenticato di concentrarsi sul<br />
fattore più importante. Lei gli aveva mentito continuamente.<br />
«Non mentirmi» le intimò, scagliando da parte le emozioni e i<br />
pensieri cupi che vorticavano sotto la superficie e concentrandosi<br />
invece sul fatto che, visto che anche lui le aveva raccontato la sua parte<br />
di menzogne, stavano entrambi giocando su un campo di gioco<br />
regolare. «Non stavolta. Tra noi due ci sono già menzogne sufficienti a<br />
pavimentare la strada per l'inferno, non credi?»<br />
Lei staccò un pezzetto di lecca lecca e luì glielo sentì sminuzzare con<br />
i denti.<br />
«L'ho saputo dal primo istante in cui ti ho visto» gli rivelò. «E anche<br />
prima di allora. Ero andata in quel club perché Jack lo frequentava e io<br />
sapevo che, se ci andava mio fratello, ci dovevano essere altri<br />
soprannaturali, lo contavo sul fatto che almeno uno di loro sarebbe<br />
stato maschio. Ed eccoti là. Ti ho percepito nello stesso istante in cui sei<br />
entrato.»<br />
Gli avvenimenti della notte del loro incontro gli scattarono nella<br />
mente una serie di diapositive. «Quindi sarebbe potuto essere<br />
chiunque. Un soprannaturale qualsiasi. Non dovevo essere io.»<br />
Lei annuì, leccando il lecca lecca, poi se lo ficcò in bocca e... lo<br />
succhiò. Lui osservò il movimento della lingua, delle labbra, e i pensieri<br />
gli scivolarono a quella notte di tanto tempo prima, quando nella<br />
doccia lei era scesa sulle ginocchia e gli aveva avvolto il pene con le
labbra.<br />
Agguantato lo zaino, ci ficcò dentro il sacchetto di dolci e richiuse<br />
con calma la cerniera. Perché, se l'avesse guardata mentre succhiava<br />
quel lecca lecca per un secondo di troppo, gli sarebbe diventato di<br />
pietra. Ed era già a metà strada.<br />
«Un vero e proprio complimento, grazie.» S'interruppe, ricordando<br />
i commenti sul suo aspetto e come lei avesse poi sottolineato che la sua<br />
bellezza non era un criterio. Allora non ci aveva badato. Ma in quel<br />
momento era evidente che avrebbe dovuto farlo. «Mi vuoi spiegare<br />
che cazzo sta succedendo? Mi vuoi spiegare che motivi avevi quella<br />
notte? Eri venuta a cercarti un soprannaturale per...»<br />
Lei sussultò e lui provò una fitta di dispiacere. Non era stata sua<br />
intenzione far suonare la cosa in quel modo.<br />
«La tua eloquenza sembra aver perso un po' di smalto» notò lei. E<br />
leccò di nuovo quel dannatissimo dolciume prima di spingerselo in<br />
bocca.<br />
Lui la fissò per un momento finché non si rese conto che lei lo stava<br />
osservando con un'espressione interdetta.<br />
Al diavolo. Non sapeva davvero a che cosa stava pensando?<br />
Le due rughe sottili tra le sopracciglia divennero più profonde<br />
fornendogli la risposta: no, lei non ne aveva idea, lo stava fissando nel<br />
tentativo di capire. E lui non era pronto a farglielo sapere. Non voleva<br />
darle quella consapevolezza: il potere di sapere che la desiderava.<br />
«Quella notte volevi fare sesso e volevi farlo con un<br />
soprannaturale» si corresse in tono più gentile. «Non vuoi dirmi<br />
perché?»<br />
«No. Non voglio dirti perché. Non voglio mentirti e non è una cosa<br />
sulla quale direi la verità. Non in questo momento. Quindi limitiamoci<br />
alla verità che sono disposta a raccontarti, Lokan. Limitiamoci a ciò che<br />
ti ho spiegato e a nient'altro. Niente più bugie. Da entrambe le parti.»<br />
Poi si voltò spostando le gambe in modo da piegarsi in avanti,<br />
girandogli la schiena.<br />
Ottima scappatoia. Doveva riconoscerlo. Buona quanto una di<br />
quelle che sarebbero potute venire in mente a lui quando era stato
sciolto e loquace, e non confuso da un groviglio di emozioni ridicole<br />
che non aveva alcun diritto di provare.<br />
«Non in questo momento» ripeté. «Questo implica che in un altro<br />
momento me lo dirai?»<br />
Gli scoccò un'occhiata da sopra una spalla.<br />
«Scacco matto.»<br />
Lei sbuffò e si rigirò, scuotendo il capo.<br />
La sua piccola signorina Bryn era composta di strati inaspettati. E lui<br />
provava un intenso bisogno di toglierglieli di dosso tutti, prima che il<br />
loro viaggio in barca giungesse al termine.<br />
«Voglio che tu torni indietro.»<br />
«Ti stai ripetendo.» Bryn sospirò. «Ne abbiamo già discusso, Lokan.<br />
Non posso tornare indietro. Posso soltanto andare avanti. Pensa a me<br />
come alla tua guida turistica lungo una strada a senso unico. I cancelli<br />
si aprono per lasciarci passare e poi si richiudono ermeticamente alle<br />
nostre spalle. Non esiste la possibilità di tornare indietro.»<br />
Lokan si sporse e l'afferrò per un polso, le dita calde e forti, la stretta<br />
decisa, ma non dolorosa, «lo non ci credo. Se torni indietro, puoi<br />
uscire così come sei entrata. Va' da Dana. Tienila al sicuro.»<br />
Lei si appoggiò il remo sulle cosce, prendendo tempo, raccogliendo<br />
i propri pensieri e le proprie parole perché, se avesse dato loro libero<br />
corso, avrebbero riunito tutta la sua paura, la sua insicurezza e la sua<br />
disperazione. Per se stessa, per Lokan, ma soprattutto per la loro figlia.<br />
Quando parlò, mantenne di proposito un tono monocorde e lo<br />
sguardo dritto davanti a sé.<br />
«E anche se io potessi trovare il modo di farlo, di tornare indietro,<br />
come farei a proteggere Dana? Come potrei riuscire a battere tuo<br />
padre in astuzia? I miei fratelli sono potenti, però non possono<br />
competere con Sutekh, e lui la troverà. La prenderà. Farà a lei ciò che<br />
ha fatto a te.» Deglutì, provando un senso di nausea alla sola idea, «lo<br />
non ho altra scelta che proseguire con te, guidarti fuori di qui. Tu sei<br />
l'unico che possa tenerla al sicuro.»
Lokan emise un suono strozzato. «Non ho tenuto al sicuro<br />
nemmeno me stesso.»<br />
Bryn avvertì nella sua voce tutta la paura, tutto il dolore e<br />
l'autoderisione per gli errori commessi. Lei stessa non era estranea alla<br />
cosa. Non passava giorno senza che dedicasse un momento o due al<br />
rimproverarsi gli sbagli del passato. Forse era giunto il momento di<br />
cambiare le cose.<br />
A quel punto lo fissò, voltando il capo e ritrovandoselo vicino.<br />
Troppo vicino. Nella luce soffusa aveva gli occhi più scuri, non del blu<br />
a cui era abituata, ma di una tonalità che si accostava al grigio, simile a<br />
quello di una nuvola tempestosa. Si trovavano talmente vicini che<br />
Bryn riusciva a vedergli ogni singola ciglia e quelle nuove linee sottili,<br />
intagliate agli angoli della bocca dalle sue esperienze più recenti.<br />
«Forse l'unico modo per poter andare avanti è quello di lasciarci il<br />
passato alle spalle. Senza dimenticarlo, ma imparando da esso,<br />
servendocene per rendere il cammino di fronte a noi meno<br />
accidentato del sentiero che abbiamo già percorso.»<br />
Le labbra gli si strinsero in una linea sottile mentre si risiedeva al<br />
proprio posto e immergeva il remo nell'acqua prendendo velocità.<br />
Bryn stese la pala dritta verso la parete del tunnel. La punta graffiò<br />
la roccia.<br />
«È già un po' che si sta restringendo» le confermò Lokan.<br />
Lei non gli chiese che cosa intendesse con un po'. Probabilmente<br />
non sarebbe stato in grado di dirglielo. Se anche la sua stessa vita fosse<br />
dipesa dal saper determinare con precisione da quanto tempo si<br />
trovavano laggiù, non avrebbe saputo affermarlo. Un anno. Dieci<br />
minuti. Ogni cancello doveva rappresentare un'ora della notte, ma<br />
misurare quell'ora con un orologio degli Inferi era una cosa<br />
complicata.<br />
Le spezzava il cuore perdersi persino un solo istante della vita di<br />
Dana. E non riusciva a iniziare a elaborare il fatto che stava per<br />
perdere tutti i momenti, che non l'avrebbe mai più rivista. Così non lo<br />
fece. Pensò unicamente al proprio compito, cioè quello di far passare<br />
Lokan, e si concentrò su come e quando gli avrebbe rivelato tutto ciò<br />
che aveva bisogno di sapere.
«Quel disegno sulla parete...» osservò lui rimuginando.<br />
Spesse linee scure marchiavano la roccia su ciascun lato. Lei allungò<br />
il collo per vedere quanto si estendessero. Non molto, ma divennero<br />
più spesse mentre la barca seguiva la dolce curvatura di un'ansa del<br />
fiume.<br />
«Che cos'ha il disegno?» Si girò a guardarlo, ma lui si limitò a<br />
scrollare le spalle. «Che odore...» notò allora. «Come di zolfo.»<br />
«Forse c'è una sorgente di... Bryn!» Lokan balzò di scatto e le diede<br />
una forte spinta sulle spalle. La barca oscillò pericolosamente mentre<br />
lei scivolava sul fondo, evitando per un pelo di essere impalata da un<br />
enorme spuntone che era schizzato fuori dalla parete rocciosa. La<br />
punta però la colpì e le disegnò una scanalatura profonda lungo la<br />
spalla.<br />
Il dolore fu acuto e pungente, il sangue un rivolo caldo giù per il<br />
braccio.<br />
Lokan si arcuò all' indietro, ma la punta gli sfiorò la maglietta,<br />
lasciando un lungo strappo nel tessuto. «Tutto bene?» Lo sguardo<br />
incollato alla spalla sanguinante.<br />
«Un graffio» minimizzò lei, sperando di avere ragione. Non era il<br />
momento di guardare.<br />
«Sta' giù!» le ordinò, come se fosse necessario dirglielo.<br />
Spuntoni enormi schizzarono fuori dalle pareti, formando un<br />
intrico mortale tra loro e il cancello in oro opaco che splendeva più<br />
avanti.<br />
Lei inclinò il capo all' indietro per osservare Lokan che, a velocità<br />
sovrumana, schivava gli spuntoni, recuperava il remo e rimetteva in<br />
movimento la barca spingendola in avanti.<br />
Nell'espressione nessuna traccia di paura e nessuna esitazione. La<br />
mascella decisa, io sguardo risoluto.<br />
Aveva l'aspetto del semidio che era.<br />
Bryn non era abituata a vederlo in quei termini.<br />
Lei non possedeva né la forza né la velocità di Lokan e non voleva<br />
distrarlo, quindi rimase zitta e immobile sul fondo della barca in attesa
che arrivasse il momento di assumere il suo ruolo.<br />
Il cancello si stagliava dritto di fronte a loro e le vogate li portavano<br />
sempre più vicini. Poi negli angoli in ombra su ciascun lato del<br />
cancello, Bryn scorse un movimento e un riflesso di luce che scintillava<br />
da... scaglie. Le si mozzò il respiro.<br />
Serpenti. Molto più grossi di quelli del cancello precedente. Questi<br />
potevano inghiottire un uomo intero. No, cavolo, questi potevano<br />
inghiottire un intero pullman.<br />
L'odore di zolfo le pizzicò le narici.<br />
Lo sguardo le scattò sulle pareti annerite. Il motivo non era dipinto<br />
o disegnato, era bruciacchiato.<br />
I serpenti si dipanarono dalle spire, sollevandosi.<br />
Il terrore le fece attorcigliare lo stomaco. «Lokan!»<br />
«Li ho visti. Pare proprio che si stiano preparando per una cenetta<br />
all'aperto e noi siamo il piatto principale.» Remava con foga,<br />
abbassandosi e oscillando per evitare gli spuntoni. Uno però gli<br />
scorticò il cuoio capelluto. Dalla ferita uscì sangue, che gli gocciolò<br />
sugli occhi e gli oscurò i capelli lucenti come il sole.<br />
«Giù!» strillò Bryn con il cuore che le martellava contro le costole<br />
mentre una punta arrivava dritta contro di lui. Ma Lokan l'aveva già<br />
vista - o forse avvertita - prima di lei e si era tenuto fuori della sua<br />
portata mentre passavano.<br />
Proprio davanti a loro, i serpenti sembravano crescere e ingrossarsi,<br />
mentre si snodavano dalla massa e si slogavano l'articolazione della<br />
mascella, scoprendo i denti velenosi e lasciando guizzare nell'aria le<br />
lingue biforcute. L'odore di zolfo divenne più intenso. Con un ruggito,<br />
le fiamme sgorgarono dalla loro bocca, annerendo la parete vicina.<br />
Bryn ne avvertì il calore sulla pelle, simile a quello generato<br />
dall'esplosione di una fornace.<br />
Il terrore la colpì mentre brancolava alla ricerca del nome e del<br />
cammino che dovevano prendere, e tutto le sfuggiva. Solo nebbia. Poi<br />
una risposta che non poteva essere quella giusta.<br />
Dentro le fiamme.
Avrebbe voluto dire a Lokan di tornare indietro. L'istinto di<br />
sopravvivenza urlava, ribellandosi alla certezza di dover proseguire<br />
dritti dentro il fuoco. Era troppo caldo, troppo forte. Le fiamme<br />
rotolavano verso l'alto fin sulla volta e poi sulla superficie dell'acqua.<br />
La certezza l'ebbe vinta.<br />
«Dentro le fiamme!» gli ordinò, con una voce che non era la sua. Si<br />
sentiva parlare come se si trovasse all'estremità opposta di un tunnel<br />
lunghissimo, enunciava parole indipendenti dalla sua volontà. La<br />
stessa cosa le era accaduta quando avevano varcato il primo cancello,<br />
ma stavolta la sensazione era più forte. Si sentì inumidire le guance e<br />
pensò di aver di nuovo versato lacrime di sangue.<br />
Le ci vollero uno sforzo di volontà e un'energia immensi per girarsi<br />
a incontrare lo sguardo di Lokan. Lo vide, ma in realtà non vide lui. La<br />
sua immagine era una sagoma distorta in oro e in bronzo, che<br />
tremolava lucente, come l'aria sopra il manto stradale incandescente.<br />
L'aura della sua anima.<br />
Ne aveva già viste quando aveva guidato i defunti. Tuttavia non ne<br />
aveva mai vista una simile, in cui luce e buio si fondevano in una trama<br />
colorata, bella e allarmante allo stesso tempo.<br />
«Dentro le fiamme!» gli ripeté, ributtandosi giù a fissare il cancello<br />
che era ormai talmente luminoso che a stento riusciva a fissarlo. E poi<br />
vide ciò che fino a quel momento le era stato nascosto. Un altro<br />
serpente, scaltro, consapevole, che li osservava avvicinarsi mentre con<br />
la propria forma massiccia ostruiva l'ingresso alla terza circoscrizione<br />
del Duat, gli Inferi di Osiride, il re dei morti.<br />
Bryn si sentiva così debole, gli arti di gelatina, i muscoli del collo<br />
flaccidi. Impiegò un'eternità a portare lo sguardo dietro la barca,<br />
spinta da una spaventosa sensazione premonitrice. E infine vide ciò<br />
che avevano alle spalle, la spira curva di un altro serpente che si stava<br />
immergendo sotto la superficie dell'acqua. Maligno. Orrendo. Peggio<br />
di qualsiasi altro stesse loro di fronte.<br />
Apophis.<br />
Il sangue le si ghiacciò nelle vene.<br />
Se fossero andati avanti, sarebbero stati inceneriti. Se fossero tornati
indietro, avrebbero affrontato l'incarnazione del male, peggiore<br />
persino di Sutekh. Purtroppo non avevano scelta. Forse non l'avevano<br />
mai avuta. Non lei. L'istinto prese il sopravvento e guidò le sue parole,<br />
millenni di memoria genetica parlarono attraverso le sue labbra.<br />
«Nel fuoco!» esclamò, guardando le spinte del corpo di Lokan che<br />
remava vigorosamente. «Le fiamme completano. Le fiamme<br />
incendiano. E il dio camminerà di nuovo sulla Terra.»<br />
L'odore dello zolfo divenne più forte e le pizzicò gli occhi, il naso, le<br />
danzò sulla lingua. Ne avvertì il sapore.<br />
A un tratto si rese conto che lui stava remando al contrario,<br />
allontanandosi dal cancello e dalle fiamme che eruttavano dalle<br />
bocche dei serpenti.<br />
Non si fidava di lei. In quell'istante Bryn pensò che forse non si<br />
fidava di nessuno. Nemmeno di se stesso.<br />
«Nel fuoco!» ripeté con una voce proveniente da una parte di sé che<br />
funzionava a istinto, sfuggendo al suo pieno controllo. «Attraverso il<br />
cancello di Aqebi.»<br />
Avrebbe voluto implorare la sua fiducia, dirgli che dovevano<br />
andare avanti. Avrebbe voluto scongiurarlo di ascoltarla, di prestarle<br />
veramente ascolto, così come aveva sempre fatto in passato, ma le<br />
parole le restavano conficcate in gola. Non poteva che ripetere<br />
continuamente il nome. Continuamente.<br />
Ancora una volta i serpenti spalancarono le bocche, scagliando il<br />
fuoco a colmare quell'esiguo spazio vuoto e a danzare sulla superficie<br />
dell'acqua. Un calore incandescente riempì la grotta e gli spuntoni<br />
iniziarono a muoversi più in fretta, pulsando dentro e fuori.<br />
La volontà non era la sua. La forza le scivolò via.<br />
La barca continuava ad arretrare, centimetro dopo centimetro, le<br />
fiamme un muro di calore incandescente rosso-arancio davanti a loro.<br />
Apophis in agguato alle loro spalle.<br />
No.<br />
Ascoltami.<br />
Lokan. ti prego.
Voltando il capo, Bryn incontrò il suo sguardo e gli impose di<br />
vedere la verità nei suoi occhi. Non c'era altra via che quella di fronte<br />
loro. Nessun'altra chance se non quella che gli offriva lei.<br />
Non sapeva che cosa lui vedesse. Il suo aspetto era quello usuale<br />
oppure in quel momento gli appariva come un'estranea dal volto<br />
segnato da lacrime di sangue?<br />
Con le fiamme che si riversavano ruggendo intorno a loro, Bryn<br />
sostenne il suo sguardo per quella che le parve un'eternità.<br />
Gli disse l'unica cosa che poteva, l'unica parola che le sue labbra<br />
formulavano. «Aqebi.»<br />
La bocca di Lokan si ridusse a una linea sottile e severa. Tic. Tac.<br />
Tic... I secondi delle loro vite scorrevano via come sabbia.<br />
Poi lui remò con forza verso il cancello.<br />
«Adesso» le disse, mentre i serpenti su entrambi i lati si sollevavano,<br />
pronti a sommergerli di fiamme un'altra volta, e il dio del cancello si<br />
palesava, enorme e spaventoso, le mascelle spalancate pronte a<br />
riceverli.<br />
Ad annientarli.<br />
«Aqebi!» gridarono all'unisono, mentre le fiamme si abbattevano<br />
feroci su di loro, travolgendoli.
14<br />
Venite a noi, o voi che veleggiate nella vostra barca.<br />
Massiccio dello Zugspitze, Germania<br />
Libro egizio dei cancelli<br />
Dagan ruotò di scatto su se stesso esaminando la loro prigione.<br />
Dietro di loro la porta in metallo, tutt'intorno una gabbia di vetro. Ci<br />
picchiettò contro un dito saggiandola.<br />
«Secondo me è vetro antiproiettile con rinforzi in Alon» considerò<br />
Mal, la voce vibrante di rabbia. Gli avevano portato via la sua<br />
compagna.<br />
Dagan non dubitava che le Matriarche sperassero che lui e Alastor<br />
avrebbero accusato Calliope di averli traditi, di averli adescati in quella<br />
trappola. Indebolire il legame esistente tra i tre fratelli, spargendo il<br />
seme della diffidenza, era un'ottima strategia. Solo che lui non ci<br />
cascava. Conosceva i loro sistemi. Quindi tacque.<br />
«Se così fosse, sarebbe a prova di proiettili perforanti calibro<br />
cinquanta» osservò Alastor.<br />
Mal tirò indietro il braccio e sferrò un pugno contro il vetro con<br />
tutte le sue forze. La pelle sulle nocche si aprì e il sangue gli gocciolò<br />
dalla mano, il vetro, però, non venne minimamente scalfito. «Il che<br />
significa anche a prova di mietitore.»<br />
Dagan annuì e cercò un'alternativa. Il pavimento era in pietra, il<br />
soffitto dello stesso tipo di vetro. Non c'era nient'altro. Tranne lui e i<br />
suoi fratelli, e la potenza della loro rabbia.<br />
Si tese verso le energie che fluivano tra la Terra e gli Inferi. Se solo<br />
fosse riuscito ad afferrarne le fila, sarebbe stato in grado di fonderle in<br />
modo da creare una frattura tra i regni e aprire un portale. Le sentiva
scorrere proprio appena al di fuori della propria portata. Quanto più<br />
cercava di afferrarle, tanto più aumentava la distanza.<br />
Alastor scosse la testa, indicando che non aveva maggior successo<br />
nell'aprire un portale.<br />
«E io nemmeno» comunicò Mal, e compì un giro completo su se<br />
stesso alla ricerca di altre possibilità.<br />
Arricciando le dita, Alastor colpì la porta in metallo. I risultati non<br />
furono di grande effetto. Neanche un segnetto. Tirò indietro la mano<br />
e sferrò un secondo colpo e poi un terzo. I movimenti erano metodici,<br />
controllati, e non tradivano minimamente il tormento interiore che<br />
provava in quel momento, come sapeva bene Dagan.<br />
«Aspetta» lo fermò, afferrandolo per il polso.<br />
Al di là del vetro le luci si accesero illuminando un ambiente vasto e<br />
vuoto. No, non vuoto. C'erano dei mobili: tre sedie su una predella in<br />
pietra all'estremità opposta della stanza. La vista ricordò loro il trono<br />
dorato che usava Sutekh nel proprio salone di ricevimento.<br />
«Sedie degne di un dio» mormorò Alastor.<br />
Mal inarcò un sopracciglio. «Mi chiedo se abbiano fatto uno sconto<br />
per grossi quantitativi.»<br />
Nello spazio che li confinava l'energia aumentò d'intensità e le<br />
molecole iniziarono a vibrare, frenetiche. Dagan si girò a fissare<br />
l'estremità opposta della stanza, il punto da cui proveniva<br />
quell'impennata di potere. Stava arrivando qualcuno.<br />
«Si va in scena» annunciò.<br />
Alastor e Mal si disposero ai suoi fianchi e rimasero a osservare le<br />
guardie armate che entravano da quel punto della stanza formando<br />
una falange intorno a tre donne. Le Matriarche. Le tonache rosso scuro<br />
ricamate con fili neri le coprivano dalla testa ai piedi. Nessuna parte<br />
del corpo era visibile, persino le maniche si estendevano oltre le punte<br />
delle dita.<br />
Ma non erano le Matriarche ad attrarre la sua attenzione, bensì la<br />
donna che entrava al loro seguito.<br />
Con un suono inarticolato si sollevò, pronto a scagliarsi contro il<br />
vetro. La solida barriera del braccio di Alastor scattò dritta davanti al
torace di Dagan. «Buono» lo calmò. Due sillabe brevi, cariche di<br />
tensione. Nel frattempo Mal gli richiudeva il pugno intorno al dorso<br />
della maglietta.<br />
Dagan si accorse a malapena di loro, gli occhi fissi su Roxy.<br />
Sembrava stanca. Preoccupata. Poi gli occhi verdi dai riflessi bronzei<br />
incontrarono i suoi, fieri e inflessibili. Si fermò, portò un fianco in<br />
fuori, con un atteggiamento temerario e del tutto impudente<br />
nonostante le occhiaie sotto gli occhi. Lui capì: era il suo modo per<br />
dirgli che stava bene.<br />
Solo quando la pressione diminuì e dopo aver tratto un respiro<br />
profondo, Dagan si accorse di aver smesso di respirare nell'attimo<br />
stesso in cui lei era entrata, il petto stritolato da una morsa.<br />
Dietro c'era Naphré Kurata, la compagna di Alastor. Fredda e<br />
composta. Impassibile. Voltò il capo e gli occhi incontrarono quelli del<br />
compagno. Le labbra le si incurvarono in un sorriso impercettibile e, in<br />
un sospiro che perforò il silenzio, gli disse: «Sei arrivato in tempo. Di<br />
nuovo».<br />
Le parole per Dagan non avevano alcun significato, ma era<br />
evidente che per Alastor sì, perché parte della tensione lo abbandonò.<br />
Le Matriarche si raggelarono di colpo e si voltarono come un sol<br />
uomo. Di certo, parlando Naphré aveva infranto qualche protocollo.<br />
Dagan s'irrigidì, pronto a scagliarsi su Alastor e a trattenerlo. Ma, con<br />
sua grande sorpresa, le figure incappucciate si limitarono a procedere<br />
con movimenti fluidi ed essenziali, talmente aggraziate che sembrava<br />
fluttuassero sul pavimento. Forse era così. Difficile a dirsi con le<br />
tonache che ricoprivano loro i piedi.<br />
Le Matriarche si sedettero e le guardie si dispersero sul fondo della<br />
sala. E poi nessuno disse un cazzo di niente. Il silenzio si prolungò.<br />
Erano in attesa di qualcosa e Dagan si guardò bene dal fare<br />
osservazioni sarcastiche sulla superiorità propria e dei fratelli, perché<br />
quello non era un buon modo di aprire un dialogo.<br />
La sua piccola incursione nel regno di Osiride, dove aveva dovuto<br />
estrarsi il cuore e metterlo su una bilancia perché ne giudicassero la<br />
dignità, gli aveva insegnato un paio di cosette sul tenere a freno la<br />
lingua.
Incrociando le braccia sul torace, mantenne un'espressione<br />
impassibile e i suoi fratelli lo imitarono.<br />
La figura incappucciata sulla sinistra parlò per prima, «lo sono<br />
Amunet» si presentò e quindi, accennando con un gesto di volta in<br />
volta a ciascuna delle Matriarche, rivelò i loro nomi. «Beset. Hathor.»<br />
Anche Dagan fece le presentazioni e, quando ebbe terminato, Mal<br />
pronunciò una parola. «Calliope.»<br />
Quella dal nome Beset sussultò quasi impercettibilmente, ma<br />
quanto bastava a indurre Dagan a credere che fosse sorpresa.<br />
La donna girò la testa, annuì in direzione della zona non illuminata<br />
e, un attimo dopo, Calliope fece il proprio ingresso, scortata da<br />
guardie vestite di nero, in numero doppio rispetto a quelle che<br />
sorvegliavano Naphré e Roxy.<br />
Mal inveì a fior di labbra e avanzò. «Lei non aveva scelta» spiegò.<br />
«L'ho costretta io a portarci qui. lo l'ho minacciata. Se c'è qualcuno che<br />
deve essere ritenuto responsabile, quello sono io. lo...»<br />
«Voi state tentando di difendere ciò che non lo è» lo interruppe<br />
secca Beset. «Un membro della Guardia di Aset ha condotto i nostri<br />
nemici in mezzo a noi.»<br />
«Il nemico del mio nemico è mio amico.» Le parole di Mal<br />
echeggiarono nei pensieri di Dagan, lasciandolo disorientato, come se,<br />
invece che con le orecchie, le stesse sentendo nella mente e<br />
pronunciate da un'altra voce. La voce di Lokan.<br />
Lanciò uno sguardo ai fratelli, ma nessuno dei due sembrava avere<br />
sentito nulla. O era vero, oppure quei due erano molto più bravi di lui<br />
nei sotterfugi.<br />
Mal non aveva occhi che per Calliope. «Stai bene, tesoro?» Un<br />
impercettibile cenno d'assenso fu la sola risposta, ma sembrò<br />
sufficiente. Lui avanzò verso la parete in vetro fino a inumidirla con il<br />
proprio respiro, mentre si rivolgeva alle Matriarche. «Lei non avrebbe<br />
mai potuto condurci qui, se voi non l'aveste permesso» sottolineò in<br />
tono sicuro e deciso. «Voi ci volevate qui, quindi bando ai giochetti<br />
politici e, invece di sprecare il tempo, diteci che cosa proponete. E, già<br />
che ci siete, diteci anche come riavere nostro fratello.»
I cappucci oscuravano loro il volto quindi Dagan non sapeva<br />
spiegarsi il perché di quell'idea, ma avrebbe giurato che le Matriarche<br />
fossero più divertite che offese.<br />
Hathor si rivolse a Calliope. «Ma è un insolente!»<br />
«Non lo nego» fu la replica.<br />
«Collaborerà con noi?»<br />
Collaborare con loro. Musica per le sue orecchie.<br />
Calliope incontrò il suo sguardo al di là del vetro. «Lo faranno. In<br />
questo momento i nemici sono gli alleati, uniti da uno scopo comune.»<br />
«E quale sarebbe questo scopo!» chiese Dagan.<br />
«lo desidero esprimere formalmente la mia disapprovazione,<br />
ancora una volta» obiettò una donna, emergendo dalla zona in ombra<br />
dietro le Matriarche. Era alta ed elegante. Aveva la pelle e gli occhi<br />
scuri, gli zigomi alti e le labbra piene. I capelli una cuffia di riccioli folti,<br />
tagliati corti sulla testa.<br />
Hathor le lanciò un'occhiata. «Ne abbiamo preso debitamente<br />
nota, Zalika.»<br />
Zalika. Calliope aveva menzionato quel nome. Calliope aveva<br />
fiducia in lei, la stimava. E, a quanto pareva, valeva lo stesso per le<br />
Matriarche.<br />
«E i vostri argomenti sono validi» proseguì Hathor. «Tuttavia è<br />
questa la soluzione migliore. La collettività anteposta al singolo. Voi<br />
metterete da parte la vostra ripugnanza nei confronti dei mietitori<br />
d'anime e noi collaboreremo con loro per conseguire un bene<br />
maggiore.»<br />
Dagan non guardò i propri fratelli, ma avvertiva la tensione<br />
scuoterli come una scarica elettrica proveniente da un cavo scoperto.<br />
Come poteva costituire il bene maggiore il fatto di riavere Lokan?<br />
Sapeva per quali motivi lui, Alastor e Mal la vedevano così, ma non<br />
riusciva a intuire quale beneficio ne avrebbero tratto Aset o le sue<br />
Figlie.<br />
Gli occhi di Zalika scivolarono su Dagan, poi su Alastor e infine su<br />
Mal, valutandoli. Giudicandoli. Su Mal si soffermarono più a lungo.<br />
Quindi chinò la testa e indietreggiò.
Mentre si muoveva, Calliope allungò una mano e le strinse<br />
l'avambraccio, rassicurandola, in un segno di amicizia. Forse quello<br />
spiegava lo sguardo fisso su Mal: Zalika gli aveva inviato un messaggio<br />
silenzioso, del tipo che gli prometteva vendetta certa se lui avesse<br />
tradito la sua amica.<br />
Stranamente la cosa fece provare a Dagan una certa affinità nei<br />
confronti della donna.<br />
«Allora collaborate con i mietitori d'anime, giusto?» si accertò<br />
Dagan mentre lo sguardo gli scivolava su Roxy. Voleva uscire da<br />
quella gabbia. La voleva tra le braccia, voleva far scorrere le mani su<br />
ogni centimetro del suo corpo e assicurarsi che non fosse ferita. Il<br />
dolore di averla quasi persa quando Gahiji le aveva strappato il cuore<br />
era ancora troppo vivo, troppo crudo.<br />
Quella situazione non gli piaceva, non gli piaceva nessuna<br />
situazione che costituisse una minaccia per Roxy. Ma sembrava che lei<br />
stesse bene. Illesa, forse solo un po' stanca. Fu solo grazie a quella<br />
considerazione che riuscì a tenere sotto controllo la propria furia.<br />
«Forse potreste volerci chiedere come ci sentiamo all'idea di<br />
lavorare insieme a stretto contatto. Meglio ancora, potreste dirci con<br />
precisione su che cosa collaboreremo.»<br />
Non aveva ancora terminato la frase, che Beset non fu più dall'altro<br />
lato della stanza, ma di fronte a loro, con la sola parete di vetro a<br />
dividerli. A quella distanza, Dagan riusciva a distinguere ogni singolo<br />
filo nero che le decorava la tonaca e il bagliore della catena d'oro che<br />
le pendeva dal collo.<br />
Non poteva scorgere gli occhi, ma la avvertì scrutarlo per un lungo<br />
istante, prima di sentirla affermare: «Voi non mi consentite di vedere i<br />
vostri pensieri».<br />
«Ma va?» Non era sua intenzione reagire in quel modo, doveva<br />
ricordarsi di essere diplomatico. «Cioè, esatto. Niente da fare. I miei<br />
pensieri sono privati.»<br />
«Roxy» chiamò Beset, e lei avanzò di qualche passo.<br />
Lui la osservò camminare, notando la consueta spavalderia. Le<br />
gambe erano a posto: niente fratture né distorsioni. Esaminò mani e<br />
braccia: anche quelle sembravano a posto. Niente escoriazioni né
segni di corde intorno ai polsi. Le sue condizioni apparentemente<br />
buone furono di conforto.<br />
In quei momento era a fianco di Beset e Dagan assaporò<br />
lentamente la sua immagine.<br />
«Voi avete un legame con lui?» le chiese la Matriarca.<br />
«Sì» ammise Roxy, riferendosi al legame psichico che li legava da<br />
quando aveva bevuto per la prima volta il suo sangue.<br />
«Ve ne servirete per ottenere delle risposte per me.»<br />
«No.» Roxy sostenne lo sguardo del mietitore. «No, non lo farò.<br />
Non tradirò la Guardia, ma non posso tradire nemmeno lui. Non vi<br />
consentirò di intrufolarvi nella sua mente tramite me.»<br />
«Dunque ci tradireste per lui?»<br />
«Non più di quanto tradirei lui per voi.»<br />
Beset allora tacque e lui avvertì la sua intrusione quando frugò ai<br />
margini dei suoi pensieri alla ricerca di una crepa nelle difese. Davvero<br />
fottutamente improbabile. Per secoli aveva eretto barriere contro<br />
Sutekh. Beset non era nulla in confronto al vecchio.<br />
Certo era potente, immensamente potente. Ma, in fondo, lo era<br />
anche lui.<br />
«Non riuscirete a rovistare nella mia testa, quindi smettete di<br />
provarci» intimò. «Se avete una domanda, fatemela. Vi risponderò.»<br />
«Ah, sì, lo farete davvero, mietitore? E le vostre parole<br />
corrisponderanno a verità?»<br />
«Così sarà. A certe condizioni. Voi liberate la mia compagna e le<br />
compagne dei miei fratelli, senza minacce, e noi ce ne staremo tutti qui<br />
buoni buoni. Soddisfatte le condizioni, avrete le vostre risposte.»<br />
«E se rifiutassi?»<br />
Un lento respiro. Poi una mano scattò attraverso il vetro, dritta<br />
contro la gola di Beset. Dagan richiuse le dita intorno a essa quanto<br />
bastava per trattenerla senza farle del male, quindi attraversò la parete<br />
di vetro e rimase, torace contro torace, fuori della gabbia che lei aveva<br />
fatto costruire per lui.<br />
«Allora avreste un problemino» concluse.
Inferi, Dodici Cancelli di Osiride<br />
Andavano alla deriva.<br />
Lokan rovistò nello zaino, ne estrasse una bottiglia d'acqua e si<br />
trascinò in avanti fino a raggiungere Bryn. Aveva il volto rigato di<br />
sangue. Ma non vi era traccia della devastazione del fuoco: gli<br />
indumenti non erano bruciati, la pelle non aveva vesciche. Gettò uno<br />
sguardo alle proprie mani e si rese conto che anche lui era illeso.<br />
Poi si accorse di sentirsi meglio, più forte. Lei gli aveva detto che le<br />
fiamme completavano e aveva avuto ragione. Si sentiva come se<br />
avesse ingerito due chili di zucchero o avesse dormito per dodici ore di<br />
seguito.<br />
Ma anche quando le sollevò il capo per appoggiarselo in grembo,<br />
Bryn non si mosse. Lo colse l'ansia. Appoggiò la bottiglia sul fondo<br />
della barca e si strappò l'orlo della camicia. Lo inumidì con un po'<br />
d'acqua e le accarezzò le guance, ripulendole dal sangue, quindi fece la<br />
stessa cosa con la ferita sulla spalla, quella che lei aveva definito solo<br />
un graffio. Per fortuna era davvero superficiale.<br />
Le palpebre si mossero e lei aprì gli occhi, ricambiando il suo<br />
sguardo. Un sollievo dolce e profondo.<br />
Bryn dagli occhi scuri tanto belli, così caldi e dolci. Le fissò le labbra.<br />
Quello inferiore portava il segno di un morso che doveva essersi<br />
procurata in un qualche momento durante quella traumatica<br />
esperienza. Moriva dalla voglia di baciare quella macchiolina, di<br />
baciare lei. Si chinò solo di poco e si ritrovò frustrato e deluso quando<br />
lei si servì dei gomiti per scostarsi, mettendosi a sedere. Mentre<br />
prendeva la bottiglia dell'acqua, non lo guardò negli occhi. Svitò il<br />
tappo e ne prese un sorso.<br />
Avrebbe dovuto lasciar perdere. Avrebbe dovuto limitarsi ad<br />
afferrare il remo e a proseguire. Tutto nella sua postura e nei suoi gesti<br />
lasciava intendere che lei non voleva incamminarsi per quella strada.<br />
Non con lui.<br />
Ma Lokan non poteva lasciar perdere.<br />
Con delicatezza le passò le dita lungo la mandibola e le girò il capo
fino a quando lei non lo fissò dritto negli occhi.<br />
«lo voglio baciarti» le disse. «Voglio tenerti tanto stretta da sentire il<br />
tuo cuore battere contro il mio.»<br />
Lei trasalì, le labbra le si dischiusero senza che gli occhi si staccassero<br />
mai dai suoi.<br />
Lokan lasciò scivolare le dita lungo il collo fino a quando percepì il<br />
battito contro le punte delle dita. Lei si irrigidì, ma non si allontanò.<br />
«Voglio baciarti qui...» E spostò le dita lungo la clavicola, facendole<br />
poi scivolare nello scollo della camicia. Le si mozzò il respiro. «E qui...»<br />
Le infilò le dita nel colletto e le nocche finirono sempre più in basso,<br />
fino al rigonfiamento del seno. «E qui.»<br />
Lei abbassò le palpebre e deglutì.<br />
Le dita scesero ancora, e le sfiorarono il bocciolo duro del<br />
capezzolo. Lei espirò bruscamente, pur restando completamente<br />
immobile.<br />
«E tu me lo lascerai fare» le disse.<br />
Gli occhi le si spalancarono e il dolore che lui vi lesse lo lasciò<br />
sgomento.<br />
«Lokan, ti prego. Non...» Scosse il capo, il respiro affrettato, quindi<br />
gli richiuse le dita intorno al polso e allontanò la mano. «Scusa.» Prese<br />
il remo e si scostò quanto la barca consentiva.<br />
Lui glielo permise. Insistere a quel punto non gli sarebbe servito a<br />
niente. Avrebbe atteso, studiando la propria preda. E al momento<br />
giusto, avrebbe convinto Bryn a spiegargli quei segnali tanto confusi<br />
che gli inviava, e quell'angoscia.<br />
Remarono per un po' di tempo. Pensò che dovessero essere<br />
trascorse ore, ma era difficile determinarlo. Tecnicamente sapeva che i<br />
Dodici Cancelli rappresentavano le dodici ore della notte, ma gli Inferi<br />
erano un luogo contorto. Le ore potevano essere tradotte in anni o in<br />
secondi, a seconda del territorio in cui si entrava.<br />
Il fiume era liscio come l'olio e la corrente inesistente. Se non<br />
avessero remato, non si sarebbero mossi. Quindi ce la mise tutta,<br />
immaginando che procedere velocemente fosse meglio che<br />
lentamente.
«Perché non ti distendi?» propose a Bryn. Aveva le spalle afflosciate<br />
e il suo atteggiamento urlava sfinimento. Lokan aveva la forza di un<br />
semidio, lei no. «Riposati.»<br />
«Mi opporrei, se probabilmente non si trattasse di una buona idea.»<br />
«Distenditi qui.» Chinò il mento verso il proprio grembo.<br />
Lei lo guardò negli occhi. «Tu devi remare.»<br />
«Non remo con il grembo.» Al solo pensiero della sua testa lì...<br />
Lo zaino era tra loro, a metà della barca. Lei lo prese, se lo avvicinò,<br />
se ne servì come cuscino e allungò le gambe verso la prua.<br />
«Coniglio» la rimproverò lui con voce sommessa.<br />
«Che cosa mi ha tradito? Le orecchie?» Si spostò alla ricerca di una<br />
posizione più comoda. Aveva chiuso gli occhi e dall'elastico della coda<br />
di cavallo i capelli le si allargavano a ventaglio.<br />
Lokan avrebbe voluto intrecciare le dita a quelle ciocche lisce e<br />
scure, affondare il volto contro il suo collo e inspirare il suo profumo.<br />
Sì. Doveva ammettere che, qualsiasi cosa fosse quella che provava per<br />
Bryn, se la portava dentro da un po'. Era solo che non si era mai<br />
permesso di vederla.<br />
L'attrazione non era a senso unico. E nemmeno l'emozione. Eppure<br />
lei teneva sempre sollevato il segnale rosso fiamma dello stop e lui<br />
doveva escogitare il modo di farglielo sostituire con quello verde del<br />
via libera.<br />
Continuò a remare, con le pareti della cavità che non mutavano<br />
mai, sempre la stessa pietra grigia, interrotta qua e là da zone scure e<br />
da fessure. Aveva la sensazione che degli occhi osservassero il loro<br />
passaggio, ma non si soffermò per esaminare più attentamente. Non<br />
ce n'era motivo: se fosse apparsa qualche minaccia, l'avrebbe<br />
affrontata.<br />
Qualche tempo dopo, Bryn si mosse. Prese la bottiglia d'acqua, ne<br />
bevve un sorso, quindi gliela porse. Poi spezzò una barretta energetica<br />
in due parti e gli passò la metà più grande. Particolare che non gli<br />
sfuggì. Per un istante restarono occhi negli occhi mentre le dita si<br />
sfioravano.<br />
Bryn distolse lo sguardo.
A volte Lokan era assolutamente favorevole a un silenzio tra amici,<br />
però rimase deluso quando lei non iniziò a parlare. La Bryn che<br />
conosceva era una chiacchierona. Divagava e faceva associazioni di<br />
idee che non avevano sempre senso. Però sempre in un modo...<br />
carino.<br />
Quella Bryn era diversa. Era come se, scendendo negli Inferi, avesse<br />
indossato i panni di un'altra persona.<br />
Nella zona nulla, Lokan si era ritrovato solo, con nient'altro che i<br />
pensieri, i ricordi e le immagini a tenergli compagnia.<br />
Era stato segregato nel silenzio.<br />
E in quel momento desiderava sentire la voce di Bryn, quel<br />
chiacchierio spensierato che era stato una parte inscindibile della sua<br />
personalità.<br />
Ripensando agli anni in cui si erano frequentati, si rese conto di<br />
quanto gli fosse piaciuto ascoltarla parlare di tutto e di niente, in un<br />
pasticcio intricato.<br />
Masticò e deglutì un pezzo della barretta, quindi abbassò lo<br />
sguardo guardandola schifato. «Ma a che gusto è?»<br />
Lei diede un'occhiata all'involucro prima di rimetterlo nello zaino.<br />
«Toffoletta al cioccolato. Perché?»<br />
«Sa di segatura...» S'interruppe mentre un ricordo gli vagava nella<br />
mente. «Te la ricordi quella volta che hai fatto quei biscotti con la<br />
farina d'avena? Quelli con il cioccolato fuso sopra? E poi ci hai messo<br />
dentro una toffoletta scottata al punto da essere marrone dorato?» Ne<br />
sentiva ancora il sapore.<br />
Lei gli lanciò un'occhiata in tralice da sopra una spalla, espressione<br />
che non riuscì a interpretare, ma pensò di aver scorto anche un angolo<br />
della bocca sollevarsi in un sorriso.<br />
«Fammene qualcuno quando torniamo.»<br />
Come stroncare l'umore di una persona! Bryn si rattrappì, curva<br />
sulla barretta, escludendolo.<br />
Lokan avrebbe voluto toccarla, costringerla a dirgli che cazzo stava<br />
accadendo, perché era tanto volubile. Avrebbe desiderato assicurarle<br />
che l'avrebbe protetta, che li avrebbe riportati entrambi a casa, dalla
loro bambina.<br />
Però non voleva mentirle. Chi era lui per garantirle la salvezza<br />
quando lei si era dovuta spingere fin lì per cercarlo?<br />
«Come li avevi chiamati, quei biscotti?» le chiese nella speranza di<br />
indurla a parlare. Voleva sentirsi inondato dal suono della sua voce e<br />
sapeva che Bryn poteva chiacchierare all'infinito di ingredienti, ricette<br />
e aggeggi da cucina.<br />
Di nuovo lei gli lanciò un'occhiata. Negli occhi ombre che lui non<br />
riusciva a interpretare.<br />
«S'mores» gli ricordò.<br />
Dopodiché si rigirò verso la prua e sollevò il proprio remo,<br />
lasciandolo a guardare la curva della sua schiena, il movimento delle<br />
braccia e delle spalle, e a chiedersi perché mai si sentiva come se lo<br />
avessero privato di qualcosa di importante.
15<br />
Ciò che a voi spetta, o sacri serpenti che siete in questo lago, è la<br />
sorveglianza delle vostre fiamme e dei vostri fuochi in modo che<br />
possiate scagliarli contro i nemici, e il vostro calore bruciante contro<br />
coloro le cui bocche sono malvagie.<br />
Libro egizio dei cancelli<br />
Quando Lokan aprì gli occhi, il fiume era un nastro scuro e lucente<br />
davanti a loro. Avevano fatto a turno per dormire: uno si riposava e<br />
l'altro stava di guardia. Non l'avrebbe definito ideale, ma con lo zaino<br />
come cuscino non era stato male. Tutto era relativo. E, paragonato<br />
alla zona nulla, quello rasentava la perfezione.<br />
In lontananza distinse un cancello enorme e, al di là di esso, fiamme<br />
che guizzavano contorcendosi. Dopo un istante si accorse che non si<br />
trattava di semplici fiamme. Erano le anime dei dannati e i movimenti<br />
la danza straziata dell'agonia, mentre venivano consumate dal fuoco.<br />
«Lago di fuoco» constatò. «Mi fa rimpiangere di non avere Mal al<br />
mio fianco per questo passaggio. Lui ha avuto a che fare con alcune<br />
delle concubine di Xaphan.»<br />
«Xaphan?» Sulla barca Bryn si era seduta rivolta all' indietro e lo<br />
guardava in faccia, mentre si riposava da quella remata<br />
interminabile.A Lokan pareva che avessero vogato per un secolo e lei<br />
doveva sentirne maggiormente l'effetto, dato che non possedeva il<br />
suo super metabolismo. Ciononostante aveva insistito per fare la<br />
propria parte e non limitarsi al semplice ruolo di passeggero, scelta<br />
degna di rispetto.<br />
Guidò l'imbarcazione verso la riva del fiume e lasciò che la prua<br />
appoggiasse il muso sulla spiaggia rocciosa. Scese e le porse la mano.<br />
«Pausa per lo stretching» dichiarò notando la sua espressione<br />
confusa. La prese per mano e la mise in piedi. Poi, quando lei inclinò la
testa ali f indietro e lo fissò, dovette soffocare l'impulso ad avvolgerle la<br />
vita con le braccia e stringerla a sé.<br />
«Se resto seduto in questa barca ancora per un secondo, diventerò<br />
di pietra.» Scelta di termini infelice, visto che una parte di lui aveva già<br />
iniziato a indurirsi come pietra.<br />
Bryn distolse lo sguardo. «E allora... chi è Xaphan?»<br />
«Il custode dei bracieri che accendono i laghi di fuoco.»<br />
«Lo conosci? Ci può aiutare?»<br />
«Sì, alla prima domanda. Ho stretto patti con lui nel corso degli<br />
anni. Non sono molti i potenti degli Inferi con i quali io non abbia<br />
dialogato in qualità di ambasciatore di mio padre.»<br />
«E la seconda domanda?»<br />
«A quella un forse. Ma io penso che il punto più pertinente sia se ci<br />
aiuterebbe. Quello è quasi sicuramente un no. Xaphan non è il tipo da<br />
fare qualcosa che non gli procuri un diretto beneficio. E io non vedo<br />
che cosa ci possa guadagnare ad aiutarci.»<br />
«E le sue concubine? Che cosa sono?»<br />
«Spiriti del fuoco.»<br />
Lei arcuò le sopracciglia. «Tuo fratello Mal se ne va a letto con gli<br />
spiriti del fuoco? Ma non è... pericoloso?»<br />
Lokan le rivolse un ampio sorriso ripensando al fratello e a quanto<br />
gli piacesse pattinare il più vicino possibile al bordo del precipizio.<br />
«Infatti» rispose. «Sì, lo è. A Mal piace rendere le cose piccanti.»<br />
Bryn abbassò il mento e si allontanò di un passo.<br />
«Che c'è?» le chiese, sicuro che stesse per domandargli qualcosa e<br />
incerto sul motivo per cui esitava.<br />
«Vai a letto anche tu con gli spiriti del fuoco?» gli chiese d'un fiato.<br />
Aveva evidentemente frainteso il motivo del suo sorriso. «Cioè... lo so<br />
che non sono affari miei, e in realtà non dovrei neanche chiedertelo...»<br />
«No.»<br />
Lei trasse un brusco respiro.<br />
«Non sono un santo, Bryn, mentirei se ti dicessi che lo sono e penso
che ormai siamo più che d'accordo: niente più bugie. Però io non vado<br />
a letto con ogni gonnella che mi passa davanti.»<br />
«Tu non lo fai.»<br />
Era una domanda o un'affermazione? Non sapeva dirlo. Scosse il<br />
capo allargando le braccia. «E tu lo sai che non lo faccio perché sai<br />
bene dove passo la maggior parte del tempo. Quante notti ho<br />
dormito sul tuo divano?»<br />
Era stato così. Non all'inizio, successivamente sì. Mentre Dana<br />
cresceva, lui e Bryn passavano il tempo insieme. Era diventata una<br />
routine. Lokan aveva dormito sul suo sofà più volte di quante riuscisse<br />
a contarne, e non perché doveva. Sarebbe stato facilissimo aprire un<br />
portale e filare nel suo letto.<br />
Aveva dormito su quel divano perché lei glielo aveva offerto e<br />
perché lui non voleva andarsene. Perché gli era piaciuta l'idea di<br />
sapere che sua figlia dormiva nel lettino in quella stessa casa e che, al<br />
risveglio al mattino, con quei suoi occhioni blu e la sua risata<br />
argentina, lui sarebbe stato lì. Perché gli piaceva vedere Bryn nel<br />
pigiama di flanella color porpora e con i capelli raccolti nella coda di<br />
cavallo. Perché gli era piaciuto avere la sensazione che...<br />
No, lascia perdere.<br />
Poi lo colpì una constatazione. Lei era sempre stata lì. Lui era<br />
passato per caso, inatteso, e lei era lì. Si era svegliato la mattina e lei<br />
era lì.<br />
Non aveva mai avuto compagnia a letto.<br />
In quell'istante Lokan si rese conto che, seppur inconsciamente, lo<br />
aveva sempre saputo. E se fosse stato in un qualsiasi altro modo, se ne<br />
sarebbe dispiaciuto.<br />
Quando si diceva due pesi e due misure. Lui non l'aveva rivendicata<br />
come sua, ma sarebbe andato fuori di testa se qualcun altro l'avesse<br />
fatto.<br />
Si chinò a raccogliere un sasso piatto, lo soppesò nella mano e lo<br />
scagliò a rimbalzare sulla superficie liscia del fiume. Rimbalzò una, due<br />
volte...<br />
Proprio prima della terza la testa di un serpente ruppe la superficie
e lo inghiottì in un boccone.<br />
«Oh» mormorò Bryn, emettendo un suono simile a un palloncino<br />
che si sgonfiava. Non si poteva rimproverarla. Quella bestia era<br />
grande abbastanza da inghiottire per intero quella dannatissima barca.<br />
«Per te non c'è mai stato nessun altro» constatò lui, mantenendo il<br />
proprio sguardo sull'acqua, senza fissarla. Senza osare guardarla<br />
perché, se lo avesse fatto, l'avrebbe presa tra le braccia e l'avrebbe<br />
baciata con passione. Rivendicandola come sua. «Non sei mai uscita<br />
una volta in tutti questi anni.»<br />
«Che co...?» Bryn scoppiò in una risata colma di incredulità. Quindi<br />
sospirò. «No, non c'è mai stato nessuno.»<br />
Lui si chinò, prese un altro sasso e lo lanciò sull'acqua. Un altro<br />
serpente si sollevò dagli abissi.<br />
«Come mai sembri tanto compiaciuto e soddisfatto della cosa?» gli<br />
chiese.<br />
«Lo sono. Compiaciuto e soddisfatto.» Allora voltò la testa e la<br />
guardò.<br />
Il respiro l'abbandonò di colpo. Gli scudi difensivi le vennero a<br />
mancare e la sua espressione tradì sorpresa, confusione e...<br />
qualcos'altro che lui non riuscì del tutto ad afferrare. Pensò che potesse<br />
essere rimpianto. Poi lei si richiuse ermeticamente. Glielo aveva visto<br />
fare altre volte. Spesso. Era una strategia di cui si serviva quando<br />
voleva tenerlo a distanza. Quando voleva dirgli che qualcosa era<br />
off-limits. Che lei era off-limits.<br />
Coscientemente non l'aveva mai notato prima. Tutti quegli anni...<br />
Eppure Lokan non si era mai reso conto che aveva eretto un muro<br />
invisibile tra loro, dividendo con lui l'amore per la figlia, ma senza mai<br />
davvero condividere se stessa. Gli permetteva di sfiorare la superficie,<br />
ma non gli aveva mai mostrato che cosa si portava dentro, nel<br />
profondo. E lui non se ne era mai accorto perché era sempre stato così<br />
fottutamente assorbito da se stesso.<br />
Al pensiero si vergognò.<br />
Pian piano allungò una mano e le tolse l'elastico dai capelli. Ciocche<br />
scure le ricaddero sulle spalle e lungo la schiena.
«Ti ricordi la prima volta che l'ho fatto?» le chiese con voce<br />
profonda e roca.<br />
«Sì.» Si passò la punta della lingua sul labbro inferiore.<br />
«E ti ricordi che cosa ho detto?»<br />
«Che erano più sexy.»<br />
«Lo sono.» Si sporse in avanti. Lei all' indietro.<br />
Lokan si sporse di un altro po', ma stavolta lei rimase immobile,<br />
tremante da capo a piedi. Lui inspirò, inalando il profumo della sua<br />
pelle, dei suoi capelli. Bryn non si mosse. Non respirò.<br />
«Ti prego» gli sussurrò e, anche se lui voleva illudersi che stesse<br />
implorando un suo bacio, la verità era che sapeva benissimo che gli<br />
stava chiedendo di lasciarle spazio.<br />
Lui non si mosse, le labbra a pochi centimetri dalle sue e l'impulso<br />
urgente di colmare quella distanza, di baciarla.<br />
Ma tutto in lei lo pregava di indietreggiare.<br />
E così fece. Si allontanò quanto bastava per abbassare lo sguardo e<br />
scorgerle negli occhi quel guizzo di tristezza, solo un attimo prima che<br />
lei lo mettesse sotto chiave e lo nascondesse.<br />
«Dobbiamo fare in modo che tu esca di qui» affermò lei. «È di<br />
questo che si tratta, Lokan.»<br />
«D'accordo. E una volta fuori, Bryn, guarda che abbiamo delle<br />
faccende da sistemare. Ti credevo umana mentre io invece non lo ero.<br />
E non è che la cosa aprisse tante possibilità.»<br />
«E le possibilità non ci sono nemmeno ora, Lokan. Neanche una.»<br />
«E allora perché hai quello sguardo triste quando lo dici?»<br />
«lo sono...» Una smorfia di disapprovazione e un gran sospiro,<br />
quindi volse il viso verso il fiume e le fiamme in lontananza.<br />
«Dovremmo andare.»<br />
Sì, sarebbero dovuti andare. Quanto prima si mettevano in marcia<br />
tanto prima avrebbero potuto sostenere le ardue prove di Osiride.<br />
Lokan le tenne ferma la barca mentre lei ci risaliva, quindi ci montò<br />
a sua volta e la mandò al largo con un colpo deciso del remo. «Che
cosa sai del prossimo cancello?»<br />
«Le fiamme mettono alla prova l'anima» gli comunicò in tono<br />
solenne. «Cercano ogni sua impurità e danno fuoco a quelle indegne.<br />
Le anime vengono giudicate.»<br />
Giudicate. La cosa non gli giungeva nuova, ma di colpo la<br />
situazione gli appariva da un'altra prospettiva, completamente nuova.<br />
Appoggiò il remo e si precipitò ad afferrare il polso di Bryn mentre si<br />
accingeva a immergere il proprio nell'acqua.<br />
Lei si fermò e lo guardò da sopra una spalla.<br />
«Tu sei protetta, vero? Se sei una guida, significa che non sei<br />
soggetta alle regole. Tu mi indichi la via e mi stai a fianco mentre io<br />
affronto le prove, giusto?»<br />
«Le guide di solito sono protette.»<br />
Non bastava come risposta. Quell'affermazione vaga faceva<br />
scattare l'allarme. «Bryn, le guide sono soggette al giudizio?»<br />
«Normalmente no.»<br />
Cazzo. «E stavolta non è normale, giusto?»<br />
Una minima esitazione gli rivelò che non voleva dirglielo.<br />
«È così?»<br />
«Sì. lo non sto guidando un'anima negli Inferi. La sto guidando<br />
fuori. E questo comporta che le regole siano diverse. C'è un prezzo da<br />
pagare, lo affronto ciò che affronti tu. Vengo giudicata, come vieni<br />
giudicato tu.»<br />
«Giudicata come vengo giudicato io? Il che significa che la mia<br />
purezza, il mio valore determinano i tuoi?» Qualcosa di simile al<br />
panico lo colse. Lokan riteneva che l'anima di Bryn fosse purissima. Era<br />
convinto che, se avesse affrontato il lago di fuoco, avrebbe<br />
attraversato le fiamme incolume. Non poteva affermare lo stesso di sé,<br />
ma non importava. Lui un po' di dolore lo poteva tollerare.<br />
«Bryn, se mi brucio, io sentirò dolore, ma sopravvivrò, lo guarirò.»<br />
Lei invece no.<br />
E la possibilità che fosse giudicata per le sue azioni e non per le<br />
proprie, che se lui fosse stato ritenuto carente sarebbe stata bruciata lei
non era accettabile. «Dimmi che sarai giudicata per i tuoi meriti.»<br />
«lo...»<br />
Quando fece per girarsi e andarsene, Lokan la strinse con più forza,<br />
notando la pelle calda, morbida e liscia, avvertendo la tensione nella<br />
sua muscolatura.<br />
Lei abbassò gli occhi, fissò quelle dita strette intorno al proprio<br />
polso.<br />
«Bryn.» Un semplice nome, anche se erano molte di più le parole<br />
che avrebbe voluto rivolgerle. Purtroppo non era in grado di trovarle.<br />
Proprio lui. Il negoziatore. Non riusciva a capire che cosa voleva dirle<br />
esattamente né come dirglielo. Perché non era più la persona che era<br />
stato un tempo e non aveva ancora compreso che cos'era diventato.<br />
Non aveva alcun diritto di trascinarla in quel pantano. Era già<br />
sufficiente che lei fosse venuta a cercarlo, che si fosse buttata nel<br />
pericolo, lasciando sola la figlia. Non aveva alcuna intenzione di<br />
peggiorare la cosa riversandole addosso le proprie angosce.<br />
Bryn sollevò il capo e lo guardò negli occhi, e, prima che celasse di<br />
nuovo la propria espressione, lui vi lesse un mondo di dolore.<br />
Ormai erano prossimi al cancello e il sottofondo delle grida dei<br />
dannati consumati dalle fiamme non faceva di quello il momento<br />
ideale per aprirle la propria anima. E così, quando Bryn distolse lo<br />
sguardo, lui la lasciò andare nella speranza che avrebbero superato<br />
quella prova e che avrebbe avuto l'occasione di dirle...<br />
Che cosa?<br />
Oh, non lo sapeva proprio.<br />
«Credi che questo viaggio riguardi solo te?» gli domandò.<br />
«No. Riguarda anche te. E Dana.»<br />
«Riguarda ben più di questo. Osiride ti sta concedendo di varcare i<br />
Dodici Cancelli. Ti sta offrendo una via d'uscita. Che cosa pensi che<br />
comporti questo per l'equilibrio? Così sta rischiando grosso. Se Sutekh<br />
decide di sfidare...»<br />
«Non lo farà» tagliò corto Lokan. «Sutekh ha giocato la propria<br />
carta. Voleva liberarsi della mia anima e avere il mìo corpo a
disposizione.»<br />
Da oltre il cancello un lamento agonizzante giunse a colmare il<br />
momento di silenzio nella loro conversazione.<br />
Lei rabbrividì. «Perché te? Perché non prendere un umano oppure<br />
un altro soprannaturale? Perché Sutekh ha voluto te?»<br />
«Me lo sono chiesto anch'io e penso di averlo capito. Un umano<br />
non gli sarebbe andato bene. Anche se fosse riuscito a sradicare l'anima<br />
mortale, sussìsteva sempre il problema di un dio dentro un corpo che<br />
sarebbe invecchiato e morto, oppure, peggio ancora, il potere di<br />
Sutekh avrebbe consumato ogni forma corporea che lui avesse<br />
requisito. Invece il mio metabolismo per metà divino bilancerebbe il<br />
lato umano. Quindi potrebbe possedere il mio corpo senza<br />
distruggerlo e io poi non invecchio, dunque, problema risolto.»<br />
«E che cosa gli impedirà di riprovarci?» Nulla. «Che cosa ti dice che<br />
lui non ti attaccherà nell'attimo in cui uscirai dal Dodicesimo Cancello<br />
per rubarti il corpo di nuovo?» Nulla, anche stavolta. Sutekh poteva<br />
benissimo riprovarci. Possibilità non particolarmente affascinante.<br />
«Adesso so che cos'è che cerca» sostenne Lokan, sforzandosi di<br />
suonare rassicurante. «Mi guarderò le spalle. I miei fratelli, non so in<br />
che modo, mi hanno restituìto il corpo, il che significa che anche loro<br />
sanno che cosa mi ha fatto. La loro fedeltà nei suoi confronti deve<br />
essere andata in frantumi. E, a meno che Sutekh non ci voglia perdere<br />
tutti in un sol colpo, non oserà muovere un dito contro nessuno di<br />
noi. Dovrà pensare a un'altra soluzione.»<br />
«Dana» concluse lei con voce tremante.<br />
Fantastico. I suoi tentativi di rassicurarla non erano serviti che a<br />
condurla su un cammino peggiore. Stava davvero facendo una gaffe<br />
dietro l'altra a regolarità spaventosa. «Non ancora. È una bambina. Lui<br />
non vorrà trasferirsi in una forma infantile. E poi lei è mortale, almeno<br />
per il momento.»<br />
Per un lungo istante, lei tacque. «Forse c'è anche un'altra ragione per<br />
la quale Sutekh non ti darà di nuovo la caccia» rifletté infine. «Forse<br />
tutto questo ti ha cambiato. Forse non sei più lo stesso di prima.»<br />
«Non lo sono.»
Lei annuì senza aggiungere altro. E a lui rimase la sensazione che<br />
sapesse qualcosa che non gli diceva e che stesse semplicemente<br />
attendendo che lui capisse di che diavolo si trattava.<br />
«Non ci sono sentinelle» constatò Lokan, mentre giungevano<br />
all'altezza del cancello.<br />
Bryn ne aveva notato l'assenza, così come quella di un nome che<br />
avrebbe dovuto trovarsi sulla punta della sua lingua, «lo non penso<br />
che questo sia uno dei Dodici Cancelli.»<br />
«Eppure sembra un cancello.»<br />
«Sembra un passaggio a volta» lo corresse. «Non necessariamente un<br />
cancello. Se lo fosse, io starei gridando nomi e piangendo sangue.»<br />
«E non lo stai facendo.»<br />
«No.»<br />
«Quindi è un ingresso, non un Cancello.» Inarcò un sopracciglio.<br />
«Forse l'ingresso a un Cancello?»<br />
Si avvicinarono e al di là dell'enorme passaggio a volta, Bryn scorse<br />
un lago dalle acque di un verde salmastro. Delle erbe galleggiavano<br />
sulla sua superficie in un intreccio di steli e di foglie, ed emanavano un<br />
profumo di timo e salvia misto ad altre cose. Cose molto meno<br />
piacevoli. Ad Asafetida, pensò Bryn. E, mischiato a quello, l'odore di<br />
capelli e di carne bruciati.<br />
Sulla superficie danzavano fiamme e forme umane che si<br />
dibattevano. Le contò: dodici. Una di esse affondò sott'acqua con un<br />
ultimo grido orribile. A quel punto un'anima ferma all'inizio di una fila<br />
interminabile, che si snodava lungo riva, entrò in quello stufato verde<br />
in ebollizione con un primo passo incerto.<br />
Per un secondo Bryn pensò che l'avrebbe attraversato incolume. Le<br />
acque bruciavano solo i malvagi e di certo alcune delle anime in attesa<br />
sulla riva erano pure.<br />
E invece, con un suono violento, le fiamme gli sgorgarono dalla<br />
pelle e le sue grida agonizzanti si unirono a quelle degli altri.<br />
Le mani di Bryn si avvinghiarono intorno al remo con maggior
forza. Continuò a remare, mettendo tutta la forza che aveva in ogni<br />
colpo, desiderosa di superare quel luogo. La terrorizzava come non<br />
avevano fatto le altre sfide che avevano affrontato. Forse perché<br />
quello non era un vero e proprio cancello e non le venivano in mente<br />
né parole magiche né incantesimi. Erano soli, lei e Lokan e i fuochi dei<br />
dannati.<br />
Pur remando con foga, la barca rimaneva esattamente nella stessa<br />
posizione. Con un'occhiata da sopra una spalla vide che Lokan vogava<br />
in perfetta sincronia con lei. Lui alzò lo sguardo, la guardò dritto negli<br />
occhi e le disse: «In questo modo non lo varcheremo. Dobbiamo<br />
uscire».<br />
Piano piano Bryn comprese, e con la comprensione la colse un<br />
terrore gelido. Dovevano uscire dalla barca. Dovevano nuotare nelle<br />
acque del lago di fuoco.<br />
«La fila delle anime...» Non si scorgeva la fine. Era una parata di<br />
anime infinita. Se si mettevano in fila con loro, aspettando il turno,<br />
chissà per quanto tempo sarebbero rimasti intrappolati là dentro.<br />
«Non ci metteremo in coda.» Lokan le indirizzò un sorriso forzato,<br />
quindi appoggiò il remo, volteggiò oltre il bordo della barca e<br />
sprofondò nell'acqua.<br />
Il cuore nel petto di Bryn quasi si fermò.<br />
Lokan rimase immobile e per un istante non accadde nulla. Poi,<br />
all'improvviso, sulle punte delle dita gli si accesero delle scintille che gli<br />
corsero su per le braccia verso le spalle. I lineamenti gli si contorsero<br />
fino a diventare una maschera di dolore, ma lui mantenne la presa<br />
sulla barca e iniziò a spingerla verso la riva lontana. La pelle sembrava<br />
sciogliersi e il respiro era un ansimare stridulo e roco.<br />
Bryn, però, si accorse che non si muovevano.<br />
A causa sua. Perché lei era ancora sulla barca.<br />
A prescindere da quanto duramente Lokan la spingesse, non<br />
sarebbero andati da nessuna parte finché lei non fosse entrata nel lago.<br />
Un sudore freddo la inzuppò e tremava come se avesse avuto<br />
quaranta di febbre.<br />
Il torace di Lokan era ormai inghiottito dalle fiamme e lui grugniva
a ogni respiro. Il dolore doveva essere inimmaginabile. Stava per<br />
provarlo anche lei.<br />
Sentì le lacrime rigarle le guance e la paura paralizzarla, allora<br />
attinse mentalmente a un'immagine della figlia, la ragione di tutto ciò<br />
che stava facendo lì, e con un grido si costrinse a scavalcare il bordo.<br />
Tutto intorno, il ruggito delle grida di coloro che venivano<br />
consumati dal fuoco aumentò.<br />
Affondò le dita nella fiancata dell'imbarcazione e la tenne stretta,<br />
scalciando con tutte le sue forze nel tentativo di aiutarlo a spingerla in<br />
avanti.<br />
Un pensiero raccapricciante la inchiodò. Lokan non sarebbe uscito<br />
intero da quel lago: solamente alle anime che il fuoco non consumava<br />
era concesso di andarsene liberamente. E solo in quell'istante si rese<br />
conto che il fuoco lei non l'aveva sfiorata.<br />
E ne comprese anche il motivo.<br />
Istintivamente, con uno strappo aveva librato l'anima fuori di sé,<br />
l'aveva lacerata in due parti come aveva fatto la notte in cui lei e Dana<br />
erano fuggite. Aveva circondato se stessa con una bolla, uno scudo.<br />
Resasene conto, comprese anche che i suoi pietosi sforzi di spingere<br />
avanti la barca erano sprecati. Della sua forza poteva fare un uso<br />
migliore.<br />
L'estrema sofferenza che la investì fu implacabile, simile a coltelli<br />
che la pugnalavano, a seghe che la facevano a pezzi, ma si costrinse ad<br />
affondare ancora di più, ad accogliere con gioia il dolore, a cavalcarne<br />
ogni ondata, mentre costringeva la bolla della propria anima a<br />
dilatarsi ancora di più, estendendola in uno strato sottile tra Lokan e il<br />
fuoco.<br />
Lui boccheggiò e poi lo fece anche lei, lui per il sollievo, lei per il<br />
dolore. Perché il calore e l'orrore erano stati trasferiti su di lei, con il<br />
fuoco che scintillava ardendo contro quella bolla protettiva formata<br />
dalla sua anima scissa.<br />
«Ma che cazzo stai facendo?» ringhiò Lokan. La camicia gli pendeva<br />
di dosso a brandelli carbonizzati, scoprendogli il torace e le braccia, la<br />
pelle escoriata e ustionata. Scintille vaganti gli avevano lasciato il<br />
segno su una guancia e gli avevano bruciacchiato le punte dei capelli.
Bryn non sapeva che cosa si celasse sotto il pelo dell'acqua. Ustioni più<br />
vaste. Altro dolore.<br />
«Ti sto... salvando... il culo» riuscì a dirgli, mentre il dolore<br />
provocato dal mantenere l'anima divisa in due la privava delle parole,<br />
dei pensieri. Il fuoco si gonfiò, rabbioso, famelico, e tentò di<br />
annientare tutto ciò che lei era per non lasciarne che un guscio<br />
carbonizzato. «Nuota!» gli ordinò.<br />
Lui strinse i denti. Gli occhi gli s'incendiarono furiosi. Ma nuotò.<br />
Soffrendo centimetro dopo centimetro, raggiunsero la riva<br />
opposta. E per tutto il tempo le fiamme dell'eternità le lambirono<br />
l'anima con le loro lingue calde e rosse.<br />
Non riusciva a sopportarlo.<br />
Non poteva farlo.<br />
«Bryn!» Riconobbe il dolore nel suo tono di voce: sapeva che Lokan<br />
soffriva più per lei che per se stesso. «Qualunque cazzo di cosa sia<br />
quella che stai facendo, smettila! lo guarirò. Sopravvivrò.»<br />
Ma non poteva esserne sicuro e lei non poteva rischiare che si<br />
sbagliasse. Lui doveva uscire di lì a costo di qualsiasi sacrificio.<br />
Quindi lei poteva farlo e l'avrebbe fatto. Non aveva altra scelta.<br />
I secondi trascorsero con la lentezza di ore. Tutto intorno a loro le<br />
grida di coloro che venivano consumati si alzavano e si abbassavano in<br />
una sinfonia terrificante.<br />
«Là.» Bryn boccheggiò. Quell'unica parola per poco non le<br />
prosciugò qualsiasi riserva di energia ancora in suo possesso. Ma fu<br />
sufficiente.<br />
Lui voltò la testa, vide il cancello che si ergeva di fronte a loro al di<br />
là del muro di fuoco e nuotò con foga verso dì esso, trascinandola con<br />
sé.<br />
Più vicino, sempre più vicino. Il cancello incombeva ormai di fronte<br />
a loro e Bryn si sforzò di restare cosciente. Le parole giunsero e le voci<br />
dentro di lei invocarono la libertà. Per poco non fu sopraffatta dal<br />
bisogno frenetico di pronunciare il nome, di perdere se stessa,<br />
necessità resa ancora più pungente dal dolore che la consumava<br />
dall'esterno e dall'interno.
Se avesse perduto se stessa, l'anima le sarebbe rimbalzata dentro il<br />
corpo e non ci sarebbe stata più alcuna protezione, per nessuno dei<br />
due.<br />
Incontrò gli occhi di Lokan. In essi danzava il riflesso del fuoco e<br />
anche il riflesso di lei, minuscola, proprio come era minuscola a<br />
paragone delle fiamme, del lago e della prova dei Cancelli.<br />
Poi tutto ciò che vide e sentì provenne da molto, molto lontano. Si<br />
trovava ancora in quel posto, che però non era più quello, le capacità<br />
di scelta e di controllo completamente sottratte alla sua presa.<br />
«Tchetbi.» La parola uscì in un rantolo nello stesso istante in cui la<br />
protezione della sua anima venne meno.<br />
Lokan balzò in avanti, la agguantò per il dorso della maglietta e con<br />
una potente spinta la scaraventò nella barca proprio nel momento in<br />
cui entrambi gridarono: «Tchetbi!».<br />
L'imbarcazione si inclinò su un fianco e per poco non si capovolse.<br />
Scure e luccicanti, le spire di un enorme serpente - molto più grosso di<br />
tutti quelli che avevano incontrato - ruppero la superficie dell'acqua e<br />
Bryn desiderò potersi aggrappare alla barca, a un remo, a Lokan... a<br />
qualsiasi cosa. Ma era intrappolata in se stessa, incapace di fare altro<br />
che cadere sul fondo con un tonfo sordo mentre il serpente si<br />
immergeva in profondità e la barca sbatteva contro l'acqua,<br />
sollevando getti altissimi su entrambi i lati.<br />
Un'ondata di fuoco incombeva su di lei, un inferno, un calore che<br />
non aveva mai sperimentato prima. Gridò e poi gridò di nuovo, senza<br />
che di bocca le uscisse alcun suono. Gridava dentro la sua stessa mente<br />
mentre il muro di fiamme si abbatteva su di lei.
16<br />
Sono giunto, così da poter fare i conti con il mio corpo.<br />
Massiccio dello Zugspitze, Germania<br />
Libro egizio dei cancelli<br />
«Dae.» Roxy si scrollò di dosso le guardie e attraversò la stanza cupa<br />
dirigendosi verso di lui. Abbassò il mento accennando alla mano che<br />
ancora stringeva la gola della Matriarca. «Non saprei» esordì, «ma<br />
credo che strozzare la tua ospite possa rientrare nella categoria<br />
maleducazione.» La bocca dalle labbra piene si incurvò in un sorriso.<br />
«Hai fatto presto ad arrivare qui.»<br />
«Conosci il patto.» Occhi negli occhi con lei, si costrinse a restare<br />
calmo, sforzandosi di non afferrarla, baciarla e andarsene impettito<br />
con la propria compagna al seguito. Anche perché non sarebbe stato<br />
un gesto gradito. «Se scappi, ti riprendo.»<br />
«Non sono scappata. Si è trattato di un invito formulato con<br />
estrema efficacia al quale non ho saputo resistere.» Alzò gli occhi al<br />
cielo, poi li spostò sulla gola della Matriarca. «Lasciala andare. Non<br />
sono qui per farvi la guerra, ma di questo passo tu ne farai comunque<br />
scoppiare una.»Gli stava ormai di fianco e gli appoggiò una mano sul<br />
petto, facendogli battere forte il cuore, mentre un senso di sollievo lo<br />
travolgeva. Roxy era lì. Proprio lì.<br />
Sollevò lo sguardo e vide che anche Mal e Alastor avevano<br />
oltrepassato lo squarcio nel vetro e che Naphré e Calliope erano al<br />
loro fianco. Nessuna guardia aveva tentato di fermarle, cosa che<br />
andava a sostegno dell'asserzione di Roxy: le Matriarche non<br />
cercavano la guerra.<br />
«Visto?» proseguì lei seguendo il suo sguardo. «Nessuno ha fermato<br />
me né loro. Non ci sono minacce qui.»
«Niente minacce?» Scoccò un'occhiata a Beset. «Perché allora ci<br />
hanno rinchiusi in una cella?»<br />
«Per assicurarci che foste calmi e non aggressivi» spiegò Beset.<br />
«Già. Ha funzionato proprio benissimo.»<br />
Roxy si intromise tra loro. «Abbiamo bisogno di lavorare insieme.»<br />
«Insieme. Con Aset.» Quelle parole grondavano incredulità, ma<br />
non poteva pronunciarle in un altro modo. La sola idea dei figli di<br />
Sutekh che collaboravano con le Figlie di Aset... Quando Alastor<br />
commentò silenziosamente arcuando un sopracciglio e Mal rese palese<br />
la propria opinione in proposito spalancando gli occhi e poi<br />
socchiudendoli, Dagan concluse che i suoi fratelli la pensavano allo<br />
stesso modo.<br />
Ma in fondo i figli di Sutekh avevano per compagne delle Figlie di<br />
Aset. Più di così non potevano essere uniti.<br />
Era tutta una situazione dannatamente fottuta.<br />
«Qui è in gioco più della vostra misera inimicizia. Tutti devono<br />
collaborare» replicò Beset e solo in quel momento Dagan si accorse<br />
che si trovava di nuovo all'estremità opposta della stanza, seduta sul<br />
trono in legno. «Siete più forte di quanto mi aspettassi, mietitore. E<br />
meno aggressivo. Avevo pensato che, se mi aveste messo le mani<br />
addosso, avreste provveduto a terminare la mia esistenza. Il mio cuore<br />
e la mia anima compiacerebbero senza dubbio vostro padre.»<br />
«Non sono particolarmente interessato a compiacere mio padre al<br />
momento. E non ho alcuna lamentela nei vostri confronti.» Dagan<br />
indicò Roxy con la testa. «Finché lei sta bene, tra me e voi filerà tutto<br />
liscio. Fatele del male e...» Sollevò una spalla.<br />
«Oh... ma che... primitivo» commentò Hathor in tono neutro.<br />
«Già. È così che siamo. Primitivi fino al midollo. E adesso che<br />
abbiamo messo bene in chiaro le cose» continuò Mal, «perché non ci<br />
dite che diavolo sta succedendo qui?»<br />
Le Matriarche tacquero.<br />
«Avete detto che dobbiamo lavorare insieme» ricordò Alastor.<br />
«Tutti. Illustrateci questi tutti, se non vi dispiace.»
Forse dipese dai suoi modi eleganti. O forse dal fatto che aveva<br />
puntato su una domanda specifica, in ogni caso ottenne ciò che a<br />
Dagan e a Mal non era riuscito. Una risposta.<br />
«Aset, e il suo fratello-marito, Osiride, nutrono un particolare<br />
interesse per gli eventi e per l'esito dell'assassìnio di Lokan Krayl»<br />
rispose Hathor.<br />
«Un interesse politico?» s'informò Dagan.<br />
Silenzio accolse la sua domanda. Poi Amunet parlò: «Politico, sì. Ma<br />
anche personale».<br />
Il tono suggeriva che si sarebbe mangiata la lingua piuttosto di<br />
fornire loro quell'informazione, ma allora... perché?<br />
«Noi non ci fidiamo di voi né di nessuno della vostra gente,<br />
mietitore d'anime» rispose alla domanda che lui non aveva formulato<br />
ad alta voce. «Tuttavia, voi vi siete guadagnati un'esigua misura di<br />
fiducia, ciascuno di voi, e questo grazie alle vostre azioni recenti. Un<br />
vero enigma.»<br />
Nonostante non le vedesse il viso né l'espressione, dal modo in cui<br />
la Matriarca mosse la testa, lui ebbe l'impressione che avesse guardato<br />
prima Roxy, poi Naphré e infine Calliope.<br />
«Voi le avete protette.»<br />
«Non per Aset» mise in chiaro. «Né per nessun altro a parte noi<br />
stessi. Perdere Roxy...» Lanciò uno sguardo agli altri, sottolineando che<br />
parlava anche a nome dei fratelli e delle rispettive compagne. «... non<br />
è un'opzione da considerare.»<br />
«Sincerità ed emozioni dal seme di Sutekh. Sorprendente e<br />
inaspettato.»<br />
«E perché?» domandò Alastor. «Perché nostro padre è un serpente<br />
menzognero che ha assassinato il suo stesso figlio? Pensate dunque che<br />
la mela non possa cadere lontano dal ramo?» S'interruppe, dominando<br />
palesemente le proprie emozioni e, quando riprese a parlare, aveva di<br />
nuovo un tono secco e distaccato. «Be', queste sì.»<br />
Naphré lo inchiodò con uno sguardo implacabile e gli chiarì:<br />
«Queste sono le Matriarche, Alastor. Le anziane della mia stirpe. Ti<br />
prego». Ma nonostante la richiesta fosse cortese, la frase non lo era. Lei
in realtà stava dicendo chiaro e tondo al compagno di comportarsi<br />
bene.<br />
Lo sguardo che lui le indirizzò le assicurò condiscendenza, per il<br />
momento, e che la ricompensa sarebbe venuta dopo. Lei gli rivolse un<br />
sorriso appena percettibile.<br />
«E allora che ci facciamo qui?» indagò Dagan. «Perché rapire le<br />
nostre compagne? Per adescarci fin qui? lo non ho dubbi che sapeste<br />
del nostro arrivo.»<br />
«Non abbiamo rapito nessuna» precisò Beset. «Abbiamo offerto<br />
loro protezione per il timore che vostro padre tentasse di servirsi delle<br />
nostre Figlie come pedine per il suo gioco.»<br />
«Be', diciamo che ci crediamo. Ancora non spiega perché non le<br />
abbiate rilasciate al termine del meeting degli alleati.»<br />
«Perché non è ancora terminato» intervenne una nuova voce.<br />
Quella di un uomo che Dagan non aveva mai visto prima e che uscì<br />
dall'ombra. Alto, capelli scuri, gli occhi di un'insolita sfumatura di blu -<br />
un ghiaccio chiaro, orlato di un blu più scuro. E troppo luminosi, come<br />
se fossero illuminati. Quando poi Dagan girò la testa solo di poco,<br />
l'immagine dell'uomo sfumò sui contorni, come se da lui si irradiasse<br />
un calore che diveniva vapore a contatto con l'aria fredda. O come se<br />
non fosse veramente lì.<br />
Non era umano, ma lui non riuscì a leggere la sua traccia energetica<br />
e a dire con precisione di che tipo di soprannaturale si trattasse. Non<br />
era uno che aveva incontrato prima. Scambiò uno sguardo con i<br />
fratelli. Una veloce scossa del capo bastò a fargli capire che nemmeno<br />
loro sapevano attribuirgli un nome.<br />
«Il meeting è stato solo trasferito, con uno o due giocatori-chiave in<br />
meno» proseguì lo straniero. «E, quando verrà il momento, sarà<br />
indetto di nuovo alla presenza di tutte le divinità.»<br />
«E che cosa determinerà questo momento?» chiese Dagan.<br />
«Il ritorno di Lokan Krayl.»<br />
La stanza sprofondò nel silenzio. Così assoluto che Dagan sentì<br />
scorrere il proprio sangue.<br />
Lokan.
Non aveva osato sperare.<br />
«Avete informazioni che a noi sono oscure?»<br />
Lo straniero gli rivolse un sorriso forzato. «Credo di sì.»<br />
«E noi dovremmo fidarci di voi perché...»<br />
«Permettete che mi presenti. Il mio nome è Cahn Falconer e sono<br />
qui perché noi abbiamo un interesse comune.» Si interruppe, «lo sono<br />
lo zio di vostra nipote. Da parte di madre. E mi chiedevo se qualcuno<br />
di voi signori potrebbe prestarci assistenza per assicurarci che vostro<br />
padre non metta le sue mani assassine su di lei.» Lo sguardo scivolò su<br />
Roxy. «Roxy Tarn?» Il sorriso gli si allargò, facendo arruffare le penne<br />
di Dagan. «Dana mi ha chiesto di te.»
Inferi, i Dodici Cancelli di Osiride<br />
Bryn aprì gli occhi e rimase assolutamente immobile, in attesa del<br />
dolore. Che non arrivò.<br />
Voltò la testa e vide Lokan seduto per terra a cinque metri di<br />
distanza, la schiena appoggiata contro un grosso masso tondeggiante.<br />
«Ehi» lo salutò. Gracchiò, più esattamente. Le sembrava di aver<br />
mangiato batuffoli di cotone ma, a parte quello, si sentiva... bene.<br />
Lokan si mise in piedi con una spinta e fu in quel momento che lei<br />
notò che cosa aveva addosso. E ciò che non aveva addosso. I calzoni<br />
neri e nient'altro. Niente camicia. Niente scarpe.<br />
Nella mente le passarono in un flash immagini unite a sensazioni.<br />
Ricordò il fuoco. Ricordò il suono della voce di Lokan che urlava il suo<br />
nome e la sensazione di essere tenuta stretta da lui contro il petto, le<br />
braccia forti e sicure. Ricordò di avergli avvolto le mani intorno al<br />
collo e di averlo abbracciato perché era l'unica ancora di salvezza in<br />
quel mondo alla deriva.<br />
Si era sentita al sicuro. Ma da quando Lokan Krayl aveva iniziato a<br />
rappresentare un posto sicuro? Da quando si era permessa di fidarsi<br />
così tanto di lui?<br />
Anni prima, comprese. Nel corso del tempo, aveva smesso di<br />
vederlo come un nemico e aveva iniziato a considerarlo un partner<br />
con cui crescere la loro figlia, senza mai pensarci, senza mai analizzare<br />
la cosa. Era solo... andata così.<br />
«Che ne è stato delle tue scarpe?»<br />
«Un serpente se ne è presa una» raccontò in tono secco. «E per poco<br />
non si prendeva anche il mio piede. Non mi è sembrato valesse la<br />
pena di tenere solo l'altra.»<br />
Un serpente.<br />
«E la camicia?»<br />
«Carburante per il fuoco della dannazione.» Suonava teso.<br />
Arrabbiato.<br />
Cingendosi con le braccia, lei annuì, quindi lanciò uno sguardo alla
spiaggia di sassi. La barca era là, integra, intatta. Aveva esattamente<br />
l'aspetto che aveva avuto all'inizio di quel loro viaggio -<br />
un'imbarcazione in canne di papiro, dalla poppa e la prua ricurve,<br />
marchiata con simboli degli Inferi.<br />
«Non sei ansiosa di tornare a bordo?» Nella domanda una punta di<br />
irritazione.<br />
Lei gli rispose con una risata soffocata. «Nemmeno per idea.»<br />
Lokan si sollevò e avanzò fino a quando non fu in piedi dritto di<br />
fronte a lei, che gli fissò i piedi nudi, trovandone la vista stranamente<br />
intima. E molto più sicura che non guardargli il torace nudo.<br />
Lui si accovacciò, lasciando penzolare con noncuranza una mano<br />
tra le cosce divaricate. Allora lei non poté fare a meno di fissarlo:<br />
aveva un torace compatto e forte, dai muscoli snelli. Una sottile linea<br />
di peli castani gli percorreva il centro dell'addome e Bryn la seguì con<br />
lo sguardo fino alla cintura dei pantaloni.<br />
Lo aveva visto più di una volta senza camicia, quando si era<br />
fermato per la notte sul suo divano. E allora che cosa aveva quel<br />
momento da indurla a fissarlo fino a saziarsi di lui, da spingerla a<br />
desiderare di appoggiargli le mani sui muscoli del torace e a sentire il<br />
cuore che batteva? Era perché era stata così vicina a perderlo?<br />
Oppure perché lei lo avrebbe perso - e lui lei - al termine di quel<br />
viaggio?<br />
Chiudendo gli occhi, inspirò lentamente, senza sapere di preciso<br />
che cosa non andava in lei. Però, qualunque cosa fosse non le piaceva.<br />
Si sentiva come se il fuoco avesse raso al suolo le pareti e non le fossero<br />
rimaste che nude emozioni. Forse il fatto di non essere stata ridotta in<br />
cenere per un pelo faceva quell'effetto.<br />
Aprì gli occhi e prese la bottiglia d'acqua aperta, quindi ne tracannò<br />
diverse sorsate prima che lui le appoggiasse una mano sulla sua<br />
dicendole: «Piano». Brusco e conciso. Si chiese che cosa lo stesse<br />
tormentando.<br />
«Okay.» Contò mentalmente fino a tre, quindi bevve un sorso più<br />
piccolo. Lo sguardo tornò a scivolare sul suo petto e poi si abbassò<br />
sull'addome scolpito.
«E che ne è stato del tatuaggio?» gli chiese.<br />
Lui abbassò lo sguardo, poi lo sollevò. «E tu come sai del<br />
tatuaggio?»<br />
«Me l'ha detto Boone.»<br />
«Ti ha detto anche il resto?»<br />
Il fratello le aveva raccontato che Lokan era stato scuoiato e che il<br />
tatuaggio con il simbolo di Aset era stato spedito a suo padre quale<br />
trofeo dell'omicidio. Solo che era stato proprio suo padre ad<br />
assassinarlo e tutto quel trofeo non era stato altro che uno<br />
stratagemma per sviare i sospetti.<br />
Bryn si era sentita prendere dalla nausea nell'ascoltare i dettagli di<br />
quanto aveva sofferto.<br />
«Il tatuaggio l'hanno tagliato via.» Suonava pratico, come se un<br />
coltello che gli affettava la carne non fosse niente di straordinario, «lo<br />
sono guarito. Fa parte del mio metabolismo per metà divino. Guarisco<br />
molto in fretta.»<br />
«È per questo che non sei ustionato?» Bryn rabbrividì, pervasa dal<br />
ricordo ruggente delle fiamme e del dolore. Poi si accorse di non<br />
portarne traccia sulla pelle, di avere gli indumenti intatti, come se il<br />
muro di fiamme non l'avesse inghiottita. «E io? Perché non lo sono?»<br />
«Perché le anime dei dannati vengono consumate dalle fiamme.» Di<br />
nuovo quel tono secco, come se stesse azzannando le parole.<br />
«Quelle fiamme hanno tentato di consumare noi» precisò lei. «lo<br />
l'ho visto, l'ho avvertito. Il fuoco. L'ho visto dappertutto. E ti stava<br />
bruciando le braccia, il corpo... proprio come a me. E tu sei guarito<br />
così in fretta? Guarisci sempre tanto velocemente?»<br />
«No a entrambe le domande, lo ero in fiamme, ma non venivo<br />
consumato dal fuoco.»<br />
«E perché sembri tanto arrabbiato per questo?»<br />
«Non per questo.» Le prese la bottiglia di acqua di mano, le dita<br />
calde contro le sue. Con estrema attenzione, come se quel compito<br />
richiedesse la sua più completa e piena attenzione, appoggiò la<br />
bottiglia a terra e ci avvitò il tappo. Poi le prese il mento tra il pollice<br />
e l'indice, e la guardò dritto negli occhi. Era molto più che arrabbiato.
In quel momento Bryn se ne rese conto. Praticamente vibrava di una<br />
furia tenuta a stento a freno.<br />
«Il fuoco non mi consumava perché non consumava te. Tu hai fatto<br />
qualcosa che mi ha protetto, mi ha fatto da scudo e questo per poco<br />
non ti ha ucciso» la rimproverò con voce bassa e controllata.<br />
Lei scosse il capo. O quantomeno ci provò. Ma lui la stava tenendo<br />
per il mento e non le riuscirono che dei minimi movimenti laterali. Era<br />
furioso con lei perché lo aveva protetto?<br />
«Tu hai rischiato la tua vita per me, dannazione.» Non più tanto<br />
controllata. «Ma tu pensi che io lo voglia? Pensi che mi serva un altro<br />
carico di sensi di colpa sul mio carretto? Dana è stata rapita dai<br />
Setnakht a causa mia. lo ho messo mia figlia in pericolo e dovrò<br />
accettarlo. E adesso sei qui tu, in questo posto dove niente e nessun<br />
passo è sicuro.» Si arrestò, allontanò di scatto la mano e si passò le dita<br />
tra i capelli. «Riesco a malapena a sopportare di averti qui...»<br />
Le parole fecero breccia nelle sue difese, annientando i resti del<br />
muro che lei aveva eretto intorno alle proprie emozioni per poter fare<br />
ciò che doveva, affinché lui varcasse i Cancelli.<br />
Riusciva a malapena a sopportare di averla lì?<br />
Il dolore che si era aspettata di provare prima la investì in pieno,<br />
non fisicamente, ma straziandola e sbriciolando le sue emozioni e le<br />
sue difese. Si sentiva come se fosse scivolata sul marciapiede e<br />
l'avessero abbandonata lì, ferita e sanguinante. Aveva arginato tutto in<br />
bell'ordine in un serbatoio, e tenuto tutto sotto controllo. Ma in quel<br />
momento le crepe del muro stavano cedendo e tutto si sollevava<br />
pronto a liberarsi. Tutta la rabbia e la paura, tutto il dolore e il<br />
rimpianto.<br />
Con un grido rotolò di fianco, si alzò in piedi e rimase lì, lo sguardo<br />
abbassato su di lui, il respiro affrettato. «A malapena sopporti di<br />
avermi qui? Ti ho salvato il culo. Mi sono strappata in due...»<br />
Lui si mosse con una rapidità tale da essere su di lei prima che<br />
potesse rendersi conto che si era spostato. La prese per un braccio e la<br />
girò di scatto perché lo guardasse dritto in faccia. «Certo, tu mi hai<br />
salvato il culo ed è proprio questo il problema, lo non ti voglio in<br />
pericolo, lo ti voglio fuori dai rischi. Non ti voglio qui. Ti voglio nella
tua cucina a cucinare i biscotti insieme a nostra figlia.»<br />
«Tu non hai voce in capitolo.» Le parole le sfuggirono di bocca,<br />
legate a tutta la disperazione, la rabbia e la paura represse che aveva<br />
rinchiuso dentro di sé per così tanto tempo. Credeva davvero che a lei<br />
la cosa piacesse? Che avrebbe scelto quella strada se fosse esistita<br />
un'altra possibilità? «Che cosa ti fa pensare di avere voce in capitolo?<br />
lo...»<br />
Con uno strattone Lokan la trasse a sé e la baciò, famelico,<br />
insistente. E lei ricambiò il bacio, riversandoci tutta la paura e il dolore,<br />
aprendogli la bocca e prendendogli tra i denti il labbro inferiore e<br />
mordendolo persino quando le mani strette in un pugno si<br />
sollevarono a colpirgli il petto. Voleva picchiarlo, fargli male, perché<br />
era morto e perché aveva abbandonato lei e Dana. E poi perché era il<br />
figlio di Sutekh, e per tutte le notti che era rimasta a letto sveglia, con<br />
le lacrime che scivolavano dagli angoli degli occhi mentre spiegava le<br />
proprie antenne negli Inferi alla ricerca di lui, ritornando sempre a<br />
mani vuote.<br />
Prendendola per i polsi, lui le abbassò le mani lungo i fianchi con<br />
uno strattone, quindi passò al comando con un bacio che le tolse il<br />
respiro, i pensieri, la volontà.<br />
Bryn avvertì il freddo della pietra contro la schiena quando lui la<br />
inchiodò al masso, schiacciandola con il proprio peso, il membro già<br />
duro e pronto.<br />
La mano libera le percorse il dorso su e giù, chiudendosi sul suo<br />
sedere, poi sulla coscia, di nuovo sul sedere.<br />
Non aveva un tocco gentile o delicato. E non voleva esserlo.<br />
Liberando di scatto i polsi dalla sua presa, Bryn gli premette i palmi<br />
contro il torace e avverti il suo cuore bombardarle le mani. E la pelle<br />
liscia, e i muscoli compatti. Lokan era esattamente come nel suo<br />
ricordo di quella notte di tanto tempo prima, a Miami.<br />
No.<br />
Era più duro, più scarno. E l'allegria era svanita.<br />
Quella era fame. Necessità.<br />
E lei aveva stratificazioni nell'animo che allora non erano esistite,
formatesi nel corso di sette anni sulle fondamenta dell'affetto e della<br />
cura della loro bambina. E in seguito innalzate con mattoni di lutto e<br />
di lacrime quando aveva creduto di averlo perduto per sempre.<br />
Strappando la bocca dalla sua, Bryn gli premette le labbra sul petto,<br />
sopra il cuore, quindi gli affondò i denti nella carne, marchiandolo, le<br />
dita tra i suoi capelli.<br />
Lokan le tirò la testa all’indietro in modo da poter rivendicare di<br />
nuovo la sua bocca. Le loro lingue danzarono, i loro corpi si<br />
premettero con forza l'uno contro l'altro.<br />
Sollevatasi sulle punte, Bryn si plasmò contro di lui. Anche una sola<br />
molecola d'aria era di troppo tra loro. Avvertiva solo fame e necessità.<br />
Troppi vestiti e troppo poca pelle.<br />
Si strappò di dosso la maglietta, e cincischiò con il reggiseno. E<br />
infine il gancetto cedette.<br />
«Cazzo» mormorò lui, trascinandole i denti lungo la gola. «Sei così<br />
dannatamente dolce, Bryn.» Una mano scivolò sul sedere,<br />
stringendola a sé così che sentisse la pressione dell'erezione contro i<br />
genitali, e l'altra le si richiuse sul seno, con il pollice che le stuzzicava il<br />
capezzolo mentre lei, al contatto, inarcava la schiena. «Cazzo»<br />
mormorò di nuovo, prima di abbassare la testa per prendere in bocca<br />
il capezzolo e succhiarlo con un'intensità sufficiente a provocare<br />
l'effetto di una scossa elettrica al basso ventre.<br />
I fianchi si premettero contro quelli di lei, inchiodandola alla roccia,<br />
mentre lui godeva dei suoi seni, muovendosi dall'uno all'altro fino a<br />
lasciarla ansimante a ogni carezza della lingua e a ogni graffio dei denti<br />
sulla carne sensibile.<br />
«Oh, ti prego, Lokan. Per favore, per favore.» Aveva il fiato corto e<br />
la schiena inarcata.<br />
Intrecciando una mano ai suoi capelli, lui le tirò indietro la testa in<br />
maniera da poterla baciare esattamente dove voleva con le labbra, la<br />
lingua e i denti, in profondità.<br />
Lei armeggiò con il bottone dei calzoni, poi con la cerniera, le dita<br />
impacciate, il respiro roco. Infine le mani sfiorarono il rigonfiamento<br />
compatto dell'erezione. Gli strattonò i calzoni finché non gli<br />
scivolarono di alcuni centimetri sui fianchi e il pene balzò fuori di
scatto.<br />
La voglia la prese, calda e liquida, mentre ci richiudeva intorno una<br />
mano e ne sentiva la pelle di velluto e il calore bruciante.<br />
Lui ebbe uno scatto, il respiro gli abbandonò i polmoni in un sibilo<br />
veloce. Poi si preoccupò di abbassarle i jeans con strappi rapidi finché<br />
non le imbottirono le ginocchia. La bocca incontrò una spalla, una<br />
clavicola e la curva del seno.<br />
Ansimando, Bryn si liberò con un calcio di una gamba dei pantaloni<br />
senza preoccuparsi dell'altra perché lui le stava passando le braccia<br />
sotto le cosce e la sollevava, posizionandola con la schiena contro la<br />
roccia, le gambe divaricate che gli cingevano i fianchi, aprendola per<br />
sé. La tenne ferma così mentre portava la punta del pene contro la<br />
vagina. Era così bagnata e pronta.<br />
Sì spinse dentro di lei, allargandola, aprendola. Quindi si ritrasse di<br />
poco e le strappò un grido quando la riempì con una spinta più forte,<br />
la sensazione quasi troppo intensa.<br />
Bryn rovesciò il capo all’indietro contro la roccia mentre lui si<br />
muoveva su di lei, duro, con spinte profonde che la inchiodavano,<br />
non permettendole che di aspettare e sentire.<br />
Lokan affondò completamente, digrignando i denti contro il<br />
piacere così intenso e puro che pensò che si sarebbe lasciato andare e<br />
sarebbe venuto all'istante. Non erano né il luogo né il momento per<br />
fare una cosa del genere. Non era da furbi e non era prudente. Ma non<br />
gliene fregava niente. Non poteva fare altro che perdersi dentro Bryn,<br />
sentire la stretta calda della sua vagina, le unghie che gli mordevano<br />
pungenti la pelle e il piacere di essere dentro di lei. Di essere<br />
esattamente dove voleva e aveva il bisogno di essere.<br />
«Sei così calda. Così stretta. Maledizione, è così bello» mormorò<br />
rauco, affondando il viso contro il suo collo.<br />
Non sapeva che diavolo stesse provando. Sapeva soltanto che,<br />
qualunque cosa fosse, lo governava, lo incitava, lo faceva impazzire<br />
mentre spingeva con forza in profondità. L'aveva desiderata per così<br />
tanto tempo, negandosi il diritto di dirglielo o di dimostrarglielo<br />
perché preferiva avere quel pratico cameratismo piuttosto che niente
del tutto.<br />
E lei aveva messo ben in chiaro che tra loro esistevano dei muri ben<br />
definiti. Per quei lunghi anni Bryn gli aveva chiarito abbondantemente<br />
il concetto.<br />
Be', al diavolo i muri e al diavolo i confini, al diavolo anche il fatto<br />
che lei gli dovesse delle spiegazioni sul motivo preciso per cui lui non<br />
era potuto entrare nel suo letto per tutto quel tempo. Lei gli<br />
apparteneva. Era sua.<br />
E in quel momento lui la stava rivendicando prima che uno di loro<br />
- o forse entrambi - fosse annientato e quell'occasione non si<br />
ripresentasse mai più.<br />
Non si era permesso di riconoscere i propri sentimenti fino a quel<br />
momento. Fino a quando non aveva visto quel muro di fuoco<br />
inghiottirla, incenerirla, e lui si era sentito pronto a ridurre in brandelli<br />
gli interi Inferi pur di liberarla, pur di vederla al sicuro. Pur di stringerla<br />
un'altra volta tra le braccia.<br />
Potevano anche non uscirne vivi. Uno dei due poteva morire. Non<br />
era forse un dannatissimo richiamo a darsi una mossa? Non aveva<br />
intenzione di aspettare per rivendicarla.<br />
Lei lo afferrò per i capelli e gli riportò con uno strattone la bocca<br />
sulla propria, baciandolo con ardore mentre i fianchi si muovevano<br />
contro i suoi e quel calore delizioso lo avvolgeva stretto, guidandolo.<br />
Lokan non pensò più, si limitò a sentire, la sua bocca, i suoi seni, le<br />
sue unghie che gli rigavano la pelle. Bryn gemette, aggrappandosi a lui<br />
e spingendo i fianchi al ritmo dei suoi.<br />
Il corpo di Lokan tremò. La testa gli girava, non riusciva a pensare<br />
che a lei, a nient'altro che a Bryn. Che gli apparteneva. Era sua. Lo era<br />
sempre stata.<br />
Spinse una mano tra i loro corpi, trovò il rigonfiamento caldo e<br />
umido del clitoride e premette.<br />
Le unghie gli affondarono nella pelle, gli occhi le si serrarono. Bryn<br />
pronunciò il suo nome in un soffio, continuamente, mentre<br />
raggiungeva l'orgasmo, il corpo stretto in spasimi contro quello di<br />
Lokan e il piacere che la travolgeva.
Una ultima spinta più forte e lui la raggiunse, il membro che le<br />
pulsava dentro mentre la teneva stretta a sé. E non aveva alcuna<br />
intenzione di lasciarla andare.
17<br />
Questo dio avanza verso questo pilastro, e lo oltrepassa, e gli dei<br />
che sono net luogo segreto lo acclamano.<br />
Libro egizio dei cancelli<br />
Bryn si aggrappò a Lokan, osando a stento respirare. Era caldo e<br />
forte e, per quel momento, era suo. Come avrebbe potuto lasciarlo<br />
andare? Come avrebbe potuto perderlo un'altra volta?<br />
Una stretta al cuore. Eppure stava per succedere. Senza possibilità di<br />
obiettare. Aveva accettato il prezzo che Osiride aveva negoziato con i<br />
suoi fratelli. Il dio avrebbe lasciato passare Lokan Krayl, ma la sua<br />
guida sarebbe rimasta negli Inferi. Un'anima per un'anima. Non c'era<br />
modo di cambiare le cose.<br />
Boone glielo aveva comunicato con le lacrime agli occhi. L'aveva<br />
scongiurata di non accettare. L'aveva pregata di lasciare che fossero lui,<br />
Jack e Cahn a proteggere Dana. E anche lei.<br />
Ma tutti loro sapevano che esisteva un unico modo grazie al quale<br />
Bryn sarebbe riuscita a proteggere la propria figlia: doveva riportare<br />
Lokan a casa.<br />
Lo fissò, fissò i suoi capelli color del sole, ispidi e arruffati, e gli occhi<br />
blu che la scrutavano intensamente,come se potessero vedere fino in<br />
fondo alla sua anima.<br />
Ma non poteva. E lei doveva dirglielo. Aveva bisogno di spiegargli<br />
il patto. Lokan aveva il diritto di sapere che uno dei due non avrebbe<br />
fatto ritorno. Come poteva farlo, specialmente in quel momento?<br />
Abbassando la testa, lui la baciò, piano e con dolcezza, indugiando<br />
con le labbra sulle sue. Quindi la prese tra le braccia e la portò sulla<br />
riva del fiume.<br />
«Non possiamo mangiare né bere nulla qui» gli ricordò lei, fissando
la superficie liscia dell'acqua, «ma dato che una nuotatina nel lago di<br />
fuoco l'abbiamo già fatta immagino che ci si possa anche fare un<br />
bagno...»<br />
«Ma...?»<br />
«Be', mi preoccupano un po' i serpenti.»<br />
Lui scoppiò a ridere, un suono aspro che la colpì dritto al cuore,<br />
serrandoglielo in una morsa. «Ti proteggerò io.»<br />
Nascondendo il viso contro il suo collo, lei annuì. «Lo so.» Era così.<br />
E lei ci contava, non per se stessa, ma perché sapeva che lui avrebbe<br />
spostato le montagne per tenere la propria figlia lontana dai pericoli,<br />
ed era quello che contava.<br />
Lei non poteva competere con Sutekh, ma, a quanto diceva Boone,<br />
Lokan sì. Secondo Boone la morte aveva cambiato il mietitore e la sua<br />
rinascita ancora di più. Al punto che sarebbe stato in grado di<br />
competere con il padre, il quale non avrebbe più potuto avere la<br />
supremazia. Bryn non aveva capito esattamente come potesse essere<br />
possibile e suo fratello aveva giocato la carta<br />
a-meno-che-tu-non-abbia-un'idea-migliore, che l'aveva portata a<br />
concludere che forse nemmeno lui era a conoscenza di tutto.<br />
E così, se da un lato lei non era completamente all'oscuro dei fatti,<br />
dall'altro non era nemmeno una vera e propria fonte di informazioni.<br />
Su un punto Boone era stato chiaro: Lokan doveva scoprire da solo i<br />
cambiamenti in se stesso. Lei non poteva rivelargli nemmeno quel<br />
poco che sapeva.<br />
E nonostante avesse tutti i migliori propositi di lasciare solo la verità<br />
tra loro, non riusciva a metterli in pratica.<br />
Lokan entrò deciso nell'acqua fino a quando non gli raggiunse il<br />
torace, quindi le passò le mani sugli arti, sulla schiena e sull'addome.<br />
Lei ricambiò il favore, lavandolo e assaporando la sensazione di avere<br />
sotto le dita le cosce, la vita e il dorso muscoloso. Non aveva nessuna<br />
cicatrice del tormento che aveva patito nel fuoco e nemmeno tracce<br />
dello scuoiamento precedente. Non esternamente.<br />
«Non sei più lo stesso» gli disse, chiedendosi se lui, a quelle parole,<br />
non avrebbe guardato con maggior attenzione in se stesso, se non si<br />
sarebbe accorto dei cambiamenti.
Lui si ritrasse e la osservò, quindi le fissò una ciocca di capelli dietro<br />
un orecchio. «Ah, no?»<br />
Lei gli sorrise, tuttavia ebbe la sensazione che lui riuscisse a scorgere<br />
la tristezza che aveva dentro .e che tentava di nascondere. «Hai i<br />
capelli un po' più lunghi» osservò. Poi gli passò la punta del dito<br />
dall'angolo dell'occhio fino alla tempia. «E l'espressione un po' più<br />
dura.»<br />
Purtroppo i cambiamenti erano molto più profondi. Bryn dovette<br />
mordersi un labbro per non lasciarsi scappare di bocca domande e<br />
congetture, dicendogli tutto ciò che le passava in un lampo per la<br />
mente, perché parlare tanto per riempire il silenzio - quel silenzio<br />
terribile che aveva fatto da testimone alla sua sofferenza - era una cosa<br />
che non desiderava.<br />
Infine Lokan si strinse nelle spalle. «Qualcosa doveva pur cambiare.»<br />
Lei rimase in attesa, sperando e temendo che aggiungesse dell'altro.<br />
Non lo fece. Le accarezzò la pelle, come se non riuscisse a staccarle le<br />
mani di dosso, quindi la baciò e la toccò.<br />
«Dovremmo andare» gli ricordò alla fine trattenendolo per i polsi,<br />
anche se non erano quelle le parole che desiderava mormorare e<br />
anche se avrebbe desiderato godere di quel momento di intimità,<br />
magari non proprio in quel posto...<br />
«Già.» La baciò di nuovo. Un bacio che era più che solo passione. Le<br />
cinse la vita con un braccio e s'incamminò con lei verso il punto in cui<br />
avevano lasciato gli indumenti.<br />
Una volta rivestiti, l'aiutò a montare in barca, quindi ci salì a<br />
propria volta e se la tenne contro un fianco dicendole: «Cerca di<br />
dormire, Bryn. Resterò io di guardia».<br />
Lei pensò di protestare. Ma la verità era che, nell'attimo stesso in cui<br />
Lokan le aveva detto di dormire, si era sentita esausta, come se avesse<br />
avuto le membra di gelatina e il collo pieno di piume.<br />
«Parlami, Bryn. Lascia che ti ascolti.»<br />
«Vuoi che parli finché non mi addormento?»<br />
«Be', se funziona...»<br />
Lei scoppiò a ridere, ma per una volta non le venne in mente
nemmeno una parola. Sapeva che lui voleva sentirla chiacchierare del<br />
più e del meno, di quelle cose sulle quali divagava sempre mentre<br />
impastava gli ingredienti per i biscotti. Tuttavia quello poteva essere<br />
l'unico momento di calma a sua disposizione per rivelargli le cose che<br />
lui aveva davvero bisogno di sapere. Su di lei. Su Dana.<br />
La sonnolenza la travolse, ma si costrinse a restare ben sveglia.<br />
«Dana dovrebbe restare umana almeno fino alla pubertà.»<br />
Sotto la sua guancia, il torace di lui si sollevò e si abbassò. «È stato<br />
allora che sono comparse le tue doti?»<br />
Le sfuggì una cupa risata che echeggiò contro le pareti cavernose.<br />
«No. lo sono stata una fioritura tardiva. Sono apparse alcuni anni<br />
prima che ti incontrassi. Boone mi ha fornito una spiegazione secca e<br />
chiara: mi ha detto che cos'ero e che cosa i miei fratelli si aspettavano<br />
da me.»<br />
Lui le prese una ciocca di capelli e se la passò tra le dita. Poi lo fece<br />
di nuovo, più volte. «Quegli stessi fratelli con i quali hai lasciato mia<br />
figlia.»<br />
Le parole erano aspre, il tono no. Non contenevano alcuna accusa<br />
e Bryn era certa che lui fosse persuaso che fosse stata l'unica scelta<br />
possibile.<br />
Non poteva volergliene se era scettico. Preoccupato. E lei<br />
apprezzava il fatto che non fosse passato all'attacco. E se l'era<br />
aspettato in fondo, perché così era stato il Lokan che aveva conosciuto<br />
prima della sua morte.<br />
«Proprio quelli» confermò, «lo non posso proteggere Dana. Non da<br />
tuo padre. E nemmeno da qualsiasi altra divinità sappia ormai della<br />
sua esistenza. I miei fratelli invece sì. Almeno fino al tuo ritorno. Tu la<br />
libererai da loro. E la terrai al sicuro da tuo padre.»<br />
«E vivrà felice e contenta.»<br />
Lei allungò il collo per sollevare gli occhi nei suoi. «Lokan...»<br />
«La libererò.» Nella voce nemmeno la più pallida ombra di dubbio.<br />
Si fece di nuovo scivolare i suoi capelli tra le dita. «È ciò che hai fatto<br />
anche tu...? Ti sei liberata?»<br />
«Non era poi così male, Lokan, ma io avevo bisogno di sfuggire alla
vita che loro avevano pianificato per me. Di liberarmi dal loro<br />
controllo. Di essere libera di vivere.»<br />
«E poi come è andata?»<br />
Sentendo la sua risata breve e secca, Bryn si chiese se non stesse<br />
ripensando alla propria esistenza. Da quanto aveva capito, a<br />
prescindere dalla libertà e dai poteri di cui godevano, i mietitori erano<br />
fondamentalmente vincolati a Sutekh. «Non proprio come me<br />
l'aspettavo.» Tentò di scegliere le parole, quelle giuste, ma in<br />
qualunque modo glielo avesse raccontato sarebbe comunque suonata<br />
come una cosa terribile. Perché lo era. Ciò che aveva pianificato. Ciò<br />
che aveva fatto. Il casino che aveva combinato perché era stata una<br />
ragazzina che si ribellava, proprio come facevano tantissime ragazzine.<br />
Solo che le altre non si trasformavano in bombe a orologeria<br />
soprannaturali. Si limitavano a diventare giovani e sciocche.<br />
«Su, Bryn, va' avanti.»<br />
«Non è bello.» Esitò. «E io non ne esco sotto la migliore delle luci.»<br />
Lui immerse il remo e si chinò in avanti per appoggiarle<br />
leggermente il mento sulla testa prima di raddrizzarsi di nuovo,<br />
mentre lei chiudeva gli occhi desiderando che... «Dimmelo lo stesso.»<br />
«lo non ho mai conosciuto mia madre. Mi ha abbandonata appena<br />
nata.»<br />
«Era una soprannaturale. Una guida.»<br />
«Sì.» Era difficile. Troppo difficile. Stava per mettere a nudo tutta la<br />
più cruda verità riguardo a ciò che era e alle scelte che aveva<br />
compiuto, ogni errore e ogni passo falso. Ma se non glielo avesse<br />
detto lui sarebbe ritornato impreparato e Dana ne avrebbe sofferto.<br />
«Mi hanno cresciuto i miei fratelli.»<br />
«E tuo padre?»<br />
Oh, no! Non voleva proprio pensarci. Quello era un barattolo<br />
pieno di vermi che non voleva assolutamente aprire. «Non rientra<br />
nella storia.»<br />
«Una volta mi hai raccontato che i tuoi fratelli erano un po' più<br />
vecchi di te.»<br />
«Di circa settantacinque anni.»
Lokan restò in silenzio per un momento, «lo li ho salvati, lo sapevi?»<br />
«No. Sì. Cioè, non l'ho saputo che poco tempo fa. Boone mi ha<br />
raccontato del treno proprio prima che arrivassi qui.»<br />
«Tu non eri ancora nata.»<br />
Lei rise. «No. lo ho davvero ventisette anni, non cento. Sai, quando<br />
ero bambina, non avevo mai notato che ci fosse qualcosa di strano<br />
nella mia vita o nei miei fratelli. Loro assumevano delle bambinaie che<br />
si prendevano cura di me e un gran numero di guardie armate, lo<br />
credevo che fossero lì per proteggermi dai nemici dei miei fratelli. Dal<br />
genere umano. E infatti era così. Ma erano anche lì per proteggermi da<br />
qualsiasi minaccia soprannaturale.»<br />
Bryn sentiva il cuore di Lokan batterle sotto la guancia, nel punto in<br />
cui lei gli si appoggiava sul petto. Chiuse gli occhi ad ascoltarne ogni<br />
singolo battito sordo, pensando a quanto fosse bello udirlo, a quanto<br />
fosse bello stargli vicina. Non si era mai concessa di riconoscere quanto<br />
avesse desiderato un momento così, quanto quella notte a Miami le<br />
fosse rimasta impressa nella mente.<br />
«Vai avanti» la sollecitò lui, strappandola alla foschia nella quale era<br />
andata alla deriva.<br />
«Da piccola non avevo mai notato che i miei fratelli maggiori<br />
restavano sempre sulla soglia dei trent'anni. Erano così quando io<br />
avevo cinque anni. Erano così quando ne ho compiuti dieci. Quando<br />
ho raggiunto i quindici, scherzavo con loro sul fatto che fossero ricorsi<br />
a un chirurgo plastico fantastico. E a diciotto non scherzavo più con<br />
loro perché a quel punto mi avevano messa al corrente di ciò che ero.»<br />
Avvertì la tensione invadere i muscoli di Lokan.<br />
«E a quel punto ti stavano già usando. Sfruttavano le tue doti a loro<br />
vantaggio.»<br />
Stranamente, Bryn avvertì il bisogno di difenderli. Una cosa<br />
davvero pazzesca perché aveva trascorso anni a detestarli, a odiare le<br />
restrizioni nelle quali la costringevano. Aveva trascorso ogni singolo<br />
secondo aspettando l'occasione per liberarsi. Poi aveva avuto una<br />
figlia e aveva visto alcune delle loro azioni con occhi diversi.<br />
«Non è che io li voglia difendere e non è che io possa sopportare il<br />
pensiero di quella vita per Dana, ma sono giunta a capire che i miei
fratelli hanno agito in parte per amore.» Scoppiò in una risatina. «Che<br />
fratelli stupidi. Non si ingabbia ciò che si ama.»<br />
Lokan rimase in silenzio per un lungo momento. «No» concordò.<br />
«Non si fa. Ma io capisco il motivo per cui possono essersi comportati<br />
in quel modo.»<br />
Lei si raddrizzò e lo guardò negli occhi. «Tu non lo faresti mai a<br />
Dana.»<br />
«No.»<br />
Certo, lo sapeva. Ma ascoltarlo dalle sue labbra la fece sentire come<br />
se le avesse fatto un regalo. «Penso che lavorare per i miei fratelli non<br />
sia stato molto diverso dal farlo per tuo padre.» Accidenti. Pessima<br />
scelta dei termini. Lavorare per suo padre aveva portato al suo<br />
assassinio. «O molto diverso dall'aiutare i tuoi fratelli» si affrettò ad<br />
aggiungere.<br />
«lo una possibilità di scelta l'ho avuta» osservò. «A quanto pare, tu<br />
invece no.»<br />
«Davvero hai avuto scelta, Lokan?» gli chiese con voce sommessa.<br />
Lui la trasse di nuovo contro di sé. E dopo un secondo dichiarò:<br />
«Una storia alla volta. Intanto atteniamoci alla tua».<br />
«All'inizio era quasi... eccitante, lo facevo il mio dovere, eseguivo i<br />
loro ordini, guidavo le anime dal dio degli Inferi con il quale loro<br />
avevano bisogno di cementare un'alleanza in quel momento. Vivevo<br />
sotto la loro protezione. Certo, questo in realtà significava sotto il loro<br />
controllo. Poi le cose sono cambiate. A mano a mano che, crescendo,<br />
diventavo più esperta, il loro controllo si faceva serrato al punto che<br />
ero disperata. Soffocavo. Non ero mai da sola. Nemmeno per un<br />
secondo. Riesci a immaginare cosa significa? Ero sempre sorvegliata<br />
dalle guardie.» Deglutì. «Persino in bagno. Dicevano che era per la mia<br />
stessa sicurezza. Be', avendo le conoscenze attuali, penso che, forse, in<br />
parte lo fosse. Ma in quel periodo vedevo solo che ero prigioniera,<br />
senza via d'uscita e senza alcuna speranza.»<br />
«Ti facevano del male?»<br />
Dal modo in cui glielo domandò, Bryn comprese che, in quel caso,<br />
lui avrebbe reso il piacere con gli interessi. «No. No, nulla del genere.
Mi coccolavano e mi viziavano, mi tenevano chiusa a chiave per<br />
proteggermi da qualsiasi pericolo o minaccia. Jack mi portava regali.<br />
Continuamente. Gioielli, vestiti, libri. Avevo una cucina che avrebbe<br />
fatto la felicità di qualsiasi chef a cinque stelle.»<br />
«È stato allora che hai iniziato a sfornare biscotti?»<br />
«Un giorno, durante una crisi adolescenziale, una delle mie guardie<br />
ha tirato fuori gli ingredienti in un disperato tentativo di distrarmi.<br />
Funzionò. Dopo quella volta, Jack mi fece progettare la cucina. Però<br />
ero la principessina rinchiusa. Mi mandavano a guidare un'anima che<br />
dovevano consegnare per il loro tornaconto politico e poi mi<br />
rispedivano nella mia torre d'avorio.»<br />
«Quando ti ho incontrata io, non eri in una torre d'avorio.»<br />
«Ero scappata.»<br />
«E come, se ti guardavano a vista?»<br />
«Non è mai venuto loro in mente che io potessi scappare. I miei<br />
custodi erano lì per la mia protezione, non per la mia detenzione.<br />
Quando l'ho capito, ho iniziato a fare ricerche. Sapevo di essere<br />
imparentata per metà con i miei fratelli. Lo stesso padre, ma madri<br />
diverse. E sapevo che mia mamma se ne era andata, lo non l'ho mai<br />
conosciuta, avevo sempre supposto che fosse morta dandomi alla<br />
luce. Avevo una guardia che era con me da quando ero piccola: non<br />
ricordo una sola volta in cui non ci fosse. Un tipo burbero, non molto<br />
loquace. Si chiamava Crandall Butcher. E lui mi ha insegnato dei<br />
trucchi su come nascondermi. Su come sopravvivere, solo nel caso in<br />
cui ne avessi bisogno. È stato lui a dirmi come stavano le cose. Mia<br />
madre era ciò che sono io e io ero stata il prezzo della sua libertà. Una<br />
guida per rimpiazzare una guida.»<br />
Lokan la strinse con maggior forza. «Come sei finita a Miami? Che<br />
cosa cercavi quella notte?»<br />
«Te» sussurrò lei, rimpiangendo che non fosse vero. Non lo era.<br />
Con sua immensa vergogna era andata a cercare un maschio<br />
soprannaturale, un maschio soprannaturale qualsiasi, per generare un<br />
figlio. E si era ritrovata in quel locale solo perché suo fratello ne<br />
parlava continuamente, raccontandole quanti soprannaturali lo<br />
frequentassero. Naturalmente, la notte in cui lei aveva scelto di
andarci, c'era stato solo Lokan.<br />
«Sono lusingato» commentò lui in tono secco e leggermente<br />
divertito. «Ma sappiamo entrambi che è un po' stiracchiata come<br />
risposta.»<br />
Lei trasse un respiro. «Sono scappata. Da Boone, da Jack e da Cahn»<br />
raccontò d'un fiato. «Erano mesi che lo progettavo. Avevo nascosto i<br />
soldi, assunto una falsa identità. Avevo preparato tutto ciò a cui ero<br />
riuscita a pensare mi servisse per la fuga. Quando entravo...» Si sentì le<br />
guance avvampare all'istante. Non esisteva un modo piacevole per<br />
raccontare quella storia.<br />
«Entravi... dove?»<br />
«Immagino che si potrebbe affermare che sono entrata in calore.<br />
Quattro volte. Le uniche quattro volte della mia vita in cui sarebbe<br />
dovuto accadere. Le guide hanno un periodo di tempo limitato per<br />
riprodursi. E quando è terminato è terminato, lo per la maggior parte<br />
del tempo cercavo qualcuno con cui accoppiarmi.» Cavolo, se era<br />
dura. Si sentiva venire la nausea a mettere tutto sul piatto, così nudo e<br />
crudo. Lei non era più la stessa ragazza che aveva fatto quelle cose, che<br />
aveva commesso quei terribili errori.<br />
Lokan doveva aver percepito la sua angoscia perché le stampò un<br />
bacio sulla testa e le disse: «Eri una ragazzina. Qualsiasi cosa tu abbia<br />
fatto, qualsiasi scelta tu abbia compiuto, eri una ragazzina. Lo conosci,<br />
no, il detto: del senno di poi...».<br />
«Tu di quella notte cambieresti qualcosa?» gli chiese d'un fiato,<br />
quindi chiuse gli occhi e affondò i denti nel labbro inferiore,<br />
chiedendosi per quale motivo gli avesse chiesto una cosa del genere.<br />
Per quella che le parve un'eternità, lui non aprì bocca, infine<br />
rispose: «Sì.». Quell'unica parola. Bryn trattenne il fiato in attesa di una<br />
spiegazione, che non giunse. «La tua storia, Bryn. lo sto aspettando il<br />
resto» si limitò ad aggiungere poi.<br />
Lei strinse le labbra e ci passò sopra la lingua, «lo dovevo<br />
accoppiarmi. E non ero brava in quel genere di cose. Non riuscivo a<br />
trovare un soprannaturale, quindi ci ho provato con un umano e non<br />
è successo niente. Non sono rimasta incinta. Ho incontrato uno<br />
scagnozzo terreno con un basso livello di traccia energetica, ma era
così ubriaco che si è addormentato prima che finissimo.» Deglutì e<br />
allontanò il braccio di Lokan da sé, non sentendosi più stanca e non<br />
volendo affrontare la cosa da codarda. Si raddrizzò e lo guardò dritto<br />
negli occhi. «Be', alla fine sei arrivato tu. Sono rimasta incinta. lo avevo<br />
progettato di dare il bambino ai miei fratelli proprio come mia madre<br />
aveva fatto con me. Un baratto. Una sostituzione. A quel punto loro<br />
mi avrebbero lasciato andare e io sarei stata libera.»<br />
Lokan aveva le pupille scure e dilatate, l'unica reazione che tradiva<br />
le sue emozioni.<br />
Bryn non sapeva se l'aveva disgustato. Se la odiava. Oppure la<br />
disprezzava. Qualunque cosa provasse, non poteva mai essere tanto<br />
brutta quanto quelle che lei aveva provato per se stessa.<br />
Gli parve che lo avessero colpito alla bocca dello stomaco con un<br />
mattone. Dana. Sua figlia. Sarebbe stata il pagamento che Bryn aveva<br />
pianificato di offrire ai suoi fratelli per riscattare la propria libertà.<br />
Dentro di lui montò la rabbia. Non nei confronti di Bryn, ma dei<br />
fratelli di lei.<br />
La soffocò. Non era da lui. Lui era il riflessivo, quello calmo, il<br />
politico in grado di cogliere ogni sfaccettatura e scegliere la via<br />
migliore nel labirinto più intricato. Si aggrappò a quella parte di se<br />
stesso e la tenne ben stretta. Perché proprio quella parte gli stava<br />
evidenziando che Bryn non aveva dato Dana ai suoi fratelli. Che<br />
aveva tenuto la figlia con sé e l'aveva protetta. E che invece era stato<br />
lui, Lokan, a metterla in pericolo a causa di ciò che era, di chi era. E che<br />
inoltre, in quel momento, erano proprio quegli stessi fratelli di Bryn<br />
l'unico ostacolo che si frapponeva tra sua figlia e Sutekh, il suo padre<br />
assassino.<br />
Bryn scosse il capo, «lo avevo progettato tutto. Trovare un<br />
soprannaturale, restare incinta, lasciare il neonato con i miei fratelli e<br />
andarmene alla svelta, proprio come aveva fatto mia madre, lo avrei<br />
avuto la mia vita. Non sarei mai più stata una pedina.»<br />
Emise un suono soffocato, intriso di autoderisione. «La credevo una<br />
cosa così facile. Tuttavia i miei primi tre momenti di fertilità sono<br />
andati sprecati e trovare un soprannaturale si è rilevato più arduo del
previsto. La notte in cui ho incontrato te era la mia quarta volta. La<br />
mia ultima possibilità eri tu.»<br />
«Lusingato» mormorò. Solo che non riusciva a racimolare<br />
nemmeno un briciolo di sarcasmo da aggiungere a quell'osservazione.<br />
Una parte di lui capiva. Ehi, in fondo era stato il figlio obbediente,<br />
quello che giocava attenendosi alle regole, che faceva qualsiasi cosa<br />
Sutekh gli chiedesse o si aspettasse da lui. Ed ecco qual era stato il<br />
risultato. Suo padre lo aveva fatto a pezzetti, aveva spedito la sua<br />
anima in un purgatorio e aveva tentato di rubargli il corpo.<br />
La storia di Bryn spiegava un sacco di cose. A un fatto però non<br />
dava una risposta. Lui era un mietitore d'anime e i mietitori d'anime<br />
non erano in grado di riprodursi. E allora che cosa era accaduto di<br />
preciso quella notte a Miami? Di colpo aveva sviluppato dello sperma<br />
magico soltanto perché Bryn era una guida? Be', la cosa non aveva<br />
davvero nessun senso.<br />
Nel corso degli anni, lui si era domandato spesso come aveva fatto<br />
a generare Dana, ma aveva creduto che Bryn fosse umana e non aveva<br />
osato rivelare a nessuno l'esistenza della figlia, quindi non aveva avuto<br />
nessuno a cui chiedere.<br />
Un altro grande interrogativo a cui dare una risposta una volta che<br />
fosse uscito da quel posto.<br />
«Ti ho cercata» le raccontò. «Dopo quella notte. Ed è stata dura<br />
ritrovarti. È stato perché i tuoi fratelli ti tenevano nascosta?»<br />
«Nascosta. Per i miei fratelli è un termine che equivale a protetta.»<br />
«Quando ti ho ritrovata, tu eri sfuggita loro?»<br />
«Pensavo di sì.»<br />
«Pensavi di sì?»<br />
«Poi ho scoperto che loro avevano sempre saputo dove mi<br />
trovavo. Mi tenevano d'occhio da lontano. Jack mi ha detto che anche<br />
loro avevano imparato la lezione troppo tardi. Pensavano che, se<br />
avessero tentato di avvicinarmi, io sarei scappata. Quindi mi avevano<br />
lasciato la mia libertà in attesa del giorno in cui avrei deciso di<br />
riprendere i contatti con loro.»<br />
«E questo è uno dei motivi per cui tu adesso hai affidato loro Dana:
perché sono cambiati.»<br />
«Sì. E perché anch'io lo sono. Anch'io ho commesso degli sbagli. Ho<br />
fatto cose di cui mi pento. Pensavo di dare vita a una figlia, di lasciarla<br />
ai miei fratelli e di andarmene. Non avevo mai pensato che...» Scosse il<br />
capo.<br />
«Non avevi mai pensato che l'avresti amata quanto la ami.»<br />
«No.»<br />
«Nemmeno io.» E non aurei mai pensato che aurei amato te.<br />
Perché era così. Lui l'amava.<br />
Come diavolo era successo? Come aveva fatto a innamorarsi di<br />
Bryn? E quando era stato? A ripensarci, in quel momento, si rendeva<br />
conto di avere atteso con impazienza di rivederla ogni volta che aveva<br />
fatto visita alla figlia. Che gli era piaciuto il modo in cui la cosa si era<br />
evoluta: semplice, naturale.<br />
Bryn non si era mai lamentata quando lui aveva cambiato<br />
programma, non limitando le proprie visite ai mercoledì sera e a ogni<br />
due sabati. Non si era lamentata nemmeno se si presentava anche i<br />
venerdì. O le domeniche. Lei gli aveva sempre semplicemente<br />
permesso di inserirsi in qualsiasi cosa fosse in programma per quel<br />
giorno.<br />
In realtà gli era parsa sempre felice di averlo intorno. Erano stati...<br />
una famiglia.<br />
Avrebbe dovuto dirglielo. Doveva dirglielo.<br />
Bryn gli premette le dita sulle labbra scuotendo il capo. «No» lo<br />
fermò.<br />
Lokan pensò che lei non avesse idea di che cosa le stesse per<br />
confessare. Probabilmente si aspettava qualche duro commento sulla<br />
storia che gli aveva appena confidato. Ma nessuno meglio di lui<br />
sapeva che cosa significasse compiere la scelta migliore quando ogni<br />
opzione era una merda. Bryn aveva fatto del proprio meglio, pur<br />
essendo stata trattata ingiustamente, e lui la rispettava per quello.<br />
L'ammirava.<br />
Le accarezzò i capelli.
Non era quello il momento di confidarle le emozioni che da poco<br />
aveva ammesso di provare anche a se stesso. Non poteva scaricarle<br />
addosso una cosa del genere quando lui stesso a malapena la capiva. E<br />
rischiare che lei magari non provasse la stessa cosa nei suoi confronti.<br />
Lokan non credeva che sarebbe riuscito a gestire quella notizia a<br />
così poca distanza dal tradimento del padre.<br />
E così, sì, forse avrebbe atteso un po' prima di parlarle con estrema<br />
franchezza.
18<br />
I suoi nemici sono sotto i suoi piedi, gli dei e gli spiriti sono innanzi<br />
a lui; è lui il nemico dei morti e dei dannati tra<br />
gli esseri del Duat, Osiride priva della libertà i suoi nemici, lui li<br />
annienta e ne esegue il massacro.<br />
Libro egizio dei cancelli<br />
Riuscirono a varcare anche il quinto Cancello, ma non andarono<br />
oltre. A prescindere dalla foga con cui remavano, la barca restava<br />
sempre esattamente dov'era.<br />
Bryn si guardò attorno: l'istinto le suggeriva che le stava sfuggendo<br />
un punto del processo. «Lì» disse poi, indicando un'ombra rettangolare<br />
che intaccava la parete in pietra della caverna e, appena l'ebbe<br />
individuata, l'imbarcazione prese a scorrere verso di essa, come<br />
trascinata da una gomena invisibile.<br />
L'ombra si rivelò un corridoio intagliato nella pietra al cui termine<br />
c'era la sagoma di una porta.<br />
«Pare che l'unico modo di entrarci sia passare di là.»<br />
«Sicura che dobbiamo abbandonare il fiume?» chiese Lokan.<br />
No. Non ne era affatto sicura, ma gli istinti che la guidavano, le<br />
memorie genetiche di migliaia di anni le dicevano che, se volevano<br />
procedere, dovevano prima fermarsi là. «Non sono sicura che<br />
possiamo scegliere.»<br />
Lokan guidò la barca verso riva e, mentre la prua si avvicinava alla<br />
spiaggia, Bryn saltò giù e la tirò fuori dall'acqua. Nel giro di secondi lui<br />
le fu a fianco, le mani a pochi centimetri dalle sue mentre la aiutava.<br />
«Dubito che possa andare alla deriva: non c'è corrente» le fece<br />
notare.<br />
«Sarebbe una gran rottura se dovessimo uscire alla svelta, arrivare
fin qui e scoprire che non abbiamo un mezzo per fuggire. È un rischio<br />
che io non voglio correre.»<br />
Lui rise, di una risata dal suono pieno e caldo, che le toccò dei posti<br />
nell'animo che erano pericolosi e che stavano meglio sotto chiave, al<br />
sicuro. Poi voltò la testa verso di lei e le arrivò così vicino che Bryn<br />
sentì il suo respiro sulla guancia e rimase a fissarlo. «Come se tutto<br />
questo viaggio non fosse un unico dannatissimo enorme rischio.»<br />
Non lo era. Non per lei, che sapeva già dove si sarebbe trovata al<br />
termine di quella storia. Intrappolata lì, per l'eternità.<br />
Il rischio per lei consisteva nel fatto che per quell'eternità lui le<br />
sarebbe mancato, che avrebbe sentito nostalgia di lui e che si sarebbe<br />
straziata dalla voglia di sentire la sua voce, la sua risata. Ne aveva già<br />
avuto un assaggio quando era rimasta sulla Terra ad affrontare la sua<br />
scomparsa. E stavolta a quel dolore si sarebbe aggiunto anche quello<br />
per la perdita della figlia.<br />
Distolse lo sguardo.<br />
«Niente rischi, niente ricompense» sentenziò infine, dirigendosi<br />
verso il corridoio. Chiuse gli occhi e deglutì quando lui intrecciò<br />
delicatamente le dita alle sue, come se quella fosse una specie di<br />
passeggiata in un giardino, invece che un viaggio in un luogo orribile e<br />
pericoloso.<br />
Davanti alla porta, si arrestò. Non aveva né maniglia né serratura,<br />
era una semplice superficie in legno liscia, lucidata fino a divenire<br />
brillante. Per un secondo, non fece che restare ferma, in attesa che le<br />
giungessero le parole e gli incantesimi che l'avrebbero aperta, e<br />
quando non accadde nulla rivolse a Lokan uno sguardo perplesso.<br />
«Suggerimenti?»<br />
Con un'alzata di spalle, lui diede una spinta e l'uscio si spalancò. Lei<br />
rise incredula, poi insieme oltrepassarono la soglia e scoprirono delle<br />
colonne gigantesche torreggiane sui due lati, talmente alte che la<br />
sommità spariva inghiottita dall'ombra.<br />
Lokan appoggiò una mano sulla colonna più vicina, e percorse con<br />
le dita i simboli incisi nella pietra. Quindi girò su se stesso, scrutando le<br />
ombre. «Ci dovrebbero essere delle sentinelle. Una per ogni colonna.»<br />
«Conosci questo posto?»
«Ci sono già stato. Questo è il corridoio che conduce alla Sala delle<br />
Due Verità.»<br />
Bryn non sapeva che cosa fosse, ma un brivido gelido le percorse la<br />
spina dorsale, come se in un angolo recondito lo sapesse. E ciò che<br />
sapeva la terrorizzava. «E quando ci sei stato?»<br />
«Quando venivo inviato da mio padre a negoziare con Osiride.»<br />
«Deve essere stato... interessante.»<br />
Lui emise un suono a metà tra la risata e il grugnito. «Di tanto in<br />
tanto persino i nemici si ritrovano ad aver bisogno di una<br />
conversazione.»<br />
«È questo ciò che hai fatto con Osiride? Conversare?» Aveva la<br />
sconvolgente sensazione che in quegli incontri ci fosse qualcosa di<br />
oscuro, qualcosa di spaventoso.<br />
Quando lo vide serrare le mascelle, considerò che, quali che fossero<br />
i ricordi che aveva di quel posto, fosse comunque meglio relegarli nel<br />
passato. «Che cosa è che ti spaventa?» gli chiese. «Questo non può<br />
essere peggio dei ripetuti episodi a base di fuoco e di serpenti.»<br />
«Lo è. Bryn...»<br />
Qualunque cosa stesse per dirle andò perduta per l'intromissione di<br />
una voce sconosciuta, incorporea e terrificante. «Sarete giudicati.»<br />
Bryn si voltò e scrutò l'oscurità socchiudendo gli occhi, inutilmente.<br />
Non c'era nessun altro là, solo uno spazio enorme, delimitato da<br />
colonne mostruose, illuminate da una misteriosa luce verdognola.<br />
«Lokan Krayl potrebbe passare. Ma Lokan Krayl è morto» recitò la<br />
voce.<br />
«Grazie dell'aggiornamento. Lokan Krayl però era morto» precisò<br />
lui. «Dovreste lavorare sulla scelta dei tempi verbali.»<br />
«Sarete giudicati.»<br />
«Ci sono già passato. Già fatto. So bene in che modo funziona.»<br />
La conoscenza le si snodò nello stomaco unita alla paura, perché un<br />
giudizio negli Inferi non era mai una cosa buona. Bryn non sapeva con<br />
precisione a che cosa stavano per andare incontro, ma era certa che<br />
sarebbe stato tutto tranne che piacevole.
Lokan la prese per mano e la condusse lungo la via che lentamente<br />
veniva loro illuminata, la luce verdastra che divorava l'oscurità, passo<br />
dopo passo, per mostrare loro il cammino. «Questo potrebbe finire<br />
per essere un vantaggio» le confidò sottovoce. «Potrebbe portarci a<br />
una scorciatoia. Tu lascia parlare me. E lascia a me anche fette e cubetti<br />
di carne.»<br />
«Fette e cubetti di carne?» Non capiva a che cosa si riferisse, ma<br />
qualcosa nel suo tono di voce la rese diffidente: suonava teso e<br />
arrabbiato.<br />
Un fruscio, come di unghie di ratto che grattavano la roccia, la fece<br />
girare. Con l'angolo dell'occhio credette di intravedere una figura<br />
incappucciata dagli occhi di un rosso incandescente e dalla testa di<br />
sciacallo, ma quando guardò il punto con estrema attenzione non<br />
scorse niente. Il suono alle sue spalle si ripeté e lei si voltò di nuovo,<br />
con gli stessi risultati.<br />
«Sentinelle» mormorò Lokan. «Ignorale e procedi. Non sono loro la<br />
cosa più spaventosa quaggiù.»<br />
Incoraggiante, eh?<br />
Dal buio comparve, incombente di fronte a loro, un'enorme scala<br />
di pietra. Lokan si raggelò, cosa che la fece fermare.<br />
In cima alle scale una creatura dal corpo di uomo e dalla testa di<br />
sciacallo.<br />
Nell'incavo del braccio aveva un correggiato e in mano teneva un<br />
ankh d'oro, il simbolo della vita.<br />
«Anubi.» Lokan gli rivolse un inchino poco profondo, quanto<br />
bastava per essere un segno di rispetto senza che venisse interpretato<br />
come debolezza o sottomissione. Bryn si chiese come ci riuscisse:<br />
probabilmente grazie a una grande pratica.<br />
«Lokan Krayl.» La voce di Anubi echeggiò nei pensieri di Bryn. «Non<br />
siete morto.»<br />
«Nemmeno tanto vivo.»<br />
Con l'angolo dell'occhio lei notò uno scintillio e in un lampo si<br />
voltò verso di esso. Su un trono in oro battuto era apparsa una<br />
seconda divinità. Trasalì quando il dio girò la testa e la fissò con occhi
scuri e insondabili, contornati con il kohl. Aveva la pelle verde, gli abiti<br />
di un bianco candido, così luminoso da risplendere. Sulla testa una<br />
corona Atef bianca con due piume ai lati e in mano un correggiato e<br />
un bastone ricurvo.<br />
Lokan le strinse più forte la mano per metterla in guardia. Quindi<br />
rivolse alla divinità un inchino leggermente più profondo e disse:<br />
«Figlio di Nut. Figlio di Geb. Dio della vita. Dio della morte. A voi,<br />
Osiride, i miei saluti e il mio rispetto».<br />
«Lokan Krayl, figlio di Sutekh.» Il tono di Osiride era freddo e<br />
distaccato, e trapassò il cuore di Bryn come una freccia gelida. Quindi<br />
il dio volse il capo verso di lei, in attesa che parlasse.<br />
Allora toccò a Bryn stritolare la mano di Lokan. «I miei saluti e i miei<br />
rispetti, Osiride, dio della vita, dio della morte, lo sono Brynja» si<br />
presentò. «Figlia di Izanami e di Pinga e di Daena. Figlia di Sekhmet,<br />
dea guerriera, protettrice di Faraoni. Figlia di Valchirie e di Shinigami.»<br />
«Voi siete la guida.»<br />
«Sì.» Silenziosamente, Bryn costrinse il dio a non aggiungere altro.<br />
Quello sarebbe stato il momento peggiore per rivelare a Lokan il patto<br />
che i suoi fratelli avevano stretto. Un patto che l'avrebbe vista relegata<br />
per sempre in quel Territorio.<br />
Le ombre alle spalle di Osiride si mossero e lei non poté fare a meno<br />
di indietreggiare di un passo quando si fece avanti una creatura<br />
enorme, orribile per proporzioni e per aspetto.<br />
«Ammit» sussurrò. La Divoratrice. La consumatrice d'ossa. In parte<br />
leone, in parte ippopotamo, in parte coccodrillo, era un demone<br />
mostruoso, l'incarnazione della distruzione eterna.<br />
«Conosco il vostro sangue, figlia mia» disse Osiride.<br />
Bryn avvertì Lokan irrigidirsi al suo fianco nell'udire il dio servirsi di<br />
quel termine. Sì, nelle sue vene scorreva il sangue di Osiride, mescolato<br />
a quello di tutti gli altri.<br />
Lokan le strinse la mano più forte. «Lo immaginavo» mormorò. «È<br />
difficile essere guidati da una memoria genetica nel territorio di un dio,<br />
se nelle cellule non si ha anche il patrimonio genetico di quel dio.»<br />
Bryn mandò fuori il fiato tutto in un colpo. Certo che Lokan ci era
arrivato! E naturalmente lei avrebbe dovuto dirglielo prima. Ma<br />
quando avrebbe imparato? Glielo aveva giurato, niente più bugie,<br />
niente più omissioni e invece ecco un'altra informazione che sarebbe<br />
dovuta stare in cima all'elenco delle rivelazioni. La verità però era che<br />
lei non aveva pensato che la cosa sarebbe venuta fuori, non l'aveva<br />
ritenuta importante, fino a quel preciso momento.<br />
«Perché guidate il figlio di Sutekh?» s'informò Osiride.<br />
La domanda la colse alla sprovvista e le lasciò un senso di nausea. Di<br />
vertigine. Boone le aveva detto che il patto era stato stipulato. Osiride<br />
aveva accettato di permettere a Lokan di provare a varcare i Dodici<br />
Cancelli e, in cambio, Bryn sarebbe dovuta restare nel suo Territorio.<br />
Una sua pedina. Una guida nei suoi ranghi.<br />
E allora perché le rivolgeva quella domanda? Sapeva esattamente<br />
per quale motivo si trovava lì.<br />
Il cuore le batteva forte, la bocca secca. La risposta sbagliata e tutto<br />
poteva essere perduto. «Lokan non viene quale figlio di Sutekh, solo<br />
come viaggiatore che attraversa questo luogo. E io vengo quale sua<br />
guida.»<br />
Osiride restò impassibile, ma le sue parole dovevano aver<br />
contenuto qualcosa che voleva sentirsi dire perché fece un gesto<br />
ampio e lento con la mano e un'enorme bilancia gli comparve davanti.<br />
«Lokan Krayl, sarete giudicato.» Quindi fece loro cenno di avvicinarsi.<br />
«Solo per curiosità» mormorò Lokan sottovoce mentre salivano gli<br />
scalini splendenti. «Sei imparentata anche con altre divinità, Bryn? Sei<br />
anche una Figlia di Aset?»<br />
«No. Le Figlie di Aset sono le figlie biologiche del sangue di Aset. E<br />
io non sono di quel sangue.»<br />
Lui le credette. Gli stava dicendo la verità. Eppure c'era qualcosa<br />
che gli teneva nascosto. Però quello, con Anubi e Osiride che li<br />
fissavano dall'alto e con la bilancia d'oro da cui dipendeva il loro<br />
destino, non era il momento di insistere per avere delle risposte. Forse<br />
si trattava di un'informazione che lei non voleva rivelare di fronte a<br />
loro. Poteva capirlo, quindi lasciò perdere.
Un piatto della bilancia era vuoto. Sull'altro un'unica piuma bianca,<br />
lucente.<br />
«La piuma di Maat» spiegò a Bryn. «La piuma delle verità.» Si voltò<br />
a guardarla. «Sai che cosa comporta questa cerimonia?»<br />
Era pallida e i suoi occhi scuri erano enormi. E, quando per<br />
rispondergli scosse il capo, lui si sentì quasi del tutto sicuro che, prima<br />
della fine del rito, sarebbe impallidita ancora di più.<br />
Uno sguardo ad Anubi e poi a Osiride non lasciò trapelare alcun<br />
indizio che rivelasse i loro pensieri. Ma Lokan conosceva i propri<br />
pensieri e la propria determinazione. Bryn non avrebbe dovuto<br />
pagare il passaggio con il sangue. Lui aveva escogitato un modo per<br />
evitarle di dover affrontare la sofferenza estrema che li attendeva.<br />
Non sapeva un accidente sulle guide e sulle loro capacità, ma sapeva<br />
che lei non avrebbe dovuto sottoporsi al giudizio come lui.<br />
La vostra dichiarazione si è alterata dall'ultima volta che avete<br />
percorso questo cammino? Anubi formulò la domanda proiettandola<br />
nei pensieri di Lokan e, da come Bryn si era fatta scura in volto,<br />
doveva averla proiettata anche nei suoi.<br />
«Le quarantadue dichiarazioni di purezza» spiegò Lokan.<br />
Pronunciarle macchiate di una menzogna era un invito<br />
all'annientamento immediato. Ma anche dicendo la verità non ci si<br />
garantiva un passaggio sicuro. «La mia diesarazione è la stessa di<br />
quando sono passato di qui l'ultima volta» assicurò. Non c'era nulla da<br />
modificare o da aggiungere. L'essere stato ucciso dal padre non<br />
mutava l'accumulo massiccio dei suoi peccati.<br />
«La cerimonia richiede il vostro /fa» ricordò Anubi, tendendogli<br />
l'ankh d'oro, il simbolo della vita.<br />
«Conosco la procedura.» Era vero. Non che ne fosse un<br />
appassionato.<br />
L'ankh gli si adattò perfettamente al palmo della mano e, mentre lo<br />
sollevava, la luce riflessa evidenziò il pugnale alla sua estremità.<br />
«Lokan?» Bryn suonava impaurita e inquieta.<br />
«Va tutto bene» la tranquillizzò lui, senza guardarla. Perché lei<br />
aveva paura e leggergliela negli occhi avrebbe reso tutto ancora più
arduo. Fissò la bilancia e con voce bassa annunciò: «O grande Osiride,<br />
ho una domanda da farvi».<br />
«In cambio di una risposta non avete nulla da offrire.»<br />
Punto a suo favore. «Se supero questo esame e ritornerò a essere ciò<br />
che ero prima, sarò in grado di ripagarvi.»<br />
«Voi non tornerete mai più a essere ciò che eravate prima, Lokan<br />
Krayl. La vostra guida non ve lo ha detto?»<br />
Le parole lo trafissero e lo sguardo gli scattò verso Bryn. «Detto che<br />
cosa?»<br />
«No» rispose lei, scuotendo la testa, come colta dal panico. «Non è<br />
come sembra. Tu potrai tornare sulla Terra, solo che non sarai più lo<br />
stesso di prima. Ma dopo ciò che hai passato pensavi che sarebbe stato<br />
possibile? Pensavi di poter tornare a essere il mietitore d'anime di<br />
Sutekh, di sedere alla sua destra, di fargli da ambasciatore? L'avresti<br />
voluto?»<br />
Tutto ciò che aveva detto aveva senso. Tutto ciò che aveva detto<br />
era la verità. Ma c'era dell'altro, qualcosa su cui lui non riusciva a<br />
mettere le dita. Qualcosa che sentiva come di dover sapere, di poter<br />
sapere, se solo si fosse proteso verso di essa e l'avesse afferrata.<br />
Guardò Osiride. «Dunque posso fare ritorno sulla Terra. Solo che<br />
non sarò più ciò che ero.»<br />
Il dio inclinò il capo. «Potrete farvi ritorno se il giudizio deporrà in<br />
vostro favore.»<br />
«E allora in che modo sarò diverso? Sarò mortale?»<br />
Con sua grande sorpresa, Osiride gli rivolse un vero e proprio<br />
sorriso. «No, Lokan Krayl, voi non sarete mai mortale.»<br />
La voce di Anubi gli echeggiò nel cranio, stroncando il dialogo.<br />
Procedete oppure perderete il diritto a essere giudicato.<br />
«E Bryn? È necessario che lo faccia anche lei?»<br />
«No.»<br />
Sollievo. Dolce come zucchero.<br />
«Quella era la risposta che cercavo. Vi ringrazio.»
Si fece saltare il pugnale nella mano in modo che la lama puntasse<br />
verso il torace. Si appoggiò pollice e indice della mano sinistra sulla<br />
quarta e sulla quinta costola.<br />
L'aveva già fatto altre volte, come ambasciatore di Sutekh, ma<br />
allora tutto ciò che il suo cuore doveva provare era di non contenere<br />
alcun intento criminale nei confronti di Osiride. Stavolta era diverso.<br />
Stavolta doveva davvero dare prova di purezza e bontà. Ne avrebbe<br />
riso se la situazione non fosse stata tanto atroce.<br />
Gli occhi incontrarono quelli di Bryn, che tremava, le pupille<br />
dilatate. Le rivolse un sorriso rassicurante, quindi affondò la lama tra le<br />
dita, tagliando pelle e strati di muscolo. Il respiro gli sfuggì dalle labbra<br />
in un'espirazione roca. Faceva un male del demonio, cazzo.<br />
Lei gettò un grido e serrò i pugni, slanciandosi di mezzo passo verso<br />
di lui, che scosse la testa. Raggelata, trasse un respiro profondo e tornò<br />
indietro. Sì, la sua Bryn era così. Dolce e tenera, calda come un<br />
biscotto alle scaglie di cioccolato e una vera dura quando doveva.<br />
Il sangue gli corse in rivoli giù per il petto e gocciolò a terra,<br />
lasciando sentire un plic a ogni goccia. Lokan fece fare un altro giro al<br />
pugnale e lo porse dalla parte del manico ad Anubi, che lo prese e se lo<br />
ripulì addosso.<br />
Bryn si stava mordendo il labbro con tanta forza da farlo<br />
sanguinare.<br />
Servendosi di entrambe le mani, Lokan avvolse le dita sulla quarta e<br />
quinta costola e le allargò. Il suono della cartilagine che si spezzava<br />
echeggiò come uno sparo. Il dolore era orribile, aggravato dalla<br />
consapevolezza dell'orrore e dell'angoscia di lei. Ma ci era già passato<br />
e solo per soddisfare i capricci di Sutekh. Poteva anche rifarlo, visto<br />
che stavolta era in gioco la sua stessa vita.<br />
Si infilò la mano destra nel petto, richiuse le dita intorno al cuore, lo<br />
sentì pulsare e contrarsi mentre se lo strappava in un colpo. Il sangue<br />
sprizzò fuori, disegnando un arco nell'aria e andando a colpire la<br />
bilancia, il pavimento, Anubi. E le scarpe di Bryn.<br />
Lei lanciò un grido soffocato, ma non si mosse. E poi lo fece restare<br />
completamente senza parole, quando tese una mano per tenere fermo<br />
il piatto vuoto della bilancia mentre lui ci poneva sopra il proprio
cuore perché venisse pesato.<br />
La parte con l'organo si abbassò, trascinata verso il basso da una vita<br />
di azioni oscure. Poi risalì, centimetro dopo centimetro. E scese di<br />
nuovo.<br />
Dall'ombra alle spalle di Osiride, si fece avanti Ammit, la<br />
Divoratrice, scoprendo le file seghettate di denti da coccodrillo,<br />
pronta a divorargli l'anima.<br />
«No!» Bryn prese fiato a fatica e fece per intromettersi, ma lui le<br />
sbarrò il passo, bloccandola con un braccio all'altezza del petto.<br />
Un senso di vertigine lo prese facendolo girare. Oppure era il<br />
mondo che gli vorticava intorno. Non sapeva dirlo. Sapeva solo di<br />
non avere nulla a cui aggrapparsi, nulla che lo potesse salvare. Ricordi<br />
gli attraversarono la mente come granelli di sabbia, ricordi scuri,<br />
sanguinosi. Alla fine ne restò uno che si congelò e gli si impresse nella<br />
mente, come un fotogramma.<br />
Un vento freddo e amaro. Due persone: una donna e un uomo, e<br />
due bambine. Li rivide nell'acqua e poi di nuovo, nel ghiaccio. Poi tre<br />
bambini dai lucenti occhi blu.<br />
Infine si ritrovò davanti alla bilancia, in ginocchio a testa china. Il<br />
palmo di una mano appoggiato a terra, l'altro schiacciato contro il<br />
petto. Il sangue gli filtrava tra le dita. Il dolore trasudava da ogni<br />
cellula.<br />
Ma il piatto della bilancia era vuoto. E lo squarcio nel torace<br />
guarito.<br />
Era stato giudicato.<br />
E aveva superato la prova. Chissà come, l'aveva superata!<br />
Quando barcollò nel tentativo di rimettersi in piedi di fronte ad<br />
Anubi e Osiride, Bryn cadde in ginocchio, gli infilò una spalla sotto un<br />
braccio e si risollevò con lui. Ammit era scomparsa, inghiottita dalle<br />
ombre.<br />
Solo in quel momento Lokan si accorse di quanto la scena fosse<br />
stata diversa dalle volte in cui si era presentato lì quale ambasciatore<br />
del padre. Quelle volte c'erano stati solo la bilancia e Anubi. Per poter<br />
entrare e vedere Osiride, aveva dovuto prima superare la prova.
Perché quella differenza? Il metodo di giudizio era stato più<br />
approfondito. Più oscuro. E perché poi Osiride lo aveva atteso?<br />
Perché stavolta era diverso. Lui non stava solo cercando di entrare<br />
per vedere Osiride. Stava cercando di oltrepassare l'insieme dei Dodici<br />
Cancelli e di sorgere come il sole. Un procedimento diverso per un<br />
esito diverso.<br />
Si volse verso Osiride. «Ecco fatto. Abbiamo terminato. lo sono<br />
stato giudicato e, visto che sono ancora intero, devo essere degno.<br />
Posso passare.» Inclinò il capo in direzione di Bryn. «E lei con me.»<br />
«Voi potete passare» concesse Osiride.<br />
Ma Lokan aveva trascorso troppi anni a fianco del padre e gli aveva<br />
fatto troppe volte da ambasciatore e negoziatore per caderci. «Avete<br />
usato il voi per comprenderci entrambi?»<br />
Osiride batté le palpebre. In tutti gli anni in cui aveva trattato con il<br />
signore della Morte, Lokan non lo aveva mai visto tradire il minimo<br />
accenno di un'emozione. Quel giorno invece aveva battuto le<br />
palpebre e, poco prima, aveva sorriso. Dovette meravigliarsene e, per<br />
un istante, si irrigidì, insospettito e diffidente.<br />
«Potete passare entrambi.»<br />
«Vi ringrazio» mormorò sinceramente. Si inchinò quanto bastava a<br />
dimostrare una deferenza priva di debolezza e di servilismo. «Un<br />
beneficio, se posso chiedere.»<br />
«Potete chiedere senza però alcuna garanzia che vi sia poi<br />
concesso.»<br />
«Essendo passato più volte per la Sala delle Due Verità, so che voi<br />
avete la capacità di muovere le cose. So che Bryn e io non dobbiamo<br />
tornare in quella barca, che voi potete farci uscire anche per un'altra<br />
via.»<br />
Al suo fianco lei restò senza fiato e lui non ne capì bene il motivo.<br />
Non poteva credere che lei desiderasse tornare a quel fiume infinito, ai<br />
suoi Cancelli e ai serpenti.<br />
«Lokan...»<br />
«Infatti, posso farlo» ammise Osiride, osservandolo intensamente.<br />
«È questo ciò che veramente desiderate, una via più diretta e più
eve?»<br />
Strana domanda. Come se lui volesse combattere contro laghi di<br />
fuoco, serpenti ed essere inseguito da Apophis per altri sette Cancelli.<br />
«Dipende dal prezzo. A quanto pare al momento non ho molto a<br />
disposizione.» Rovesciò le tasche dei calzoni con le mani che<br />
lasciavano macchie di sangue sul tessuto. Il suo sangue.<br />
«Il prezzo è stato pagato in anticipo» lo informò Osiride e il suo<br />
sguardo scattò su Bryn.<br />
Per un attimo, il panico serrò la gola di Lokan. No, non Bryn. Il<br />
prezzo non era lei. Non poteva esserlo. Aprì la bocca per ribattere, ma<br />
prima che riuscisse a pronunciare una parola Osiride proseguì.<br />
«Potete procedere entrambi fino all'ora finale del Duat.»<br />
L'ora finale. La dodicesima ora. E anche l'ultimo cancello. Ottima<br />
notizia. Che però lo lasciava a chiedersi perché Bryn al suo fianco<br />
tremasse tanto da avere la pelle fredda e le labbra blu.<br />
E perché l'inquietudine gli si contorcesse nello stomaco come le<br />
larve nella carne in putrefazione.
19<br />
Loro sono coloro che sorvegliano il cancello nascosto di A ment e<br />
che passano avanti al seguito di questo dio.<br />
Libro egizio dei cancelli<br />
Si ritrovarono in un corridoio spazzato da fiamme e con delle<br />
rientranze predisposte in tutta la sua lunghezza. Niente fiume, niente<br />
spiaggia di sassi. Niente caverna. Solo un soffitto imponente, pareti a<br />
blocchi e un pavimento che proseguiva dritto all'infinito. Un attimo<br />
erano davanti a Osiride e l'attimo dopo erano lì, loro due da soli.<br />
Bryn si chiese se era ciò che Lokan aveva avuto in mente quando<br />
aveva chiesto a Osiride una scorciatoia in modo da evitare i Cancelli.<br />
Forse lui aveva tentato di ottenere un ritorno diretto sulla Terra, ma<br />
così sarebbe stato troppo facile.<br />
E Bryn non avrebbe potuto accompagnarlo.<br />
Una parte di lei era felice di non dover più affrontare le prove dei<br />
Cancelli rimasti. Un'altra invece rimpiangeva amaramente il tempo<br />
che non avrebbe potuto passare con lui.<br />
Una fiammata spazzò il corridoio, mancandoli per un pelo perché<br />
Lokan l'agguantò per il braccio e la trascinònella rientranza più vicina,<br />
scura e poco profonda.<br />
«Sei pallida» notò, stringendola al petto. Quindi la esaminò con<br />
attenzione, concentrato, assorto. «E tremi.» Si ficcò una mano in una<br />
tasca e ne estrasse delle caramelle alla menta bianche e rosse, che lei<br />
aveva intravisto nello zaino mandato da Boone. «Prendi. Lo zucchero<br />
forse ti restituirà un po' di colore sulle guance.»<br />
«Una carica di glucosio è la tua risposta a tutto?» domandò,<br />
tentando di recuperare un po' di normalità, ma sospettando di non<br />
riuscirci tanto.
Lui arcuò le sopracciglia, chiaramente di buon umore dopo il<br />
successo riportato nella Sala delle Due Verità. «No, non a tutto.»<br />
Il sorriso che le rivolse le fermò il cuore. Poi le fiamme inondarono<br />
di nuovo il corridoio con un ruggito e lui la trasse più indietro,<br />
proteggendola con un braccio.<br />
Bryn tentò di mettere insieme quello che si augurava fosse un<br />
sorriso, «lo sono felice di essermi sbarazzata di quella barca» dichiarò.<br />
«Però tutto questo fuoco comincia a darmi la nausea.»<br />
«Quando torniamo, vi porto a sciare sulle Alpi. Te e Dana. So che<br />
non sei mai stata una fanatica della neve, però credo che<br />
quest'esperienza possa averti fatto cambiare idea.»<br />
A sciare sulle Alpi. Un sogno irrealizzabile, tuttavia annuì, perché il<br />
nodo in gola le impediva di rispondere. E che cosa avrebbe dovuto<br />
dirgli? Una bugia? Dirgli che, sì, sarebbe stato bellissimo? Certo, lo<br />
sarebbe stato solo che lei non avrebbe partecipato.<br />
«A Dana piacerebbe tanto.» Abbassò la testa e fissò il pavimento,<br />
mentre la caramella le si scioglieva in bocca, dolce e fresca.<br />
Lokan le agganciò un dito sotto il mento e le sollevò il viso. Si chinò<br />
e la baciò.<br />
Bryn aprì le labbra, invitandolo a entrare, facendo tesoro della<br />
sensazione della sua bocca sulla propria e del suo fisico forte contro il<br />
proprio.<br />
Quello poteva essere il loro ultimo bacio. Quelli potevano essere<br />
gli ultimi momenti che trascorrevano insieme e c'erano ancora così<br />
tante cose che non gli aveva detto.<br />
Quando lui si ritrasse, lo inseguì, le labbra ancora attaccate. Voleva<br />
ricordarsi il suo sapore, la sensazione della bocca sulle labbra e delle<br />
sue braccia che la circondavano. Il profumo della sua pelle. Il modo in<br />
cui la guardava e la ascoltava, come se in quel momento lei fosse<br />
l'unica persona al mondo. Come se ciò che aveva da dire fosse<br />
davvero importante, anche quando si trattava di un semplice elenco di<br />
ingredienti o gli raccontava della giornata al parco.<br />
Dalla prima notte in cui l'aveva incontrato, Lokan aveva ascoltato.<br />
Per lei era stata una cosa talmente importante! Per quella ragazzina
dentro di lei alla quale non era mai stato chiesto che cosa desiderasse e<br />
tantomeno era stato dato ascolto.<br />
Lui le prese il viso tra le mani e abbassò lo sguardo, le pupille<br />
dilatate dalla luce soffusa e circondate da un anello di un azzurro<br />
chiaro. Passandogli le dita sulla mandibola, memorizzò i suoi<br />
lineamenti. Quella gobba sottile sul dorso del naso. Il modo in cui le<br />
labbra gli si incurvavano agli angoli, sia pur leggermente. Quelle<br />
piccole, nuove rughe che gli si aprivano a ventaglio ai lati degli occhi.<br />
Quel momento sarebbe dovuto bastare per l'eternità...<br />
Ricordò la prima volta che lo aveva visto. L'espressione sulla sua<br />
faccia la prima volta che aveva visto Dana. Ricordò così tante cose.<br />
Ma aveva bisogno che lui ne ricordasse una in particolare, di<br />
immensa importanza.<br />
Doveva dirglielo. Aveva bisogno che lui lo sapesse e non era affatto<br />
sicura che ci sarebbe stata una altra occasione.<br />
«Lokan, io ti amo» gli sussurrò e si sollevò sulle punte per baciarlo.<br />
Sentì il gusto salato delle proprie lacrime misto al calore della bocca di<br />
lui e, quando si ritrasse e lui accennò a parlare, gli posò le dita sulle<br />
labbra, imponendogli di lasciarla terminare, «lo ti amo. Ti amerò per<br />
l'eternità. Ho bisogno che tu lo sappia. Che tu sappia che le scelte che<br />
ho compiuto sono state le migliori che potevo fare in quel momento.<br />
Non...» Si interruppe e trasse un respiro profondo. «Non odiarmi per i<br />
miei errori.»<br />
Occhi negli occhi, lui la prese per un polso, le voltò il palmo ali'insù<br />
e ci posò un bacio. «Se tu non odi me per i miei.»<br />
Lokan intuiva che qualcosa non andava. Bryn glielo leggeva negli<br />
occhi. Solo che non sapeva di che cosa si trattava e lei non riusciva a<br />
confessarlo. Non in quel momento. Non ancora.<br />
«Bryn...»<br />
«No, per favore, lasciami finire. Devo finire. Credo di averti sempre<br />
amato. Ma fidarmi mi riesce difficile. E rinunciare a una qualsiasi parte<br />
di me lo è ancora di più. Avevo commesso così tanti sbagli e non<br />
potevo correre il rischio che tu ti aggiungessi all'elenco. Perché non si<br />
trattava più solo di me. Non volevo correre il rischio di fare qualcosa
di sbagliato: il nostro rapporto si sarebbe guastato e Dana ne avrebbe<br />
sofferto. Ma ora ho bisogno che tu lo sappia.» Scrollò le spalle<br />
sollevandole perché non sapeva che altro fare, che altro aggiungere.<br />
«Ti amo.»<br />
Lokan le passò una mano intorno al collo e la trasse contro di sé, di<br />
scatto. Era tra le sue braccia, stretta a lui, i cuori che battevano<br />
all'unisono.<br />
Il mondo scomparve. Non esistevano che loro due lì, uniti da quel<br />
bacio. Niente Inferi, niente pericoli. Niente bugie né omissioni. Solo lei<br />
e Lokan. Per l'ultima volta.<br />
Mentre lui la baciava, Bryn gli passò le mani su tutto il corpo. Era<br />
felice che fosse ancora senza camicia, felice di sentire la sua pelle calda<br />
sotto le mani.<br />
Fu un bacio profondo e sensuale, nel quale lei riversò tutto il<br />
proprio cuore e la propria anima per trasmettergli le proprie<br />
sensazioni, per fargli conoscere la canzone che le cantava il cuore.<br />
Ecco. Un ultimo ricordo splendente che poteva accompagnarlo sulla<br />
Terra.<br />
Le mani scesero sulla vita e gli aprì prima il bottone dei calzoni e poi<br />
la cerniera. Quindi si abbassò sulle ginocchia, ardente di desiderio.<br />
Gli leccò la linea del muscolo che scompariva all'interno della<br />
cintura, quindi rovesciò il capo all' indietro sollevando lo sguardo.<br />
Notò che non aveva più gli occhi azzurro denim: avevano assunto una<br />
sfumatura più scura, simile a quella di un cielo grigio in inverno. Lo<br />
leccò di nuovo, spingendo la lingua più giù, mentre un sorriso<br />
stiracchiato gli compariva sul volto, gli occhi si facevano ancora più<br />
scuri e le dita s'intrecciavano ai suoi capelli.<br />
Il rigonfiamento dell'erezione la stuzzicò, tentandola. Gli abbassò i<br />
pantaloni, liberandogli il pene in tutta la sua lunghezza, e glielo leccò<br />
tutto, dalla base alla punta. Il sorriso gli sparì dal volto, il respiro gli si<br />
inceppò e le dita si chiusero a pugno nei suoi capelli.<br />
Anche lei fu travolta dal piacere, quando una sensazione calda le si<br />
diffuse nel ventre.<br />
La lingua gli deliziò la punta del membro, quindi lo succhiò con<br />
avidità. Era grosso e duro.
Lo graffiò con i denti per l'intera lunghezza, strappandogli un lento<br />
sibilo di piacere. Il suono le accarezzò i sensi, accrescendo il suo<br />
desiderio. Lo prese di nuovo quanto più poteva, con la voglia di<br />
assaggiarlo tutto, di inghiottirlo.<br />
Lui inarcò il bacino, iniziando un ballo erotico, riempiendole la<br />
bocca e accrescendo il piacere di lei con il proprio.<br />
«Merda» sibilò a denti stretti, liberandosi e affondando sulle<br />
ginocchia davanti a lei, fino a quando non si ritrovarono faccia a<br />
faccia. La baciò, con una fame e una potenza che le rubarono il<br />
respiro, sciogliendola per la voglia.<br />
Le dita lavorarono sul bottone dei jeans di Bryn, sulla cerniera, il cui<br />
sordo stridio metallico ruppe il silenzio che li circondava. Le abbassò i<br />
calzoni sui fianchi, sulle cosce. Lina torsione goffa e con un calcio fu<br />
libera, nuda dalla vita in giù, bagnata, pronta.<br />
Abbassandosi all' indietro in modo da appoggiare le natiche sulle<br />
caviglie lui si aprì di più la patta dei calzoni, il pene grosso e gonfio. La<br />
trasse verso di sé, ritrovando la sua bocca e, con mani calde ed esperte,<br />
la posizionò sopra, mettendole le cosce a lato delle proprie.<br />
Una mano scivolò nel mezzo e le dita incontrarono le pieghe umide<br />
e lisce. Quando la accarezzò e poi fece scivolare prima uno e poi due<br />
dita dentro di lei, le fece mozzare il respiro. Mosse la mano con grande<br />
maestria finché lei non seguì i suoi movimenti ondeggiando i fianchi e<br />
ansimando il suo nome a ogni contatto.<br />
Era in fiamme. Era elettricità e calore allo stato puro. E lui era<br />
l'interruttore.<br />
«Bryn» le mormorò contro le labbra. «Sei così bella. Così calda. Così<br />
dannatamente dolce.»<br />
Quando le richiuse le mani sulle natiche, la sollevò e la fece<br />
scendere sulla punta del membro, Bryn tremava.<br />
Sentirlo mentre scivolava completamente dentro di lei era così<br />
bello, così giusto. Tremava e gemeva, l'intero fisico consumato da ogni<br />
spinta. Affondò il viso contro la sua spalla. Scoprì i denti e lo morse,<br />
assaporando il suo gusto salato e di maschio. I sentimenti che lui le<br />
stava tirando fuori erano troppo intensi: sesso, amore e paura di<br />
perderlo presto. Di lì a poco, lui sarebbe scomparso dalla sua vita.
Afferrare quel momento. Ecco che cosa aveva bisogno di fare.<br />
E così gli si aggrappò, assecondando il suo ritmo, i muscoli compatti<br />
sotto le mani, il pene grosso e liscio nel suo corpo.<br />
Si mossero all'unisono. Loro due in una danza perfetta, i loro corpi<br />
come uno solo, in completa sintonia. Occhi negli occhi.<br />
Era così bello. Con lui era così bello.<br />
Fu solo quando le accarezzò una guancia con il pollice e portò le<br />
lacrime a sfiorarle le labbra, che Bryn si accorse che stava ancora<br />
piangendo. Gli succhiò il dito, avvertì il sapore salato delle lacrime e<br />
poi gli affondò i denti nella pelle.<br />
Lokan gemette spingendosi più in fondo. Portò le mani sui suoi<br />
fianchi, stringendoglieli forte mentre si muoveva più veloce, su e giù,<br />
ogni spinta più potente.<br />
La pressione crebbe fino a divenire troppo intensa, troppo<br />
pungente, e lei iniziò a gemere ansimando, il corpo talmente teso che<br />
credette fosse sul punto di spezzarsi, le unghie conficcate nella schiena.<br />
La mano di lui le scivolò su un seno, le dita le sfiorarono il<br />
capezzolo.<br />
«Ora» digrignò, stringendoglielo più forte. «Vieni per me, Bryn.<br />
Adesso.»<br />
Lo fece. Con un grido raggiunse l'orgasmo. Rovesciò il capo<br />
all'indietro sul dorso inarcato.<br />
Le dita di lui ebbero uno spasimo. Gliele affondò nei fianchi, nel<br />
seno. Il corpo gli si contrasse, fremendo sotto di lei. Lokan raggiunse<br />
l'orgasmo con il suo nome sulle labbra, un gemito profondo.<br />
Lasciando cadere il capo in avanti fino ad appoggiargli la fronte su<br />
una spalla. Bryn riprese fiato a fatica e si sforzò di scendere dal<br />
paradiso in cui lui l'aveva portata. Non avrebbe saputo dire quanto<br />
tempo aveva trascorso riposandosi contro di lui, ma dopo un po' si<br />
accorse che gli stava accarezzando lentamente la schiena con tocchi<br />
rilassati e che lui la stava imitando, come se nessuno dei due potesse<br />
sopportare l'idea di smettere di toccare l'altro.<br />
«Scusami, sono proprio un innaffiatoio. Credo di avere pianto di<br />
più durante questo viaggio che in tutti gli anni che ci conosciamo» gli
sussurrò contro la pelle. Non voleva intaccare così il ricordo che lui<br />
avrebbe avuto di quel momento. Non voleva che la ricordasse in<br />
lacrime.<br />
«Bryn» la chiamò. «Guardami.»<br />
Lei obbedì. Lo guardò e lo vide, vide tutto di lui. Non solamente il<br />
suo bellissimo aspetto, ma tutto ciò che aveva dentro. E allora lo<br />
seppe. In quell'istante capì. Ancora prima che lui lo rivelasse con le<br />
parole.<br />
«lo ti amo, Bryn. Amo tutto di te. Le lacrime. Quel tuo<br />
chiacchierare. La tua forza.» Le sorrise. «I biscottini.»<br />
Lei trasse un respiro rotto dall'emozione. Ora. Era arrivato il<br />
momento di confessarlo.<br />
Ma le parole non le uscirono. Non sopportava di rovinare la<br />
perfezione di quell'istante intenso.<br />
Lokan doveva aver scorto qualcosa nello sguardo perché le disse:<br />
«Lo so che hai paura. Lo so che pensi di non riuscire a guidarmi fuori di<br />
qui. Ma il peggio lo abbiamo già affrontato. Non ci resta che questo<br />
ultimo Cancello, e poi io sorgerò con il sole. Non resterò qui. lo<br />
ritornerò indietro, lo camminerò di nuovo sulla Terra». La baciò. «Ti<br />
amo.»<br />
Lei annuì e riuscì a dirgli tra le lacrime: «Lo so, lo so». Era così. Ogni<br />
parola di Lokan era vera. Lui si sarebbe liberato di quel posto. Lui<br />
sarebbe riuscito a tornare di nuovo sulla Terra.<br />
Ma lei non avrebbe potuto seguirlo. Al momento di sorgere con il<br />
sole, sarebbe stato solo.<br />
«Niente serpenti. Inizio promettente» constatò Lokan mentre<br />
percorrevano il corridoio. Oltrepassarono coppie di sentinelle a due<br />
teste, armate di un'asta. Su una delle due teste c'era un disco<br />
luminescente, sull'altra uno scarabeo.<br />
La mano di Bryn era fredda nella sua e lui immaginò di conoscerne<br />
il motivo. Quello era l'ultimo Cancello, il passo finale, ma non l'ultima<br />
delle sfide da affrontare. Una volta liberati dagli Inferi, restavano loro<br />
ancora i fratelli di Bryn, che non avrebbero mollato Dana. Su quello lui
non aveva dubbi. E lui e Bryn invece rivolevano la loro bambina.<br />
Ma anche lui aveva dei fratelli e... be', poteva capitare di giungere a<br />
un punto critico. Allora lui avrebbe scatenato una guerra per riavere<br />
sua figlia.<br />
Si augurava solo che non si arrivasse a tanto. Non voleva fare del<br />
male a Bryn.<br />
Nonostante il suo allontanamento dalla famiglia e nonostante ciò<br />
che i suoi fratelli le avevano fatto, Lokan aveva la sensazione che li<br />
amasse ancora. E inoltre lei aveva aggiunto qualcosa su come loro poi<br />
si fossero resi conto degli errori commessi, su come si fossero ravveduti<br />
e, pur avendo sempre saputo dove Bryn si trovasse, avesserò scelto di<br />
rispettare la sua privacy. Lokan si augurava solo che fosse vero. Ma<br />
sperare non era lo stesso che credere.<br />
Se non fosse stato vero, non gli sarebbe rimasto che scavare in<br />
profondità in se stesso, riscoprire l'abilità che aveva sviluppato al<br />
fianco di Sutekh e servirsene per negoziare una tregua accettabile.<br />
«E che cosa farai con tuo padre?» gli domandò Bryn con voce tesa e<br />
sommessa.<br />
Non era quello però l'interrogativo-chiave? «Non lo so. Da lui non<br />
posso tornare. Ma se non trovo un'altra divinità che mi prenda non<br />
posso andare da nessun'altra parte. È un problema.» La mano di lei si<br />
agitò nella sua. «Un problema che risolverò, Bryn. Per ogni problema<br />
esiste una soluzione.» Vero, indubbiamente. Solo che forse la soluzione<br />
non gli sarebbe poi piaciuta tanto perché, al fine di garantire la propria<br />
sopravvivenza, sarebbe forse dovuto ritornare nell'azienda di famiglia.<br />
Sai che divertimento? Lavorare per il padre che lo aveva già<br />
assassinato una volta, passare ogni secondo di ogni giornata a<br />
chiedersi quale altro tradimento stesse perpetrando in quel momento.<br />
Nulla di personale. Gli affari sono affari. Quasi udiva la spiegazione<br />
di Sutekh dentro la testa.<br />
«E se tu invece non dovessi cercare un'altra divinità che ti accetti? E<br />
se tu potessi semplicemente... che so... esistere per te?»<br />
Lui scoppiò a ridere. «Splendido sogno, però irrealizzabile. Mi serve<br />
un'alleanza con un Territorio. O con quello di Sutekh oppure con
quello di qualcun altro. L'accordo sulla tregua non permette che ci<br />
siano contraenti indipendenti negli Inferi. È impossibile non<br />
appartenere a una divinità.»<br />
Lei si fermò e si girò a guardarlo. Fu sul punto di dirgli qualcosa<br />
quando all'improvviso una palla di fuoco roteò lungo il corridoio,<br />
dritta verso di loro.<br />
Lui la afferrò e la spinse di scatto nella rientranza. Il calore li<br />
ammantò. Quando fu passato, uscirono, le dita intrecciate.<br />
«Senti, volevo chiederti una cosa» esordì lui poco dopo. «Perché<br />
Boone mi ha aiutato?»<br />
«Non te l'ha detto?»<br />
«Sì, ma io non credo che sia stato completamente sincero. Diciamo<br />
che mi sono bevuto il concetto di ripagare il debito.» Per gli abitanti<br />
degli Inferi, per i soprannaturali di qualsiasi tipo, i debiti avevano<br />
importanza. «E diciamo anche che credo che Boone l'abbia fatto per te<br />
perché sei sua sorella. In tutta questa storia restano comunque un sacco<br />
di falle.»<br />
Boone aveva messo in pericolo la sorella e Lokan non era convinto<br />
al cento per cento che quella non fosse solamente la punta di un<br />
iceberg profondissimo.<br />
Purtroppo le risposte dovettero attendere perché Bryn gli<br />
annunciò: «Siamo arrivati». E lui si girò e vide che il corridoio era finito.<br />
Strabuzzò gli occhi. Solo fino a un attimo prima non c'era stato che<br />
un corridoio interminabile e invece in quel momento erano comparse<br />
due porte, ciascuna sorvegliata da un serpente mostruoso, sollevato<br />
sulla coda. «Ancora serpenti» constatò.<br />
«Sebi» disse Bryn, indicando con un gesto una delle porte, quindi<br />
indicò l'altra. «Reri.»<br />
Le dita le si strinsero su quelle di Lokan e gli occhi incontrarono i<br />
suoi. «Ti amo» gli sussurrò. «E amo mia figlia. Ricordatene quando<br />
avrai la tentazione di odiarmi.»<br />
Il suono di quelle parole non gli piacque. «Che cosa...?»<br />
I serpenti si sollevarono e l'odore di zolfo nell'aria si fece fortissimo.<br />
Era quella la fonte delle fiamme che li avevano tormentati lungo tutto
il corridoio. E sembravano proprio sul punto di sputare fuoco di<br />
nuovo.<br />
«Di' i nomi! Adesso!» gli ordinò Bryn con voce tesa.<br />
Insieme pronunciarono i nomi. «Sebi. Reri.»<br />
I serpenti si tranquillizzarono abbassandosi e insieme le due porte si<br />
spalancarono.<br />
Bryn si sporse vacillando verso di lui e gli posò le labbra sulla bocca<br />
in un bacio maldestro. Lokan pensò che fosse dovuto all'euforia.<br />
Anche lui la provava. Erano arrivati fino a lì. Erano giunti al termine<br />
del viaggio. Non restava altro da fare che varcare le soglie e saltare<br />
sulla barca del sole che li avrebbe riportati alla luce del giorno.<br />
Al di là delle porte spalancate intravedeva i primi accenni rosa e<br />
dorati dell'alba.<br />
«Fa differenza da che porta usciamo?» le chiese con la gola secca e il<br />
polso affrettato.<br />
Bryn tremava, la mascella tesa, gli occhi enormi mentre scuoteva il<br />
capo. «No. Va' avanti.»<br />
Un allarme gli scattò nella mente. Qualcosa non andava. «Dopo di<br />
te» la pregò allora, indietreggiando di un passo e allontanandosi dal<br />
serpente e dalla porta spalancata.<br />
Con un grido Bryn gli si scagliò contro le gambe, gettandogli<br />
addosso di peso e mandandolo a cadere dall'altra parte, mentre lei<br />
restava nel corridoio, rannicchiata a terra, singhiozzando.<br />
«Ma che cazzo...?» ringhiò lui, rimettendosi in piedi. Tentò di<br />
oltrepassare la soglia per ritornare da lei. Ma non ci riuscì. Il cammino<br />
gli veniva sbarrato e la porta si stava lentamente richiudendo. «Bryn!»<br />
urlò, tentando di ficcare un piede e poi le mani nel vano. Ma nessuna<br />
parte del suo fisico poté attraversarla. «Bryn!» ruggì.<br />
«Mi dispiace.» Lei sollevò il capo e gli occhi incontrarono i suoi<br />
attraverso la fessura ormai minima. Tese una mano e le loro dita quasi<br />
si sfiorarono. «Il prezzo sono io. Mi dispiace.»<br />
E la porta si richiuse con uno schianto.
20<br />
Questo è il Cerchio segreto del Duat, all'interno del quale viene<br />
generato il dio maestoso, quando fa la propria apparizione nel Nu e<br />
prende il suo posto nel corpo di Nut.<br />
Libro egizio dei cancelli<br />
«Bryn!» urlando impazzito il suo nome, Lokan premette i palmi<br />
delle mani contro la porta. Ma per quanto ci sbattesse i pugni contro,<br />
per quanto facesse scorrere più volte le dita intorno alla cornice alla<br />
ricerca di una fessura, per quante lacrime gli rigassero le guance non<br />
riuscì a riaprire quel dannatissimo portone. «Non ti posso lasciare qui.<br />
Non posso andarmene e basta.»<br />
Lei non poteva aver desiderato una cosa del genere. Bryn voleva<br />
tornare da Dana. Ciò che desiderava era stare con lui.<br />
E invece non avrebbe ottenuto nessuna delle due cose.<br />
Perché si trovava ormai dalla parte sbagliata della porta. Quante<br />
volte nel corso di quel viaggio gli aveva detto che non c'era ritorno?<br />
«Il portone è sigillato, Lokan Krayl.»<br />
Lo sapeva. E cazzo se lo sapeva. Lasciando cadere la fronte contro il<br />
legno, tentò di riprendere il controllo del-le proprie emozioni. Tentò<br />
di affrontare il passo successivo.<br />
La logica era sua nemica. Perché era la logica a dirgli che non poteva<br />
rimanere lì a piangere. Doveva liberarsi degli Inferi. Doveva<br />
soccorrere sua figlia. E solo a quel punto poteva escogitare un modo<br />
per tornare, un modo per far ritornare anche Bryn. Doveva credere<br />
che una possibilità ci fosse persino quando tutto dentro di lui gli<br />
suggeriva il contrario.<br />
Maledizione. Maledizione! Voleva colpire qualcosa. Uccidere<br />
qualcosa. Strappare un cuore pulsante da un torace squarciato e sentire<br />
il sangue che gli spruzzava la faccia. Voleva che il dolore primordiale
che provava lo abbandonasse.<br />
E invece si girò e osservò la stanza.<br />
Su ciascuno dei due lati si trovavano altri serpenti, più piccoli però<br />
dei due che erano nel corridoio. Non cobra, aspidi.<br />
«Lei è perduta.»<br />
Ah, bello. Un serpente parlante. Che per giunta gli diceva proprio<br />
ciò che non voleva udire. Tuttavia quei due serpenti avevano qualcosa<br />
di strano. Quando girò la testa e li intravide con la coda dell'occhio,<br />
essi intrapresero una danza e brillando mutarono forma. Non erano<br />
più serpenti. Donne, pensò, pur non riuscendo a vederle abbastanza<br />
da poterlo accertare.<br />
Però la voce... quella voce la conosceva.<br />
Voltò la testa portando lo sguardo oltre la figura invece di fissarsi su<br />
di essa, e per la frazione di un secondo al posto del serpente fu una<br />
donna a stargli davanti. Aveva i capelli neri come la notte e un viso<br />
grazioso e interessante. I lineamenti forti e decisi, gli occhi contornati<br />
dal kohl e la bocca piena. Indossava una veste bianca e diafana,<br />
intessuta di un filo d'argento e al suo muoversi la stoffa, i capelli e<br />
persino l'aria intorno sembravano seguirla in perfetta sintonia. Era<br />
pura grazia e bellezza, e lui la conosceva.<br />
«Aset.» Sorella-moglie di Osiride. Madre di Horus, progenitrice di<br />
tutte le Figlie di Aset e della Guardia Asetiana.<br />
Era la nemica di Sutekh e, fino alla sua morte, lo era stata anche di<br />
Lokan.<br />
E in quel momento era l'ultimo ostacolo tra lui e la libertà. E forse<br />
anche colei che poteva porre rimedio a quel disastro.<br />
«O Aset» la invocò con la voce ruvida come carta vetrata.<br />
«Concedetemi ciò che vi chiedo. Restituitemi ciò che è a me più<br />
prezioso.»<br />
Il tintinnio di una risata permeò leggera l'aria intorno a lui. Come<br />
acqua. Come campanelle nel vento. Ma con un fondo di tristezza, in<br />
un certo senso. Come se lei conoscesse il suo dolore.<br />
Lokan voltò la testa mentre la dea diveniva di nuovo un aspide,<br />
cercò di vedere di nuovo la figura di Aset, ma non scorse che il
serpente, le scaglie di un marrone-nero brillante.<br />
«Più prezioso?» gli chiese. «E di che cosa si tratta, Lokan Krayl?<br />
Rispondetemi. Ditemelo. Della vostra vita? Di quella di vostra figlia?<br />
Della vita dei vostri fratelli? Che cosa è più prezioso? Di quale dono mi<br />
pregate? O forse è la vendetta che desiderate?»<br />
Tutto quanto e anche di più.<br />
La rabbia e il rammarico lo soffocavano, come un grumo di<br />
porridge freddo incastrato nella gola. Sua figlia. Bryn. I suoi fratelli. Lui<br />
stesso. La vendetta contro Sutekh.<br />
Un elenco lunghissimo. Vi era un qualche significato nell'ordine<br />
delle priorità? Era in quell'ordine che gli si erano presentate alla mente.<br />
Era in quello che le collocava? Con soltanto Dana a precedere Bryn nel<br />
suo cuore?<br />
«Non voglio abbandonarla qui» affermò con certezza.<br />
«Vi è un prezzo per la vostra vita. Un sacrificio che doveva essere<br />
fatto» fu la replica.<br />
Sembrava che la voce provenisse da ogni parte: da davanti, da<br />
dietro, da sopra, da sotto. Compì di scatto un giro completo su se<br />
stesso, terminandolo dove lo aveva iniziato.<br />
«Per un'anima a cui è concesso di andare un'altra deve restare.<br />
Volete rimanere voi qui e rimandare indietro lei?»<br />
«Sì.»<br />
«Allora tutto ciò che lei ha compiuto e sofferto sarà stato invano.<br />
Sutekh la troverà. Troverà vostra figlia. Brynja non può tenergli testa.<br />
Vostro padre prenderà ciò che desidera e non lascerà che sterminio<br />
alle proprie spalle.»<br />
Lokan lo sapeva. Non poteva contestarle una sola affermazione.<br />
Perché per secoli era stato proprio lui a portare lo sterminio a coloro<br />
che ostacolavano Sutekh. «Nemmeno io posso competere con lui. Mi<br />
ha già ucciso una volta.»<br />
«Con il vostro consenso.»<br />
Vero. Perché lui aveva barattato la propria vita con quella della<br />
figlia. Ma chi poteva assicurare che non si sarebbe ritrovato nella stessa
posizione un'altra volta? La possibilità ribollì sibilando dentro di lui<br />
come piombo fuso.<br />
«A prescindere, la domanda non è pertinente» tagliò corto Aset. «La<br />
decisione era già stata presa ancora prima che lei giungesse qui. Bryn<br />
conosceva il prezzo.»<br />
Lokan si sentì come se Ammut, la Divoratrice, gli avesse dato un<br />
morso al petto, trapassandogli il cuore da parte a parte. Fu sul punto<br />
di dare ad Aset della bugiarda, ma si trattenne.<br />
Perché, per quanto volesse inveire contro quell'affermazione,<br />
sapeva benissimo che era la verità. I segnali erano stati chiari, fin<br />
dall'inizio, solo che lui non aveva voluto riconoscerli.<br />
«Non c'è nulla che possiate fare?» Nella mente passò in rassegna un<br />
turbine di ipotesi, ma non ne uscì che con un filo di discorso<br />
ingarbugliato. «Bryn è della stirpe di Izanami. E di Pinga. E forse anche<br />
della vostra» azzardò, facendo una prima mossa disperata, sebbene lei<br />
gli avesse detto di non essere una Figlia di Aset.<br />
«È figlia di tutti, discendente di molti.» Ma qualcosa nei secondi che<br />
trascorsero prima della risposta di Aset lo indusse a pensare che tra<br />
Bryn e la dea un qualche collegamento ci fosse. Poi ci arrivò. Bryn<br />
aveva il sangue di Osiride. Aset era la sua compagna e questo<br />
significava che lei doveva essere della stirpe di Aset. Ma se non era una<br />
Figlia...<br />
«Horus» concluse. «Bryn è figlia di vostro figlio.»<br />
Aset inclinò il capo. «È della discendenza di Horus.»<br />
Il che comportava che lo fossero anche i suoi fratelli. Un vortice di<br />
pensieri nella mente. Lokan sapeva che Horus aveva avuto quattro<br />
figli, consiglieri di faraoni e di re, ma non aveva mai saputo dove<br />
conducesse poi la sua stirpe.<br />
Considerazioni da mettere da parte per un altro giorno. In quel<br />
momento gli interessava solo lasciare quel posto con Bryn al fianco.<br />
«Voi avete il sangue, o Aset. Voi avete il potere, o Aset. Voi avete la<br />
magia, o Aset. In questo momento detenete voi ogni potere. Voi siete<br />
qui e i molti che rivendicano un'origine comune con Bryn non sono<br />
presenti.»
S'interruppe, soffocando il panico che nasceva in lui. Non poteva<br />
sopportare l'idea di lasciarla lì. Di non vederla mai più, di non<br />
stringerla tra le braccia, di non baciarla. Di privare sua figlia della<br />
madre. «Voi siete qui e loro no.»<br />
«Non posso.»<br />
«Di certo una divinità l'ha rivendicata.»<br />
«Infatti» rispose Aset. «Osiride l'ha rivendicata. Bryn guiderà le<br />
anime attraverso i Cancelli. È cosa stabilita. È scritto.»<br />
Lui digrignò i denti sostenendo il suo sguardo e, quando parlò, la<br />
voce aveva un suono aspro e cupo. «Mio padre si è servito della magia<br />
nera per possedere brevemente una forma umana. Lui e i suoi seguaci<br />
mi hanno scuoiato vivo. E, a ogni ferita inferta dalle loro lame, io<br />
guardavo dritto davanti a me. Lui mi ha mozzato gli arti dal corpo, a<br />
uno a uno, e io trattenevo le urla, sapendo solo che avevo dato la mia<br />
vita in cambio di qualcosa di molto più importante.» La vita di sua<br />
figlia. Deglutì e continuò: «lo non ho mai implorato nessuno. Sono<br />
stato assassinato. La mia anima è stata relegata in un luogo infernale,<br />
una zona nulla. E io non ho mai implorato. Ma ora...». Lentamente si<br />
lasciò cadere sulle ginocchia e la voce gli si incrinò: «... adesso imploro<br />
voi, o Aset. Liberate Bryn. Lasciate che io la riporti indietro. Lasciatela<br />
vivere».<br />
Aset rimase in silenzio così a lungo che lui pensò che non gli avrebbe<br />
risposto. Quando finalmente parlò, lo fece con voce dolce. E triste.<br />
«Non ho alcun potere in questo, Lokan Krayl. Non posso restituirvi il<br />
vostro amore. Tuttavia posso restituirvi alla figlia che avete generato<br />
insieme. Posso far ritornare voi e in lei vedrete sua madre. In lei<br />
troverete conforto come io ho trovato conforto in mio figlio Horus<br />
quando suo padre, Osiride, mi è stato tolto.»<br />
Tolto da Sutekh, il padre di Lokan. Il dolore straziante del lutto<br />
aveva richiuso il cerchio su se stesso.<br />
Quelle parole lo straziarono. Lui sarebbe tornato, sarebbe stato ciò<br />
che era prima: un semidio. Un mietitore d'anime nei ranghi di suo<br />
padre - del suo assassino. Immortale. Invincibile. Ma Osiride aveva<br />
ragione. Non sarebbe mai potuto tornare a essere ciò che era prima<br />
perché senza Bryn non sarebbe mai stato completo.
Ciò che Bryn aveva sacrificato per lui... il sacrificio che aveva scelto<br />
per il bene della figlia... Sapere che non esisteva una via di scampo lo<br />
uccideva.<br />
«Perché credete questo di me? Perché mi credete l'unico in grado di<br />
tenere a bada gli sciacalli, l'unico che può impedire a mio padre di<br />
prendersi mia figlia e spedirne l'anima in una zona nulla come ha fatto<br />
con me? Mi ha ucciso. Ha rubato il mio corpo. Che cosa vi fa pensare<br />
che io possa impedirgli di fare lo stesso a lei?»<br />
Aset scoppiò in una risata incredula. «Voi non lo sapete? Davvero<br />
non lo sapete?»<br />
«Sapere che cosa?» ringhiò Lokan. «Maledizione, sono stanco dei<br />
sotterfugi.»<br />
«Tutta la vostra vita è stata un sotterfugio.»<br />
«È stata. Tempo al passato.»<br />
Lei gli si avvicinò, gli occhi neri come l'onice, i capelli neri che<br />
ondeggiavano come le pieghe della veste bianca e diafana. Era tutta<br />
grazia e bellezza, ed era molto più gentile con lui, il figlio del suo<br />
nemico, di quanto Lokan avesse diritto di aspettarsi. Sutekh le aveva<br />
fatto a pezzi il marito, Osiride, le aveva spezzato il cuore.<br />
Aveva sentito quella storia migliaia di volte, ma fino a quel<br />
momento non aveva mai compreso che cosa la dea avesse sofferto.<br />
Aset gli appoggiò una mano sul dorso con tocco gentile. «Accettate.<br />
Piangete la perdita. Se vi opponete, questo vi arrecherà solo maggior<br />
dolore. Avete una figlia per la quale vivere.»<br />
Lokan sollevò il capo e alzò lo sguardo su di lei, con un nodo alla<br />
gola. Lacrime. Avrebbe voluto gridare. Avrebbe voluto ridurre<br />
qualcosa in poltiglia con i soli pugni. Non lei, ma... qualcosa.<br />
Qualcuno. Suo padre. Alla fine il responsabile di tutto era Sutekh.<br />
«Non posso tornare da lui. Non posso fargli da ambasciatore né da<br />
soldato. Non posso mietere anime e portargliele per alimentare ciò<br />
che è. E allora... che succederà ora? Esiste almeno un modo per cui io<br />
possa scegliere un'altra strada?»<br />
Aset lo fissò per quella che gli parve un'eternità e lui rimase in<br />
attesa, certo che lei gli rivelasse qualcosa di colossale. Ma alla fine la
dea si limitò a voltarsi indicandogli la barca in oro brillante che lo<br />
attendeva.<br />
E certo. Non poteva essere che una barca.
21<br />
La dimora nascosta è nel buio, così che le trasformazioni di questo<br />
dio possano avere luogo.<br />
Libro egizio dei cancelli<br />
Bryn urlò. Sferzate di dolore la travolsero mentre tentava di<br />
liberare l'anima e proiettarla all'inseguimento di Lokan. Sapeva di non<br />
potersi unire a lui. L'aveva saputo fin dall'inizio. Ma lo voleva al sicuro,<br />
voleva assicurarsi che ce la facesse, che l'ultimo passo di quel viaggio<br />
fosse compiuto. Che la loro figlia sarebbe stata al sicuro.<br />
Nonostante si fosse strappata l'anima, essa non riuscì a oltrepassare<br />
il Cancello. Ripeté i nomi più volte, i portoni restarono chiusi e lei non<br />
poté passare.<br />
«Basta.»<br />
Sollevando il capo, batté le palpebre per eliminare il velo di lacrime<br />
e vide Osiride in piedi davanti a lei.<br />
«È andato?» gli chiese, senza riuscire a trattenere le parole, anche se<br />
il dio non le doveva una risposta.<br />
E infatti lui non gliela diede, si limitò a fissarla, muto e inespressivo.<br />
«Alzatevi!» le ordinò poi.<br />
Lei obbedì, facendo forza su mani e piedi, e poi sfor-zandosi di<br />
mettersi in piedi. Quella scelta era stata sua. Lei era stata consenziente.<br />
Non sarebbe rimasta stesa a terra come uno straccio da buttare.<br />
Raddrizzatasi, si riempì i polmoni e attese le istruzioni. Non aveva<br />
idea di che cosa si aspettassero da lei da quel momento in poi.<br />
«Osservate» le disse il dio. Quindi si voltò e sollevò una mano<br />
davanti a sé.<br />
Bryn trasalì, indietreggiando di un passo mentre davanti agli occhi<br />
le si apriva una visione.
C'era Lokan, su una barca. Si aspettava di vederlo veleggiare verso<br />
l'alba, ma non era così. Si trovava in un tunnel, scuro e umido. Il fiume<br />
era immobile e lui remava, da solo.<br />
«No!» si ribellò. «Doveva essere libero. Ha affrontato i Cancelli. Ha<br />
superato tutte le prove.»<br />
«Deve affrontare il demone, Apophis» chiarì Osiride.<br />
Il cuore di Bryn sembrava una tonnellata di piombo appesa nel suo<br />
petto. Apophis. L'incarnazione del male.<br />
«Ma come...» Balzò in avanti, a mani tese, ma l'immagine vacillò e<br />
scomparve per riapparire a diversi metri di distanza.<br />
Dietro la barca, l'acqua si aprì per lasciar apparire le spire di un<br />
enorme serpente mentre si immergeva in profondità. Lokan stava<br />
guardando avanti, non indietro. Non sapeva nemmeno della presenza<br />
del serpente, non aveva modo di saperlo perché il demone scivolava<br />
nell'acqua più scura, silenzioso e mortifero.<br />
Il cuore di Bryn prese a battere impazzito e lei non riuscì a soffocare<br />
l'istinto di urlare, di protendersi verso di lui con l'unico risultato di far<br />
sparire di nuovo l'immagine, che riapparve più lontana.<br />
Obbligandosi a stare immobile, si cinse la vita con le braccia e la<br />
strinse forte, il cuore in gola.<br />
La testa del serpente ruppe la superficie dell'acqua davanti alla<br />
barca, sollevando onde alte come case. Si impennò sempre di più, una<br />
torre sopra Lokan, i denti bianchi e acuminati, gli occhi di un rosso<br />
incandescente. Grosse gocce d'acqua gli volarono via di dosso in tutte<br />
le direzioni.<br />
Afferrando il remo a due mani, Lokan lo sollevò in un<br />
atteggiamento di difesa.<br />
Apophis si slogò l'articolazione della mandibola: la preda era in<br />
vista.<br />
Con un ruggito Lokan gli si scagliò contro, con il remo quale unica<br />
arma.<br />
Un remo contro un demone divino alimentato dal male. Nessuna<br />
possibilità di vincere. Nessuna di sopravvivere.
«Aiutatelo.» Bryn si voltò di scatto a guardare in viso Osiride, che si<br />
limitò a volgere il capo per fissarla, nel trascorrere vitale dei secondi.<br />
Infine le disse: «lo non posso. Questo lo deve affrontare da solo».<br />
Bryn si affondò le unghie nei palmi delle mani, senza quasi sentirne<br />
il graffio. Con suo grande orrore il serpente prese a scendere, la testa<br />
due volte più grande della barca, lo sguardo fisso su Lokan, che schivò<br />
il colpo e si sollevò dal basso, colpendo con forza la parte inferiore<br />
della mandibola di Apophis. Ma il serpente si avvicinò inesorabile.<br />
Ogni cellula del suo essere le urlava di andare da lui, di trovare un<br />
modo per raggiungerlo, per stare al suo fianco. Di nuovo, librò l'anima<br />
al di fuori di se stessa, ma Osiride si volse verso di lei e con espressione<br />
solenne le intimò: «Non dovete farlo. Lui deve provare a se stesso ciò<br />
che è destinato a essere. Non dovete interferire». Si interruppe. «Non<br />
potete interferire.»<br />
L'anima rientrò in Bryn con una forza tale da farla vacillare.<br />
Ansimando, sbatté le mani contro la parete, lottando per restare in<br />
equilibrio, quindi si girò a guardare la scena che proseguiva.<br />
Il serpente colpì di nuovo, a una velocità incredibile. Lokan schivò,<br />
rotolò e le mandibole del serpente si richiusero sul centro della barca,<br />
spezzandola in due. Il rettile scagliò la prima metà contro la parete<br />
della caverna con una torsione della testa. Quindi si voltò verso la<br />
seconda metà, la metà alla quale Lokan si teneva aggrappato.<br />
Aveva perso il remo. La poppa della barca puntò verso l'alto<br />
mentre il suo centro lacerato affondava negli abissi neri come<br />
l'inchiostro.<br />
Bryn non si mosse, non respirò, il petto stritolato in una morsa così<br />
stretta che pensò le si rompessero le costole.<br />
I resti della barca scivolarono sempre più giù fino a quando la sua<br />
estremità ricurva non sparì sotto la superficie dell'acqua. E Lokan<br />
scomparve con essa.<br />
Lokan si immerse al di sotto della barca servendosene come scudo.<br />
Le spire di Apophis si sollevarono contorcendosi mentre il serpente<br />
scandagliava le acque alla ricerca della preda.<br />
Sarebbe stato carino da parte di Aset avvertirlo che avrebbe
affrontato il demone serpente uscendo di lì.<br />
Forse il punto era proprio quello. Niente avvisi. Niente possibilità<br />
di prepararsi. Una specie di test per saggiare il suo diritto a seguire il<br />
sole nel giorno.<br />
I polmoni gli scoppiavano e il cuore gli bombardava il petto.<br />
Ciononostante si tenne sotto il guscio squassato dell'imbarcazione.<br />
L'enorme circonferenza del corpo di Apophis lo oltrepassò<br />
scivolando. Poi la coda. Lokan sapeva di avere a disposizione<br />
solamente una manciata di secondi prima che il demone serpente si<br />
girasse per un altro giro di perlustrazione.<br />
Gli serviva un piano, e subito. Aveva già perso Bryn. Non poteva<br />
permettere che sua figlia fosse privata di entrambi i genitori.<br />
Non aveva armi. Non aveva modo di combattere contro<br />
quell'essere maligno. Cazzo, avrebbe avuto bisogno di un intero<br />
esercito...<br />
Un esercito.<br />
Ricordò il cordone di anime e i rematori che gli dicevano di essere lì<br />
per lui.<br />
Quante volte nel corso dei secoli suo padre gli aveva ripetuto che<br />
un leader guida? Aveva imparato da un vero maestro. Era ormai<br />
tempo di mettere a frutto quelle lezioni.<br />
Scalciando poderosamente, riemerse, rompendo la superficie<br />
dell'acqua con la testa e il torace mentre ruggiva: «lo chiamo a me le<br />
anime dei morti. Chiamo alle armi le anime prigioniere nel Duat. Ecco,<br />
a me appartengono queste parole di potere, destinate a chiunque le<br />
tenga avvinte a sé. Più leste di levrieri, più veloci di un'ombra -<br />
qualunque sia il loro nome, più veloci di un'ombra, lo chiamo a me le<br />
anime del Duat».<br />
L'acqua ribollì agitata e Lokan vide Apophis avvicinarsi, gli occhi<br />
rossi e incandescenti sotto il livello dell'acqua.<br />
«A me!» ruggì Lokan.<br />
Tutto intorno a lui, l'acqua si sollevò in un gorgoglio di geyser e la<br />
sponda del fiume fu inondata da una luce azzurrina. Le anime dei<br />
morti giunsero non appena furono chiamate, brandendo reti magiche,
adunando il suo potere e il potere del Duat, imbrigliando il caos<br />
creato da Apophis e trasformandolo in ordine.<br />
Apophis attaccò, la bocca spalancata a scoprire i denti affilati come<br />
un rasoio.<br />
Lokan avvolse le braccia intorno a uno degli enormi denti di<br />
Apophis e ci rimase appeso. Quando il serpente si sollevò al di sopra<br />
dell'acqua, venne trascinato verso l'alto con lui, sbattuto da una parte<br />
all'altra nel tentativo del serpente di toglierselo di dosso.<br />
«A me appartengono queste parole di potere. Venite a me.»<br />
Aveva le mani scivolose per l'acqua e per il veleno del serpente. Lo<br />
stomaco in una morsa, il cuore che gli batteva talmente veloce che<br />
nelle orecchie non sentiva altro che l'infuriare del proprio sangue nelle<br />
vene.<br />
Apophis sferzò la testa di lato e la mano di Lokan scivolò, perse una<br />
presa, restando appeso lì, in alto sulla superficie dell'acqua. Il serpente<br />
scagliò il capo dall'altra parte e l'altra mano di Lokan scivolò giù per il<br />
dente lunghissimo. Giù, sempre più giù. Strinse quanto più poteva, ma<br />
non riuscì ad arrestare la propria caduta.<br />
Le dita strinsero il vuoto e lui volò nell'aria per quella che gli sembrò<br />
un'eternità. Infine si schiantò contro una roccia. Il dolore gli rimbalzò<br />
dal polso in tutto il braccio.<br />
Scivolò lungo la parete della caverna, poi su una sporgenza e,<br />
quando infine cadde sul polso ferito, gli sfuggì un grugnito di dolore.<br />
La mano pendeva inerte dall'articolazione del polso e dalla carne<br />
lacerata spuntavano le terminazioni ossee.<br />
E Apophis torreggiava impennato sopra di lui.<br />
Con un grido terribile si rimise in piedi e concentrò tutto ciò che<br />
aveva nel pensiero di un attacco. Un attacco mortale. Alimentò la<br />
propria rabbia e il proprio dolore insieme all'orrore di dover lasciare<br />
Bryn, facendoli confluire nel bisogno di annientare il demone<br />
serpente.<br />
Sotto di lui, la luce blu si sollevò diventando più intensa. La sua<br />
luce, intensificata ed esaltata da un migliaio di anime, le cui teste<br />
oscillarono all’indietro. Gli occhi si volsero su di lui, in attesa, in
venerazione.<br />
Lokan si gettò su qualsiasi riserva di potere gli fosse rimasta.<br />
Visualizzò una rete composta di fili di fuoco, gli stessi fili che aveva<br />
usato per legare le anime nere per quasi trecento anni.<br />
Ed essi s'intrecciarono danzando e gli occhi dell'esercito si<br />
spostarono da lui sul serpente. Le mani della sua armata si sollevarono,<br />
collegate da filamenti di luce. Quindi quella stessa luce intrecciò i fili in<br />
una rete di magia e di potere. E insieme trattennero il demone<br />
serpente.<br />
Ansante, Lokan lasciò cadere la testa, cercando di riprendere fiato.<br />
La luce svanì e la caverna ripiombò nel buio. Ma la via divenne chiara.<br />
No, non una barca.<br />
Un khepher. Uno scarabeo, incarnazione del dio sole.<br />
Sanguinante, distrutto, Lokan si trascinò lungo la parete della<br />
caverna, centimetro dopo doloroso centimetro, il polso ferito stretto<br />
contro l'addome. Quindi si portò a fatica sul dorso dorato dello<br />
scarabeo e rimase lì, mentre avanzava verso il giorno, portando con sé<br />
dolore, rimpianti e confusione.<br />
Ma il cuore l'aveva lasciato nell'oscurità della notte della morte
22<br />
Il mate è la sentenza che è stata decretata per voi innanzi a mio<br />
padre. Siete voi ad aver commesso peccati e ad aver commesso<br />
ingiustizie nella Sala Qrande; i vostri corpi corruttibili saranno fatti a<br />
pezzi e le vostre anime non avranno alcuna esistenza, e voi non<br />
vedrete mai più Ra.<br />
Libro egizio dei cancelli<br />
Lokan scagliò le chiavi al portiere e girò intorno al cofano della<br />
Porsche. Il sole era caldo sulla pelle e si concesse un istante per<br />
inclinare il viso verso di esso. Sarebbe stato un pazzo a ignorare il<br />
dono che gli era stato fatto. Una seconda possibilità di vivere.<br />
Aveva impiegato molto più di quanto gli sarebbe piaciuto per<br />
arrivare fin lì. Non era stato in grado di scegliere il luogo in cui il<br />
giorno l'avrebbe portato. Fosse dipeso da lui, sarebbe andato dritto da<br />
Dana. A cercare i suoi fratelli. Avrebbe portato con sé rinforzi.<br />
Purtroppo niente andava mai secondo i piani. Si era ritrovato,<br />
pesto e sanguinante, con addosso solo un paio di calzoni sporchi e a<br />
brandelli, nel mezzo del fottutissimo Mar Mediterraneo, e con riserve<br />
di energia talmente basse che i suoi migliori sforzi di evocare un<br />
portale l'avevano condotto solo fino alla terraferma.In realtà si<br />
meravigliava di essere arrivato fin lì, considerato che per mesi non<br />
aveva mangiato nulla tranne delle barrette energetiche, delle<br />
caramelle e il solo pasto completo messogli a disposizione da Boone.<br />
Si stava esaurendo.<br />
Eppure si sentiva... non sapeva esattamente come descriverlo. Era<br />
guarito troppo in fretta. I tagli, le escoriazioni, persino la frattura del<br />
polso che si era procurato quando Apophis lo aveva scagliato contro<br />
la parete della caverna... tutto era sparito nel giro di minuti appena era<br />
giunto a terra.<br />
Tutti i mietitori d'anime guarivano in fretta. Ma non così in fretta.
Soprattutto quando avevano sofferto la fame e la sete per mesi. Per<br />
non parlare della morte.<br />
E inoltre c'erano altre cose. Cose strane. Aveva tentato di stabilire<br />
un contatto con i fratelli. Sarebbe dovuto essere in grado di percepirli.<br />
Invece no... Non riusciva a trovarli e non voleva dare ascolto a quel<br />
freddo terrore ai margini dei suoi pensieri, alla paura che fossero<br />
morti, come era stato ucciso lui. Assassinati da Sutekh. Ma Sutekh<br />
poteva esserne stato capace? Di ucciderli tutti? Il pensiero era un acido<br />
che gli disintegrava lo stomaco.<br />
Ma per affrontare Boone gli serviva una mente fredda. Anche<br />
perché aveva la sensazione che ci sarebbero stati anche gli altri fratelli<br />
di Bryn.<br />
Bryn.<br />
Deglutì per allentare il pugno che gli si era serrato intorno al cuore<br />
al pensiero di lei. Un pugno che era lì ogni secondo di ogni giorno. A<br />
volte più stretto, a volte più lasco, solo di un po'. Ma il dolore non<br />
spariva mai del tutto.<br />
Si bloccò, sollevando all'indietro la testa per esaminare la facciata in<br />
vetro nero del Luxor. Era tempo di stringere tra le braccia sua figlia. E<br />
avrebbe eliminato chiunque avesse tentato di mettersi sulla sua strada.<br />
Incantesimi e sigilli magici lo sfiorarono con dita gelide. Erano<br />
elementi che avrebbero potuto trattenerlo prima. Il politico che era<br />
stato non avrebbe voluto arruffare il pelo a nessuno. Avrebbe preso<br />
una strada alternativa, si sarebbe conquistato l'ingresso con il dialogo.<br />
All'inferno.<br />
Si diresse verso la porta nascosta sul lato della piramide. Quando al<br />
suo tocco non si aprì, ne sfasciò il vetro con un pugno. Il suo potere si<br />
scaricò sui sigilli, arrostendoli come fili elettrici difettosi.<br />
Una novità. Un beneficio aggiuntivo per essere ritornato dal regno<br />
dei morti?<br />
S'incamminò per il corridoio lungo il quale aveva seguito Boone<br />
l'ultima volta che era stato lì. Avanzò poi a grandi passi nel locale<br />
deserto e avvolto dall'oscurità. Quando raggiunse la prima serie di<br />
porte metalliche, si fermò solo quanto bastava ad appoggiare per un
istante le dita sulla superficie e a sentirla fredda e liscia sotto i<br />
polpastrelli.<br />
Quindi inserì le dita nella minuscola fessura sul bordo e tirò.<br />
«Pagherai per quella. E anche per il vetro che hai spaccato.»<br />
Lokan girò di scatto su se stesso e vide Boone appoggiato al<br />
bancone che lo guardava. «Non è un problema. Dov'è Dana?»<br />
«Al sicuro.»<br />
Quel termine ebbe l'effetto del sale strofinato su una ferita aperta.<br />
«Voglio vederla. Ora.»<br />
Boone annuì. «Da questa parte.»<br />
Lokan gli fu accanto in tre passi e gli afferrò il braccio in una stretta<br />
inesorabile. «Tu prova solo a fottermi» lo minacciò in un soffio, «e io ti<br />
distruggerò.»<br />
«Non ne dubito, amico mio.» Boone abbassò lo sguardo sulle<br />
scintille di fuoco blu che gli correvano lungo il braccio sprizzando dalle<br />
punte delle dita di Lokan.<br />
L'odore della pelle e del tessuto bruciati si diffuse in zaffate.<br />
Lokan ritrasse di scatto la mano e lo sguardo scoccò in quello di<br />
Boone, che non sembrava affatto sorpreso. Cosa piuttosto buffa, dato<br />
che lui era sconvolto. Quel misto luce-fuoco blu non rientrava nel<br />
repertorio di un mietitore d'anime. Ma, a quanto sembrava, rientrava<br />
nel suo.<br />
«Dana sta bene» lo rassicurò Boone e gli fece strada attraverso la<br />
serie di porte che Lokan, la volta precedente, aveva attraversato senza<br />
aprire. Soltanto che questa volta non davano su una stanza, ma su<br />
delle scale che scendevano nelle viscere della terra. «Per lei abbiamo<br />
creato una scatola interdimensionale e abbiamo reclutato delle<br />
guardie per proteggerla e per tenerle compagnia.»<br />
«Guardie?»<br />
«La donna che ha salvato tua figlia dai Setnakht...»<br />
«Roxy Tarn, giusto?»<br />
«Sì. Ha acconsentito ad aiutarci. È stata Dana a chiedere di lei. A
quanto pare, Bryn le aveva detto che se le cose si fossero messe male<br />
doveva contattare Roxy.»<br />
Il nome di Bryn pronunciato dalle labbra di Boone fu un dolore.<br />
Così Lokan si concentrò sulla figlia, pensò solo a Dana e a ciò che<br />
Boone gli stava spiegando, perché pensare a Bryn era come sventrarsi<br />
con un coltello seghettato.<br />
«Ma... hai detto guardie, al plurale.»<br />
Boone ricambiò lo sguardo. «Ci sono altre due Figlie di Aset con lei.<br />
Naphré Kurata e Calliope Kane.»<br />
«Sono nomi che dovrei conoscere?» Non li conosceva, ma aveva la<br />
sensazione che sarebbe dovuto essere il contrario.<br />
«Forse no» gli rispose Boone, iniziando a scendere le scale. «Non<br />
ancora, comunque.»<br />
Lokan sentiva i sigilli magici divenire più forti a ogni passo che<br />
faceva. Lo toccarono con lingue di magia umide e nauseanti. Quindi,<br />
no, non erano guardiani di pura luce, ma incantesimi intessuti di<br />
oscurità. «Chi ha disposto queste guardie?»<br />
«Le Matriarche.»<br />
Lokan si fermò di botto. «Le Matriarche. Mi stai parlando dei cani<br />
più feroci della Guardia Asetiana.»<br />
Boone si arrestò pochi gradini più sotto e si voltò a guardarlo.<br />
«Infatti. Hanno un interesse legittimo.»<br />
«Per mia figlia?» Incrociò le braccia sul petto. «Spiegati. E, mentre lo<br />
fai, dimmi con esattezza che cosa troverò in questa scatola<br />
interdimensionale. Le sorprese non mi piacciono più tanto.»<br />
«L'hai detto anche un'altra volta.» Un minimo accenno di sorriso.<br />
«Ci troverai tua figlia, viva e vegeta. Ci troverai le Figlie di Aset di cui ti<br />
ho già parlato. Ci troverai il lusso e gli svaghi che ci abbiamo messo per<br />
tenere Dana occupata.» S'interruppe. «E ci troverai i tuoi fratelli.»<br />
«I miei fratelli.» Forse per quello non era stato in grado di percepire<br />
le loro emozioni. Perché non si trovavano nella sua stessa dimensione.<br />
Non era stato in grado di raggiungerli nemmeno mentre era nella zona<br />
nulla. E ci aveva provato. Maledizione se ci aveva provato. Poi fu<br />
colpito da un'altra considerazione. «I miei fratelli. In un scatola
interdimensionale insieme a tre Figlie di Aset.»<br />
«Una delle quali è anche, guarda caso, parente di<br />
Izanami-no-mikoto.»<br />
«Giusto. Okay. E tu sei riuscito a impedire loro di ammazzarsi... E<br />
come?»<br />
Boone sorrise, un gattino davanti a una ciotola colma di latte. «Lo<br />
vedrai.» E, voltatosi, lo condusse giù, sempre più giù.<br />
«E allora... com'è che funziona?» chiese Lokan quando raggiunsero il<br />
fondo. «Basta che io ci entri?»<br />
«No.» Non fu Boone a rispondergli.<br />
Sollevò la testa e scorse altri due uomini, familiari, ma non del<br />
tutto. Assomigliavano a Boone e un po' a Bryn, se li osservava bene. E<br />
così smise di farlo perché riconoscere lei in loro era troppo doloroso.<br />
Uno dei due indossava jeans e stivali da motociclista e aveva diversi<br />
cerchi d'argento alle orecchie. L'altro portava calzoni sportivi e una<br />
camicia stretta sulle spalle e sul torace, che si allargava un po' in vita.<br />
«Jack.» Il primo gli tese la mano, che lui prese, reprimendo<br />
coscientemente il fuoco che aveva scorticato Boone poco prima.<br />
Anche il secondo gli strinse la mano presentandosi come Cahn.<br />
Lokan provava sentimenti contrastanti. Quelli erano gli zii di Dana,<br />
i fratelli di Bryn. Quegli stessi fratelli che l'avevano sfruttata e tenuta<br />
prigioniera e poi spedita negli Inferi per restarci per sempre. Quegli<br />
stessi fratelli che potevano sfidarlo e tentare di tenersi Dana per i loro<br />
scopi. Di loro non si fidava. Eppure era anche in debito perché<br />
avevano tenuto sua figlia al sicuro. E in qualche modo avevano<br />
persino convinto la Guardia di Aset ad aiutarli e persuaso i suoi fratelli<br />
a collaborare con il nemico. Tutto per amore di Dana.<br />
Il che gli suggerì che, a prescindere dalle loro pecche, erano dei<br />
bastardi convincenti e quello contava per lui come un pregio.<br />
Alle spalle dei tre fratelli Falconer l'aria si piegò oscillando, come se<br />
la parete e la porta fossero un'illusione. Lokan comprese i limiti della<br />
scatola interdimensionale. E si stupì di non esserne stato in grado, la<br />
volta che aveva incontrato Boone.
«Voglio vederla.»<br />
Boone annuì. «Però dobbiamo portarli fuori uno alla volta. Dana<br />
sarà l'ultima.»<br />
Lokan fissò dritto di fronte a sé, ogni nervo a fior di pelle. Sentiva<br />
l'elettricità formicolare sulla pelle, come se fosse sul punto di scintillare<br />
e andare in fiamme.<br />
«Forse... ehm... forse non ti dispiacerebbe magari trattenerle...<br />
quelle» suggerì Jack rivolgendo un cenno del capo a Lokan.<br />
«Quelle cosa?» Abbassò lo sguardo e notò scintille blu che gli<br />
danzavano sulla pelle. Non sapeva spiegarselo. Era solo qualcosa che<br />
si era portato dietro fin sulla Terra.<br />
Avrebbe fatto meglio a portarsi dietro Bryn.<br />
No. Non ci pensare. Non avrebbe pensato a lei. In quel momento<br />
avrebbe pensato solo a Dana.<br />
L'aria di fronte a lui scintillò piegandosi e ne uscì un uomo, poi un<br />
altro e poi un terzo.<br />
Lokan non riusciva a respirare, a muoversi. E se l'espressione sul<br />
volto di Dae aveva un qualche significato, il fratello si doveva sentire<br />
allo stesso modo.<br />
«Che mi venga... un colpo!» sussurrò Dae, prima di precipitarsi a<br />
soffocare Lokan in un enorme abbraccio. Lo sollevò da terra e poi lo<br />
rimise giù. Infine gli diede un colpetto sullo stomaco. Solo che il pugno<br />
non lo raggiunse. Si arrestò a un centimetro di distanza, trattenuto da<br />
una forza invisibile.<br />
«Maledizione» mormorò Mal, mentre Dae ritraeva la mano<br />
scuotendola, come se si fosse davvero scontrata con qualcosa. Poi<br />
dovette decidere che non gli importava perché strinse Lokan in un<br />
abbraccio simile.<br />
Quindi fu il turno di Alastor. Si avvicinò a grandi passi e si fermò<br />
proprio davanti, gli occhi offuscati, la bocca dal taglio severo. «Razza<br />
di coglione. Proprio tu mi avevi salvato la vita. Tu mi avevi impedito<br />
di impazzire. E invece ti togli dalle palle e ti fai ammazzare. Menti, ti<br />
scordi di dirci che abbiamo una nipote e alla fine risorgi come un<br />
fottutissimo...» Scosse la testa.
E Lokan, con suo grande orrore, avrebbe potuto giurare di scorgere<br />
una strana lucentezza negli occhi del fratello.<br />
Un attimo dopo Alastor gli gettò un braccio sulla spalla, traendolo<br />
a sé e abbracciandolo.<br />
Lokan li guardò, uno alla volta. «Grazie» disse loro infine.<br />
«E di che?» chiese Dae.<br />
«Per aver tenuto mia figlia al sicuro. Per aver collaborato con le<br />
vostre nemiche per farlo.»<br />
«Nemiche?» chiese Mal e lanciò uno sguardo a Boone.<br />
«La Guardia Asetiana. Boone ha detto che sono qui con voi.»<br />
Accennò con il mento alla soglia che i fratelli avevano appena<br />
oltrepassato.<br />
«La Guar...» Dae s'interruppe scoppiando a ridere. Cosa che portò<br />
Lokan a guardarlo sbigottito, dal momento che non lo faceva mai.<br />
Alastor si voltò tendendo la mano e una donna varcò la soglia<br />
mettendosi al suo fianco. O meglio, appoggiandosi contro di lui,<br />
standogli addosso al punto da incollarsi a lui per poi cingergli la vita<br />
con un braccio. Era bella. Capelli scuri e lucenti, tagliati alla maschietta,<br />
occhi scuri, fisico atletico. E guardava Alastor come se lui le avesse<br />
preso la luna.<br />
«La parente di Izanami?» si accertò Lokan.<br />
«Nipote a molte generazioni di distanza» replicò la donna. «Naphré<br />
Kurata» si presentò poi, avanzando di un passo per stringergli la mano.<br />
«Sei una Figlia di Aset» considerò Lokan, sentendosi come se il<br />
mondo si fosse capovolto.<br />
«Sì.»<br />
«E di Alastor tu sei la...» Scoccò uno sguardo confuso al fratello,<br />
senza avere la minima idea di che cosa dovesse dire.<br />
«Compagna.» Un ampio sorriso, del tutto insolito per lui, si dipinse<br />
su volto di Alastor.<br />
Compagna. Era un termine con il quale di solito indicava i fratelli,<br />
altri mietitori d'anime, o persino delle compagnie casuali. Ma, in quel<br />
caso, Lokan era praticamente certo che la relazione non fosse casuale.
Alastor aveva una compagna.<br />
In un lampo ricordò di aver chiesto a Boone come avesse impedito<br />
ai suoi fratelli e alle Figlie di Aset di uccidersi a vicenda.<br />
Lo sguardo gli scattò su Dagan, poi su Mal. «Non ditemi che anche<br />
voi...»<br />
Altre due donne uscirono dalla porta.<br />
Quella sulla sinistra aveva la pelle di un color crema chiaro, i capelli<br />
quasi neri che le ricadevano folti e lisci fino a metà della schiena. Gli<br />
occhi da gatto verdi rilucevano accentuati dalle ciglia scure. Irradiava<br />
un'aria fredda e controllata e Lokan sussultò nel vederla mettersi al<br />
fianco di Mal.<br />
«Lei è Callie» gli disse il fratello.<br />
«Calliope Kane» si presentò, la voce melliflua ed educata.<br />
Infine Lokan portò l'attenzione sull'ultima donna. Spavalda e<br />
impertinente, aveva la pelle scura, riccioli castano scuro che le<br />
ricadevano sulle spalle e occhi verdi dai riflessi bronzei. Si fermò<br />
accanto a Dagan spingendo un fianco in fuori.<br />
«Roxy Tarn?» chiese Lokan.<br />
«Sono io.»<br />
Quella era la donna che aveva salvato Dana dai Setnakht. «Sono in<br />
debito con te. Tu ci sei stata per mia figlia e per la mia... per Bryn<br />
quando io non ho potuto aiutarle.»<br />
Lei inarcò le sopracciglia. «Nessun debito, Lokan. È a questo che<br />
serve la famiglia.»<br />
La famiglia. I suoi fratelli ne avevano una. Avevano delle<br />
compagne. Figlie di Aset. Le nemiche di Sutekh.<br />
«Ma come...» iniziò a chiedere, poi si limitò a scuotere la testa. Se<br />
avesse cominciato a sparare domande, non si sarebbe più arrestato.<br />
Voleva chiedere come l'aveva presa Sutekh. Come facessero a<br />
sopportare di stare nella stessa stanza del padre dopo ciò che aveva<br />
fatto. Se c'erano state ripercussioni. Chi fosse il comandante in seconda<br />
dopo la morte sua e di Gahiji.<br />
Talmente tante domande, ma solo una era quella che contava in
quel momento.<br />
Lo sguardo gli ritornò sulla porta e si sentì sul punto di esplodere<br />
per l'emozione.<br />
Eccola lì, sua figlia, la sua bambina, con i codini con i nastrini rosa<br />
che si teneva Flopsy stretto al cuore.<br />
«Papà!»<br />
Lokan cadde in ginocchio tendendole le braccia, poi le richiuse<br />
intorno a lei che gli gettava le braccine al collo, stringendoglielo con le<br />
dita sottili, il visino contro il suo torace. Lui affondò il volto nei suoi<br />
capelli di bambina.<br />
«Papà. Papà. Papà.»<br />
Non c'erano parole per ciò che provava né modo per descrivere<br />
l'emozione che gli era scoppiata dentro.<br />
Sollevando il capo, incontrò lo sguardo di Boone. Aveva pensato di<br />
dover combattere per lei. Si era aspettato di dover assaltare la<br />
roccaforte. Non certo una capitolazione e... le lacrime negli occhi di<br />
Boone.<br />
«E mia sorella?» gli chiese l'uomo, e Lokan avvertì angoscia dietro<br />
quella domanda.<br />
Non riuscì a rispondergli. Non a parole. Potè solo scuotere la testa.<br />
Perduta. Bryn era perduta e non sarebbe mai più ritornata, e lui<br />
avrebbe dovuto trovare il modo di convivere con quel lutto.<br />
Dana gli stava dando dei colpetti sulle spalle, dei colpettini da<br />
bambina, «lo lo sapevo che tornavi» gli disse. «Mamma era triste.<br />
Piangeva. Ma io lo sapevo.»<br />
Lokan la strinse a sé. Mentalmente aveva esaminato un migliaio di<br />
opzioni per cercare di immaginare un modo per dire a sua figlia che<br />
sua madre non sarebbe mai più tornata. E non era stato in grado di<br />
trovare le parole adatte. Non esistevano parole adatte.<br />
«Ma tu mi hai visto?» chiese Dana, tirando indietro la testa e<br />
premendogli le manine sulle guance. Lo fissò tenendogli fermo il capo.<br />
«Mi hai visto? lo ho fatto piano. Mamma non sapeva nemmeno che<br />
ero lì. Però io ti ho visto. Ho visto quella lunga fila e la barca.» Si fece
scura in viso. «Però l'uomo sulla barca mi ha fatto paura. E anche i<br />
ragni.»<br />
Lokan la fissò sbigottito. La piccola gli stava descrivendo una scena<br />
che aveva vissuto mentre era intrappolato nella zona nulla. C'erano<br />
stati un fiume rosso sangue, una barca e un traghettatore dalle mani<br />
scheletriche coperte di ragni. Dana li aveva visti, ma... come?<br />
Non era quello il tema che aveva pensato di affrontare la prima<br />
volta che la rivedeva dopo tutto quel dannatissimo tempo. Ma i piani<br />
cambiavano. Nella stanza tutti intorno a loro stavano in silenzio, a<br />
guardare, ad ascoltare.<br />
Poi Lokan fissò Boone ed ebbe la sensazione che fosse giunto alla<br />
sua stessa conclusione.<br />
Dana era stata nella zona nulla, il che significava che era<br />
esattamente come Bryn.<br />
«Sono sicuro che hai fatto pianissimo» le disse, ripensando a come<br />
aveva creduto di aver visto Bryn, lì negli Inferi, però con occhi e con<br />
capelli di diverso colore. In quel momento comprese. Lei non era stata<br />
lì da sola. L'immagine che aveva visto era stata una sovrapposizione di<br />
Bryn e di Dana. Gli occhi di sua figlia. Il viso di Bryn. Erano venute<br />
insieme negli Inferi a cercare lui. E lo avevano trovato, ma non erano<br />
state in grado di stabilire un contatto.<br />
Aveva un milione di domande da rivolgerle, ma non aveva<br />
intenzione di farlo in presenza di Boone, Jack e Cahn. Il fatto che lo<br />
avessero aiutato a liberarsi non li rendeva affidabili.<br />
Lokan sapeva solo che avevano usato Bryn per anni finché lei era<br />
sfuggita al loro controllo. E non avrebbe mai dato loro l'occasione di<br />
servirsi di Dana.<br />
«Non lo farei mai» assicurò Boone.<br />
«Che fai? Leggi anche il pensiero?» chiese Lokan.<br />
«Sono soltanto bravo a tirare a indovinare e a leggere le espressioni<br />
degli altri. Immagino che tu abbia pensato ciò che avrei pensato<br />
anch'io al tuo posto.» Incrociò le braccia sul petto, «lo ho imparato la<br />
lezione anni fa.<br />
Ho concluso che il miglior modo per provarlo a Bryn fosse di
lasciarla andare, di lasciarle vivere la vita che voleva.»<br />
«Tu hai sempre saputo dove trovarla.»<br />
«Già. E abbiamo tenuto un occhio su di lei, controllando di tanto in<br />
tanto.» S'interruppe, scuro in volto. «E ora mia sorella non c'è più e io<br />
non avrò mai la possibilità di rimediare.»<br />
«Voi sapevate di me?» chiese Lokan, sospettando di conoscere già la<br />
risposta.<br />
«Sì.» E poi Boone lo sconvolse aggiungendo: «Sapevamo ciò che<br />
voleva. L'abbiamo mandata noi a cercarti».<br />
Lokan lo fissò, ripensando a come Bryn gli avesse raccontato che<br />
Jack aveva frequentato il locale in cui loro due si erano incontrati e che<br />
era stato il fratello ad assicurarle che ci andavano dei soprannaturali.<br />
Poi gli tornò in mente che, qualche notte dopo l'incontro con Bryn a<br />
Miami, Mal aveva più volte ribadito di non aver mai progettato di<br />
trovarsi con lui in quel bar. Lui all'epoca non si era preoccupato di<br />
trovare una spiegazione all'inghippo. Ma in quel momento ne aveva<br />
trovata una. E di certo non si avvicinava minimamente a ciò che si<br />
sarebbe aspettato.<br />
Lokan si strinse Dana al cuore, come se non volesse più lasciarla<br />
andare. Perché non l'avrebbe mai fatto.<br />
«Lokan...» La voce di Dae era preoccupata e circospetta.<br />
Alzò gli occhi in quelli del fratello e vi trovò rispecchiata la<br />
preoccupazione del tono di voce.<br />
E in quel momento ne comprese il motivo. Lui e Dana erano avvolti<br />
dalla luce. Una luce blu che danzava intorno a loro ondeggiando<br />
come delle fiamme. Solo che non li bruciava. Li fasciava, riscaldandoli,<br />
proteggendoli.<br />
Dae tese le mani in avanti interdetto, ma Lokan non aveva risposte<br />
da dargli.<br />
Sapeva di essere tornato diverso da come era prima. Era quanto<br />
aveva detto Osiride.<br />
Ma, di preciso, che cos'era diventato?
23<br />
Il sangue di Aset II sangue di Sutekh.<br />
E il dio varcherà i Dodici Cancelli e camminerà di nuovo sulla Terra.<br />
Inferi, fiume Stige<br />
«Lasciatemi indovinare...» disse Lokan. «Una barca.»<br />
«Conosci un mezzo migliore per attraversare lo Stige?» gli chiese<br />
Dagan.<br />
Mal e Alastor lo stavano guardando con un interrogativo negli<br />
occhi. Le compagne dei suoi fratelli - le compagne dei suoi fratelli!... a<br />
quel termine doveva ancora fare l'abitudine - avevano concordato di<br />
non accompagnarli in modo da rientrare nella scatola<br />
interdimensionale insieme ai fratelli di Bryn e tenere Dana al sicuro.<br />
Lokan si sarebbe recato negli Inferi, sulla riva dello Stige, per<br />
affrontare il padre di fronte a un tribunale di suoi pari.<br />
Non che ci fosse qualcosa che lui potesse fare contro Sutekh. Però<br />
assicurarsi che le divinità più potenti degli Inferi fossero pienamente<br />
coscienti della perfidia del genitore era un piano valido. A sentire Dae,<br />
tutte quante avevano già assistito al tentativo di Sutekh di rianimare<br />
ilsuo corpo e di rubarglielo. Tuttavia conoscere anche la versione della<br />
vittima su quella storia poteva consentirgli di ricevere un'offerta a<br />
entrare nei ranghi di un'altra divinità.<br />
Non probabile, ma possibile, e Lokan voleva tentare il tutto per<br />
tutto, perché tornare al servizio di Sutekh era un orrore che non<br />
voleva essere costretto ad affrontare.<br />
E poi si chiedeva... Se fosse riuscito a convincere Osiride a prenderlo<br />
con sé, avrebbe avuto la possibilità di rivedere Bryn? Il pensiero<br />
sollevava in lui angoscia e speranza in pari misura.
Se chiudeva gli occhi, riusciva quasi a vedere il suo viso, a sentire la<br />
sua voce. E così in quel momento li richiuse, lasciandosi permeare dai<br />
ricordi, sperando...<br />
La speranza non aveva senso.<br />
Riaprì gli occhi, spazzando via quei pensieri. Facevano troppo<br />
male. Si chiese se ci sarebbe mai stato un giorno in cui non sarebbe<br />
stato così. Forse, come era accaduto con il suo fratello umano,<br />
Richard, anche Bryn sarebbe divenuta un ricordo dai toni sfocati, che<br />
lui rievocava, toccava e poi rimetteva a posto, ripiegato con cura.<br />
La barca era massiccia, il legno con dei segni scuri lasciati dal tempo.<br />
Non c'erano posti né assi trasversali su cui sedere, così rimasero tutti in<br />
piedi, mentre un silenzioso traghettatore incappucciato si serviva di un<br />
lungo remo in legno per governare l'imbarcazione. Lokan lanciò uno<br />
sguardo alle sue mani, giusto per accertarsi che non fossero<br />
scheletriche, con le ossa tenute insieme dalle ragnatele intessute da<br />
migliaia di ragni.<br />
Era dura cancellare il ricordo delle cose che aveva sperimentato<br />
nella zona nulla. Un barcaiolo scheletrico era la meno difficile.<br />
Raggiunsero il centro del fiume e l'acqua di colpo si sollevò in un<br />
enorme geyser che li sovrastò per poi sgorgare in un muro di fiamma<br />
dal calore insostenibile.<br />
Fiamme. Calore. Ci mancava solo un fottutissimo serpente.<br />
Lokan fece un gesto brusco e le fiamme si smorzarono, lasciando<br />
davanti a loro solo la superficie liscia del fiume.<br />
«Molto meglio» commentò, poi sollevò la testa e vide che i suoi<br />
fratelli lo fissavano esterrefatti. Ebbe la sensazione che perfino il<br />
traghettatore lo stesse guardando sorpreso, per quanto avesse il volto<br />
nascosto dal cappuccio della tonaca. «Che c'è?»<br />
«Ma sei stato tu?» chiese Dagan.<br />
Lokan scoppiò a ridere. «Come no! Come se adesso potessi fermare<br />
un fiume di fuoco. Una coincidenza.»<br />
«Mmh.»<br />
«Mi sembra che attraversare lo Stige per noi stia diventando<br />
un'abitudine» osservò Mal e, quando Lokan si girò verso di lui, si
affrettò a spiegargli: «Ci siamo già stati per il meeting degli alleati».<br />
«Non ci sono molte altre possibilità» gli ricordò.<br />
La riva opposta dello Stige era un crocevia, una zona neutrale. Alle<br />
maggiori potenze degli Inferi non era consentito spostarsi sulla Terra e<br />
non potevano attraversare i confini dei Territori degli altri. E così<br />
quello era uno dei pochi luoghi in cui si potevano incontrare di<br />
persona, invece che tramite ambasciatori.<br />
«Niente ostaggi?» s'informò Lokan. Di solito una riunione di quel<br />
calibro comportava un meccanismo complicato per lo scambio di<br />
ostaggi e metterlo in moto poteva richiedere molto tempo.<br />
Alastor scosse il capo. «Sutekh ha ucciso il suo stesso figlio. Questo<br />
ha complicato un po' le cose.»<br />
Lokan comprendeva. Se Sutekh si abbassava al punto di assassinare<br />
il proprio figlio, allora nessun ostaggio era sicuro. «Il che significa che<br />
non c'è alcuna garanzia che vengano tutti» concluse.<br />
«Verranno.» Dae lo inchiodò con lo sguardo, gli occhi freddi e<br />
inespressivi. «Li hai invitati tu. Nessuno vorrà perdersi i fuochi<br />
d'artificio quando tu e il vecch...» Si bloccò e strinse i denti. «Quando tu<br />
e Sutekh vi affronterete.»<br />
Lokan non era sicuro che ci sarebbero stati fuochi d'artificio. Per<br />
quanto sconfinati fossero il suo odio e la sua rabbia, lui era ancora un<br />
servo del padre. Non era un dio degli Inferi, non poteva affrontare<br />
Sutekh da pari. E il pensiero lo dilaniava come un cancro perché<br />
voleva vendetta per ciò che gli avevano fatto e per ciò che gli avevano<br />
tolto. Bryn. Se Sutekh non l'avesse ucciso, lei sarebbe stata ancora nella<br />
sua dannatissima cucina a sfornare biscottini.<br />
La sua mancanza era un pugnale nel cuore, una frusta che gli<br />
flagellava l'animo.<br />
La barca toccò la sponda opposta e Lokan saltò giù prima ancora<br />
che il natante smettesse di muoversi.<br />
Non erano i primi.<br />
Passò velocemente in rassegna i volti delle persone in piedi sulla<br />
riva.<br />
C'era Asmodeo con una falange di femmine guerriere alle proprie
spalle. Il demone della lussuria chinò il capo in direzione di Lokan e<br />
poi gli porse la mano.<br />
Sorprendente, dal momento che gli risultava fosse un alleato di<br />
Sutekh.<br />
«Hai un bell'aspetto» commentò Asmodeo.<br />
Ci fu uno strano sfrigolio al contatto delle loro mani, una scossa<br />
elettrica che risalì a Lokan su per il braccio e che lui respinse<br />
cacciandola indietro.<br />
Asmodeo sobbalzò spalancando gli occhi. «Ma che ca...» Si bloccò,<br />
la bocca tesa. «È bello rivedervi» terminò infine e in realtà suonava<br />
davvero sincero.<br />
Lokan si girò e vide Alastor salutare una donna minuta, delicata,<br />
vestita completamente di bianco. Nessuna parte di lei era visibile. Né<br />
le mani né il viso. Il tessuto l'avvolgeva completamente.<br />
Mentre le si avvicinava, il cammino gli venne sbarrato da otto<br />
creature che si frapposero tra lui e la donna in bianco. A una prima<br />
occhiata si poteva credere che fossero vestite di un velluto grigio, in<br />
realtà portavano strati brulicanti di ragni, centopiedi e larve vivi che<br />
strisciavano loro sulla pelle e sparivano in ogni orifizio.<br />
Erano le Shikome, guardie e alleate della donna in bianco,<br />
lzanami-no-mikoto, la progenitrice di Naphré Kurata. Izanami disse<br />
qualcosa ad Alastor, quindi si diresse verso Lokan, con una grazia e<br />
un'eleganza regali. Passando davanti a Mal però, si fermò, volse il<br />
capo verso di lui e gli disse: «È ancora in fiore».<br />
Mal rispose con una scrollata di spalle allo sguardo interrogativo di<br />
Lokan. «Le avevo portato dei fiori.»<br />
«Nello Yomi?» Lokan c'era stato in qualità di ambasciatore di<br />
Sutekh. Nessun fiore sarebbe mai fiorito nel regno di Izanami: era<br />
privo di luce.<br />
«Il fiore della luna» chiarì Mal.<br />
Alastor si fece avanti e guardò Izanami dritto negli occhi. Lanciò<br />
uno sguardo inquieto a Lokan, quindi con un profondo inchino si<br />
rivolse alla dea. «lzanami-no-mikoto, bisavola della mia compagna e<br />
quindi anche mia, io vi supplico, vi imploro. Accogliete mio fratello
nel vostro regno, non rimandatelo al servizio di mio padre, l'assassino<br />
di mio fratello.»<br />
Gli altri dei cessarono di parlare e Lokan avvertì tutti gli occhi<br />
puntati su di loro. Il suo sguardo incontrò quello di Alastor e vide che<br />
al fratello sanguinava il cuore per lui. Ma non riusciva a sentirlo. Lokan<br />
aveva perduto la capacità di sintonizzarsi sulle emozioni dei fratelli. E<br />
sapeva che anche loro non riuscivano più ad avvertire lui. Lo aveva<br />
notato anche in precedenza, ma allora si era dato delle spiegazioni. A<br />
Las Vegas si era detto che era perché loro erano in una scatola<br />
interdimensionale e lui invece no. Non era così. Tra loro esisteva una<br />
qualche barriera. Gli altri tre riuscivano ancora a sentirsi a vicenda, lui<br />
era quello fuori dal giro.<br />
Un altro cambiamento verificatosi al suo ritorno nel mondo dei<br />
vivi. Un altro prezzo che aveva pagato per ciò che gli aveva fatto<br />
Sutekh.<br />
Ma, con o senza legame, Alastor capiva perfettamente la sua<br />
angoscia, sapeva quale tormento sarebbe stato per lui dover rientrare<br />
nei ranghi di Sutekh. E così cercava di porvi rimedio. Di tenere tutto<br />
sotto controllo. Proprio un suo tipico atteggiamento.<br />
Izanami si volse verso Lokan, il quale pensò che avrebbe<br />
semplicemente declinato la richiesta. E invece gli posò sul braccio una<br />
mano completamente avvolta dal tessuto. La stessa cosa che era<br />
accaduta con Asmodeo si verificò anche con lei, quella strana scintilla<br />
elettrica che di nuovo lo percorse, stavolta persino più forte.<br />
Lei lasciò cadere la mano quindi si volse verso Alastor e gli disse:<br />
«Mi è impossibile». E le Shikome serrarono i ranghi, rendendola<br />
invisibile.<br />
«Ma che cazzo...?» inveì Dagan.<br />
«Bella formulazione» si complimentò Alastor, facendosi scuro in<br />
volto mentre seguiva Izanami con lo sguardo.<br />
E andò sempre avanti così mentre si dirigevano verso uno spazio<br />
aperto sulla riva. Lokan parlò con diverse divinità minori con le quali<br />
aveva intrattenuto rapporti piacevoli quale ambasciatore di Sutekh e,<br />
di volta in volta, a ciascuno di loro accennò alla possibilità di diventare<br />
uno dei suoi soldati. Ognuno di loro lo toccò, come avevano fatto
Asmodeo e Izanami, e tutti rifiutarono.<br />
Infine approdò un'altra imbarcazione. A bordo, Aset. Lokan si<br />
soffermò a guardarla scendere dalla lancia, la veste bianca che<br />
fluttuava a ogni passo e i capelli neri come la notte che le ricadevano<br />
sul dorso. Nel vederla, un coltello gli affondò in una ferita da poco<br />
risanata. Gli ricordò quell'ultimo Cancello e il portone che si<br />
richiudeva con Bryn da una parte e lui dall'altra.<br />
Dritto dietro di lei, un uomo alto, dalla testa di falco, e dai muscoli<br />
slanciati. Mentre Lokan lo osservava, la forma del capo mutò e<br />
diventò di uomo, bello, dai capelli e dagli occhi scuri. Era Horus, il<br />
figlio, concepito quando lei si era ripresa il suo marito-fratello Osiride<br />
dal regno dei morti quanto bastava per darle un figlio.<br />
E infine giunse Osiride, maestoso, regale.<br />
«Non mi aspettavo di vederlo qui» mormorò Mal.<br />
Osiride era conosciuto per l'attaccamento al proprio Territorio: lo<br />
lasciava solo quando doveva.<br />
Evidentemente, per qualche motivo, a quell'incontro doveva<br />
partecipare anche lui.<br />
Ed era quello di cui Lokan si sorprendeva.<br />
A un tratto Osiride si girò portando lo sguardo lontano, sull'acqua,<br />
con un'espressione carica d'odio. Lokan non ebbe bisogno di voltarsi<br />
per capire che cosa stesse guardando.<br />
Sutekh era arrivato.<br />
Sutekh era arrivato accompagnato da un solo mietitore d'anime.<br />
Kai Warin, il suo nuovo comandante in seconda. Lokan conosceva<br />
Kai. Gli piaceva e questo rendeva ancora più sgradevole il vederlo a<br />
fianco del padre. Come se il mietitore avesse avuto scelta. O così<br />
oppure l'annientamento e, da quanto gli avevano riferito i suoi fratelli,<br />
Kai aveva ormai più che un buon motivo per vivere: era il compagno<br />
della figlia di Asmodeo. Un'altra informazione interessantissima:<br />
Lokan non sapeva nemmeno che Asmodeo ce l'avesse, una figlia.<br />
Si concentrò e si girò. Bando ai rinvii. Aveva evitato di guardare suo<br />
padre mentre faceva il giro delle altre divinità perché non era stato
sicuro di poter controllare la rabbia e il dolore.<br />
Lo guardò, chiudendo le emozioni distruttive dietro un muro<br />
impenetrabile e indossando una maschera di calma indifferenza. Quel<br />
giorno Sutekh aveva deciso di indossare una sembianza umana, di<br />
assumere il colorito chiaro di tre dei suoi quattro figli. E in quel<br />
momento sembrava un misto di Dagan, Alastor e Lokan, e a Lokan la<br />
cosa bruciava da morire.<br />
Ma non lo mostrò. Non intendeva offrire a Sutekh il benché<br />
minimo appiglio.<br />
«Inizia!» comandò Sutekh facendo un gesto languido in direzione di<br />
Lokan, come se fosse stato un supplice che gli implorava un favore.<br />
Come se lui non fosse il traditore. Il mostro. L'assassino.<br />
La rabbia lo travolse al pensiero di tutto ciò che Sutekh aveva fatto.<br />
Soprattutto in relazione a Bryn. In relazione al sacrificio che lei era<br />
stata costretta a compiere a causa del tradimento di Sutekh. E con la<br />
rabbia venne anche il fuoco scintillante che si era portato dietro dai<br />
Dodici Cancelli.<br />
Lo sentì nelle ossa, nei tessuti, negli organi e nelle cellule. E non<br />
poté controllarlo, non poté fermare quel bagliore di luce che si sollevò<br />
e lo avvolse.<br />
«Iniziare?» chiese, la voce ridotta a un sospiro sommesso. «Con che<br />
cosa vuoi che cominci? Con un racconto dei tuoi tradimenti? Con una<br />
litania dei tuoi peccati?»<br />
Sutekh lo fissò con occhi piatti, senz'anima. «Non è forse una delle<br />
prime cose che ti ho insegnato, Lokan? Un corpo colmo di peccati si<br />
sostiene per suo stesso merito.»<br />
«Il merito implica la dignità.» Trasse un lento respiro, costringendosi<br />
a mantenere la calma, a negare a Sutekh il gusto della sua rabbia e del<br />
suo dolore, visto che suo padre si alimentava di quegli stati d'animo,<br />
solo che...<br />
Solo che non sembrava godere affatto di quel confronto. Non<br />
pareva assorbire nulla delle emozioni di Lokan.<br />
Cosa che non aveva alcun senso. Gli unici esseri insensibili alla<br />
natura parassitaria di Sutekh erano...
Si raggelò e si voltò di scatto a fissare Aset, voltando le spalle a<br />
Sutekh e guardando in faccia il suo nemico. Quindi guardò Osiride che<br />
ricambiò lo sguardo con espressione calma e distaccata.<br />
Con quattro passi gli si parò davanti.<br />
«Che cos'è che mi avevate detto quando sono stato giudicato con la<br />
piuma di Maat?» chiese con voce roca.<br />
«Ho detto molte cose, Lokan Krayl.»<br />
«Infatti. Ma una in particolare. A proposito di ciò che sarei<br />
diventato una volta oltrepassato il Dodicesimo Cancello.»<br />
Osiride chinò il capo e recitò: «Voi non tornerete mai più a essere<br />
ciò che eravate prima, Lokan Krayl». Le stesse esatte parole che aveva<br />
impiegato l'altra volta.<br />
Solo che assumevano un significato diverso.<br />
Lokan si sentiva perforare la schiena dagli occhi di tutti i presenti al<br />
raduno, ma non si voltò a guardarli. Tendendo la propria mano a<br />
Osiride, domandò: «Posso?».<br />
Osiride chinò di nuovo il capo e gli tese il braccio, stringendo poi la<br />
mano di Lokan nella propria. La stessa scintilla elettrica che aveva<br />
sperimentato con le altre divinità lo percorse da capo a piedi. Più<br />
forte. A ogni stretta di mano l'aveva sentita intensificarsi fino a<br />
gonfiarsi e a fargli fare un salto indietro. Stavolta fu così potente da<br />
strappargli la mano dalla presa, sbalzandolo all' indietro di tre passi.<br />
Il suo sguardo scattò su Dagan, poi su Alastor e infine su Mal.<br />
Era pazzesco. Ciò che stava pensando era pazzesco.<br />
«L'accordo sul cessate il fuoco» ricordò. «Non permette agli dei di<br />
sconfinare nei Territori degli altri.» Girò di nuovo su se stesso<br />
trovandosi di fronte a Osiride e proseguì: «Impedisce anche loro di<br />
toccarsi, respingendoli come magneti di carica opposta?».<br />
«All'inizio funzionava così. Ciascuno di noi ha dovuto imparare a<br />
dominare la cosa. Adesso riusciamo a tollerarci a vicenda abbastanza<br />
bene, in modo da poterci dare la mano, se necessario.»<br />
Ansimante, si voltò verso Dagan. «La profezia. Quella di cui<br />
abbiamo parlato. Quella a proposito dell'unione del sangue.
Ripetimela.» Le parole gli uscirono d'un fiato perché, se non avesse<br />
fatto così, non sarebbe mai riuscito a pronunciarle. Ciò che stava<br />
pensando era pazzesco, impossibile, non poteva essere preso in<br />
considerazione. Eppure lui lo stava facendo.<br />
«Il sangue di Aset» recitò Dae. «Il sangue di Sutekh.» Lokan si volse<br />
verso il padre e lo guardò in faccia mentre Dagan terminava: «E il dio<br />
varcherà i Dodici Cancelli e camminerà di nuovo sulla Terra».<br />
«Tu pensavi che si trattasse di te» gli disse Lokan, un tono duro come<br />
il diamante. «Hai pensato di uccidermi e di servirti del mio corpo per<br />
camminare alla luce del sole. Credevi che la profezia si riferisse a te.»<br />
Avvertì i fratelli avvicinarsi alle proprie spalle, pronti ad affrontare<br />
il padre insieme a lui, pronti a rischiare tutto. «Ma non si è mai trattato<br />
di te.» Sollevò le mani e le fiammate di potere gli sgorgarono dalla<br />
pelle consumandolo, consumando i suoi fratelli e avvolgendoli tutti in<br />
una bolla di potere.<br />
«Si trattava di me. Sono io il dio che ha oltrepassato i Dodici<br />
Cancelli. Sono io il dio che cammina di nuovo sulla Terra.»<br />
Per la prima volta nel corso della sua esistenza, vide suo padre<br />
tradire emozioni. Shock. Sgomento. E infine astuzia.<br />
«Lokan Krayl» lo apostrofò Sutekh superando il frastuono con voce<br />
piana e regolare. «Stringiamo un'alleanza.»<br />
«Per risarcimento sono dovute delle anime» sentenziò Osiride, una<br />
volta che il pandemonio si fu quietato. Si volse verso Lokan e gli disse.<br />
«Scegliete. Lui ha infranto il patto. Ha agito contro un'altra divinità...»<br />
«Non era ancora una divinità quando io ho agito contro di lui»<br />
obiettò Sutekh. «Era un mio suddito. Una mia proprietà. Mia per<br />
disporne secondo mia volontà.»<br />
«Era tuo figlio» precisò Mal nello stesso istante in cui Alastor<br />
compiva un passo in avanti, sollevando un dito.<br />
«A dire il vero, no» dichiarò in tono gelido, assolutamente<br />
controllato. Nessuna traccia di emozione si infiltrò nelle sue parole.<br />
«Sei tu la divinità che ha stabilito le regole sul passaggio del tempo. Sei<br />
tu che hai deciso che il tempo nel regno umano e negli altri Territori
non abbia alcun significato. E dunque, il tuo appellarti a una<br />
successione temporale come difesa è discutibile.»<br />
«Rivendicate le vostre anime» disse Osiride a Lokan.<br />
«Le mie anime? Che cosa intendete?»<br />
«Vostro padre deve compiere una rinuncia per compensare le<br />
proprie azioni. Lo richiede la tregua. Non può agire contro un'altra<br />
divinità senza ripercussioni.» Un sorriso forzato. «Nemmeno contro un<br />
dio minore che adesso deve trovare la propria strada.»<br />
«Dunque sono un dio poco potente e senza Territorio?» si accertò<br />
Lokan, cercando di guadagnare tempo mentre soppesava<br />
silenziosamente le opzioni a sua disposizione.<br />
«Lo avete già il Territorio, Lokan Krayl. Siete sopravvissuto a ciò che<br />
era la zona nulla. Ora essa è vostra, potete risiederci.»<br />
Lokan lo fissò, mentre un altro, orribile pensiero gorgogliava in<br />
superficie. Se era una divinità degli Inferi, ciò comportava che... «Sono<br />
intrappolato qui negli Inferi come...» Come tutti voi siete intrappolati<br />
negli Inferi? Forse non era la domanda migliore da rivolgere.<br />
«Voi siete il dio che cammina di nuovo sulla Terra» gli ricordò Aset.<br />
Lokan sentì ciò che diceva e anche ciò che non diceva. Lui era<br />
l'unico dio degli Inferi che poteva recarsi sulla Terra. Oh, Sutekh ci era<br />
riuscito per un breve momento, quando si era appropriato di una<br />
forma umana la notte in cui lo aveva ucciso. Ma non era stato in grado<br />
di restarci a lungo e gli ci erano voluti millenni per accumulare l'energia<br />
sufficiente a compiere quell'unica azione. Non sarebbe riuscito a<br />
ripetere la cosa tanto presto.<br />
«Voi siete un alleato prezioso per noi tutti» specificò Aset, maestra<br />
delle affermazioni troppo modeste.<br />
Un alleato prezioso? Lui era unico tra loro. Molto più che prezioso.<br />
Era unico nel suo genere.<br />
«E io stessa sarò lieta di incontrarvi e stipulare con voi un'alleanza<br />
non appena avrete scelto il contenuto del risarcimento che vi deve<br />
vostro padre.»<br />
Un'alleanza. Con Aset. Le cui figlie erano le compagne dei suoi<br />
fratelli.
Lo sguardo gli ritornò di scatto su Osiride. «Quante anime?»<br />
«Tradimento. Assassinio. Furto del vostro corpo. Tre crimini<br />
nefandi da risarcire con tre anime.» Osiride inchiodò Sutekh con uno<br />
sguardo spietato. «Anime che saranno la vostra mano destra e che vi<br />
difenderanno su tutti i fronti. Sceglietele con saggezza.»<br />
Lokan avrebbe giurato di vedere Sutekh battere ciglio.<br />
«Riuscite a pensare a tre anime, Lokan Krayl?»<br />
«Sì, certo.» Guardò prima Dae, rivolgendogli una muta domanda,<br />
lasciando al fratello la scelta. Dagan gli fu subito a fianco.<br />
Sutekh emise un verso di diniego e avanzò di un passo. Lokan<br />
avrebbe giurato di scorgere un lampo di dolore attraversargli il viso.<br />
«lo ho scelto di sacrificare un figlio per ottenere qualcosa di maggior<br />
valore. Non ho scelto di perderli tutti» disse. Parole prive di<br />
modulazione, piatte come la prateria del Kansas, ma pronunciandole<br />
Sutekh tradì se stesso. Che si trattasse di un affetto genuino oppure del<br />
semplice bisogno di controllare ciò che considerava suo, non voleva<br />
perdere i figli che gli restavano.<br />
Lokan distolse lo sguardo e ripeté quell'interrogativo silenzioso con<br />
Alastor e con Mal, e, quando li ebbe entrambi al proprio fianco, si<br />
rigirò verso il padre e gli disse: «Queste sono le anime che io voglio da<br />
te, quale sanzione, quale espiazione. Queste anime mi appartengono.<br />
Dagan Krayl. Alastor Krayl. Malthus Krayl».<br />
E con quelle parole Sutekh perse non uno, ma quattro figli.<br />
Per la frazione di un secondo Lokan provò la soddisfazione della<br />
vendetta. Poi svanì nel nulla e gli rimase la consapevolezza che non<br />
era ancora abbastanza. Il desiderio di farla pagare al padre l'aveva<br />
sostenuto per tanto tempo e tuttavia quella vittoria appena raggiunta<br />
suonava vuota.<br />
Un vuoto che non sarebbe mai stato colmato.<br />
«Aspettate!» lo fermò Osiride. «C'è ancora un crimine da scontare. Il<br />
sequestro della vostra compagna, la cui perdita può essere imputata a<br />
Sutekh.»<br />
Parole con l'effetto di una pugnalata profonda. La perdita della sua<br />
compagna. Bryn.
«Un'altra anima, Lokan Krayl.»<br />
Il torace di Lokan si sollevò e abbassò mentre traeva respiri rotti<br />
dall'emozione. Lo sguardo gli scivolò su Kai Warin. Una scelta politica.<br />
Kai aveva per compagna la figlia di Asmodeo. Se Kai si alleava con lui,<br />
forse suo suocero avrebbe potuto seguirlo. E Lokan sapeva che Kai<br />
aveva aiutato i suoi fratelli, fornendo loro informazioni e rischiando<br />
così la pelle.<br />
Ma non glielo avrebbe domandato. Sostenne invece lo sguardo di<br />
Kai e lasciò a lui la scelta.<br />
Kai lanciò un'occhiata ad Asmodeo, ma Lokan non vide la reazione<br />
del demone della lussuria perché lui rimase fermo, lo sguardo fisso<br />
davanti a sé, nel tentativo di assimilare tutto ciò che stava accadendo.<br />
Infine Kai si mise a fianco di Dagan.<br />
«Rivendico a me quest'anima, quale sanzione, quale espiazione.<br />
Quest'anima mi appartiene. Kai Warin» dichiarò Lokan.<br />
Non potendo uccidere Sutekh - cosa impossibile - portargli via i figli<br />
era un modo dolce di ricambiare. E rubargli anche il suo comandante<br />
in seconda la ciliegina sulla torta. Ma era un dolce che Lokan non<br />
poteva gustare pienamente.<br />
Bryn.<br />
«Abbiamo terminato» dichiarò Lokan.<br />
Il padre lo fissò, quindi chinò il capo. Era ancora la divinità più<br />
potente degli Inferi. Nulla poteva cambiare le cose. Ma Lokan<br />
possedeva qualcosa in più: la capacità di recarsi sulla Terra. Di tutti<br />
loro, lui era l'unico dio in grado di farlo.<br />
Ma ciò che non aveva era Bryn.<br />
Deglutì e fece per andarsene, mentre la gloria momentanea della<br />
vendetta conseguita si spegneva come un fiammifero. Perché ciò che<br />
voleva sopra ogni altra cosa era Bryn. E ciò che più desiderava non<br />
l'avrebbe ottenuto.<br />
«Lokan Krayl» lo trattenne Osiride. «Un momento ancora.»<br />
Lokan si voltò verso di lui, riassumendo il proprio volto da<br />
giocatore. Tutto aveva avuto inizio lì, le trattative, le alleanze, le
strategie politiche infinite. Ma davvero un tempo aveva amato quei<br />
giochetti? Davvero li aveva trovati eccitanti?<br />
Forse avrebbe potuto imparare ad amare di nuovo quel mondo.<br />
Forse sarebbe riuscito a colmare quel vuoto enorme che si portava<br />
dentro.<br />
«In presenza di testimoni, io vi propongo un'alleanza» esordì<br />
Osiride. «Vi tendo la mano in amicizia...» S'interruppe e Lokan avrebbe<br />
giurato di vederlo sorridere. «Anche se, in considerazione del vostro<br />
potere non ancora imbrigliato, vi chiedo di perdonarmi se al posto<br />
della mano vi offro qualcos'altro... Magari un'anima, in pegno del mio<br />
sincero interesse ad approfondire la nostra associazione.»<br />
Lokan restò senza fiato di botto. Un'anima.<br />
Solo una volontà ferrea gli impedì di agguantare Osiride e di<br />
domandargli di spiattellare ciò che aveva in mente. Non poteva<br />
intendere che...<br />
«Rivendicatevi un'anima, Lokan Krayl» lo invitò Osiride con voce<br />
sommessa. «Così voi sarete nelle mie grazie e io nelle vostre.»<br />
«lo vi sarò debitore» lo corresse, aspettandosi che gli cadesse la<br />
tegola in testa e il dio aggiungesse: Qualsiasi anima, tranne quella di<br />
Bryn.<br />
«Il nemico del mio nemico è mio amico.»<br />
Ed eccolo lì, il barlume di speranza che gli si accendeva nel cuore.<br />
«Qualsiasi anima?»<br />
«C'è ne è una in particolare che desiderate?» Indicò con un gesto<br />
languido l'imbarcazione con la quale era arrivato.<br />
Il cuore di Lokan si fermò. Poi riprese a battere con un sobbalzo<br />
improvviso. Bryn era lì, uguale a come l'aveva vista l'ultima volta.<br />
L'amore le brillava negli occhi, un faro nella notte. Avanzò verso di<br />
loro, poi si fermò, come trattenuta da una cavezza.<br />
«Non può raggiungervi, a meno che non la rivendichiate.»<br />
Rivendicarla. Renderla sua. Stringerla di nuovo tra le braccia.<br />
Il nodo alla gola era così grosso che faticò a pronunciare le parole,<br />
e al primo tentativo non gli uscì che un gracidio. Il secondo andò
meglio.<br />
«Questa è l'anima che io rivendico da voi, a simbolo della nostra<br />
alleanza. Quest'anima è mia. Brynja, figlia degli Inferi.» Sua. Lei era<br />
sua.<br />
Le parole non avevano ancora lasciato del tutto le sue labbra che lei<br />
gli correva incontro attraverso la riva. E poi se la ritrovò tra le braccia,<br />
e parlava, parlava, e anche se il fluire impazzito del sangue nelle<br />
orecchie gli impediva di comprendere le parole, il suono della sua<br />
voce lo inondò travolgendolo, come aveva fatto nei suoi ricordi. Quel<br />
suono che lo aveva sostenuto nei momenti più cupi.<br />
La trasse a sé con forza e abbassò la testa. La sua bocca fu sulla sua e<br />
quella di lei fece altrettanto. Bryn lo stava baciando, stretta a lui, calda,<br />
e reale.<br />
Era lì. Non era perduta.<br />
«Sei morta per me» sussurrò rauco. «Ma ora vivrai per me. Per me e<br />
per Dana.»<br />
Aveva così tante cose da dirle, da raccontarle.<br />
Ma prendendogli il volto tra le mani, occhi negli occhi, lei gli disse<br />
l'unica cosa veramente importante, «lo ti amo, Lokan Krayl.»