Risorse silvo-pastorali, conflitto sociale e sistema ... - Ruralpini
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acquisto, le caratteristiche dei suoi prodotti alimentari e non, hanno determinato il grande<br />
apprezzamento per questo animale da parte di molte culture nel corso della storia, ma anche una<br />
forte avversione da parte di altre, nonché acuti conflitti tra comunità contadine e autorità<br />
governative, tra pastori e agricoltori ed all’interno delle stesse comunità.<br />
Allevabile anche al di fuori di unità produttive dotate di una propria base fondiaria, la capra<br />
innesca facilmente un <strong>conflitto</strong> per l’uso delle risorse agro-<strong>silvo</strong>-<strong>pastorali</strong> una volta affermatisi si<br />
una differenziazione interna alla comunità o in presenza di titoli sullo sfruttamento e la gestione<br />
delle risorse da parte di soggetti esterni alla società contadina. Perfettamente integrata nell’ambito<br />
di un’economia contadina polivalente, la capra entra in rotta di collisione con i sistemi agricoli,<br />
forestali e zootecnici specializzati, orientati alla produzioni commerciale.<br />
L’estensione della cerealicoltura, a spese dell’incolto, nel medioevo, lo sviluppo<br />
dell’allevamento ovino per la produzione di lana tra la fine del medioevo e l’età moderna, lo<br />
sviluppo dell’allevamento bovino da latte in montagna e in pianura nell’età moderna e<br />
contemporanea, le intense utilizzazioni boschive per la produzione di carbone da legna all’epoca del<br />
primo “decollo industriale”, l’affermazione della selvicoltura “razionale” per la produzione di<br />
legname da opera tra XIX e XX secolo, rappresentano, altrettante tappe di una progressiva<br />
marginalizzazione dell’allevamento caprino in buona parte dell’Europa occidentale. Nell’ambito di<br />
questa tendenza di lungo periodo, non sono mancate tendenze contrarie che, in risposta a fenomeni<br />
economici, sociali e politici di varia natura e durata hanno determinato trend decennali, o anche più<br />
brevi, di aumento della consistenza della popolazione caprina. Questa sensibilità alle variazione<br />
delle condizioni sociali, che non trova riscontro con altre specie (almeno nel contesto europeo),<br />
fanno della capra un interessante indicatore di fenomeni sociali e rappresentano un’ulteriore<br />
spiegazione della sua marcata connotazione socioculturale e delle contrastanti valenze delle<br />
rappresentazioni che la coinvolgono.<br />
La capra è, tutt’oggi, animale dei forti contrasti, e dei paradossi: svolge un ruolo cruciale<br />
nell’alimentazione di alcune popolazioni tra le più povere al mondo 7 ma, al tempo stesso, conosce<br />
un revival nei paesi più ricchi, dove i prodotti caprini sono apprezzati dalle fasce sociali più elevate.<br />
In base a queste premesse risulta agevole comprendere come, tra gli animali utilizzati per la<br />
produzione di alimenti, la capra sia senz’altro quello più socialmente e culturalmente connotato,<br />
circostanza dalla quale dipendono una serie di radicati stereotipi. Tra questi ultimi uno dei più<br />
radicati, ma anche dei più illuminanti circa la genesi della sua costruzione <strong>sociale</strong>, riguarda<br />
l’immagine della capra quale animale mediterraneo estraneo, alla cultura dell’europa continentale<br />
ed a sistemi agricoli “evoluti”.<br />
In realtà la capra è stata oggetto di considerazione da parte dei “barbari del nord” 8 e la<br />
rappresentazione di “animale mediterraneo” non corrisponde con la realtà medioevale 9 , ma neppure<br />
con quella di tempi a noi più vicini. All’inizio del XX secolo, infatti, vi erano più capre in<br />
Germania che in Grecia e la popolazione dell’Italia, paese in larga misura mediterraneo, superava di<br />
7 Al di là dell’importanza del consumo di carne di capra in molti paesi va osservato come in Bangladesh e in Somalia il<br />
latte di capra risulti il più consumato in assoluto dalla popolazione. (J. BOYAZOGLU, I. HATZIMINAOGLOUA, P. MORAND-<br />
FEHR, «The role of the goat in society: Past, present and perspectives for the future» in: Small Rum. Res., 60 (2005), pp<br />
13–23).<br />
8 La capra per gli scandinavi era straordinariamente preziosa per mantenere spazi aperti per la coltivazione al’interno<br />
delle foreste circostanza che sottolinea la relatività dei valori culturali con il mutare delle condizioni agricole e di<br />
insediamento e del diverso ruolo che le risorse naturali assumono in base alla scarsità/accessibilità. “I barbari del nord<br />
conoscevano tutti la capra e il becco, che normalmente figurano nel loro bestiame. La legge salica dedica un titolo<br />
speciale alla protezione di questi animali”, la considerazione per la capra è evidente sulla base della gradazione delle<br />
punizioni per il furto delle diverse categorie di animali (G. ROGER, R. DELATOUCHE, Storia agraria del medioevo,<br />
Milano, 1968, pp. 454-455).<br />
9 “Talvolta si è detto che la capra fosse con l’asino un animale caratteristico della civiltà mediterranea o delle zone di<br />
montagna. Questa doppia asserzione, più che per il Mezzogiorno, è vera per la montagna e più che per il Medioevo, in<br />
cui sembra che non sia stato così, è vera per il nostro tempo, in cui effettivamente nelle zone settentrionali la capra non<br />
molto diffusa e si trova relegata al rango di «vacca del povero», come talvolta la si qualifica”, ROGER E DELATOUCHE,<br />
op. cit. p. 454.