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Risorse silvo-pastorali, conflitto sociale e sistema ... - Ruralpini

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pecora che di capra non mancando di rilevare come il prezzo superi quello degli stracchini 309 e<br />

formendo interessanti particolari sulla lavorazione, ma anche sull’imballaggio del prodotto<br />

destinato alla vendita e al trasporto 310<br />

La semplicità di lavorazione dei furmagítt (che consentiva di produrli anche con il latte di una<br />

sola capra e senza disporre di un focolare) ne facevano, al di là dell’interesse commerciale, un tipico<br />

prodotto per l’autoconsumo. In una località come Caslino d’Erba nella Vallassina (Co) il<br />

mantenimento delle capre era legato alla produzione casalinga dei formaggini tanto che il latte di<br />

capra, in eccedenza rispetto ai bisogni famigliari, era venduto ad altre famiglie che non potevano<br />

mantenere capre, ma che erano ugualmente dedite alla produzione casalinga dei formaggini 311 . Il<br />

forte radicamento della tradizione dell’autoproduzione casalinga dei latticini di capra, tutt’oggi vivo<br />

a Caslino, appare interessante per comprendere il ruolo della capra nell’ambito di forme precoci di<br />

“agricoltura integrativa” nell’ambito di comunità interessate da precoci processi di<br />

industrializzazione e con scarse risorse agricole 312 .<br />

La produzione per la vendita di formaggini di capra è citata anche nel Censimento del Bestiame<br />

del 1881 nella relazione sulla provincia di Como dove viene indicata come comune la pratica della<br />

miscelazione del latte caprino con quello vaccino. La produzione di formaggini misti (accanto a<br />

quelli di puro latte vaccino) è stata segnalata come prassi comune a inizio ‘900 anche delle latterie<br />

sociali che sorsero in Valle Intelvi alla fine del XIX secolo 313 , è stata confermata quale tradizionale<br />

nell’ambito delle lavorazioni aziendali da Patocchi e Pusterna nel loro pregevole studio su “Cultura<br />

e linguaggio nella Valle Intelvi” dell’inizio degli anni ’80 314 ed è tutt’ora presente 315 . La<br />

309 Formaggio molle di latte vaccino largamente diffuso sulle prealpi lombarde che in tempi più recenti ha assunto la<br />

denominazione di “Taleggio” al fine di conservare un preciso riferimento alla montagna per un formaggio la cui<br />

produzione si era concentrata nei vasefici industriali di una vasta zona di pianura.<br />

310 “Di pari merito [rispetto a quello di pecora], è iI latte, caprino che, segnatamente nella Valsassina, impiegasi come il<br />

pecorino a fabbricar formaggini nel modo seguente: Nel latte appena munto si mesce il necessario presame preparato<br />

coi ventricoli di capretti o di vitelli macerati nell'aceto, e se ne affonda la cagliata, che si rompe e si frammischia finché<br />

sia ben segregata dal siero. Allora si ripone in formelle di legno, ove si lascia a sgocciolare fino a che abbia, raggiunto<br />

una certa consistenza. Quindi i formaggini si salano generosamente e se voglionsi ottenere di sapore forte, vi si<br />

aggiunga anche una piccola dose di pepe. Il siero che rimane serve preparare un altro formaggio di qualità scadente<br />

detto ricotta, di cui fanno uso i pastori.I formaggini di; pecora o di capra si possono consumare freschi, ed anche far<br />

stagionare, disponendoli su graticci in locale fresco, asciutto e bene aereato, rivoltandoli frequentemente fino a che<br />

siano secchi. Allora possono essere imballati in cesti di vimini o in barili, conservati per parecchi mesi, e posti in<br />

commercio ad un prezzo alquanto superiore a quello dello stracchino”. IAJ, Il Circondario di Lecco, p. 335.<br />

311 “alcuni in paese tenevano un paio di capre per fare i formaggini”. Testimonianza di Vittorio Tavecchi, Caslino<br />

d’Erba (Co); “vendevamo il latte a chi faceva il formaggio in casa”, Testimonianza di Lidia Zappa, Caslino d’Erba<br />

(Co).<br />

312 Esso è confermato per l’Alta Brianza dalle testimonianza relative a Valmadrera, località industriale a pochi km da<br />

Lecco. Qui le capre erano mantenute da numerose famiglie nella prima metà del XX secolo quando l’occupazione<br />

nell’industria era già molto diffusa consentendo l’integrazione tra una magra economia agro-pastorale e l’impiego<br />

manifatturiero. L’allevamento della capra era un fatto molto sentito e la capacità lattifera dei propri animali era motivo<br />

di orgoglio tanto che sull’onda di quanto veniva organizzato all’epoca dalle istituzioni agricole nell’ambito delle mostre<br />

di vacche da latte, venivano indette in paese delle “gare di mungitura” in cui venivano premiate le capre che (anche con<br />

il ricorso a vari espedienti) producevano più latte, Testimonianza di Alberto (Berto) Vassena, Valmadrera (Lc). Berto<br />

Vassena, insieme alla moglie Carmelina Butti, è stato protagonista di un’interessante evoluzione “dall’interno”<br />

dell’allevamento caprino: alla fine degli anni ’70 del XX secolo, quando sorsero in Lombardia i primi allevamenti su<br />

base “moderna”, per opera degli “esuli dalle città” o comunque di “neocontadini”, acquistò in Savoia un nucleo di<br />

capre di razza Camosciata. Per raggiungendo livelli produttivi molto elevati l’allevamento, ancora in attività, restò<br />

sempre ancorato ad uno schema famigliare (20-30 capi) con una forte attenzione al benessere dei singoli capi e alla loro<br />

longevità. Anche in caseificio, seppure con l’introduzione di alcune innovazioni tecnologiche, grazie all’applicazione di<br />

una cura artigianale e piena d’affetto ai formagitt le produzioni sono state sempre caratterizzate dall’eccellenza.<br />

L’esperienza è evidentemente da inserire in un contesto di forte e radicata cultura della capra e del formagitt entro la<br />

quale non era neppure inedita l’introduzione di ceppi di capre con spiccate doti lattifere da altri ambienti come<br />

testimonia il l’introduzione della capra Bionda dell’Adamello nella zona sin dagli anni ’30 del XX secolo.<br />

313 Nell’indagine sui Pascoli alpini della Provincia di Como del caseificio locale, indica nei formagitt un tipico prodotto<br />

locale. Tra i prodotti delle latterie sociali (presenti in quasi tutti i villaggi della Valle) quello più importante era il burro<br />

ma… “una specialità della Valle sono i formaggini freschi, di latte caprino misto o no a bovino”. IPACo p. 206.<br />

314 PATOCCHI C. E PUSTERLA F. , op. cit., p. 116 e pp.126-127.

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