POLISCRITTURE Rivista di ricerca e cultura critica Numero prova ...
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dell’anticolonialismo <strong>di</strong> aver evidenziato la cesura irreversibile<br />
che le lotte anticoloniali, con la loro <strong>di</strong>mensione<br />
imme<strong>di</strong>atamente globale e nonostante lo scacco<br />
subito da tutti i regimi politici a cui hanno dato vita,<br />
hanno portato nella storia contemporanea, mettendo in<br />
crisi per sempre l’idea che il tempo e lo spazio delle<br />
colonie fossero altri da quelli della metropoli.<br />
Mezzadra e Rahola valorizzano l’intuizione <strong>di</strong><br />
Aimé Césaire, che nel 1955 «invitava a cogliere nel<br />
fascismo una forma <strong>di</strong> colonialismo abbattutati<br />
sull’Europa nel momento in cui sembravano esauriti i<br />
territori oltremare da conquistare». I due stu<strong>di</strong>osi portano<br />
anche altri esempi che <strong>di</strong>mostrano la compenetrazione<br />
crescente fra periferie coloniali e metropoli: le<br />
origini bengalesi delle impronte <strong>di</strong>gitali stu<strong>di</strong>ate da<br />
Carlo Ginzburg in un suo saggio del 1979; la mitragliatrice,<br />
usata la prima volta nella guerra civile americana,<br />
ban<strong>di</strong>ta poi dalle guerre che si svolsero in Occidente e<br />
che ebbe un ruolo decisivo nella conquista dell’Africa,<br />
nelle ultime campagne contro gli in<strong>di</strong>ani d’America o<br />
contro gli scioperi operai <strong>di</strong> fine Ottocento, prima <strong>di</strong><br />
essere utilizzata nei campi <strong>di</strong> battaglia della Grande<br />
guerra. E lo stesso, aggiungono, «vale per un altro <strong>di</strong>spositivo<br />
<strong>di</strong> dominio tipicamente coloniale, il campo <strong>di</strong><br />
concentramento».<br />
Le simpatie <strong>di</strong> Mezzadra e Rahola vanno a<br />
Lumumba, alla tra<strong>di</strong>zione del black marxism e a quel<br />
Fanon, che nel 1961 nei Dannati della terra parlava<br />
della «scoperta dell’uguaglianza» come <strong>di</strong> un motore<br />
dell’insurrezione anticoloniale che poteva scar<strong>di</strong>nare il<br />
«mondo a scomparti» tipico dell’epoca del colonialismo<br />
e che considerava l’Europa «letteralmente una<br />
creazione del Terzo Mondo», nel senso che la ricchezza<br />
materiale e la forza lavoro delle colonie, «il sudore e<br />
i cadaveri dei neri, degli arabi, degli in<strong>di</strong>ani e delle razze<br />
gialle» avevano sostenuto per secoli la sua «opulenza».<br />
Essi contestano perciò la tesi «neocolonialista»<br />
a cui abbiamo sopra fatto cenno. A loro avviso essa<br />
riaffermerebbe la «soggettività imperiale» come unica<br />
e assoluta protagonista della storia del Novecento<br />
e ridurre le fondamentali lotte anticoloniali a qualcosa<br />
<strong>di</strong> inconsistente che non ha scalfito la «trama lineare <strong>di</strong><br />
una storia <strong>di</strong> dominio e <strong>di</strong> sfruttamento ininterrotti»,<br />
come se i «subalterni» siano inevitabilmente un soggetto<br />
fuori della storia e - come pensavano i teorici della<br />
Socialdemocrazia tedesca <strong>di</strong> fine Ottocento - ogni atto<br />
rivoluzionario non possa che nascere dall’Occidente.<br />
Restando nella <strong>di</strong>mensione del «neocolonialismo»<br />
e dei suoi concetti <strong>di</strong> «sviluppo», «sottosviluppo»,<br />
«<strong>di</strong>pendenza», si rischia per loro <strong>di</strong> accettare le<br />
devastanti politiche «neoliberiste», come fanno certi<br />
governi, compreso quello del Sudafrica post-apartheid,<br />
che puntano sulla ineluttabilità e positività dello «sviluppo»,<br />
o <strong>di</strong> ritenere «reazionarie» le nuove lotte politiche,<br />
come quelle narrate ad esempio da Aswin Desai in<br />
We are poors.<br />
Il <strong>di</strong>scorso sul «postcolonialismo» si <strong>di</strong>stanzia<br />
perciò da quella che essi definiscono «la lamentosa retorica<br />
della occidentalizzazione o della cocacolonizzazione»<br />
ed è da essi inteso come un «sintomo<br />
che insiste» nel presente (Santner), impedendo <strong>di</strong> ricu-<br />
cire la <strong>di</strong>scontinuità introdotta dalle lotte anticoloniali<br />
nella storia del Novecento.<br />
Mezzadra e Rahola si soffermano anche sulle<br />
critiche che hanno suscitato gli stu<strong>di</strong> postcoloniali e<br />
danno particolare rilievo a quelle <strong>di</strong> Zizek, Fardt e Negri,<br />
i quali hanno parlato appunto <strong>di</strong> romanticismo<br />
nell’insistenza dei Subaltern Stu<strong>di</strong>es su storie multiple<br />
e frammentate e del rischio che la comprensione della<br />
mon<strong>di</strong>alizzazione come fatto unitario e con una sua<br />
strategia globale verrebbe in<strong>di</strong>ebolita<br />
Tuttavia per i due autori «l’insistenza postcoloniale<br />
su categorie come meticciato, sincretismo e<br />
ibri<strong>di</strong>tà costituisce una salutare boccata d’aria fresca» e<br />
si può concordare con loro che le critiche mosse ai postcolonialisti<br />
anche quando non immotivate, spesso<br />
ripropongono in mo<strong>di</strong> mascherati i vecchi pregiu<strong>di</strong>zi<br />
eurocentrici che questi stu<strong>di</strong>osi hanno giustamente contestato.<br />
In conclusione, tranne per i due limiti sopra<br />
in<strong>di</strong>cati, il lavoro <strong>di</strong> questo numero <strong>di</strong> DeriveAppro<strong>di</strong> è<br />
pionieristico e degno <strong>di</strong> grande attenzione.<br />
*sati È l’usanza in<strong>di</strong>ana del sacrificio rituale delle<br />
vedove. Esse venivano arse o si facevano ardere<br />
vive sulla pira funebre del marito alla morte<br />
<strong>di</strong> lui. Il termine in<strong>di</strong>ca sia l’uso in<strong>di</strong>ano del sacrificio<br />
delle vedove sia il loro corpo sulla pira<br />
Redazione:<br />
Ennio Abate, Luca Ferrieri,<br />
Ornella Garbin, Donato Salzarulo,<br />
Antonio Tagliaferri, Pier Paride<br />
Vidari<br />
Hanno collaborato al numero<br />
<strong>prova</strong>:<br />
Andrea Boeri, Luciano De Feo,<br />
Mariella De Santis, Marco<br />
Gaetani, Marcello Guerra,<br />
Loredana Magazzini, Marina<br />
Massenz, Mario Mastrangelo,<br />
Fabrizio Podda, Daniele Santoro,<br />
Sergio Rotino, Giulio Stocchi,<br />
Franco Tagliafierro<br />
Impaginazione grafica:<br />
Ornella Garbin, Luca Ferrieri<br />
Poliscritture/Sulla giostra delle riviste 80<br />
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