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Risorse silvo-pastorali, conflitto sociale e sistema ... - Ruralpini

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l’esercizio delle attività rurali tradizionali 166 . Tale <strong>conflitto</strong> ha rappresentato l’esito finale di un<br />

processostorico di contestazione della gestione contadina del territorio e di ulteriore sottrazione da<br />

parte di autorità esterne del potere di controllo sulle risorse locali da parte delle comunità.<br />

Il mantenimento delle norme forestali anti-capre, quanto mai ingiustificato di fronte all’<br />

evidente maggiore incidenza dei danni agroforestali arrecati da cervi e cinghiali, la conflittualità<br />

innescata tra cacciatori e allevatori a fronte dell’energere del problema della trasmissione di<br />

patologie dagli animali ovicaprini agli ungulati selvatici (in relazione all’aumento delle popolazioni<br />

di questi ultimi) 167 , la reintroduzione dei grandi predatori, rappresentano aspetti di un <strong>conflitto</strong><br />

giocato prevalentente sul piano simbolico. Esso, però, non manca di produrre (specie nel caso del<br />

ritorno dei predatori), significative conseguenze sociali, ampiamente sottovalutate<br />

dall’ambientalismo di matrice urbana e dalla buroespertocrazia protezionista, che vorrebbe ridurre<br />

la questione ad aspetti puramente tecnici (attuazione di mezzi di difesa attiva e passiva dai<br />

predatori) ed alla monetizzazione dei danni immediati 168 . Le piccole comunità alpine percepiscono<br />

un crescente assedio da parte della dimensione selvatica, che erode gli spazi fisici e simbolici su cui<br />

si regge la comunità insediata 169 e che viene ricondotto –come in passato per il forestalismo- a<br />

volontà imposte dall’esterno 170 . Sul <strong>conflitto</strong> simbolico tra la capra, da una parte, e gli erbivori<br />

selvatici e i predatori dall’altro, pesano gli statuti di inferiorità e superiorità <strong>sociale</strong> sedimentati in<br />

una lunga storia di opposizione tra contadini e poteri esterni. E’difficile fingere di ignorare che la<br />

funzione <strong>sociale</strong> degli animali (alimentazione di sopravvivenza da una parte, caccia grossa<br />

dall’altro) riflette su di essi il prestigio di chi li utilizza. Il ceto medio urbano 171 , che dichiara il suo<br />

favore per i programmi di reintroduzione dei grandi predatori, sulla base di un “valore di esistenza”,<br />

proietta inconsapevolmente su se stesso il ruolo del Signore, trasponendo valori, rappresentazioni,<br />

mitografie della cultura venatorie aristocratica 172 e ripercorrendo, in chiave “protezionista”, la<br />

vicenda storico-<strong>sociale</strong> della caccia, identificata da Montanari quale storia di abusi e sopraffazione<br />

sui ceti rurali, al fine di espropriarli dall’uso degli spazi incolti 173 . Sullo sfondo vi sono anche una<br />

166 H. G. Rosenberg, nel suo studio sul villaggio di Abriès nel Queyras, aveva colto il carattere di “ammortizzatore<br />

<strong>sociale</strong>” dei parchi consistente nell’offrire opportunità ricreative” agli abitanti delle aree urbane caratterizzate da<br />

condizioni di invivibilità a spese di una ormai esigua minoranza di montanari e con l’appoggio di interessi speculativi.<br />

(H. G. ROSENBERG, op.cit. pp.220-221).<br />

167 Per un’esposizione delle problematiche legate alla trasmissione di patologie tra animali e domestici e selvatici<br />

nell’ambito <strong>silvo</strong>-pastoreale alpino cfr. C.V.CITTERIO, A.BROGLIA, P.SARTORELLI, P.LANFRANCHI, «Monticazione:<br />

aspetti sanitari e implicazioni faunistico-ambientali», Atti del 37° Simposio Internazionale di Zootecnia. Zootecnia di<br />

montagna valorizzazione dell’agricoltura biologica e del territorio, Madonna di Campiglio, 19 aprile 2002, pp. 73-89. In<br />

anni più recenti il panorama si è aggravato a causa della Rogna sarcoptica, che ha colpito le popolazioni di Camoscio.<br />

168 Nel versante francese delle Alpi Marittime e nel Giura l’impatto della reintroduzione del lupo sulla pastorizia ha<br />

comportato significativi aggravi di costi, un’influenza negativa sulla qualità della vita dei pastori e l’abbandono di aree<br />

“a rischio” “Du loup, les éleveurs savent surtout ce que les brebis leur racontent. Et les brebis sont très bavardes :<br />

dérangement nocturne du troupeau, carcasses égorgées au petit matin, animaux disparus suite à une attaque, stress du<br />

troupeau lorsqu’il est souvent approché, résultats d’agnelage plus irréguliers. Du loup, les éleveurs savent les lourdes<br />

contraintes supplémentaires qu’ils doivent mettre en œuvre pour diminuer le risque, le temps supplémentaire au<br />

gardiennage, les parcs à installer et déplacer, les nuits interrompues où l’on sort précipitamment, la lampe-torche à la<br />

main, au moindre dérangement du troupeau, les nouvelles contraintes <strong>sociale</strong>s imposées par la permanence du risque”<br />

L. GARDE, «Quand on parle do loup… Les poids des représentations» in : Le <strong>pastorali</strong>sme : recherches, archives,<br />

images. Autour de l’exposition «La routo». Association d’anthropologie méditerranéenne/Institut d'ethnologie<br />

Méditerranéenne et Comparative/ Pôle Image et Son (MMSH), 13 décembre 2001.<br />

169 Cfr. P. HEADY, Il popolo duro. Rivalità, empatia e struttura <strong>sociale</strong> in una valle alpina, Udine, 2001.p.26.<br />

170 “Il nuovo millennio assegnerà ancora alle capre un posto dignitoso nell’economia ossolana? Oppure l’abbandonerà<br />

al suo destino per regalare un facile pasto a lupi, orsi e linci, i nemici che per secoli i montanari hanno faticosamente<br />

cercato di eliminare dal proprio territorio e che ora, contro la volontà degli allevatori, vengono accettati o artificialmente<br />

reintrodotti nelle valli alpine, nella presunzione che in tal modo queste si trasformino da aree economiche<br />

dignitosamente povere in ricche oasi turistiche?” T.BERTAMINI, op. cit., LCC, p. 36.<br />

171 Comprese le componenti ad esso assimilabili in ambiti territoriali ormai culturalmente omogenei a quelli urbani.<br />

172 Per il rapporto tra rappresentazioni del potere e “caccia grossa” nel medioevo cfr. P.GALLONI, Il cervo e il lupo.<br />

Caccia e cultura nobiliare nel medioevo, Roma-Bari, 1993, Cap. 2.<br />

173 M.MONTANARI, Campagne medioevali. Strutture produttive, rapporti di lavoro, sistemi alimentari, Torino, Einaudi,<br />

1984, p. 174 ssg. Vittorio Verones e la moglie di Covalo (Tn), da giovani, in alpeggio, avevano conosciuto da vicino

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