Risorse silvo-pastorali, conflitto sociale e sistema ... - Ruralpini
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ultimi anni si è rafforzata anche in relazione alla richiesta dei formaggi caprini e misti 337 . Nelle valli<br />
dove la tradizione dell’alpeggio delle capre per la trasformazione del latte è rimasta viva il latte di<br />
capra ha continuato ad essere remunerato in misura proporzionalmente superiore a quello vaccino.<br />
Negli Statuti delle Società d’Alpeggio delle Valli del Bitto, almeno formalmente ancora in vigore, a<br />
tutt’oggi, si precisa che ogni kg prodotto di latte dalla vaccine in corrispondenza della “pesa”<br />
effettuata in corrispondenza del ventottesimo giorno d’alpeggio da diritto al proprietario di ricevere<br />
2 kg di formaggio, mentre il corrispondente quantitativo per le capre è di 3-4 kg 338 . Ai fini<br />
dell’importanza economica dlel’allevamento caprino è importante osservare che già nel XIX secolo<br />
negli alpeggi dove la produzione era destinata alla vendita il ricavo del proprietario delle capre non<br />
consisteva in un compenso in natura, ma in denaro (necessario per pagare, insieme al provento della<br />
vendita dei capretti per pagare le tasse, acquistare il sale ed altri generi indispensabili di consumo)<br />
le 339 .<br />
In Trentino, in valli come la Val di Fiemme, dove le capre sino agli anni ‘50 erano ancora<br />
numerose, ma dove, secondo una tradizione che risale anche agli antichi statuti, ad esse erano<br />
destinate malghe separate, era diffusa la produzione di formaggio di puro latte caprino (le forme<br />
pesavano 3-4 kg) 340 , che dopo un mese veniva trasferito al “Caseificio turnario" per l’ulteriore<br />
stagionatura 341 . L’alpeggio delle capre era regolato da precise regole stabilite dalle locali “Società<br />
di allevatori”. Alcuni incaricati dalla Società dovevano sovrintendere all’attività dei pastori e, una<br />
volta al mese, veniva pesato in loro presenza il latte prodotto in modo da stabilire la quantità di<br />
formaggio spettante a ciascun proprietario. Al 1° di novembre le capre erano riconsegnate ai<br />
proprietari, ma quelle di coloro che non avevano versato la quota per il loro mantenimento in<br />
alpeggio, restavano chiuse in una stalla finché il proprietario avesse provveduto a versare quanto<br />
dovuto alla Società.<br />
Molto più diffusa della produzione di formaggio di puro latte caprino era, però, quella delle<br />
formaggelle, che, in considerazione delle minori quantità di latte necessarie, era possibile non solo<br />
presso le alpi pascolive, ma anche presso i maggenghi e le dimore permanenti, da parte di coloro<br />
che disponevano di un certo numero di capre 342 .<br />
In Valcamonica, a Valle di Saviore, 343 nel massiccio dell’Adamello, l’allevamento caprino era<br />
molto diffuso; chi possedeva anche vacche da latte produceva formaggio misto, chi aveva solo<br />
capre le formaggelle. Queste ultime erano molto ricercate sul mercato. Gli acquirenti<br />
(commercianti) negli anni ’30 del XX secolo arrivavano con i carretti in Val Saviore dai centri di<br />
Breno e da Edolo e persino dalla Bassa bresciana. Ancora negli anni ‘50 i commercianti hanno<br />
continuato a recarsi in val Saviore con camioncini a rifornirsi di formaggelle di capra 344 .<br />
Nell’ambito del massiccio dell’Adamello la produzione di formaggelle era comune anche sulle<br />
malghe del versante trentino 345 . Le formaggelle di capra erano prodotte tradizionalmente anche in<br />
337<br />
Il “Formaggio d’alpe misto” è incluso nei Prodotti Tradizionali della Regione Lombardia.<br />
338<br />
Testimonianza di Giusppe Giovannoni, Piagno (So)<br />
339<br />
Vedi nota n. 220.<br />
340<br />
Oggi il “Caprino” riconosciuto quale Prodotto Tradizionale del Trentino è un prodotto semicotto del peso di 2-3 kg<br />
mentre, APTT, pp.60-61. E’ previsto anche un “Misto capra” di 8-12 kg. Ivi, p. 68-69. La presenza nel “paniere” dei<br />
prodotti tradizionali di una sola tipologia (peraltro caratterizzata da bassa resa e poco conforme alle aspettative del<br />
consumatore riguardo ai formaggi caprini) appare limitativa rispetto alla varietà di produzioni di formaggi caprini o<br />
misti effettivamente realizzate in passato (basti pensare alle formaggelle del Trentino occidentale). In assenza di<br />
riferimenti riconosciuti nella tradizione i caseifici, al fine di differenziare l’offerta di formaggi caprini sono orientati ad<br />
introdurre tipologie anche senza legame alcun con le tradizioni casearie locali e dell’arco alpino.<br />
341<br />
Testimonianze di Renzo Lutzemperger e Fausto Schraffel, Cavalese (Tn).<br />
342<br />
In base ad una resa del 10-12%, una produzione media per capra di 1,5 l al giorno e una lavorazione al giorno, per<br />
produrre una formaggella di 1 kg risulta necessario disporre della produzione di 6 capre.<br />
343<br />
Saviore rappresenta uno dei centri principali della transumanza bovina e caprina verso la pianura, caratterizzato da<br />
fortissime radici <strong>pastorali</strong> tanto che il gaì (gergo dei pastori transumanti camuni, bergamaschi, solandri e biellesi) è<br />
caratterizzato da numerosi prestiti dalla parlata locale.<br />
344<br />
Testimonianza di Bernardo Pasinetti, Saviore (Bs)<br />
345<br />
G.AGOSTINI , La vita pastorale nel gruppo dell’Adamello, Trento, 1950.