Gnomonica n° 8 - Nicola Severino
Gnomonica n° 8 - Nicola Severino
Gnomonica n° 8 - Nicola Severino
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<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 1<br />
<strong>Gnomonica</strong><br />
Storia, Arte, Cultura e Tecniche degli Orologi Solari<br />
+<br />
Bollettino della Sezione Quadranti Solari dell’ U.A.I. – Supplemento al N° Di AstronomiA UAI<br />
N° 8 Gennaio 2001<br />
SPED. IN A.P. 70% FILIALE DI BELLUNO TAXE PERCUE – TASSA RISCOSSA – BELLUNO CENTRO<br />
In questo numero:<br />
R. Anselmi, Gli orologi conici ad angolo orario – A. Cintio, Calcoli per un orologio<br />
solare – N. <strong>Severino</strong>, Cristoforo Clavio, la vita, le opere – A. Gunella, Studio<br />
comparato sul comportamento e sulla psicologia dello gnomonista medio – N.<br />
<strong>Severino</strong>, Le meridiane di Giacomo Brindicci Bonzani – A. Gunella-M.Valdes, Sul<br />
disegno dell’orologio orizzontale Euphorus di Aquileia – Giorgio Mesturini, Due<br />
meridiane del 1754 a Casale Monferrato – Paolo Auber, La grande meridiana a<br />
camera oscura dell’Edificio di Borsa a Trieste – E. Del Favero, Le ore di un quadrante<br />
che non c’è più - M. Arnaldi, Divertissments, la gnomonica illustrata nelle lettere<br />
capitali del Rinascimento<br />
Redazione - <strong>Nicola</strong> <strong>Severino</strong>, Via Lazio, 9 - 03030 Roccasecca (FR) Italy<br />
Phone 0776 - 56.62.09 nicola.severino@gnomonica.it<br />
1
<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 2<br />
Sommario<br />
Editoriale pag. 3<br />
R. Anselmi, Gli orologi conici ad angolo orario 4<br />
A. Cintio, Calcoli per un orologio solare 6<br />
N. <strong>Severino</strong>, Cristoforo Clavio, la vita, le opere 10<br />
A. Gunella, Studio comparato sul comportamento e sulla psicologia dello gnomonista medio 15<br />
N. <strong>Severino</strong>, Le meridiane di Giacomo Brindicci Bonzani 16<br />
A.Gunella-M.Valdes, Sul disegno dell’orologio orizzontale Euphorus di Aquileia 19<br />
G. Mesturini, Due meridiane del 1754 a Casale Monferrato 21<br />
P. Auber, La grande meridiana a camera oscura dell’Edificio di Borsa a Trieste 26<br />
E. Del Favero, Le ore di un quadrante che non c’è più. 46<br />
Dalla Redazione 51<br />
M. Arnaldi, Divertissments, la gnomonica illustrata nelle lettere capitali del Rinascimento 55<br />
<strong>Gnomonica</strong>, organo della Sezione Quadranti Solari dell’U.A.I. fondato da <strong>Nicola</strong> <strong>Severino</strong> nel settembre<br />
1998.<br />
Progetto editoriale, grafica di copertina, impaginazione<br />
<strong>Nicola</strong> <strong>Severino</strong><br />
Supervisione tecnica a cura di<br />
Alberto Cintio.<br />
Hanno collaborato:<br />
Riccardo Anselmi, Mario Arnaldi, Paolo Auber, Alberto Cintio, Enrico Del Favero, Roberto Facchini,<br />
Alessandro Gunella, Giorgio Mesturini, <strong>Nicola</strong> <strong>Severino</strong>, Manuel Valdes<br />
Redazione presso cui inviare il materiale: <strong>Nicola</strong> <strong>Severino</strong> - Via Lazio, 9 - 03030 Roccasecca Staz. (FR) -Tel.<br />
0776 - 56.62.09<br />
e-mail nicola.severino@gnomonica.it<br />
Redazione tecnica: Prof. Alberto Cintio, Largo S. Maria, 1 – 63010 Altidona (AP)<br />
Supplemento al n. , rivista dell’Unione Astrofili Italiani<br />
Vic. Osservatorio, 5 – 35122 PADOVA<br />
Registrata al Tribunale di Roma al n. 413/97<br />
Spedizione in abbonamento postale art. 2 Legge 662/96.<br />
Autorizzazione PT filiale di Belluno.<br />
Stampa: Tipografia Editoria DBS, via E. Fermi, 5 – 32030 Rasai di Seren del Grappa (BL)<br />
Direttore responsabile: Franco Foresta Martin<br />
In copertina: Orologio solare murale verticale con un tracciato orario non convenzionale, risale al XVII secolo<br />
ed è stato restaurato nel 1995. La foto e le informazioni sono tratte dal libro Slunecni Hodiny, pubblicato da J.<br />
Jirasko, L. Pok, T. Starecky, nel 1998 a Praga.<br />
2
<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 3<br />
Editoriale <br />
La notizia delle mie presunte dimissioni da redattore di questa rivista, ha<br />
certamente spiazzato molti dei frequentatori della mailing list <strong>Gnomonica</strong>italia, mentre ne<br />
sono rimasti all’oscuro tutti coloro che non hanno accesso ad Internet ed alla suddetta lista<br />
per cui non si è avuto modo di conoscere anche il pensiero di questi ultimi. Ma<br />
francamente penso sia bastato il coro di voci incoraggianti, giunte da tantissime parti,<br />
sempre sulla suddetta lista, a farmi retrocedere in un baleno dal mio intento. Tuttavia, mi<br />
restano diverse perplessità relativamente alla troppo scarsa collaborazione in confronto al<br />
numero degli appassionati e comunque resta di fatto che il mio tempo libero si è di molto<br />
accorciato nell’ultimo anno. Resto nella speranza che il mio compito sia facilitato dal<br />
contributo di tutti voi e su questo punto vorrei dire due parole.<br />
Come è stato messo bene in evidenza nei messaggi che mi sono stati rivolti sulla<br />
lista <strong>Gnomonica</strong>italia, gli articoli devono esprimere liberamente il pensiero, le idee, le<br />
ricerche e le attività di tutti gli appassionati, a qualsiasi livello. Quindi, si faccia avanti il<br />
neofita che ha scoperto questa o quella meridiana in conventi, contrade, castelli, ecc.,<br />
dalla semplice descrizione, allo studio complesso delle stesse; si faccia avanti<br />
l’appassionato che ha realizzato la sua meridiana sul muro della sua casa descrivendo<br />
procedure, dubbi ed esperienze pratiche a cui potrà eventualmente rispondere e<br />
commentare qualcuno tra gli esperti in materia; si faccia avanti colui che, visitando per<br />
caso una biblioteca, ha scoperto un libro antico sugli orologi solari. Per lo studioso è<br />
prezioso anche solo sapere la collocazione di un qualsiasi libro su questo argomento.<br />
Il bello nella gnomonica è proprio il fatto che tutto fa brodo, ma un brodo saporito.<br />
Raccontare l’emozione dell’incontro con la prima meridiana, o delle attività gnomoniche<br />
rustiche di borgata, è linfa essenziale per alimentare la passione per questa particolare<br />
disciplina. E’ come fare astronomia teorica, ma nello stesso tempo godere del semplice e<br />
sublime spettacolo offerto dal cielo ad occhio nudo o con un binocolo.<br />
Non c’è divario tra articoli tecnici ed articoli in cui si raccontano le prime esperienze,<br />
o almeno non è nell’intento di questa rivista stabilire qualche differenza. Ognuno racconti<br />
la sua, senza altri problemi, il lettore ne trarrà comunque un certo interesse.<br />
Non puo’ essere un problema quello della scarsità di materiale per fare una rivista<br />
come <strong>Gnomonica</strong>, nonostante abbia personalmente stabilito un numero piuttosto elevato<br />
di pagine fin dall’inizio perché ero convinto che i collaboratori non mancavano e che il<br />
numero degli appassionati cresceva ogni giorno sempre di più. Ora che nessuno deve<br />
porsi il problema di presentare articoli non all’altezza di quelli scritti dalle grandi firme, mi<br />
aspetto davvero di poter comporre una rivista che spazi dalla gnomonica tecnica, alla<br />
scoperta di meridiane, al racconto di una visita in biblioteca, alle curiosità e via dicendo.<br />
Mentre scrivo questo editoriale, mi sono giunti per posta elettronica diversi articoli<br />
da “nuove firme” che mi confermano la volontà di tutti a collaborare serenamente e<br />
rendono un redattore come <strong>Nicola</strong> felice di poter finalmente comporre una rivista che sia<br />
veramente di tutti.<br />
<strong>Nicola</strong> <strong>Severino</strong><br />
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<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 4<br />
GLI OROLOGI CONICI AD ANGOLO ORARIO<br />
Riccardo Anselmi, Saint Vincent, Aosta<br />
La maggiore difficoltà che si incontra nel progettare un orologio conico è rappresentata dalla posizione del cono. Se l’asse del cono<br />
è puntato sulla polare, come avveniva negli orologi romani, le linee solstiziali e equinoziali coincidono con altrettante circonferenze i<br />
cui centri giacciono sull’asse del cono. Se, invece, il cono è disposto verticalmente le linee diurne non sono né cerchi né coniche. Le<br />
linee orarie astronomiche, italiche, babiloniche e gli equinozi si ottengono come intersezione di piani con il cono. Il problema delle<br />
linee diurne, sebbene più complesso, è riducibile all’intersezione di una retta (generatrice del cono di luce) con il cono supporto<br />
dell’orologio. Quest’ultima considerazione è valida anche per la lemniscata perché rientra nella stessa tipologia. Altri posizionamenti<br />
del cono sono solo interessanti dal punto di vista teorico e tutt’altro che facili da affrontare. Prima di trattare succintamente<br />
l’argomento del titolo, devo fare, comunque, un breve accenno alle meridiane cilindriche perché la superficie del cilindro, come<br />
quella del cono, è sviluppabile su piano e, quindi, consente di progettare l’orologio su piano, ottenendo uno spolvero che può essere<br />
comodamente adagiato sul solido per la trasposizione delle linee. È interessante osservare l’aspetto delle linee orarie astronomiche<br />
di un quadrante cilindrico e di uno conico, non declinanti, ottenute sviluppando i due solidi.<br />
In<br />
figura 1 sono rappresentate le linee orarie delle ore 6 e delle ore 8, per l’orologio cilindrico convesso e quelle delle ore 4 e delle 6 per<br />
quello concavo. Si dimostra facilmente che le linee orarie di un quadrante cilindrico sono cosinusoidi.<br />
In figura 2 si può notare, a sinistra, la parte bassa di un cono sezionato da due piani inclinati. Un piano, visto di taglio, appare come<br />
un segmento di estremi C e C’, inclinato di ϕ°(latitudine). L’intersezione Γ è una ellisse di eccentricità pari a sin ϕ/ cosω<br />
. La<br />
curva, corrispondente a Γ sul cono, rappresenta la linea oraria delle 6. Il secondo piano, coassiale al primo e ruotato in senso<br />
4
<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 5<br />
antiorario di 30°, determina un’ellisse (o anche altra conica) la cui intersezione rappresenta la linea oraria delle 8. L’inclinazione del<br />
secondo piano è funzione di ϕ e di α, angolo di rotazione. La nuova inclinazione ϕ’, si ricava dalla formula seguente,<br />
tanϕ'<br />
2<br />
sin ϕ+<br />
tan<br />
cosϕ<br />
2<br />
α<br />
= . La seconda<br />
ellisse, proiettata sul piano di base risulta sfasata,<br />
rispetto all’altra, di τ°, valore che si ricava dalla<br />
seguente formula:<br />
tanα<br />
tan τ = . La parte destra<br />
sin ϕ<br />
della figura 2 rappresenta lo spolvero dell’orologio<br />
conico convesso. Come si può notare le due linee<br />
orarie si rivelano all’analisi curve trascendenti. “C” è il<br />
centro dell’orologio dal quale fuoriesce lo stilo polare,<br />
passante anche per C’, la cui lunghezza non incide<br />
sulla dislocazione delle varie linee orarie.<br />
La figura <strong>n°</strong>3 mostra ancora l’orologio conico ma<br />
nella parte concava ricavata prendendo come centro<br />
il punto C’ sul cono. Le due linee orarie così rappresentate sono quella delle ore 6 e quella delle ore 4. I quadri 4 e 5 raffigurano due<br />
orologi conici il cui sviluppo inizia da una generatrice non allineata con il segmento CC’ (a 90°da quella che passa da C’). Si<br />
possono osservare chiaramente sia la parte concava, a sinistra, che la convessa, a destra. Non mi soffermo oltre su questo<br />
interessante argomento che fa parte della memoria presentata al X° Seminario di <strong>Gnomonica</strong>. La configurazione delle linee orarie<br />
può essere eseguita con l’apposito software disponibile, in futuro, sul sito web http://digilander.iol.it/sundials .<br />
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<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 6<br />
CALCOLI PER UN OROLOGIO SOLARE<br />
Alberto Cintio, Altidona, AP<br />
L’argomento non è affatto nuovo e tanti sono i procedimenti matematici che dal ‘700 ad oggi sono stati<br />
proposti. La <strong>Gnomonica</strong> o Scioterica in questi ultimi 15 anni è rifiorita dalle sue ceneri e già ha fatto passi da<br />
gigante divenendo un argomento attraente e coinvolgente per cui molti hanno prodotto studi e metodi<br />
matematici pubblicati sia negli Atti dei Seminari (giunti alla decima edizione), sia sulla neonata rivista<br />
“<strong>Gnomonica</strong>” che già passa al settimo numero. Si tratta in genere di lavori molto profondi, specialistici,<br />
esaurienti e proprio per questo accessibili a pochi. Da qui è nata l’esigenza di cogliere fior da fiore e di<br />
presentare un metodo matematico per quanto possibile più semplice e quindi accessibile a un pubblico molto<br />
più vasto: richiede infatti solo alcune fondamentali nozioni di trigonometria.<br />
1 - Altezza e azimut del Sole<br />
L’altezza (AL) è la distanza angolare del Sole dal piano dell’orizzonte e l’azimut (AZ) è la distanza angolare<br />
della direzione Sole dalla linea meridiana , misurata sul piano dell’orizzonte. Sono i primi due valori da<br />
calcolare, necessari sia per trovare la declinazione di una parete (DP) sia per calcolare poi i punti nodali di un<br />
orologio e calendario solare.<br />
Metodo empirico. Osservando la fig. 1 (piano orizzontale) si intuisce come dalle misure dello gnomone (GN) e<br />
della sua ombra (OP) si possano ricavare l’altezza e l’azimut:<br />
AL = arctg GN / OP<br />
AZ = arctg PX / PY<br />
Occorre ricordare che l’azimut in astronomia si misura in base alla posizione del Sole rispetto al Sud con valori<br />
positivi verso Ovest e negativi verso Est, per cui quando il Sole è a Est AZ = -90°, quando è a Sud AZ = 0° e<br />
quando è a Ovest AZ = +90°.<br />
Metodo matematico. Permette di calcolare le coordinate altazimutali del Sole per ogni giorno dell’anno e per<br />
ogni ora del giorno e si riduce a due sole formule prese dalla trigonometria sferica che qui non dimostriamo:<br />
sen AL = sen DS * sen LA + cos DS * cos LA * cos AN<br />
cos AZ = (sen DS * cos LA - cos DS * sen LA * cos AN) / cos AL<br />
ove le variabili da immettere sono soltanto tre:<br />
LA = latitudine del luogo, che si può prendere da una cartina geografica o meglio ancora dalle tavolette al<br />
25.000 dell’I.G.M.<br />
DS = declinazione del Sole, ossia la distanza angolare del Sole dall’equatore celeste. Si può prendere dal<br />
grafico, a forma di otto, della equazione del tempo (EqT), detto analemma o lemniscata che si trova ormai in<br />
tutti i testi di geografia astronomica in uso nelle scuole superiori.<br />
AN = angolo orario del Sole, che si definisce come la distanza angolare del Sole dal meridiano del luogo con<br />
senso negativo verso Est e positivo verso Ovest. Ad ogni ora corrispondono 15° per cui: se il Sole culmina sul<br />
meridiano del luogo alle ore 12, si avrà che alle ore 11 l’AN = -15 e alle ore 14 l’AN = +30°<br />
Il problema è quello di stabilire l’ora della culminazione del Sole perché varia da luogo a luogo per effetto della<br />
longitudine e da un giorno all’altro per effetto dell’EqT.<br />
LG = longitudine: ad ogni grado di LG corrispondono 4 minuti di tempo. Se il Sole culmina alle ore 12:00 sul<br />
15° meridiano, detto di Catania o dell’Etna, è già culminato alle 11:56 sulle località poste lungo il 16°<br />
meridiano, mentre culminerà alle 12:04 sulle località poste lungo il 14° meridiano e alle ore 12:08 su quelle<br />
poste lungo il 13° e così via. Convenzionalmente si prende con segno positivo per le località a Ovest di<br />
Greenwich e con segno negativo per le località a Est, come l’Italia.<br />
EqT = equazione del tempo: il Sole culmina sul 15° meridiano alle ore 12:00 solo in quattro giorni dell’anno: 14<br />
Aprile, 15 Giugno, 1 Settembre e 24 Dicembre. Negli altri giorni anticipa o ritarda fino a un massimo di 16<br />
minuti e questi si possono desumere dall’analemma. Ad esempio: ai primi di Novembre il Sole anticipa il<br />
passaggio sul meridiano del luogo di 16 minuti, ossia culmina alle 11:44 e l’EqT = -16. A metà Febbraio il Sole<br />
ritarda di 14 minuti, ossia culmina alle 12:14 e l’EqT = +14.<br />
Ecco le formule che permettono di calcolare sia l’istante (in ore e frazioni decimali) della culminazione del<br />
Sole, sia l’angolo orario per ogni ora del giorno, intendendo per ora quella dell’orario civile, ossia quella del<br />
segnale Rai. La LG e l’EqT vanno prese, ovviamente, col proprio segno, come indicato sopra:<br />
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<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 7<br />
culminazione = 13 + LG / 15 + EqT / 60<br />
AN = 15 * (ORA - 13 - EqT / 60) - LG<br />
2 - Declinazione di una parete verticale<br />
E’ la misura da prendere con maggiore accuratezza perché da essa dipende la precisione di una meridiana.<br />
La declinazione della parete (DP) si definisce come l’angolo compreso tra la linea meridiana Nord-Sud e la<br />
linea rappresentata da uno gnomone ortostilo perpendicolare alla parete. Anche qui si assumono, per<br />
convenzione, valori negativi verso Est e positivi verso Ovest, per cui se la parete guarda esattamente a Est la<br />
DP = -90°, se guarda a Sud la DP = 0° e se guarda a Ovest la DP = +90°.<br />
Metodo empirico: consiste nell’aspettare il momento esatto della culminazione del Sole, che è anche il<br />
momento in cui il Sole si trova esattamente a Sud e misurare l’angolo tra la direzione della parete e la<br />
direzione del Sole, materializzata nell’ombra di un filo a piombo o di uno gnomone verticale su un piano<br />
orizzontale.<br />
Metodo matematico: permette, con una sola formula, di calcolare la DP in qualsiasi ora di qualsiasi giorno:<br />
basta misurare la lunghezza dello gnomone ortostilo (GN) e la lunghezza della sua ombra (OP) proiettata su<br />
una parete verticale. Si osservi la fig. 2: con GN (gnomone) e OP si calcola la diagonale del parallelepipedo;<br />
con questa e l’angolo d’altezza (AL) si calcola la misura della sua proiezione sul piano orizzontale; con questa<br />
e GN si calcola l’angolo compreso, che sottratto all’azimut (AZ) porta alla DP. Ecco la formula conclusiva:<br />
DP = AZ +/- arcos (GN / cos AL / sqr (GN 2 + OP 2 ))<br />
Si utilizza il segno positivo quando l’ombra va verso sinistra dell’osservatore che guarda alla parete ed ha il<br />
Sole alle spalle, mentre si utilizza il segno negativo in caso contrario, che è quello della figura. Mettendo in<br />
sequenza le formule riportate sopra, si ottiene un piccolo programma utile per calcolare la declinazione di una<br />
parete verticale:<br />
10 LA = 43.17 latitudine in frazioni decimali<br />
20 LG = -13.71 longitudine Est<br />
30 DS = -21 declinazione del Sole<br />
40 GN = 25 gnomone in cm<br />
50 HH = 10.5 ora civile in frazioni decimali<br />
60 EQ = -12.75 equazione del tempo in minuti<br />
70 OP = 12.6 ombra in cm<br />
80 PG = 3.1416: RA = PG / 180: LA = LA * RA: DS = DS * RA: radianti<br />
90 AN = 15 * (HH - 13 - EQ / 60) - LG: AN = AN * RA angolo orario<br />
100 AL = SIN(DS) * SIN(LA) + COS(DS) * COS(LA) * COS(AN)<br />
110 AL = ATN(AL / SQR(1 - AL ^ 2)) altezza<br />
120 AZ = (SIN(DS) * COS(LA) - COS(DS) * SIN(LA) * COS(AN)) / COS(AL)<br />
130 AZ = PG / 2 + ATN(AZ / SQR(1 - AZ ^ 2)): AZ = AZ * SGN(AN) azimut<br />
140 AA = GN / COS(AL) / SQR(GN ^ 2 + OP ^ 2)<br />
150 AA = ATN(1 / AA * SQR(1 - AA ^ 2))<br />
160 DP = AZ / RA - AA / RA * SGN(OP)<br />
170 PRINT USING "AL = ####.##”; AL / RA;<br />
PRINT USING “AZ = ####.##”; AZ / RA;<br />
PRINT USING “DP = ####.##"; DP<br />
I risultati sono: AL = 23.09 AZ = -20.92 DP = 34.82<br />
3 - Punti nodali di un orologio verticale<br />
Per punti nodali si intendono le intersezioni tra le linee orarie e le curve di declinazione, dalla cui unione nasce<br />
la griglia tipica di un orologio-calendario solare. Con riferimento alla fig. 2 si tratta di calcolare l’ascissa (PX) e<br />
l’ordinata (PY) del punto P, relative a un piano cartesiano avente per origine degli assi il piede dello gnomone<br />
ortostilo (GN). Con GN e l’angolo differenza tra AZ e DP si trova sia PX che la misura della proiezione; con<br />
questa e AL si trova PY:<br />
PX = GN * tan (AZ - DP)<br />
PY = -GN * tan AL / cos (AZ - DP)<br />
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<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 8<br />
Ecco il programma che fornisce le coordinate di tutti i punti nodali necessari per costruire un orologio<br />
calendario su pareti verticali comunque declinanti:<br />
10 LA = 43<br />
20 DP = 28<br />
30 GN = 30<br />
40 PG = 3.14: RA = PG / 180: LA = LA * RA: DP = DP * RA<br />
50 FOR HH = 10 TO 16<br />
60 AN = 15 * (HH - 12) * RA<br />
70 FOR D = -1 TO 1: DS = 23.5 * D * RA<br />
80 AL = SIN(DS) * SIN(LA) + COS(DS) * COS(LA) * COS(AN)<br />
90 AL = ATN(AL / SQR(1 - AL ^ 2))<br />
100 IF AN = 0 THEN AZ = -DP: GOTO 130<br />
110 AZ = (SIN(DS) * COS(LA) - COS(DS) * SIN(LA) * COS(AN)) / COS(AL)<br />
120 AZ = PG / 2 + ATN(AZ / SQR(1 - AZ ^ 2)): AZ = AZ * SGN(AN)<br />
130 PX = GN * TAN(AZ - DP)<br />
140 PY = -GN * TAN(AL) / COS(AZ - DP)<br />
150 PRINT USING "########.##"; HH; D * 23.5; PX; PY<br />
160 NEXT: PRINT : NEXT: END<br />
Facsimile di alcuni risultati<br />
ora declinazione ascissa ordinata<br />
10.00 -23.50 -45.77 -17.81<br />
10.00 0 -74.95 -66.13<br />
10.00 +23.50 -2584.10 -4221.73<br />
13.00 -23.50 -7.03 -12.52<br />
13.00 0 -3.46 -30.17<br />
13.00 +23.50 4.85 -71.27<br />
16.00 -23.50 13.79 -2.12<br />
16.00 0 25.59 -15.51<br />
16.00 +23.50 52.88 -46.50<br />
4 - Altre applicazioni<br />
Orologio orizzontale: osservando la fig. 1 si intuisce subito che con le misure dello gnomone (GN) e<br />
dell’altezza del Sole (AL) si può calcolare la lunghezza dell’ombra sul piano; con questa e l’azimut si calcolano<br />
PX e PY relative a un piano cartesiano avente l’origine degli assi nel piede dello gnomone verticale. Le righe<br />
da sostituire sono:<br />
130 PX = GN / tan AL * sin AZ<br />
140 PY = GN / tan AL * cos AZ<br />
Curve di declinazione: alla riga 70 compare il valore di 23.5°, che è il valore della declinazione del Sole ai due<br />
solstizi di Giugno e di Dicembre. Volendo avere le altre curve occorre mettere il valore di 20° per i mesi di<br />
Maggio, Luglio, Novembre, Gennaio e il valore di 11.5° per i mesi di Aprile, Agosto, Ottobre, Febbraio.<br />
Longitudine: calcolando l’angolo orario senza tener conto della longitudine (LG) l’orologio solare fornisce il<br />
Tempo Solare Vero (TSV) che differisce dal Tempo Medio Civile (TMC = quello del segnale RAI) sia per la LG<br />
che per l’EqT. Per inserire la longitudine occorre sostituire: 60 AN = (15 * (HH - 13) - LG) * RA<br />
Ora babiloniche e ore italiche: le ore babiloniche sono quelle contate a partire dal sorgere del Sole (horae ab<br />
ortu), mentre quelle italiche partono dal tramonto (horae ab occasu), ma per comodità di calcolo prendiamo in<br />
considerazione le ore mancanti al tramonto (horae ad occasum: è solo la differenza a 24) in modo da avere<br />
una situazione simmetrica con le ore babiloniche. Quando il centro del disco solare si trova sull’orizzonte, AL =<br />
0° per cui basta azzerare la formula dell’altezza per ricavare l’angolo orario dell’istante del sorgere e del<br />
tramonto:<br />
AN = arcos (-tan DS * tan LA)<br />
8
<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 9<br />
Si assume con segno negativo per il sorgere e positivo per il tramonto. Per le ore successive al sorgere basta<br />
aggiungere progressivamente 15° e per le ore mancanti al tramonto basta togliere 15° ogni ora, per cui la<br />
formula definitiva è:<br />
italiche AN = arcos(-tan DS * tan LA) - HH * 15<br />
babiloniche AN = - arcos(-tan DS * tan LA) + HH * 15<br />
Quando HH = 0 si ha l’AN dell’istante del sorgere o del tramonto; quando HH = 1 si ha l’AN del Sole a un’ora<br />
dopo il sorgere o a un’ora prima del tramonto e così via.<br />
gnomone<br />
PY<br />
GN<br />
PX<br />
Fig. 2<br />
raggio<br />
ombra<br />
AL<br />
proiezione<br />
Nord<br />
W E<br />
Sud<br />
O<br />
O<br />
Fig. 1<br />
AZ<br />
PX<br />
AL<br />
AZ<br />
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<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 10<br />
Cristoforo Clavio: la vita, le opere.<br />
<strong>Nicola</strong> <strong>Severino</strong>, Roccasecca<br />
Schlusse Christophorus, meglio conosciuto come Cristoforo Clavio di Bamberga, dove nacque nel<br />
1537, entrò giovanissimo (1555) nella Compagnia dei Gesuiti a Roma ed effettuò i suoi studi a<br />
Coimbra, nel Portogallo. Ebbe la cattedra di matematiche al Collegio Romano, che durò dal 1565<br />
fino alla sua scomparsa. Prese parte attiva alla preparazione della Ratio studiorum della Compagnia<br />
di Gesù ed ebbe un ruolo molto importante nello sviluppo delle scienze matematiche nell’Ordine.<br />
Si racconta che nel periodo in cui cominciò, per la prima volta, a mettere in discussione le teorie<br />
fisiche di Aristotele, soprattutto quelle riguardanti il moto, Cristoforo Clavio chiese che le<br />
quaestiones, poco utili a comprendere le cose della natura, fossero sostituite nei programmi delle<br />
scuole gesuitiche dalla matematica; l’ignoranza della quale, egli sosteneva, aveva portato molti<br />
filosofi, nel corso della storia, a commettere troppi errori nelle teorie fisiche, il cui studio razionale<br />
era ritenuto indispensabile per una corretta formazione culturale dei Padri della Chiesa ( 1 ).<br />
Tra le sue opere principali si annota una traduzione latina degli Elementi di Euclide, Euclidis<br />
elementorum libri XV (1574), arricchita di note originali, la quale fu divulgata anche fuori<br />
dell’Europa, come testimoniato dalla traduzione in cinese del Padre Matteo Ricci, che fu un suo<br />
scolaro. E’ noto che Clavio ricevette l’appellativo di Euclide del XVI secolo, e certamente lo<br />
meritò, non tanto per originalità di scoperte o di teorie, ma per il meraviglioso dono di sintesi con il<br />
quale chiarificò ed unificò tutto il sapere delle scienze matematiche fino al suo tempo. Ebbe anche<br />
una intensa corrispondenza scientifica con i suoi allievi e con uomini illustri. A lui soprattutto si<br />
rivolse Galileo nel viaggio a Roma del 1611 per superare le prime diffidenze contro le sue scoperte<br />
astronomiche. Ma qualcuno sostiene che Clavio non si pronunciò nettamente in proposito, altri<br />
invece che lo incoraggiò e sostenne le sue prime scoperte. Ebbe, inoltre, corrispondenza anche con<br />
Tycho Brahe e con il matematico e astronomo Gio. Antonio Magini. Grande fu il suo contributo alla<br />
definitiva redazione della riforma gregoriana del calendario e del computo ecclesiastico per la quale<br />
fu incaricato dal Papa Gregorio XIII. Cristoforo Clavio è uno dei primi autori a scrivere una<br />
sommaria ricapitolazione sulla storia degli orologi solari. Solo poche righe che mettono in evidenza,<br />
tra l’altro, la carenza informativa in proposito e lo scarso zelo degli scrittori precedenti che hanno<br />
trattato l’argomento. Quel breve sommario è stato riscritto (senza che nessuno ne avesse mai citato<br />
la fonte!), da quasi tutti gli autori e fino ai nostri giorni. Ma Clavio, rispettosamente, ricorda almeno<br />
gli uomini che hanno scritto prima di lui e che hanno posto le basi, le fondamenta su cui poter<br />
erigere questo monumento gnomonico letterario. Egli ricorda Apollonio, Teodosio, Euclide,<br />
Aristarco, Tolomeo ed altri per l’Antichità. Ma non trascura di menzionare i suoi colleghi quali<br />
Federico Commandino, Pietro Nonio, Daniel Barbaro che scrisse sugli orologi solari nel<br />
Commentario al libro IX dell’Architettura di Vitruvio. Ricorda anche Albategno (del sec. IX), che<br />
nella proposizione 56 del Libro de scientia stellarum trattò della descrizione delle ore ineguali in<br />
orologi solari costruiti per qualsiasi latitudine. E ancora Oronzio Fineo, Giovanni Corrado Ulmero<br />
Germano, Gio. Battista Vimercato, Andrea Schonero di Norimberga, Giovanni Padovano da<br />
Verona, Francesco Maurolico Abate siculo, Giovanni Battista Benedetto, e un certo Petrus<br />
Rodericus Hispanus, certamente un padre spagnolo appartenente al suo stesso ordine religioso.<br />
La sua autorità, nel campo delle matematiche, lo spinse anche ad amendare gli errori commessi da<br />
alcuni di detti gnomonisti. Così egli parla di un clamoroso errore di Oronzio Fineo sull’orologio<br />
astronomico orizzontale e verticale; di Federico Commandino al quale attribuisce un’errata<br />
distribuzione delle linee orarie nell’orologio italico; infine, della errata esposizione di J. Battista<br />
Benedetto sull’orologio verticale declinante.<br />
1 E. Cochrane, L’Italia del Cinquecento, Laterza, Bari, 1989, pag. 236.<br />
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Scritti<br />
<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 11<br />
Gnomonices Libri Octo, Romae, 1581. Questo volume è formato da 654 pagine di grande<br />
formato, con caratteri a stampa che variano da 1,5 a 2 millimetri di grandezza; circa 600 figure<br />
geometriche esplicano le metodologie esposte dall’autore, e moltissime tavole rendono possibili i<br />
calcoli per le trasformazioni dei vari sistemi orari. Oserei dire che visto in versione moderna,<br />
sarebbe un libro di circa 2000 (o più) pagine di pura gnomonica! Una vera enciclopedia.<br />
Nell’atto di sfogliarlo si avverte subito come una sensazione di completo smarrimento davanti ad un<br />
così vasto ed erudito lavoro. D’altra parte, l’autorità di Clavio e la sua nota erudizione viene più<br />
volte ribadita anche dai suoi colleghi, come ad esempio Valentino Pini che di lui scrive: Huomo<br />
acutissimo nelle suddette scienze, e miracoloso ne’ lineamenti dell’opere sue.<br />
Elencare gli argomenti trattati in quest’opera sarebbe possibile solo attraverso un indice di almeno<br />
40 pagine. Ma Clavio non si preoccupava di scrivere trattati di divulgazione intelligibili, intesi come<br />
divulgazione per tutti. Per questo risulta difficile trovare qualcuno che abbia letto ed analizzato per<br />
intero il suo lavoro, come egli stesso forse avrebbe sperato. E di questo ne abbiamo una<br />
straordinaria prova dalla viva voce di studiosi che ebbero a lamentarsi più di due secoli fa. Nella<br />
Ciclopedia inglese, del 1751, tradotta in italiano da M.G. Secondo ( 2 ), è scritto: Il primo che per<br />
professione scrisse sulla <strong>Gnomonica</strong> è il Clavio, che dimostrò tutto, teoria ed operazioni, nella<br />
rigida maniera degli antichi Matematici; ma così intricatamente, che noi possiamo accertare, di<br />
non averlo neppure letto alcuno.<br />
Fabrica et usus instrumenti ad horologiorum constructionem...Romae, 1586.<br />
L’amicizia con i padri spagnoli che Clavio coltivava gelosamente attraverso una intensa<br />
corrispondenza, si rivelò molto preziosa, soprattutto quando ebbe modo di comunicare con un suo<br />
collega il quale gli mandò dei fogli manoscritti di gnomonica che contenevano interessanti relazioni<br />
su nuovi strumenti per facilitare la costruzione di orologi solari murali, orizzontali e verticali<br />
declinanti. Clavio si mise subito al lavoro per escogitare le metodologie più appropriate all’uso<br />
dello strumento e ai vari metodi di disegnare, con questo, i diversi orologi solari. I suoi studi furono<br />
raccolti in un libro pubblicato a Roma cinque anni dopo la Gnomonices, dal titolo Fabrica et usus<br />
instrumenti ad horologiorum constructionem... L’importanza di quest’opera, e dello strumento<br />
che in essa viene descritto, è facilmente intuibile se si tiene conto che a quei tempi era molto sentito<br />
il problema di come tracciare facilmente e con sufficiente esattezza i diversi orologi solari su<br />
superfici murali. E’ noto che il problema fu definitivamente risolto con la pubblicazione dei libri dei<br />
due scienziati Picard e M. De la Hire, in cui venivano esposti i metodi per tracciare le linee orarie<br />
per punti, ricavati analiticamente, come in uso ancora oggi. Mentre dal XVI secolo, più<br />
precisamente dal 1586, si andarono perfezionando vari strumenti, sulla base di quello descritto dal<br />
Clavio che, attraverso tutte le possibili varianti e miglioramenti apportati in più di un secolo, portò<br />
alla realizzazione dello Sciatére e del Trigono 3 .<br />
La teoria e l’uso di questa macchina per costruire orologi solari, denominata semplicemente<br />
strumento, viene quindi divulgata per la prima volta da Clavio, il quale ne attribuisce l’invenzione<br />
all’autore spagnolo che gli aveva mandato i fogli manoscritti: ...Il primo inventore di questo metodo<br />
così chiaro e facile da applicare è di uno spagnolo, il cui nome è Joannes Ferrerius, uomo<br />
acutissimo... Clavio si lamentò di aver potuto esaminare solo alcuni fogli e non tutta l’opera di<br />
questo spagnolo che, probabilmente, è andata perduta.<br />
2 Ciclopedia inglese tradotta da Giuseppe Maria Secondo, Napoli, 1751, Tomo V, pag. 106<br />
3 N. <strong>Severino</strong>, Gli strumenti per costruire gli orologi solari nel XVI secolo, ATTI del IV seminario Nazionale di <strong>Gnomonica</strong>, Crespano del Grappa,<br />
1992.<br />
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<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 12<br />
Sempre in questo suo secondo libro dedicato alla <strong>Gnomonica</strong>, Clavio tratta per tutto il capitolo<br />
ventesimo dei vari modi di trovare la declinazione dei muri misurandola rispetto al punto cardinale<br />
Est, cioè rispetto al Circolo primario verticale, chiamato in Astronomia Primo Verticale. Tutt’oggi,<br />
tradizionalmente, la declinazione gnomonica viene misurata in questo modo. Tutto il capitolo<br />
ventunesimo (8 pagine), invece, è dedicato al fenomeno della retrogradazione dell’ombra, spiegato<br />
con metodologie geometriche, soffermandosi (particolare trascurato dagli autori moderni) anche sul<br />
famoso miracolo del profeta Isaia che operò la retrocessione dell’ombra sull’orologio del Re di<br />
Giudea Achaz , attorno al VII secolo a. C. Egli ci fa sapere che di questo fenomeno ne diede una<br />
prima dimostrazione Pietro Nonio al cap. II del Libro 2 De Navigatione e si pronuncia, in seguito,<br />
rimanendo in equilibrio tra scienza e fede, sostenendo che la retrogradazione dell’ombra<br />
nell’orologio di Achaz, avvenuta per virtù di un fatto divino (miracolo di Isaia), non contrasta con la<br />
retrogradazione dell’ombra studiata e dimostrata da lui (Retrocessione umbrae, quà exposuimus,<br />
non adversari retrocessione umbrae in horologio Achaz virtute divina facta) 4 .<br />
Un nuovo metodo<br />
Nel 1599 Cristoforo Clavio pubblica, sempre a Roma, un nuovo libro di <strong>Gnomonica</strong>:<br />
Horologiorum nova descriptio. Un’altra pietra miliare. Un altro capolavoro che segna la fine della<br />
gnomonica geometrica e l’inizio di quella analitica. Dopo pochi anni, gli orologi solari si sarebbero<br />
progettati col calcolo trigonometrico. E’ questo, probabilmente, il primo libro di gnomonica in cui<br />
vengono esposti i primi metodi per disegnare gli orologi solari per punti, con il concorso delle<br />
tangenti. Metodo che si perfezionò nello spazio di oltre un secolo, come abbiamo detto, fino a<br />
Picard.<br />
Nella parte finale del libro, oltre a una cinquantina di tavole con gli archi semidiurni, seminotturni,<br />
altitudini, orizzonti, verticali, e via dicendo, Clavio anticipa i tempi inserendo una sequenza di<br />
problemi (17 in tutto) di astronomia sferica risolti per seni, tangenti e secanti, inerenti ai metodi<br />
analitici per la costruzione degli orologi solari. In particolare egli enuncia quelle regole per ritrovare<br />
i segmenti orari mediante il procedimento analitico, che saranno esposte nelle opere di Ozanam,<br />
circa cento anni dopo, e chiamate analogie.<br />
Vorrei, a questo proposito, ricordare un altro gesuita, forse discepolo di Clavio, di nome Gio.<br />
Girolamo Chinig, che scrisse un libricino rimasto inedito, in cui si insegnavano metodi per costruire<br />
orologi solari all’italiana (cioè per le ore italiche), per via di numeri. Questo lo sappiamo per merito<br />
di Gio. Francesco Palmieri che, appassionato di gnomonica, nel 1620 diede alle stampe, a Siena, un<br />
libretto in cui descriveva i metodi del padre Chinig, altrimenti rimasti sconosciuti.<br />
Nel 1598, ovvero sette anni prima della sua scomparsa, scrisse le Tabulae astronomicae<br />
nonnullae ad horologiorum constructionem..., della massima utilità per una corretta applicazione<br />
dei nuovi metodi da lui descritti.<br />
L’ultimo lavoro specifico sulla <strong>Gnomonica</strong> che si conosce, di Clavio, fu pubblicato a Roma nel<br />
1603, e si intitola Compendium brevissimum describendorum horologiorum Horizontalium ac<br />
Declinantium. E’ un libretto di 24 pagine che si presenta come una integrazione del libro<br />
precedente, in cui insegna a descrivere anche gli orologi solari italici e babilonici, declinanti e non,<br />
col metodo delle tangenti. Inoltre, al cap. VII descrive un metodo per traslare un progetto di<br />
orologio solare dalla carta sul muro, in qualsiasi grandezza.<br />
Tra le altre opere di qualche attinenza con la gnomonica, è da ricordare una sull’astrolabio, edita a<br />
Roma nel 1593, nonchè un’altra, di cui non si è mai sentito parlare, intitolata De re gnomonica, in<br />
folio, pubblicata a Roma nel 1587. Questa è riportata nel catalogo della Biblioteca Slusiana (parte<br />
4 Fabrica et usus instrumenti ad horologiorum constructionem..., cap. XXI, pag. 109.<br />
12
<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 13<br />
III, pag. 379), redatto da Giovanni Gualtero nel 1690, in cui però stranamente non viene citata la<br />
Gnomonices...<br />
In conclusione, Cristoforo Clavio non fu solo l’Euclide, ma anche lo Gnomonista del secolo XVI.<br />
Un successo meritato in fin dei conti. Con la sua capacità di sintesi e una sconfinata erudizione,<br />
fondendo elementi astronomici, matematici e artistici, riuscì a fare della <strong>Gnomonica</strong> una vera<br />
scienza. La sua passione rivive, ancora oggi, nei suoi trattati. E non smettono di destare meraviglia a<br />
noi posteri che, come gli uomini della Ciclopedia inglese, possiamo dire di non poter neppure<br />
leggerli alcuno, ora che il latino è dominio di pochi.<br />
Bibliografia gnomonica: Gnomonices libri octo, in quibus non solum Horologiorum solarium, sed<br />
aliarum quoque rerum quae ex Gnomonis Umbra cognosci possunt, descriptiones geometrice<br />
demonstrantur, Romae, apud Franciscum Zannettum, 1581, altre edizioni nel 1602, 1612 ; Fabrica<br />
et usus instrumenti ad horologiorum descriptionem horarum a meridie et media nocte<br />
exquisitissima, et nunquam ante hac in lucem edita, Romae, 1586, altre edizioni nel 1593 e 1599 ;.<br />
De re gnomonica, Roma, 1587; Astrolabium, Romae, impensis Bartholomei Grassi, ex typ.<br />
Gabiana, 1593 ; Horologiorum nova descriptio, Romae, apud Aloysium Zanettum,1599 ;<br />
Compendium brevissimum describendorum horologiorum horizontalium ac declinantium, A.<br />
Zanettum, Romae, 1603 ; Tabulae astronomicae nonnullae ad horologiorum constructionem maxim<br />
utiles et notae on novae horologiorum descriptionem quae ad horologia extruenda plurimum etiam<br />
conducunt, P. Jo. Hays, 1603 e Romae, 1605; Tabula altiudinum solis pro horis astronomicis in<br />
signorum initijs, ad omnes gradiis altitudinis poli borealis, ex typographia Aloysij Zannetti,<br />
Romae, 1603 ; Operum mathematicorum , in 4 libri, di cui il libro 4 dedicato alla gnomonic, Mainz<br />
1612 ; Sfera di Gio Sacro Bosco, tradotta e dichiarata ...Con nuove aggiunte di molte cose notabili<br />
e varie dimostrazioni utile, e dilettevoli, in cui alle pagine 374-382 tratta degli orologi solari.<br />
Da “Boeotia” di Plauto<br />
(riscoperta e traduzione di Roberto Facchini da Trieste)<br />
Che gli Dei facciano confondere chi inventò il telefonino e chi<br />
per primo pose qui un Personal C.!Perché a me poveraccio hanno<br />
ridotto la giornata a brandelli da nulla.<br />
Quand’ero ragazzo l’unico mio e-mail era il porta-lettere,un<br />
internet assai migliore e preciso di tutti questi.Quando lui dava<br />
l’avviso so godeva del leggere, salvo il caso che non ce ne<br />
fosse.Ora invece,che ce n’è troppo,si va a riposare solo se manca<br />
la corrente.<br />
E così da quando la città è piena di computer e cellulari,la<br />
maggior parte della gente va in giro tutta scombussolata per lo<br />
stress.<br />
<strong>Gnomonica</strong> è la rivista degli gnomonisti italiani. E’ la tua rivista. Collabora inviando articoli<br />
sulla realizzazione di meridiane, censimenti, studi tecnici, ricerche storiche, curiosità,<br />
recensioni. Non facciamo spegnere il fuoco della creativita’ gnomonica italiana.<br />
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<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 14<br />
AVEROMA e la misurazione del Tempo<br />
Tutti sappiamo che al tempo dell’antica Roma il tempo era misurato con meridiane e clessidre . Ma<br />
soprattutto sappiamo che le ore della giornata erano diverse rispetto a quelle dell’ora moderna . Per es.<br />
mentre per noi è Mezzogiorno , per i Romani era l’Hora VI .<br />
Come avere su un orologio moderno anche l’Hora della antica Roma ? Ci ha pensato AVEROMA, sito web<br />
dedicato alla vita quotidiana degli antichi Romani, che l’ha ricostruita su un orologio attuale.<br />
Oggi si misurano le 24 ore del giorno considerando la 1° ora all’una di notte . Invece gli antichi Romani<br />
misuravano solo le XII Hore indicate dal sole sulla meridiana . La I era all’alba (circa le 6 di oggi) e la XII al<br />
tramonto (circa le 18) . Le 12 ore della notte, dal tramonto all’alba, erano misurate in 4 Vigiliae , cioè come<br />
turni di guardia delle sentinelle (ciascuno di 3 ore) .<br />
L’ Horologivm di Caio Givlio Cesare ( così è stato chiamato) è dunque un orologio solare (quindi antistress) ,<br />
che non mancherà di soddisfare quanti hanno il desiderio di avere o regalare un oggetto particolare .<br />
Questo è l’unico orologio al mondo che indica l’ora dell’antica Roma .<br />
Siamo certi che a Natale l’Orologio di Caio Giulio Cesare sarà il regalo più nuovo e più ricercato . Per gli<br />
appassionati di orologi e di storia , per i curiosi , gli studenti, i turisti , i collezionisti , e le aziende , l’Orologio di<br />
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<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 15<br />
Studio comparato sul comportamento e sulla psicologia dello<br />
gnomonista medio<br />
Alessandro Gunella, Biella<br />
Herrn Dr. A.G. e Herrn Dr. G.P. noti studiosi di psicologia comparata dell’Università d'An Dorn (Skt. Johann<br />
Collegium) e gnomonisti a loro volta, hanno compiuto un accurato studio, comparando soprattutto i dati<br />
raccolti negli ultimi 10 Seminari di <strong>Gnomonica</strong> tenuti in Italia, e sono giunti a definire la figura dello gnomonista<br />
medio, elaborando le conclusioni che vengono qui riassunte nei punti essenziali.<br />
Riteniamo utile pubblicare quanto ci viene comunicato da costoro, nella traduzione del collega MAGUN, al fine<br />
di aprire una piccola inchiesta fra i lettori. Chi non è d’accordo, ma soprattutto chi si ritrova in esse, è pregato<br />
di fare pervenire le sue considerazioni a questa Rivista; vedremo di raccoglierle e pubblicarle nel prossimo<br />
numero. Se non altro per confermare o meno le conclusioni dei suddetti ricercatori<br />
Lo gnomonista medio non ha dubbi, ma solo certezze.<br />
Lo gnomonista medio è forte delle sue conoscenze, per cui sente le argomentazioni altrui, ma<br />
non le ascolta; tuttavia è disposto a parlare dell’argomento con continuità, per ore.<br />
Lo gnomonista medio è geloso delle proprie scoperte, o presunte tali, e le custodisce in sé, come<br />
segreti cui solo lui può accedere; tuttavia vorrebbe che i “non gnomonisti” lo stessero ad<br />
ascoltare. E sarebbe al colmo della felicità se lo stesse ad ascoltare almeno uno degli altri<br />
gnomonisti.<br />
Lo gnomonista medio è soggetto agli stimoli esterni al suo Io, ma non se ne cura, e procede<br />
come se non ci fossero, salvo sopportare con stoicismo eventuali cocenti delusioni.<br />
Lo gnomonista, medio o non, teme le domande del principiante gnomonista, perché potrebbero<br />
riguardare proprio quel caso particolare per cui è impreparato.<br />
Lo gnomonista medio è disposto a scannarsi per accedere ad un orologio solare, o per impedire<br />
che altri acceda prima di lui<br />
Lo gnomonista medio ha illusioni didattiche; ritiene che nessuno, o quasi nessuno degli allievi<br />
delle Scuole Medie (chissà perché, suo obiettivo preferito) provi disinteresse per argomenti che<br />
riguardano sole, stelle, pianeti eccetera. Ma poi, in cuor suo, preferisce la disillusione; così ha la<br />
sensazione di aver fatto tutto il possibile per trovare proseliti, e che l'insuccesso sia dovuto a<br />
cause non dipendenti da lui; la coscienza è a posto, e la concorrenza pure.<br />
Lo gnomonista medio ha una moglie e dei figli, che sopportano con ironia il suo chiodo fisso,<br />
perché pensano che se ne avesse di altro genere sarebbe peggio; accettano il male minore con un<br />
sorriso stanco.<br />
Lo gnomonista medio non si crede mai tale, ma sempre al di sopra della media. Il guaio è che<br />
così la media si alza, e lui rientra.<br />
Lo gnomonista medio ha sempre un manoscritto che attende di essere pubblicato, ma gli Editori<br />
non lo capiscono, in quanto ne fanno solo un fatto commerciale.<br />
Lo gnomonista medio invidia in cuor suo gli astrologi, perché essi, pur trattando la meccanica<br />
celeste guardandosi bene dall'esibire dimostrazioni matematiche, riescono ad avere più clienti di<br />
lui.<br />
Lo gnomonista medio vende ombre, non fumo. Ma la sua serietà generalmente non è capita.<br />
Lo gnomonista medio, pur lavorando “alla luce del Sole”, amerebbe farsi pagare “in nero”.<br />
Lo gnomonista medio non esiste.<br />
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<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 16<br />
Le meridiane di Giacomo Brindicci Bonzani, gnomonista Vigezzino (1914-1995)<br />
Giacomo Gim Bonzani, Villette Vb – Adattamento testo di N. severino<br />
Un amico scrisse “c’è un paese dove,<br />
quando manca il sole il tempo si ferma”.<br />
Si tratta del paese di Villette, il più<br />
piccolo comune della Val Vigezzo, noto ai<br />
pellegrini religiosi di Re, per aver dato i<br />
natali a Giovanni Zuccone che scagliò la<br />
sacrilega pietra all’immagine della<br />
Madonna, originando il miracolo del<br />
sangue di Re. Ma oltre a questo ed<br />
all’amenità della posizione aprica,<br />
Villette è ormai noto come “il paese delle<br />
meridiane”.<br />
Infatti da più di trent’ anni a oggi, sono<br />
apparsi sulle pareti delle case, numerosi<br />
ed ornamentali orologi solari, meglio (ed<br />
erroneamente) noti come meridiane. La<br />
moda di questi antichi misuratori del<br />
tempo, oggi in epoca di orologi atomici, è<br />
diventata più uno sfizio che una<br />
necessità. E’ un costume in crescita, non<br />
solo a Villette, ma pure in Val Vigezzo e<br />
nell’Ossola intera, anche grazie al<br />
diffuso utilizzo del Computer per i<br />
calcoli ed il disegno.<br />
Pioniere in valle della diffusione della<br />
scienza gnomonica (l’antica sciaterica) è<br />
stato l’ing. Giacomo Brindicci Bonzani di<br />
Villette. Prerogativa sua, oltre alla<br />
citata primogenitura locale, è stata<br />
quella di aver esteso i suoi quadranti<br />
solari a tempo medio civile (ora dei<br />
comuni orologi) anche su pareti<br />
fortemente declinanti (Est-Ovest), così che le curve orarie ad “otto”, dette<br />
lemniscate, producessero effetti estetici di indubbia efficacia (oltre che,<br />
naturalmente, offrire ai lettori l’ora esatta). I suoi primi orologi solari furono però<br />
tradizionali, del tipo francese, a tempo solare vero locale. Altra caratteristica dei suoi<br />
quadranti, fu l’uso quasi costante dello stilo con disco gnomonico dorato.<br />
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<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 17<br />
Giacomo Brindicci Bonzani eseguì numerosi calcoli e progetti di quadranti solari dai<br />
primi anni ’60 al 1995, quando scomparve improvvisamente. Aveva lasciato due<br />
meridiane incompiute, che furono concluse da un altro villettese, suo allievo di<br />
gnomonica e figlioccio: l’arch. Giacomo “Gim” Bonzani. Per molte di queste<br />
realizzazioni, si avvalse della collaborazione preziosa del prof. Giovanni Simonis,<br />
architetto e di pittori locali quali Antenori, Materni, Mattei, Pirinoli, Poletti, Rinolfi ed<br />
altri.<br />
Giacomo Brindicci Bonzani era nato a Milano nel 1914 da <strong>Nicola</strong> ed Emma Bonzani di<br />
Villette. Studiò a Milano diventando ingegnere nel 1938. Fu ufficiale degli alpini sul<br />
fronte occidentale (col fratello dr. Luigi) ed internato in Svizzera dal 1943 al 1945.<br />
Esercitò poi la professione a Milano ed in Lombardia. Non abbandonò mai il paese di<br />
sua madre. Con Greppi e Gallione collaborò al costruendo santuario Re, progettandone<br />
la cupola. Fu promotore dell’autonomia di Villette da Re e divenne sindaco del<br />
ricostruito comune di Villette dal 1957 al 1990. Fu pure in quegli anni presidente del<br />
Consorzio di Bonifica Montanara dell’Ossola, poi del Consiglio di Valle (oggi Comunità<br />
Montana). La passione per la gnomonica e l’astronomia, lo spinse a contattare i<br />
maggiori esperti nazionali in materia per approfondimenti e scambi di pareri tecnici.<br />
A Villette, nella sua casa materna costruì un piccolo, ma funzionale osservatorio<br />
astronomico per fotografare gli astri. Si spense a Milano nel Luglio del 1995.<br />
Apprezzare<br />
Il tempo<br />
E valutare la preziosità<br />
Di ogni minuto,<br />
È sempre stato<br />
Nelle caratteristiche<br />
Dei villettesi<br />
In ogni secolo…<br />
E scandirne il tempo<br />
Sul ritmo solare,<br />
Antica ambizione;<br />
Donde le numerose<br />
Meridiane<br />
Antiche e moderne<br />
Davide Ramoni<br />
Le meridiane<br />
(Note:NR=Non realizzate – Il <strong>n°</strong> indica quanti quadranti in parete)<br />
VILLETTE - - Casa propria,1<br />
17
<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 18<br />
- Casa propria, curvadelle12 sul terrazzo,1 NR<br />
- Chiesa parrocchiale,1<br />
- Municipio,2-(premiata a Brescia al concorso di gnomonica)<br />
- Casa Bocci,2<br />
- Casa Amodei,1, NR<br />
- Casa Pidò,3<br />
- Tomba di famiglia 1,NR<br />
- Asilo infantile,1<br />
- Casa propria Alpe Blitz,1<br />
CARAVEGGIA - Casa alla Pila,2<br />
- Casa Greppi,1<br />
- Casa Selva Bonino,1<br />
- Casa Frangi,1<br />
- Casa Garbani,1<br />
- Casa Romano,1 ( 1,NR)<br />
TOCENO -Baita Carimali alla colma ,1<br />
S.MARIA MAGGIORE - Casa Meregalli,1<br />
- Casa Barbieri J., 1<br />
- Casa Barbieri, 1<br />
- Casa Mattei ,1<br />
- Casa Simonis,1<br />
- Vecchio Municipio,1 ( restauro )<br />
- Rifugio CAI al Cado,1 (col prof. Castelnuovo )<br />
MALESCO - Casa Passarin, 1<br />
- Casa Moneta, 1<br />
- Casa Prinoli, 1 (orizzontale su pietra)<br />
- Casa Minoggio, 1<br />
DRUOGNO - Casa Meroni, 1<br />
- Casa Piantanida, 1, NR<br />
Inoltre: - Restauro meridiane:<br />
- Casa Poscio (su marmo) a Domodossola<br />
- Studio Bonacci, 1 a Villadossola<br />
- Rifugio Mores, 1 alta Val Formazza<br />
- Casa Ambrosoli. NR, 1 a Ghiffa<br />
- Proprio Studio, NR, 1 a Milano<br />
- Ritaratura di 2 orologi solari nella Certosa di Pavia<br />
18
<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 19<br />
IN MERITO AL DISEGNO DELL’OROLOGIO ORIZZONTALE DI AQUILEIA<br />
A. Gunella – M. Valdes<br />
Madrid, dicembre 2000<br />
L’articolo di Paolo Auber, documentato e interessante “La meridiana orizzontale di Aquileia - Il plinto di<br />
Euporus” (<strong>Gnomonica</strong> nº 7) mi ha suggerito tre idee che spero siano gradite agli gnomonisti interessati<br />
agli orologi greco/romani.<br />
• Quali erano i valori delle Latitudini noti al principio della nostra era?<br />
• Quanta importanza attribuire agli errori commessi nel misurare e mediare le distanze?<br />
• Esiste un altro metodo per calcolare la latitudine per cui sono stati disegnati gli orologi orizzontali?<br />
Per tentare una risposta alla prima domanda, copio le latitudini contenute nel trattato di Vitruvio. Le latitudini di Atene, Rodi<br />
e Taranto sono inferiori, dell’ordine di un grado, a quelle determinate con i metodi di oggi. Possiamo supporre che la loro valutazione<br />
sia stata fatta osservando l’ombra di uno gnomone all’equinozio.<br />
Nel caso di Aquileia (ϕ = 45,7°)<br />
Vitruvio potrebbe aver determinato una<br />
latitudine di 44,7°. L’esprimerla nella forma<br />
abituale dell’epoca porta a:<br />
gnomone = ombra = 1, e quindi al valore ϕ<br />
= 45,0°.<br />
Partendo da tale latitudine, lo<br />
gnomonista romano dovette calcolare le<br />
distanze es ed ew per uno gnomone alto<br />
Vitruvio attuale differenza<br />
gnomone ombra (º) (º) (º)<br />
Roma 9 8 41,63 41,90 0,27<br />
Atene 4 3 36,87 37,98 1,11<br />
Rodi 7 5 35,54 36,45 0,91<br />
Taranto 11 9 39,29 40,48 1,19<br />
Alessandria 5 3 30,96 31,20 0,24<br />
50,4 mm, trasferirle sulla pietra già spianata, e incidere le linee. Quasi 2000 anni dopo, noi, gnomonisti di oggi, misuriamo queste<br />
distanze e le introduciamo nelle nostre formule per trovare l’angolo Tutte le operazioni elencate implicano la possibilità di<br />
commettere errori.<br />
Come si vede nel quadro a lato, per i valori di es = 30 ed ew = 74, Paolo<br />
Auber (per la declinazione solare ε = 24°) errore (mm)<br />
ottiene la latitudine di 43,54°. Però basta<br />
supporre un errore di 1 mm in ciascuno -1,0 +1,0 dei due dati (accumulati, secondo le leggi di<br />
Murphy, nella forma più sfavorevole),<br />
una variazione fra 42,21° e 44,81° .<br />
ew<br />
es<br />
74,0<br />
30,0<br />
73,0<br />
31,0<br />
75,0<br />
29,0<br />
perché l’espressione della latitudine subisca<br />
Questo modo di esaminare gli<br />
trattamento degli errori possibili dovrebbe<br />
r<br />
ϕ<br />
0,41<br />
43,54<br />
0,42<br />
42,21<br />
0,39<br />
44,81<br />
errori è un piuttosto approssimativo. Il<br />
essere affrontato in modo più rigoroso; però il<br />
dargli una veste scientifica riempirebbe di formule e di quadri questa pagina. Credo di<br />
potermi permettere la leggerezza di affermare che queste considerazioni portano a ritenere (vista la grandezza dei valori ew ed es)<br />
che l’orologio fu disegnato per una latitudine prossima a quella che all’epoca era stimata per Aquileia,<br />
Commento<br />
Tutti sanno che la latitudine stimata, secondo i dati di molti orologi greco - romani, non coincidono con la latitudine misurata<br />
oggi per il luogo di rinvenimento. Molti fattori influenzano questa irregolarità:<br />
- - orologi trasferiti, con il cambiare della residenza dei possessori<br />
- - difetti di esecuzione<br />
- - orologi fabbricati in serie, venduti per località non note al momento della fabbricazione<br />
- …..<br />
-<br />
Nel caso dell'orologio del circo di Aquileia c'è una differenza fra la sua latitudine attuale (ϕ = 45,7°) e quella calcolata<br />
attraverso vari metodi. L'Autore stima la latitudini secondo i tre metodi più conosciuti.<br />
Esistono altri metodi per calcolare la latitudine di disegno di un orologio, premesso che in molti orologi greco - romani<br />
conservati uno può trovare delle sorprese, nell’analizzare i dati incisi su di essi.<br />
19
<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 20<br />
Uno dei procedimenti consiste nel misurare l’angolo ( ) dei tratti delle iperboli solstiziali tra le ore IV e V.<br />
La relazione fra tale angolo, i valori della latitudine, la<br />
4 5<br />
(tan.<br />
ϕ*<br />
cas.<br />
d − tan.<br />
δ)<br />
* (cos.<br />
. d − cos.<br />
. d)<br />
declinazione (± 24°) e la lunghezza semidiurna si esprime per<br />
tan.<br />
α=<br />
cos.<br />
ϕ*<br />
6 6<br />
mezzo della relazione a lato. Se conosciamo e possiamo<br />
1<br />
4 5<br />
cos.<br />
. d + cos.<br />
d * (sen.<br />
. d − sen.<br />
. d)<br />
calcolare per mezzo di approssimazioni successive.<br />
6<br />
6 6<br />
α angolodiun<br />
ramo dellaiperbole<br />
Un’altra via consiste nel misurare gli angoli delle<br />
le linee orarie con la meridiana ( n) e in accordo con la relazione a lato trovare il valore di Se intendiamo operare con<br />
n π sen.(<br />
ϕ + γ )<br />
tan.<br />
αn<br />
= tan.<br />
. *<br />
6 2 sen.<br />
γ<br />
precisione dobbiamo ricordare che le linee orarie non sono delle rette, e tuttavia<br />
possono essere sostituite da segmenti di retta per latitudini modeste.<br />
n π<br />
sen.(<br />
. )<br />
tan.<br />
γ =<br />
6 2<br />
* tan 24°<br />
n π<br />
sen.(<br />
* ( d 24°<br />
− ))<br />
6 2<br />
Nelle figure dell’articolo di Paolo Auber si possono misurare gli angoli<br />
αn<br />
angolo dellalínea<br />
oraria n<br />
Latitudine di calcolo<br />
- segmento IV-V dell’iperbole del solstizio invernale 29,5° 37,49°<br />
- segmento IV-V dell’iperbole del solstizio estivo 29,0° 39,11<br />
- ora V 20,47° impossibile (troppo grande)<br />
Riassumendo<br />
• La latitudine di Aquileia è di 45,7º, ed in epoca romana probabilmente era stimata in 44,7º<br />
• D’accordo con i dati dell’ombra dell’ora sesta la latitudine di calcolo sarebbe appross. 43,5º<br />
• Le pendenze delle iperboli solstiziali portano a stimare una latitudine di appross. 38,6º<br />
• L’inclinazione dell’ora I non è ammissibile per nessun orologio ad ore temporarie (la maggior pendenza corrisponde alla<br />
latitudine di 53º e raggiunge il valore 19,55º)<br />
Questa disparità nei risultati deve corrispondere a circostanze particolari, o a un determinato sistema di calcolo e di<br />
tracciamento. Però immaginare quali possano essere stati tali fattori è una ulteriore domanda, che eccede l’ambito di questa breve<br />
nota.<br />
Manuel M. Valdés<br />
Asociación de Amigos de los Relojes de Sol de Madrid<br />
Traduzione ed adattamento a cura di Alessandro Gunella, Biella.<br />
ϕ<br />
δ<br />
d<br />
latitudine<br />
declinazione<br />
= acos(<br />
− tan.<br />
ϕ*<br />
tan.<br />
δ)<br />
( semidíurno)<br />
20
<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 21<br />
DUE MERIDIANE DEL 1754 A CASALE MONFERRATO<br />
Giorgio Mesturini, Casale Monferrato (AL)<br />
giormest@libero.it<br />
Casale Monferrato, cittadina piemontese di una certa rilevanza storica, di lontane origini<br />
gallo/romane, è situata sulla riva destra del Po, tra il fiume ed i primi contrafforti delle colline che<br />
segnano il confine meridionale della pianura padana e possiede un discreto patrimonio di<br />
monumenti tardomedievali, rinascimentali e barocchi; anche la dotazione di opere gnomoniche in<br />
città è particolarmente ricca, potendo sfoggiare sui propri palazzi sia quadranti solari antichi sia di<br />
recente costruzione. Una tradizione, quella gnomonica, che riserva all’appassionato “cacciatore di<br />
meridiane”, che voglia addentrarsi tra le vie ed i vicoli del centro storico, non pochi spunti di studio<br />
e curiosità interessanti.<br />
Oggetto della breve descrizione che segue sono due tra i quadranti solari più antichi non solo della<br />
città, ma di tutta la provincia di Alessandria, la storia dei quali presenta per certi versi aspetti oscuri<br />
o, per lo meno, poco conosciuti.<br />
Si tratta di due quadranti datati 1754, visibili all’interno del Chiostro di S. Croce, sede da alcuni<br />
anni del Museo Civico, che annovera importanti raccolte di dipinti del Guala, Musso, Morbelli ed<br />
altri, di reperti archeologici (della tarda età del bronzo) provenienti dalla vicina necropoli di<br />
Pobietto, ed infine dotato di una sezione interamente dedicata alla raccolta ed alla conservazione dei<br />
gessi modellati dallo scultore simbolista locale Leonardo Bistolfi, seconda in Europa per<br />
importanza.<br />
Figura 1- Il grande quadrante ad ore italiche declinante a est (foto G. Mesturini).<br />
Il più grande dei due quadranti (vedi figura 1) si trova nel cosiddetto “Chiostro Grande di S. Croce”<br />
costruito nella seconda metà del XV° secolo a ridosso delle mura medievali della città, oggi<br />
scomparse, precisamente sull’ala ovest, proprio sotto le finestre del Museo Civico appena citato. E’<br />
21
<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 22<br />
un quadrante ad ora italica, di grandi dimensioni (cm 235 x 205) recentemente oggetto di un<br />
restauro conservativo forse un po’ sommario e frettoloso ancorché non ancora del tutto terminato,<br />
che non pare essere stato sufficiente a restituire all’opera la brillantezza dei colori e la visibilità<br />
delle linee che doveva avere in origine, prima del forte deterioramento dovuto alle intemperie.<br />
Fortemente declinante a levante, con falso stilo perpendicolare alla parete, il quadrante presenta le<br />
linee orarie numerate con numeri arabi da 8 a 18. E’ pure presente in rosso la linea equinoziale, vale<br />
a dire la traccia che percorre l’ombra della punta dello stilo nei giorni di equinozio, con i simboli<br />
dei segni zodiacali entranti di Ariete e Bilancia; sono pure presenti i segni zodiacali del Capricorno<br />
e del Cancro. In alto firma dell’autore e data: I.A.G.A.F. 1754, mentre sul lato sinistro si<br />
intravedono tracce del motto, probabilmente aggiunto nel XIX° secolo: TEMPORA TEMPORE<br />
TEMPERA.<br />
Come è ben noto agli amici gnomonisti appassionati che segue con affetto la nostra rivista, gli<br />
orologi solari ad “ora italica”, usati fino ai primi del 1800, dividevano il giorno in 24 ore,<br />
coincidendo la prima ora del giorno con il momento del tramonto. Questo tipo di quadrante segnava<br />
le ore dall’alba alle 24 (tramonto) ed aveva l’inconveniente di doversi adeguare alla variazione del<br />
tramonto nell’arco dell’anno; lo stesso momento della giornata era individuato, al variare delle<br />
stagioni, con ore diverse. Infatti il mezzodì coincideva all’incirca con l’ora 19a in inverno, e con<br />
l’ora 16a in estate.<br />
Il sistema italico aveva tuttavia il vantaggio di indicare quante ore mancavano al tramonto, dato<br />
questo di primaria importanza nella civiltà contadina monferrina dell’epoca, poiché solo il<br />
sopraggiungere del buio segnava nel contado la fine della lunga giornata lavorativa.<br />
Alle spalle dell’edificio adibito a Museo è presente un altro chiostro detto “Chiostro Piccolo di S.<br />
Croce”, oggetto anch’esso di recentissimo restauro, con recupero di rimarchevoli lunette ad<br />
affresco, attribuite alla scuola del Caccia. Il Chiostro Piccolo, che fa parte dell’importantissimo<br />
complesso architettonico dell’ex Convento Agostiniano, è l’anello di collegamento architettonico di<br />
unione tra Chiostro Grande e Museo Civico da un lato, e Chiesa di S. Croce dall’altro. Del chiostro<br />
piccolo non si sa molto, se non che dovrebbe essere di epoca quattrocentesca, chiamato da alcuni<br />
studiosi “chiostro dei morti”, ricavato in quel periodo dalla chiusura di un piccolo slargo antistante<br />
il palazzo Gaspardone, mettendo così in comunicazione diretta la chiesa di S. Croce con il chiostro<br />
principale del convento.<br />
Sulla parete del chiostro piccolo esposta ad ovest, tra le finestre del Museo Civico, fa bella mostra<br />
di sé una “strana meridiana”, che nasconde, secondo la mia modesta opinione, una storia singolare<br />
e, per certi versi, non ancora chiarita.<br />
Si tratta di un quadrante solare molto piccolo, di dimensioni cm 60 x 55, datato 1754 e siglato da<br />
I.A.G.A.F (vedi figura 2); data e sigla sono gli stessi del quadrante descritto in figura 1. Questo<br />
secondo quadrante è posto molto in alto (oltre 7 metri) rispetto alla posizione di osservazione di chi<br />
si trovi nel cortile del piano terreno, nell’unica zona del chiostro raggiunta dai raggi del sole nelle<br />
ultime ore della giornata.<br />
Le ore segnate sono quelle “italiche” , e sono indicate con numeri arabi dal 18 al 24.<br />
Sovrapposte a quelle italiche sono altresì presenti le ore “francesi”, subentrate in uso alla fine del<br />
secolo XVIII, e già utilizzate oltralpe fin dal seicento, indicate con numeri romani dal II al VII. E’<br />
probabile che l’uso dell’ora francese, ancorché non in uso in Piemonte nel 1754, sia stata<br />
espressamente richiesta dalla guarnigione militare franco-spagnola che, fin dal 1745, aveva<br />
occupato l’adiacente chiesa di S. Croce destinandola, con l’arrogante prepotenza tipica di quel<br />
periodo storico, ad ospedale e ricovero per le truppe.<br />
22
<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 23<br />
Figura 2 – Il piccolo quadrante declinante ad ovest (foto G. Mesturini)<br />
Sono presenti sul quadrante i segni zodiacali del Capricorno e del Cancro, e quelli dell’Ariete e<br />
della Bilancia posizionati sulla linea degli equinozi. Lo stilo in ferro, purtroppo mancante, era<br />
perpendicolare alla parete e di piccole dimensioni. Si vede ancora il foro nel muro che lo conteneva.<br />
Le stranezze che rendono questo quadrante particolarmente singolare sono due, il motto e<br />
l’indicazione d’uso. Il motto è tracciato in dialetto casalese e recita: Son Posà Chi Per Apagà I<br />
Curius. (Sono stato messo qui per appagare i curiosi).<br />
Si tratta di una frase inusuale, quasi offensiva, probabilmente di dileggio verso coloro i quali hanno<br />
voluto la costruzione del quadrante, in una posizione così poco felice, tale da ricevere i raggi del<br />
sole soltanto nel tardo pomeriggio, con dimensioni insufficenti, così da rendere difficoltosa la<br />
lettura dell’ombra dello stilo.<br />
L’indicazione d’uso dice così: Hore Gallicae Et Italicae Ad Abusum Campanae.<br />
Era l’indicazione che le ore segnate erano quelle francesi (galliche) oltre a quelle italiche da<br />
campanile, cioè sfasate di mezzora ad uso dei rintocchi dell’Ave Maria, da suonarsi mezzora dopo il<br />
tramonto. La frase che veniva normalmente scritta però era: …Ad Usum Campanae; non sappiamo<br />
evidentemente il motivo di questo “Abusum”.<br />
La figura 3 mostra un disegno del quadrante leggermente ritoccato che evidenzia le scritte citate.<br />
L’ipotesi che viene azzardata, assolutamente non confortata da documentazioni e studi specifici,<br />
potrebbe essere la seguente: gli gnomonisti I.A. e G.A. (probabilmente due fratelli, attivi nel basso<br />
piemonte attorno alla metà del XVIII secolo e autori anche di una coppia di meridiane sulla parete<br />
volta a Est del cortile di Palazzo S Giorgio, attuale Palazzo Municipale), sono stati commissionati<br />
dai Padri Agostiniani del Convento di S. Croce, a dipingere una grande meridiana ad ore italiche<br />
nella parete volta ad Est del chiostro grande del convento. Non sappiamo quali potessero essere i<br />
termini contrattuali con il committente dell’opera, tuttavia la meridiana viene tracciata e messa in<br />
funzione, adornata dei tradizionali segni zodiacali, della data 1754 e della sigla I.A.G.A.F, iniziali<br />
dei nomi dei nostri ipotetici fratelli i cui nomi iniziavano appunto con I.A. e G.A, mentre la F finale<br />
sta per FECIT, come d’uso corrente all’epoca.<br />
23
<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 24<br />
L’abate del convento, uomo pio e spirituale, poco avvezzo alla forzata convivenza territoriale con i<br />
militari d’oltralpe, e spinto forse dal capo della guarnigione francese occupante l’attigua ex chiesa, e<br />
che non capiva le strane ore italiche poiché abituato ad un sistema differente di suddivisione del<br />
giorno, quello detto appunto ad ore francesi, ordinò ai due pittori di eseguire un’altra meridiana nel<br />
chiostro piccolo, che potesse essere vista direttamente dai locali della guarnigione le cui finestre si<br />
affacciavano sul chiostro piccolo, e che servisse pure a determinare i rintocchi dell’Ave Maria<br />
mezzora dopo il tramonto.<br />
Il quadrante avrebbe quindi dovuto avere insieme entrambi i sistemi di scansione del tempo, sia ad<br />
ore italiche “ad usum campanae” che ad ore francesi.<br />
I fratelli pittori e gnomonisti opposero un certo rifiuto, perché si resero immediatamente conto che<br />
non esistevano pareti adatte alla bisogna, se si escludeva una piccola porzione di muro posto in<br />
posizione purtroppo molto alta e quindi di difficile lettura. Inoltre nel periodo passato al convento<br />
per l’esecuzione dell’opera precedente erano stati piuttosto infastiditi dal continuo ad acutissimo<br />
suono della campana del convento, che oltre ai richiami per le correnti funzioni religiose, per il<br />
mezzodì e per l’Ave Maria, suonava pure tutte le ore, da mattina a sera. Con l’uso delle ore italiche<br />
i rintocchi di ogni ora erano in estate 9 all’alba, crescenti fino a 24 al tramonto. Un bel concerto di<br />
campane!<br />
Ma l’abate, cocciuto, deciso e desideroso di accondiscendere all’imposizione militare, ordinò ai due<br />
fratelli di dipingere al più presto la seconda meridiana, pena il non pagamento del lavoro appena<br />
finito per la meridiana principale.<br />
I fratelli pittori, che vivevano esclusivamente dei pochi introiti del loro lavoro di artigiani e che<br />
probabilmente avevano pure famiglie numerose da mantenere, dovettero fare buon viso a cattivo<br />
gioco, apprestandosi, non senza mugugnare, a soddisfare “ob torto collo” i desideri ed i dettami<br />
ricevuti.<br />
Decisero quindi di comunicare ai posteri il segno di questo loro stato d’animo, scrivendo il motto<br />
del quale possiamo ancora rilevare l’inequivocabile tono ironico, e l’indicazione d’uso del<br />
quadrante con quell’evidente ed inconsueto errore di scrittura.<br />
Non sono a conoscenza delle ripercussioni di tale azione, ma sono convinto che la presenza delle<br />
scritte non siano state rilevate da nessuno per almeno due secoli, in quanto le scritte stesse sono alte<br />
non più di un paio di centimetri, come se fossero state fatte appositamente per non essere viste da<br />
una certa distanza.<br />
Quella appena descritta è la ricostruzione “romanzata” di quanto deve essere avvenuto in quei<br />
chiostri nel lontano 1754, ma sono convinto che la verità non deve essere troppo distante e diversa<br />
da quella che vi ho proposto.<br />
Sarebbe interessante riuscire a trovare negli archivi qualcosa di più preciso, specialmente per quanto<br />
riguarda la vita e le opere degli oscuri autori di così importanti e precisi strumenti scientifici, che<br />
fanno rivivere, nell’era tecnologica dei computers, i fasti l’antica arte gnomonica.<br />
Il quadranti descritti sono censiti nell’Archivio Quadranti Solari U.A.I. con le sigle: TON-0052<br />
(quello illustrato in figura 1) e TON-0056 (quello illustrato in figura 2), relative alla provincia di<br />
Alessandria, per il censimento del quale sono coordinatore provinciale.<br />
24
<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 25<br />
Figura 3 – Il quadrante di figura 2 ritoccato per evidenziare le scritte (by G. Mesturini)<br />
Bibliografia di riferimento:<br />
“Casale Monferrato” di I. Grignoglio, Editrice Media, 1983<br />
“Casale: immagini di una città” di A Castelli – D. Roggero Editr. Piemme, 1986<br />
“Il Monferrato” bisettimanale, di G. Mesturini, pag. 19 30 luglio 1999,<br />
“La Guida del Monferrato” di AA. VV. Editrice Il Monferrato, 2000.<br />
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25
<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 26<br />
La grande Linea Meridiana a camera oscura dell’ “Edifizio di Borsa” a Trieste<br />
Paolo Auber<br />
Premessa<br />
Il presente articolo, quasi per intero, e’ gia’ comparso sull’ ”Archeografo Triestino” nella sua edizione piu’<br />
recente, quella del 2000; questa pubblicazione ha luogo, sotto forma di un ponderoso libro, annualmente,<br />
quasi senza interruzioni dal 1829, e rappresenta, in un certo senso, la coscienza storica della mia citta’.<br />
Sembra che sia fra le piu’ antiche edite in Italia tutt’ora. Vi vengono pubblicati articoli di archeologia, storia<br />
locale, e storia della scienza.<br />
Il libro viene pubblicato dalla Societa’ di Minerva, Sodalizio culturale fondato nel 1810 da Domenico Rossetti.<br />
L’attuale presidente della Societa’ di Minerva e’ l’arch.Gino Pavan, noto studioso di architettura, di storia<br />
dell’architettura, e di archeologia. L’arch.Pavan e’ stato per moltissimi anni Sovrintendente ai Beni Culturali a<br />
Trieste con competenza su tutto il Friuli-Venezia Giulia: a suo tempo ha voluto mettere a disposizione dei<br />
lettori di questo foglio una interessantissima meridiana cinese, recensita da <strong>Nicola</strong> <strong>Severino</strong> e da me su<br />
<strong>Gnomonica</strong> 6.<br />
Chiedo scusa in anticipo ai lettori di <strong>Gnomonica</strong> per le parti che non sono prettamente gnomoniche o storicognomoniche<br />
ma che, al contrario, sono di esclusivo stampo “locale”. Chi non ha radici nelle nostre provincie<br />
portera’ pazienza (lo spero).<br />
Anche alcuni passi di storia della gnomonica potranno avere il sapore di banalita’ per i lettori di <strong>Gnomonica</strong>; mi<br />
auguro che qualche osservazione originale mi permetta di meritare il loro perdono.<br />
Un ultima precisazione: chi ha gia’ letto la ristampa dell’ Archeografo Triestino da me distribuita si puo’<br />
tranquillamente limitare a leggere questa premessa e il successivo paragrafo “In dettaglio gli inconvenienti” .<br />
In dettaglio gli inconvenienti<br />
Per un pubblico di gnomonisti sara’ bene precisare puntualmente quali sono gli inconvenienti che affliggono<br />
l’importante monumento gnomonico. Tutte le lastre e i relativi intarsi di bronzo sono stati sollevati di 30 cm<br />
circa nel corso dei (necessari) lavori del quadriennio 1976-79, conservando, peraltro, perfettamente<br />
l’allineamento della Linea M. con la direzione del Meridiano Terrestre (da me verificato: il passaggio al<br />
meridiano e’ puntualissimo). Il foro gnomonico e’ stato, invece, lasciato in situ e quindi tutte le letture di data,<br />
altezza, declinazione, equazione del tempo sono inevitabilmente andate a pallino.<br />
Ancora: un capitello che sostiene un’architrave al di sopra di una delle monumentali colonne doriche del<br />
grande atrio d’ingresso, sicuramente monco all’origine per consentire il passaggio del pennello di luce solare,<br />
e’ stato restaurato con troppo zelo per cui, dalla fine di novembre alla meta’ di gennaio, l’immagine solare<br />
viene impedita e non si puo’ formare sul pavimento.<br />
I lavori di riadattamento non sono enormi e quindi e’ lecito coltivare la speranza che questi inconvenienti<br />
vengano eliminati; nel caso del monumento gnomonico di Abu Simbel in Egitto il dislivello era di 65 m....la<br />
spesa fu di 40 milioni di dollari ...del 1964(!). In quel caso si mosse addirittura l’UNESCO! Per la Linea<br />
Meridiana dell’Edifizio di Borsa di Trieste, penso, non sara’ necessario.<br />
Naturalmente, nella beneaugurata ipotesi di un recupero dell’altezza del foro gnomonico nella sua posizione<br />
corretta rispetto al tracciato, occorre sapere di “quanto” esso dev’essere sollevato. Il calcolo da me effettuato<br />
tiene conto anche della rifrazione atmosferica: sono pochi centimetri al solstizio d’inverno ma a suo tempo il<br />
progettista non puo’ non averne tenuto conto. Un arrotondamento sulle unita’ di misura in uso all’epoca (i<br />
Klafter Viennesi) puo’ aiutare a rifare in modo piu’ corretto il persorso progettuale dell’epoca.<br />
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L’oggetto<br />
Cenni storici<br />
<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 27<br />
La prima pietra dell’ “Edifizio di Borsa” (ora noto come “Borsa Vecchia” ), attualmente sede della Camera di<br />
Commercio, venne posata nel 1802; i lavori proseguirono, su progetto di Antonio Mollari, non senza<br />
inconvenienti, fino al 1806, anno in cui l’edificio venne inaugurato. Vari lavori di completamento si<br />
susseguirono fino al 1820, anno in cui venne realizzata anche la Linea Meridiana.<br />
Descrizione<br />
Le illustrazioni permettono di individuare<br />
l’ubicazione dell’oggetto : il pianterreno dell’edificio<br />
(Fig.1) , il grande atrio d’ingresso con l’indicazione<br />
della Linea Meridiana e del foro gnomonico<br />
praticato nel muro perimetrale (Fig.2) , la vista<br />
frontale dell’edificio con l’indicazione dell’apertura<br />
gnomonica (Fig.3).<br />
La pavimentazione dell’atrio e’ decorata (ma, come<br />
vedremo, non di semplice decorazione si tratta) da<br />
un particolare disegno, disposto sulla diagonale<br />
dell’ambiente: si tratta della grande Linea<br />
Meridiana, opera di Antonio Sebastianutti che firmò<br />
l’opera nel 1820, in pieno periodo neo-classico.<br />
E’ un grande rettangolo di circa m 13 x 1, disposto<br />
esattamente nella direzione nord-sud, che<br />
comprende<br />
-diverse tracce gnomoniche<br />
-indicazioni numeriche<br />
-la rappresentazione dei segni zodiacali,<br />
in parte in pietra e in parte in bronzo: essa venne<br />
tracciata per raccogliere nei vari periodi dell’anno, in<br />
diverse posizioni astronomicamente predeterminate,<br />
l’immagine ribaltata del Sole, come accade appunto<br />
in una camera oscura. Il foro gnomonico sarebbe<br />
l’obiettivo, ancorche’ privo di ottica, ricavato all’interno del grosso muro frontale, all’incirca in corrispondenza<br />
dell’angolo destro per chi guarda l’uscita. Un’ ampia fessura verticale, strombata, permette ai raggi solari di<br />
raggiungere l’interno dell’ambiente con i diversi angoli d’incidenza propri dei vari periodi dell’anno.<br />
L’immagine fotografica del sole si forma sul pavimento: basti pensare che la recente eclisse, quasi totale a<br />
Trieste, dell’11 agosto 1999 e’ stata seguita in alcune sue fasi, dagli appassionati, sul pavimento della Borsa<br />
Vecchia; in altre Linee Meridiane (piu’ grandi di questa, come ad esempio a Palermo) si possono normalmente<br />
osservare persino le macchie solari.<br />
Piu’ nel dettaglio, all’interno di una cornice (non originale) che separa opportunamente la Linea Meridiana dal<br />
resto della pavimentazione, si trovano diversi tracciati ed indicazioni numeriche il cui complesso consente la<br />
funzionalita’ globale dello strumento gnomonico e contribuisce a migliorare la parte estetica:<br />
-la Linea Meridiana vera e propria (Fig.4) e’ costituita da una serie di tasselli rettangolari di colore nero,<br />
intarsiati nella pietra d’Aurisina, di larghezze diverse (cm 12 - cm 4,7) e di altezze diverse le quali<br />
scandiscono il diverso gradiente della lunghezza d’ombra nel corso dell’anno; essa raccoglie l’immagine del<br />
sole alle ore 12:00 ,Tempo Vero Locale (Fig.5).<br />
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<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 28<br />
-la Linea Meridiana e’ accompagnata, a destra e a sinistra (sarebbe ad ovest e ad est) da due serie di tasselli<br />
romboidali disposti su due linee ideali, che, nonostante l’apparenza immediata, non sono parallele alla Linea<br />
Meridiana ma, al contrario, vanno a convergere, per precisi motivi gnomonici, sulla sua continuazione ideale<br />
in un punto all’esterno dell’edificio, il cosiddetto punto polare (detto anche centro) da cui scaturiscono tutte le<br />
linee orarie. Esse rappresentano: la linea oraria delle 11:55 ad ovest e delle 12:05 ad est. Questi particolari<br />
“segnali orari” hanno, come vedremo, un significato specifico.<br />
I romboidi sono stati sagomati dal progettista in questo modo particolare perche’ cosi’ si ottiene quella<br />
specificita’ grafica che ogni gnomonista cerca nel disegno di un quadrante solare: l’andamento iperbolico delle<br />
linee diurne. Partendo, con lo sguardo, dal solstizio d’inverno (a nord) e proseguendo verso sud si colgono,<br />
infatti, le terne di tasselli, quelli esterni inclinati in versi opposti, che alludono ad un tratto d’iperbole diurna,<br />
concava, per chi guarda. In effetti si riscontra una piccola inesattezza che non inficia, peraltro, la funzionalità<br />
dello strumento gnomonico: proseguendo, difatti, sempre dallo stesso punto di vista, verso il foro gnomonico<br />
(sud) le iperboli dovrebbero diminuire la loro curvatura fino a diventare, attraversato l’equinozio, convesse<br />
anziche’ concave. Ma il posizionamento capovolto di alcuni tasselli impedisce non solo la corretta impressione<br />
della concavita’ dal 28 febbraio fino all’equinozio ma anche della successiva convessita’ fino al solstizio<br />
d’estate (fig.6), lasciando intendere, tramite questo dettaglio, che la progettazione, o quanto meno<br />
l’esecuzione dell’opera, non era di mano prettamente “gnomonica”: infatti il progettista era un orologiaio. Cio’<br />
e’ peraltro congruo con l’ipotesi di un progetto “multidisciplinare” che viene presentata nel presente lavoro:<br />
-nello spazio fra la Linea Meridiana e la linea delle 11:55 si trovano il valore della declinazione del sole, cioe’ la<br />
sua distanza sferica dall’equatore celeste, variabile durante l’anno a intervalli temporali non regolari;<br />
-nello spazio fra la Linea Meridiana e la linea delle 12:05 si trovano i valori dell’ altezza del sole, cioe’ la sua<br />
distanza sferica dall’orizzonte celeste, anch’essa variabile durante l’anno, a intervalli non regolari;<br />
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<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 29<br />
-all’esterno delle due linee orarie anzidette, si trovano ancora, ad esse adiacenti, le indicazioni dei giorni nei<br />
vari mesi, salvo nei periodi dell’anno in cui il gradiente giornaliero non lo consente perche’ troppo limitato<br />
(nelle vicinanze dei solstizi);<br />
-piu’ esternamente ancora si trovano i nomi dei mesi ed anche il valore dell’ equazione del tempo espressa in<br />
secondi, ad intervalli di dieci giorni circa; questo dato e’ indispensabile per trasformare il tempo vero (fornito<br />
dalla meridiana) in tempo medio (fornito dai cronometri meccanici). Esso rappresenta quindi un cardine nella<br />
funzionalita’ dello strumento, ancorche’, in un sistema cosi’ sofisticato come quello realizzato dall’orologiaio<br />
Sebastianutti, il valore non andasse rilevato sullo strumento, bensì su un tabulato molto piu’ dettagliato che<br />
sicuramente doveva essere a<br />
disposizione degli operatori;<br />
originario;<br />
-incolonnate con i nomi dei mesi e<br />
con i valori dell’equazione del tempo<br />
sono incastonati nelle lastre di<br />
marmo dei bellissimi bassorilievi in<br />
bronzo, disegnati e fusi con grande<br />
maestria, che rappresentano i segni<br />
zodiacali. Purtroppo il calpestio del<br />
pubblico in questi 180 anni ha<br />
livellato queste bellissime opere<br />
d’arte d’epoca neoclassica togliendo<br />
loro quasi completamente ogni<br />
rilievo. D’altra parte ,magra<br />
consolazione, il medesimo calpestio,<br />
evitando il deposito di ossido, le ha<br />
mantenute lucenti nel loro contorno<br />
-a nord, oltre la traccia estrema del solstizio invernale, si trovano le indicazioni dei dati piu’ sopra descritti, da<br />
est verso ovest, nel dettaglio:<br />
-EQUAZIONE<br />
-GIORNI<br />
-ALTEZZA<br />
-in corrispondenza della Linea Meridiana è riprodotto il segno zodiacale del capricorno (solstizio invernale) e,<br />
inoltre, la direzione del punto cardinale nord, tradizionalmente a forma di giglio stilizzato<br />
-DECLINA (zione)<br />
-GIORNI<br />
-(A)EQUAZIONE<br />
e ancora la firma dell’autore:<br />
ANT.o SEBASTIANUTTI FECE PER DISPOSIZIONE<br />
DELLA DEPUTAZIONE DI BORSA IN<br />
TRIESTE LI 23 SETT.e 1820<br />
Venuta meno la sua utilizzazione pratica la Meridiana cadde in disuso e subi’ le conseguenze del disinteresse<br />
generale fino verso la meta’ degli anni ’70 di questo secolo, quando riguadagno’ l’attenzione dei dirigenti e<br />
dei vari responsabili della Camera di Commercio: dobbiamo essenzialmente a loro se l’opera e’ stata liberata<br />
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<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 30<br />
ultimi decenni del ‘700 e nei primi dell’800.<br />
Qualche dato gnomonico si ricava dallo schizzo ( fig.7).<br />
-<strong>Gnomonica</strong> e usi civili<br />
da mobili metallici che vi si appoggiavano<br />
(rilasciando ruggine) ed e’ stato ricuperata<br />
dal degrado in cui era caduto tutto l’edificio<br />
dopo 170 anni di cedimenti fondazionali. I<br />
lavori, che interessavano tutto l’edificio,<br />
furono importanti ed impegnativi, e si<br />
conclusero nel 1980: un volume (vedi<br />
bibliografia) raccolse le varie relazioni sui<br />
lavori svolti sotto il profilo storico, tecnico,<br />
edilizio. Un capitolo di questo volume<br />
venne lodevolmente dedicato alla Linea<br />
Meridiana, un importante monumento della<br />
storia tecnologica nella nostra città’, che<br />
ora ama giustamente definirsi Città’ della<br />
Scienza.<br />
Pur apprezzando l’egregio lavoro fatto,<br />
occorre tuttavia sottolineare che la<br />
sensibilità corrente, anche a livello<br />
divulgativo, nei riguardi della scienza<br />
gnomonica e’ sorprendentemente<br />
cambiata in questi ultimi 20 anni e quindi<br />
alcune incompletezze del tutto tollerabili<br />
allora richiederebbero oggi qualche<br />
rifinitura in più.<br />
Come vedremo, la cura con cui venne<br />
presa in carico la Linea Meridiana da parte<br />
dei responsabili della Camera di<br />
Commercio di Trieste alla fine del restauro<br />
non trova, purtroppo, l’eguale nei riguardi<br />
di altri oggetti coevi, di altre città’ italiane,<br />
pur coinvolte nello stesso processo di<br />
aggiornamento tecnico, sia pure sotto la<br />
spinta di motivazioni anche diverse, negli<br />
Tradizionalmente si è sempre ritenuto che il compito della traccia luminosa sulla nostra Linea Meridiana fosse<br />
quello di scandire la cessazione delle operazioni di Borsa; che questa potesse essere stata, in qualche<br />
periodo successivo, la sua funzione precipua, non si puo’ escludere proprio del tutto ma... quasi, ecco perche’:<br />
innanzitutto sembra che delle vere e proprie contrattazioni di titoli finanziari, come le intendiamo noi oggi, non<br />
sono mai avvenute in quell’ambiente, ed infine, quand’anche ci fossero state, ci sarebbe stata la necessita’,<br />
con la stessa precisione, di un’ora d’inizio (oltre che della cessazione) che lo strumento ovviamente non e’ in<br />
grado di dare, dato che segna solo il mezzodi’ + o - 5 minuti.<br />
Un motivo ben piu’ importante emerge invece quando si consideri la Linea Meridiana nel contesto dei<br />
progressi scientifici dell’epoca e della volontà di aggiornamento del ceto mercantile triestino.<br />
Ma, a questo punto, occorre illustrare brevemente l’evoluzione delle tecniche di misura del tempo, che trova le<br />
sue radici migliaia di anni fa nel mondo egizio.<br />
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<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 31<br />
Il contesto storico<br />
-<strong>Gnomonica</strong> e calendario<br />
Fu l’incontro della cultura egizia con la scienza e la tecnica greca, nel periodo ellenistico, che diede un<br />
grandissimo impulso alla ricerca matematica, astronomica, geometrica e gnomonica.<br />
Si pensi solo alla rivalutazione, avvenuta in tempi molto recenti, del ruolo di Aristarco di Samo nella visione<br />
eliocentrica del cosmo.<br />
Per restare nell’ambito della<br />
misurazione del tempo, nonchè in<br />
quello, ad essa strettamente<br />
connesso, del rilevamento della<br />
periodicità annuale delle stagioni, va<br />
rilevato che il punto di massima<br />
espressione di questa ricerca fu la<br />
modifica del calendario da parte di<br />
Giulio Cesare il quale si servì di un<br />
astronomo e studioso greco,<br />
Sosigene. Tale modifica si baso’<br />
essenzialmente sulle osservazioni<br />
gnomoniche che si tramandavano da<br />
generazioni in un contesto grecoalessandrino,<br />
che evidenziavano la<br />
periodicita’ quadriennale degli<br />
equinozi come cardine per la misura<br />
del tempo su una base “stagionale-annua”. In questo caso, cosi’ come nella successiva riforma gregoriana<br />
sarebbe interessante approfondire il significato ecumenico, globalizzante di un provvedimento il cui senso<br />
politico non puo’ sfuggire: la riforma del calendario, concepita su una base stagionale-astronomica con grande<br />
influenza sul ritmo delle attivita’ umane, comportava l’affermazione di una superiorita’ tecnico-scientifica sia da<br />
parte della elite al potere nei riguardi della politica “interna” sia, più in generale, da parte del mondo culturale<br />
greco-romano nei confronti degli altri popoli che facevano parte dell’impero.<br />
Probabilmente la grande meridiana di Augusto costruita nel Campo Marzio, aveva come scopo, oltre ad altri<br />
piu’ noti, anche quello di verificare la validità del calendario giuliano, il quale aveva incontrato qualche<br />
difficolta’ nelle fasi iniziali della sua introduzione: cio’ doveva avvenire, comprensibilmente, per mezzo di uno<br />
strumento eretto e ubicato a Roma e non altrove.<br />
Anche la riforma del calendario varata quindici secoli piu’ tardi dal Papa Gregorio XIII (1582), aveva come<br />
base scientifica le osservazioni gnomoniche: queste non avvenivano all’aperto come facevano gli antichi egizi<br />
che usavano come gnomoni gli obelischi, bensì all’interno di grandi edifici religiosi che si prestavano molto<br />
meglio allo scopo, dato che nella loro penombra l’immagine del sole risultava perfettamente delineata e a<br />
fuoco e quindi adatta alla precisione richiesta. Prima della riforma del calendario le Meridiane fiorentine di<br />
Paolo Toascanelli (S.Maria del Fiore) e di Egnazio Danti (S.Maria Novella) erano disponibili per questo tipo di<br />
ricerca. Il ruolo della Chiesa cattolica in questo grandioso progetto di ricerca scientifica e’ stato giustamente<br />
rivalutato di recente da un grande studioso della Storia della Scienza, J.Heilbron, non cattolico e quindi non<br />
sospettabile di pregiudizi di parte.<br />
Ovviamente la Chiesa non finanziava questi studi, non incoraggiava i suoi religiosi ne’ tantomeno consentiva<br />
l’uso delle sue cattedrali per uno scopo di “ricerca pura”, come si direbbe oggi: un concetto che, se era mai<br />
esistito, era scomparso completamente dai tempi dei matematici greci e alessandrini. Lo scopo che animava<br />
la Chiesa cattolica nella ricerca astronomica era, al contrario, quello della determinazione univoca della data<br />
della Pasqua, come stabilita dal Concilio di Nicea, dato che questa ricorrenza, basilare nel calendario liturgico,<br />
doveva avvenire nella domenica successiva al plenilunio immediatamente seguente all’equinozio di primavera.<br />
Nel 325 dC , al tempo del Concilio di Nicea, l’equinozio cadde il 21 marzo: e’ comprensibile quindi il disagio<br />
dei massimi vertici della Chiesa, coscienti che, dopo tanti secoli, l’imprecisione del calendario giuliano portava<br />
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<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 32<br />
a uno slittamento inaccettabile dell’equinozio di primavera rispetto il 21 marzo e, di conseguenza, una<br />
notevole incertezza nella determinazione della data della Pasqua.<br />
Un altro aspetto andrebbe, forse, approfondito e cioè se, per caso, da parte del papato, più ancora che un<br />
puro e semplice rigore nel rispetto delle delibere di un concilio, non ci fosse l’aspirazione al recupero di un<br />
primato civile nel mondo cristiano, ancorche’ su di un piano non strettamente religioso, primato che era<br />
divenuto precario dopo la riforma protestante.<br />
Qualcosa di simile e’ avvenuto negli anni ’60 di questo secolo fra i due colossi mondiali, Stati Uniti e Unione<br />
Sovietica, ognuno dei quali intendeva imporre la propria supremazia nel campo spaziale, punta di diamante<br />
del progresso scientifico-tecnologico.<br />
Il fatto che il calendario riformato, un modo di scandire il tempo che e’ ovvio e scontato per noi, sia stato<br />
accettato da qualche nazione non cattolica nel XX secolo, ben quattro secoli dopo che il papa l’aveva fatta<br />
entrare in vigore, lungi dal suggerirci la pretesa di paragonare il papato del ‘500 agli Stati Uniti di oggi, ci fa<br />
capire quanto fosse accurata e progredita la scienza “cattolica” dell’epoca.<br />
Papa Gregorio si fece appositamente costruire in Vaticano una meridana a camera oscura, e cosi’ potè<br />
osservare personalmente ciò che i religiosi-studiosi da molto tempo andavano affermando e cioè che il 21<br />
marzo la traccia luminosa del sole non percorreva una linea retta, come si sarebbe dovuto verificare<br />
all’equinozio di primavera, ma una bella iperbole di declinazione. Si tratta della famosa Torre dei Venti, che<br />
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<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 33<br />
ospita, tuttora funzionante, la famosa Linea Meridiana orizzontale; casualmente, essa ha, più o meno, le<br />
stesse dimensioni della Linea Meridiana del Sebastianutti, ma per il resto e’ molto diversa, non fosse che per<br />
la piu’ bassa latitudine.<br />
In questo contesto vale la pena di sottolineare che la grande scienza gnomonica del ‘600 era essenzialmente<br />
una scienza italiana, prima ancora che ecclesiastica.<br />
Tornando a Trieste a titolo di curiosita’ si noti la data dell’inaugurazione dell’opera (o consegna ai Deputati di<br />
Borsa) : il 23 settembre, il giorno dell’equinozio d’autunno. Questa data, diciamo “laica”, era stata forse scelta<br />
in contrapposizione all’equinozio di primavera, ricorrenza cardinale per il calendario liturgico cattolico.<br />
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<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 34<br />
<strong>Gnomonica</strong> e longitudine<br />
Prima della scoperta della retta d’altezza, si determinava il punto nave a coordinate separate. Ai crepuscoli si<br />
rilevava l’altezza della stella Polare, angolo che corrisponde alla latitudine. Di giorno si misurava l’altezza di<br />
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<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 35<br />
culminazione del sole: il complemento a 90° di questo valore, dedotta la declinazione dell’astro, rappresenta<br />
sempre la latitudine. 1<br />
Per la determinazione della longitudine invece la situazione era in alto mare, e lo sarebbe stata ancora per<br />
moltissimo tempo.Basti ricordare quanto riportano le cronache delle traversate di Colombo: c’era un addetto<br />
che lanciava in acqua un oggetto galleggiante, legato da una sagola annodata ad intervalli regolari .<br />
Contemporaneamente, tramite una clessidra, si valutava il tempo necessario a sfilarsi di un certo numero di<br />
“nodi” : cosi’ si effettuava una valutazione della velocita’ del naviglio .Da questo dato, nel presupposto che la<br />
nave seguisse la rotta “a latitudine costante”, si calcolava la distanza percorsa sul globo terrestre da cui, con<br />
un ulteriore calcolo, la longitudine. E’ noto che nell’ occasione dell’eclisse di luna Colombo effettuo’ anche una<br />
valutazione della longitudine, su di una base astronomica, ma con risultati molto scadenti.<br />
Ai tempi di Galileo la situazione non era migliorata per niente per cui grandi speranze si aprirono per la<br />
soluzione di questo problema non appena, dopo averne fatto la scoperta (1610), egli percepì l’estrema<br />
regolarità del moto dei satelliti di Giove, un paradigma del sistema solare.<br />
Egli escogito’ addirittura un apparecchio, il celatone, che, almeno in teoria, permetteva di stabilire osservando<br />
Giove e i suoi satelliti attraverso di esso, quale fosse la differenza di longitudine del natante rispetto il porto di<br />
partenza. L’apparecchio, teoricamente corretto, non consentiva pero’ un uso pratico causa diverse difficoltà<br />
legate al rollio della nave, imperizia dell’addetto ecc.<br />
1 Le conoscenze di astronomia erano avanzatissime anche ai tempi di Colombo, basti pensare che proprio<br />
egli stesso riusci’ a impressionare dei nativi, guadagnandone in prestigio e considerazione, dato che pote’<br />
prevedere un’eclisse di luna; questo e’ noto. Meno noto e’ che il ciclo metonico della luna,conosciuto sin<br />
dall’antichita’, che consentiva tra l’altro di prevedere le sue eclissi, era stato perfezionato con grandissima<br />
precisione da “scienziati” provenienti tutti dall’ambiente ecclesiastico cattolico, sempre per il problema della<br />
determinazione della data della Pasqua.<br />
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<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 36<br />
Un altro metodo, molto sofisticato, venne escogitato dagli astronomi, che si servirono della distanza, in azimut,<br />
fra sole e luna per determinare la longitudine. Gli astronomi lo sostennero allo stremo, anche quando, dopo la<br />
meta’ del ‘700, non era più difendibile.<br />
Un quarto metodo, ed e’ quello che alla fine prevalse, venne messo a punto: esso si serviva di orologi<br />
meccanici i quali venivano regolati sul mezzogiorno del porto di partenza, di cui si conosceva molto bene la<br />
longitudine. Gli orologi meccanici precedenti, in uso sin dal medio evo, venivano regolati sul mezzodì ogni<br />
giorno(Sole Vero): i nuovi cronometri a Tempo Medio tenevano il passo, teoricamente in modo perfetto,<br />
abbastanza bene in pratica, per sei mesi dal verificarsi del perigeo all’apogeo, giorni nei quali, per definizione,<br />
il “Sole Vero “ coincide con il “Sole Medio”. A bordo delle navi bastava rilevare il mezzodì locale e<br />
sincronizzare l’orologio di bordo: la differenza con l’orologio regolato sul mezzodì del porto di partenza dava<br />
,dopo una piccola correzione, la longitudine, misurata in ore, minuti e secondi; una semplice moltiplicazione<br />
per 15 avrebbe dato l’angolo in gradi.<br />
La correzione da effettuare era dovuta, sempre,<br />
allo sfasamento del tempo vero rispetto il tempo<br />
medio, ed e’ per questo che sulle casse dei primi<br />
cronometri veniva indicata l’Equazione del<br />
Tempo per tutti i giorni dell’anno. A questo punto,<br />
più o meno consapevolmente, e’ venuta<br />
estremamente utile alla tecnologia ,la riforma del<br />
calendario di papa Gregorio, un gesto<br />
squisitamente “politico” al momento della sua<br />
emanazione. Infatti l’equazione del tempo e’<br />
legata a ben precisi fatti astronomici e quindi<br />
un’ottimale “messa in fase” dell’anno civile<br />
rispetto l’anno astronomico (anno tropico), cosi’<br />
come previsto proprio dalla riforma gregoriana,<br />
garantisce che la differenza fra l’Equazione del<br />
Tempo “vera” e quella “media” rilevata sulla<br />
cassa di un cronometro, e quindi ritenuta valida<br />
indipendentemente dall’anno in corso, sia<br />
minimale!<br />
Chiunque fa, oggigiorno, un volo transoceanico si<br />
accorgerà che, all’arrivo, l’ora del proprio orologio<br />
non e’ più sincronizzata con quella locale e, se<br />
vuole adeguarsi ai ritmi del posto dovrà<br />
spostarla. Se invece, vuole fare altri balzi con<br />
l’aereo intorno al mondo, lasci l’orologio andare<br />
avanti con l’ora di casa, potrà in qualsiasi<br />
momento disporre della differenza di longitudine<br />
(sara’ una longitudine un po’ grossolana,<br />
calcolata in multipli di 15 gradi) con il sito di casa<br />
propria semplicemente confrontando questo orologio con gli orologi dei residenti.<br />
La tecnologia era validissima, senonchè in alto mare perdeva in affidabilità perché gli orologi erano<br />
sensibilissimi alle variazioni di temperatura, alla salsedine, all’umidità, alle scosse provocate dalle vibrazioni<br />
dello scafo.<br />
A distanza di 200 anni dalle prime traversate oceaniche la situazione non era affatto migliorata, dal punto di<br />
vista “terra terra” ( sarebbe meglio dire “mare mare ”)di chi doveva valutare la propria posizione trovandosi in<br />
mezzo all’oceano, per settimane privo di riferimenti visivi con la terra ferma. Fatto sta che chi stava in mare<br />
aperto non era in condizioni di percepire di quanto si fosse avvicinato alla costa opposta dell’oceano con un<br />
metodo univoco, certo , in una parola, affidabile...Tutte le nazioni più impegnate, nel commercio, con i paesi<br />
oltreoceano, erano maggiormente interessate al problema, la Spagna, la Francia, l’Inghilterra...I naufragi<br />
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<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 37<br />
erano frequentissimi, e buona parte di essi era dovuta alla indeterminatezza della longitudine; il loro costo, in<br />
termini economici e sociali (come si direbbe oggi) era enorme.<br />
Essenzialmente a causa di questa carenza tecnologica, nel 1707 avvenne una gravissima sciagura : tutta la<br />
flotta comandata dall’ammiraglio Shovell naufrago’ (2000 persone perirono) in avvicinamento alle coste<br />
britanniche a causa dell’imprecisione nella longitudine. Fu questo fatto di estrema gravita’ che indusse la<br />
Corona britannica ad emanare il “Longitude Act”: un premio di 20000 sterline (qualcosa come 3/4 miliardi di<br />
lire oggi ) venne garantito a chi, orologiaio o astronomo che fosse, consentisse al capitano in navigazione<br />
oceanica di valutare la longitudine con un errore, sulla sua misura in ore/minuti/secondi inferiore a 4 secondi<br />
per ogni giorno di lontananza dal porto di partenza.<br />
Grazie a questo atto, di grande portata per tutta l’umanita’, se vogliamo, l’orologiaio John Harrison, aiutato in<br />
seguito dal figlio William, si diede da fare e alla fine riusci’ a creare un cronometro dotato di bilancere a lamina<br />
bimetallica sistemandolo in un alloggiamento adatto alla navigazione: esso corrispondeva alla specifica<br />
dell’atto della Corona britannica, essendo meno sensibile alle variazioni di temperatura e dotato di un sistema<br />
di lubrificazione estremamente sofisticato. Le peripezie cui J.Harrison e suo figlio William dovettero sottostare<br />
per far accettare la propria tecnologia e farsi liquidare, solo in parte, il sostanzioso premio sono ora note:<br />
appena 200 anni dopo e’ stata loro resa giustizia (vedi bibliografia).<br />
Fatto sta che nel 1775(due anni prima il premio di 20000 sterline era stato liquidato a J.Harrison solo in<br />
parte) il Re d’inghilterra teneva personalmente sotto controllo, in locali ben sorvegliati, un cronometro<br />
costruito da J.Harrison e andava giornalmente ad osservarne il comportamento; contemporaneamente il<br />
cap.Cook, in navigazione intorno al mondo, aveva imbarcato diversi esemplari di questi cronometri<br />
permettendo cosi’ di collaudarne la validita’ in modo definitivo.<br />
Occorre pero’ sottolineare che gli oggetti predisposti dall’ orologiaio Harrison portavano tutti dei numeri sulla<br />
cassa che facevano parte, a modo loro, della tecnologia: era l’equazione del tempo ossia la differenza,<br />
teoricamente calcolata e tecnicamente verificata, fra il cronometro meccanico, perfettamente regolare,<br />
paradigma di un “sole medio” e il “sole vero” che invece, causa l’orbita kepleriana della Terra ( e la sua<br />
inclinazione sul piano equatoriale), determina, nel corso dell’anno, un certo sfasamento l’equazione del<br />
tempo, appunto. Per sincronizzare i cronometri di J.Harrison sul mezzogiorno del porto di partenza si doveva<br />
fare riferimento a questi numeri(uno diverso per ogni giorno), a meno di non dover attendere uno dei quattro<br />
giorni all’anno in cui l’equazione del tempo e’ nulla, ma non solo, occorreva anche una linea meridiana, molto<br />
precisa che determinasse l’istante del mezzogiorno solare locale.<br />
Non e’ un caso che la meridiana del Sebastianutti riporti, a intervalli regolari durante l’anno, il valore<br />
dell’equazione del tempo, in secondi.<br />
Nella cattedrale di S.Petronio a Bologna,che era una legazione pontificia, dopo un primo tentativo, non<br />
perfettamente riuscito, da parte del padre domenicano Egnazio Danti (1536-1586), era stato costruito il più<br />
importante monumento gnomonico mai realizzato dall’uomo, da parte dell’astronomo Gian Domenico<br />
Cassini(1625-1712), che aveva ricevuto la sua educazione scientifica di base dai Padri Gesuiti. Grazie a<br />
questo strumento (altezza del foro gnomonico di 27 m) erano state effettuate, per lunghi anni, delle misure di<br />
estrema precisione, importantissime per la storia della astronomia, della scienza e dell’umanità; accanto ad<br />
essa vennero posizionati, in seguito (1758), da parte dei fabbricieri (erano i componenti di una commissione<br />
che aveva la responsabilità della parte edilizia riguardante la cattedrale di S.Petronio) ben 3 orologi meccanici:<br />
1 cronometro a ora vera locale<br />
1 cronometro a ora media locale<br />
1 cronometro a ora italica (un’antico sistema che faceva partire l’inizio della giornata mezz’ora dopo il<br />
tramonto)<br />
In seguito ne venne aggiunto un quarto<br />
1 cronometro a ora media del fuso (Europa centrale)<br />
Sembra che questi cronometri siano tuttora visibili (Heilbron).<br />
Aggiungo solo che la figura di G.D.Cassini e’ stata finalmente rivalutata, e non solo nell’ambiente degli addetti<br />
ai lavori:persino una sonda spaziale e’ stata denominata “Cassini”.<br />
37
<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 38<br />
-<strong>Gnomonica</strong> e strategia<br />
Su questo non c’e’ dubbio: l’Inghilterra possedeva, nel 1775 e negli anni seguenti una tecnica d’avanguardia<br />
che permetteva ai naviganti di determinare in modo affidabile la propria posizione in mare, cosa negata a chi<br />
non ne disponeva. E’ evidente che, da un certo momento in poi, quando esattamente non e’ dato di sapere,<br />
tutti i commerci finanziati dalla Corona britannica e da società ad essa vicine, le circumnavigazioni, le<br />
esplorazioni, le operazioni militari, si servivano di navi che non sarebbero salpate dai porti inglesi se non<br />
dotate di un cronometro “a tempo medio” perfettamente lubrificato e sincronizzato con la meridiana più vicina.<br />
Anzi, fintanto che la tecnologia non fu del tutto accettata e riconosciuta, venivano imbarcati anche decine di<br />
esemplari, non e’ dato di sapere se per fare una media o piuttosto per poterli sottoporre a una specie di<br />
“collaudo”.<br />
Nazioni rivali, compagnie concorrenti si arrangiassero...e’ la legge dell’aggiornamento tecnico: chi investe<br />
nella ricerca, prima o dopo si gode il suo ritorno economico e ”strategico” .<br />
Molti altri orologiai imitarono, modificarono e migliorarono il lavoro di Harrison, ma la modalita’ costruttiva dei<br />
cronometri rimase, ancora per molto tempo, fra le nazioni marinare, una tecnica “britannica”...tant’è che alcuni<br />
avanzano l’ipotesi che principalmente grazie a questo nuovo strumento tecnico le navi britanniche<br />
divennero signore degli oceani !<br />
Questa nostra ricerca e’ limitata alle Linee Meridiane esistenti in porti italiani e quindi esamineremo lo<br />
scacchiere del mediterraneo ove operava la flotta britannica, con il suo bagaglio di innovazione tecnologica.<br />
Il principale alleato della Corona britannica nel Mediterraneo era, all’epoca che ci interessa, il Re di Napoli<br />
Ferdinando IV di Borbone (poi Ferdinando I come Re delle due Sicilie). Che l’Inghilterra considerasse questa<br />
alleanza “strategica”, come si direbbe oggi, lo si comprende dalla continua presenza a Napoli della flotta<br />
inglese, comandata dall’Ammiraglio H.Nelson, ma anche di una specie di plenipotenziario, piuttosto che un<br />
semplice ambasciatore, sir W.Hamilton; dopo la rivoluzione napoletana del 1799 l’appoggio inglese alla<br />
“restaurazione” del Borbone consentì ai reali la nota repressione.<br />
Ferdinando, che aveva sposato Maria Carolina, una delle figlie di Maria Teresa, amava la natura, si dilettava<br />
nelle partite di caccia. Le cronache triestine riportano la sua visita nella villa di Barcola della famiglia Prandi (<br />
29 agosto 1790) per assistere alla pesca del tonno. Sulla targa che ricordava l’avvenimento il re viene definito<br />
”attento osservatore delle cose notevoli”.<br />
Nonostante l’amore per la natura da parte del Re, e’ difficile escludere che il progetto(1790-1793) di costruire<br />
a Napoli un grande osservatorio astronomico, compresa una grande Linea Meridiana, nel palazzo Farnese,<br />
fosse, in realta’, ispirato dal desiderio degli inglesi di poter disporre di una “stazione di servizio” a Napoli per<br />
regolare i cronometri a Tempo Medio a bordo delle loro navi militari. Di conseguenza anche la Marina Militare<br />
Napoletana si trovo’ ad essere all’avanguardia in Europa, almeno sotto questo profilo.<br />
Il progetto dell’astronomo Giuseppe Cascella non fu realizzato, principalmente per le cattive condizioni<br />
di visibilità del cielo dal sito prescelto; l’osservatorio venne realizzato piu’ tardi poco distante, nel parco di<br />
Capodimonte, in posizione dominante. Dalla vicenda si potrebbe dedurre la “centralita’ ”, come si direbbe oggi,<br />
della Linea Meridana nei confronti del resto del progetto, dato che un ambiente cosi’ grande come la sala<br />
della Biblioteca di Palazzo Farnese non era facile ne’ da reperire ne’ da costruire! Nel palazzo Farnese fu,<br />
infatti, realizzata solo la linea Meridiana (Pompeo Schiantarelli architetto- i disegni dello Zodiaco sono firmati<br />
dal Tischbein). La gran Sala della Biblioteca e’ diventata ora “il Salone della Meridiana” del Museo Nazionale<br />
di Napoli dove la meridiana e’ funzionante e visibile.<br />
L’astronomo Cascella e’ noto, peraltro, per la pubblicazione delle effemeridi dell’Osservatorio di Capodimonte.<br />
L’amore per la natura e per la scienza di Ferdinando non spiegherebbe però, da sole, la costruzione di una<br />
nuova Linea Meridiana a Palermo: essa venne inaugurata nel 1801,subito dopo la prima fuga del Re (1799)<br />
da Napoli, sempre protetto dalla flotta inglese. C’e da credere che avesse ben altro da pensare, in quei<br />
momenti.<br />
Anche la Linea Meridiana del Duomo di Palermo e’ tuttora perfettamente funzionante.<br />
Nel frattempo anche Catania e Messina si dotarono, rispettivamente nel Monastero dei frati Benedettini e nel<br />
Duomo, di due Linee Meridiane. Da notare che il costruttore della meridiana di Messina era l’astronomo<br />
A.M.Jaci, il quale si occupo’ approfonditamente proprio dei problemi legati alla determinazione della<br />
longitudine.<br />
38
<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 39<br />
Il Duomo di Messina crollo’ durante il terremoto del 1908 ma venne ricostruito, compresa la Linea Meridiana,<br />
tutto fu poi distrutto dalle bombe nel 1943.<br />
-<strong>Gnomonica</strong> e navigazione commerciale<br />
Solo in seguito, trascorso un adeguato periodo di “sfruttamento” dell’invenzione da parte degli inglesi, prima<br />
strategico e poi economico, la tecnologia divenne di dominio corrente; i cronometri a “Tempo Medio” che<br />
sbagliavano meno di 4 secondi al giorno vennero prodotti pure da altri orologiai e le compagnie non legate alla<br />
corona, le marine militari di altre nazioni, le compagnie commerciali di altri paesi poterono usufruirne.<br />
E’ documentato che nel 1815 piu’ di 5000 cronometri “a Tempo Medio” navigavano a bordo di navi europee e<br />
non, guardati a vista, coccolati dal loro capitano, ticchettanti garanzie della possibilità di poter ottenere in<br />
modo semplice ed immediato la propria posizione purche’ a mezzogiorno fossero visibili sole ed orizzonte.<br />
Ed e’ a questo punto che le grandi Linee Meridiane a camera oscura, non più puri strumenti di ricerca<br />
scientifica, entrano, con una certa diffusione, nel contesto civile; con questo fatto, come vedremo, tutta la<br />
Scienza <strong>Gnomonica</strong> si appresta a vivere una stagione di estrema importanza nel processo di aggiornamento<br />
tecnologico del tempo.<br />
A Genova assistiamo alla costruzione di due linee meridiane (1814); purtroppo esse sono, oggigiorno, poco<br />
valorizzate in loco.<br />
A Trieste nel 1816 ci fu un finanziamento da parte della Deputazione di Borsa e del Comune a favore dell’<br />
I.R.Accademia di Commercio e di Nautica. E’ lecito immaginare che i Deputati di Borsa, rappresentanti di tutto<br />
il ceto mercantile, fossero ben consapevoli del fatto che, se la formazione del personale navigante era<br />
importante, anche la disponibilità di attrezzature tecnologicamente avanzate non lo fossero da meno. Ed ecco<br />
l’incarico all’orologiaio Sebastianutti del 14 Marzo 1820. L’insegnante di Astronomia era allora presso l’I.R.<br />
Accademia di Commercio e Nautica Michele Andrea Stadler de Breitweg; fu proprio questo studioso ad<br />
approvare, su richiesta della Deputazione di Borsa, l’egregio lavoro dell’orologiaio Sebastianutti, prima della<br />
liquidazione delle competenze : 725 Fiorini pagati al costruttore il 13 febbraio 1821. Il Breitweg era stato, negli<br />
anni scolastici 1772-74, allievo di Padre F.S.Orlando, un P.Gesuita, il primo insegnante-astronomo residente<br />
a Trieste. Da una ricerca negli Archivi ho rintracciato le delibere della Deputazione di Borsa riguardanti i<br />
rapporti con l’orologiaio Sebastianutti: curiosa quella del 7 novembre 1820 in base alla quale il Sebastianutti<br />
otteneva di poter operare nell’atrio dell’edificio di Borsa senza essere disturbato da nessuno che non fossero<br />
gli stessi Deputati quando dovevano riunirsi.<br />
-<strong>Gnomonica</strong> e segnale orario<br />
La tecnologia della lamina bimetallica, impiegata in modo diffuso nella costruzione dei bilancieri dei<br />
cronometri, ebbe, ovviamente, ricadute anche nei campi più diversi, al di fuori di quello marittimo.<br />
Cito qui di seguito alcuni eventi ,legati alla costruzione di meridiane o di Linee Meridiane, molto indicativi di<br />
quanto in quel periodo fosse fortemente sentita l’esigenza di trasferire al contesto del vivere civile la nuova<br />
tecnologia dei precisissimi cronometri “aTempo Medio”. 2<br />
Nel 1784 anche l’astronomo Lalande, gia’ sostenitore del metodo della differenza azimutale fra sole e luna per<br />
la determinazione della longitudine, raccomandava la diffusione delle Linee Meridiane di questo tipo.<br />
Nel 1780 venne realizzata una linea meridiana nella chiesa di Saint Pierre a Ginevra, dalla quale una<br />
campana avvisava prima dell’approssimarsi e poi dello scoccare del mezzodì; in quell’anno la stessa citta’,<br />
2 Per completezza, pur trattandosi di un oggetto di molto precedente, non si può non nominare il caso della<br />
Linea Meridiana realizzata nel 1730 dall’astronomo J.P.Grandjean de Fouchy per il Conte di Clermont, a<br />
Parigi nel palazzo del “Petit Luxembourg”, essendo il primo caso riportato di Linea Meridiana realizzata per la<br />
sincronizzazione di orologi meccanici.<br />
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<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 40<br />
Ginevra, la citta’ degli orologiai, attribuì al Tempo Medio valore legale accantonando, per sempre, il Tempo<br />
Solare Vero.<br />
Altre città seguirono l’esempio degli svizzeri, in un processo lento ma inarrestabile: Londra nel 1792, Berlino<br />
nel 1810, Parigi nel 1816.<br />
Per quanto riguarda il contesto austriaco, di cui Trieste faceva parte, nel 1786 il conte di Wilzek, Commissario<br />
Imperiale nel Lombardo-Veneto, emise un decreto per la riforma della misura del tempo. In Italia, come detto<br />
sopra, per motivi di “integralismo religioso” (come si direbbe oggi) la vita civile era regolata sulle ore “italiche”<br />
24 ore uguali che si contavano a partire da mezz’ora dopo il tramonto, il momento della preghiera del Vespro;<br />
una situazione decisamente intollerabile per la sensibilità di oggi, ma anche per gli innovatori di allora, per cui<br />
il mezzogiorno, ossia il culminare dell’astro solare, cadeva alle ore 18 in corrispondenza degli equinozi, ossia<br />
il 21 di marzo e il 23 di settembre, intorno alle 16 d’estate e addirittura verso le ore 20 d’inverno! Ebbene, il<br />
conte di Wilzek, in un contesto di profonda e generale innovazione e unificazione di tutto l’Impero, ispirato<br />
dall’Imperatore Giuseppe II ,impose di abbandonare le ore “italiche” per quelle “francesi” dette anche<br />
“ultramontane”( che poi sarebbero le nostre ore “astronomiche”). Il decreto stabiliva inoltre che in ogni citta’<br />
dovesse venir realizzata una meridiana (non necessariamente una Linea Meridiana a camera oscura) per<br />
regolare gli orologi meccanici al mezzogiorno... si trattava ancora del mezzogiorno vero ;per il tempo medio<br />
dovevano passare ancora degli anni!<br />
Trieste comunque con la sua Meridiana, nel 1820, era sicuramente all’avanguardia nei territori austriaci.<br />
Dopo piu’ di un secolo dall’emanazione del “Longitude Act” e sessant’ anni dopo il collaudo a bordo della<br />
nave del cap.Cook, probabilmente i cronometri “figli”,” nipoti” e ”pronipoti” dell’ “H1” di J.Harrison sbagliavano<br />
meno di un secondo al giorno in navigazione e, forse, presentavano lo stesso scarto in una settimana se posti<br />
a terra in ambiente protetto, eppure la necessita’ di sincronizzare questi cronometri con l’immagine del sole<br />
su una Linea Meridiana non era per niente scemata, tanto che l’astronomo Quetelet dell’osservatorio di<br />
Bruxelles ricevette l’incarico, tramite un decreto(1836) del re del Belgio (vedi bibliografia), di costruire cinque<br />
Grandi Linee Meridiane a camera oscura nelle città’ di Gand, Liegi, Anversa, Ostenda e Bruges<br />
(evidentemente Bruxelles era gia’ attrezzata). Vennero realizzate tra il 1836 e il 1839 (all’appello<br />
mancherebbe Liegi, forse si trovava in un edificio che non esiste piu’) e ci confermano che ancora a quel<br />
tempo,in Belgio, ben 17 anni dopo l’iniziativa della Deputazione di Borsa di Trieste, il sistema piu’ diffuso per la<br />
sincronizzazione dei cronometri a Tempo Medio era quello di utilizzare le Linee Meridiane.<br />
L’astronomo Quetelet suggeriva di realizzare Linee Meridiane nelle chiese ed edifici pubblici di altre 41 citta’:<br />
evidentemente intendeva fare del Belgio, la sua patria, il paese piu’ “puntuale” d’Europa. Di queste ultime ne<br />
risulterebbero realizzate solamente tre nelle citta’ di Termonde, Alost, Malines.<br />
Nel frattempo un’invenzione venuta dall’America, il telegrafo, rese obsoleto il suo programma ed anche ogni<br />
altro sforzo progettuale di gnomonizzazione forzata: esso consentiva la trasmissione del segnale orario alla<br />
velocita’ della luce, per cui era sufficiente una sola Linea Meridiana o, come vedremo, un attrezzo conosciuto<br />
come cannocchiale meridiano, per ogni nazione che disponesse di una rete telegrafica.<br />
Sulle navi il telegrafo non esisteva, per cui le cose continuarono ancora per un bel po’ con la sincronizzazione<br />
legata alla terra ferma ma non era piu’ necessaria una meridiana in ogni porto d’armamento; era sufficiente<br />
che questo fosse dotato di telegrafo per essere in grado di fornire un segnale orario perfettamente<br />
sincronizzato. Peraltro ci sono indizi che anche la nostra Linea Meridiana dell’ Edifizio di Borsa potesse far<br />
parte di un sistema del genere. Alcune date: 1849, viene aperto il primo ufficio telegrafico per dispacci statali<br />
nel palazzo del governatorato; 1850, vi possono accedere i privati; 1856, l’ufficio telegrafico viene trasferito al I<br />
piano dell’Edifizio di Borsa e vi rimane fino al 1860. 1856,1860 ,queste ultime due date suggeriscono<br />
un’ipotesi piuttosto suggestiva: per un certo periodo il segnale orario disponibile grazie alla Linea Meridiana e<br />
al suo cronometro “madre” avrebbe potuto essere trasmesso ad altre localita’ dell’entroterra ed anche, mi<br />
sembra logico, ad altri porti del Litorale, sempre per assistere la navigazione.<br />
Infine la precisione dei cronometri, prima che il sistema GPS soppiantasse il tutto, venne garantita, in<br />
navigazione, fino a tempi recentissimi, dal segnale orario trasmesso via radio.<br />
40
-Conclusioni<br />
<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 41<br />
Il moderno sistema GPS (Geo Positioning System), il sistema che consente, oggidì, a chiunque di rilevare<br />
giorno e notte la propria posizione, sia che si trovi in mare aperto o in pieno deserto, potrebbe, volendo,<br />
essere paragonato, mutatis mutandis, al sistema in vigore nei primi decenni dell’800 per la determinazione<br />
della longitudine. Una linea meridiana di quei tempi, di dimensioni sufficientemente grandi, ben progettata e<br />
ben costruita in un porto, potrebbe venir paragonata ad uno dei satelliti che costituiscono l’ossatura del<br />
moderno sistema GPS.<br />
Nell’ottica di questo paragone sorge spontaneamente una domanda: varrebbe la pena di investire risorse<br />
scientifiche e tecnologiche non indifferenti per allestire e mandare in orbita un satellite integrato nel sistema<br />
GPS, per poi usarlo solamente per un banale segnale orario? Evidentemente no. E infatti l’ipotesi che noi<br />
avanziamo e’ che lo scopo per cui fu costruita la meridiana del Sebastianutti sia stato proprio quello della<br />
sincronizzazione di un cronometro “madre” col quale potevano essere tarati i cronometri di bordo delle navi<br />
che scalavano Trieste. Un oggetto simile, forse appartenente ad una “generazione” successiva, potrebbe<br />
essere giunto fino a noi: presso l’Istituto Nautico di Trieste si conserva tuttora un cronometro marino (Fig.8)<br />
che porta la firma “Guglielmo Sebastianutti” sul quadrante e “Guglielmo Sebastianutti- Trieste” sulla cassa . Si<br />
tratta di uno strumento che adotta accorgimenti tecnici tipici di un’epoca successiva: infatti Guglielmo era<br />
l’unico figlio (3) dell’autore della nostra Linea Meridiana, una tradizione di famiglia. 3 Purtroppo non esiste più<br />
la sospensione cardanica che sosteneva il cronometro nella cassa ; esso appoggia attualmente su quattro<br />
aste fissate ad una basetta. Manca pure l’alloggiamento cilindrico che proteggeva i meccanismi. Un vero<br />
peccato.<br />
Avalla questa ipotes, sul tracciato a pavimento dell’Edifizio di Borsa, la linea oraria delle 11:55 (quella delle<br />
12:05 e’ stata certamente tracciata per motivi di simmetria). Non bisogna dimenticare, infatti, le modalita’ con<br />
le quali veniva fornito, non solo a Greenwich ma anche a Trieste (esiste documentazione), il segnale orario<br />
delle ore 12:00 a beneficio di tutta la citta’ ma principalmente ad uso delle navi presenti in porto: un oggetto di<br />
colore e di forma facilmente riconoscibile veniva sollevato bene in vista, esattamente 5 minuti prima del<br />
mezzodì (appunto alle 11:55) in modo da allertare gli ufficiali di bordo. Dal 1833, anno di costruzione della<br />
Lanterna, la procedura era infine la seguente: allo scoccare del mezzodi’ l’oggetto veniva fatto cadere di<br />
colpo, un cannone sparava un colpo e contemporaneamente un fanale sistemato sull’edificio adiacente (ora<br />
caserma della Guardia di Finanza) si spegneva.<br />
La linea oraria delle 11:55 sul tracciato del nostro strumento sopperiva sicuramente ad una necessita’ molto<br />
simile, l’allerta prima dell’evento che nel nostro caso era la sincronizzazione col cronometro “madre”.<br />
Presso l’Istituto Nautico di Trieste, erede della gloriosa Accademia di Commercio e Nautica, si conserva<br />
anche un altro reperto interessantissimo che riguarda in qualche modo la nostra vicenda: un cannocchiale<br />
meridiano, detto “dei passaggi” (Fig.9), adatto ad individuare il passaggio al Meridiano del sole in modo molto<br />
piu’ comodo e preciso rispetto una Linea Meridiana, costruito dalla ditta Frodsham di Londra. Probabilmente<br />
si tratta dello stesso apparecchio che venne acquistato dalla Accademia di Commercio e Nautica nel 1833 per<br />
iniziativa del nuovo insegnante di Astronomia prof. Vincenzo Gallo. Lo scopo dell’acquisto poteva essere<br />
quello di abbandonare (o affiancare?) le osservazioni sulla Linea Meridiana dell’Edifizio di Borsa, in un<br />
processo di aggiornamento di cui il prof. Gallo si rese protagonista nei decenni successivi. Se questo fu l’atto<br />
per cui la nostra Linea Meridiana divenne obsoleta (o forse non piu’ protagonista ma comprimaria), possiamo<br />
addirittura individuare nei 13 anni trascorsi dal 1820 al 1833 il periodo in cui essa svolse il suo ruolo centrale di<br />
supporto tecnologico alla marineria triestina.<br />
3 Antonio Sebastianutti nacque a Pers, nei pressi di S.Daniele del Friuli nel 1777, ma visse e opero’ a Trieste<br />
dove infatti sono rimaste le sue opere e dove morì il 2/12/1869,alla bella età di 92 anni; il figlio Guglielmo<br />
nacque a Trieste il 29/11/1824 e cesso’ di vivere a Milano il 30/10/1881.L’ultimo indirizzo di Guglielmo a<br />
Trieste, nel 1870, fu in via della Annunziata N.6, a pochi passi dall’Accademia di Commercio e Nautica. Il<br />
nome Guglielmo non è frequente in Italia: viene da pensare che l’autore della nostra Linea Meridiana<br />
desiderasse emulare il grande orologiaio britannico inventore del bilancere a lamina bimetallica assegnando al<br />
figlio lo stesso nome che John Harrison aveva dato al suo, William.<br />
41
<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 42<br />
Il ricalcolo dei dati gnomonici<br />
-Premessa<br />
Gli orologi meccanici in uso sin dal medioevo, e fino alla seconda meta’ del XVIII secolo, non erano in grado di<br />
tenere il passo per un lungo periodo e dovevano venir regolati ogni giorno sul Mezzogiorno Solare Vero e<br />
quindi “sbagliavano”(parlando con una sensibilita’ moderna) anche un quarto d’ora, in ritardo e in anticipo, in<br />
certi periodi dell’anno.Al contrario, i nuovi cronometri, che chiameremo anche cronometri a Tempo Medio,<br />
realizzati in Inghilterra dal 1715 in poi, ma adottati operativamente molto piu’ tardi, tenevano il passo durante<br />
una traversata oceanica...ossia per diverse settimane.<br />
Lo strumento gnomonico dell’Edifizio di Borsa di Trieste (Antonio Sebastianutti-1820) venne progettato e<br />
realizzato allo scopo di rendere ottimale la fruizione della nuova tecnologia.<br />
Esso era un sofisticato strumento di ingegneria “astronomica” destinato a tenere perfettamente sincronizzato<br />
un cronometro “madre”(l’ operazione veniva fatta tutti i giorni probabilmente,nuvole permettendo!) al quale<br />
potevano fare comodamente riferimento i capitani delle navi oceaniche che imbarcavano i cronometri “figli”,<br />
quando rientravano al porto d’armamento, Trieste.<br />
Nella auspicata eventualita’ di un complessivo recupero della funzionalita’ originaria della linea meridiana<br />
occorre ricalcolare i dati gnomonici, se non proprio quelli del progetto dell’autore, almeno quelli<br />
che, congruenti con il progetto storico, siano compatibili con la situazione attuale.<br />
-I dati disponibili<br />
Per mezzo di una corda metrica, sono stati determinati, due dati fondamentali per il ricalcolo gnomonico:<br />
-la distanza fra la posizione estiva “s” (solstizio estivo- “s” sta per “summer” in inglese) e quella dell’equinozio<br />
(“e”):<br />
es= 3350 mm<br />
-la distanza fra la posizione dell’equinozio (“e”) e quella del solstizio invernale “w” (“w” sta per “winter”):<br />
ew =8677 mm<br />
La lunghezza della L.M. : ew + es =12027 mm<br />
-L’inclinazione dell’asse terrestre<br />
Essendo trascorsi 180 anni dalla progettazione e costruzione della linea meridiana occorre calcolare<br />
l’inclinazione dell’asse terrestre; partendo dalla nota formula, con .8 secoli trascorsi prima del 1900 si<br />
ottiene:<br />
-La rifrazione atmosferica<br />
e=23.463 °<br />
Il fenomeno della rifrazione atmosferica, che da’ luogo ad una “deviazione” dei raggi luminosi quando essi<br />
transitano attraverso l’atmosfera terrestre, era ben noto ai tempi della costruzione della linea meridiana<br />
e quindi non puo’ essere trascurato,almeno in via preliminare.<br />
42
<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 43<br />
Applicando per l’altezza del foro gnomonico ,rispetto il piano della meridiana, un valore ipotetico<br />
H=5470 mm<br />
si ottengono i seguenti valori di “allungamento”,D, dell’ombra(in realta’ si tratta di luce, anziche’ di “ombra”<br />
trattandosi di una meridiana a camera oscura, ciononostante continueremo a chiamare “ombra” la distanza del<br />
punto “proiettato” dalla base dell’ortostilo) vera rispetto quella ,piu’ corta, provocata dalla rifrazione atmosferica<br />
al solstizio invernale: Dw=33 mm<br />
agli equinozi: De=3 mm<br />
al solstizio estivo: Ds=1 mm<br />
Eventuali variazioni del valore di riferimento per H non comportano sensibili differenze nel calcolo della<br />
rifrazione.<br />
I dati della rifrazione portano ai nuovi valori, corretti, per es,ew (valori “veri”, suffisso “v”)<br />
-Congruenza dei dati<br />
esv= 3352 mm<br />
ewv=8707 mm<br />
Il rapporto fra i dati rilevati fornisce il valore<br />
r=esv/ewv= .385<br />
Questo rapporto,in linea teorica (rcalc) e’, pero’, legato strettamente alla latitudine f ed alla inclinazione e<br />
dell’asse terrestre dalla<br />
rcalc=(1-tan(f)*tan(e))/(1-tan(f)*tan(e));<br />
questa formula esprime nulla piu’ che la seguente circostanza : i segmenti ewv ed esv risultano essere “visti”<br />
sotto lo stesso angolo ( e ), che si “allarga”, intorno alla latitudine f , in un senso d’estate, nell’altro<br />
d’inverno.<br />
Applicando il valore della latitudine<br />
f=45.65 °<br />
e inoltre il valore della inclinazione terrestre dell’epoca e (vedi sopra) si ottiene un valore di r (rcalc)<br />
perfettamente uguale, un dato coerente con i dati astronomici.<br />
Si ottiene poi per H<br />
Hprogetto(coerente)=5450 mm<br />
Questo valore di H si “arrotonda” naturalmente sulle unita’ di misura in uso all’epoca, i Klafter Viennesi<br />
Hprogetto(coerente)= 2 Klafter / 5 piedi / 3 pollici<br />
43
<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 44<br />
Ancora: la coordinata orizzontale del foro gnomonico rispetto la posizione degli equinozi, compresa la rettifica<br />
per la rifrazione atmosferica<br />
Leprogetto(coerente)= 5572 mm<br />
Quest’ultimo approccio assicura l’estrema precisione e cura con cui venne realizzata la Linea Meridiana, non<br />
solo riguardo la lettura dell’ora (il mezzogiorno solare) ma anche quanto attiene la posizione della traccia<br />
luminosa del sole nel corso delle stagioni. L’orologiaio Sebastianutti chiedeva, in effetti, alla meridiana solo di<br />
essere precisa riguardo il “segnale orario” ossia il passaggio al meridiano del sole; poi, dalla consultazione dei<br />
dati disponibili sui libri avrebbe potuto regolare esattamente i suoi cronometri. E’ peraltro legittimo formulare<br />
l’ipotesi di un qualche coinvolgimento, nel progetto, dell’astronomo de Breitweg, che sicuramente possedeva<br />
le competenze specifiche; se poi si pone l’attenzione sul personaggio, Richter di Binnethal, che affianco’ il de<br />
Breitweg nell’approvare i lavori, nientemeno che un generale (Tenente Maresciallo, sarebbe oggi un generale<br />
di Brigata) si puo’ persino aggiungere l’ipotesi di un qualche interesse strategico, un po’ tardivo per la verita’,<br />
per lo strumento da parte delle autorita’ militari autriache.<br />
Si conferma cosi’ la validita’ del progetto che prevede il recupero della posizione originaria del foro gnomonico<br />
(Fig.7) rispetto il tracciato così come oggi e’ posizionato.<br />
-I valori di es,ew nel tempo<br />
Partendo dall’altezza Hprogetto si calcolano le varie lunghezze d’ombra (inverno-w,equinozio-e,estate-s) alle<br />
date della nostra era 1820, 2000, tenendo in conto anche la rifrazione atmosferica e si ottiene la tabellina<br />
seguente<br />
es+ew<br />
anno e ombraW ombraE ombraS es ew sw<br />
1820 23.463 14249 5572 2222 3350 8677 12027<br />
2000 23.439 14230 5572 2224 3347 8660 12006<br />
2100 23.426 14221 5572 2226 3345 8649 11995<br />
valori rilevati..................................................................................3350.................8677..................12027<br />
A titolo di curiosita’ viene, in piu’, proposto il calcolo per l’anno 2100 della nostra era per evidenziare come sia<br />
es, come ew diminuiscano nel tempo, a causa del diminuire dell’obliquita’ dell’eclittica, come gia’ evidenziato<br />
sopra. I nostri nipoti vedranno nei prossimi cent’anni restringersi la “forbice” fra la posizione estiva del sole e<br />
quella invernale (sarebbe la “lunghezza” della linea meridiana) di un centimetro circa ! A parte che i nostri<br />
nipoti avranno ben altri problemi se il livello dei mari sara’ piu’ alto di... metri e’ fin troppo facile per noi, oggidi’,<br />
fare questi conteggi, dopo che gli astronomi sono riusciti a sviscerare questo problema, ossia se l’obliquita’<br />
diminuisca o meno nel tempo e di quanto...Per i grandi gnomonisti del ‘600 (G.D.Cassini ed altri) che<br />
operarono con la grande meridiana a camera oscura di Bologna (cattedrale di S.Petronio) con un foro<br />
gnomonico di ben 27 metri di altezza la cosa rivestì aspetti a volte problematici perche’, pur intuendo come<br />
stavano le cose, essi non erano in grado di raggiungere un risultato univoco non disponendo di dati<br />
omogenei in tempi abbastanza distanti fra di loro. Oggi la grande fisica sta dibattendo un problema, per certi<br />
aspetti, simile...e’ variabile nel tempo la costante di gravitazione universale? La vita umana e’ troppo breve e<br />
anche la vita della fisica moderna lo e’ per poter dare una risposta a questo quesito! Ma questo, ovviamente,<br />
non c’entra con la gnomonica...<br />
Piuttosto ce n’è quanto basta da lasciarsi impressionare da questa evidenza (ben percepibile nel nostro<br />
contesto civile: se la Linea Meridiana non avesse subito rimaneggiamenti basterebbe osservare la macchia<br />
44
<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 45<br />
luminosa il giorno del solstizio d’inverno per accorgersi che non viene raggiunta la posizione estrema prevista<br />
dai progettisti nel 1820 ) di un noto fatto astronomico, il restringersi del cono di precessione, che alla lunga<br />
porterebbe il nostro pianeta ad avere un “anno” senza piu’ stagioni: uno scenario davvero inquietante. Per<br />
buona ventura ci sono altri calcoli a tranquillizzarci.<br />
NB: tutte le indicazioni orarie dell’epoca, relative alla Linea Meridiana, si intendono per Tempo Vero Locale.<br />
Ringraziamenti:<br />
L’autore ringrazia l’arch.Gino Pavan per il costante incoraggiamento e i preziosi consigli<br />
L’autore ringrazia il Cap. Sergio degli Ivanissevich per i preziosi suggerimenti e consigli in particolare riguardo<br />
le tecniche di navigazione dell’epoca<br />
Infine desidero ringraziare il collega Gianni Ferrari per la sua grande disponibilita’<br />
Biobliografia:<br />
J.B.Garnier, Gnomonique, mise a la portée de tout le monde, Paris 1773<br />
Journal Officiel, Moniteur belge , Bruxelles 1836<br />
V.Gallo, Marcia dei cronometri , Trieste 1854<br />
U.Piazzo, I monumenti italiani , Roma 1935<br />
B.Cester, Gli orologi solari e la misura del tempo, Trieste 1952<br />
S.L.Gibbs, Greek and roman sundials ,Yale (USA) 1976<br />
R.Cantilena, La gran Sala della Meridiana in “Fasti farnesiani” , Napoli<br />
P.Zlobec, La meridiana, in “Il Palazzo della Borsa Vecchia di Trieste 1800-1980” , Trieste 1980<br />
C.Zanini, Tecnica e criteri di esecuzione del restauro, in “Il Palazzo della Borsa Vecchia di Trieste 1800-1980” , Trieste 1980<br />
L.Ruaro Loseri, Guida di Trieste ,Trieste 1985<br />
G.Fantoni, Orologi solari, Roma 1988<br />
A.Sambo, Problemi di Astronomia sferica e teorica,Padova 1990<br />
M.Marzari L’Accademia di Commercio e Nautica in “Neoclassico,arte architettura e cultura a Trieste 1790-1840” Milano 1990<br />
C.Boehm, L’astronomia di navigazione tra Settecento e Ottocento : genesi dell’iniziativa di ricerca astronomica, in “Neoclassico,arte<br />
architettura e cultura a Trieste 1790-1840” Milano 1990<br />
N.<strong>Severino</strong>, Storia della <strong>Gnomonica</strong> , Roccasecca, 1994<br />
D.Sobel, Longitude , New York, Milano 1996<br />
N.Lanciano,A.Penzavalle, Linee Meridiane a Genova, in “Atti VII Seminario Nazionale di <strong>Gnomonica</strong>” Bocca di Magra(SP) 1996<br />
L.Russo, La rivoluzione dimenticata,Milano1996<br />
B.Volpi Lisjak, La spettacolare pesca del Tonno attraverso i secoli nel Golfo di Trieste , Trieste 1996<br />
N.Lanciano, Viaggio in Europa attraverso alcune Linee Meridiane in “atti del VIII Seminario Nazionale di <strong>Gnomonica</strong>” - Porto<br />
S.Giorgio (AP)1997<br />
G.Vanin, I primordi della navigazione astronomica,in “Astronomia 2/3 “, Roma 1997<br />
L.Gambi,A.Pinelli, La galleria delle carte geografiche in Vaticano, Modena 1997<br />
R.Lorenzini-P.Venturi, GPS Global Positioning System , Milano 1997<br />
G.Paltrinieri, Meridiane e orologi solari d’Italia,Bologna 1997<br />
F.Francescato, Le scoperte dell’astronomia: cronologia e protagonisti-Dall’eliocentrismo di Aristarco di Samo alla cattura dei neutrini<br />
solari di Raymond Davies, Padova 1998<br />
C.Boehm, 250 anni di astronomia a Trieste, Trieste 1998<br />
G.Ferrari, Relazioni e formule per lo studio delle meridiane piane, Modena 1998<br />
A.Pantanali, C.Bressan,L.Comini Meridiane del Friuli -Venezia Giulia, Udine 1998<br />
G.Ferrari, La rifrazione atmosferica e gli orologi solari, in “GNOMONICA N.4, sett.1999”, Belluno 1999<br />
UAI- Almanacco di Astronomia 2001,2000, 1999<br />
J.L.Heilbron, The sun in the church-Cathedrals as solar observatories, Cambridge MA (USA)-London 1999<br />
V.Staccioli , Mare Scienza e Tecnica-L’industrializzazione delle attivita’ marittime nella Trieste dell’Ottocento, Trieste 1999<br />
G.Vanin, Misurare la longitudine, in Astronomia, maggio -giugno 1999<br />
P.Alberi -programma OrienSV00 applicazione VB -sottopr. trasforma TSVL in TMEC- Trieste 2000<br />
P.Alberi, Piu’ veloce del computer...200 anni fa ” in <strong>Gnomonica</strong> N.6 maggio 2000, Belluno 2000<br />
R.P.Feynman, Sei pezzi facili , Milano 2000<br />
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<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 46<br />
LE ORE DI UN QUADRANTE CHE NON C’E’ PIU’<br />
Enrico Del Favero, Milano<br />
Sommario: Vengono illustrate le caratteristiche di un quadrante solare costruito nel 1889 e costituito da due<br />
distinte sezioni con diversi rami di lemniscate. Se ne segue la storia, riferita a documenti ufficiali sulle modalità<br />
di misura del tempo in Italia, fino alla sua demolizione avvenuta nel 1939.<br />
Nei primi mesi del 2000, durante una lezione del suo corso sui quadranti solari tenuta da Roberto Moia del<br />
Gruppo Milanese Quadranti Solari presso l’Università delle terza età dell’Umaniter di Milano, un allievo del<br />
corso portò ai presenti una vecchia fotografia scattata dal padre con l’immagine di una meridiana un po’<br />
diversa dalle solite.<br />
Dato che la foto portava sul retro l’indirizzo del luogo in cui era stata scattata, da una prima rapida indagine<br />
venne subito fuori che il quadrante era da tempo scomparso per colpa, si ipotizzò allora, dei bombardamenti<br />
dell’ultima guerra mondiale.<br />
Nella figura 1 riportiamo<br />
l’immagine un po’ sbiadita (la foto<br />
non era delle migliori) del<br />
quadrante scomparso e nella 2 la<br />
ricostruzione “in chiaro” dei testi in<br />
essa contenuti.<br />
Si tratta, come è possibile vedere,<br />
di una delle meridiane a tempo<br />
medio costruite verso la fine del<br />
1800 e costituite da due quadranti<br />
affiancati uno all’altro, uno valido<br />
in primavera ed estate e l’altro in<br />
autunno e inverno. I due gnomoni,<br />
identici, sono del tipo a disco con<br />
foro centrale sostenuto da uno<br />
stilo, con linee diurne, pure<br />
identiche, riferite ai giorni di<br />
ingresso del sole nei vari segni<br />
zodiacali.<br />
Le linee o meglio le “curve orarie”, intervallate di 30’ una dall’altra, sono invece diverse nei due quadranti e<br />
costituite dai rami di lemniscate relativi ai giorni di validità dei due strumenti. Come è noto, con tale particolare<br />
tipo di costruzione si rende la lettura dell’ora media indicata dalle lemniscate molto più chiara di quella in cui le<br />
curve ad otto delle stesse siano riportate nella loro completezza su di un unico quadrante. Tale ultima<br />
disposizione, in verità molto più frequente di quella del “nostro” quadrante, genera spesso dubbi, sopra tutto<br />
fra i non esperti della materia, sul ramo di lemniscata che deve essere utilizzato per la lettura dell’ora nelle<br />
varie stagioni.<br />
Nel rettangolo di base del quadrante si trova, oltre all’indicazione dei giorni dell’anno in cui è indifferente usare<br />
l’una o l’altra parte del quadrante (i punti di incrocio dei due rami di lemniscata e quelli delle loro congiunzioni<br />
nei solstizi di estate e di inverno), anche il nome del costruttore l’ing. Carlo Sacchi, di cui non è stato possibile<br />
ritrovare memoria storica, e la data di costruzione, il 1889,<br />
Quello che interessa qui far notare è che, sicuramente, nel 1889, la linea verticale che separa le due parti del<br />
quadrante proseguiva verso l’alto fino alla linea orizzontale, e non esisteva quindi il riquadro triangolare datato<br />
1895.<br />
Si deve ritenere infatti che a quel tempo il quadrante, ubicato in Corso di Porta Vittoria in una zona abbastanza<br />
centrale della città, intendesse in qualche modo fungere da orologio campione, magari non troppo preciso, su<br />
cui regolare ogni tanto i vari orologi meccanici portatili in possesso dei cittadini, forse non ancora precisi e<br />
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<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 47<br />
affidabili come gli attuali, o servisse comunque come indicatore dell’ora per quelli che tali orologi magari non<br />
potevano ancora permetterseli.<br />
Il tutto magari in concorrenza, si fa per dire, con i vari orologi meccanici posti su torri e campanili (gli orologi<br />
elettrici pubblici, sistemati su appositi sostegni, erano ancora di là da venire), e con i suoni delle campane a<br />
mezzogiorno, queste ultime forse azionate su indicazioni dell’Osservatorio di Brera o della meridiana a camera<br />
oscura del Duomo.<br />
A proposito di “segnali orario” del passato, andando un po’ indietro con gli anni, le cronache ricordano che,<br />
verso la fine del 1700, il passaggio del sole sulla linea meridiana a camera oscura del Duomo veniva<br />
segnalato da un alfiere che stava sul posto ad un altro di vedetta sul Palazzo della Ragione a circa 300 metri<br />
dal Duomo. Questo, a sua volta, ripeteva il segnale ad un artigliere posto con il suo pezzo sulla Torre del<br />
Filarete del Castello Sforzesco, a circa 800 metri dal Palazzo della Ragione. Un colpo di cannone annunciava<br />
quindi il mezzogiorno con sufficiente precisione a tutta la cittadinanza.<br />
Comunque a fine ottocento, ai tempi dell’ing. Sacchi, il tempo era regolato “ufficialmente” dal Regio Decreto<br />
del 22/9/1866, emanato quindi negli stessi giorni in cui, al termine della terza guerra di indipendenza e con la<br />
pace di Vienna, anche il Veneto venne riunito al Regno d’Italia (vedi l’allegato A dell’Appendice).<br />
Anche la meridiana del Sacchi segnava quindi, come molte altre costruite allora in Italia, ma ne rimangono in<br />
giro pochissime, il tempo medio di Roma, dal 1871 proclamata, al posto di Firenze, capitale d’Italia.<br />
Essa tiene cioè già conto della così detta costante locale, differenza fra il tempo vero, o medio, di Milano e<br />
Roma, funzione a sua volta della differenza di longitudine fra le due città moltiplicata per 4 minuti e pari a circa<br />
13 minuti [(12,454°-9,192°)x4’].<br />
Per inciso, sarebbe interessante sapere se sono stati costruiti e/o esistono ancora quadranti solari regolati con<br />
il tempo medio “ufficiale” di Palermo o di Cagliari, città di riferimento per i “tempi” della Sicilia e Sardegna,<br />
stabilite dal Decreto come uniche eccezioni al generale uniformarsi di tutto il resto dell’Italia al tempo di Roma.<br />
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<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 48<br />
Ma nel 1893 le cose cambiarono radicalmente, rispettivamente con i Regi Decreti del 10/8/1893 e 10/10/1893,<br />
riportati ai punti B e C dell’Appendice. Il tempo “ufficiale” divenne, questa volta in tutta Italia, “il tempo solare<br />
medio del meridiano situato a 15 gradi all’est di Greenwich che si denominerà dell’Europa Centrale”.<br />
Due anni dopo, nel 1895, probabilmente lo stesso Sacchi si preoccupò di adeguare alle nuove disposizioni il<br />
proprio quadrante, ormai superato, facendo fare ai passanti volonterosi un piccolo, ma per fortuna semplice<br />
calcolo. Aggiungendo cioè, come recita la scritta aggiuntiva del riquadro triangolare posto al centro del<br />
quadrante, 10 minuti, [(15°-12,454°)x4’], al tempo medio di Roma segnato dalla meridiana si poteva ottenere il<br />
più moderno e ufficiale tempo dell’Europa Centrale, o per noi dell’Etna dove passa il meridiano a 15 gradi<br />
all’est di Greenewich.<br />
Si tratta forse di uno dei pochissimi casi di un quadrante solare relativamente moderno che è passato indenne,<br />
o quasi, attraverso una riforma temporale dei nostri giorni, dopo i molti altri, in verità molto più lontani nel<br />
tempo, di riutilizzo, più o meno corretto, di uno stesso quadrante, e magari anche di qualche sua linea oraria,<br />
per sistemi orari diversi o in posizioni diverse da quella originaria.<br />
Rimane ancora una “curiosità”, segnalata qualche mese fa da Giovanni Paltrinieri che ha scovato una<br />
immagine del quadrante di cui abbiamo parlato sul Popolo d’Italia (giornale ufficiale del regime fascista, anche<br />
perché fondato dal “giovane” Benito Mussolini nel 1914) del 27/8/1939, anno XVII dell’era fascista, altro modo<br />
abbandonato di segnare il tempo. L’articolo, che riportiamo integralmente al punto D dell’Appendice, indica<br />
chiaramente data e motivi della scomparsa del quadrante con il clima, forse un po’ troppo rassegnato, che<br />
accompagnò la distruzione volontaria dello stesso.<br />
Abbiamo ritenuto di qualche interesse intrattenere i lettori con la storia di questo quadrante solare un po’ fuori<br />
dal normale, vissuto solo 50 anni, sopra tutto come ripasso “dal vivo” e con l’appoggio di documentazione<br />
ufficiale dell’epoca, non sempre di facile reperimento, degli avvenimenti che hanno portato al nostro attuale<br />
modo di misurare il tempo.<br />
APPENDICE<br />
DOCUMENTO A<br />
N. 3224<br />
EUGENIO<br />
PRINCIPE DI SAVOIA-CARIGNANO<br />
LUOGOTENENTE GENERALE DI S. M.<br />
VITTORIO EMANUELE II<br />
PER GRAZIA DI DIO E PER VOLONTA’ DELLA NAZIONE<br />
RE D’ITALIA<br />
In virtù dell’autorità a Noi delegata;<br />
Sulla proposta del Nostro Ministro Segretario di Stato per i Lavori pubblici;<br />
Abbiamo decretato e decretiamo:<br />
Art. 1.<br />
Il servizio dei convogli nelle ferrovie, quello dei telegrafi, delle poste, delle messaggerie e dei piroscafi postali<br />
nelle Provincie continentali del Regno d’Italia, verrà regolato col tempo medio di Roma a datare dal giorno in<br />
cui sarà attivo l’orario delle strade ferrate per la prossima stagione invernale 1866-67.<br />
Art. 2.<br />
Nelle isole di Sicilia e di Sardegna, i servizi predetti saranno regolati ad un meridiano preso sul luogo nelle<br />
rispettive città di Palermo e Cagliari.<br />
Ordiniamo che il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sia inserito nella raccolta ufficiale delle leggi e<br />
dei decreti del Regno d’Italia, mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.<br />
Dato a Firenze addì 22 settembre 1866.<br />
48
<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 49<br />
EUGENIO DI SAVOIA<br />
Registrato alla Corte dei conti addì 3 ottobre 1866.<br />
Reg. 37 Atti del Governo a C. 136. Ayres.<br />
Luogo del Sigillo. V. Il Guardasigilli BORGATI.<br />
DOCUMENTO B<br />
N. 490<br />
UMBERTO I<br />
PER GRAZIA DI DIO E PER VOLONTA’ DELLA NAZIONE<br />
RE D’ITALIA<br />
S.JACINI<br />
.<br />
Visto il regio decreto 22 settembre 1866, n. 3224;<br />
Udito il consiglio dei ministri;<br />
Sulla proposta del Nostro ministro segretario di Stato pei lavori pubblici,<br />
Abbiamo decretato e decretiamo:<br />
Art. 1.<br />
Il servizio delle strade ferrate in tutto il Regno d’Italia verrà regolato secondo il tempo solare medio del<br />
meridiano situato a 15 gradi all’Est di Greenwich, che si denominerà tempo dell’Europa centrale.<br />
Art. 2.<br />
Il computo delle ore di ciascun giorno pel servizio ferroviario verrà fatto di seguito da una mezzanotte all’altra.<br />
Art. 3.<br />
Le disposizioni precedenti entreranno in vigore nell’istante in cui, secondo il tempo specificato all’art. 1<br />
incomincerà il 1° novembre 1893, e da quell’istante cesserà di avere vigore qualunque altra disposizione<br />
contraria.<br />
Ordiniamo che il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sia inserito nella raccolta ufficiale delle leggi<br />
e dei decreti del Regno d’Italia, mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.<br />
Dato a Roma, addì 10 agosto 1893.<br />
UMBERTO<br />
Registrato alla Corte dei conti addì 23 agosto 1893.<br />
Reg. 192 Atti del Governo a f. 137. PETRECCA<br />
Luogo del Sigillo. V. Il Guardasigilli F. SANTAMARIA-NICOLINI<br />
F. GENALA<br />
(Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Regno il 31 agosto1893. n. 205)<br />
DOCUMENTO C<br />
N. 590<br />
Visto il regio decreto 22 settembre 1866, n. 3224;<br />
UMBERTO I<br />
PER GRAZIA DI DIO E PER VOLONTA’ DELLA NAZIONE<br />
RE D’ITALIA<br />
49
<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 50<br />
Visto il regio decreto 10 agosto 1893, n. 490, con il quale si è disposto che il servizio delle strade ferrate in<br />
tutto il regno si regolato secondo il tempo solare medio del meridiano situato a 15 gradi all’Est di Greenwich,<br />
che si denominerà dell’Europa Centrale, e che il computo delle ore di ciascun giorno pel servizio ferroviario sia<br />
fatto di seguito da una mezzanotte all’altra;<br />
Ritenuta la necessità di prendere disposizioni consimili pei servizi dei telegrafi, delle poste, delle messaggerie<br />
e dei piroscafi postali;<br />
Udito il consiglio dei ministri;<br />
Sulla proposta del Nostro ministro segretario di Stato per le poste e pei telegrafi;<br />
Abbiamo decretato e decretiamo:<br />
Art. 1.<br />
Il servizio dei telegrafi, delle poste, delle messaggerie e dei piroscafi postali in tutto il Regno sarà regolato da<br />
1° novembre del corrente anno secondo il tempo solare medio del meridiano situato a 15 gradi all’Est di<br />
Greenwich.<br />
Art. 2.<br />
Tranne pei telegrafi internazionali, il computo delle ore di ciascun giorno sarà fatto, per tutti i servizi predetti, di<br />
seguito da una mezzanotte all’altra.<br />
Art. 3.<br />
Le disposizioni di cui sopra entreranno in vigore nell’istante in cui, secondo il tempo precisato, incomincerà il<br />
1° novembre 1893, e da quell’istante cesserà di avere vigore qualunque altra disposizione contraria.<br />
Ordiniamo che il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sia inserito nella raccolta ufficiale delle leggi e<br />
dei decreti del Regno d’Italia, mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.<br />
Dato a Monza, addì 19 0ttobre 1893.<br />
UMBERTO<br />
Registrato alla Corte dei conti addì 27 ottobre 1893.<br />
Reg. 192 Atti del Governo a f. 77. E. ANGELOTTI<br />
Luogo del sigillo. V. Il Guardasigilli G. ARMO’.<br />
C. FINOCCHIARO APRILE<br />
(Pubblicato nella Gazzetta ufficiale del Regno il 28 ottobre 1893, n. 255)<br />
DOCUMENTO D<br />
DAL “POPOLO D’ITALIA” 27 AGOSTO 1939, XVII<br />
“Pereunt et imputantur” (passano le ore e dovrai rispondere del modo come le hai impiegate); così si potrebbe<br />
tradurre liberamente la frase latina, che abbiamo visto una volta sul quadrante di una meridiana. Passano le<br />
ore… E sono passate anche per questo “cronometro solare a tempo medio di Roma”, che l’ingegnere Carlo<br />
Sacchi ha studiato e disegnato nel 1889 sul muro di cinta, prospiciente il Corso di Porta Vittoria, dell’antica<br />
casa dei Martinitt.<br />
Con le altre costruzioni della zona, la meridiana scomparirà fra qualche giorno per fare posto al cantiere che<br />
erigerà il nuovo palazzo della Questura. Se il vecchio orologio solare avesse ancora continuato a vivere<br />
avreste visto la proiezione dell’occhio luminoso salire gradualmente col passare dei giorni, e poi ancora, in<br />
generale, cominciare a discendere, tessendo così il diagramma della vita.<br />
Ha vissuto cinquant’anni giusti, ma ormai da alcuni lustri crediamo che la meridiana servisse soltanto ai papà,<br />
che la spiegavano ai bambini quando tornavano da scuola e dal maestro avevano sentito parlare degli orologi<br />
degli antichi.<br />
Chi pensava più di regolare il suo orologio sull’ora troppo approssimativa, indicata dall’asticciola di ferro,<br />
anche se sul quadrante figurasse quella parola pomposa e sicura di cronometro? Per questo abbiamo voluto<br />
farne la fotografia: per ricordarcene almeno al momento in cui sparisce. Guardate: segna le 10,15. Con tutti gli<br />
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<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 51<br />
orologi elettrici che sono disseminati per la città, ormai la vecchia meridiana era divenuta assolutamente<br />
inutile.<br />
Ma, come di tutti coloro che se ne vanno, abbiamo voluto darle l’estremo saluto anche perché fu onesta.<br />
“Pereunt et imputantur”. Il tempo è sempre galantuomo.<br />
Dalla redazione<br />
L’amico Nando Roveda, ci ha segnalato che tra i banchetti dei libri usati in un<br />
mercatino che si tiene la prima domenica di ogni mese a Torino, ha trovato un libretto<br />
di argomento gnomonico dal titolo L’art de tracer les cadrans solaires, scritto da A.<br />
Mahistre, stampato a Parigi nel 1864 da Mallet-Bachelier, scritto ovviamente in<br />
francese e consta di una trentina di pagine.<br />
Ringraziamo Nando per la segnalazione che<br />
sicuramente giungerà gradita a quanti amano<br />
spulciare tra i polverosi banchi dei mercatini<br />
antiquari alla ricerca di “cose gnomoniche”<br />
particolari.<br />
Giuseppe Maggioni ci scrive da Cernusco<br />
Lombardone (LC), chiedendo come si fa per<br />
ricevere la nostra rivista e ci manda alcune foto<br />
della sua giovanissima attivita’ gnomonica.<br />
Ringraziamo l’amico Giuseppe, sperando che<br />
diventi un nostro fedele lettore.<br />
Le Gnomoniste della Commission des Cadrans solaires du Québec, Vol 7 <strong>n°</strong> 3<br />
Septembre 2000. Questa rivista, nella sua semplicità, è molto carina con 8 fogli<br />
stampati da ambo i lati e con immagini in b/n e colori. In questo numero si parla<br />
soprattutto di “anelli equinoziali”, del Pantheon romano e degi quadranti solari cinesi.<br />
La stessa rivista si può vedere al sito http://cadrans_solaires.scg.ulaval.ca/<br />
Il Sagittario, <strong>n°</strong> 21 – 22/2000, Anno VII, periodico del Centro Studi e Ricerche<br />
Serafino Zani, sempre interessantissimo e colmo di iniziative scientifiche e gnomoniche<br />
didattiche. In questo numero ospita molte foto relative agli strumenti gnomonici<br />
realizzati da quanti hanno partecipato al concorso “Le ombre del tempo”.<br />
Hidokei, 1, <strong>n°</strong> 2, la prima rivista della nuova Japan Sundial Society, sui cui contenuti<br />
e’ abbastanza difficile “esprimersi”, visto che è scritta totalmente nella lingua originale!<br />
Ma mi riprometto di scrivere un breve articolo per il prossimo numero sugli argomenti<br />
trattati. Ringrazio intanto Sumi Yoichi per averci fatto conoscere questa nuova rivista.<br />
Herbert Rau (Wurstmacherweg 40a D – 13158 Berlin) ci ha inviato un prezioso<br />
libretto di 67 pagine con molte immagini in b/n che è una sorta di necrologio gnomonico<br />
di Maria Koubenec (1899-1995), pubblicato dalla Regionalbibliothek Neubrandenburg<br />
nel 2000.<br />
Gianni Ferrai ci ha fatto dono del consueto ed originale foglietto gnomonico di auguri<br />
natalizi con una bella immagine di una meridiana artistica.<br />
Renzo Nordio ha realizzato un'altra bellissima cartolina di auguri natalizi,<br />
impreziosendola con un dipinto a mano.<br />
Renzo Righi, ci ha inviato l’indispensabile calenadrio gnomonico del 2001, ricchissimo<br />
di informazioni e foto. Si intitola “Segni sapienti, segni del tempo”. In evidenza le<br />
bellissime immagini degli orologi solari realizzati da Righi negli ultimi anni. Immagini di<br />
un’attività gnomonica tra le piu’ importanti in Italia, nata per passione nell’ambito dei<br />
primissimi seminari nazionali di gnomonica organizzati dalla SQS dell’UAI e portata ai<br />
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<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 52<br />
massimi livelli con impegno, determinazione. Renzo ha una vena artistica molto<br />
originale ed è sempre aperto alle innovazioni che provengono dalla vasta cultura<br />
storica della gnomonica e dagli approfondimenti scientifici. Grazie, Renzo, per le<br />
emozioni gnomoniche che sai regalarci.<br />
Trovato un antico seguace di Kircher - Karl Scwarzinger, ha gentilmente fatto dono<br />
alla redazione di un bellissimo libro di gnomonica che raccoglie anche un censimento<br />
delle meridiane di Praga. E’ stato scritto da Josef Jiràsko (nato nel 1922), Lubor Pok<br />
(1931) e Tomàs Stàrecky (1962). Consta di 198 pagine con moltissimi disegni originali<br />
per la parte teorica generale e molte immagini a colori delle meridiane di Praga (le foto<br />
di questa rubrica sono tutte tratte da questo volume). Per sei capitoli gli autori trattano<br />
dell’argomento cominciando dalle nozioni di astronomia di posizione per poi descrivere<br />
le regole fondamentali della Gnomonika. Segue quindi l’ultima parte che comprende la<br />
descrizione di 57 orologi solari di Praga e dintorni. Le belle immagini lasciano capire<br />
subito che si tratta di orologi solari che raccontano di un’antica ed elevata tradizione<br />
gnomonica che si colloca senz’altro ai primi posti in Europa. Sembra immediato il<br />
confronto con le bellissime meridiane tirolesi e della tradizione armena. Si nota<br />
fortemente, oltre che la capacità di progettazione e realizzazione da parte degli antichi<br />
gnomonisti, la spiccata ed elevata vena artistica dei dipinti. Siamo davanti alla classica<br />
gnomonica in cui l’arte ha la stessa parte della scientificità dello strumento. Una nota<br />
curiosissima che mi ha colpito subito è l’aver visto una meridiana, descritta al n. 18<br />
dell’elenco, probabilmente esistente in Prazsky Sion, che rispecchia fedelmente nel<br />
suo disegno artistico gli orologi solari che il gesuita Athanasius Kircher descrisse nel<br />
libro VI della sua Ars Magna Lucis et Umbrae, del 1936. Neanche a farlo apposta,<br />
questa meridiana fu realizzata verso la fine del 1600. Nessun dubbio, quindi,<br />
certamente l’autore era un seguace di Kircher. Penso di far cosa gradita agli<br />
appassionati, nel riportare qualche immagine di alcune di queste belle meridiane<br />
descritte in questo libro.<br />
Fig. 2 Meridiana artistica ortiva<br />
Probabilmente realizzata su un convento<br />
Fig. 1 Simpatica meridiana sul tetto di un edificio di suore carmelitane.<br />
che mostra solo l’ora 12.<br />
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<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 53<br />
Fig. 3<br />
Un altro esempio antico<br />
di meridiana, risalente al<br />
1631 in cui l’autore ha<br />
volutamente eseguito un<br />
orologio solare con due<br />
sistemi orari, babilonico<br />
ed italico, abbinati allo<br />
“zodiaco gnomonico”,<br />
cioè alle sette curve di<br />
declinazione. Nota<br />
particolare: la volontà<br />
dell’autore di isolare il<br />
tracciato orario babilonico<br />
da quello italico e dalle<br />
curve di declinazione.<br />
Voleva forse rendere più<br />
leggibile un orologio<br />
solare che sappiamo tutti<br />
essere molto intricato di<br />
linee quando ci sono<br />
questi due sistemi orari?<br />
Fig. 4<br />
Ecco il seguace di Kircher.<br />
Un disegno praticamente<br />
identico alla Botanologia<br />
sciaterica di Kircher<br />
pubblicata nel 1636. Dato il<br />
periodo cui risale questo<br />
orologio, è facile pensare<br />
che l’autore abbia voluto<br />
imitare il grande gesuita.<br />
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<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 54<br />
Fig. 5<br />
In quest’altra bella meridiana<br />
artistica, si vede un tracciato<br />
non normale sul quale<br />
qualcuno potrebbe<br />
esprimersi se riuscisse a<br />
capire cosa significa. Invito i<br />
lettori a scrivere in redazione<br />
eventualmente scoprissero<br />
di che cosa si tratta.<br />
IL SAGITTARIO, <strong>n°</strong> 25/2001- CONCORSO GNOMONICO LE OMBRE DEL TEMPO. Sempre<br />
interessantissimo questo giornale del Centro Studi e Ricerche Serafino Zani. In particolare riporta diverse<br />
notizie gnomoniche. Innanzitutto l’ultima pubblicazione di gnomonica dell’Unione Astrofili Bresciani che si<br />
intitola l’ora di fratello sole, scritto da Piero Gaggioni, dedicata alle meridiane della Valtellina e della<br />
Valchiavenna. Peccato che non si abbia a disposizione una copia per poterne fare una recensione. Si<br />
apprende, inoltre, che è in corso una nuova iniziativa in seno alle attività “Casa della Natura” del Museo di<br />
scienze naturali, che prevede la realizzazione di una “Via delle meridiane” lungo la strada ben esposta a<br />
sud che collega l’abitato di Mompiano alla polveriera. Tali meridiane sarebbero da costruirsi sulle case e<br />
villette che costeggiano la strada su iniziativa dei proprietari. Infine, la notizia dell’indizione della VII<br />
edizione del Concorso internazionale per costruttori di quadranti solari, patrocinato dall’U.A.I. e dalla<br />
Società Astronomica Italiana. Per tutte le informazioni necessarie, ci si può rivolgere all’Osservatorio<br />
Astronomico Serafino Zani, c/o Centro studi e ricerche Serafino Zani, Via Bosca 24, C.P. 104 – 25066<br />
Lumezzane (BS).<br />
Sono disponibili gli arretrati di <strong>Gnomonica</strong> dal numero 1 al numero 6 su CD<br />
rom in formato PDF Acrobat file, impaginato e curato dalla North American<br />
Sundial Society. Una copia costa £. 30.000, da inviare in contanti<br />
all’indirizzo della redazione di <strong>Gnomonica</strong> in busta chiusa e per posta<br />
prioritaria<br />
Si ricorda agli autori di articoli che intendono collaborare con questa rivista<br />
di scrivere pezzi non troppo lunghi (lunghezza media compresa tra 4-8<br />
pagine ed un massimo di 4 figure o grafici), di impaginare il testo in formato<br />
Word.doc possibilmente includendo già le immagini in formato JPEG. Sono da<br />
evitare disegni e grafici prodotti con Autocad.<br />
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<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 55<br />
DIVERTISSEMENTS:<br />
LA GNOMONICA ILLUSTRATA NELLE LETTERE CAPITALI DEL RINASCIMENTO<br />
Mario Arnaldi: Lido di Adriano - Ravenna<br />
In questo breve articolo, mi sono voluto divertire (per questo l’ho voluto intitolare divertissements) a mettere<br />
insieme alcune delle numerose lettere capitali che ho incontrato sfogliando diversi libri antichi che mi sono<br />
capitati fra le mani. La maggior parte del materiale, però, proviene da due volumi moderni americani che<br />
raccolgono molto materiale iconografico antico, e che utilizzo di solito per il mio lavoro di decoratore. Ho scelto<br />
volutamente le lettere capitali, piuttosto che gli zibaldoni dei frontespizi, perché di per sé sono veri e propri<br />
quadretti, piccole chicche, e spesso illustrazioni sintetiche di un concetto gnomonico.<br />
Fra tutte queste immagini, ne spicca una che non rappresenta un oggetto gnomonico, ma ho voluto inserirla<br />
ugualmente perché, secondo me, si tratta di un piccolo gioiello sicuramente poco conosciuto: il ritratto di<br />
Oronzio Fineo.<br />
Quadrante<br />
Un bel quadrante (orologio solare portatile<br />
contenuto in una quarta di cerchio) con linee<br />
orarie rettilinee fa da sfondo alla lettera M<br />
raffigurata in questa stampa. Sono ben visibili il<br />
filo con il piombo, e sul lato destro il calendario<br />
su cui regolare la perlina mobile.<br />
Da: "Geographia - Tabulae" di Tolomeo, pubblicato<br />
nel 1525.<br />
Due astronomi osservano il cielo con strumenti<br />
gnomonici.<br />
Uno dei due astronomi è abbigliato alla maniera<br />
orientale (forse Tolomeo) seduto alla cattedra<br />
sembra insegnare al secondo astronomo che,<br />
seduto su uno scranno davanti a lui e vestito con<br />
abiti occidentali, sembra confermare con<br />
interesse quanto gli viene insegnato. A terra,<br />
vicino la cattedra del primo vecchio, si vede una<br />
sfera armillare da mano. Dal banco pende fuori<br />
un altro strumento, forse un astrolabio, mentre il<br />
secondo vecchio osserva il cielo con un<br />
quadrante (usato al rovescio, però), sul cui dorso<br />
è visibile un probabile notturnale con la sua<br />
alidada, o un calendario lunare, come è possibile<br />
vedere in alcuni esemplari simili.<br />
Da: Almagestum Cl. Ptolemei, Petri Liechtenstein<br />
Coloniensis Germani, anno Virginei partus 1515, die<br />
10 Ja., Venetiis.<br />
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<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 56<br />
Ignudo riceve una squadra e un orologio portatile<br />
da una scimmia.<br />
Questa immagine è di difficile o certa spiegazione,<br />
perché plurimi possono essere i suoi significati. Il più<br />
immediato sembra quello dissacrante di un uomo di<br />
scarso intelletto che riceve due strumenti di<br />
conoscenza da un animale che per antonomasia si<br />
intende ignorante. Il secondo significato potrebbe<br />
essere che l’animale dopo aver cercato di<br />
scimmiottare l’uomo, restituisce a quest’ultimo gli<br />
strumenti del suo sapere. Una variante potrebbe<br />
essere che la scimmia li sta rubando all’uomo. Per<br />
ultimo, la scimmia raffigura Ermete Trismegisto (il dio<br />
Thot egizio) che passa all’uomo mortale alcuni<br />
strumenti di conoscenza.<br />
Da: Handbook of Renaissance Ornament, Dover ed.,<br />
ISBN 0-486-21998-4<br />
Orologio solare cilindrico<br />
portatile.<br />
All’interno di questa bella Q è stato disegnato un bel<br />
esemplare di orologio solare portatile cilindrico,<br />
cosiddetto “orologio del pastore”. i<br />
Questo tipo di orologio portatile era molto in uso fin<br />
dall’antichità, ed è stato certamente uno dei più<br />
riprodotti fino ai nostri giorni. ii<br />
Da: "Geographia - Tabulae" di Tolomeo, pubblicato<br />
nel 1525.<br />
Ritratto di Oronzio Fineo.<br />
Oronzio Fineo noto per essere stato uno dei maggiori<br />
gnomonisti del rinascimento e per aver descritto la<br />
Navicula de Venetiis, è stato raffigurato qui in un<br />
medaglione all’interno della lettera iniziale del suo<br />
nome.<br />
Da: Handbook of Renaissance Ornament, Dover ed.,<br />
ISBN 0-486-21998-4<br />
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<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 57<br />
Doppio orologio solare verticale, non<br />
declinante, con calendario.<br />
Sul campo di fondo a questa lettera capitale che<br />
assomiglia molto al mio monogramma è raffigurato un<br />
doppio orologio solare verticale. Il primo in alto, a ore<br />
oltramontane talvolta chiamate erroneamente<br />
astronomiche, mentre in basso l’orologio è ad ore<br />
temporali, con tanto di curve mensili e segni zodiacali.<br />
Da: "Geographia - Tabulae" di Tolomeo, pubblicato<br />
nel 1525.<br />
Orologio solare verticale non declinante.<br />
Un semplice orologio solare verticale ad ore oltramontane è<br />
racchiuso dentro a questa C. La forma di questo orologio è<br />
molto simile a quella incisa negli avori di Norimberga.<br />
Da: "Geographia - Tabulae" di Tolomeo, pubblicato nel 1525.<br />
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<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 58<br />
Astrologo.<br />
Astrologo impegnato in calcoli sul globo.<br />
Alle sue spalle uno strano strumento, si tratta di un<br />
cilindro cavo con i simboli dei sette pianeti ovvero<br />
giorni della settimana, disposti dal basso verso l’alto<br />
come era il loro antico ordine, cioè: Luna, Mercurio,<br />
Venere, Sole, Marte, Giove e Saturno. In alto si vede<br />
un anello decentrato che sembra portare i simboli<br />
zodiacali.<br />
Probabilmente, ruotando lungo la circonferenza del<br />
cilindro, si poteva leggere il dominio di ogni pianeta<br />
sulle ore del giorno. iii<br />
Da: Handbook of Renaissance Ornament, Dover ed.,<br />
ISBN 0-486-21998-4<br />
Gnomonisti presso un gruppo di orologi<br />
solari monumentali.<br />
Due gnomonisti stanno probabilmente controllando i<br />
loro grafici e calcoli, per mezzo dell’osservazione<br />
diretta su un gruppo di orologi solari scolpiti in un<br />
monolite. Sono visibili, un orologio verticale declinante<br />
90° Ovest (sulla faccia opposta è certamente<br />
collocato il suo gemello rivolto ad Est), un orologio<br />
solare verticale non declinante collegato con lo<br />
gnomone a vela ad un altro orizzontale e circolare, nel<br />
taglio diagonale dovrebbe esserci un orologio polare,<br />
mentre sulla sommità è visibile un orologio solare<br />
sferico a terminatore d’ombra (la posizione dei cerchi<br />
solstiziali è errata).<br />
Da: Handbook of Renaissance Ornament, Dover ed.,<br />
ISBN 0-486-21998-4<br />
Osservazione stereografica del cosmo.<br />
L’immagine sembra voler mostrare graficamente la<br />
teoria della proiezione stereografica della sfera<br />
celeste, usata soprattutto nella costruzione di<br />
astrolabi.<br />
Ai due fianchi della lettera H altri due astronomi,<br />
invece, osservano la volta celeste con l’uso di due<br />
particolari quadranti.<br />
Da: Handbook of Renaissance Ornament, Dover ed.,<br />
ISBN 0-486-21998-4<br />
58
Mario Arnaldi<br />
marnaldi@libero.it<br />
<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 59<br />
Allegoria del tempo.<br />
Allegoria del tempo inserita nella lettera V, facente<br />
parte di una serie di lettere capitali del sec. XVI o XVII.<br />
L’autore ha voluto mostrare l’evoluzione del computo<br />
orario nei secoli. Nell’immagine si possono distinguere<br />
facilmente i vari simboli del tempo che passa<br />
inesorabile: una clessidra a sabbia, uno scappamento<br />
a foliot, e un orologio solare, rappresentano il modo<br />
degli antichi mentre la mostra di un orologio<br />
meccanico con le dodici ore e, al centro, i quattro<br />
quarti d’ora, rappresenta probabilmente il metodo<br />
moderno.<br />
È interessante notare come l’incisore non abbia<br />
saputo segnare correttamente le ore sulla fascia<br />
dell’orologio solare, probabilmente questa sua<br />
ignoranza in materia è anche la causa della presenza<br />
del foliot sopra la clessidra.<br />
Da: Bizarre & ornamental Alphabets, edited by Carol<br />
Belanger Grafton, Dover Publ. Inc., New York, ISBN<br />
0-486-24105-X<br />
i Secondo alcuni autori questo orologio viene chiamato “del pastore” perché utilizzato grandemente dai pastori dei<br />
Pirenei. Secondo me, questo fatto è ancora da provare, prima di tutto perché, nel passato, ne è documentato un grande<br />
utilizzo da tutti gli strati sociali, e poi perché la sua origine non sembra affatto pirenaica. Credo, piuttosto, che<br />
l’attributo gli sia stato conferito, molto probabilmente, nel secolo XV, quando in un libro d’Ore stampato a Parigi da<br />
Philippe Pigochet in un’illustrazione della Natività appare un pastore con un orologio cilindrico in mano. Mai prima di<br />
allora, infatti, questo tipo di orologio portatile si era chiamato così, in tutti i manoscritti medievali che ne trattano l’uso e<br />
la costruzione si chiama “Horologium viatorum” cioè, orologio del viandante.<br />
ii Mario Arnaldi – Karlheinz Schaldach,<br />
iii Ringrazio Alessandro Gunella per avermi suggerito questa probabilissima ipotesi, tuttavia sarei curioso di sapere se<br />
qualcuno dei lettori ha un’idea diversa su questo strano oggetto.<br />
59
<strong>Gnomonica</strong>, Bollettino della Sezione Quadranti Solari, U.A.I. – <strong>n°</strong> 8 Gennaio 2001 – pag. 60<br />
Una pagina tratta da Gnomonices Libri Octo di C. Clavio del 1581<br />
(collezione <strong>Severino</strong>)<br />
60