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Scarica il periodico - Associazione Maggio Eugubino

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Periodico dell’<strong>Associazione</strong> <strong>Maggio</strong> <strong>Eugubino</strong> Pro Gubbio - Gubbio Perugia Anno LXII, n. 5 - Dicembre 2011 - Sped. in abb. 45%, Legge 662/96, at. 2, comma 20/B, F<strong>il</strong>iale di Perugia.<br />

QR Code<br />

Buone Feste<br />

a Tutti<br />

A


attualità<br />

p4<br />

Una risorsa inut<strong>il</strong>izzata: le “Tavole Eugubine”<br />

“Conoscere Gubbio”, è la bellissima iniziativa del <strong>Maggio</strong> nata nel 2006 per migliorare le nostre conoscenze<br />

ed i nostri saperi sulla città e sul territorio presentando di volta in volta elementi poco conosciuti o addirittura<br />

dimenticati ma anche fattori forti che tuttavia conosciamo poco o superficialmente.<br />

Anche la frequentazione quotidiana di un luogo infatti non permette spesso di coglierne gli aspetti salienti o<br />

i caratteri storici, artistici e sociali. Periodicamente perciò vengono proposte passeggiate o escursioni, aiutati<br />

da esperti, con i quali si fanno “quattro chiacchiere” con lo scopo di approfondire le nostre conoscenze.<br />

Saper leggere <strong>il</strong> luogo dove si vive è in qualche modo conoscere parte di se stessi, della propria identità<br />

personale, fino a cogliere al meglio l’appartenenza ad una comunità. L’identità di un territorio è infatti costituita da un insieme<br />

di fattori materiali e immateriali fortemente collegati: le grandi opere, i fatti artistici, la lingua e <strong>il</strong> dialetto, la cultura, la forma<br />

delle città, delle case e degli arredi, <strong>il</strong> paesaggio nelle sue diverse componenti, la memoria collettiva, i nomi delle persone e dei<br />

luoghi, i sapori naturali, <strong>il</strong> cibo. Con “Conoscere Gubbio 10”, svoltasi <strong>il</strong> pomeriggio del 16 ottobre scorso abbiamo avuto<br />

la possib<strong>il</strong>ità di conoscere <strong>il</strong> popolo umbro attraverso la presentazione del prof. Anc<strong>il</strong>lotti e di apprezzare a pieno anche la<br />

più grande testimonianza di tale popolo che sono le “Tavole Eugubine” esposte nel Palazzo dei Consoli. Da sempre sono<br />

note, anche se sottovalutate, le testimonianze degli storici antichi, greci e romani, che suggeriscono l’esistenza di una realtà<br />

etno-culturale cui andava <strong>il</strong> nome di “Umbri” estesa su tutta l’Italia mediana, dal Po al Tevere, in età preistorica (probab<strong>il</strong>mente<br />

a partire dalla fine del II m<strong>il</strong>lennio a.C.). La considerazione che è emersa forte è che le “Tavole Eugubine” sono<br />

purtroppo relegate in un angolo e non hanno quella visib<strong>il</strong>ità e quel risalto che invece dovrebbero avere. Da sole potrebbero<br />

rappresentare una risorsa straordinaria da un punto di vista culturale ma anche da un punto di vista economico, facendone <strong>il</strong><br />

perno di una esposizione permanente sul popolo umbro, ricorrendo anche alla tecnologia che ora può essere ut<strong>il</strong>izzata capace di<br />

ricostruire situazioni quali riti e cerimonie, vita quotidiana, assetti sociali etc.<br />

Dobbiamo liberare le “Tavole Eugubine” ! Buon Natale<br />

Lucio Lupini<br />

p8<br />

p10<br />

p16<br />

p20<br />

Auguri a<br />

tutti<br />

gli eugubini<br />

L’Amministrazione<br />

comunale<br />

risponde...<br />

Uomini<br />

e<br />

pietre<br />

p5<br />

Ancora sul «frontespicio»<br />

delle Lettere di<br />

Vincenzo Armanni<br />

Gubbio<br />

Bizantina<br />

p13<br />

p22<br />

Il reparto<br />

delle<br />

gioie...<br />

San<br />

Marziale<br />

p18<br />

p9<br />

p7<br />

p15<br />

Tra pali<br />

e traverse...<br />

stradali<br />

Pian d’Assino e Contessa:<br />

<strong>il</strong> futuro<br />

del territorio...<br />

Ceri<br />

e<br />

petrolio<br />

Per l’identificazione di<br />

alcune maioliche descritte<br />

da Gian Girolamo Carli<br />

Anno LXII, n. 5 - dicembre 2011<br />

In copertina: L’Albero di Gubbio - Photo Studio<br />

Direttore Editoriale: Lucio Lupini<br />

Direttore Responsab<strong>il</strong>e: Ubaldo Gini<br />

Realizzazione: Lapislunae-Gubbio<br />

Redazione: Piazza Oderisi, - 06024 Gubbio (Pg)<br />

Tel. e Fax 075 9273912 - CC Postale n. 15463060<br />

Aut. Trib. Perugia n°. 334 del 15/01/1965.<br />

Sped. in abb. postale 45%, comma 20/B, legge 662/96, f<strong>il</strong>iale di Perugia.<br />

p27


attualità<br />

A<br />

4<br />

Auguri a tutti gli<br />

eugubini<br />

di Mons. Mario Ceccobelli<br />

Sono grato all’<strong>Eugubino</strong> per l’opportunità che mi offre di far<br />

giungere a tutti i suoi lettori gli auguri per <strong>il</strong> Santo Natale e<br />

per <strong>il</strong> nuovo Anno.<br />

È questo <strong>il</strong> tempo in cui avviene un fittissimo scambio di voti<br />

augurali, una tradizione che attraverso gli anni ha assunto<br />

modi e sembianze diverse, adeguandosi agli st<strong>il</strong>i, non sempre<br />

del tutto pertinenti, della modernità.<br />

Le cartoline colorate o in bianco e nero, che rappresentavano<br />

la natività, con in primo piano <strong>il</strong> Bambino tra le braccia di<br />

Maria e un po’ in disparte un pensoso Giuseppe, hanno lasciato<br />

<strong>il</strong> posto a biglietti curati certamente con gusto artistico<br />

e fantasia, ma dai quali è sempre più assente <strong>il</strong> mistero che<br />

viene ricordato: la nascita di Gesù, Figlio di Dio e di Maria<br />

nella grotta di Betlemme, con i pastori primi ad accorrere per<br />

cantare con gli angeli la gloria del Signore.<br />

Oggi si rischia di perdere di vista <strong>il</strong> protagonista della ricorrenza,<br />

meravigliosa nella sua divina semplicità, perché va di<br />

moda sostituire gli auguri di buon Natale con quelli di buone<br />

feste e le frasi evangeliche con altre, anche interessanti e significative,<br />

di uomini <strong>il</strong>lustri del mondo della letteratura e<br />

dell’arte.<br />

A me piace seguire l’antica tradizione, e come fece nel XII<br />

secolo sant’Ubaldo, così come prima e dopo di lui fecero tutti<br />

i vescovi eugubini, desidero inviare a tutti i figli di questa<br />

diocesi l’augurio per un Natale Santo e un felice anno nuovo<br />

<strong>il</strong>luminato dalla grazia del Signore.<br />

Mi piace anche ricordare quel dolcissimo evento, concepito<br />

dalla fede e dalla santa fantasia di frate Francesco, <strong>il</strong> poverello<br />

di Assisi, che non sapendo come esprimere la gioia per<br />

l’avvenimento che ha cambiato la storia dell’uomo, nel 1223<br />

realizzò a Greccio <strong>il</strong> primo presepio.<br />

Contemplando con lui <strong>il</strong> miracolo, ritroviamo tutti, in questo<br />

nostro tempo ansioso e complicato, lo stupore e la pace del<br />

cuore. Accompagno questo mio augurio con la preghiera e la<br />

benedizione del Signore.<br />

Il Papa accende l’albero di Natale più grande del mondo<br />

Accogliendo l’invito del Vescovo Ceccobelli, presentato anche come atto conclusivo delle celebrazioni per l’850° anniversario<br />

della morte di S. Ubaldo, sarà Papa Benedetto XVI ad accendere in diretta televisiva su Rai Uno l’”Albero di Natale<br />

più grande del mondo” nel tardo pomeriggio del prossimo 7 dicembre. Lo farà con l’aiuto della tecnologia più avanzata<br />

direttamente dall’appartamento pontificio. Si incomincia alle ore 17,45 con <strong>il</strong> “saluto” del Gruppo Sbandieratori e delle<br />

autorità, mentre <strong>il</strong> collegamento televisivo avrà inizio dalle ore 18.15-18.20 con una serie di servizi preparatori dell’intervento<br />

in video-collegamento di Papa Ratzinger (ore 18,30). Prima di azionare <strong>il</strong> indirizzerà agli eugubini un<br />

atteso messaggio.


Il reparto delle gioie<br />

Un pensiero su sicurezza e qualità dell’Ostetricia di Branca<br />

di Michela Biccheri<br />

A tre anni dalla sua apertura, l’Ospedale di<br />

Branca rischia già un reparto, quello che nei<br />

corridoi ospedalieri chiamano “reparto delle<br />

gioie”. Una riforma incombe sul nosocomio<br />

neonato pure lui. Già perché la finanziaria<br />

dà i numeri e i numeri la fanno da padrone<br />

e per 17 bambini che sono nati altrove, <strong>il</strong><br />

reparto è stato messo sotto accusa: <strong>il</strong> numero<br />

perfetto sembra essere 500. Cosa pensare:<br />

1,39 bambini al giorno… che sono una<br />

decina di bambini a settimana, che fa 41,6<br />

bambini al mese, circa. E non sono molto<br />

meno della cifra pattuita. Riformare significa<br />

cambiare, ma anche ricomporre e se si va a<br />

fondo vuole dire anche migliorare e <strong>il</strong> nostro<br />

primo pensiero va alla sicurezza delle partorienti<br />

e dei bambini indipendentemente dai<br />

numeri, un secondo pensiero alla qualità del<br />

“servizio” svolto e ricevuto, alla funzionalità,<br />

al conforto che si trova nel ricevere la prima<br />

assistenza e la degenza seguente. Qui i numeri<br />

ci sono e tornano pure i conti. Riformare<br />

o migliorare, dunque porta coerenza con la<br />

qualità ed accogliere una “riforma” che indebolisca<br />

una struttura ospedaliera ottenuta<br />

Il Comitato Sicurezza e Legalità di Gubbio ringrazia<br />

tutte le persone che hanno dedicato una<br />

parte del proprio tempo, in questa prima settimana<br />

di raccolta firme, contro la soppressione<br />

del punto nascita dell’Ospedale Comprensoriale<br />

di Branca e tutti i cittadini e residenti<br />

stranieri che hanno aderito all’iniziativa. Il<br />

riscontro positivo concretizzatosi in oltre 1500<br />

Valorizzare le potenzialità e qualificare sempre più e meglio i servizi dell’ospedale<br />

di Gubbio-Gualdo Tadino: questo quanto emerso nel convegno<br />

organizzato dalla Cisl Fp del territorio di Perugia su “Problematiche<br />

e prospettive della struttura di Branca alla luce della riorganizzazione della<br />

sanità in Umbria nel contesto economico sociale attuale”. All’incontro<br />

hanno partecipato, tra gli altri, l’assessore regionale Franco Tomassoni,<br />

<strong>il</strong> direttore generale Asl 1 Andrea Casciari, sindacalisti Cisl, <strong>il</strong> consigliere<br />

regionale Andrea Smacchi, rappresentanti dei Comuni e numerosi<br />

operatori sanitari. L’Assessore Tomassoni ha confermato l’impegno, pur<br />

in presenza delle difficoltà finanziarie, “di garantire servizi qualità” e “le<br />

eccellenze in linea con quelle che sono le caratteristiche dell’ospedale”.<br />

Su questo tasto hanno insistito anche l’assessore comunale eugubino Di<br />

Benedetto ed <strong>il</strong> Sindaco di Gualdo Morroni. Da parte sua <strong>il</strong> segretario<br />

generale territoriale della Fp Cisl di Perugia Massim<strong>il</strong>iano Speranzini<br />

ha reclamato una dotazione organica ottimale per “garantire efficienza<br />

tra m<strong>il</strong>le difficoltà e in fase di crescita è da<br />

ragionare e rivedere. Siamo tutti d’accordo,<br />

compresi i nostri vicini gualdesi, che i nostri<br />

due vecchi e cari ospedali ci piacevano così<br />

com’erano, ma abbiamo già detto e ridetto<br />

in proposito. Ora abbiamo questo ospedale<br />

unico e va difeso perché non subiamo ancora<br />

le angherie del passato. Non è molto lontano<br />

<strong>il</strong> 1969, anno in cui <strong>il</strong> Comune di Gubbio e i<br />

cittadini, insieme anche al nostro <strong>periodico</strong>,<br />

avevano intrapreso una denuncia contro <strong>il</strong><br />

declassamento del nostro ospedale in maniera<br />

lesiva e del tutto ingiusta per gli interessi<br />

di un Comune fra i più vasti d’Italia. Anche<br />

a quell’epoca c’erano dei numeri dentro ai<br />

quali Gubbio però entrava comodamente,<br />

ma per altri motivi che non stiamo a ricordare,<br />

la nostra città ha rischiato di perdere<br />

l’occasione di rendere più efficiente l’ospedale;<br />

la qualità del servizio offerto non era<br />

sotto accusa, ma la sicurezza dei cittadini e la<br />

serenità (non meno importanti) erano anche<br />

allora r<strong>il</strong>evanti e fuori discussione e un punto<br />

fermo dal quale far partire la protesta o la difesa.<br />

Gubbio non è un caseggiato, è una real-<br />

adesioni, ci incoraggia a proseguire su questa<br />

strada organizzando ulteriori punti di raccolta<br />

firme. Il Comitato rende anche noto che sta<br />

istituendo dei punti fissi di raccolta firme per<br />

venire incontro anche alle esigenze di tutti quei<br />

cittadini che, nei tempi e orari stab<strong>il</strong>iti, sono<br />

impossib<strong>il</strong>itati ad intervenire. Al momento in<br />

cui scriviamo hanno aderito i seguenti esercizi<br />

CISL EP: potenziare e qualificare l’ospedale di Branca<br />

tà viva e riconosciuta, i suoi interessi vanno<br />

tutelati rimanendo serrati, appoggiando chi<br />

governa quando cerca dei sostegni legislativi,<br />

delle deroghe probab<strong>il</strong>i e soprattutto quando<br />

non perde di vista <strong>il</strong> benessere dei cittadini.<br />

In questo particolarissimo caso, delle cittadine<br />

e dei bambini che hanno dei diritti e non<br />

dei priv<strong>il</strong>egi a mettere al mondo e a nascere.<br />

Ascoltando le opinioni di future madri e di<br />

donne sensib<strong>il</strong>i all’argomento, ma anche di<br />

padri si evince che la lontananza di un altro<br />

punto nascite crea ansia per la salute del<br />

nascituro e per la sicurezza della madre; crea<br />

preoccupazione per le sorti del viaggio, dal<br />

momento che nella gran parte dei casi non<br />

è la donna a decidere <strong>il</strong> momento del parto,<br />

ma la natura. Allora a questo punto ci si domanda<br />

se mai si è immaginata la possib<strong>il</strong>ità<br />

di far nascere <strong>il</strong> bambino in casa, garantendo<br />

però tutta la sicurezza e l’assistenza di un reparto<br />

di ostetricia. Fare un salto indietro o<br />

un passo avanti dipende dall’impegno e dal<br />

buon senso di ognuno di noi.<br />

commerciali:<br />

1) Forno Baldinucci Località Padule;<br />

2) Punto Snai Sebastiani Via Cavarello;<br />

3) Tabaccheria Sebastiani V.le rimembranza;<br />

4) Alimentari Fanelli V.le Rimembranza;<br />

5) Bar Pasticceria “Degli Angeli” Centro Commerciale<br />

Contessa;<br />

6) “Pasticceria Italia” Via Benedetto Croce.<br />

e aggiornamento dei servizi erogati<br />

al cittadino”, oltre alla “nascita e<br />

sv<strong>il</strong>uppo di specializzazioni e di eccellenze<br />

all’interno della struttura ospedaliera di Branca”. Ha chiesto anche<br />

di lavorare per “lo snellimento delle liste di attesa”. Da parte sua <strong>il</strong> segretario<br />

regionale Cisl Claudio Ricciarelli ha sollecitato “ l’integrazione<br />

tra i servizi e le specializzazione degli ospedali di Castello e Branca”.<br />

Riguardo a Gubbio, ha precisato che “accanto alla qualificazione del<br />

presidio ospedaliero vanno riorganizzati i servizi sanitari del territorio attraverso<br />

<strong>il</strong> potenziamento del distretto sanitario al fine di integrare <strong>il</strong> settore<br />

sanitario con quello sociale”. Da parte sua Giuseppe Giordano (Cisl<br />

medici) ha sostenuto che nel quadro della riorganizzazione degli assetti<br />

istituzionali “l’ospedale di Branca deve svolgere un ruolo importante per<br />

questo territorio, integrandosi con l’intera rete ospedaliera regionale e<br />

costituendo un punto di riferimento per l’intera area”.<br />

attualità<br />

A<br />

5


Hotel BENIAMINO UBALDI<br />

Capodanno<br />

Sotto l’ Albero<br />

Vieni ad assaporare le nostre specialità al Cenone di San S<strong>il</strong>vestro!<br />

Aperitivo di Benvenuto con stuzzichini<br />

Pesce spada su letto di zucca<br />

Veli di chianina ali’olio nuovo e Melograno<br />

Cavatelli all’Astice<br />

Cappellacci di Bufala e Prosciutto al Nero Norcia<br />

F<strong>il</strong>etto di trota salmonata con Vellutata di Fave<br />

Sorbetto agli agrumi<br />

Tagliata di Angus al Balsamico invecchiato<br />

Patate a tacchetti<br />

Zampone e Cotechino con Lenticchie<br />

Dolce S. S<strong>il</strong>vestro<br />

Uva Uva Uva<br />

Vino Selezione Rosati: Asti Spumante<br />

La serata sarà allietata da musica dal vivo.<br />

Per info e prenotazioni contattare <strong>il</strong> numero 0759277773.


Tra pali e<br />

traverse... stradali<br />

di Ubaldo Gini<br />

Che stranezze <strong>il</strong>luminotecniche. Nel centro storico via XX Settembre<br />

insieme a via Federico da Montefeltro durante la scorsa amministrazione<br />

ha subito innumerevoli black out e tante zone della nostra<br />

Città sono rimaste al buio, creando fert<strong>il</strong>e terreno per l’azione di<br />

vandali e loschi individui subito attivi con danneggiamenti alle auto<br />

dei residenti, furti più o meno lucrosi nei periodi estivi, episodi di<br />

teppismo urbano e chi più ne ha, più ne metta… tanto che non c’è<br />

da stare allegri.<br />

L’<strong>il</strong>luminotecnica in occasione della giornata della diabetologia, se<br />

ce ne fosse stato bisogno, ha regalato una panoramica speciale del<br />

nostro Palazzo dei Consoli così come soluzioni di <strong>il</strong>luminazione particolare<br />

avevano evidenziato <strong>il</strong> Palazzo Ducale.<br />

Se ci sono queste sensib<strong>il</strong>ità una tantum non si capisce come mai<br />

non si debba affrontare la questione in maniera sistematica, con un<br />

progetto globale che, a stralci, possa essere attivato in funzione dei<br />

contributi raccolti.<br />

Ad esempio viale della Rimembranza resta sistematicamente al buio;<br />

vogliamo aspettare un triste episodio con <strong>il</strong> favore delle tenebre per<br />

intervenire?<br />

La luce dall’alba al tramonto, dopo <strong>il</strong> “capolavoro” della potatura di<br />

tigli ed ippocastani che ha senza dubbio liberato spazi per parcheggiare<br />

abusivamente delle auto sul marciapiede, penetra tra le chiome<br />

degli alberi ma da novembre a marzo, dalle 17.00 un fitto buio pervade<br />

<strong>il</strong> viale<br />

È improcrastinab<strong>il</strong>e un intervento che, nel rispetto ambientale, tra<br />

soluzioni <strong>il</strong>luminotecniche e progetti vari, tolga dal degrado i due<br />

Viali costeggianti le mura urbiche, dove campeggiano ancora enormi,<br />

pesanti, usurati e quanto mai orrib<strong>il</strong>i pali della luce.<br />

Si deve agire subito, senza d<strong>il</strong>ungarsi troppo in ster<strong>il</strong>i dialettiche. Il<br />

centro storico e l’immediata periferia sono in uno stato di degrado<br />

urbano e d’abbandono preoccupante e lo sono nonostante (o, forse,<br />

ancor più ciò risalta) gli interventi di via dei Consoli, piazza San<br />

Giovanni e Bosone; questo per non avere mai attuato un piano in-<br />

tegrato e globale di arredo urbano, di <strong>il</strong>luminazioni e di interventi<br />

sulle pavimentazioni e pedonalizzazioni (manifesti elettorali asfaltàti<br />

e/o asfàltati a parte; ma se ne conosce bene la loro vacuità: buoni per<br />

catturare voti, inefficaci per gestire un’amministrazione).<br />

Quanto dovremo aspettare perché animi gent<strong>il</strong>i e nob<strong>il</strong>i dell’amministrazione<br />

comunale sappiano proporre queste necessità non solo<br />

per conservare <strong>il</strong> nostro centro storico, evitandone malamente <strong>il</strong> degrado,<br />

ma per impreziosire tutta la Città?<br />

attualità<br />

A<br />

7


attualità<br />

A<br />

8<br />

L’Amministrazione comunale risponde<br />

Gli abitanti dei quartieri intervengono numerosi<br />

di Michela Biccheri<br />

È un importante passo avanti quello fatto<br />

da questa Amministrazione comunale,<br />

passo avanti verso una maggiore attenzione<br />

risvegliata, ma soprattutto dovuta<br />

nei confronti del Centro Storico. È stato<br />

portato avanti e con un vero successo di<br />

partecipanti, <strong>il</strong> progetto che crea sinergia<br />

tra Comune e Quartieri della città, progetto<br />

pensato e realizzato dentro incontri<br />

ospitati nelle sedi dei quattro Quartieri.<br />

In ogni incontro, <strong>il</strong> Sindaco insieme agli<br />

Assessori hanno ascoltato e annotato con<br />

molta attenzione e disponib<strong>il</strong>ità, i disagi riscontrati<br />

nel vivere la città ogni giorno tra<br />

l’impossib<strong>il</strong>ità dei parcheggi e l’aggravarsi<br />

della presenza dei motocicli in sosta nei vicoli<br />

e in circolazione tra di essi. Altro punto<br />

focale immerso di commenti negativi e malumori, è stato <strong>il</strong><br />

parcheggio multipiano “della palestra”, a fianco la Biblioteca<br />

Sperelliana. In molti si sono sentiti lesi e derubati di uno tra i<br />

più importanti spazi verdi del Quartiere di San Pietro e della<br />

parte est della città, derubati dell’occasione di valorizzare una<br />

delle zone storiche che da anni soffre per <strong>il</strong> suo naturale decentramento<br />

e che necessita di un urgente potenziamento.<br />

A parlare in generale si fa pure peccato,<br />

perché molti dei problemi di cui soffre <strong>il</strong><br />

Centro Storico, tra i quali l’<strong>il</strong>luminazione,<br />

vanno perduti o appaiono sminuiti,<br />

di fronte al nutrito elenco di disagi<br />

e commenti e anche proposte che dai<br />

Quartieri partono con fervore e speranza.<br />

L’aspetto che ha destato l’interesse di<br />

tutti e che sarà anche <strong>il</strong> più laborioso<br />

per l’Amministrazione è rappresentato<br />

dal disciplinamento del traffico, le ZTL,<br />

e dal calcolo dei posti auto, dal quale si<br />

ricaverà <strong>il</strong> permesso per <strong>il</strong> posteggio auto<br />

per un nuovo e sostenib<strong>il</strong>e adeguamento.<br />

Avverrà in collaborazione con <strong>il</strong> Comando<br />

dei Vig<strong>il</strong>i Urbani anche la riforma<br />

del Regolamento che li disciplina, tutto nei prossimi 4 mesi.<br />

Grandi sono i progetti anche per la riqualificazione della piazza<br />

di San Pietro e dell’area circostante, compreso <strong>il</strong> parcheggio<br />

multipiano “della palestra”, che dovrebbe essere terminato e<br />

attivato entro <strong>il</strong> nuovo anno. Tante le buone intenzioni, ma<br />

noi come cittadini e residenti saremo i primi a renderci conto<br />

degli interventi e dei risultati: staremo a vedere…<br />

8


Pian d’Assino e Contessa:<br />

<strong>il</strong> futuro del territorio passa per <strong>il</strong> loro adeguamento<br />

di Giampiero Bedini<br />

Sulla grande viab<strong>il</strong>ità indispensab<strong>il</strong>e per lo sv<strong>il</strong>uppo dell’ eugubino<br />

l’attenzione si mantiene sempre su livelli elevati. Prospettive<br />

interessanti per l’ammodernamento del tratto Mocaiana-Umbertide<br />

della ‘Pian d’Assino’, quello indispensab<strong>il</strong>e<br />

per garantire lo sbocco sulla E45 ed attenuare così l’isolamento<br />

di un territorio da anni impegnato nel rivendicare doverose<br />

attenzioni per essere<br />

messo nelle condizioni<br />

di superare un pesante<br />

disagio infrastrutturale.<br />

Situazione che ha<br />

influito ed influisce<br />

sulla crescita del comprensorio.<br />

Il consiglio<br />

regionale infatti ha approvato<br />

all’unanimità<br />

(24 voti favorevoli) la<br />

mozione presentata<br />

dal consigliere Andrea<br />

Smacchi (Pd). In<br />

pratica <strong>il</strong> “ Consiglio<br />

Regionale – ha spiegato<br />

Smacchi - ha dato<br />

mandato alla Giunta<br />

di attivare tutti gli strumenti a sua disposizione affinché si<br />

possa approvare <strong>il</strong> progetto definitivo dell’opera e consentire<br />

all’Anas di programmarne l’effettiva realizzazione anche per<br />

stralci”. “Il 28 luglio 2010 – ha ricordato ancora Smacchi – è<br />

stato pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Regione l’avviso<br />

di deposito degli elaborati integrativi riguardanti <strong>il</strong> progetto<br />

definitivo del tratto Mocaiana–Umbertide. A distanza di oltre<br />

un anno è necessario procedere al più presto alla convocazione<br />

della Conferenza dei servizi per ottenere l’indispensab<strong>il</strong>e valutazione<br />

di impatto ambientale e concludere celermente tutti i<br />

passaggi previsti per la consegna, da parte della Regione, del<br />

progetto definitivo ed auspicab<strong>il</strong>mente esecutivo nelle mani<br />

dell’Anas”. “In questo momento di grande crisi economica<br />

per le famiglie e per le imprese – ha concluso Smacchi, tenendo<br />

presenti la drammatica situazione occupazionale attuale -<br />

l’eugubino ha ricevuto un messaggio chiaro sia da parte della<br />

Giunta regionale che dall’intero Consiglio per questa arteria<br />

attesa da decenni da una parte importante dell’Umbria”. In<br />

sede di dibattito le comnvergeze sono state unanimi. Il consi-<br />

gliere Goracci ha definito”la realizzazione della Pian d’Assino<br />

una emergenxa oggettiva”, Paolo Brutti (IdV) ha parlato delle<br />

necessità di “un progetto unitario e completo con finanziamento<br />

certo”, mentre per l’assessore Rometti “si tratta di un<br />

intervento che vuole affrontare i problemi di collegamento<br />

della città di Gubbio con la E45”. Voto favorevole anche da<br />

parte di Andrea Lignani<br />

Marchesani, secondo <strong>il</strong><br />

quale “Le Regioni devono<br />

indicare con chiarezza<br />

quali sono le vere priorità<br />

infrastrutturali ma non mi<br />

convince per niente ciò che<br />

afferma ora <strong>il</strong> ministero dei<br />

trasporti, cioè l’ipotesi di<br />

intercettare valore (non è<br />

chiaro come) attraverso le<br />

nuove opere”. Successivamente<br />

la Sovrintendenza<br />

ai beni culturali dell’Umbria<br />

ha espresso parere favorevole<br />

sul progetto della<br />

Mocaiana - Montecorona,<br />

quello conclusivo. È un<br />

altro passo avanti, se non altro perchè consente di proporre<br />

all’Anas un intervento già in possesso di tutte le necessarie<br />

autorizzazioni nel momento in cui verranno reperite le risorse.<br />

Intanto crescono le attese ed aspettative per la “Contessa”,<br />

fondamentale asse di collegamento tra l’Umbria e le Marche<br />

che sopporta, secondo un recente monitoraggio condotto<br />

dal Psi eugubino, una media di sette/ottom<strong>il</strong>a automezzi al<br />

giorno. Per la “Contessa” esiste un progetto esecutivo redatto<br />

per iniziativa della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia<br />

(onere di oltre 400 m<strong>il</strong>a euro) dalla Rpa di Perugia. Prevede<br />

un tracciato diverso dall’attuale, più a valle e con una galleria<br />

di Km 4,5 per un imnvestimento stimato in circa 220 m<strong>il</strong>ioni<br />

di euro.<br />

Nel corso di una riumione svoltesi alla presenza dell’Assessore<br />

Regionale Rometti e del consigliere della provincia di Pesaro<br />

Urbino Gaetano Vergari è stato consegnato ufficialmente dal<br />

Presidente della Fondazione Cav,. Carlo Colaiacovo alla Regione<br />

dell’Umbria ed alla Provioncia di Pesaro e Urbino. Sarà<br />

al centro di un convegno interregionale.<br />

attualità<br />

A<br />

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attualità<br />

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Uomini e<br />

pietre<br />

di Giovanni Rampini<br />

Ricordo di averli visti, gli ultimi del nostro tempo, negli anni<br />

della prima adolescenza chini sul lavoro, in mano gli attrezzi<br />

propri della loro arte, sgorbie, subbie, scalpelli, calzuoli, pochi<br />

e primitivi strumenti ma sufficienti a conferire alla pietra ogni<br />

forma dovuta e a imprimerle la giusta vibrazione alla luce, scabra,<br />

levigata, martellinata, secondo l’uso e la destinazione, a<br />

differenza di quanto capita di vedere oggi con i conci restituiti<br />

dal nastro d’acciaio netti e squadrati, gelidi e lisci come blocchi<br />

di ghiaccio.<br />

Si sedevano i nostri scalpellini a terra, di solito sul luogo stesso<br />

del cantiere, tra due mucchi di pietrame: da un lato quello<br />

greggio da tagliare e modellare, aspro e informe così come venuto<br />

dalla cava; dall’altro i blocchi rifiniti, pronti per la messa<br />

in opera.<br />

Con consumata maestria l’artiere rigirava <strong>il</strong> masso tra le mani<br />

valutandone le caratteristiche e la qualità, se compatto o venato,<br />

se frag<strong>il</strong>e o tenace in grado di non marcire alle inf<strong>il</strong>trazioni<br />

dell’acqua e di reggere al morso insidioso dei geli. L’occhio<br />

esperto del maestro sapeva d’acchito vedere in esso <strong>il</strong> manufatto<br />

da ricavarne, la forma e le caratteristiche che questo avrebbe<br />

assunto a lavoro ultimato, una arm<strong>il</strong>la, una cornice, una pietra<br />

angolare, una chiave di volta, così come uno scultore sa ravvisare<br />

nel blocco di marmo la figura che vi è dentro racchiusa.<br />

Con bene aggiustati colpi di mazzuola era <strong>il</strong> pezzo lentamente<br />

liberato dalle parti superflue, sgrossato e modellato secondo la<br />

bisogna con lavorio attento di taglioli sempre più aff<strong>il</strong>ati e sott<strong>il</strong>i<br />

fino a giungere all’ultima finitura.<br />

Vi era nella successione dei gesti, nel cadenzato ripetitivo sovrapporsi<br />

dei colpi lo scandire dei tempi di un lavoro paziente<br />

e uniforme in un continuo e faticoso confronto tra artiere e<br />

materia come se l’uno e l’altra cercassero di modellarsi a vicenda,<br />

l’uomo imprimendo forma e dimensione alla pietra, questa<br />

foggiando attraverso la gravosità dell’opera polsi, bicipiti, falangi<br />

di quello quasi conferendo ad essi la propria durezza, gli<br />

uomini fatti a guisa di pietra, la pietra resa dutt<strong>il</strong>e e cedevole<br />

quale carne.<br />

Non diversamente, né con minore fam<strong>il</strong>iarità e perizia, <strong>il</strong> mastro<br />

muratore, suo sodale e compartecipe nell’opera di edificazione,<br />

manipolava, e manipola tuttora, <strong>il</strong> concio che gli viene<br />

apprestato, rivoltandolo e soppesandolo attentamente, osservandolo<br />

e studiandolo per stimare quale sia la sua migliore collocazione<br />

nel f<strong>il</strong>are in corso e, più in generale, nel complessivo<br />

reticolo murario.<br />

A portata di mano, in gran copia subito fuori dalla città nelle<br />

cave sulle prime alture, fac<strong>il</strong>mente individuab<strong>il</strong>e lungo i dirupati<br />

scoscendimenti del monte o in superficiali giacimenti affioranti<br />

appena sotto un leggero strato di humus, a basso costo<br />

di estrazione, è da tempo immemorab<strong>il</strong>e a cominciare dagli


uomini del neolitico che se ne avvalsero per la edificazione a<br />

grandi massi della loro arce sul Calvo fino agli umbri e poi, attraverso<br />

i romani, fino all’evo di mezzo e a quello moderno, che<br />

sempre è stata essa la protagonista assoluta della nostra storia,<br />

la muta testimone del nostro vivere quotidiano, la povera um<strong>il</strong>e<br />

sobria dimessa pietra calcarea che quasi sorella potremmo<br />

nella nostra secolare povertà considerare. Sopperendo a tutte<br />

le necessità quotidiane se ne è fatto impiego per tutti gli usi,<br />

anche quelli che a rigore le sarebbero impropri laddove altri<br />

materiali, <strong>il</strong> ferro, <strong>il</strong> legno, <strong>il</strong> piombo sarebbero stati più acconci,<br />

ma troppo costosi per le scarse risorse del tempo. Ecco<br />

allora stipi, armadi, credenzini ricavati nell’intradosso di archi<br />

così come, sempre nello spessore di muri, pergami e poggioli a<br />

servizio di arengari e monastici refettori, ecco battenti di porte<br />

e di finestre incardinati entro ralle in muratura, ecco lavabi,<br />

fonti, sciacquai ricavati non da marmi o altri pregiati materiali<br />

ma ancora una volta foggiati con <strong>il</strong> solito calcare, lo stesso<br />

impiegato per condurre l’acqua attraverso cunette incavate nel<br />

sasso di rupestri acquedotti.<br />

Nel suo impiego non si sono operate esclusioni di sorta: esso è<br />

stato ritenuto indispensab<strong>il</strong>e per la edificazione delle case degli<br />

uomini come per elevare fortificazioni e cinte murarie; <strong>il</strong> suo<br />

aspetto reputato sufficientemente nob<strong>il</strong>e per prestare volto agli<br />

imponenti palazzi comunali così come la sua austerità ineguagliab<strong>il</strong>e<br />

per elevare gli animi all’ombra di chiese e cattedrali o<br />

per favorire la concentrazione e la meditazione nella solitudine<br />

di chiostri e di sacelli.<br />

Si direbbe che quasi un tacito sodalizio si sia instaurato fin dall’inizio<br />

tra uomini e pietre: da un lato ponendosi queste a piena<br />

disposizione degli uomini ma anche a stimolarne la fantasia e<br />

l’ingegno, dall’altro industriandosi questi ultimi a piegare la<br />

rigidità e la saldezza della roccia secondo i propri bisogni, gli<br />

uni e le altre stretti in una sorta di simbiosi tale da farli apparire<br />

come accomunati da una medesima sorte, compartecipi<br />

delle secolari vicissitudini della città nel travaglio di rovine e<br />

ricostruzioni, assedi e terremoti, umane barbarie e offese di intemperie.<br />

Si è soliti affermare che la casa è lo specchio di chi la abita nel<br />

senso che <strong>il</strong> suo aspetto e le sue caratteristiche riflettono<br />

le qualità, le abitudini, la cultura, <strong>il</strong> gusto di<br />

quanti vi vivono, ma è anche vero <strong>il</strong> contrario e cioè<br />

che in qualche misura è essa stessa a contribuire a<br />

foggiare <strong>il</strong> costume dell’uomo. Gli eugubini hanno<br />

in gran parte e per lungo tempo continuato a vivere<br />

nelle abitazioni che furono dei loro antenati, severe e<br />

disadorne abitazioni spesso di pietra viva e a vista anche<br />

negli interni, come può ancora osservarsi in talune di esse nei<br />

quartieri di San Martino e di San Giovanni. Una certa asciutta<br />

sobrietà e austerità di vita, una certa propensione all’essenziale<br />

e alla schiettezza così presenti soprattutto nelle tenaci e fiere<br />

generazioni popolane di un tempo, non mi sembra azzardato<br />

ritenere derivassero in parte anche dal carattere delle loro<br />

povere ma salde dimore di pietra. Ora con lo straripare della<br />

città fuori dalla cinta muraria molte cose sono cambiate: non<br />

si può dire che gli eugubini che si sono trasferiti nelle moderne<br />

e confortevoli residenze dei nuovi quartieri siano diversi da<br />

quelli rimasti fedeli ai loro antichi abitati ma è anche vero che<br />

qualche cosa è in essi venuto fatalmente a mutare. La distanza<br />

fisica prima o dopo non può non finire con <strong>il</strong> tradursi in una<br />

distanza anche affettiva, l’inserimento in un diverso ambiente<br />

in un offuscamento di abitudini e tradizioni. Quanto meno<br />

non è più loro concesso di continuare a percepire quella indefinib<strong>il</strong>e<br />

e rassicurante sensazione di severa protezione, di salda<br />

tutela della propria “eugubinità” che scaturiva dallo stretto e<br />

quotidiano contatto con quelle venerande reliquie. Ma so anche<br />

di concittadini che, pur migrati in terre lontane, si son<br />

portati appresso nell’animo <strong>il</strong> ricordo struggente delle loro pietre<br />

e, vagheggiando più o meno probab<strong>il</strong>i ritorni, non se ne allontanerebbero<br />

mai più, qualora <strong>il</strong> sogno si avverasse, per tutta<br />

la vita. Solo che fosse possib<strong>il</strong>e sarebbe loro di conforto finir<br />

sig<strong>il</strong>lati una volta deceduti in qualche segreto cunicolo a stretto<br />

contatto con <strong>il</strong> nudo calcare fino ad essere da esso riassorbito<br />

e annullato. E sopra apposta, valevole per tutti coloro che in<br />

qualsivoglia modo son cresciuti in spirito o in corpo di pietra,<br />

l’epigrafe, rassicurante più che ammonitrice, “Memento homo<br />

quia petra es et in petram reverteris”.<br />

attualità<br />

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attualità<br />

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San Marziale<br />

di Pina Pizzichelli<br />

“A Natale? Purtroppo credo non ci sia tempo sufficiente per<br />

mettere a punto tutto l’impianto elettrico. Per <strong>il</strong> resto la nostra<br />

chiesa è pronta per essere riaperta a chi vorrà essere con noi<br />

per la preghiera delle lodi e dei vespri o a chi vorrà sostarvi per<br />

conto proprio in preghiera od anche per una visita turistica.<br />

Per la messa non crediamo che verrà celebrata qui, perché ci<br />

sono nel raggio di pochi metri già tre altre chiese (S. Antonio,<br />

S. Girolamo e S. Agostino) che possono agevolmente offrire<br />

questo servizio. A noi questa bellissima chiesa che abbiamo in<br />

custodia insieme ad una parte del monastero (circa 1500 mq)<br />

è più che sufficiente sia per la nostra preghiera comunitaria<br />

sia per chi vorrà frequentarla. Certo abbiamo sperato fino<br />

all’ultimo dopo tanti mesi che Gesù Bambino potesse nascere<br />

qui in questo Natale; ma speriamo che per l’anno nuovo tutto<br />

sarà sistemato per <strong>il</strong> meglio.”<br />

A parlarci in una splendida ed anomala mattina di novembre<br />

avanzato è suor Daniela responsab<strong>il</strong>e della piccola comunità<br />

francescana, Le piccole ancelle del Piccolo Testamento di<br />

San Francesco, nata proprio nella nostra città nel 2006, con la<br />

regola approvata dal Vescovo Mons. Mario Ceccobelli. Quattro<br />

giovanissime suore, un’altra si aggiungerà al gruppo a gennaio,<br />

con una età media di appena 30 anni. Dal dicembre del 2009<br />

le suore occupano una parte adibita a monastero a ridosso della<br />

chiesa. Le suore a differenza delle benedettine che lo occuparono<br />

fino al 1988 non sono di clausura, ma suore attive a disposizione<br />

di tutti coloro che richiedono la loro opera e <strong>il</strong> loro aiuto, ma<br />

principalmente annunciano la parola di Dio secondo lo st<strong>il</strong>e<br />

semplice di Francesco.<br />

La chiesa, dopo la chiusura definitiva del monastero nel 1988 è<br />

stata riaperta in occasione delle riprese della fiction televisiva di<br />

Don Matteo nel 1998. Infatti molta della riscoperta di questa<br />

parte alta della città si deve proprio a Don Matteo, giunto alla<br />

sua VIII serie. “La carta vincente perché la fiction rimanesse a<br />

Gubbio – ci dice Paolo Salciarini che ha scritto anche una breve<br />

guida storica della chiesa di S. Marziale – fu proprio questo<br />

monastero ed anche la chiesa, perché ancora completi, dopo<br />

dieci anni dalla chiusura, degli arredi nelle stanze e negli altri<br />

locali, dove è stato possib<strong>il</strong>e senza sforzo, sistemare la troupe.<br />

Qui registi attori e tutto <strong>il</strong> resto del personale che costituisce<br />

una troupe televisiva ha potuto trovare tutto pronto. Ed in una<br />

parte della città ed in un luogo storico di grande bellezza.”<br />

Una carta vincente al 95%. E se lo dice lui c’è da crederci,<br />

perché Paolo Salciarini ha lavorato per 13 anni con Terence H<strong>il</strong>l<br />

e compagnia. E dal gradimento che Don Matteo continua ad<br />

avere tra <strong>il</strong> pubblico è quasi certa la nona serie.<br />

La chiesa di Don Matteo è in pratica l’unione di due chiese:<br />

la facciata della chiesa di S. Giovanni e la chiesa di S. Marziale<br />

per ciò che riguarda l’interno. Mentre la canonica è quella vera<br />

del parroco di S. Giovanni. Ed anche per questo la chiesa di S.<br />

Marziale andrebbe riaperta quanto prima.<br />

“S. Marziale è l’attuale denominazione dell’antica chiesa di S.<br />

Andrea, le cui prime testimonianze documentarie risalgono alla<br />

fine del XIII secolo, anche se si può ipotizzare una sua origine<br />

ben più antica. È una delle chiese più antiche della città che<br />

dette <strong>il</strong> nome al Quartiere di S. Andrea entro cui era ubicata...<br />

La chiesa fu intitolata definitivamente a S. Marziale quando<br />

venne autorizzata dal Papa Clemente VII l’unione della chiesa di<br />

S. Andrea al monastero benedettino di S. Marziale con tutte le<br />

pertinenze ed<strong>il</strong>i e terriere...<br />

Entrando dalla porta principale a cui si accede da una gradinata<br />

semicircolare, si è colpiti dalla purezza e semplicità delle linee<br />

architettoniche romaniche della navata principale. Dal 1528<br />

infatti le monache ottengono di incorporare la chiesa al monastero<br />

attraverso la costruzione di una navata minore che si sv<strong>il</strong>uppa a<br />

fianco di quella maggiore...<br />

Alcuni studiosi ritengono che in origine, sul luogo dove è sorta<br />

la chiesa vi fosse un tempio pagano dedicato al dio Marte. A<br />

tale proposito è interessante osservare che l’abside di S. Andrea è<br />

impostata sopra una più antica struttura costituita da materiali<br />

romani reimpiegati e presenti in zona chiaramente visib<strong>il</strong>e<br />

all’esterno dell’emiciclo absidale”.<br />

Interessante sarebbe ripercorrere la storia delle varie trasformazioni<br />

e dei tesori che la chiesa ha accumulato nel corso dei secoli<br />

come le reliquie della vergine e martire S.Vittoria ritrovate nelle<br />

catacombe di S. Agnese a Roma e traslate a Gubbio nel 1653.<br />

“Negli anni 1966-68 la chiesa di S. Marziale è stata restaurata con<br />

<strong>il</strong> preciso intento di riportarla allo st<strong>il</strong>e originario (romanico). Per<br />

questo furono rimossi tutti gli altari rinascimentali e barocchi,<br />

le decorazioni a stucco, tutti gli apparati lignei con le opere<br />

pittoriche; in un sol colpo fu annullato quanto la religiosità e la<br />

fede di generazioni di monache aveva stratificato in più secoli,<br />

ottenendo altresì un tempio da un fascino unico.”<br />

Tutte le parti tra virgolette sono tratte da “la chiesa di S. Marziale<br />

in Gubbio - piccola guida a cura di Paolo Salciarini.”<br />

attualità<br />

A<br />

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storia arte e cultura<br />

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di Fabrizio Cece<br />

“La Tramontana”. Un giornale perugino autodefinitosi “libero<br />

foglio di vita e costume”. Un foglio <strong>periodico</strong> ingiallito dal<br />

tempo anche se dalla sua uscita non sono trascorsi certo molti<br />

anni.<br />

La copia omaggio che mi è stata mostrata è datata ottobre 1957.<br />

Su quella che può essere considerata la copertina si vede, in bella<br />

evidenza, la fotografia del<br />

palazzo dei Consoli sotto <strong>il</strong><br />

titolo: “ceri e petrolio”. In<br />

fondo alla pagina <strong>il</strong> sottotitolo:<br />

“Mattei lo nasconde, ma<br />

a Gubbio entreranno in funzione<br />

le sonde!”. All’interno,<br />

sulla prima pagina, <strong>il</strong> titolo<br />

dell’articolo: “Oro nero a<br />

Gubbio!”. Ce n’era più che a<br />

sufficienza per provare ad andare<br />

a fondo della faccenda.<br />

Nell’articolo, scritto da M<strong>il</strong>lo<br />

M<strong>il</strong>letti, si fa un clamorosa rivelazione<br />

frutto di “indiscrezioni<br />

ricevute da fonti sicure,<br />

qualificate, molto vicine ai<br />

tecnici della SOMICEM”<br />

vale a dire della ditta dell’ENI<br />

incaricata delle trivellazioni<br />

di ricerca, in quel tempo impegnata<br />

in Umbria. Mattei,<br />

prosegue l’articolista, avendo<br />

negato alla nostra regione <strong>il</strong><br />

passaggio del metanodotto<br />

voleva però rassicurare gli<br />

umbri con una serie di ricerche<br />

atte a verificare l’esistenza<br />

in loco della preziosa fonte<br />

energetica. Questa attività di<br />

indagine è giudicata poco seria<br />

perché portata avanti “con mezzi primordiali e soltanto con<br />

qualche squadra geofisica”. A Gubbio, però, secondo le indiscrezioni<br />

acquisite, i tecnici avevano trovato “una vera e propria<br />

falda petrolifera in un appezzamento di terreno di proprietà dei<br />

marchesi Barbi ... sotto ad un convento di frati francescani, a<br />

mezza costa del monte S. Gerolamo”. Per la definitiva verifica<br />

del rinvenimento sarebbe quindi stato necessario procedere a<br />

ricerche con mezzi tecnologici più avanzati.<br />

Ceri e petrolio<br />

L’articolista resta fiducioso: “Una cosa, però, come dicevamo è<br />

certa: che <strong>il</strong> petrolio c’è”.<br />

M<strong>il</strong>letti, a questo punto, si domanda come mai l’ingegnere<br />

Mattei non abbia ancora annunciato questo ritrovamento vista<br />

l’abitudine di ENI ed AGIP di sbandierare ai quattro venti<br />

ogni minimo rinvenimento di metano e/o petrolio. Secondo<br />

<strong>il</strong> giornalista la questione è<br />

fac<strong>il</strong>mente spiegab<strong>il</strong>e. L’Umbria,<br />

da tempo ritenuta “terra<br />

magra” non è stata compresa<br />

nel settore delle concessioni<br />

acquisite da Mattei <strong>il</strong> quale<br />

aveva lasciato ad altre società<br />

– quale la Montecatini<br />

– <strong>il</strong> compito di esplorare <strong>il</strong><br />

sottosuolo umbro. Insomma,<br />

Mattei non aveva preso<br />

<strong>il</strong> monopolio delle ricerche<br />

petrolifere in Umbria perché<br />

riteneva che qui di petrolio<br />

non ce ne fosse proprio. Per<br />

sviare l’attenzione i tecnici<br />

della SOMICEM negavano<br />

qualsiasi rinvenimento di<br />

petrolio agli eugubini che<br />

domandavano loro se “sotto<br />

c’era veramente qualcosa”.<br />

Insomma, l’esecuzione di<br />

sondaggi adeguati avrebbe<br />

presto confermato la notizia<br />

del ritrovamento di petrolio<br />

in Umbria, regione nella<br />

quale l’ing. Mattei non voleva<br />

cercare nemmeno <strong>il</strong> metano.<br />

Fin qui l’articolo.<br />

Purtroppo, come ritenuto<br />

da Enrico Mattei, a Gubbio<br />

non fu trovato né metano, né petrolio. Nel 1959, però, la SO-<br />

MICEM eseguì una perforazione esplorativa regolare alle falde<br />

del monte di Casamorcia, a 520 mslm. Dal 24 gennaio al 10<br />

febbraio fu eseguita la trivellazione di un pozzo profondo 231<br />

metri definito gubbio 001. La scheda tecnica disponib<strong>il</strong>e on<br />

line riporta molte notizie di carattere geologico sulla carota e,<br />

in sintesi oltremodo efficace, l’esito della ricerca: ster<strong>il</strong>e.<br />

storia arte e cultura<br />

A<br />

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storia arte e cultura<br />

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16<br />

Ancora sul «frontespicio» delle<br />

Lettere di Vincenzo Armanni<br />

di Ettore A. Sannipoli<br />

Ripropongo in questa sede, con pochissime modifiche,<br />

un mio articolo del 1992 sul «frontespicio» delle Lettere<br />

di Vincenzo Armanni, per accrescerlo di una breve ma<br />

significativa nota relativa al disegno che Francesco Allegrini<br />

realizzò come antiporta della nota opera dell’erudito<br />

secentesco eugubino.<br />

Così scrivevo allora:<br />

«Le amorevolissime, e replicate esibizioni, che V.S. per<br />

sua bontà si compiacque farmi circa <strong>il</strong> frontespicio per le<br />

mie opere da stampare, mi diedero confidenza di pregarla<br />

più giorni sono di questo favore: ma non havendo havuta<br />

fortuna di sentirne la risposta, ho dubitato, ch’ella, non<br />

riputando meritevoli i miei libri, che si honorino con le<br />

eccellenze del suo ingegno, e della sua mano, si sia forse<br />

pentita di consolarmi di una cosa, che tanto ambisco. Riceva<br />

dunque V.S. in buona parte, che hora io la preghi a darmi<br />

la risoluzione di ciò, affinché sappia determinarmi a quello,<br />

che stimerò più opportuno, perché accelerandosi la stampa<br />

dell’Opera, io desidero uscire una volta di questo pensiero. Se<br />

ella me ne favorirà, dee accertarsi, ch’io mi obligherò seco in<br />

modo non ordinario, e quando no, verrà da me riconosciuto<br />

più tosto per effetto della fortuna, che per difetto della sua<br />

gent<strong>il</strong>ezza, e le bacio caramente le mani».<br />

Con questa bella missiva Vincenzo Armanni (Gubbio, 1608<br />

- 1684) sollecitò garbatamente <strong>il</strong> pittore Francesco Allegrini<br />

(Roma?, 1624 - Roma, 1684) a disegnare l’antiporta delle<br />

sue Lettere edite in tre volumi, a Roma e a Macerata, tra <strong>il</strong><br />

1663 e <strong>il</strong> 1674. Il cortese invito sortì l’effetto desiderato,<br />

giacché l’Allegrini non solo realizzò <strong>il</strong> «frontespicio», ma<br />

pure un ritratto di Vincenzo Armanni accluso anch’esso alla<br />

famosa opera a stampa dell’eugubino. Ambedue i disegni<br />

furono incisi a Roma dal calcografo fiammingo Albertus<br />

Clouwet (Anversa, 1636 - Napoli, 1679).<br />

Se già da tempo sono note agli studiosi sia la missiva<br />

dell’Armanni sia l’antiporta delle Lettere, non mi risulta<br />

che qualcuno abbia a tutt’oggi tentato di interpretare la<br />

complessa iconologia dell’incisione che tanto premeva<br />

all’erudito eugubino. Cercherò di farlo in queste righe,<br />

avvalendomi di repertori iconologici del tempo come quello,<br />

assai famoso, del perugino Cesare Ripa.<br />

La figura femmin<strong>il</strong>e con cimiero e picca, posta nella parte alta<br />

dell’incisione, incarna evidentemente una virtù, da collegare<br />

all’opera data alle stampe dall’Armanni. Dovrebbe trattarsi<br />

Albertus Clouwet, su disegno di Francesco Allegrini, Frontespizio delle Lettere di<br />

Vincenzo Armanni, 1663 ca. Gubbio, Biblioteca Comunale Sperelliana.<br />

proprio della Sapienza, in genere rappresentata da Minerva<br />

in armatura, con elmo e lancia. Il sole a raggi sul petto di<br />

questo personaggio è tipico attributo sapienziale; alla gloria<br />

credo rimandi <strong>il</strong> serto di alloro che cinge la borgognotta.<br />

Tale figura allegorica è intenta a consegnare ad un<br />

personaggio femmin<strong>il</strong>e alato un drappo che reca, con tipica<br />

pointe barocca, <strong>il</strong> titolo del libro e <strong>il</strong> nome dell’autore. Chi<br />

riceve <strong>il</strong> fluente rotolo altri non è che la Fama. Ha in mano<br />

una tromba dritta, a significare «<strong>il</strong> grido universale sparso per<br />

gl’orecchi degl’huomini». Le sue ali sono cosparse di occhi,<br />

che evidenziano la penetrante saggezza del personaggio.<br />

Sopra questa figura, sullo st<strong>il</strong>obate della colonna che appena


s’intravede, in secondo piano, è riprodotto lo stemma degli<br />

Armanni (un capriolo d’argento con tre rose dello stesso<br />

metallo una al centro e due sopra in campo azzurro).<br />

Una coltre di nubi separa queste figure da quelle poste nella<br />

parte inferiore dell’immagine. Qui sono rappresentati tre<br />

personaggi negativi, vinti dal dotto Vincenzo con l’opera<br />

letteraria da lui composta. Il vecchio barbuto che si vede<br />

sulla sinistra è <strong>il</strong> Tempo. Il suo corpo è coperto soltanto<br />

da un perizoma. Regge con la sinistra una clessidra (che<br />

allude al rapido fuggire dei giorni e delle ore); con la destra<br />

tiene invece una falce, presso la quale sono visib<strong>il</strong>i lacerti<br />

anatomici (la falce serve infatti a recidere la vita dell’uomo).<br />

Si appoggia infine a un capitello, che forse sta a simboleggiare<br />

«una ruina», poiché <strong>il</strong> tempo «strugge, guasta, consuma, &<br />

manda per terra tutte le cose senza spesa, & senza fatica».<br />

È ovvio che con le Lettere Vincenzo Armanni vinse questo<br />

distruttore di ricordi.<br />

Francesco Allegrini (attr.), disegno per <strong>il</strong> Frontespizio delle Lettere di Vincenzo<br />

Armanni, 1663 ca. New York, Metropolitan Museum of Art, inv. n. 80.3.254.<br />

C’è poi una donna decrepita e anguicrinita che sta<br />

mangiando <strong>il</strong> suo cuore. Si tratta dell’Invidia: «si dipinge<br />

vecchia, perché, per dir poco ha havuto lunga, & antica<br />

inimicizia con la virtù; Ha pieno <strong>il</strong> capo di serpi, in vece<br />

di capelli, per significatione de’ mali pensieri, essendo<br />

ella sempre in continua rivolutione de’ danni altrui, e<br />

apparecchiata sempre a spargere <strong>il</strong> veleno ne gl’animi».<br />

L’ultimo personaggio è un giovane seminudo disteso a<br />

terra «tutto sonnacchioso», ed «appoggiato col gomito<br />

sinistro sopra d’un Porco». La figura impersona <strong>il</strong> vizio<br />

dell’Ozio. «Giovane di dipinge, come quello, che non hà<br />

esperimentato l’incomodità della vecchiezza. Si appoggia ad<br />

un Porco, perché l’otioso nella conversatione de gl’altri<br />

huomini, è sim<strong>il</strong>e al porco, per la v<strong>il</strong>tà e dappocaggine<br />

sua. È ben pasciuto, infine, «per i pochi pensieri, i<br />

quali non danno noia per la troppa occupatione del<br />

pensiero, & dell’intelletto, alla d<strong>il</strong>atatione del sangue<br />

per le membra».<br />

Insomma, al di là delle difficoltà interpretative per un<br />

fruitore di oggi, non più abituato a un modo così concettoso<br />

e allegorico di comunicare, <strong>il</strong> messaggio risulta oltremodo<br />

chiaro: <strong>il</strong> sapiente Vincenzo Armanni, con le sue Lettere,<br />

oltre ad assicurarsi la gloria e la fama, a scapito dell’azione<br />

distruttrice del tempo, riuscì a vincere l’invidia degli altri e<br />

si oppose alle lusinghe dell’ozio.<br />

Rimane da precisare una sola cosa. Visto che lo scrittore, nella<br />

sua lettera a Francesco Allegrini, si riferisce sì all’eccellenza<br />

della mano del pittore ma anche a quella «del suo ingegno»,<br />

è da credere che l’artista eugubino non solo abbia eseguito<br />

materialmente la raffinata allegoria, ma l’abbia pure ideata.<br />

È questa soltanto una congettura, ma assai coerente col<br />

ruolo di «professore del disegno» che già da qualche tempo,<br />

sulla scorta delle prime Accademie, si stava diffondendo<br />

in Italia e in Europa, elevando rispetto al passato la figura<br />

sociale dell’artista.<br />

Fin qui l’articolo del 1992.<br />

A incoraggiamento dell’ipotizzata ideazione dell’allegoria<br />

da parte dell’Allegrini, viene ora un disegno a penna e<br />

inchiostro bruno (cm 15,3 x 13,3; inv. n. 80.2.254) che<br />

ho potuto rintracciare tra quelli conservati al Metropolitan<br />

Museum of Art di New York, attribuiti per l’appunto al<br />

nostro artista. Esso ci presenta una scena talmente sim<strong>il</strong>e a<br />

quella del «frontespitio» delle Lettere da rendere verosim<strong>il</strong>e<br />

l’identificazione di questa prova grafica con uno schizzo<br />

(o comunque un ‘primo pensiero’) del pittore secentesco<br />

relativo all’allegoria finora esaminata, che egli andava<br />

progressivamente definendo.<br />

Ben riconoscib<strong>il</strong>i risultano le figure della Sapienza e della<br />

Fama poste in alto, anche se ancora mancano sia <strong>il</strong> fluente<br />

cartiglio sia lo st<strong>il</strong>obate in secondo piano con lo stemma<br />

dell’erudito di Gubbio. Più ardua risulta l’identificazione<br />

delle tre figure visib<strong>il</strong>i in basso, alcune delle quali solo<br />

sommariamente abbozzate. Si distingue bene quella che<br />

rappresenta l’Ozio, posta al centro della scena e giacente<br />

sul dorso di un Porco. È comunque proprio l’indefinitezza<br />

di certi dettagli e l’assetto palesemente provvisorio della<br />

composizione a testimoniarci lo sforzo ideativo operato<br />

dall’Allegrini nella progressiva puntualizzazione di questa<br />

allegoria alla quale Vincenzo Armanni teneva tanto.<br />

Bibliografia essenziale<br />

E.A. Sannipoli, Il «frontespicio» delle «Lettere» di Vincenzo Armanni, in «A<br />

Gubbio Informatutto», a. VI (1992), n. 3, pp. 19-21; C. Ripa, Iconologia,<br />

edizione pratica a cura di P. Buscaroli, prefazione di M. Praz, M<strong>il</strong>ano 1992; M.<br />

Nocella, Flaminio e Francesco Allegrini. Novità documentarie e aggiunte al corpus<br />

delle opere, Città di Castello 2007; http://www.metmuseum.org/Collections/<br />

search-the-collections/90005090.<br />

storia arte e cultura<br />

A<br />

17


storia arte e cultura<br />

A<br />

18<br />

Per l’identificazione di alcune maioliche<br />

descritte da Gian Girolamo Carli<br />

di Ettore A. Sannipoli<br />

Nel clima di rinnovato interesse per l’antica<br />

maiolica del ducato di Urbino, instauratosi<br />

poco dopo la metà del Settecento, anche<br />

a Gubbio ripresero gli studi sulla ceramica<br />

locale del Rinascimento e si effettuarono le<br />

prime ricerche sulle testimonianze reperib<strong>il</strong>i<br />

nelle collezioni del posto.<br />

Pioniere in questo campo fu Gian Girolamo<br />

Carli (Ancaiano, 1719 – Siena, 1786)<br />

che, in due lettere del 1756 indirizzate al<br />

cardinale Giovan Francesco Stoppani, raccolse<br />

informazioni su Giorgio Andreoli e<br />

su suoi lavori conservati in Gubbio. Le registrazioni<br />

di Carli riguardano una quarantina<br />

di opere di Mastro Giorgio e circa 50<br />

pezzi di altri autori, per lo più ignoti. Per<br />

ciascun esemplare egli riportò le dimensioni,<br />

descrisse i soggetti e i motivi ornamentali,<br />

annotò i colori e i lustri, trascrisse<br />

iscrizioni, date e monogrammi, riferì <strong>il</strong><br />

nome del proprietario.<br />

Fin da quando, nel 1989, resi pubblico<br />

questo interessantissimo documento, si<br />

registrarono tentativi per identificare le<br />

ceramiche elencate nelle lettere del Carli,<br />

tra quelle a noi pervenute in raccolte pubbliche<br />

e private. Faccio alcuni esempi. Un<br />

piatto del faentino Baldassarre Manara con<br />

La resurrezione di Cristo (Carli, II, 17) fu<br />

rintracciato da Carmen Ravanelli Guidotti<br />

(1996, pp. 101, 188) al Victoria and Albert<br />

Museum di Londra (inv. 62-1876).<br />

Una coppa a lustro con Il sacrificio di Cur‑<br />

zio (Carli, I, 6) fu da me (2004, p. 178)<br />

avvicinata a quella di analogo soggetto<br />

conservata nel Musée de la Renaissance di<br />

Ecouen (inv. Cluny 1938). E già per altre<br />

vie Jörg Rasmussen (1989, p. 206) aveva<br />

rinvenuto al Metropolitan Museum of Art<br />

di New York (inv. 1975.1.1103) <strong>il</strong> piatto di<br />

Mastro Giorgio già in collezione Ranghiasci<br />

con Cristo nella casa di Simone <strong>il</strong> fariseo<br />

(Carli, I, 26).<br />

In questa sede intendo proporre altre iden-<br />

tificazioni che si possono ritenere certe o<br />

comunque – a mio giudizio – molto verosim<strong>il</strong>i.<br />

Elencherò le opere in ordine cronologico,<br />

con <strong>il</strong> riferimento al museo (MET<br />

sta per Metropolitan Museum of Art, New<br />

York; PET per Musée du Petit Palais, Parigi;<br />

VAM per Victoria and Albert Museum,<br />

Londra) e riportando, in calce all’immagine<br />

di ciascuna ceramica, <strong>il</strong> relativo brano<br />

scritto da Gian Girolamo Carli.<br />

1.<br />

VAM, inv. 7692-1861 (dalla coll. Soulages)<br />

Carli, II, 2:<br />

«Sappiate che ho ritrovato presso <strong>il</strong> Signor<br />

Rocco Brizzi 2. altri Piatti. […] Il secondo<br />

è un Piattello, ove è dipinta una battaglia,<br />

o piuttosto un incontro di alcuni Cavalieri<br />

erranti: vi sono 6. figure, fra’ colori vi è<br />

molto rosso a oro, e giallo a oro ma troppo<br />

vivi, ed uguali, onde si vede che Giorgio<br />

peranche non avea trovato <strong>il</strong> modo di digradarli,<br />

e ombreggiarli, come fece mirab<strong>il</strong>mente<br />

nelle pitture posteriori; nel disegno,<br />

se guardasi al tutto insieme, vi è del<br />

grandioso, ma se a cosa per cosa, del secco;<br />

di dietro sono in rosso a oro pendente al<br />

giallo varj fregi, e quest’iscrizione»:<br />

1522 / M. G. [in facsim<strong>il</strong>e]<br />

2.<br />

VAM, inv. 7679-1861 (dalla coll. Soulages)<br />

Carli, I, 17:<br />

«Io [Gian Girolamo Carli] ho un Piatto di<br />

più di mezzo braccio di diametro, che in<br />

giro ha bei fiorami in forma di acanto con<br />

colori giallo a oro, rosso a oro, turchino, e<br />

verde; dipoi ha una larga striscia di giallo a<br />

oro; in fondo ha puramente l’Arme di una<br />

Famiglia: di dietro in giallo a oro è scritto»:<br />

1525 / M°.+.G° [in facsim<strong>il</strong>e]<br />

3.<br />

VAM, inv. 7691-1861 (dalla coll. Soulages)<br />

Carli, I, 24:


«Il Signor Don Giuseppe Cecchetti Cappellano<br />

del Magistrato ha un Piattello, in<br />

cui nel giro sono su fondo turchino rabeschi<br />

di rosso a oro, di giallo a oro, e di verde;<br />

in mezzo su fondo di giallo a oro è un<br />

Cupido a chiaro oscuro, che scherza con<br />

un panno di rosso a oro: di dietro rabeschi<br />

di giallo, e rosso a oro, ed in mezzo in rosso<br />

a oro»<br />

1526 / M° G / da ugubio [in facsim<strong>il</strong>e]<br />

4.<br />

VAM, inv. 8399-1863 (dalla coll. Soulages)<br />

Carli, I, 22:<br />

«La sopradetta signora Lazzarelli [Vittoria<br />

Ranghiasci Lazzarelli] ha altra piccola<br />

sottocoppa, in cui si vedono colori rosso<br />

vivissimo, e ben ombreggiato a oro, giallo<br />

vergato a oro, e color di carne: in bellissimo<br />

disegno vi è Abramo colla spada sguainata,<br />

che manda avanti <strong>il</strong> figliuoletto ignudo, <strong>il</strong><br />

quale porta la legna; in lontananza è fatto<br />

lo stesso Abramo in atto di sacrificare<br />

Isacco; di dietro sono in rosso a oro fregi, e<br />

quest’iscrizione»:<br />

1526 / M° G. / da ugubio [in facsim<strong>il</strong>e]<br />

5.<br />

MET, inv. 1975.1.1098 (coll. J. Pierpont Morgan)<br />

Carli, App., 2:<br />

«Nel 1760 presso un certo Mori mio scolaro<br />

ho veduto un piccolo piatto in forma di<br />

sottocoppa, che di dietro ha varj fregi a oro<br />

assai vivo; e nel fondo, parimenti a oro, ma<br />

con caratteri, che nella cotta hanno patito,<br />

onde diffic<strong>il</strong>mente si distinguono»:<br />

1527 / M Giorgio / dā ugubio [in facsim<strong>il</strong>e]<br />

«Davanti ha una bellissima santa Vergine,<br />

che trae da una spelonca un serpente legato,<br />

ponendoli un piede sul collo, e colla<br />

sinistra ha la palma. Del paesaggio intorno.<br />

Non molto giallo a oro, del rosso di rubino<br />

nel manto. Tutto insieme bel disegno, e<br />

carnagione naturale. Mi piace assai».<br />

6.<br />

VAM, inv. 7688-1861 (dalla coll. Soulages)<br />

Carli, I, 28:<br />

«Il più volte nominato Signor Abbate Tondi<br />

mi ha mostrato un Piattello, che davanti<br />

ha in giro su fondo turchino vivissimo<br />

intrecci vaghissimi d’istromenti m<strong>il</strong>itari a<br />

chiaro oscuro con f<strong>il</strong>etti di giallo a oro, e<br />

fettucce di rosso a oro; in mezzo a chiaro<br />

oscuro un bellissimo fanciullo ignudo, che<br />

ha un trampolo per mano, e tiene svolazzante<br />

intorno alla vita un panno rosso diverso<br />

da quello a oro, e che par fatto a olio;<br />

di dietro fregi di giallo, e rosso a oro, ed in<br />

mezzo in rosso a oro»<br />

1537 / M°. G. [in facsim<strong>il</strong>e]<br />

7.<br />

PET, inv. ODUT01111 (dalla coll. Dutuit)<br />

Carli, I,6:<br />

«Il Nob<strong>il</strong>e Signor Girolamo Raffaelli ha un<br />

piatto di mezzo braccio di diametro colle<br />

figure di Giuseppe, e della moglie di Putifar:<br />

vi è bella architettura, e nelle figure<br />

molt’espressione, bel panneggiare, bella fisionomia<br />

di Giuseppe, brutta della donna,<br />

e tutt’insieme buon disegno, benché vi sia<br />

in qualche luogo qualche piccola storpiatura;<br />

i colori sono giallo a oro, rosso a oro, e<br />

bei turchini, e verdi».<br />

Altre identificazioni potrebbero fin d’ora<br />

essere avanzate, ma con un margine più<br />

consistente di dubbio. Per fare solo un<br />

esempio, <strong>il</strong> piatto inv. 7685-1861 del<br />

Victoria and Albert, con un putto entro un<br />

decoro «par enlevage sur fond bleu», siglato<br />

da Mastro Giorgio nel 1526, potrebbe<br />

essere quello descritto dal Carli nella prima<br />

lettera al numero 25 o fors’anche quello al<br />

numero 23. Ciò mi consiglia di tenere per<br />

<strong>il</strong> momento tali maioliche ‘in quarantena’,<br />

nella speranza che nuovi elementi emergano<br />

dalle ricerche in atto per chiarificare<br />

sempre meglio la loro antica provenienza.<br />

Bibliografia essenziale<br />

B. Rackham, Victoria and Albert Museum. Ca‑<br />

talogue of Italian Majolica, Londra 1940 (II ed.<br />

1977), pp. 220, 226, 230, 231, 237, 238, 239;<br />

C. Join-Dieterle, Musée du Petit Palais. Catalogue de<br />

Céramiques I: Hispano‑Mauresques, majoliques ita‑<br />

liennes, Iznik, des collections Dutuit, Ocampo et Pierre<br />

Marie. Parigi 1984, pp. 204-206; E.A. Sannipoli,<br />

“Sulle Pitture in Majolica del Ducato d’Urbino, e<br />

specialmente di Gubbio” (1756) di Gian Girolamo<br />

Carli, in C. Fiocco, G. Gherardi, Ceramiche umbre<br />

dal Medioevo allo Storicismo. Parte Seconda, Faenza<br />

1989, pp. 608- 628; J. Rasmussen, The Robert<br />

Lehman Collection. X. Italian Majolica, New York<br />

1989, pp. 198-199, 204-206; C. Ravanelli Guidotti,<br />

Baldassarre Manara faentino pittore di maio‑<br />

liche nel Cinquecento, Ferrara 1996, pp. 101, 188;<br />

E.A. Sannipoli, scheda su Il sacrificio di Curzio del<br />

Musée de la Renaissance di Ecouen, in La ceramica<br />

umbra al tempo del Perugino, a cura di G. Busti e F.<br />

Cocchi, catalogo della mostra di Deruta, Cinisello<br />

Balsamo (M<strong>il</strong>ano) 2004, pp. 178-179.<br />

storia arte e cultura<br />

A<br />

19


storia arte e cultura<br />

A<br />

20<br />

Niente può rimanere<br />

a chi sceglie solo di vedere<br />

Gubbio Bizantina<br />

di Lucia Finori<br />

La Gubbio del periodo altomedievale è poco<br />

conosciuta: del periodo romano rimangono<br />

tracce evidenti come <strong>il</strong> teatro, <strong>il</strong> limes e<br />

l’area archeologica della Guastuglia, la Gubbio<br />

bassomedievale è ancora in buona parte<br />

sotto i nostri occhi, ma <strong>il</strong> lungo periodo storico<br />

che intercorre tra la fine dell’epoca imperiale<br />

e quella comunale ha lasciato scarse<br />

tracce e per questo è circondato da leggende<br />

e pregiudizi.<br />

Nella “Cronica della città d’Ugubbio” scritta<br />

da fra Girolamo Maria da Venetia e risalente<br />

al XVI sec. leggiamo che la città, dopo<br />

<strong>il</strong> periodo delle invasioni barbariche “... fu<br />

del tutto depredata e quasi dalli fondamenti<br />

riversata o rovinata, per modo che li nob<strong>il</strong>i e<br />

cittadini, essendo stati per la maggior parte<br />

occisi, e li restati fuori d’Italia fuggiti, li poveri<br />

plebei rimasti nelle caverne e monti ad<br />

habitare si ridussero”.<br />

L’immagine è quella di una comunità terrorizzata,<br />

dispersa, talmente arretrata da essere<br />

tornata a vivere nelle grotte. Corrisponde al<br />

vero questa descrizione? Esistono tracce del<br />

passaggio dalla Gubbio romana a quella medievale?<br />

In che modo l’egemonia bizantina<br />

ha influenzato questo passaggio? Quali ne<br />

sono le tracce pervenuteci?<br />

Sebbene l’aiuto delle testimonianze sia veramente<br />

modesto, abbiamo tuttavia in mano<br />

elementi che ci permettono di rispondere ad<br />

alcune di queste domande e ci suggeriscono<br />

un’immagine abbastanza diversa da quella<br />

tramandata.<br />

Se è vero che dopo i periodi più duri dell’alto-medioevo<br />

la città di Gubbio è ridotta<br />

di dimensioni e profondamente cambiata,<br />

possiamo farci l’idea di una comunità economicamente<br />

e socialmente ancora viva e vivace,<br />

frutto dell’incontro di culture diverse:<br />

romana, longobarda e bizantina.<br />

Con la guerra greco-gotica che durerà circa<br />

venti anni (535-553), l’imperatore Giustiniano<br />

riuscirà a unire di nuovo quasi tutta<br />

l’Italia con la parte orientale dell’impero.<br />

Gubbio rimarrà nella sfera bizantina anche<br />

dopo l’invasione dei Longobardi. I domini<br />

bizantini dell’Italia centrale sono costituiti<br />

dai seguenti territori: Ducato di Roma,<br />

Ducato di Perugia, Pentapoli annonaria<br />

(Urbino, Fossombrone, Jesi, Cagli, Gubbio),<br />

quella marittima (Rimini, Fano, Pesaro,<br />

Senigallia, Ancona), Esarcato di Ravenna.<br />

Questa situazione (malgrado le ripetute<br />

invasioni seguite da rapide ritirate) rimane<br />

a lungo stab<strong>il</strong>e, con Gubbio inserita nella<br />

sott<strong>il</strong>e fascia territoriale, chiamata “corridoio<br />

bizantino”, passo transappenninico che<br />

unisce Roma e Ravenna. L’importanza che<br />

Gubbio riveste in questo periodo è proprio<br />

dovuta al fatto di essere uno dei capisaldi di<br />

questo fondamentale tramite viario.<br />

Infatti la strada consolare Flaminia, nel suo<br />

percorso da Roma a Rimini, è ormai inut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>e<br />

ed <strong>il</strong> ponte sul fiume Nera, vicino<br />

Narni, che è crollato, non viene ricostruito.<br />

Questo asse decorre infatti, per buona parte,<br />

nel territorio longobardo del Ducato di<br />

Spoleto e ciò lo rende praticamente inservib<strong>il</strong>e.<br />

L’unica arteria vitale all’interno dei<br />

territori bizantini coinvolge la via Amerina<br />

che da Amelia per Todi e Perugia, raggiunge<br />

Gubbio. Da qui per <strong>il</strong> Castrum Luceoli (l’attuale<br />

Pontericcioli) si immette nuovamente<br />

nel tracciato della Flaminia.<br />

Durante questo periodo bizantino Gubbio<br />

cambia nuovamente sede. La città umbra era<br />

abbarbicata alle pendici del monte, tutta al<br />

di sopra del Camignano e probab<strong>il</strong>mente<br />

dotata di cinta muraria. Nel periodo romano<br />

ed imperiale l’abitato si era spostato oltre<br />

<strong>il</strong> Camignano, in pianura, e a parte <strong>il</strong> limes<br />

era senza mura (la “pax romana” garantiva i<br />

foederati).<br />

Con l’arrivo dei barbari le vicende si complicano.<br />

Anche se non c’è alcun documento<br />

scritto delle distruzioni operate dagli Eruli e<br />

dai Goti, per Gubbio la posizione in pianura<br />

non è più difendib<strong>il</strong>e e c’è bisogno di ritirarsi<br />

dietro <strong>il</strong> fiume. Anche Narsete avrebbe aiutato<br />

gli eugubini nella riorganizzazione della<br />

città e avrebbe collocato una fortificazione<br />

sopra i resti della antica Arce Fisia umbra. La<br />

maggior parte degli storici inoltre è concorde<br />

nel ritenere che proprio i bizantini avrebbero<br />

trasformato l’antico Teatro Romano nel<br />

Pellagio, termine che deriva dal greco bizantino<br />

Περελασιον da cui per<strong>il</strong>asio o pellagio<br />

che designava una fortezza circolare.<br />

Gubbio, nel suo riposizionarsi, non segue <strong>il</strong><br />

destino di quelle città che per motivi esclusivamente<br />

difensivi si retraggono intorno ad<br />

un nucleo fortificato, magari pre-romano. é<br />

quanto accade ad Orvieto che, in età classica,<br />

abbandona la rupe e si localizza nella pianura<br />

sottostante, ma successivamente ritorna<br />

sull’antico sito etrusco divenuto dopo l’epoca<br />

romana l’Urbs Vetus (da cui Orvieto), la<br />

città vecchia. Uno sv<strong>il</strong>uppo dettato esclusivamente<br />

da opportunità di tipo difensivo<br />

avrebbe comportato per Gubbio <strong>il</strong> ritorno<br />

entro la cinta muraria umbra, di cui ancora<br />

rimanevano resti localizzati all’incirca al di<br />

sopra della scarpata di via XX settembre.<br />

La nostra città obbedisce invece a uno schema<br />

diverso, a testimonianza del fatto che<br />

non fu imposto da esclusivi criteri difensivi,<br />

ma sotto la spinta di precise esigenze economiche.<br />

La funzione della città era profondamente<br />

mutata rispetto ai secoli precedenti. Già in


epoca romana le classi dirigenti si erano progressivamente<br />

ritirate dalla città e rifugiate nei loro latifondi<br />

rurali. Il fenomeno continua anche sotto Goti,<br />

Longobardi e Bizantini. Così nella città rimangono<br />

le classi artigianali e mercant<strong>il</strong>i con al loro fianco le<br />

strutture della nascente chiesa romana. Accanto a<br />

queste si insediano i funzionari designati dai vari dominatori<br />

di turno. La città si retrae dietro al corso del<br />

Camignano che costituisce un buon argine difensivo<br />

e si frammenta organizzandosi intorno a vari poli di<br />

aggregazione, ognuno con propri interessi politici,<br />

economici, religiosi.<br />

Sulla base di quanto ricostruito da P. Micalizzi possiamo immaginarci<br />

una città così organizzata. Esistono due nuclei urbani principali: <strong>il</strong><br />

primo popolare-artigianale in basso, intorno alla cattedrale di S. Mariano<br />

(verosim<strong>il</strong>mente in corrispondenza dell’attuale chiesa di San<br />

Giovanni); <strong>il</strong> secondo, in alto, alle pendici del monte in corrispondenza<br />

dell’attuale Palazzo Ducale, riferib<strong>il</strong>e alla corte altomedievale.<br />

Accanto a questi, due poli sub-urbani costituiti dalla fortezza del<br />

teatro romano e dalla chiesa-convento dei SS. Apostoli corrispondente<br />

alla zona dell’attuale chiesa di San Pietro.<br />

Il ritrovamento di sarcofagi bizantini con chiari influssi longobardi<br />

nell’area di Porta degli Ortacci, in prossimità dei resti delle terme<br />

romane, testimonia che l’insediamento d’età imperiale era completamente<br />

abbandonato e la città romana ormai veniva ut<strong>il</strong>izzata come<br />

luogo di sepoltura.<br />

Quali sono le caratteristiche di questi nuclei abitati?<br />

Il nucleo “ecclesiastico-popolare” è quello più consistente, caratterizzato<br />

dal concentrarsi delle attività artigianali favorite dalla presenza<br />

del Camignano che offriva protezione, ma anche supporto alle attività<br />

economiche, in particolare alle lavorazioni della lana (si collocheranno<br />

in questa stessa area anche in epoca comunale). Per queste<br />

classi sociali la chiesa romana rappresenta l’elemento aggregante e<br />

la guida. Da una lettera inviata da apa Innocenzo I al vescovo Decenzio<br />

nel 416, possiamo farci un’idea abbastanza precisa di come<br />

già a quell’epoca la chiesa eugubina fosse ben organizzata con un<br />

“episcopo” (si fa riferimento anche ai suoi predecessori), che guida<br />

un clero e nuclei parrocchiali già istituiti nelle zone rurali. L’autorità<br />

della chiesa aumenterà nel tempo arricchita<br />

dalla presenza in città delle spoglie di alcuni<br />

martiri provenienti dall’Africa, come i<br />

santi Mariano e Giacomo le cui reliquie<br />

verranno custodite nella cripta della vecchia<br />

cattedrale che come già ricordato<br />

doveva essere situata nell’area dell’attuale<br />

chiesa di San Giovanni.<br />

Accanto al nucleo ecclesiastico-popolare la presenza<br />

di un secondo nucleo urbano, localizzato nell’area<br />

dell’attuale Palazzo Ducale, la possiamo ipotizzare<br />

dal ritrovamento in questa zona di reperti archeologici<br />

che testimoniano un’alternanza di elementi bizantini e longobardi,<br />

quindi era abitato probab<strong>il</strong>mente dai funzionari che i dominatori di<br />

turno imponevano alla città.<br />

L’importanza dell’elemento bizantino è dimostrata dalla presenza di<br />

varie vestigia; oltre alla già citata fortezza del Teatro Romano ci sono<br />

reperti scultorei (sarcofagi ed una testa conservata nel Palazzo dei<br />

Consoli che secondo alcuni studiosi rappresenterebbe Narsete) e la<br />

testimonianza del “Codice Bavaro”. Questo codice di papiro conservato<br />

a Monaco, rappresenta una sorta di raccolta di atti notar<strong>il</strong>i in<br />

cui sono contenuti i documenti patrimoniali della Chiesa di Ravenna.<br />

Da essi si desume la presenza a Gubbio di una chiesa dedicata<br />

a S. Apollinare, santo protettore di Ravenna (un’area del territorio<br />

eugubino conserva ancora <strong>il</strong> toponimo). Nel codice si testimonia<br />

inoltre la presenza di un Rectorio (sede amministrativa della chiesa<br />

ravennate) localizzato nella chiesa di San Secondino corrispondente<br />

all’attuale chiesa di San Secondo.<br />

In conclusione possiamo dire che l’idea che ricaviamo da queste conoscenze<br />

è quella di un periodo troppo spesso descritto con toni<br />

ingiustamente cupi e che per Gubbio non rappresenta soltanto<br />

un’epoca di decadenza e imbarbarimento. Come spesso accade <strong>il</strong><br />

mescolarsi di varie etnie e culture non ha provocato solo distruzioni,<br />

ma anche una vitalità culturale, un rinnovamento artistico, un certo<br />

fervore economico su base artigianale che getteranno le fondamenta<br />

per la successiva, intensa fase comunale, l’età più gloriosa della nostra<br />

amata città.<br />

storia arte e cultura<br />

A<br />

21


Vita dell’associazione<br />

A<br />

22<br />

Barbetti Francesco<br />

Barbi Adolfo<br />

Bedini Giampiero<br />

Bei Massimo<br />

Cancellotti Marco<br />

Cicci Italo<br />

Farneti Riccardo<br />

Gini Ubaldo<br />

Lupini Lucio<br />

Pascolini Giulio Cesare<br />

Pizzichelli Pina<br />

Procacci S<strong>il</strong>via<br />

Ragni Cesare Fausto<br />

Rogari Carlo<br />

Sannipoli Ettore<br />

Satiri Robert<br />

Sollevanti Giancarlo<br />

Stirati Luciano Fabio<br />

Traversini Giuliano<br />

Rinnovo del Consiglio direttivo 2011/2014<br />

I soci del <strong>Maggio</strong> <strong>Eugubino</strong> hanno espresso le proprie preferenze per <strong>il</strong> rinnovo del Consiglio direttivo dell’<strong>Associazione</strong>.<br />

A questo punto dello scrutinio e in concomitanza con lo scadere dei tempi per aggiornare tutti i soci nell’edizione natalizia<br />

del nostro <strong>periodico</strong>, siamo in grado di pubblicare soltanto la rosa dei nomi dei soci più votati, senza conoscere, al momento<br />

le loro intenzioni, senza sapere, chi e quanti di essi accetteranno la nomina come da procedura statutaria.<br />

La Direzione del giornale e la Presidenza dell’<strong>Associazione</strong> invieranno a tutti i soci notizie aggiornate attraverso le apprezzate<br />

“News letters”, ma anche nel sito del <strong>Maggio</strong> <strong>Eugubino</strong> www.maggioeugubino.com, che ricordiamo è sempre a vostra<br />

completa disposizione.<br />

<strong>Associazione</strong> <strong>Maggio</strong> <strong>Eugubino</strong><br />

Elenco Soci Votati Per Triennio 2011-2014<br />

Marchetti Marco<br />

Orsini Leo<br />

Salciarini Carlo<br />

<strong>Associazione</strong> <strong>Maggio</strong> <strong>Eugubino</strong><br />

Elenco Probiviri votati 2011- 2014:<br />

<strong>Associazione</strong> <strong>Maggio</strong> <strong>Eugubino</strong><br />

Elenco Sindaci Revisori votat 2011- 2014:<br />

Caldarelli Ezio Maria<br />

Farneti Riccardo<br />

Tinti Marco


«Invio a vostra eccellenza<br />

un occhialino per<br />

vedere le cose minime,<br />

del quale spero che ella<br />

sia per prendersi gusto e<br />

trattenimento non piccolo,<br />

ché così accade a<br />

me». […] «C’è da contemplare<br />

infinitamente<br />

la grandezza della natura,<br />

e quanto sott<strong>il</strong>mente<br />

ella lavora, e con quanta<br />

indicib<strong>il</strong> d<strong>il</strong>igenza».<br />

È quanto scrive Gal<strong>il</strong>eo Gal<strong>il</strong>ei a Federico Cesi, fondatore dell’Accademia<br />

dei Lincei, a proposito del microscopio da lui<br />

costruito.<br />

Oggi, grazie al progresso della tecnica fotografica, e macrofotografica<br />

in particolare, è possib<strong>il</strong>e fissare in immagini soggetti<br />

molto piccoli tramite forti rapporti di ingrandimento. Così la<br />

meraviglia di «contemplare infinitamente la grandezza della<br />

natura» con «un occhialino per vedere le cose minime» è diventata<br />

patrimonio comune. Ma non per questo viene meno<br />

<strong>il</strong> fascino sempiterno della scoperta di universi inaspettati, che<br />

si manifestano grazie all’ingrandimento di pregnanti particolari<br />

di opere e cose.<br />

In questa mostra eugubina, Mario Pierotti ci presenta una<br />

scelta essenziale delle sue fotografie d’arte, che si aprono sulle<br />

dimensioni fantastiche del molto piccolo.<br />

Un universo parallelo, fatto comunque degli stessi elementi di<br />

cui è composto <strong>il</strong> nostro.<br />

Aria, acqua, fuoco e terra.<br />

La combinazione di acqua e terra è alla base delle macrofotografie<br />

che rappresentano frag<strong>il</strong>i lastre gelate sul terreno, contraddistinte<br />

da un dinamismo da fluido raggelato, con strie<br />

che sembrano quelle prodotte dai clasti morenici sulla superficie<br />

di un ghiacciaio.<br />

La combinazione di aria e fuoco è invece alla base delle carte<br />

combuste, osservate da vicino mentre sono in corso irreversib<strong>il</strong>i<br />

processi ossidoriduttivi. Radiazioni luminose arricchiscono<br />

di calde tonalità giallo-arancio una materia ridotta sempre<br />

Fotografie di Mario Pierotti<br />

più all’univoco grigio un po’ metallico delle carte incenerite.<br />

C’è infine la combinazione di acqua, aria, fuoco e terra. È<br />

quella che produce, con segreta alchimia, le belle maioliche<br />

che Pierotti ha fotografato da vicino. Gli accattivanti particolari<br />

delle superfici di tali ceramiche, molte delle quali sono di<br />

artisti eugubini, ci restituiscono, in piccolo, ‘vedute’ e ‘panorami’<br />

surreali che paiono ignei, aerei, marini, terrestri. È un<br />

susseguirsi di immagini astratte che risucchiano l’osservatore<br />

in vortici colorati e in atmosfere da sogno, in lande ribollenti<br />

e in spazi nebulosi. Esse ci fanno assaporare da vicino <strong>il</strong> fascino<br />

della terracotta ricoperta di smalti luminosi e splendenti:<br />

l’opalescenza dei lustri ai resinati, le cangianze metalliche, le<br />

riflessature dorate, la br<strong>il</strong>lantezza delle cristalline, le gocce vitree<br />

prodotte dalla tecnica dello ‘scanso’. Tutti gli effetti della<br />

diffrazione e della riflessione della luce su superfici con lucentezza<br />

metallica si combinano così con i colori dominanti<br />

e accessori degli smalti, sovrapponendosi a essi e originando<br />

sfav<strong>il</strong>lii improvvisi o veli madreperlacei su una policromia a<br />

volte delicata, a volte vivida e di forte impatto timbrico.<br />

Come se queste foto fossero quadri di raffinati pittori informali<br />

del secondo Novecento.<br />

Ettore A. Sannipoli<br />

Mario Pierotti, Macro. Sensazione, Colore, Forma. 2. Gubbio, Galleria<br />

del Palazzo Della Porta, 29 ottobre – 13 novembre 2011.<br />

Vita dell’associazione<br />

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23


Vita dell’associazione<br />

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24<br />

Torna di moda l’amore.<br />

Torna di moda l’avventura,<br />

ma quella di vecchio stampo,<br />

quella con cavalieri e<br />

streghe, dame e maghi. E<br />

la storia si fa ancora più interessante se a ispirarla<br />

è un sogno. Un sogno fatto da bambino, un<br />

incubo dell’autore, per la verità, che lo vedeva<br />

protagonista di un inseguimento da parte di un<br />

losco individuo che brandiva un coltello. L’ambientazione<br />

di quell’incubo, una torre di pietra<br />

e l’intensità delle emozioni, hanno suggerito allo<br />

scrittore la trama della storia fantastica. Senza<br />

raccontarne i particolari, la storia nel suo insieme<br />

è molto articolata, svela una vera e propria<br />

storia d’amore lunga seicentosettantatre anni<br />

di due coppie di innamorati, l’una vissuta nel<br />

XIII secolo colpita da un tragico episodio, l’altra<br />

vissuta in tempi moderni. Il fatto doloroso che<br />

Presentato <strong>il</strong> libro “L’orologio della Torre antica”,<br />

di Alfredo Betocchi<br />

A prima vista, dalla copertina si potrebbe desumere che<br />

sia un libro tecnico, un manuale del perfetto combattente<br />

dell’aria, “…di quelli cattivi”, usando le parole<br />

dello stesso. Aprendolo si arriva a toccare <strong>il</strong> cielo attraverso<br />

i dettagliati ricordi descritti d’un fiato, lo stesso<br />

fiato che rimane sospeso travolto dall’adrenalina. Ed<br />

eccoci ritrovarsi a leggere come rapiti dalle esperienze<br />

di volo del p<strong>il</strong>ota m<strong>il</strong>itare, <strong>il</strong> Colonnello Walter Pauselli,<br />

avviati se, come me, profani del volo tecnico, verso<br />

un mondo sconosciuto e completamente coinvolti se,<br />

come certi altri, competenti in materia, scoprendo allo<br />

stesso modo quanto <strong>il</strong> tempo sia effimero quando si vola<br />

coinvolse i due innamorati del 1200 finisce per<br />

trascinare dentro un’avventura straordinaria anche<br />

la coppia moderna, intorno alla Torre antica<br />

pervasa di magia. Da sottolineare l’intelligente<br />

e sensib<strong>il</strong>e scelta di concepire i personaggi forti<br />

delle loro capacità, senza ricorrere ad aiuti esterni<br />

come la tecnologia. Gli ospiti intervenuti presso<br />

la sala del refettorio della Biblioteca Sperelliana<br />

durante la presentazione del libro, hanno colto<br />

la sottigliezza di certe scelte dell’autore, idee alquanto<br />

originali che vi lasciamo scoprire. Solo<br />

un brevissimo accenno relativo alla figura della<br />

donna, va segnalato e rimarcato.<br />

Alfredo Betocchi è un socio del <strong>Maggio</strong> <strong>Eugubino</strong>.<br />

Nasce ad Atene e vive a Firenze con la sua<br />

famiglia, sposato ad un’eugubina verace, con cui<br />

trascorre ogni estate a Gubbio, città che vive nei<br />

suoi aspetti culturali e folkloristici con intensa<br />

passione.<br />

“Convivere con l’adrenalina” di Walter Pauselli Col.p<strong>il</strong>ota<br />

a certe velocità e in situazioni di estremo pericolo,<br />

situazioni che richiedono l’attenzione più viva e<br />

le reazioni più veloci. E scoprendo perfino quanta<br />

umanità ci sia dentro a quelle macchine. L’autore<br />

attraverso le esperienze vissute svela come queste<br />

abbiano marcato la sua vita, lo abbiano librato nel<br />

cielo e ricondotto a terra, mantenendo costante la<br />

passione dell’uomo e la responsab<strong>il</strong>ità del p<strong>il</strong>ota,<br />

dividendolo tra la meraviglia del volo e l’adrenalina<br />

del rischio, la difesa dei popoli e <strong>il</strong> compimento del<br />

proprio dovere.<br />

“Convivere con l’adrenalina” è un auspicio di vita.


Lo Studiolo on line a cura di Ambrogi<br />

La ricostruzione della replica dello Studiolo del Duca Federico<br />

nel Palazzo Ducale di Gubbio è stata una delle più grande<br />

sfide affrontate dall’<strong>Associazione</strong> <strong>Maggio</strong> <strong>Eugubino</strong>. Questo<br />

capolavoro del Rinascimento italiano che era stato smembrato,<br />

senza più speranza di riunificazione, in importanti musei<br />

di New York, Londra e Berlino, ha rivisto di nuovo la luce<br />

come era e dove era.<br />

A questo proposito, nel sito web del <strong>Maggio</strong> <strong>Eugubino</strong>, è stato<br />

recentemente inserito un testo diviso in 18 sezioni, a cura<br />

del Dr. Vincenzo Ambrogi, corredato da oltre 100 figure, che<br />

descrive le caratteristiche dell’opera e che vuole rispondere alle<br />

critiche mosse su alcune decisioni prese nel disporre i vari elementi<br />

compositivi dello Studiolo; scelte che spesso non sono<br />

state allineate con le teorie attualmente vigenti. Al testo in<br />

italiano si associa una analoga parte in inglese, che vuole dare<br />

un carattere più universale al messaggio.<br />

L’operazione vuole essere <strong>il</strong> primo atto di una serie di azioni<br />

che tenderanno a reclamizzare, nella maniera più ampia possib<strong>il</strong>e,<br />

questa magnifica opera, realizzata da grandi artisti locali,<br />

e che prevederanno anche l’uscita di alcune pubblicazioni a<br />

mezzo stampa, su tutte le problematiche della realizzazione.<br />

Tornano le borse di studio<br />

Saranno consegnate mercoledi 14 dicembre, alle ore 10.00, all’Aula<br />

Magna del Liceo Artistico, in Via dell’Arboreto le Borse di Studio<br />

organizzate dall’<strong>Associazione</strong> <strong>Maggio</strong> <strong>Eugubino</strong> e dalla società Colacem.<br />

La cerimonia di consegna è giunta alla ventiseiesima edizione e vedrà<br />

premiati i migliori studenti degli ultimi trienni delle scuole medie<br />

superiori del territorio.<br />

Prima della cerimonia, moderata dal dirigente scolastico dell’Istituto<br />

“Giuseppe Mazzatinti”, Dario Missaglia, interveranno Lucio Lupi-<br />

CERO DI SANT’ANTONIO - saggio di pulitura<br />

CERO DI SANT’UBALDO - saggio di pulitura<br />

ni, presidente <strong>Associazione</strong> <strong>Maggio</strong> <strong>Eugubino</strong>; Carlo Colaiacovo,<br />

amministratore delegato Colacem SpA, Mons. Mario Ceccobelli,<br />

Vescovo di Gubbio e Diego Guerrini, Sindaco di Gubbio. L’invito<br />

esteso a tutti i soci dell’<strong>Associazione</strong> e a tutta la cittadinanza testimonia<br />

ancora una volta la vicinanza dell’<strong>Associazione</strong> ed in questo<br />

caso dell’azienda Colacem al mondo della scuola. La consegna delle<br />

borse di studio cerca di stimolare gli studenti meritevoli a perseguire<br />

quel fine sociale che sarà patrimonio culturale e risorsa non solo per<br />

la nostra città.<br />

Che ne pensate?<br />

L’ultima “avventura” per i Ceri è stato l’inserimento in una lista<br />

civica come logo (poi ritirato). Ma di “avventure” di questo<br />

Vita dell’associazione<br />

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ti sanitari e cittadini. Lo<br />

screening gratuito svoltosi<br />

ad ottobre, <strong>il</strong>lustrato dalla<br />

Presidente dell’Aelc Orietta<br />

Migliarini Colaiacovo,<br />

ha visto la partecipazione<br />

di 289 persone, di cui 241<br />

donne (83%) e 48 uomini<br />

(83%). Le risultanze parlano<br />

di tiroide normale nel<br />

42,9% dei casi (nel 34%<br />

delle donne e nel 9% degli<br />

uomini), di noduli nel<br />

23,5% (91% donne e 9%<br />

uomini), di Gozzo multi-<br />

Verrebbe voglia di dire valutando le risultanze<br />

statistiche del mese dedicato<br />

alla prevenzione dei tumori della tiroide<br />

promosso dalla AELC (<strong>Associazione</strong><br />

Eugubina per la Lotta contro <strong>il</strong> Cancro),<br />

in collaborazione con<br />

la ASL 1, sia sulla base della<br />

partecipazione che dei dati<br />

diagnostici. L’una e gli altri<br />

analizzati e comunicati nel<br />

corso di un convegno svoltosi<br />

al Park Hotel ai Cappuccini,<br />

cui sono intervenuti mol-<br />

La tiroide è femmin<strong>il</strong>e<br />

nodulare nel 9.7%. (79% donne e 21% uomini),<br />

Il gozzo diffuso tossico è soltanto femmin<strong>il</strong>e, quello<br />

uninodulare colpisce le femmine (75%) più dei<br />

maschi (25%), al pari della tiroidite (90% donne, 10%<br />

uomini). La situazione è stata analizzata ed approfondita con i<br />

contributi di Pasquale Parise, Enzo Passeri, Maurizio Tonato,<br />

Fabrizio Stracci, Antonella Lucaccioni, Stefano Laureti, Guido<br />

Monacelli, Efisio Puxeddu, Massimo Dottorini, Edoardo<br />

Minciotti e Faustro Santeusanio. Al convegno sono intervenute<br />

anche le associazioni contro <strong>il</strong> cancro di Sic<strong>il</strong>ia, Puglia,<br />

Em<strong>il</strong>ia, Umbria, Lazio, Campania che hanno comunicato<br />

quelle che sono le loro esperienze.<br />

vita cittadina<br />

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vita cittadina<br />

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Ippoterapia<br />

GUBBIO – Pubblico e consensi, gratitudine ed aspettative<br />

hanno sottolineato l’inaugurazione del ‘Centro di riab<strong>il</strong>itazione<br />

equestre’ realizzato in località Coppiolo – Torraccia dall’<strong>Associazione</strong><br />

‘Spirit Onlus’, presieduta da Nicoletta Bambagioni. È<br />

una struttura che <strong>il</strong> mondo del volontariato mette a disposizione<br />

di quanti sono costretti a confrontarsi con situazioni di disagio<br />

fisico o mentale più o meno grave; l’ippoterapia (l’equitazione<br />

a scopo terapeutico) si porta dietro effetti positivi sul piano dell’integrazione<br />

e socializzazione. Su<br />

un’area messa a disposizione dal<br />

Comune sono stati realizzati maneggi<br />

all’aperto ed al coperto, dodici<br />

box per <strong>il</strong> ricovero dei cavalli<br />

(l’associazione ne possiede sette),<br />

con un investimento di oltre 400<br />

m<strong>il</strong>a euro. Spesa coperta grazie anche<br />

ai contributi della Fondazione<br />

SOLIDARIETà<br />

Cassa Risparmio di Perugia, Comune, Enti ed Associazioni, di<br />

privati, delle Cementerie Colacem e Barbetti, delle famiglie e di<br />

tanti volontari.<br />

Sono state quaranta le famiglie della diocesi eugubina che hanno usufruito del<br />

sostegno del Fondo di solidarietà delle Chiese Umbre, istituito un paio di anni fa<br />

con lo scopo di far fronte ai casi di maggior disagio provocati dalla tremenda crisi<br />

ecomica ed occupazionale che sta attraversando <strong>il</strong> paese e non solo. Il beneficio<br />

prevedeva un contributo mens<strong>il</strong>e per un anno in maniera da consentire di risolvere<br />

almeno i problemi di tutti i giorni. Per <strong>il</strong> perdurare della crisi <strong>il</strong> vescovo Mario<br />

Ceccobelli (foto) e la Caritas diocesana stanno valutando l’opportunità di creare<br />

uno specifico fondo diocesano per sostenere le persone in difficoltà per <strong>il</strong> perdurare<br />

della crisi; la modalità potrebbe essere quella dell’adozione, con l’impegno a versare,<br />

almeno per un anno, una piccola somma mens<strong>il</strong>e. Sulla scia di positive esperienze<br />

realizzate in altre diocesi, con <strong>il</strong> coinvolgimento attivo delle comunità parrocchiali.<br />

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Gianfranco Gavirati<br />

Sconfinare dalla fotografia alla pittura è stato<br />

un passo quasi naturale per Gianfranco<br />

Gavirati, che ha proseguito e sv<strong>il</strong>uppato una<br />

secolare attività di famiglia, qualificandola<br />

sempre più con prestigiosi riconocimenti,<br />

meritandosi così fama ed apprezzamenti nazionali<br />

ed internazionali. Lo stesso percorso<br />

che sta conoscendo in versione di pittore, rapido nell’acquisire<br />

la padronanza tecnica necessaria per proporre direttamente<br />

quelle sensazioni fino ad oggi rappresentate con l’aus<strong>il</strong>io e<br />

la mediazione della macchina fotografica. La conferma arriva<br />

dalla proprietà con la quale ha saputo muoversi su una ribalta<br />

europea. Gavirati, infatti, ha ottenuto un ottimo successo di<br />

critica e di pubblico con la personale allestita nella North Gallery<br />

del Parlamento Europeo di Strasburgo. Tra le autorità che<br />

hanno ammirato le sue opere, oltre al Sindaco ed al Presidente<br />

del Consiglio Comunale di Gubbio, Diego Guerrini e Gianni<br />

Pecci, numerosi eurodeputati. Tra questi gli onorevoli Francesco<br />

De Angelis e Sergio Cofferati (“Finalmente abbiamo visto<br />

una bella mostra a Strasburgo”, è stato <strong>il</strong> commento dell’ex segretario<br />

generale della Cg<strong>il</strong> e Sindaco di Bologna). Il Gavirati<br />

Si chiama Leonardo Casagrande, classe 1979, è eugubino<br />

ed è <strong>il</strong> campione del mondo NBFI (Natural<br />

Bodybu<strong>il</strong>ding and Fitness Italia) della categoria Pesi<br />

– leggeri. Il titolo mondiale è arrivato a coronare una<br />

serie di vittorie tutte italiane ed è avvenuto al Lincoln<br />

Center di New York lo scorso 14 novembre,<br />

dove ha ricevuto molti complimenti dai partecipanti<br />

americani. La sua vittoria sembra che passerà alla<br />

pittore raffinato e sensib<strong>il</strong>e, ab<strong>il</strong>e nel dispensare con spatola<br />

e pennelli le emozioni regalate fino ad oggi con la macchina<br />

fotografica perennemente a tracolla, è sintetizzato in maniera<br />

efficace dalla monografia che sarà presentata<br />

venerdì 9 dicembre 2011 alle ore 16.30 nella Biblioteca<br />

Sperelliana, dove saranno esposte anche alcune delle più recenti<br />

opere dell’artista. Ad <strong>il</strong>lustrarla e commentarla i professori Bruno<br />

Toscano, Ettore Sannipoli ed Antonella Pesola.<br />

è un eugubino <strong>il</strong> primo italiano campione del mondo di Body Bu<strong>il</strong>ding<br />

storia, visto che è <strong>il</strong> primo italiano ad aver ottenuto<br />

<strong>il</strong> titolo mondiale. Occhi puntati sul nostro concittadino,<br />

gli occhi di tutto <strong>il</strong> mondo sportivo, per la<br />

verità, mondo sportivo legato a questo nuovo tipo di<br />

competizioni tutte al naturale.<br />

Tra i pensieri del campione del mondo, oltre la gioia,<br />

<strong>il</strong> desiderio di festeggiare presto <strong>il</strong> suo titolo a Gubbio,<br />

tra gli amici e sostenitori.


SUPERENALOTTO<br />

Stanno per arrivare nelle tasche dei vincitori i 65 m<strong>il</strong>iomi<br />

(!) di euro, frutto della clamorosa vincita realizzata<br />

al Superenalotto lo scorso 22 settembre nella ricevitoria<br />

del Bar Europa di Via Matteotti. Alla presemza di<br />

un notaio perugino sono stati esaminati e risolti tutte le<br />

contestazione legate al possesso effettivo della qualifica<br />

di soscio-sottriscrittore. La clamorsa vincita, alla lunga,<br />

ha premiato la costanza di quanti hanno dato fiducia<br />

ad un sistema elaborato una decina di anni fa dai titolari<br />

della ricevitoria, Giampiero Bazzucchi e Tonino<br />

Paciotti, e da allora giocato tre vole alla settimana. La<br />

riunione svoltasi alla presenza del notaio, stando alle<br />

indiscrezioni che è stato possib<strong>il</strong>e acquisire, è servita per<br />

fare chiarezza su quelli che sono gli effettivi vincitori<br />

(alla fine le quote sono state suddivise tra 104 giocatori),<br />

applicando un meccanismo che evita eccessive ripercussioni<br />

sul piano legale. Con criteri oggettivi ad ogni<br />

quota è stato attribuito un valore a scalare che va dallo<br />

0,97%, ad un minimo di poco superiore superiore allo<br />

0,85% in maniera da costituire un fondo comune da<br />

ut<strong>il</strong>izzare per coprire le spese e per riammettere due dei<br />

soci inizialmente esclusi perchè non puntuali nei versamenti.<br />

Un meccanismo altrettanto complesso è stato<br />

adottato per consegnare al Notaio la ‘scheda vincente’.<br />

Per non dare nell’occhio è stata inserita nel reggiseno di<br />

una prosperosa ragazza esterna al giro dei giocatori, che<br />

ha portato così <strong>il</strong> ‘tesoro’ nelle mani di colui che doveva<br />

preoccuparsi della riscossione. Nel viaggio verrso Roma<br />

è statpo ovviamente scortata dalle forze dell’ordine. Per<br />

diverse e per diversi quella schedina vincente è strata un<br />

incubo, sotto tutti gli aspetti.<br />

TRICOLORE<br />

E 150 ANNI<br />

La giornata celebrativa del tricolore in centoventi foto per scattare<br />

le quali sono stati coinvolti oltre settanta soggetti e percorsi<br />

più di trecento ch<strong>il</strong>ometri. Questa la sintesi del lavoro svolto dal<br />

concittadino Simone Minelli, autore della pubblicazione: “Un<br />

compleanno eugubino. Il diario fotografico del centocinquantesimo<br />

anniversario dell’Unità d’Italia”, presentata dall’autore e<br />

dal dott. Luigi Panata del Lions Club, unitamente al Sindaco<br />

Diego Guerrini. Tutto nasce da un progetto promosso dalla<br />

Federazione Italiana Associazioni Fotografiche e dal Ministero<br />

degli Interni, con l’alto patrocinio del Presidente della Repubblica,<br />

per raccontare<br />

la propria città nei<br />

giorni relativi alle<br />

festività dei 150 anni<br />

dell’Unità d’Italia.<br />

Minelli ha saputo<br />

cogliere le situazioni<br />

che potessero rappresentare<br />

<strong>il</strong> tricolore: <strong>il</strong><br />

verde della campagna<br />

eugubina, <strong>il</strong> bianco<br />

della pietra, <strong>il</strong> rosso<br />

delle ceramiche di Aldo Aiò, le bandiere degli sbandieratori in<br />

Piazza Grande. Il ricavato del libro, disponib<strong>il</strong>e alla libreria Fotolibri<br />

di Corso Garibaldi e dalla cartolibreria Pierini di via Reposati<br />

sarà devoluto in beneficenza, in favore delle popolazioni del<br />

Bourkina Faso. In tale circostanza <strong>il</strong> Sindaco ha preannunciato<br />

una iniziativa celebrativa di Angelico Fabbri, grande personalità<br />

eugubina del Risorgimento.<br />

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La Famiglia dei Santantoniari<br />

è lieta di<br />

annunciare, che in occasione delle prossime<br />

festività del 17 gennaio 2012, arriveranno<br />

a Gubbio dalla città francese<br />

di Arles in Provence, le sacre reliquie di<br />

S.Antonio Abate custodite nella cattedrale<br />

di S.Trophine.<br />

L’evento non vuol sembrare un tentativo<br />

peregrino di organizzare un momento<br />

di semplice richiamo. In realtà<br />

rappresenta <strong>il</strong> frutto della volontà di<br />

numerosi ceraioli e soci della Famiglia<br />

dei Santantoniari, mossi dalla sincera<br />

devozione che da sempre li contraddistingue<br />

in tante iniziative e manifesta-<br />

Le Sacre reliquie di<br />

Sant’Antonio a Gubbio<br />

zioni, nei confronti di S. Antonio Abate,<br />

così come del nostro amato Patrono<br />

S. Ubaldo. L’urna con le sacre reliquie<br />

giungerà a Gubbio sabato 14 gennaio<br />

2012, per poi restare a Gubbio nella<br />

Chiesa dei Neri, fino a domenica 22<br />

gennaio. In questo periodo verranno<br />

organizzati momenti di preghiera e convegni<br />

sulla figura di S. Antonio Abate in<br />

collaborazione con la Diocesi di Gubbio,<br />

S.E. <strong>il</strong> Vescovo Mario Ceccobelli,<br />

<strong>il</strong> Comune di Gubbio, con <strong>il</strong> patrocinio<br />

della Regione Umbria e della Provincia<br />

di Perugia. La storia della Reliquie inizia<br />

nel 561 quando vennero traslate ad<br />

Alessandria d’Egitto, presso la chiesa di<br />

San Giovanni. Verso <strong>il</strong> 635, in seguito<br />

all’occupazione araba dell’Egitto, furono<br />

spostate a Costantinopoli.<br />

Nel XI secolo <strong>il</strong> nob<strong>il</strong>e francese Jocelin<br />

de Chateau Neuf le ottenne in dono dall’Imperatore<br />

di Costantinopoli e le portò<br />

in Francia nel Delfinato. Nel 1070 <strong>il</strong><br />

nob<strong>il</strong>e Guigues de Didier fece costruire<br />

nel v<strong>il</strong>laggio di La Motte presso Vienne<br />

una chiesa dove vennero traslate.


L’Ingegner Giancarlo Scavizzi, figlio di eugubini<br />

recentemente scomparso, è vissuto a Gubbio<br />

ove ha compiuto i suoi studi fino al 1953.<br />

Da qui, dopo la maturità classica, si trasferì a<br />

M<strong>il</strong>ano ove si laureò in Ingegneria al Politecnico<br />

e dove svolse la sua attività lavorativa presso<br />

la Breda Termomeccanica prima, poi presso<br />

l’Ansaldo Caldaie.<br />

All’inizio degli anni ’80 egli fu <strong>il</strong> progettista<br />

principale della caldaia solare della prima centrale<br />

solare termoelettrica al mondo capace di<br />

immettere in rete energia elettrica prodotta dal<br />

calore del sole.<br />

Eurelios, questo <strong>il</strong> nome dell’impianto sperimentale,<br />

si trovava ad Adrano in provincia di<br />

Catania.<br />

Una centrale termoelettrica a concentrazione<br />

solare termica o solare termodinamica (oggi abbreviata<br />

nella nuova sigla S.T.P. Solar Thermal<br />

Power) consiste in una serie di specchi disposti<br />

su una grande superficie che riflettono i raggi<br />

solari e li fanno convergere verso una caldaia<br />

o “receiver” producendo vapore. Esso mette in<br />

moto le turbine che a loro volta azionano un<br />

generatore elettrico, allo stesso modo di quanto<br />

accade in un impianto tradizionale, ove <strong>il</strong> calore<br />

è prodotto dalla combustione di petrolio,<br />

carbone, gas o dalla fissione nucleare.<br />

La caldaia o receiver è <strong>il</strong> cuore dell’impianto,<br />

Un quasi eugubino pioniere dell’energia Solare<br />

Alla memoria e in onore dell’Ing. Giancarlo Scavizzi è<br />

stata dedicata una targa nel SOLAR ENERGY DEVE‑<br />

LOPEMENT CENTRE, polo industriale di ricerca nel<br />

deserto israeliano del Negev, a riconoscimento del suo impor‑<br />

tante contributo nel campo della tecnologia solare.<br />

sia perché è qui che avviene la trasformazione<br />

dell’energia termica solare in energia termica<br />

sotto forma di vapore, sia perché la sua progettazione<br />

e la sua costruzione presentano difficoltà<br />

di ordine superiore.<br />

È nella patria dei leggendari specchi ustori di<br />

Archimede che, su progettazione interamente<br />

italiana, è entrata in funzione negli anni ’80 la<br />

centrale Eurelios, pioneristico impianto sperimentale<br />

che ha fornito elementi preziosi per la<br />

costruzione di successivi impianti nel mondo,<br />

dimostrando la competività dei sistemi a caldaia<br />

centrale.<br />

L’impianto sperimentale di Adrano oggi viene<br />

smantellato; la caldaia solare progettata<br />

dall’Ing. Giancarlo Scavizzi è stata donata al<br />

Museo dell’Industria e del Lavoro di Brescia<br />

(MUSIL, Codegolo Val Camonica, www.<br />

mus<strong>il</strong>.bs.it) perché resti una traccia fisica dei<br />

manufatti storici del solare termoelettrico ed<br />

una testimonianza del contributo italiano for-<br />

nito già trenta anni fa allo sv<strong>il</strong>uppo di questo<br />

settore energetico.<br />

Mentre in Italia si cerca di conservare almeno<br />

qualche memoria di Eurelios, negli USA si<br />

sta costruendo nel deserto della California la<br />

più grande centrale solare al mondo basata sui<br />

contributi teorici e pratici forniti dalle esperienze<br />

di Adrano e del parco solare di Rotem,<br />

nel deserto del Negev, in Israele.<br />

In questo è stata sperimentata con successo sin<br />

dal 2008 una nuova caldaia solare <strong>il</strong> cui progettista<br />

principale è stato l’Ing. Giancarlo Scavizzi<br />

come esperto del settore caldaie facente<br />

parte della società di ingegneria m<strong>il</strong>anese ESE<br />

(Engineering Services for Energy). All’interno<br />

di questo gruppo l’Ing. Giancarlo Scavizzi ha<br />

fornito la sua competenza nella progettazione<br />

di questo impianto p<strong>il</strong>ota ed ha anche trasmesso<br />

le conoscenze acquisite con anni di studio<br />

e di esperienza a più giovani ingegneri suoi<br />

collaboratori.<br />

Il Parco Solare di Rotem rappresenta una pietra<br />

m<strong>il</strong>iare nell’ut<strong>il</strong>izzazione dell’energia solare.<br />

Il suo campo solare operativo fornirà al centro<br />

p<strong>il</strong>ota la possib<strong>il</strong>ità di collaudare apparecchiature,<br />

materiali e procedure nonché metodi<br />

costruttivi per <strong>il</strong> progresso di questo settore<br />

energetico che immette in rete energia pulita e<br />

da fonte inesaurib<strong>il</strong>e. Anna Maria Scavizzi<br />

vita cittadina<br />

A<br />

33


vita cittadina<br />

A<br />

34<br />

benvenuto<br />

Il piccolo Ubaldo tiene in braccio <strong>il</strong> piccolo Vittorio.<br />

Auguri ai genitori Viviana Francioni e Alessio<br />

Salciarini insieme ai nonni e<br />

gli zii. Ai piccoli santantoniari<br />

Ubaldo e Vittorio un<br />

mondo di bene già in tenera<br />

età soci della nostra <strong>Associazione</strong>…<br />

nomine<br />

Il Circolo Tennis Gubbio rinnova <strong>il</strong> Consiglio Direttivo<br />

Giorgio Materazzi è <strong>il</strong> nuovo Presidente a seguito delle dimissioni<br />

del presidente uscente Luca Ceccarelli. Il nuovo consiglio di<br />

amministrazione è formato inoltre da: vice presidente Sara Rinaldini,<br />

Marco Meletti, Massimo Capannelli, Alessio Tognoloni,<br />

Giorgio Acciari, Mauro Vergari, Eugenio Frondizi e Umberto<br />

Gnagni.<br />

non sono più tra noi<br />

Ers<strong>il</strong>ia Vispi ved. F<strong>il</strong>ippini<br />

È deceduta nei giorni scorsi la cara maestra S<strong>il</strong>a madre del nostro socio nonché presidente dei tamburini Luigi F<strong>il</strong>ippini. Una vita dedicata alla<br />

famiglia ed all’insegnamento. Ai fam<strong>il</strong>iari vanno le condoglianze da parte della nostra <strong>Associazione</strong>.<br />

Mario Morelli<br />

Cordoglio per la scomparsa, in tarda età, del dottor Mario Morelli. Rientrato da tempo nella sua città di origine, alla quale è stato sempre<br />

profondamente legato, dopo essere stato funzionario del Ministero delle Finanze in varie importanti sedi italiane, si era subito reinserito con<br />

autorevolezza e vivacità nelle problematiche eugubine. Aveva fondato e diretto per anni <strong>il</strong> <strong>periodico</strong> “La voce civica” con la quale aveva affron‑<br />

tato e portato avanti questioni di grande r<strong>il</strong>evanza sia sociale che economica, sintetizzate poi nella pubblicazione: “Gubbio, una città tradita”.<br />

Ai figli, in partocolare al dr. Alfredo, ex Presidente ed attuale, comnsuigliere del <strong>Maggio</strong>, ed ai fam<strong>il</strong>iari le più sentite condoglianze.<br />

Lollo<br />

Ci è pervenuta una lettera sangiorgiara carica di ricordi e di tutta la grinta tipica di quei ceraioli, veri, insostituib<strong>il</strong>i, incrolla‑<br />

b<strong>il</strong>i, fieri, come lo è stato Mario, <strong>il</strong> Lollo. Insieme agli amici di vita e di Cero, nella lettera si ricordano le<br />

avventure sotto le stanghe di alcuni 15 maggio tra fango e acqua insieme a tirare San Giorgio su per gli<br />

stradoni e di uno in particolare un 15 maggio degli anni ’70 quando <strong>il</strong> Lollo era ricoverato all’ospedale. I<br />

suoi amici sconsolati per la pioggia battente, gli domandarono come avrebbero fatto senza di lui a portare<br />

su San Giorgio. Il Lollo pieno di fede rispose loro d’aver avuto da Santa Sperandia un segno, una scia<br />

luminosa sul monte. Mario, persona buona e s<strong>il</strong>enziosa, aveva creduto in quel segno, infatti al momento della Corsa uscì un sole<br />

splendente. A ricordo di una persona sorridente, serena, tranqu<strong>il</strong>la e disponib<strong>il</strong>e, gli amici vedranno sempre Mario agitare <strong>il</strong> suo<br />

braccio destro e fischiare la carica giù la callata….e lo sentiranno vicino in ogni momento di quel giorno eterno. Ciao Mario!<br />

(dai ricordi e dai sentimenti di Giuseppe Bareti e tutti gli amici Sangiorgiari)


Vita dell’associazione<br />

A<br />

35

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