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Risorse silvo-pastorali, conflitto sociale e sistema ... - Ruralpini

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“rurale”. Oltre al latte fresco erano molto apprezzati sui mercati urbani e non anche vari tipi di<br />

latticini 304 . In quella stessa provincia di Bergamo dove l’ostracismo delle autorità fu più accanito<br />

che in qualsiasi altra realtà lombarda, tanto da determinare già nel XIX secolo un forte<br />

ridimensionamento del patrimonio caprino allevato, a fine ‘800 la domanda di formaggi di capra<br />

era vivace:<br />

“La attitudine eminentemente lattifera della capra nostrale, ove questa sia allevata con giudiziosi trasceglimenti, la<br />

rendono preziosa alle più disagiate fortune dei contadini, e i prodotti del suo latte, avidamente ricercati, ne stimolano lo<br />

allevamento”. 305<br />

In Trentino in molti paese la quantità di latte di capra da febbraio a settembre eccedeva<br />

notevolmente il consumo alimentare diretto e il latte in eccedenza veniva consegnato ai caseifici<br />

turnari per la produzione di fornaggio; alcuni come quelli di Predazzo e Moena, a dimostrazione<br />

della rilevanza locale dell’allevamento caprino, lavoravano esclusivamente il latte di capra, altri<br />

lavoravano il latte di capra e quello di vacca separatamente, altri ancora miscelavano il latte di<br />

capra a quello vaccino 306 .<br />

2.5.1. I furmagítt<br />

In tempi a noi più vicini, e cioè all’inizio del XIX secolo Melchiorre Gioia, esponente di quel<br />

partito che avrebbe desiderato l’eliminazione totale delle capre per far posto alle pecore,<br />

riconosceva, come abbiamo visto, che nel Dipartimento del Lario (provincie di Como e Lecco) il<br />

formaggio di capra era “preziosissimo”. Alla metà secolo, un altro famoso scrittore lombardo, lo<br />

storico Cesare Cantù, ricorda come in Valsassina fosse attivo il commercio del formaggio di capra<br />

prodotto localmente:<br />

“I valligiani preparano nelle loro baite (cascine) le robiole e gli stracchini caprini di cui fanno grande<br />

esportazione” 307 .<br />

I furmagítt rappresentano, oggi come nel passato, il prodotto più comune della trasformazione<br />

del latte caprino nella maggior parte dell’area considerata. Erano (e sono tutt’ora) indicati<br />

localmente anche robiolini o tomini, denominazioni che si sono maggiormente conservate nell’area<br />

piemontese. Si tratta di formaggi a pasta fresca che si prestano a lavorazioni casalinghe anche di<br />

pochi litri di latte, non richiedo attrezzature particolari e possono essere consumati dopo pochi<br />

giorni di maturazione. Prodotti mediante tecniche di lavorazione molto semplici (tipicamente con<br />

latte ancora caldo di mungitura e senza ulteriore riscaldamento) assumono varie forme e pezzature<br />

(quella tipica è tra i 150 e i 200 g). Conservati in luoghi idonei dopo diverse settimane diventano<br />

molto piccanti e ideali per il consumo con la polenta come ricordava Stefano Jacini nella sua<br />

relazione sulla montagna lombarda nell’ambito della famosa inchiesta da lui promossa 308 . Nel<br />

Circondario di Lecco (che comprendeva la Valsassina e parte della Brianza) il relatore della<br />

medesima inchiesta conferma l’importanza del commercio dei formaggini ottenuti sia da latte di<br />

304 La grande considerazione dei formaggi è antica. Nell’antico Egitto al loro consumo era associata la prevenzione<br />

della tubercolosi e proprietà afrodisiache. Il Faraone Tutankhamen era un grande estimatore del formaggio di capra e<br />

fece porre nella tomba 22 “confezioni”del suo formaggio preferito da consumare durante il viaggio nell’aldilà e da<br />

offrire alle divinità che avrebbe incontrato durante il medesimo.<br />

305 CB1881, Relazione per la Provincia di Bergamo.<br />

307 C. CANTÙ, op. cit., p. 990<br />

308 “Ed infatti, mentre essa loro costa presso che niente, porge loro copia di alimento col, latte, che in quantità<br />

corrisponde a un quinto di quello d'una vacca comune, e con cui si fanno piccoli caci goduti dalla famiglia come<br />

companatico alla polenta. IAJ, La regione delle montagne”, pp 22-23.

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