turbolenza nella società di gestione dei servizi ... - La Voce dell'Isola
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Anno IV - N. 11~14 • 30 LUGLIO 2009 - € 1,50<br />
<strong>La</strong> <strong>Voce</strong> dell’Isola<br />
Giornale Siciliano <strong>di</strong> Politica, Cultura, Economia, Turismo, Spettacolo <strong>di</strong>retto da Salvo Barbagallo<br />
LA GUERRA PRIVATA DEL SEN. FIRRARELLO<br />
IL POTERE È SUO E...<br />
GUAI A CHI LO TOCCA FONTANA-ROSSA<br />
<strong>di</strong> SALVO BARBAGALLO<br />
Il risultato delle elezioni europee<br />
lo ha ampiamente <strong>di</strong>mostrato: la<br />
guerra senza quartiere che si è<br />
scatenata, ormai da tempo, fra il senatore<br />
Pino Firrarello e il presidente<br />
della Regione Raffaele Lombardo<br />
ha portato, e porterà ancora, molto<br />
danno alla coalizione che fa capo al<br />
premier Berlusconi. Il senatore in<br />
questa guerra privata risulta ampiamente<br />
perdente: i risultati elettorali,<br />
ripetiamo, lo hanno provato senza<br />
ombra <strong>di</strong> dubbio. Il volere insistere<br />
sul percorso della contrapposizione<br />
frontale lo porterà alla catastrofe.<br />
Affiora continuamente un o<strong>di</strong>o<br />
viscerale nei confronti <strong>di</strong> Raffaele<br />
Lombardo: il senatore Pino Firrarello<br />
lo <strong>di</strong>mostra e inevitabilmente<br />
presta il fianco. È come se l’anziano<br />
politico non avesse più frecce nel<br />
suo arco. E quin<strong>di</strong> è costretto ad assumere<br />
posizioni demagogiche che<br />
non hanno alcun senso. Lo <strong>di</strong>mostrano<br />
i frequenti interventi sul quoti<strong>di</strong>ano<br />
locale che, alla fine, <strong>di</strong>mostrano<br />
soltanto il buon rapporto che<br />
il senatore ha con l’e<strong>di</strong>tore che gli<br />
mette a <strong>di</strong>sposizione il giornalista <strong>di</strong><br />
turno per delle interviste a senso<br />
unico, e sempre con il solito leit<br />
motiv, l’acre<strong>di</strong>ne nei confronti <strong>di</strong><br />
Lombardo. In una delle ultime interviste,<br />
“concessa” al giornalista <strong>di</strong><br />
punta (anagraficamente parlando…)<br />
del quoti<strong>di</strong>ano locale il senatore Firrarello<br />
sentenzia: “Lombardo pensa<br />
soltanto al potere. Nessuna tregua<br />
con lui”. Questa ostinata presa <strong>di</strong><br />
posizione, a mio avviso, merita necessariamente<br />
un commento. Partendo<br />
dal generale. Ci sono categorie<br />
umane molto particolari e (fortunatamente)<br />
abbastanza ristrette, ma<br />
non per questo meno negative:<br />
quelle degli impren<strong>di</strong>tori che vogliono<br />
accaparrarsi tutto <strong>di</strong> tutto<br />
(anche se non ne hanno bisogno), e<br />
quelle <strong>dei</strong> politici (che vera politica<br />
non hanno mai fatto) che detengono<br />
forti poteri decisionali derivati dal<br />
“consenso” elettorale acquisito nel<br />
tempo. Queste due categorie umane<br />
possono vantare alcuni punti in comune:<br />
si sentono immortali, si sentono<br />
intoccabili, ritengono un loro<br />
<strong>di</strong>ritto potere spadroneggiare come<br />
vogliono, imponendo la loro volontà.<br />
A parte l’immortalità che non è<br />
un bene concesso all’umanità (ricordarsi<br />
della “livella” del compianto<br />
Totò non sarebbe male), queste<br />
categorie fanno e continueranno<br />
a fare quello che vogliono, almeno<br />
fino a quando loro verrà consentito.<br />
Ma per queste persone la parola “fine”<br />
sembra non esistere nel vocabo-<br />
lario, almeno fino a quando un potere<br />
più forte non deciderà al contrario,<br />
mandandoli a casa.<br />
Nel particolare. Posso affermare<br />
(e parlo in prima persona) <strong>di</strong> conoscere<br />
abbastanza bene il senatore<br />
Firrarello da <strong>di</strong>versi decenni: ho seguito<br />
la sua carriera politica, gli ho<br />
de<strong>di</strong>cato anche un libro-intervista<br />
(“Dal bipolarismo al bipartitismo”).<br />
Ho avuto modo <strong>di</strong> apprezzare molte<br />
sue idee, e <strong>di</strong> idee ne ha molte, il senatore,<br />
anche se non sempre riesce<br />
ad esprimerle bene verbalmente.<br />
Pino Firrarello è un classico prodotto<br />
della vecchia Democrazia Cristiana,<br />
quella che in Sicilia ha<br />
espresso i Lima, i Mannino, tanto<br />
lontani dal pensiero <strong>di</strong> Sturzo, nonostante<br />
si siano considerati suoi<br />
“allievi”.<br />
Raffaele Lombardo proviene dalla<br />
giovane DC, quella <strong>dei</strong> Nicolosi,<br />
per intenderci.<br />
Distanze interstellari fra i due,<br />
anche se il culto del potere potrebbe,<br />
in un certo qual modo, accomunarli.<br />
C’è una <strong>di</strong>fferenza significativa,<br />
fra i due politici: Lombardo può<br />
contare su una prospettiva, Firrarello<br />
no, è al capolinea.<br />
Il senso <strong>di</strong> questo mio intervento?<br />
Una risposta alla prima frase<br />
espressa dal senatore Firrarello sul<br />
quoti<strong>di</strong>ano locale: “Personalmente<br />
con Lombardo non troverò mai una<br />
intesa perché lui pensa solo ad occupare<br />
posti <strong>di</strong> potere, non a guidare<br />
la Sicilia come si deve. Tutto<br />
prende lui, tutto decide lui”. Questa<br />
frase non avrebbe bisogno <strong>di</strong> alcun<br />
commento da parte <strong>di</strong> chi ha avuto<br />
modo <strong>di</strong> conoscere Pino Firrarello,<br />
perché l’accusa che il senatore volge<br />
nei confronti del “collega” <strong>di</strong><br />
coalizione Lombardo gli calza addosso<br />
come un vestito su misura<br />
fatto da un ottimo sarto. Basti sapere<br />
che la guerra “privata” è scaturita<br />
proprio dal “potere” che il senatore<br />
Firrarello avrebbe voluto continuare<br />
a mantenere in toto, e che invece<br />
ha visto sbriciolato dal suo contendente.<br />
Il risultato delle elezioni europee<br />
<strong>di</strong>mostra che si è verificato<br />
un passaggio <strong>di</strong> mano <strong>nella</strong> <strong>gestione</strong><br />
“assistenzialista” del territorio, malgrado<br />
gli strenui tentativi del senatore<br />
<strong>di</strong> contrastare il suo rivale. Le<br />
guerre private, è evidente, non sono<br />
un bene per la Sicilia, ma Firrarello<br />
non dovrebbe <strong>di</strong>menticare i suoi errori<br />
e le sue responsabilità, delle<br />
quali potremmo parlare a lungo. A<br />
conclusione: il potere che gli è rimasto<br />
lo sta esercitando male, e gli<br />
torna contro come un boomerang.<br />
(Nella foto il sen. Firrarello)<br />
TURBOLENZA NELLA SOCIETÀ DI GESTIONE<br />
DEI SERVIZI DELL’AEROPORTO CATANESE<br />
DI VERGOGNA!<br />
I riflessi me<strong>di</strong>terranei<br />
del G8 de L’Aquila<br />
Intolleranza:<br />
Sicilia, Isola senza memoria<br />
Raffaele Lombardo<br />
e il Partito del Sud<br />
Abbandonata dallo Stato?<br />
Catania città senza Prefetto
2<br />
Politica<br />
Quale potrà essere il ruolo della Sicilia dopo gli accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> principio raggiunti<br />
I riflessi me<strong>di</strong>terranei<br />
del G8 de L’Aquila<br />
<strong>di</strong> CORRADO RUBINO<br />
Il G8 e il G14 de L’Aquila si sono<br />
conclusi da poco e ovviamente i<br />
commenti non sono stati unanimi,<br />
soprattutto dopo tutto quello che<br />
era apparso nelle precedenti settimane<br />
sui me<strong>di</strong>a nazionali e stranieri<br />
a proposito delle "stravaganti” vicende<br />
riferite a Silvio Berlusconi.<br />
Ma per una volta tanto guar<strong>di</strong>amo<br />
oltre e cerchiamo <strong>di</strong> capire quale<br />
potrà essere il ruolo della Sicilia,<br />
isola al centro del Me<strong>di</strong>terraneo, dopo<br />
gli accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> principio che i<br />
gran<strong>di</strong> delle Terra hanno raggiunto.<br />
Per prima cosa c’è da <strong>di</strong>re che<br />
l’Italia, in qualità <strong>di</strong> Presidente <strong>di</strong><br />
turno del G8, aveva tra l’altro il<br />
compito <strong>di</strong> proporre il “format” che<br />
i paesi del G8 dovranno adottare in<br />
futuro per proseguire il <strong>di</strong>alogo con<br />
le economie emergenti. Cioè, in breve,<br />
allargare il Gruppo degli otto<br />
paesi più industrializzati del mondo<br />
(Stati Uniti, Russia, Inghilterra,<br />
Francia, Germania, Italia, Giappone<br />
e Canada), alle principali economie<br />
emergenti (Brasile, Cina, In<strong>di</strong>a,<br />
Messico, Sudafrica ed Egitto), passare<br />
quin<strong>di</strong> dalla formula G8 alla<br />
formula G14 o a formule più allargate.<br />
Questa volta sembra che la montagna<br />
non abbia partorito il solito<br />
topolino. Questa volta il summit de<br />
L’Aquila forse non sarà ricordato<br />
solo per i <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni <strong>dei</strong> no-global. <strong>La</strong><br />
speranza è che, oltre alle immagini<br />
<strong>di</strong> Obama tra le rovine della città<br />
abruzzese, questo G8 <strong>di</strong>a il via ad<br />
azioni concrete per dare soluzioni<br />
ad almeno alcuni <strong>dei</strong> gran<strong>di</strong> problemi<br />
che affliggono il pianeta. Finora<br />
l'inquinamento non è <strong>di</strong>minuito,<br />
l'acqua è rimasta una risorsa non a<br />
tutti accessibile e la fame continua a<br />
imperversare fra le popolazioni più<br />
deboli.<br />
E non è tutto. Siamo in un momento<br />
<strong>di</strong> massima crisi economica<br />
planetaria; quin<strong>di</strong> oggi occorre trovare<br />
soluzioni ed adottare regole effettive<br />
e rapide per fermare il terremoto<br />
dell’economia che in questo<br />
momento può ancora trascinare al<br />
<strong>di</strong>sastro non solo le nazioni più povere<br />
ma anche quelle più ricche.<br />
A tal proposito non devono passate<br />
inosservate le strette <strong>di</strong> mano tra<br />
Obama e il nostro vicino <strong>di</strong> casa<br />
Gheddafi, alla cena offerta dal presidente<br />
della Repubblica, Giorgio<br />
Napolitano, ai leader del G8, che ci<br />
rassicurano ancor più per la tranquillità<br />
futura <strong>dei</strong> nostri rapporti<br />
commerciali con la Libia. Pur se<br />
quasi obbligate dal cerimoniale<br />
(<strong>nella</strong> sua visita a Roma, Gheddafi<br />
ha messo sullo stesso piano il terrorismo<br />
<strong>di</strong> Osama bin <strong>La</strong>den e l'attacco<br />
americano a Tripoli), queste<br />
strette <strong>di</strong> mano sigillano il <strong>di</strong>sgelo<br />
tra Washington e Tripoli già avviato<br />
con la rinuncia <strong>di</strong> Gheddafi al programma<br />
nucleare militare.<br />
<strong>La</strong> novità che è subito balzata<br />
all’attenzione <strong>di</strong> tutti è stato il cambio<br />
<strong>di</strong> rotta dell’amministrazione<br />
americana in merito al clima. Il presidente<br />
americano ha ricordato, in<br />
tutta onestà, come gli Stati Uniti in<br />
passato non abbiano rispettato l'impegno<br />
a ridurre la propria carbon footprint,<br />
ma «questi tempi sono finiti».<br />
I paesi più sviluppati devono dare<br />
l'esempio ed aiutare quelli in via<br />
<strong>di</strong> sviluppo a ridurre le emissioni.<br />
Il premier Silvio Berlusconi<br />
«Dobbiamo dare forma al nostro futuro<br />
e non lasciare che gli eventi lo<br />
facciano per noi», ha detto Obama,<br />
aggiungendo che i fon<strong>di</strong> a favore<br />
della ricerca e dello sviluppo per<br />
un'economia pulita verranno raddoppiati<br />
entro il 2015.<br />
<strong>La</strong> consapevolezza della <strong>di</strong>mensione<br />
globale <strong>dei</strong> cambiamenti climatici<br />
e dell’urgenza <strong>di</strong> agire, ha indotto<br />
il G8 a imprimere un forte impulso<br />
politico e a coinvolgere attivamente<br />
anche le economie emergenti.<br />
Ma ancora non c'è l'intesa con la<br />
Cina e l’In<strong>di</strong>a per quanto riguarda il<br />
clima. L'accordo raggiunto dal G14<br />
allargato a Indonesia, Australia e<br />
Corea del Sud infatti prevede un'intesa<br />
relativa alla necessità <strong>di</strong> non<br />
aumentare il riscaldamento globale<br />
<strong>di</strong> più <strong>di</strong> 2 gra<strong>di</strong> rispetto alla me<strong>di</strong>a<br />
dell'epoca preindustriale, ma non il<br />
taglio delle emissioni <strong>dei</strong> gas serra<br />
<strong>nella</strong> misura dell'80% <strong>di</strong> quelli attuali<br />
per i Paesi più industrializzati e<br />
del 50% per gli altri Paesi entro il<br />
2050.<br />
L'accordo raggiunto dal G8 sui<br />
cambiamenti climatici non vincola<br />
infatti al momento la Cina, che ritiene<br />
fondamentale la necessità per i<br />
Paesi sviluppati <strong>di</strong> prendere in considerazione<br />
«le <strong>di</strong>verse con<strong>di</strong>zioni»<br />
<strong>dei</strong> Paesi emergenti e <strong>di</strong> quelli in via<br />
<strong>di</strong> sviluppo. Come largamente preannunciato<br />
dunque, il governo <strong>di</strong><br />
Pechino ha reso più esplicito il suo<br />
«no» all'intesa trovata dagli Otto<br />
Gran<strong>di</strong> sul clima. Pechino ha trovato<br />
anche l'appoggio <strong>di</strong> In<strong>di</strong>a ed Egitto<br />
che infatti ha chiesto e ottenuto al<br />
momento che nessun vincolo sulla<br />
riduzione <strong>di</strong> gas serra venga imposto<br />
ai Paesi emergenti. L'accordo<br />
raggiunto non ha vinto le resistenze<br />
della Cina, raccogliendo d'altra parte<br />
anche le critiche dell'Onu. Secondo<br />
il numero uno delle Nazioni Unite<br />
Ban Ki-moon infatti i progressi<br />
raggiunti dagli Otto Gran<strong>di</strong> «non sono<br />
sufficienti».<br />
<strong>La</strong> novità più importante che<br />
emerge dalla bozza <strong>di</strong> Dichiarazione<br />
finale sul clima è invece la creazio-<br />
ne <strong>di</strong> una partnership globale per<br />
spingere verso tecnologie «amiche<br />
del clima» a basso contenuto <strong>di</strong> carbone.<br />
I leader degli Otto più Australia,<br />
Brasile, Cina, In<strong>di</strong>a, Indonesia,<br />
Messico e Sudafrica si impegnano<br />
ad «aumentare considerevolmente»<br />
e a «coor<strong>di</strong>nare investimenti pubblici<br />
<strong>nella</strong> ricerca e nello sviluppo»<br />
delle tecnologie pulite, «con l'idea<br />
<strong>di</strong> raddoppiare questo tipo <strong>di</strong> investimento<br />
entro il 2015, riconoscendo<br />
l'importanza degli investimenti privati,<br />
della partnership pubblico-privata<br />
e della cooperazione internazionale,<br />
compresi i centri <strong>di</strong> ricerca<br />
regionali». I principali settori <strong>di</strong><br />
questa nuova azione sono l'efficienza<br />
energetica, l'energia solare, le reti<br />
elettriche interattive, la cattura l'uso<br />
e lo stoccaggio del carbone, i veicoli<br />
<strong>di</strong> ultima generazione, le tecnologie<br />
ad alta efficienza e bassa emissione,<br />
la bioenergia e le altre tecnologie<br />
“pulite”.<br />
Insomma, al <strong>di</strong> là delle immagini<br />
ad effetto, i contenuti ci sono e soprattutto<br />
c'è una grande ed inconsueta<br />
buona volontà sia parte <strong>dei</strong><br />
gran<strong>di</strong> che da parte <strong>dei</strong> paesi emergenti.<br />
Non si tratta come sappiamo <strong>di</strong><br />
leggi, ma <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzi, suggerimenti,<br />
inviti non vincolanti, ma il clima <strong>di</strong><br />
collaborazione respirato all'Aquila<br />
ci autorizza a pensare che buona<br />
parte <strong>di</strong> queste ricette verranno seguite,<br />
laddove altre organizzazioni<br />
hanno fino ad oggi fallito.<br />
Ma in Sicilia non dobbiamo cedere<br />
alla tentazione <strong>di</strong> lasciarci andare<br />
al cinismo, <strong>di</strong> pensare che è inutile<br />
fare la nostra parte perché tanto il<br />
problema è troppo grande e quin<strong>di</strong><br />
non ci riguarda. Non dobbiamo lasciare<br />
la soluzione del problema<br />
delle emissioni in ere<strong>di</strong>tà alle prossime<br />
generazioni.<br />
Il 22, 23 e 24 aprile scorso a Siracusa<br />
i Ministri dell’Ambiente <strong>di</strong> 19<br />
Paesi e i rappresentanti dalle varie<br />
Organizzazioni Internazionali specializzate<br />
sulle questioni ambientali,<br />
che sono intervenuti durante il G8<br />
<strong>La</strong> nostra Isola corre gravissimi rischi a causa <strong>dei</strong> mutamenti ambientali<br />
globali <strong>di</strong> cui anche il Me<strong>di</strong>terraneo risente, i quali, oltre a compromettere<br />
la salute umana, determinano il cambiamento climatico, la riduzione dello<br />
strato <strong>di</strong> ozono stratosferico, la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> Bio<strong>di</strong>versità, i cambiamenti nei<br />
sistemi idrologici e delle forniture <strong>di</strong> acqua dolce, il degrado del territorio<br />
Il leader libico Gheddafi, <strong>nella</strong> recente visita a Roma<br />
per l’ambiente, sono stati chiamati a<br />
<strong>di</strong>scutere e concordare la “Carta <strong>di</strong><br />
Siracusa” sulla Bio<strong>di</strong>versità, che<br />
riassume i risultati <strong>dei</strong> lavori svolti e<br />
pone le basi della futura strategia<br />
italiana sulla Bio<strong>di</strong>versità. Il processo<br />
doveva proseguire coinvolgendo<br />
le Regioni, gli Amministratori e gli<br />
Enti locali e il sistema nazionale<br />
delle Aree Protette al fine <strong>di</strong> sensibilizzare<br />
i principali artefici <strong>di</strong> quello<br />
che sarà il cambiamento futuro riguardo<br />
l’importanza <strong>dei</strong> meccanismi<br />
che legano la Bio<strong>di</strong>versità e le opportunità<br />
<strong>di</strong> sviluppo economico locale<br />
attraverso i <strong>servizi</strong> eco-sistemici<br />
o eco-compatibili.<br />
Identificare queste realtà, già esistenti<br />
sul nostro territorio (e ce ne<br />
sono), in cui decisioni politiche<br />
“giuste” che sono partite da scelte<br />
ecologicamente sane e che abbiano<br />
aiutato lo sviluppo economico locale,<br />
potrà aiutare a trovare un modo<br />
nuovo e più efficace <strong>di</strong> armonizzazione<br />
<strong>dei</strong> processi per il raggiungimento<br />
degli obiettivi sociali, culturali<br />
ed economici, contribuendo reciprocamente<br />
a migliorare la qualità<br />
della vita in Sicilia.<br />
<strong>La</strong> nostra Isola corre gravissimi<br />
rischi a causa <strong>dei</strong> mutamenti ambientali<br />
globali <strong>di</strong> cui anche il Me<strong>di</strong>terraneo<br />
risente, oltre a compromettere<br />
la salute umana, determinano il<br />
cambiamento climatico, la riduzione<br />
dello strato <strong>di</strong> ozono stratosferico, la<br />
per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> Bio<strong>di</strong>versità, i cambiamenti<br />
nei sistemi idrologici e delle<br />
forniture <strong>di</strong> acqua dolce, il degrado<br />
del territorio.<br />
Il Me<strong>di</strong>terraneo è sempre più soggetto<br />
ai cambiamenti climatici le cui<br />
caratteristiche principali includono<br />
l’aumento delle temperature, i cambiamenti<br />
negli schemi <strong>di</strong> precipitazione,<br />
l’innalzamento del livello del<br />
mare e l’aumento dell’intensità e/o<br />
della frequenza degli eventi meteorologici<br />
estremi come mareggiate e<br />
l’alternanza <strong>di</strong> gravi perio<strong>di</strong> siccità<br />
con pesanti allagamenti ed inondazioni.<br />
<strong>La</strong> <strong>di</strong>struzione <strong>di</strong>retta degli ecosistemi,<br />
la frammentazione degli spazi<br />
naturali, il <strong>di</strong>sturbo alle specie<br />
protette, l’introduzione <strong>di</strong> specie<br />
“esotiche”, l’inquinamento, l’effetto<br />
delle isole <strong>di</strong> calore urbane etc., sono<br />
tra i rischi più rilevanti per la<br />
Bio<strong>di</strong>versità specialmente nelle aree<br />
marino-costiere, in quelle agricolo<br />
-forestali e nelle aree urbane siciliane.<br />
Questi effetti interagiscono gli uni<br />
con gli altri e risultano <strong>di</strong>fficili da<br />
comprendere senza un adeguato coor<strong>di</strong>namento<br />
ed una adeguata sinergia<br />
tra la ricerca scientifica delle nostre<br />
Università e i processi politici.<br />
Le aree protette in Sicilia possono<br />
svolgere un ruolo chiave per l’adattamento<br />
ai cambiamenti climatici e<br />
il loro incremento si potrebbe <strong>di</strong>mostrare<br />
un'efficace strategia.<br />
<strong>La</strong> ricostituzione della Bio<strong>di</strong>versità<br />
marina insieme ad interventi <strong>di</strong><br />
<strong>gestione</strong> sostenibile della pesca, il<br />
controllo dell’inquinamento, il mantenimento<br />
degli habitat essenziali e<br />
la creazione <strong>di</strong> riserve marine si<br />
configurano come investimenti per<br />
la produttività e l’affidabilità <strong>dei</strong><br />
<strong>servizi</strong> garantiti dal mare all’umanità.<br />
Azioni miranti alla conservazione<br />
della Bio<strong>di</strong>versità, in aree de<strong>di</strong>cate<br />
all’attività agricola, <strong>di</strong> pascolo e alla<br />
pesca, devono essere sviluppate attraverso<br />
politiche regionali adeguate<br />
che implichino un approccio partecipato<br />
e integrato tra chi decide, chi<br />
produce e chi consuma.<br />
Tutto ciò sarebbe un segno tangibile<br />
sia dell’attenzione dell’Amministrazione<br />
regionale nei confronti<br />
della tutela dell’ambiente, sia del<br />
ruolo decisivo svolto dal Servizio<br />
Forestale Regionale e dalle associazioni<br />
ambientaliste per la <strong>di</strong>fesa del<br />
patrimonio naturalistico siciliano;<br />
peraltro può e deve rappresentare,<br />
nel pieno rispetto dell’eco-sostenibilità,<br />
un volano per l’economia <strong>di</strong><br />
tutta l’isola attraverso un processo<br />
che vedrebbe coinvolte le principali<br />
aziende locali.<br />
30 Luglio 2009 <strong>La</strong> <strong>Voce</strong> dell’Isola n. 11~14
VOCI DAL CONTINENTE<br />
I Siciliani non possono permettersi <strong>di</strong> essere razzisti. È un controsenso<br />
L’Isola senza memoria:<br />
l’intolleranza verso gli stranieri<br />
<strong>di</strong> PIETRO CARUSO<br />
L’Isola senza memoria. Ci<br />
sono certe cose della Sicilia<br />
che i siciliani, figuriamoci i<br />
continentali, se le sono <strong>di</strong>menticate.<br />
Io non so se l’hanno fatto apposta,<br />
perché ignorare vuole anche <strong>di</strong>re<br />
avere meno fasti<strong>di</strong>, meno ubbie,<br />
meno responsabilità o forse perché<br />
certi processi storici, quando sono<br />
abbondantemente con<strong>di</strong>ti da tivù<br />
spazzatura e ra<strong>di</strong>o scassa timpani,<br />
finiscono per “stonare” la gente.<br />
Fatto sta che quando vedo il presidentissimo<br />
Obama mi viene sempre<br />
alla memoria come il risultato <strong>di</strong><br />
un lungo riscatto.<br />
I <strong>di</strong>ritti del popolo nero,<br />
infatti, negli Usa sono cominciati ad<br />
essere tali solo dal 1965 e ci è voluta<br />
la grande campagna <strong>di</strong> Bob Kennedy<br />
nelle estati sanguinose che<br />
hanno precedute la sua precoce<br />
morte nel 1968 e c’è voluta la testardaggine<br />
<strong>di</strong> Martin Luther King<br />
per fare <strong>di</strong>ventare operativi <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong><br />
uguaglianza che galleggiavano fra<br />
le croci infuocate del Kkk e il conservatorismo<br />
atavico, quello che rivolta<br />
la mente e nega il futuro anche<br />
a se stessi. Quello schiavismo che<br />
finì per essere un tratto <strong>di</strong>stintivo<br />
anche <strong>di</strong> liberali che si <strong>di</strong>chiaravano<br />
autentici, ma non erano ancora <strong>dei</strong><br />
democratici veri. Potremmo, dunque,<br />
guardare con sufficienza gli<br />
amici americani forti della storia siciliana.<br />
E invece...quando in qualche<br />
bar-pasticceria <strong>di</strong> Catania o <strong>di</strong><br />
Messina, ci si siede per gustare una<br />
granita o una soda, cominciamo ad<br />
avvertire segni d’intolleranza verso<br />
gli stranieri che prima erano caratteristica<br />
soltanto delle regioni “polentone”.<br />
Cosa è successo? <strong>La</strong> realtà è<br />
abbastanza evidente, quando è troppo,<br />
è troppo. <strong>La</strong> vicenda <strong>di</strong> <strong>La</strong>mpedusa<br />
“docet”. In quella lontana isola<br />
che ha il carattere <strong>dei</strong> “lampedusiani”<br />
e non può essere definita Sicilia<br />
“siciliana” a 360 gra<strong>di</strong>, la popolazione<br />
resiste <strong>di</strong> fronte a problemi<br />
immensi. Lì non c’è un’immaginario<br />
“deserto <strong>dei</strong> tartari”, dove si attende<br />
un nemico che non arriva mai.<br />
In quel pezzo <strong>di</strong> terra rocciosa lasciata<br />
alle correnti del Me<strong>di</strong>terraneo<br />
si combatte una battaglia con gli<br />
sbarchi, ora ridotti, ma non sappiamo<br />
fino a quando e per quanto tempo.<br />
Le “tre” Sicilie, del resto, hanno<br />
un rapporto ambivalente con lo straniero.<br />
Eppure i siciliani, così mescolati,<br />
come la lingua conferma anche<br />
a livello <strong>di</strong> valutazione culturale<br />
mon<strong>di</strong>ale: sicani, siculi, fenici, greci,<br />
romani, bizantini, svevi, angioini,<br />
aragonesi... non possono permettersi<br />
<strong>di</strong> essere razzisti. È un controsenso.<br />
In genere nessuna isola del Me<strong>di</strong>terraneo<br />
può permetterselo, ma la<br />
Sicilia poi...è la più contaminata. Se<br />
la macchina del tempo consentisse<br />
<strong>di</strong> analizzare il “dna” <strong>di</strong> ciascun isolano,<br />
oltre ai “meticci” come me, faremmo<br />
un salto dalla se<strong>di</strong>a.<br />
Alcuni che si considerano <strong>di</strong> purissima<br />
etnia <strong>di</strong> origine spagnola,<br />
hanno inquietanti nei, voglie, color<br />
caffellatte come i popoli camitici: i<br />
bion<strong>di</strong>ssimi messinesi con gli occhi<br />
colorati dai mari del nord, denunciano<br />
i loro tratti normanni; e quei cognomi<br />
trapanesi...tutti con il suffisso<br />
<strong>di</strong> qualche località <strong>di</strong>chiarano la<br />
tratta della <strong>di</strong>aspora sefar<strong>di</strong>ta, <strong>di</strong> cal-<br />
co semitico. Di cui converrà parlare<br />
in modo più approfon<strong>di</strong>to, quando<br />
tratteremo il capitolo degli ebrei siciliani.<br />
Un vero volto <strong>di</strong> Sicilia. <strong>La</strong> Sicilia<br />
non è così e non lo è mai stata.<br />
Potrebbe benissimo accampare il<br />
primato <strong>di</strong> maggiori contaminazioni<br />
etniche e culturali al mondo. Il<br />
“melting-pot”, termine inglese un<br />
po’ volgare per definire la mescolanza,<br />
l’isola ha cominciato a viverlo<br />
alcune migliaia <strong>di</strong> anni fa. Quei<br />
segnali sono poco visibili e poi, si<br />
sa, la memoria fa cilecca. Alzi la<br />
mano chi sa come si chiamava il suo<br />
bisnonno, o la nonna della nonna.<br />
Dentro tutto lo sfarzo <strong>di</strong> un’esistenza<br />
o il suo contrario, in realtà, ci<br />
stanno soltanto alcune decine <strong>di</strong> anni<br />
<strong>di</strong> vita biologica, poi per fortuna<br />
ci sono gli scrittori, gli storici e se il<br />
cancro della carta non li <strong>di</strong>vora, i<br />
vecchi polverosi libri e i faldoni<br />
d’archivio. Non fidatevi troppo della<br />
<strong>di</strong>gitalizzazione, se non è a <strong>di</strong>sposizione<br />
del pubblico e se non si supera<br />
il <strong>di</strong>vario fra chi sa usare le<br />
macchine informatiche e chi per ragioni<br />
<strong>di</strong> età, inesperienza, mancanza<br />
<strong>di</strong> costanza è deficitario <strong>di</strong> tali abilità.<br />
Eppure i siciliani sono anche<br />
profondamente <strong>di</strong>ffidenti del mondo<br />
arabo, se pure ne hanno conosciuto<br />
una dominazione per alcuni secoli.<br />
E così nascono leggende, mescolate<br />
<strong>di</strong> verità. Per alcuni, per esempio, la<br />
<strong>di</strong>struzione delle foreste che caratterizzavano<br />
una parte dell’antica Sicilia,<br />
soprattutto interna, fu opera degli<br />
arabi, quando in realtà le colture<br />
degli agrumi furono introdotte dai<br />
califfi che le avevano ere<strong>di</strong>tate, almeno<br />
in parte, dai mon<strong>di</strong> asiatici.<br />
Gli ebrei erano mal tollerati, ma allora<br />
come riuscì a resistere all’e<strong>di</strong>tto<br />
<strong>di</strong> Isabella <strong>di</strong> Castiglia la grande comunità<br />
ebrea sefar<strong>di</strong>ta inse<strong>di</strong>ata <strong>nella</strong><br />
Sicilia occidentale oltre venti anni<br />
dal quel funesto 1492?. Certo la tolleranza<br />
siciliana è una favola, sia<br />
verso i nemici esterni sia quelli interni,<br />
veri o presunti. Oltre alla <strong>di</strong>ffidenza<br />
verso gli arabi, la <strong>di</strong>versità<br />
religiosa <strong>dei</strong> fedeli della Torah fu<br />
duramente osteggiata da alcune <strong>di</strong>ocesi<br />
siciliane, tanto che recenti stu<strong>di</strong><br />
sulla repressione degli eretici spostano<br />
ad alcune centinaia <strong>di</strong> persone<br />
gli uccisi, bruciati, impiccati, talvolta<br />
solo in effigie, come accadeva,<br />
per esempio, in gran<strong>di</strong> roghi che venivano<br />
accesi contro “giui<strong>di</strong>zanti” e<br />
“luterani” sulle spiagge <strong>di</strong> Mondello.<br />
Persino un “Pietro Caruso”, originario<br />
<strong>di</strong> Caccamo, nel 1564, venne<br />
condannato per eresia in quanto<br />
sospettato <strong>di</strong> simpatie ebraiche o<br />
forse più semplicemente era un<br />
“marrano” spagnolo sefar<strong>di</strong>ta fuggito<br />
anch’esso dalla penisola iberica,<br />
ma sempre per quella mancanza <strong>di</strong><br />
conoscenza sulle più antiche ra<strong>di</strong>ci<br />
non posso giurare che fosse un avo<br />
del ramo siciliano della mia famiglia.<br />
Del resto nei bellissimi capitoli<br />
<strong>dei</strong> testi <strong>di</strong> Michele Amari de<strong>di</strong>cati<br />
ai saraceni o alle guerre <strong>dei</strong> Vespri<br />
Il “melting-pot”, termine inglese un po’<br />
volgare per definire la mescolanza, la Sicilia<br />
ha cominciato a viverlo alcune migliaia<br />
<strong>di</strong> anni fa<br />
emerge un carattere siculo ar<strong>di</strong>to,<br />
indomito, ribelle anche se con molta<br />
più probabilità per secoli la terra del<br />
più grande vulcano ha accolto tutti,<br />
salvo poi trovarsi impegnata in <strong>di</strong>visioni<br />
e guerre civili come già dal<br />
tempo <strong>dei</strong> greci era avvenuto. Fra le<br />
colonie ateniesi e spartane il sangue<br />
che correva non aveva l’odore della<br />
fraternità. <strong>La</strong> <strong>di</strong>ffidenza <strong>dei</strong> siciliani,<br />
atavica, verso gli stranieri è dunque<br />
comprensibile. E benedetto è<br />
sempre stato il figlio <strong>di</strong> Sicilia che<br />
ha promesso unità del popolo, pane<br />
e carità...anche se poi non è quasi<br />
mai riuscito nel suo intento. Quel<br />
benedetto figlio <strong>di</strong> Sicilia ogni tanto<br />
emerge e subito viene celebrato come<br />
un “santuzzu”, mentre quasi<br />
sempre è un pover’uomo pieno <strong>di</strong><br />
ambizione, che ogni mattina si alza<br />
per capire come compiacere o farsi<br />
intendere da “Rrroma”.<br />
Le ra<strong>di</strong>ci rinver<strong>di</strong>te. I continentali<br />
non sanno che la Sicilia ha mille<br />
sfaccettature e una ricca tra<strong>di</strong>zione<br />
<strong>di</strong> paesi <strong>di</strong>versi.<br />
È del resto quella potenziale Isola-Stato<br />
che fu nel lontano passato.<br />
Per questo, per certi versi, anche<br />
senza il ponte sullo Stretto, la Sicilia<br />
avrebbe un senso <strong>nella</strong> storia e non<br />
volere <strong>di</strong>ventare anche geograficamente<br />
un’appen<strong>di</strong>ce. No, non cre<strong>di</strong>amo<br />
neppure noi all’assenza <strong>di</strong><br />
modernità, alla burocrazia <strong>dei</strong> traghetti,<br />
ma pensiamo ugualmente che<br />
la Sicilia non può essere qualcosa <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>stante da ciò che la sua storia e la<br />
sua natura l’ha modellata. Può darsi<br />
che proprio quel flusso senza interruzioni<br />
<strong>di</strong> auto e <strong>di</strong> camion possano<br />
ridare nuovo lustro, ispirazioni, ma<br />
non è attraversando un luogo ad alta<br />
velocità che lo si impara a conoscere<br />
o che ce ne si innamora. L’esperienza<br />
culturale e turistica, nel merito,<br />
<strong>di</strong>ce anzi qualcosa <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso. Il<br />
problema è che la Sicilia, che ha già<br />
il melting-pot, potrebbe giocare <strong>di</strong><br />
più il ruolo delle sue ambascerie nel<br />
mondo. Per fare questo ci vuole un<br />
grande progetto regionale. Riorientare<br />
l’emigrazione significa fornirle<br />
degli strumenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>battito per fare<br />
conoscere la Sicilia <strong>di</strong> terzo millennio,<br />
anzi che fornire soltanto l’immagine<br />
stereotipata del siculo mafioso,<br />
come in maniera incre<strong>di</strong>bilmente<br />
veritiera descrive il ciclo <strong>dei</strong><br />
“Soprano” <strong>nella</strong> rassegna <strong>dei</strong> “seriali”<br />
televisivi. <strong>La</strong> Sicilia è tante cose<br />
e la mafia ne è solo una parte, legata<br />
prevalentemente all’assenza e al rifiuto<br />
<strong>di</strong> una cultura dello Stato “patrigno”<br />
verso il popolo siciliano e al<br />
conservatorismo scellerato <strong>di</strong> chi<br />
vuole città governate <strong>di</strong> ricchi privi<br />
<strong>di</strong> polis, <strong>di</strong> agorà, <strong>di</strong> bisogni e obiettivi<br />
con<strong>di</strong>visi. Pensare ai siciliani<br />
come de<strong>di</strong>ti al malaffare è una bestialità.<br />
È chiaro: quando per fare<br />
quasi tutto bisogna chiedere il permesso<br />
e quando ottenutolo bisogna<br />
essere riconoscenti questo non riguarda<br />
più la buona educazione, ma<br />
le <strong>di</strong>verse forme <strong>di</strong> servaggio secondo<br />
le logiche <strong>di</strong> sud<strong>di</strong>to e sovrano.<br />
<strong>La</strong> rivoluzione mancata in Sicilia,<br />
non è quella del “separatismo” che<br />
era comunque quasi impossibile, ma<br />
l’altra: l’assenza <strong>di</strong> una rivoluzione<br />
<strong>dei</strong> lumi omogenea, non ristretta a<br />
qualche circolo <strong>di</strong> aristocratici e<br />
borghesi illuminati. Eppure dentro<br />
al popolo siciliano come scorse persino<br />
l’esigentissimo Mazzini, c’è<br />
una <strong>di</strong>sperata libertà che ogni tanto<br />
urla per uscire. Prende le forme più<br />
strane e viene costantemente <strong>di</strong>sillusa.<br />
È quasi un fenomeno ciclico.<br />
L’ultima, in or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> tempo, è la<br />
simpatia cosa incre<strong>di</strong>bile per alcune<br />
delle battaglie della Lega Nord. Voglio<br />
essere chiaro: se la Lega, abbandonando<br />
le etichette geografiche,<br />
si trasformasse nel partito federalista<br />
italiano (ed europeo) potrebbe<br />
godere delle mie simpatie e forse<br />
anche <strong>di</strong> molti <strong>di</strong> voi lettori. Solo<br />
Politica<br />
che non è così. L’attuale Lega Nord<br />
si è insinuata ed ha accelerato la crisi<br />
della Dc e <strong>dei</strong> partiti <strong>di</strong> governo<br />
nor<strong>di</strong>sti <strong>nella</strong> Lombar<strong>di</strong>a, nel Triveneto<br />
e nel Piemonte all’inizio degli<br />
anni Novanta. Ha sollevato il brando<br />
<strong>di</strong> Alberto da Giussano <strong>di</strong>menticando<br />
che la “lega lombarda” <strong>di</strong>fendeva<br />
gli interessi <strong>dei</strong> Comuni contro<br />
gli “stranieri” del Nord e non quelli<br />
del Sud. Se si ragionasse così perché<br />
un gruppo <strong>di</strong> esaltati non dovrebbe<br />
riprendere i panni <strong>dei</strong> pupi e<br />
promuovendo una Lega su<strong>di</strong>sta non<br />
riuscisse a compiacersi agitando una<br />
mitica durlindana? Non scherziamo.<br />
Che il Paese già ne soffre e da anni<br />
e l’unica cosa sensata che un siciliano<br />
può insegnare al resto degli italiani<br />
è questa: siamo sopravvissuti a<br />
migliaia d’anni <strong>di</strong> storia e decine <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>verse contaminazioni. Il nostro<br />
spirito è ancora vivo. Perchè cre<strong>di</strong>amo<br />
nel tempo segnato dalla <strong>di</strong>alettica<br />
fra “vita” e “morte”.<br />
E per ora, dunque, siamo immortali,<br />
ma obbe<strong>di</strong>enti alle severe parole<br />
del grande Salvatore Quasimodo,<br />
nel suo Thanotos athanatos.<br />
E dovremo dunque negarti, Dio<br />
<strong>dei</strong> tumori, Dio del fiore vivo,<br />
e cominciare con un no all’oscura<br />
pietra «io sono» e consentire alla<br />
morte e su ogni tomba scrivere la<br />
sola nostra certezza:«Thanatos<br />
athanatos»?<br />
Senza un nome che ricor<strong>di</strong> i sogni<br />
Le lacrime i furori <strong>di</strong> quest’uomo<br />
Sconfitto da domande ancora<br />
aperte?<br />
Il nostro <strong>di</strong>alogo muta; <strong>di</strong>venta<br />
Ora possibile l’assurdo. Là<br />
Oltre il fumo <strong>di</strong> nebbia, dentro gli<br />
alberi<br />
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Anno IV, nº 11~14<br />
30 LUGLIO 2009<br />
3<br />
Gli articoli rispecchiano<br />
l’esclusivo pensiero <strong>dei</strong> loro autori<br />
<strong>La</strong> <strong>Voce</strong> dell’Isola n. 11~14 30 Luglio 2009
4<br />
Politica<br />
Non si può fare politica senza imporre il ripristino degli equilibri tra Nord e Sud<br />
Nuovo Regno delle Due Sicilie<br />
con Lombardo e il Partito del Sud<br />
<strong>di</strong> GIUSEPPE FIRRINCIELI<br />
Ecosì il giorno dopo i risultati,<br />
per certi versi deludenti, delle<br />
scorse “Europee”, il presidente<br />
della Regione Siciliana e presidente<br />
del Movimento per le Autonomie,<br />
vuole ricostruire il Regno delle<br />
Due Sicilie, con l’annessione alla<br />
Sicilia dell’ex Regno <strong>di</strong> Napoli.<br />
E questa volta mettendo a capo<br />
non gli ere<strong>di</strong> della vecchia <strong>di</strong>nastia<br />
borbonica ma quella <strong>dei</strong> Lombardo<br />
<strong>di</strong> Grammichele.<br />
Con il benestare <strong>di</strong> sua maestà<br />
Silvio, sovrano intoccabile (?), il<br />
presidente Raffaele Lombardo propone<br />
il Partito del Sud da contrapporre<br />
- si fa per <strong>di</strong>re - alla Lega <strong>di</strong><br />
Bossi, Calderoli e Maroni e - in senso<br />
lato – costruire un soggetto politico<br />
tale da poter equilibrare, o<br />
quanto meno cercare <strong>di</strong> non far fare<br />
l’asso pigliatutto alla compagine politica<br />
nor<strong>di</strong>sta, visto e considerato<br />
che chi pilota le sorti dell’Italia, oggi<br />
è un nuovo “<strong>di</strong>vo Giulio”, ma<br />
questa volta della <strong>di</strong>nastia <strong>dei</strong> Tremonti;<br />
molto, ma molto legato al<br />
Carroccio e tanto da poter rispondere<br />
a Lombardo, in merito all’attribuzione<br />
all’Isola delle risorse fiscali:<br />
“Non possiamo riversare alla Sicilia,<br />
le accise <strong>dei</strong> carburanti prodotti<br />
nell’Isola, perché le Se<strong>di</strong> legali delle<br />
Industrie petrolifere che hanno gli<br />
stabilimenti a Gela, Priolo, Ragusa e<br />
Milazzo, si trovano tutte nel Nord”.<br />
Allora Raffaele Lombardo intende<br />
portare il suo MPA capillarmente<br />
nelle regioni del Sud, rinominandolo<br />
“Partito del Sud” e cercando <strong>di</strong><br />
coinvolgere personaggi politici vecchi<br />
e nuovi, e magari coinvolgendo<br />
a pieno titolo uomini dell’area su<strong>di</strong>sta<br />
dell’ex Forza Italia, come Miccichè<br />
e Dell’Utri. Ma gli interrogativi<br />
non finiscono qui. Raffaele Lombardo<br />
dovrà scegliere: o assecondare il<br />
progetto <strong>di</strong> Berlusconi per la realizzazione<br />
del Partito del Sud e quin<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>ventare parte integrante del PDL<br />
con la possibilità <strong>di</strong> costituire un bel<br />
gruppo in Parlamento con il passag-<br />
Marcello Dell’Utri<br />
Miccichè e Lombardo<br />
gio <strong>di</strong> Miccichè, Dell’Utri, e persino<br />
<strong>di</strong> Antonio Martino, e chissà quanti<br />
altri messi a <strong>di</strong>sposizione dal premier;<br />
oppure continuare a fare politica<br />
con piccoli numeri e portare<br />
avanti il partito che oggi si definisce<br />
MPA-Alleati per il Sud.<br />
Ed ancora: tutti i nuovi adepti che<br />
Lombardo ha trovato in quest’ultimo<br />
periodo al Nord e che rappresentano<br />
il MPA nelle Autonomie locali<br />
e regionali, che fa? li butterà<br />
via?<br />
Come possiamo vedere gli interrogativi<br />
sono tanti. Il Partito del<br />
Sud, potrebbe <strong>di</strong>ventare il tormentone<br />
dell’attuale estate, e che tormentone!<br />
In realtà <strong>di</strong> “Partito del Sud”<br />
ne parla Gianfranco Miccichè da parecchio<br />
tempo (e quin<strong>di</strong> sull’attuazione<br />
del progetto politico aleggia<br />
una volontà tutta berlusconiana), ma<br />
strutturato in modo <strong>di</strong>verso da come<br />
lo vuole il capo del MPA e cioè: la<br />
cordata Miccichè e compagni dovrebbe<br />
fare un’alleanza con Lombardo<br />
e compagni, dove chiaramente<br />
la componente del Pdl avrebbe<br />
una maggioranza tale da costituire<br />
alla Camera e al Senato gruppi tanto<br />
consistenti da essere identificati nello<br />
stesso Partito del Sud e <strong>di</strong> conseguenza<br />
<strong>di</strong>ventare “gruppi forti” per<br />
garantire la maggioranza al Governo<br />
attuale. Il Pdl, in buona sostanza,<br />
godrebbe <strong>di</strong> appoggi <strong>di</strong> garanzia non<br />
<strong>di</strong> poco conto e nello stesso tempo<br />
Berlusconi potrebbe pianificare la<br />
sua consistenza numerica con due<br />
navi appoggio <strong>di</strong> grossa stazza: la<br />
Lega al Nord e l’ altra Lega al Sud.<br />
E Raffaele Lombardo acconsentirà<br />
a tutto questo? Abbandonerebbe<br />
la leadership <strong>di</strong> un suo movimento<br />
politico per farsi guidare da Antonio<br />
Martino o dalla Prestigiacomo?<br />
Calma, amici lettori. Il Partito del<br />
Sud non nascerà né in luglio né in<br />
agosto e neanche a settembre; <strong>di</strong> sicuro<br />
se ne tornerà a <strong>di</strong>scutere. E poi,<br />
il nostro presidente della Regione<br />
dovrà pensare anche a fare i conti<br />
prima con i suoi amici <strong>di</strong> partito e<br />
poi dovrà ponderare bene le scelte<br />
per affidare il suo partito nelle altre<br />
Regioni del Sud. Per quanto riguarda<br />
gli amici <strong>di</strong> casa MPA, in Sicilia,<br />
si registrano fermenti<br />
e lotte intestine.<br />
Ve<strong>di</strong> il caso Lino<br />
Leanza. Anche se<br />
adesso è stato accontentato<br />
con la carica<br />
<strong>di</strong> assessore,<br />
l’ex capo gruppo<br />
MPA alla Regione,<br />
ultimamente ne ha<br />
creati <strong>di</strong> problemi, e<br />
non <strong>di</strong> poco conto.<br />
Nelle ultime elezioni<br />
comunali il neo<br />
assessore regionale<br />
ai Beni culturali è<br />
andato contro corrente<br />
ed in contrapposizione allo<br />
stesso movimento <strong>di</strong> cui fa parte.<br />
Non <strong>di</strong>mentichiamo quello che ha<br />
combinato ad Acireale: la sua corrente<br />
<strong>di</strong> partito è andata ad allearsi<br />
con il can<strong>di</strong>dato sindaco uscente<br />
Garozzo, entrando in competizione<br />
con il MPA ufficiale che aveva un<br />
can<strong>di</strong>dato sindaco proprio e cioè il<br />
collega dell’Ars, D’Agostino, sostenuto<br />
dal gruppo che fa capo al senatore<br />
Giovanni Pistorio.<br />
Manovre incre<strong>di</strong>bili, ma vere e<br />
consolidate nel tempo, visto che due<br />
anni fa, sempre Lino Lenza, fece le<br />
medesime scelte con le elezioni comunali<br />
<strong>di</strong> Belpasso: Alleanza del<br />
Gruppo Leanza (scusate il bisticcio<br />
<strong>di</strong> parole) con l’allora sindaco del<br />
PDL Papale, parte prima, e contro il<br />
gruppo del MPA che sosteneva l’altro<br />
can<strong>di</strong>dato sindaco Santo Pulvirenti,<br />
in quota ad Alleanza Siciliana<br />
<strong>di</strong> Nello Musumeci, con l’avallo <strong>di</strong><br />
Raffaele Lombardo. E Lombardo in<br />
questo è uno sciamano, un capo carismatico<br />
che riesce a non creare<br />
traumi tra i suoi fedelissimi.<br />
Chissà? Cavalcare una tigre o un<br />
asino, per raggiungere la meta del<br />
piccolo o grande potere politico,<br />
non fa poi tanta <strong>di</strong>fferenza!<br />
<strong>La</strong> <strong>di</strong>fferenza <strong>nella</strong> scelta delle vie<br />
alternative, <strong>nella</strong> terra <strong>dei</strong> gattopar<strong>di</strong>,<br />
potrebbe non suscitare scandali o<br />
adombramenti, ma al <strong>di</strong> là dello<br />
Stretto potrebbe proiettare un’im-<br />
“Perché l’in<strong>di</strong>pendenza è il <strong>di</strong>ritto<br />
fondamentale <strong>dei</strong> Siciliani?”<br />
“Perché la Sicilia non ha mai rinunciato<br />
al <strong>di</strong>ritto imprescrittibile della sua<br />
nazionalità e in<strong>di</strong>pendenza che rimonta<br />
al 12° secolo”<br />
Dal Dialogo <strong>dei</strong> Vivi <strong>di</strong> Luigi Tomeucci<br />
magine poco e<strong>di</strong>ficante e non con<strong>di</strong>visibile.<br />
Ma il fine <strong>di</strong> Lombardo è<br />
tutt’altra cosa: fare attecchire un<br />
movimento politico che proponga<br />
l’interesse territoriale, non succube<br />
del centralismo partitico, per garantire<br />
alla gente la vivibilità nel proprio<br />
tessuto sociale, tanto è vero che<br />
la Lega per il nord è un valido<br />
esempio da imitare.<br />
Fino ad un certo punto, <strong>di</strong>cono in<br />
molti, perché dovranno essere garantite<br />
le peculiarità <strong>di</strong> una <strong>società</strong><br />
civile, come il rispetto delle varie<br />
culture e della giusta ospitalità <strong>di</strong><br />
una terra che si trova al centro del<br />
Me<strong>di</strong>terraneo.<br />
Non si può certo <strong>di</strong>menticare la<br />
storia, specie quella delle emigrazioni<br />
del popolo nor<strong>di</strong>sta fino al<br />
1860, anno che segnò l’annessione<br />
del Sud ad una Italia “unita” che<br />
servì solo a garantire lo sviluppo<br />
economico <strong>dei</strong> popoli del nord e a<br />
portare la fame e la misera nel sud e<br />
a proiettare nel Nuovo Continente<br />
d’oltre oceano eso<strong>di</strong> infiniti per un<br />
secolo e mezzo <strong>di</strong> emigrati siciliani<br />
e dell’intero Sud.<br />
Non si può continuare a fare politica<br />
senza imporre il ripristino degli<br />
equilibri <strong>di</strong> sviluppo economico tra<br />
Nord e Sud. Se no, tanto vale che la<br />
Sicilia torni ad essere Nazione come<br />
lo fu in passato. I siciliani, in buona<br />
parte <strong>di</strong> quel periodo, <strong>di</strong>edero prova<br />
<strong>di</strong> potersi dare un governo democratico<br />
in uno<br />
stato multiet-<br />
nico grazie ad<br />
una classe <strong>di</strong>rigentesiciliana,<br />
colta, preparata<br />
e all’avanguar<strong>di</strong>a<br />
(per quei tempi)<br />
in uno Stato<br />
siciliano organizzatomodernamente.<br />
Se ci avessero<br />
fatto stu<strong>di</strong>are<br />
a scuola<br />
la vera storia<br />
del popolo siciliano (invece d’inculcare<br />
<strong>nella</strong> mente <strong>dei</strong> nostri giovani<br />
che noi siciliani siamo stati solo e<br />
soltanto “dominati” da popoli <strong>di</strong><br />
passaggio) tutti saremmo nelle con<strong>di</strong>zioni<br />
<strong>di</strong> poter “affiancare” Lombardo<br />
che ha fra le mani un progetto<br />
politico non <strong>di</strong> poco conto; e a Roma<br />
è bene che ci vada per riunire i<br />
rappresentanti politici regionali a lui<br />
vicini, ovvero quelli che hanno già<br />
dato prova <strong>di</strong> impegno politico con<strong>di</strong>viso,<br />
ma anche per un altro motivo:<br />
far prestare agli stessi giuramento<br />
<strong>di</strong> impegno politico in via del Tritone,<br />
nel luogo preciso dove nel<br />
1595 venne eretta, ad opera della<br />
Nazione Sicilia, la chiesa <strong>di</strong> santa<br />
Maria dell’Itria, <strong>nella</strong> cui cuspide<br />
era scritto “Proprietas Siculorum”.<br />
30 Luglio 2009 <strong>La</strong> <strong>Voce</strong> dell’Isola n. 11~14
Anche il Ministero degli Interni aggrava la precaria situazione generale del capoluogo<br />
Abbandonata dallo Stato?<br />
Catania città senza Prefetto<br />
<strong>di</strong> ANTONIO CURRÒ<br />
Credo che nessuno ricor<strong>di</strong> un<br />
periodo così lungo in cui la<br />
città <strong>di</strong> Catania sia rimasta<br />
senza Prefetto.<br />
Già gli amministratori comunali,<br />
da <strong>di</strong>verso tempo, hanno abituato i<br />
citta<strong>di</strong>ni catanesi a situazioni a <strong>di</strong>r<br />
poco imbarazzanti. Sono accaduti<br />
fatti amministrativi gravissimi che<br />
la città etnea non aveva mai registrato<br />
e che l’hanno trascinata alla<br />
ribalta delle cronache nazionali ed<br />
estere con commenti non solo poco<br />
lusinghieri ma deleteri per l’attività<br />
turistico-commerciale degli operatori<br />
del settore, senza contare la vergogna<br />
che chi è catanese prova<br />
quando si confronta con altre realtà.<br />
Non bastavano quin<strong>di</strong> lo sta<strong>di</strong>o<br />
“Massimino” in mano ai delinquenti,<br />
gli oggetti d’arte e i <strong>di</strong>pinti sottratti<br />
alle collezioni civiche, il <strong>di</strong>ssesto<br />
finanziario comunale, la mortadella<br />
in Parlamento ed altre vergogne<br />
simili, adesso anche il Ministero<br />
degli Interni contribuisce ad aggravare<br />
la già precaria situazione<br />
generale della città.<br />
Catania è senza Prefetto dal febbraio<br />
<strong>di</strong> quest’anno. Ormai sono trascorsi<br />
sei mesi da quando il dott.<br />
Giovanni Finazzo ha lasciato via<br />
Prefettura per raggiunti limiti <strong>di</strong> età;<br />
e quin<strong>di</strong> non si può <strong>di</strong>re che il Ministero<br />
sia stato colto <strong>di</strong> sorpresa.<br />
È vero che la Prefettura non è abbandonata<br />
a se stessa, tuttavia, le<br />
gran<strong>di</strong> capacità e la de<strong>di</strong>zione del<br />
Prefetto Vicario, <strong>dei</strong> Viceprefetto e<br />
<strong>dei</strong> Dirigenti che con la loro eccellente<br />
professionalità danno la necessaria<br />
continuità alle attività, non<br />
possono sostituire l’efficacia della<br />
figura autorevole del Prefetto che si<br />
deve assume la responsabilità <strong>di</strong> decisioni<br />
non delegabili; senza contare<br />
l’immagine che da <strong>di</strong> se una città<br />
senza questa importantissima pe<strong>di</strong>na.<br />
Il Prefetto rappresenta il Governo<br />
a livello provinciale ed è autorità<br />
provinciale <strong>di</strong> pubblica sicurezza.<br />
Esercita tutte le funzioni dell'amministrazione<br />
periferica dello Stato<br />
non espressamente conferite ad altri<br />
Uffici e vigila sulle Autorità amministrative<br />
operanti <strong>nella</strong> provincia e<br />
vi si sostituisce, in caso <strong>di</strong> urgente<br />
necessità, adottando le misure del<br />
caso per mezzo delle or<strong>di</strong>nanze<br />
d’urgenza. Nella qualità <strong>di</strong> Autorità<br />
provinciale <strong>di</strong> pubblica sicurezza, il<br />
Prefetto ha la responsabilità dell'or<strong>di</strong>ne<br />
e della sicurezza pubblica, presiede<br />
il Comitato provinciale per<br />
l'or<strong>di</strong>ne e la sicurezza pubblica, e<br />
coor<strong>di</strong>na le Forze <strong>di</strong> Polizia.<br />
Ma non solo. <strong>La</strong> molteplicità e la<br />
varietà delle competenze impegna il<br />
Prefetto nei più <strong>di</strong>sparati campi che<br />
vanno dal "sociale" e dalla protezione<br />
civile alla tutela della sicurezza,<br />
non sottovalutando la complessa<br />
opera tesa a rafforzare le intese e la<br />
cooperazione tra il tessuto amministrativo<br />
statale periferico e tra questo<br />
ed il sistema <strong>dei</strong> poteri e delle<br />
autonomie locali.<br />
Il Prefetto svolge dunque il delicato<br />
ed importante compito, e la sua<br />
assenza ha suscitato e suscita la giusta<br />
preoccupazione <strong>di</strong> tutte le componenti<br />
sane della città in quanto a<br />
Catania c’è un allarme sicurezza. <strong>La</strong><br />
città è nuovamente sotto l’attacco<br />
vero e proprio <strong>di</strong> bande <strong>di</strong> delin-<br />
Sembra confermarsi<br />
la <strong>di</strong>ffusa sensazione<br />
che la congrega<br />
della peggiore politica<br />
che questa città abbia<br />
mai avuto vuole<br />
che essa resti priva<br />
<strong>di</strong> un’importante<br />
figura istituzionale<br />
e abbandonata<br />
nelle loro mani<br />
quenti che per interi pomeriggi si<br />
appropriano della città. Negli ultimi<br />
tempi da ogni parte giungono segnali<br />
<strong>di</strong> gravi e preoccupanti violazioni<br />
dell’or<strong>di</strong>ne pubblico. Sono aumentati<br />
rapine e scippi anche a danno<br />
(episo<strong>di</strong>o gravissimo e inaccettabile)<br />
<strong>di</strong> alcuni turisti. Dati ancora più<br />
preoccupanti in una città come Catania<br />
dove non è pensabile che <strong>di</strong>etro<br />
l’impennata <strong>dei</strong> reati <strong>di</strong> strada<br />
non ci sia la criminalità organizzata.<br />
Diversi sono stati gli appelli al<br />
Ministro dell’Interno, Maroni, perché<br />
è inammissibile che da sei mesi<br />
a Catania non ci sia un nuovo Prefetto.<br />
L’Associazione Antiracket Antiusura<br />
Etnea (ASAAE) ha lanciato un<br />
appello al Presidente della Repubblica<br />
e allo stesso Ministro dell'Interno<br />
affinché “si faccia imme<strong>di</strong>ata<br />
chiarezza e si nomini a Prefetto <strong>di</strong><br />
Catania una persona al <strong>di</strong> sopra delle<br />
parti”.<br />
“Con l'aumento delle denunce siamo<br />
testimoni <strong>di</strong> una timida inversione<br />
<strong>di</strong> rotta <strong>nella</strong> coscienza <strong>dei</strong> citta<strong>di</strong>ni<br />
- osserva il presidente dell'Associazione<br />
Antiracket Antiusura Et-<br />
Giovanni Finazzo, l’ultimo prefetto <strong>di</strong> Catania<br />
Palazzo Minoriti a Catania, sede della Prefettura<br />
nea - ma assistiamo al superlavoro<br />
della Prefettura e siamo convinti che<br />
la legalità a Catania non possa più<br />
restare senza spina dorsale. Il nostro<br />
è un esercito senza comandante, non<br />
arren<strong>di</strong>amoci proprio adesso”.<br />
Gli impren<strong>di</strong>tori si rivolgono a<br />
Confesercenti. Sono preoccupati e<br />
chiedono che le autorità competenti<br />
intervengano per contenere il fenomeno.<br />
Confesercenti a sua volta rilancia<br />
l’allarme sicurezza in città,<br />
asserendo che è scandaloso che in<br />
una città come Catania, in cui l’illegalità<br />
regna sovrana, non ci sia ancora<br />
un Prefetto autorevole. Anche<br />
la microcriminalitàpreoccupa<br />
la Confesercenti.Aumentano<br />
i furti nei<br />
magazzini e nei<br />
cantieri, gli atti<br />
<strong>di</strong> vandalismo e<br />
Roberto Maroni, ministro dell’Interno<br />
i furti <strong>di</strong> automezzi, al punto che gli<br />
impren<strong>di</strong>tori etnei percepiscono la<br />
sicurezza come il primo <strong>dei</strong> problemi<br />
da affrontare e l’associazione<br />
chiede all’amministrazione comunale<br />
<strong>di</strong> intensificare i controlli sul territorio<br />
con risorse umane e mezzi<br />
adeguati, nonostante il Governo abbia<br />
assegnato squadre <strong>di</strong> soldati anche<br />
alla città <strong>di</strong> Catania per affiancare<br />
poliziotti e carabinieri nei <strong>servizi</strong><br />
<strong>di</strong> controllo del territorio.<br />
Inoltre occorre che l’amministrazione<br />
si impegni a sostenere l’installazione<br />
<strong>di</strong> apparecchiature <strong>di</strong> sorveglianza<br />
e migliorare l’illuminazione<br />
pubblica. È necessario che impren<strong>di</strong>tori<br />
e citta<strong>di</strong>ni collaborino segnalando<br />
tutte le situazioni che possano<br />
aiutare le autorità competenti.<br />
Il capogruppo del Movimento per<br />
l'Autonomia al Consiglio comunale<br />
<strong>di</strong> Catania, Salvo Di Salvo, ha inviato<br />
una lettera al responsabile del<br />
Viminale <strong>nella</strong> quale ha espresso<br />
preoccupazione per "la <strong>di</strong>fficile situazione<br />
economica, occupazionale<br />
e sociale in cui versa il capoluogo<br />
etneo".<br />
L'esponente autonomista ha rivolto<br />
poi un appello al Ministro affinché<br />
"venga nominato in tempi brevi<br />
il nuovo prefetto <strong>di</strong> Catania poiché<br />
il contrasto alla criminalità e il sostegno<br />
alle fasce più deboli della<br />
popolazione, le cui <strong>di</strong>fficili con<strong>di</strong>zioni<br />
sociali sfociano spesso in pro-<br />
Politica 5<br />
testa, richiedono la presenza del<br />
presi<strong>di</strong>o prefettizio nei suoi pieni<br />
poteri a <strong>di</strong>fesa della legalità.<br />
Nel mese <strong>di</strong> Aprile il consigliere<br />
comunale, Puccio <strong>La</strong> Rosa, aveva<br />
presentato in commissione “sicurezza<br />
e legalità” il suo progetto in grado<br />
<strong>di</strong> dare la prima e concreta risposta<br />
alla richiesta <strong>di</strong> sicurezza <strong>dei</strong> citta<strong>di</strong>ni.<br />
Il progetto prevede, accanto alle<br />
sanzioni penali e amministrative vigenti,<br />
l’introduzione <strong>di</strong> sanzioni pecuniarie,<br />
che variano da cinquanta a<br />
settecento euro, comminate per scoraggiare<br />
il bullismo, la prostituzione<br />
su strada, l’occupazione illecita <strong>di</strong><br />
suolo pubblico e l’abusivismo commerciale,<br />
il deturpamento <strong>dei</strong> luoghi<br />
pubblici. L’attuazione del progetto<br />
<strong>La</strong> Rosa presuppone “la definizione<br />
<strong>di</strong> nuovi criteri <strong>di</strong> controllo del territorio<br />
fra le forze dell’or<strong>di</strong>ne, la realizzazione<br />
<strong>di</strong> squadre interforze e<br />
della centrale unica operativa per<br />
l’emergenza sicurezza, l’in<strong>di</strong>viduazione<br />
<strong>di</strong> un fondo per contrastare la<br />
<strong>di</strong>spersione scolastica e prevenire la<br />
devianza minorile”.<br />
Cosa ne è stato <strong>di</strong> quel progetto?<br />
Quante <strong>di</strong> quelle proposte sono state<br />
attuate intanto che la microcriminalità<br />
cresce a Catania?<br />
Che fine ha fatto il patto per “Catania<br />
sicura” del 2007, de<strong>di</strong>cato all'ispettore<br />
<strong>di</strong> polizia Filippo Raciti, e<br />
firmato dall’ex viceministro dell'Interno<br />
Marco Minniti, dall’ex sindaco<br />
<strong>di</strong> Catania, Umberto Scapagnini,<br />
dall’ex presidente della Provincia,<br />
Raffaele Lombardo, e dall’ex prefetto<br />
Anna Maria Cancellieri?<br />
Il Sindaco Stancanelli però faccia<br />
oggi la sua parte. Non è concepibile<br />
che una or<strong>di</strong>nanza come quella che<br />
vieta la ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> alcolici ai minorenni<br />
venga puntualmente <strong>di</strong>sattesa.<br />
Guardando alle zone limitrofe alla<br />
Fiera, Catania appare una città del<br />
terzo mondo, il corso Sicilia, quello<br />
che una volta era il salotto <strong>di</strong> Catania,<br />
trasformato in una casbah dagli<br />
ambulanti e dalla sporcizia (i portici<br />
settentrionali tappezzati da manifesti<br />
e maleodoranti <strong>di</strong> urina). Ma<br />
l’amministrazione sembra non vedere.<br />
Al Sindaco viene chiesto <strong>di</strong> fare<br />
quanto è in suo potere, prendendo<br />
decisioni concrete per affrontare<br />
l’emergenza e fare sentire subito la<br />
presenza del Corpo <strong>dei</strong> Vigili Urbani<br />
in città. Occorre migliorare significativamente<br />
anche la presenza delle<br />
forze <strong>di</strong> polizia locale sul territorio.<br />
Quali possono essere i motivi per<br />
cui non si è ancora provveduto ad<br />
una nomina per la sostituzione annunciata<br />
<strong>di</strong> un Prefetto che va in<br />
pensione? Che nessuno abbia voglia<br />
<strong>di</strong> sedersi su una poltrona che scotta?<br />
Oppure dobbiamo pensare (cosa<br />
più probabile) che i “notabili” <strong>di</strong><br />
Catania non riescano a mettersi<br />
d’accordo su un nome che sia <strong>di</strong><br />
gra<strong>di</strong>mento alle loro fazioni, e che<br />
finora non siano stati in grado <strong>di</strong><br />
scegliere fra i papabili una figura da<br />
segnalare a Silvio (visto che il Ministro<br />
non sembra avere voce in capitolo<br />
nelle regioni del sud) confermando<br />
la <strong>di</strong>ffusa sensazione che la<br />
congrega della peggiore politica che<br />
questa città abbia mai avuto vuole<br />
che essa resti priva <strong>di</strong> un’importante<br />
figura istituzionale e abbandonata<br />
nelle loro mani.<br />
<strong>La</strong> <strong>Voce</strong> dell’Isola n. 11~14 30 Luglio 2009
6<br />
Politica<br />
Il mercato del lavoro privo <strong>di</strong> prospettive ha finito con l’indebolire la sicurezza <strong>di</strong> ogni <strong>di</strong>pendente<br />
<strong>La</strong> piaga del precariato<br />
nata dall’assistenzialismo<br />
<strong>di</strong> ERNESTO GIRLANDO<br />
Si sa come vanno le cose nel<br />
nostro Paese. Si introduce una<br />
misura al fine <strong>di</strong> dare risposte<br />
a una domanda, poniamo il caso<br />
della richiesta <strong>di</strong> occupazione, e ci<br />
ritroviamo a dovere fronteggiare fenomeni<br />
degenerativi come quello<br />
<strong>dei</strong> contratti cosiddetti atipici: parttime,<br />
contratti a termine, lavoro parasubor<strong>di</strong>nato.<br />
Una drammatica realtà<br />
che angustia centinaia <strong>di</strong> migliaia<br />
<strong>di</strong> lavoratori italiani in stato <strong>di</strong><br />
insicurezza perenne, mancanti <strong>di</strong><br />
ogni tutela, senza accesso ai meccanismi<br />
<strong>di</strong> anzianità, Tfr e trattamento<br />
previdenziale, malpagati, vessati e<br />
compressi nei loro <strong>di</strong>ritti all’interno<br />
degli schemi del mercato del lavoro.<br />
Una trage<strong>di</strong>a che riguarda, secondo<br />
le recenti stime del Ministero della<br />
Funzione pubblica, 40.000 lavoratori<br />
nel solo settore pubblico. Ripeto:<br />
solo settore pubblico. Di questi<br />
40.000, l’80% sono al Sud e ben<br />
20.000 lavoratori con contratti atipici,<br />
la metà della somma nazionale,<br />
sono in forza alla Regione Sicilia.<br />
Se si considera che regioni come la<br />
Lombar<strong>di</strong>a e il <strong>La</strong>zio non hanno <strong>di</strong>pendenti<br />
con contratti a termine, ci<br />
si fa un’idea della <strong>di</strong>mensione e della<br />
drammaticità del fenomeno siciliano.<br />
E se poi si tiene pure conto<br />
che <strong>di</strong> questi 20.000 non tutti hanno<br />
concrete speranze <strong>di</strong> ottenere un<br />
contratto a tempo indeterminato, si<br />
capisce ancor <strong>di</strong> più che il fenomeno<br />
sta per esplodere in tutta la sua<br />
impressionante complicatezza.<br />
Lo si è detto infinite volte che la<br />
piaga del precariato è figlia <strong>di</strong> un retroterra<br />
assistenzialistico e parassitario,<br />
dal quale hanno tratto, per decenni,<br />
benefici elettorali e costruito<br />
carriere e scalate al potere centinaia<br />
<strong>di</strong> politici che hanno pilotato e alimentato<br />
il fenomeno, finendo per<br />
acquisire una posizione <strong>di</strong> forza nei<br />
confronti <strong>di</strong> una fetta dell’elettorato<br />
ridotta all’arrendevolezza perché carente<br />
<strong>di</strong> certezze economiche e sociali.<br />
Succede spesso: si alimenta il<br />
bisogno per rendere le persone facilmente<br />
ricattabili e spingerle a votare<br />
chi sarà più convincente nel promettere<br />
la stabilizzazione o un nuovo<br />
contratto ancor peggiore rispetto al<br />
precedente. Insomma, il fondo del<br />
fondo <strong>di</strong> un malcostume che non<br />
cessa <strong>di</strong> stupire.<br />
Ovviamente anche nel settore privato<br />
le cose non vanno <strong>di</strong>versamente:<br />
una giungla <strong>di</strong> contratti atipici,<br />
<strong>di</strong>pendenti <strong>di</strong> piccole imprese appaltatrici<br />
e “terziste”, co.co.co., lavoratori<br />
a progetto, associati in partecipazione,<br />
false partite Iva, irregolari.<br />
Un esercito <strong>di</strong> precari che porta sulle<br />
proprie spalle fragili tutta la flessibilità<br />
<strong>di</strong> cui il sistema ha bisogno.<br />
A fronte dell’altra metà <strong>dei</strong> lavoratori<br />
italiani protetta dall’inamovibilità<br />
che genera inefficienza e spesso<br />
posizioni <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>ta inaccettabili.<br />
Sono le due facce, l’una conseguenza<br />
dell’altra, del mercato italiano<br />
del lavoro chiuso in un’impasse dalla<br />
quale è molto <strong>di</strong>fficile uscire: poco<br />
abituati come siamo, nel nostro<br />
Paese, al <strong>di</strong>battito pragmatico, si <strong>di</strong>scute<br />
sempre sulla base <strong>di</strong> convinzioni<br />
ideologiche e pregiu<strong>di</strong>ziali,<br />
chiusi all’innovazione, alla possibilità<br />
<strong>di</strong> ristrutturare nel suo complesso<br />
il mercato del lavoro e si finisce<br />
per indebolire la sicurezza <strong>di</strong> ogni<br />
A Comiso,<br />
a fronte <strong>di</strong> 200<br />
<strong>di</strong>pendenti<br />
<strong>di</strong> ruolo,<br />
si contano<br />
287 precari<br />
<strong>di</strong>pendente. Alitalia docet. Per anni<br />
si è impe<strong>di</strong>ta la ristrutturazione e alla<br />
fine nessuno <strong>dei</strong> suoi <strong>di</strong>pendenti<br />
si è potuto considerare sicuro.<br />
Ma, come si <strong>di</strong>ce, al peggio non<br />
c’è fondo. Se dalle considerazione<br />
<strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne generale passiamo a realtà<br />
ancorché piccole ma concrete si<br />
scoprono cose dell’altro mondo. C’è<br />
un Comune, sicuramente unico nel<br />
suo genere, che sta vivendo, sempre<br />
sulla pelle <strong>dei</strong> più deboli, un’incre<strong>di</strong>bile<br />
vicenda <strong>di</strong> precariato sconfinante<br />
oltre ogni <strong>di</strong>mensione immaginabile.<br />
È un Comune noto per altre<br />
vicende <strong>di</strong> ben altra portata e valenza,<br />
quello <strong>di</strong> Comiso, che in que-<br />
ste incerte giornate <strong>di</strong> inizio estate<br />
scrive una delle pagine più stupefacenti<br />
della sua storia. Un Comune <strong>di</strong><br />
29.000 abitanti che conta un primato:<br />
287 precari tra ex Asu e contrattisti<br />
atipici. Un record nazionale, se<br />
si calcola che, me<strong>di</strong>amente, ogni<br />
Comune italiano conta duecento <strong>di</strong>pendenti<br />
<strong>di</strong> ruolo e una settantina <strong>di</strong><br />
precari. A Comiso, a fronte <strong>di</strong> duecento<br />
<strong>di</strong>pendenti <strong>di</strong> ruolo, si contano<br />
duecentottantasette precari. Di questi<br />
duecentottantasette, novantotto<br />
sono “ex articolisti” che, bontà<br />
dell’amministrazione, accederanno<br />
dal mese prossimo ai ruoli dell’Ente<br />
con contratto a tempo indetermina-<br />
to. Per gli altri centottantanove il<br />
cerchio si chiude.<br />
Assunti a vario titolo nei precedenti<br />
<strong>di</strong>eci anni <strong>di</strong> giunta <strong>di</strong> centrosinistra<br />
capeggiata da Di Giacomo,<br />
si trovano a fare i conti con la dura<br />
realtà finanziaria dell’Ente, sull’anemico<br />
bilancio del quale pesano<br />
per una cifra che si aggirerebbe intorno<br />
ai due milioni <strong>di</strong> euro annui.<br />
Effettivamente troppo. Il nuovo sindaco,<br />
Giuseppe Alfano, a capo <strong>di</strong><br />
una coalizione <strong>di</strong> centrodestra, ha<br />
assunto da tempo l’impegno <strong>di</strong> risolvere<br />
la vicenda ponendo fine al<br />
precariato e procedendo alla stabilizzazione,<br />
evitando però <strong>di</strong> derogare<br />
a due principi a suo <strong>di</strong>re sacrosanti:<br />
la con<strong>di</strong>zione economica del<br />
Comune e la meritocrazia. Parole<br />
d’or<strong>di</strong>ne: stabilizzare un numero <strong>di</strong><br />
precari aventi <strong>di</strong>ritto sì, ma limitatamente<br />
alle possibilità finanziarie<br />
dell’Ente; procedere, per il resto, ai<br />
concorsi pubblici al fine <strong>di</strong> completare<br />
l’organico. Tutti i contratti in<br />
scadenza – l’ultimo scaglione il 30<br />
giugno – non verranno rinnovati,<br />
dopo<strong>di</strong>ché si procederà alla selezione.<br />
Voci non ufficiali parlano <strong>di</strong><br />
40/50 lavoratori atipici che verranno<br />
immessi nei ruoli del Comune. Per<br />
gli altri si apre la drammatica prospettiva<br />
della <strong>di</strong>soccupazione.<br />
Ancor più drammatica se si considera<br />
la crisi che la città vive. Crisi<br />
del comparto agricolo che sta producendo<br />
a sua volta un gran numero<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupati. Fortissime <strong>di</strong>fficoltà<br />
del settore lapideo, un settore car<strong>di</strong>ne<br />
nell’economia della zona, per<br />
una drastica riduzione delle commesse<br />
che ha portato decine <strong>di</strong> imprese<br />
a licenziare o porre in cassa<br />
integrazione i propri <strong>di</strong>pendenti.<br />
Gravi tensioni nel settore dell’e<strong>di</strong>lizia,<br />
che dopo anni <strong>di</strong> sviluppo anche<br />
in questo caso allegro e incontrollato,<br />
vede un calo del 50%. Insomma,<br />
tempi duri che hanno trasformato<br />
paradossalmente il Comune <strong>nella</strong><br />
più grande azienda del territorio.<br />
E non è un caso <strong>nella</strong> storia secolare<br />
<strong>di</strong> questo Ente. Da sempre, <strong>nella</strong><br />
lunga tra<strong>di</strong>zione popolare, democratica<br />
che ha caratterizzato la città<br />
<strong>di</strong> Comiso, l’Amministrazione comunale<br />
è stata impegnata <strong>nella</strong> <strong>di</strong>fesa<br />
del lavoro. Dalle lotte conta<strong>di</strong>ne<br />
degli anni Cinquanta, alle storiche<br />
agitazioni degli scalpellini e <strong>dei</strong><br />
braccianti della metà degli anni Cinquanta<br />
e degli inizi degli anni Sessanta.<br />
Nel corso della grave crisi <strong>dei</strong> due<br />
complessi industriali “<strong>La</strong> Teverina”<br />
e l’ “Osef”, negli anni Sessanta, che<br />
portò al licenziamento <strong>di</strong> un centinaio<br />
<strong>di</strong> lavoratori e, poi, costantemente<br />
in tante altre <strong>di</strong>fficili circostanze.<br />
Il Comune ha rappresentato<br />
sempre un baluardo salvifico nei<br />
momenti drammatici.<br />
Le precedenti amministrazioni<br />
non sono aliene da colpe. Anni <strong>di</strong><br />
sperpero del denaro pubblico, <strong>di</strong> assunzioni<br />
facili, <strong>di</strong> ingrossamento<br />
delle clientele elettorali, <strong>di</strong> occasioni<br />
volutamente perdute per stabilizzare<br />
almeno una parte <strong>dei</strong> precari.<br />
<strong>La</strong> nuova amministrazione ere<strong>di</strong>ta<br />
una situazione obiettivamente <strong>di</strong>fficile<br />
ma non può non tener conto <strong>di</strong><br />
un contesto economico ed occupazionale<br />
drammatico. Nel mezzo<br />
centottantanove persone preoccupate<br />
e incerte del loro destino. Probabilmente<br />
a pagare per tutti.<br />
30 Luglio 2009 <strong>La</strong> <strong>Voce</strong> dell’Isola n. 11~14
A Trapani appena il 34% <strong>di</strong> presenza femminile sul posto <strong>di</strong> lavoro<br />
Pari opportunità, nuovi strumenti<br />
contro tutte le <strong>di</strong>scriminazioni<br />
<strong>di</strong> ALESSANDRO DE BARTOLOMEO<br />
Pari Opportunità e lavoro, non<br />
sempre un binomio che cammina<br />
sui binari della semplicità in<br />
una terra <strong>di</strong>fficile e ricca <strong>di</strong> contrad<strong>di</strong>zioni<br />
come la nostra.<br />
Il legislatore ha comunque previsto<br />
gli strumenti idonei e lo ha fatto istituendo<br />
con la legge 125/91 e successive<br />
mo<strong>di</strong>fiche ed integrazioni, una<br />
figura istituzionale che svolge un<br />
compito delicatissimo e spesso poco<br />
conosciuto: quello delle Consigliere<br />
o <strong>dei</strong> Consiglieri <strong>di</strong> Parità. Una organizzazione<br />
capillare <strong>di</strong>ffusa su tutto il<br />
territorio italiano, che vede anche in<br />
Sicilia una consigliera in ogni capoluogo<br />
<strong>di</strong> provincia, ed una Consigliera<br />
Regionale.<br />
Una strutturazione non apicale, e le<br />
cui nomine avvengono da parte del<br />
Ministero delle Pari Opportunità. Vari<br />
i compiti istituzionali, tra le quali<br />
mettere in atto tutte quelle azioni finalizzate<br />
alla promozione e <strong>di</strong>ffusione<br />
delle tematiche concernenti le<br />
pari opportunità, ma anche vigilanza<br />
e azione sul rispetto del principio <strong>di</strong><br />
non <strong>di</strong>scriminazione, e intervento<br />
nelle situazioni <strong>di</strong> squilibrio <strong>di</strong><br />
genere sui luoghi <strong>di</strong> lavoro. In aggiunta<br />
inoltre, sostegno <strong>dei</strong> lavoratori<br />
che hanno subito una <strong>di</strong>scriminazione<br />
nell’accesso al lavoro o ai<br />
corsi <strong>di</strong> formazione, nello sviluppo<br />
della carriera o nel livello <strong>di</strong> retribuzione,<br />
che hanno avuto <strong>di</strong>fficoltà<br />
a vivere serenamente maternità e lavoro<br />
o che siano stati licenziati perchè<br />
donne.<br />
Il Consigliere <strong>di</strong> Parità ha facoltà<br />
<strong>di</strong> promuovere e sostenere azioni in<br />
giu<strong>di</strong>zio (in<strong>di</strong>viduali e collettive) nei<br />
casi <strong>di</strong> rilevata <strong>di</strong>scriminazione basata<br />
sul sesso, e <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare procedure<br />
efficaci per la rimozione delle<br />
<strong>di</strong>scriminazioni e delle situazioni <strong>di</strong><br />
squilibrio <strong>di</strong> genere sui luoghi <strong>di</strong> lavoro<br />
ricorredo innanzi al tribunale.<br />
Abbiamo posto alcune domande<br />
alla consigliera <strong>di</strong> Parità della provincia<br />
<strong>di</strong> Trapani dott.ssa Caterina Maria<br />
Peraino, con la stessa abbiamo voluto<br />
approfon<strong>di</strong>re alcuni aspetti legati alle<br />
tematiche che giornalmente tratta.<br />
Pari opportunità, due parole che<br />
prese separatamente, danno a<strong>di</strong>to<br />
a considerazioni opposte: quanto<br />
oggi vi è <strong>di</strong> parità e quanto <strong>di</strong> opportunità<br />
in Sicilia per l’acceso al<br />
mondo del lavoro per le donne?<br />
Chiara la risposta fornita dalla Consigliera:<br />
“Statistiche e stu<strong>di</strong> condotti<br />
<strong>La</strong> dottoressa Caterina Maria Peraino<br />
sanciscono la mancanza <strong>di</strong> parità tra<br />
uomini e donne tanto a livello <strong>di</strong> inserimento<br />
nel mondo del lavoro,<br />
quanto a livello <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziale salariale<br />
e <strong>di</strong> ascesa nelle carriere, <strong>nella</strong><br />
provincia <strong>di</strong> Trapani abbiamo appena<br />
il 34% <strong>di</strong> presenza femminile sul posto<br />
<strong>di</strong> lavoro, considerando che la me-<br />
<strong>di</strong>a nazionale è intorno al 56% in alcune<br />
zone del nord-est, e non tenendo<br />
conto della attuale crisi congiunturale,<br />
siamo decisamente lontani”.<br />
Le opportunità, non ci sono se<br />
vogliamo analizzare bene le due parole.<br />
Ma a cosa è dovuto secondo lei<br />
tutto ciò?<br />
“In Sicilia in particolare le donne<br />
sono più scolarizzate rispetto agli uomini,<br />
a livello formale le leggi in<br />
Italia ci sono e sono le migliori in<br />
Europa, dal punto <strong>di</strong> vista sostanziale<br />
non vengono applicate, se pensiamo<br />
al part-time ad esempio che dovrebbe<br />
essere uno strumento <strong>di</strong> conciliazione<br />
per le donne per poter badare oltre al<br />
lavoro anche gli impegni parentali,<br />
ma che viene utilizzato come strumento<br />
<strong>di</strong> reclutamento del personale<br />
e non come possibilità concessa al la-<br />
voratore in particolari momenti della<br />
sua vita lavorativa, succede sembra,<br />
ma non abbiamo a tal proposito denunce<br />
a corredo almeno in questo<br />
territorio, <strong>di</strong> uomini e donne che svolgono<br />
un lavoro in cui ad una busta<br />
paga corrisponda un pagamento con<br />
assegni che vengono scambiati regolarmente<br />
e poi resi per la metà, ecco,<br />
sono cose che purtroppo ci raccontiamo<br />
con Inps, o Ispettorato del <strong>La</strong>voro,<br />
ma vai a trovare chi denuncia,<br />
perché non c’è alternativa”.<br />
<strong>La</strong>voro e carriera oggi, più opportunità<br />
per le donne o per gli uomini?<br />
“Bisogna fare una certa <strong>di</strong>fferenza<br />
tra quello che è il settore pubblico e<br />
quello privato, perché spesso il settore<br />
privato, oggi più che mai, non<br />
sono lavori full-time, o a tempo inde-<br />
A livello formale le leggi in Italia ci sono e sono le migliori<br />
d’Europa, ma dal punto <strong>di</strong> vista sostanziale non vengono applicate<br />
terminato, ecco le posizioni sono più<br />
delicate a quel punto si spera soprattutto<br />
<strong>di</strong> tenere il posto <strong>di</strong> lavoro più<br />
che fare carriera, ma a con<strong>di</strong>zioni<br />
migliori dove la donna che lavora in<br />
una grande azienda anche privata,<br />
che ha un contratto <strong>di</strong> lavoro a tempo<br />
indeterminato, si lavora full-time,<br />
dove l’azienda punta su <strong>di</strong> lei con la<br />
formazione, le opportunità <strong>di</strong> crescita<br />
ci sono ma non quanto l’uomo, perché<br />
purtroppo ci sono ancora <strong>dei</strong> retaggi<br />
culturali da parte del manage-<br />
Politica 7<br />
ment aziendale che puntano sul lavoratore<br />
uomo, perché il lavoratore uomo<br />
ha più tempo da de<strong>di</strong>care alla<br />
azienda e la donna vuoi o non vuoi<br />
prima o poi avrà il problema della<br />
maternità con le annesse assenze,<br />
cose che il datore <strong>di</strong> lavoro considera<br />
una seccatura, anche se poi non ha<br />
<strong>di</strong>fficoltà ad applicare la normativa.”<br />
Con la consigliera abbiamo inoltre<br />
accennato a due fenomeni latenti eppure<br />
presenti nel nostro tessuto sociale:<br />
il Mobbing e lo Stalking.<br />
Ma quali cifre e che dati rispetto<br />
a queste problematiche? Le abbiamo<br />
domandato.<br />
<strong>La</strong> risposta fornita è in linea: “Per<br />
quanto riguarda il mobbing e lo<br />
stalking, io ricevo molte persone in<br />
questi due settori soprattutto lavoranti<br />
nel privato, denunciando molestie<br />
soprattutto sul posto <strong>di</strong> lavoro,<br />
in genere il mobbing scaturisce dal<br />
rifiuto alla molestia, tu non ci stai e<br />
te la faccio pagare in svariati mo<strong>di</strong>,<br />
purtroppo ancora oggi manca una<br />
legge ad hoc sul mobbing, e i dati<br />
sono alquanto lacunosi, perché riuscire<br />
a <strong>di</strong>mostrare <strong>di</strong> essere vittime <strong>di</strong><br />
mobbing non è facile, perché potresti<br />
basarti sulle testimonianze, ma un<br />
collega o una collega pur con la solidarietà<br />
espressa, <strong>di</strong>fficilmente testimoniano<br />
per paura <strong>di</strong> perdere il loro<br />
posto <strong>di</strong> lavoro, manca essenzialmente<br />
nel mobbing la cultura della<br />
denuncia, a <strong>di</strong>fferenza dello stalking<br />
dove in base al decreto ultimo, ad esempio<br />
una volta in<strong>di</strong>viduato l’in<strong>di</strong>viduo<br />
molestatore lo si può fare prima<br />
ammonire giu<strong>di</strong>zialmente”.<br />
Oggi cosa non <strong>di</strong>cono le donne?<br />
“A mio modo <strong>di</strong> vedere, le donne<br />
non <strong>di</strong>cono <strong>di</strong> essere vittime <strong>di</strong> violenza,<br />
perché soprattutto prima <strong>di</strong><br />
acquisire quella consapevolezza che<br />
con tutto quello che alla fin fine si<br />
stà facendo a cominciare dal corso <strong>di</strong><br />
criminologia del 2008 alla presenza<br />
del prof. Mastronar<strong>di</strong> dell’Università<br />
<strong>La</strong> Sapienza <strong>di</strong> Roma, a cominciare<br />
da quello, la finalità che io personalmente<br />
avevo è quella <strong>di</strong> svegliare le<br />
coscienze, sensibilizzare le istituzioni<br />
sul tema, e sensibilizzare le donne<br />
che il più delle volte sono vittime e<br />
non sono consapevoli <strong>di</strong> esserlo,<br />
quello che non <strong>di</strong>cono e quello che<br />
non pensano sia sbagliato, dovuto<br />
soprattutto al tipo <strong>di</strong> cultura dominante<br />
che vede la donna sopportatrice,<br />
per me non è così, credo nel<br />
matrimonio, <strong>nella</strong> famiglia, ma nel<br />
rispetto delle regole e <strong>dei</strong> ruoli”.<br />
<strong>La</strong> <strong>Voce</strong> dell’Isola n. 11~14 30 Luglio 2009
8<br />
Politica<br />
Tante le ottime premesse del Consorzio, ma oggi l’Ateneo è sommerso dai debiti<br />
Le speranze dell’Università iblea<br />
stanno svanendo come neve al sole<br />
<strong>di</strong> ERNESTO GIRLANDO<br />
Le premesse erano ottime. Le<br />
speranze tante. Il progetto<br />
dell’Università degli iblei<br />
nacque, quin<strong>di</strong>ci anni or sono, nell’ottica<br />
<strong>di</strong> un’interlocuzione attiva<br />
con il territorio. Al momento della<br />
fondazione del Consorzio universitario<br />
ragusano, la speranza fu quella<br />
<strong>di</strong> far assurgere l’Ateneo a parte<br />
operante del territorio ibleo. Di trarre<br />
da esso quel patrimonio <strong>di</strong> conoscenze,<br />
<strong>di</strong> saperi, aderente alla locale<br />
realtà culturale e d’impresa, da<br />
porre al <strong>servizi</strong>o dello sviluppo anche<br />
economico della ferace terra del<br />
ragusano. Ma le aspettative e i progetti,<br />
pur speranzosi e nutriti dalle<br />
migliori intenzioni, si sa, sono solo<br />
una piccola parte della realtà e la realtà<br />
stessa è, a sua volta, una piccola<br />
parte <strong>di</strong> ciò che viviamo. L’Università<br />
iblea è stata, <strong>di</strong> fatto, un’altra<br />
cosa. Una piccola realtà universitaria<br />
simile a tante altre piccole realtà<br />
universitarie decentrate. Se vogliamo<br />
farla breve, un esamificio dove<br />
sistemare docenti in cattedra e assegnare<br />
qualche posto <strong>di</strong> sottogoverno.<br />
Nulla <strong>di</strong> più.<br />
Trascinatasi per anni tra mille <strong>di</strong>fficoltà,<br />
soprattutto economiche, riflesso<br />
delle croniche <strong>di</strong>fficoltà finanziarie<br />
degli enti locali che compongono<br />
l’assetto societario del<br />
Consorzio, al primo vero scossone è<br />
andata giù. L’e<strong>di</strong>ficio è crollato ingloriosamente,<br />
all’ennesimo mancato<br />
pagamento delle quote che, secondo<br />
le varie convenzioni stipulate<br />
il Consorzio si impegna a versare<br />
all’Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Catania.<br />
Ma la vicenda è complessa e non<br />
priva <strong>di</strong> colpi <strong>di</strong> scena. Tutto ha inizio<br />
nel corso della seduta del Senato<br />
accademico etneo del 23 marzo<br />
scorso che delibera <strong>di</strong> non attivare<br />
per l’Anno accademico 2009/2010<br />
il nuovo ciclo <strong>dei</strong> corsi <strong>di</strong> laurea <strong>di</strong><br />
Ragusa in mancanza del pagamento<br />
degli importi dovuti entro il 31<br />
maggio. Il Consorzio si impegna<br />
fragorosamente a procedere in breve<br />
ai pagamenti, “ovvero a fornire idonea<br />
garanzia”. Tutto sembra procedere<br />
per il meglio quando arriva il<br />
primo colpo <strong>di</strong> scena: il 5 giugno la<br />
pubblicazione del Manifesto degli<br />
Stu<strong>di</strong>, sancito da un decreto rettorale,<br />
cancella <strong>di</strong> fatto i corsi decentrati.<br />
Ragusa subisce il danno maggiore<br />
con il blocco delle immatricolazioni<br />
al primo anno delle quattro facoltà<br />
con sede nel capoluogo: Lingue,<br />
Giurisprudenza, Agraria, Me<strong>di</strong>cina<br />
e Chirurgia. Potranno continuare<br />
i corsi per gli altri anni fino ad<br />
esaurimento. Ancora peggio per le<br />
facoltà <strong>di</strong> Scienze del Governo e<br />
dell’Amministrazione con sede a<br />
Mo<strong>di</strong>ca e Informatica applicata con<br />
sede a Comiso, che, secondo il Manifesto<br />
degli Stu<strong>di</strong>, tornano in toto a<br />
Catania dove saranno completati i<br />
corsi già a partire dal prossimo anno<br />
accademico. Un vero colpo <strong>di</strong> spugna<br />
che cancella il futuro dell’Università<br />
in provincia <strong>di</strong> Ragusa.<br />
Ma come si è arrivati a questa<br />
drastica decisione degli organi <strong>di</strong><br />
governo dell’Ateneo catanese? <strong>La</strong><br />
questione covava da tempo e, come<br />
capita <strong>di</strong> solito, non è chiara fino in<br />
fondo. Almeno non sono chiare le<br />
colpe e il rimpallo delle responsabilità<br />
non facilita la comprensione.<br />
Da una parte c’è la politica – come<br />
sempre purtroppo – con le sue<br />
fosche e farraginose cattive abitu<strong>di</strong>-<br />
ni, dall’altra un sistema accademico<br />
che batte evidentemente ritmi e logiche<br />
<strong>di</strong>verse. Da una parte c’è un<br />
Consorzio universitario che ha come<br />
soci la Provincia e i Comuni <strong>di</strong><br />
Ragusa, Comiso, Vittoria e Mo<strong>di</strong>ca,<br />
con un consiglio <strong>di</strong> amministrazione<br />
al quale si accede attraverso nomine<br />
che non contemplano parametri <strong>di</strong><br />
competenza, <strong>di</strong> prestigio culturale,<br />
scientifico e quant’altro, ma solamente<br />
logiche <strong>di</strong> appartenenza e <strong>di</strong><br />
lottizzazione <strong>di</strong> poltrone. L’Università<br />
viene vissuta come una delle<br />
tante occasioni <strong>di</strong> maneggio e <strong>di</strong><br />
sottogoverno. Dall’altra l’Ateneo<br />
catanese che reclama cre<strong>di</strong>ti che non<br />
vengono mai onorati nonostante<br />
transazioni, impegni e promesse.<br />
Basta dare uno sguardo veloce all’entità<br />
delle cifre per capire <strong>di</strong> cosa<br />
stiamo parlando. L’Università etnea<br />
vanta da anni un cre<strong>di</strong>to nei confronti<br />
del Comune <strong>di</strong> Comiso <strong>di</strong> 825<br />
Anni <strong>di</strong> cattiva amministrazione<br />
del Consorzio universitario vengono<br />
alla luce <strong>nella</strong> loro drammatica realtà<br />
e cancellano in un sol colpo quella che era<br />
stata una conquista per il territorio<br />
Palazzo dell’Università a Catania. Nel riquadro, Antonino Recca rettore dell’Università <strong>di</strong> Catania<br />
Ragusa Ibla, l’ex Distretto militare oggi sede dell’Università iblea<br />
mila euro a fronte dell’unico pagamento<br />
ricevuto ammontante alla<br />
bellezza <strong>di</strong> 12.500 euro. Il Comune<br />
<strong>di</strong> Mo<strong>di</strong>ca deve una somma che si<br />
aggira sui 7 milioni <strong>di</strong> euro. Il Comune<br />
<strong>di</strong> Ragusa e la Provincia regionale<br />
sono a loro volta in ritardo<br />
per le loro spettanze che assommano<br />
a circa 1 milione e mezzo <strong>di</strong> euro.<br />
Cifre ovviamente considerevoli<br />
nell’economia della <strong>gestione</strong> universitaria<br />
catanese.<br />
Anni <strong>di</strong> cattiva amministrazione<br />
del Consorzio universitario vengono<br />
alla luce <strong>nella</strong> loro drammatica realtà<br />
e cancellano in un sol colpo quella<br />
che era stata una conquista per il<br />
territorio ibleo, per migliaia <strong>di</strong> giovani<br />
studenti, per le loro famiglie e<br />
per un agevole accesso a un <strong>di</strong>ritto<br />
fondamentale quale quello allo stu<strong>di</strong>o.<br />
Giovanni Mauro, presidente del<br />
Consorzio, recita la scena della vittima.<br />
Minaccia <strong>di</strong> a<strong>di</strong>re le vie legali<br />
al fine <strong>di</strong> ottenere “risarcimenti sia<br />
morali che materiali” e assicura che<br />
l’attività universitaria negli iblei<br />
non avrà fine a seguito dell’inopinata<br />
decisione del Rettore catanese, riservandosi<br />
<strong>di</strong> rivolgersi ad altri atenei<br />
italiani pur <strong>di</strong> dare continuità ai<br />
corsi già esistenti. Per amor del vero,<br />
Mauro paga colpe non sue in<br />
quanto appena eletto presidente del<br />
CdA a seguito delle recentissime <strong>di</strong>missioni<br />
del suo predecessore Peppe<br />
Drago, fattosi da parte a causa delle<br />
note vicende giu<strong>di</strong>ziarie che lo hanno<br />
colpito.<br />
Tuttavia è una presidenza, la sua,<br />
in perfetta continuità con un malcostume<br />
che grava maledettamente su<br />
ogni ente, ogni organo, ogni ambito<br />
eretto a rifugio <strong>di</strong> tutti i trombati<br />
della cosiddetta Casta politica. L’ex<br />
deputato nazionale Mauro, l’ex sen.<br />
Gianni Battaglia, l’ex deputato regionale<br />
Sebastiano Gurrieri, l’ex deputato<br />
regionale e nazionale Saverio<br />
<strong>La</strong> Grua: una nutrita schiera <strong>di</strong> ex<br />
con tanto <strong>di</strong> poltrone e retribuzioni,<br />
ma carenti, alla prova <strong>dei</strong> fatti, delle<br />
doti necessarie <strong>di</strong> buona volontà, <strong>di</strong><br />
governance, <strong>di</strong> conoscenza del mondo<br />
accademico che forse avrebbero<br />
consentito una prospettiva decorosa<br />
e un futuro all’Università iblea.<br />
Tutto sembra perduto. Poi l’altro<br />
colpo <strong>di</strong> scena: la politica, con le<br />
sue infinite strade, vince il secondo<br />
round. Il Ministro Gelmini, nelle cui<br />
mani viene affidato il caso, riesce<br />
<strong>nella</strong> me<strong>di</strong>azione e riapre i termini<br />
della questione. L’accordo si chiude<br />
in breve. Il Consorzio rinuncia all’azione<br />
legale, alla quale aveva già<br />
dato corso, e il Rettore Antonino<br />
Recca, che sembrava irremovibile,<br />
acconsente alla riapertura delle immatricolazioni<br />
per le facoltà <strong>di</strong> Lingue,<br />
Agraria e Giurisprudenza, mentre<br />
i corsi <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina saranno trasferiti<br />
a Catania: troppo <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>osi<br />
e ingestibili per mancanza <strong>di</strong> strutture<br />
adeguate.<br />
Sorte <strong>di</strong>versa per Comiso e Mo<strong>di</strong>ca<br />
che non riavranno le immatricolazioni<br />
a, rispettivamente, Informatica<br />
applicata e Scienze del Governo<br />
e dell’Amministrazione, ma manterranno<br />
i corsi a partire dal terzo anno.<br />
Inoltre il Consorzio si obbliga a<br />
versare all’Università <strong>di</strong> Catania, in<br />
due rate, l’importo <strong>di</strong> €<br />
2.460.101,47 a saldo <strong>di</strong> quanto dovuto<br />
per l’A.A. 2008/2009, pena la<br />
<strong>di</strong>sattivazione <strong>dei</strong> primi anni <strong>dei</strong><br />
corsi riattivati.<br />
Ma è vera gloria? L’ardua sentenza<br />
non tarderà ad arrivare. <strong>La</strong> convenzione<br />
ha una sola vera certezza:<br />
la <strong>di</strong>sattivazione <strong>dei</strong> corsi se il Consorzio<br />
non pagherà. Cioè se non pagheranno<br />
il Comune <strong>di</strong> Ragusa e la<br />
Provincia regionale. Di soci privati<br />
manco a parlarne: nessuno è <strong>di</strong>sposto<br />
a contribuire alle spese.<br />
Futuro incerto, dunque. Ancor più<br />
incerto se si considera l’entrata in<br />
vigore della riforma 270 che cambierà<br />
l’offerta formativa e gli scenari<br />
dell’Università italiana. <strong>La</strong> domanda<br />
è: sarà possibile mantenere<br />
almeno un corso <strong>di</strong> laurea negli anni<br />
successivi all’A.A. 2010-2011 visti<br />
gli standard <strong>di</strong> qualità richiesti dal<br />
governo nazionale e l’anemica <strong>di</strong>sponibilità<br />
<strong>di</strong> fon<strong>di</strong> del Consorzio<br />
universitario ragusano? Allo stato<br />
delle cose non c’è da scommetterci<br />
un centesimo.<br />
I corsi sono momentaneamente<br />
salvi grazie anche a una mobilitazione<br />
degli studenti e del territorio.<br />
Speriamo <strong>di</strong> salvare quel che sarà<br />
ancora salvabile del sogno universitario<br />
ibleo. Ma per favore, che per<br />
una volta la realtà sia quella vera.<br />
30 Luglio 2009 <strong>La</strong> <strong>Voce</strong> dell’Isola n. 11~14
Il capoluogo non è immune da segnali <strong>di</strong> malefatte che provengono da ogni parte della vita civile<br />
Siracusa è una città “babba”?<br />
Le apparenze spesso ingannano<br />
<strong>di</strong> GIANNI TOMASELLI<br />
Il ventunesimo secolo sarà certamente<br />
caratterizzato da una svolta<br />
epocale che darà la giusta collocazione<br />
dell’Uomo all’interno della<br />
filosofia dell’ecobioumanesimo.<br />
Ma ancora siamo <strong>di</strong>stanti nel vedere<br />
il risveglio delle coscienze, la parità<br />
<strong>dei</strong> <strong>di</strong>ritti, l’uomo al centro dell’esistenza,<br />
il crollo del potere, quello<br />
becero ed egoisticamente personale.<br />
Anche la nostra città, Siracusa, non<br />
è immune da segnali <strong>di</strong> potere che<br />
provengono da ogni parte della vita<br />
civile e non.<br />
In questo numero, ci corre l’obbligo<br />
parlare <strong>di</strong> quanto recentemente<br />
si è verificato all’interno del Consiglio<br />
Comunale <strong>di</strong> Siracusa, tanto<br />
per prendere un esempio <strong>di</strong> come si<br />
gestisce il potere a <strong>di</strong>scapito della<br />
citta<strong>di</strong>nanza (leggasi <strong>di</strong> chi ha dato<br />
il potere agli eletti). I fatti. Da anni,<br />
una nota associazione non lucrativa<br />
che si occupa <strong>di</strong> prevenzione per la<br />
lotta contro i tumori, con lusinghieri<br />
risultati sul campo dell’intercettamento<br />
precoce <strong>di</strong> neoplasie, svolge<br />
un <strong>servizi</strong>o <strong>di</strong> trasporto gratuito con<br />
i propri pulmini che, da Siracusa a<br />
Catania, assiste al trasporto i malati<br />
oncologici bisognosi <strong>di</strong> cure ra<strong>di</strong>oterapiche.<br />
Le spese per la copertura<br />
della <strong>gestione</strong> gratuita <strong>di</strong> questo <strong>servizi</strong>o,<br />
vengono richieste annualmente<br />
all’amministrazione comunale <strong>di</strong><br />
Siracusa che, sistematicamente, annaspa<br />
tra le pieghe del bilancio, per<br />
poter “raschiare” il necessario e garantire<br />
il <strong>servizi</strong>o a centinaia <strong>di</strong> persone<br />
che hanno bisogno <strong>di</strong> sottoporsi<br />
a Catania per le cure ra<strong>di</strong>oterapiche<br />
del caso.<br />
Un piccolo inciso. Siracusa, notoriamente<br />
capoluogo del “triangolo<br />
della morte” (Priolo-Augusta-<br />
Melilli) non <strong>di</strong>spone ancora del <strong>servizi</strong>o<br />
<strong>di</strong> ra<strong>di</strong>oterapia, pur essendo tra<br />
le province del sud Italia dove si riscontrano<br />
i più alti casi <strong>di</strong> tumore<br />
grazie anche all’incontrollato sviluppo<br />
industriale che miete decine<br />
<strong>di</strong> vittime l’anno (basta consultare i<br />
dati recenti pubblicati nel Registro<br />
Tumori). Si tratta <strong>di</strong> <strong>di</strong>sattenzione<br />
politica? O <strong>di</strong> programmata cultura<br />
del <strong>di</strong>sfattismo? Ma ritornando al<br />
<strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> prima, quin<strong>di</strong>, ogni anno<br />
per racimolare un pò <strong>di</strong> quattrini da<br />
spendere in <strong>servizi</strong> in<strong>di</strong>spensabili<br />
(<strong>di</strong>rei vitali) per la popolazione, i<br />
Consiglieri Comunali fanno come le<br />
talpe, annusando sempre ciò che per<br />
loro sia <strong>di</strong> personale ritorno e <strong>di</strong>sat-<br />
Una seduta del consiglio comunale aretuseo<br />
Il palazzo <strong>di</strong> città <strong>di</strong> Siracusa<br />
tendendo il mandato che gli è stato<br />
conferito dagli elettori.<br />
Cronaca. Durante una recente seduta<br />
del Consiglio Comunale, si è<br />
ripresentato il problema <strong>di</strong> trovare i<br />
fon<strong>di</strong> necessari per sostenere il ser-<br />
vizio del trasporto per i malati oncologici<br />
ma, (u<strong>di</strong>te, u<strong>di</strong>te!) con la<br />
complicità <strong>di</strong> quasi tutto il Consiglio,<br />
veniva presa in considerazione<br />
la proposta avanzata dal Consigliere<br />
Giovanni Rad<strong>di</strong>no, me<strong>di</strong>co chirurgo<br />
eletto il 31 luglio 2009 tra le fila<br />
dell’UDC. Quale la proposta? L’acquisto<br />
<strong>di</strong> un pulmino Oncobus per<br />
espletare il <strong>servizi</strong>o (in foto copia)<br />
Nei Palazzi della politica viene mo<strong>di</strong>ficata<br />
e “controllata” ad uso e piacimento su precisi<br />
programmi che vertono al raggiungimento<br />
e al consolidamento del potere<br />
già da anni attuato dall’associazione<br />
e che deve tribolare per il rinnovo<br />
della convenzione. Mi chiedo: ma<br />
se non si trovano i fon<strong>di</strong> per soste-<br />
nere un <strong>servizi</strong>o già collaudato e necessario<br />
per i malati <strong>di</strong> tumore, con<br />
quale faccia si può presentare la richiesta<br />
<strong>di</strong> trovare ulteriori fon<strong>di</strong> per<br />
“clonare” un <strong>servizi</strong>o esistente? <strong>La</strong><br />
risposta sta in una parola: POTERE.<br />
Il gruppo dell’UDC ha minacciato<br />
<strong>di</strong> bocciare il max emendamento inserito<br />
nell’or<strong>di</strong>ne del giorno se, con<br />
la passiva complicità della maggioranza,<br />
non fosse stata accettata la<br />
proposta presentata dal Rad<strong>di</strong>no.<br />
E allora? Di cosa stiamo parlando?<br />
Di ricatto o <strong>di</strong> potere? Di democrazia<br />
o <strong>di</strong> regime? Di valori o <strong>di</strong> nichilismo?<br />
Siamo arrivati veramente<br />
alla frutta! Si gioca, ormai, anche (o<br />
Politica 9<br />
soprattutto) sulla vita e la salute della<br />
gente, che nei Palazzi della politica<br />
viene mo<strong>di</strong>ficata e “controllata”<br />
ad uso e piacimento su precisi programmi<br />
che vertono al raggiungimento<br />
e al consolidamento del potere.<br />
Ma dove è andata a finire le coscienza<br />
dell’uomo? E che ruolo copre<br />
lo stesso all’interno del macabro<br />
sistema pubblico? Ma, per fortuna,<br />
quanti ad oggi si sentono sicuri e<br />
protetti all’interno <strong>di</strong> questo sistema<br />
anarchico, vedranno presto sfaldarsi<br />
lentamente il terreno dove hanno<br />
creduto <strong>di</strong> consolidare grattacieli<br />
immuni da crolli.<br />
Il count down è già iniziato, anche<br />
se non percepibile, perché da<br />
costoro capire quando è giunto il<br />
tempo <strong>di</strong> fermarsi e <strong>di</strong> chiedere scusa<br />
alla collettività per i danni loro<br />
causati dal soggettivo ma plenario<br />
comportamento. Per certi versi, non<br />
molto <strong>di</strong>scordanti per il principio <strong>di</strong><br />
causa ed effetto, i Palazzi deputati<br />
alla politica sembrano la base <strong>di</strong> Gakona,<br />
e chi vuol intendere intenda.<br />
Mi chiedo, a che cosa sono servite<br />
le morti onorevoli ed eroiche <strong>di</strong><br />
Falcone, <strong>di</strong> Borsellino, <strong>di</strong> Dalla<br />
Chiesa (e si potrebbe proseguire ad<br />
libitum) se non si è capito che il<br />
marcio viene “generato” dal modo e<br />
dal sistema <strong>di</strong> fare politica? Ma veramente<br />
dobbiamo ancora assistere<br />
a sacrifici <strong>di</strong> Uomini puri e onesti<br />
per porre fine a questo <strong>di</strong>sumano<br />
stillici<strong>di</strong>o <strong>di</strong> valori dove l’uomo è<br />
posto all’ultimo gra<strong>di</strong>no rispetto allo<br />
sclerotico potere. Uomini <strong>di</strong> buoni<br />
costumi e sani principi, preparatevi<br />
a breve a vedere in <strong>di</strong>retta la fine<br />
e il crollo <strong>di</strong> quanti ad oggi si reputano<br />
eterni e in<strong>di</strong>struttibili.<br />
Si avvicina finalmente la fase del<br />
cambiamento, dove l’uomo vedrà la<br />
propria <strong>di</strong>gnità al centro della vita<br />
sociale e dove i “furbi” verranno<br />
emarginati e condannati a vivere<br />
nell’onestà a loro molto ostile, costretti<br />
a trasformare il potere anarchico<br />
in potere fronesofico.<br />
<strong>La</strong> <strong>Voce</strong> dell’Isola n. 11~14 30 Luglio 2009
10<br />
Sanità<br />
ALIMENTAZIONE - Nuovi <strong>di</strong>sturbi colpiscono la quasi totalità della popolazione<br />
Un fenomeno che in Sicilia<br />
si sta <strong>di</strong>ffondendo rapidamente<br />
<strong>di</strong> ALESSANDRO DE BARTOLOMEO<br />
Come si può leggere <strong>nella</strong> prefazione<br />
allo stu<strong>di</strong>o PASSI<br />
(Progressi delle Aziende Sanitarie<br />
per la Salute in Italia) riferito<br />
al 2007 che porta la firma in calce<br />
dell’assessore regionale alla Sanita<br />
on. Massimo Russo “L’Organizzazione<br />
Mon<strong>di</strong>ale della Sanità ha recentemente<br />
riaffermato come la spesa<br />
sanitaria sia oggi con<strong>di</strong>zionata<br />
dal progressivo incremento <strong>di</strong> problemi<br />
<strong>di</strong> salute derivanti dalla <strong>di</strong>ffusione<br />
<strong>di</strong> cronicità legate, da un lato,<br />
all’incremento della durata me<strong>di</strong>a<br />
della vita e, dall’altro, all’aumento<br />
<strong>di</strong> frequenza tra la popolazione <strong>di</strong><br />
stili <strong>di</strong> vita inadeguati “. Secondo lo<br />
stesso rapporto, in Sicilia, il 4% delle<br />
persone intervistate risulta sottopeso,<br />
il 49% normopeso, il 32% sovrappeso<br />
e il 15% obeso. Il dato che<br />
deve fare riflettere è però un altro:<br />
emerge infatti una sottostima del rischio<br />
per la salute legato al proprio<br />
peso: solo il 40% percepisce il proprio<br />
peso come “troppo alto”, il<br />
34% è aumentato <strong>di</strong> peso nell’ultimo<br />
anno e la maggior parte giu<strong>di</strong>ca<br />
la propria alimentazione in senso<br />
positivo. I risultati in<strong>di</strong>cano la necessità<br />
<strong>di</strong> promuovere una maggiore<br />
consapevolezza del ruolo dell’alimentazione<br />
<strong>nella</strong> tutela della salute<br />
e <strong>nella</strong> prevenzione delle malattie e<br />
<strong>di</strong> favorire lo sviluppo <strong>di</strong> comportamenti<br />
virtuosi attraverso l’adozione<br />
<strong>di</strong> iniziative ed interventi <strong>di</strong> provata<br />
efficacia, anche perché all’orizzonte<br />
si affacciano due fenomeni in costante<br />
crescita, lo sviluppo <strong>dei</strong> <strong>di</strong>sturbi<br />
dell’alimentazione ed l’obesità.<br />
Entrambi, benché molto <strong>di</strong>fferenti<br />
tra loro, rappresentano oggi una<br />
minaccia soprattutto tra le generazioni<br />
più giovani, anche in Sicilia.<br />
Allarme sociale? Forse è troppo presto<br />
per poterlo affermare.<br />
A tal fine, primo <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong><br />
incontri conoscitivi che ci introdurranno<br />
nel <strong>di</strong>fficile mondo delle patologie<br />
de<strong>di</strong>cate ai DCA (<strong>di</strong>sturbi<br />
del comportamento alimentare – ndr<br />
-) abbiamo contattato ultima ma non<br />
ultima una Associazione che da anni<br />
opera su scala nazionale e che da<br />
quest’anno ha deciso <strong>di</strong> “scendere in<br />
campo” in Sicilia, aprendo una propria<br />
unità operativa:stiamo parlando<br />
dell’AIDAP acronimo <strong>di</strong> Associazione<br />
Italiana Disturbi dell’alimentazione<br />
e del Peso.<br />
Lo spunto lo ha dato il recente<br />
convegno organizzato a Trapani<br />
presso l’Hotel Cristal lo scorso 20<br />
Giugno alla presenza del Professore<br />
Riccardo Dalle Grave presidente nazionale<br />
AIDAP, del Professore Salvatore<br />
Corrao della Facoltà <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina<br />
dell’Università <strong>di</strong> Palermo, del<br />
dr Angelo Bastianini responsabile<br />
del Servizio territoriale Pneuomologia<br />
della AUSL9 <strong>di</strong> Trapani e <strong>dei</strong><br />
dottori Gioacchino Allotta responsabile<br />
ambulatorio <strong>di</strong>abetologia ospedale<br />
Sant’Antonio Abate <strong>di</strong> Trapani,<br />
e Luigi Piazza Primario <strong>di</strong><br />
chirurgia dell’obesità presso<br />
L’Ospedale Vittorio Emanuele<br />
dell’Università <strong>di</strong> Catania.<br />
Ad oggi l’unica sede della associazione<br />
su tutto il territorio siciliano<br />
è quella apertasi a Trapani, il surplus<br />
per chi si rivolge alla equipe <strong>di</strong><br />
professionisti è rappresentato dall’approccio<br />
multi<strong>di</strong>sciplinare alle<br />
varie problematiche, non limitando-<br />
Antonino Faillaci<br />
si solamente alla sfera psicologica.<br />
Abbiamo ascoltato il Responsabile<br />
scientifico della Unità Operativa<br />
Locale dottore Antonino Faillaci il<br />
quale ci ha concesso gentilmente un<br />
po’ del suo tempo per un breve<br />
scambio <strong>di</strong> opinioni.<br />
Al dottore abbiamo chiesto essenzialmente<br />
<strong>di</strong> che cosa si occupa attualmente<br />
l’AIDAP in Sicilia?<br />
<strong>La</strong> sua risposta: “L’azione dell’AIDAP<br />
è <strong>di</strong>retta ad incrementare<br />
la cultura, l’informazione e la prevenzione<br />
sui <strong>di</strong>sturbi dell’alimenta-<br />
zione e sull’obesità.”<br />
Ma i Disturbi dell’alimentazione<br />
quali sono ed in quanti tipi si<br />
sud<strong>di</strong>vidono?<br />
<strong>La</strong> sua risposta è stata come avevamo<br />
chiesto molto sintetica: “An-<br />
che se la classificazione verrà aggiornata<br />
entro il 2009 al momento i<br />
Disturbi dell’Alimentazione, che si<br />
definiscono come persistenti <strong>di</strong>sturbi<br />
del comportamento alimentare o<br />
<strong>di</strong> comportamenti finalizzati al controllo<br />
del peso, che danneggiano la<br />
salute fisica o il funzionamento psicologico<br />
e che non sono secondari a<br />
nessuna con<strong>di</strong>zione me<strong>di</strong>ca o psichiatrica<br />
conosciuta, si <strong>di</strong>stinguono<br />
in Anoressia Nervosa, Bulimia Nervosa<br />
e <strong>di</strong>sturbi atipici, il più importante<br />
fra i quali è il <strong>di</strong>sturbo da alimentazione<br />
incontrollata, legato<br />
all’obesità”.<br />
Termini me<strong>di</strong>ci, parole che racchiudono<br />
al loro interno profonde<br />
lacerazioni esistenziali, storie e situazioni<br />
che causano spesso anche<br />
C’è la necessità <strong>di</strong> promuovere una maggiore consapevolezza del ruolo<br />
dell’alimentazione <strong>nella</strong> tutela della salute e <strong>nella</strong> prevenzione<br />
delle malattie e <strong>di</strong> favorire lo sviluppo <strong>di</strong> comportamenti virtuosi<br />
attraverso l’adozione <strong>di</strong> iniziative ed interventi <strong>di</strong> provata efficacia<br />
relazioni sociali interrotte. Ma Ci<br />
sono dati sulla <strong>di</strong>ffusione del fenomeno<br />
in Sicilia? “Mancano dati<br />
epidemiologici certi. Tuttavia bisogna<br />
considerare che la Sicilia è fra<br />
le regioni a più elevata incidenza <strong>di</strong><br />
obesità e sedentarietà, mentre i pochi<br />
<strong>servizi</strong> esistenti sono sovraffollati<br />
e molti siciliani affetti da queste<br />
patologie si recano nelle regioni del<br />
Centro Nord per farsi curare. Nell’attuale<br />
situazione economica regionale<br />
sembra <strong>di</strong>fficile ipotizzare<br />
che le cose miglioreranno”. Pessimismo,<br />
o forse cruda realtà? Le sue<br />
considerazioni devono fare riflettere.<br />
Al Dottore Faillaci abbiamo inoltre<br />
chiesto Come è possibile identificare<br />
i soggetti a rischio? “L’identificazione<br />
<strong>dei</strong> soggetti a rischio è<br />
possibile in base al riconoscimento<br />
<strong>dei</strong> comportamenti patologici: la<br />
<strong>di</strong>eta ferrea, l’esercizio fisico eccessivo<br />
e compulsivo, il vomito, il <strong>di</strong>giuno<br />
prolungato, ma anche atteggiamenti<br />
come pesarsi spesso, evitare<br />
<strong>di</strong> esporre il corpo in pubblico,<br />
avere pensieri negativi e frequenti<br />
su peso, forme corporee e controllo<br />
dell’alimentazione”.<br />
Ma cosa fare una volta identificati?<br />
“<strong>La</strong> cosa migliore che si può<br />
fare è rivolgersi a degli specialisti<br />
in terapia <strong>dei</strong> D.A. non a qualsiasi<br />
psicologo e/o nutrizionista, poiché<br />
l’approccio terapeutico deve essere<br />
integrato e gli operatori devono<br />
possedere una formazione specifica.<br />
In molti casi l’intervento nelle prime<br />
fasi risolve il problema rapidamente.<br />
Quin<strong>di</strong> mai sottovalutare il<br />
problema o avere paura delle conseguenze<br />
o, peggio ancora, mostrare<br />
vergogna e nascondersi <strong>di</strong>etro<br />
improbabili giustificazioni”.<br />
Cosa pensa del fenomeno delle<br />
<strong>di</strong>ete “fai da te”? “Beh, Se esiste<br />
un modo per favorire lo sviluppo <strong>di</strong><br />
nuovi casi questo è sicuramente il<br />
migliore. Mo<strong>di</strong>ficare caratteristiche<br />
biologiche come peso e forme corporee<br />
può essere molto pericoloso,<br />
soprattutto se a provarci sono soggetti<br />
sani, <strong>di</strong> peso normale o in leggero<br />
sovrappeso e per motivi esclusivamente<br />
estetici. Bisogna fermamente<br />
respingere e tener lontani dai<br />
propinatori <strong>di</strong> <strong>di</strong>ete soprattutto i più<br />
giovani.<br />
Una ultima domanda:<br />
A chi consiglia <strong>di</strong> rivolgersi?<br />
“Chiunque abbia <strong>dei</strong> dubbi o voglia<br />
segnalarci <strong>dei</strong> casi o delle esperienze<br />
può inviare una mail all’in<strong>di</strong>rizzo<br />
aidaptrapani@libero.it, oppure telefonare<br />
allo 0923 554244. È utile<br />
inoltre consultare il sito www.positivepress.net/aidap,<br />
molto completo<br />
perchè contiene informazioni scientificamente<br />
corrette sulla materia.<br />
30 Luglio 2009 <strong>La</strong> <strong>Voce</strong> dell’Isola n. 11~14
Dopo i tagli, Massimo Russo a Caltagirone per riaprire il <strong>di</strong>alogo<br />
Una visita assessoriale<br />
per spegnere le polemiche<br />
<strong>di</strong> OMAR GELSOMINO<br />
Una visita presso l’ospedale<br />
Gravina <strong>di</strong> Caltagirone per<br />
“spegnere polemiche inutili<br />
e strumentali”. È stato il commento<br />
della visita a Caltagirone dopo le<br />
polemiche <strong>dei</strong> giorni scorsi apparse<br />
sui me<strong>di</strong>a regionali e nazionali. “Sono<br />
sicuro che questa riforma darà al<br />
citta<strong>di</strong>no prestazioni sicure, rapide<br />
ed efficienti all’interno <strong>di</strong> un’organizzazione<br />
<strong>di</strong>versa e funzionale al<br />
raggiungimento <strong>di</strong> questo obiettivo<br />
– ha <strong>di</strong>chiarato l’assessore regionale<br />
alla Sanità Massimo Russo -. Temo<br />
come amministratore l’applicazione<br />
della riforma, perché ci siamo dotati<br />
<strong>di</strong> uno strumento molto valido, che<br />
altre Regioni ormai ci invi<strong>di</strong>ano,<br />
proprio per la linearità e l’originalità<br />
del modello che abbiamo <strong>di</strong>segnato,<br />
molto puntuale rispetto all’esigenza<br />
della nostra comunità regionale, sono<br />
preoccupato perché dovremmo<br />
mettere in atto un’imponente opera<br />
<strong>di</strong> riconversione industriale con<br />
tempi e procedure che riguardano<br />
l’aspetto tecnico, giuri<strong>di</strong>co, sanitario<br />
e finanziario ci stiamo attrezzando<br />
per fare questo e conto sull’aiuto, la<br />
con<strong>di</strong>visione e la pazienza <strong>dei</strong> pazienti.<br />
Il giro all’interno dell’azienda<br />
ospedaliera Gravina è proseguito<br />
insieme al <strong>di</strong>rettore generale Carlo<br />
Romano, il <strong>di</strong>rettore amministrativo<br />
Giacomo Medulla, il <strong>di</strong>rettore sanitario<br />
Fer<strong>di</strong>nando Di Vincenzo ed il<br />
personale amministrativo per rendersi<br />
conto della struttura ma soprattutto<br />
delle moderne attrezzature<br />
<strong>di</strong> cui si sta dotando il Gravina per<br />
quanto riguarda il primo soccorso.<br />
“Rispetto all’istanza del potenziamento<br />
del <strong>servizi</strong>o sono pronto a<br />
corrispondere alle richieste che vengono<br />
dagli operatori – ha continuato<br />
l’assessore Russo -, perché questo<br />
sistema che abbiamo delineato va<br />
incontro a questo tipo <strong>di</strong> richiesta,<br />
manca la risonanza magnetica, stiamo<br />
facendo il piano degli strumenti<br />
<strong>di</strong>agnostici a livello regionale, se<br />
questo territorio è sfornito <strong>di</strong> un<br />
macchinario così importante ormai<br />
<strong>nella</strong> vita operativa <strong>di</strong> una struttura<br />
sanitaria provvederemmo affinché si<br />
abbia a Caltagirone così come provvederemmo<br />
a fare la rete dell’oncologia<br />
perché non accada che le ra<strong>di</strong>oterapie<br />
siano concentrate solo in<br />
alcune province e che qualche sfortunato<br />
che già porta i segni <strong>di</strong> una<br />
terribile malattia debba fare centinaia<br />
<strong>di</strong> chilometri per avere le ra<strong>di</strong>a-<br />
Nelle foto, l’assessore alla Sanità Massimo Russo (al centro) durante la visita presso l’ospedale Gravina <strong>di</strong> Caltagirone<br />
zioni positive. Questa è la sanità che<br />
stiamo costruendo, quella <strong>di</strong> avvicinare<br />
i <strong>servizi</strong> al territorio, in modo<br />
uniforme lasciando soltanto a Catania<br />
e a Palermo la realizzazione <strong>di</strong><br />
quelle eccellenze, per le quali oggi<br />
un citta<strong>di</strong>ni va in alcune regioni, ma<br />
l’eccellenza è tale se ci sono <strong>dei</strong> <strong>servizi</strong><br />
funzionanti ed una eccellente<br />
normalità. Dobbiamo avvicinare i<br />
<strong>servizi</strong> a tutte le province e ai citta<strong>di</strong>ni<br />
in modo tale che si possano fare<br />
le vere eccellenze che servono a infrenare<br />
la mobilità verso le altre regioni.<br />
questo è l’impegno che sento<br />
<strong>di</strong> assumere. Ho iniziato da Caltagi-<br />
rone questo mio tour per rendermi<br />
conto <strong>di</strong>rettamente <strong>di</strong> ciò che manca<br />
e <strong>di</strong> ciò che la gente e gli operatori<br />
hanno bisogno e che <strong>di</strong> fronte a questo<br />
tipo <strong>di</strong> richiesta intendo corrispondere<br />
puntualmente, ma all’interno<br />
<strong>di</strong> un quadro organico <strong>di</strong> rife-<br />
rimento e <strong>di</strong> progetti. In Sicilia è<br />
mancata la programmazione, sono<br />
mancati gli obiettivi ed i controlli,<br />
questi sono i principi che io reclino<br />
ogni giorno”. Di fronte alle proteste<br />
<strong>dei</strong> giorni scorsi in seguito all’approvazione<br />
della riforma sanitaria<br />
l’assessore regionale Russo ha replicato:<br />
“Ho voluto iniziare questo mio<br />
giro nelle strutture sanitarie siciliane<br />
in vista dell’applicazione della riforma<br />
proprio da Caltagirone che ha<br />
vissuto un momento <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio<br />
espresso in forma incivile, inaccettabile<br />
e intollerabile, anche per rassicurare<br />
gli operatori, la comunità<br />
Un giro all’interno dell’azienda ospedaliera Gravina è proseguito insieme<br />
al <strong>di</strong>rettore generale Carlo Romano, il <strong>di</strong>rettore amministrativo Giacomo<br />
Medulla, il <strong>di</strong>rettore sanitario Fer<strong>di</strong>nando Di Vincenzo ed il personale<br />
amministrativo è servito all’assessore regionale per rendersi conto della struttura<br />
ma soprattutto delle moderne attrezzature <strong>di</strong> cui si sta dotando l’ospedale Gravina<br />
che stiamo togliendo solo la veste<br />
giuri<strong>di</strong>ca, mancherà la parola azienda<br />
dal cartellone ma il resto rimarrà,<br />
anzi lo vogliamo migliorare, guardando<br />
proprio alle prestazioni e non<br />
certo lasciandoci risucchiare da polemiche<br />
inutili sulla caratterizzazione<br />
che deve avere questa struttura.<br />
Ci sono delle legittime preoccupa-<br />
Sanità 11<br />
zioni e questo sereno anche se vivace<br />
confronto con gli operatori credo<br />
che abbia consentito <strong>di</strong> far cogliere<br />
qual è la voglia che ha l’assessore <strong>di</strong><br />
corrispondere al bisogno del territorio,<br />
all’interno <strong>di</strong> scelte politiche<br />
ben precise che hanno visto l’eliminazione<br />
<strong>di</strong> do<strong>di</strong>ci aziende su tutto il<br />
territorio regionale con criteri uniformi<br />
per tutti. Nella legge è prevista<br />
la possibilità che l’organizzazione<br />
dell’azienda sanitaria provinciale<br />
delle province <strong>di</strong> Catania, Messina e<br />
Palermo possa essere <strong>di</strong>versificata<br />
in ragione del numero <strong>di</strong> abitanti, la<br />
legge prevede che all’interno del bacino<br />
possano ritagliarsi <strong>dei</strong> moduli<br />
organizzativi, delle iniziative in ragione<br />
della specificità del territorio,<br />
ci sono tutti gli spazi per corrispondere<br />
alle esigenze <strong>di</strong> un territorio<br />
importante come quello del Calatino”.<br />
L’assessore regionale alla Sanità<br />
ha poi visitato anche la struttura<br />
riabilitativa del Gravina, in località<br />
Santo Pietro a Caltagirone e successivamente<br />
ha incontrato i sindaci <strong>dei</strong><br />
comuni che ricadono nel <strong>di</strong>stretto<br />
sanitario.<br />
<strong>La</strong> <strong>Voce</strong> dell’Isola n. 11~14 30 Luglio 2009
12<br />
Sanità<br />
L’esperienza <strong>di</strong> un giovane me<strong>di</strong>co in un ospedale australiano<br />
Nazioni lontane a confronto:<br />
un tirocinante catanese a Melbourne<br />
<strong>di</strong> SEBANIA LIBERTINO<br />
Spesso, noi siciliani ci lamentiamo<br />
degli ospedali sia per il<br />
<strong>servizi</strong>o che per le strutture …<br />
ma esageriamo oppure siamo davvero<br />
nel Terzo mondo? Forse, in<br />
piccolo, una risposta può fornirla<br />
l’esperienza del dottor Costantino<br />
Terranova, specializzando in Anestesia<br />
e rianimazione all’Università<br />
degli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Catania, reduce da<br />
un’esperienza <strong>di</strong> sei mesi in Australia,<br />
dove ha prestato <strong>servizi</strong>o sia in<br />
piccoli centri come Darwin che in<br />
gran<strong>di</strong> città quali Melbourn.<br />
Anzitutto, ci descrivi brevemente<br />
come sei riuscito a fare un periodo<br />
<strong>di</strong> tirocinio in Australia?<br />
Esiste una sorta <strong>di</strong> Erasmus oppure<br />
sono collaborazioni che aveva<br />
il tuo tutor?<br />
Il nostro corso <strong>di</strong> specializzazione<br />
prevede un periodo <strong>di</strong> sei mesi al <strong>di</strong><br />
fuori dell’Ateneo sia in Italia che all’estero.<br />
Io ho deciso <strong>di</strong> andare in<br />
Australia, ci ero stato in viaggio <strong>di</strong><br />
nozze e mi aveva affascinato, ed il<br />
mio supervisore ha trovato un contatto<br />
a Darwin. Lì ho stu<strong>di</strong>ato il sistema<br />
trauma, in particolare, ero andato<br />
per acquisire dati clinici per la<br />
specializzazione.<br />
E come sei finito melbourn?<br />
L’ospedale <strong>di</strong> Darwin aveva un<br />
grande bacino d’utenza, era attrezzato<br />
per i gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>sastri, specie in<br />
aiuto del Sud-Est asiatico. Ma è anche<br />
l’ospedale della città, e lì non<br />
succede niente! <strong>La</strong> città ha 200.000<br />
abitanti ma è veramente tranquilla.<br />
In un mese non ho fatto granché.<br />
Basti pensare che l’Italia ha una<br />
densità <strong>di</strong> 199 abitanti per km 2 mentre<br />
il territorio del Nord dell’Australia<br />
ha 0,1 abitanti per km 2 . Così ho<br />
chiesto al referente australiano ed al<br />
Prof. in Italia <strong>di</strong> andare in una città<br />
“più calda”, perché avevo bisogno<br />
<strong>di</strong> collezionare casi clinici, così <strong>di</strong><br />
mia iniziativa mi sono spostato a<br />
Melbourne e sono andato a chiedere<br />
all’ospedale “the Alfred”. Mi hanno<br />
<strong>di</strong>mostrato una <strong>di</strong>sponibilità piena,<br />
cosa che non mi aspettavo dato che<br />
mi presentavo senza alcun referente,<br />
o megli oli ho inseriti nel curriculum<br />
ma non mi aveva presentato<br />
nessuno. Così dmi sono spostato a<br />
Melbourne.<br />
E questo non ha in<strong>di</strong>sposto nessuno?<br />
Sul momento credo <strong>di</strong> si, ma rientrato<br />
a Catania ho ottenuto i complimenti<br />
<strong>dei</strong> miei referenti, sia italiano<br />
che australiano per la mia tenacità e<br />
intraprendenza!<br />
Adesso, una domanda a bruciapelo,<br />
così entriamo subito nel vivo<br />
dell’intervista: gli ospedali australiani<br />
sono così <strong>di</strong>versi dai nostri?<br />
Si, il giorno con la notte<br />
<strong>La</strong> più grande <strong>di</strong>fferenza tra<br />
l’Australia e L’Italia?<br />
Nelle foto, l’Alfred hospital e il Royal Darwin hospital <strong>di</strong> Melbourne<br />
Australia: “rispetto per gli altri”.<br />
Italia: “fregare il prossimo”. Si possono<br />
riassumere così le filosofie <strong>di</strong><br />
vita e <strong>di</strong> intervento nei due Paesi secondo<br />
la mia esperienza.<br />
<strong>La</strong> cosa più bella che hai visto<br />
e/o fatto? Ovviamente lavorativamente<br />
parlando …<br />
<strong>La</strong> cosa più bella è stata essere a<br />
Melbourne durante i bush fires (la<br />
stagione degli incen<strong>di</strong> iniziata il 7<br />
febbraio, n.d.r.) e vedere come in<br />
Terranova: “Australia: rispetto per gli altri. Italia: fregare<br />
il prossimo. Si possono riassumere così le filosofie <strong>di</strong> vita<br />
e <strong>di</strong> intervento nei due Paesi secondo la mia esperienza”<br />
ospedale sono riusciti a tamponare<br />
l’emergenza senza che nessun citta<strong>di</strong>no<br />
lamentasse.<br />
Altra cosa che mi ha colpito è stato<br />
il lavoro <strong>di</strong> squadra. Non ho notato<br />
classismo nei confronti del resto<br />
del personale sanitario, infermieri e<br />
assistenti sanitari. Tutti lavoravano<br />
in maniera affiatata con un unico<br />
obiettivo: la cura del paziente.<br />
Come hanno affrontato il periodo<br />
<strong>dei</strong> fuochi?.<br />
In qualche giorno hanno raccolto<br />
molti sol<strong>di</strong> tramite una sorta <strong>di</strong> Telethon<br />
organizzato sul momento. Hanno<br />
anche fatto <strong>dei</strong> semplici braccialetti<br />
con la frase “ ricostruiremo tutto<br />
come prima” che hanno venduto<br />
in beneficienza, i giornali locali<br />
hanno organizzato raccolte. Tutto il<br />
ricavato è stato destinato alle popolazioni<br />
colpite.<br />
L’ospedale in sé ha approntato<br />
qualcosa <strong>di</strong> particolare, non so sale<br />
d’emergenza o altro?<br />
L’Ospedale è quello centrale del<br />
Vittoria (lo Stato australiano con capitale<br />
Melbourne, n.d.r.), è al centro<br />
<strong>di</strong> una fitta rete <strong>di</strong> interconnessioni<br />
tra le città e le campagne per cui oltre<br />
alla cura <strong>dei</strong> pazienti ha anche<br />
gestito il coor<strong>di</strong>namento. Ad es.<br />
mappe costantemente aggiornate,<br />
con bollettino <strong>dei</strong> feriti, <strong>di</strong>spersi e<br />
morti. Ha <strong>di</strong>stribuito le forze sanitarie<br />
dello Stato su tutto il territorio.<br />
Considera che hanno anche un grande<br />
parco <strong>di</strong> elicotteri, ambulanze …<br />
l’ospedale è attrezzato per intervenire<br />
a seguito <strong>di</strong> eventi straor<strong>di</strong>nari.<br />
il dr. Costantino Terranova<br />
Inoltre ha coor<strong>di</strong>nato i volontari,<br />
davvero tantissimi che hanno provveduto<br />
alla sistemazione delle tendopoli,<br />
la raccolta e <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong><br />
viveri, vestiti ecc. per le popolazioni<br />
colpite.<br />
L’spedale ha mo<strong>di</strong>ficato la sua<br />
struttura per gestire l’emergenza?<br />
No l’ospedale è molto grande, ha<br />
90 posti <strong>di</strong> terapia intensiva, ha un<br />
grosso centro ustioni. L’Ospedale è<br />
servito da tre elicotteri, uno serve il<br />
nord-est dello Stato, uno il Nord-<br />
Ovest ed il terzo è <strong>di</strong> lunga percorrenza<br />
e può coprire l’intero Stato.<br />
Ci descrivi una tua giornata tipo,<br />
quin<strong>di</strong> non durante i fuochi?<br />
Sveglia alle 6:30, prendevo l’autobus<br />
e in Ospedale, ufficialmente,<br />
facevo attività <strong>di</strong> “observer” (osservatore,<br />
n.d.r.), ossia dovevo guardare<br />
e collezionare i dati clinici. In realtà,<br />
però, davo sempre una mano e<br />
mi ritrovavo ad intervenire. Io seguivo<br />
i turni del Capo <strong>di</strong> Dipartimento<br />
che, a <strong>di</strong>fferenza che in Italia<br />
non viaggiava in macchina blu e<br />
non si dava chissà che arie … Era<br />
una persona come le altre, non godeva<br />
<strong>di</strong> agevolazioni particolari e<br />
poi l’età … Il primario più giovane<br />
che ho conosciuto aveva 41 anni e il<br />
più vecchio 50 anni.<br />
E i più anziani dove sono?<br />
In pensione e girano il mondo ….<br />
Un’altra cosa che mi ha colpito<br />
dell’Australia è la facilità con cui si<br />
cambia lavoro, perché quella è la<br />
terra delle opportunità. Se hai<br />
un’idea innovativa trovi chi ti finanzia<br />
e sei circondato da persone che<br />
ti sostengono anche se non hanno<br />
alcun riscontro economico. Ad<br />
esempio, io ho potuto realizzare un<br />
sito internet. Ho conosciuto un webmaster<br />
e quando gli ho parlato della<br />
mia idea mi ha fatto il sito internet<br />
gratis!<br />
(www.costantino.terranova.com)<br />
Come sono strutturati i turni<br />
ospedalieri, come in Italia?<br />
In genere sono molto simili. <strong>La</strong><br />
cosa <strong>di</strong>versa è che hai più possibilità<br />
<strong>di</strong> fare straor<strong>di</strong>nario, se hai necessità<br />
economica lo <strong>di</strong>ci prima e ti agevolano,<br />
lo stesso se hai bisogno <strong>di</strong> perio<strong>di</strong><br />
prolungati <strong>di</strong> ferie.<br />
Hanno un grande bisogno <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ci<br />
e infermieri. Hanno grosse<br />
strutture ospedaliere ma non hanno<br />
tutti i laureati che ci sono in Italia,<br />
questo perché si comincia a lavorare<br />
già durante gli stu<strong>di</strong> per cui non tutti<br />
sentono la necessità continuare gli<br />
stu<strong>di</strong> per avere il pezzo <strong>di</strong> carta per<br />
ottenere un lavoro.<br />
Costantino, come definiresti,<br />
nell’insieme, la tua esperienza lavorativa<br />
in Australia?<br />
In una parola? UTOPIA<br />
Diciamo così. Ho passato sei mesi<br />
a cercare qualcosa che non andasse,<br />
senza trovarlo, e non solo sul lavoro!<br />
<strong>La</strong> cosa più stupida: orari degli<br />
autobus rispettati al secondo. E poi<br />
gli spot pubblicitari anti fumo o<br />
quelli per la sicurezza sul lavoro<br />
con immagini anche molto crude<br />
proprio per scoraggiare a fumare, o<br />
per invogliare a rispettare le norme<br />
<strong>di</strong> sicurezza. Ti facevano veramente<br />
spaventare!<br />
Allora ti trasferiresti lì?<br />
Anche subito, ma con mia moglie!!<br />
Esercitazione contro il terrorismo<br />
batteriologico<br />
30 Luglio 2009 <strong>La</strong> <strong>Voce</strong> dell’Isola n. 11~14
Momenti poco chiari <strong>nella</strong> conduzione<br />
del personale della <strong>società</strong> <strong>di</strong> <strong>gestione</strong> <strong>dei</strong> <strong>servizi</strong><br />
dell’aeroporto <strong>di</strong> Catania<br />
FONTANA-ROSSA<br />
DI VERGOGNA<br />
Come <strong>nella</strong> maggior parte delle questioni scottanti<br />
che riguardano il capoluogo etneo, anche per<br />
lo scalo aereo la medaglia presenta due facce:<br />
quella bella (ma già invecchiata anche se giovane) della<br />
nuova aerostazione, e quella brutta, rappresentata<br />
dalla magnifica struttura Anni ’80, ideata dallo Stu<strong>di</strong>o<br />
Moran<strong>di</strong>, abbandonata, cadente e degradata in mano a<br />
vagabon<strong>di</strong> e drogati. Ma non sono solo questi aspetti<br />
che rappresentano una vistosa anomalia: ci sono, soprattutto,<br />
gli innumerevoli interessi che ruotano attorno<br />
alle attività dell’aeroporto. Interessi economici e politici<br />
conosciuti solo dagli “addetti ai lavori” e che il<br />
citta<strong>di</strong>no comune ignora per assoluta mancanza d’informazione,<br />
e per la <strong>di</strong>sinformazione ben pilotata.<br />
Il nostro giornale perio<strong>di</strong>camente ha messo in luce<br />
questi aspetti, attirandosi le “antipatie” <strong>dei</strong> potenti. Come<br />
è accaduto in anni precedenti, abbiamo nutrito delle<br />
speranze ogni qual volta i responsabili della <strong>società</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>gestione</strong> <strong>dei</strong> <strong>servizi</strong> dell’aeroporto - Sac e Sac Service<br />
- hanno annunciato clamorose “svolte”, ma le speranze<br />
sono rimaste tali e nulla <strong>di</strong> veramente positivo, alla fine,<br />
si è verificato. Così è accaduto per l’ultima “svolta”<br />
annunciata nel corso <strong>di</strong> una vistosa conferenza stampa<br />
dell’azienda, nell’aprile scorso, alla quale sono seguiti<br />
fatti che hanno suscitato non poche perplessità.<br />
Come è costume del nostro giornale, <strong>di</strong> non parlare<br />
mai a “senso unico”, noi abbiamo dato l’opportunità <strong>di</strong><br />
esprimere il proprio pensiero al presidente della Sac,<br />
ingegnere Gaetano Mancini. All’opinione del manager,<br />
stimato professionista catanese, il nostro giornale contrappone<br />
alcune informazioni, cioè “notizie” documentate<br />
e non opinioni, che l’ingegnere Mancini (almeno<br />
in teoria) potrebbe non conoscere, e consapevoli che i<br />
“fatti” possono essere più importanti delle “opinioni”<br />
che, spesso, lasciano il tempo che trovano.<br />
<strong>La</strong> <strong>Voce</strong> dell’Isola n. 11~14 30 Luglio 2009<br />
13<br />
DOSSIER
14<br />
DOSSIER<br />
30 Luglio 2009<br />
Aeroporto <strong>di</strong> Catania - Per il presidente della <strong>società</strong> <strong>di</strong> <strong>gestione</strong> <strong>dei</strong> <strong>servizi</strong> dello s<br />
Mancini: “Nella Sac c’è un man<br />
e un in<strong>di</strong>rizzo sicuro e <strong>di</strong> grand<br />
<strong>di</strong> MIRCO ARCANGELI<br />
Presidente Mancini, ci corre<br />
l’obbligo iniziare questa<br />
intervista con una domanda<br />
scontata: ad aprile sono<br />
stati presentati i piani industriali,<br />
un programma <strong>di</strong> riorganizzazione<br />
aziendale per rientrare<br />
dal deficit, nuovi assetti organizzativi,<br />
ed i primi risultati <strong>di</strong><br />
una strategia volta a produrre<br />
efficienza e rigore. A quasi tre<br />
mesi da questo importante<br />
evento, vorremmo sapere dal<br />
Presidente cosa è successo in<br />
questo lasso <strong>di</strong> tempo e cosa<br />
succederà.<br />
In realtà il piano industriale della<br />
Sac spa è stato presentato da oltre<br />
un anno mentre durante<br />
l’evento citato, (una conferenza<br />
stampa <strong>dei</strong> soci della Sac Spa) è<br />
stato presentato il piano industriale<br />
della Sac Service (una controllata).<br />
Della Sac spa sono invece<br />
stati presentati i primi risultati in<br />
termini <strong>di</strong> efficienza e forte rigore.<br />
E’ stata presentata la linea, l’in<strong>di</strong>rizzo<br />
che l’assemblea ha voluto<br />
imprimere, in maniere molto forte<br />
al management <strong>di</strong> Sac, e conte-<br />
stualmente, i primi risultati concreti<br />
che, rispetto a questo nuovo<br />
in<strong>di</strong>rizzo <strong>di</strong> forte efficienza, si è<br />
voluto dare.<br />
Da quel momento in poi certamente<br />
forse il fatto più importante<br />
che riguarda Sac, è l’avvio delle<br />
attività del Consorzio <strong>di</strong> rampa<br />
Handling, che ha visto una cessione<br />
del ramo <strong>di</strong> azienda (quello<br />
<strong>dei</strong> <strong>servizi</strong> <strong>di</strong> rampa), e il conseguente<br />
trasferimento <strong>di</strong> 111 <strong>di</strong>pendenti<br />
nel consorzio, che complessivamente<br />
è un’operazione che ha<br />
determinato e sta confermando<br />
quello che ci aspettavamo, cioè un<br />
forte intervento <strong>di</strong> efficientamento<br />
sul centro <strong>di</strong> costo dell’attività <strong>di</strong><br />
handling. Direi quin<strong>di</strong>, è un dato<br />
che mi piace sottolineare, abbiamo<br />
tutelato i posti <strong>di</strong> lavoro, perché<br />
altrimenti, stante il fatto che<br />
quel ramo <strong>di</strong> attività <strong>di</strong> Sac perdeva<br />
circa 2 milioni <strong>di</strong> euro all’anno,<br />
certamente si sarebbe arrivati<br />
ad una procedura <strong>di</strong> esubero <strong>di</strong> lavoratori.<br />
Mentre, in questa maniera,<br />
la procedura <strong>di</strong> esubero non<br />
c’è stata, per il grado <strong>di</strong> efficienza<br />
economica, riuscendo quin<strong>di</strong> ad<br />
evitare problemi <strong>di</strong> licenziamento.<br />
Quin<strong>di</strong> praticamente l’ossatura<br />
<strong>di</strong> questa conferenza<br />
stampa sta<br />
<strong>nella</strong> riorganizzazione<br />
interna per<br />
trovare una migliore<br />
efficienza<br />
<strong>nella</strong> struttura,<br />
cercando <strong>di</strong> trasferire<br />
compiti e <strong>servizi</strong><br />
e quin<strong>di</strong> manodopera<br />
ad altre<br />
aziende e strutture<br />
esterne, magari<br />
consorziate e sempre<br />
partecipate, in<br />
modo da trovare<br />
maggiore efficienza.<br />
111 persone sono<br />
state trasferite<br />
al consorzio Saga<br />
Handling. Ci sono<br />
altre strutture che<br />
vengono a crearsi<br />
con trasferimenti<br />
<strong>di</strong> personale? C’è<br />
una riorganizzazione<br />
interna <strong>di</strong> uffici,<br />
<strong>di</strong> apparati che è in<br />
essere? C’è un’occupazione<br />
in esubero?<br />
In quella occasione<br />
si parlava<br />
<strong>di</strong> personale in esubero,<br />
come si pensa<br />
<strong>di</strong> tutelarla? Vero<br />
che in parte si è<br />
già fatto con questo<br />
trasferimento,<br />
ma cosa ci <strong>di</strong>ce il<br />
Presidente?<br />
I trasferimenti attesi<br />
a breve sono<br />
quelli relativi all’altra<br />
parte dell’handling<br />
quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>ciamo<br />
la parte handling<br />
<strong>di</strong> rampa. E’ un’attività<br />
che sostanzialmente<br />
noi abbiamo<br />
portato a compimento<br />
rispetto ad un<br />
preciso in<strong>di</strong>rizzo <strong>di</strong><br />
legge, una legge del<br />
’99, che fino ad ora<br />
non era stata attuata<br />
dalla Sac, e che sostanzialmente<br />
poggia sulla liberalizzazione <strong>dei</strong><br />
<strong>servizi</strong> <strong>di</strong> Handling, con la separazione<br />
netta tra l’attività del gestore<br />
e quella <strong>di</strong> Handling che invece<br />
va sul mercato. Quin<strong>di</strong> ora noi<br />
abbiamo quasi costituito, la Sac<br />
Handling, alla quale peraltro verrà<br />
conferita anche l’attività handling<br />
non <strong>di</strong> rampa, nonché le<br />
azioni del Consorzio Saga Handling.<br />
<strong>La</strong> procedura non è completata<br />
solo perché dal punto <strong>di</strong><br />
vista amministrativo si stanno finendo<br />
<strong>di</strong> fare le valutazioni <strong>dei</strong><br />
cespiti e quant’altro necessario<br />
per fare la cessione del ramo<br />
d’azienda. Di qui a qualche settimana<br />
la procedura dovrebbe essere<br />
definita.<br />
Con questa operazione viene<br />
dato corpo ad un’altra mo<strong>di</strong>fica<br />
organizzativa. Poi c’è stata una<br />
semplificazione della macro struttura<br />
<strong>di</strong> Sac con la riduzione <strong>di</strong> una<br />
<strong>di</strong>rezione, da tre a due, e la delega<br />
al presidente per la <strong>gestione</strong> delle<br />
attività, quin<strong>di</strong> un’organizzazione<br />
più s<strong>nella</strong> e finalizzata ad accelerare<br />
i processi. Gli esuberi a cui<br />
faceva riferimento lei non sono <strong>di</strong><br />
Sac spa, ma <strong>di</strong> Sac Service. Una<br />
<strong>società</strong> controllata al 100% da<br />
Sac, la quale gestisce sostanzialmente<br />
tre attività: l’attività <strong>di</strong> security,<br />
l’attività <strong>di</strong> <strong>gestione</strong> <strong>dei</strong><br />
parcheggi e l’attività infovoli. Il<br />
piano industriale<br />
<strong>di</strong> Sac<br />
spa aveva già<br />
in<strong>di</strong>viduato fin<br />
dall’anno scorso,<br />
una serie <strong>di</strong><br />
interventi <strong>di</strong><br />
efficientamento<br />
rispetto al<br />
tema delle attività<br />
svolte dalla<br />
controllata, in particolare security,<br />
<strong>gestione</strong> <strong>dei</strong> parcheggi e infovoli.<br />
Il nuovo CDA <strong>di</strong> SAC Service<br />
si è impegnato in maniera importante<br />
su questo tema. E’ emersa in<br />
maniera evidente qual’è l’attuale<br />
situazione strutturale del gruppo<br />
societario, ed il CDA ha varato<br />
un piano industriale che è appunto<br />
quello presentato ad aprile. Un<br />
budget 2009 con relativo piano industriale<br />
che prevede una serie <strong>di</strong><br />
interventi forti, appunto, sulla<br />
struttura societaria, e che prevede<br />
una procedura <strong>di</strong> mobilità.<br />
<strong>La</strong> procedura <strong>di</strong> mobilità è attualmente<br />
in atto, noi abbiamo<br />
chiesto alla <strong>società</strong> <strong>di</strong> verificare<br />
anche la possibilità <strong>di</strong> applicare la<br />
cassa integrazione, ed i contratti<br />
<strong>di</strong> solidarietà. Loro lo stanno facendo.<br />
Quin<strong>di</strong> la procedura è in<br />
corso.<br />
Questa riorganizzazione prevede<br />
quin<strong>di</strong> mobilità, ma anche<br />
cassa integrazione e quin<strong>di</strong> allontanamento<br />
dal lavoro?<br />
C’è una situazione <strong>nella</strong> quale il<br />
tentativo che sta facendo la Sac<br />
Service è quello <strong>di</strong> recuperare il<br />
più possibile rispetto alle attività<br />
che sono gestite.<br />
Questo, guardando la struttura<br />
all’interno, ma se volessimo<br />
dare uno sguardo dall’esterno?<br />
In questi mesi si sono avvicendate<br />
delle polemiche, sugli spazi<br />
esterni, ad esempio terreni ab-<br />
bandonati, aree non utilizzate o<br />
la vecchia aerostazione fatiscente,<br />
parcheggi che funzionano e<br />
non funzionano, insomma qualcuno<br />
ad<strong>di</strong>rittura ha parlato <strong>di</strong><br />
presenza <strong>di</strong> cani randagi. Una<br />
polemica avanzata anche dal<br />
senatore Enzo Bianco. Cosa ci<br />
<strong>di</strong>ce il Presidente?<br />
Direi che sono osservazioni sacrosante,<br />
io stesso sono intervenuto<br />
più volte su questo tema anche<br />
sugli organi <strong>di</strong> stampa perché il<br />
tutto è verissimo. Noi abbiamo<br />
avviato tutte le procedure che sono<br />
finalizzate a definire la parte<br />
che noi possiamo definire, nel<br />
senso che noi<br />
non abbiamo<br />
compiti <strong>di</strong> polizia,<br />
non siamo in<br />
grado <strong>di</strong> affrontare<br />
l’abusivismo,<br />
non abbiamo competenze<br />
per contrastare<br />
il randagismo,<br />
sono chiaramente<br />
sfere <strong>di</strong> problemi<br />
che noi non<br />
possiamo gestire.<br />
<strong>La</strong> parte <strong>di</strong> problemi<br />
che noi invece<br />
possiamo e dobbiamo<br />
gestire è stata attenzionata<br />
dal CDA.<br />
Abbiamo avviato le<br />
procedure per la razionalizzazione<br />
delle<br />
attività <strong>di</strong> movimentazione<br />
delle auto, <strong>dei</strong><br />
pedoni, <strong>dei</strong> mezzi davanti<br />
all’aerostazione<br />
e per la sistemazione<br />
delle aree a verde.<br />
In questo ultimo caso<br />
eravamo pronti ad intervenire,<br />
nel frattempo<br />
gli iter procedurali han-<br />
no fatto perdere del tempo prezioso,<br />
siamo arrivati a ridosso del periodo<br />
estivo con un doppio problema,<br />
da un lato le temperature,<br />
con la conseguenza che effettuare<br />
impianti a verde in questa con<strong>di</strong>zione<br />
climatica avrebbe comportato<br />
un sicuro risultato negativo<br />
con ulteriori sprechi economici<br />
“Questa aerostazione è <strong>di</strong>mensionata per 6 milioni <strong>di</strong> passe<br />
un confronto con la vecchia aerostazione, sebbene gli spaz<br />
cresciuto. Quin<strong>di</strong> noi subiamo <strong>dei</strong> colli <strong>di</strong> bottiglia ed abb<br />
avviando le procedure per la ristrutturazione della vecchia<br />
non sopportabili dalla struttura, ed<br />
in secondo luogo, essendoci il<br />
traffico del periodo estivo, fare interventi<br />
sul traffico in questo periodo<br />
comporterebbe eccessivi <strong>di</strong>sagi<br />
per l’utenza. Quin<strong>di</strong> noi riteniamo<br />
che finito il perio-
calo oggi tutto procede bene<br />
agement molto forte,<br />
e efficienza dell’azienda”<br />
do estivo, su entrambe le questioni,<br />
con grande celerità, daremo la giusta<br />
risposta.<br />
Il tema circolazione infatti è fondamentale.<br />
Noi sappiamo che in certi<br />
momenti la circolazione non funziona<br />
molto bene. Proprio questa mattina<br />
sono stato alla commissione trasporti<br />
del comune <strong>di</strong> Catania. E’ stata fatta<br />
una opzione su questi temi. Io ho fortemente<br />
sollecitato il Comune affinché<br />
si possa incrementare il numero<br />
<strong>dei</strong> vigili urbani. Perché c’è oggettivamente<br />
un problema <strong>di</strong> questo tipo.<br />
Contestualmente abbiamo messo in<br />
cantiere una serie <strong>di</strong> in-<br />
terventi, che faremo subito dopo la<br />
fase estiva. Alcuni <strong>di</strong> tipo gestionale<br />
che faremo subito, altri strutturali che<br />
faremo subito dopo, finalizzati ad impe<strong>di</strong>re<br />
il blocco del traffico e della<br />
circolazione.<br />
In effetti da fruitore <strong>dei</strong> <strong>servizi</strong><br />
posso confermare che forse prima<br />
la sosta temporanea era più facile,<br />
ggeri, abbiamo però punte ben superiori. Se noi facciamo<br />
i siano molto più gran<strong>di</strong>, il numero <strong>dei</strong> varchi non è molto<br />
amo l’esigenza <strong>di</strong> utilizzare degli spazi nuovi. Stiamo<br />
aerostazione Moran<strong>di</strong>”<br />
mentre ora con la rampa che sale e<br />
che non ha molto spazio attorno,<br />
per il movimento che genera l’aerostazione<br />
risulta del tutto insufficiente.<br />
Bene passando ad altro argomento.<br />
Abbiamo parlato <strong>di</strong> riorganizzazione<br />
interna, <strong>di</strong> immagine<br />
esterna, parliamo ora <strong>di</strong> futuro<br />
e <strong>di</strong> strategie. Si parla<br />
<strong>di</strong> futuro terzo hub<br />
italiano capace <strong>di</strong> intercettare<br />
voli intercontinentali.Contestualmente<br />
l’aeroporto<br />
<strong>di</strong> Catania ha forse raggiunto<br />
già ora livelli <strong>di</strong><br />
saturazione confermando<br />
il 4° posto a livello<br />
nazionale con oltre 6 milioni<br />
<strong>di</strong> passeggeri trasportati.<br />
Considerando i<br />
risultati raggiunti, ed il<br />
suo potenziale sviluppo,<br />
chie<strong>di</strong>amo all’ingegnere<br />
Mancini come immagina<br />
l’aeroporto <strong>di</strong> Catania del<br />
domani? Qual è il suo sogno<br />
nel cassetto a questo<br />
proposito?<br />
Innanzitutto dovrebbe essere<br />
già avvenuta la realizzazione<br />
del secondo modulo,<br />
capace <strong>di</strong> risolvere i problemi<br />
<strong>di</strong> accoglienza delle persone<br />
nei perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> punta. Cioè<br />
questa aerostazione è <strong>di</strong>mensionata<br />
per 6 milioni <strong>di</strong> passeggeri,<br />
abbiamo però punte<br />
ben superiori. Se noi facciamo<br />
un confronto con la vecchia aerostazione,<br />
sebbene gli spazi siano molto<br />
più gran<strong>di</strong>, il numero <strong>dei</strong> varchi non è<br />
molto cresciuto. Quin<strong>di</strong> noi subiamo<br />
<strong>dei</strong> colli <strong>di</strong> bottiglia ed abbiamo l’esigenza<br />
<strong>di</strong> utilizzare degli spazi nuovi.<br />
Stiamo avviando le procedure per la<br />
ristrutturazione della vecchia aerostazione<br />
“Moran<strong>di</strong>”. Un manufatto <strong>di</strong><br />
pregio, realizzato<br />
da un architetto<br />
importante, e noi<br />
riteniamo che possa<br />
ospitare circa<br />
2,5 milioni <strong>di</strong> passeggeri,probabilmente<br />
con un in<strong>di</strong>rizzo<br />
<strong>di</strong> tipo low<br />
cost.<br />
Questo porterebbe<br />
la capienza complessiva a 8,5<br />
milioni <strong>di</strong> passeggeri, fare un terminal<br />
B sostanzialmente. Contemporaneamente<br />
si dovrà procedere con le<br />
opere previste dal Master Plan 2007<br />
(piano <strong>di</strong> sviluppo dell’aeroporto).<br />
Con la realizzazione che abbiamo fatto<br />
quest’anno, la bretella 26 (nuova<br />
via <strong>di</strong> rullaggio), la pista <strong>di</strong> Catania è<br />
capace <strong>di</strong> ospitare un traffico <strong>di</strong> 12<br />
milioni <strong>di</strong> passeggeri all’anno. Evidentemente<br />
questi passeggeri non troverebbero<br />
capacità <strong>di</strong> accoglienza<br />
nell’aerostazione, che non ce la farebbe,<br />
quin<strong>di</strong> praticamente il collo <strong>di</strong><br />
bottiglia è il livello sviluppo aeroportuale.<br />
E questo è il primo sogno. Poi<br />
c’è una seconda prospettiva altrettanto<br />
importante che riguarda la definizione<br />
<strong>dei</strong> terreni comunali o meglio<br />
delle aree a destinazione aeroportuale<br />
previste dalla concessione. A questo<br />
proposito va sottolineato che il Comune<br />
<strong>di</strong> Catania ha risposto all’offerta<br />
fattagli per l’acquisto <strong>di</strong> tali aree<br />
con una posizione non coincidente<br />
con quella dell’Assemblea <strong>dei</strong> soci.<br />
Nel frattempo stiamo avviando tutte<br />
le procedure previste dalla concessione<br />
per l’acquisizione delle aree.<br />
<strong>La</strong> terza grande questione, che rappresenta<br />
anche il vero grande sogno,<br />
è quella <strong>di</strong> risolvere in maniera positiva<br />
la interferenza tra la pista aeroportuale<br />
e la ferrovia. Noi oggi, come<br />
sappiamo, abbiamo un binario che<br />
passa in testa alla pista 08. Questo binario<br />
ferroviario impe<strong>di</strong>sce il prolungamento<br />
della pista. L’attuale pista è<br />
una pista che<br />
non può ospitare<br />
i gran<strong>di</strong> aerei<br />
intercontinentali,<br />
i Boeing 747,<br />
l’Airbus A380-<br />
700, e altro.<br />
L’eliminazione <strong>di</strong><br />
questo ostacolo,<br />
permetterebbe il<br />
prolungamento<br />
della pista, che<br />
proietterebbe l’aeroporto<br />
<strong>di</strong> Catania<br />
in una <strong>di</strong>mensione<br />
intercontinentale.<br />
Tra l’altro, se si<br />
permettesse <strong>di</strong> fare<br />
questo intervento,<br />
interramento della<br />
ferrovia, prolungamento<br />
della pista,<br />
sarebbe molto bello<br />
pensare anche ad uno<br />
spostamento dell’asse<br />
ferroviario, per far<br />
arrivare la ferrovia in<br />
coincidenza con l’aerostazione.<br />
Questo permetterebbe<br />
ai passeggeri delle<br />
varie province (Messina,<br />
Siracusa, Enna e<br />
perché no anche Catania)<br />
<strong>di</strong> arrivare <strong>di</strong>rettamente<br />
sotto l’aeroporto con il treno<br />
senza dover per forza utilizzare l’auto.<br />
Si otterrebbe uno standard <strong>di</strong> <strong>servizi</strong><br />
molto più alto, ed uno standard <strong>di</strong><br />
sicurezza tale da evitare le gran<strong>di</strong> corse<br />
in auto immersi nel<br />
traffico della tangenziale.<br />
Un <strong>servizi</strong>o molto comune<br />
in tutti i gran<strong>di</strong> aeroporti<br />
del mondo.<br />
Credo che questo scenario<br />
avrebbe anche una prospettiva<br />
per le ferrovie. Infatti<br />
se ipotizziamo che un<br />
20% <strong>dei</strong> passeggeri possa<br />
utilizzare il sistema ferroviario,<br />
si aggiungerebbe<br />
un’utenza ferroviaria <strong>di</strong><br />
1,2 milioni <strong>di</strong> passeggeri.<br />
Speriamo quin<strong>di</strong> che sia<br />
una questione che interessa<br />
anche le ferrovie.<br />
15<br />
Questo forse oggi è veramente un<br />
sogno, ma io credo in fondo che sognare<br />
non faccia male, e noi tutti stiamo<br />
lavorando perché queste cose <strong>di</strong>ventino<br />
un giorno realtà.<br />
Alcuni numeri de<br />
«<strong>La</strong> <strong>Voce</strong> dell’Isola»<br />
in cui si parla<br />
dell’aeroporto<br />
<strong>di</strong> Catania.<br />
In alto: il presidente<br />
della Sac,<br />
l’ing. Gaetano<br />
Mancini<br />
<strong>La</strong> <strong>Voce</strong> dell’Isola n. 11~14
16<br />
L’annunciata “svolta moralizzatrice” si risolve in epurazione a favore del più bieco nepotismo<br />
Sac-Service: fuori 9 indesiderati<br />
restano invece figli, nuore, ecc...<br />
<strong>di</strong> VITTORIO SPADA<br />
Nel corso della conferenza stampa tenuta<br />
il 17 aprile scorso, il presidente<br />
della Sac, ingegnere Gaetano Mancini,<br />
ha <strong>di</strong>chiarato:<br />
*“Si ritiene non solo opportuno ma ad<strong>di</strong>rittura<br />
doveroso, dare conto delle principali<br />
questioni che interessano un gruppo a totale<br />
partecipazione pubblica che vede la<br />
capogruppo SAC assegnataria della <strong>gestione</strong><br />
totale <strong>di</strong> una importante infrastruttura<br />
come l’Aeroporto <strong>di</strong> Fontanarossa. Ancor<br />
<strong>di</strong> più alla luce delle prime iniziative già<br />
avviate dalle quali si attende un consistente<br />
miglioramento operativo per oltre 5 milioni<br />
<strong>di</strong> euro all’anno (3 mln in SAC e 2 mln in<br />
SAC Service) con un contestuale snellimento<br />
strutturale attraverso il passaggio <strong>di</strong> 130<br />
addetti ad altre aziende (111 da SAC e 19<br />
da SAC Service). Fatto questo che ha peraltro<br />
consentito la salvaguar<strong>di</strong>a del loro<br />
posto <strong>di</strong> lavoro. Iniziative che rappresentano<br />
una vera e propria svolta gestionale finalizzata<br />
a dare alla struttura aeroportuale<br />
quella efficienza in<strong>di</strong>spensabile al suo sviluppo”..<br />
A sua volta il presidente della Sac Service,<br />
Giuseppe Sciacca, ha commentato:<br />
* “Scelte drastiche quelle che abbiamo<br />
intrapreso che riguardano il taglio <strong>dei</strong> costi<br />
(ridotte del 40 per cento le consulenze) e la<br />
re<strong>di</strong>stribuzione del personale: in Sac Service,<br />
per esempio, c’è un esubero in amministrazione….”.<br />
Nel corso della conferenza stampa è stato<br />
messo in luce anche che<br />
*“… la SAC Service presentava una per-<br />
<strong>di</strong>ta strutturale vicina ai 2 milioni <strong>di</strong> euro<br />
che grava sul bilancio consolidato della<br />
SAC. Il Consiglio <strong>di</strong> Amministrazione della<br />
SAC ha pertanto con<strong>di</strong>zionato la decisione<br />
sulla continuità aziendale alla adozione da<br />
parte della SAC Service <strong>di</strong> un piano <strong>di</strong> interventi<br />
<strong>di</strong> estremo rigore.<br />
Il Consiglio <strong>di</strong> Amministrazione <strong>di</strong> SAC<br />
Service ha proposto un piano industriale<br />
che dà il via ad una forte iniziativa <strong>di</strong> risanamento<br />
basata su una razionalizzazione<br />
che porterà all’azzeramento delle per<strong>di</strong>te<br />
Da sinistra: Rino Sardo, Gaetano Mancini<br />
in tre anni”. Abbiamo estrapolato alcuni<br />
passi della conferenza stampa che ci pongono<br />
<strong>di</strong>versi interrogativi:<br />
Partendo dall’informazione, a nostro avviso<br />
(ma possiamo sbagliarci) incompleta,<br />
<strong>di</strong> un bilancio in rosso <strong>di</strong> due milioni e passa<br />
<strong>di</strong> euro della Sac Service, ci chie<strong>di</strong>amo<br />
se questo <strong>di</strong>savanzo sia stato coperto: la<br />
Sac Service, infatti, è una srl, e se presenta<br />
un bilancio in rosso o lo copre e ricapitalizza,<br />
oppure deve essere posta in liquidazione.<br />
In merito non si hanno notizie. Di contro<br />
si apprendono, invece, le misure <strong>di</strong> rigore<br />
adottate dalla Sac Service: la <strong>società</strong> aeroportuale<br />
ha raggiunto un accordo con alcuni<br />
sindacati, Uil, Cgil, Co<strong>di</strong>res, per il licenziamento<br />
<strong>di</strong> 50 <strong>di</strong>pendenti, l’intero nu-<br />
cleo <strong>di</strong> vertice dell’amministrazione, con la<br />
voce “mobilità” senza preavviso agli interessati,<br />
dall’oggi all’indomani.<br />
Ma come interpretare la circostanza sospetta<br />
che firmatari <strong>di</strong> questo accordo hanno<br />
propri parenti stretti (possiamo fare nomi<br />
e cognomi) in <strong>servizi</strong>o alla Sac? Forse<br />
questo tipo <strong>di</strong> dettagli non è noto ai presidenti<br />
Mancini e Sciacca? Più conosciuta,<br />
sicuramente, la lettera con la quale il 25<br />
marzo dello scorso anno il componente del<br />
Consiglio d’amministrazione della Sac Ser-<br />
vice, Carmelo Micalizzi, “denunciava” al<br />
presidente della Sac ed ai vertici <strong>dei</strong> soci<br />
Sac gli alti stipen<strong>di</strong> che sette <strong>di</strong>pendenti<br />
della Sac Service prendevano: sicuramente<br />
uno “scatto d’orgoglio” moralistico. Ma<br />
Micalizzi questo stesso “scatto d’orgoglio”,<br />
a quanto pare, non lo ha avuto quando, proprio<br />
alla Sac Service ha fatto assumere due<br />
figli e la nuora.<br />
Queste cose, probabilmente l’ingegnere<br />
Mancini le sconosce, così come sconosce,<br />
sicuramente, che <strong>di</strong>versi consulenti della<br />
Sac Service, con “alti emolumenti”, sono<br />
stati fatti transitare alla Sac (leggasi Moreno<br />
Prosperi); così come, sicuramente, i due<br />
presidenti, Mancini e Sciacca, ignorano che<br />
un componente del Consiglio della Camera<br />
<strong>di</strong> Commercio <strong>di</strong> Catania<br />
(socia della<br />
Sac), Rino Sardo<br />
Gestione<br />
della Sac-Service:<br />
tipica situazione<br />
in cui si giu<strong>di</strong>ca bene<br />
e si razzola male<br />
(controllore e controllato?),<br />
prima è<br />
stato assunto dalla<br />
Sac Service con un<br />
ruolo già ricoperto<br />
da altro <strong>di</strong>pendente<br />
e, pochi giorni prima<br />
dell’invio <strong>dei</strong> provve<strong>di</strong>menti<br />
<strong>di</strong> mobilità,<br />
è stato trasbordato<br />
alla Sac, con un<br />
aumento <strong>di</strong> stipen<strong>di</strong>o!<br />
I criteri <strong>di</strong> selezione del personale da<br />
licenziare appaiono altrettanto nebulosi, tenuto<br />
conto – per quanto è dato sapere…che<br />
non sarebbero state rispettate le graduatorie<br />
per qualifica e anzianità, mentre sarebbero<br />
stati “salvati” <strong>di</strong>pendenti i cui meriti<br />
particolari si sconoscono.<br />
Qualche esempio? Dal licenziamento<br />
non è stato toccato Simone Lucarelli (nipote<br />
<strong>di</strong> Pietro Agen, presidente della Camera<br />
<strong>di</strong> Commercio <strong>di</strong> Catania), Giuseppe Castiglione<br />
(figlio <strong>di</strong> Santo Castiglione, attuale<br />
presidente dell’Autorità Portuale <strong>di</strong> Catania),<br />
Giuliano Rossitto (figlio del noto professore<br />
Elio Rossitto), Marco Tanasi (fratello<br />
<strong>di</strong> Tanasi, presidente del Codacons).<br />
Anche in questi casi citati non si sono registrati<br />
scatti <strong>di</strong> orgoglio moralistico da parte<br />
<strong>dei</strong> componenti <strong>dei</strong> Cda Sac e Sac Service.<br />
C’è dell’altro…<br />
Non mettiamo in dubbio la buona fede<br />
del presidente Sac, Mancini, ma viene<br />
spontaneo chiedergli se conosce quale sia<br />
la retribuzione del <strong>di</strong>rettore Sac e Sac Service,<br />
Paolo Antonelli: si <strong>di</strong>ce alta, molto<br />
più alta <strong>di</strong> quella percepita dallo stesso presidente!<br />
Ma noi non ci cre<strong>di</strong>amo. Riteniamo,<br />
invece, cre<strong>di</strong>bile la notizia <strong>di</strong> un consistente<br />
“premio” in euro assegnato a Paolo<br />
Antonelli per la professionalità con cui ha<br />
condotto a termine la vicenda della Sac<br />
Service.<br />
Aggiungiamo:<br />
Che <strong>di</strong>re <strong>dei</strong> tanti parenti<br />
stretti <strong>di</strong> deputati e<br />
politici, in forza alla Sac<br />
e Sac Service? Se così<br />
stanno le cose, allora,<br />
dove sta la “svolta”, il<br />
cambiamento <strong>di</strong> rotta<br />
“morale” che si è detto<br />
voler imprimere alla <strong>società</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>gestione</strong> <strong>dei</strong> <strong>servizi</strong><br />
aeroportuali <strong>di</strong> Catania?<br />
Se il risanamento morale<br />
della <strong>società</strong> si intendeva<br />
farlo eliminando<br />
50 <strong>di</strong>pendenti, perchè alla fine sono stati<br />
“epurati” soltanto nove impiegati, senza tenere<br />
conto delle loro qualifiche e anzianità?<br />
Si tratta <strong>di</strong> una vendetta politica? Noi non<br />
sappiamo dare risposte a questi interrogativi.<br />
Come ci chie<strong>di</strong>amo anche quale criterio<br />
<strong>di</strong> valutazione sia stato adottato nell’in<strong>di</strong>viduazione<br />
del personale ritenuto in esubero.<br />
Altri capitoli poco noti possono essere<br />
ancora aperti: L’ingegnere Mancini dovrebbe<br />
spiegarci, per esempio, la presenza, in<br />
qualità <strong>di</strong> azionista, della <strong>società</strong> “Iniziative<br />
E<strong>di</strong>toriali Siciliane srl” dell’e<strong>di</strong>tore Mario<br />
Ciancio in una collegata Sac, la Intersac<br />
Hol<strong>di</strong>ng Spa… eccetera.<br />
DOSSIER<br />
30 Luglio 2009 <strong>La</strong> <strong>Voce</strong> dell’Isola n. 11~14
Geotermica, inesauribile e poco sfruttata energia che viene dal sottosuolo<br />
<strong>di</strong> SEBANIA LIBERTINO<br />
TesIl panorama delle fonti <strong>di</strong><br />
energia alternativa è molto<br />
variegato e non si esaurisce<br />
con le fonti più note quali eolico e<br />
fotovoltaico. Una fonte energetica<br />
pressoché inesauribile e certamente<br />
poco sfruttata è quella geotermica.<br />
Il termine “geotermia” deriva dal<br />
greco “gêo” e “thermos” ed il significato<br />
letterale è “calore della Terra”.<br />
L’energia geotermica deriva dal<br />
calore presente negli strati più profon<strong>di</strong><br />
della crosta terrestre e può essere<br />
considerata una forma <strong>di</strong> energia<br />
rinnovabile, se valutata in tempi<br />
brevi. Penetrando in profon<strong>di</strong>tà la<br />
superficie terrestre, la temperatura<br />
<strong>di</strong>venta gradualmente più elevata,<br />
aumentando <strong>di</strong> circa 30 °C per km<br />
<strong>nella</strong> crosta terrestre (0.3 °C/km e<br />
0.8 °C/km rispettivamente nel mantello<br />
e nel nucleo). Il calore interno<br />
alla terra fu originariamente generato<br />
durante l’accrezione (formazione,<br />
n.d.r.) del pianeta dovuta alla forza<br />
<strong>di</strong> attrazione gravitazionale. In seguito<br />
il calore interno ha continuato<br />
ad essere generato grazie a processi<br />
<strong>di</strong> deca<strong>di</strong>mento nucleare naturale <strong>di</strong><br />
elementi quali l’uranio, il torio e il<br />
potassio. Il calore terrestre proveniente<br />
dall’interno, viene successivamente<br />
trasferito verso la superficie<br />
me<strong>di</strong>ante convezione del magma<br />
o <strong>di</strong> acque profonde: da qui nasce la<br />
maggior parte <strong>dei</strong> fenomeni come le<br />
eruzioni vulcaniche, le sorgenti termali,<br />
i geyser, o le fumarole. I giacimenti<br />
<strong>di</strong> questa energia sono però<br />
<strong>di</strong>spersi e a profon<strong>di</strong>tà così elevate<br />
da impe<strong>di</strong>rne lo sfruttamento.<br />
Come si riesce ad estrarre energia<br />
dal sottosuolo? Essenzialmente si<br />
sfrutta il calore <strong>di</strong> flui<strong>di</strong>, vapore o<br />
acqua in gran parte meteorica, che si<br />
riscaldano circolando nelle rocce<br />
calde e permeabili e interagendo<br />
con queste acquisiscono sali e gas<br />
incondensabili. In con<strong>di</strong>zioni particolari,<br />
quali la presenza <strong>di</strong> fratture<br />
<strong>nella</strong> crosta terrestre (faglie) o affioramenti<br />
<strong>di</strong> rocce permeabili, acqua e<br />
vapore possono raggiungere la superficie<br />
dando luogo a manifestazioni<br />
naturali anche altamente spettacolari,<br />
come lagoni, geyser e fumarole.<br />
Il vapore, o l’acqua calda,<br />
sono sfruttati o <strong>di</strong>rettamente per<br />
muovere una turbina collegata ad un<br />
generatore che produce energia elettrica,<br />
oppure per riscaldare un liquido<br />
<strong>di</strong> scambio che a sua volta farà<br />
girare la turbina. Il vapore acqueo<br />
generato (o prelevato dal sottosuolo)<br />
viene riutilizzato per il riscaldamento<br />
urbano, per le coltivazioni in<br />
serra e nel termalismo. Per alimentare<br />
la produzione del vapore acqueo<br />
si ricorre spesso all’immissione<br />
<strong>di</strong> acqua fredda in profon<strong>di</strong>tà,<br />
una tecnica utile per mantenere costante<br />
il flusso del vapore. In questo<br />
modo si riesce a far lavorare a pieno<br />
regime le turbine e produrre calore<br />
con continuità.<br />
A causa della necessità <strong>di</strong> essere<br />
in prossimità <strong>di</strong> una faglia l’energia<br />
geotermica rappresenta oggi meno<br />
dell’1% della produzione mon<strong>di</strong>ale<br />
<strong>di</strong> energia. Leader nel suo sfruttamento<br />
è l’Islanda, dove l’85% delle<br />
abitazioni sono riscaldate con questa<br />
fonte energetica. In realtà esistono<br />
<strong>di</strong>versi sistemi geotermici, ma attualmente<br />
vengono sfruttati a livello<br />
industriale solo i sistemi idroterma-<br />
li, costituiti da formazioni rocciose<br />
permeabili in cui l’acqua piovana e<br />
<strong>dei</strong> fiumi si infiltra e viene scaldata<br />
da strati <strong>di</strong> rocce ad alta temperatura.<br />
Le temperature raggiunte variano<br />
dai 50-60 °C fino ad alcune centinaia<br />
<strong>di</strong> gra<strong>di</strong>.<br />
È naturalmente legata a quei territori<br />
dove vi sono fenomeni geotermici,<br />
quin<strong>di</strong>, è una fonte energetica<br />
marginale da utilizzare solo in limitati<br />
contesti territoriali. Il più grande<br />
complesso geotermico al mondo si<br />
trova in California a The Geysers<br />
(l’impianto ha un potenziale <strong>di</strong> 1400<br />
MW, sufficiente a sod<strong>di</strong>sfare le richieste<br />
energetiche dell'area metropolitana<br />
<strong>di</strong> San Francisco). Anche in<br />
Africa, il Kenya e l’Etiopia hanno<br />
costruito degli impianti per l’energia<br />
geotermica. In Etiopia si calcola<br />
che l’energia presente è <strong>di</strong> almeno<br />
1000 MW. Circa venti paesi al mondo<br />
hanno progetti <strong>di</strong> sviluppo del<br />
geotermico. Persino Google ha investito<br />
nel geotermico <strong>di</strong> terza generazione,<br />
basato sulla trivellazione <strong>di</strong><br />
profon<strong>di</strong>tà per raggiungere punti<br />
cal<strong>di</strong> della crosta anche da zone non<br />
naturalmente termali. <strong>La</strong> trivellazione<br />
è il costo maggiore; nel 2005<br />
l’energia geotermica costava fra i 50<br />
e i 150 euro per MWh, ma si prevede<br />
che tale costo scenda a 50-100<br />
euro per MWh nel 2010 e a 40-80<br />
euro per MWh nel 2020.<br />
Lo svantaggio principale delle<br />
centrali geotermiche è il tipico odore<br />
sgradevole <strong>di</strong> uova marce causato<br />
dall’idrogeno solforato. Se è tollerato<br />
nel caso <strong>dei</strong> siti termali, è piuttosto<br />
avverso alla popolazione residente<br />
nei pressi <strong>di</strong> una centrale geo-<br />
termica. Il problema è comunque risolvibile<br />
me<strong>di</strong>ante l’installazione <strong>di</strong><br />
particolari impianti <strong>di</strong> abbattimento.<br />
Un altro problema è quello dell’impatto<br />
ambientale. Infatti, le centrali<br />
si presentano come un groviglio <strong>di</strong><br />
tubature anti-estetiche, anche se<br />
l’aspetto è simile a quello <strong>di</strong> molti<br />
siti industriali o fabbriche. Infine,<br />
alcuni stu<strong>di</strong>osi, sostengono che la<br />
produttività delle centrali geotermiche<br />
si riduce anche del 30% nel giro<br />
<strong>di</strong> 10 anni. Per estrarre e usare il calore<br />
imprigionato <strong>nella</strong> Terra, è necessario<br />
in<strong>di</strong>viduare le zone dove<br />
questo si è concentrato: serbatoi o<br />
giacimenti geotermici. È possibile<br />
utilizzare industrialmente solo quello<br />
che si trova concentrato in alcune<br />
zone privilegiate in corrispondenza<br />
delle quali, non lontano dalla superficie<br />
(5-10 km <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà), sono<br />
presenti masse magmatiche fluide o<br />
già soli<strong>di</strong>ficate in via <strong>di</strong> raffreddamento.<br />
Tali zone si localizzano nelle<br />
aree dove le placche in cui è sud<strong>di</strong>visa<br />
la crosta terrestre vengono a<br />
contatto, e dove masse magmatiche<br />
tendono a risalire verso la superficie:<br />
queste zone (denominate “dorsali<br />
oceaniche” e “zone <strong>di</strong> subduzione”)<br />
sono state caratterizzate da intensa<br />
attività tettonica che ha dato<br />
origine a vulcani, terremoti ed altri<br />
fenomeni. È chiaro che l’Italia, terra<br />
relativamente giovane e con intensa<br />
attività vulcanica, è proprio uno <strong>di</strong><br />
quei luoghi in cui è possibile sfruttare<br />
l’energia geotermica.<br />
Ed infatti, già nel 1904, per l’esattezza<br />
4 luglio <strong>di</strong> quell’anno, proprio<br />
in Italia, per merito del principe Piero<br />
Ginori Conti, fu sperimentato il<br />
primo generatore geotermico a <strong>La</strong>rderello,<br />
in provincia <strong>di</strong> Pisa. Ad ol-<br />
tre 100 anni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza e, nonostante<br />
fosse stato <strong>di</strong>strutto<br />
durante la seconda guerra<br />
mon<strong>di</strong>ale, quello stabilimento,<br />
interamente ricostruito, ancora<br />
funziona, sod<strong>di</strong>sfacendo oltre<br />
l’80% del fabbisogno energetico degli<br />
abitanti della zona.<br />
Il potenziale geotermico italiano<br />
fino a profon<strong>di</strong>tà economicamente<br />
convenienti è ragguardevole, con risorse<br />
<strong>di</strong> alta temperatura (> 150 °C)<br />
concentrate <strong>nella</strong> fascia pre-appenninica<br />
tosco-laziale-campana, in alcune<br />
zone del Veneto, dell’Emilia<br />
Romagna e della Lombar<strong>di</strong>a, in Sardegna,<br />
Sicilia e in alcune isole vulcaniche<br />
del Tirreno, e con risorse <strong>di</strong><br />
me<strong>di</strong>a e bassa temperatura (< 150<br />
°C) ubicate su vaste aree del territorio<br />
nazionale. In base alle sue caratteristiche<br />
geologiche, dunque, l’Italia<br />
è un Paese a forte vocazione geotermica,<br />
per cui il suo potenziale potrebbe<br />
essere valorizzato molto più<br />
<strong>di</strong> quanto fatto fino ad ora. <strong>La</strong> produzione<br />
<strong>di</strong> energia elettrica dalla<br />
geotermia è fortemente concentrata<br />
in Toscana (Pisa, Siena e Grosseto).<br />
<strong>La</strong> produzione <strong>di</strong> energia elettrica, a<br />
fronte degli 810,5 MWe installati e<br />
<strong>dei</strong> 5,5 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> kWh prodotti nel<br />
2006 (corrispondenti ad 1,1 milioni<br />
<strong>di</strong> tep, ton<strong>nella</strong>te equivalenti <strong>di</strong> petrolio,<br />
ndr), può giungere a 1.500<br />
MWe nel 2020, con una generazione<br />
<strong>di</strong> 10 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> kWh/anno, pari al<br />
fabbisogno elettrico <strong>di</strong> 9 milioni <strong>di</strong><br />
abitanti. Ciò rappresenta il raddop-<br />
Scienze 17<br />
Il calore della Terra produce<br />
una fonte energetica alternativa<br />
Per estrarre e usare il calore imprigionato <strong>nella</strong> Terra, è necessario<br />
in<strong>di</strong>viduare le zone dove questo si è concentrato in giacimenti<br />
geotermici. È possibile utilizzare industrialmente solo quello che<br />
si trova concentrato in alcune zone privilegiate in corrispondenza<br />
delle quali, non lontano dalla superficie, sono presenti masse<br />
magmatiche fluide o già soli<strong>di</strong>ficate in via <strong>di</strong> raffreddamento<br />
pio della produzione del 2006, e<br />
corrisponde ad un risparmio <strong>di</strong> oltre<br />
2 milioni <strong>di</strong> tep. Per gli usi <strong>di</strong>retti, a<br />
fronte <strong>dei</strong> 650 MWt installati e <strong>di</strong><br />
una produzione corrispondente ad<br />
oltre 190.000 tep nel 2006, la potenza<br />
installata può giungere a 6.000<br />
MWt nel 2020, con una produzione<br />
equivalente ad 1.800.000 tep, idonea<br />
per riscaldare 800.000 appartamenti.<br />
Si tratta <strong>di</strong> valori circa 10<br />
volte superiori a quelli del 2006.<br />
Considerati nell’insieme, gli usi<br />
elettrici e non elettrici del calore terrestre<br />
possono quin<strong>di</strong> passare dagli<br />
1,3 milioni <strong>di</strong> tep del 2006 a quasi 4<br />
milioni <strong>di</strong> tep del 2020, corrispondenti<br />
ad oltre 1,2% del consumo totale<br />
lordo <strong>di</strong> energia del Paese.<br />
Si tratta <strong>di</strong> un contributo che può<br />
sembrare modesto in termini percentuali,<br />
ma che non lo è affatto in<br />
termini economici se raffrontato al<br />
costo del combustibile fossile sostituito.<br />
L’importanza <strong>di</strong> tale contributo risulta<br />
poi ancora più evidente se si<br />
pensa che la prevista crescita della<br />
geotermia nel 2020 consente <strong>di</strong> evitare<br />
<strong>di</strong> scaricare nell’atmosfera circa<br />
10 milioni <strong>di</strong> ton<strong>nella</strong>te <strong>di</strong> CO2 all’anno.<br />
Tra i progetti per lo sviluppo del<br />
geotermico in Italia, si annovera anche<br />
quello della IKEA. <strong>La</strong> nota <strong>società</strong><br />
svedese ha installato nel nuovo<br />
negozio <strong>di</strong> Parma (località Ugozzolo),<br />
un impianto geotermico costituito<br />
da 272 sonde che arrivano a<br />
150 metri <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà nel suolo.<br />
E la Sicilia? Purtroppo, come<br />
ogni volta che si parla <strong>di</strong> innovazione<br />
la Sicilia sarebbe il luogo migliore<br />
in cui realizzarla, ma l’unico posto<br />
in cui non si fa niente. Noi abbiamo<br />
impianti termali un po’ ovunque,<br />
sinonimo del fatto che ci sono<br />
tantissimi siti “sfruttabili”, inoltre<br />
abbiamo l’Etna e Stromboli, a testimoniare<br />
che siamo in presenza <strong>di</strong><br />
numerose faglie da cui si potrebbe<br />
prelevare l’energia geotermica, ma<br />
ad oggi non ci sono siti per il suo<br />
sfruttamento.<br />
<strong>La</strong> <strong>Voce</strong> dell’Isola n. 11~14 30 Luglio 2009
18<br />
Turismo<br />
Con una serie <strong>di</strong> coinvolgenti manifestazioni culturali<br />
Ad agosto ritorna alla vita<br />
l’antica città <strong>di</strong> Morgantina<br />
<strong>di</strong> SALVO DI MAURO<br />
Ad agosto Morgantina torna a<br />
nuova vita con una serie <strong>di</strong><br />
iniziative culturali che si terranno<br />
negli antichi siti. Rivive la<br />
città antica che dopo 24 secoli è stata<br />
restituita al sole della pianura della<br />
dea Cerere.<br />
Rivive il mercato, il parlamento,<br />
il ginnasio, il tempio, il teatro l’ekklesiasterion<br />
(luogo <strong>di</strong> riunione del<br />
popolo per votare le leggi).<br />
Le manifestazioni, uniche e coinvolgenti,<br />
si terranno. nel parco archeologico.<br />
Morgantina è una città sicula e<br />
greca, sito archeologico<br />
nel comune <strong>di</strong><br />
Aidone: la città fu riportata<br />
alla luce<br />
nell’autunno del 1955<br />
dalla missione archeologicadell’Università<br />
<strong>di</strong> Princeton<br />
(Stati Uniti). Gli scavi<br />
sinora compiuti<br />
consentono <strong>di</strong> seguire<br />
lo sviluppo dell’inse<strong>di</strong>amento<br />
per un periodo<br />
<strong>di</strong> circa un millennio,<br />
dalla preistoria<br />
all’epoca romana.<br />
L’area più facilmente<br />
visitabile, recintata<br />
dalla Sovraintendenza,<br />
conserva resti dalla<br />
metà del V alla fine<br />
del I secolo a.C., il<br />
periodo <strong>di</strong> massimo<br />
splendore della città.<br />
Da questo sito provengonoimportantissimi<br />
reperti archeologici<br />
come la Venere<br />
<strong>di</strong> Morgantina, attualmente<br />
custo<strong>di</strong>ta presso<br />
la collezione Getty<br />
a Malibu, <strong>di</strong> cui è<br />
previsto il ritorno in<br />
loco nel 2010, e il<br />
Tesoro <strong>di</strong> Morgantina,<br />
anch’esso in via <strong>di</strong> restituzione.<br />
Morgantina è sicuramente uno <strong>dei</strong><br />
siti archeologici più interessanti dell’entroterra<br />
<strong>di</strong> Sicilia. Le numerose<br />
fonti in cui viene menzionata Morgantina<br />
sono una riprova della sua<br />
importanza. Alle informazioni delle<br />
fonti letterarie si aggiungono ovviamente<br />
i reperti rinvenuti in seguito<br />
agli scavi archeologici effettuati in<br />
tutta l’area. <strong>La</strong> città si estende su<br />
una piccola pianura delimitata da<br />
dolci colline. Al centro del pianoro<br />
si trova l’Agorà dominata dall’alto<br />
dal “colle della Cittadella”, sede<br />
dell’Acropoli. Il sito, prima <strong>di</strong> essere<br />
colonizzato dai greci, presentava<br />
inse<strong>di</strong>amenti preistorici <strong>di</strong> età castelluciana<br />
e dell’Età del Bronzo. Fu<br />
nel IX secolo a.C. che arrivarono i<br />
Morgeti (da cui Morgantina prende<br />
il nome). Testimonianze del periodo<br />
<strong>di</strong> colonizzazione da parte <strong>di</strong> questo<br />
popolo si trovano nell’area dell’Acropoli:<br />
capanne a pianta quadrata<br />
appartenenti ad un villaggio<br />
agricolo. Nel IV secolo a.C. i coloni<br />
Calcidesi <strong>di</strong> Catania ingran<strong>di</strong>scono<br />
il sito. Nel 211 a.C., durante le guerre<br />
puniche, Morgantina si schiera<br />
con i Cartaginesi e questo provoca<br />
la sua <strong>di</strong>struzione da parte <strong>dei</strong> Romani.<br />
Lungo il perimetro dell’area archeologica<br />
sono visibili le antiche<br />
mura <strong>di</strong> cinta che, seguendo l’oro-<br />
grafia della zona, hanno un andamento<br />
piuttosto frastagliato. Le mura<br />
non presentavano torri, solo alcuni<br />
baluar<strong>di</strong>, e si aprivano in corrispondenza<br />
delle quattro porte.<br />
Sull’Acropoli, oltre alle succitate<br />
capanne morgetiche, si trovano i resti<br />
più antichi della città, compresa<br />
l’area sacra. L’area sacra comprende<br />
<strong>dei</strong> piccoli templi ed il naiskos<br />
arcaico, un grande tempio lungo all’incirca<br />
32 metri risalente al VI secolo<br />
a.C. Ai pie<strong>di</strong> della collina<br />
dell’Acropoli si trova il quartiere residenziale.<br />
Qui sono state rinvenute<br />
lussuosi esempi <strong>di</strong> abitazioni con<br />
pavimenti a mosaico e pareti affre-<br />
scate: la Casa del Capitello<br />
Dorico, famosa per la sua iscrizione<br />
musiva EYEKEY (Stai bene!) sul<br />
pavimento in cocciopesto; la Casa<br />
<strong>di</strong> Ganimede, che prende il nome<br />
dal mosaico rinvenuto al suo interno<br />
raffigurante il ratto <strong>di</strong> Ganimede; altre<br />
abitazioni degne <strong>di</strong> nota sono la<br />
Casa <strong>dei</strong> capitelli tuscanici e la<br />
Casa del Magistrato, entrambe con<br />
decorazioni musive e parietali.<br />
<strong>La</strong> zona più interessante <strong>di</strong> Morgantina<br />
è certamente l’Agorà, <strong>di</strong>sposta<br />
su due livelli (quello inferiore<br />
riservato ai riti sacri, quello superiore<br />
per fini commerciali e pubblici)<br />
collegati da una grande scalinata.<br />
Quest’ultima è molto particolare<br />
perchè consta <strong>di</strong> tre lati che formano<br />
così in basso uno spazio probabilmente<br />
usato per le riunioni citta<strong>di</strong>ne,<br />
come Ekklesiasterion, o per<br />
momenti <strong>di</strong> culto vista la vicinanza<br />
con il Santuario delle Divinità<br />
Ctonie, Demetra e Kore.<br />
Contemporaneo alla scalinata è<br />
senza dubbio il Teatro Greco. <strong>La</strong><br />
sua cavea semicircolare consta <strong>di</strong> 15<br />
gra<strong>di</strong>ni ed è sud<strong>di</strong>visa in sei settori;<br />
è probabile che le scalinate in pietra<br />
continuavano con delle strutture in<br />
legno per aumentare la capienza del<br />
teatro (5000 posti circa). Il Santuario<br />
delle Divinità Ctonie ha una<br />
pianta trapezoidale ed è all’interno<br />
<strong>di</strong> questo e<strong>di</strong>ficio che sono stati rin-<br />
venuti <strong>dei</strong> busti votivi policromi che<br />
raffigurano Demetra. Accanto al<br />
teatro greco, più a est, si trova il<br />
granaio pubblico; risalente al III<br />
sec. a.C. ha una pianta rettangolare.<br />
I resti <strong>di</strong> due fornaci all’interno<br />
dell’e<strong>di</strong>ficio sono la prova dell’esistenza<br />
in città <strong>di</strong> fabbriche <strong>di</strong> vasi in<br />
ceramica.<br />
<strong>La</strong> terrazza superiore dell’Agorà è<br />
delimitata da tre portici monumentali<br />
con colonne (stoà); uno con<br />
funzione <strong>di</strong> ginnasio, uno a<strong>di</strong>bito a<br />
fini commerciali, l’altro per riunioni<br />
pubbliche. Al centro <strong>di</strong> questa terrazza<br />
dell’Agorà si trova il Macellum,<br />
del II secolo a.C. ; l’e<strong>di</strong>ficio ha<br />
pianta quadrata ed è l’esempio più<br />
antico <strong>di</strong> macellum a noi pervenuto.<br />
I reperti archeologici rinvenuti<br />
nell’area archeologica <strong>di</strong> Morgantina<br />
sono conservati nel piccolo ma<br />
interessantissimo Museo Archeologico<br />
<strong>nella</strong> vicina Aidone. I reperti<br />
custo<strong>di</strong>ti vanno dall’età del Ferro al<br />
I secolo a.C.<br />
<strong>La</strong> gastronomia per il rilancio turistico del territorio<br />
A Trapani è arrivata “Stragusto”<br />
il festival del cibo da strada<br />
Gastronomia e territorio un binomio che in questo<br />
lembo occidentale <strong>di</strong> Sicilia può rivelarsi<br />
fondamentale per il rilancio economico e turistico.<br />
<strong>La</strong> provincia <strong>di</strong> Trapani dopo Bon Ton, rassegna<br />
de<strong>di</strong>cata al tonno ed ai prodotti <strong>di</strong> tonnara andata in<br />
scena lo scorso giugno, ha ospitato la prima e<strong>di</strong>zione<br />
<strong>di</strong> Stragusto festa del cibo da strada del me<strong>di</strong>terraneo.<br />
Nel capoluogo <strong>nella</strong> tre giorni che si è tenuta il 24 luglio<br />
scorso nello scenario della ex Piazza mercato del<br />
pesce un luogo simbolo della Città, si è avuto modo <strong>di</strong><br />
tuffarsi in un profluvio <strong>di</strong> odori, sapori e colori tipici<br />
della cultura enogastronomia dell’area del me<strong>di</strong>terraneo.<br />
Degustazioni con panelle, arancine, kebab, pane ca<br />
meusa, spincioni, ma anche momenti <strong>di</strong> cultura e laboratori,<br />
ma anche spazio de<strong>di</strong>cato all’arte, alla musica,<br />
con concerti ed esibizioni.<br />
In invi<strong>di</strong>abile posizione geografica citta<strong>di</strong>na posta<br />
tra le due nuove spiagge recentemente riscoperte e meta<br />
<strong>di</strong> un sempre maggiore numero <strong>di</strong> utenti, si è avuta<br />
la possibilità <strong>di</strong> unire l’utile assaggiando e gustando le<br />
specialità tipiche eno-gastronomiche del bacino del<br />
Gli scavi <strong>di</strong> Morgantina e accanto il manifesto delle manifestazioni estive<br />
Uno <strong>dei</strong> siti più importanti dell’entroterra siciliano<br />
purtroppo poco conosciuto e poco valorizzato<br />
me<strong>di</strong>terraneo, e perché no, magari molti ne hanno approfittato<br />
per farsi un bel bagno nelle acque cristalline<br />
appena prospicienti, lasciandosi poi cullare la sera dal<br />
tipico struscio delle “vasche” <strong>nella</strong> centralissima Via<br />
Torrearsa o del vicino Corso Garibal<strong>di</strong>, il “salotto buono”<br />
della città.<br />
D. B.<br />
30 Luglio 2009 <strong>La</strong> <strong>Voce</strong> dell’Isola n. 11~14
Nuove manifestazioni dopo la due giorni al Convitto Cutelli <strong>di</strong> Catania<br />
Avanti a passo <strong>di</strong> danza<br />
la Compagnia DanzAbile<br />
<strong>di</strong> DOMENICO COCO<br />
Dopo la due giorni de<strong>di</strong>cata alla<br />
danza, proposta nell’ambito<br />
delle celebrazioni del<br />
Convitto Nazionale M. Cutelli <strong>di</strong><br />
Catania, <strong>di</strong>retto dal rettore Osvaldo<br />
S. Bresmes, in occasione del 230°<br />
anniversario dalla fondazione del<br />
“Collegio <strong>dei</strong> Nobili”(1779 – 2009).<br />
il Centro Coreutico Accademico <strong>di</strong><br />
Sicilia “Khoreia” e la Compagnia<br />
“DanzAbile” hanno in corso <strong>di</strong> preparazione<br />
nuove iniziative per questa<br />
estate e per il prossimo autunno.<br />
Non è stato <strong>di</strong>menticato l’evento tenuto<br />
al Cutelli, patrocinato dalla<br />
Provincia Regionale <strong>di</strong> Catania –<br />
Assessorato alla Politiche Scolastiche,<br />
è realizzato in collaborazione<br />
dell’Università <strong>di</strong> Catania, dell’Orto<br />
Botanico, dell’Assessorato alla Cultura<br />
del Comune <strong>di</strong> Catania e dell’Associazione<br />
Polena. Gli abiti <strong>di</strong><br />
scena, si ricorda, sono stati firmati<br />
dallo stilista Eugenio Vazzano, la<br />
fotografia <strong>di</strong> scena è stata curata dal<br />
maestro Domenico Morizzi. <strong>La</strong> Corte<br />
del Vaccarini, ribalta delle performance<br />
coreutiche, è stata arricchita<br />
dalla presenza <strong>di</strong> carrozze ottocentesche,<br />
messe a <strong>di</strong>sposizione dall’Istituto<br />
Incremento Ippico per la Sicilia<br />
- Ass.to Regionale Agricoltura e Foreste<br />
e <strong>di</strong> un carretto siciliano, offerto<br />
da Michelangelo Costantino<br />
dell’Associazione Culturale Carretti<br />
d’Epoca. A chiusura della serata, la<br />
Corte è stata colorata <strong>di</strong> caleidoscopiche<br />
luci <strong>dei</strong> fuochi d’artificio barocchi.<br />
<strong>La</strong> Compagnia DanzAbile, che ha<br />
sede all’interno del Centro Coreutico<br />
<strong>di</strong> Sicilia “Koreia”, <strong>di</strong>retta da<br />
Maria Grazia Finocchiaro, è nota al<br />
pubblico per essersi splen<strong>di</strong>damente<br />
esibita a Catania il 31 luglio 2008 in<br />
occasione della solenne cerimonia<br />
della rievocazione storica <strong>dei</strong> 150<br />
dell’Orto Botanico con le performance<br />
The moon over Mtatsminda,<br />
Pan, Neznakomaya e Bernarda in<br />
sette, su coreografie <strong>di</strong> Maria Grazia<br />
Finocchiaro.<br />
Di recente la Compagnia Danz-<br />
Abile ha presentato al Teatro del<br />
Baglio <strong>di</strong> Villafrati (Pa), alla sua<br />
Quarta stagione, lo spettacolo <strong>di</strong><br />
teatro-danza “Libertad”, liberamente<br />
tratto dal capolavoro “<strong>La</strong> casa <strong>di</strong><br />
Successi<br />
e prospettive<br />
future <strong>dei</strong> giovani<br />
allievi seguiti<br />
con passione<br />
e professionalità<br />
da Maria Grazia<br />
Finocchiaro<br />
Maria Grazia Finocchiaro<br />
Bernarda Alba” <strong>di</strong> Federico García<br />
Lorca su musiche <strong>di</strong> Giovanni Sollima,<br />
Mere<strong>di</strong>th Monk e Michel<br />
Petrucciani.<br />
“… Per tutti gli otto anni <strong>di</strong> durata<br />
del lutto non entrerà in questa<br />
casa il vento della via, facciamo<br />
conto <strong>di</strong> aver murato con mattoni<br />
porte e finestre…”: così si esprime<br />
Bernarda il giorno della morte del<br />
marito; come pietre, scaglia tali parole,<br />
che piombano con la pesantezza<br />
<strong>di</strong> enormi macigni nei petti delle<br />
figlie. È la lapidazione delle loro<br />
pulsioni interne, la condanna a sopravvivere<br />
nonostante la sepoltura<br />
delle loro anime inesperte. Pupazzi<br />
nelle mani <strong>di</strong> una madre-padrona,<br />
manovrate dalla tirannia delle sue<br />
<strong>di</strong>sposizioni, sono solo marionette<br />
unite dai fili invisibili del loro stesso<br />
sangue.<br />
Sola si muove come uno spettro<br />
tra le bianche mura, l’anziana Maria<br />
Josefa vaneggiando ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> un<br />
lontano passato. Respiri soffocati,<br />
sospiri rassegnati, <strong>di</strong>ventano ora grida<br />
interiori, che rimbombano in una<br />
casa <strong>di</strong> falsi silenzi.<br />
Tutti si muovono in un apparente<br />
equilibrio <strong>di</strong> onore e rispettabilità<br />
sociale, si spostano nell’identico<br />
percorso delle loro stanze, scandendo<br />
con i loro passi un tempo interminabile.<br />
Amore, o<strong>di</strong>o, rancore, rabbia,<br />
invi<strong>di</strong>a,sentimenti questi che ribolliscono<br />
nelle vene, tensioni che<br />
non possono fare a meno <strong>di</strong> fuoriuscire,<br />
esplodendo <strong>nella</strong> violenza degli<br />
sguar<strong>di</strong> e <strong>nella</strong> crudezza delle parole,<br />
che ormai esprimono una ribellione<br />
che scuote la casa, mettendone<br />
in <strong>di</strong>scussione l’onorabilità. Ma le<br />
mura della casa <strong>di</strong> Bernarda, ispessite<br />
da anni <strong>di</strong> <strong>di</strong>spotismo, <strong>di</strong> repressioni,<br />
<strong>di</strong> egoismo, <strong>di</strong> parvenze e <strong>di</strong><br />
ipocrisie, non crollano e la verità vi<br />
morirà all’interno.<br />
Maria Grazia Finocchiaro si forma<br />
presso l’Accademia Nazionale<br />
<strong>di</strong> Danza <strong>di</strong> Roma, dove si specializza<br />
in tecnica della danza contemporanea<br />
e composizione coreografica.<br />
Vincitrice <strong>di</strong> numerose borse <strong>di</strong><br />
stu<strong>di</strong>o tra cui quella presso il Wuppertal<br />
Tanz Theater <strong>di</strong> Pina Bausch,<br />
dove si specializza <strong>nella</strong> sperimentazione<br />
del teatro-danza.<br />
Da questa grande passione nascono<br />
molte delle sue opere, fra cui ricor<strong>di</strong>amo:<br />
Oitat; Io; Isola; <strong>La</strong> casa<br />
<strong>di</strong> Bernarda Alba; Bernarda... dentro;<br />
Bernarda in sette; Libertad.<br />
Nel 2002 fonda la compagnia<br />
“Danzabile” e dal 2004 ha la <strong>di</strong>rezione<br />
artistica del Centro Coreutico<br />
Accademico <strong>di</strong> Sicilia “Khoreia”.<br />
Incontro a Catania<br />
con la scrittrice<br />
Margaret Mazzantini<br />
Margaret Mazzantini, l'aristocrazia<br />
della letteratura<br />
italiana, è stata a Catania<br />
per presentare il suo nuovo romanzo,<br />
"Venuto al mondo", e<strong>di</strong>to<br />
da Mondadori. Dopo il grande e<br />
meritato successo <strong>di</strong> "Non ti muovere",<br />
arrivato al traguardo <strong>di</strong> quasi<br />
due milioni <strong>di</strong> copie vendute e<br />
portato sul grande schermo da Sergio<br />
Castellitto e Penelope Cruz, la<br />
Mazzantini si cimenta, in questo<br />
nuovo lavoro, con la storia complicata<br />
e dolce, personale e sociale,<br />
<strong>di</strong> una donna e del suo figlio<br />
adolescente che lasciano l'Italia<br />
per un viaggio reale e metaforico<br />
con destinazione Sarajevo.<br />
Ad attenderli, un mondo ricordato<br />
ma ormai sconosciuto e un<br />
amore <strong>di</strong> un tempo <strong>di</strong> pura passione.<br />
Con una scrittura che nulla lascia<br />
al caso e che sottintende un<br />
certosino lavoro <strong>di</strong> rifinitura, e con<br />
una fantasia sbrigliata verso l'universo<br />
sospeso tra Occidente e<br />
Oriente che è la città bosniaca,<br />
protagonista -alla pari <strong>dei</strong> personaggi<br />
in carne e ossa- <strong>di</strong> questa<br />
storia, la scrittrice italo/irlandese<br />
riesce nel complicato intento <strong>di</strong><br />
raccontare un’epopea d'amore e<br />
crudeltà, <strong>di</strong> guerra, maternità e pace<br />
senza mai cadere nelle banalità<br />
<strong>di</strong> maniera e non smarrendo mai il<br />
Margaret Mazzantini<br />
Cultura 19<br />
rigido filo conduttore <strong>di</strong> una narrazione<br />
che è contemporaneità e impegno<br />
civile.<br />
Il Teatro Stabile <strong>di</strong> Catania, nell'ambito<br />
della rassegna "Libri in<br />
Cortile", ha organizzato nei giorni<br />
scorsi nel Cortile Platamone un incontro<br />
con la scrittrice italo/irlandese,<br />
e l’attore Vincenzo Pirrotta<br />
ha letto brani del suo ultimo libro.<br />
Margaret Mazzantini, già Premio<br />
Strega nel 2002 con "Non ti muovere"<br />
(Mondadori, 2001), bestseller<br />
da quasi due milioni <strong>di</strong> copie<br />
vendute e da cui è stato tratto<br />
l'omonimo film con Sergio Castellitto<br />
e Penelope Cruz, è stata intervistata<br />
da Pietrangelo Buttafuoco.<br />
<strong>La</strong> <strong>Voce</strong> dell’Isola n. 11~14 30 Luglio 2009
20<br />
Cultura<br />
L’artista siciliano presente nelle principale esposizioni italiane<br />
<strong>La</strong> pittura <strong>di</strong> Davide Camonita<br />
nel panorama culturale nazionale<br />
<strong>di</strong> DOMENICO COCO<br />
Non si è spento l’eco della 46°<br />
mostra nazionale <strong>di</strong> pittura<br />
contemporanea “Santhia’”.<br />
Tenuta nel Dipartimento <strong>di</strong> Botanica<br />
dell’Università <strong>di</strong> Catania.<br />
L’iniziativa è compresa nel Calendario<br />
delle Manifestazioni Ufficiali<br />
dello Stato e si è avvalsa dell’alto<br />
patrocinio della Presidenza della<br />
Repubblica e del patrocinio della<br />
Regione Piemonte, della Provincia<br />
<strong>di</strong> Vercelli, della Società Italiana<br />
Amici <strong>dei</strong> Fiori <strong>di</strong> Firenze, della Pro<br />
loco “Santhia’”<br />
Sono state esposte le opere <strong>di</strong> 300<br />
artisti, provenienti da tutte le regioni<br />
Italiane, prescelti dalla Commissione<br />
preposta. <strong>La</strong> Sicilia è stata rappresentata<br />
dall’artista Davide Camonita,<br />
che, con orgoglio, ha esposto<br />
le sue opere <strong>nella</strong> storica sede<br />
del palazzo della Pro loco <strong>di</strong> Santhia’.<br />
Storicamente la manifestazione si<br />
ispira ai valori universali <strong>di</strong> cultura<br />
perseguiti dagli “Amici della Scala<br />
<strong>di</strong> Milano”. Durante la mostra sono<br />
stati consegnati i riconoscimenti<br />
“Premio Nazionale Gaudenzio Ferrari”,<br />
“Premio Giorgio Allario Caresana”,<br />
“Premio Presidenza della Repubblica<br />
Giorgio Napolitano”, “Premio<br />
<strong>di</strong> Sua Eminenza Papa Benedetto<br />
XVI” ed ancora altri riconoscimenti<br />
in nome delle rappresentanze<br />
delle alte cariche dello Stato. Pre-<br />
Considerazioni sullo “sciopero” <strong>dei</strong> blogger del 14 Luglio 2009<br />
<strong>La</strong> presa della pastiglia<br />
Leggo che il 14 Luglio 2009, 220 anni dopo la<br />
Presa della Bastiglia, c’è stata una nuova rivoluzione:<br />
una eccezionale giornata <strong>di</strong> silenzio, osservato<br />
dai blog italiani, per protestare contro il decreto<br />
Alfano. Non si tratterebbe <strong>di</strong> una adesione allo sciopero<br />
<strong>dei</strong> giornalisti, quanto piuttosto una decisione <strong>di</strong><br />
protestare contro il provve<strong>di</strong>mento tout court.<br />
In<strong>di</strong>pendentemente dalle ragioni, più o meno con<strong>di</strong>visibili,<br />
più o meno oneste, più o meno giuste, che possano<br />
avere spinto a circolare una simile notizia, come<br />
blogger io trovo la stessa molto preoccupante. È un po’<br />
come se un se<strong>di</strong>cente amministratore <strong>di</strong> condominio<br />
entrasse in casa mia per annunciarmi che, in tale data,<br />
il resto <strong>dei</strong> condomini ha deciso <strong>di</strong> fare <strong>di</strong>eta vegetariana.<br />
Ed io con loro!<br />
Il fatto è che io non sapevo neppure che questo amministratore<br />
fosse stato nominato e soprattutto avevo<br />
appena acquistato una bistecca per celebrare quella<br />
giornata coi cugini d’oltralpe!<br />
Fuor <strong>di</strong> metafora, a mio modo <strong>di</strong> vedere, tutta la storia<br />
non ha capo né coda. Posso solo pensare che si trat-<br />
ti <strong>di</strong> confusione semantica: “abbaglio” per “bavaglio”,<br />
“Bastiglia” per “pastiglia”. Detto questo, se il target<br />
dell’iniziativa è quello nobile <strong>di</strong> sostenere un <strong>di</strong>scorso<br />
<strong>di</strong> maggiore libertà informativa, non vedo proprio come<br />
si possa raggiungerlo togliendo il cerotto dalla bocca<br />
<strong>di</strong> qualcuno per metterlo sulla bocca <strong>di</strong> qualcun altro.<br />
A parte ciò, la “gravità” dell’intero progetto sta soprattutto<br />
nel tentativo, che pare <strong>di</strong> ravvisare (ma potrei<br />
sbagliarmi, anzi, sicuramente mi sbaglio, anzi, voglio<br />
sbagliarmi!), <strong>di</strong> far entrare quel tempio dell’espressione<br />
libera che è Internet dentro <strong>di</strong>namiche e<strong>di</strong>toriali obsolete<br />
(ma non solo!) e assolutamente provinciali. <strong>La</strong><br />
Rete rappresenta infatti l’antitesi delle stesse!<br />
<strong>La</strong> Rete, a <strong>di</strong>spetto delle apparenze, non è il Borg <strong>di</strong><br />
Star Trek! Non è un organismo cibernetico de<strong>di</strong>to ad<br />
assimilare col fine <strong>di</strong> controllare, ma è espressione viva<br />
della libertà dell’anima e della sua <strong>di</strong>versità.<br />
Un’anima che fa fatica a trovare accordo persino con<br />
se stessa, figuriamoci aderire a progetti corporativi <strong>di</strong><br />
qualsiasi genere e natura!<br />
Rina Brundu<br />
il pittore Camonita, autore delle opere nelle foto<br />
sente alla manifestazione il cavaliere<br />
<strong>di</strong> Gran Croce Mario Pistono. Fra<br />
i componenti della giuria critica<br />
d’arte ricor<strong>di</strong>amo Angelo Mistrangelo,<br />
Dino Pasquali, Giorgio Severo.<br />
L’artista Davide Camonita nell’anno<br />
2007 è stato già insignito,<br />
nell’ambito della medesima mostra,<br />
del premio “Renzo Piano”.<br />
Davide Camonita contemporaneamente<br />
ha presenziato, con le sue<br />
opere, ad altro concorso <strong>di</strong> Arti Figurative<br />
“Trofeo Barocco”, che si è<br />
tenuto nel Salone al 1° Piano della<br />
Cascina Monastero, sala degli Olivetani,<br />
giunto alla sua VIII^ E<strong>di</strong>zione,<br />
organizzato dall’Associazione<br />
Culturale Artistica “Cascina Barocco”.<br />
L’evento è stato patrocinato dal<br />
Premi e prestigiosi<br />
riconoscimenti<br />
che mettono in luce<br />
una creatività<br />
che affonda<br />
le ra<strong>di</strong>ci<br />
<strong>nella</strong> storia<br />
dell’Isola<br />
Comune <strong>di</strong> Milano. <strong>La</strong> Cascina, la<br />
cui origine è compresa fra il 13° e il<br />
14° secolo, per iniziativa <strong>di</strong> Balzarino<br />
Posterla, ha un nome che evoca<br />
in sé la vastità orizzontale <strong>dei</strong> campi,<br />
i loro colori e silenzi, la leggiadria<br />
e la creatività e <strong>di</strong>viene luogo<br />
eccellente per ospitare manifestazioni<br />
<strong>di</strong> elevato valore artistico e spirituale.<br />
Davide Camonita è nato a Paternò<br />
(CT) nel 1986, vive e lavora nel capoluogo<br />
etneo. Sin da bambino manifesta<br />
interesse per la pittura. Da riviste<br />
e libri specializzate attinge notizie<br />
sulla pittura, ancor prima <strong>di</strong><br />
scegliere gli stu<strong>di</strong> artistici. Sarà la<br />
visione de “<strong>La</strong> notte stellata” <strong>di</strong> Van<br />
Gogh a portarlo al liceo artistico<br />
statale “Emilio Greco” <strong>di</strong> Catania. È<br />
stato allievo <strong>di</strong> artisti come Silvio<br />
Signorelli, Rino Fontana, Piero Zuccaio<br />
ed altri. Affascinato dal <strong>di</strong>segno<br />
tecnico e dall’architettura si <strong>di</strong>ploma<br />
presso l’Istituto tecnico per<br />
Geometri. Inizia con le opere olio su<br />
tela, ma man mano inserisce sempre<br />
nuovi ar<strong>di</strong>ti materiali, per assecondare<br />
la sua congenita voglia <strong>di</strong> sperimentare,<br />
partecipando a manifestazioni<br />
Nazionali e Internazionali.<br />
È stato insignito <strong>di</strong> numerosi premi<br />
e riconoscimenti, in Italia e all’Estero.<br />
Tra i più importanti, trofeo “Città<br />
<strong>di</strong> Catania”, premio “Alba 2006”,<br />
premio Nazionale “Renzo Piana” e<br />
“Palma d’Oro 2007”.<br />
30 Luglio 2009 <strong>La</strong> <strong>Voce</strong> dell’Isola n. 11~14
A Catania è soltanto simbolico l’intento <strong>di</strong> preservare i Beni culturali esistenti<br />
Cultura 21<br />
Lo scandaloso mancato restauro<br />
della Chiesa S. Nicolò l’Arena<br />
<strong>di</strong> SANTO PRIVITERA<br />
Perio<strong>di</strong>camente si torna a parlare<br />
<strong>di</strong> ridare slancio e <strong>di</strong>gnità<br />
alla storia <strong>di</strong> Catania. Su questi<br />
argomenti, si accendono i <strong>di</strong>battiti<br />
più <strong>di</strong>sparati; ci si scontra anche:<br />
ma con quali risultati? Si tratta quasi<br />
sempre <strong>di</strong> chiacchiere buttate lì<br />
per i motivi più <strong>di</strong>sparati. Verità gridate,<br />
che molto spesso non sono affatto<br />
verità. Le responsabilità sono<br />
corali e non riguardano soltanto<br />
questo o quell’altro Ente. <strong>La</strong> “solfa”<br />
è sempre la stessa: “Valorizzare,<br />
attraverso accorti interventi <strong>di</strong> restauro<br />
conservativo, i beni culturali<br />
esistenti a Catania”. Peccato però<br />
che sono ancora molti i monumenti<br />
che necessitano interventi urgenti.<br />
Per alcuni <strong>di</strong> essi, particolarmente<br />
simbolici, la piena valorizzazione<br />
tarda sempre a venire. Ma esiste o<br />
no la reale volontà <strong>di</strong> intervenire? Il<br />
dubbio viene.<br />
Annotiamo, tanto per fare un<br />
esempio, che la basilica <strong>di</strong> San Nicolò<br />
l’Arena è da anni un cantiere<br />
aperto; ma si tratta<br />
solo <strong>di</strong> una surreale<br />
parvenza perché i<br />
lavori non hanno<br />
mai avuto inizio.<br />
<strong>La</strong> scorsa estate,<br />
l’intervento <strong>di</strong> restauro<br />
era stato dato<br />
per imminente,<br />
ma a tutt’oggi<br />
l’e<strong>di</strong>ficio continua<br />
a rimanere “intubato”<br />
come un malato<br />
allo stato terminale.<br />
Una ragnatela <strong>di</strong><br />
tubi innocenti, infatti,<br />
all’interno e<br />
all’esterno ne tengono<br />
ingabbiata la poderosa mole.<br />
Sull’ “innocenza” <strong>dei</strong> tubi si può pure<br />
scherzare, ma fa rabbia vedere la<br />
meravigliosa cupola ridotta a un<br />
ammasso <strong>di</strong> ferraglia per lo più arrugginita.<br />
Vista così da lontano, poi, la<br />
splen<strong>di</strong>da cupola, opera settecentesca<br />
dell’architetto Stefano Ittar, per<br />
effetto <strong>di</strong> una strana illusione ottica,<br />
appare persino “sfuocata” come se<br />
qualcuno volesse occultarla alla vi-<br />
sta. Non mi pare il caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>sinteressarsi<br />
fino al punto <strong>di</strong> esclamare:<br />
“Non me ne frega un tubo!”. Questo,<br />
proprio no. Ci piacerebbe sapere,<br />
piuttosto, se l’impalcatura mon-<br />
tata per ragioni statiche, ha un costo<br />
per l’amministrazione comunale.<br />
“Per ragioni statiche, va bene; ma i<br />
tempi? Da molti anni, la chiesa be-<br />
nedettina versa in queste con<strong>di</strong>zioni.<br />
Ormai la ferrea cintura che l’avvolge,<br />
sembra fare parte dell’arredo<br />
artistico del monumento stesso; un<br />
esempio “d’arte moderna” <strong>di</strong> dubbio<br />
gusto ma verosimilmente anche <strong>di</strong><br />
sperpero del denaro pubblico. E che<br />
<strong>di</strong>re della vegetazione spontanea<br />
che nasce <strong>nella</strong> sua facciata? Rigo-<br />
Dopo l’avvio <strong>dei</strong> lavori, il monumento da tempo è rimasto “intubato”<br />
come un malato allo stato terminale, abbandonato <strong>nella</strong> completa incuria<br />
Un linguaggio criptico e capzioso come quello della burocrazia,<br />
caratterizzato da tecnicismi, astrazioni, ambiguità<br />
Il politichese a portata <strong>di</strong> <strong>di</strong>to …<br />
<strong>di</strong> MARCO CERRONE<br />
Con l’espressione politichese o burocratese ci si<br />
riferisce ad un tipo <strong>di</strong> linguaggio politico <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile<br />
comprensione per i non addetti ai lavori.<br />
Un linguaggio criptico e capzioso come quello della<br />
burocrazia, caratterizzato da tecnicismi, astrazioni, ambiguità<br />
che creano una <strong>di</strong>stanza tra politici e citta<strong>di</strong>ni.<br />
Questi ultimi manifestano una certa insofferenza e come<br />
afferma Murray Edelman, nel suo importane stu<strong>di</strong>o<br />
sul linguaggio politico (The Symbolic Uses of Politics,<br />
1976), «il gergo burocratico viene costantemente ri<strong>di</strong>colizzato<br />
e la presunta arbitrarietà delle decisioni amministrative<br />
viene regolarmente denunciata».<br />
Da pochi giorni una delle categoria analitiche della<br />
comunicazione politica come quella del linguaggio politico<br />
è approdata su iPhone. È stata infatti rilasciata<br />
Politichese, un’applicazione scaricabile dall’Apple Sto-<br />
re, su iPhone e iPod Touch, che permette <strong>di</strong> allenarsi a<br />
parlare come i politici e a <strong>di</strong>re qualsiasi cosa su qualunque<br />
cosa senza <strong>di</strong>re niente. Con la pressione <strong>di</strong> un <strong>di</strong>to<br />
si possono generare fino a 268 milioni <strong>di</strong> combinazioni<br />
<strong>di</strong> frasi per creare un <strong>di</strong>scorso che non ha nessun significato<br />
come questo: «Un approccio strutturato su una<br />
pluralità <strong>di</strong> competenze delinea la sfida che ci attende<br />
in Europa nel primario interesse della popolazione avviando<br />
infine in compimento, nel momento in cui la<br />
congiuntura lo consente, la sfida del nuovo millennio».<br />
È possibile poi salvare quelli che più vi piacciono o<br />
che più sono utili alla vostra campagna elettorale ed inviarli<br />
anche via mail. Un’utile soluzione, dunque, sia se<br />
siete politici, perché potete risparmiare sol<strong>di</strong> in ghostwriter<br />
e preparare una campagna elettorale fai da te,<br />
sia se siete citta<strong>di</strong>ni e volete far bella figura con i vostri<br />
amici, quando si parla <strong>di</strong> politica, manifestando una<br />
sbalor<strong>di</strong>tiva proprietà <strong>di</strong> linguaggio.<br />
il prospetto del monumentale tempio <strong>di</strong> San Nicolò l’Arena. Sotto: la cupola ingabbiata<br />
gliosa in autunno, appassita in estate,<br />
scan<strong>di</strong>sce il tempo che passa nel<br />
pieno deca<strong>di</strong>mento estetico <strong>di</strong> una<br />
struttura che altrove sarebbe stata,<br />
ne siamo certi, adeguatamente valorizzata.<br />
Perché quando si tratta della<br />
chiesa <strong>di</strong> S. Nicolò<br />
l’Arena, si alzano<br />
sempre silenziose ma<br />
robuste barriere? Riteniamo<br />
che col passar<br />
del tempo, questo<br />
grande contenitore<br />
<strong>di</strong><br />
storia sia<br />
destinato a<br />
un lento e inesorabiledeca<strong>di</strong>mento.L’organo<br />
<strong>di</strong> Donato<br />
del<br />
Piano, fresco <strong>di</strong> restauro, potrebbe<br />
essere il primo a subirne le conseguenze.<br />
Il suo ripristino sarà costato<br />
all’erario un bel po’ <strong>di</strong> quattrini, eppure<br />
è stato utilizzato poco e male.<br />
Un vero peccato.<br />
Pochi probabilmente sanno che il<br />
permanere <strong>di</strong> questo stato <strong>di</strong> “<strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne”,<br />
o <strong>di</strong> “limbo”, non facilita il<br />
pieno ren<strong>di</strong>mento funzionale degli<br />
elementi esistenti all’interno della<br />
struttura stessa.<br />
Altro esempio <strong>di</strong> spreco <strong>di</strong> risorse<br />
economiche che il Comune <strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />
non avere a sufficienza, è dato dai<br />
costi <strong>di</strong> <strong>gestione</strong>. Essi, oltre alla custo<strong>di</strong>a,<br />
comprenderebbero anche<br />
quelli della rettoria. Trattandosi <strong>di</strong><br />
un monumento religioso, è prevista<br />
la figura <strong>di</strong> un rettore che garantisca<br />
con regolarità il normale svolgimento<br />
delle funzioni religiose.<br />
Tutto ciò, a conti fatti, dovrebbe<br />
far riflettere: la sua apertura al<br />
pubblico, alle con<strong>di</strong>zioni attuali,<br />
appare più una forzatura<br />
che un <strong>servizi</strong>o reso<br />
ai citta<strong>di</strong>ni e al turista. Ma<br />
allora, qualcuno ci <strong>di</strong>ca finalmente<br />
se i fon<strong>di</strong> regionali per il<br />
restauro del Monumentale<br />
Tempio <strong>di</strong> S. Nicolò<br />
L’Arena, ci sono o no.<br />
<strong>La</strong> <strong>Voce</strong> dell’Isola n. 11~14 30 Luglio 2009
22<br />
Cultura<br />
L’invenzione lessicale approdo coerente della ricerca perseguita da Sebastiano Burgaretta<br />
Un sottile filo <strong>di</strong> Arianna<br />
sfida l’azzardo del neologismo<br />
<strong>di</strong> GIUSEPPE TRAINA<br />
«<br />
Che cosa non rifonde al cuore<br />
tuo / il suono variegato d’una<br />
banda: / dai ritmi <strong>di</strong> fuoco e<br />
d’energia, / che i martiri innalzano<br />
nel mondo, / ai passi timi<strong>di</strong> <strong>di</strong> muti<br />
infanti / al vento soggiogati e all’armonia!<br />
/ Che <strong>di</strong>re poi del sogno in<br />
dormiveglia / tra melismi struggenti<br />
<strong>nella</strong> notte / ai crocicchi trapanesi<br />
d’ogni tempo / quando il Cristo si<br />
lascia basculare / in moti dolci e teneri<br />
<strong>di</strong> danza?».<br />
Ho riportato per intero la lirica <strong>La</strong><br />
banda per dare subito un’idea della<br />
musicalità dolcissima ma straor<strong>di</strong>nariamente<br />
virile <strong>dei</strong> versi <strong>di</strong> Sebastiano<br />
Burgaretta, del suo lessico<br />
colto e mai fine a se stesso, che, anche<br />
laddove, poi, sfida l’azzardo del<br />
neologismo, si fonda sempre su un<br />
assoluto rigore etimologico e una sicura<br />
coerenza semantica. E ciò succede<br />
spesso, in questo nuovo libro<br />
<strong>di</strong> poesie, Sovente all’anima, stampato<br />
- come il precedente Le ‘olàm -<br />
nelle elegantissime e<strong>di</strong>zioni Il Girasole<br />
<strong>di</strong> Angelo Scandurra.<br />
L’invenzione lessicale è un approdo<br />
coerente con la ricerca perseguita<br />
da Burgaretta, con intensità sempre<br />
maggiore, nelle sue raccolte poetiche<br />
più recenti (mi riferisco anche a<br />
Trame del Me<strong>di</strong>terraneo, che risale<br />
al 2003). Si tratta <strong>di</strong> un’inarcatura<br />
che punteggia un verso già <strong>di</strong> per sé<br />
programmaticamente pre<strong>di</strong>sposto<br />
alla soluzione mistilingue: <strong>di</strong> silloge<br />
in silloge, infatti, il nostro poeta va<br />
costruendo una sorta <strong>di</strong> nuovo sabir<br />
(un «sabir dell’uomo vero / che tutto<br />
si commette al mare aperto, / ammalia<br />
da sempre la parola, / non cede<br />
ai turbini del cielo», leggiamo<br />
<strong>nella</strong> poesia <strong>La</strong> parola, significativa<br />
<strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> poetica) che mescola<br />
italiano, <strong>di</strong>aletto siciliano, greco,<br />
latino, spagnolo, francese, arabo<br />
ed ebraico e che è espressione <strong>di</strong><br />
quella «cultura interme<strong>di</strong>terranea alternativa»<br />
vagheggiata da Predrag<br />
Matvejevic.<br />
D’altra parte, la forza della parola<br />
- non gridata né sussurrata ma, semplicemente,<br />
pronunciata a fronte alta<br />
-, il plurilinguismo e l’espressivismo<br />
sono tre elementi che rinviano<br />
a quella “linea” dantesca della poesia<br />
italiana che <strong>nella</strong> contemporaneità<br />
non sempre ha trovato sviluppi<br />
che sapessero essere al passo coi<br />
tempi: e questo, naturalmente, lo si<br />
<strong>di</strong>ce in una prospettiva che va ben<br />
oltre il successo (temo effimero)<br />
mietuto dalle pubbliche recite d’un<br />
Benigni o d’un Sermonti, e che invece,<br />
in un poeta come Burgaretta,<br />
significa un’assimilazione così profonda<br />
della parola dantesca che interi<br />
versi o sintagmi della Comme<strong>di</strong>a<br />
si incontrano nelle poesie <strong>di</strong> Sovente<br />
all’anima, e spesso in una significativa<br />
collocazione conclusiva. Talché<br />
la citazione intertestuale carica <strong>di</strong><br />
senso la parola del poeta, la ricollega<br />
a una tra<strong>di</strong>zione altissima mentre<br />
la lega, orizzontalmente, alle altre<br />
tra<strong>di</strong>zioni me<strong>di</strong>terranee evocate lungo<br />
il libro: al misticismo spagnolo,<br />
al mito greco, alla religiosità popolare<br />
delle processioni e <strong>dei</strong> rituali<br />
che il folklorista Burgaretta conosce<br />
a mena<strong>di</strong>to (e lo sanno bene i lettori<br />
<strong>di</strong> altre sue recenti pubblicazioni, da<br />
Sicilia intima a <strong>La</strong> memoria e la parola).<br />
Il libro è <strong>di</strong>viso in tre sezioni. <strong>La</strong><br />
Sebastiano Burgaretta<br />
prima, “Colori”, si apre nel segno<br />
dell’omaggio al meraviglioso cromatismo<br />
delle tele <strong>di</strong> Piero Guccione<br />
(cantore su tela della «meseta<br />
iblea che scivola rapita / verso carpali<br />
colline calcidesi / in danze elicoidali<br />
<strong>di</strong> colombe / e riverberi d’ali<br />
cristalline», I cieli <strong>di</strong> Piero) e sviluppa<br />
suggestioni <strong>di</strong> origine prevalentemente<br />
naturale, non senza la<br />
presenza <strong>di</strong>screta ma continua <strong>dei</strong><br />
segni dell’agire umano: la canzone<br />
(quelle della nobile tra<strong>di</strong>zione napoletana<br />
citate in Valle a mare, per<br />
esempio, ma anche i «cori <strong>di</strong> Sicilia<br />
gitani» <strong>di</strong> Memento), la musica (come<br />
in <strong>La</strong> banda, citata all’inizio), la<br />
poesia (Montale e Pound evocati in<br />
A Rapallo).<br />
Colori, suoni, forme della presenza<br />
umana rimandano comunque al<br />
<strong>di</strong>vino, come accade, più implicitamente,<br />
<strong>nella</strong> splen<strong>di</strong>da sequenza <strong>di</strong><br />
terzine che anima Filigrana d’acqua<br />
o, più esplicitamente, <strong>nella</strong> non<br />
meno bella Casa de campo (che si<br />
conclude con questi tre versi <strong>di</strong> purissima<br />
segretezza: «Dono <strong>di</strong> pre-<br />
senza totale / nel<br />
silenzio del mio<br />
Gioi. / Tutto qui<br />
si è fermato»).<br />
“<strong>La</strong> parola”<br />
s’intitola la seconda<br />
sezione e in essa<br />
Burgaretta raggruppa<br />
– tra memoria<br />
culturale e<br />
impegno <strong>di</strong> poetica<br />
– liriche molto <strong>di</strong>verse, alcune <strong>di</strong><br />
raccolta delicatezza come Vento, che<br />
palpita nel giro <strong>di</strong> otto versi alternando<br />
quinari e settenari sul filo<br />
delle assonanze, altre dal dettato più<br />
arioso, come Ancora il nome, de<strong>di</strong>cata<br />
a Rosa Rossi, maestra <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> e<br />
maieuta d’una vocazione intellettuale.<br />
Ma l’illustre ispanista non è<br />
l’unica presenza intellettuale ad essere<br />
omaggiata da Burgaretta in<br />
questa parte del libro, che passa in<br />
rassegna le <strong>di</strong>verse forme del lògos:<br />
dalla parola profetica dell’antica<br />
Cassandra alla parola «che vive fuori<br />
del tempo / nel rito ammaliante /<br />
che non conosce fine» del gran pu-<br />
Due continenti, la cultura e le sue visioni<br />
Mamiya, Sicilia-New-York<br />
<strong>di</strong> OMAR GELSOMINO<br />
Due continenti, la cultura e le sue visioni.<br />
Caratteri che accomunano<br />
una mostra, il cui tema è la cultura,<br />
che trasformatasi in visione, archivia le<br />
emozioni in stampe, proiezioni e suoni.<br />
Un viaggio quello da Catania a New York<br />
durato se<strong>di</strong>ci mesi, rappresentato da cinquanta<br />
stampe su alluminio – silver glass<br />
cm 50 x 50 –, due video – una suite piccolo<br />
formato 135 e la Trilogia <strong>di</strong> New York –<br />
e l’istallazione au<strong>di</strong>o Avenues ci guida in<br />
un viaggio nel mondo del me<strong>di</strong>o formato<br />
originale, <strong>di</strong> Enrico Masi, autore <strong>di</strong> reportage<br />
e sperimentazioni artistiche, e della<br />
stilista siciliana Valeria Di Masi <strong>nella</strong> mostra<br />
dal titolo Mamiya, Sicilia – New York<br />
Manifesto curata da Sebastiano Favitta e<br />
Attilio Gerbino.<br />
Un viaggio sperimentato attraverso gli<br />
scatti <strong>di</strong> una fotocamera giapponese – una<br />
MAMIYA C220 datata 1968 – sopravvissuta<br />
avventurosamente agli anni Settanta,<br />
gli Ottanta e ancora i Novanta per rivivere<br />
nelle mani <strong>di</strong> Enrico MASI <strong>nella</strong> Sicilia<br />
del XXI secolo. Immagini a colore e in<br />
bianco e nero, grattacieli o paesaggi siciliani,<br />
architetture geometriche e paesaggistiche,<br />
antico e moderno, gioventù e vecchiaia.<br />
“Ognuna <strong>di</strong> queste foto – concordano<br />
i critici Marina Benedetto e Pippo Pappalardo<br />
- racconta una storia, un frammento,<br />
un istante, quasi che l’artista ci voglia<br />
condurre in un labirinto <strong>di</strong> storie parallele<br />
che si intrecciano, liberi <strong>di</strong> fantasticare e<br />
<strong>di</strong> tessere le nostre trame personali”.<br />
Un insieme <strong>di</strong> contrasti, quasi a formare<br />
una poesia, con i suoi riflessi ed i suoi<br />
contrasti, ci induce a riflettere sul tempo<br />
che va e passa, sulla nostra vita e le belle<br />
stagioni, sull’avanzare dell’età e dell’ineluttabilità<br />
del tempo. <strong>La</strong> mostra sarà visitabile<br />
presso la Galleria fotografica Luigi<br />
Ghiri, in via Duomo, dal martedì alla domenica<br />
dalle ore 9,30 alle ore 12,30 e dalle<br />
ore 16,00 alle ore 19,00, fino al 23 agosto.<br />
<strong>La</strong> citazione intertestuale carica <strong>di</strong> senso<br />
la parola del poeta, la ricollega a una tra<strong>di</strong>zione<br />
altissima mentre la lega, orizzontalmente,<br />
alle altre tra<strong>di</strong>zioni me<strong>di</strong>terranee<br />
paro Mimmo Cuticchio (All’ombra<br />
del genio), dalla parola poetica <strong>di</strong><br />
Peppino Bonaviri, protagonista per<br />
criptocitazioni <strong>di</strong><br />
Vento <strong>di</strong> Camuti<br />
(«smarrita la memoria<br />
<strong>dei</strong> poeti / nulla<br />
può lo spirito beffardo<br />
/ nel silenzio<br />
che filtra il sole<br />
d’oro») all’alta sperimentazionesostanzialmentelirica<br />
<strong>di</strong> Stefano<br />
D’Arrigo, <strong>nella</strong><br />
raffinatissima <strong>La</strong><br />
casa degli Antoni,<br />
dove s’incastona<br />
un gioco <strong>di</strong> riferimenti<br />
testuali che<br />
arriva fino al «<strong>di</strong>vino<br />
pennello<br />
messanense» <strong>di</strong><br />
Antonello. Né<br />
potrei escludere<br />
la presenza dell’amico Vincenzo<br />
Consolo <strong>di</strong>etro la breve lirica Terra<br />
<strong>di</strong> Demetra.<br />
Ma questa è anche la sezione <strong>di</strong><br />
alcune belle poesie d’un Burgaretta<br />
“fuori <strong>di</strong> casa”: fogli <strong>di</strong> viaggio a<br />
Parigi, in Grecia, in Spagna, <strong>nella</strong><br />
sua Sicilia. Ma, è ben chiaro, tutto<br />
quanto è Me<strong>di</strong>terraneo si mescola<br />
nelle liriche del poeta avolese: e così,<br />
per esempio, Odós Prodrómou<br />
può iniziare con «Repentina l’aria<br />
d’organino / triste nel meriggio siciliano<br />
/ riflette un mattino in via Prodrómou<br />
/ col tulle nuziale sul balcone»,<br />
e chiudersi, poi, nell’evocazione<br />
in chiave del «cieco infelice <strong>di</strong><br />
Granada», Francisco Alarcón de<br />
Valerio Di Masi<br />
Icaza. <strong>La</strong> sezione “Sovente all’anima”<br />
funziona, infine, come ultima<br />
stazione <strong>di</strong> un movimento ascensionale<br />
<strong>di</strong> segno metafisico (e in tal<br />
senso si capisce ulteriormente la<br />
presenza intertestuale della Comme<strong>di</strong>a<br />
dantesca): comincia non a caso<br />
con una poesia come Inau<strong>di</strong>ta voce,<br />
sinfonia <strong>di</strong> sapore iniziatico costruita<br />
su un rigoroso schema strofico e<br />
su una forte insistenza sui suoni allitteranti,<br />
assonanti ovvero consonanti,<br />
volti a suggerire la forza<br />
(«pneuma potente accampa / sulle<br />
porpore sfuggenti»), la segretezza<br />
(«mano antica / e invisibile agli occhi<br />
/ degli intrusi nel convito»), l’ermeticità,<br />
insomma, <strong>di</strong> un possesso<br />
esclusivo («Fermato il legno / dalla<br />
triplice chiusura, / chiuso pure il libro<br />
/ <strong>dei</strong> coaguli d’inchiostro») che<br />
si risolve, mi pare, in null’altro che<br />
la vitalità aperta e naturale («Irrompe<br />
<strong>nella</strong> piazza / l’afflato eterno della<br />
vita»).<br />
Anche le liriche successive suggeriscono<br />
il senso <strong>di</strong> un «approdo<br />
alle rive della luce» (in Tabórica vivencia),<br />
<strong>di</strong> una pienezza ritrovata<br />
(Saldo il legno) - magari ancora nel<br />
segno del canto popolare (Alla festa<br />
de noantri) –, <strong>di</strong> un ancoramento alla<br />
simbologia cristiana (<strong>La</strong> perla).<br />
È la poesia eponima, in definitiva,<br />
che spiega tutto, con una semplicità<br />
che non rinuncia al gioco calligrammatico<br />
prima <strong>di</strong> esplodere nel canto<br />
conclusivo: «Torna verde lo stupore<br />
antico. / Lontano gli occhi della<br />
mente / a incontri celebrati dentro il<br />
cuore. / Il filo d’Arianna mai reciso,<br />
/ del labirinto persa la memoria, / allunga<br />
al cielo l’ombra del suo arco».<br />
30 Luglio 2009 <strong>La</strong> <strong>Voce</strong> dell’Isola n. 11~14
Incontro con Marco Sforza, un emiliano dallo spiccato senso dell'humor<br />
<strong>di</strong> MORENA FANTI<br />
Marco Sforza è un cantautore<br />
emiliano dallo spiccato<br />
senso dello humor, “un<br />
istrione”, come <strong>di</strong>ce il suo pasticcere<br />
<strong>di</strong> fiducia.<br />
Lui scrive, anche canzoni, e parla<br />
un po’ <strong>di</strong> tutto, principalmente <strong>di</strong> se<br />
stesso, del suo modo <strong>di</strong> vivere e <strong>di</strong><br />
confrontarsi, ma soprattutto <strong>dei</strong> suoi<br />
problemi. Con se stesso e specialmente<br />
con le donne, <strong>di</strong>ce lui. Sarà<br />
davvero così?<br />
Allevato a pane e valzer – le melo<strong>di</strong>e<br />
che ascoltava la mamma nei<br />
pomeriggi <strong>di</strong> lavori a maglia -, Marco<br />
Sforza è cresciuto con la musica<br />
nelle orecchie e nel cuore. In seguito<br />
feste <strong>di</strong> paese e baci mai dati, e la<br />
musica sempre in sottofondo. Quando<br />
i ricor<strong>di</strong> hanno iniziato a sfilacciarsi<br />
Marco ha iniziato a scrivere<br />
per non <strong>di</strong>menticare: “Saranno state<br />
quelle note, quelle grosse voci,<br />
quelle splen<strong>di</strong>de ballate […] Io<br />
ascoltavo tutto questo e in qualche<br />
modo volevo farne parte pure io.<br />
Cosi d’incanto iniziai ad accompagnare<br />
le mie parole con la chitarra e<br />
una pianola. E mi piaceva”.<br />
E che Marco Sforza si <strong>di</strong>verta<br />
cantando e suonando è una cosa imme<strong>di</strong>ata,<br />
una cosa che si scopre subito<br />
ascoltandolo in concerto. In<br />
perfetta sintonia con gli amici (il<br />
Trio Separè) che suonano insieme a<br />
lui, Marco è un musicista vero, un<br />
artista che rispecchia l’uomo che ha<br />
in sé: “Il musicista / Quando parla si<br />
veste <strong>di</strong> modestia / Lui lui è un<br />
grande artista / Tendenzialmente<br />
solitario e pessimista // Non gli<br />
chiedere mai / Di suonarti qualcosa<br />
nell’imme<strong>di</strong>ato / Lui puntualmente<br />
<strong>di</strong>rà / No guarda non è il caso.. non<br />
ho stu<strong>di</strong>ato”.<br />
Marco Sforza scrive <strong>di</strong> allegria e<br />
<strong>di</strong> spensieratezza ma anche <strong>di</strong> malinconia<br />
e nostalgia. Il tutto si riassume<br />
in verità e sudore. Le sue parole<br />
hanno il suono <strong>di</strong> alcune poesie,<br />
con le parole che si rincorrono e inseguono<br />
i nostri mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> fare e <strong>di</strong><br />
essere: “L’in<strong>di</strong>fferenza, è una dolce<br />
amante / Misteriosa è un po’ intrigante<br />
/ E poi del resto, è un’invenzione<br />
/ Del nostro tempo, del nostro<br />
umore […] Scappo via, ho troppa<br />
fretta / No grazie, no…non m’interessa<br />
[…] L’in<strong>di</strong>fferenza la trovi sui<br />
giornali / Tra qualche vip e qualche<br />
cane”.<br />
E finalmente Marco, dopo tanta<br />
musica e tanta scrittura, ha deciso,<br />
da un paio <strong>di</strong> anni, <strong>di</strong> portare fuori<br />
dalla sua stanza le sue canzoni. E lo<br />
fa affermando: “Non faccio il musicista<br />
<strong>di</strong> professione. Io scrivo solo<br />
canzoni”.<br />
I ragazzi che ti accompagnano<br />
sono amici da prima, o musicisti<br />
che hai conosciuto per lavoro e<br />
dopo sono <strong>di</strong>ventati amici?<br />
Amici. Soprattutto amici. Matteo<br />
Pacifico, il clarinettista, è stato il<br />
primo con cui ho intrapreso questo<br />
viaggio musicale. Ci siamo conosciuti<br />
in una casa <strong>di</strong> riposo 6 o 7<br />
anni fa.<br />
Cosi tra una festa e l’altra, tra un<br />
walzer e una mazurka abbiamo iniziato<br />
a conoscerci e suonare insieme.<br />
Fabio Volpini invece, l’ho conosciuto<br />
al Roxy Bar un anno fa. Eravamo<br />
lì per una rassegna organizzata<br />
da Red Ronnie, io come solista,<br />
lui era il batterista <strong>di</strong> una cantautri-<br />
ce <strong>di</strong> Bologna. Per farla breve, dopo<br />
la mia esibizione (“geniale”) è corso<br />
da me entusiasta e mi ha chiesto<br />
(anzi mi ha quasi obbligato) <strong>di</strong><br />
prenderlo a suonare con me. E cosi<br />
è nato il trio.<br />
[Il trio?!.. Si, il trio Separè. Ma<br />
ne manca uno, no?!]<br />
Hai ragione: il terzo elemento.<br />
Descriverlo per me è sempre un po’<br />
complicato perché. Perché lui è un<br />
bohemien, nel vero senso del termine.<br />
Forse il primo e l’unico che io<br />
conosca. Di comune accordo abbiamo<br />
voluto espressamente che facesse<br />
parte del nuovo cd, Mattia “il<br />
conte” De Me<strong>di</strong>ci, violinista eccentrico<br />
come il suo stile <strong>di</strong> vita. Un genio<br />
musicale. Indomabile.<br />
Quanto è importante per te avere<br />
una buona sintonia tra <strong>di</strong> voi?<br />
Credo che sia una base fondamentale<br />
per chi suona, soprattutto<br />
quando si porta in giro un’idea e<br />
una proposta <strong>di</strong> musica molto personale<br />
e nello stesso tempo nuova<br />
per chi ascolta.<br />
Senza un affiatamento completo e<br />
sincero è molto <strong>di</strong>fficile riuscire ad<br />
emozionare il pubblico e a <strong>di</strong>vertirsi<br />
insieme. Io mi ritengo molto fortunato<br />
ad avere come musicisti/amici<br />
tre ragazzi come loro. Oltretutto io<br />
sono uno a cui non piace fare sem-<br />
pre le stesse cose e preferisco, secondo<br />
il momento, la serata, e la<br />
gente che ho davanti, adeguarmi all’atmosfera.<br />
Non sempre nasce quello che si<br />
ha in mente, ma almeno ci si prova.<br />
I colleghi che ogni volta suonano la<br />
stessa scaletta, le stesse pause, gli<br />
stessi arrangiamenti, non li concepisco<br />
tanto.<br />
Forse è una mia idea <strong>di</strong> spettacolo<br />
molto pretenziosa, non scontata,<br />
ma onesta e fin che posso la porterò<br />
avanti.<br />
Senti più il bisogno <strong>di</strong> scrivere o<br />
<strong>di</strong> fare musica? Cioè, potresti essere<br />
‘solo’ scrittore <strong>dei</strong> testi e poi<br />
cederli ad altri, ad esempio, o senti<br />
che vuoi essere ‘tutto’ perché sei<br />
più completo come artista?<br />
Da quando ho iniziato a scrivere<br />
ho sempre cercato <strong>di</strong> portare avanti<br />
le due cose contemporaneamente.<br />
Spesso capita che prima arrivi la<br />
musica, un motivetto, un giro <strong>di</strong> accor<strong>di</strong><br />
e poi pian piano nasce un testo.<br />
Altre volte è l’esatto contrario.<br />
Il bisogno comunque è sempre vivo,<br />
quasi un’esigenza, un modo mio<br />
per fermare qualcosa, <strong>di</strong> fissarlo e il<br />
più delle volte <strong>di</strong> esaltarlo musicalmente.<br />
Il problema non è cercare <strong>di</strong><br />
essere tutto, ma saper cosa si vuole<br />
essere, avere la consapevolezza <strong>dei</strong><br />
propri limiti e poi da lì scegliere dove<br />
andare.<br />
Nel mio caso mi verrebbe molto<br />
<strong>di</strong>fficile limitarmi al solo testo o solo<br />
alla parte musicale. Forse perché<br />
ho davvero questo bisogno <strong>di</strong> usare<br />
entrambe le cose, <strong>di</strong> esprimermi con<br />
la musica ed il testo insieme. Certo,<br />
potrei benissimo scrivere testi per<br />
altri, ma sono certo che alla fine la<br />
canzone non risulterà come io<br />
l’avevo immaginata: sarebbe un<br />
compromesso giusto e naturale da<br />
accettare. Stesso <strong>di</strong>scorso vale per<br />
la musica. Comunque alla fine preferisco<br />
scrivermele e cantarmele.<br />
Am <strong>di</strong>verti ed piò! [mi <strong>di</strong>verto <strong>di</strong><br />
più, per i non emiliani]<br />
Quanto è <strong>di</strong>fficile farsi conoscere<br />
nel mondo della musica?<br />
Credo che oggi sia molto più facile<br />
rispetto a quaranta/cinquanta anni<br />
fa.<br />
Ormai, con Internet, le nuove tec-<br />
nologie, le ra<strong>di</strong>o in<strong>di</strong>pendenti ecc.<br />
tutti hanno la possibilità <strong>di</strong> farsi<br />
conoscere per quello che fanno.<br />
Il problema è il modo con cui si<br />
arriva alla notorietà . Quante volte<br />
ve<strong>di</strong>amo in tv e sentiamo per ra<strong>di</strong>o<br />
un’infinità <strong>di</strong> singoli, <strong>di</strong> canzoni costruite<br />
apposta per vendere: il ritmo<br />
orecchiabile, la bella fanciulla o il<br />
boy impomatato fino alle mutande!<br />
Non si fa cultura così. Ma alla<br />
maggior parte delle gente questo<br />
non interessa, basta che la canzone<br />
piaccia, abbia un bel ritmo e il gio-<br />
co è fatto. Nel mio caso forse arrivare<br />
ai ranghi alti <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>o e tv è<br />
ancora più complicato. Io, insieme<br />
ad un mare <strong>di</strong> ragazzi giovani e non<br />
giovani, rientro in quella categoria<br />
chiamata “cantautori”. Sentire una<br />
canzone <strong>di</strong> Bin<strong>di</strong>, <strong>di</strong> Conte, <strong>di</strong> Tenco,<br />
<strong>di</strong> Testa o anche lo stesso De<br />
Andrè passare per una ra<strong>di</strong>o nazionale<br />
avviene <strong>di</strong> rado, salvo quando<br />
fanno uscire le solite raccolte annuali.<br />
Figurati se vogliono passare<br />
Cultura 23<br />
Il cantautore è anche un poeta<br />
cresciuto nelle feste <strong>di</strong> paese<br />
Marco Sforza in concerto<br />
“Sono i concerti dal vivo che salvano la musica, la vera musica,<br />
quella con il sudore, le risa, i locali, la gente che ti ascolta<br />
e con<strong>di</strong>vide insieme a te un momento magico”<br />
un brano <strong>di</strong> Marco Sforza o tanti altri.<br />
Certo ci sono i concorsi, quelli<br />
importanti, ad esempio Musicultura<br />
a Recanati, Sanremo <strong>La</strong>b, Bielle e<br />
tanti altri, ma siamo sempre al punto<br />
<strong>di</strong> partenza. Nel senso che sotto<br />
<strong>di</strong> te devi avere qualcuno che ti promuova<br />
e faccia il possibile perché il<br />
tuo prodotto e/o proposta musicale<br />
<strong>di</strong>venti palpabile e ven<strong>di</strong>bile. È il<br />
come che fa la <strong>di</strong>fferenza.<br />
Infatti da pochi anni a questa<br />
parte sono nate un’infinità <strong>di</strong> etichette<br />
in<strong>di</strong>pendenti per contrastare<br />
tutto questo magna magna <strong>di</strong>scografico;<br />
certo è positivo tutto questo,<br />
ma credo che <strong>di</strong> strada da fare<br />
ce ne sia ancora tanta e credo anche<br />
che non bisogna partire dalle<br />
piccole etichette in<strong>di</strong>pendenti, ma<br />
bisogna puntare in alto, alle major<br />
e alle ra<strong>di</strong>o a <strong>di</strong>ffusione nazionale,<br />
cambiare i palinsesti, smetterla <strong>di</strong><br />
far passare ogni mese i soliti Ligabue,<br />
i soliti Vasco. Sarebbe ora che<br />
lasciassero spazio ai<br />
giovani, a nuove<br />
identità , nuove<br />
espressioni. C’è bisogno<br />
<strong>di</strong> una rivoluzionemusical/commerciale.<br />
Poi per<br />
uno come me che<br />
ha sempre creduto<br />
nel live e continuerà<br />
a farlo è una<br />
grande sod<strong>di</strong>sfazione<br />
riuscire a<br />
portare in giro le<br />
mie cose, la mia<br />
musica, la mia vita.<br />
Sono i concerti<br />
dal vivo che salvano<br />
la musica,<br />
la vera musica,<br />
quella con il sudore,<br />
le risa, i<br />
locali, la gente<br />
che ti ascolta e con<strong>di</strong>vide insieme a<br />
te un momento (magico).<br />
Hai ragione. Mi suona tutto tremendamente<br />
familiare. Per chi<br />
scrive succede esattamente la stessa<br />
cosa. Le librerie propongono<br />
sempre e solo i soliti nomi e i libri<br />
delle gran<strong>di</strong> case e<strong>di</strong>trici e gli altri<br />
non si trovano mai. Ma torniamo<br />
a te e alla musica. È uscito il 21<br />
marzo scorso il tuo primo cd<br />
“<strong>La</strong>iv”, registrato in presa <strong>di</strong>retta<br />
il 20 <strong>di</strong>cembre 2008 al Circolo<br />
Culturale Materia Off <strong>di</strong> Parma.<br />
Avere tra le mani il (proprio) primo<br />
cd è come per uno scrittore<br />
vedere stampato il suo primo libro.<br />
Sei sod<strong>di</strong>sfatto <strong>di</strong> questo cd<br />
nuovo e lucido? Cosa si prova vedendo<br />
il risultato del proprio lavoro?<br />
Che progetti hai per il futuro?<br />
<strong>La</strong> sod<strong>di</strong>sfazione è tanta, davvero.<br />
Alla fine si è contenti comunque, al<br />
<strong>di</strong> là <strong>di</strong> venderli tutti oppure no. Le<br />
prime impressioni dai nuovi ascoltatori<br />
sono buone e per il momento<br />
questo è ciò che ci interessa.<br />
Ora dovrò occuparmi della promozione,<br />
magari in qualche ra<strong>di</strong>o,<br />
interviste, (magari fatte da una dolcissima<br />
scrittrice bolognese) e poi<br />
locali, festival estivi, ecc.<br />
Poi si vedrà . Sinceramente non<br />
sono il tipo che vuole programmare<br />
tutto a tavolino. Anzi, non ne sarei<br />
capace, farei un gran casino, come<br />
mio solito.<br />
<strong>La</strong> <strong>Voce</strong> dell’Isola n. 11~14 30 Luglio 2009
24<br />
Cultura<br />
Parlare delle prospettive future (o della mancanza delle stesse) è <strong>di</strong>ventato <strong>di</strong> moda<br />
Giornalismo online, una rivoluzione<br />
per dominare le nuove tecnologie<br />
<strong>di</strong> RINA BRUNDU<br />
C’è qualcosa che non mi torna<br />
leggendo il pur ottimo articolo<br />
<strong>di</strong> Massimo Gaggi “<strong>La</strong> rivoluzione<br />
<strong>di</strong> Twitter manda in affanno<br />
i me<strong>di</strong>a” (Corriere della Sera<br />
del 24 Giugno 2009).<br />
Concordo, per esempio, quando<br />
nel catenaccio scrive “Le reti sociali<br />
impongono una ridefinizione del<br />
giornalismo”, concordo (a fatica,<br />
ma concordo) quando mi fa in<strong>di</strong>rettamente<br />
notare che si può fare<br />
“giornalismo” anche semplicemente<br />
riuscendo a trafugare una “fotografia<br />
vietata” da un Paese governato<br />
da un regime <strong>di</strong>spotico (ve<strong>di</strong> i ragazzi<br />
iraniani che grazie a Twitter<br />
trasmettono “brevi messaggi e immagini<br />
della sommossa e della repressione”).<br />
Concordo pienamente quando sostiene<br />
che nel prossimo futuro “fare<br />
gior nalismo <strong>di</strong>venta (anche) saper<br />
dominare le nuove tecnologie, aggirare<br />
i muri della censura, ma anche<br />
filtrare fonti la cui at ten<strong>di</strong>bilità è<br />
tutta da <strong>di</strong>mostra re..”. Ma questo è<br />
quanto. Ciò che non mi torna invece<br />
è l’impressione, che ricavo dalla lettura,<br />
<strong>di</strong> un eccessivo entusiasmo rispetto<br />
a quello che, alla fin fine, resta<br />
sempre un social-network tout<br />
court. Nulla più, nulla meno.<br />
Associare “troppo” le cose del<br />
giornalismo (almeno <strong>di</strong> quello con<br />
la G maiuscola) agli exploit dell’ultima<br />
modalità comunicativa <strong>di</strong>gitale<br />
(per quanto glamour e per quanto<br />
powerful) può essere pericoloso.<br />
Nonché controproducente. Sarebbe<br />
un po’ come se, nel microcosmo X,<br />
si ponessero sullo stesso piano gli<br />
informati e tempestivi pettegolezzi<br />
della Perpetua <strong>di</strong> paese, con i tentativi<br />
della “mente razionante locale”<br />
<strong>di</strong> verificare, approfon<strong>di</strong>re, ma anche<br />
spiegare quelle stesse “notiziole”<br />
(e perché no? persino <strong>di</strong> determinarle<br />
– ve<strong>di</strong> per associazione il<br />
giornalismo d’inchiesta), allo scopo<br />
<strong>di</strong> meglio comprendere le soffocanti<br />
<strong>di</strong>namiche dentro cui le stesse si<br />
producono.<br />
Sarà perché parlare delle prospettive<br />
future (o della mancanza<br />
delle stesse) del<br />
giornalismo è <strong>di</strong>ventato<br />
<strong>di</strong> moda! Giorni fa nel<br />
suo interessante Me<strong>di</strong>ablog,<br />
Marco Pratellesi,<br />
<strong>di</strong>scutendo <strong>di</strong> giornalismo<br />
online, titolava<br />
“Web, la fine del tutto<br />
gratis”. Il post faceva<br />
poi una veloce ricapitolazione<br />
<strong>di</strong> possibili “soluzioni”<br />
alla “reale”<br />
problematica <strong>di</strong> fondo<br />
(ovvero, come creare<br />
un modello giornalistico<br />
online economicamente<br />
valido), così come<br />
proposte da <strong>di</strong>verse<br />
fonti informative.<br />
Me<strong>di</strong>ablog citava,<br />
tra gli altri, uno stu<strong>di</strong>o<br />
americano riportato<br />
su Il Corriere Economia,<br />
stu<strong>di</strong>o che<br />
avrebbe evidenziato<br />
come la<br />
metà <strong>dei</strong> “navigatori-lettori”<br />
sarebbe <strong>di</strong>sposta<br />
a pagare un<br />
abbonamento mensile ad un quoti<strong>di</strong>ano<br />
se il costo fosse modesto (cinque<br />
euro circa). Pratellesi ricordava<br />
poi l’analisi fatta dallo stesso Gaggi<br />
sulla “soluzione-micro pagamenti”<br />
lanciata da Rupert Murdoch. Altre<br />
proposte si soffermavano sulla necessità<br />
<strong>di</strong> “una maggiore sintonia<br />
con i lettori”, mentre il post si chiudeva<br />
ricordando l’altalenante percorso<br />
compiuto da <strong>di</strong>versi, importanti,<br />
quoti<strong>di</strong>ani tra la formula gratuita<br />
e quella a pagamento (delle notizie,<br />
s’intende!).<br />
Per quanto mi riguarda, escluso<br />
l’item della “maggiore sintonia con<br />
i lettori”, che mi pare piuttosto una<br />
con<strong>di</strong>tio sine qua non, io ritengo che<br />
tutte queste “ possibili, metodologie<br />
lavorative” siano in realtà superate e<br />
che avranno pure scarse possibilità<br />
<strong>di</strong> successo. Soprattutto, avranno<br />
scarse possibilità <strong>di</strong> successo se si<br />
limiteranno a <strong>di</strong>ventare moderna<br />
confezione <strong>di</strong> un prodotto che resterà<br />
datato.<br />
Per usare una semplice analogia,<br />
sarebbe come pretendere che i ragazzi<br />
<strong>di</strong> oggi mangiassero pavesini<br />
a go-go solo perché una determinatissima<br />
(a non soccombere) <strong>di</strong>tta<br />
produttrice, pur <strong>di</strong> salvare il prodotto,<br />
dopo settimane <strong>di</strong> intenso brainstorming<br />
del suo miglior management,<br />
fosse venuta su con l’idea <strong>di</strong><br />
stimolare le ven<strong>di</strong>te creando un package<br />
avveniristico.<br />
Anche se il package fosse d’oro,<br />
infatti, sempre <strong>di</strong> pavesini si tratterebbe!<br />
Dubito molto dunque che,<br />
per quanto gloriosa, quella semplice<br />
galletta sarebbe in grado <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare<br />
(da sola) i palati più “raffinati”<br />
della gioventù moderna (non me ne<br />
vogliano i produttori!). Senza considerare<br />
(e qui mi rifaccio alle perplessità<br />
avanzate in precedenza<br />
rispetto alla<br />
questione Twitter),<br />
che il rischio che questa<br />
incauta <strong>di</strong>tta correrebbe<br />
sarebbe quello<br />
<strong>di</strong> catalizzare l’attenzione<br />
sulle “meraviglie”<br />
della confezione<br />
e non sul prodotto<br />
stesso.<br />
Dio ne scampi! <strong>La</strong><br />
verità per fortuna recita<br />
che un lettorenavigatore<br />
può sì<br />
sborsare il peculio<br />
per pagare un lavoro<br />
scritturale ma questo<br />
deve valere il suo<br />
costo! Per esempio,<br />
è vecchissima (rispetto<br />
alla storia <strong>di</strong><br />
Internet) la pratica<br />
<strong>di</strong> far pagare saggi<br />
letterari, o anche<br />
accurate analisi<br />
finanziarie delle<br />
tendenze <strong>di</strong><br />
mercato (questo<br />
accadeva<br />
al tempo del<br />
boom – solo dopo è venuto fuori<br />
che era tutta carta straccia comunque,<br />
ma queste sono altre storie!).<br />
Quale laureando non lo farebbe se<br />
avesse la necessità <strong>di</strong> “rimpolpare”<br />
la sua tesi? Quale investitore non lo<br />
farebbe se fosse preoccupato per il<br />
domani?<br />
Per converso, io non ho mai rinnovato<br />
per due mesi <strong>di</strong> fila un abbonamento<br />
online ad un quoti<strong>di</strong>ano<br />
perché alla fine mi veniva a noia: mi<br />
veniva a noia la sua struttura obsoleta,<br />
mi veniva a noia la mancanza<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>namicità rispetto al mondo vivo<br />
(e persino gratuito!) che lo circondava<br />
in Rete. Allo stesso modo, mai<br />
e poi mai accetterei <strong>di</strong> versare un<br />
micro-pagamento che magari mi si<br />
presenta sul conto in compagnia<br />
della <strong>di</strong>letta sorella banking-fee; in<br />
simil guisa, e per chiudere il cerchio,<br />
mai e poi mai accetterei <strong>di</strong> finanziare<br />
uno pseudo-giornalismo<br />
che sia anche soltanto un lontano<br />
parente <strong>di</strong> un social network o <strong>di</strong> un<br />
circolo gossiparo.<br />
A mio modo <strong>di</strong> vedere dunque (e<br />
pur rendendomi conto che il tallone<br />
d’Achille <strong>di</strong> tutto il mio <strong>di</strong>scorso sta<br />
Oggi la metà <strong>dei</strong> “navigatori-lettori” sarebbe <strong>di</strong>sposta a pagare<br />
un abbonamento mensile ad un quoti<strong>di</strong>ano se il costo fosse modesto<br />
nel suo fine ideale!), non si può parlare<br />
<strong>di</strong> nuovi modelli e<strong>di</strong>toriali per il<br />
giornalismo del futuro, senza prima<br />
affrontare il tema <strong>dei</strong> suoi contenuti.<br />
O senza rispondere a fondamentali<br />
domande quali: che cosa vorrà <strong>di</strong>re<br />
essere giornalisti domani? Quali<br />
qualità renderanno tale un Premio<br />
Pulitzer del futuro che dovrà per<br />
forza giostrarsi tra le necessità “spirituali”<br />
della sua “arte” e quelle del<br />
ritorno economico?<br />
Tutto questo ci riporta, fatalmente,<br />
alla importantissima questione<br />
dell’intrinseca capacità del professionista<br />
che svolgerà quella professione:<br />
che lo si voglia oppure no sarà<br />
infatti tale elemento il fattore<br />
chiave che farà la <strong>di</strong>fferenza. E, per<br />
certi versi, permetterà pure <strong>di</strong> vivere<br />
senza grosse preoccupazioni e<strong>di</strong>toriali.<br />
Insomma, per <strong>di</strong>rla seguendo la<br />
modalità glamour corrente, sarà proprio<br />
quello il fattore chiave che segnerà<br />
il confine tra l’essere professionisti-(T)<br />
wit-less e l’essere professisti(T)<br />
wit-full.(1)<br />
Note:<br />
(1) Lo wit (lo <strong>di</strong>co ad uso e consumo<br />
<strong>di</strong> quei quattro lettori che<br />
hanno avuto il buon senso <strong>di</strong> restare<br />
fedeli alla lingua <strong>di</strong> Dante) è l’arguzia,<br />
il bello spirito. Ma in verità è<br />
anche qualcosa <strong>di</strong> più. È <strong>di</strong> fatto parola<br />
quasi impossibile da tradurre<br />
in Italiano perché descrive in maniera<br />
mirabile la più grande capacità<br />
dell’intelletto - non a caso viene<br />
citato <strong>di</strong> frequente il learned-wit <strong>di</strong><br />
Oscar Wilde.<br />
Rina Brundu<br />
Dublin, 24/06/2009<br />
©All rights reserved<br />
30 Luglio 2009 <strong>La</strong> <strong>Voce</strong> dell’Isola n. 11~14
<strong>La</strong> <strong>di</strong>sincantata poesia <strong>di</strong> Maria Pina Ciancio alla ricerca <strong>di</strong> uno spazio indefinito<br />
<strong>La</strong> ragazza con la valigia<br />
sperduta tra cielo e terra<br />
<strong>di</strong> SALVO ZAPPULLA<br />
<strong>La</strong> poesia ricerca la purezza, lo stupore,<br />
l’incanto. Maria Pina Ciancio, nel<br />
suo libro (<strong>La</strong> ragazza con la valigia,<br />
e<strong>di</strong>tore Lieto Colle, pagg.57, € 10,00) vaga<br />
sperduta tra terra e cielo alla ricerca <strong>di</strong><br />
uno spazio indefinito, senza tempo né materia.<br />
Uno spiraglio che si apre, un’ altro<br />
che si chiude. <strong>La</strong> vita che ti nega l’accesso<br />
o ti permette <strong>di</strong> entrate, tutto permeato da<br />
un senso <strong>di</strong> indefinitezza, <strong>di</strong> vacuità. “Si<br />
era fermata, una pausa alla corsa/alle parole<br />
<strong>di</strong> pietra, alle carezze trattenute/ per<br />
lasciargli al bar dell’angolo/ un libro <strong>di</strong><br />
Bukowski/ e una clessidra polverosa/ capovolta<br />
da vent’anni sulla porta”.<br />
Una semplicità <strong>di</strong>sarmante, posta con <strong>di</strong>sincanto,<br />
da cogliere e farne dono. Tante<br />
piccole voci si affacciano dall’uscio <strong>di</strong> una<br />
porta socchiusa, si avviano lungo il sentiero<br />
per riba<strong>di</strong>re la propria esistenza e formano<br />
un coro <strong>di</strong> delicata musicalità. Quello <strong>di</strong><br />
Maria Pina è un viaggio metafisico su per<br />
la vetta più alta. Procede con candore, si<br />
meraviglia, si tasta sgomenta le ferite lasciate<br />
da rovi acuminati, si volge all’in<strong>di</strong>etro<br />
a osservare i solchi causati dal tempo e<br />
ogni volta è una fitta dolorosa: affiora un<br />
ricordo, un rimpianto, una storia finita.<br />
“Arrivò per l’ultimo treno/parlava, cantava,<br />
vecchia esausta/una preghiera blasfema/concedetemi<br />
il viaggio/e qualcosa da<br />
bere/... Un sordo si alzò/ prese sogni e parole/<br />
e glieli offrì in un bicchiere”. Maschere<br />
da decifrare e da esplorare, pesanti come<br />
macigni, gravano sulle spalle e sulla coscienza<br />
del lettore. Un inquieto vagare tra<br />
le pieghe dell’anima, alla ricerca continua<br />
<strong>di</strong> spazi da riempire, tra i perché destinati a<br />
non avere risposta; rovistando tra gli oggetti<br />
dell’intorno, sperando rivelino i loro segreti,<br />
certezze impossibili da ottenere sul<br />
meraviglioso inesplorabile mistero della vita.<br />
”<strong>La</strong> solitu<strong>di</strong>ne non le faceva più paura,<br />
da quando la vita le aveva fatto scempio in<br />
lungo e in largo. A Nina adesso faceva<br />
paura guardare in faccia il cielo e in quella<br />
smerigliata innocenza, socchiudere gli<br />
occhi e non saper pregare”.<br />
Nella foto, Maria Pina Ciancio<br />
Un viaggio metafisico su per la vetta più alta. Procede con candore,<br />
si meraviglia, si tasta sgomenta le ferite lasciate da rovi acuminati,<br />
si volge all'in<strong>di</strong>etro a osservare i solchi causati dal tempo<br />
<strong>La</strong> nobiltà marchigiana presente<br />
alle Giornate Antonelliane<br />
Nel palazzo Antonelli Augusti Castracane<br />
<strong>di</strong> Brugnetto si è tenuta la terza<br />
e<strong>di</strong>zione delle Giornate Antonelliane<br />
de<strong>di</strong>cata alla antica ed illustre casata degli<br />
Antonelli, e per questo incontro de<strong>di</strong>cata al<br />
duecentocinquantesimo anniversario delle<br />
elevazione alla porpora car<strong>di</strong>nalizia del<br />
Conte Car<strong>di</strong>nale Nicola Antonelli, figura <strong>di</strong><br />
rilevo <strong>nella</strong> curia romana della seconda metà<br />
del Settecento. A far gli onori <strong>di</strong> casa ed introdurre<br />
l'incontro è stato il giornalista Giovanni<br />
Martines Augusti, relatori il professor<br />
Flavio Solazzi – che ha parlato della figura<br />
del car<strong>di</strong>nale Nicola - e il professor Stefano<br />
Papetti – con una analisi sul collezionismo<br />
d'arte nel Settecento marchigiano e la famiglia<br />
Antonelli -. L'incontro si è concluso con<br />
un rosario solenne e cori <strong>nella</strong> Chiesa privata.<br />
Hanno preso parte alla manifestazione, tra<br />
tanti illustri ospiti della nobilità marchigiana,<br />
il conte Barozzi <strong>di</strong> Venezia, il prinicipe<br />
Guglielmo Giovannelli Marconi da Roma,<br />
l’impren<strong>di</strong>tore Domenico Coco da Catania.<br />
Cultura 25<br />
<strong>La</strong> <strong>Voce</strong> dell’Isola n. 11~14 30 Luglio 2009<br />
F. G.
26<br />
Cultura<br />
In un thriller appassionante Giuseppe Firrinceli ricorda una storia “cancellata”<br />
“Noi Italiani e voi Siciliani!”<br />
I misteri del dopoguerra nell’Isola<br />
<strong>di</strong> CORRADO RUBINO<br />
“<br />
Quella piccola <strong>di</strong>mora <strong>di</strong> campagna,<br />
ma a pochi passi dal<br />
mare, significava per Ludovico,<br />
fin da piccolo, un luogo <strong>di</strong> giochi<br />
e <strong>di</strong> vacanza, <strong>di</strong> evasione estiva.<br />
Aveva addosso il respiro del mare<br />
ed era appena ombrata da un albero<br />
carico <strong>di</strong> fichi, i sangiuvannari. Si<br />
doveva percorrere quasi un miglio<br />
per raggiungere le prime case dell’abitato<br />
<strong>di</strong> Scoglitti, quella piccola<br />
frazione marinara; dal lato opposto<br />
si estendevano pergolati e macchie<br />
<strong>di</strong> mortilla ed un gigantesco minicucco.<br />
Fortino <strong>dei</strong> suoi primi amori<br />
e <strong>dei</strong> suoi primi lavori, quella casetta<br />
<strong>di</strong> campagna, nucleo agricolo <strong>dei</strong><br />
suoi avi, era <strong>di</strong>ventata la casina del<br />
mare e della vendemmia e poi lui,<br />
da universitario e anche dopo, dava<br />
ripetizioni <strong>di</strong> italiano e latino, nei<br />
mesi estivi, ai tanti ragazzi che dovevano<br />
riparare a settembre.<br />
Il professore, uscendo nell’orto,<br />
notò che le viti avevano bisogno <strong>di</strong><br />
cure, e pensò che presto avrebbe dovuto<br />
chiamare don Tano per far dare<br />
una sistemata ai filari. Poi rientrò in<br />
casa, <strong>nella</strong> sua stanza, ma ormai la<br />
sua mente era asse<strong>di</strong>ata da una torma<br />
<strong>di</strong> ricor<strong>di</strong>. Era l’imbrunire. Il<br />
professore girò lo sguardo verso la<br />
finestra. Sembrava il quadro <strong>di</strong> un<br />
romantico pittore che aveva voluto<br />
<strong>di</strong>pingere un rosso tramonto. Poi rivolse<br />
gli occhi verso quel quadro<br />
appeso ad una parete della sua stanza.<br />
Il <strong>di</strong>pinto raffigurava un cane<br />
fermo sopra la scogliera, che guardava<br />
vigile il mare e si stagliava,<br />
quasi colpito, contro un rosso <strong>di</strong> sera<br />
in attesa del felice rientro <strong>di</strong> qualcuno<br />
che deve tornare a casa, alla<br />
sua terra. Quel quadro, Ludovico, lo<br />
aveva avuto in dono da un suo amico<br />
pittore catanese, con il quale <strong>di</strong>videva<br />
la propria idea in<strong>di</strong>pendentista,<br />
ed assieme al quale aveva trascorso<br />
ore a parlare delle incantevoli<br />
bellezze naturalistiche che nasconde<br />
la terra <strong>di</strong> Sicilia. Il sipario<br />
si alzò definitivamente sul palcoscenico<br />
<strong>dei</strong> ricor<strong>di</strong>. Con il rosso sfondo<br />
dell’imbrunire, buon presagio, gli<br />
apparve la scena <strong>di</strong> un paesaggio rurale,<br />
intriso <strong>di</strong> sudore <strong>di</strong> fatica e <strong>di</strong><br />
canti conta<strong>di</strong>ni che sottolineavano<br />
l’evento <strong>di</strong> una buona e abbondante<br />
raccolta d’uva pronta a <strong>di</strong>ventare<br />
nettare <strong>di</strong> tanto pregio.»<br />
Questo è uno <strong>dei</strong> passi contenuti<br />
nel libro <strong>di</strong> Giuseppe Firrincieli che<br />
tramite i ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> Ludovico, personaggio<br />
principale del suo Noi Italiani<br />
e voi Siciliani!, ci fa rivivere una<br />
Sicilia romantica che va scomparendo.<br />
Momenti, odori, paesaggi e vita<br />
<strong>di</strong> una terra che per essere stata per<br />
molto tempo al centro degli avvenimenti<br />
storici del mondo conosciuto<br />
ne ha subito le inevitabili conseguenze.<br />
Le avi<strong>di</strong>tà, le invi<strong>di</strong>e, le<br />
paure e i colpi bassi <strong>di</strong> coloro che da<br />
sempre l’anno voluta docile, sottomessa<br />
e obbe<strong>di</strong>ente; proprio come<br />
una star dello spettacolo quando rimane<br />
per molto tempo sulla scena e<br />
raggiunge vette inaspettate oscurando<br />
gli altri attori. Ludovico con i<br />
suoi racconti cerca anche <strong>di</strong> sfatare i<br />
luoghi comuni che vogliono la Sicilia<br />
arretrata e sud<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> dominazioni<br />
straniere, senza una cultura ed<br />
una storia proprie.<br />
Ma i momenti <strong>di</strong> racconto delle<br />
tra<strong>di</strong>zioni siciliane e i ricor<strong>di</strong> poetici<br />
<strong>di</strong> Ludovico, che sono go<strong>di</strong>bili nel<br />
libro, l’autore li cuce all’interno <strong>di</strong><br />
un vero e proprio thriller veloce ed<br />
appassionante, contrapponendo la<br />
tranquilla e meto<strong>di</strong>ca vita <strong>di</strong> un tranquillo<br />
siciliano, professore <strong>di</strong> lettere<br />
in pensione, a quella <strong>di</strong> un altro siciliano<br />
cinico e freddo potente della<br />
finanza mon<strong>di</strong>ale. Ludovico si ritrova<br />
così coinvolto in una spirale <strong>di</strong><br />
avvenimenti in cui si intrecciano potere,<br />
denaro e politica in un roman-<br />
Giuseppe Firrincieli, sopra la copertina del libro.<br />
Accanto, un militare americano dopo l’invasione<br />
della Sicilia<br />
zo quasi attuale carico <strong>di</strong> suspence e<br />
<strong>di</strong> colpi <strong>di</strong> scena.<br />
Firrincieli ha avuto l’eccellente<br />
idea <strong>di</strong> narrare le vicende del Movimento<br />
In<strong>di</strong>pendentista Siciliano<br />
(che sono state definitivamente rimosse<br />
dalla storiografia ufficiale),<br />
che culmineranno nel dopoguerra<br />
con la mai chiarita morte del professore<br />
Antonio Canepa e <strong>dei</strong> suoi<br />
compagni, inserendole <strong>nella</strong> trama<br />
<strong>di</strong> un romanzo moderno che coniuga<br />
mirabilmente documenti storici e invenzione<br />
narrativa. Sullo scenario <strong>di</strong><br />
una Sicilia che fa innamorare attraverso<br />
paesaggi sublimi, miti e leggende,<br />
egli trova la giusta soluzione<br />
per sottoporre al lettore una visione<br />
<strong>di</strong>versa della storia della Sicilia soprattutto<br />
quella, forse troppo glorificata,<br />
post unità d’Italia.<br />
Contrappone le scene dure e spie-<br />
tate della guerra, che nell’estate del<br />
’43 non fu una passeggiata per nessuno,<br />
visto il numero delle vittime<br />
fra i militari <strong>di</strong> entrambi gli schieramenti<br />
e la popolazione civile siciliana,<br />
con una altrettanto spietata lotta<br />
contro una politica nazionale che<br />
sfrutta l’ingegno e la fantasia <strong>dei</strong> siciliani<br />
senza riconoscere loro la possibilità<br />
<strong>di</strong> utilizzarli a vantaggio della<br />
propria terra calpestata da secoli,<br />
vittima <strong>di</strong> sfruttamenti atavici che<br />
purtroppo continuano<br />
ad opprimere i siciliani<br />
senza poter<br />
mai arrivare al raggiungimento<br />
della<br />
propria in<strong>di</strong>pendenza.<br />
Il titolo è una provocatoriaesclama-<br />
GIUSEPPE FIRRINCIELI<br />
NOI ITALIANI E VOI SICILIANI!<br />
EDIZIONI NEL MONDO<br />
zione non certamente gratuita: “Noi<br />
Italiani e voi Siciliani!”. Non è una<br />
frase gridata al tempo dello sbarco<br />
<strong>dei</strong> garibal<strong>di</strong>ni a Marsala (a quel<br />
tempo poteva certamente essere giustificata)<br />
ma è il risultato <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ffuso<br />
sentire la Sicilia e i siciliani come<br />
un corpo estraneo all’Italia ancora<br />
nel 1943, in piena seconda<br />
guerra mon<strong>di</strong>ale, a ottantatre anni<br />
da quella che la storiografia chiama<br />
enfaticamente “unità d’Italia”. L’autore<br />
quin<strong>di</strong> trae il titolo del suo libro<br />
da un famoso proclama fatto affiggere<br />
sui muri delle gran<strong>di</strong> città siciliane<br />
dal Capo <strong>di</strong> Stato Maggiore<br />
del “Regio Esercito”.<br />
Questo è parte del testo: «…le<br />
“FF. AA. Sicilia” in gran parte composte<br />
<strong>di</strong> vostri conterranei, sono qui<br />
fra voi, per <strong>di</strong>fendere la vostra Isola,<br />
L’autore contrappone<br />
le scene dure e spietate<br />
della guerra,<br />
che nell’estate del ’43<br />
non fu una passeggiata<br />
per nessuno, visto<br />
il numero<br />
delle vittime fra<br />
i militari <strong>di</strong> entrambi<br />
gli schieramenti<br />
e la popolazione<br />
civile siciliana<br />
bastione d’Italia.<br />
Voi tutti – ne sono sicuro – affiancherete<br />
l’opera delle FF.AA. Sicilia:<br />
Mantenendo, in qualsiasi contingenza,<br />
calma ed incrollabile fiducia<br />
nei destini della Patria;<br />
Applicando <strong>di</strong>sciplinatamente e<br />
volenterosamente le <strong>di</strong>sposizioni<br />
delle Autorità militari;<br />
Attendendo con lena costante al<br />
vostro lavoro or<strong>di</strong>nario, e a quello<br />
cui sarete chiamati per rafforzare<br />
sempre più la <strong>di</strong>fesa dell’Isola;<br />
Arruolandovi e - se sarà necessario<br />
– combattendo nelle “Centurie<br />
Volontarie Vespri” <strong>di</strong> imminente costituzione.<br />
Strettamente, fiduciosamente e<br />
fraternamente uniti, voi, fieri siciliani<br />
e noi, militari italiani e germanici,<br />
delle “FF.AA. Sicilia” <strong>di</strong>mostreremo<br />
al nemico che qui non si passa.<br />
P.M. 5 – 9 maggio 1943 – XXI,<br />
firmato, il Generale Comandante,<br />
Mario Roatta»<br />
…e pensare che lui era il Capo <strong>di</strong><br />
Stato Maggiore <strong>di</strong> un esercito in<br />
gran parte formato da meri<strong>di</strong>onali.<br />
Il libro <strong>di</strong> Giuseppe Firrincieli,<br />
Noi Italiani e voi Siciliani!, <strong>di</strong> cui è<br />
già possibile avere qualche anticipazione<br />
sul sito www.giuseppefirrincieli.com<br />
de<strong>di</strong>cato all’autore e al<br />
suo ultimo lavoro, sarà presentato<br />
nei prossimi mesi, probabilmente ad<br />
ottobre prossimo presso la sede della<br />
Facoltà <strong>di</strong> Scienze Politiche <strong>di</strong><br />
Catania.<br />
Giuseppe Firrincieli è nato a Ragusa<br />
Ibla nel 1948. Si è trasferito a<br />
Catania all’età <strong>di</strong> 20 anni, proprio<br />
all’inizio della contestazione giovanile<br />
che ebbe inizio nelle varie Facoltà<br />
citta<strong>di</strong>ne. <strong>La</strong>ureato in giornalismo<br />
scritto e ra<strong>di</strong>ofonico all’Istituto<br />
Superiore <strong>di</strong> Giornalismo, presso<br />
l’Università <strong>di</strong> Palermo, svolge, dal<br />
1984, l’attività <strong>di</strong> giornalista pubblicista.<br />
È un siciliano dalla testa ai pie<strong>di</strong><br />
con la passione della pittura e della<br />
fotografia; arte, quest’ultima, che in<br />
passato gli ha dato <strong>di</strong>verse sod<strong>di</strong>sfazioni<br />
e comunque ambedue queste<br />
arti hanno contribuito non poco ad<br />
affinare il senso dell’inquadramento<br />
paesaggistico che in Firrincieli appare<br />
molto spiccato. Inoltre, appassionato<br />
cultore della storia in<strong>di</strong>pendentista<br />
siciliana, si è sempre pro<strong>di</strong>gato<br />
per l’inserimento <strong>dei</strong> fatti del<br />
1943-1948 nei testi <strong>di</strong> storia per le<br />
scuole siciliane.<br />
30 Luglio 2009 <strong>La</strong> <strong>Voce</strong> dell’Isola n. 11~14
Francesco Di Domenico trasforma in satira irriverente qualsiasi argomento<br />
Storie brillanti <strong>di</strong> eroi scadenti<br />
dalla fantasia <strong>di</strong> un poeta verace<br />
<strong>di</strong> SALVO ZAPPULLA<br />
Questo libro non dovrebbe andare<br />
nelle librerie, e nemmeno<br />
andrebbe recensito. Questo<br />
libro è una mina vagante che potrebbe<br />
esplodere da un momento<br />
all’altro. Il suo autore meriterebbe il<br />
pubblico lu<strong>di</strong>brio e condannato alla<br />
se<strong>di</strong>a elettrica. (Storie brillanti <strong>di</strong><br />
eroi scadenti, e<strong>di</strong>zioni Cento Autori,<br />
pagg. 158, € 12,00). Francesco Di<br />
Domenico, napoletano che più napoletano<br />
non si può, uomo dalla fervida<br />
immaginazione e dallo spirito<br />
indomabile, riesce a trasformare in<br />
satira irriverente qualsiasi argomento<br />
tratta. Il suo è umorismo allo stato<br />
puro, i suoi personaggi bislacchi<br />
e improbabili, coinvolti in situazioni<br />
surreali, pirotecnici comme<strong>di</strong>anti<br />
degli equivoci, strappano il sorriso<br />
anche al più serio <strong>dei</strong> lettori. Le<br />
donne descritte non sono esattamente<br />
delle dame, né gli uomini potrebbero<br />
aspirare al ruolo <strong>di</strong> cavalier<br />
cortesi. Un’ umanità sgangherata,<br />
quella raccontata da Di Domenico,<br />
adorabile <strong>nella</strong> sua vacuità e sventatezza,<br />
composta da furbastri e aspiranti<br />
tali, che null’altro può pretendere,<br />
se non <strong>di</strong> essere consegnata alla<br />
gloria letteraria. L’autore ha il gusto<br />
della <strong>di</strong>ssacrazione nel sangue,<br />
nel DNA.<br />
Una specie <strong>di</strong> Re Mida del buon<br />
umore e dell’irriverenza. Il Governo<br />
ci scarica nuove tasse da pagare?<br />
Nessun problema, Francesco troverà<br />
il modo <strong>di</strong> riderci sopra. Vi è morto<br />
il gatto? <strong>La</strong> zia Matilde è finita sotto<br />
un treno? Niente paura, Francesco<br />
ha la me<strong>di</strong>cina giusta. Un Campanile<br />
contemporaneo? Un pronipote <strong>di</strong><br />
Toto? Un seguace <strong>di</strong> Massimo Troisi?<br />
Le sue freddure sono invece <strong>di</strong><br />
stampo anglosassone, prendono<br />
spunto anche dall’avvenimento più<br />
banale per creare un’atmosfera <strong>di</strong><br />
ilarità.<br />
Francesco somiglia più a un Woodehouse<br />
<strong>dei</strong> tempi moderni, maestro<br />
della comicità che ha conquistato<br />
intere generazioni <strong>di</strong> lettori. Le storie<br />
<strong>di</strong> questo napoletano dalla penna<br />
tagliente possiedono l’eleganza e la<br />
raffinatezza dell’umorismo inglese<br />
(Vuoi vedere che è nato sul <strong>di</strong>retto<br />
Napoli- Londra?)<br />
Questo libro va letto, portato nelle<br />
librerie e recensito. E il suo autore è<br />
una persona dalla sensibilità sopraffina<br />
che forse combatte il suo mal <strong>di</strong><br />
vivere esorcizzandolo con l’ironia.<br />
Questo libro apre con una de<strong>di</strong>ca a<br />
una ragazza <strong>di</strong> vent’anni che in un<br />
momento <strong>di</strong> follia si è tolta la vita,<br />
prima foglia strappata ai suoi cari<br />
dall’autunno. Abbiamo incontrato e<br />
intervistato Francesco Di Domenico:<br />
questa intervista è stata rilasciata<br />
in circostanze particolari: in una clinica<br />
psichiatrica del napoletano do-<br />
ve Di Domenico era ricoverato dopo<br />
il terzo tentativo <strong>di</strong> chiedere u<strong>di</strong>enza<br />
al Santo Padre per pretendere lo<br />
scambio nelle immaginette <strong>di</strong> Gesù<br />
con quella <strong>di</strong> Carl Marx. E dove mi<br />
Curiosità, ovvero desiderio <strong>di</strong> conoscere<br />
<strong>di</strong> AZZURRA FAETI<br />
Curiosità è desiderio <strong>di</strong> sapere, <strong>di</strong> conoscere,<br />
<strong>di</strong> cercare anche, a volte senza<br />
trovare nulla.<br />
<strong>La</strong> curiosità è il primo segnale pedagogico<br />
che ci fa <strong>di</strong>re del bambino piccolo “Com’è<br />
intelligente”.<br />
Nella mia esperienza <strong>di</strong> madre, nonna ed<br />
ora <strong>di</strong> racconta fiabe, noto che <strong>nella</strong> scuola<br />
materna i perché fioccano. Nella scuola primaria<br />
solo qualche mano si alza per chiedere<br />
“Perché?”. Nella scuola me<strong>di</strong>a mancano i<br />
perché, forse i ragazzi hanno già trovato la<br />
risposta oppure rimandano la soluzione a<br />
quando, rientrati a casa, se la faranno dare<br />
da “Internet”.<br />
<strong>La</strong> curiosità si manifesta in maniera <strong>di</strong>versa<br />
dai miei tempi. Resta sempre una necessi-<br />
Francesco Di Domenico<br />
trovavo ricoverato anch’io, in quanto,<br />
credendo <strong>di</strong> essere il Santo Padre,<br />
gli avevo accordato la richiesta.<br />
Francesco, che bisogno c’era <strong>di</strong><br />
I suoi personaggi bislacchi e improbabili, coinvolti in situazioni<br />
surreali, pirotecnici comme<strong>di</strong>anti degli equivoci, strappano<br />
il sorriso anche al più serio <strong>dei</strong> lettori<br />
tà ma si appaga con una ricerca facilitata<br />
anche se le cose da scoprire sono tante.<br />
Da bambina andavo a rovistare in soffitta,<br />
non c’era niente più appagante che trovare<br />
un vecchio baule, un pacco <strong>di</strong> vecchi giornali,<br />
la corrispondenza amorosa della bisnonna..<br />
Ora non c’è nemmeno la soffitta e ci si<br />
libera <strong>di</strong> tutto. Un rovello che ha tormentato i<br />
bambini <strong>di</strong> città fino all’adolescenza era<br />
“Come nascono i bambini?”.<br />
I bambini <strong>di</strong> campagna lo sapevano bene<br />
avendo a portata <strong>di</strong> occhi i parti delle vacche,<br />
delle pecore e delle cavalle. Io fui edotta<br />
dai figli <strong>di</strong> un conta<strong>di</strong>no e fui considerata dai<br />
miei amici come l’antenata <strong>di</strong> Lupo Alberto.<br />
Nel mondo animale la curiosità non manca<br />
ma il fine non è la ricerca pura.<br />
Il gatto va imme<strong>di</strong>atamente a rovistare nel<br />
sacchetto della spesa, appena poggiato sul<br />
questo libro? Non bastava già la<br />
Bibbia a educare i popoli?<br />
Assolutamente no, fu il Sultano <strong>di</strong><br />
Chieti a negare quest’assunto quando,<br />
durante la preghiera della sera,<br />
tavolo, perché cerca il suo mangiare. Ancora<br />
non sappiamo quanto gli animali riescano ad<br />
astrarsi ed astrarre. <strong>La</strong> curiosità è maestra<br />
della scienza, senza lei, non avremmo avuto<br />
le gran<strong>di</strong> scoperte in astronomia, me<strong>di</strong>cina,<br />
fisica.<br />
Marco Polo, Cristoforo Colombo, solo per<br />
citare due <strong>dei</strong> più famosi esploratori, affrontarono<br />
un mondo ignoto con pochissime vaghe<br />
informazioni. Non avevano certezza soprattutto<br />
delle <strong>di</strong>stanze.<br />
Li spinse il loro bisogno <strong>di</strong> conoscere, <strong>di</strong><br />
sapere in poche parole la loro curiosità.<br />
<strong>La</strong> curiosità ha due facce; la prima è la<br />
sorpresa <strong>di</strong> un fatto. Il primo uomo si rese<br />
conto della forza del fuoco… dopo essersi<br />
scottato o dopo aver visto il lampo che aveva<br />
incen<strong>di</strong>ato l’albero. L’uomo civilizzato procede<br />
per deduzioni.<br />
Cultura 27<br />
inciampando in una Bibbia ipocrita<br />
(basata anch’essa sui “si <strong>di</strong>ce” e<br />
scritta da un consigliere comunale<br />
molisano) cadde dal minareto rovinando<br />
addosso alla sorella <strong>di</strong> un<br />
Muezzin, che restò incinta e generò<br />
Cat, che ha sua volta generò Tom,<br />
che generò Sam e furono tutti scritturati<br />
come comparse ne “I Dieci<br />
Comandamenti”, poi Tom & Cat furono<br />
assunti dalla Warner<br />
Bros.(Sam ha una gelateria a Beverly<br />
Hills).<br />
Perchè la letteratura umoristica,<br />
secondo te, viene considerata<br />
ancora letteratura minore, semplice<br />
letteratura d’ evasione, da<br />
consigliare tutt’al più ai detenuti?<br />
Nel trattato <strong>di</strong> Antropologia della<br />
dott. ssa Jamie Lee Curtis: “Un Pesce<br />
<strong>di</strong> nome Wanda”, fu stabilito<br />
che l’umorismo abbatte le pulsioni<br />
sessuali <strong>dei</strong> coatti, <strong>dei</strong> ribelli e rende<br />
felici i fotografi che non sono costretti<br />
continuamente a chiedere:<br />
sorrida please!<br />
Infatti, dopo l’acquisto <strong>di</strong> alcune<br />
centinaia <strong>di</strong> miei libri si è visto un<br />
notevole decremento della violenza<br />
sessuale nelle carceri italiane. In<br />
quelle americane il fenomeno è però<br />
rovesciato, si è sentito urlare in inglese<br />
(il libro è stato spe<strong>di</strong>to senza<br />
traduzione): “Vieni qui secon<strong>di</strong>no<br />
che te...”<br />
Dopo questo libro ti senti più<br />
un Masaniello o una Maria Teresa<br />
<strong>di</strong> Calcutta?<br />
Leo Gullotta. Mi sento molto vicino<br />
all’arte <strong>di</strong> questo attore elisabettiano,<br />
anche se non mi sciacquerei<br />
la bocca col suo bicchiere, dopo che<br />
lui ha fatto i gargarismi.<br />
Quale tipo <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o ti sentiresti<br />
<strong>di</strong> consigliare ai tuoi tre lettori<br />
dopo aver letto il libro?<br />
<strong>La</strong> vita è fatta <strong>di</strong> scelte, caro Zappulla,<br />
io gli metterei su <strong>di</strong> un piatto<br />
uno spogliarello <strong>di</strong> Rosy Bin<strong>di</strong> e<br />
Marina Sereni con la telecronaca <strong>di</strong><br />
<strong>La</strong> Russa (Costretti a tenere gli occhi<br />
aperti) o dormire nel letto con<br />
Valeria Marini, incatenati alla spalliera.<br />
So per certo che in questo momento<br />
Achille Campanile si sta rivoltando<br />
<strong>nella</strong> tomba. Riesci a intuirne<br />
il motivo?<br />
Bhe. Non c’è nessuno che gli<br />
rimbocca la lapide.<br />
Se una mela cade dall’albero, lo scienziato<br />
si chiede quale sia la forza che trascina il<br />
frutto verso terra.<br />
<strong>La</strong> curiosità è la molla che ci aiuta a tenere<br />
insieme la natura e la ragione.<br />
<strong>La</strong> forza dell’imme<strong>di</strong>atezza e l’acutezza<br />
dell’analisi. Da curiosità deriva il verbo curiosare<br />
che nel vocabolario viene tradotto in<br />
“osservare con curiosità” e qui ritorniamo<br />
alla mia soffitta e al mio baule.<br />
C’è un’altra definizione (<strong>di</strong>rei più attuale)<br />
ed è “Dimostrare impertinente e riprovevole<br />
curiosità per cose e fatti altrui”.<br />
Chi non ha <strong>nella</strong> memoria una ten<strong>di</strong>na<br />
scostata e due occhi che spiano…?<br />
Noi umani non potremmo fare a meno della<br />
curiosità anche <strong>di</strong> quella negativa, con tutto<br />
quello che ne consegue.. dove c’è vita c’è<br />
curiosità.<br />
<strong>La</strong> <strong>Voce</strong> dell’Isola n. 11~14 30 Luglio 2009