Risorse silvo-pastorali, conflitto sociale e sistema ... - Ruralpini
Risorse silvo-pastorali, conflitto sociale e sistema ... - Ruralpini
Risorse silvo-pastorali, conflitto sociale e sistema ... - Ruralpini
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
medicina antica e dalla dietetica popolare 299 .<br />
E’ ormai acquisito che il latte di capra per la sua ridotta allergenicità e la maggiore digeribilità<br />
risulti superiore a quello vaccino nella nutrizione infantile. Marcatamente diverso dal latte vaccino<br />
sia per la componente caseinica che lipidica il latte di capra, con riferimento a quest’ultima, è<br />
attualmente oggetto di valutazioni dietetiche molto positive con riferimento alla composizione in<br />
acidi grassi, caratterizzata da una maggior presenza di quelli monoinsaturi e poliinsaturi, nonché di<br />
quelli a media catena 300 . In relazione a questo profilo lipidico favorevole il consumo di latte caprino<br />
in sostituzione di quello vaccino può ridurre la colesterolemia e l’incidenza di disturbi<br />
gastrointestinali e di affezioni cardiache. Nel corso degli anni ’90 si è diffuso sul mercato latte di<br />
capra a lunga conservazione (Uht) di provenienza francese, olandese, tedesca, inglese poi, con<br />
l’espansione della domanda anche latte pastorizzato “fresco”, tanto che sul mercato oggi è possibile<br />
reperire, anche presso la Grande Distribuzione Organizzata, latte di capra a lunga conservazione o<br />
pastorizzato, intero o parzialmente scremato, da agricoltura convenzionale o biologica a prezzi<br />
doppi rispetto alle corrispondenti qualità di latte vaccino.<br />
2.5. Derivati del latte<br />
“Quello che è [il formaggio] formato dal latte caprino è preziosissimo allorché non riceve qualche battesimo<br />
d’acqua, o d’altro latte straniero” 301<br />
La “lotta contro la capra” ridimensionando fortemente il suo allevamento e associandolo alle<br />
delle famiglie più povere e delle comunità delle valli più remote e svantaggiate ha impresso uno<br />
statuto di inferiorità <strong>sociale</strong> a tutti i prodotti della capra ribaltando la precedente attribuzione di<br />
superiorità qualitativa. Eppure l’immagine della capra legata ad una condizione di estrema miseria<br />
e necessità immediatamente abbandonata a favore dell’allevamento bovino appena il miglioramento<br />
del benessere lo consenta appare distorta o almeno non corrispondente se non in parte alla realtà<br />
storica. Ciò è certamente vero per il medioevo, ma anche successivamente. I latticini caprini hanno<br />
spesso rappresentato una risorsa economica, utilizzata dalle comunità locali alpine per<br />
corrispondere tributi, ma anche per conseguire mediante il commercio, dei ricavi monetari.<br />
In Val Vigezzo (Vb) il formaggio caprino, denominato con termine conciso cravasta 302 è citato<br />
in documenti di epoca medioevale quale elemento della rendita degli alpeggi e quale mezzo di<br />
pagamento di tributi ecclesiastici e tasse comunali, nonché per la formazione di fondi comunicativi<br />
assistenziali 303 . L’importanza economica della capra, certamente superiore in epoche passate, si<br />
mantenne anche nel XIX secolo almeno fino a quando l’avvento delle “centrali del latte” e dei<br />
caseifici industriali non crearono un mercato di massa del latte alimentare e dei latticini<br />
introducendo anche un crescente pregiudizio negativo su base igienico-sanitaria per la produzione<br />
299<br />
Per una rassegna recente sulla superiorità dietetica del latte caprino cfr. G.F.W.HAENLEIN, «Goat milk in human<br />
nutrition». Small Rumin. Res. 51, 2004, 155–163.<br />
300<br />
Tra questi vale la pena ricordare che ve ne sono tre che hanno ricevuto dalla capra la loro denominazione chimica<br />
(acido caproico, caprilico ecaprinico).<br />
301<br />
M. GIOIA, Discussione economica sul dipartimento del Lario, G. Ruggia & C., Lugano (CH), 1837, p. 81<br />
302<br />
Da cràva, denominazione locale della capra.<br />
303<br />
“Come il burro, il formaggio e la ricotta di latte delle bovine, anche la cravasta era computata nel prodotto dell'alpe e<br />
su di essa si valevano i diritti di prelievo del comune o di chi aveva speciali diritti d'alpiario. […] un documento del<br />
1260 riguardante l'alpe Cazzola in VaI Vigezzo, di cui era in parte proprietaria la comunità di Masera, riferisce che su di<br />
essa aveva diritto di un certo prelievo annuale del prodotto la chiesa di S.Abbondio di Masera, consistente in 7 libbre di<br />
formaggio, di cui 2 dovevano essere di "cravasta", cioè di formaggio caprino. Parte di questo tipo di formaggio prodotto<br />
sugli alpeggi comunali doveva ugualmente essere consegnato, secondo uno statuto di Craveggia, al comune sotto forma<br />
di tassazione da chi possedeva capre che alimentava sui pascoli e boschi comunali nei mesi di Maggio e Giugno,<br />
corrispondente a 4 libbre di formaggio caprino ogni staro di latte prodotto (c. 73). Anche le capre quindi oltre che le<br />
bovine dovevano contribuire alla costituzione dell'entrata comunitaria. Parte di questo formaggio e di altro, come pure<br />
del burro, doveva servire ugualmente per costituire un fondo benefico da distribuire in determinate occasioni ai poveri e<br />
indigenti del comune, secondo l'antica tradizione (c. 67)”. T. BERTAMINI, op. cit., LCC, p. 30.