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Scarica i pannelli in PDF sulla biodiversità - Antonio Zanelli

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La <strong>biodiversità</strong> agraria a Reggio Emilia<br />

VITE (3)<br />

I vitigni reggiani<br />

Uva Fogar<strong>in</strong>a Uva Bersme<strong>in</strong> Pass Uva Scorza Amara<br />

Uva Bisa Il nome deriva dal colore caratteristico della buccia, grigiastro<br />

con trasparenze rossastre. È un’uva di orig<strong>in</strong>e sconosciuta,<br />

era caratteristica della media ed alta coll<strong>in</strong>a reggiana, Produce un<br />

v<strong>in</strong>o di bassa gradazione alcolica, ricchissimo di acidità, utilizzato<br />

come v<strong>in</strong>ello durante i lavori estivi <strong>in</strong> coll<strong>in</strong>a.<br />

Scorzamara Varietà storicamente presente nella prov<strong>in</strong>cia, citata<br />

f<strong>in</strong> dal 1811 è successivamente ripresa da altri autori, anche col<br />

nome di “guscia amara”. Diffusa soprattutto a ovest (Sant’Ilario e<br />

Montecchio), ora è quasi scomparsa e si trovano solo pochi ceppi.<br />

Il nome deriva dal caratteristico gusto amaro della bacca, utilizzata<br />

qu<strong>in</strong>di come uva da taglio per dare gusto particolare al v<strong>in</strong>o.<br />

Uva Tosca Era il vitigno più diffuso della media ed alta coll<strong>in</strong>a<br />

reggiana; impiegata anche come uva da tavola, molto sana, resistente<br />

al freddo, a maturazione tardiva. Ora quasi comparsa.<br />

Citato f<strong>in</strong> dal 1674 da Tanara. A Scandiano una buffa leggenda<br />

vuole che l’uso abbondante e cont<strong>in</strong>uo del v<strong>in</strong>o di Tosca porti alla<br />

pazzia, come sono i montanari di Toano, a causa degli abbondanti<br />

sali presenti nel v<strong>in</strong>o che <strong>in</strong>taserebbero le arterie del cervello.<br />

Posticcia o Postizza Citata per la prima volta da Claudio della<br />

Fossa (1811). Nel 1874-75 il v<strong>in</strong>o della “Società Enologica di<br />

Reggio” è ottenuto con 1/5 di Posticcia ed il resto di Lambrusco<br />

di Montericco (<strong>Zanelli</strong> 1875). Nel 1891 da un’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e del Consorzio<br />

Agricolo era tra le 20 uve nere più diffuse. Non è più citata<br />

nel 1970, già a quell’epoca scomparsa.<br />

Uva della Quercia Antico vitigno m<strong>in</strong>ore della coll<strong>in</strong>a reggiana,<br />

su cui non si hanno notizie precise.<br />

Sgavetta Vitigno tipico della prov<strong>in</strong>cia, ma non è molto diffuso<br />

sul territorio, benché sia iscritto a catalogo. Pare sia orig<strong>in</strong>ario del<br />

padovano (ceppo di Schiava?), nel reggiano ha trovato un ottimo<br />

habitat nella zona basso-coll<strong>in</strong>are: Vezzano, Quattro Castella<br />

e Bibbiano. Citata da Ramazz<strong>in</strong>i (1887), Cosmo (1962) ne raccomanda<br />

la diffusione nelle coll<strong>in</strong>e reggiane. attualmente è oggetto<br />

di un ritorno di <strong>in</strong>teresse, per le sue buone qualità enologiche.<br />

VITIGNI ROSSI A PIÙ STRETTA AUTOCTONIA<br />

ISTITUTO D’ISTRUZIONE SUPERIORE “ANTONIO ZANELLI”<br />

Sez. Tecnica Agraria (<strong>in</strong>dirizzi generale, ambientale e zootecnico)<br />

Berzem<strong>in</strong>o Il Berzem<strong>in</strong>o è un vitigno di aspetto molto simile al<br />

Marzem<strong>in</strong>o, ed anche il nome parrebbe una sua storpiatura dialettale.<br />

Sono citate nell’ottocento anche uve chiamate Balsam<strong>in</strong>e<br />

e non è stato stabilito con certezza se co<strong>in</strong>cidano col Berzem<strong>in</strong>o.<br />

Questo era presente nel reggiano con tre tipologie, denom<strong>in</strong>ate<br />

dialettalmente: Bersme<strong>in</strong> selvàdegh, Bersme<strong>in</strong> capolegh e Bersme<strong>in</strong><br />

pass.<br />

Filucca Antico vitigno della media coll<strong>in</strong>a reggiana, su cui non<br />

si dispone di notizie storiche precise. É caratterizzato da elevata<br />

acidità. Ormai scomparso.<br />

Covra (non a rischio) Citata a Reggio Emilia f<strong>in</strong> dal XVI sec., e<br />

poi successivamente da tutti i pr<strong>in</strong>cipali autori. Molto diffusa <strong>in</strong><br />

prov<strong>in</strong>cia nell’800, dava un v<strong>in</strong>o a bassa acidità, idoneo per il taglio<br />

con i lambruschi.<br />

Uva Termar<strong>in</strong>a rossa (non a rischio) Varietà tipica reggiana, è <strong>in</strong>confondibile<br />

grazie alla piccola dimensione degli ac<strong>in</strong>i privi di v<strong>in</strong>accioli<br />

(uva apirena). Storicamente era usata per fare la marmellata,<br />

la “saba”, ma anche come uva da tavola o <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e tagliata con altre<br />

uve per farne v<strong>in</strong>o. Citata per la prima volta da Ma<strong>in</strong><strong>in</strong>i (1851)<br />

Uva Fogar<strong>in</strong>a (non a rischio) La popolare canzone sull’uva Fogar<strong>in</strong>a,<br />

celebrava la f<strong>in</strong>e della vendemmia, <strong>in</strong> quanto quest’uva era<br />

l’ultima ad essere raccolta. La leggenda <strong>sulla</strong> sua orig<strong>in</strong>e la vuole<br />

ritrovata nel 1820 sul greto del fiume Crostolo, vic<strong>in</strong>o alla foce sul<br />

Po, da un agricoltore di nome Simonazzi e denom<strong>in</strong>ata “Fogar<strong>in</strong>a<br />

di Gualtieri”. Ebbe ampia diffusione nei terreni alluvionali del Po<br />

e del basso Enza e s<strong>in</strong>o al 1927 costituiva ben l’80% della produzione<br />

totale della bassa reggiana e circa il 15% del totale prov<strong>in</strong>ciale.<br />

Ha un’acidità molto elevata e nel corso del ‘900 fu progressivamente<br />

abbandonata. Nel 1970 venne cancellata dal Registro<br />

Nazionale <strong>in</strong> quanto ritenuta est<strong>in</strong>ta, anche se <strong>in</strong> realtà era ancora<br />

presente, sparsa nei vigneti della bassa. Negli anni recenti è nato<br />

un progetto di rilancio, per opera della Cant<strong>in</strong>a Sociale di Gualtieri,<br />

è stata iscritta nuovamente al Registro e con essa vengono ora<br />

prodotti un v<strong>in</strong>o passito ed uno spumante.

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