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AUTOREGOLARE L'ATTENZIONE Docente: Nilla Missaghi

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INDICE<br />

PREMESSA<br />

ISTITUTO COMPRENSIVO “DON MILANI”<br />

Via Pacinotti, 48 – 44123<br />

Ferrara<br />

<strong>AUTOREGOLARE</strong> <strong>L'ATTENZIONE</strong><br />

<strong>Docente</strong>: <strong>Nilla</strong> <strong>Missaghi</strong><br />

L'INCONTRO CON L'ALUNNO<br />

DDAI – DEFINIZIONE<br />

ANALISI FUNZIONALE DEI COMPORTAMENTI PROBLEMA<br />

CONTRATTO COMPORTAMENTALE<br />

ATTIVITÀ CON IL COMPUTER<br />

ORGANIZZAZIONE DELLA CLASSE E DEI TEMPI DI LAVORO<br />

MODALITÀ COLLABORATIVE<br />

VALUTAZIONE DEL PROGETTO<br />

Premessa 1<br />

Pag. 1<br />

Pag. 2<br />

Pag. 6<br />

Pag. 8<br />

Pag. 13<br />

Pag. 15<br />

Pag. 16<br />

Pag. 19<br />

Pag. 21<br />

Il Progetto descrive il percorso didattico messo in atto con un alunno con disturbo<br />

dell’attenzione e iperattività di anni 9, in particolare relativamente all'utilizzo di tecniche di<br />

gestione cognitivo-comportamentali, associate a software di potenziamento informatici<br />

specifici, per lo sviluppo delle competenze di attenzione e concentrazione.<br />

Nella tabella che segue (Fig. 1) vengono sintetizzate le aree in cui l'alunno G. ha maggiore<br />

difficoltà di autoregolazione, che saranno quindi le dimensioni interessate da questo<br />

percorso.<br />

1 Presentazione multimediale del percorso didattico qui.


L'INCONTRO CON L'ALUNNO: primi giorni di scuola<br />

Ho conosciuto G. quest'anno, il primo giorno di scuola. Ero in piedi, vicino alla cattedra e<br />

stavo guardando i bambini entrare, con un misto di curiosità, entusiasmo ed ansia (non<br />

conoscendoli all'inizio è sempre così), quando ho visto uno “spilungone” che a testa bassa,<br />

visiera sugli occhi e trolley al seguito entrava spedito senza salutare nessuno e si dirigeva<br />

verso un gruppetto di compagni, mi sono detta: “questo è un timidone come me...”. È così<br />

è infatti, tutte le mattine infatti G. entra così, testa bassa, visiera sugli occhi e non saluta<br />

nessuno, non perchè sia maleducato, ma perché ha bisogno di un attimo per ambientarsi,<br />

giocare qualche minuto con i compagni e accorgersi solo dopo che ci sono, con sorpresa,<br />

chiamandomi vicino contento e sorridendo con la bocca e con quegli occhioni enormi<br />

verdi, azzurri, grigi, che cambiano colore con la stessa velocità con cui lui cambia<br />

posizione.<br />

G. ha 9 anni, frequenta la quarta elementare e da quando ne ha 7 gli è stato diagnosticato<br />

il disturbo da deficit di attenzione/iperattività. La sua famiglia è composta da mamma,<br />

papà ed un fratellino di 5 anni.<br />

È un bambino vivace e pronto, ma con difficoltà di comportamento, un difficoltoso<br />

controllo motorio e un rendimento scolastico non sempre sufficiente.<br />

Viene volentieri a scuola, nonostante durante la giornata venga spesso richiamato dato<br />

che non rispetta le comuni regole di comportamento (come alzare la mano per parlare,<br />

stare seduto al proprio posto durante la lezione), fatica a mantenersi concentrato e dà<br />

l'impressione di non essere attento, guardandosi in giro o giocherellando con il materiale<br />

scolastico.<br />

Quando viene richiamato spesso sembra come “cadere dalle nuvole”, non si accorge<br />

nemmeno subito di essere oggetto di richiamo; se gli si chiede la ragione di un<br />

comportamento palesemente scorretto, non sa spiegare esattamente cosa ha innescato la<br />

sua azione ma appare assai dispiaciuto.<br />

Chiede di andare in bagno almeno 3-4 volte durante la mattinata e ci rimane per più di 20<br />

minuti.<br />

Da quest'anno riesce ad evitare di alzarsi spesso dal suo posto, mentre è seduto mani e<br />

piedi stanno comunque facendo qualcosa, e ciò provoca sovente la caduta dal banco del


materiale scolastico, se non addirittura la sua stessa caduta perchè continua a dondolare<br />

sulla sedia; molto spesso i movimenti di tutte le parti del corpo (gambe, braccia e tronco)<br />

non sono armonicamente diretti al raggiungimento di uno scopo.<br />

In molte occasioni G. è assai intuitivo e, se seguito, è in grado di comprendere un<br />

argomento nuovo rapidamente: non mostra altrettanta rapidità nell'eseguire i compiti, che<br />

risultano essere incompleti e scorretti; egli infatti di fronte ad un compito che ritiene<br />

difficile o troppo lungo afferma di non essere in grado di svolgerlo, di essere troppo<br />

stanco, oppure a volte, comincia a svolgere l'attività ancor prima che l'insegnante abbia<br />

iniziato a spiegarla “esaurendo” presto però la sua energia e non portandola quindi a<br />

termine.<br />

G. è a volte isolato dai compagni che lamentano il fatto che non rispetti le regole dei<br />

giochi, che fatichi ad aspettare il proprio turno quando è in fila, che sia intrusivo nei modi<br />

e maldestro, facendo male a sé stesso e agli altri, sempre però involontariamente.<br />

La grafia di G. è molto disordinata, a volte poco intelligibile anche per lui, frequentissimi gli<br />

errori di ortografia, stentata la produzione del testo scritto, la lettura poco fluente e<br />

conseguentemente ha difficoltà di comprensione.<br />

Predilige l'esposizione orale, pur se strutturata dall'insegnante, arrivando ad avere con tale<br />

modalità di verifica discreti risultati.<br />

Ad inizio anno non conosce ancora in modo competente le procedure di calcolo e ha<br />

difficoltà nell'identificare e nel condurre corrette procedure di problem solving.<br />

L'esecuzione dei compiti a casa è fonte di difficoltà, sia per il bambino (è un “dramma” sia<br />

iniziarli che concluderli) che per i genitori (devono sempre controllare il suo operato).<br />

Sintetizzando, le prestazioni scolastiche più compromesse risultavano essere ad inizio anno<br />

scolastico:<br />

comprensione di testi scritti, specie se complessi e se richiedono delle inferenze di<br />

tipo semantico e lessicale (richiedendo quindi una elaborazione attiva delle<br />

informazioni e l'uso controllato della memoria di lavoro);<br />

esposizioni scritte e orali: sono infatti necessarie competenze di organizzazione e<br />

pianificazione delle rappresentazioni mentali dei concetti, una discreta abilità di shift<br />

di attenzione, di concentrazione e di inibizione di distrattori non pertinenti (brusio di<br />

fondo, interruzione dei compagni, informazioni non pertinenti che emergono dal<br />

recupero mnestico);


abilità di problem solving matematico: le difficoltà di svolgimento di un problema<br />

non risiedono tanto nella comprensione del testo o nella conoscenza degli algoritmi<br />

necessari all'esecuzione dei calcoli e procedure specifiche, quanto nella capacità di<br />

selezionare i dati più importanti, eliminando quelli inutili, e nel pianificare<br />

adeguatamente lo svolgimento.<br />

Le difficoltà scolastiche di G. sono in stretta correlazione con le sue difficoltà di attenzione,<br />

infatti:<br />

il disturbo da deficit di attenzione/iperattività è caratterizzato da specifici correlati<br />

neuropsicologici e neurobiologici, e causa un ritardo negli apprendimenti scolastici<br />

in quanto la scarsa focalizzazione dell'attenzione, l'impulsività, la discontinua<br />

partecipazione alle attività scolastiche e le insufficienti abilità strategiche<br />

penalizzano inevitabilmente le prestazioni;<br />

le difficoltà di apprendimento (così rilevanti da strutturarsi in un disturbo di<br />

apprendimento scolastico) determinano disattenzione e impulsività, in quanto il<br />

bambino non riesce a ottenere buoni risultati scolastici, pur essendo intelligente<br />

come gli altri, sviluppando quindi problemi motivazionali e di immagine di sé che lo<br />

portano a evitare compiti in cui presumibilmente andrà incontro a ulteriori<br />

fallimenti; per questo appare poco attento e frettoloso nelle sue attività;<br />

le difficoltà attentive (DDAI) e di apprendimento (DSA) possono coesistere a causa<br />

di un generalizzato problema cognitivo-neuropsicologico che investe le aree<br />

linguistiche, nelle componenti deputate ai processi di lettura, scrittura o calcolo, può<br />

investire le aree visuo-spaziali (emisfero destro) oppure le funzioni esecutive (aree<br />

prefrontali). In questo caso il bambino sarà doppiamente svantaggiato e il<br />

potenziale di miglioramento sicuramente più ridotto.


DDAI – definizione: “Che (sotto)tipo sei? “<br />

La più recente descrizione tecnica del disturbo da deficit di attenzione/iperattività è<br />

contenuta nel DSM-IV. Ho fatto quindi riferimento ad essa, anche perchè si è mostratata<br />

quella più influente e autorevole, seppur fra critiche e osservazioni.<br />

Il DSM-IV ammette la possibilità di porre una diagnosi di DDAI a casi piuttosto eterogenei<br />

tra loro. Ad esempio un bambino estremamente iperattivo riceverà la stessa diagnosi di<br />

DDAI di uno incapace di concentrazione, ma assolutamente calmo e tranquillo. Per questo<br />

si ritiene importante riferirsi a tre diversi sottotipi:<br />

a) DDAI sottotipo combinato, presenta caratteristiche di impulsività, iperattività e<br />

disturbo di attenzione;<br />

b) DDAI sottotipo disattento, compare solo il deficit di attenzione, è meno frequente e<br />

più difficile da riconoscere (presente soprattutto nelle femmine);<br />

c) DDAI sottotipo iperattivo-impulsivo.<br />

Infine, accanto a queste forme ce ne possono essere apparentemente delle altre<br />

determinate dal sommarsi del disturbo di base con i disturbi comportamentali secondari o<br />

con altri disturbi psichiatrici, dette forme comorbide. 2<br />

In base a questi sintomi, è stata predisposta un'agile scala per insegnanti, la scala SDAI<br />

(Scheda 1) che guida all'identificazione dei comportamenti problematici.<br />

La scala SDAI riprende una procedura di valutazione rapida ma efficace, diffusa in tutto il<br />

mondo. Dopo averla compilata, occorre procedere in questo modo:<br />

sommare i punteggi della Scala A: se il totale è maggiore di 13, il bambino ha<br />

problemi rilevanti di attenzione.<br />

Sommare i punteggi assegnati alla Scala B: se il totale è maggiore di 13, il<br />

bambino ha problemi rilevanti di iperattività e impulsività.<br />

Ho compilato la scala SDAI riferita a G. per avere conferma o meno di ciò che già<br />

presumevo dall'osservazione non strutturata eseguita nei primi tempi a scuola; a mio<br />

avviso G. ha difficoltà di regolazione sia dell'attenzione che dell'impulsività ma è più<br />

rilevante il primo aspetto.<br />

2 Www.aifa.it/diagnosi.htm


Il punteggio relativo a Giacomo è stato il seguente:<br />

Scala A= 20 p. -> attenzione<br />

Scala B= 13 p. -> impulsività<br />

Pur avendo ottenuto un punteggio abbastanza alto nella dimensione che riguarda<br />

l'impulsività, dalla compilazione della scala SDAI, è emerso che per G. sono più rilevanti i<br />

problemi di attenzione. Questo è stato importante per avere una conferma oggettiva alle<br />

ipotesi che avevo fatto in precedenza e per capire verso quale direzione doveva volgere il<br />

percorso da intraprendere con G.<br />

Perché regolare l'attenzione?<br />

Il deficit principale di G. è rappresentato quindi dalla difficoltà di attenzione. Il costrutto di<br />

attenzione è multidimensionale; si individuano infatti almeno 4 componenti: selettiva,<br />

mantenuta o sostenuta, focalizzata, divisa.<br />

Le ultime ricerche sembrano concordi nello stabilire che il problema maggiormente<br />

evidente nel DDAI sia il mantenimento dell'attenzione (attenzione sostenuta), soprattutto<br />

durante le attività ripetitive o noiose.<br />

Queste difficoltà si evidenziano anche nelle situazioni ludiche, nelle quali il bambino<br />

manifesta frequenti passaggi da un gioco ad un altro, senza completarne nessuno. In<br />

molte altre situazioni che richiedono attenzione il bambino con DDAI non presenta però<br />

particolari problemi, per cui recentemente l'accento è stato posto sulla difficoltà di<br />

autoregolazione e cioè sulla incapacità di regolare autonomamente il proprio<br />

comportamento, inclusa l'attenzione.<br />

Il bambino con DDAI avrebbe una buona capacità di comportamento eteroregolato, cioè di<br />

regolare il proprio comportamento quando viene guidato dagli altri, soprattutto nella<br />

relazione a due adulto-bambino, e difficoltà invece di comportamento autoregolato.<br />

L'andamento di G. conferma tale ipotesi, la guida dell'adulto lo aiuta a mantenere<br />

concentrazione e attenzione, spesso infatti lui ricerca attivamente tale guida, a scuola con<br />

me ed a casa con la madre; ho deciso quindi di provare ad utilizzare tecniche di gestione<br />

cognitive-comportamentali, associate all'utilizzo di un software di potenziamento di<br />

attenzione e concentrazione.<br />

Questa è in pratica la natura del mio progetto.


Osservazione e analisi funzionale dei comportamenti problema<br />

Struttura e principi sottostanti all'analisi comportamentale<br />

Uno dei presupposti fondamentali nell'analisi e quindi nella gestione di una situazione<br />

problematica è che il comportamento deve essere messo in relazione al contesto, alle<br />

conseguenze che lo fanno persistere e agli eventi o antecedenti ambientali che lo<br />

precedono.<br />

Il bambino con DDAI presenta delle difficoltà nell'autoregolazione del comportamento e<br />

dell'emotività che sono costituzionalmente determinate; ciò non significa, tuttavia, che<br />

l'apporto dell'ambiente non sia importante: al contrario esso concorre in maniera rilevante<br />

nella strutturazione ed evoluzione dei sintomi, sia in maniera positiva che negativa.<br />

La risposta dell'ambiente può divenire una risorsa fondamentale nella definizione<br />

dell'intervento e quindi nella modulazione delle difficoltà sia primarie (regolazione<br />

dell'impulso, organizzazione cognitiva e comportamentale) che secondarie (inadeguatezza<br />

sociale, comportamenti agressivi).<br />

Questo percorso osservativo tiene conto di queste premesse e delle peculiarità cognitive e<br />

comportamentali di G.<br />

Nello specifico si è cercato di correlare ogni difficoltà con le esperienze interpersonali, cioè<br />

con gli scambi di comunicazione a breve raggio che il bambino intrattiene con le persone<br />

significative del proprio ambiente, in particolare quello scolastico.<br />

Per raccogliere ed utilizzare queste informazioni, l'osservazione diretta risulta la più<br />

efficace per tre motivi:<br />

si può osservare il comportamento in condizioni naturali;<br />

si possono raccogliere indici oggettivi sull'emissione del comportamento (intensità,<br />

frequenza e durata);<br />

si possono cogliere tutti gli elementi in gioco di una situazione, per una successiva<br />

analisi e riflessione.<br />

Il processo di osservazione si è articolato in 6 fasi, descritte qui di seguito.


Fase 1: osservazione non strutturata<br />

per la creazione di un inventario dei comportamenti negativi.<br />

Utilizzando un'apposita scheda (scheda 2), ho scritto giorno per giorno, per una settimana,<br />

tutti i comportamenti negativi che ho rilevato, tutto ciò che io e le mie colleghe ritenevamo<br />

inadeguato da parte di G.<br />

E' importante in questa fase, riportare solo descrizioni specifiche e contingenti di<br />

comportamenti e non interpretazioni psicologiche del comportamento.<br />

Fase 2: selezione e identificazione dei comportamenti problema<br />

oggetto dell'osservazione.<br />

A questo punto ho sottolineato con uno stesso colore tutti i comportamenti che<br />

appartengono a classi di risposta abituali di G. che ho poi riportato nella scheda 3 in<br />

categorie di comportamenti problema, indicando con delle crocette il numero di episodi<br />

riferiti a ciascuna di esse. Non ho considerato episodi avvenuti solo una volta, in quanto<br />

occasionali. Devono infatti essere selezionati i comportamenti problema più discreti e<br />

descrivibili (non generici), perché siano facilmente identificabili da chiunque svolga<br />

l'osservazione. 3<br />

Le categorie di comportamenti più frequentemente emessi riguardano:<br />

− apparire del tutto distratto per un rilevante periodo di tempo.<br />

− non portare a termine il lavoro<br />

− si allontana dalla classe per un tempo eccessivo<br />

− non rispetta le regole e i tempi destinati al gioco.<br />

3 Cornoldi et al.,Iperattività e autoregolazione cognitiva, Trento, Erickson 2001.


Fase 3: osservazione strutturata<br />

per l'analisi del comportamento problema<br />

In questa fase ho utilizzato due griglie (scheda 4 e 5) per l'osservazione strutturata con cui<br />

ho cercato di identificare:<br />

- antecedenti e conseguenze per ogni comportamento emesso;<br />

- frequenza e distribuzione di emissione dei comportamenti nell'arco della giornata;<br />

Questo tipo di analisi del comportamento tiene conto del classico principio psicologico<br />

stimolo-risposta.<br />

Per questo risulta utile, per l'osservazione strutturata, fare riferimento ad uno schema che<br />

suddivide un comportamento negativo nei seguenti elementi:<br />

- tipo di comportamento problema;<br />

- antecedenti;<br />

- risposta dell'ambiente;<br />

- conseguenze.<br />

Oltre a ciò è importante considerare e verificare il momento del giorno in cui più<br />

frequentemente vengono emessi quei comportamenti, attraverso la compilazione di un<br />

diagramma di distribuzione che permette l'analisi visiva dei contesti e delle attività che<br />

possono essere associati ad essi.<br />

Nello specifico l'osservazione strutturata è stata svolta in momenti differenti sia per orario<br />

(inizio e fine mattina) che per materia (italiano, geografia, matematica) nell'arco di una<br />

settimana, nel momento in cui si verificavano i comportamenti problema.<br />

La scheda 5 (ne va compilata una per ciascun comportamento oggetto di osservazione) si<br />

riferisce alla frequenza di emissione dei comportamenti nell'arco della giornata e della<br />

settimana, sono state poi compilate nell'arco dei 5 giorni scolastici della stessa settimana.


Fase 4: riflessione sui dati raccolti<br />

L'analisi delle suddette tabelle compilate è utile per individuare:<br />

- probabili fattori scatenanti;<br />

- probabili fattori di rinforzo.<br />

Si analizzano quindi gli antecedenti, cioè i possibili fattori scatenanti e si passa<br />

successivamente a considerare le risposte dell'ambiente all'emissione del comportamento<br />

problema e quindi delle conseguenza che ne derivano. In questo modo viene messa in<br />

luce la funzionalità o meno di una determinata risposta e la possibilità che questa reazione<br />

dell'ambiente possa in realtà rinforzare il comportamento.<br />

L'analisi della scheda 4 permette di identificare a prima vista in quali momenti si manifesta<br />

più frequentemente ogni comportamento problema.<br />

Nel caso di G., dalla compilazione delle tabelle emergono innanzitutto:<br />

- la prevalenza nell'emissione di comportamenti problema all'inizio ed alla fine delle lezioni;<br />

- la differenza nella frequenza dell'emissione in relazione alla tipologia di lezione e al grado<br />

di partecipazione richiesto.<br />

- il verificarsi dell'emissione del comportamento relativo all'allontanarsi per andare in<br />

bagno in netta prevalenza durante la seconda ora(dalle 9.30 alle 10.30).<br />

Nello specifico, se si osservano gli antecedenti dei comportamenti problematici, si rileva<br />

che essi sembrano per lo più messi in atto in momenti in cui l'insegnante è rivolta ai<br />

compagni o è impegnata in attività che non prevedono il controllo diretto del procedere di<br />

G.<br />

Anche le situazioni più disorganizzate, come il cambio delle lezioni, i momenti meno<br />

strutturati, la spiegazione delle consegne rivolte alla classe un po' troppo protratte,<br />

sembrano contribuire.<br />

L'ignorare i comportamenti problema con G. è controproducente, in quanto così procede<br />

con il comportamento intrapreso indisturbato. Presumibilmente G. esaurisce in breve<br />

tempo le sue risorse e cerca altrove fonti di stimolazione che provengono in misura<br />

limitata dal contesto in cui si trova.<br />

Durante le lezioni in cui le fonti di gratificazione sono più numerose, gli viene richiesta


attiva partecipazione e percepisce come maggiori le aspettative nei suoi confronti, G. ha<br />

prestazioni più elevate. Da tutto ciò ho potuto dedurre che occorre:<br />

- non ignorare i suoi comportamenti, ma riprenderlo in modo deciso quando necessario e<br />

gratificarlo anche al raggiungimento di risultati parziali nelle materie in cui ha maggiori<br />

difficoltà.<br />

- quando lo si riprende spiegargli chiaramente cosa ci si aspetta da lui.<br />

- ragionare insieme a lui sui sentimenti di rabbia e frustrazione che hanno provocato il suo<br />

comportamento e sul punto di vista dei suoi compagni, di chi gli sta accanto.<br />

Fase 5: l'intervento<br />

Le fasi precedenti hanno permesso un'attenta osservazione dell'interazione che G. attua<br />

rispetto all'ambiente e conseguentemente la scelta accurata di specifici obiettivi da<br />

perseguire tramite l'attuazione di una strategia d'azione correttamente pianificata.<br />

Seguendo le indicazioni di testi riguardanti tecniche di gestione comportamentale 4 , ho<br />

cercato di strutturare le attività didattico-disciplinare utilizzando strategie formalizzate dalla<br />

psicologia comportamentista, in particolare da coloro che si rifanno all'orientamento<br />

cognitivo e metacognitivo.<br />

Le tecniche di gestione comportamentale, infatti, permettono all'adulto di agire a livello di<br />

conseguenze ambientali, incrementando le probabilità che l'alunno mostri comportamenti<br />

corretti e favorendo un decremento delle azioni inadeguate.<br />

Oltre ad aver strutturato l'ambiente e il lavoro scolastico, secondo modalità che espliciterò<br />

in seguito, ho impostato un sistema di gratificazione delle azioni corrette di G a punti<br />

denominato contratto comportamentale.<br />

4 Kirby e Grimley, Disturbi dell'attenzione e iperattività, Erickson 1989.<br />

Cornoldi et al., Iperattività e autoregolazione cognitiva, Erickson, 2001.


CONTRATTO COMPORTAMENTALE:<br />

gratificazione a punti e costo della risposta<br />

I contratti comportamentali, stipulati fra insegnante e bambino, prevedono la stesura<br />

cooperativa di un vero e proprio contratto che definisca in modo esplicito i termini da<br />

rispettare.<br />

Vengono registrate le parti che stipulano il contratto, elencate le azioni che il bambino si<br />

impegna a compiere in contesti e in ambiti temporali chiari, e vengono indicate anche le<br />

gratificazioni alle quali il bambino accederà onorando il contratto stesso.<br />

La partecipazione attiva dell'alunno nell'individuazione dei termini dell'accordo e nella<br />

stesura del contratto stesso, garantisce la comprensione di ciò che viene richiesto e la<br />

motivazione del bambino a dimostrare di essere in grado di mantenere ciò che si è<br />

stabilito. È una tecnica abbastanza semplice che deve però rispettare alcune regole:<br />

l'individuazione dei comportamenti-obiettivo deve essere frutto della collaborazione<br />

fra adulto e bambino per far sì che quest'ultimo sia realmente motivato;<br />

i comportamenti richiesti devono essere semplici;<br />

le richieste devono essere commisurate alle effettive capacità del bambino;<br />

le gratificazioni scelte devono essere motivanti;<br />

tra i comportamenti inclusi nel contratto almeno uno deve essere già alla portata<br />

del bambino, in modo da rendere possibili gratificazioni fin dall'inizio che motivino il<br />

bambino.<br />

Il contratto stipulato con G. prevede una tipologia di gratificazione denominata “a<br />

punti” e, parallelamente una strategia tipo costo della risposta<br />

(vedi il CONTRATTO)<br />

La gratificazione a punti è un sistema che definisce le contingenze comportamentali<br />

che prevedono per il bambino la possibilità di guadagnare o perdere punti in base alla<br />

correttezza del suo comportamento. Questi punti vengono poi convertiti in gratificazioni<br />

tangibili, nel caso specifico ogni 10 punti G. poteva scegliere tra una gamma di premi<br />

prestabiliti.<br />

Il costo della risposta è un tipo di punizione utile da applicare nei casi di comportamenti<br />

negativi non gravi, specie in relazione a situazioni in cui il bambino non agisce al massimo<br />

del suo impegno: ad esempio quando non finisce un'attività assegnata. È una procedura<br />

che prevede che al comportamento inadeguato segua per il bambino la perdita di un<br />

privilegio o di un'attività gradevole, nel nostro caso sono state previste azioni inadeguate<br />

in corrispondenza delle quali G. perdeva i punti ottenuti (1 per ogni azione).<br />

Ho impostato l'intervento in modo tale da garantire che G. guadagnasse più punti di quanti<br />

ne potesse perdere, per evitare che questo sistema diventasse frustrante e<br />

controproducente da un punto di vista motivazionale. Per questo motivo le azioni che<br />

facevano guadagnare punti erano maggiori rispetto a quelle che potevano farli perdere.


Anche l'applicazione del costo della risposta deve seguire alcuni principi:<br />

- essere proporzionale all'azione inadeguata;<br />

- corredato da informazioni chiare circa il comportamento del bambino;<br />

- controllabile nella sua applicazione;<br />

- comunicato in anticipo al bambino o concordato con lui;<br />

- inevitabile e non flessibile nella sua applicazione (per avere valenza educativa).<br />

Tra le azioni inadeguate nel contratto di G. vi era il dimenticarsi di mettere l'apparecchio<br />

ortodontico, azione concordata con la madre. Con quest'ultima inoltre, visti i risultati<br />

ottenuti, si è deciso di integrare il contratto scolastico con uno analogo a casa, per<br />

motivare G. nello svolgimento dei compiti.<br />

I vantaggi di chiedere alla famiglia di elargire le gratificazioni di casa sono molteplici:<br />

- ci sono maggiori occasioni per informazioni di ritorno al bambino sull'adeguatezza del suo<br />

comportamento;<br />

- il tipo e la quantità di gratificazioni sono più variabili;<br />

- le informazioni date ai genitori sul comportamento del bambino sono più assidue e<br />

strutturate;<br />

- il ruolo dei genitori diventa più gratificante e meno punitivo, con ricadute positive sulla<br />

variabile relazionale;<br />

- lasciare al genitore il compito di gratificare il bambino permette all'insegnante di snellire<br />

la procedura applicata a scuola.<br />

(Vedi un esempio di TABELLA per il conteggio dei punti)


ATTIVITÀ CON IL COMPUTER<br />

Vista l'attuale diffusione del computer in tutti gli ordini di scuola e la disponibilità sul<br />

mercato di un'ampia scelta di software didattici, appare relativamente semplice l'utilizzo<br />

del mezzo informatico anche con il bambino disattento e iperattivo.<br />

Il computer si rivela un mezzo assai utile perché intrinsecamente molto motivante: è a<br />

colori, le attività prevedono di solito grafica e musica, permette una certa “autogestione”<br />

rispetto alla proposta didattica.<br />

Spesso alcuni minuti di attività al computer sono stati indicati come una valida forma di<br />

gratificazione del comportamento corretto in bambini con DDAI e programmi costruiti ad<br />

hoc si sono rilevati efficaci nel migliorare i tempi di attenzione sostenuta e la motivazione a<br />

portare a termine il lavoro.<br />

Partendo da tali premesse ho cercato di integrare il percorso di G. utilizzando le<br />

potenzialità offerte dal computer, e potenziandole con un software che rispondesse alle<br />

esigenze del percorso di autoregolazione intrapreso. La scelta è caduta sul software<br />

“Attenzione e concentrazione” ed. Erickson, programma formato da due sezioni distinte:<br />

testing e training. La sezione di testing è dedicata alla misurazione delle diverse<br />

componenti dell'attenzione e della concentrazione:<br />

- tempo di reazione;<br />

- selettività;<br />

- span attentivo;<br />

- attenzione divisa;<br />

- resistenza alla distrazione;<br />

- shifting del focus attentivo.<br />

La sezione di training è dedicata al loro potenziamento, attraverso un approccio ludico e<br />

graduale al materiale usato nel testing.<br />

Il training si è svolto in una sessione settimanale (a casa)di 40 minuti e una sessione<br />

settimanale di testing (a scuola), composto da una batteria di esercizi analoga al training,<br />

ma che offriva in più la possibilità di registrare i risultati, questo per complessivi 4 mesi.<br />

I livelli di difficoltà del software sono tre, differenziati per fasce di età e per difficoltà.<br />

Inizialmente con G. abbiamo cominciato dal livello1 (età 6-9 anni) per passare subito dopo<br />

al livello2 (età 10-18 anni) più difficoltoso ma più stimolante per G.<br />

Dai risultati ottenuti posso affermare che vi è stato un miglioramento delle capacità di<br />

attenzione e concentrazione nonostante le difficoltà incontrate per quanto riguarda le<br />

modalità di somministrazione.<br />

Non vi è infatti, all'interno del plesso uno spazio dove poter svolgere attività di tipo<br />

individuale, abbiamo utilizzato quindi i locali della mensa, nella fascia oraria che andava<br />

dalle 08.30 alle 10.30, prima cioè che il locale venisse preparato per il pranzo; questo<br />

rimaneva comunque un luogo di passaggio e quindi non pienamente indicato per lo<br />

svolgimento di un'attività che richiede attenzione e concentrazione. Fondamentale in tal


senso è stata la collaborazione di personale ausiliario e colleghe che, nel limite del<br />

possibile, hanno cercato di ridurre al minimo le fonti di distrazione per G.<br />

G. segue il programma di classe, le attività individualizzate di semplificazione,<br />

frazionamento delle consegne, rinforzo o recupero vengono da me svolte comunque<br />

all'interno della classe; un'altra difficoltà che ho incontrato nel pianificare ed attuare il<br />

percorso di training è stata quindi quella relativa al tempo che tale attività richiede.<br />

Calcolando che nell'esecuzione del test G. impiegava un tempo medio di 1h e che gli<br />

esercizi di training richiedono circa il medesimo dispendio di tempo e dovrebbero essere<br />

svolti almeno una, se non due volta alla settimana, in questo modo si venivano a<br />

“sacrificare” 3h, sempre le prime del mattino in cui venivano svolte in classe materie in cui<br />

G. ha più difficoltà quali italiano e matematica.<br />

Per questi motivi ho chiesto collaborazione alla famiglia, che come sempre si è resa<br />

pienamente disponibile a far svolgere la sezione di training a casa e riportarmi il software il<br />

lunedì mattina affinché io potessi somministrare il test per la verifica dell'andamento e<br />

dell'efficacia del percorso.<br />

Altra risorsa fondamentale è stata la possibilità di poter utilizzare un pc portatile in<br />

dotazione al plesso di appartenenza, senza il quale sarebbe stato molto più complicato<br />

l'utilizzo del software, considerata l'assenza di un ambiente destinato ad attività<br />

individualizzate.<br />

ORGANIZZAZIONE DELLA CLASSE E DEI TEMPI DI LAVORO<br />

La difficoltà ad autoregolare il proprio comportamento porta G. ad agire in modo<br />

apparentemente disorganizzato e casuale. Questo accade perché il bambino ha difficoltà a<br />

cogliere chiari indicatori di ciò che ci si aspetta da lui in ogni momento. Fondamentale è<br />

stato quindi strutturare il più possibile il contesto e le attività in modo da favorire la<br />

capacità di G. di prevedere le conseguenze del proprio agire e di rispondere<br />

conseguentemente in maniera più efficace alle richieste dell'ambiente.<br />

Di seguito sono elencate le strategie attivate per la strutturazione dell'ambiente e delle<br />

attività.<br />

Disposizione dei banchi<br />

I banchi, anche grazie al fatto che la classe di G. è poco numerosa, sono stati disposti a<br />

ferro di cavallo in modo che l'insegnante possa avere in ogni momento l'alunno all'interno<br />

della propria visuale, intraprendere tutte le azioni necessarie a favorire la sua attiva<br />

partecipazione e di rilevare in tempi brevi tutte le azioni non corrette intervenendo in<br />

modo tempestivo.<br />

Allo stesso tempo, con tale disposizione è favorito lo sguardo insegnante-bambino, utile<br />

mezzo per orientare, o se necessario ri-orientare, l'attenzione del bambino senza ricorrere<br />

a continui richiami.


I posti sono stati assegnati alternando nei banchi un alunno maschio ed un'alunna<br />

femmina, in quanto i maschi posti vicini, intraprendevano più spesso azioni “collaterali”<br />

rispetto allo svolgimento dei compiti scolastici. Le bambine della classe, nel nostro caso più<br />

tranquille, fornivano un modello di comportamento positivo.<br />

Per favorire la socializzazione, ogni lunedì avveniva il cambio di posto: a settimane alterne,<br />

le bambine scalavano di un posto in senso orario e la settimana dopo i maschi scalavano di<br />

un posto in senso antiorario.<br />

Eliminazione dei potenziali distrattori<br />

Molte cose all'interno della classe possono diventare potenziali distrattori. Naturalmente<br />

non è possibile eliminare tutte le fonti di distrazione, ma è possibile tenerne conto nella<br />

scelta della relativa disposizione.<br />

Abbiamo cercato quindi di porre elementi quali: cestino, libreria della classe, cartelloni, alle<br />

spalle degli alunni.<br />

Instaurare delle routine<br />

Tutte le regolarità e le scadenze prestabilite forniscono al bambino una cornice di supporto<br />

nella comprensione di ciò che accade intorno a lui: per questo motivo abbiamo adottato<br />

delle routine ritenute per noi indicate per il lavoro didattico e per la gestione del<br />

comportamento della classe. Le nostre routine prevedevano:<br />

-lunedì mattina racconto da parte di ogni alunno del proprio week-end prima di iniziare la<br />

lezione.<br />

- ad inizio lezione, controllo della presenza di tutto il materiale utile per la lezione (solo con<br />

G., in quanto comportamento che non veniva messo in atto solitamente, se non dietro<br />

sollecitazione).<br />

- prima e dopo la merenda e il bagno, recarsi in bagno a coppie con il proprio<br />

asciugamano e bicchiere per il lavaggio delle mani.<br />

Organizzazione del materiale<br />

Per evitare che G. impiegasse molto tempo nella ricerca di un libro o di un quaderno,<br />

spesso addirittura non trovandolo anche se presente, la libreria di classe è stata posta<br />

all'esterno, su banchi appoggiati al muro in fondo alla classe. Sopra ogni pila di libri o<br />

quaderni vi è il cartellino riportante la denominazione della materia corrispondente.<br />

Durante l'esecuzione dei compiti G. spesso perdeva molto tempo nel reperire il materiale<br />

necessario, perdendo così il segno, interrompendo l'attività, lamentandosi di non avere il<br />

materiale e chiedendolo così ai compagni. In realtà G. raramente non aveva il materiale<br />

necessario, in quanto la famiglia è sempre stata attenta anche a questo aspetto; egli<br />

semplicemente utilizzava due astucci in cui mescolava indiscriminatamente penne, matite,<br />

pennarelli, gomma e forbici. Per questo spendeva molto tempo nella ricerca di tali<br />

materiali non riuscendo a volte nemmeno ad individuarli tra gli altri o rinunciandovi a priori<br />

per non dover iniziare “l'estenuante” ricerca.


Si è quindi semplicemente riorganizzata la modalità di divisione dei due astucci. Nel primo,<br />

più piccolo, sono state poste una penna per ogni colore, una gomma, una forbice, righello<br />

e colla, e nell'altro matite, pennarelli e materiale che veniva usato più saltuariamente.<br />

Questo piccolo accorgimento che può sembrare sin troppo banale, ha semplificato di molto<br />

il lavoro dell'insegnante e del bambino, eliminando un fattore che forniva giornalmente a<br />

G. fonti di distrazione.<br />

Tempi di lavoro stabiliti e frazionamento delle attività<br />

Una delle cose che più ostacolano una buona organizzazione del lavoro scolastico è<br />

sbagliare le valutazioni relative ai tempi di svolgimento e/o alla difficoltà di un compito.<br />

Abituare i bambini con DDAI a lavorare con tempi stabiliti significa aiutarli a valutare<br />

meglio e quindi ad essere più efficaci nella pianificazione e organizzazione del lavoro,<br />

identificando anche il quantitativo di impegno necessario allo svolgimento dei compiti<br />

assegnati. 5<br />

A questo scopo è stato utile valutare, quando possibile, il tempo necessario per lo<br />

svolgimento del compito e confrontarlo con la stima attentiva di G., con la sua capacità di<br />

mantenersi concentrato sul compito. La “tenuta attentiva” dipende logicamente da fattori<br />

quali la motivazione e interesse; tuttavia nei bambini con disturbo dell'attenzione, la<br />

fluttuazione nei tempi attentivi in base a queste variabili è minore, ed è perciò possibile<br />

quantificare i tempi da stabilire.<br />

Ad esempio, tramite l'osservazione sono giunta alla conclusione che il tempo medio di<br />

tenuta attentiva di G. nello svolgimento di operazioni matematiche è di 10 min circa. Se<br />

per svolgere l'attività proposta, l'impegno richiesto è di circa 30 min, cercavo di<br />

suddividerla in tre parti intervallate da da pause concordate.<br />

In alternativa variavo l'attività stessa, suddividendo la consegna principale in più<br />

“sottoconsegne”, da presentare in successione, in modo da non “impaurire” l'alunno che<br />

poteva pensare di dover fare una quantità spropositata di compiti. In questo modo, tra<br />

un'attività e l'altra G. aveva il tempo di “staccare” e quindi i tempi di esecuzione erano più<br />

coerenti con quelli di G.; il variare stesso del compito lo rendeva meno monotono.<br />

Per fare un esempio, per la lettura e la comprensione di un testo:<br />

- fare leggere al bambino prima una parte sola;<br />

- fargli dire ciò che ha compreso;<br />

- spiegarglielo se necessario;<br />

- proseguire con la parte successiva;<br />

- leggere le domande;<br />

- far sottolineare le parti del testo inerenti alle domande;<br />

- rispondere alle domande sul quaderno.<br />

Il tutto intervallato da pause di dieci minuti preventivamente concordate.<br />

5 Cornoldi et al., Iperattività e autoregolazione cognitiva, Erickson, 2001.


Non sempre si è riusciti a rispettare i tempi stabiliti, perché in alcuni momenti della<br />

giornata G. aveva estrema difficoltà di concentrazione, gli si dava la possibilità di muoversi<br />

per la classe affidandogli dei compiti quali portare del materiale alla collaboratrice<br />

scolastica, andare a far la punta ad una matita, attività insomma che gli permettessero di<br />

“scaricarsi”.<br />

Modalità collaborative<br />

Gestire la didattica attraverso l'insegnamento reciproco tra alunni offre numerosi vantaggi:<br />

permette di sfruttare una risorsa, i compagni, immediatamente disponibile nella<br />

classe;<br />

implica un apprendimento attivo e quindi più motivante;<br />

utilizzato con l'intera classe, permette di non sottolineare la “diversità”, in termini di<br />

capacità e necessità, pur fornendo supporti didattici specifici, il gruppo colma le<br />

eventuali lacune del singolo in funzione di una meta;<br />

valorizza le differenze individuali, mettendo in luce ad esempio la vivacità,<br />

l'originalità e la fantasia che caratterizzano i bambini con DDAI;<br />

insegna abilità sociali utili all'interazione cooperativa e a una corretta<br />

comunicazione senza trascurare gli obiettivi dell'apprendimento curricolare;<br />

invita i compagni ad aiutare il bambino con DDAI nell'autoregolazione, in funzione<br />

del raggiungimento di scopi comuni;<br />

rendendo tutti più disponibili alla collaborazione aggira lo svilupparsi di<br />

comportamenti oppositivi;<br />

migliora la capacità di autogestione.<br />

Per questo motivo, in diversi ambiti e discipline, dai laboratori a classi aperte del lunedì<br />

pomeriggio alle lezioni di italiano e matematica, abbiamo cercato di attingere dai benefici<br />

che un apprendimento di tipo cooperativo poteva offrirci.<br />

Durante i laboratori pomeridiani “a classi aperte”, dove i bambini del plesso venivano<br />

suddivisi in gruppi eterogenei per età e sesso, G., lavorando in gruppo ha svolto attività<br />

laboratoriali sviluppati attraverso la metodologia della peer education e del cooperative<br />

learning. Nello specifico sono stati attivati i seguenti laboratori:<br />

LABORATORIO DI FILOSOFIA PER BAMBINI<br />

( CLASSI 3/4/5)<br />

(Un tempo e un luogo per formulare, insieme ai<br />

bambini, le nostre domande e per formulare risposte<br />

condivise, che siano espressione di uno stare insieme<br />

secondo uno spirito democratico, di vera partecipazione di<br />

condivisione , di rispetto reciproco).


MUSICOTERAPIA E LINGUAGGI ESPRESSIVI<br />

( CLASSI 1-2- 3-4-5)<br />

Attività e giochi psicomotori e musicali per valorizzare<br />

ogni singola identità<br />

(Giochi di potenziamento, sviluppo e coordinazione del<br />

movimento del corpo nello spazio attraverso la musica.<br />

Costruzione di semplici coreografie per accompagnare i<br />

canti).<br />

ARTE E CREATIVITA’ CON MATERIALI<br />

DIVERSI ( CLASSI 1-2- 3-4-5)<br />

Creazione di giocattoli e piccoli manufatti con materiali<br />

di recupero<br />

Realizzazione di costruzioni scenografiche utili alla<br />

realizzazione di una rappresentazione (Concerto di Natale,<br />

Operina musicale) o finalizzati all’addobbo di ambienti, alla<br />

realizzazione di mostre….<br />

COSTRUZIONE DI STRUMENTI MUSICALI E<br />

ACCOMPAGNAMENTO AL CANTO CORALE<br />

( CLASSE 3/4/5)<br />

Educazione audio percettiva (sviluppo della sensibilità<br />

uditiva per riconoscere e riprodurre semplici strutture<br />

musicali) Educazione ritmico motoria con osservazione e<br />

analisi degli eventi sonori.<br />

Avviamento alla pratica strumentale secondo attitudini (per<br />

G. avvio alla pratica musicale del flauto dolce).<br />

A fine anno scolastico G. ha cantato, recitato e suonato il flauto durante la<br />

rappresentazione scolastica dell'Operina musicale “Una voce amica”, svoltasi nella piazza<br />

centrale di Villanova e, a distanza di pochi giorni, durante la sagra paesana di Fossalta,<br />

paese limitrofo.<br />

Per quanto riguarda le materie curricolari, in particolar modo in italiano e in matematica,<br />

venivano spesso suddivisi i bambini, a seconda delle necessità e degli obiettivi, in gruppi<br />

da due o in piccoli gruppi.<br />

Attingendo da strategie che si rifanno al peer tutoring o insegnamento reciproco e alla<br />

peer collaboration, i bambini venivano suddivisi in coppia, a seconda dei casi e delle<br />

necessità, uno di loro fungeva da “tutor”, ossia seguiva, incoraggiava e aiutava<br />

l'apprendimento dell'altro e lo svolgimento di un compito assegnato; alternativamente le<br />

coppie venivano formate in maniera eterogenea, alla pari rispetto al compito da svolgere<br />

ed ambedue dovevano aiutarsi e collaborare per portare a termine il lavoro.<br />

Mentre inizialmente la coppia formata da G. ed un eventuale altro suo compagno attuava<br />

esclusivamente strategie di tutoraggio, (era sempre il compagno a fungere da insegnante),<br />

con il tempo la relazione ha acquisito un carattere reciproco. Probabilmente anche<br />

l'autostima di G. ne ha risentito positivamente, considerata l'insistenza con cui<br />

ultimamente, anche a ragione, difendeva le proprie inferenze se diverse dal compagno.


Durante questo tipo di attività abbiamo notato una maggiore motivazione all'apprendere<br />

ed allo svolgimento del compito, anche per la maggiore responsabilità percepita da G. nei<br />

confronti dei compagni, perché dalla sua prestazione dipendeva quella dell'altro e<br />

viceversa.<br />

VALUTAZIONE DEL PROGETTO<br />

La valutazione del progetto è stata effettuata attraverso:<br />

1. Osservazione strutturata; a distanza di 4 mesi, a fine maggio, sono state utilizzate<br />

le griglie di osservazione (2-3-5), usate precedentemente per l'osservazione e<br />

l'identificazione dei comportamenti problema. Dopo averle compilate con la<br />

medesima modalità si sono messe a confronto. Gli elementi emersi dalle due<br />

osservazioni confermano un'effettiva riduzione 6 quantitativa e qualitativa dei<br />

comportamenti problema, in particolar modo per quanto riguarda:<br />

- rispetto delle regole e dei tempi di gioco: sono pressoché scomparsi gli episodi di gioco<br />

durante la lezione, sembra infatti che l'alunno abbia interiorizzato a pieno questa regola, al<br />

punto che durante l'osservazione non si è registrato un solo episodio relativo a<br />

comportamenti di questo tipo durante le lezioni.<br />

Durante la mensa il comportamento è stato via via sempre più corretto, sia nei confronti<br />

dei compagni che verso il proprio cibo e il materiale della mensa. Si è modificato inoltre il<br />

modo di interagire con i compagni, che prevedeva in precedenza contatti fisici da questi<br />

ultimi ritenuti troppo invasivi, che arrivavano a provocare dolore al compagno, seppur<br />

involontariamente.<br />

-allontanamento dalla classe per tempi eccessivi: questo comportamento era soprattutto<br />

riferito al fatto che G. si assentasse dalla classe, giornalmente e per più di venti minuti, per<br />

recarsi in bagno. Il comportamento non è scomparso, anche perché risponde<br />

effettivamente ad un bisogno fisiologico dell'alunno, sono diminuiti però i tempi di<br />

allontanamento, rimanendo su una media comunque di dieci minuti.<br />

-portare a termine il lavoro: la difficoltà a portare a termine il lavoro permane, soprattutto<br />

nei momenti in cui l'alunno non è seguito individualmente. La prosecuzione del progetto,<br />

che avverrà dall'inizio della cl.5 prevede, in raccordo con gli operatori dell'ASL di Copparo<br />

che seguono G. l'utilizzo di strategie metacognitive quali “il dialogo interno” e<br />

“l'autoistruzione cognitiva”. Tali strategie risultano di fondamentale importanza<br />

nell'incrementare la capacità di problem solving.<br />

- disattento per lungo tempo: si sono registrati anche nella fase di valutazione episodi in<br />

cui l'alunno si distraeva per lungo tempo, non accorgendosi ad esempio di consegne da<br />

parte dell'insegnante, compiti assegnati ecc.; è comunque pressoché scomparso il non<br />

accorgersi sistematicamente dell'inizio della lezione e il conseguente ritardo nella<br />

preparazione del materiale occorrente. G. infatti, sapendo che il ricordarsi di predisporre il<br />

materiale sul proprio banco gli avrebbe fatto guadagnare facilmente un punto, dopo i primi<br />

giorni, se ne è ricordato puntualmente, facendomelo subito notare ovviamente!<br />

6 Tabella conteggio punti. G., al netto dei punti sottratti per comportamenti negativi<br />

concordati (costo della risposta), a fine anno scolastico ha raggiunto 55 punti. I punti in positivo<br />

sono stati quindi maggiori di quelli con segno negativo.


2. Andamento esercitazioni software Erickson 7<br />

3. Confronto con i genitori e con gli operatori ASL.<br />

I genitori si sono dimostrati sin dall'inizio estremamente collaborativi ed entusiasti, al<br />

punto che, visti i primi risultati la mamma ha accettato volentieri di utilizzare il metodo<br />

della gratificazione a punti al domicilio, per lo svolgimento dei compiti , estendendolo<br />

anche al fratello di G., di anni 5. Gli operatori, ASL, nella figura dell'educatrice che segue<br />

Giacomo settimanalmente, hanno evidenziato e confermato i progressi ottenuti<br />

quest'anno, richiedendo altresì copia del “contratto comportamentale” utilizzato con G.<br />

per proporlo ad altri bambini. Con quest'ultima si è inoltre concordato di attivare<br />

parallelamente, per l'anno prossimo, un training di autoistruzione verbale, già preventivato<br />

durante la pianificazione di tale progetto ma che sarà comunque pianificato nelle fasi<br />

iniziali dalla neuropsichiatra e dall'educatrice.<br />

…. correlazione tra una classe e un'orchestra.<br />

“Ogni studente suona il suo strumento, non c'è niente da fare. La<br />

cosa difficile è conoscere bene i nostri musicisti e trovare<br />

l'armonia. Una buona classe non è un reggimento che marcia al<br />

passo, è un'orchestra che suona la stessa sinfonia. E se hai<br />

ereditato il piccolo triangolo che sa fare solo tin tin, o lo<br />

scacciapensieri che fa soltanto bloing bloing, la cosa importante<br />

è che lo facciano al momento giusto, il meglio possibile, che<br />

diventino un ottimo triangolo, un impeccabile scacciapensieri, e<br />

che siano fieri della qualità che il loro contributo conferisce<br />

all'insieme. Siccome il piacere dell'armonia li fa progredire tutti,<br />

alla fine anche il piccolo triangolo conoscerà la musica, forse<br />

non in maniera brillante come il primo violino, ma conoscerà la<br />

stessa musica”.<br />

7 In appendice “software Erickson – Attenzione e concentrazione”.<br />

Daniel Pennac “Diario di scuola

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