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Risorse silvo-pastorali, conflitto sociale e sistema ... - Ruralpini

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miscelazione con latte vaccino è a volte motivata dalla ridotta disponibilità di latte caprino in alcune<br />

fasi stagionali, ma probabilmente anche dalle preferenze organolettiche dei consumatori locali.<br />

Sugli alpeggi della Tremezzina (area limitrofa alla Valle Intelai) pur essendo presenti sia vacche che<br />

capre si producevano anche in estate i furmagitt 316 . Essi erano molto ricercati tanto che venivano<br />

trasportati in spalla, nei gerli, sino ai paesi della riva 317 e lì commercializzati. La storia della<br />

famiglia Puricelli di Sala Comacina, ricostruita da Miro P., classe 1913, dimostra l’importanza della<br />

produzione e commercializzazione dei formaggini di capra nell’area lariana.<br />

“... el mè bisnònu i e crumpàa chi siit chi a purtá giò i gerli di furmagin de l’aalp de Lenno, nava sü dò voolt a la<br />

setimana a töij e n’áa fáj censesánta chili i diseva. I nava sü a töö tutt quèl che nava a vént. E’ morto nel 1884, aveva<br />

appena comperato questa proprietà: 100.000 metri di terreno. Al zincarlín a nava sü a töö al ma poer nònu.” 318<br />

Riguardo alle tecnologie casearie si può notare che la produzione dei formagitt avveniva con<br />

diverse modalità. La tradizione della coagulazione lattica (che prevede l’aggiunta di piccolissime<br />

quantità di caglio e una coagulazione lenta a bassa temperatura) è tipica dell’area comprendente la<br />

Valtorta (Valbrembana), le Val Lesina e le Valli del Bitto (Valtellina), la Val Varrone, la Valsassina<br />

e l’alta Brianza in territorio lecchese. Qui i formaggini di capra (chiamati nelle Orobie anche agrì(n)<br />

) erano ottenuti aggiungendo agra (siero acido conservato 319 ), in ragione dell’1%, al latte di capra<br />

appena munto e utilizzando un tempo di coagulazione di 20-24 ore a temperatura ambiente. Lo<br />

spurgo avveniva in stampi di legno, ma, spesso, specie quando la produzione era consistente, in<br />

fagotti di tela di lino messi ad asciugare sullo spersoio; quando la massa era abbastanza asciutta si<br />

aggiungeva il sale (2,5%) e si lavorava la pasta ottenendo dei rotoli di 3 cm. Essi venivano tagliati a<br />

5-6 cm di distanza e lasciati maturare una settimana. Da questa tradizione di lavorazione è nato il<br />

moderno “caprino”, un prodotto che l’industria ha saputo valorizzare sfruttando le elevate rese<br />

(20% con latte vaccino) di una tecnologia evolutesi sia per la sua semplicità, ma anche per<br />

rispondere al problema della bassa resa del latte caprino con le comuni tecniche di caseificazione 320 .<br />

Riproducendo in qualche modo la consistenza, la forma e il gusto acidulo del formaggino<br />

tradizionale il “caprino” industriale ne ha usurpato anche il nome fino a quando, in tempi molto<br />

recenti, con l’introduzione dei Prodotti Tradizionali (ex art. 8. D.lgs 30 aprile 1998 n. 173), sono<br />

stati riconosciuti tra le specialità casearie tradizionali (sic!) della Regione Lombardia il “caprino<br />

vaccino” e il “caprino di puro latte di capra”, quest’ultimo distinto in tipo a “coagulazione lattica” e<br />

a “coagulazione presamica” 321 .<br />

315<br />

Osservazioni personali.<br />

316 316<br />

“...il latte era separato, quèll de mucca [veniva portato nel]la nevèra, in di cùnch [per raffreddarlo e far<br />

affiorare la panna ]e quèll de cavra el butava giò in la culdéra la sira e pö i e mungevum la matina, butaven giò anmò<br />

la matina de fá i furmagín” la lavorazione del latte di capra avveniva separatamente; quello vaccino era posto nelle<br />

bacinelle per il raffreddamento, nella ghiacciaia, quello di capra si versava nella caldaia alla sera, alla mattina seguente<br />

si mungevano le capre e il latte veniva aggiunto per produrre i formaggini. Testimonianza di Miro Puricelli, Sala<br />

Comacina (Co).<br />

317<br />

Vale la pena osservare che occorrono 3 ½ ore per raggiungere l’Alpe di Lenno dalla riva del lago.<br />

318<br />

“[... il mio bisnonno ha acquistato questa proprietà trasportando a valle i formaggini dell’Alpe di Lenno, saliva due<br />

volte alla settimana e riusciva a trasportare anche centosessanta chili. Saliva a comprare tutto il formaggio che poi<br />

andava a vendere. E’ morto nel 1884, aveva appena comperato questa proprietà, 100.000 metri di terreno. Il mio<br />

defunto nonno saliva a comperare [anche] il zincarlin [ricotta pepata]. Miro Puricelli, all’età di 90 anni, produce ancora<br />

per consumo famigliare i furmagín e può essere fiero di aver fatto studiare in collegio uno dei figli che oggi gestisce ed<br />

è proprietario di due ristoranti a Londra “con il ricavato dei formaggini”.<br />

319<br />

Cfr. M. CORTI, M. CURTONI, S.LAMBERTI, J.G.BOSONI, «La maschèrpa de l aalp: molto più di una ricotta» in:<br />

Caseus, n. 2, 2003, pp. 4-13.<br />

320<br />

Le caratteristiche che differenziano la caseina del latte di capra rispetto a quella del latte vaccino sono alla base di<br />

una ridotta densità del coagulo ottenuto dal late caprino attraverso una prevalente azione enzimatica (del caglio), non in<br />

grado di trattenere efficacemente le sieroproteine e il grasso; con la coagulazione lenta tipica del “caprino” si determina<br />

una forte acidificazione naturale del latte per trasformazione del lattosio in acido lattico ad opera dei lattobacilli, con<br />

precipitazione della caseina, ma anche destabilizzazione e parziale precipitazione delle sieroproteine.<br />

321<br />

L’estensione a “tutto il territorio regionale” e la definizione di parametri tecnologici precisi (il caprino “presamico”<br />

prevede 30 min di coagulazione) mettono in evidenza la tendenza ad applicare su scala ridotta alle “produzioni tipiche”

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