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RIASSUNTO<br />

Comorbilità psichiatrica<br />

di anoressia e bulimia nervosa<br />

CHIARA BORRI, VALERIA CAMILLERI,<br />

SONIA CORTOPASSI, MAURO MAURI<br />

DPFNB-Clinica Psichiatrica Università di Pisa<br />

Sintomi di tipo depressivo e ansioso sono frequentemente presenti tra i soggetti con<br />

disturbi della condotta alimentare (DCA), ma il loro significato diagnostico e clinico non<br />

è stato ancora completamente chiarito: se nell’anoressia nervosa la sintomatologia<br />

depressiva sembra essere in larga misura secondaria alla perdita di peso, come supportato<br />

dal fatto che sintomi depressivi si manifestano in soggetti sani sottoposti a digiuno e dal<br />

rilievo che la sintomatologia depressiva nelle anoressiche tende a migliorare con il recupero<br />

del peso, nella bulimia nervosa i sintomi depressivi sono di solito sostenuti dall’incapacità<br />

di controllare l’alimentazione, dalla marcata interferenza delle abitudini alimentari<br />

nella vita quotidiana, dalla preoccupazione per il peso e la forma corporea, e dalla vergogna<br />

e dai sentimenti di colpa suscitati dalle condotte alimentari abnormi. Secondo un’ipotesi<br />

alternativa, sia la sintomatologia depressiva che quella ansiosa sarebbero espressione<br />

di disturbi psichici diversi che coesistono con i DCA: in questo caso è necessario stabilire<br />

se e quanto il tasso di comorbilità tra DCA e disturbi dell’umore e d’ansia ecceda quello che<br />

ci si potrebbe attendere se i disturbi fossero associati in maniera casuale, quale sia il significato<br />

di questa associazione non casuale e, soprattutto, quali implicazioni etiopatogenetiche,<br />

cliniche e prognostiche questa associazione comporti.<br />

Parole chiave: disturbi della condotta alimentare, anoressia nervosa, bulimia nervosa,<br />

comorbilità.<br />

SUMMARY<br />

Depressive and anxiety features are often present among patients with eating disorders<br />

(ED); the diagnostic and clinical significance of these symptoms is not entirely clear.<br />

Depression and anxiety might be secondary both to anorexia nervosa (AN) and to bulimia<br />

nervosa (BN); in the case of AN the depressive symptoms might be secondary to weight<br />

loss and starvation, as supported by the fact that depressive symptoms arise in laboratory-induced<br />

starvation states, and that in anorexics the mood tend to lift in response to<br />

weigh gain. In BN depressive and anxiety symptoms may arise as a consequence of the<br />

distress caused by the loss of control over eating, by the marked interference of eating<br />

habits in the life of patients, by the concerns about body weight and shape, and by the<br />

shame and guilt over eating dyscontrol.<br />

A different hypothesis suggest that affective and anxiety symptoms are features of separate<br />

psychiatric disorders that coexist with eating disorders. In this case it is necessary to<br />

establish if and how this rate of comorbidity exceeds that expected by a chance association<br />

of two or more independent disorders, what is the explanation of this phenomenon if<br />

the comorbidity rate is higher than expected, and what implications comorbidity may<br />

have on etiopathogenesys, clinical features and prognosis of ED.<br />

Key words: eating disorders, anorexia nervosa, bulimia nervosa, comorbidity.<br />

Indirizzo per la corrispondenza: Chiara Borri, Via Roma 67- 56100 Pisa, e-mail: chiara.borri@tiscali.it<br />

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COMORBILITÀ PSICHIATRICA<br />

DI ANORESSIA E BULIMIA NERVOSA<br />

INTRODUZIONE<br />

I pazienti con disturbi della condotta alimentare (DCA) frequentemente riferiscono<br />

sintomi di tipo depressivo: in soggetti con anoressia nervosa (AN)<br />

sono rilevabili umore depresso, sentimenti di perdita di speranza, colpa,<br />

inguaribilità, irritabilità, disturbi della concentrazione e alterazioni del pattern<br />

ipnico. I pensieri di morte sono spesso presenti ed il suicidio è una delle<br />

più comuni cause di morte tra i pazienti con DCA. Anche nella bulimia nervosa<br />

(BN) i sintomi depressivi sono presenti con frequenza analoga. Tuttavia,<br />

il significato diagnostico e clinico di questi sintomi non è stato ancora<br />

completamente chiarito: nell’AN la sintomatologia depressiva sembra essere<br />

in larga misura secondaria alla perdita di peso, come supportato dal fatto che<br />

sintomi depressivi si manifestano in soggetti sani sottoposti a digiuno e dal<br />

rilievo che la sintomatologia depressiva nelle anoressiche tende a migliorare<br />

con il recupero del peso. Anche nella BN i sintomi depressivi possono essere<br />

secondari al disturbo alimentare stesso, sostenuti dall’incapacità di controllare<br />

l’alimentazione, dalla marcata interferenza delle abitudini alimentari<br />

nella vita quotidiana dei pazienti, dalla preoccupazione per il peso e la forma<br />

corporea, e dalla vergogna e dai sentimenti di colpa suscitati dalle condotte<br />

alimentari abnormi. L’ipotesi della “secondarietà” del quadro depressivo<br />

rispetto a quello alimentare è sostenuta dal rilievo che le fluttuazioni timiche<br />

riferite dai pazienti con DCA avvengono in stretta relazione con le fluttuazioni<br />

della capacità di controllo sull’alimentazione, e dal rilievo che una<br />

terapia mirata esclusivamente al controllo delle abitudini alimentari induce<br />

parallelamente un miglioramento della sintomatologia depressiva: se questa<br />

ipotesi fosse corretta, allora il ruolo eziopatogenetico e prognostico della<br />

depressione nei DCA sarebbe improbabile 1 . Tuttavia, se è vero che quadri di<br />

comorbilità sono più evidenti nel corso della fase acuta dell’AN e che sia la<br />

depressione che l’ossessività possono essere esacerbate dal digiuno, è altresì<br />

vero che la persistenza di sintomi depressivi e ossessivi è stata osservata<br />

anche in soggetti con AN in fase di remissione 2-4 .<br />

I pazienti con DCA presentano con elevata frequenza sintomi d’ansia: nell’AN<br />

i pazienti spesso mostrano un’intensa fenomenica ansiosa quanto si trovano a<br />

fronteggiare il cibo e sintomi della sfera ossessivo-compulsiva sono frequentemente<br />

associati. Allo stesso modo, i pazienti bulimici riferiscono un’intensa<br />

ansia in situazioni sociali che li pongano di fronte alla necessità di mangiare o<br />

di esporre il proprio corpo di fronte ad altri; anche in questo caso tuttavia,<br />

come già ipotizzato per la sintomatologia depressiva, i sintomi d’ansia potrebbero<br />

essere secondari al disturbo dell’alimentazione, dato il rilievo del miglioramento<br />

di questi fenomeni al migliorare della patologia alimentare 1 .<br />

La personalità è sempre stata ritenuta un importante fattore nella genesi e nel<br />

mantenimento dei DCA: i disturbi di personalità (DP) possono essere interpretati<br />

come fattori predisponenti, ma anche come possibile complicanza o esito di<br />

un DCA; possono avere un’azione patoplastica, ma anche essere presenti indipendentemente<br />

dal DCA: la mancanza di studi prospettici, le difficoltà metodologiche<br />

quali la necessità di valutare l’effetto del digiuno o della presenza di<br />

depressione, le controversie sulle modalità di assessment dei DP, l’attuazione


degli studi su campioni clinici di modesta entità, ad oggi non consentono di<br />

trarre conclusioni definitive 5 . Gli studi sembrano convergere nell’evidenziare<br />

tratti di ossessività, inibizione sociale, conformismo ed inibizione emotiva,<br />

timore dell’incertezza, evitamento delle novità nella personalità premorbosa<br />

delle pazienti anoressiche restricter: è stato postulato che questo tipo di personalità<br />

inibita risponda a determinati stressor ambientali esercitando un rigido<br />

controllo sull’alimentazione con l’obiettivo di ottenere un senso di predicibilità<br />

e di sicurezza 6 . Tuttavia, dato che questi aspetti possono essere amplificati dal<br />

digiuno e dalla perdita di peso, rimane arduo stabilire quanto queste caratteristiche<br />

rappresentino tratti stabili e quanto, nei soggetti andati incontro a remissione,<br />

possano residuare come esiti a lungo termine. Uno studio recente condotto<br />

su coppie di gemelle 7 ha ipotizzato che l’AN possa rappresentare l’espressione<br />

di una vulnerabilità familiare ad uno stile temperamentale che rifletterebbe la<br />

ricerca del perfezionismo, la necessità di ordine e la sensibilità alla gratificazione.<br />

Gli studi condotti secondo i criteri del DSM-IV 8 riportano nei campioni con<br />

AN percentuali di DP variabili dal 23% all’80%: le pazienti con AN del sottotipo<br />

bulimico (AN B/P) tendono a presentare con maggiore frequenza diagnosi di<br />

DP del cluster B (drammatico), mentre le pazienti con AN di tipo restrittivo<br />

(AN-R) tendono a ricevere con maggiore frequenza diagnosi di DP del cluster<br />

C (ansioso). Nei pazienti bulimici prevarrebbero tratti premorbosi caratterizzati<br />

da impulsività, sensitività interpersonale e bassa autostima. Le stime di prevalenza<br />

dei DP nei soggetti bulimici variano dal 21% al 77%, ed i DP diagnosticati<br />

appartengono in larga misura al cluster B; la relazione tra BN e DP borderline<br />

è stata a lungo dibattuta e il tasso di prevalenza del DP borderline oscilla a<br />

seconda degli studi dal 2% al 47%. Questa variabilità dei risultati è verosimilmente<br />

influenzata dal tipo di campioni esaminati, dagli strumenti di valutazione<br />

utilizzati e in larga misura dal disaccordo concettuale sulla diagnosi stessa di<br />

DP borderline. In generale, i pazienti nei quali coesistono DCA e DP, ed in particolare<br />

il DP borderline, mostrano un quadro clinico di maggiore gravità, con<br />

maggiore probabilità di gesti suicidari e parasuicidari, conflittualità familiare e<br />

maggiore frequenza di ospedalizzazione: tali caratteristiche, più che al DCA,<br />

sarebbero legate al concomitare di disturbi dell’umore 5 .<br />

Infatti, secondo un’ipotesi alternativa, sia la sintomatologia depressiva che<br />

quella ansiosa sarebbero espressione di disturbi psichici diversi che coesistono<br />

con i DCA: in questo caso è necessario stabilire se e quanto il tasso di comorbilità<br />

tra DCA e disturbi dell’umore e d’ansia ecceda quello che ci si potrebbe<br />

attendere se i disturbi fossero associati in maniera casuale, quale sia il significato<br />

di questa associazione non casuale e, soprattutto, quali implicazioni etiopatogenetiche,<br />

cliniche e prognostiche questa associazione comporti 1 .<br />

LA COMORBILITÀ<br />

Il termine comorbilità è stato introdotto nella letteratura medica nel 1970 per<br />

indicare una condizione clinica caratterizzata da più disturbi presenti, contemporaneamente<br />

o in momenti diversi, nello stesso paziente 9 . La comorbilità<br />

tra i disturbi mentali sembra essere associata ad una più lunga durata<br />

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degli episodi di malattia, ad un insoddisfacente decorso interepisodico, a più<br />

frequenti ricadute e ad un più elevato rischio di suicidio 10,11 . I dati relativi<br />

alla comorbilità nei soggetti con DCA devono essere interpretati con cautela,<br />

dal momento che, derivando da studi condotti su pazienti che richiedono un<br />

intervento specialistico e non da campioni rappresentativi della popolazione<br />

generale, è verosimile che risultino in una sovrastima dell’entità dell’associazione<br />

tra i diversi disturbi.<br />

Un recente studio ha valutato la presenza di comorbilità psichiatrica di Asse<br />

I in atto in un campione di adolescenti di sesso femminile con AN; il campione<br />

includeva 101 pazienti seguite in un’unità psichiatrica specifica per il<br />

trattamento dei DCA: il 7,3% delle pazienti con AN aveva una comorbilità<br />

in atto con almeno un disturbo di Asse I, senza differenze tra i sottotipi di<br />

AN. I disturbi diagnosticati con maggiore frequenza erano i disturbi dell’umore<br />

(60,4%) seguiti dai disturbi d’ansia con l’esclusione del disturbo ossessivo-compulsivo<br />

(DOC) (25,7%), il DOC (16,8%) e i disturbi da uso di<br />

sostanze (7,9%). Due diagnosi specifiche differivano nei due sottotipi di AN:<br />

il disturbo da uso di sostanze ed i disturbi d’ansia con l’esclusione del DOC<br />

erano rappresentati con una frequenza rispettivamente di 18 e 3 volte maggiore<br />

nel sottotipo AN B/P rispetto al sottotipo restricter 12 .<br />

In precedenza, in uno studio epidemiologico condotto sulla popolazione<br />

generale, Garfinkel et al. 13 documentavano un elevato tasso di comorbilità,<br />

al momento dell’osservazione e lifetime, tra BN (sia nella forma a piena<br />

espressione clinica sia nelle sindromi parziali) e disturbi dell’umore, d’ansia<br />

e da uso di alcol e sostanze.<br />

Disturbi del comportamento alimentare e disturbi dell’umore<br />

Gli studi sulla comorbilità pubblicati nelle ultime due decadi e riassunti da<br />

una metanalisi di Godart et al. 14 rilevano una prevalenza lifetime di disturbi<br />

dell’umore in associazione ai DCA estremamente variabile, dal 24,1% al<br />

90% 15,16 nella BN e dal 31% a circa il 90% nell’AN 17,18 : gli autori sottolineano<br />

i numerosi problemi metodologici che rendono difficile giungere a<br />

conclusioni univoche, in particolare: la scarsa numerosità campionaria della<br />

maggior parte degli studi, la mancanza di strumenti diagnostici adeguati e<br />

confrontabili, la differenza dei criteri diagnostici utilizzati, la mancanza di<br />

gruppi di controllo, l’inclusione in alcuni studi di soggetti di sesso maschile,<br />

il riferimento ad intervalli di tempo diversi nella definizione di disturbo in<br />

atto (ultima settimana/ultimi 6 mesi) 14 .<br />

Episodi depressivi maggiori o fasi caratterizzate da una sintomatologia di tipo<br />

distimico si manifesterebbero nelle pazienti con AN-R, in percentuali variabili<br />

dal 30% fino all’85% dei casi, con la frequenza degli episodi depressivi che<br />

tende ad aumentare nei pazienti con una lunga storia di malattia 19,20 .<br />

Brewerton et al. 20 , valutando un campione di 59 pazienti con BN, rilevavano<br />

nell’80% del campione la presenza di comorbilità lifetime con altri disturbi di<br />

Asse I; in particolare i disturbi dell’umore erano presenti nel 75% del campione,<br />

ed il 63% delle pazienti aveva presentato un episodio depressivo maggiore.


In generale, in tutti gli studi sono stati rilevati elevati tassi di associazione<br />

lifetime tra DCA e tutti i disturbi dell’umore, ma i tassi lifetime di disturbo<br />

bipolare (DB) sono risultati molto disomogenei, oscillando tra l’assenza di<br />

associazione 20-24 e un tasso di associazione pari al 63,6% dei casi 25 . Questa<br />

ampia differenza è dovuta a fattori quali le differenze nelle definizioni diagnostiche<br />

della stessa bipolarità, oltre alle già citate limitazioni metodologiche<br />

degli studi effettuati. Comunque la media “pesata” di comorbilità tra<br />

disturbo bipolare e DCA ottenuta dai risultati delle diverse ricerche è del<br />

7,25%. Almeno 4 studi riportano i tassi di DB nei sottogruppi diagnostici dei<br />

DCA: Hudson et al. 26 e Simpson et al. 25 rilevavano che i pazienti affetti da<br />

AN (anche restricter) mostravano tassi di DB simili a quelli dei pazienti con<br />

BN. Uno studio evidenziava l’associazione con DB solo nei pazienti con BN<br />

o con AN B/P (5,85%) e non nei pazienti con AN-R 27 . In un altro studio,<br />

invece, i casi di DB erano presenti solo nei pazienti con BN (12,2%), ma non<br />

in quelli con AN, sebbene i casi di AN fossero tutti del sottotipo B/P 28 .<br />

Riguardo allo specifico sottotipo di DB, uno studio controllato 19 rilevava un<br />

significativo tasso di DB atipico (secondo i criteri del DSM III-R ) tra le<br />

pazienti affette da AN rispetto ai controlli (13,3% vs. 0).<br />

Simpson et al. 25 , in uno studio condotto su 22 pazienti ospedalizzate con<br />

DCA persistenti e di particolare gravità clinica, rilevavano una frequenza elevata<br />

(59%) di DB II. Uno studio più recente ha rilevato, nell’AN B/P, una prevalenza<br />

lifetime di DB II pari al 6%, e una prevalenza di ipomania del 3% 29 .<br />

Studi controllati hanno dimostrato come nei familiari di soggetti con AN o<br />

BN il rischio di sviluppare un disturbo dell’umore sia superiore rispetto ai<br />

familiari di controlli senza un DCA: il rischio relativo è infatti da 2 a 3 volte<br />

maggiore nei familiari di pazienti con AN 26,30 e da 1 a 3 volte nei familiari di<br />

pazienti con BN 39,40 . Il DB, in particolare, è stato riportato come più frequente<br />

tra i familiari di primo grado dei pazienti con BN rispetto alla popolazione<br />

generale. Gli studi attualmente disponibili tuttavia non evidenziano<br />

una biunivocità in questa predisposizione familiare: infatti sembra non esservi<br />

un aumentato rischio di DCA nei familiari di pazienti con disturbi dell’umore<br />

31 . La presenza di disturbi dell’umore è stata ritenuta un fattore predittivo<br />

di decorso sfavorevole e di peggiore risposta al trattamento in vari studi<br />

di follow-up sia nella BN 32 , sia nell’AN 33,34 , mentre altri autori 35-37 non rilevano<br />

alcuna correlazione tra decorso cronico del DCA e presenza e gravità<br />

della sintomatologia depressiva: in uno studio di follow-up a 3 e 7 anni condotto<br />

su 34 pazienti con diagnosi di AN, allo scopo di valutare se la depressione<br />

maggiore costituisse un sintomo psicopatologico stabile ed un indicatore<br />

prognostico, Herpetz-Dahlman et al. 37 rilevavano una marcata e significativa<br />

riduzione della sintomatologia depressiva durante i primi 3 anni di follow-up;<br />

a 7 anni gli autori notavano una consistente associazione tra presenza<br />

dei sintomi depressivi e persistenza del DCA. Dato che i sintomi depressivi<br />

indotti dal digiuno sono indistinguibili da quelli che costituiscono i criteri<br />

diagnostici della depressione, è verosimile, secondo gli autori, che la riduzione<br />

di tale patologia, a distanza di 3 anni dalla prima osservazione, possa<br />

essere attribuita all’incremento di peso e al miglioramento del DCA.<br />

Secondo la maggior parte delle osservazioni, la comorbilità DCA-disturbi dell’u-<br />

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more risulta essere tra le più significative sul piano clinico, in termini di compromissione<br />

funzionale, di ridotta risposta alle terapie e di cronicizzazione, sia dei<br />

quadri depressivi, sia della sintomatologia del DCA. Inoltre, l’associazione<br />

DCA-disturbi dell’umore aumenta il rischio di condotte autolesive, di cleptomania,<br />

di discontrollo degli impulsi e di abuso di alcool o altre sostanze 38,39 .<br />

La valutazione della concomitanza di un disturbo dell’umore in un paziente<br />

con DCA è comunque resa problematica dalla scarsa applicabilità dei test<br />

standardizzati per la diagnosi dei disturbi dell’umore a questi pazienti: tali<br />

strumenti fanno infatti riferimento alla presenza di sintomi quali anoressia o<br />

perdita di peso, che hanno significati diversi nei due disturbi: contrariamente<br />

a quanto avviene nei pazienti con disturbi dell’umore, nei pazienti con DCA<br />

essi sono frutto di una ideazione attiva, e sono cioè finalizzati al controllo<br />

delle proporzioni corporee. D’altro lato, sintomi depressivi sono di frequente<br />

riscontro nei pazienti con DCA, pur senza giungere a configurare un franco<br />

disturbo dell’umore 40 : spesso infatti, sono presenti vissuti di demoralizzazione<br />

e sentimenti di autosvalutazione e di colpa conseguenti all’incapacità di<br />

controllare in maniera adeguata le modalità di alimentazione; inoltre, l’entità<br />

del DCA può essere tale da compromettere, anche gravemente, i livelli di<br />

adattamento sul piano familiare, sociale e lavorativo. La valutazione della<br />

comorbilità con i disturbi dell’umore non può quindi prescindere da un’attenta<br />

valutazione di tutti quegli aspetti, sia nutrizionali, sia relativi al basso peso<br />

corporeo, sia reattivi alla presenza stessa del DCA, che possono facilmente<br />

indurre a sovrastimare la frequenza dell’associazione tra le due patologie.<br />

Disturbi del comportamento alimentare e disturbi d’ansia<br />

Circa i due terzi dei pazienti con DCA presentano uno o più disturbi d’ansia<br />

lifetime; secondo un recente studio 41 i disturbi più comuni sarebbero il DOC<br />

(41%) e la fobia sociale (FS) (20%), senza differenze significative tra AN-R,<br />

AN B/P e BN. L’esordio dei disturbi d’ansia risulterebbe nella maggioranza<br />

dei casi precedere quello del DCA: questo dato appare confermare i risultati<br />

di una precedente ricerca di Bulik et al. 42 , che evidenziava come in circa il<br />

90% dei casi l’esordio del disturbo d’ansia (in particolare il DOC, la FS, la<br />

fobia specifica ed il disturbo da ansia generalizzata – GAD) precedesse quello<br />

del DCA, mentre la diagnosi di disturbo da panico risultava più frequentemente<br />

successiva. Gli autori notavano che il DOC ed il GAD precedevano<br />

con maggiore frequenza l’esordio dell’AN, mentre la FS ed il GAD quello<br />

della BN, suggerendo l’ipotesi che alcuni disturbi d’ansia potessero rappresentare<br />

fattori di rischio per i DCA più specifici rispetto ad altri. Kaye et al. 41<br />

sottolineano comunque che anche i soggetti con DCA che non hanno mai presentato<br />

quadri di comorbilità con disturbi d’ansia tendono a manifestare livelli<br />

d’ansia basalmente elevati, con aspetti di perfezionismo e di elevata harm<br />

avoidance. In ogni caso questi risultati devono essere interpretati alla luce di<br />

alcune considerazioni generali: l’età media di esordio del disturbo alimentare<br />

tende ad essere più precoce nell’AN che nella BN 8 ; l’età d’esordio di ciascun<br />

disturbo d’ansia, inoltre, varia in base al disturbo considerato, ad esempio la


FS esordisce in genere nell’infanzia, mentre il GAD compare nella tarda adolescenza<br />

o nella prima età adulta, intorno ai 20 anni 8 . Rimane quindi difficile<br />

stabilire se la successione cronologica della comparsa dei disturbi d’ansia e<br />

dei DCA derivi dalla storia naturale dei disturbi stessi o se sia invece il risultato<br />

di una reciproca interazione. Le incertezze derivano in massima parte<br />

dalla natura retrospettiva degli studi ad oggi condotti; rimangono inoltre i<br />

dubbi riguardo all’influenza dello stato nutrizionale dei pazienti esaminati:<br />

non può essere infatti escluso che almeno in alcuni casi il disturbo d’ansia<br />

contemporaneo al DCA possa essere un artefatto della malnutrizione 43 .<br />

La sovrapposizione tra DCA e DOC ha da sempre suscitato notevole interesse:<br />

l’estrema preoccupazione legata alle proporzioni corporee, la polarizzazione<br />

ideativa sul cibo, caratteristiche dei pazienti con DCA, richiamano infatti i<br />

comportamenti ripetitivi e ritualistici dei pazienti con DOC. Le similitudini tra<br />

i due disturbi, oltre che sul piano clinico, sembrano espletarsi anche sul versante<br />

biologico: infatti la disregolazione del sistema serotoninergico è stata chiamata<br />

in causa sia nel DOC sia nei DCA, come suggerirebbero i dati relativi<br />

alla risposta al trattamento farmacologico 44 . È stato ipotizzato che nella genesi<br />

del DOC e della BN sia implicata un’aumentata sensibilità recettoriale alla<br />

serotonina, e che il trattamento con SSRI, inducendo una down-regulation dei<br />

recettori, normalizzi il tono serotoninergico 45 . Alcuni studi hanno riportato una<br />

prevalenza lifetime variabile dal 13% al 42% di AN o di BN tra i pazienti con<br />

DOC 46-48 . Gli studi che hanno esaminato la prevalenza del DOC tra le pazienti<br />

con DCA hanno fornito risultati contraddittori: quattro studi hanno evidenziato<br />

una prevalenza lifetime variabile tra il 15% e il 30% 31 ed una prevalenza al<br />

momento attuale tra il 7% ed il 10% 49 , mentre Fahy 48 non rilevava differenze<br />

significative ai punteggi della Maudsley Obsessive Compulsive Inventory tra<br />

un gruppo di soggetti con DCA e un gruppo di controlli sani. Uno studio successivo<br />

41 , condotto su 93 pazienti affette da DCA, evidenziava come il 37%<br />

soddisfacesse i criteri DSM-III-R per il DOC, e come le compulsioni e le<br />

ossessioni più frequentemente riportate non avessero alcuna relazione con<br />

l’immagine corporea, con il cibo, o con il comportamento alimentare. D’altro<br />

lato, Pigott et al. 50 , somministrando l’Eating Disorder Inventory a 59 pazienti<br />

affetti da DOC e a 60 controlli sani, rilevavano come i pazienti con DOC presentassero<br />

abitudini e comportamenti alimentari significativamente più disturbati<br />

rispetto ai controlli, e come mostrassero alcune caratteristiche comportamentali<br />

e psicopatologiche comuni ai pazienti con DCA. Rothemberg 51,52 ipotizza<br />

che fattori sociali e culturali esercitino un’influenza sui sintomi ossessivo-compulsivi,<br />

per cui il DOC starebbe emergendo in una forma che implica il<br />

cibo e la magrezza; secondo l’autore, pertanto, i DCA potrebbero essere considerati<br />

“come una moderna sindrome ossessivo-compulsiva”. Nonostante sia<br />

stata ipotizzata una base genetica comune tra DOC e DCA, solo due studi<br />

hanno indagato la possibile associazione familiare tra i due disturbi: Halmi et<br />

al. 19 rilevavano un’aumentata prevalenza di DOC tra le madri di 76 pazienti<br />

anoressiche rispetto alle madri dei soggetti di controllo. Al contrario, in uno<br />

studio controllato condotto sui familiari di primo grado di 32 pazienti con<br />

DOC e di 33 soggetti di controllo, Black et al. 53 non osservavano evidenze di<br />

trasmissione familiare del DOC in comorbilità con i DCA.<br />

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Gli studi più recenti confermano gli elevati tassi di sovrapposizione tra DOC<br />

e DCA (dal 10% al 40% dei soggetti con AN e BN, secondo alcuni autori più<br />

evidente per l’AN 54,55 , e senza differenze significative per altri 56,57 ).<br />

Disturbi del comportamento alimentare e disturbi correlati<br />

all’impulsività<br />

I disturbi del comportamento, del controllo degli impulsi, l’alcolismo e l’abuso<br />

di sostanze sono stati osservati nel 30% circa delle pazienti con BN e nel 10-<br />

18% di quelle affette da AN, con maggiore frequenza del sottotipo B/P 27,58,59 .<br />

Sebbene i tassi di prevalenza dei disturbi del controllo degli impulsi nella popolazione<br />

generale non siano stati definitivamente accertati, alcuni studi si sono<br />

focalizzati sui singoli disturbi all’interno della categoria diagnostica: ad esempio,<br />

per il gioco d’azzardo patologico vengono riportate stime di prevalenza<br />

lifetime intorno all’1,6% 60 , non dissimili da quelle del DB; per la cleptomania e<br />

l’acquisto compulsivo, invece, le stime variano dallo 0,6% al 5,9% 60,61 ; infine,<br />

Kessler et al. 63 riportano stime fra il 3,9% e il 7,3% per il disturbo esplosivo<br />

intermittente. I tassi di prevalenza aumentano se vengono prese in considerazione<br />

le popolazioni cliniche: circa un terzo dei pazienti psichiatrici ricoverati soddisferebbe<br />

i criteri per la diagnosi di disturbo del controllo degli impulsi, che<br />

verosimilmente rimangono in larga parte non riconosciuti 64 .<br />

Un recente studio condotto su 709 donne con DCA 65 ha evidenziato una prevalenza<br />

di disturbi del controllo degli impulsi pari al 16,6% nel campione<br />

totale, e del 21,8% nel sottogruppo con condotte bulimiche. I disturbi del controllo<br />

degli impulsi risultano associati con comportamenti compensatori patologici,<br />

come l’uso improprio di lassativi, diuretici, anoressizzanti e con il<br />

digiuno, ed inoltre si associano ad un maggiore tasso di comorbilità con<br />

disturbi di Asse I e di Asse II, indipendentemente dal tipo di DCA 62,66-69 : ciò<br />

supporta l’ipotesi che l’utilizzo di comportamenti di eliminazione si associ ad<br />

una elevata impulsività 70-72 e che questi due aspetti concomitino nel definire<br />

uno specifico sottotipo di DCA. È stato ipotizzato che sia i disturbi d’ansia,<br />

sia l’impulsività possano aumentare il rischio di DCA in comorbilità con<br />

disturbi del controllo degli impulsi: in particolare, in pazienti con DCA e con<br />

disturbi del controllo degli impulsi il rischio di presentare un DOC aumenterebbe<br />

di circa tre volte 65 . Per quanto riguarda i DP, l’associazione più frequente,<br />

come è dato attendersi, è quella con il disturbo borderline di personalità,<br />

presente con una frequenza tre volte maggiore 6,65 . I disturbi del controllo<br />

degli impulsi sembrerebbero precedere l’esordio del DCA: questo permette di<br />

ipotizzare che il disturbo del controllo degli impulsi possa giocare un ruolo<br />

causale nell’etiopatogenesi del binge eating, oppure che questi aspetti facciano<br />

parte di una “sindrome multiimpulsiva” mediata da specifiche varianti<br />

genetiche, o ancora che l’interazione tra fattori ambientali sfavorevoli e fattori<br />

genetici predisponga ad una “multiimpulsività” di base che si esplicherebbe<br />

con un’ampia varietà di aspetti comportamentali 65 .<br />

Il rischio di sviluppare abuso di sostanze è risultato sette volte maggiore nelle<br />

pazienti con AN B/P rispetto a quelle con AN-R 73 . L’abuso di sostanze, inoltre,


comporterebbe un maggior numero di complicanze organiche, che si sommerebbero<br />

a quelle causate dalla perdita di peso e dalle condotte bulimiche 74,75 .<br />

La BN sembra associarsi più frequentemente con l’abuso di alcool e di<br />

sostanze 25,41,58,76,77 , con i disturbi affettivi stagionali 78,79 , con il DB 25 e con i<br />

DP del cluster B 80,81 , in cui prevalgono le dimensioni della disregolazione,<br />

dell’impulsività e del discontrollo. Di contro, l’AN-R presenta tassi di<br />

comorbilità più elevati con la depressione unipolare e con i disturbi dello<br />

spettro ossessivo-compulsivo, secondo la definizione di Hollander 82 , in cui<br />

le dimensioni della compulsività e dell’ipercontrollo costituirebbero gli elementi<br />

psicopatologici distintivi 83 . L’AN B/P presenterebbe caratteristiche<br />

intermedie tra quelle descritte per la AN-R e per la BN 80,81 , con un carico<br />

familiare maggiore per disturbi da uso di sostanze ed un più elevato rischio<br />

di problemi correlati all’alcool 73,76,84 .<br />

In un studio condotto in Giappone 85 , su un ampio campione costituito da<br />

3592 pazienti con disturbo da abuso di alcool, è stato possibile evidenziare<br />

un DCA, prevalentemente di tipo bulimico, nell’11% delle donne e nello<br />

0,2% degli uomini. Alcuni autori hanno riscontrato una percentuale di disturbi<br />

da abuso di sostanze psicotrope nei familiari dei pazienti con AN e BN<br />

superiore rispetto ad un gruppo di controllo costituito dalla popolazione<br />

generale 86 . Tuttavia questa associazione, secondo Brownell e Fairburn,<br />

potrebbe non essere specifica, in quanto la prevalenza di queste condotte di<br />

abuso viene riscontrata in misura pressoché equivalente anche nei familiari<br />

di pazienti con altri disturbi psichiatrici.<br />

Sebbene le variabili psicosociali e biologiche che sottendono il discontrollo<br />

degli impulsi non siano completamente chiarite, esistono dati sufficienti per<br />

affermare che l’impulsività è una caratteristica che influisce negativamente<br />

sul decorso e sulla prognosi dei DCA 87-89 .<br />

Il discontrollo degli impulsi, dimensione psicopatologica di frequente riscontro<br />

nei pazienti con AN B/P e BN può essere potenzialmente legato ad un’alterazione<br />

del sistema serotoninergico. La serotonina è infatti ritenuta il neuromediatore<br />

implicato nella regolazione delle condotte impulsive nell’uomo,<br />

ed è ipotizzabile che un’alterazione del tono serotoninergico giochi il ruolo<br />

di anomalia trans-nosologica in disturbi quali la depressione con condotte<br />

suicidarie, il tentativo di suicidio in generale, la bulimia, la schizofrenia, l’alcoolismo<br />

e il DOC. L’elevata frequenza di comorbilità psichiatrica, sia di<br />

spettro che di Asse I, e la vasta fenomenica psicopatologica presente nelle<br />

pazienti con DCA pongono numerose difficoltà nell’impostazione del trattamento<br />

farmacologico, rendendo spesso necessaria un’associazione farmacologica<br />

che permetta di controllare, oltre alla sintomatologia specifica, anche<br />

le rilevanti alterazioni del tono dell’umore, la coesistenza di disturbi d’ansia<br />

(disturbo da attacchi di panico, DOC, FS), i frequenti atteggiamenti di<br />

discontrollo e di abuso. Ciò, unitamente al fatto che i diversi sottogruppi diagnostici<br />

all’interno della categoria dei DCA pongono al clinico problemi differenziati<br />

nella gestione del quadro psicopatologico, può motivare l’assenza<br />

sia di protocolli terapeutici univoci e di comprovata efficacia, sia di studi clinici<br />

controllati a lungo termine.<br />

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