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Ten. col. Enrico Mazzoli<br />
MAGGIO 1976 - MAGGIO 2006<br />
I VIGILI URBANI DI TRIESTE<br />
IN AIUTO AL FRIULI TERREMOTATO
L’idea <strong>di</strong> realizzare una pubblicazione che ricor<strong>di</strong> –<br />
a trent’anni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza - l’intervento dei vigili urbani<br />
<strong>di</strong> <strong>Trieste</strong> in aiuto alle popolazioni del Friuli colpite<br />
dal sisma del maggio 1976 mi è stata suggerita<br />
dall’amico Michele Grison, nipote dell’allora<br />
comandante del Corpo. Al comandante Riccardo<br />
Grison, pertanto, e a tutti coloro che parteciparono<br />
a quell’impresa umanitaria, de<strong>di</strong>co questo mio<br />
lavoro.<br />
L’autore<br />
1
PRESENTAZIONE<br />
DEL SINDACO DI TRIESTE<br />
Sono trascorsi ormai trent’anni dalla sera del 6 maggio del 1976, quando sulla<br />
nostra Regione, ed in particolare sul Friuli Orientale, s’abbatté un terremoto dagli effetti<br />
devastanti.<br />
Le conseguenze del sisma furono certamente tragiche ma, come spesso accade in<br />
questi casi, il dramma fece emergere ciò che <strong>di</strong> meglio è racchiuso nell’animo dell’uomo, in<br />
primo luogo il senso della solidarietà.<br />
<strong>Trieste</strong>, da sempre vicina non solo per questioni geografiche, ma anche <strong>di</strong><br />
consanguineità, con le popolazioni del vicino Friuli, visse quel dramma veramente come<br />
proprio partecipando coralmente alla gara <strong>di</strong> solidarietà, che sin dall’indomani del sisma<br />
s’aprì in aiuto dei terremotati.<br />
Elencare tutti gli interventi – alcuni promossi da enti pubblici, altri organizzati da<br />
semplici privati – che dal capoluogo giuliano s’in<strong>di</strong>rizzarono verso le zone colpite dal sisma<br />
sarebbe quasi impossibile anche perché molti <strong>di</strong> questi, sebbene in alcuni casi <strong>di</strong> notevole<br />
rilevanza, si svolsero quasi nell’anonimato, lontano dalla facile pubblicità.<br />
Uno <strong>di</strong> tali interventi viene ora riportato alla luce grazie alla presente pubblicazione,<br />
promossa dal Comando della Polizia Municipale <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong>, che ultimamente sta<br />
meritoriamente adoperandosi in una vasta operazione <strong>di</strong> rivisitazione della storia più che<br />
centenaria dell’Istituzione, sottraendola alla nebbia del tempo che ormai l’aveva quasi<br />
cancellata.<br />
Questa pubblicazione ricostruisce così in modo esaustivo la storia dell’intervento<br />
dei vigili urbani triestini in soccorso dei terremotati del Friuli, intervento che si rivelò <strong>di</strong><br />
vitale importanza per tutta la macchina dei soccorsi, perché fu proprio grazie all’efficiente<br />
servizio <strong>di</strong> viabilità organizzato dai nostri ragazzi, soprattutto lungo quella vera e propria<br />
“arteria giugulare “ rappresentata dalla Statale n. 13 - Pontebbana, che questa poté muoversi<br />
fluidamente senza il rischio d’incepparsi.<br />
E’ con vivo piacere, quin<strong>di</strong>, che ora invito quanti lo vorranno a leggere questo<br />
scritto, che facendo onore al Corpo della polizia municipale fa onore al Comune <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong><br />
intero, anche perché non manca <strong>di</strong> far cenno pure <strong>di</strong> altri interventi nella zona del <strong>di</strong>sastrocome<br />
quello delle assistenti sanitarie, degli operatori dello stabilimento <strong>di</strong> <strong>di</strong>sinfezione e dei<br />
tecnici comunali – che mi auguro possano un giorno avere pure essi l’onore <strong>di</strong> una loro<br />
storia scritta.<br />
3<br />
ROBERTO DIPIAZZA<br />
Sindaco <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong>
PRESENTAZIONE<br />
DEL COMANDANTE DEL CORPO DELLA POLIZIA MUNICIPALE<br />
DI TRIESTE<br />
Trent’anni fa, quando la terra del Friuli tremò portando lutti e <strong>di</strong>struzione, quasi<br />
tutti gli appartenenti al Corpo dei Vigili Urbani (ora Corpo della Polizia Municipale) <strong>di</strong><br />
<strong>Trieste</strong> si offrirono volontari per andare ad aiutare i cugini friulani, così duramente colpiti.<br />
La missione <strong>di</strong> allora, consistente soprattutto nell’organizzazione <strong>di</strong> un efficiente<br />
servizio <strong>di</strong> viabilità che permettesse alla macchina dei soccorsi <strong>di</strong> funzionare lungo una rete<br />
viaria <strong>di</strong>sastrata, non costituisce però un’eccezione nella storia del Corpo perché altre<br />
volte, quando ce ne fu bisogno, i vigili triestini s’impegnarono nel soccorso delle popolazioni<br />
colpite da <strong>di</strong>sastri: così fu per l’alluvione del Polesine nel 1951; così fu per le numerose<br />
volte in cui <strong>Trieste</strong> fu investita da eccezionali tormente <strong>di</strong> neve o nubifragi e così fu quando,<br />
nell’agosto del 1972, un attentato terroristico colpì i depositi <strong>di</strong> petrolio della SIOT.<br />
Certamente nessuno <strong>di</strong> questi ulteriori impegni raggiunse la <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> quello<br />
profuso in Friuli, concentratosi proprio in quella zona tra Gemona e Osoppo dove il terremoto<br />
colpì con gli effetti più devastanti, cosa che rese la missione molto pesante non soltanto<br />
sotto l’aspetto fisico, ma anche sotto quello psicologico.<br />
L’intervento, in detto caso, non fu episo<strong>di</strong>co ma si protrasse nel tempo, ad<strong>di</strong>rittura<br />
per mesi, e i vigili vi aderirono andando a lavorare dall’alba al tramonto, spesso dormendo<br />
sul posto in scomode tende <strong>di</strong> fortuna, senza chiedere niente in cambio.<br />
Questa vicenda, che pure è la più luminosa della storia <strong>di</strong> un Corpo che conta<br />
ormai quasi 150 anni, stava ormai per cadere nell’oblio dal momento che tutti i suoi<br />
protagonisti sono ormai in meritata quiescenza o stanno per andarci e molti <strong>di</strong> essi –<br />
purtroppo – sono nel frattempo pure “andati avanti”.<br />
E’ bene, allora, che questa storia sia stata finalmente scritta così da poterla<br />
tramandare alle future generazioni <strong>di</strong> operatori <strong>di</strong> polizia municipale, che certamente sapranno<br />
trarne spunto per il loro giornaliero operato al servizio della collettività.<br />
SERGIO ABBATE<br />
Comandante del Corpo<br />
della Polizia Municipale <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong>
SALUTO DI PLINIO SCARSINI,<br />
COMANDANTE DELLA POLIZIA MUNICIPALE DI GEMONA<br />
ALL’EPOCA DEL SISMA.<br />
Encomiabile questo lavoro del dott. Enrico Mazzoli, tenente colonnello del Corpo<br />
della Polizia Municipale <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong>, volto a ricordare l’opera meritoria <strong>di</strong> soccorso e<br />
assistenza alla popolazione terremotata <strong>di</strong> Gemona nel 1976, in stretta collaborazione con<br />
i colleghi locali a loro volta <strong>di</strong>rettamente colpiti anche negli affetti oltre che nel fisico e nei<br />
beni.<br />
L’aiuto fornito giornalmente e per mesi si è estrinsecato anche in una vera e propria<br />
collaborazione nel servizio propriamente istituzionale, con grande professionalità e de<strong>di</strong>zione,<br />
e con supporto che oserei definire anche psicologico nei nostri confronti.<br />
Molti sono i nomi e le figure dei colleghi triestini che ricordo con infinita gratitu<strong>di</strong>ne;<br />
non li nomino, per non incorrere in <strong>di</strong>menticanze che sarebbero spiacevoli per gli interessati<br />
e soprattutto per me.<br />
Ritengo che il merito unico dei Vigili Urbani <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong>, rispetto a quello pure degno<br />
<strong>di</strong> nota <strong>di</strong> altri Corpi che pare abbiano operato nel nostro territorio, sia stato quello <strong>di</strong><br />
essersi posti a <strong>di</strong>sposizione del Corpo locale che certamente era in grado <strong>di</strong> meglio utilizzare<br />
la loro presenza per motivi evidenti a tutti.<br />
Fra i tanti episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> rimarchevole umanità e collaborazione, ricordo sempre quello<br />
avvenuto nel settembre 1976. Subito dopo le gravi scosse, nelle prime ore del mattino,<br />
arrivavo all’ufficio del nostro Comando nella sede allestita provvisoriamente a Ospedaletto<br />
e vi trovavo già presenti due colleghi triestini che, saputo del nuovo e grave evento sismico,<br />
avevano raggiunto Gemona partendo dalla loro città alla fine del proprio turno <strong>di</strong> servizio<br />
notturno.<br />
A ragione si <strong>di</strong>ce che <strong>Trieste</strong> è nel cuore <strong>di</strong> tutti gli italiani; nel mio cuore e in quello<br />
<strong>di</strong> tutti i miei collaboratori dell’epoca vi è la memoria riconoscente per i magnifici Vigili<br />
Urbani <strong>di</strong> quella carissima Città.<br />
Gemona, maggio 2006<br />
PLINIO SCARSINI<br />
Comandante della Polizia Municipale <strong>di</strong> Gemona<br />
dal 1964 al 1994<br />
2
6 MAGGIO 1976, ORE 21<br />
Ore 21 del 6 maggio 1976. Il vigile urbano scelto Gianfranco Macoratti aveva appena<br />
terminato il servizio <strong>di</strong> pattuglia svolto assieme al collega Ilario Cernaz quando, mentre si<br />
trovava all’interno della palazzina del Reparto Motorizzato <strong>di</strong> Viale Miramare un improvviso<br />
rumore, simile a quello prodotto da un autocarro lanciato a forte velocità e accompagnato<br />
dal crescente tremore <strong>di</strong> tutto l’e<strong>di</strong>ficio, lo fece sobbalzare. Conoscendo le insi<strong>di</strong>ose curve<br />
che in quel tratto interessano Viale Miramare, si chiese come quell’incosciente <strong>di</strong> autista<br />
avrebbe potuto affrontarle a una simile velocità senza rovesciarsi, ma il temuto schianto<br />
non avvenne. Tranquillizzatosi dal silenzio subentrato dopo qualche decina <strong>di</strong> secon<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
trambusto, salì sulla sua autovettura per rientrare a casa. Percorrendo il Viale Miramare in<br />
<strong>di</strong>rezione del centro egli ebbe modo <strong>di</strong> osservare, senza intuirne il motivo, un gran numero<br />
<strong>di</strong> persone che si muovevano spaesate, e che sembravano essere appena uscite in tutta<br />
fretta dalle rispettive case. Giunto il Piazza Libertà fece appena in tempo a scansare alcuni<br />
calcinacci che ingombravano la carreggiata, e a questo punto si fermò. Anche qui numerose<br />
persone - all’apparenza interi nuclei familiari - stavano convergendo verso il centro della<br />
piazza, l’espressione del viso tesa e preoccupata. Avvicinatosi a un passante apprese, da<br />
questi, che c’era stato un terremoto.<br />
U<strong>di</strong>to un tanto Macoratti risalì in macchina e tornò <strong>di</strong>filato al Reparto, dove per prima cosa<br />
telefonò ai familiari apprendendo che tutti stavan bene. Poi, vista la situazione d’emergenza,<br />
chiamò il Centro Ra<strong>di</strong>o mettendosi a <strong>di</strong>sposizione del sottufficiale della pattuglia notturna<br />
Giancarlo Malaguti. Intanto era accorso al Reparto pure un altro vigile e, con questo,<br />
costituì una seconda pattuglia che iniziò a perlustrare la città.<br />
Ovunque, ai vigili si presentarono le stesse scene: capannelli <strong>di</strong> persone che li attorniavano<br />
chiedendo loro notizie in merito a quanto era accaduto; gente affacciata alle finestre, piazze<br />
che sembravano trasformarsi in dei bivacchi. Era chiaro che tutta la città era in ansia, e che<br />
quella notte ben pochi avrebbero dormito.<br />
1
Ad alimentare il clima <strong>di</strong> angoscia contribuivano le sirene delle autoambulanze della Croce<br />
Rossa, che sfrecciando rompevano il silenzio della notte. Al verificarsi della scossa <strong>di</strong><br />
terremoto molte persone, infatti, erano state colte da un malore e – purtroppo – si dovrà<br />
registrare anche un decesso. Oltre a ciò, a una certa ora s’era sparsa la notizia che alle<br />
22.30 un’intera colonna <strong>di</strong> mezzi dei pompieri era stata vista uscire in emergenza dalla<br />
caserma <strong>di</strong> Largo Nicolini e, <strong>di</strong> conseguenza, era iniziata a circolare la voce che da qualche<br />
parte delle case erano crollate.<br />
Dopo un paio d’ore <strong>di</strong> perlustrazione, però, ai vigili un’unica cosa apparve fortunatamente<br />
certa: in ambito locale i danni del terremoto sembravano limitarsi al <strong>di</strong>stacco spora<strong>di</strong>co <strong>di</strong><br />
intonaci ed altri elementi esterni degli e<strong>di</strong>fici, senza che si registrassero dei crolli. L’unico<br />
danno <strong>di</strong> rilievo sembrava averlo subito la chiesa <strong>di</strong> S. Antonio Nuovo, dove una delle<br />
statue dei santi sovrastanti la facciata principale – per l’esattezza quella <strong>di</strong> San Servolo -<br />
era precipitata schiantandosi sui gra<strong>di</strong>ni sottostanti.<br />
Nonostante ciò, nel cuore della notte il traffico veicolare iniziò a farsi molto intenso,<br />
richiedendo l’intervento dei vigili: la paura <strong>di</strong> una nuova scossa stavolta devastante era<br />
tanta, che in molti avevano deciso <strong>di</strong> abbandonare in tutta fretta la città.<br />
Dal momento della scossa in poi, e così per tutta la nottata, pure gli operatori del Centro<br />
Ra<strong>di</strong>o del Corpo ebbero il loro daffare, subissati dalle chiamate <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni allarmati che<br />
chiedevano notizie. Dall’Istituto Talassografico e da altre istituzioni iniziavano intanto a<br />
pervenire le prime frammentarie informazioni in merito ad una violentissima scossa <strong>di</strong><br />
terremoto che avrebbe colpito l’alto Friuli, da dove alcuni concitati ra<strong>di</strong>oamatori - tutte le<br />
linee telefoniche della zona risultavano interrotte – chiedevano aiuto e parlavano <strong>di</strong> interi<br />
e<strong>di</strong>fici che erano crollati<br />
C’era adesso da aspettarsi – avvertirono gli operatori del Talassografico – che alla scossa<br />
principale seguissero le immancabili scosse <strong>di</strong> assestamento e quin<strong>di</strong>, oltre a tranquillizzare<br />
la popolazione, i vigili urbani erano pregati <strong>di</strong> invitare quanti si trovavano all’aperto <strong>di</strong><br />
portarsi negli spazi più ampi, come il centro delle piazze. Le due pattuglie dei vigili si<br />
impegnarono così nella loro opera <strong>di</strong> assistenza ai citta<strong>di</strong>ni fino a mezzanotte, quando<br />
furono sostituite da altri colleghi nel frattempo messisi a <strong>di</strong>sposizione.<br />
Titolo a tutta pagina de “Il Piccolo” del 7 maggio 1976<br />
2
SCATTA LA SOLIDARIETA’<br />
Dopo una notte insonne, nel corso della mattinata del 7 maggio ra<strong>di</strong>o e televisione iniziarono<br />
a trasmettere le notizie che offrivano un primo quadro del fortissimo terremoto – attorno al<br />
decimo grado della scala Mercalli - che ora si sapeva aver colpito il Friuli pedemontano. I<br />
primi soccorritori giunti sul posto riferivano <strong>di</strong> intere citta<strong>di</strong>ne ridotte a un cumulo <strong>di</strong> macerie,<br />
<strong>di</strong> valli rimaste isolate dalle frane, <strong>di</strong> superstiti che vagavano smarriti…in poche parole, <strong>di</strong><br />
un immane cataclisma il cui epicentro sembrava collocarsi tra Gemona, Venzone e Osoppo.<br />
A <strong>Trieste</strong>, così come in quasi tutte le città d’Italia, si mise imme<strong>di</strong>atamente in moto la<br />
macchina della solidarietà. Rispondendo a un appello del Sindaco Marcello Spaccini,<br />
numerose <strong>di</strong>tte e semplici citta<strong>di</strong>ni iniziarono a consegnare nelle se<strong>di</strong> delle Consulte,<br />
trasformate in improvvisati centri <strong>di</strong> raccolta, generi <strong>di</strong> vestiario, coperte, derrate alimentari<br />
e versamenti in denaro, in una gara <strong>di</strong> generosità che si rivelerà superiore ad ogni aspettativa.<br />
L’Amministrazione comunale spedì imme<strong>di</strong>atamente sul posto due autobotti per il trasporto<br />
dell’acqua potabile, un’autoscala <strong>di</strong> 20 metri, ba<strong>di</strong>li, vanghe, decine <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> sacchi in<br />
plastica e materiale vario, mentre una decina <strong>di</strong> assistenti sanitarie e alcuni operatori dello<br />
stabilimento <strong>di</strong> <strong>di</strong>sinfezione furono imme<strong>di</strong>atamente inviati nelle zone terremotate, dopo<br />
essere stati riforniti <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> siringhe a perdere ed altro materiale sanitario. Un ulteriore<br />
centinaio <strong>di</strong> tecnici comunali veniva nel frattempo vaccinato, in previsione <strong>di</strong> un suo prossimo<br />
impiego in Friuli. Oltre a ciò, su alcuni camion fu sistemato il carico più triste, consistente in<br />
ben 300 bare.<br />
Presi anch’essi dal desiderio <strong>di</strong> aiutare i cugini friulani, per tutto il 7 maggio i vigili urbani <strong>di</strong><br />
<strong>Trieste</strong> non fecero che <strong>di</strong>scutere sul da farsi. Alcuni proponevano <strong>di</strong> raccogliere fon<strong>di</strong> e<br />
generi <strong>di</strong> conforto da inviare alle popolazioni sinistrate, altri ancora – come il vigile scelto<br />
Giuseppe Alleruzzo – nell’attesa <strong>di</strong> <strong>di</strong>sposizioni sul da farsi decidevano, per intanto, <strong>di</strong><br />
recarsi autonomamente a donare il sangue per quanti certamente ne avevano bisogno. I<br />
più erano dell’idea <strong>di</strong> organizzare una spe<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> soccorso, al limite - se questa non<br />
fosse stata promossa dal Comando - usufruendo delle proprie ferie.<br />
Iniziò così a circolare una prima lista <strong>di</strong> volontari, che il capo della Sezione Servizi - l’ufficiale<br />
ispettore Franco D’Ambrosi - raccolse e trasmise al comandante del Corpo Riccardo<br />
Grison, specificando che i sottoscrittori della stessa – stando al vice briga<strong>di</strong>ere Gualtiero<br />
Vescovo, fattosi portavoce <strong>di</strong> questi ultimi - chiedevano <strong>di</strong> essere inviati in Friuli senza<br />
pretesa <strong>di</strong> pagamento <strong>di</strong> ore straor<strong>di</strong>narie o indennità <strong>di</strong> missione e usufruendo – se possibile<br />
- <strong>di</strong> mezzi <strong>di</strong> trasporto messigli a <strong>di</strong>sposizione dal Comune. Qualora ciò gli fosse stato<br />
L’ex comandante Riccardo Grison<br />
(archivio Michele Grison)<br />
3
negato – gli aveva specificato il Vescovo – essi erano intenzionati a partire autonomamente,<br />
pregando in questo caso <strong>di</strong> essere posti in congedo or<strong>di</strong>nario.<br />
Informato <strong>di</strong> un tanto, Grison ne parlò con l’assessore alla Polizia Urbana Pino Bartoli e i<br />
due a sua volta ne parlarono con il Sindaco Spaccini il quale, recatosi a U<strong>di</strong>ne in segno <strong>di</strong><br />
solidarietà, aveva appena offerto al Comitato coor<strong>di</strong>natore dei soccorsi costituitosi nel<br />
capoluogo friulano il pieno appoggio dell’Amministrazione comunale alle iniziative <strong>di</strong> aiuto<br />
che si andavano programmando. I due, pertanto, si misero in contatto con il Comitato,<br />
mettendogli a <strong>di</strong>sposizione i propri vigili.<br />
A U<strong>di</strong>ne, <strong>di</strong>venuta così la “capitale del terremoto”, si stentava però a coor<strong>di</strong>nare con<br />
efficienza la macchina dei soccorsi, dal momento che <strong>di</strong> molte delle località colpite dal<br />
sisma si continuava a sapere poco o nulla. Neppure <strong>di</strong> quanto era accaduto a Gemona,<br />
che pure era una citta<strong>di</strong>na <strong>di</strong> 12.000 abitanti si sapeva molto, per cui il capitano Moscatelli,<br />
comandante dei vigili urbani <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne, aveva deciso <strong>di</strong> inviarvi un proprio vigile, al fine <strong>di</strong><br />
verificare ciò che era accaduto. Rientrato che fu dal suo giro <strong>di</strong> ricognizione, questi aveva<br />
riferito sconvolto ciò che aveva visto, compreso il caos <strong>di</strong> veicoli riscontrato lungo la<br />
Statale che da U<strong>di</strong>ne porta a Gemona, con le colonne <strong>di</strong> esercito e pompieri immobilizzate<br />
in mezzo a un traffico non più sotto controllo. Quel che innanzitutto la gente del luogo<br />
chiedeva, <strong>di</strong>sse, era la presenza <strong>di</strong> una qualche autorità che riportasse l’or<strong>di</strong>ne.<br />
Era evidente, a questo punto, che la prima cosa da farsi era quella <strong>di</strong> organizzare lungo le<br />
strade della zona terremotata un efficiente servizio <strong>di</strong> viabilità, così da permettere il<br />
funzionamento della macchina dei<br />
soccorsi che altrimenti rischiava<br />
d’incepparsi. Di inviare sul posto i<br />
vigili urbani <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne non era neanche<br />
il caso <strong>di</strong> parlarne, dal momento che<br />
questi già stentavano a mantenere<br />
sotto controllo la situazione a casa<br />
loro, dove il terremoto aveva causato<br />
molti danni. Scattava così la<br />
richiesta, inoltrata al Comitato<br />
coor<strong>di</strong>natore dei soccorsi, <strong>di</strong> invio<br />
imme<strong>di</strong>ato nel gemonese <strong>di</strong> vigili<br />
urbani da reperirsi in qualche altra<br />
città, richiesta che andò a coincidere<br />
con l’offerta <strong>di</strong> aiuto proposta al<br />
Comitato stesso dall’assessore<br />
Bartoli e dal comandante Grison.<br />
Il vicecomandante Luigi Corra<strong>di</strong>ni, a Gemona<br />
(archivio Fiorella Corra<strong>di</strong>ni - Iurcev)<br />
I PREPARATIVI DELL’INTERVENTO<br />
Nel tardo pomeriggio <strong>di</strong> sabato 8 maggio, numerosi vigili s’erano riuniti presso l’Autoparco<br />
<strong>di</strong> Viale Miramare per decidere il da farsi. Ignari <strong>di</strong> quanto stava maturando in merito alla<br />
loro richiesta <strong>di</strong> impiego in Friuli stavano già accordarsi per partire autonomamente per le<br />
zone terremotate la mattina dopo quando, inaspettata, giunse una telefonata proveniente<br />
4
dal Comando con la quale venivano invitati a presentarsi, alle ore 21.30 <strong>di</strong> quella sera<br />
stessa, presso l’ufficio del vice comandante Luigi Corra<strong>di</strong>ni.<br />
All’ora convenuta il gruppo dei vigili fu accolto da Corra<strong>di</strong>ni il quale, senza molti preamboli,<br />
chiese loro quali mansioni avrebbero voluto espletare una volta giunti nella zona colpita dal<br />
sisma. Le risposte furono molteplici e spaziavano dallo scavo tra le macerie alla <strong>di</strong>stribuzione<br />
dei viveri ai sopravvissuti, ma Corra<strong>di</strong>ni tagliò corto replicando che dei professionisti potevano<br />
offrire un apporto costruttivo soltanto nel campo della loro professionalità che, nel caso,<br />
consisteva nei servizi <strong>di</strong> viabilità. Detto questo, invitò quanti s’offrivano volontari a presentarsi<br />
alle ore 4 in punto del mattino successivo presso l’Autoparco. Per tutto il periodo della<br />
missione essi sarebbero stati considerati in servizio, senza pagamento <strong>di</strong> ore straor<strong>di</strong>narie<br />
o indennità <strong>di</strong> missione. La permanenza nella zona operativa sarebbe stata <strong>di</strong> più giorni, ma<br />
per il momento ognuno doveva munirsi unicamente <strong>di</strong> berretto, copriberretto impermeabile,<br />
manicotti bianchi, stivali in gomma, camicia, cravatta, maglione per i servizi notturni e qualcosa<br />
<strong>di</strong> ricambio. Per il resto – concluse Corra<strong>di</strong>ni - si sarebbe provveduto poi.<br />
A <strong>di</strong>re il vero, per tale missione mancava persino l’atto autorizzativo della Giunta Municipale<br />
ma Grison, valutata l’urgenza dell’intervento, coraggiosamente aveva <strong>di</strong>sposto l’invio<br />
imme<strong>di</strong>ato dei suoi uomini in Friuli, assumendosi la responsabilità <strong>di</strong> tale decisione. Per un<br />
provve<strong>di</strong>mento autorizzativo in sanatoria – aveva pensato– c’era sempre tempo.<br />
Erano le 11 <strong>di</strong> sera quando, con una telefonata, Corra<strong>di</strong>ni buttò giù dal letto il briga<strong>di</strong>ere<br />
Mario Vesnaver, or<strong>di</strong>nandogli <strong>di</strong> presentarsi imme<strong>di</strong>atamente al Comando. Qui giunto,<br />
quest’ultimo fu incaricato <strong>di</strong> telefonare a tutti i vigili iscritti nelle liste dei volontari che non<br />
erano stati presenti alla riunione, dando loro le istruzioni per la partenza prevista <strong>di</strong> lì a<br />
qualche ora.<br />
Mentre al Comando prendeva forma la missione <strong>di</strong> soccorso, due vigili del Reparto<br />
Motorizzato - il vice briga<strong>di</strong>ere Giancarlo Malaguti e il vigile urbano Paolo Pitacco - si<br />
trovavano con le loro moto Guzzi al valico italo-jugoslavo <strong>di</strong> Rabuiese, in attesa dell’arrivo<br />
<strong>di</strong> alcuni tecnici della vicina Repubblica che avrebbero dovuto scortare fino a U<strong>di</strong>ne.<br />
L’appuntamento era fissato per le 20.30, ma soltanto due ore dopo un trafelato funzionario<br />
jugoslavo era giunto ad avvisarli che l’incontro era stato rinviato all’una della notte, dal<br />
momento che i tecnici in questione dovevano ancora reperire alcune sofisticate<br />
apparecchiature, da utilizzarsi nella ricerca delle persone rimaste sepolte sotto le macerie.<br />
Pure all’ora del nuovo appuntamento i due vigili dovettero mettersi in attesa e quando,<br />
finalmente, i tecnici jugoslavi giunsero sul posto, questi erano a bordo <strong>di</strong> un pulmino<br />
sovraccarico. I vigili dovettero allora rientrare al Reparto e cambiare le moto con<br />
un’autovettura <strong>di</strong> servizio, sulla quale ospitare uno degli jugoslavi che sul pulmino non<br />
riusciva a starci Così, tra una cosa e l’altra, i due giunsero a U<strong>di</strong>ne appena alle tre <strong>di</strong> notte,<br />
giusto in tempo per lasciare gli jugoslavi nel luogo stabilito e tornare in tutta fretta a <strong>Trieste</strong>,<br />
dal momento che Malaguti faceva parte del gruppo <strong>di</strong> volontari che alle ore 4.00 partiva<br />
per Gemona.<br />
MISSIONE A GEMONA<br />
Alle ore 4.14 <strong>di</strong> domenica 9 maggio una colonna composta da quattro autovetture, tre<br />
autofurgoni e due moto Guzzi, sulla quale avevano preso posto il vice comandante Luigi<br />
5
Corra<strong>di</strong>ni, 5 sottufficiali e 31 vigili, lasciava nel cuore della notte l’Autoparco <strong>di</strong> viale<br />
Miramare, <strong>di</strong>rigendosi verso U<strong>di</strong>ne.<br />
Lungo la Statale “Pontebbana”, verso Gemona<br />
(archivio Clau<strong>di</strong>o Quadrelli)<br />
Quasi contemporaneamente partivano per quest’ultima località tre autocarri, condotti da<br />
sei vigili, carichi <strong>di</strong> viveri, tende, vestiario ed altro materiale, destinato al coor<strong>di</strong>namento<br />
dei soccorsi del capoluogo friulano.<br />
Oltrepassata U<strong>di</strong>ne, l’autocolonna partita dall’Autoparco iniziò ad attraversare località<br />
che si presentavano gravemente danneggiate dal sisma, ma fu da Tricesimo in poi che i<br />
vigili commossi e sbigottiti dovettero iniziare a familiarizzare con un ambiente fatto <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici<br />
crollati, ruspe che alla luce delle fotoelettriche scavano tra le macerie, file <strong>di</strong> bare e superstiti<br />
afflitti dal dolore. Scene <strong>di</strong> scomposta <strong>di</strong>sperazione, invece, non se ne vedevano. Perché<br />
quel che stupì tutti fu la grande <strong>di</strong>gnità con cui i friulani stavano affrontando la trage<strong>di</strong>a,<br />
come peraltro lo era sempre stato nel loro atavico costume.<br />
Alle ore 5.45 la colonna giunse alle porte <strong>di</strong> Gemona, che si presentava completamente<br />
devastata. Un’ora dopo Corra<strong>di</strong>ni era ricevuto dal vicesindaco <strong>di</strong> detta citta<strong>di</strong>na, in una<br />
tenda da campo che fungeva da Municipio provvisorio. Qui egli decise, correttamente, <strong>di</strong><br />
mettere i suoi uomini a <strong>di</strong>sposizione del Sindaco e quin<strong>di</strong> del comandante dei vigili urbani <strong>di</strong><br />
quest’ultima località Plinio Scarsini, limitandosi così a svolgere ufficialmente compiti – non<br />
per questo meno importanti – <strong>di</strong> supervisione dell’operato del personale e <strong>di</strong> mantenimento<br />
dei contatti con le autorità del luogo da una parte, e con il Comando <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong> dall’altra.<br />
6
Come si presentava Gemona, all’arrivo dell’autocolonna dei vigili<br />
(archivio Clau<strong>di</strong>o Quadrelli)<br />
La cosa più urgente che i vigili dovevano ora fare – gli <strong>di</strong>sse il vicesindaco – era quella <strong>di</strong><br />
sigillare completamente l’abitato <strong>di</strong> Gemona presi<strong>di</strong>andone ogni varco, così da impe<strong>di</strong>rne<br />
l’accesso ai curiosi e a quanti non avevano un più che valido motivo per entrarvi. Oltre a<br />
ciò essi dovevano attivare un efficiente servizio <strong>di</strong> viabilità, <strong>di</strong>sciplinando un traffico che al<br />
momento rischiava <strong>di</strong> paralizzarsi.<br />
Dopo che i vigili furono sottoposti alle vaccinazioni antitifica e anticolerica, Corra<strong>di</strong>ni provvide<br />
a <strong>di</strong>stribuirli lungo i 12 posti <strong>di</strong> blocco che erano stati loro assegnati, facendosi accompagnare<br />
da due tecnici del posto che li istruissero in merito alle cose essenziali che dovevano sapere,<br />
così da in<strong>di</strong>rizzare i mezzi <strong>di</strong> soccorso verso i rispettivi luoghi <strong>di</strong> destinazione. In seguito<br />
ogni vigile verrà munito <strong>di</strong> una cartina sulla quale erano evidenziati i centri <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento<br />
dei soccorsi, i depositi, gli ospedali da campo, le tendopoli e i percorsi stradali da seguire<br />
(molte vie, infatti, erano interrotte dai crolli e dalle frane), in modo da facilitare il loro<br />
compito. Non appena lasciati soli i vigili si misero al lavoro suscitando, già dopo il primo<br />
giorno <strong>di</strong> impiego, il plauso del Sindaco e del personale preposto ai mezzi <strong>di</strong> soccorso che<br />
- a suo <strong>di</strong>re - poteva finalmente muoversi efficacemente.<br />
Sistemato che ebbe il personale, Corra<strong>di</strong>ni contattò il dottor Polonio, triestino, che nell’area<br />
del campo polisportivo <strong>di</strong> Gemona aveva allestito una tendopoli per 500 persone con<br />
tanto <strong>di</strong> cucine, riuscendo a farsi assegnare quattro tende da otto posti. Purtroppo, la<br />
tendopoli aveva un <strong>di</strong>fetto non da poco: si trovava a ridosso del cimitero, dove non soltanto<br />
venivano allineate le decine e decine <strong>di</strong> cadaveri recuperati tra le macerie della zona, ma<br />
anche molte delle vecchie sepolture erano state riportate alla luce dal movimento sismico,<br />
ammorbando l’aria. Nei vigili triestini rimarrà così impresso il ricordo dell’odore dolciastro<br />
della morte che gravava perennemente sul campo, così come il rumore provocato dal<br />
7
L’arrivo tra la macerie <strong>di</strong> Gemona<br />
(archivio Clau<strong>di</strong>o Quadrelli)<br />
frequente scoppio dei<br />
sacchi <strong>di</strong> plastica nel quale<br />
i cadaveri venivano<br />
rinchiusi per il formarsi, al<br />
loro interno, dei gas<br />
sviluppati dal processo <strong>di</strong><br />
decomposizione.<br />
Oltre al fatto dell’odore<br />
nauseabondo, per i vigili<br />
l’alloggiamento presso la<br />
tendopoli aveva un<br />
ulteriore aspetto negativo:<br />
le postazioni che essi<br />
dovevano presi<strong>di</strong>are si<br />
trovavano anche a<br />
qualche chilometro dal<br />
centro citta<strong>di</strong>no,<br />
costringendo i veicoli del<br />
Corpo – con relativo<br />
spreco <strong>di</strong> personale – alla<br />
continua spola tra dette<br />
postazioni e la tendopoli.<br />
Alla luce <strong>di</strong> tale<br />
inconveniente, dopo un<br />
paio <strong>di</strong> giorni Corra<strong>di</strong>ni<br />
decise <strong>di</strong> spostare le tende<br />
al <strong>di</strong> fuori del campo,<br />
<strong>di</strong>stribuendole accanto ai<br />
luoghi dove i vigili erano<br />
chiamati a svolgere il loro<br />
servizio <strong>di</strong> viabilità. La sua<br />
tenda personale, invece,<br />
decise <strong>di</strong> posizionarla in<br />
uno spiazzo nei pressi<br />
della Statale<br />
“Pontebbana”.<br />
Il maresciallo Mario<br />
Spadaro e i vice briga<strong>di</strong>eri<br />
Giancarlo Malaguti e<br />
Gualtiero Vescovo furono<br />
incaricati <strong>di</strong> organizzare il<br />
servizio logistico per il buon funzionamento <strong>di</strong> questi campi periferici compresa la<br />
<strong>di</strong>stribuzione sul posto dei pasti prelevati presso le cucine della tendopoli, mentre il vice<br />
briga<strong>di</strong>ere Mario Bussani, assieme al vigile Giuliano Maddaleni che gli fungeva da autista<br />
8
La tendopoli allestita a Gemona dal dottor Polonio<br />
(archivio Mario Venutti)<br />
fu posto alle <strong>di</strong>rette <strong>di</strong>pendenze del Sindaco <strong>di</strong> Gemona, con l’incarico – tra l’altro – <strong>di</strong><br />
ufficiale <strong>di</strong> collegamento.<br />
Questo ri<strong>di</strong>slocamento ebbe un importante effetto: le tende dei vigili furono percepite dalla<br />
popolazione come postazioni <strong>di</strong> soccorso decentrate, per cui iniziò a rivolgersi presso le<br />
stesse per le necessità più varie quali la mancanza <strong>di</strong> cibo per neonati, l’urgenza <strong>di</strong> reperire<br />
un me<strong>di</strong>co per un congiunto che stava male, e così via. I vigili, che non se la sentivano <strong>di</strong><br />
respingere queste richieste, finirono per farsene carico impegnandosi anche al <strong>di</strong> fuori del<br />
già gravoso orario <strong>di</strong> servizio. La popolazione, colpita dalla sensibilità, dalla <strong>di</strong>sponibilità e<br />
dall’organizzazione <strong>di</strong>mostrata da questi ultimi iniziò a fraternizzare con loro dando vita a<br />
dei rapporti <strong>di</strong> amicizia destinati, in alcuni casi, a durare fino al giorno d’oggi.<br />
ULTERIORI MISSIONI<br />
Quei vigili urbani che il mattino del 9 maggio erano arrivati a Gemona non erano, però, gli<br />
unici appartenenti al Corpo a trovarsi nella zona colpita dal sisma. Altri loro colleghi, in<br />
quelle ore, si pro<strong>di</strong>gavano nell’opera <strong>di</strong> soccorso, sebbene al <strong>di</strong> fuori dell’intervento ufficiale<br />
organizzato dal Comando. E’ il caso, ad esempio, dell’operaio addetto agli autocarri rimotori<br />
Stelio Chiama, valido alpinista, che all’indomani del sisma era partito per le zone <strong>di</strong>sastrate<br />
con il Soccorso Alpino del CAI <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong>, destinazione la zona <strong>di</strong> Artegna dove alcune<br />
famiglie, che abitavano in frazioni rimaste isolate dalle frane, potevano essere raggiunte<br />
soltanto da alpinisti.<br />
9
Le rovine <strong>di</strong> Gemona<br />
(archivio Mario venuti)<br />
Un altro caso degno <strong>di</strong> menzione è quello del vigile Giovanni Pacor il quale, iscrittosi sin<br />
nella mattinata dal 7 maggio ad una prima lista <strong>di</strong> vigili che chiedevano <strong>di</strong> essere inviati in<br />
Friuli, nel prolungarsi dei tempi per la missione inviata dal Comando aveva deciso <strong>di</strong> fare<br />
da sé, mettendosi alla testa <strong>di</strong> una piccola colonna <strong>di</strong> soccorso formata dal suo autofurgone,<br />
dalla land/Rover del vigile Pietro Oretti, dall’autocarro del vigile Franco Alberi e dalle<br />
automobili private <strong>di</strong> due titolari <strong>di</strong> latterie, che avevano generosamente caricato i mezzi <strong>di</strong><br />
viveri ed altri generi prelevati dai loro esercizi. Alla colonna s’era poi aggiunto l’allievo<br />
vigile Ario Cuccurin, che a sua volta aveva aggregato alla spe<strong>di</strong>zione un me<strong>di</strong>co austriaco<br />
e due infermiere triestine. Caricati sui veicoli altri viveri, generi <strong>di</strong> vestiario, ecc. messi a<br />
<strong>di</strong>sposizione da altri privati o prelevati dai centri <strong>di</strong> raccolta, alle 5 del mattino del 9 maggio<br />
pure questo piccolo convoglio aveva lasciato <strong>Trieste</strong>, <strong>di</strong>retto in Friuli. Raggiunta Gemona,<br />
i suoi componenti avevano provveduto a vaccinarsi e quin<strong>di</strong> erano ripartiti per Ospedaletto,<br />
eccetto Cuccurin, il me<strong>di</strong>co austriaco e le due infermiere, che erano rimasti a prestare la<br />
loro opera nella tendopoli del dottor Polonio. Entrati che furono ad Ospedaletto, i vigili<br />
ebbero la sorpresa <strong>di</strong> venire accolti dagli abitanti con sincera e inaspettata gioia. Scoprirono<br />
così <strong>di</strong> essere i primi, dal momento del sisma, a giungere in quella località con dei viveri,<br />
preziosissimi in quanto la sua popolazione non aveva più nulla da mangiare.<br />
Dopo Ospedaletto fu la volta <strong>di</strong> Lusevera, raggiunta lungo una pericolosa strada <strong>di</strong> montagna<br />
resa quasi impraticabile dalle frane, e pure qui furono consegnate alla popolazione numerose<br />
casse <strong>di</strong> derrate alimentari, assieme ad altri generi <strong>di</strong> prima necessità. Infine, la colonna<br />
10
aggiunse Tarcento, nel cui centro <strong>di</strong> raccolta venne <strong>scarica</strong>to quanto era rimasto. Da qui<br />
Pacor e compagni rientrarono a <strong>Trieste</strong>, dopo 20 ore <strong>di</strong> guida e <strong>di</strong> lavoro quasi ininterrotti.<br />
Nell’effettuare il suddetto giro, Pacor non aveva mancato <strong>di</strong> annotarsi ciò <strong>di</strong> cui la<br />
popolazione delle varie località da lui toccate abbisognava. Rientrato a <strong>Trieste</strong> s’era messo<br />
a reperire detti generi nei vari centri <strong>di</strong> raccolta, portandoli quin<strong>di</strong> a destinazione nel corso<br />
<strong>di</strong> due successivi viaggi, effettuati sempre al <strong>di</strong> fuori dell’orario <strong>di</strong> servizio.<br />
IL PROBLEMA DEI VIVERI<br />
Intanto, Corra<strong>di</strong>ni aveva inutilmente tentato <strong>di</strong> mettere in funzione il previsto ponte ra<strong>di</strong>o,<br />
in<strong>di</strong>spensabile per il mantenimento dei collegamenti tra il personale impiegato nelle varie<br />
postazioni. Avvalendosi <strong>di</strong> una delle due postazioni telefoniche improvvisate che la SIP<br />
aveva attivato a Gemona, egli era riuscito a chiamare il Comando, avvisando<br />
dell’inconveniente. La telefonata era stata presa dall’ufficiale ispettore Franco D’Ambrosi<br />
il quale, assieme al vigile scelto Giuliano Blocher che possedeva una certa conoscenza<br />
delle apparecchiature ra<strong>di</strong>o e al vigile Giuseppe Kocevar che fungeva da autista, era<br />
imme<strong>di</strong>atamente partito per Gemona. Strada facendo aveva acquistato, presso un negozio<br />
<strong>di</strong> generi alimentari, 13 kg <strong>di</strong> pane, 6 kg. <strong>di</strong> affettati, 50 litri <strong>di</strong> acqua minerale, 24 bottiglie<br />
<strong>di</strong> birra e 2 litri <strong>di</strong> succo <strong>di</strong> pompelmo, che non appena giunto a destinazione provvide a<br />
<strong>di</strong>stribuire al personale impegnato nella viabilità. Questi fu ben felice <strong>di</strong> ricevere un tale<br />
inaspettato vettovagliamento, dal momento che in quel primo giorno <strong>di</strong> servizio le cucine<br />
della tendopoli non erano state in grado <strong>di</strong> servire i pasti.<br />
Nei giorni seguenti, anche quando le cucine del campo saranno pienamente funzionanti, le<br />
mogli <strong>di</strong> alcuni vigili prenderanno l’abitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> sobbarcarsi ogni giorno il viaggio da <strong>Trieste</strong><br />
a Gemona e ritorno, caricando le loro automobili <strong>di</strong> panini, birre ed altri generi <strong>di</strong> conforto,<br />
non soltanto per i rispettivi mariti ma anche per i loro colleghi. Una <strong>di</strong> queste era la moglie<br />
del vigile Mario Venutti, che giornalmente si sobbarcava la fatica <strong>di</strong> detto viaggio in “500”.<br />
Ai vigili triestini era stato anche concesso - e così sarà pure nei giorni seguenti - <strong>di</strong> rifornirsi<br />
<strong>di</strong> viveri presso i magazzini della caserma “Goi” <strong>di</strong> Gemona. Nessuno, però, aveva voglia<br />
<strong>di</strong> mettersi a cucinare e poi mancavano loro le attrezzature da cucina, per cui iniziarono sì<br />
a ritirare i viveri dalla caserma, ma per <strong>di</strong>stribuirli poi alle famiglie che abitavano nei pressi<br />
delle loro tende. Queste, piene <strong>di</strong> gratitu<strong>di</strong>ne, contraccambiavano portando loro, mentre si<br />
trovavano in servizio, il caffè caldo che in quei momenti era veramente ben gra<strong>di</strong>to.<br />
Oltre ai viveri, c’era il problema del vestiario, dal momento che la partenza da <strong>Trieste</strong> era<br />
avvenuta – come visto - portandosi <strong>di</strong>etro poco o niente. Nel pomeriggio dell’11 maggio<br />
alcuni vigili, tramite i veicoli del Corpo, effettuarono così una veloce puntata a <strong>Trieste</strong>,<br />
caricarono i mezzi <strong>di</strong> indumenti e <strong>di</strong> viveri e in serata rientrarono a Gemona. Simili puntate<br />
avverranno pure in seguito.<br />
TRASFERTA A UDINE<br />
Oltre che nell’alto Friuli, seri problemi <strong>di</strong> viabilità persistevano – come già accennato -<br />
pure a U<strong>di</strong>ne, sempre più intasata dai mezzi <strong>di</strong> soccorso e con parte della popolazione<br />
accampata nelle piazze. I vigili urbani <strong>di</strong> quest’ultima località che, in una situazione <strong>di</strong><br />
emergenza che durava 24 ore su 24, prestavano praticamente servizio ininterrotto da quella<br />
terribile notte del 6 maggio stavano letteralmente crollando dalla stanchezza, e perciò<br />
11
venne chiesto a Grison se, almeno per una notte, alcuni vigili triestini avrebbero potuto<br />
prestare servizio a U<strong>di</strong>ne, così da permettere ai loro colleghi friulani <strong>di</strong> riposarsi un po’.<br />
La richiesta venne generosamente accolta e così, alle ore 16 del 10 maggio, due autoveicoli<br />
del Corpo partirono alla volta <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne. A bordo c’erano il maresciallo Otello Bertoli e i<br />
Controllo <strong>di</strong> un veicolo lungo la SS n.13 - “Pontebba”.A sinistra, poco <strong>di</strong>stante<br />
dalla sua Guzzi, il vigile motociclista Mario Venutti<br />
(archivio Fiorella Corra<strong>di</strong>ni - Iurcev)<br />
vigili Giuliano Carboncini, Renato Celentano, Sergio Prezzi Di Stefanio, Ezio Bernes,<br />
Luciano Turchetti, Sergio D’Orlando, Marino Derin, Daniele Ver<strong>di</strong> e Giuliano Conforti.<br />
Ricevuti nel tardo pomeriggio dal capitano Moscatelli i triestini furono accompagnarti presso<br />
una mensa dove poterono rifocillarsi e quin<strong>di</strong>, alle ore 20, ebbe inizio il loro servizio <strong>di</strong><br />
viabilità, <strong>di</strong> pattuglia e <strong>di</strong> assistenza agli abitanti che si protrasse fino alle ore otto del<br />
mattino, quando i vigili locali ripresero il servizio. Alle 10.30 il gruppo dei triestini rientrava<br />
finalmente in sede, dopo oltre 18 ore <strong>di</strong> servizio continuato.<br />
I GIORNI DELL’EMERGENZA<br />
Tornando al servizio <strong>di</strong> viabilità svolto a Gemona, nei giorni seguenti questo continuò con<br />
un orario <strong>di</strong> lavoro, fissato dal Sindaco <strong>di</strong> detta località, che andava dalle ore 5.30 del<br />
mattino alle ore 20.30 della sera. Soprattutto all’inizio, quando l’emergenza era più viva,<br />
detto servizio si rivelò tutt’altro che scevro da pericoli: il traffico che i vigili dovevano<br />
regolare si svolgeva su strade <strong>di</strong>sastrate, percorse da un traffico caotico, nervoso e intenso.<br />
Autovetture private condotte da persone alla <strong>di</strong>sperata ricerca <strong>di</strong> parenti o amici dei quali<br />
12
Servizio <strong>di</strong> viabilità sulla SS n.13 - “Pontebbana”.<br />
In queste incrocio il vigile urbano Sergio Kriso venne urtato da<br />
un’autoambulanza lanciata che percorreva la strada forte velocità<br />
(archivio Fiorella Corra<strong>di</strong>ni - Iurcev)<br />
riposavano da chissà quante ore.<br />
Tra i vari incroci che i vigili dovevano<br />
regolare c’erano alcuni che<br />
riguardavano la Statale n. 13<br />
“Pontebbana”, vera arteria giugulare <strong>di</strong><br />
tutti i soccorsi che giungevano in Friuli<br />
e sulla quale i mezzi procedevano<br />
veloci. Il 10 maggio, verso le ore 8.30,<br />
il vigile urbano Sergio Kriso e il suo<br />
collega Giuliano Pastrovicchio stavano<br />
svolgendo il loro servizio <strong>di</strong> viabilità<br />
proprio all’incrocio tra la Statale n. 13<br />
e la strada Gemona – Trasaghis quando<br />
videro sopraggiungere da Gemona, a<br />
sirene spiegate, un’autoambulanza<br />
militare. Il Kriso si attivò<br />
imme<strong>di</strong>atamente per intimare l’alt ai<br />
veicoli provenienti da Venzone ma, al<br />
passaggio dei veicolo <strong>di</strong> soccorso, fu<br />
urtato violentemente dallo specchietto<br />
retrovisore esterno <strong>di</strong> quest’ultimo,<br />
finendo ruzzoloni a terra.<br />
Dall’ambulanza, imme<strong>di</strong>atamente<br />
fermatasi, scese un giovane soldato <strong>di</strong><br />
leva - gli occhi sgranati dalla paura per<br />
quel che aveva fatto – e, assieme a<br />
Pastrovicchio, corse in soccorso<br />
non avevano<br />
notizie si<br />
mischiavano ai<br />
veicoli <strong>di</strong><br />
soccorso <strong>di</strong>retti<br />
a risolvere delle<br />
emergenze;<br />
ambulanze e<br />
mezzi dei<br />
pompieri<br />
sfrecciavano in<br />
continuazione a<br />
sirene spiegate<br />
e a gran<br />
velocità, spesso<br />
condotti da<br />
autisti che non<br />
Il vigile motociclista Sergio Maffioli in sella<br />
alla sua moto Guzzi, in servizio a Gemona<br />
(archivio Marino Casali)<br />
13
dell’infortunato che giaceva a terra. Fortunatamente questi non risultò aver riportato gravi<br />
conseguenze dall’urto, se non una forte botta al braccio e un comprensibile iniziale<br />
stor<strong>di</strong>mento. L’unico danno apparente sembrava averlo subito la sua giacca, la cui manica<br />
era stata completamente stracciata. Ripresosi dallo schok e rialzatosi, il Kriso rifiutò tanto<br />
l’offerta del militare <strong>di</strong> trasportarlo con l’ambulanza in un centro <strong>di</strong> pronto soccorso per<br />
delle osservazioni, quanto la proposta <strong>di</strong> Pastrovicchio <strong>di</strong> farsi riportare da un veicolo del<br />
Corpo a <strong>Trieste</strong> e mettersi in infortunio, riprendendo - sebbene tutto dolorante - il suo<br />
servizio <strong>di</strong> viabilità. Verso sera, però, il braccio <strong>di</strong> Kriso iniziò a gonfiarsi e a dolorare<br />
Il salvataggio dell’archivio del Comune <strong>di</strong> Gemona. Adestra il vigile Clau<strong>di</strong>o Quadrelli,<br />
a sinistra il briga<strong>di</strong>ere Giuseppe D’Accolti<br />
(archivio Clau<strong>di</strong>o Quadrelli)<br />
sempre più costringendolo, il giorno successivo, a rientrare a <strong>Trieste</strong> non essendo più in<br />
grado <strong>di</strong> svolgere il servizio.<br />
In quei giorni <strong>di</strong> emergenza, ai vigili urbani <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong> non venne però chiesto <strong>di</strong> svolgere<br />
soltanto compiti <strong>di</strong> viabilità. Spesso – e soprattutto i vigili motociclisti Mario Venutti e<br />
Sergio Maffioli – venivano incaricati <strong>di</strong> fungere da scorta ai mezzi <strong>di</strong> soccorso, portare da<br />
una località all’altra cose urgenti e fungere da staffette per gli uffici del Comune, nel frattempo<br />
trasferitosi dalla tenda ad un moderno e<strong>di</strong>ficio della periferia <strong>di</strong> Gemona privo <strong>di</strong> lesioni,<br />
dal momento che le linee telefoniche continuavano ad essere interrotte.<br />
Un giorno, ad esempio, si era presentata la necessità <strong>di</strong> reperire, con la massima urgenza,<br />
una me<strong>di</strong>cina rara. Nel luogo questa non si trovava, a U<strong>di</strong>ne nemmeno, e la farmacia più<br />
vicina che la possedeva era a <strong>Trieste</strong>. Un vigile, quin<strong>di</strong>, inforcata la motocicletta partì a<br />
14
Il vigile Clau<strong>di</strong>o Quadrelli impegnato nel salvataggio<br />
dell’archivio del Comune <strong>di</strong> Gemona<br />
(archivio Clau<strong>di</strong>o Quadrelli)<br />
tutta velocità e<br />
con la sirena<br />
spiegata per<br />
<strong>Trieste</strong>,<br />
consegnando la<br />
me<strong>di</strong>cina alla<br />
persona che ne<br />
abbisognava<br />
appena dopo un<br />
paio d’ore.<br />
T u t t i ,<br />
comunque, e<br />
non soltanto i<br />
v i g i l i<br />
motociclisti, ben<br />
presto finirono<br />
col trovarsi<br />
coinvolti<br />
nell’espletamento<br />
<strong>di</strong> altri compiti,<br />
che si sommavano a quello originario della viabilità. Stando sempre al campo delle me<strong>di</strong>cine,<br />
ad esempio, aderendo ad un invito del sindaco <strong>di</strong> Gemona i nostri si offrirono <strong>di</strong> effettuare,<br />
con un furgone, il giro delle farmacie della zona al fine <strong>di</strong> prelevarvi tutti i me<strong>di</strong>cinali, che<br />
vennero poi conferiti ad un apposito centro <strong>di</strong> raccolta. Un altro compito, delicato e non<br />
privo <strong>di</strong> pericoli, consistette nel recupero dell’archivio comunale <strong>di</strong> Gemona, che si trovava<br />
all’interno <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio – l’antica palazzina comunale - gravemente lesionato. L’archivio<br />
anagrafico era in<strong>di</strong>spensabile per la gestione della popolazione alloggiata nelle tendopoli e<br />
– purtroppo – per il computo dei morti e dei <strong>di</strong>spersi; quello storico era uno dei più antichi<br />
e preziosi della Regione, dal momento che i primi documenti risalivano ad<strong>di</strong>rittura al XIII°<br />
Secolo.<br />
Ad inoltrarsi nell’e<strong>di</strong>ficio per prelevare detti carteggi nessuno però si fidava, dal momento<br />
che le scosse anche <strong>di</strong> forte intensità continuavano, con il rischio - se sorpresi da una <strong>di</strong><br />
queste al suo interno - <strong>di</strong> vedersi crollare tutto addosso. Alcuni vigili urbani <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong> si<br />
offrirono così volontari per questo rischiosissimo lavoro e, munitisi <strong>di</strong> semplici elmetti da<br />
cantiere, si insinuarono nell’e<strong>di</strong>ficio lesionato facendosi strada tra i mucchi <strong>di</strong> pietre e calcinacci<br />
che ingombravano i locali, facendo poi la spola tra l’archivio e un loro furgone parcheggiato<br />
nella piazza antistante il Municipio, fino a che non fu posta in salvo l’ultima scartoffia. Già<br />
che c’erano recuperarono pure la fascia tricolore del Sindaco e il Gonfalone, che giacevano<br />
semi sepolti dalle macerie.<br />
Per la cronaca, l’archivio storico venne poi trasportato a <strong>Trieste</strong> e depositato presso i<br />
magazzini dell’Archivio <strong>di</strong> Stato dove, negli anni seguenti, fu pazientemente catalogato e<br />
rior<strong>di</strong>nato da personale specializzato della Sovrintendenza, per rientrare a Gemona appena<br />
nel 2005.<br />
15
Elencare tutti gli interventi nei<br />
quali i vigili si pro<strong>di</strong>garono<br />
sarebbe però quasi<br />
impossibile: giornalmente<br />
portavano con i loro veicoli<br />
viveri e me<strong>di</strong>cinali nelle<br />
frazioni più isolate,<br />
trasportavano anziani,<br />
scortavano mezzi <strong>di</strong><br />
soccorso e, quasi<br />
Uno dei quattro attendamenti dei vigili triestini<br />
(archivio Fiorella Corra<strong>di</strong>ni - Jurcev e Ramani)<br />
giornalmente, trasportavano con le loro autovetture sindaci e altre autorità in luoghi <strong>di</strong><br />
riunioni, visite alle tendopoli e quant’altro. Talvolta, essi erano anche impegnati in compiti<br />
all’apparenza banali, ma non per questo meno importanti, come la <strong>di</strong>stribuzione ai bambini<br />
dei giocattoli provenienti dai vari centri <strong>di</strong> raccolta, utilissimi per far loro superare il trauma<br />
del momento.<br />
CAMBI GIORNALIERI<br />
Come visto, l’orario lavorativo per quanti s’erano offerti volontari per detta missione era<br />
<strong>di</strong> 15 ore giornaliere, che spesso <strong>di</strong>ventavano anche 18. Alla luce <strong>di</strong> ciò è facile intuire<br />
come l’espletamento del servizio si rivelasse tutt’altro che lieve, e ciò non solo per via <strong>di</strong><br />
detto orario massacrante. Alla stanchezza fisica si sommava, infatti, la tensione dovuta al<br />
confronto con quanti, adducendo scuse <strong>di</strong> ogni tipo, tentavano <strong>di</strong> superare i posti <strong>di</strong> blocco<br />
per accedere al centro citta<strong>di</strong>no, e poi c’era la vista <strong>di</strong> continue scene <strong>di</strong> dolore e <strong>di</strong> morte<br />
16
come l’estrazione dei cadaveri dalle macerie, i bambini rimasti privi dei genitori e i genitori<br />
che cercavano - spesso inutilmente - i loro figli. Come se ciò non bastasse, la terra continuava<br />
a tremare talvolta con violenza, e allora le scosse erano accompagnate da sinistri boati,<br />
che sembravano uscire dal ventre delle montagne circostanti. Quando ciò avveniva <strong>di</strong><br />
notte – ed era così quasi ogni notte – era <strong>di</strong>fficile sfuggire ad una paura ancestrale, che nei<br />
All’ingresso della tenda <strong>di</strong> Campolessi....<br />
(archivio Fiorella Corra<strong>di</strong>ni - Iurcev)<br />
più deboli poteva anche far perdere il controllo. Due <strong>di</strong> queste scosse, <strong>di</strong> particolare intensità,<br />
colpirono Gemona già all’indomani dell’arrivo dei vigili triestini, e in ambedue i casi sia il<br />
vigile scelto Gianfranco Macoratti, sia il vigile Fabio Cernivani, si <strong>di</strong>stinsero nell’opera <strong>di</strong><br />
rassicurazione dei colleghi, facendo imme<strong>di</strong>atamente rientrare qualche primo accenno <strong>di</strong><br />
panico.<br />
Così, già al secondo giorno della missione a Corra<strong>di</strong>ni risultò chiaro che, per ragioni varie,<br />
il personale impiegato doveva essere, almeno in parte, ruotato: alcuni avevano degli impegni<br />
familiari, altri - dopo due giorni <strong>di</strong> lavoro in un ambiente fatto <strong>di</strong> <strong>di</strong>struzione e morte -<br />
iniziavano a dare i primi segni <strong>di</strong> ce<strong>di</strong>mento psicologico; altri ancora s’erano ammalati, i più<br />
per aver reagito male alle vaccinazioni.<br />
Egli provvide così a informare Grison della necessità <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>sporre dei cambi per il personale,<br />
ma questi si trovava in <strong>di</strong>fficoltà ad organizzarli, dal momento che un gran numero <strong>di</strong> veicoli<br />
del Corpo operava proprio a Gemona e non poteva essere <strong>di</strong>stratto dai servizi cui era<br />
a<strong>di</strong>bito. Grison contattò allora il <strong>di</strong>rettore dell’ACEGAT, l’ingegner Castal<strong>di</strong>, riuscendo a<br />
17
Da sin. a ds: Malaguti, Maffioli e Corra<strong>di</strong>ni in tenuta da pioggia<br />
(archivio Fiorella Corra<strong>di</strong>ni - Iurcev)<br />
ottenere da questi la messa a <strong>di</strong>sposizione gratuita <strong>di</strong> un pullman da 20 posti che, alle 4 <strong>di</strong><br />
mattina <strong>di</strong> ogni giorno, sarebbe partito dall’Autoparco dei vigili con destinazione Gemona.<br />
L’11 maggio 19 nuovi vigili poterono così recarsi in pullman a dare il cambio a 18 loro<br />
colleghi che avevano fatto richiesta <strong>di</strong> sostituzione; la stessa cosa avvenne il giorno seguente<br />
quando 15 vigili che dettero il cambio ad altrettanti vigili rientranti e così proseguirà il<br />
servizio, fino al termine della missione.<br />
ARRIVA LA PIOGGIA<br />
Come se non bastassero la durezza <strong>di</strong> un lavoro prolungato, il sonno nella scomo<strong>di</strong>tà delle<br />
tende, le continue scosse <strong>di</strong> terremoto e i giornalieri spettacoli <strong>di</strong> morte, verso l’una <strong>di</strong><br />
pomeriggio del 13 maggio si mise pure a piovere. All’inizio una pioggerella sottile, che<br />
però alle ore 16 si trasformò in un nubifragio. Le strade, già coperte dai detriti, si riempirono<br />
<strong>di</strong> fango, qua e là avvennero piccoli smottamenti, la temperatura s’abbassò <strong>di</strong> colpo e<br />
molte delle attività <strong>di</strong> soccorso dovettero essere sospese.<br />
I vigili, impegnati nella viabilità, furono invece costretti dall’emergenza del <strong>di</strong>luvio a pro<strong>di</strong>garsi<br />
ancor <strong>di</strong> più e quando la sera, inzuppati fino al midollo, sempre sotto la pioggia battente si<br />
recarono sfiniti alle loro tende scoprirono che, in alcuni casi, queste ora si trovavano nel<br />
bel mezzo <strong>di</strong> un pantano. Quella sistemata a Campolessi era stata ad<strong>di</strong>rittura allagata e per<br />
entrarci si dovevano indossare gli stivali in gomma, tanto che i suoi occupanti dovettero<br />
trovare accoglienza presso una famiglia della zona.<br />
18
Controllo <strong>di</strong> un furgone. A sinistra si ricosce il vice brig. Vescovo<br />
(archivio Clau<strong>di</strong>o Quadrelli)<br />
CURIOSI E “SCIACALLI”<br />
Per le popolazioni terremotate, ed anche per la catena dei soccorsi, un grosso problema<br />
era rappresentato dalle frotte <strong>di</strong> “turisti del terremoto” che, soprattutto ai fine settimana, si<br />
riversavano nelle zone colpite dal sisma non per dare un aiuto, ma per semplice curiosità<br />
morbosa. Come già accennato, ai vigili urbani <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong> era stato assegnato, tra l’altro, il<br />
compito <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>re l’accesso al centro <strong>di</strong> Gemona a quanti non avevano un fondato<br />
motivo per andarci e, vista l’ampiezza che il fenomeno dei “turisti del terremoto” assumeva<br />
la domenica, il Prefetto della Provincia <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne giunse a vietare, nei giorni festivi, l’accesso<br />
a Gemona a tutti in<strong>di</strong>stintamente coloro che non risultavano residenti in detta località, fatta<br />
eccezione – ovviamente – per i componenti della macchina ufficiale dei soccorsi. Ciò<br />
voleva <strong>di</strong>re che per i vigili la domenica si trasformava in quella <strong>di</strong> maggior lavoro, con<br />
l’incombenza supplementare del controllo dei documenti <strong>di</strong> quanti intendevano varcare i<br />
posti <strong>di</strong> controllo ai quali erano assegnati.<br />
Al problema dei “turisti del terremoto” s’aggiungeva quello, ben più grave anche sotto<br />
l’aspetto morale, degli “sciacalli”. Le case sventrate e abbandonate rappresentavano, infatti,<br />
un’allettante tentazione per i ladri e soprattutto i ladruncoli, mentre l’ingente patrimonio<br />
d’arte rappresentato da quanto si trovava all’interno delle chiese o dei palazzi storici attirava<br />
i professionisti, che spesso agivano su commissione. Un’ulteriore or<strong>di</strong>nanza faceva così<br />
<strong>di</strong>vieto ai noma<strong>di</strong> <strong>di</strong> accamparsi nella zona terremotata, e ai vigili urbani venne chiesto <strong>di</strong><br />
effettuare il controllo sui veicoli sospetti in uscita da Gemona, al fine <strong>di</strong> verificare che non<br />
trasportassero opere d’arte trafugate, od altri oggetti <strong>di</strong> dubbia provenienza.<br />
19
RICORDI DI QUELL’ESPERIENZA<br />
Ve<strong>di</strong>amo, ora, come il capitano a riposo dei vigili urbani Gianfranco Macoratti, allora vigile<br />
scelto, ricorda quelle giornate trascorse fra i terremotati del Friuli:<br />
“Lo scrivente, vigile scelto, aveva con se gli agenti Sergio Kriso, Romano<br />
Simeoni e Renato Illersberg. Prendendo possesso dell’incrocio, rilevava due ragazzi<br />
che cercavano <strong>di</strong> svolgere servizio <strong>di</strong> viabilità muniti, oltre che della buona volontà,<br />
<strong>di</strong> una fascia rossa sul braccio. Da Gemona uscivano camion colmi <strong>di</strong> macerie<br />
provenienti dal centro storico e dalla caserma “Goi”; attraversavano la statale<br />
<strong>di</strong>rigendosi verso Trasaghis e <strong>scarica</strong>vano poi le macerie nel letto del fiume<br />
Tagliamento.<br />
All’incrocio, dalla parte <strong>di</strong> Trasaghis, c’erano le macerie <strong>di</strong> una scuola ed un<br />
muretto abbattuto, che per una cinquantina <strong>di</strong> metri permettevano ai veicoli <strong>di</strong><br />
procedere unicamente a senso unico alternato. Dalla parte <strong>di</strong> Gemona vi era una<br />
centrale del latte pure in rovina e, verso il centro, una casa era crollata per cui la<br />
strada in curva era invasa dalle macerie.<br />
Vista la situazione, ci <strong>di</strong>sponevamo in modo da flui<strong>di</strong>ficare la marcia dei veicoli<br />
da trasporto sulla <strong>di</strong>rettrice Gemona – Trasaghis e ritorno.<br />
Nel frattempo, il Vicecomandante provvedeva ad in<strong>di</strong>viduare l’alloggiamento<br />
presso il campo sportivo ove era stata installata una tendopoli (me<strong>di</strong>co triestino,<br />
militari <strong>di</strong> Banne) e il pranzo, come primo giorno, presso la caserma Goi. In tale<br />
occasione, dopo aver ritirato il pranzo, mi sedevo davanti ad una struttura. Mentre<br />
ero intento a mangiare, vedevo dei militari che stavano movimentando le macerie<br />
mettersi le mani in testa. Avevano rinvenuto un commilitone. Mi allontanavo. Quella<br />
scena mi è rimasta in testa. Ragazzi <strong>di</strong> vent’anni che piangono l’amico è uno strazio<br />
che rimane per tutta la vita. Quel giorno non ho mangiato e, in seguito, ho in<strong>di</strong>viduato<br />
una piccola tendopoli più vicina all’incrocio, presso un asilo.<br />
Un militare <strong>di</strong> leva (suo padre gestore <strong>di</strong> un ristorante a Sequals) era stato<br />
lasciato presso quella tendopoli con una cucina da campo con settecento razioni.<br />
Serviva oltre duecento pranzi ed altrettante cene. I generi <strong>di</strong> soccorso venivano<br />
in<strong>di</strong>rizzati presso la scuola “Deganutti” che fungeva da centro <strong>di</strong> raccolta. Generi<br />
alimentari venivano, alla bisogna, parzialmente <strong>scarica</strong>ti presso la piccola tendopoli<br />
dell’asilo. Dopo quin<strong>di</strong>ci giorni il militare continuava a sfornare pranzi e cene ai<br />
terremotati ed ai soccorritori. Camionisti austriaci in varie riprese lasciavano alla<br />
postazione viabilistica delle bottiglie <strong>di</strong> birra: venivano omaggiate ad altri soccorritori<br />
(vino c’era a volontà offerto dai terremotati, birra non era reperibile perché non<br />
c’erano locali).<br />
All’incrocio <strong>di</strong> Trasaghis notavo che, <strong>di</strong>etro la costruzione, c’era un recinto<br />
con dentro due cani. Un pastore tedesco ed uno belga. Il primo era giovane ed<br />
impaurito, il secondo non ispirava fiducia in quanto appariva aggressivo ed era alla<br />
catena. Il secondo giorno, portavo loro delle scatolette <strong>di</strong> carne delle razioni militari,<br />
al pomeriggio, il pastore belga risultava quasi immobilizzato dalla catena e non<br />
riusciva a raggiungere l’acqua. In situazioni estreme, entravo nel recinto<br />
avvicinandomi al cane per <strong>di</strong>stricarlo dalla catena, questi riusciva ad alzarsi sulle<br />
20
zampe posteriori e mi infilava il muso sotto l’ascella. Avevo trovato due amici. Sono<br />
stati nutriti giornalmente per <strong>di</strong>eci giorni, fino al ritorno dei proprietari.<br />
Tra le macerie della centrale del latte è stato rinvenuto un canarino in gabbia,<br />
anche quello è stato accu<strong>di</strong>to ed infine portato a <strong>Trieste</strong>.<br />
Il vigile Sergio Kriso, durante il servizio <strong>di</strong> viabilità, è stato urtato dallo<br />
specchietto <strong>di</strong> una ambulanza alla spalla. E’ rimasto al suo posto. Il giorno dopo,<br />
chiedeva <strong>di</strong> rientrare a <strong>Trieste</strong> non essendo più in grado <strong>di</strong> svolgere servizio manuale<br />
<strong>di</strong> viabilità. In effetti, in queste occasioni sembra che tutti impazziscano: veicoli che<br />
corrono con sirene spiegate, senza sapere l’effettivo motivo.<br />
La pioggia battente che quasi sempre segue un terremoto è un ulteriore incubo<br />
sia per i terremotati che per i soccorritori. I vigili <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong> non hanno abbandonato<br />
gli incroci assegnati come i soccorritori hanno continuato nella loro opera.<br />
Ricordo colleghi che, con autocarro e pala meccanica sono venuti a chiedere<br />
se avevamo bisogno <strong>di</strong> aiuto. Quel pomeriggio hanno ripristinato i due sensi <strong>di</strong> marcia<br />
sulla <strong>di</strong>rettrice Gemona – Trasaghis alleviandoci <strong>di</strong> molto la nostra opera.<br />
Il collega Renato Illersberg, appassionato ra<strong>di</strong>oamatore, si attivava per<br />
chiedere aiuto ai VV.FF., in quanto si apprendeva che nella centrale del latte vi<br />
erano da giorni depositati ettolitri <strong>di</strong> liquido assai nauseabondo. La fuoriuscita del<br />
latte dalle cisterne avrebbe reso oltremodo precaria la situazione igienica già instabile.<br />
Così pure si contattava altri colleghi <strong>di</strong> Parma giunti con un veicolo per la<br />
<strong>di</strong>sinfestazione <strong>di</strong> abitazioni.<br />
I colleghi <strong>di</strong> Genova si erano assunti l’improba opera <strong>di</strong> sotterramento delle<br />
salme nel cimitero che, a seguito del sisma, erano salite in superficie.<br />
Era uso chiamarci tra noi con l’appellativo della città d’appartenenza. Ancor<br />
oggi ricordo con simpatia quel modo fraterno <strong>di</strong> comunicazione.<br />
Il servizio veniva svolto ininterrottamente dall’alba al tramonto, oltretutto perché<br />
mancava l’energia elettrica. I generatori servivano nelle tendopoli e, nei primi tempi,<br />
presso le macerie in cui si presupponeva ci fossero ancora delle persone.<br />
All’alba ci si alzava per andare sul posto assegnato. In tale frangente ho<br />
adottato il principio <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare alle persone colpite che l’uomo deve prima <strong>di</strong><br />
tutto rispettare se stesso, per ricostruire quanto <strong>di</strong> suo. Il “farsi la barba” lavarsi,<br />
spazzolare l’uniforme e lucidare gli stivali era una comme<strong>di</strong>a atta a far capire che il<br />
mondo era ancora in pie<strong>di</strong>. Per rifocillarsi, la squadra provvedeva a turno.<br />
Dopo una settimana, anziché rientrare a <strong>Trieste</strong> rimanevo con il vigile Mario<br />
Bussani e, con l’autovettura del Corpo, provvedevamo a scortare autocarri<br />
trasportanti materiali <strong>di</strong> varia natura; tecnici che effettuavano sopralluoghi per<br />
conto del Comune; assessori o sindaci che avevano riunioni per concordare gli<br />
interventi; contattare citta<strong>di</strong>ni anziani nelle frazioni e mantenere la custo<strong>di</strong>a del<br />
municipio durante le ore notturne.<br />
Per due giorni ho trasportato un bambino che aveva perso i genitori nel<br />
crollo della casa, nominandolo sul posto “vigile onorario”. Indossava fiero il suo<br />
berretto: ritengo che l’esperienza negativa patita possa essere stata parzialmente<br />
alleviata dalla vicinanza <strong>di</strong> tante altre persone positive.<br />
21
Un giorno, accompagnando un anziano al centro <strong>di</strong> raccolta presso la scuola,<br />
chiedevo al militare addetto cosa fosse racchiuso in una stanza sempre chiusa.<br />
Apprendevo che vi erano giocattoli inviati dai <strong>di</strong>pendenti dell’Ente Porto <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong>.<br />
Facevo riempire l’autovettura <strong>di</strong> servizio portandoli alle vicine tendopoli ove li<br />
affidavo ai responsabili dei campi per la <strong>di</strong>stribuzione ai bambini. Anche questo lo<br />
ritenevo in<strong>di</strong>spensabile. I bambini mangiano fantasie, senza queste inari<strong>di</strong>scono.<br />
Il giorno 22, sabato, durante la guida verso l’Università <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong> per ritirare<br />
fotografie aeree della zona interessata ai movimenti sismici, necessarie ai tecnici,<br />
La signora Bianca Corra<strong>di</strong>ni, a destra, presso una<br />
tendopoli<br />
(archivio Fiorella Corra<strong>di</strong>ni - Iurcev)<br />
m’accorgevo <strong>di</strong> aver subito un colpo <strong>di</strong> sonno. Un segnale stradale <strong>di</strong>stante una<br />
cinquantina <strong>di</strong> metri era scomparso in un battito <strong>di</strong> ciglia. Evidentemente sei ore <strong>di</strong><br />
sonno erano insufficienti al riposo giornaliero. Ritenendo che la sicurezza è un fatto<br />
essenziale, chiedevo al Vicecomandante Corra<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> essere rilevato da quel servizio<br />
proponendo il collega Mario Venutti alla mia sostituzione, in quanto più adatto al<br />
variegato impegno.<br />
Questi i ricor<strong>di</strong> più vivi. Il contatto con la gente era la cosa che più ambivano.<br />
L’ascoltare i timori, le speranze è un fatto essenziale per chi ha subito per<strong>di</strong>te in<br />
persone e cose. L’essere seduti davanti ad una persona, con un bicchiere <strong>di</strong> vino in<br />
mano, sentire tremare la terra sotto i pie<strong>di</strong> e con noncuranza far tintinnare i bicchieri<br />
per un brin<strong>di</strong>si è incoscienza? Penso che ognuno, nel proprio, ha dato qualcosa che<br />
non è quantificabile perché la volontà <strong>di</strong> dare un aiuto a chi ha bisogno non ha<br />
prezzo.”<br />
A Gemona il vice comandante Corra<strong>di</strong>ni si era fatto accompagnare pure dalla moglie, che<br />
per tutto il periodo <strong>di</strong> permanenza presterà opera <strong>di</strong> assistenza alle donne alloggiate nelle<br />
tendopoli. Ecco alcuni ricor<strong>di</strong> così come furono trasmessi alla figlia Fiorella:<br />
22
Il vicecomandante Luigi Corra<strong>di</strong>ni, nella sua tenda,<br />
mentre compila un rapporto<br />
(archivio Fiorella Corra<strong>di</strong>ni - Iurcev)<br />
“Papà e i suoi uomini ogni mattina andavano a coor<strong>di</strong>nare e a smistare i vari<br />
convogli che arrivavano a ritmo serrato…L’atmosfera era concitata, con il desiderio<br />
<strong>di</strong> far presto, nella speranza <strong>di</strong> ritrovare qualcuno ancora vivo sotto le macerie.<br />
Papà mi raccontò come tutte le forze <strong>di</strong> polizia, pompieri, protezione civile, volontari<br />
alpini si dessero da fare con l’ansia <strong>di</strong> arrivare presto, perché era maggio e il caldo si<br />
faceva sentire. Egli mi <strong>di</strong>sse <strong>di</strong> tanti episo<strong>di</strong> drammatici, ma anche della gioia che si<br />
La tenda del vicecomandante Corra<strong>di</strong>ni e consorte....<br />
sempre aperta per gli ospiti!<br />
(archivio Fiorella Corra<strong>di</strong>ni - Iurcev)<br />
23
provava quando, da sotto le macerie, si tirava fuori una persona ancora viva. Mi<br />
raccontò anche che la notte, nonostante la sorveglianza, gli “sciacalli” si aggiravano<br />
per frugare e rovistare tra le case <strong>di</strong>strutte.<br />
La tenda dei miei era <strong>di</strong>ventata, grazie alla presenza <strong>di</strong> mia madre, un punto<br />
<strong>di</strong> incontro per le donne del luogo che passavano e si fermavano a bere il caffè <strong>di</strong><br />
“siora Bianca”, che mia mamma preparava con la moka in continuazione e così<br />
raccontavano, piangevano, si sfogavano e tornavano a ricordare e a raccontare<br />
Lettera del Sindaco <strong>di</strong> Gemona, attestante l’operato dei vigili urbani <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong><br />
a Gemona<br />
(archivio Generale del Comune <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong>)<br />
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(come in un film sempre visto) <strong>di</strong> quei momenti terribili quando la terra aveva tremato<br />
e tutto si era capovolto!!<br />
La terra, infatti, non smetteva mai <strong>di</strong> tremare, con scosse anche forti che<br />
sembravano provenire dal monte S. Simeone. Nei primi giorni mio padre dovette<br />
rimandare a <strong>Trieste</strong> un paio <strong>di</strong> uomini, perché il terrore atavico ed ancestrale del<br />
terremoto paralizzava anche persone normalmente coraggiose.<br />
Da questa esperienza i miei genitori tornarono molto provati e ricordarono<br />
per sempre quei giorni. Dopo la ricostruzione tornarono spesso a Gemona dove si<br />
erano fatti dei veri amici tra le persone che avevano con<strong>di</strong>viso quei terribili giorni,<br />
seguiti da una fattiva rinascita per la grande forza d’animo propria dei friulani.”<br />
L’ANGELO DI CAMPOLESSI<br />
Il servizio proseguì ininterrotto fino al 16 maggio, quando il Sindaco <strong>di</strong> Gemona <strong>di</strong>chiarò<br />
che non era più necessario in quanto la vita della citta<strong>di</strong>na friulana - sebbene quest’ultima<br />
fosse ancora in gran parte <strong>di</strong>strutta, - sembrava avviarsi verso una parvenza <strong>di</strong> normalità.<br />
Nel tardo pomeriggio <strong>di</strong> quel giorno i vigili triestini si apprestarono così a lasciare Gemona,<br />
e in tutti vi era una punta <strong>di</strong> tristezza perché fra <strong>di</strong> loro e la popolazione del luogo s’era<br />
ormai instaurato un rapporto molto stretto. Don Amato Puppini, parroco della Chiesa <strong>di</strong><br />
San Marco Evangelista <strong>di</strong> Campolessi, <strong>di</strong>nanzi alle cui rovine era stata piantata una delle<br />
quattro tende dei vigili decise, in segno <strong>di</strong> gratitu<strong>di</strong>ne per il loro operato, <strong>di</strong> far dono al<br />
Corpo della statua in pietra <strong>di</strong> un angelo, alta poco meno <strong>di</strong> un metro, che ornava la<br />
facciata della Parrocchiale ormai <strong>di</strong>strutta. Tale statua è a tutt’oggi custo<strong>di</strong>ta presso gli<br />
uffici del Comando, a tangibile ricordo <strong>di</strong> quelle tragiche giornate. Ecco cosa scrisse in<br />
merito “Il Piccolo” del 18 maggio 1976:<br />
Rovine della chiesa <strong>di</strong> S. Marco Evangelista <strong>di</strong> Campolessi<br />
(archivio Fiorella Corra<strong>di</strong>ni - Iurcev)<br />
25
L’angelo <strong>di</strong> Campolessi<br />
(archivio E. Mazzoli)<br />
“A fianco <strong>di</strong> chi tutto ha perduto”<br />
“Una statuetta in pietra raffigurante un angelo è il simbolo della riconoscenza<br />
<strong>di</strong> Gemona ai Vigili Urbani triestini. L’ha donata loro un sacerdote friulano, don<br />
Amato Puppini, parroco della chiesa <strong>di</strong> “San Marco Evangelista” a Campolessi <strong>di</strong><br />
Gemona, accompagnandola con una simpatica lettera in<strong>di</strong>rizzata al comandante<br />
del Corpo, colonnello Grison, nella quale si ringraziano i vigili urbani <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong> per<br />
il servizio prestato a favore delle popolazioni <strong>di</strong> quelle contrade. La statuetta, insieme<br />
con un’altra identica, si trovava sulla facciata della parrocchiale, parzialmente<br />
rovinata al suolo a seguito della catastrofica scossa che tanti lutti e <strong>di</strong>struzioni ha<br />
portato nella citta<strong>di</strong>na friulana. Ora, verrà definitivamente sistemata su un pie<strong>di</strong>stallo<br />
nell’ufficio del comandante a ricordo <strong>di</strong> questi tragici giorni ma soprattutto della<br />
bella prova <strong>di</strong> solidarietà offerta dai vigili <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong>. La statuetta è arrivata domenica<br />
notte insieme con l’autocolonna del Corpo reduce dalle zone colpite.<br />
Un primo contingente <strong>di</strong> vigili guidati dal vicecomandante Corra<strong>di</strong>ni e dal<br />
maresciallo Spadaro e tutti offertisi volontari, era partito alla volta <strong>di</strong> Gemona già<br />
all’alba <strong>di</strong> sabato 8. Nel clima <strong>di</strong> scontata confusione che caratterizzava il primo<br />
mettersi in moto delle operazioni <strong>di</strong> soccorso, con l’accorrere <strong>di</strong> tanti generosi<br />
volontari a fianco dei soldati, era stata subito avvertita e segnalata l’esigenza <strong>di</strong><br />
creare attorno alle macerie <strong>di</strong> Gemona una specie <strong>di</strong> cintura <strong>di</strong> sicurezza.<br />
Si trattava <strong>di</strong> far strada ai mezzi <strong>di</strong> soccorso, <strong>di</strong> regolamentare l’accesso a<br />
quanto restava della citta<strong>di</strong>na in modo da non aggiungere ingorghi a ingorghi, caos<br />
a caos, <strong>di</strong> allontanare o <strong>di</strong>sciplinare chi, pur spinto da un impulso generoso, rischiava<br />
<strong>di</strong> ostacolare il funzionamento della macchina degli aiuti.<br />
26
Lettera del parroco della Chiesa <strong>di</strong> S. Marco Evangelista <strong>di</strong><br />
Campolessi, con la quale viene fatto dono al Corpo dei Vigili<br />
Urbani <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong> <strong>di</strong> un angelo in pietra appartenuto alla chiesa.<br />
(archivio Generale del Comune <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong>)<br />
Il compito <strong>di</strong> assicurare tutto ciò è appunto toccato ai nostri vigili, che l’hanno<br />
svolto con un impegno, un’abnegazione e una tale efficacia da meritarsi il significativo<br />
apprezzamento dello stesso sindaco <strong>di</strong> Gemona attraverso una lettera pure inviata<br />
al comandante del Corpo. Per giorni e giorni, dopo che ai primi volontari altri si<br />
erano aggiunti, i vigili triestini si sono dati da fare senza sosta. Tutti, non appena era<br />
terminato il loro turno ai crocicchi e lungo le strade <strong>di</strong> accesso, correvano tra le<br />
macerie, con gli altri soccorritori, a rendersi nuovamente utili in altri compiti.<br />
E’ stato merito loro, fra l’altro, quello <strong>di</strong> aver permesso al Municipio <strong>di</strong><br />
Gemona, trasferitosi in altro e<strong>di</strong>ficio nei pressi della tendopoli, <strong>di</strong> recuperare gran<br />
parte del materiale anagrafico che già ha reso possibile l’avvio dell’opera <strong>di</strong><br />
ricomposizione <strong>di</strong> una comunità falci<strong>di</strong>ata dai lutti, ignara ancora dell’effettivo<br />
27
numero dei <strong>di</strong>spersi e smembrata in tanti gruppi che hanno trovato precaria ospitalità<br />
nelle tendopoli.<br />
Alcuni nostri vigili sono riusciti, con grande rischio personale e fra<br />
innumerevoli <strong>di</strong>fficoltà, a raggiungere i locali del vecchio Municipio devastato e al<br />
sindaco <strong>di</strong> Gemona hanno portato, otre a tutto quell’utilissimo materiale, anche i<br />
simboli della comunità civica, il gonfalone del Comune e la fascia tricolore, benché<br />
in parte strappati e rovinati dai calcinacci. La lenta ripresa della vita nella martoriata<br />
citta<strong>di</strong>na è fatta anche <strong>di</strong> queste cose.<br />
Per <strong>di</strong>eci giorni i vigili triestini sono rimasti pressoché ininterrottamente a<br />
Gemona, sempre più stanchi, con la barba lunga, ma pronti sempre ad accorrere<br />
dovunque ci fosse bisogno <strong>di</strong> loro. Così è stato anche quando il sindaco <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne,<br />
Cadetto, si è accorto che i vigili del capoluogo friulano, che non dormivano in pratica<br />
da quattro notti, erano prossimi al crollo fisico. Da Gemona <strong>di</strong>eci vigili triestini sono<br />
corsi a U<strong>di</strong>ne e, con turni estenuanti, sono rimasti sulle strade del capoluogo per<br />
permettere ai colleghi u<strong>di</strong>nesi <strong>di</strong> prendersi qualche ora <strong>di</strong> sonno.<br />
L’altra notte, dopo che il Sindaco <strong>di</strong> Gemona aveva comunicato al nostro<br />
comando che i vigili triestini sarebbero potuti rientrare, l’autocolonna è così tornata<br />
a casa. Sul posto ne sono rimasti due, il vicebriga<strong>di</strong>ere Bussani e il vigile motociclista<br />
Messa da campo a Gemona; accanto all’altare due vigili urbani <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong><br />
(archivio Clau<strong>di</strong>o Quadrelli)<br />
Macoratti, la cui presenza è ancora molto utile. In pratica sono loro a mantenere i<br />
collegamenti fra la provvisoria sede municipale e le frazioni, anche le più sperdute,<br />
sparse tutt’intorno a Gemona, pro<strong>di</strong>gandosi inoltre nell’espletamento <strong>di</strong> un’infinità<br />
<strong>di</strong> altre mansioni.<br />
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I vigili urbani Clau<strong>di</strong>o Quadrelli e<br />
Mario Venutti, tra le rovine <strong>di</strong> Gemona<br />
(archivio Clau<strong>di</strong>o Quadrelli)<br />
Il vigile urbano Clau<strong>di</strong>o Quadrelli con<br />
il vice briga<strong>di</strong>ere Gualtiero Vescovo,<br />
lungo la SS. “Pontebbana”<br />
(archivio Clau<strong>di</strong>o Quadrelli)<br />
E’ stata questa offerta dei vigili urbani <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong> una fra tante, certo, ma<br />
anche una delle più entusiasmanti prove nella gara <strong>di</strong> solidarietà che <strong>Trieste</strong> continua<br />
ad alimentare a favore dei fratelli friulani.”<br />
ELOGI SULLA STAMPA<br />
Altri giornali, in quei giorni, parlarono con accenti <strong>di</strong> plauso all’intervento in Friuli dei vigili<br />
urbani <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong>. Ve<strong>di</strong>amo, ad esempio, come “Il Meri<strong>di</strong>ano <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong>”, nel numero<br />
uscito il 13 maggio 1976, dopo aver descritto l’impegno profuso dai vigili del fuoco triestini,<br />
descrisse quello dei nostri vigili urbani:<br />
“Stesso impegno e stesso spirito teso a dare un tangibile aiuto ai fratelli<br />
friulani nel momento più tragico della loro esistenza hanno mosso i cinquanta vigili<br />
urbani triestini che hanno preso la via <strong>di</strong> Gemona. Per essi è stato <strong>di</strong>fficile rendersi<br />
utili subito. La Prefettura <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne, messa al corrente della loro iniziativa, aveva<br />
risposto <strong>di</strong> attendere <strong>di</strong>sposizioni. Ma il comandante Grison ha rotto gli indugi<br />
telefonando <strong>di</strong>rettamente a Gemona, il centro più colpito, e la risposta <strong>di</strong> quel centro<br />
<strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento è stata <strong>di</strong> partire subito. Sotto la <strong>di</strong>rezione del vicecomandante<br />
Corra<strong>di</strong>ni, i vigili urbani hanno svolto un utile servizio <strong>di</strong> filtro del traffico su tutte le<br />
strade <strong>di</strong> accesso alla zona sinistrata, respingendo gli automezzi dei curiosi e dando<br />
via libera soltanto ai mezzi <strong>di</strong> soccorso, evitando così la grande confusione che prima<br />
29
egnava nella zona. Ma non tutti si sono limitati a questo servizio, pro<strong>di</strong>gandosi<br />
anche in molteplici opere <strong>di</strong> soccorso, con smistamento <strong>di</strong> tende, coperte, acqua e<br />
viveri. Una vera forza della natura si è confermato il briga<strong>di</strong>ere Bussani, il popolare<br />
Or<strong>di</strong>ne del giorno del 19 maggio 1976<br />
(archivio Generale del Comune <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong>)<br />
“Barba”, che è riuscito ad avere in consegna un camion militare con il quale ha<br />
trasportato generi <strong>di</strong> prima necessità laddove ve n’era bisogno.<br />
30
Il vigile Alberi è giunto a Gemona con il camion della <strong>di</strong>tta <strong>di</strong> suo padre, alla<br />
cui guida ha fatto pure pericolose staffette per trasportare viveri ai terremotati delle<br />
zone più isolate.<br />
I vigili si sono trasformati all’occorrenza in infermieri, prestando soccorso ai<br />
superstiti già sistemati nella tendopoli che si sentivano male.<br />
Fra i vigili addetti allo smistamento dei generi <strong>di</strong> prima necessità c’era anche<br />
il vigile Domenico Pitacco, rientrato a <strong>Trieste</strong> anzitempo per una forma febbrile<br />
dovuta alla vaccinazione antitifica e anticolerica. “Ho assistito a cose che non<br />
<strong>di</strong>menticherò più – <strong>di</strong>ce – specie per quanto riguarda il comportamento dei sinistrati.<br />
C’era uno che tremava dal freddo e invece <strong>di</strong> dargli una coperta gliene ho offerte<br />
due, ma quello non ha voluto saperne: mi ha restituito la coperta in più <strong>di</strong>cendomi<br />
che un altro poteva averne bisogno. Eppoi mi ha colpito la compostezza <strong>di</strong> questa<br />
gente in tutto. Decine <strong>di</strong> persone attendono da giorni in <strong>di</strong>gnitoso silenzio, tutti attorno<br />
alle rovine della caserma Goi in attesa che siano rimosse tutte le macerie e poter<br />
così rivedere almeno i resti <strong>di</strong> coloro che sono rimasti sotto. Mi vengono i brivi<strong>di</strong><br />
quando ci penso.<br />
Un altro titolo <strong>di</strong> merito dei vigili urbani triestini è stato quello <strong>di</strong> rendersi<br />
autosufficienti nel loro impegno volontario nelle zone terremotate. Si sono imposti<br />
turni massacranti <strong>di</strong> lavoro: 18 ore al giorno.<br />
E il vigile Sergio Zucca, rientrato a <strong>Trieste</strong> con gli occhi gonfi, ha ancora<br />
detto: Gente unica al mondo questi friulani, che non si sono lasciati andare ad alcuna<br />
scena <strong>di</strong> isterismo nonostante abbiano perso tutto. Ed è gente anche fiera, concreta.<br />
Non vogliono le baracche, ed hanno ragione.”<br />
E un anonimo articolista de “Il Messaggero Veneto”, così scrisse nel numero del 10 luglio<br />
1976:<br />
“Solidarietà dei vigili triestini”<br />
“ Tra le molte persone che si sono pro<strong>di</strong>gate a Gemona, meritano <strong>di</strong> essere<br />
citati anche i vigili urbani <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong>, tra i più assidui e vicini alla popolazione<br />
gemonese.<br />
Sono accorsi da <strong>Trieste</strong> all’indomani del sisma. Da allora non hanno smesso<br />
<strong>di</strong> prestare la loro opera, e non soltanto con servizi <strong>di</strong> pura e semplice viabilità. Un<br />
esempio soltanto valga a illustrare la loro sollecitu<strong>di</strong>ne. Quando dal pronto soccorso<br />
della tendopoli <strong>di</strong> Stalis è stato richiesto l’invio imme<strong>di</strong>ato <strong>di</strong> un frigorifero per<br />
conservare me<strong>di</strong>cinali facilmente deperibili, il briga<strong>di</strong>ere Zangrando ha provveduto<br />
per mezzo <strong>di</strong> alcuni amici triestini a reperirlo nel giro <strong>di</strong> un’ora o poco più.<br />
Ma gli episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> solidarietà si susseguono tuttora. Basti <strong>di</strong>re che questi vigili<br />
giuliani prestano servizio tutto il giorno, usufruendo praticamente della maggior<br />
parte delle ore libere che concede loro il lavoro.”<br />
L’IMPEGNO CONTINUA<br />
Rientrata la spe<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> soccorso condotta dal vicecomandante Corra<strong>di</strong>ni, non per questo<br />
era venuto meno l’impegno a Gemona dei vigili urbani <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong>. Il Sindaco della citta<strong>di</strong>na<br />
friulana aveva, infatti, chiesto che fosse lasciato a sua <strong>di</strong>sposizione un <strong>di</strong>staccamento <strong>di</strong> due<br />
31
Veicolo del Corpo impegnato a Gemona<br />
(archivio Clau<strong>di</strong>o Quadrelli)<br />
vigili, non più per il gravoso compito <strong>di</strong> controllo delle vie <strong>di</strong> accesso alla citta<strong>di</strong>na, ma per<br />
il <strong>di</strong>sbrigo delle necessità spicciole <strong>di</strong> ogni giorno legate al dopo terremoto. Sul posto<br />
erano pertanto rimasti, autorizzati dal Comando, il vicebriga<strong>di</strong>ere Mario Bussani e il vigile<br />
I vigili Clau<strong>di</strong>o Quadrelli e Renato Negri,<br />
a Gemona<br />
(archivio Clau<strong>di</strong>o Quadrelli)<br />
32
Furgone attrezzato del Corpo,accanto alle<br />
rovine del Duomo <strong>di</strong> Gemona<br />
(archivio Clau<strong>di</strong>o Quadrelli)<br />
scelto Gianfranco Macoratti, quest’ultimo sostituito poi dal vigile Mario Venutti. A loro<br />
<strong>di</strong>sposizione era stata lasciata un’autovettura del Corpo.<br />
Il 31 maggio cessò pure detto servizio e, a proposito <strong>di</strong> quest’ultimo, ecco – stando alla<br />
relazione finale inviata al Comando dal vicebriga<strong>di</strong>ere Mario Bussani - in cosa consistette:<br />
a) Sono stati espletati tutti i servizi connessi ai compiti e alle funzioni <strong>di</strong> polizia<br />
urbana e tra questi quelli inerenti alla ricerca <strong>di</strong> persone, trasporto <strong>di</strong> ammalati e <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cinali,<br />
scorta, pattuglia, servizio veterinario, viabilità ecc.<br />
b) Il lavoro è stato svolto a tempo pieno, intendendo così ogni giorno e notte<br />
nell’arco delle 24 ore, per un totale <strong>di</strong> 960 ore lavorative ed un percorso complessivo –<br />
con veicolo del Corpo – <strong>di</strong> 3.580 Km.<br />
c) Il servizio è iniziato e terminato con due cerimonie <strong>di</strong> rilievo alle quali hanno<br />
presenziato unicamente i vigili urbani <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong>: il primo Consiglio Comunale dopo il terremoto<br />
nel nuovo municipio, e l’ultima messa nel Duomo <strong>di</strong> Gemona.<br />
Già il 22 maggio, però, il Sindaco <strong>di</strong> Gemona, accortosi che senza un più consistente aiuto<br />
esterno non sarebbe riuscito ad assicurare un adeguato servizio ai citta<strong>di</strong>ni, aveva pregato<br />
33
Pattuglia mista <strong>di</strong> vigili urbani triestini e gemonesi. Con gli occhiali il vigile<br />
motociclista Mario Venutti, e a destra il vice briga<strong>di</strong>ere D’Accolti<br />
(archivio Comune <strong>di</strong> Gemona)<br />
il Sindaco <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong> <strong>di</strong> inviargli, giornalmente, un sottufficiale e quattro vigili urbani. La<br />
richiesta venne accolta e così, a partire dal 4 giugno, detto personale venne inviato<br />
giornalmente con un autofurgone ed una motocicletta a Gemona (alcuni vigili si offriranno<br />
volontari per più giorni <strong>di</strong> seguito), per un servizio che andava dalle ore 6.30 alle ore<br />
20.30, senza <strong>di</strong>ritto agli straor<strong>di</strong>nari od altre indennità.<br />
Un servizio particolare fu espletato dai vigili triestini il 6 giugno, ad un mese dal terremoto.<br />
Nella spianata, apertasi dove fino a un mese prima insisteva una scuola elementare andata<br />
<strong>di</strong>strutta, si tenne una solenne cerimonia civile e religiosa in ricordo delle vittime del sisma,<br />
presenti le massime autorità tra le quali il Commissario Straor<strong>di</strong>nario governativo per le<br />
zone terremotate on. Zamberletti. Significativamente, accanto al sindaco <strong>di</strong> Gemona c’erano<br />
due vigili urbani triestini, per la cronaca i vigili Giovanni Finocchiaro e Giorgio Scussat.<br />
Cessata la prima fase dell’emergenza in cui i vigili, <strong>di</strong>nanzi alla trage<strong>di</strong>a, s’erano offerti <strong>di</strong><br />
andare a prestare soccorso rinunciando a indennità e corresponsione degli straor<strong>di</strong>nari,<br />
ora che detto servizio stava assumendo connotati meno urgenti iniziarono – giustamente –<br />
a chiedere almeno <strong>di</strong> non rimetterci, ponendo come data limite per questa loro modalità <strong>di</strong><br />
presenza il 26 <strong>di</strong> giugno. A questo punto l’Amministrazione comunale, valutata la loro<br />
istanza, decise <strong>di</strong> accoglierla e così, a partire dal 27 giugno, il personale inviato a Gemona<br />
non figurerà più volontario ma in regolare servizio comandato, con concessione del riposo<br />
nel giorno successivo a quello dell’effettuazione del servizio in argomento, visto che l’orario<br />
<strong>di</strong> lavoro corrispondeva a quello <strong>di</strong> due turni.<br />
34
Le cose continuarono così fino al 3 luglio, data dalla quale il servizio proseguì con l’invio<br />
giornaliero <strong>di</strong> due soli vigili ed un sottufficiale.<br />
Certamente detto servizio non era più così stressante come nelle prime settimane <strong>di</strong><br />
emergenza, tuttavia gli impegni da assolvere erano ancora numerosi e, talvolta, questi<br />
continuavano a riservare aspetti psicologicamente molto pesanti. Il 7 luglio, ad esempio, il<br />
vice briga<strong>di</strong>ere Giovanni Strain dovette collaborare al recupero <strong>di</strong> una salma trovata, a un<br />
mese dalla morte, sotto le macerie <strong>di</strong> una fabbrica.<br />
Il 3 agosto l’assessore Bartoli si recò a Gemona, dove concordò la prosecuzione del<br />
servizio fino al 31 agosto. Il Sindaco <strong>di</strong> Gemona avrebbe voluto che la presenza dei vigili<br />
triestini continuasse anche oltre tale data ma, come risulta da un rapporto inviato il 10<br />
agosto al Comando dal m.llo Mario Spadaro, in quel mese l’impegno dei vigili stava pian<br />
piano riducendosi a compiti non in<strong>di</strong>spensabili, come ad esempio il <strong>di</strong>sbrigo della<br />
corrispondenza presso gli uffici del Comando, il rilascio <strong>di</strong> permessi, il piantonamento del<br />
palazzo comunale e il “filtro” <strong>di</strong> quanti volevano conferire con il Sindaco. Detto servizio,<br />
poi, sottraeva ai normali compiti d’istituto da espletare a <strong>Trieste</strong> sei vigili ogni giorno: i tre<br />
che erano a Gemona, e i tre che si trovavano in recupero per esservi stati il giorno precedente.<br />
Così, alla scadenza del 31 agosto, la missione il Friuli venne ufficialmente chiusa. Conclusasi<br />
quest’ultima, si tirarono alcune somme: Dal 9 maggio al 16 agosto 1976 avevano operato<br />
a Gemona 112 vigili, per un totale <strong>di</strong> 283 giornate lavorative. Dal 17 maggio al 31 agosto<br />
15 settembre 1976 - il ritorno dell’incubo<br />
(da “Il Piccolo” del 16 settembre 1976)<br />
si erano invece alternati complessivamente 78 vigili per ulteriori 338 giornate piene <strong>di</strong><br />
lavoro. Nell’operazione erano stati impiegati, in più riprese, 10 autoveicoli e due motocicli,<br />
che avevano percorso, in totale, 48.206 chilometri.<br />
RITORNO DELL’INCUBO<br />
Agli inizi <strong>di</strong> settembre Gemona sembrava avviata alla fase <strong>di</strong> ricostruzione, con i suoi abitanti<br />
ancora sistemati nelle tende dalle quali intendevano passare <strong>di</strong>rettamente alle case che in<br />
tutta fretta cercavano <strong>di</strong> ricostruire. Il peggio, insomma, sembrava essere passato quando<br />
35
Vigili urbani <strong>di</strong> Gemona con la <strong>di</strong>visa triestina<br />
(archivio Comune <strong>di</strong> Gemona)<br />
– l’11 settembre - due violentissime scosse <strong>di</strong> terremoto classificate del 8° e del 9° grado<br />
della scala Mercalli fecero ripiombare il Friuli nel terrore, provocando nuovi danni.<br />
Nonostante ciò la popolazione continuava a declinare l’offerta della Regione <strong>di</strong> un suo<br />
trasferimento temporaneo negli alberghi delle località turistiche della costa ma, alle ore<br />
5.15 del 15 settembre, un nuovo violentissimo sussulto della terra dette il via ad un vero e<br />
proprio bombardamento sismico che durò quasi ininterrotto fino alle ore 11.21, quando un<br />
terremoto dalla violenza paragonabile a quello <strong>di</strong> maggio fece crollare tutto ciò che<br />
quest’ultimo aveva risparmiato, riducendo Gemona ad un unico ammasso <strong>di</strong> rovine.<br />
Nuovi morti s’aggiunsero così a quelli <strong>di</strong> maggio; gli ospedali da campo tornarono a riempirsi<br />
<strong>di</strong> feriti e, per la popolazione ormai stremata, fu il crollo psicologico: a migliaia affardellarono<br />
quel poco che era loro rimasto e iniziarono ad abbandonare i paesi natii, <strong>di</strong>rigendosi verso<br />
le località balneari <strong>di</strong> Grado, <strong>di</strong> Lignano e <strong>di</strong> Bibione.<br />
Quello stesso 15 settembre, senza che fosse stato nemmeno sollecitato il loro intervento,<br />
due vigili urbani <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong> erano già sul posto, prontamente inviati da Grison, con l’or<strong>di</strong>ne<br />
<strong>di</strong> mettersi nuovamente a <strong>di</strong>sposizione del Sindaco <strong>di</strong> Gemona Riprendeva così anche per<br />
il mese <strong>di</strong> settembre il servizio giornaliero nella citta<strong>di</strong>na friulana, stavolta con un’unica<br />
base a Campolessi, che vedrà quattro - cinque vigili per turno impegnati soprattutto in<br />
compiti legati a questo temporaneo esodo della popolazione come, ad esempio, la<br />
registrazione <strong>di</strong> quanti abbandonavano la zona prendendo nota dei luoghi <strong>di</strong> destinazione.<br />
36
LA DIVISA DEI VIGILI DI GEMONA<br />
Ora che l’inverno era alle porte, per gli otto vigili urbani <strong>di</strong> Gemona si profilava un problema:<br />
le loro <strong>di</strong>vise pesanti erano andate perdute nel terremoto, e l’emergenza non consentiva<br />
all’Amministrazione comunale <strong>di</strong> acquistarne in tempi brevi <strong>di</strong> nuove.<br />
Il Sindaco <strong>di</strong> Gemona, aveva pertanto scritto al suo collega <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong> chiedendogli se era<br />
possibile fornirgli delle uniformi invernali per i vigili e, visto che nel magazzino del Corpo<br />
giacevano alcune uniformi invernali nuove or<strong>di</strong>nate per alcuni vigili che nel frattempo avevano<br />
rassegnato le <strong>di</strong>missioni, il 10 novembre la Giunta Municipale decise <strong>di</strong> assegnare otto <strong>di</strong><br />
queste composte da giacca, pantaloni, berretto, scarpe, camicia e cravatta al personale <strong>di</strong><br />
Gemona.<br />
La richiesta <strong>di</strong> fornitura delle <strong>di</strong>vise invernali per i vigili urbani<br />
<strong>di</strong> Gemona<br />
(archivio Generale del Comune <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong>)<br />
37
Comunicazione <strong>di</strong> avvenuta concessione delle uniformi richieste<br />
(archivio Generale del Comune <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong>)<br />
Quando, in seguito a tale decisione, i vigili della citta<strong>di</strong>na friulana vennero a <strong>Trieste</strong> per<br />
ritirare il vestiario, ebbero la gra<strong>di</strong>ta sorpresa <strong>di</strong> vedersi consegnare pure dei cappotti e,<br />
all’inizio dell’estate dell’anno successivo, riceveranno pure le <strong>di</strong>vise estive.<br />
Allorché, dopo un paio d’anni, queste <strong>di</strong>vise si saranno logorate, l’Amministrazione<br />
comunale <strong>di</strong> Gemona deciderà <strong>di</strong> acquistarne delle nuove presso le sartorie <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong> che<br />
già confezionavano le uniformi per i vigili urbani triestini, acquistandone <strong>di</strong> identiche. Così,<br />
<strong>di</strong>scostandosi in ciò dai loro colleghi del resto del Friuli i vigili urbani <strong>di</strong> Gemona adotteranno<br />
la <strong>di</strong>visa triestina, e ciò fino al 1991 quando una legge regionale introdurrà una nuova<br />
uniforme per la polizia locale, alla quale pure il Corpo della Polizia Municipale <strong>di</strong> Gemona<br />
38
I terremotati ringraziano....<br />
(archivio Clau<strong>di</strong>o Quadrelli)<br />
(questa la nuova denominazione, in conformità con le nuove leggi in materia) reputerà <strong>di</strong><br />
conformarsi.<br />
L’ULTIMO IMPEGNO<br />
Per i vigili urbani <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong>, l’ultimo impegno dovuto al terremoto si svolse nella loro città.<br />
Nel porto giuliano era infatti giunta una nave carica <strong>di</strong> case prefabbricate provenienti dal<br />
Canada, destinate a quanti nonostante tutto non avevano voluto abbandonare la zona del<br />
terremoto continuando a vivere nelle tendopoli. Così, a partire dal 2 <strong>di</strong>cembre, 40 autotreni<br />
fecero la spola dall’uscita del Porto Nuovo ai paesi sinistrati <strong>di</strong> destinazione, con i loro<br />
trasporti eccezionali. Ai vigili urbani toccò l’incombenza del conseguente servizio <strong>di</strong> viabilità<br />
concentrato soprattutto all’uscita del porto, servizio che si protrarrà praticamente ininterrotto<br />
fino al 4 <strong>di</strong>cembre.<br />
39
Si concludeva così un anno <strong>di</strong> impegno, che per molti <strong>di</strong> quanti vi furono coinvolti costituirà<br />
la più significativa esperienza della loro intera vita lavorativa.<br />
CONCLUSIONI<br />
Come riconosciuto dai gemonesi, i vigili urbani <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong> fecero molto, lo fecero bene e in<br />
modo <strong>di</strong>sinteressato. In questa loro missione <strong>di</strong> soccorso essi non guadagnarono nulla ed<br />
anzi ci rimisero, perché fare servizio volontario a Gemona significava lavorare dall’alba al<br />
tramonto rinunciando alle ore straor<strong>di</strong>narie retribuite, che per quanti rimanevano a <strong>Trieste</strong><br />
Da sin. a ds: l’autore, l’ex Comandante dei vigili urbani <strong>di</strong> Gemona<br />
Plinio Scarsini e l’attuale Comandante Alberto Cuzzi, nell’aprile 2006<br />
(foto Mario Venutti)<br />
erano la regola. Per questo impegno essi non ricevettero medaglie, <strong>di</strong>plomi e onorificenze<br />
varie, che invece piovvero sui componenti <strong>di</strong> altri Corpi per impegni anche minori. Se non<br />
dalle istituzioni il ringraziamento essi lo ebbero dalle popolazioni locali; dalla donna che<br />
sotto la pioggia andava agli incroci portando loro una tazza <strong>di</strong> caffè, dal conta<strong>di</strong>no che<br />
offriva una bottiglia <strong>di</strong> vino, anche se si trattava <strong>di</strong> una delle ultime cose che gli erano<br />
rimaste. In questo, essi si comportarono proprio come le genti <strong>di</strong> quelle terre, use a dare,<br />
senza aspettarsi nulla in cambio.<br />
40
Elenco del personale che ha prestato servizio volontario a<br />
Gemona dal 9 al 16 maggio 1976<br />
(archivio Generale del Comune <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong>)<br />
41
Elenco del personale che ha prestato servizio volontario a<br />
Gemona dal 9 al 16 maggio 1976<br />
(archivio Generale del Comune <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong>)<br />
42
Elenco del personale che ha prestato servizio volontario a<br />
Gemona dal 9 al 16 maggio 1976<br />
(archivio Generale del Comune <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong>)<br />
43
Elenco del personale che ha prestato servizio volontario a<br />
Gemona dal 9 al 16 maggio 1976<br />
(archivio Generale del Comune <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong>)<br />
44
SERVIZIO A GEMONA DAL 17 MAGGIO AL 31 GOSTO 1976:<br />
vig. urb. Aloisi Vittorio 23/6; 27/6; 29/6; 1/7; 3/7; 5/7; 7/7; 9/7; 11/7; 21/8<br />
vig. urb. Antonazzo Ricciotti 22/8<br />
vig. sc. Antonini Giovanni 19/6; 20/6; 21/6; 22/6; 29/6; 5/7; 16/7; 13/7; 23/7; 30/7; 6/8;<br />
19/8<br />
vice. brig. Bagordo Angelo 19/7; 24/7; 27/7; 29/7; 2/8; 4/8; 8/8; 14/8; 19/8; 30/8<br />
vig. urb. Balbi Rodolfo 4/7<br />
vig. urb. Baldas Bruno 1/7<br />
vig. urb. Barnaba Sergio 14/6; 15/6<br />
vig. urb. Bergamasco Giordano 28/6<br />
vice brig. Bernazza Angelo 20/7; 25/7<br />
vig. urb. Bernes Ezio 6/7; 15/7; 18/7; 27/7; 31/8<br />
vig. urb. Bernhardt Edoardo 13/7; 3/8; 9/8; 15/8; 25/8<br />
vig. sc. Boenco Giorgio 28/8<br />
vig. urb. Bossi Williano 21/7<br />
vice brig. Brizzi Vittoriano 18/7; 26/7; 7/8; 16/8; 21/8; 26/8<br />
vig. sc. Bunz Aldo 30/6; 7/7<br />
vice brig. Bussani Mario 17/5 – 30/5<br />
vig. urb. Casali Sergio 2/7<br />
vig. urb. Cernaz Ilario 7/7; 28/7;13/8<br />
vig. urb. Cernivani Fulvio 21/7<br />
vig. urb. Cernivani Fabio 30/7; 3/8<br />
vig. urb. Cerqueni Giovanni 23/7<br />
vig. urb. Cibeu Sergio 12/6; 13/6; 24/6 - 27/6; 3/7; 5/7<br />
vig. urb. Clun Luciano 28/6; 8/7; 17/7; 28/7; 4/8<br />
vig. rur. Cok Carlo 24/7<br />
vice brig. Corona Vincenzo 17/7; 23/7; 28/7, 6/8; 11/8; 17/8<br />
vig. urb. Cuccurin Ario 30/7<br />
brig. D’Accolti Giuseppe 23/6; 24/6; 26/6; 27/6; 29/6; 2/7; 6/7;11/7<br />
vig. urb. Donadel Igor 29/6, 1/7, 3/7; 14/7; 29/7<br />
vig. urb. D’Orlando Sergio 20/8; 24/8; 29/8<br />
vig. urb. Fabris Luciano 21/6; 22/6<br />
vig. urb. Fernetti Franco 12/6; 13/6; 23/8<br />
vig. urb. Finocchiaro Giovanni 4/6 – 11/6; 4/7<br />
vig. sc. Forti Mario 20/7<br />
vig. urb. Gavinelli Giuliano 28/6; 3/7; 12/7<br />
vig. urb. Gellini Aldo 15/7; 8/8<br />
vig. urb. Germani Fabio 26/8<br />
vig. urb. Gerolini Clau<strong>di</strong>o 1/8; 16/8<br />
vig. urb.Giuliano Giovanni 17/8<br />
vice brig. Grassi Franco 1/8; 10/8; 15/8; 22/8<br />
vig. urb. Gui<strong>di</strong> Valerio 29/8<br />
45
vig. urb. Illersberg Renato 16/6; 20/6; 12/7; 17/7; 25/7; 11/8; 30/8<br />
vig. urb. Lando Vittorio 25/6; 26/6; 6/7; 10/7; 24/7; 31/8<br />
vig. urb. Macca Luciano 21/6; 22/6; 8/7; 15/7<br />
vig. urb. Macchetti Benito 22/7<br />
vig. sc. Macoratti Gianfranco 17/5 – 22/5; 26/6; 7/7; 9/7; 29/7;<br />
vig. urb. Maddaleni Giuliano 9/6; 2/7; 8/7; 13/7; 16/7; 19/7; 27/7; 29/7; 6/8; 21/8; 26/8<br />
vig. urb. Maffioli Sergio 22/7; 5/8<br />
vice brig. Malaguti Giancarlo 4/6 – 11/6; 25/6; 10/7; 22/7; 5/8; 29/8<br />
vig. urb. Mervich Nevio 10/8<br />
vig. sc. Moresan Giovanni 14/8<br />
vig. urb. Negri Renato 28/6<br />
vig. urb. Oretti Pietro 6/7; 8/7; 10/7<br />
vig. sc.Parente Ermanno 20/6; 15/8<br />
vig. sc. Parenzan Fulvio 4/6 – 11/6; 30/6; 14/7; 10/8; 23/8<br />
vig. urb. Perosa Narciso 4/6; 10/7; 14/7; 16/7; 26/8<br />
vig. urb. Piras Ennio 27/6<br />
vig. urb. Pitacco Domenico 8/6 – 11/6; 2/8<br />
vig. urb. Prizzon Franco 16/6; 16/6; 6/7; 14/7; 26/7; 30/7; 7/8; 14/8; 16/8<br />
vig. urb. Purich Giordano 2/7 5/8<br />
vig. urb. Quadrelli Clau<strong>di</strong>o 12/6 – 19/6; 24/6; 20/7; 2/8; 17/8; 27/8<br />
vice brig. Romano Luigi 12/8<br />
vig. sc. Salomon Giorgio 25/7<br />
vig. sc. Savastano Leonardo 8/8<br />
vig. urb. Scussat Giorgio 5/6 – 7/6; 16/6; 17/6; 19/7; 31/7<br />
vig. urb. Simeoni Romano 15/6; 30/6; 12/7; 18/8<br />
m.llo Spadaro Mario 9/8<br />
vig. sc. Spongia Davinio 27/8<br />
vig. urb. Staleni Giuliano 18/7; 31/7; 4/8; 12/8; 24/8<br />
vig. urb. Sterni Clau<strong>di</strong>o 14/6<br />
vig. urb. Stipcovich Giancarlo 2/7; 11/7; 7/8; 13/8<br />
vice brig. Strain Giovanni 5/7; 7/7; 9/7; 12/7; 14/7; 16/7; 21/7; 30/7; 20/8; 24/8; 27/8<br />
vig. urb. Stroiazzo Paolo 11/8<br />
vig. sc. Tullio Adriano 1/7; 5/7<br />
vig. urb. Ubal<strong>di</strong>ni Giuliano 4/6 – 8/6; 10/6; 11/6; 23/6; 30/6; 26/7; 1/8; 9/8; 19/8; 22/8<br />
vig. urb. Venutti Mario 22/5 – 30/5; 12/6 – 15/6; 17/6 – 19/6; 23/6 – 26/6; 2/7; 9/7; 15/<br />
7; 18/8; 20/8; 25/8<br />
vice brig. Vescovo Gualtiero 14/6; - 20/6; 1/7; 4/7; 15/7; 18/8; 25/8; 31/8<br />
vig. urb. Zacchigna Bruno 19/6 – 26/6; 13/7; 16/7; 12/8; 30/8<br />
vice brig. Zangrando Mario 12/6; 13/6; 21/6; 22/6; 28/6; 30/6; 3/7; 8/7; 13/7; 3/8; 13/8;<br />
23/8; 28/8<br />
46
Si ringrazia<br />
l’Archivio Generale del Comune <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong>;<br />
il Centro Stampa del Comune <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong>;<br />
e in particolare:<br />
Fiorella Corra<strong>di</strong>ni Iurcev<br />
Furio Saul<br />
Clau<strong>di</strong>o Quadrelli<br />
Mario Venuti<br />
Gianfranco Macoratti