POLISCRITTURE Rivista di ricerca e cultura critica Numero prova ...
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più un bel niente. Il nostro approccio al problema,<br />
non può non essere quello <strong>di</strong> una matricola.<br />
Nella prima parte del romanzo sembra <strong>di</strong> rileggere<br />
alcune pagine, per me attualissime, del<br />
Diario Notturno <strong>di</strong> Flaiano o della Vita agra e<br />
del Lavoro e<strong>di</strong>toriale <strong>di</strong> Bianciar<strong>di</strong>. Ma come<br />
stile e come finalità mi sembra che questi due<br />
autori ti siano lontanissimi…<br />
La vita agra l’ho amata moltissimo. Luciano<br />
Bianciar<strong>di</strong> l’ho amato moltissimo. Se qualche cosa<br />
è passata, ne sono felice. In fondo, col suo romanzo<br />
più importante, Bianciar<strong>di</strong> faceva vedere il<br />
“dark side” della Dolce Vita, il risvolto della medaglia.<br />
Io ho cercato <strong>di</strong> fare la stessa cosa in<br />
un’epoca che non è più quella della via Veneto<br />
sfavillante e delle cantine dei teatri off, ma qualche<br />
cosa – nelle apparenze – <strong>di</strong> molto più mostruoso,<br />
più grottesco, più <strong>di</strong>sperato. La <strong>di</strong>versità<br />
<strong>di</strong> stile, credo, nasce anche da questo.<br />
Proprio ne “Il contesto”, la prima parte <strong>di</strong> Occidente<br />
per principianti, si ritrovano molte delle<br />
in<strong>di</strong>cazioni politiche, e anche sociali e antropoligiche,<br />
<strong>di</strong> questi due scrittori sulla e contro la<br />
fauna “artistica” che popolava Roma ai loro<br />
tempi e che ancora la popola…<br />
Sì, è vero. Come <strong>di</strong>cevo prima, Roma è un grande<br />
ventre pronto a inghiottire <strong>di</strong> tutto. Una città meravigliosamente<br />
appesantita dall’abbacchio, dal<br />
traffico e dal Bernini, il vero simbolo <strong>di</strong> questo<br />
luogo che nei secoli ha macinato e metabolizzato<br />
e confuso e conservato (!) <strong>di</strong> tutto: imperatori e<br />
flagellanti, sante e mignotte, miracolati e scalognati,<br />
yin e yang. È un maschile che non avrebbe<br />
scrupoli a giustiziare il proprio avversario se solo<br />
non fosse fiaccato da un femminile ninfomane.<br />
Ma la <strong>critica</strong> alla spettacolarizzazione della<br />
Storia e dell’informazione, che è alla base del<br />
tuo romanzo, l’hai tratta dalle tesi <strong>di</strong> Debord<br />
sulla società dello spettacolo, da un loro scavalcamento?<br />
Più che le tesi (confesso <strong>di</strong> non aver mai letto neanche<br />
una pagina della Società dello spettacolo)<br />
mi ha influenzato l’inveramento delle tesi stesse:<br />
il mondo che abitiamo.<br />
Nel libro <strong>di</strong> Alain Joxe, L’impero del caos, si citano<br />
le parole del generale Peters sulla Storia<br />
che non è più <strong>ricerca</strong> <strong>di</strong> informazioni, ma gestione<br />
dell’informazione. Il protagonista del tuo<br />
romanzo sembra ancora poggiarsi sulla <strong>ricerca</strong>,<br />
anche se involontariamente, mentre Michela<br />
Renzi della Lucilla, sua “datrice <strong>di</strong> lavoro”, è<br />
platealmente tutta spostata sulla gestione…<br />
Al protagonista rimane ancora qualche traccia <strong>di</strong><br />
umanità, che <strong>prova</strong> a <strong>di</strong>fendere attraverso una <strong>ricerca</strong><br />
che, purtroppo per lui, non sfocia né su epifanie<br />
né su crescite interiori à la Renzo Tramaglino<br />
e nemmeno su vere occasioni <strong>di</strong> fuga. Ma è ancora<br />
vivo, e vivo resterà fino alla fine del libro. È<br />
già qualcosa, perché Michela Renzi della Lucilla<br />
invece, “tutta spostata sulla gestione” come <strong>di</strong>ci<br />
tu, non è quasi più un essere umano: è una macchina<br />
celibe.<br />
Perciò il personaggio senza nome del giornalista<br />
ghost writer racchiude, ancora più <strong>di</strong> Zelda,<br />
l’aspetto romantico e “positivo” del romanzo,<br />
la possibilità <strong>di</strong> un riscatto e <strong>di</strong> un ravve<strong>di</strong>mento?<br />
Sì. La mancanza del nome del protagonista testimonia<br />
la sua attuale impotenza, ma apre anche<br />
spiragli per un riscatto futuro. Riscatto che esiste a<br />
livello potenziale (è nello spirito più intimo del<br />
protagonista, secondo me) ma nel romanzo non<br />
c’è. Esiste nelle pagine non scritte. Forse esiste<br />
nelle pagine <strong>di</strong> un romanzo futuro.<br />
Però nel “Contesto”, quando descrive la società<br />
<strong>cultura</strong>le romana e quel che ne deriva, il ghost<br />
writer non sembra particolarmente arrabbiato,<br />
piuttosto ironicamente schifato. Ancora meglio:<br />
catatonicamente adagiato sull’orrore <strong>di</strong><br />
quella società. Che poi è, compiacentemente,<br />
non solo la società della comunicazione, ma anche<br />
e soprattutto la società nel suo complesso.<br />
Non è una forte in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> complicità e <strong>di</strong><br />
accettazione da parte sua? Passi l’eroe non<br />
proprio positivo, ma qui sembra una aperta <strong>di</strong>chiarazione<br />
<strong>di</strong> fiancheggiamento.<br />
Volevo un personaggio quasi completamente<br />
schiacciato dal mondo in cui aveva avuto la ventura<br />
<strong>di</strong> nascere e crescere: il mondo in cui esistiamo<br />
ci schiaccia e ci comprime con guanti <strong>di</strong> velluto<br />
che però sempre appartengono alle mani dei carcerieri.<br />
L’eroe del romanzo non è il protagonista,<br />
ma quella piccola sacca <strong>di</strong> umanità che nel protagonista<br />
riesce a salvarsi. Il mio giu<strong>di</strong>zio su <strong>di</strong> lui è<br />
più che altro, come <strong>di</strong>cevo, un giu<strong>di</strong>zio sospeso<br />
perché è la nostra generazione – a cui il ghost writer<br />
appartiene – a non essersi ancora riscattata.<br />
Voglio verificare, su <strong>di</strong> me e su chi mi circonda,<br />
se abbiamo veramente i numeri (e le occasioni)<br />
per farlo.<br />
Curioso il passaggio in cui descrivi la riunione<br />
<strong>di</strong> responsabili ufficio stampa, capaci <strong>di</strong> farsi<br />
venire degli scrupoli sulla veri<strong>di</strong>cità <strong>di</strong> alcuni<br />
documenti. Curioso perché l’ufficio stampa <strong>di</strong><br />
solito non ha queste remore. In Occidente per<br />
Poliscritture/Letture d’autore 74